Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
Documento (53) 2
Documento (53) 2
1 CHI È PIRANDELLO
Luigi Pirandello è uno degli scrittori più importanti della letteratura italiana che ha saputo
rinnovare le varie forme e i generi della letteratura.
Dopo lo scrittore siciliano ,il teatro, il romanzo e la novella non saranno più quelli di
prima: Pirandello infatti segna un punto dal quale non si può tornare indietro.
Egli è innovativo,scrive e mette in scena cose mai viste prima e per questo il suo successo
fu epocale, ed è per lo stesso motivo che, ancora oggi, è uno degli autori più letti e amati
dal pubblico.
Vita:
Pirandello nasce nel 1867 vicino Agrigento - all’epoca Girgenti - e precisamente in una
località chiamata Caos.
Su questo lo scrittore amò sempre scherzare, definendosi un “figlio del caos”.
Nel 1887 si iscrive alla Facoltà di Lettere a Roma, ma nel 1889 si trasferisce a Bonn, in
Germania,dove si laurea nel 1891 con una tesi sul dialetto di Agrigento.
Il successo internazionale
I romanzi di Pirandello ottengono grande diffusione in Italia, ma sarà il suo TEATRO a
portarlo al successo internazionale. Nel 1921, dopo il fiasco della prima rappresentazione a
Roma, viene riproposto a Milano SEI PERSONAGGIO IN CERCA D’AUTORE che
questa volta ottiene un successo strepitoso: è l’inizio di un’ascesa che lo porterà al Premio
Nobel del 1934. Nel frattempo aveva riunito le sue novelle nella raccolta Novelle per un
anno e aveva dato alle stampe nel 1926 il suo ultimo romanzo UNO NESSUNO E
CENTOMILA
Muore nel 1936 a Roma.
MA PRIMA:
Per capire quello che Pirandello scrive, bisogna capire quello che Pirandello vede, perché
il suo sguardo non è quello di una persona comune.
Partendo da questo presupposto, mi concentrerò intorno a tre nuclei fondamentali del suo
pensiero per trarne delle conclusioni finali.
1 Innanzi tutto bisogna parlare del Vitalismo:
Per Pirandello la realtà è un continuo conflitto tra vita e forma. La vita è un flusso
continuo, a cui si oppone la forma, fissa, che blocca la vita e la rende artificiale e porta
inevitabilmente con sé la morte.
L’uomo all’interno della società vive una continua lotta contro la forma, le costrizioni e le
maschere che la società gli impone, che lo rendono estraneo a sé stesso e agli altri.
Per Pirandello questo contrasto non è superabile e l’uomo è destinato alla sconfitta.
2 L'umorismo: il sentimento del contrario
Mentre con il vitalismo Pirandello ci racconta cos’è la vita, con la teoria dell’umorismo
(esposta nel saggio L’umorismo del 1908) ci dice come porci verso di essa. Per Pirandello
il nostro atteggiamento davanti alla negatività del mondo deve essere di tipo umoristico e ci
spiega in cosa l’umorismo si distingue dal comico.
Il comico è un “avvertimento del contrario”: vedo che qualcosa è contrario a come
dovrebbe essere e rido. L’umorismo è il invece “sentimento del contrario”: vedo qualcosa
che è contrario a come dovrebbe essere e rifletto sulle ragioni profonde di quella diversità,
su quello che c’è dietro la maschera. Nel primo caso si ha una risata, nel secondo un sorriso
amaro, consapevole della tragicità del mondo.
3 Metaletteratura:Lo scontro tra realtà e finzione
Il terzo passaggio consiste nel capire perché Pirandello ha deciso di scrivere.
Qual è la funzione della letteratura per Pirandello
La letteratura per lui ha allo stesso tempo una funzione consolatoria, proponendosi come
gioco umoristico, e opprimente, in quanto rappresenta la lotta continua tra vita e forma.
Tale scontro diventa uno scontro tra la realtà e la finzione, dal momento che la letteratura
è di per sé una finzione, qualcosa che non esiste. Pirandello allora decide di svelare questa
finzione, facendo metaletteratura.
La metaletteratura è quella letteratura che riflette su sé stessa e sui propri meccanismi, che
smaschera la propria finzione. Non fa riferimento, perciò, a un genere letterario tradizionale
(vicenda narrativa o drammatica, episodio lirico etc.), bensì consiste in una letteratura che
parla della letteratura, scandagliando i processi dello scrivere.
Uno, nessuno e centomila: la trama
Il naso
Il dettaglio che dà il via al romanzo
La storia raccontata nel romanzo Uno, nessuno e centomila inizia con un evento fortuito e
apparentemente insignificante. Vitangelo Moscarda, il protagonista, scopre dalla moglie di
avere il naso storto, un dettaglio di sé stesso che egli non aveva mai notato. Questa piccola
coincidenza innesca un vortice di ragionamenti che lo portano, attraverso vari esperimenti,
alla consapevolezza di non essere per gli altri come egli è per sé stesso.
I ragionamenti continuano ad affollarsi nella sua testa fino ad un altro momento di rottura.
Vitangelo pensa al padre, un padre distante e arcigno che, secondo lui, di professione faceva
il banchiere. Ma all’improvviso ecco l’illuminazione: il padre non era un banchiere, ma un
usuraio! Questo intensifica la sua frustrazione. Dunque per gli altri lui è il figlio
dell’usuraio e, dal momento che ha ereditato la banca del padre, usuraio egli stesso, un ruolo
nel quale non si era mai visto. Decide allora di iniziare a scompigliare le carte,
distruggendo le immagini di lui che gli altri si erano fatti, gli altri “lui” che vivono negli
occhi delle persone che lo conoscono.
Follie
La prima azione folle: lo sfratto di due clienti e la donazione di una nuova casa
La seconda azione folle: il ritiro del proprio capitale dalla banca
La moglie va via di casa e lui litiga col suocero.
Tutti, in primis gli amministratori della sua banca, ormai lo credono impazzito.
Ma interviene qui un nuovo personaggio, Anna Rosa, amica della moglie, che lo fa
chiamare e lo avverte che tutti stanno cospirando contro di lui per farlo dichiarare insano di
mente.
Per fare ciò lo fanno parlare con il vescovo, ma Vitangelo lo riesce a sviare motivando le
sue scelte con la bontà e la carità. Con Anna Rosa Vitangelo si apre, cerca di spiegarle i suoi
pensieri, lei li capisce e, sconvolta e con un gesto inaspettato, cerca di ucciderlo con una
pistola.
Il nulla
Il processo contro Anna Rosa
Dopo il tentato omicidio di Vitangelo, c’è il processo contro Anna Rosa. La versione che
Vitangelo dà al giudice è che si sia trattato di un incidente, ma Anna Rosa ha già confessato.
Nel finale, Vitangelo ci dice che ora vive in un ospizio e che ormai ha accettato la propria
condizione attraverso l’accettazione del nulla, del fatto che la vita “non conclude”.
Egli è ormai fuori dal mondo e lontano dalle persone e il libro si chiude con queste parole:
«muoio ogni attimo, io, e rinasco nuovo e senza ricordi: vivo e intero, non più in me, ma in
ogni cosa fuori».
CONTENUTO
In questo romanzo ritroviamo tutti i temi più cari a Pirandello, primi quelli della maschera
e della follia. Vitangelo Moscarda scopre di non conoscersi, di non essere una persona, di
indossare centomila maschere, una per ogni persona che conosce e una anche per sé stesso.
Vitangelo è uno, è tanti e allo stesso tempo è nessuno. Interviene allora la follia, unica via
di scampo dalla tragicità e la paradossalità della vita. La follia deriva dalla consapevolezza,
dal pensiero che lo porta a convincersi delle proprie teorie e a voler sfidare quel mondo
dalle centomila apparenze nel quale si sente imprigionato.
INOLTRE
Uno, nessuno e centomila può essere interpretato come esempio perfetto di romanzo
umoristico, in cui il personaggio si autoanalizza, scopre e allo stesso tempo perde sé stesso
in un’azione che passa dalla disperazione al divertimento nel giro di poche pagine.
Umoristico è l’atteggiamento che Vitangelo assume nei confronti di coloro che gli stanno
attorno e le reazioni che provoca in loro. Egli cerca di far vacillare le certezze degli altri, ma
ottiene in molti casi solo incomprensione. Gioca con le persone che ha intorno, cerca di
scrutare nelle loro anime, di disorientarli e instillare in loro quel dubbio che sta
sconvolgendo lui stesso.
Uno, nessuno e centomila è il romanzo della crisi dell’individuo, argomento caro a
Pirandello, e Vitangelo Moscarda è l’ultima di tante figure di uomini e personaggi
frantumati e in conflitto con la realtà e con sé stessi. Nel finale il protagonista sceglie di
rinunciare a ogni identità, chiudendosi in un ospizio e abbandonandosi al puro fluire della
vita.
Ma il romanzo di Pirandello, oltre alla crisi dell’io ci mostra anche la crisi della società,
di tutti quelli che proprio non riescono a capire quello che passa per la testa di Vitangelo, e
ci offre un’interessante idea sull’origine dei conflitti tra gli uomini: essi nascono dal fatto
che ogni persona cerca di imporre la propria visione di sé e degli altri. Il conflitto interno
all’io porta al conflitto con il mondo.
Conclusioni
Abbiamo quindi toccato i punti centrali di Uno, nessuno e centomila, ma in realtà in questo
romanzo c’è molto di più. Potremmo dire che in esso ci sono una, nessuna e centomila cose
da scoprire.
Una perché il concetto di fondo, intorno al quale il narratore continuamente torna, è
la frammentazione dell’io;
Nessuna,perché quello che Vitangelo dice già lo sappiamo se guardiamo a fondo
dentro di noi;
Centomila, come le sfumature e i percorsi che Pirandello intraprende intorno al
tema principale.
Per capire l’idea di letteratura (GIÀ ESPLICATA PRIMA),di mondo (e quindi di teatro) di
Pirandello bisogna avere presenti alcune parole chiave:
Avevo già spiegato i termini UMORISMO, VITALISMO E METALETTERATURA
Mancavano:
I termini
Maschera poiché ognuno indossa un numero indefinito di maschere, una per ogni
situazione e ambiente in cui si trova.
Trappola perché la società è una trappola, una serie di convenzioni che bisogna seguire e
che impediscono il libero fluire della vita; unica via di scampo è la follia.
Da queste definizioni deduciamo come la visione del mondo di Pirandello fosse
essenzialmente negativa, ma egli, invece di abbandonarsi a facili lamentazioni, decide di
guardare alla vita attraverso l’occhio dell’ironia e del paradosso. In questo Pirandello si
dimostra autore modernissimo e qui sta la sua attualità e il successo che continua a
riscuotere. I testi teatrali di Pirandello sono prima di tutto delle storie paradossali, che
riflettono una vita claustrofobica per risolverla in gesti folli e anticonvenzionali, che
ribaltano la realtà e deridono l’eccessiva serietà del mondo. Se il mondo è una gabbia, il
teatro deve mostrare il momento di ribellione e di disordine che, anche all’interno di una
prigione, può cambiare il senso delle cose. Con il suo teatro Pirandello distrugge le
convenzioni, elimina la barriera tra realtà e finzione, tra autore e personaggio, tra pubblico e
attore.