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ACCOPPIAMENTI FLANGIATI
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stress”)
• Tale condizione, in particolare per le cosiddette guarnizioni “soft”, si traduce in
una plasticizzazione locale del materiale della guarnizione che dovrà
necessariamente presentare una durezza inferiore rispetto a quella delle
rispettive sedi al fine di compenetrare ogni irregolarità di forma esistente
sulle sedi stesse senza danneggiarle
• La limitazione sulla durezza del materiale per guarnizioni va in particolare
osservata per le guarnizioni metalliche di tipo solido, essendo ovviamente
già garantita per guarnizioni in materiale non metallico o in composito (ad
esempio fibre aramidiche, PTFE, grafite, ecc.), proprio allo scopo di non
arrecare durante l’ assetto nessun danneggiamento della sede guarnizione
– in tal caso si preferisce quindi avere un’ eventualmente ingiuria sulla parte
più facilmente sostituibile (guarnizione)
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ASSETTO DELLA GUARNIZIONE (SEGUE)
• Ricapitolando, i parametri che influenzano un corretto assetto di guarnizione
ovvero il valore della pressione di imposta da raggiungere in tale condizione,
possono essere così riassunti:
• Il fluido da contenere : la tenuta in presenza fluido allo stato liquido, grazie
alla sua maggiore tensione superficiale e viscosità, è assai più facile che con
un fluido gassoso – tuttavia, in presenza di gas, può essere invece sensato
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• Il carico operativo sui tiranti si comporrà quindi come risultante dei seguenti
contributi:
• spinta di fondo della pressione Hp, trasmessa dalla membratura connessa alla
flangia
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• spinta della pressione agente sulla faccia interna della flangia HT, fino alla
linea di tenuta della guarnizione (diametro ‘G’ di guarnizione)
• reazione della guarnizione Hg, in generale determinata come una pressione di
contatto pari a ‘m’ volte la pressione di progetto ed applicata su una larghezza di
guarnizione ridotta (larghezza effettiva ‘b’) in funzione del tipo di guarnizione
NOTA. In realtà anche se non prescritto dai Codici di Progettazione , per flange
principali di scambiatori multipassaggio si deve tener conto sul lato tubi anche la
reazione di guarnizione dei setti partitori, prescrizione obbligatoria secondo le
norme TEMA (ved. paragrafo RCB-7.11)
In effetti, tale reazione può risultare un termine a volte molto significativo e
trascurarlo quindi potrebbe di fatto portare a sottostimare la compressione totale
da applicare sulla guarnizione con perdite inattese proprio sulla linea di tenuta alla
piena pressione
• reazione globale dovuta ai carichi esterni He, in generale basata sul carico
assiale e il momento flettente trasmessi alle tubazioni interconnesse tramite
collegamento flangiato
NOTA. In realtà i Codici di progettazione gia’ visti per gli scambiatori di calore, con
la sola eccezione del Codice ASME VIII Div.2 e del metodo alternativo dell’
Appendice G nella norma armonizzata, non ne tengono conto esplicitamente nel
progetto delle flange in quanto, generalmente, tale tipo di carico aggiuntivo sulla
flange principali semplicemente non esiste (ma andrebbe comunque considerato
per le flange dei bocchelli)
TENUTA
(SEGUE)
NELLE CONDIZIONI D’ESERCIZIO E DI PROVA
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• Il carico di assetto della guarnizione sui tiranti deriverà dalla sola reazione
di guarnizione H’g, a freddo e con zero pressione, e si baserà sul criterio
della minima compressione iniziale da assegnare alla guarnizione
(parametro ‘Y’) per garantire la plasticizzazione iniziale della guarnizione e
quindi la corretta tenuta in esercizio
• In conclusione, per stabilire la bullonatura da adottare si dovrà innanzitutto
procedere dimensionando i tiranti sul maggiore fra i carichi operativo e in
assetto guarnizione ovvero:
Wm = max[H p + H g + H e ; H ' g ]
procedendo successivamente con la verifica in prova idraulica al termine del processo
di progettazione dell’ intero apparecchio
• Il passaggio successivo, per garantire la tenuta del giunto flangiato, sarà
quindi quello di progettare il corpo della flangia in maniera adeguata per
limitare entro valori accettabili la rotazione nelle varie condizioni di carico
(inclusa la prova idraulica) – si tenga infatti presente che tale requisito può
risultare molte volte dimensionante rispetto alla verifica di stabilità
NOTA. L’importanza di tale criterio di verifica, oramai considerato obbligatorio dai
Codici ASME, si può meglio comprendere se si considera che una maggiore o minore
rotazione della flangia, oltre ad influenzare in misura determinante l’ assetto della
guarnizioni, può anche indurre indesiderate sollecitazioni secondarie a flessione sui
tiranti che, in caso di carichi ciclici, possono poi portare a collasso i tiranti
TENUTA
(SEGUE)
NELLE CONDIZIONI D’ESERCIZIO E DI PROVA
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• Nel seguito verranno dati dei brevi cenni sui criteri di progettazione delle
flange nonché sulla tipologia, più in generale, dei giunti bullonati per una
migliore comprensione dei criteri pratici ad adottare nel serraggio.
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CENNI GENERALI
FLANGE E TIPOLOGIE DI TENUTE
METODI DI PROGETTAZIONE DELLE
0 METODI DI PROGETTAZIONE DELLE FLANGE
• Il metodo ancor oggi più usato è il metodo americano cosiddetto del
Taylor-Forge, trasposto nel Codice ASME VIII Div.1 e poi ripreso
integralmente dagli altri Codici Europei (CODAP, PD5500, VSR, e
EN13445-3) ed attualmente ripreso anche dal Codice ASME VIII Div.2 con l’
inclusione, come già detto, degli effetti dovuti ai carichi esterni
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parametri, il “seating stress ‘Y’ e il gasket factor ‘m’ già descritti nella sezione
precedente
• definizione di una larghezza di guarnizione effettiva ‘b’ dipendente dalla
configurazione delle sede della guarnizione (ad esempio, b e’ calcolato sulla
base di una larghezza efficace pari a w/2 per facce piane e w/8 per sedi di
guarnizioni ring joint, ove ‘w’ è la larghezza geometrica della guarnizione)
• assenza di variazione del carico sui tiranti tra la condizione di serraggio
iniziale e le successive condizioni di pressurizzazione in progetto e in
prova, ovvero si trascura l’ eventuale fase intermedia di scarico del tirante
• la categorizzazione della tipologia di flangie suddivise in :
• flangie integrali o “a codolo” , per le quali viene considerata anche la collaborazione
del codolo ovvero della membratura accoppiata il che comporta ovviamente la
determinazione di tensioni circonferenziale nella flangia fT, longitudinale nel codolo e
quella radiale fH
• flangie libere dette anche ad anello, ove non si considera o non alcun vincolo
strutturale con una membratura accoppiata (tipico il caso del controanello sulle teste
flottanti) il che comporta solo il calcolo di una sollecitazione circonferenziale fT
• flangie a codolo a saldate a sovrapposizione, per le quali lo stato di sollecitazione è
del tutto analogo a quello delle flangie a codolo
• flangie opzionali, ovvero che possono essere calcolate come libere purché non
vengano superati determinati limiti di esercizio (fasciame connesso fino a 16 mm di
spessore, pressioni non superiori a 2 MPa, temperature non superiori a 370 °C, rapporto
Di/t non maggiore di 300 ove Di e t sono diametro interno e spesso fasciame)
METODI DI PROGETTAZIONE DELLE FLANGE (SEGUE)
• Per altri tipi di guarnizioni tipo ad esempio gli O-ring, ove si abbia un
contatto diretto fra le facce delle flangie accoppiate, i parametri m e Y
andranno di regola assunto pari a zero per continuare ad utilizzare il criterio
Taylor-Forge
TIPOLOGIE DI TENUTE
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• Tali tipi di tenute presentano dei limiti intrinseci rispetto alle pressioni di
esercizio che di regola ne sconsigliano l’ uso nelle varie configurazioni per
pressioni superiori 15÷18 MPa per giunti flangiati convenzionali, soprattutto
per limitare un sovradimensionamento delle bullonature e delle altre parti
smontabili che renderebbero proibitive le operazioni di smontaggio e rimontaggio
0 TIPOLOGIE DI TENUTE (SEGUE)
• Una possibile tipologia di tenuta, alternativa per elevate pressioni e ove il
numero di smontaggi sia limitato si basa sulle cosiddette guarnizioni
“saldate”, ovvero del tipo
• A membrane saldate
• A risalti integrali con le flange
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• Diaframma saldato (tipicamente usate solo per accoppiamenti fra coperchi paini
e flange terminali su passi d’ uomo o su distributori di scambiatori) – la bombatura
centrale o le eventuali anse toroidali periferiche servono a dare al diaframma la
flessilbità necessaria per aumentarne la resistenza alle dilatazioni termiche
differenziali fra tra diaframma e flangia
• Per i primi due tipi gli spessori delle parti terminali, oltre ad essere adeguati per
consentire un numero adeguato di smontaggi e successive risaldature, devono
garantire la stabilità alla pressione interna
• Nel caso della guarnizioni a diaframma, oltre ancora al discorso già fatto per lo
spessore alla periferia relativamente alle successive risaldature, va notato che l’
unica verifica significativa da farsi su tali guarnizioni è la resistenza al collasso
verso l’ interno in caso di funzionamento sottovuoto
• Il vantaggio nell’ uso di tali tenute e’ evidente , in quanto si elimina il problema
dell’ assetto della guarnizione e della tenuta in esercizio, limitando di fatto
notevolmente il dimensionamento dei tiranti che dovranno di fatto resistere alla
sola spinta dovuta alla pressione
TIPOLOGIE DI TENUTE (SEGUE)
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Ghiera filettata
Coperchio di Chiusura
Piastra Tubiera
Guarnizione a diaframma
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TIRANTI
NOTE GENERALI
SERRAGGIO E PRECARICO DEI
SERRAGGIO E PRECARICO DEI TIRANTI
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Cella
Ponte
SERRAGGIO E PRECARICO DEI TIRANTI (SEGUE)
Configurazione Tipica di un
Tensionatore
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SERRAGGIO E PRECARICO DEI TIRANTI (SEGUE)
• Nel caso di serraggio tramite avvitabulloni, il precarico viene applicato
ponendo in trazione il singolo tirante tramite l’ azione di una coppia
torcente con il dispositivo mostrato in varie configurazione(nelle figure
sottostanti )
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0 SERRAGGIO E PRECARICO DEI TIRANTI (SEGUE)
• Nel caso di serraggio con tensionatore idraulico va notato che, pur
assicurando un più preciso controllo delle allungamento iniziale (e quindi
del precarico applicato) almeno teoricamente, si devono però valutare i
seguenti aspetti
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• il giunto bullonato deve essere concepito già tenendo conto degli ingombri
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• la stima dell‘ influenza degli attriti presenta poi un certa aleatorietà, il che
porta ad incrementare i coefficienti di sicurezza sulla coppia di serraggio
rispetto a quanto si applica comunemente con i tensionatori idraulici
(tipicamente, se con tensionatore idraulico si adottano coefficienti di sicurezza di
1.15÷1.33 sul carico “target”, con le chiavi si arriva a valori dell’’ ordine di
1.5÷1.8)
• Per concludere la discussione sul serraggio, daremo qui un breve cenno alla
procedura da seguire per stabilire il carico / coppia di serraggio da
applicare:
• si stabilisce il carico “target” di primo serraggio Wb per il singolo tirante (di
regola il maggiore fra il carico richiesto in condizioni operative , quello di assetto
guarnizione e quello in prova idraulica)
• si determina il coefficiente di sicurezza SF appropriato e basato sullo scarto
negativo ε1- atteso durante il pre-tensionamento fra precarico applicato e
carico “target” (ad esempio, la norma EN 13445-3 - Appendice G fornisce un
criterio di stima di tale scarto in funzione del tipo dispositivo utilizzato e del
coefficiente d’ attrito - ved. tabella G.8.2)
• si verifica quindi che, con il precarico così applicato e maggiorato sulla
base dello scarto positivo ε1+ atteso, il singolo bullone non venga sollecitato
eccessivamente (in generale si raccomanda di non eccedere il 66% dello
snervamento tabellare del materiale) soprattutto per evitare indesiderati
allungamenti permanenti del tirante
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SERRAGGIO E PRECARICO DEI TIRANTI (SEGUE)
• Riassumendo:
Wb
Fo(precarico bullone-applicato)= SF ⋅ Wb =
1 − ε1−
SF ⋅ Wb ⋅ (1 + ε1+ ) = ⋅ (1 + ε1+ )
Wb
Fmax(precarico bullone-max.)=
1 − ε1−
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M o = 1.2 ⋅ μ ⋅ d BO ⋅ Fo
ove μ e’ il coefficiente d’ attrito
(tipicamente fra 0.15 e 0.20 per superfici
lubrificate) e dBO è il diametro nominale del
bullone espresso in mm
BIBLIOGRAFIA
BIBLIOGRAFIA
[10] W. C. Young, R. G. Budynas, “Roark’s Formulas for Stress and Strain”, 7th
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