Q = calore di reazione
Qp = calore di reazione a pressione costante
Qv = calore di reazione a volume costante
Legge di Kirchhoff
dQ
= ∑ν i ci
dT
Ci = calore specifico molare della generica specie reagente
∆G0 = - RT lnKp
Esempio:
2 CO2 ⇔ 2 CO + O2
2
pCO pO2
Kp = 2
pCO2
3
Equilibrio chimico in un sistema eterogeneo
C1
= L = cos t Legge di Nerst
C2
C1
1/ n
= cos t
C2
4
Regola delle fasi (Teorema di Gibbs)
Grado di libertà = ν = ci + m - f
ove
ci = numero dei componenti indipendenti
m = numero dei fattori fisici
f = numero delle fasi presenti
ν = m + f ci - [ci(f-1) + f ] = ci + m - f
5
Il principio di Le Chatelier
Esempio:
2 CO ⇔ C + CO2 m 162.9 kJ
6
G = Qp - T∆S
Una reazione non può avvenire spontaneamente ad una
determinata T ed a P costante, se non è accompagnata da
una diminuzione della funzione G.
Relazione di Boudouard
2 CO ⇔ C + CO2 m 162.9 kJ
8
La riduzione dei minerali di ferro nell’altoforno avviene ad
opera del C e del CO
I successivi equilibri di riduzione da considerare sono:
3Fe2O3 + CO ⇔ 2Fe3O4 + CO2
Fe3O4 + CO ⇔ 3FeO + CO2
FeO + CO ⇔ Fe + CO2
zona (a)
Fe3O4 + CO → 3FeO + CO2
FeO + CO → Fe + CO2 FeO + C → Fe + CO + 158.8 kJ
CO2 + C → 2 CO }
Riduzione diretta (con assorbimento di calore)
zona (b)
Fe3O4 + CO → 3FeO + CO2
FeO + CO → Fe + CO2 Riduzione indiretta
2CO → CO2 + C }
(con leggero sviluppo di calore)
9
Risorse di lega di alcuni elementi di lega dell’acciaio
10
11
12
Minerale
Produttività: 4000-8000 t/giorno Agglomerato
Pellets
Calcare
Coke Gas
Polverino
13
14
Convertitore LD
15
Forno elettrico
AOD
16
Siviera
17
Semilavorati
18
Solidificazione di un metallo puro
Nucleazione omogenea
19
Fronte di solidificazione nel lingotto
per diversi tempi t1<t2<t3 dopo la colata
20
Solidificazione di un minilingotto
1) Crescita colonnare
3) Si forma un ponte di
solidificazione
4) Il minilingotto finisce di
solidificare, con la formazione
di una cavità di ritiro
21
Solidificazione
Se il liquido si trova ad
Accrescimento a terrazze
una T superiore alla T
all’interfaccia solido-liquido
del solido già separato
Se il liquido si trova ad
Accrescimento di tipo
una T inferiore alla T
dendritico
del solido già separato
Formazione Struttura
dendriti policristallina
22
• Tutti i metalli, con l’eccezione del mercurio, sono allo stato
solido alla temperatura ambiente
• Allo stato solido, gli atomi sono disposti in modo regolare. Essi
formano una struttura ordinata e ripetitiva, chiamata reticolo
cristallino
• In tale reticolo gli atomi sono disposti ai nodi. Gli elettroni più
interni restano legati ai nuclei, quelli più esterni possono muoversi
facilmente.
• Considerazioni puramente geometriche permettono di affermare
che esistono solo 14 modi diversi di costruire dei reticoli nello
spazio (reticoli di Bravais)
23
Struttura CFC Fe-γ, Al, Ag, Au, Ca, Cu
(Cubica a Facce Centrate Ni, Pb, Pd, Zr
{
posizioni del reticolo cristallino sono occupate
in modo ordinato da atomi diversi
Composto interstiziale: gli atomi si sistemano
Fasi β (CCC)
Fasi γ (C complesso)
Fasi ε (EC)
Cubico Cubico
Corpo Esagonale
Facce
Centrato Compatta
Centrate
25
La resistenza teorica di un metallo, considerato
ideale, ovvero privo di difetti interni, è di più di
1000 volte superiore alla resistenza reale
26
Dislocazione a spigolo Dislocazione a vite
27
Dislocazione mista
28
Le dislocazioni, se sollecitate, si muovono !!
29
Le dislocazioni, se sollecitate, si moltiplicano !!
Meccanismo di Frank-Read
30
Recristallizzazione ed ingrossamento del grano
Si ha la recristallizzazione quando un pezzo viene riscaldato
dopo aver subito una sollecitazione meccanica. Se la
temperatura è sufficientemente elevata, dato che i grani di
dimensioni maggiori hanno ∆G inferiore, si ha una tendenza
alla coalescenza (pesce grande mangia pesce piccolo !!!).
Recristallizzazione: normalmente
Riscaldamento
inizia a bordo grano in quanto è
del materiale
una zona caratterizzata da un
notevole disordine
Rs = a + b D-1/2
31
Diffusione
34
• PARTICELLE DEFORMABILI: Si formano dei
precipitati coerenti che deformano il reticolo, lasciandosi
comunque attraversare dalle dislocazioni. Si immette un
elemento caratterizzato da una elevata solubilità solo ad alta
temperatura, si raffredda rapidamente in modo da ottenere
una soluzione metastabile sovrassatura. Quindi si rinviene la
lega, in modo da ottenere la formazione di precipitati
coerenti (trattamento termico di tempra di soluzione +
invecchiamento, caratteristico delle leghe di Al).
• PARTICELLE INDEFORMABILI: Si formano dei
precipitati incoerenti che non si lasciano attraversare dalle
dislocazioni. Queste, sotto sollecitazione meccanica, sono
costrette ad inflettersi tra una particella e l’altra.
σ=Eε
E = modulo di Young
εtr = ν εlong
ν = coefficiente di Poisson
τ=Gγ
G = E/[2(1+ν)]
ε = λ ∆T
λ = costante di dilatazione termica
36
Metallo λ
Acciaio 0.000012
Alluminio 0.000024
Argento 0.000020
Bronzo 0.000018
Invar 0.0000009
Materiale E[GPa]
Acciaio 200-210
Rame 120
Ottone 100-120
Al - leghe Al 70-80
legno (lungo fibre) 8-12
37
Prova di trazione
Si fa riferimento alla normativa UNI EN 10002/1
L0 = 5.65√S0
per provette piatte L0 = 5 d
Diametro della sezione calibrata d
del provino a sezione circolare
Spessore della provetta piatta a
Larghezza della provetta piatta b
Lunghezza iniziale fra i riferimenti L0
Lunghezza parte calibrata Lc
Lunghezza totale Lt
Lunghezza ultima fra i riferimenti Lu
Lu − L 0 A
Allungamento percentuale dopo rottura 100
L0
Sezione iniziale parte calibrata S0
Sezione minima dopo rottura Su
S0 − Su Z
Coefficiente percentuale di strizione 100
S0
38
∆L/L0t = 0.0025 ÷ 0.00025 s-1
∆σ/t < 30 N/mm2s
39
40
La zona lineare può essere descritta dalla legge di
Hooke
σ = Eε
d( ln( σ )) ε dσ dσ σ
n = = → = n
d( ln( ε )) σ dε dε ε
41
Trasformazione della curva reale
nella curva razionale
∆L
L
1
L ∫
Deformazione reale ε = = dL
L 0 0 L0
L
dL L
Deformazione razionale ε = ∫ = ln
*
L0
L L0
L L
ε = −1 → ε +1 = → ε * = ln (1 + ε )
L0 L0
L A0
A 0 L0 = A L → =
L0 A
F F A0 L
σ* = = = σ = σ (1 + ε )
A A0 A L0
42
Materiale Rm [MPa] R el [MPa] A% E [MPa]
43
Prova di durezza
44
Prova Brinell (UNI 560-75)
La prova consiste nel far penetrare nel pezzo in
esame una sfera di acciaio molto duro di diametro
"D" mediante applicazione di un carico "F", e nel
misurare il diametro "d" dell'impronta lasciata dal
penetratore sulla superficie del pezzo, dopo avere
tolto il penetratore.
0102
. •2•F
HB =
πD D−[ D2 − d2 ]
I valori normali di F e di D sono
F = 29400 N (=3000 kgf)
D = 10 mm
Rm = h HB
h = 1/3 per acciai da costruzione 45
Nel caso della prova Brinell, è essenziale
considerare il problema della “similitudine
geometrica”:
2 φ = costante
Questa condizione è difficile da raggiungere,
quindi ci si accontenta di ottenere un rapporto
d/D compreso fra due estremi pari a:
0.25<d/D<0.5
Questo coincide con l’accettare prove effettuate
con:
120°<2φ<151°
La procedura è la seguente:
• Si sceglie una coppia F,D in modo da ottenere
un rapporto F/D2 pari ad uno dei seguenti valori:
30, 20, 10, 5, 2.5, 1.25, 0.5
• Si effettua la prova, ottenendo d.
• Si calcola d/D. Se il valore ottenuto è
contenuto nell’intervallo, la prova è valida.
Se il valore è più levato, vuol dire che il
materiale non è molto duro e va quindi scelto un
rapporto F/D2 più piccolo.
Se il valore è più basso, il materiale è troppo
duro, e va quindi scelto un valore F/D2 più alto.
46
Prova Vickers (UNI 1955-75)
47
Prova Rockwell (UNI 562-75)
Possono essere definite due diverse scale B e C a
seconda che il penetratore sia una sfera di acciaio
temprato e levigato (scala B) o sia un cono di
diamante a base circolare con punta arrotondata
ed angolo al vertice di 120° (scala C).
La prova si svolge nel seguente modo:
- Viene applicato un precarico iniziale F0 = 98 N
- si azzera l'indicatore di profondità;
- si applica un secondo carico F1 pari a 980 N nel
caso della scala B, pari a 1470 N nel caso della
scala C;
- dopo 30 s il carico F1 viene tolto, lasciando il
carico F0 applicato sul penetratore, immerso nel
pezzo per un certo tratto "e"(l'unità di misura
adottata per "e" è 0.002 mm);
- la durezza Rockwell (HRB oppure HRC) è data
dalla differenza fra 100 ed il valore
dell'accrescimento rimanente "e" della profondità
dell'impronta
48
Durezza Brinell
Acciai per molle
(allo stato di ricottura di lavorabilità)
C45 200
C60 230
C70 250
C75 265
C90 270
50Si7 250
50CrV4 250
Durezza Brinell
Leghe di Rame
P-CuAl5 80-115
P-CuAl8 90-120
G-CuZn40 70
G-CuZn36Si1Pb1 110
49
Ghise malleabili
GMB35 125-200
GMB45 150-210
GMB55 190-240
GMB65 210-250
GMN35 110-150
GMN45 250-210
GMN55 190-240
GMN65 210-250
Durezze ottenibili
Cementazione 700 HV
Nitrurazione 1200 HV
Berilliatura 2000HV 50
Principi di Meccanica della Frattura
51
Si consideri una placca infinita di un materiale
perfettamente elastico nella quale sia presente una
fessura passante di lunghezza 2a e di spessore
trascurabile, ovvero con un raggio di fondo intaglio
ρ = 0.
Lo sforzo normale σy, in prossimità dell’apice della
cricca, nel piano della fessura stessa, è pari a:
KI
σ yy = r >> ρ
2π r 52
ove KI è il fattore di intensità degli sforzi (modo I)
KI = α σ πa
53
• Criterio dell’energia
. Si ha l’avanzamento spontaneo della cricca , nel
caso in cui tale avanzamento coincida con una
diminuzione dell’energia libera del sistema,
ovvero nel caso in cui la variazione dell’energia
elastica sia superiore alla variazione dell’energia
superficiale.
2 E γS
σ = σr =
πa
Tale energia critica può essere designata con GIC.
Quindi:
E G IC
σr =
πa
55
. Le condizioni che devono essere prese in
considerazione affinché il risultato sia valido
sono:
• La zona plastica all’apice della cricca deve
essere trascurabile rispetto alle dimensioni del
provino, in modo che il comportamento sia il più
possibile elastico.
• Le dimensioni del provino devono essere
sufficienti da assicurare per la prova delle piene
condizioni di deformazione piana.
2
K
a , B ≥ 2.5 IC
Re
FQ a
KQ = f
10 10 B W 0.5 W
56
Rottura per fatica
Difetti ed anomalie nei metalli:
• Vacanze reticolari
• Dislocazioni
• Struttura policristallina
• Inclusioni non metalliche
• Porosità
• Segregazioni
• Tensioni residue
57
• Diagrammi di Wöhler
58
• Meccanica della frattura e fenomeni di fatica
(ASTM E647)
da
= C ∆K m
dN
59
Possibilità di riduzione della frequenza di rottura
per fatica:
• Ottimizzare disegno del pezzo
• Scelta del metallo e del ciclo di lavorazione
• Controlli di accettazione dei semilavorati e dei
pezzi finiti
• Controlli in esercizio
60
Prova di resilienza
Le rotture possono avvenire per carichi inferiori al
limite elastico. Ciò avviene in condizioni
particolari, in corrispondenza delle quali il
metallo mostra un comportamento fragile. I fattori
principali sono:
• La triassialità degli sforzi.
• L’abbassamento della temperatura.
• L’aumento della velocità di deformazione.
• L’aumento delle dimensioni del pezzo.
61
62
Temperatura di
transizione Tt
64
65
Scorrimento viscoso
E’ un fenomeno di deformazione continuamente
crescente nel tempo, con il carico che resta
costante nel tempo. I meccanismi principali sono
legati ai processi di incrudimento e di
recristallizzazione:
Struttura
migliore
Temperatura
• Slittamento piani cristallografici
(movimento dislocazioni) crescente
• Formazione sottograni
• Scorrimento del bordo dei grani
66
T = costante
σ = costante
67
Per temperature “elevate” (TO > 0.5) la curva di
scorrimento εp - t presenta tre zone caratteristiche:
• Stadio 1 (scorrimento primario, ε0 < εp < ε1):
1
−
εp t 3
= cos t
Il valore ε1 è indipendente da T e da σ.
• Stadio 2 (scorrimento secondario, ε1 < εp < ε2):
ε p − ε1 = ε p t
•
M
= k ' D
dt r E
Nel caso dello stadio 2 dello scorrimento viscoso
per TO > 0.5 (scorrimento secondario) i due
fenomeni si equilibrano. Quindi:
dσ dσ
=
dt c dt r 69
applicando la legge di Arrhenius, imponendo che
n = m + 1 , si ottiene che
•
K ∆HD
ln ε p = ln n + n ln(σ ) −
M E RT
70
71
Usura
E’ dovuta alla interazione fra superfici in contatto
ed in moto relativo.
Consiste in una progressiva asportazione di
metallo dalla superficie.
Si possono distinguere:
• Usura adesiva: si hanno delle locali saldature in
corrispondenza delle asperità superficiali, e può
essere distinta in usura leggera (il ponte che si
forma ha una resistenza inferiore dei due metalli
base) oppure forte (il ponte ha una resistenza
superiore).
• Usura abrasiva: si ha quando si ha
l’interposizione fra le superfici a contatto di
particelle estranee dure.
• Usura corrosiva
• Usura erosiva
• Usura per fatica
72
Controlli non distruttivi
• Controlli radiografici
• Controlli gammagrafici
• Controlli con ultrasuoni
• Controlli magnetoscopici
• Controlli con correnti indotte
• Controlli con liquidi penetranti
73
Diagrammi di equilibrio
Permettono di rappresentare lo stato di un sistema chimico in
funzione della temperatura. Inoltre permettono di descrivere
l’evoluzione di tale sistema al variare della concentrazione
degli elementi e della temperatura.
Nel rappresentare l’equilibrio di un sistema chimico
caratterizzato da ci elementi chimici, trascurando
l’influenza della pressione, si ha bisogno di ci-1 assi (per le
concentrazioni), più un asse per la temperatura. Nel caso
di soli 2 elementi chimici, si può utilizzare una
rappresentazione bidimensionale.
Convenzione: • per rappresentare la composizione chimica
media globale, si utilizza un cerchio vuoto;
• per rappresentare la composizione reale di
una fase si utilizza un cerchio pieno;
• i gradi di libertà dei luoghi geometrici sui
quali si trovano i punti che rappresentano le
fasi sono SEMPRE uguali ai gradi di libertà
del sistema
74
Domini monofasici (ν ν =2): la temperatura e la concentrazione
possono variare, nell’ambito di intervalli più o meno ampi,
senza mutare la natura della fase.
Domini bifasici (ν ν =1): per ogni temperatura, le composizioni
delle due fasi in equilibrio sono perfettamente determinate.
Questi diagrammi rispettano due semplici regole:
• Regola dell’orizzontale: per una temperatura T,
tutte le leghe di composizione X, tali che x1<X<x2,
sono costituite da due fasi φ1 e φ2, con φ1
caratterizzato da un tenore x1 in B e φ2 da un tenore
x2 in B.
• Regola della leva: alla temperatura T la lega di
composizione X è caratterizzata da una frazione in
peso delle fasi φ1 e φ2 data da
m1 PN
=
m PM
m2 NM
=
m PM
75
Domini trifasici (ν ν =0): tre fasi di composizione determinata
sono in equilibrio ad una temperatura costante (zero gradi di
libertà). La seguente reazione isoterma evolve in una
direzione, oppure nell’altra, a seconda che fornisca oppure si
sottragga il calore
76
77
Analisi termica
78
Reazione eutettica
79
Reazione eutettica
80
Reazione peritettica
81
Diagrammi reali
82
Diagrammi reali
83
Fenomeni di segregazione
Le condizioni di equilibrio termodinamico
esigono delle velocità di raffreddamento molto
lente, in modo da ottenere, in ogni istante,
l’omogeneità chimica di ognuna delle fasi
interessate.
L’omogenizzazione dipende dalla diffusione delle
specie chimiche (praticamente trascurabile nelle
fasi solide)
• Si ipotizzi una omogenizzazione perfetta in
fase liquida ed in fase solida
84
Fenomeni di segregazione
• Si ipotizzi una omogenizzazione perfetta in
fase liquida e solo parziale in fase solida
85
Il Ferro puro
Densità ρ (20°C): 7870 kg/m3
Rm = 180-290 MPa
Re = 100-170 MPa
A% = 40-50%
Z = 80-95%
HB = 45-55
E = 210 GPa
86
Influenza degli elementi di lega
Il Fe forma delle leghe con un elevato numero di
elementi. La messa in soluzione di elementi di lega
nel Fe comporta lo spostamento dei punti A3 ed A4.
• Si definiscono alfageni quegli elementi che
stabilizzano la fase CCC, aumentando la
temperatura del punto A3 e diminuendo quella del
punto A4.
• Si definiscono gammageni quegli elementi che
stabilizzano la fase CFC, diminuendo la
temperatura del punto A3 ed aumentando quella del
punto A4.
87
Il sistema Fe-C
Ferrite
Perlite
90
Austenite
91
Acciaio al C (C= 0.8%)
Perlite
grossolana
Perlite
fine
92
Acciaio al C (C= 0.35%)
Struttura martensitica
(Microscopio ottico x600)
93
Bainite superiore e martensite
94
Ghisa bianca
(C=2.8%, Si=1.8%)
95
Ghisa grigia lamellare
(C=3.4%, Si=2.5%, P=0.01%)
Grafite
96
Ghisa grigia sferoidale
(C=3.4%, Si=2.5%, P=0.01%, Mg=0.03%)
Grafite
97
Il sistema binario Fe-C può subire due tipi
differenti di evoluzione, in funzione della fase ricca
in C che si forma (cementite oppure Cgr).
98
Prima distinzione
•Acciai e ghise cementitiche ( o bianche):
le trasformazioni sono descritte esclusivamente
attraverso il diagramma metastabile. La fase ricca
in C è esclusivamente cementite.
• Ghise grafitiche ( o grigie):
la solidificazione avviene secondo il diagramma
stabile e, per una determinata composizione
dell’austenite, si ha la transizione sul diagramma
metastabile
Seconda distinzione:
• Acciai
• Ghise cementitiche
99
Acciai non legati:
costituzione allo stato ricotto
100
La perlite è un aggregato eutettoidico ottenuto
mediante la trasformazione isotermica dell’austenite
TE'
γ ( E' ) ⇔ α(S1 )
'
+ Fe 3 C
Un parametro importante è la
distanza interlamellare ∆
101
Punti critici
103
Microstruttura di un acciaio ipoeutettoidico
Nucleazione della
ferrite proeutettoidica
ipoeutettiche
ipereutettiche
105
Ghise non legate grigie
106
Influenza degli elementi
di lega sull’eutettoide
107
Trattamenti termici
108
Se si aumenta la velocità di
raffreddamento, come variano i
punti critici?
F + P grossolane
F + P fini
temperatura T, °C
Vi Vs
109
Austenitizzazione
I parametri di austenitizzazione sono:
• La temperatura di austenitizzazione Ta
• La durata di austentitizzazione ta
A→F+C
y = 1 - exp(-(kt)n)
111
T > A3 T < A1 T = 20°C
112
immediato
t = t1
T < A1 T = 20°C
t = t2
T < A1 T = 20°C
114
Trasformazioni perlitiche
• Si hanno per temperature di permanenza elevate
• La trasformazione perlitica è legata a fenomeni
diffusivi del C e degli elementi di lega
nell’austenite. I carburi che si formano sono sia
delle cementiti legate, sia dei carburi legati veri e
propri
• L’aggregato è di tipo lamellare
• La distanza interlamellare diminuisce con la
diminuzione della temperatura
115
Trasformazioni bainitiche
Si possono distinguere:
• Bainite superiore
• Bainite inferiore
A→P : 750-600°C
A → Bsup : 600-400°C
A → Binf : <550°C
117
Trasformazioni martensitiche
La trasformazione da
un reticolo CFC ad uno
tetragonale avviene con
aumento di volume
118
La martensite è caratterizzata da una durezza
molto elevata, dovuta a:
• una elevata densità di dislocazioni;
• Indurimento per l’influenza del C (in soluzione
solida interstiziale)
Da ricordare che
• La trasformazione martensitica è quasi
istantanea.
• Ad ogni temperatura una determinata frazione
di austenite si trasforma in martensite
• Le isoaustenite sono parallele all’asse dei tempi
• Se la T finale è superiore ad Mf, al termine del
raffreddamento si otterrà dell’austenite residua
119
Parametri influenzanti le
trasformazioni dell’austenite
• Composizione dell’austenite:
• Influenza sulle trasformazioni con diffusione
Tutti gli elementi (eccetto il Co)
aumentano il tempo di incubazione
(spostano verso destra le curve TTT)
• Influenza sulla trasformazione martensitica
Tutti gli elementi (eccetto il Co e Al) in
soluzione solida nell’austenite abbassano
Ms ed Mf
• Condizioni di austenitizzazione:
• L’aumento della grandezza del grano
austenitico (Ta e ta più elevati) aumenta il
tempo di incubazione
120
Diagramma TTT acciaio ipoeutettoidico
A+F A+F+C
A+F+C
Ferrite
probainitica M Bainite
121
Trattamenti termici isotermici
industrialmente utilizzati
• Tempra scalare martensitica (martempering):
l’obiettivo è quello di far diminuire i gradienti termici nel
pezzo, diminuendo il rischio di deformazioni.
• Tempra scalare bainitica (austempering):
l’obiettivo è quello di ottenere della bainite inferiore,
caratterizzata da Re e K simili ad una martensite rinvenuta.
• Ricottura isoterma:
per Tr prossima ad Ac1 si ottiene una una perlite globulare
(agevola tornitura)
per Tr più bassa di Ac1 si ottiene una perlite lamellare
(agevola fresatura)
• Ausforming:
aumenta notevolmente la densità delle dislocazioni,
permettendo di ottenere una martensite molto più fine,
aumentando Re ed Rm dopo rinvenimento fino al 50% in
più
122
123
Trattamenti termici
anisotermici degli acciai
Di grande utilità sono i diagrammi CCT
(Continuous Cooling Transformation, ovvero
diagrammi di trasformazione in condizione di
raffreddamento continuato)
A→F
A→F+C
A+F+C
124
Note generali:
• Per uno stesso acciaio, e per le medesime
condizioni di austenitizzazione, l’inizio della
trasformazione dell’austenite nel diagramma CCT
è spostato verso il basso e verso destra rispetto al
corrispondente diagramma TTT.
• Se si ha la formazione di bainite, oppure di
ferrite-perlite, prima della trasformazione
martensitica, la temperatura di inizio si abbassa.
• Per le applicazioni numeriche, al fine di
rappresentare una determinata legge di
raffreddamento, viene utilizzato un solo
parametro significativo. Ad esempio:
• la velocità di raffreddamento istantanea a
700°C
• il ∆t necessario a passare da 700 a 300°C
125
Alcuni diagrammi CCT
126
Influenza del C sul diagramma CCT
127
Un acciaio può presentare all’interno della
sua struttura disomogeneità di varia natura
ed origine:
• Segregazioni (macro e micro) ottenute al
termine della solidificazione;
• Incrudimento per deformazione a freddo;
• Sforzi residui per saldature etc...
128
Ricottura completa
( o, semplicemente, ricottura)
Risultato:
• Ipoeutettoidici: ferrite e perlite relativamente
grossolane, resistenza e durezza modeste, duttilità
elevata
• Ipereutettoidici: globulizzazione parziale della
cementite proeutettoidica, con aumento della
reilienza.
129
Ricottura di omogenizzazione
( o di diffusione)
• Mantenimento in campo austenitico (1000-1200°C)
Risultato:
• Eliminazione, o almeno riduzione, della
microsegregazione
Rischi:
• Fusione parziale (acciaio bruciato), non
rimediabile
• Ingrossamento eccessivo del grano cristallino,
rimediabile mediante trattamento di ricottura di
rigenerazione e/o mediante una deformazione
plastica appropriata
130
Ricottura di rigenerazione
(o trattamento di affinazione strutturale)
• Riscaldamento, senza mantenimento prolungato,
ad una T leggermente superiore ad Ac3 (per gli
ipereutettoidici Ac1), in modo da ottenere
austenite a grano fine
• Raffreddamento a velocità conveniente, in modo
da ottenere una ferrito-perlitica fine.
131
Normalizzazione
Risultato:
• Una struttura ferrito-perlitica caratterizzata da
grani ferritici fini e da uno spazio interlamellare
della perlite molto ridotto
• Sono strutture ottimali per successivi
trattamenti termici di tempra e per determinate
applicazioni meccaniche
132
Tempra
133
La temprabilità è influenzata da tutti i fattori che
agiscono sul tempo di incubazione della reazione
A → F+C :
• La presenza di elementi di lega (eccetto il Co) in
soluzione solida nell’austenite, ritardando la
nucleazione dei carburi, aumentano la
temprabilità;
• Le condizioni di austenitizzazione, legate alla
grandezza del grano austenitico ed all’omogeneità
chimica dell’austenite, influiscono sulla
temprabilità
134
Prova Jominy
Ha come obiettivo quello di dare indicazioni
globali sulla temprabilità di un acciaio, mediante
l’impiego di una provetta normalizzata e di
condizioni di tempra standardizzate.
135
Trattamenti termici che non
comportano trasformazioni di fasi
• Ricottura di addolcimento o di miglioramento
della lavorabilità
Consiste in un riscaldamento a qualche
decina di gradi al di sotto di Ac1,
seguito da un raffreddamento lento
Permette di ottenere uno stato
sufficientemente addolcito e privo di
sforzi residui, migliorando la
lavorabilità e l’attitudine alla
deformazione a freddo
136
• Ricottura di sferoidizzazione o globulizzazione
Si riscalda il pezzo appena al di sotto
di Ac1, si mantiene per un tempo
sufficiente, oppure si oscilla intorno ad
Ac1, si raffredda lentamente, in modo
da ottenere una coalescenza spinta
della cementite
137
Premessa:
• La lavorazione a freddo di una lega comporta il
suo incrudimento.
•Una struttura incrudita è caratterizzata da una
forte deformazione orientata dei grani e da una
elevata densità di difetti (dislocazioni e vacanze).
•Una struttura incrudita è fragile.
138
• Trattamento di restaurazione
• E’ effettuato al di sotto della T di
recristallizzazione.
• Permette di recuperare, almeno in
parte, le proprietà meccaniche, senza
modifica della struttura.
Si ottiene mediante:
• annullamento parziale delle vacanze e
delle dislocazioni
• riarrangiamento delle dislocazioni
139
• Trattamento di recristallizzazione
La recristallizzazione di un metallo permette di
sostituire una struttura distorta ed incrudita con
una caratterizzata da grani completamente nuovi
140
• Trattamento di distensione
Si tratta di un rinvenimento effettuato a
temperatura piuttosto bassa, con velocità di
riscaldamento e di raffreddamento piuttosto basse.
E’ essenzialmente dovuto alla restaurazione, ma
non modifica le proprietà meccaniche
141
Rinvenimento
Si effettua dopo una tempra, in modo da eliminare,
almeno in parte, la bassa duttilità e resilienza di
una struttura completamente martensitica.
La sequenza di tempra + rinvenimento è
denominata bonifica.
Il rinvenimento comporta una evoluzione del
metallo verso uno stato chimico fisico di maggiore
equilibrio.
142
• Trasformazioni della martensite dovute
al rinvenimento
Dipendono dalla temperatura Tr:
• Tr < 150°C : si ha una migrazione del C
che si sposta nel reticolo tetragonale,
tendendo a segregare sulle dislocazioni.
Tale spostamento comporta una certa
distensione.
• 130 < Tr [°C] < 300 : si ha la
precipitazione di carburi ε [Fe2,4C] e χ
[Fe3C1.05]. Ciò comporta una diminuzione
del volume specifico.
• 300 < Tr [°C] < 450: si ha nuovamente la
formazione del reticolo CCC, con
formazione di cementite e scomparsa dei
carburi ε e χ.
Se l’acciaio contiene elementi carburigeni
• Tr > 450°C : si formano dei carburi
legati, più stabili della cementite. Si ottiene
un indurimento per precipitazione 143
• Trasformazioni della austenite al
rinvenimento
Segue la cinetica descritta dalle curve TTT
(simile quindi ad un austempering), formando
aggregati di F + C che possono anche essere
bainitici (dipende dalla composizione chimica e
dalla Tr)
144
Pr = Tr (k + log(tr))
145
Trattamenti termochimici di diffusione
Cementazione
• E’ un trattamento termochimico di diffusione in
cui l’acciaio viene arricchito superficialmente in
carbonio.
• La temperatura di cementazione è > Ac3
(normalmente fra 900 e 1000°C)
• Esistono tre tipi di cementazione:
- Solida ( o in cassetta)
- Liquida
- Gassosa
• L’acciaio cementato subisce un processo di
indurimento mediante tempra immediata oppure
successiva
• Si possono ottenere durezze di 700-900HV
• Lo spessore cementato è dell’ordine del
millimetro
146
Cementazione solida o in cassetta
• L’acciaio è posto in una cassetta di ghisa o di
acciaio legato
• L’agente cementante è costituito da una miscela
di carbone di legna, carbonato di bario, carbonato
di sodio
BaCO3 ⇔ BaO + CO2
2CO ⇔ C + CO2
• Tcem = 900-950°C
• A contatto con il Fe il monossido di C si
decompone liberando C
• Il C penetra nel Fe γ
• Durata del trattamento: alcune ore
147
Cementazione liquida
• L’acciaio è posto in cestelli
• Il bagno è costituito da:
20-50% cianuro di sodio
40% di carbonato di sodio o di bario
resto cloruro di sodio o di bario
• Tcem = 870-950°C
• Durata trattamento: fino ad 1 ora
Cementazione gassosa
• La miscela gassosa è costituita da:
ossido di carbonio
idrocarburi (metano e propano)
CH4 ⇔ 2H2 + C(γ)
C3H8 ⇔ CH4 + C2H4
148
Cementazione
Gassosa Liquida Solida
Materiale Acciai non legati Evitare tendenza
Acciai deb. Legati alla sovracarb.
149
• Composizione chimica dell’acciaio
la penetrazione del C{
Parametri influenzanti • Temperatura di cementazione
• Durata trattamento
• Sostanza cementante
• La cementazione è favorita dagli elementi che formano
carburi (Cr, Mo)
• La cementazione è ostacolata da elementi che formano
soluzioni solide (Ni, Si, Al)
150
Trattamenti termici post-cementazione
• L’indurimento dello strato arricchito in C si ottiene
mediante tempra, diretta oppure differita
(generalmente in olio).
• Si deve ottenere il migliore compromesso fra
caratteristiche desiderate per il cuore del pezzo
(tenacità) e per la superficie (durezza, stato di
sollecitazioni residue di compressione).
151
La tempra può essere:
• Semplice (se il tenore di C fra cuore e superficie
non è troppo differente)
Si austenitizza ad una T > Ac3 del cuore
Si tempra
Si rinviene a 100-200°C
• Doppia (se il tenore di C fra cuore e superficie è
molto diverso, ad esempio 0.1 e 0.8%)
Si austenitizza ad una T > Ac3 del cuore
Si tempra
Si austenitizza ad una T > Ac3 della sup.
Si tempra
152
Si rinviene a 100-200°C
Trattamenti termochimici di diffusione
Nitrurazione
• E’ un trattamento termochimico di diffusione in
cui l’acciaio viene arricchito superficialmente in
azoto
• La temperatura migliore è di 520°C (≅ 50h)
• Si può avere la :
- Nitrurazione in bagno di sali
- Nitrurazione gassosa
- Nitrurazione ionica
• E’ l’ultima operazione del ciclo produttivo
• Si possono ottenere durezze fino a 1350HV
• Lo spessore nitrurato è dell’ordine del decimo di
millimetro
153
Vantaggi della nitrurazione sulla cementazione
• Durezza superficiale più elevata (1200HV rispetto
a 700 HV)
• Invariabilità della durezza fino a 500°C (rispetto a
200°C per la cementazione)
• Il trattamento termico è fatto prima della
nitrurazione (non si hanno deformazioni notevoli)
• Si utilizzano acciai da bonifica, mentre nella
cementazione si utilizzano acciai a basso C
• Non si hanno pericoli di surriscaldamento
Inconvenienti della nitrurazione
rispetto alla cementazione
• Lo strato indurito è molto più sottile
• Il ciclo di lavorazione è più lungo e costoso
• Si ha la necessità di utilizzare acciai legati
• Si ha un peggioramento della tenacità nel caso in
cui non si abbia il Mo
154
Nitrurazione gassosa
L’agente nitrurante è una miscela di gas di
ammoniaca e di azoto
NH3 → N + 3H
La Tnitr è compresa fra 500 e 550°C (50h)
Non è inferiore, in quanto il processo sarebbe
troppo lento.
Non è superiore, in quanto si rischia la
formazione di un eutettoide fragile detto braunite
(590°C)
Lo strato nitrurato comprende:
• una zona di combinazione (5-30µm) composta
da nitruri γ’ Fe4N, duttile, ed ε Fe2-3N, fragile
• una zona di diffusione (0.05-0.8 mm) costituita
da una soluzione solida interstiziale di N, nella
quale precipitano nitruri o carbonitruri di Cr, Al
155
Nitrurazione liquida
E’ effettuato in sali fusi (cianuri alcalini) a
570°C.
4 NaCN + 2 O2 → 4NaOCN
4 NaOCN → Na2CO3 + 2NaCN + 2CO + 2N
Si forma:
• zona superficiale (10-20 µm), contenente
nitruri tipo ε Fe2-3N
• zona di diffusione (0.5 mm), simile a quella
ottenuta con la nitrurazione gassosa
Nitrurazione ionica
Si introduce l’azoto a partire da ioni in un plasma
mediante scarica elettrica (qualche centinaio di V)
in un ambiente di N2+NH3 a bassa pressione.
156
Composizione chimica acciai da nitrurazione
Al (0.3-1.0%)
Cr (< 3%)
Mo (0.2-1%)
Ti, V (talvolta)
Si possono nitrurare:
• acciai al C
• acciai al Mn
• acciai al Cr
• acciai al Cr-Mo
• acciai al Cr-Al-Mo
• acciai al Ni-Cr-Mo
• acciai per utensili
• acciai inosidabili
157
Trattamenti termici leghe Al
• Omogeneizzazione: Sono dei riscaldamenti
effettuati a 450-610°C per 6-48 ore effettuati per
disciogliere tutte le fasi eventualmente precipitate.
• Trattamenti di addolcimento: hanno lo scopo di
addolcire un metallo indurito (p.e. a seguito di
tempra strutturale). Se si tratta di restaurazione
viene effettuata a 200-300°C, mentre se si tratta di
una recristallizzazione si effettua a 300-400°C per
0.5-3 ore
• Tempra di soluzione (o tempra strutturale) +
invecchiamento (naturale o artificiale)
158
Saldatura degli acciai
La saldatura dei materiali metallici è un processo
tecnologico che consiste nel fornire continuità
meccanica e metallica a due o più lembi mediante
fusione (e/o pressione) e successiva
solidificazione.
159
Tecniche di saldatura
{
• Saldatura per fusione
Ad elettrodi rivestiti
Ad arco sommerso
Ad arco In atmosfera gassosa
Elettrogas
{
Plasma
Gas
Chimica
Alluminotermica
Fisica
{ Fascio elettronico
Laser
Elettroscoria
{
• Saldatura per pressione
Resistenza
Elettrica Scintillio
Induzione
Meccanica
{ Esplosione
Attrito
Ultrasuoni
Fuoco { Bollitura 160
Schema di saldatura manuale ad
arco con elettrodo rivestito
Anima dell'elettrodo
bagno di
fusione rivestimento
colonna dell'arco
scoria
fumi e gas di
protezione
metallo base
161
Schema di principio della saldatura
ad arco sommerso
162
Rappresentazione tridimensionale di
un cordone di saldatura formato da
una sorgente termica in movimento
Rapporto di diluizione
Rd = vol. metallo base fuso/vol. totale zona fusa
163
1 Liqu. 4 3 2
1538
1
1394 2
δ
T [°C]
HV
γ
912
3
727
4
α
0.02 0.2 0.77
%C
164
T
Temperatura
A3
A1
tempo
165
• Zona 1: La temperatura non supera i 600°C circa
• Zona 2: La temperatura è compresa fra 600°C ed
Ac1
• Zona 3: La temperatura è compresa fra Ac1 ed
Ac3
• Zona 4: La temperatura è compresa fra Ac3 e
1100°C circa
• Zona 5: La temperatura è compresa fra 1100 e
1500°C (fusione).
• Zona sotto cordone: nei vari punti del cordone,
per velocità di raffreddamento decrescenti, si
ottengono strutture martensitiche, bainitiche e
ferriito-perlitiche.
166
Influenza delle dimensioni del grano
nel metallo base e nella zona di
legame sulla struttura di solidificazione
167
Tipi di cricche: in zona fusa
trasversale
168
Tipi di cricche: in zona di legame
longitudinale
169
Tipi di cricche: in zona termicamente
alterata
trasversale
in zona di raccordo
alla radice sotto il cordone
170
Solubilità dell’idrogeno nel ferro
40
liquido
H2
30
[cm3/100g]
20
gamma
10
alfa
delta
0
600 1000 1400 1800
Temperatura [°C]
171
I principali problemi metallurgici della ZF sono:
• Protezione dall’ambiente del bagno metallico
• Condizioni di raffreddamento
173
Precipitazione di carburi in zona
termicamente alterata
174
E’ utile individuare le condizioni di raffreddamento
tramite il parametro ∆tba (s), definito dal tempo
necessario per passare da una temperatura “a” ad
una “b”. Tale tempo risulta caratteristico dell’intera
saldatura.
175
Corrosione
I materiali metallici, a contatto con ambienti
aggressivi liquidi o gassosi, tendono a raggiungere
uno stato termodinamicamente più stabile. Le
reazioni che ne conseguono si manifestano con il
fenomeno di corrosione.
Si possono distinguere:
• corrosione chimica (o a secco, oppure
ossidazione): si ha in ambienti privi di acqua allo
stato di liquido o di vapore, ad alta temperatura
• corrosione elettrochimica ( o ad umido): si ha in
ambienti che presentano acqua allo stato liquido o
di vapore
176
Morfologie di corrosione
177
Termodinamica elettrochimica
Un elettrodo è una fase, il più delle volte metallica, in
contatto con un elettrolita. L’insieme metallo-soluzione è
spesso chiamato elettrodo per estensione.
Esempi:
1) Una lamina di rame in contatto con una soluzione di sale
rameico costituisce un elettrodo;
2) Dell’idrogeno adsorbito su una lamina di platino in
contatto con una soluzione acida costituisce un elettrodo;
3) Una struttura in acciaio immersa in acqua di mare
costituisce un elettrodo.
178
Lo stato di equilibrio si descrive mediante
l’equilibrio elettrochimico:
M ←
I0
→ M z+ + z e −
L’elettrodo primario di riferimento è l’elettrodo ad
idrogeno (Standard Hydrogen Electrode):
Pt, H2 (1 atm)|H+,aH+=1
179
Generalizzazione: per un elettrodo per il quale si
ha l’equilibrio
aA + bB + .... ↔ cC + dD + ne-
l’equazione di Nerst si scrive
R T a c
a d
....
ε = ε0 + ln aC bD
z F a A a B .....
R T p O 2 ( atm )
ε = ε 0OH− / O + ln
2
zF a − 4
OH ( )
180
(
E = ε Cu / Cu 2 + − ε Zn / Zn 2 + > 0 )
a Cu 2 +
E= ε 0
Cu / Cu 2 +
−ε 0
Zn / Zn 2 +
+ 0.03 log
a Zn 2 +
182
Generalizzando la teoria delle pile localizzate, si
può dire che la condizione necessaria perché un
metallo si corroda (sistema fornitore di elettroni), è
che esista un sistema accettore di elettroni in grado
di scambiare elettroni con tale metallo. Tali sistemi
accettori esistono in generale negli elettroliti. Nel
caso delle soluzioni acquose i più importanti sono:
• La riduzione dei protoni:
2 H+ + 2 e- → H2
• La riduzione dell’ossigeno disciolto
O2 + 2 H2O + 4 e- → 4 OH-
Ad esempio, per una lamina in ferro in contatto con una
soluzione acida (a pH = 1), di attività 10-6 mol/l in Fe2+, il
sistema donatore che può essere preso in considerazione è:
εM = - 0.44 + 0.03 log 10-6 = - 0.62 V/SHE
Il sistema accettore che può essere preso in considerazione è:
εR = 0.00 - 0.06 pH - 0.03 log pH2 (atm)
εR = 0.00 - 0.06 x 1 = - 0.06 V/SHE
(considerando pH2 = 1 atm, pressione di formazione delle
bolle di gas).
Quindi in tale caso εR > εM , e la corrosione è
termodinamicamente possibile ed avverrà secondo la
reazione:
Fe + 2 H+ → Fe2+ + H2 183
Diagramma di Pourbaix
E’ la rappresentazione isotermica della evoluzione
ε(pH) per una composizione determinata, cioè con
concentrazioni molari delle specie ioniche in
soluzione fissate: è normale scegliere 10-6 mol/l per
le specie ioniche nei problemi di corrosione (a
meno che esse abbiano dei valori sperimentali
noti).
185
Diagrammi di Pourbaix
per diversi metalli puri
186
Sovratensioni. Relazioni di Tafel
187
Si introduce spesso la sovratensione η , definita
come:
η = eI≠0 - eI=0
La sovratensione anodica ηa = ea - εa è sempre
positiva.
La sovratensione catodica ηc = ec - εc è sempre
negativa.
Le curve di polarizzazione saranno ben descritte
anche da µc(I) ed µa(I)
I
η a = b a log
I 0,a
I
η c = b c log
I 0,c
189
Sistemi polielettrodici
Due aree uguali di Fe e Cu sono in contatto elettrico e sono
bagnate da una soluzione neutra areata nella quale
l’ossidante è l’O2 disciolto.
190
Fenomeni di passivazione
La passivazione di un metallo comporta la
trasformazione di una superficie attiva in via di
corrosione in una quasi inattiva, grazie alla
formazione di uno strato di passivazione
Rottura dielettrica
del film
Si ha la dissoluzione del
metallo allo stato transpassivo
191
Passivazione chimica
Per portare un metallo nel suo dominio di
passivazione si può utilizzare un potenziostato che
impone al metallo un valore di tensione opportuno.
Si può anche utilizzare un ossidante in condizioni
tali che il punto di corrosione del sistema sia nel
dominio di passivazione del metallo: la corrosione
avverrà quindi ad una velocità estremamente bassa
corrispondente a Ipassiv. In tale caso è necessario che
εR > eF e I abbia potuto raggiungere il valore Icrit
prima di fissarsi a Ipassiv.
192
Metodi di protezione contro la corrosione
• Metodi cinetici: permettono di agire direttamente sui
parametri cinetici: densità di corrente di scambio anodica e
catodica I0,a e I0,c , coefficienti di Tafel anodici e catodici ba e
bc, aree anodiche e catodiche Sa e Sc. In tale categoria possono
essere ricordati:
- l’impiego degli inibitori;
- l’impiego dei rivestimenti;
- in una certa misura, la passivazione anodica.
• Metodi termodinamici: essi consistono nel diminuire εR - εM,
fino addirittura a rendere tale differenza negativa. Si possono
citare in tale categoria:
- la scelta del metallo;
- la protezione catodica, che permette di posizionare il metallo
nella sua zona di immunità.
193
Impiego di inibitori
Impiego di rivestimenti
Si possono distinguere:
• Rivestimenti metallici, ottenuti per:
- elettrolisi (Zn, Ni, Cr, Cu, Cd, ...)
- immersione (Zn, Sn, Al)
- diffusione di un elemento di lega (Zn, Al)
- placcatura, su prodotti piani durante la laminazione a
caldo (saldatura per diffusione). Sono placcati anche su
acciaio al carbonio: acciai inossidabili, ottone, nickel,
cupro-nickel, rame, ... .
• Rivestimenti non metallici
- pitture, vernici contenenti eventualmente degli inibitori
di corrosione;
- smalti, vetri;
- materie plastiche, gomme;
- fosfatazione;
- ossidazione anodica (Al) oppure chimica (Mg). 194
Protezione anodica
Essa consiste nell’aumentare la tensione metallo-ambiente in modo
da portarlo nella sua zona di passivazione.
• L’impiego di catodi statici, convenientemente distribuiti sulla
struttura da proteggere e costituiti da metalli più nobili.
• L’impiego di un potenziostato che porta la struttura al di sopra
della tensione di Flade e la mantiene fra i due limiti di passivazione.
Protezione catodica
Essa consiste nell’abbassare la tensione metallo-ambiente in modo
da portarla nella zona di immunità.
• Protezione catodica per corrente imposta,
utilizzante un generatore esterno di f.e.m. regolabile
ed un anodo ausiliario;
• Protezione catodica con anodo sacrificale. In
questo caso la f.e.m. necessaria è ottenuta dalla
differenza fra la tensione media della coppia di
corrosione e la tensione propria (e più negativa) di
un anodo, detto sacrificale.
195
Corrosione localizzata
Corrosione per aereazione differenziale
Corrosione
sotto schermo
196
Vaiolatura (pitting)
E’ una forma di corrosione estremamente insidiosa e può
avere luogo solo se si verificano contemporaneamente le
seguenti condizioni:
• Metallo attivo-passivo
• Ambiente ossidante
• Presenza di ioni alogenuri (Cl-, F-…)
197
Corrosione interstiziale (crevice)
Tale forma di attacco corrosivo localizzato si ha nel caso in
cui l’ambiente penetra in interstizi (0.025-0.1 mm) delle
superfici di leghe metalliche passivabili (intagli, saldature
porose, collegamenti filettati...).
198
Corrosione intergranulare
• Forma di corrosione tipica degli acciai inossidabili austenitici
• Si ha in seguito alla sensibilizzazione del metallo
(permanenza per tempi più o meno lunghi a 600-700°C)
• La sensibilizzazione di un acciaio consiste nella
precipitazione a bordo grano di carburi di Cr in quantità tale
che il tenore di Cr libero scende al di sotto del limite di
inossidabilità del 12%.
• E’ un problema tipico dei giunti saldati in corrispondenza
della ZTA
199
Corrosione sotto sforzo
La corrosione sotto sforzo ha luogo nei casi in cui ambienti
blandamente aggressivi, oppure completamente non
aggressivi, interagiscono con uno stato di sollecitazione, con
la formazione di cricche che possono evolvere fino alla
rottura del pezzo.
σ σ σ σ
200
201
Corrosione-fatica
La presenza di un ambiente anche moderatamente
aggressivo può comportare una aumento della sensibilità di
un metallo alle rotture per fatica.
202
Influenza degli elementi
di lega sugli acciai
• Influenza del Nichel
Ni = 25-28% perdita proprietà magnetiche
Ni = 36-38% massimi e minimi di diverse proprietà
Ni = 78% massimo permeabilità magnetica
203
Diagramma di Guillet
204
• Influenza del Manganese
E’ completamente solubile in tutte le proporzioni.
Ha un comportamento simile al Ni.
Tutti gli acciai contengono un po’ di Mn (viene utilizzato
come disossidante e desolforante , 0.3-0.4%).
Le strutture martensitiche sono troppo fragili
Caratteristiche positive
Diminuisce T ricottura e tempra
Aumenta penetrazione di tempra
Diminuisce v raffreddamento critica e le deformazioni
di tempra
Aumenta la tenacità a parità di Rm
Aumenta Rm (100MPa/1%Mn)
Migliora deformabilità a caldo
Caratteristiche negative
Diminuisce conducibilità termica
Diminuisce deformabilità a freddo
Aumenta la sensibilità al surriscaldo
Diminuisce la lavorabilità per acciai austenitici
Peggioramento proprietà magnetiche ed elettriche
Inconvenienti nella cementazione
205
206
• Influenza del Cobalto
Non si ossida e può essere aggiunto alla colata in
qualsiasi momento
Aumenta la velocità critica (diminuisce la
penetrazione di tempra)
Favorisce la grafitizzazione
Rende più stabile la martensite
207
• Influenza dell’Alluminio
Ha un energico effetto disossidante
Forma con l’azoto dei nitruri durissimi
Conferisce resistenza all’ossidazione a caldo
Peggiora la saldabilità
208
• Influenza del Titanio, Tantalio e Niobio
Formano composti intermetallici tipo Fe3Ti,
con conseguente indurimento per
precipitazione
Ti è un forte disossidante
Formano carburi
210
• Influenza del Silicio
E’ sempre presente e si parla di acciai al Si
per tenori superiori al 1%
Aumenta R ed HV mentre K, A, Z
diminuiscono
Diminuisce la v critica e quindi aumenta la
temprabilità
Conferisce resistenza agli acidi ed
all’ossidazione a caldo
Riduce la velocità di diffusione del C (quindi
effetto negativo sulla cementazione)
Influenza dannosa sulla deformabilità a caldo
Sensibilità al surriscaldo (ingrossamento del
grano)
211
• Influenza dello Zolfo
A seguito della formazione di un eutettico
bassofondente (988°C) a bordo grano, si ha la
fragilità a caldo dell’acciaio
Ni, Co, Mo formano solfuri con punti di
fusione ancora più bassi
Cr, Zr, Mn formano solfuri a distribuzione
puntuale non dannosa con elevate T di fusione.
Questi solfuri migliorano la lavorabilità a caldo
212
• Influenza del Fosforo
Simile allo S, per P%>0.2% la resilienza
diviene nulla
Il tenore limite è più basso dello 0.2%, in
quanto il P si scioglie anche nell’acciaio
anche allo stato solido.
Per acciai particolarmente tenaci si arriva a
tenori inferiori allo 0.02%
• Influenza dell’ Ossigeno
Peggiora le proprietà meccaniche
Peggiora le proprietà fisiche
Aumenta la sensibilità al surriscaldo
Peggiora la lavorabilità a caldo
Dato che la solubilità dell’O nel Fe è
praticamente nulla, tutto l’ossigeno
contenuto è quello nelle inclusioni non
metalliche
• Influenza dell’Idrogeno
Fa diminuire A, Z, K
Può far formare i “fiocchi” durante il
raffreddamento del pezzo
213
Designazione alfanumerica
(UNI EN 10027 parte 1°)
• Gruppo 1: acciai designati in base al loro
impiego ed alle loro caratteristiche meccaniche o
fisiche;
• Gruppo 2: acciai designati in base alla loro
composizione chimica (suddivisi in quattro
sottogruppi).
Gruppo 1
- un simbolo principale, che indica la caratteristica
meccanica o fisica oppure l’impiego
- un numero pari alla valore minimo della proprietà
meccanica o fisica che deve essere specificata
214
Gruppo 1
Si suddivide in 4 sottogruppi:
- Sottogruppo 1 (%Mn<1)
Lettera C
Tenore C moltiplicato per 100
- Sottogruppo 2 (%Mn>1, tenore complessivo
elementi di lega <5%)
Tenore C moltiplicato per 100
Simboli chimici elementi caratterizzanti
Tenore elementi caratterizzanti (x fattore)
- Sottogruppo 3 (acciai legati, eccetto acciai rapidi,
in cui almeno un elemento è > 5%)
Lettera X
Tenore C moltiplicato 100
Simboli chimici elementi di lega
Tenore elementi di lega
- Sottogruppo 4 (acciai rapidi)
Lettere HS
Tenore dei seguenti elementi: W, Mo, V, Co
215
Designazione precedente
(UNI EU 27)
Si possono avere:
- Acciai ad effervescenza libera (posseggono
ottime caratteristiche di imbutibilità e deformabilità
plastica a freddo). Si ha la segregazione di C, S, P
- Acciai ad effervescenza bloccata (subiscono
trattamento termico o meccanico
217
Si introducono elementi di lega per aumentare
Rs con una buona resilienza ed accettabile
resistenza alla corrosione atmosferica.
218
Ad esempio:
219
Altre composizioni chimiche
%S < 0.02
%P < 0.02
220
Acciai speciali da costruzione
0.1<%C<0.6 aumenta Rm, Rs ma fa diminuire la
tenacità
0.2<%Mn<0.4 (<2 molle) aumenta un po’ la
resistenza
0.2<%Si<0.4 (<2 molle) aumenta Rm ed il rapporto
Rs/Rm
%Cr<3, %Ni<5 aumentano la resistenza,
migliorano la tenacità
0.2<%Mo<0.5 elimina il fenomeno della fragilità al
rinvenimento (importante negli acciai da
nitrurazione), aumenta Rm
%V<0.2 migliora notevolmente Rm, Rs ha un forte
effetto di affinamento del grano
%Al<1 negli accia da nitrurazione
B<0.1 aumenta la temprabilità
W utilizzato nel passato negli acciai da bonifica al
posto del Mo
Pb completamente insolubile, aumenta la
lavorabilità
221
Si possono considerare in questo gruppo:
• acciai da bonifica
• acciai da nitrurazione
• acciai da cementazione
• acciai per molle
• acciai autotempranti
• acciai speciali per cuscinetti a rotolamento
• acciai per funi
• acciai per particolari applicazioni
• acciai maraging
222
Acciai da bonifica
Sono adatti a sopportare sforzi, urti e vibrazioni.
I valori massimi degli elementi di lega sono:
%Mn< 2
%Ni < 5
%Cr < 3
%Mo< 0.8
%V<0.2
223
Alcuni acciai da bonifica:
%C %Mn %Cr %Ni %Mo
C25 0.25 0.60 ------ ------ ------
C60 0.60 0.75 ------ ------ ------
41Cr4 0.40 0.65 1.00 ------ ------
36CrMn5 0.35 1.00 1.15 ------ ------
35CrMo4 0.35 0.75 1.00 ------ 0.20
39NiCrMo3 0.39 0.65 0.85 0.85 0.20
30NiCrMo12 0.31MPa 0.65 0.80 2.90
0.45
224
Acciai da nitrurazione
Dopo bonifica, sono sottoposti al trattamento di
nitrurazione (50 ore a 525°C).
Rm Rs A% KCU
31CrMo12 1080 880 10 324.5
41CrAlMo7 930 730 12 22.5
225
Acciai da cementazione
Sono sottoposti al trattamento termochimico, seguito
da una tempra ed un rinvenimento a 150°C.
Il tenore di C è basso sia per avere una buona
cementazione, che per avere una elevata tenacità nel
cuore
%C < 0.2
%Mn < 2
%Ni < 5
%Cr < 2
%Mo < 0.5
C Mn Cr Ni Mo
C10 0.1 0.50 - - -
C15 0.15 0.50 - - -
16MnCr5 0.16 1.15 - - -
18CrMo4 0.18 0.75 1.0 - 0.20
12NiCr3 0.12 0.45 0.55 0.65 -
16CrNi4 0.16 0.85 0.95 0.95 -
16NiCrMo2 0.16 0.80 0.50 0.55 0.20
16NiCrMo12 0.16 0.55 0.95 2.95 0.35
226
Acciai per molle
Si distinguono dagli altri acciai per l’elevato valore
di Rs, ottenuto agendo sia sulla composizione
chimica che sulla temperatura di rinvenimento
(400-450°C invece di 600°C).
Nel caso degli acciai non legati si utilizzano tenori
di C piuttosto elevati, mentre nel caso degli acciai
legati il tenore di C è inferiore, con valori più
elevati di Si e Mn. (<2%)
227
Acciai autotempranti
Sono quegli acciai che prendono tempra dopo un
semplice raffreddamento all’aria. Essi vengono
rinvenuti a 200°C. Si ottengono in tale modo delle
resistenze elevatissime (2000MPa) con una
tenacità soddisfacente.
%C+%Ni+%Cr = 5-7
Dopo ricottura, tali acciai hanno struttura
perlitica.
Esempio: 34NiCrMo 1 6
%C=0.34; %Mn=0.45; %Si=0.30; %Cr=1.80;
%Ni=3.95; %Mo=0.35
Evoluzione proprietà
meccaniche 34NiCrMo1 6
con la T di rinvenimento
228
Acciai speciali per
cuscinetti da rotolamento
Si impiegano acciai ipereutettoidici che, dopo
trattamento di ricottura, assumono struttura globulare
che coincide con la massima lavorabilità e predispone
l’acciaio alla tempra.
%S<0.03; %P<0.03; %S+%P<0.05
%C %Mn %Cr %Ni %Si %Mo
100Cr6 0.95-1.10 0.25-0.45 1.40-1.60 ---- 0.15-0.35 -----
17NiCr 0.14-0.20 0.60-0.90 0.8-1.1 1.2-1.5 0.15-0.40 0.15-0.25
X105CrMo17 0.95-1.20 <1.00 16-18 <0.5 1.00 0.35-0.75
229
Acciai per funi
Il prodotto è caratterizzato da una elevata
resistenza a trazione, resistenza alla torsione,
resistenza piegamento, tenacità.
Tali caratteristiche sono ottenute con una scelta
ottimale della composizione chimica (%C), della
deformazione plastica (grado di incrudimento),
trattamento termico (patentamento)
Normalmente 0.2<%C<0.9.
Si parte da una struttura perlitica fine, tenore di
inclusioni non metalliche molto ridotto, limitata
segregazione ed assenza di decarburazione
superficiale.
Si deve trafilare con una riduzione di sezione fino
al 90-95% senza trattamento termico intermedio.
Si possono ottenere Rm = 1770MPa.
Esempio:
S<0.03%; 0.15<%Si<0.35; 0.4<%Mn<0.85
230
Acciai speciali da costruzione per
particolari applicazioni
Si ricordano gli acciai per lavorazioni ad elevata
velocità, con percentuali notevoli di S oppure con
un contenuto non trascurabile di Pb
%C %Mn %Si %S %P
10S22 0.10 0.70 0.30 0.22 0.05
35SMn10 0.35 1.50 0.25 0.10 0.02
35SMnPb 0.35 1.50 0.25 0.10 0.02
231
Acciai speciali da costruzione con
elevatissime caratteristiche
Acciai maraging
• Non è necessaria la presenza del C, anzi è
dannosa (%C<0.03)
• Σ El < 30%
17<%Ni<25
3<%Mo<5
7<%Co<9
in più si hanno Ti ed Al
• La trasformazione martensitica avviene anche in
condizioni isoterme
• La martensite ha un reticolo CCC
• La durezza HRC≅30 (invece di 45)
• La tenacità è ottima
• La struttura resta invariata fino a circa 500°C
• Sono sottoposte al processo di invecchiamento
della martensite (Martensite Ageing)
• Si ottiene un rapporto Rs/Rm prossimo ad 1
232
La scelta del tenore del Ni è dettata dalle seguenti
considerazioni:
• Se Ni<17, la struttura resta parzialmente ferritica
• Se Ni>23 si ha della austenite residua non
trasformata
233
Trattamento termico di Maraging
Laminazione
o fucinatura
Solubilizzazione
Riscaldamento
composti
a 820±25°C
intermetallici
Struttura
Raffreddamento in aria
completamente
fino a T ambiente
martensitica
Permanenza a Precipitazione
480±15°C per 3- composti
6h (Maraging) intermetallici
234
Acciai per utensili
Le caratteristiche che, da sole o combinate,
vengono richieste a questi acciai sono:
• Elevata durezza a caldo ed a freddo
• Elevata capacità di taglio
• Insensibilità all’addolcimento per rinvenimento
• Elevata penetrazione di tempra
• Insensibilità alle spaccature per oscillazioni
termiche
• Buona resistenza all’usura
Da ricordare che:
• La temperatura di austenitizzazione >> Ac3, in
modo da solubilizzare i carburi precedentemente
precipitati (rischio ingrossamento grano)
• Durante la tempra i vari elementi di lega
modificano fortemente le curve CCT
• Durante il rinvenimento la durezza aumenta
notevolmente grazie alla precipitazione dei carburi
235
Influenza dei vari elementi
C (fra 0.25 e 2%): è sempre presente ed è
l’elemento più importante per aumentare la
durezza, sia per la formazione di martensite che
di carburi.
Mn (<0.5%): Ha azione disossidante e facilita la
formazione dei carburi
Si (<0.5%): Ha azione disossidante e aumenta la
resistenza all’ossidazione.
Cr (<13%): Aumenta la temprabilità e forma
carburi
V (<0.2): Forma carburi
W, Mo (rispettivamente<20 e 10%): Formano
carburi ed aumentano la resistenza all’usura ad
elevata temperatura
Co (5-20%): Non forma carburi ma aumenta
comunque la durezza ad elevata temperatura
Si possono distinguere:
• Acciai per lavorazioni a freddo
• Acciai per lavorazioni a caldo
• Acciai rapidi
236
• Acciai per lavorazioni a freddo
Tali acciai sono caratterizzati da una elevata
durezza a freddo (>55HRC) ma da una bassa
durezza a caldo. Si possono distinguere gli acciai
per utensili al C e gli acciai legati per lavorazione
a freddo.
237
• Acciai rapidi
Sono caratterizzati da una durezza molto elevata
alla temperatura ambiente (>60HRC) e da una
ottima durezza a caldo. Queste proprietà sono
ottenute mediante l’aggiunta importante di
elementi carburigeni (W, Mo, V) associati al Cr
(miglioramento della temprabilità) ed,
eventualmente, al Co.
238
Acciai inossidabili
Sono delle leghe a base di ferro resistenti ad un
gran numero di ambienti corrosivi, in un campo
esteso di temperatura.
L’elemento indispensabile perché un acciaio sia
inossidabile è il Cr che deve essere presente
almeno con un tenore minimo del 12%.
Gli elementi di lega hanno una influenza sulla
struttura di tipo:
ALFAGENO
(come il Cr)
GAMMAGENO
(come il Ni)
239
Si può utilizzare il diagramma di Schaeffler
(valido per le leghe dopo solidificazione), che
permette di determinare la microstruttura
dominante, nota la composizione chimica e la
velocità di raffreddamento.
10
Martensite
Ferrite
0 10 20 30
Creq
240
Esempio di impiego del diagramma di
Schaeffler per la saldatura
Si consideri la saldatura di due acciai le cui
composizioni chimiche identificano i punti A e B.
Si consideri una diluizione reciproca (A/[A+B])
pari a 0.5 ed un metallo di apporto identificabile
con il punto rappresentativo C. Al variare del
rapporto di diluizione (volume metallo base
fuso/volume totale zona fusa) si identifica una
differente struttura finale
241
Acciai inossidabili martensitici
(posseggono A3 ed A1)
Martensitico Martensitico
AISI 420 AISI 440 (%Mo=0.5)
a 1000°C la struttura è a 1050°C la struttura è
completamente austenitica composta da austenite +
carburi
Ferritico
AISI 430
(%C=0.08)
242
I trattamenti tipici di questi acciai, che vengono
effettuati nei diversi stadi di lavorazione, sono la
ricottura, la tempra ed il rinvenimento.
Solitamente 150°C<T<430°C
243
Impiego a basse temperature
244
Acciai inossidabili ferritici
(non hanno A3 ed A1,
e non sono induribili per tempra)
245
Impiego a basse temperature
246
Acciai inossidabili austenititci
(hanno A3 ed A1 < 20°C)
247
Impiego a basse temperature
248
Altri acciai inossidabili
• Acciai inossidabili all’azoto: l’azoto aumenta le
caratteristiche meccaniche (con tenori che possono
andare da 0.05 a 0.25%), stabilizzando inoltre
l’austenite:
• Acciai inossidabili al Cr-Ni-Mn: sono stati ideati
per supplire a carenze di approvvigionamento di
Ni.
• Acciai indurenti per precipitazione: presentano
elevatissime caratteristiche meccaniche grazie alla
precipitazione di fasi secondarie oppure di carburi.
Queste precipitazioni sono dovute alla presenza in
lega di Mn, P, Al, Mo, Ti, N.
• Acciai inossidabili a basso contenuto di
interstiziali (ELI): gli elementi quali C, N, O
vengono portati al livello di ppm.
• Acciai inossidabili austeno-ferritici (o duplex):
presentano una struttura bifasica austeno-ferritica,
grazie anche a tenori elevati di N. Hanno notevoli
proprrietà meccaniche e di resistenza alla
corrosione
249
Acciai per impieghi a bassa T
- fino a 0°C : Acciai al carbonio effervescenti e semicalmati;
- fino a –20°C : Acciai al carbonio calmati;
- fino a –45°C : Acciai al Mn (≅ 1%) calmati e normalizzati;
- fino a –80°C : Acciaio 1.5% Ni normalizzato;
- fino a –103°C : Acciaio 3.5% Ni normalizzato e rinvenuto a
620°C;
- fino a –196°C : Acciaio 9% Ni sia bonificato che
normalizzato e rinvenuto;
- fino a –269°C : Acciai inossidabili austenitici.
250
Acciaio al 13%Mn (acciaio Hadfield)
X120Mn12
Amagnetico, estremamente tenace, ha una
elevatissima capacità di incrudimento e viene
utilizato quando si prevedono delle sollecitazioni
contemporanee di urti ed abrasione. Ha una
lavorabilità a freddo nulla.
Per %Mn>12 si ottiene austenite stabile a 20°C. La
composizione tipica è:
%C=1.1-1.4 %Mn=11-14 %Si<0.7
Raffreddamento
in H2O 251
Ghise
252
Nel caso delle ghise, l’influenza dei vari elementi
di lega, oltre a riguardare la microstruttura
(elementi alfageni e gammageni) e la capacità di
formare precipitati (ossidi, carburi, nitruri), deve
considerare anche la capacità di agevolare la
decomposizione della cementite, ovvero il loro
effetto grafitizzante.
Il fenomeno della grafitizzazione dipende:
- dalla velocità di raffreddamento (natura della
parete del getto, grandezza del pezzo), con la
grafitizzazione che viene agevolata da velocità di
raffreddamento basse.
- dalla presenza di elementi grafitizzanti, quali il
Si, o di antigrafitizzanti, quali il Mn.
253
• Il Si è l’elemento grafitizzante per eccellenza
Ce = 4.3 - Si/3.2
A) Distribuzione uniforme
B) Rosette non orientate
C) Lamelle non orientate
D) Lamelle in zone interdendritiche
E) Lamelle interdendritiche
256
Ghise grigie
Sono dette tali dal colore della superficie di frattura
2 < %C < 4.5
1 < %Si < 3
Durante la solidificazione si forma l’eutettico
grafite-cristali γ. Durante il raffreddamento, a
partire da una certa temperatura, dipendente dalla
composizione chimica e dalla velocità di
raffreddamento, si ha la formazione di Fe3C, con il
passaggio dal sistema stabile a quelli metastabile.
257
Per ottenere la resistenza di un getto di ghisa
grigia si utilizza il seguente nomogramma
HB provetta
R provetta
HB getto
} R getto
258
Le curve σ - ε non seguono la legge di Hooke
E è determinata arbitrariamente con delle formule
empiriche oppure con la pendenza fra l’origine ed
un punto corrispondente ad una sollecitazione pari
ad 1/4 Rm
259
Ghise bianche
Il carbonio si trova legato a formare cementite.
La ghisa solidifica e raffredda secondo il sistema
metastabile. Per ottenerla si possono modificare la
composizione chimica oppure la velocità di
raffreddamento
260
261
Hanno una elevata resistenza all’usura ed
all’abrasione, ma sono più fragili e più dure delle
ghise grigie.
Necessitano di un trattamento a 200-480°C per
eliminare le tensioni residue
C Si Mn Cr Ni Mo S P HB
2.9 0.5 0.5 - - - 0.12 0.10 415-460
3.2 0.5 0.6 2.0 4.5 - 0.12 0.20 550-650
3.25 0.6 0.7 15.0 - 3.0 0.03 0.06 600-750
262
Ghise malleabili
Sono ottenute da ghise bianche
Sono caratterizzate da una certa plasticità a freddo
Si ottengono mediante malleabilizzazione
Si possono avere due processi di malleabilizzazione:
• a cuore bianco
• a cuore nero
263
Ghise malleabili a cuore nero
Riscaldamento a
950°C in ambiente
neutro • Grafitizzazione
• Diminuzione della solubilità
del C nella austenite
Permanenza per un
tempo sufficiente
264
•• •
265
Ghise sferoidali
266
%C = 3.3-3.8
%Si = 1.8-2.8
%Mn < 0.6
%P < 0.1
%S < 0.03
267
Trattamenti termici
• Stabilizzazione (540-600°C): per eliminare
tensioni interne
• Ricottura (850-920°C): per ottenere una struttura
ferritica, per ottenere la massima deformabilità
plastica
• Normalizzazione (900°C): per ottenere struttura
perlitica
• Bonifica
• Tempra superficiale alla fiamma
• Tempra superficiale ad induzione
268
Ghise resistenti alla corrosione
%Si > 3 promuove la formazione di una pellicola
superficiale protettiva negli ambienti ossidanti
%Cr < 35 favorisce la formazione di un ossido
protettivo agli ambineti ossidanti
%Ni < 32 migliora la resistenza agli ambienti
riducenti
%Cu < 6 migliora la resistenza all’acido solforico
Rm = 90-130 MPa
269
Ghise resistenti al calore
• Non si deve avere una eccessiva dilatazione per
grafitizzazione
• La penetrazione dell’ossigeno deve essere
perlomeno limitata
• Si deve avere una buona resistenza alla criccatura
per urto termico
Si, Cr promuovono la formazione di uno strato
protettivo
Ni, Mo aumentano la tenacità ed Rm ad elevata T
Mn, P, Cr, Mo, V riducono dilatazione della ghisa,
in quanto stabilizzano i carburi