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Lezione C

Unione colonna – plinto di fondazione


Il progetto dell’unione colonna – plinto di fondazione di cemento armato varia a seconda del grado
di vincolo (cerniera o incastro), del verso delle sollecitazioni (in particolare dello sforzo normale) e
della forma del profilo della colonna.
Di seguito si riportano quattro esempi di progetto nell’ipotesi che il profilo utilizzato per la colonna
sia del tipo a doppio T (HEA, HEB, HEM o similare): i primi due esempi sono relativi ad un
collegamento a cerniera, mentre gli altri due ad un collegamento ad incastro.

Unione colonna-plinto di fondazione soggetta a compressione semplice


Il modo più semplice per realizzare una cerniera soggetta a compressione è quello di saldare alla
sezione di base della colonna una piastra in acciaio dotata di quattro o più fori nei quali trovano
alloggiamento altrettanti bulloni, che vengono annegati alla fondazione di cemento armato.
Per colonne soggette ad elevati sforzi di compressione è opportuno rinforzare la piastra con
nervature verticali, affinché lo spessore della piastra non superi i 30 ÷ 35 mm di spessore. In
presenza di nervature è necessario verificare a flessione le porzioni di piastra comprese tra due
nervature adiacenti, mentre queste ultime vanno verificate a taglio e flessione, considerando la
collaborazione di una parte della piastra a cui sono saldate.
In esercizio i bulloni non sono sollecitati né a taglio né a trazione, pertanto il loro dimensionamento
viene eseguito tenendo conto delle sollecitazioni che nascono durante le fasi di montaggio della
struttura.

Esempio
Si voglia progettare l’unione a cerniera di una colonna HE280B in Fe430 su un plinto di fondazione
di c.a. (classe di resistenza del calcestruzzo Rck ≥ 250 kg/cm2); la colonna sia sollecitata da uno
sforzo normale ultimo di compressione pari a NSdu = 250.000 kg.
138

117
0,80 b

500

0,95 h

500

Innanzitutto occorre fissare le dimensioni in pianta della piastra, affinché la verifica di


compressione sul calcestruzzo sia soddisfatta. Nel presente caso si ha:

N Sdu 250.000
Abase,netta ≥ = ≥ 2268 cm 2 ,
0,85 ⋅ f cd 0,85 ⋅129,7

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Lezione C – pag. C..2

dove Abase,netta è l’area di base della piastra depurata dell’area dei quattro fori.
Adottando una piastra quadrata e fissato il diametro d dei bulloni (e quello φ dei fori1) affinché
questi sopportino le sollecitazioni in fase di montaggio, il lato B della piastra dovrà rispettare la
seguente condizione:

πφ 2
B ≥ 2268 + 4 ,
4

nell’ipotesi che siano sufficienti quattro tirafondi di 12 mm di diametro, l’espressione sopra fornisce
la seguente limitazione inferiore per il lato B della piastra:

B ≥ 2268 + π ⋅1,2 2 = 2272,5 = 46,7 cm ;

si adotta una piastra di lato B = 50 cm.

La pressione di contatto sul calcestruzzo è pari a:

250.000
fc = = 100,3 kg / cm 2 ≤ 0.85 ⋅ 129,7 ≅ 110 kg / cm 2
π ⋅ 1,6 2
50 ⋅ 50 − 4 ⋅
4

(dove non è stato considerato il peso proprio della piastra, che è di gran lunga inferiore allo sforzo
normale trasmesso dalla colonna).

Per il dimensionamento dello spessore della piastra, si fa l’ipotesi che nella sezione a doppio T di
altezza h e base b lo sforzo normale sia distribuito in modo uniforme su una superficie rettangolare
di lati h’ ⋅ b’, dove h’ = 0,95 ⋅ h e b’ = 0,80 ⋅ b.

Nel presente caso si ottiene:

h’ = 0,95 ⋅ 28 = 26,6 cm,


b’ = 0,80 ⋅ 28 = 22,4 cm,

pertanto la piastra presenta i seguenti sbalzi rispetto alla colonna:

B − h' 50 − 26,6
L1 = = = 11,7 cm ,
2 2

B − b' 50 − 22,4
L2 = = = 13,8 cm .
2 2

Per la verifica a flessione della striscia di piastra di larghezza unitaria (1 cm) dovrà risultare:

1
Il diametro dei fori nelle piastre di fondazione è di alcuni millimetri superiore a quello dei tirafondi, per
consentire un’agevole alloggiamento della struttura in fase di montaggio. Nell’esempio si adottano fori di 16
mm di diametro.
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Lezione C – pag. C..3

L2 L2
fc ⋅ 6 ⋅ fc ⋅
2 = 3 ⋅ 100,3 ⋅ 13,8 = 4,56 cm ,
2
M 2 ≤ f
= ⇒ t≥
1⋅ t 2 d
W fd 2750
6
lo spessore richiesto per la piastra è eccessivo, occorre pertanto irrigidire la piastra attraverso
apposite nervature (costole), che consentano di ridurne lo spessore. Si adottano due nervature
verticali (di spessore 12 mm), cosicché lo sbalzo dai due bordi orizzontali della piastra si riduce a
circa 10 cm, mentre quello dai bordi verticali rimane pari a 11,7 cm.

100
117

500
40
500
Ripetendo ora la verifica a flessione sia con L=11,7 cm che con L=10 cm si ottiene:
L2
6 ⋅ fc ⋅
2 = 3 ⋅ 100,3 ⋅ 11,7 = 3,87 cm ,
2
t≥
fd 2750
L2
6 ⋅ fc ⋅
2 = 3 ⋅ 100,3 ⋅ 10 = 3,31 cm ,
2
t≥
fd 2750
lo spessore della piastra risulta ancora eccessivo.
Si decide allora di diminuire lo sbalzo verso i bordi orizzontali, riducendo la dimensione della
piastra nella direzione delle ali della colonna, e di aumentare la dimensione della piastra nella
direzione dell’anima, dove si introducono due nuove costole allineate con l’anima. Con le nuove
dimensioni la pressione di contatto sul calcestruzzo vale:
87,5

250.000
fc = = 99,6 kg / cm 2 ,
π ⋅ 1,6 2
47,5 ⋅ 53 − 4 ⋅
4
per il soddisfacimento della verifica a flessione degli
135

sbalzi verso i bordi orizzontali (che rappresentano le zone


475

più sollecitate) si ha: 125

L2
6 ⋅ fc ⋅
2 = 3 ⋅ 99,6 ⋅ 8,75 = 2,88 cm ,
2
t≥
fd 2750
40
530
si adotta quindi uno spessore di 30 mm.

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Lezione C – pag. C..4

Progetto delle costole


Una volta dimensionato lo spessore della piastra di
base, occorre eseguire la verifica di resistenza delle

165
costole verticali. A questo scopo si considera una
sezione a T, la cui ala è formata da una striscia di
piastra larga a, mentre l’anima è formata da una
costola. Si sceglie un’altezza delle costole di 15 cm.

475
145
Per ciascuna delle due costole laterali si può adottare A
uno schema di trave su due appoggi con due sbalzi
laterali caricata da una striscia di piastra di larghezza

165
a pari a 16,5 cm.
I momenti sugli appoggi valgono:
40 A
2
13,4 2 530
M inc = −( f c ⋅ a ) ⋅
= −(99,6 ⋅ 16,5) ⋅
L
=
2 2

150
134 262 134
= −147544 kgcm,

mentre quello in campata vale:


L2
M mezz = ( f c ⋅ a ) ⋅ + M inc =
8
30

13,4 2
= (99,6 ⋅ 16,5) ⋅ − 147544 = −110658 kgcm

150
8
il taglio all’appoggio assume invece il seguente 1 1

valore:
T = ( f c ⋅ a ) ⋅ L = (99,6 ⋅ 16,5) ⋅ 13,4 = 22021 kg . SEZ. A−A
2 2

Si calcolano ora le caratteristiche inerziali della 3 3


30

165
sezione a T:
distanza del baricentro dall’intradosso della piastra:
S 16,5 ⋅ 3 ⋅ 1,5 + 1,2 ⋅ 15 ⋅ (7,5 + 3)
yG = x = = 3,9 cm ,
A 16,5 ⋅ 3 + 1,2 ⋅ 15
momento di inerzia:
16,5 ⋅ 33 1,2 ⋅ 15 3
+ 16,5 ⋅ 3 ⋅ (3,9 − 1,5) + + 1,2 ⋅ 15 ⋅ (7,5 + 3 − 3,9) ≅ 1444 cm 4 ,
2 2
Jx =
12 12
la tensione tangenziale massima nell’anima vale:

1,2 ⋅ (18 − 3,9)


2
22021 ⋅
T ⋅S 2
τ= = = 1516 kg / cm 2 ≤ f d 3 = 1588 kg / cm 2 ,
b⋅ Jx 1,2 ⋅ 1444

mentre le tensioni normali nella sezione di incastro dell’anima alla piastra, all’intradosso della
piastra e all’estradosso della costola valgono, rispettivamente,:

147544
⋅ (3,9 − 3) =
M
σ 2− 2 = ⋅ 0,9 = 92 kg / cm 2 ,
Jx 1444

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Lezione C – pag. C..5

M 147544
σ 3− 3 = ⋅ 3,9 = ⋅ 3,9 = 398 kg / cm 2 ≤ f d = 2750 kg / cm 2 ,
Jx 1444

147544
⋅ (3 + 15 − 3,9) =
M
σ 1−1 = ⋅ 14,1 = 1441 kg / cm 2 ≤ f d = 2750 kg / cm 2 .
Jx 1444

Le dimensioni adottate per le costole garantiscono pertanto il soddisfacimento delle verifiche si


resistenza.

Verifica delle saldature


Si progettano i collegamenti saldati tra le costole e la piastra, tra le costole e la colonna ed infine tra
la colonna e la piastra di base.

Saldature tra le costole e la piastra


Le costole sono saldate alla piastra mediante due cordoni di saldatura per tutta la loro lunghezza; si
indica con s lo spessore dei cordoni e con a’ l’altezza della sezione di gola. I cordoni devono
trasferire lo sforzo di scorrimento agente alla base della costola:

T ⋅ S 22021 ⋅ (16,5 ⋅ 3 ⋅ 1,5)


τ ⋅b = = = 1132 kg / cm ,
Jx 1444
pertanto la sezione di gola dei cordoni deve soddisfare la seguente limitazione:

τ ⋅b
≤ 0,70 ⋅ f d
2 ⋅ a' s=5
da cui si ricava:
τ ⋅b 1132
a' ≥ = = 0,294 cm ,
2 ⋅ 0,70 ⋅ f d 2 ⋅ 0,70 ⋅ 2750

il valore minimo da assegnare allo spessore dei 165


30

cordoni è pertanto:

s = 2 ⋅ a' = 2 ⋅ 0,294 = 0,415 cm ,

si adotta uno spessore di 5 mm.

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Lezione C – pag. C..6

Unione colonna-plinto di fondazione soggetta a trazione semplice


Negli edifici multipiano di acciaio con elementi strutturali a schema statico pendolare ci sono
colonne semplicemente compresse e colonne che sono soggette alternativamente a sforzo normale
di compressione o di trazione a seconda dell’entità e del verso delle forze che agiscono sull’edificio
(in particolare di quelle orizzontali).
Anche negli edifici monopiano, le colonne del sistema di controvento verticale possono essere
soggette, oltre che a flessione e a taglio, a sforzo normale di compressione o di trazione a seconda
della direzione delle azioni orizzontali (vento e/o sisma).
Per queste colonne il collegamento alla fondazione è chiamato a trasferire alla stessa fondazione sia
sforzi di compressione sia sforzi di trazione. Per gli sforzi di compressione è sufficiente procedere
come visto sopra, mentre per quelli di trazione occorre adottare bulloni di ancoraggio (tirafondi).
Inoltre per garantire il trasferimento dello sforzo di trazione dalla colonna alla piastra, si ricorre a
soluzioni che prevedono l’adozione di canotti circolari o angolari saldati alla colonna in direzione
verticale, all’interno dei quali vengono ancorati i tirafondi.

N N

Ogni bullone dovrà essere in grado di sopportare uno sforzo di trazione Nb pari allo sforzo N nella
colonna diviso per il numero n di tirafondi:

Nb = N / n;

per la verifica dei tirafondi, ciascuno di area resistente pari a Ares, si avrà:

Nb
≤ f bd ,
Ares

dove fbd è la resistenza di calcolo dell’acciaio dei bulloni. I tirafondi possono essere realizzati con lo
stesso tipo di acciaio usato per la sovrastruttura o con un acciaio per carpenteria di tipo diverso o
ancora con barre di acciaio da c.a., preferibilmente ad aderenza migliorata (acciaio FeB38k,
FeB44k).
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Lezione C – pag. C..7

Una volta verificata la resistenza dei tirafondi occorre progettare il collegamento alla fondazione di
c.a. Lo sforzo di trazione può essere trasmesso attraverso uno dei seguenti meccanismi:

1. aderenza fra la superficie del bullone ed il calcestruzzo,


2. pressione di contatto sul calcestruzzo trasmessa da traverse di acciaio annegate nella
fondazione,
3. aderenza fra la superficie del bullone ed il calcestruzzo insieme e contatto tra una rosetta di
acciaio ed il calcestruzzo.

Di seguito si riporta la verifica del collegamento per ciascuno dei tre meccanismi di trasferimento
sopra elencati.

Aderenza tirafondi – calcestruzzo


In questo tipo di meccanismo il trasferimento dello sforzo Nb
presente nel tirafondo alla fondazione avviene per aderenza tra la b
superficie del bullone e il calcestruzzo. La verifica consiste nel
valutare la lunghezza La della porzione di bullone da annegare nel
calcestruzzo (nota come lunghezza di ancoraggio) affinché le
tensioni tangenziali medie sulla superficie del bullone non
superino il valore della tensione tangenziale ultima di aderenza.
La superficie di contatto tra il bullone ed il calcestruzzo vale:

Alater = π ⋅ d ⋅ La

e pertanto la tensione tangenziale media di calcolo assume il fvd


seguente valore:

Nb
f vd = ,
π ⋅ d ⋅ La

affinché fvd non superi la tensione tangenziale ultima di aderenza fbd del calcestruzzo occorre che la
lunghezza di ancoraggio rispetti la seguente limitazione inferiore:

Nb
La ≥ .
π ⋅ d ⋅ f bd

I valori della tensione tangenziale ultima di aderenza fbd (utilizzabili per barre ancorate in zona di
conglomerato compatto utilmente compressa ai fini dell’ancoraggio) sono pari a:

0,32
f bd = Rck ( N / mm 2 ) per barre lisce,
γc

f ctk
f bd = 2,25 per barre ad aderenza migliorata.
γc

Il prospetto 1 fornisce i valori di fbd che si ottengono per le due classi di calcestruzzo maggiormente
utilizzate.

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Lezione C – pag. C..8

Rck ≥ 250 kg/cm2 Rck ≥ 300 kg/cm2


Barre lisce 10 10,95
Barre ad aderenza migliorata 22,72 25,66

Il prospetto 2 fornisce invece i valori delle lunghezze di ancoraggio che si ottengono al variare del
tipo di bullone (liscio o ad aderenza migliorata), della resistenza dell’acciaio e del tipo di
calcestruzzo (Rck ≥ 250 kg/cm2 o Rck ≥ 300 kg/cm2).
Le lunghezze di ancoraggio sono spesso calcolate assumendo che i bulloni siano impegnati al
massimo tasso di lavoro consentito per l’acciaio, ossia alla resistenza ultima a trazione dell’acciaio:

π ⋅d 2
fd
4 d ⋅ fd
La ≥ = .
π ⋅ d ⋅ f bd 4 ⋅ f bd

Rck ≥ 250 kg / cm2 Rck ≥ 300 kg / cm2


Tipo Barre lisce Barre ader. migl. Barre lisce Barre ader. migl.
fd 2 2
acciaio fbd=10 kg/cm o filettate fbd=10,95 kg/cm o filettate
kg/cm2
fbd=22,72 kg/cm2 fbd=25,66 kg/cm2
FeB38k 3304 83 d 36 d 75 d 32 d
FeB44k 3826 96 d 42 d 87 d 37 d
Fe360 2350 59 d 26 d 54 d 23 d
Fe430 2750 69 d 30 d 63 d 27 d
Fe510 3550 89 d 39 d 81 d 35 d

Tuttavia si può calcolare la lunghezza di ancoraggio strettamente necessaria considerando lo sforzo


normale di calcolo Nb,Sd nel bullone al posto della resistenza a trazione dello stesso bullone:

N b ,Sd
La ≥ .
π ⋅ d ⋅ f bd

Di solito si preferisce dotare l’estremità inferiore del tirafondo di


un uncino, che dà maggiori garanzie n ei confronti dello b
sfilamento. La presenza dell’uncino può essere messa in conto ai
fini dell’aderenza nella effettiva misura del suo sviluppo in asse
alla barra.
Se si utilizzano barre ad aderenza migliorata da c.a., l’uncino
dovrà avere un raggio interno di almeno 6 diametri.
Il montaggio dei tirafondi avviene prima del getto della
fondazione, possibilmente attraverso l’utilizzo di una dima, ossia
di una contropiastra forata esattamente in corrispondenza dei
tirafondi e che consente l’alloggiamento degli stessi tirafondi
nella posizione di progetto. fvd

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Lezione C – pag. C..9

Ancoraggio a longarine di acciaio annegate nella fondazione


In questo tipo di meccanismo il trasferimento dello sforzo Nb alla fondazione avviene per contatto
tra il bullone ed una o più longarine metalliche, le quali a loro volta lo trasferiscono sempre per
contatto al calcestruzzo della fondazione.
Di solito le longarine sono realizzate con profili UPN accoppiati; per valori modesti degli sforzi o
se i bulloni sono necessari solo in fase di montaggio della struttura, si possono utilizzare profili a L
accoppiati o tondi.
L’inserimento dei bulloni avviene dopo il getto del calcestruzzo della fondazione, all’interno di
appositi pozzetti a sezione circolare o quadrata, che sono stati preventivamente creati prima del
getto ad esempio mediante l’inserimento di elementi di polistirolo.

Nb Nb Nb

Facendo riferimento alla figura sopra, si assume che la longarina di acciaio risulti sollecitata da un
carico uniforme q pari alla somma degli sforzi nei due bulloni divisa per la lunghezza L della
longarina, depurata della dimensione trasversale dei pozzetti:
2 ⋅ Nb
q= ,
L − 2⋅ D

le sollecitazioni massime nella longarina risultano pertanto pari a:


1 ⎛ 2 D2 ⎞
sezione A-A: M max −
= − p ⋅ ⎜⎜ L1 − ⎟,
2 ⎝ 4 ⎟⎠
+
sezione B-B: M max =
1
8
(2 2
p ⋅ L2 − 4 ⋅ L1 , )
L2
dove il momento positivo in campata si ha solo se L1 < .
2
Il taglio massimo sugli appoggi vale:
(L − D ) per L ≤ L2 ,
Tmax = q ⋅ 2 1
2 2
⎛ D⎞ L
Tmax = q ⋅ ⎜ L1 − ⎟ per L1 ≥ 2 .
⎝ 2⎠ 2

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Lezione C – pag. C..10

Le verifiche da eseguire sono:

1. la verifica di resistenza del calcestruzzo,


2. la verifica di resistenza della longarina.

Verifica di resistenza del calcestruzzo


Occorre verificare che la pressione di contatto sul calcestruzzo sia inferiore alla resistenza a
compressione allo S.L.U. del calcestruzzo2, pari a 0,85⋅fcd:

q
fc = ≤ 0,85 ⋅ f cd
2⋅b

dove b è la larghezza complessiva della longarina.

Verifica di resistenza della longarina


La longarina di acciaio va verificata a flessione e taglio; nella sezione A-A si ha:


M max Tmax
σA = e τA =
Wx Aa '

ed occorre verificare che la tensione ideale (calcolata con il criterio di Von Mises come prescritto
dalla Normativa) sia inferiore alla resistenza di calcolo dell’acciaio della longarina:

σ id = σ A 2 + 3 ⋅τ A 2 ≤ f d ;

nella sezione B-B c’è solo tensione normale e la verifica di resistenza si riduce alla sola verifica a
flessione:

+
M max
σB = ≤ fd .
Wx

2
Si può assumere un valore più elevato della resistenza a compressione del calcestruzzo perché il materiale è
confinato.
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Lezione C – pag. C..11

Verifica di resistenza della testa del bullone


Di solito i bulloni sono ancorati alla longarina mediante una testa a
martello, della quale occorre eseguire la verifica di resistenza. La
Nb
testa a martello consta di due piastre rettangolari saldate alla parte
terminale del bullone a 180° l’una dall’altra. Su ogni piastra si
hanno le seguenti sollecitazioni:
N N
T= b, M = b ⋅e ,
2 2
dove e è l’eccentricità del baricentro della piastra rispetto all’asse
del bullone.
Per la verifica di resistenza delle piastre si utilizza il criterio di Von
Mises; le tensioni normale e tangenziale massime risultano pari a:

M M 3 T
σ= = e τ=
Wx t ⋅ h 2 2 t ⋅h
6
e la tensione ideale:
σ id = σ 2 + 3 ⋅τ 2 ≤ f d . e

Verifica delle saldature


Le saldature a cordoni d’angolo dovranno essere verificate per le tensioni tangenziali parallele ed
ortogonali. Le tensioni parallele sono date da:

T
τ ''=
h⋅a

mentre le tensioni ortogonali valgono:

M
τ ort =
t ⋅ h2
6

occorre verificare la seguente disuguaglianza:

⎧0.85 ⋅ f d per l ' acciaio Fe360


τ ortog
2
+ τ parall
2
≤⎨ .
⎩0.70 ⋅ f d per l ' acciaio Fe430 e Fe510

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Lezione C – pag. C..12

Bulloni ad aderenza e rosette a contatto


Un metodo alternativo di trasferire lo sforzo dai tirafondi alla
fondazione consiste nell’attrezzare la parte terminale dei
tirafondi con una piastra circolare (“rosetta”).
Considerando che una parte di bullone è immersa nel
calcestruzzo, si può ritenere che una parte dello sforzo sia
trasferita per aderenza lungo la superficie laterale della parte
immersa e la restante aliquota sia trasmessa per contatto
attraverso la “rosetta”.
Di seguito si considera che lo sforzo Nb nel bullone sia
trasferito interamente per contatto attraverso la piastra.
Occorre pertanto progettare la rosetta, fissandone le dimensioni
(spessore e diametro della rosetta).
La forza che la rosetta è in grado di trasmettere al calcestruzzo
è pari alla resistenza a compressione del calcestruzzo
moltiplicata per la superficie di contatto:
d
⎛ D2 d2 ⎞
N = 0,85 ⋅ f cd ⋅ ⎜⎜ π ⋅ − π ⋅ ⎟⎟
⎝ 4 4 ⎠

s
ed uguagliando questa forza allo sforzo presente nel bullone, si
ricava il diametro D della rosetta: D
⎛ D2 d2 ⎞ 4 ⋅ Nb
0,85 ⋅ f cd ⋅ ⎜⎜ π ⋅ − π ⋅ ⎟⎟ = N b ⇒ D= +d2 .
⎝ 4 4 ⎠ π ⋅ 0,85 ⋅ f cd

Se si dimensiona la rosetta affinché sia in grado di trasmettere lo sforzo massimo nel bullone, la
formula sopra si può riscrivere nella seguente forma:

⎛ d2 ⎞
4 ⋅ ⎜⎜ π ⋅ ⋅ f d ⎟⎟
⎝ 4 ⎠ +d2 = d ⋅ fd
D= +1 .
π ⋅ 0,85 ⋅ f cd 0,85 ⋅ f cd

Il prospetto seguente fornisce il diametro della rosetta per diversi tipi di acciaio e per due diverse
classi di resistenza di calcestruzzo.

Tipo acciaio fd kg/cm2 Rck ≥ 250 kg / cm2 Rck ≥ 300 kg / cm2


FeB38k 3304 5,56 d 5,10 d
FeB44k 3826 5,97 d 5,47 d
Fe360 2350 4,72 d 4,33 d
Fe430 2750 5,09 d 4,67 d
Fe510 3550 5,76 d 5,28 d

Una volta determinato il diametro della rosetta, occorrerà determinarne lo spessore e a questo scopo
si può fare riferimento alla soluzione della piastra anulare incastrata sul bordo interno e caricata con
una pressione uniformemente distribuita. La pressione esercitata dal calcestruzzo vale:

Maurizio Orlando – Appunti di Tecnica delle Costruzioni Revisione – 24/01/05


Lezione C – pag. C..13

Nb Nb
q= ≅ 1,273 ,
D 2
d 2
D −d2
2
π⋅ −π ⋅
4 4
il massimo (in valore assoluto) momento radiale mr si registra nella sezione di incastro della piastra
al tirafondo3 e lo spessore della piastra dovrà soddisfare la seguente verifica di resistenza:

6 ⋅ mr 6 ⋅ mr β
≤ fd ⇒ s≥ . α α β2
1⋅ s 2 fd (D / d )
Per ν = 0,3 (essendo la piastra di acciaio) e β = D d , si può 1,25 0,01 0,01
1,5 0,04 0,02
scrivere mr nella seguente forma:
1,75 0,09 0,03
⎛α ⎞ 2 0,17 0,04
m r = −q ⋅ d 2 ⋅ α = − q ⋅ D 2 ⋅ ⎜⎜ ⎟⎟ ,
⎝β ⎠ 3 0,81 0,09
dove i valori dei coefficienti α e α β per diversi valori di β=D/d 4 2,00 0,13
sono elencati nella tabella qui a fianco. La condizione scritta 5 3,83 0,15
sopra per lo spessore s diventa pertanto la seguente: 6 6,35 0,18
7 9,60 0,20

s≥d⋅
6 ⋅α ⋅ q
= D⋅
6⋅ α β 2 ⋅q
.
( ) 8
9
13,63
18,45
0,21
0,23
fd fd
10 24,11 0,24

Per valori di β non contemplati nella tabella, si può ricorrere


all’interpolazione lineare.

Trasferimento dello sforzo di taglio


I collegamenti a cerniera tra colonna e plinto di fondazione sono in genere soggetti oltre che a
sforzo normale, di compressione o di trazione, a sforzo di taglio.
Per il trasferimento dello sforzo di taglio si può fare affidamento su uno dei tre meccanismi
seguenti:

1. resistenza di attrito tra piastra di base e calcestruzzo (meglio malta di livellamento a ritiro
compensato),
2. resistenza a taglio dei bulloni (secondo le normative francesi, la resistenza a taglio dei
bulloni non può essere considerata perché essi possono inflettersi senza che lo strato di
malta di livellamento sia in grado di contrastarne l’inflessione),
3. resistenza a taglio di un’apposita nervatura verticale saldata alla piastra orizzontale.

Se si trasferisce lo sforzo di taglio mediante i bulloni di ancoraggio, occorre eseguire la verifica di


resistenza degli stessi per tensione normale e tangenziale secondo la formula utilizzata per i bulloni:

2 2
⎛ τ ⎞ ⎛ σ ⎞
⎜ ⎟ +⎜ ⎟ ≤ 1 (S.L.)
⎜ f d, V ⎟ ⎜ f d, N ⎟
⎝ ⎠ ⎝ ⎠

3
Si veda ad es. Odone Belluzzi “Scienza delle Costruzioni”, Vol. 3, Ed. Zanichelli, pag. 105.
Maurizio Orlando – Appunti di Tecnica delle Costruzioni Revisione – 24/01/05
Lezione C – pag. C..14

Nel caso in cui si utilizzi una nervatura verticale saldata alla piastra orizzontale, occorre verificare
la nervatura a taglio e flessione, nonché il collegamento saldato tra la nervatura e la piastra ed infine
la pressione di contatto sul calcestruzzo.
Fissata la lunghezza della nervatura, che di solito coincide con la larghezza B della piastra, l’altezza
h della nervatura viene scelta in modo che sia soddisfatta la verifica della pressione di contatto sul
calcestruzzo, assunta distribuita in modo uniforme:

T
fc = ≤ 0,85 ⋅ f cd .
B⋅h

Infine dalla verifica a taglio e flessione della nervatura, si ricava lo spessore minimo da assegnare
alla stessa; la tensione normale sulle fibre estreme della sezione di incastro della nervatura alla
piastra è pari a:

B ⋅ h2
fc ⋅
2 = fc ⋅ 3⋅ h ≤ f ,
2
M
σ= =
B ⋅t2 t2
d
W
6

mentre la tensione tangenziale massima nella fibra baricentrica è uguale a:

3 T 3 fc ⋅ B ⋅ h 3 fc ⋅ h fd
τ= = = ≤ .
2 A 2 B ⋅t 2 t 3

Dalla verifica a flessione si ricava la seguente limitazione per lo spessore t:


3 fc
t ≥ h⋅
fd
e da quella a taglio:

3 3 fc
t ≥ h⋅ ;
2 fd
4
si osserva che la verifica più restrittiva è quella a flessione se f c <
f d ≅ 0,444 f d , condizione che è
9
sempre soddisfatta, essendo la pressione di contatto massima sul calcestruzzo di molto inferiore alla
resistenza a trazione dell’acciaio.
Una volta fissato lo spessore della nervatura si possono dimensionare e verificare i due cordoni di
saldatura che la collegano alla piastra. Proiettando la sezione di gola di ciascun cordone
sull’intradosso della piastra (piano orizzontale), si hanno tensioni tangenziali ortogonali prodotte
dal taglio e tensioni normali ortogonali prodotte dal momento flettente:

1 T M 1
τ ortog = , σ ortog = ;
2 B⋅a t B⋅a

la verifica di resistenza dei cordoni è quindi soddisfatta se:

⎧ fd per l ' acciaio Fe360


τ ortog + σ ortog ≤ ⎨
⎩0.85 ⋅ f d per l ' acciaio Fe430 e Fe510
Maurizio Orlando – Appunti di Tecnica delle Costruzioni Revisione – 24/01/05
Lezione C – pag. C..15

⎧0.85 ⋅ f d per l ' acciaio Fe360


τ ortog , σ ortog ≤ f d ⎨
⎩0.70 ⋅ σ adm per l ' acciaio Fe430 e Fe510

⎧0.85 ⋅ f d per l ' acciaio Fe360


σ ortog ≤ ⎨
⎩0.70 ⋅ f d per l ' acciaio Fe430 e Fe510

Maurizio Orlando – Appunti di Tecnica delle Costruzioni Revisione – 24/01/05

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