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Corso di Progetto di Strutture - a.a. 2016/17 dott. ing.

Isaia Clemente

6. ELEMENTI STRUTTURALI IN
CEMENTO ARMATO PRECOMPRESSO

Novembre 2016 – v. 11.0 - Pag. 6.1 -

Elementi strutturali in Cemento Armato Precompresso

6.1. Generalità

Le strutture in Cemento Armato Precompresso, dette comunemente in c.a.p., sono caratterizzate


dalla presenza permanente di particolari coazioni, azioni artificiali esterne di compressione, oltre
ai carichi esterni applicati.
Uno stato di coazione è per definizione uno stato di sollecitazione interno al quale non
corrisponde alcun sistema di forze esterno.
Esempi di coazioni applicate su strutture sono certamente:
- Distorsione termica impedita: si prenda una trave incastrata ai due estremi soggetta ad una
variazione di temperatura uniforme DT. Poiché la trave è incastrata la deformazione risulta
essere impedita con la conseguente nascita di forze interne, che possono essere facilmente
determinate immaginando prima di deformare la trave e poi di ripristinare la congruenza,
riportando la trave nella posizione originale. Quest’ultima operazione comporta
l’applicazione di una forza normale che annulla completamente l’allungamento DL dovuto
alla variazione di temperatura.

- Il ritiro del calcestruzzo: nelle travi in cemento armato tale fenomeno, se impedito,
produrrebbe uno stato di coazione simile ad una diminuzione di temperatura con
conseguente nascita di uno stato di trazione.
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Nel Cemento Armato Precompresso c.a.p. le coazioni artificiali impresse hanno lo scopo di
migliorare il comportamento della struttura in fase di esercizio, contenendo la deformabilità ed
impedendo (o limitando) la fessurazione della trave. Infatti, la presenza di una sollecitazione
artificiale di segno opposto a quello dovuto ai carichi applicati comporta tensioni risultanti
minori di quelle che si avrebbero se ci fossero solamente carichi applicati.
Generalmente la coazione è una compressione permanente che permette di ottenere una sezione
resistente completamente reagente, di rigidezza mediamente doppia di una sezione fessurata. Lo
stato di coazione viene impresso mediante acciai di elevate caratteristiche meccaniche.

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Quando la pressollecitazione induce nella sezione solo tensioni di compressione


(precompressione completa) il calcolo allo stato limite di servizio diventa molto semplice, in
quanto i metodi di calcolo da adottare sono quelli classici della Scienza delle Costruzioni, cioè
con sezione interamente reagente. In questa condizione vale la sovrapposizione degli effetti: la
precompressione ed i carichi esterni si sommano per ottenere lo stato di sollecitazione finale.
La verifica in generale consiste in: s - sp £ sadm

Occorre osservare però che mentre la sovrapposizione degli effetti è del tutto lecita, il principio
di proporzionalità viene meno.

s1 s1 - s0
s1 ® e1 = s1 ® e1 =
E E
2s 2s - s0
2s1 ® e 2 = 1 = 2e1 2s1 ® e 2 = 1 ¹ 2e1
E E

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In tal senso il metodo delle T.A. non può essere considerato valido anche ai fini della verifica a
rottura.
Nel cemento armato precompresso occorre effettuare le verifiche in ogni fase della vita della
struttura e poter valutare singolarmente ogni contributo agli sforzi interni, facilita tali operazioni.

Vantaggi:

- disponendo i cavi nella posizione opportuna si riesce ad annullare o quanto meno a ridurre
notevolmente gli effetti dei carichi esterni;
- si ha l’annullamento o la riduzione delle tensioni di trazione nel calcestruzzo. Questo fa si
che tutto il materiale reagisca permettendo così sensibili riduzioni di sezione a parità di
carichi esterni rispetto a travi in c.a ordinario;
- gli sforzi di compressione vengono anch’essi notevolmente ridotti per la presenza di
maggiore area resistente a compressione;
- sensibile riduzione delle tensioni principali di trazione dovute al taglio;
- sensibile riduzione degli effetti del ritiro. D’altronde il fenomeno del ritiro tende a diminuire
lo stato di compressione contribuendo a diminuire il benefico effetto della precompressione;

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- un elemento o una struttura in c.a.p. nelle varie fasi di costruzione è sottoposto di fatto a
severi collaudi che garantiscono l’opportuna resistenza anche livelli di tensione che
normalmente non vengono mai più raggiunti in fase di esercizio ma comunque presenti
nelle fasi intermedie (ad esempio nella fase di precompressione);
- la tecnica della precompressione può essere applicata anche ad altre tipologie costruttive,
quali le strutture miste acciaio-calcestruzzo e le stesse strutture metalliche.

Svantaggi:

- malgrado la semplicità concettuale dei calcoli, la progettazione delle opere in c.a.p. richiede
consapevolezza e senso di responsabilità ancora maggiori rispetto alle normali opere in c.a.;
la tecnica della precompressione richiede un alto livello di specializzazione delle imprese
costruttrici e delle maestranze. Si pensi alle operazioni di messa in trazione dei cavi,
operazione che richiede l’uso di martinetti idraulici o alle operazioni di ancoraggio dei cavi
che richiede particolari tecnologie che verranno esaminate in seguito;
- le costruzioni in c.a.p. devono essere realizzate con materiali più resistenti e dunque più
costosi, infatti l’acciaio utilizzato deve essere in grado di sviluppare grandi deformazioni
(allungamenti) in campo elastico, cioè possedere un elevato limite elastico.

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L’azione precompressione del cls è dovuta all’allungamento delle “barre di


pressollecitazione” che, una volta rilasciate, creano un accorciamento del calcestruzzo:
maggiore è la contrazione del cls, maggiore è la tensione di compressione nello stesso.
In realtà non viene sfruttato tutto l’allungamento imposto alle armature, in quanto una
buona parte viene persa per effetto dei seguenti fenomeni:
- ritiro del calcestruzzo;
- deformazione viscosa del cls: in condizione di carico
costante, scontata una prima deformazione elastica, si
ha anche una deformazione viscosa (aumento della
deformazione nel tempo a carico costante); questo
fenomeno avviene in un periodo temporale di qualche
mese;
- rilassamento delle armature di pressolecitazione:
diminuzione nel tempo della forza necessaria a
mantenere una determinata deformazione, cioè
diminuzione del modulo elastico. Al contrario della
deformazione viscosa, il fenomeno avviene nei primi
giorni.

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Queste perdite vengono dette Perdite Differite di pressollecitazione e vengono ridotte


imponendo elevate deformazioni elastiche iniziali dell’acciaio.

In conclusione per ottenere un certo effetto bisogna tirate più del previsto, per scontare tutte
le perdite.

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6.2. Materiali

6.2.1. Il calcestruzzo

Il calcestruzzo impiegato nelle strutture in c.a.p. si differenzia da quello usato nel c.a. solamente
per una resistenza più elevata, ciò perché deve essere associato ad acciai di elevata resistenza e
perché nella fase di pressollecitazione i livelli di tensione raggiungibili possono essere
estremamente elevati.

Secondo il D.M. 14/01/2008, la classe minima di resistenza per le strutture in c.a.p. è C28/35,
mentre per il D.M.1996 era il Rck=30 MPa (max Rck=55)

A differenza del c.a., nelle strutture in c.a.p sono ammesse le trazioni (precompressione limitata),
a patto di prevedere idonea armatura diffusa in grado di riprendere tale trazione.
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Resistenza a compressione a lungo termine in esercizio (SLE):

Le massime tensioni normali di compressione sc, in esercizio a cadute di tensione avvenute,


devono rispettare la seguente limitazione (D.M.2008):
sc < 0.60f ck per la combinazione caratteristica (rara)
sc < 0.45f ck per la combinazione quasi permanente
fck = resistenza caratteristica del cls a 28gg

Per spessori di calcestruzzo inferiori a 50mm, i valori vanno ulteriormente ridotti del 20%.

Resistenza a compressione iniziale in esercizio (SLE):

All’atto della tesatura, quindi della precompressione, le massime tensioni normali di


compressione sc, iniziale, devono rispettare la seguente limitazione (D.M.2008):

sc < 0.70f ckj fckj = resistenza caratteristica del cls al j-esimo giorno

Solo nella zona di ancoraggio delle armature si possono tollerare compressioni locali sc prodotte
dagli apparecchi di ancoraggio pari a:
sc < 0.90f ckj
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Valutazione della resistenza cilindrica nel tempo:

Per la valutazione della resistenza cilindrica del cls all’atto della precompressione, che avviene in
genere per un tempo diverso dai 28gg di maturazione richiesti dalla norma, si può adottare la
seguente formulazione (Ceb-Fip Model Code 1990):
æ 28gg ö
sçç1- ÷
t ø÷
f cm (t) = f cm (28gg) ´ e è

dove:
120

- s è un coefficiente che dipende dal 110 fcmj / fcm 28 gg

tipo di cemento: 100

90
s = 0.20 per cls a presa rapida ed 80

alta resistenza 70

60
s = 0.25 per cls a resistenza normale 50

e a presa rapida 40

30
s = 0.38 per cls a presa lenta 20

10
- t è il tempo di carico; 0
gg

0 5 10 15 20 25 30 35 40 45 50

- fcm(28gg) è la resistenza cilindrica a 28 giorni

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Resistenza a trazione a lungo termine in esercizio (SLE)::

Nel nuovo D.M. 14/01/2008 non viene citata la resistenza a trazione, mentre le precedenti
normative (D.M. 2005 e D.M. 1996) riportavano:

In ambienti moderatamente/poco aggressivi, sono ammesse tensioni normali di trazione st, in


esercizio a cadute di tensione avvenute, che devono rispettare la seguente limitazione:
st < 0.07f ck D.M. 1996
f ctk
st < D.M. 2005 con g m,c riportato in Tab 5.1-XII
g m,c

Resistenza a trazione iniziale in esercizio (SLE)::

Analogamente, le precedenti normative (D.M. 2005 e D.M. 1996) riportavano:


“sono ammesse tensioni di trazione fino a 0,10 fckj fermo restando l'obbligo di disporre armature
metalliche che assorbono l'intera risultante delle trazioni.
Nelle travi ad armature pretese sono ammesse tensioni di trazione iniziali pari a 0,05 fckj, senza
aggiunta di armatura sussidiaria, purché l'armatura pre-tesa sia ben diffusa nella zona soggetta a
trazione. In fasi intermedie e transitorie della costruzione è consentito superare nel conglomerato
cementizio il limite a trazione innanzi stabilito, purché le fasi successive provochino
l'annullamento dello stato di trazione.”
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6.2.2. Gli acciai da precompressione


Per il cemento armato precompresso vengono utilizzati acciai ad alta resistenza (acciai
armonici), che presentano pertanto elevati valori di allungamento al limite elastico, necessari per
contenere le perdite. Essi presentano comportamento altamente fragile caratterizzato da una
elevata resistenza in assenza o quasi di snervamento.
Per tale motivo si adotta la
Acciaio convenzione di utilizzare il
da c.a.p. valore della tensione allo
0.2% di deformazione
residua o all’1% di
deformazione sotto carico
in sostituzione della
tensione di snervamento.
Acciaio
da c.a.
Tale tipologia di acciai può
arrivare a resistenze
dell’ordine di 1500-1800
MPa.

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Confrontando questi valori con quelli dell’acciaio da c.a. (540 MPa circa), si osserva una
resistenza superiore di 2÷3 volte. Tale aumento di resistenza si ottiene principalmente con i
seguenti provvedimenti:
- aumento della percentuale di carbonio (circa 0.6% contro i 0.2% delle barre da c.a.);
- aggiunta di elementi, quali manganese, silicio, vanadio o cromo;

- incrudimento mediante lavorazione a


freddo (trafilatura): nel caso dei fili si
opera una trafilatura che prevede tensioni
longitudinali di trazione e trasversali di
compressione;

- trattamenti termici di tempra seguiti da rinvenimento.

In realtà spesso questi trattamenti vengono combinati assieme per far triplicare la resistenza, ciò
fa comprendere il perché questi acciai non sono saldabili, sono molto sensibili alle alte
temperature di un incendio, sensibili alla corrosione.

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Gli acciai da c.a.p. sono disponibili sotto forma di fili, trecce, trefoli e funi generalmente forniti
in rotoli o bobine, barre in fasci.
I fili
I fili, o vergella, sono un prodotto laminato si sezione piena,
generalmente fornito sottoforma di rotoli.
I fili possono essere tondi o di altre forme; vengono individuati
fnom = 2÷10mm
mediante il diametro nominale e non presentano snervamento.
Non è consentito l’impiego di fili lisci nelle strutture precompresse ad
armature pre-tese. Ciascun rotolo di filo liscio, ondulato o con
impronte deve essere esente da saldature.
Le trecce
Una treccia è costituita da 2 o 3 fili avvolti ad elica intorno al loro
comune asse longitudinale; passo e senso di avvolgimento dell’elica
sono eguali per tutti i fili della treccia;

I Trefoli
Un trefolo è costituito da più fili avvolti ad elica intorno ad un filo
rettilineo completamente ricoperto dai fili elicoidali.
Il passo ed il senso di avvolgimento dell’elica sono uguali per tutti i fili
di uno stesso strato.
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Le Funi
Le funi sono costituite da un gran numero di fili organizzati in vario
modo.
Le funi sono generalmente utilizzate per gli apparecchi di
sollevamento, come ascensori, montacarichi ed impianti a fune, e non
per il cemento armato precompresso.
Le Barre
La barra da c.a.p. è un prodotto laminato di sezione piena,
forniti soltanto in forma di elementi rettilinei e piuttosto
rigidi. Le barre possono essere lisce, a filettatura continua
o parziale, con risalti; vengono individuate mediante il
diametro nominale.

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Gli acciaio da c.a.p. devono presentare le seguenti caratteristiche meccaniche secondo il D.M.
14.01.2008:

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Resistenza a trazione in esercizio (SLE)::


La tensione massima ssp in esercizio a perdite avvenute di una armatura da c.a.p. di tipo pre-teso
o post-teso, tenendo conto di tutte le sollecitazioni agenti, è pari a:

ssp < 0.80 ´ (f p,(0.1),k ; f p,(1),k ; f p,y,k )


dove:
fp,(0.1),k è la tensione di trazione caratteristica allo 0.1% di deformazione residua;
fp,(1),k è la tensione di trazione caratteristica al 1% di deformazione;
fp,y,k è la tensione di trazione caratteristica allo snervamento;

La tensione massima iniziale sspi all’atto della tesatura di una armatura da c.a.p. di tipo pre-teso,
è pari a:
ìï0.90(f p,(0.1),k ; f p,(1),k ; f p,y,k ) üï
sspi < min í ý pre-teso
îï0.80 ´ f p,t,k þï
Nel caso di armatura di tipo post-teso, è pari a:
ïì0.85(f p,(0.1),k ; f p,(1),k ; f p,y,k ) ïü
sspi < min í ý post-teso
îï0.75 ´ f p,t,k þï

È ammessa per ciascuna tipologia una sovratensione non superiore a 0.05 fp,(0.1),k

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6.3. La tecnologia della precompressione

6.3.1. Grado di precompressione


Gli elementi in cemento armato precompresso possono essere classificati in base a diversi
aspetti; una prima classificazione riguarda il grado di precompressione:

1. Cemento Armato Precompresso COMPLETO: la coazione di compressione iniziale è tale da


annullare le trazioni in tutte le
configurazione di sollecitazione.
2. Cemento Armato Precompresso NORMALE: nella configurazione di sollecitazione finale
sono presenti limitate tensione nel cls.
3. Cemento Armato Precompresso PARZIALE: la coazione di compressione iniziale non è
tale da annullare tutte le trazioni, che devono
essere riprese dalla armatura ordinaria del
c.a., detta armatura lenta.
4. Cemento Armato NORMALE: assenza di coazione di compressione iniziale,
devono essere disposte le armature da c.a.,
per riprendere tutte le trazioni.

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6.3.2. Precompressione interna, esterna o mista

1. Precompressione INTERNA:
E’ la tecnica maggiormente utilizzata, la quale prevede l’applicazione della precompressione
con cavi interni, cioè con cavi immersi nel getto di calcestruzzo. A seconda che il cavo sia
teso prima o dopo l’indurimento del getto di cls si parla di pre-tensione o post-tensione;

2. Precompressione ESTERNA:
In questo caso il cavo passa esternamente alla sezione. Ha il vantaggio di avere cavi sempre
ispezionabili e, se è il caso, possono essere ri-tesati o addirittura sostituiti. Si evita inoltre di
avere getti difficoltosi normalmente tali per le esigue dimensioni delle nervature. I cavi
esterni hanno però lo svantaggio di non avere riserve dovuta all’aderenza e di essere soggette
maggiormente alla corrosione. Tale tecnica viene generalmente utilizzata in ponti a conci
prefabbricati.

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3. Precompressione MISTA:
La precompressione mista viene in genere realizzata con precompressione interna a livello di
soletta inferiore e superiore e una precompressione esterna applicata a livello delle nervature
verticali che possono essere così progettate con spessori minori essendo il getto meno
difficoltoso. Esistono anche soluzioni con cavi interni non iniettati (protetti in stabilimento)
che hanno il vantaggio di poter essere ri-tesati e/o sostituititi.

6.3.3. Precompressione a fili aderenti o ad armatura pre-tesa


È una tecnica di precompressione interna, tipica della prefabbricazione industrializzata eseguita
in stabilimento, che prevede i cavi immersi nel getto di calcestruzzo ed trasferimento della forza
per aderenza.

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Fase I: si dispongono i cavi (trecce e trefoli) di


precompressione all’interno del cassero prima
del getto nella posizione voluta, tesati con uno
o due martinetti idraulici vincolati a due
blocchi di ancoraggio solidali con il terreno;

Fase II: la trazione voluta viene mantenuta per


il tempo necessario ad effettuare il getto di
calcestruzzo e per realizzarne la presa e l’avvio
del suo indurimento.

Fase III: Eseguito il getto e raggiunto così


un’opportuna caratteristica di resistenza del
cls, i fili vengono tagliati in corrispondenza
delle sezioni terminali dell’elemento.

I fili non più tesi tenderanno ad accorciarsi, fenomeno al quale si oppone il cls che di
conseguenza risulta essere luogo di uno stato di coazione (precompressione). Si osservi che a
questo punto i cavi presentano una sollecitazione di trazione inferiore a quella iniziale, perché
anch’esse si sono accorciate con il calcestruzzo di d.
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6.3.4. Precompressione a cavi scorrevoli o ad armatura post-tesa

Questa tecnica di precompressione può essere sia interna che esterna e consiste principalmente
nel mettere in tensione un cavo (treccia o trefolo) libero di scorrere in una guaina all’interno o
esterno dell’elemento già gettato. In questo caso il trasferimento della forza avviene alla testata
del manufatto.
Le fasi sono le seguenti:

Fase I: si prepara la cassaforma con all’interno i cavi contenuti entro guaine (quindi liberi di
scorrere) ed i dispositivi di fissaggio; si esegue il getto del manufatto; in alcuni casi,
vengono inserite solamente le guaine, infilando in un secondo momento i cavi.

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Fase II: a getto avvenuto ed al raggiungimento delle opportune caratteristiche meccaniche del
calcestruzzo (resistenza necessaria ad assorbire in sicurezza le coazioni imposte), i cavi
vengono messi successivamente in tensione da martinetti idraulici a contrasto con
l’elemento di calcestruzzo; la tesatura può avvenire su entrambe le facce oppure una
sola dopo aver bloccato l’estremo opposto.

Fase III: raggiunto il livello di tensione voluto che corrisponde evidentemente allo stato di
precompressione voluto si procede al bloccaggio dei cavi attraverso opportuni
dispositivi brevettati, solitamente a forma di cuneo; si tolgono i martinetti e si procede
con l’iniezione della malta di cemento nelle guaine.

L’efficacia del metodo dipende evidentemente dall’efficacia degli ancoraggi terminali.

Con questa tecnica, in ogni istante si ha sempre l’uguaglianza fra l’azione sul calcestruzzo Nc e
quella di trazione sul cavo Nsp

Al contrario del metodo precedente, il cavo può essere tesato più volte fin tanto ché la guaina
non viene iniettata e sigillata.

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6.3.5. I sistemi di ancoraggio


I sistemi di ancoraggio sono diversi e spesso brevettati dalle singole ditte, ma sostanzialemtne
derivano tutti dalle due seguenti tipologie:

1. Ancoraggio a cuneo (Fressinet)

Il tronco di cono centrale viene trascinato all’interno dell’elemento dalla forza di trazione e
quindi premuto contro la sua sede, fino ad auto bloccarsi.
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2. Ancoraggio a testa cilindrica

In entrambi i dispositivi bisogna prestare molta attenzione alla zona di ancoraggio: infatti nel
punto di contatto e trasferimento della forza di pre-compressione si generano picchi di tensione
molto elevati. La forza di precompressione induce tensioni di compressione elevate nella
direzione del cavo, ma anche tensioni di trazioni ortogonali alle precedenti.
Per riprendere le tensioni di trazione e
contemporaneamente confinare il cls soggetto a
compressioni elevate bisogna prevedere
un’armatura trasversale molto fissa (staffe
molto ravvicinate), detta armatura di frettaggio.

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6.3.6. Iniezione dei cavi

Nei manufatti ad armature post-tesi, dopo la tesatura finale, si deve procedere alla sigillatura
della guaina al cui interno scorre il cavo. La sigillatura avviene con l’iniezione di miscele
cementizie (malte con inerti molto fini) o resine ad hoc.

L’iniezione viene eseguita per i seguenti scopi:

- Protezione dell’acciaio post-teso dalla corrosione;


- Realizzare l’aderenza fra il cavo e la guaina (e quindi il calcestruzzo) per migliorare le
condizioni di sicurezza a rottura. A tal fine si possono anche utilizzare guaine
opportunamente corrugate all’interno e esterno.

Dopo l’iniezione il cavo da pressollecitazione “vale” anche come armatura lenta, cioè può
riprendere le trazioni presenti nell’elemento in c.a.

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