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L'ago nel pagliaio/2

RICHTER ON BROADWAY

Se c'é stato un pianista dal repertorio immenso, totalizzante, esteso in tutte le


direzioni, dalla musica dei maestri barocchi a Anton Webern, toccando tutti i
massimi compositori che hanno scritto per la tastiera, praticando, pur con qualche
idiosincrasia (niente il 2°, il 4° e il 5° di Beethoven, né il 1° di Chopin, nè il 1° di
Brahms, per esempio), i pilastri del concertismo e arrivando ai più raffinati connubi
con i più grandi interpreti del repertorio liederistico e di quello cameristico, questo é
stato indiscutibilmente Sviatoslav Richter.
Parrebbe quasi un gioco di società, ma é più facile elencare le composizioni che il
pianista ucraino non ha mai affrontato piuttosto che quelle da lui eseguite e
registrate, per cui sembrerebbe che la sua discografia non dovesse più offrire alcun
tipo di sorpresa traumatica, del genere, per intenderci, di quelle che ti fanno fare un
salto sulla sedia e scatenano immediatamente un irresistibile desiderio di percorrere
mezzo mondo, costi quello che costi, per entrare in possesso della ambitissima
registrazione.
Certo, versioni ancora inedite di sonate di Beethoven o di Schubert, di brani di Bach,
Liszt, Rachmaninov, Scriabin, continuano ad apparire sotto le più svariate etichette,
da affiancare con sempre estremo interesse e diletto a quelle già note, ma grosse
sorprese sembrava non dovessero più essercene. Eppure...

Eppure ecco che il più imprevedibile e affascinante pianista del nostro secolo riesce
ancora una volta a stupirci e a lasciarci con la bocca a forma di un bel O grazie ad un
Cd della casa italiana Originals (da non confondersi con la serie The Originals della
D.G.) specializzata in pubblicazioni di esecuzioni dal vivo di estremo interesse.
Il Cd presenta una registrazione del 5° Concerto in Fa maggiore op. 103 di Camille
Saint-Saens accoppiata - udite, udite!- con il Concerto in Fa di George Gershwin,
entrambi diretti da Christoph Eschenbach alla testa della Orchestra della Radio di
Stoccarda (e non Suddeutsche Rundfunk come viene indicato sul Cd che usa la
vecchia denominazione). Non sono riportate le date della registrazione dal vivo, ma
si tratta di un concerto radiofonico tenutosi il 30 maggio 1993, quindi quasi alla fine
della carriera concertistica di Richter che sarebbe scomparso di lì a cinque anni. Il
suono non é dei migliori soprattutto nei fortissimi orchestrali in cui appare piuttosto
distorto: l'ascolto comunque é più che tollerabile.
Se il concerto di Saint-Saens era già noto in un'esecuzione del 1951 effettuata a Mosca
con l'Orchestra Giovanile diretta da Kyril Kondrashin e recentemente riversata in Cd
nella serie della BMG-Melodya dedicata a Richter, quello di Gershwin é veramente
una chicca delle più ghiotte. Perché se é già un notevole shock culturale che il mago
di Zitomir si sia avvicinato alla musica del più geniale songwriter americano, ma che
di questo non abbia scelto la popolarissima Rapsodia in Blue, come tantissimi grandi
della tastiera prima di lui, bensì l'assai meno noto Concerto scritto nel 1925, tale scelta
rivela che Richter non solo é stato il musicista che tutti sanno, ma anche un
personaggio saturnino ed eccentrico quant' altri mai.
Richter affronta il piacevolissimo concerto di Gershwin con evidente entusiasmo e
con un'adesione stilistica che ha dello stupefacente, (assai più del teutonico
Eschenbach) tanto da farci credere che le sue radici siano più dalla parte della
53esima Strada di Manhattan piuttosto che dalla parte delle pianure dell'Ucraina.
Ma é un americano però che conosce bene sia Debussy che Prokoviev per le sonorità
liquide e diafane del 2° tempo e per il modo in cui stacca le note ribattute di cui il
Concerto é costellato.
Le ragioni che hanno spinto Richter a scegliere questa pagina non molto frequentata
del Novecento, proprio alla fine della sua attività concertistica, non le conosco, ma
sicuramente anche questa scelta fa parte di quel suo coté di anticonformista che ha
fatto dire a Piero Rattalino che Richter é un po' l'Oscar Wilde della tastiera. Resta il
fatto che questo ago nel pagliaio della discografia di Richter merita di essere
conosciuto e apprezzato per la sua unicità e piacevolezza, in più l'esecuzione del
Concerto di Saint-Saens, almeno dal punto di vista del suono, é assai superiore a
quella vetusta di origine moscovita.

Carlo G. Dansi

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