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Federico Maria sardelli
Federico Maria sardelli, Via de’ serragli 132, 50124 Firenze, Italia.
email: modoantiquo@modoantiquo.com
1
si tratta, rispettivamente, dei numeri 778, 776 e 760 del catalogo di FrItz zoBeley, Die Musikalien
der Grafen von Schönborn-wiesentheid. Band 2: handschriften, a cura di Fromuth dangel-Hofmann,
tutzing, schneider, 1982, pp. 147, 149, 150.
2
Johann Philipp Franz, dopo esser stato educato al collegio dei gesuiti di Würzburg (1687-1689),
fu mandato a roma al Collegio germanico, ove studiò dal 1690 al 1692. I suoi due fratelli minori
damian Hugo e rudolf Franz erwein studiarono nello stesso collegio romano dal 1693 al 1695 (cfr. Peter
Walter, Zur Ausbildung am Collegium Germanicum im 18. Jahrhundert: Reformvorschlage von zwei
geistlichen Reichsfiirsten aus dem hause Schönborn, «Quellen und Forschungen aus italienischen
archiven und Bibliotheken», 61, 1981, pp. 362-379). Maestro di cappella al Collegio germanico era in
quegli anni ottavio Pitoni. sia Johann Philipp Franz che rudolf Franz erwein ebbero a roma contatti
con arcangelo Corelli, Bernardo Pasquini e Matteo Fornari (cfr. FrItz zoBeley, Rudolf Franz Erwein
Graf von Schönborn (1677-1754) und seine Musikpflege, Würzburg, Kommissionverlag Ferdinand
schöningh, 1949, pp. 11, 19 e 29-30). nell’estate del 1708 Johann Philipp Franz fu di nuovo a roma,
da dove suo fratello rudolf Franz erwein gli chiedeva di spedirgli «seiden vor die theorbe sowohl
als auch violin und violoncello» (cfr. FrItz zoBeley, Rudolf Franz Erwein, cit., p. 19).
3 Horneck fu mandato a lezione dal compositore Joseph Paris Feckler (1666-1735), che dal 1707
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accertato che Horneck si trovasse a Venezia tra il novembre 1708 e il marzo 1709,4
e da lì inviasse della musica manoscritta al suo padrone.5 si è sempre sostenuto
che fra le musiche italiane che Horneck spedì da Venezia in quel periodo si tro-
vassero i tre concerti vivaldiani rV 402, 416 e 420. Ma per sostenere questa tesi è
necessario avere a disposizione due elementi: essere certi che la mano che copiò
i tre concerti vivaldiani sia quella di Horneck e poter dimostrare che fra gli invii
veneziani del 1708-1709 vi fossero proprio quelle tre composizioni.
Partiamo da quest’ultimo elemento, ossia le spedizioni musicali indirizzate a
Würzburg a Johann Philipp Franz von schönborn. Bisogna ricordare che Horneck
non era il solo procacciatore di musiche di cui il conte si serviva. lo stesso mae-
stro di Horneck a düsseldorf, Joseph Paris Feckler, provvedeva Johann Philipp
Franz di musiche di agostino steffani e altri compositori.6 a Venezia Horneck
era in contatto con Matthias Ferdinand von regaznig (o regatschnig), mercante
e rappresentante presso la serenissima dell’elettore arcivescovo di Mainz (che
era zio dei due schönborn).7 anche regaznig fece recapitare a più riprese, fra il
1708 e il 1713, musica manoscritta e stampata a Johann Philipp Franz. Ci restano
poche, laconiche descrizioni, nella corrispondenza di regaznig, circa il contenuto
di queste spedizioni e i desiderata dello schönborn in relazione alle composizioni
di Vivaldi:8
«[...] und auch versicherung gegeben zu trachten noch einige rare compositiones des
Vivaldi zu erhalten und nechstens zu behendigen [...]»
[annotazione del 27.2.1710]
si trovava a düsseldorf al servizio di Johann Wilhelm, principe elettore del Palatinato (cfr. loWell
lIndGren e ColIn tIMMs, The Correspondence of Agostino Steffani and Giuseppe Riva, 1720-1728, and
Related Correspondence with J. P. F. von Schönborn and S. B. Pallavicini, «royal Musical association
research Chronicle», 36, 2003, p. 10).
4
Poiché già nel giugno del 1708 a düsseldorf Horneck si rivelava ferrato nei «solidis principis
Musica», egli venne mandato a Venezia dove arrivò, dopo alcune tappe tedesche, il 21 novembre 1708.
all’inizio di marzo 1709 ripartì da Venezia alla volta di roma, dove giunse il 16 marzo (cfr. FrItz
zoBeley, Rudolf Franz Erwein, cit., pp. 28-29).
5
Horneck spediva da Venezia la musica all’agente Peter obladen di augsburg, il quale la reca-
pitava a Würzburg presso la residenza di Johann Philipp Franz (cfr. FrItz zoBeley, Rudolf Franz
Erwein, cit., p. 28).
6
Cfr. adaM Gottron, Joseph Paris Feckler. kurmainzer hofkapellmeister 1728-1735, «archiv für
Musikwissenschaft», 19./20. Jahrg., H. 3./4. (1962/1963), pp. 186-193.
7
Cfr. FrIedrICH HausMann, Repertorium der diplomatischen Vertreter aller Länder seit dem
westfalischen Frieden (1648), II (1716-1763), Vaduz, sändig reprint Verlag, 2011, p. 426.
8
le trascrizioni che seguono furono fatte da Fritz zobeley dal carteggio dei conti von schönborn
e pubblicate nel suo Rudolf Franz Erwein, cit., pp. 32-34. le fonti archivistiche non musicali della fa-
miglia schönborn sarebbero dovute apparire in un volume più volte annunciato da zobeley
(Archivalische Quellen zur Geschichte der Musikpflege im hause Schönborn aus den hausarchiv in
wiesentheid: Musikbriefe und Dokumente von c1640 bis 1800) che purtroppo non vide mai la luce. dopo
la morte di zobeley, avvenuta nel 1969, il carteggio schönborn, fino ad allora custodito nel castello
di Wiesentheid, confluì nello staatsarchiv Würzburg. non ho ancora avuto modo di condurre perso-
nalmente un’indagine di questi materiali, ma si ha comunque l’impressione che gli stralci pubblicati
da zobeley nel suo volume del 1949 rappresentino tutto quello che d’interessante attorno agli acquisti
di regaznig e Horneck poteva emergere da quelle carte.
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«[...] so ich worhero vor ein equivoque gehallten und von dem Vivaldi verstanden
allhie nicht zu erfragen seind [...]»
«[...] alcune delle più nove e belle Cantate con stromenti V.V. e oboe se si puotesse, 12
Motetti di chiesa de più nuovi e rinomati authori come lotti, Polaroli, Colombani,
quirino etc per soprano, tenore e Basso e una dozzena de più nuovi Concerti del
Vivaldi, lotti e Polaroli [...]»
[annotazione del 15.6.1712]
Queste note sono successive al 1710 e non si conosce nessuna descrizione ri-
guardante le spedizioni musicali di Horneck o regaznig del periodo 1708-1709.
Inoltre, queste esili tracce non consentono di risalire ad alcuna composizione par-
ticolare, né chiarire se le composizioni citate siano quelle effettivamente reperite
o solo quelle richieste.
Bisogna altresì ricordare che il tentativo di far coincidere la musica inviata in
quel periodo a Johann Philipp Franz con ciò che resta oggi nella collezione
schönborn di Wiesentheid è molto arduo e funziona solo in rari casi: le spedizioni
erano dirette a Würzburg, residenza del fratello maggiore, che nel 1719 sarà creato
principe-vescovo di quella città e duca di Franconia; nel microscopico paesino di
Wiesentheid, dove il fratello minore rudolf Franz erwein si dilettava di violon-
cello, le copie di musica da Würzburg cominceranno ad arrivare soprattutto a par-
tire dal 1719.9 Inoltre, lo stesso rudolf Franz erwein si riforniva autonomamente
di nuove musiche durante i suoi numerosi viaggi diplomatici. le acquisizioni di
musica italiana dei due schönborn continuarono ben oltre il periodo delimitato
dall’attività italiana di Horneck; lo stesso regaznig servì Würzburg come agente
da Venezia fino al 1720 ed è possibile che fino a quella data egli abbia potuto in-
viare musica allo schönborn.10 Infine, anche i figli di rudolf Franz erwein parte-
ciperanno all’incremento della collezione di musiche italiane del genitore, con
invii da Venezia, roma, leida, Vienna e Mainz durante il terzo decennio del secolo.11
la florida cappella e il repertorio musicale della residenza vescovile di
Würzburg andò accrescendosi finché nel 1724 Johann Philipp Franz morì improv-
visamente (si sospettò per avvelenamento) dopo una lunga battuta di caccia.12 la
collezione musicale di Würzburg restò inaccessibile al fratello e infine andò de-
plorevolmente distrutta nel corso della II guerra mondiale. Il suo contenuto resta
per noi ignoto perché non ne esiste un catalogo.13 Quel che oggi è preservato a
Sonatas for Violoncello in his Collection at wiesentheid, in Relazioni musicali tra Italia e Germania nell’età
barocca, atti del VI Convegno Internazionale sulla musica italiana nei secc. XVII-XVIII, lovena di
Menaggio, (Como), 11-13 luglio 1995, a cura di alberto Colzani, norbert dubowy, andrea luppi e
Maurizio Padoan, Como, a.M.I.s./Centro italo-tedesco, 1997, pp. 257-302: 269-270.
12 Cfr. FrItz zoBeley, Rudolf Franz Erwein, cit., pp. 50-51.
13 resta invece il catalogo della collezione musicale del successore di Johann Philipp Franz, ossia
il principe-vescovo Friedrich Carl von schönborn: si tratta del Catalogus Deren hoff: Musicalien, con-
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Wiesentheid coincide dunque solo in piccola parte con ciò che si trovava a
Würzburg.
non vi è dunque, allo stato delle conoscenze, nessun dato documentale che
permetta di legare i tre concerti vivaldiani alle spedizioni che Horneck effettuava
da Venezia nei pochi mesi in cui vi risiedette, quand’anche ne fosse stato lui il co-
pista. sappiamo infatti che Horneck lavorò al servizio di Johann Philipp Franz
finché questi morì nel 1724: durante tutto quest’arco di tempo può aver conti-
nuato a copiare musica per lui. la carta dei tre concerti di Vivaldi è normale carta
tedesca di formato verticale vergata da mano tedesca: non vi è alcun elemento
paleografico e cartaceo che possa far ricollegare la copiatura di quei tre mano-
scritti alla città di Venezia e al periodo 1708-1709. Copie italiane dei tre concerti
potrebbero benissimo esser state spedite dall’Italia a Würzburg fino al 1724 e colà
copiate in parti staccate – da Horneck o da altri – e girate a Wiesentheid per il di-
letto di rudolf Franz erwein. oppure acquisite direttamente da rudolf Franz
erwein o dai suoi figli fino al terzo decennio del settecento.
Il secondo elemento – in realtà il principale – su cui si regge la datazione dei
concerti rV 402, 416 e 420 è fondato su una osservazione paleografica e consiste
nell’identificazione di Horneck come copista dei tre concerti. Fu Karl Heller, nel
suo fondamentale saggio del 1971 sulle fonti tedesche della musica strumentale
di Vivaldi, a mettere per la prima volta in relazione i manoscritti di quei tre con-
certi vivaldiani con la mano di Horneck.14 la didascalia «schreiber vermutlich
Franz Horneck», che nel catalogo di Heller compare solo in relazione ai concerti
rV 402, 416 e 420, non era però frutto di una personale osservazione di Heller,
bensì di un’informazione ricevuta tramite corrispondenza privata da Fritz
zobeley,15 il maggiore studioso dei manoscritti di Wiesentheid: nel 1971 zobeley
era morto da due anni senza aver ultimato il suo catalogo della collezione
schönborn, che uscirà postumo nel 1982 a cura della sua allieva Fromuth dangel-
Hofmann, attuale curatrice di quel fondo.16 l’identificazione della mano di
Horneck risale dunque a zobeley e sta tutta in quella comunicazione privata e
nell’avverbio «vermutlich» (presumibilmente). dal saggio di Heller l’informa-
zione passò nella fortunatissima monografia di Michael talbot,17 e da lì – avendo
purtroppo perso il «vermutlich» – in decine di altre pubblicazioni fino a diven-
tare, in tempi recenti, una sorta di dogma, tantoché è stata coniata l’espressione
servato nello staatsarchiv Bamberg, sterbeakte B 84 nr. 24. È stato trascritto ed introdotto da dIeter
KIrsCH, Das Bamberger Drittel: Zum Repertoire der würzburger und Bamberger hofmusik unter Fürstbischof
Friedrich Carl von Schönborn (1729-1746), in Im Dienst der Quellen zur Musik: Festschrift Gertraut
haberkamp zum 65. Geburtstag, a cura di Paul Mai, tutzing, schneider, 2002, pp. 39-55. nel catalogo
figurano due sole composizioni di Vivaldi, entrambe appartenenti alla tarda maturità: una copia della
cantata Amor hai vinto, rV 683, ed un Salve Regina, rV 804, perduto.
14
Karl Heller, Die deutsche Überlieferung der Instrumentalwerke Vivaldis, «Beiträge für
musikwissenschaftlichen Forschung in der ddr», Band 2, leipzig, VeB deutscher Verlag für Musik,
pp. 178-187.
15
Cfr. Karl Heller, Die deutsche Überlieferung, cit., p. 204.
16
FrItz zoBeley, Die Musikalien, cit.
17
Cfr. MICHael talBot, Vivaldi, london, dent, 1978, p. 48.
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«the three Horneck concertos» per identificare rV 402, 416 e 420.18 zobeley, colui
che ebbe quest’intuizione e la comunicò a Heller, era di certo l’unico a poter di-
scernere la mano di Horneck fra le molte altre presenti fra i manoscritti di
Wiesentheid. tuttavia, egli non scrisse nulla di ciò nel suo catalogo: i numeri 778,
776 e 760 che identificano, rispettivamente, rV 402, 416 e 420, non riportano al-
cuna indicazione riguardo al copista. ed è strano, perché lungo tutto il suo cata-
logo, in relazione ad altre composizioni, zobeley scrive talvolta «Handschrift
Horneck» (di mano di Horneck). È dunque il caso di verificare le ricorrenze di
questa definizione per dedurre, dall’osservazione dei manoscritti, le caratteristi-
che della mano di Horneck e se questa coincida con quella che vergò i tre concerti
di Vivaldi.
Intanto, uno sguardo ai manoscritti dei nostri tre concerti vivaldiani rivela ca-
ratteristiche prettamente tedesche: si tratta di copie in parti staccate scritte su
carta tedesca di formato verticale, cm 22,5 ca x 30, rigata a 14 pentagrammi trac-
ciati uno ad uno (anziché con un rastrello multiplo come era in uso a Venezia e
in altre città d’Italia). Questo tipo di carta è comune alla gran parte dei manoscritti
presenti a Wiesentheid ma è diversa dagli altri concerti per violoncello di Vivaldi
colà conservati e stesi su carta orizzontale.19 la cosiddetta «mano di Horneck»
presenta una grafia chiara, tondeggiante e un po’ timida:
18 l’espressione è coniata e utilizzata da staVrIa KotsonI-BroWn nel suo The Solo Cello Concertos
of Antonio Vivaldi, tesi di Master of Philosophy, università di liverpool, 2000, pp. 20-30, 46-47, 243,
251-259.
19 Cfr. staVrIa KotsonI-BroWn, The Solo Cello, cit., p. 243.
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se andiamo ora a cercare, fra gli altri manoscritti di Wiesentheid, quelli che
zobeley segnala sotto la definizione «Handschrift Horneck», restiamo confusi:
sotto questa definizione vengono elencate mani differenti fra loro e talvolta si at-
tribuiscono a Horneck manoscritti posteriori alle notizie biografiche che abbiamo
su di lui.20 un caso di cattiva attribuzione al lavoro scrittorio di Horneck è dato
dal volume collettaneo 896, una raccolta di 12 sonate per violoncello che viene
definito «spartito» da Horneck stesso durante il suo soggiorno veneziano: il co-
dice è scritto da due copisti differenti (il primo copia le sonate 1-7 e il secondo le
sonate 8-12, che sono di ambito romano). Questi due copisti sono, a loro volta,
diversi da quell’«Horneck» che si dice aver vergato i tre concerti vivaldiani:
20
È il caso del manoscritto n. 545, un concerto in Mi maggiore di Giovanni Benedetto Platti (1697-
1763) tratto dalla sonata op. V, n. 11 di arcangelo Corelli, datato fra il 1725 e il 1731 e dichiarato «au-
tografo di Platti», con «successiva estrazione delle parti staccate da parte di Horneck e Guretzky»
(cfr. FrItz zoBeley, Die Musikalien, cit., p. 56); le notizie biografiche su Horneck cessano per noi dopo
la morte del suo patrono, nel 1724.
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Incipit del volume collettaneo D-wD, 896 (secondo zobeley «von der Hand Fr. Hornecks 1709/10
in Venedig spartiert»)
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ecco dunque tre diverse mani «di Horneck». Ma la faccenda peggiora se guar-
diamo il codice miscellaneo 897, che viene definito «Handschrift von Horneck,
nach venez.[ianischen] Vorlagen, 1708/09/10» (manoscritto di Horneck da modelli
veneziani 1708/09/10): è una raccolta di 12 sonate redatte sì da un’unica mano,
ma diversa dalle altre tre incontrate finora. Fra queste sonate figurano quattro
duetti di un non precisato linike. sia che ci si riferisca a Johann Georg che a
Christian Bernhard, si tratta comunque di compositori di area brandeburghese:
i duetti di linike, come il loro autore, non sono probabilmente mai apparsi in la-
guna; eppure, analizzando il codice, si scopre che furono redatti durante un unico
lavoro scrittorio assieme agli altri brani italiani. Questa è dunque la quarta mano
«di Horneck»:
un modo per uscire da questo labirinto m’è parso quello di andare a control-
lare le stesse composizioni di Horneck, fra cui è più alta la possibilità che si tro-
vino degli autografi. Wiesentheid custodisce ben otto composizioni di questo
poco prolifico autore,21 mentre le uniche altre finora note si trovano a uppsala e
dresda.22 l’unico appiglio per identificare la mano di Horneck fra le sue stesse
21
D-wD, nn. 595-603. si tratta di un offertorium e 6 concerti strumentali, dei quali uno (n. 600) si
trova replicato in una trasposizione un tono più alto (n. 601).
22
In uppsala è conservato un concerto per violino in sol minore (S-Uu, Instr. mus. i hs. 19:19,
parti staccate di copista ignoto); in dresda si trovano due concerti: in Mi b maggiore per fagotto
(D-Dl, Mus.2746-o-1, partitura di copista ignoto) e in re maggiore per violino (D-Dl, Mus.2746-o-2,
copia in parti staccate di Johann Georg Pisendel).
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composizioni è stato, ancora una volta, quello di dare per buono l’assunto di
zobeley sui tre concerti vivaldiani e verificare se fra le composizioni di Horneck
figurasse quella stessa mano. anche qui, il risultato è stato deludente. una delle
rare composizioni di Horneck che zobeley dichiara autografa è catalogata sotto
il numero 600 di Wiesentheid:
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Franz anton Horneck, Concerto per fagotto in Mi b magg., D-Dl, Mus. 2746-o-1, incipit
Ma, come si vede, è una mano ancora diversa dalle altre sette finora incontrate
e nulla ci dice che possa essere quella giusta. o perlomeno, come notato sopra,
se questa fosse la mano di Horneck, non lo sarebbe per i tre concerti vivaldiani e
per le altre sue composizioni.
Come scriveva allora Horneck? di certo non è quel polipo a otto mani che ab-
biamo fin qui osservato: egli resta per noi uno scriba ancora da identificare. Morto
zobeley, che forse aveva qualche idea più precisa sull’argomento – ma che le ha
trasmesse in informazioni contraddittorie e fallaci – non resta che consultare
l’unica persona che ha maggior esperienza del fondo musicale di Wiesentheid,
la conservatrice Fromuth dangel-Hofmann: la quale, interrogata al riguardo, dice
di non aver trovato, in trent’anni di cura di quel fondo, gli elementi per far chia-
rezza nelle informazioni spesso contraddittorie lasciate da zobeley e di non essere
in grado di distinguere quale sia la mano del fantomatico Horneck.23
23 ringrazio Fromuth dangel-Hofmann per la cortesia e la generosità con cui ha assistito la mia
ricerca a Wiesentheid.
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Questa deludente ricognizione ci dimostra come non sia affatto prudente as-
sumere senza verifica le informazioni trasmesse dalla tradizione musicologica.
e come, allo stato attuale delle conoscenze, non vi sia nessun fondamento per as-
serire che i tre concerti vivaldiani furono copiati da Horneck. se cade la mano di
Horneck, cade anche la datazione 1708-1709? Certo che sì, ma questa datazione
cade già da sé per un altro motivo: i tre concerti parlano con grande chiarezza il
linguaggio della maturità vivaldiana e non vi è alcun elemento strutturale o sti-
listico che li ricolleghi alle caratteristiche dei lavori del primo decennio del
settecento.
Ho descritto altrove quelle caratteristiche,24 che si possono così riassumere:
-) numero molto variabile di movimenti, in forme che vanno da tre fino a
sette;
-) successione dei movimenti non ancora stereotipata nella forma veloce-
lento-veloce, con soluzioni sorprendenti e sequenze di più movimenti ve-
loci o lenti di seguito;
-) funzione e durata dei movimenti non ancora omogeneizzata in uno stan-
dard, con frequente uso di code modulanti a fine movimento e durate dei
movimenti estremamente oscillanti; in genere, nei concerti, la durata dei
movimenti è assai più breve rispetto allo standard della maturità;
-) la struttura interna dei movimenti di concerto è oggetto di molte sperimen-
tazioni; il tema del primo «solo» trova solitamente ripetizione all’inizio del
secondo in guisa di devise, mentre spesso l’ultimo «solo», o frammento di
esso, viene reiterato come petite reprise o perorazione finale;
-) concisione del «tutti» iniziale;
-) tendenza a sperimentazioni armoniche e formali, con ricerca di soluzioni
ardite.
ora, nessuna di queste caratteristiche si riscontra nei «tre concerti di Horneck»
dove anzi abbondano le evidenze della maturità: perfetta standardizzazione della
forma-concerto, assenza d’ogni sperimentalismo armonico-formale, «tutti» ini-
ziali lunghi e articolati in più sezioni tematiche, elementi pre-galanti nella pro-
miscuità di quartine di semicrome e terzine di semicrome in rV 420, forte
espressività nelle linee cantabili degli adagi totalmente sconosciuta in gioventù,
ripresa – tipica della tarda maturità – del tema del primo «solo» nell’ultimo
«solo». di queste caratteristiche si era già accorto Fertonani che, pur accettando
la vulgata «1708-1709», rilevava come i tre concerti fossero stranamente «più
avanzati, ovvero più vicini alla compiuta definizione della forma col ritornello,
rispetto ai lavori per violino pubblicati nell’op. III, specie per quanto riguarda la
distribuzione e la netta diversificazione funzionale del ritornello affidato al
“tutti” e degli episodi solistici, l’architettura tonale ricca e articolata, il carattere
virtuosistico e l’estensione degli episodi».25
24
Cfr. FederICo MarIa sardellI, Le opere giovanili di Antonio Vivaldi, «studi vivaldiani», 5, 2005,
pp. 45-78: 66-71.
25
Cfr. Cesare FertonanI, La musica strumentale di Antonio Vivaldi («Quaderni Vivaldiani», 9),
Firenze, olschki, 1998, pp. 403-404. stavria Kotsoni-Brown (The Solo Cello, cit., p. 259), invece, è così
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Già zobeley scriveva che il conte rudolf erwein von schönborn aveva colti-
vato l’interesse per il violoncello a partire dal 1715, ma soprattutto dopo la morte
della moglie, avvenuta nel 1718.26 e che la gran parte della musica per violoncello
solista arrivò a Wiesentheid dopo il 1719, data della nomina a principe vescovo
del fratello Johann Philipp Franz. lowell lindgren concorda con quest’afferma-
zione ed ascrive al periodo post 1719 tutti i concerti per violoncello presenti a
Wiesentheid.27 È un’osservazione che, per quanto non totalmente dimostrabile,
offre una finestra temporale molto più realistica ai tre concerti vivaldiani rV 402,
416 e 420, che potrebbero così essere congruamente datati nel periodo 1719-1724
o, ad ogni buon conto, post 1719.
se, fra i manoscritti di Wiesentheid, dovessimo sforzarci di cercare qualche com-
posizione vivaldiana congrua al soggiorno veneziano di Horneck del 1708-1709,
questa non sarebbe certo un concerto per violoncello, né un’aria d’opera, bensì
soltanto la sonata rV 60, lavoro giovanile che per struttura e legami tematici
dev’essere collocato attorno al 1708.28
dalla tortuosa disamina dei manoscritti di Wiesentheid si ricavano alcune con-
clusioni:
-) la mano di Horneck non è attualmente identificabile e le informazioni tra-
smesse al riguardo dalla tradizione musicologica sono inattendibili;
-) il giudizio riportato da Heller «schreiber vermutlich Franz Horneck» deriva
da comunicazioni personali già dubbiose all’epoca («vermutlich») che non
hanno più trovato conferma fra gli studi superstiti di zobeley confluiti nel
suo catalogo postumo, né in ulteriori indagini;
-) i tre concerti vivaldiani non si possono definire «copiati da Horneck» più
di quanto si possano dichiarare redatti da altri copisti;
-) non vi è alcun legame storico accertabile fra questi tre concerti e il soggiorno
di Horneck a Venezia nel 1708-1709 e pertanto i tre concerti non hanno al-
cuna attinenza né con quelle date, né con le spedizioni musicali fatte da
Horneck in quel tempo;
-) infine, lo stile dei tre concerti parla distintamente la lingua della maturità
vivaldiana.
Furono scritti dopo, perlomeno dieci anni dopo, e non ne sappiamo molto di
più: non sappiamo per quale violoncellista Vivaldi li abbia composti (un
veneziano? rudolf Franz erwein stesso? Fortunato Chelleri, o altri ancora?), non
sappiamo come siano arrivati fin là, ma è assai preferibile questa realistica
indeterminatezza a una fallace certezza.
condizionata dalla datazione «1708-1709» da riuscire a trovare in questi tre concerti il marchio della
precocità, concludendo che «evidence from the music and stylistic analysis leaves no doubt that these
are truly very early works from Vivaldi’s concerto ceuvre. I fully endorse the argument that these
are most probably the very first concertos Vivaldi wrote, as well as among the first – if not the first –
true concertos written for their instrument».
26
Cfr. FrItz zoBeley, Die Musikalien, cit., p. viii.
27
Cfr. loWell lIndGren, Count Rudolf Franz Erwein, cit., p. 273.
28
D-wD, 779. Cfr. FederICo MarIa sardellI, Le opere giovanili, cit., p. 72.
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Federico Maria sardelli
summary
the critical literature on Vivaldi considers the cello concertos rV 402, 416 and
420 to be ‘early’, assigning them to the years 1708-1709. this tradition goes back
to an annotation by Karl Heller in his fundamental study of 1971 on Vivaldi
sources in Germany, where it was stated that the three concertos had been copied
by Franz anton Horneck, a composer in the service of count Johann Philipp Franz
von schönborn, a canon who subsequently became prince-bishop of Würzburg.
this Horneck was sent to study and purchase music all over europe by his
employer; in 1708-1709 he was in Venice, and it is known from surviving
correspondence that his purchases also included music by Vivaldi for dispatch
to Würzburg. the temptation to identify these acquisitions by Horneck with
certain pieces of music from that lost collection that today survive in Wiesentheid
has been strong, maintaining itself up to the present day as an accepted belief.
an examination of the Vivaldian and non-Vivaldian manuscripts in
Wiesentheid has allowed me to assert that it is impossible at present to be sure
of Horneck’s hand. the copyist of the three concertos under discussion has no
connection to Horneck’s autographs, nor to any other musical items that the
cataloguer of that collection, Fritz zobeley, claimed to have been copied by
Horneck during his Venetian sojourn. Moreover, the purchases made by Horneck
and by the other correspondents who sent music to the prince-bishop and his
brother rudolf Franz erwein continued up to 1724, making it impossible to
establish with precision what music was sent, and when. Finally, an analysis of
the musical content of the three concertos shows them to be mature, not early,
works. It is probable that these works arrived in Würzburg – and subsequently
Wiesentheid – after 1719, which is the year when Johann Philipp Franz was made
prince-bishop and rudolf Franz erwein’s interest in the cello reached its height.
the only composition by Vivaldi that may possibly be linked, on stylistic
grounds, to the music received from Horneck in 1708-1709 is the sonata rV 60.
– 102 –
Diana Blichmann
Spricht man vom Dramma per musica im frühen Settecento, so verbindet man
damit vor allem die namen der „Reformlibrettisten“ Apostolo Zeno, Antonio
Salvi, Francesco Silvani oder Pietro Pariati.2 Antonio marchi – von 1692 bis 1732
als Librettist tätig –,3 dessen Werke bei weitem weniger auf den opernbühnen
präsent waren als die seiner Zeitgenossen, spielte bei den Reformbemühungen
aber ebenso eine wichtige Rolle. Im vorliegenden Beitrag werden seine
Bearbeitungen der eigenen Dramen unter diesem Aspekt untersucht. Das damit
verbundene Hauptanliegen ist es zu zeigen, inwieweit opernaufführungen im
frühen Settecento von sozialpolitischen ereignissen beeinflusst und gesteuert
wurden. Insbesondere anhand der zweiten Librettoedition der Costanza trionfante
degl’amori e degl’odii und der zwei und 15 Jahre später entstandenen neu-
fassungen des Librettos wird dargelegt, wie eng opernaufführungen in den
politischen Kontext der Zeit eingebunden oder an kulturelle ereignisse einer
Stadt beteiligt sein konnten und welche Bedeutung die Widmungsträger und die
Zeugnis ist das für den Karneval 1732 im teatro di San moisè in Szene gesetzte Libretto Gl’evenimenti
di Ruggero, eine Bearbeitung seiner Alcina delusa da Ruggero von 1725. Die Widmungen beider Libretti
sind von marchi signiert. Vgl. Anhang 1, Katalog der Libretti Antonio Marchis, nr. 1.1 und 8a.
– 103 –
DIAnA BLIcHmAnn
Als Autor von acht operntexten, die er in dem für die „erste opernreform“
brisanten Zeitraum zwischen 1692 und 1725 verfasste, wurde marchi
insbesondere in seiner Heimatstadt Venedig gepriesen. er ließ seine Libretti in
erster Linie auf den opernbühnen der Lagunenstadt inszenieren und von
venezianischen Komponisten vertonen, vornehmlich von tomaso Albinoni4 und
Antonio Vivaldi, aber auch marc’Antonio Ziani, Antonio Pollaroli und Giovanni
maria Ruggieri. Das Überleben dieser opern hing vom Grad ihrer möglichen
modifizierung ab – im Sinne der ephemeren eigenschaften dieser Gattung im
Sei- und Settecento ist dies die Kapazität, einer oper innerhalb eines bestimmten
Zeitabschnittes ein langes und mutiertes Weiterleben zu garantieren. Im Hinblick
darauf lassen sich die Dramen marchis in drei Gruppen einteilen.
In seinem Werkkatalog befinden sich erstens äußerst kurzlebige Dramen, die
nach ihrer Uraufführung die notwendigen Bedingungen für ein dauerhaftes
Dasein nicht erfüllten, also solche, die es nicht vermochten, eine neue Gestalt
anzunehmen bzw. sich poetisch, musikalisch und bühnentechnisch nicht an neue
Situationen anpassten. Der Radamisto (nr. 4), welcher sein Debüt im Herbst 1698
im teatro di Sant’Angelo erlebte, sowie die im teatro di San Samuele aufgeführte
oper L’ingannator ingannato (nr. 6) vom Herbst 1710, kamen über ihre erste
Darbietung nicht hinaus.5 Zur zweiten Gruppe gehören solche Dramen, die nach
4
Insbesondere zur zenobia, regina de’ Palmireni vgl. mIcHAeL tALBot, Tomaso Albinoni: The Venetian
Composer and His World, oxford, clarendon Press, 1990, S. 207-215, 233-235.
5 L’ingannator ingannato ist die erste im teatro di San Samuele aufgeführte opera seria. Das
theater wurde 1655 von Giovanni Grimani di Santa maria Formosa erbaut und diente bis 1710
ausschließlich der Darbietung von Komödien. Vgl. cARLo BonLInI, Le glorie della poesia e della musica
contenute nell’esatta notitia de teatri della città di Venezia, Venedig, [carlo Bonarigo], 1730 (Reprint:
Bologna, Forni, 1979), S. 29, 160f. Innerhalb von wenigen tagen hatte man entschlossen, auch das
ernste Genre im teatro di San Samuele aufzunehmen. Dies klingt im Vorwort marchis an den Leser
an: „Gran genio, e gran dovere uniti ad un riguardo maggiore m’anno azardato, ò Lettore cortese,
all’intrapresa nel corso di pochi giorni d’aprire alla tua vista un nuovo teatro, d’unire in tempo
ristretto la scielta de cantanti, e di ridurti in Scena l’ideato intreccio del presente Drama. confesso
esser stata ardua l’impresa, e malagevole; mà la brama d’acquistarmi il merito del tuo compatimento
m’ha incoraggito all’impegno, e m’hà, lode alla tua gentilezza, condotto all’adempimento.“ AntonIo
mARcHI, L’ingannator ingannato, Venedig, marino Rossetti, 1710, A chi legge, S. 8 und eLeAnoR
SeLFRIDGe-FIeLD, A new Chronology of Venetian Opera and Related Genres, 1660-1760, Stanford, Stanford
University Press, 2007, S. 299.
– 104 –
AntonIo mARcHI UnD AntonIo VIVALDI
Daher formt eine jede der Hände, durch die das Stück geht, dieses nach eigener Art
um, bald wird ein Duett eingefügt, wo eine Arie für eine Singstimme allein gestanden,
bald wird eine Strophe durch eine andere verdrängt, der jedes Verhältnis zu dem Stoff
fehlt, bald werden ganze Szenen verstümmelt oder unterdrückt, die für den
Zusammenhang unentbehrlich sind. endlich trifft man das Stück dermaßen
verunstaltet an, daß es nur noch am titel zu erkennen ist.7
Aber häufig war nicht einmal mehr die erkennbarkeit der oper am titel
gewährleistet. Die operndichter missbilligten diese Gepflogenheiten, waren sich
jedoch der notwendigkeit der Librettobearbeitung sowie der eingriffe anderer
in ihre texte bewusst. Sie mussten sich notgezwungen mit einem solchen
6 Giovanni Faustini gestand etwa im Vorwort zum egisto (Venedig 1643) eine „scena della
pazzia“ hinzugefügt zu haben, um den Schutzherrn eines Sängers zufrieden zu stellen. Giulio cesare
corradini musste sein textbuch Germanico sul Reno modifizieren, um den Bedürfnissen eines
Violinisten nachzukommen. Vgl. eLLen RoSAnD, In Defense of the Venetian Libretto, „Studi musicali“,
9, 1980, S. 271-285: 276-277.
7 [JoSSe De VILLeneUVe], Lettre sur le méchanisme de l’opéra italien (neapel, Duchesne, 1756), dt.
Übers. RoBeRt HAAS, Josse de Villeneuves Brief über den Mechanismus der italienischen Oper von 1756,
„Zeitschrift für musikwissenschaft“, 7, 1924, S. 129-163: 143.
– 105 –
DIAnA BLIcHmAnn
Umgang ihrer texte abfinden, ganz besonders, wenn es darum ging, diesen ein
langes Dasein auf den opernbühnen zu ermöglichen. nichtsdestotrotz fertigten
sie die Revisionen ihrer eigenen Dramen an. Unter günstigen Umständen waren
sie am ort der Wiederaufnahme zugegen und konnte die Umarbeitungen selbst
vornehmen. Antonio marchi war es zu Lebzeiten vergönnt, alle seine Libretti der
in der Lagunenstadt wiederaufgeführten Dramen selbst zu bearbeiten. Die vier
operntexte, welche er teilweise mehrfach überarbeitete, verbesserte, mit neuen
titeln versah und in Venedig, bisweilen im theater der Uraufführung,
wiederinszenieren ließ, gehören daher zur dritten und größten Gruppe. Dass es
sich bei diesen Librettoversionen tatsächlich um die Bearbeitungen marchis
handelt, belegen die neuen Widmungen, die er mit seiner Unterschrift versah.
exkurs: Die von den Autoren individuell angefertigten Bearbeitungen, also
die ihnen im Zuge der Zeit größtenteils durch die neuinszenierungen auferlegte
Umgestaltung der eigenen texte, war bei den Librettisten um 1700 relativ
ungewöhnlich: Im Gegenteil zu marchi scheint Francesco Silvani keines seiner
Dramen revidiert zu haben,8 und auch Apostolo Zeno hat fast immer negativ auf
Anfragen, seine eigenen texte zu bearbeiten, reagiert: So antwortete er dem
venezianischen theaterbesitzer michele Grimani, der sich mit der Bitte an Zeno
gewandt hatte, den Mitridate für die Wiederaufführung im Karneval 1730 im
teatro di San Giovanni Grisostomo zu bearbeiten, dass er wegen eines
opernauftrags von Kaiser Karl VI. keine Zeit für eine derartige Umgestaltung
seines textes habe. Zeno kommentierte seine entscheidung mit einer ironischen
Anspielung auf den ihm in diesen Jahren verhassten Domenico Lalli – derzeit
Impresario und Librettist an den Grimani-theatern San Samuele und San
Giovanni Grisostomo –, dass es an textbearbeitern im Hause Grimani nicht
mangelte, und ermahnt den empfänger des Briefes, die Revision seines Librettos
mit Diskretion und mäßigung vornehmen zu lassen:
8
mARIo ARmeLLInI, Francesco Silvani e la fortuna italiana, cit., S. 277-289.
9
APoStoLo Zeno, Lettere, 3 Bde., Venedig, Pietro Valvasense, 1752, II, S. 530 (Brief an michele
Grimani vom 17. September 1729).
– 106 –
AntonIo mARcHI UnD AntonIo VIVALDI
Auch Domenico Vandelli, der sich 1740 bezüglich der Wiederaufnahme des
1700 uraufgeführten Lucio Vero an Zeno wandte, erhielt keine Bearbeitung des
Verfassers. Zeno empfahl, verärgert über die in der Zwischenzeit entstandenen
und dem Geschmack der Komponisten, Impresarii und Sänger angepassten
Versionen seines Dramas, für die neuinszenierung vielmehr das original-
exemplar von 1700 heranzuziehen:
Volendo pertanto que’ Signori [gli impresari del teatro di Reggio emilia] valersene
l’anno seguente [1741], a fine di non errare senza mia colpa, debbono servirsi
dell’esemplare legittimo, ch’io ne diedi fuora l’anno suddetto 1700. in questa città,
poiché le altre copie impresse posteriormente son tutte mutilate, interpolate, e guaste,
per l’abuso universale che corre in tal genere di componimenti, a fine di accomodarsi
al gusto non solo dei compositori di musica, e degl’impresari, ma dei musici ancora, e
d’altre persone che nulla sanno né per pratica, né per istudio.10
Immerhin erteilte der Autor nützliche Hinweise: Der titel des Dramas sollte
sich entweder dem historischen Stoff, in diesem Fall Lucio Vero, oder aber dem
wichtigsten Handlungsstrang des Dramas anpassen und den titel La moglie fedele
tragen. Die Gestaltung der drei Hauptfiguren Berenice, Vologeso und Lucio Vero
könnte Zeno zufolge nicht besser erfolgen, da sich die charaktere hervorragend
den neu engagierten Sängern Vittoria tesi, Giovanni carestini und Angelo
Amorevoli anpassten. Laut Zeno sei eine dezente Dekoration erforderlich, er
schlägt aber einen großzügigeren zweiten Bühnenwechsel im ersten Akt vor: mit
der Ankunft Lucillas könne im Bühnenhintergrund ein prächtiges
prätorianisches Schiff und mehrere kleine Boote zu sehen sein, im Vordergrund
eine Stadtansicht und das Stadttor. Dazu sollte eine Sinfonie erklingen. Die
Aufführung des Dramas hat tatsächlich im teatro Pubblico während der
Frühjahrsmesse im mai 1741 in Reggio emilia stattgefunden. Allerdings
ignorierte Vandelli die von Zeno vorgeschlagenen titel, denn das von Pietro Pulli
vertonte Drama hieß nunmehr Vologeso, re de’ Parti. Das Anpassen der oper an
das originaldrama von 1700 war allerdings schier unmöglich. Ganze Szenen
entfielen zugunsten der zwischen den Akten eingefügten tanznummern – der
erste Akt endet nicht nach Szene 16, sondern nach Szene 13 mit der erklärung
„Si previene, che l’atto primo terminerà con la scena xIII. per maggior commodo
de’ Balli“.11 Für den zweiten Bühnenwechsel folgte man größtenteils den
Vorschlägen Zenos: „Porto di efeso con magnifica nave Pretoria, ed altre.
Sbarcano Lucilla, e Flavio con seguito di cavalieri Romani, Damigelle, Liberti, e
Servi. Guardie di Soldati Sagittarj, di triarj &c. Sinfonia d’istromenti da fiato dal
bordo delle navi. Da una parte dell’ampia Strada, che conduce al molo, il Palazzo
Imperiale; e contigua a questo una torre, in cui è la Prigione di Vologeso“.12
10
ebd., III, S. 293 (Brief an Domenico Vandelli vom 30. Dezember 1740).
11
APoStoLo Zeno, Vologeso, re de’ Parti, Reggio, Vedrotti, 1741, cartesino zwischen S. 24/25
(I-Bc, Libretti 4482).
12
ebd., S. 22.
– 107 –
DIAnA BLIcHmAnn
Vermutlich hatte Zeno nur für das teatro Ducale in mailand, das vom
Impresario Federico Piantanida verwaltet wurde, eines seiner Dramen bearbeitet.
Dies geht aus einem Brief Zenos an den theaterleiter vom märz des Jahres 1707
hervor, in dem er trotz der nicht aufgeführten und von Zeno und Pariati für das
mailänder theater neu verfassten engelberta sein Gehalt verlangte:
ella ben sa che a di lei sola istanza quest’anno ho impiegate le debolezze della mia
penna in tutto ciò, ch’ella si è compiaciuta di comandarmi, ora raggiustando i già fatti
Drammi, ora componendone di nuovi, ed ultimamente impiegando anche il Sig. Pariati
a concorrere meco in servirla. [...] che il Dramma engelberta non si sia costì recitato
quest’anno, ben sa V. S. Ill.ma che non è stata né di lui colpa, né mia: onde non veggio
per qual giusta ragione si voglia differire la riconoscenza dovuta alle nostre fatiche
sino ad altro carnovale, in cui l’opera avrà a recitarsi: poiché quindi si potrebbe anche
conchiudere, che non recitandosi mai, non mai pure si avrebbe a venire alla giusta
ricognizione [...].13
13
DeRS., Lettere, Venedig, Francesco Sansoni, 1785, I, S. 418. Die oper konnte aufgrund des
mailänder theaterbrandes am 5. Januar 1707 nicht gegeben werden, wurde aber ein Jahr später
aufgeführt. Vgl. auch cARLo VItALI, I viaggi di Faramondo (Venezia 1699 – Bologna 1710), in Il Faramondo
(Apostolo zeno – Carlo Francesco Pollarolo), Partitura dell’opera in facsimile („Drammaturgia musicale
veneta“, 9), mailand, Ricordi, 1987, S. Ix-xLI: xxIV.
14
APoStoLo Zeno, Lettere (Venedig 1752), cit., I, S. 197.
15
„[...] Accademia degli Animosi inventata da Apostolo Zeno, anzi egli fu il segretario della
medesima. La loro assemblea si riduceva nella contrada di S. maria Formosa nel Reale Palazzo del fu
patriarca Grimani, fornito alla Romana con figure antiche, torsi, iscrizioni, pitture e stucchi, eseguiti
da prischi e più singolari maestri. [...] In questo tempo Gian carlo Grimani vero promotore di tutte
le più industriose arti, e scienze era il padrone di quella splendidissima fabbrica [...]“. Biblioteca del
museo correr, Venezia, manoscritti, Gradenigo 118, Bl. 20r.
– 108 –
AntonIo mARcHI UnD AntonIo VIVALDI
Io non compongo, perche li miei libretti, vadino a riposar nelle Biblioteche per
erudimento á letterati, perche sé v’è alcuno, che nelli Dramatiche compositioni da
Rapresentarsi ne’ theatri nutrisca tali pensieri, io credo certamente s’ingannino,
poiche il mio fine è di allettare l’auditore á credere vera quella introduttione, &
aggrupparla con accidenti verrisimili, onde ne resti curioso, & contento nell’ascoltarla,
& venga alla Scena auantaggiando l’interesse di quelli che dispendiano in tali materie.
Se poi io non ariuo a questa meta, incolpa la mia inabilità, mentre per altro il mio
desiderio è tale.16
es ist ferner sehr wahrscheinlich, dass marchi, der beinahe alle in Venedig
aufgeführten Dramen im Librettodruck abzeichnete, an den Inszenierungen
selbst beteiligt war. Dies begünstigte nicht nur die Zusammenarbeit mit den
theaterleitern, Komponisten und Sängern, sondern war auch eine wesentliche
Vorraussetzung für das Gelingen der oper.
Die von marchi vorgenommenen Librettobearbeitungen seiner eigenen texte
können nach zwei Bewertungskriterien unterschieden werden, je nachdem wie
groß ihre temporäre Distanz von der originalfassung war. Sie sind in eine a)
„geschmacksbedingte“ und b) „aufführungsbedingte Überlieferungsform“, die
zudem und wie im Folgenden erläutert wird an die politischen ereignisse
gebunden sein kann, differenzierbar. Fertigte der Librettist die Revision nach
mehreren Jahren an, dann war dies zumeist die Folge des sich veränderten
Geschmackes, d.h. eines Wandels librettistischen Dichtens oder wahrscheinlich
einer neuen musikalischen mode.17 So wurde beispielsweise die Rosalinda 17
Jahre nach ihrer Uraufführung 1693 von marchi selbst verworfen und 1710 im
teatro di San Fantin als L’erginia immascherata (nr. 1a) neuaufgeführt.18 Ähnlich
verfuhr marchi mit der 1694 im teatro di SS. Giovanni e Paolo erstmals gezeigten
zenobia, regina de’ Palmireni, die er nach 23 Jahren zu Il vinto trionfante del vincitore
(nr. 2a) veränderte und im Herbst 1717 im teatro di Sant’Angelo als Pasticcio
erneut darbot. Schließlich wurde auch die im Herbst 1725 im teatro di San
cassiano aufgeführte oper Alcina delusa da Ruggero für den Karneval 1732 im
teatro di San moisè zu Gl’evenimenti di Ruggero (nr. 8a) geradezu „verwandelt“.
Insbesondere die sich im Laufe der Zeit verändernde erwartungshaltung des
Publikums beeinflusste solche entscheidungen nicht wenig, wie marchi im
Vorwort der edition von Il vinto trionfante del vincitore bestätigte:
16
AntonIo mARcHI, zenone, imperator d’Oriente, Venedig, nicolini, 1696, Clementissimo lettore, S. 7.
17
Reinhard Wiesend hat diesen Sachverhalt am Beispiel metastasios untersucht: Vgl. ReInHARD
WIeSenD, Metastasios Revisionen eigener Dramen und die Situation der Opernmusik in den 1750er Jahren,
„Archiv für musikwissenschaft“, 40, 1983, S. 255-275.
18
es ist sehr wahrscheinlich, dass es sich um eine Bearbeitung des Autors – der in Venedig lebte –
handelte, er das textbuch signierte. War ein operndichter in der Stadt der neuaufführung seines
Dramma per musica zugegen und disponibel, ließ man die Revision in der Regel von ihm selbst und
nicht von anderen theaterlibrettisten anfertigen.
– 109 –
DIAnA BLIcHmAnn
nel ristretto termine di pochi giorni sono stato obbligato ad alestire il presente mio
Drama. Questo è lo stesso sogetto, che hai compatito molti anni sono nel teatro di
Santi Giovanni e Paolo; mà però ora ridotto più uniforme al tuo genio, ed al gusto
moderno, in guisa tale, che ti sembrarà al tutto diverso. ciò che in esso scorgerai di
dilettevole è però tutto parto della mia debolezza da cui ebbe i primi alimenti, e che tu
in molt’altre occasioni ne hai tolerate l’imperfezioni.19
19 AntonIo mARcHI, Il vinto trionfante del vincitore, Venedig, marino Rossetti, 1717, Generosissimo
lettore, S. 5.
20 Auch an Jahreszeiten wurden neue texte angepasst. Dies geht etwa aus dem Libretto des im
Sommer 1726 in Florenz aufgeführten Siroe, re di Persia hervor: „Il presente componimento fu recitato
la prima volta in Venezia, nel passato carnevale, dove incontrò un applauso universale; e se adesso
comparisce in qualche parte diverso dal suo originale, questo non è stato fatto per alterare la
perfezione di quello, ma bensì per accomodarsi alle circostanze del tempo e del luogo e per adattarsi
ad una giusta brevità conveniente alla corrente stagione“. PIetRo metAStASIo, Siroe, re di Persia,
Florenz, Bernardo Paperini, 1726, Protesta, S. 6.
– 110 –
AntonIo mARcHI UnD AntonIo VIVALDI
mit dem titel L’odio vinto dalla costanza für eine Darbietung im teatro di
Sant’Angelo im Karneval 1731 an. Im Zuge der Rezeptionsgeschichte wurden
der oper, die nur für eine zweifelhafte Wiederaufführung 1718 in münchen ihren
originaltitel beibehielt,21 die folgenden abgewandelten titel verliehen: Im mai
1719 hieß die im Hamburger Gänsemarkt aufgeführte oper Die über Haß und Liebe
siegende Beständigkeit oder Tigrane, König von Armenien.22 Im Karneval des Jahres
1725 im mantuaner teatro Arciducale nannte man sie L’Artabano.23 In Prag wurde
das Werk 1726 als La tirannia castigata im teatro Sporck aufgeführt und 1732 dort
ein letztes mal als Doriclea dargeboten.24 Der „Stammbaum“ der Costanza
trionfante degl’amori e degl’odii ist daher in drei große Äste unterteilbar (Anhang
2):25 Der Hauptstrang besteht aus den italienischen Aufführungen, die von der
originalfassung La costanza trionfante (Ve16) ausgehen. mit dem erscheinen der
vom Autor angefertigten Zweitfassung Artabano, re de’ Parti (Ve18) liegen den
Libretti beide Versionen zugrunde und können bis zur 1731er Darbietung des
Odio vinto dalla costanza (Ve31) nachvollzogen werden. Der Ursprung der zwei
außeritalienischen nebenstränge liegt entweder nur in der ersten (Ve16) oder
nur in der zweiten Version (Ve18). In der folgenden Betrachtung werden,
21
Vgl. BeRtHoLD oVeR, „La costanza trionfante“: eine Vivaldi-Oper in München?, in Deutsch-italienische
Beziehungen in der Musik des Barock. Beiträge zum sechsten internationalen Symposium über die italienische
Musik im 17.-18. Jahrhundert, Loveno di menaggio (como), 11.-13. Juli 1995, hrsg. von Alberto colzani,
nobert Dubowy, Andrea Luppi und maurizio Padoan, como, A.m.I.S., 1997, S. 351-364.
22
Vgl. HAnS JoAcHIm mARx – DoRotHeA ScHRöDeR, Die Hamburger Gänsemarkt-Oper. Katalog der
Textbücher (1678-1748), Laaber, Laaber-Verlag, 1995, S. 378-379.
23
Die Librettobearbeitung wurde wahrscheinlich ausgehend von einem in der casa Goldoni
aufbewahrten textbuch – einem nachdruck der Costanza trionfante, über den später noch zu sprechen
sein wird – angefertigt. es handelt sich um ein Arbeitsexemplar, welches von vier verschiedenen
Händen getätigte eintragungen aufweist. Während die Rötel- und Bleistiftnotizen nicht auf
Zeitgenossen zurückgehen, scheinen die tinten-Inskriptionen im frühen 18. Jahrhundert vor-
genommen worden zu sein. In einem ersten Bearbeitungsprozess wurden insbesondere das
Bühnenbild und infolge der tilgung der Figur oldericos auch einige Rezitative verändert. Im zweiten
Bearbeitungsprozess wurden zusätzlich zahlreiche Szenen entfernt. Diese tinteneintragungen
stimmen nicht mit den Veränderungen des Artabano, re de’ Parti und nur teilweise mit denen des Odio
vinto dalla costanza überein. Sie gehören zum mantuaner L’Artabano. Abgesehen von L’odio vinto dalla
costanza entfällt nur in dieser Fassung die Figur oldericos.
24
Beide im theater des Grafen Franz Anton von Sporck in Prag in italienischer Sprache
aufgeführten opern wurden von Antonio Denzio – der tenor hatte im Karneval 1716 in der
venezianischen Aufführung Artabano interpretiert und war seit dem 9. mai 1724 als Impresario im
Sporck-theater tätig – von der originalversion adaptiert. Während aber die von Vivaldi vertonte
Doriclea direkt vom original abstammt – gleichwohl die Figuren eumena und olderico eliminiert
wurden –, ist La tirannia castigata ein Pasticcio besonderer Art, denn beinahe alle Arien stammen aus
Vivaldis Costanza trionfante degl’amori e degl’odii. Die Rezitative basieren stattdessen auf Francesco
Silvanis La fortezza al cimento (1699) und wurden von Antonio Guerra vertont. So erklären sich auch
die mit dem text Silvanis übereinstimmenden Dramenfiguren. Vgl. DAnIeL eVAn FReemAn, The Opera
Theater of Count Franz Anton von Sporck in Prague (1724-1735), Ann Arbor, UmI Research Press, 1991,
S. 293-300 und 315-322.
25 Jedes bearbeitete Dramma per musica konnte einen neuen Ast eines solchen Stammbaums
bilden, da sich die theaterleiter immer wieder der Libretti bedienten, die schon vorhanden waren.
Besaß man nicht das original, griff man auf bereits revidierte Fassungen zurück.
– 111 –
DIAnA BLIcHmAnn
ausgehend von der Fragestellung, ausschließlich die von marchi für Venedig
angefertigten Fassungen der Costanza trionfante degl’amori e degl’odii untersucht.
Antonio marchi ließ in den ersten Druck dieses Librettos (nr. 7.1) unter
anderem Informationen einfließen, aus denen sich Fakten entnehmen lassen, dass
die oper im Karneval des Jahres 1716 im teatro di San moisè aufgeführt werden
sollte, dass sie keinen Widmungsträger besaß und dass an ihr begabte Künstler
beteiligt waren:
Zudem soll die einzigartige Größe eines „Sig. D. Antonio Vitali maestro di
musica“ – gemeint ist hier Vivaldi26 – den Stil des Dichters angeregt haben:
ti presento un Drama, tu benigno l’ascolta, e se in esso non trovi, ch’io possa meritare
il tuo aggradimento, cortese rimetti la colpa, ch’io confuso resterò con la pena di
non aver saputo sodisfarti, com’ebbi la sorte d’incontrare il tuo genio ne gl’altri
miei Dramatichi componimenti molti anni sono, esposti dalla mia debolezza à
gl’occhi della tua intelligenza. La sagacità di Rappresentanti, e la singolare virtù del
Sig. D. Antonio Vitali [Vivaldi] maestro di musica animarono la tenuità del mio Stile,
e spero, che sarà per riuscire, sostenuto da tanti virtuosi, e diffeso dal tuo animo
generoso. Le voci: Deità, Destino, & altri simili sono scherzi poetichi, quali, intendo,
che non abbino punto d’interrompere la veneratione, che proffeso alla vera Religione.
Vivi felice.27
Dem folgt der übliche Abriss zur Vorgeschichte der Handlung, dem man
entnimmt, dass der Partenkönig Artabano, welcher mittels zahlreicher
eroberungen und Siege immer mächtiger geworden war, seine Heerscharen
gegen tigrane, den König von Armenien, richten ließ. trotz des Blutvergießens
in den eigenen Reihen ging Artabano als Sieger und Usurpator aus dem Kampf
hervor. Um seinen triumph noch prächtiger zu gestalten, ließ er Doriclea,
Gemahlin tigranes, gefangen nehmen. Während dies den tatsachen der
historischen Wahrscheinlichkeit entspricht, sind die folgenden Hand-
lungselemente frei erfunden: Als mitridate, König von Ponto, diese nachricht
erhält, lässt er einen teil seiner truppen über einen unterirdischen Gang nach
26 Im Libretto handelt es sich um einen Druckfehler. „Sig. D. Antonio Vitali maestro di musica“
kann nur mit Don Antonio Vivaldi identifiziert werden. Vgl. eLeAnoR SeLFRIDGe-FIeLD, A new
Chronology, cit., S. 325.
27 AntonIo mARcHI, La costanza trionfante degl’amori e degl’odii, Venedig, carlo Bonarigo, 1716,
– 112 –
AntonIo mARcHI UnD AntonIo VIVALDI
28 Getilde singt in Szene II.1 die Arie „Va in traccia del suo ben la tortorella“ und geht darauf
nicht von der Bühne ab. In Szene II.2 tritt Farnace auf, der das metrum der Arie aufnimmt und mit
„così passando va l’ore beate“ in Getildes Gesang einstimmt.
29
Bei der Zählung der Arien Farnaces und tigranes stößt man auf ein Problem: Laut Libretto
wird in Szene III.12 die Arie „Se vendetta oggi rimbomba“ von Farnace gesungen. Da aber tigrane
am Szenenende von der Bühne abgehen muss und Farnace im folgenden monolog bereits die Arie
„Ai rai di due gemelle“ vorträgt, ist auch aus dramaturgischen Gründen anzunehmen, dass die Arie
in III.12 zu tigrane gehört.
– 113 –
DIAnA BLIcHmAnn
dass in diesem keine Anspielungen gegen die Regierungspolitik bzw. wider den
gegenwärtigen Herrscher enthalten waren. Die für Venedig und das gesamte
Gebiet der Serenissima zuständige Behörde waren die „Riformatori allo Studio
di Padova“, deren Dekrete, Urkunden, Beschlüsse, Rechtsstreitigkeiten und
Verbote sich zum großen teil im Staatsarchiv zu Venedig befinden.30 Dort sind
unter dem eintrag Licenze per stampa Librettolizenzen enthalten, die aufgrund
der heute größtenteils nicht mehr vorhandenen handschriftlichen textversionen
chronologisch gesehen zu den ersten noch erhaltenen Zeugnissen dieser
opernproduktionen gehören.
Auch hinsichtlich des neuen Librettodruckes und der Wiederaufnahme der
Costanza trionfante degl’amori e degl’odii, deren neuinszenierung im Karneval 1718
geplant war, musste sich der Verleger von den Riformatori eine erlaubnis für
seine eingriffe in den eigenen text einholen. Dieses an den Deputierten Giovanni
Andrea cattaneo gerichtete Gesuch, das von Antonio marchi bereits verfasste
Drama in bearbeiteter Form und mit dem neuen titel Artabano in demselben
theater erneut darzubieten, befindet sich in der Dokument-Serie Riformatori allo
Studio di Padova, Licenze per stampa, Busta 294, 1714-1718 (Anhang 4).31 Die
Quelle besteht aus einer persönlichen Zueignung („eccellenza“), in der die
militärischen Würdentaten und die zum Kardinalsstand erhobenen
Familienmitglieder des Widmungsträgers panegyrisch geehrt werden: „Per non
recare un affronto alla di lei modestia che ricusa gl’encomj, tacerò le gesta
magnanime de suoi Proavi, le Porpore Vaticane che accrebbero freggi alla sua
nobilissima casa, i marziali riguardevoli impieghi, che gli moltiplicarono le
glorie, le Virtù che gli resero eterni nella memoria de Posteri [...]”.32 Sie galt Pietro
emanuele martinengo colleoni marchese von Pianezza und Graf von cavernago,
der erst im Librettodruck beim namen genannt wird. Der Widmung zufolge soll
die oper bereits in martinengo colleonis Anwesenheit aufgeführt worden sein
und universalen Applaus erhalten haben, worauf später noch zurückzukommen
sein wird. Ferner führt marchi in seinem Gesuch die Figuren und neuen
Gesangsvirtuosen („Personaggi“), Arien und Rezitative an. Dem Vorwort an den
30
Diese Zensurbehörde findet erstmals um 1516 in den Quellen erwähnung. Die Kompetenzen
des organs limitierten sich ursprünglich nicht nur auf die organisation der Universität in Padua –
Festsetzung der Lehrstühle und Unterrichtsstunden –, sondern betrafen ebenso die Kontrolle über
die Dozenten. Alle öffentlichen Schulen des Staates unterstanden ihrer Aufsicht. Außer dem zwischen
1710 und 1736 tätigen Generalinquisitor tommaso maria Gennari war auch den „Riformatori“ die
Zensur jeglicher Bücher anvertraut. Sie achteten streng auf den Import verbotener Bücher und
kontrollierten öffentliche Bibliotheken sowie die Geschichtsschreibung. Vgl. AnDReA DA moSto,
L’archivio di Stato di Venezia. Indice generale, storico, descrittivo ed analitico, 2 Bde., Rom, Biblioteca d’arte
editrice, 1937, I, S. 217-218.
31
erstmals wurde das Dokument von eleanor Selfridge-Field erwähnt: Vgl. eLeAnoR SeLFRIDGe-
FIeLD, Dating Vivaldi’s Venetian Operas, „Informazioni e studi vivaldiani“, 5, 1984, S. 53-65: 58. Das
Datum des Gesuchs ist nicht bekannt, da aber die Lizenz der Zensurbehörde am 5. Januar 1718
ausgestellt wurde – I-Vas, Riformatori allo studio di Padova, b. 295 (Licenze per stampa) –, musste
der Antrag unmittelbar zuvor eingereicht worden sein.
32
AntonIo mARcHI, Artabano, re de’ Parti, Venedig, marino Rossetti, 1718, S. 4.
– 114 –
AntonIo mARcHI UnD AntonIo VIVALDI
Leser („cortesiss.mo Lettore“) ist zu entnehmen, dass Antonio Vivaldi auch die
musikalische Umsetzung des korrigierten textes vorgenommen hatte. Die Quelle
gibt wichtige Aufschlüsse über einen teil des Inszenierungsprozesses der neuen
oper: Fast alle elemente des Gesuchs flossen tatsächlich in die von marchi
angefertigte Zweitfassung der Costanza degl’amori e degl’odii ein, die nun mit dem
vollständigen titel Artabano, re de’ Parti erschien und zwischen dem 5. Januar 1718
(Datum der Lizenz) und 1. märz 1718 (ende des Karnevals) aufgeführt wurde.
Beim Vergleich des originallibrettos mit dem Gesuch marchis und der
Zweitfassung fallen folgende textvarianten auf (Anhang 3 und 4): Im
Riformatori-Dokument werden neun neue Arien für die Aufführung des
Artabano, re de’ Parti angegeben – sie sind in dieser Form auch im Librettodruck
von 1718 enthalten. Von diesen sind aber nur fünf richtige neudichtungen
marchis oder Kofferarien der Sänger: Doricleas „Deh lasciami in pace” (I.10),
„Lampeggiar io vedo ancora” (III.10), Getildes „Benché irato è l’idol mio” (II.15)
sowie Artabanos „tigre spietata e fiera” (II.16), eine Arie, die vor dem Da capo
von Doriclea rezitativisch unterbrochen wird („temerario, t’arresta, o ch’io mi
sveno“), und die Zusatzarie “cada pur sul capo audace” (III.7). Vier der im
Gesuch angeführten Arien waren bereits Bestandteil der originalfassung von
1716, befinden sich aber 1718 nicht mehr an den ursprünglichen Stellen der oper,
sondern wurden unter den Figuren ausgetauscht: Die 1716 von Doriclea
gesungene Arie „tal’or il cacciator i lacci tende“ (I.10) übernimmt nun tigrane
(I.8). Doricleas „Sento il cor brillarmi in petto“ (II.19) geht 1718 in Szene I.14 an
eumena über, Doriclea singt in Szene II.19 dafür die Arie eumenas „ti sento, sì,
ti sento“ (I.14). Die von eumena vorgetragene Arie „È dolce quel piacer“ (II.13)
ist eine Adaptation der einstigen Arie Getildes „È dolce quell’amor“ (II.15). Im
Artabano, re de’ Parti werden die vier eliminierten Arien daher durch alte oder
neue ersetzt: „Qual pino errante“ (I.8), „Parto con questa speme“ (II.13), „no,
non svenarti, no“ (II.16) und „Amoroso, caro sposo“ (III.10). Zwei Arien werden
vollständig und ohne ersatz gestrichen: oldericos „La vendetta è un dolce
inganno“ (II.11) und Artabanos „Per punir un’alma audace“ (III.6). Alle anderen
musikalischen nummern sind mit denen der Costanza trionfante identisch. Das
im Gesuch angeführte zusätzliche Rezitativ wird im Libretto Getilde
zugesprochen, und zwar nach ihrem Schwur, die verkleidete eumena nicht zu
verraten (II.13). In der neufassung von 1718 werden aber auch einige wenige
unbedeutende Veränderungen der Rezitative vorgenommen, die marchi in
seinem Gesuch nicht angegeben hatte. trotzdem lässt sich daraus schließen, dass
marchi bei der Bearbeitung der Costanza trionfante degl’amori e degl’odii kaum in
ihre Handlung eingegriffen hatte. Vielmehr verlegte er vier Arien innerhalb des
Dramas, eliminierte zwei vollständig, schrieb vier neue ersatz- und eine
Zusatzarie. Hinsichtlich der Gesamtanzahl der musikalischen nummern
unterschied sich die neue oper Artabano, re de’ Parti (34) geringfügig von der nur
zwei Jahre zuvor aufgeführten Costanza trionfante (35). Die Arienumgestaltung
war die Vorraussetzung für die 1718er Aufführungsserie, insbesondere für die
neu engagierten Sänger. Librettist und Komponist waren den erfordernissen der
Gesangsvirtuosen mit geringstem Arbeitsaufwand nachgekommen, denn
– 115 –
DIAnA BLIcHmAnn
Beim Vergleich der Costanza trionfante mit dem Artabano, re de’ Parti fällt auf,
dass viele Komponenten der einstigen oper von 1716 homogen geblieben sind:
Der Librettist, der Komponist, der Aufführungsort, die Handlung und zahlreiche
Arien blieben unverändert erhalten, ja sogar der Widmungsträger ist identisch,
wie später noch gezeigt werden soll. es ist daher denkbar, dass der neue titel
Artabano, re de’ Parti zur unerlässlichen notwendigkeit der Impresarii geworden
war, die „alte“ oper dem Publikum als „neu“ zu verkaufen.
Zunächst sei aber etwas zu den Veränderungen in der dritten von marchi
und Bartolomeo Vitturi 15 Jahre später angefertigten dritten Version des
Dramas gesagt,33 das mit dem titel L’odio vinto dalla costanza im Karneval 1731
im teatro di Sant’Angelo dargeboten wurde.34 man orientierte sich bei dieser
letzten Variante offensichtlich sowohl an der ersten als auch an der zweiten
Fassung des Dramas, denn im Libretto können sowohl acht musikalische
nummern aus der Costanza trionfante als auch eine von marchi für den Artabano,
re de’ Parti neu geschriebene Arie nachgewiesen werden (Anhang 3). Ferner ist
das Duett Farnaces und Getildes eine Adaptation der Arie, die eumena 1716
gesungen hatte:
33 Dass marchi die dritte Version anfertigte, lässt sich aus den zwei noch vorhanden exemplaren
des Librettos mit Widmung (I-Vcg und I-Vnm) schließen, die der Autor unterzeichnet hatte.
34 Der neu überarbeiteten oper wurden die Intermezzi Melinda hinzugefügt. AntonIo GRoPPo,
Catalogo purgatissimo di tutti gli drammi per musica recitatisi ne’ teatri di Venezia, 1741, I-Vnm, ms.it.cl.VII,
2326 (=8263), S. 224. Vgl. PeteR Ryom, Deux catalogues d’opéras, „Informazioni e studi vivaldiani“, 3,
1982, S. 13-44: 14, und eLeAnoR SeLFRIDGe-FIeLD, A new Chronology, cit., S. 422-423.
– 116 –
AntonIo mARcHI UnD AntonIo VIVALDI
Die dem text zugrunde gelegte Vertonung ist von Vivaldi und Antonio
Galeazzi. es ist anzunehmen, dass die musik der aus den ersten beiden
Fassungen entnommenen Arien vom Prete rosso stammen und die Vertonungen
jener 18 möglicherweise vom Librettisten Vitturi neu geschriebenen Arien
höchstwahrscheinlich auf Galeazzi zurückgehen.35 Sieben nummern entfallen –
inklusive der eher altmodischen Arie a due – und eine Ausgangsarie wird zum
Rezitativ umgestaltet:
35 Vgl. AnnA LAURA BeLLInA – BRUno BRIZI – mARIA GRAZIA PenSA, I libretti vivaldiani. Recensione
e collocazione dei testimoni a stampa („Quaderni vivaldiani“, 3), Florenz, olschki, 1982, S. 50.
– 117 –
DIAnA BLIcHmAnn
36 Vgl. FAUn tAnenBAUm tIeDGe – mIcHAeL tALBot, The Berkeley Manuscript: Arias and Cantatas.
– 118 –
AntonIo mARcHI UnD AntonIo VIVALDI
Die Uraufführung der Costanza trionfante im Karneval 1716 lässt sich mittels
der „Avvisi di Venezia“ zeitlich nicht genau bestimmen,37 doch gibt es Indizien,
die darauf hinweisen, dass sie zwischen dem 19. Januar und 25. Februar 1716
(martedì grasso) aufgeführt wurde: einerseits handelte es sich zufolge des im
Berkeley manuskript getätigten eintrages „S. moise Ultima“ um die letzte in
diesem theater gezeigte oper.38 Die erste der Saison war demnach La virtù
coronata, die dem Widmungsdatum nach zu schließen ab dem 4. Januar 1716 und
wahrscheinlich nur zwei Wochen, bis maximal zum 18. Januar, auf der Bühne
des teatro di San moisè gegeben wurde. Am 14. Januar hatte man den Karneval
im teatro di San Giovanni Grisostomo eröffnet. Spätestens am 19. Januar war La
costanza trionfante degl’amori e degl’odii im teatro di San moisè zu sehen: „Dopo
esser stato martedì matt[in]a pubblicato il solito bando contro la delazione
dell’armi seguì l’apertura del carnevale alle maschere e cominciano a comparire
de’ forestieri che vengono dalle parti d’Italia, continuandosi le recite delle nuove
opere in musica si come queste delle com[m]edie restando proibite le feste de’
tori, e quelle di ballo.”39
Zwei unterschiedliche Librettoeditionen der erstfassung von La costanza
trionfante degl’amori e degl’odii sind überliefert, die es sich meines erachtens lohnt,
näher zu untersuchen. Der erste, oben bereits beschriebene und vielleicht im
Dezember 1715 von carlo Bonarigo angefertigte Librettodruck (nr. 7.1) – ohne
Widmung und ohne Amtsbezeichnung des Komponisten – scheint nämlich nicht
jener, die Aufführungsserie begleitende text gewesen zu sein. Das textbuch
wurde im Januar 1716 in einer zweiten edition publiziert, die der Autor nun mit
dem Datum „Data Adi 18. Genaro 1715. m.V.“ unterzeichnet hatte,40 und die
hinsichtlich der erstauflage, den ab Seite 5 auf gleicher Seiteneinteilung
abgedruckten text identisch wiedergibt (nr. 7.2).41
37
Die meldungen belegen ausschließlich, dass am 26. Dezember die Foca superba im teatro di San
Giovanni Grisostomo und erst danach jene im teatro di San moisè und Sant’Angelo gegeben wurden:
„[...] et in quella sera [giorno di Santo Stefano] si riaprirono li ridotti e teatri [...] andato in scena per la
prima volta in quell’a S. Gio[vanni] Grisostomo il drama intitolato Foca Superba continuandosi l’altre
in quelli di S. Angelo, e S. moisè, restando poi proibito con proclama in stampa la festa de’ tori [...].”
I-Vas, Inquisitori di Stato, b. 706 (Avvisi da Venezia, 1714-1716), 28. Dezember 1715.
38 Vgl. FAUn tAnenBAUm tIeDGe – mIcHAeL tALBot, The Berkeley Manuscript, cit., S. 69.
39 I-Vas, Inquisitori di Stato, b. 706 (Avvisi da Venezia), 18. Januar 1715 More Veneto [M.V.]; I-Vas,
consiglio dei Dieci, b. 42 (notatorio), 19. Februar 1715 [M.V.]. Zitiert nach eLeAnoR SeLFRIDGe-FIeLD,
A new Chronology, cit., S. 325.
40 Die Lizenz für diesen Zweitdruck wurde am 12. Januar 1716 erteilt: „Adi 12. Genaro 1715
[M.V.]. Faccio fede Io infra[scri]tto non esservi nel Libro intitolato La costanza trionfante dagli
Amori e dagli odij cosa alcuna contro Prencipi e buoni costumi. In fede Giov[anni] And[re]a
cataneo Dep[utato] alla Rep[ubblica]“. I-Vas, Riformatori allo studio di Padova, b. 294 (Licenze per
stampa). Die Drucklegung dieser zweiten edition erfolgte in den sechs tagen zwischen dem 12.
und 18. Januar 1716.
41 Das exemplar ist daher wahrscheinlich kein vollständiger nachdruck der ersten edition. neu-
– 119 –
DIAnA BLIcHmAnn
gedruckt wurde ausschließlich das Frontispiz bis einschließlich Seite 4 und die dazugehörigen
respektiven Seiten 21-22.
42
Vivaldi war damals als „maestro di violino“ am ospedale della Pietà tätig. Vgl. eLeAnoR
SeLFRIDGe-FIeLD, Pallade veneta. Writings on Music in Venetian Society, 1650-1750, Venedig, edizioni
Fondazione Levi, 1985, S. 375, und mIcHAeL tALBot, Vivaldi, turin, e.D.t., 1978, S. 216.
43
Selfridge-Field und talbot zufolge wurde Vivaldi am 29. märz 1716 nicht in seinem Amt als
maestro di violino bestätigt, im mai aber als maestro dei concerti eingestellt. Vgl. mIcHAeL tALBot,
Vivaldi, cit., S. 216, und eLeAnoR SeLFRIDGe-FIeLD, Pallade veneta, cit., S. 375.
44 Bereits auf dem titelblatt seines op. 2 von 1709 und seines op. 3 von 1711 wird Vivaldi als
solcher genannt, obgleich er offiziell nur die Funktion des Violin- und Viola inglese (bzw. da gamba)-
Lehrers innehatte. De facto, und obgleich er an den Aufführungen nicht beteiligt war, diente er freilich
als Konzertmeister. Die Governatori des ospedale della Pietà wollten ihm bis 1716 schlichthin diesen
titel nicht zugestehen, da mit ihm auch eine höhere Gage verbunden war. Diesen Hinweis verdanke
ich michael talbot.
45 „Sono assai applaudite le musiche de’ quattro spedali, dove con molto grido cantano [...]. Alla
Pietà, oltre un coro esquisito di cantatrici, le quali sono Angelica, Barbara, candida, cecilia, marina,
Prudenza, Silvia ed altre, v’è un orchestra copiosissima de’ strumenti, dove fra le altre spiccano Lucietta
per l’organo, maddalena per la tiorba, Anna per il violino, e ciò ch’è più mirabile, è che alcune di queste
cantano e suonano eccellentemente, come Prudenza, che colla stessa franchezza canta il soprano, suona
il violino, e ’l violoncello inglese. maddalena tocca mirabilmente il violino, e senza pari la tiorba. e vi
sono ancora quelle, che delicatamente suonano il flauto e les obois.“ VIncenZo coRoneLLI, Guida de’
forestieri, Venedig, Giovanni Battista tramontin, 1706, S. 20-21 (Venedig 1723, S. 19-20).
– 120 –
AntonIo mARcHI UnD AntonIo VIVALDI
Außerdem besaß der nachdruck im Vergleich zum erstdruck nun doch einen
Widmungsträger, bei dem es sich um den zwei Jahre später im Artabano, re de’
Parti zu verewigenden Pietro emanuele martinengo colleoni, marchese von
Pianezza und Graf von cavernago, handelte.46 So erklärt sich schließlich auch
der oben erwähnte Widmungseintrag im Publikationsgesuch marchis und im
Libretto des Artabano, re de’ Parti, aus dem hervorgeht, dass die oper bereits unter
der Schutzherrschaft des Grafen aufgeführt worden war. ebenfalls lässt sich
daraus schließen, dass der Widmungsträger nicht von Anbeginn festgestanden
zu haben scheint.
marchi entschied erst nach der bereits gedruckten ersten Librettoedition, das
Stück aus noch unbekannten Gründen dem Grafen zu widmen. Diese „Dedica“
ist in der zweiten edition der Costanza trionfante abgedruckt, aus der die
folgenden Sätze besonders hervorstechen:
ecceLLenZA
[...] ne sortir miglior sorte potevo, mercè che appoggio le mie speranze ad un’Anima,
ch’ha per Privilegio del sangue accummunate à se stessa tutte quelle Doti, che
constituiscono un Grande, e lo fanno riuscire d’ammiratione a tutto il mondo. Dalla
Vostra antichissima Prosapia sortirono, quelli eroi, che segnalati dal VAtIcAno con
la sacra Porpora, che distinti negl’uffitii più cospicui di marte, che adorni di tutte le
scienze lasciorono à suoi Posteri hereditaria la Gloria, à conoscenti successiva la
veneratione. Di più rammemorar si potrebbe, se il timore d’offendere la vostra
modestia non m’imponesse rispettar col silentio ciò, che appieno scriver non potrei
con la penna, e se la speranza non alimentasse il mio desiderio di dover un giorno
mostrare al mondo un vivo modello delle vostre Grandezze. Resta solo, che la Vostra
Benignità generosa non sdegni voglier un sguardo sovra un tributo d’ossequio, che si
v’appresenta da chi confessa suo grand’onore aver l’incontro felice di dichiararsi.47
46
„Dedicata a S. e. Pietro martinengo coleoni. Detta con frontespizio diverso senza dedicatoria
in 12. di pag. 60.“ AntonIo GRoPPo, Catalogo di tutti i drammi per musica, cit., S. 106.
47
AntonIo mARcHI, La costanza trionfante degl’amorii e degl’odii, cit. (Venedig 1716), Widmung, S. 1-3.
– 121 –
DIAnA BLIcHmAnn
48
Die Dokumente (I-Vas, Senato, militar; Savio alla scrittura; collegio, nomi di condottieri ed
altri capi di milizia) weisen in den Jahren zwischen 1714 und 1719 eine Lücke auf.
49
Um sich eine Vorstellung von den Druckkosten machen zu können, sollen hier einige Beispiele
genannt werden: Der Druck der Librettoauflage (1100 Stück) des Il talamo preservato dalla fedeltà
d’eudossa 1683 in Reggio emilia kostete 300 Lire modenesi (ml): 688 Libretti wurden zu 1 ml verkauft,
412 blieben unverkauft, der Profit betrug 388 ml. Vgl. LoRenZo BIAnconI – tHomAS WALKeR,
Production, Consumption and Political Function of Seventeenth-Century Opera, „early music History“,
4, 1984, S. 209-296: 232. In Venedig musste der Librettist zwar die Kosten für den Druck aufbringen,
es war aber auch sein Recht, die Summe der verkauften Libretti und den ertrag der Widmung zu
behalten: „[...] fù introdotto l’uso, che tuttauia si pratica di lasciar all’Autore del Drama per premio
delle sue fatiche tutto quello che si cava dalla vendita de’ libretti stampati à sue spese, e dalla
Dedicatoria, che si fà à sua libera disposizione, e quest’vtile dipende dalla riuscita del Drama. Hà di
più esso Autore ogni sera libero l’ingresso del teatro, facoltà di condur seco qualche amico, e per suo
vso il comodo d’un Palchetto, cortesia praticata da teatri Grimani, e con il loro esempio da diversi
altri.“ cRIStoFoRo IVAnoVIcH, Memorie teatrali di Venezia, in DeRS., Minerva al tavolino (Venedig, niccolò
Pezzana, 1681), hrsg. von norbert Dubowy, Lucca, Libreria musicale italiana, 1993, S. 414. Das
effektive einkommen eines operndichters in Venedig bestand demnach, und laut Ivanovich, aus der
Summe der verkauften Libretti und dem ertrag der Widmung. Zum Verdienst aller an einer oper
beteiligten Künstler vgl. FABRIZIo DeLLA SetA, Il librettista, in Storia dell’opera italiana, 3 Bde., hrsg.
von Lorenzo Bianconi und Giorgio Pestelli, turin, e.D.t., 1987, IV, S. 231-291: 254-255.
50
I-Vas, Inquisitori di Stato, b. 706 (Avvisi da Venezia), 11. Januar 1715 [M.V.].
– 122 –
AntonIo mARcHI UnD AntonIo VIVALDI
1716 traf der bayrische Kurfürst, Karl Albert, in Venedig ein. Der Kurfürst von
Sachsen war ebenfalls zu diesem Zweitpunkt in der Serenissima zugegen. Beide
ausländische Standespersonen wurden nach der venezianischen etikette mit
empfängen, Bällen, opernaufführungen, Festen und diversen Divertimenti in
den Palästen venezianischer Patrizier gewürdigt. Welche Bedeutung den
Herrschern im gesellschaftlichen und politischen Leben Venedigs zwischen dem
3. und 29. Februar 1716 zukam, belegen die „Avvisi“, in denen folgende Berichte
insbesondere zur ehrung der Gäste in den opernhäusern erstattet werden:
Dem Kurfürsten von Bayern, Karl Albert, wurde außerdem die im teatro di
Sant’Angelo aufgeführte oper L’amor di figlio non conosciuto gewidmet.52 es ist
daher denkbar, dass die zweite edition des Librettos der Costanza trionfante
gewissermaßen als Repräsentationsexemplar angesichts der hohen Staatsgäste
in Venedig angefertigt worden war.
51
ebd., 1. Februar 1716 – 8. Februar 1716 – 22. Februar 1716 und 29. Februar 1716. Das teatro di
San Giovanni Grisostomo stand als prächitgstes opernhaus im mittelpunkt dieser Feierlichkeiten.
Die drei im Grimani-theater aufgeführten opern waren Foca superba (Lucchini, Lotti), Germanico
(Barziza, Pollarolo) und Ottone (Frigimelica, Pollarolo). Zum Aufenthalt der Kurfürsten in Venedig
und den offiziellen Feierlichkeiten im Februar 1716 in Venedig vgl. I-Vas, collegio, registro IV, Bl. 25ff.
Zum Aufenthalt des Kurprinzen von Sachsen in Venedig vgl. DIAnA BLIcHmAnn, Der Venedig-
Aufenthalt Pisendels (1716-1717): erlebnisse im Gefolge des sächsischen Kurprinzen als Auslöser eines
Kulturtransfers von Venedig nach Dresden, in Johann Georg Pisendel – Studien zu Leben und Werk. Bericht
über das Internationale Symposium vom 23. bis 25. Mai 2005 in Dresden, hrsg. von ortrun Landmann,
Hildesheim, Zürich (u. a.), olms, 2010, S. 1-57.
52
Die oper von Domenico Lalli und tomaso Albinoni in Anwesenheit des Kürfürsten am 4. Januar
1716 uraufgeführt. Vgl. eLeAnoR SeLFRIDGe-FIeLD, A new Chronology, cit., S. 324f.
– 123 –
DIAnA BLIcHmAnn
ARTABAnO, Re De’ PARTI UnD DIe PoLItIScHen eReIGnISSe ALS AUSLöSeR FÜR DAS
DoPPeLDeBÜt
Wie bereits festgestellt wurde, handelte es sich bei der Zweitfassung Artabano,
re de’ Parti nicht wirklich um ein neues Dramma per musica. es steht daher die
Frage offen, inwieweit dies mit dem Publikumsanspruch und der erfolgsbilanz
der oper für die theaterbesitzer zu vereinbaren war, denn die Verschieden-
artigkeit der im Zuge einer Uraufführung entstandenen opernproduktionen
manifestierte sich grundsätzlich in den neugedruckten Libretti, denen ihr Dernier
cri bereits im Vorwort und der Widmung abzulesen war: Fanden auf den ersten
Seiten neue berühmte Widmungsträger, Sänger und Komponisten erwähnung,
die der vorherrschenden mode entsprachen, war der erfolg einer neuen oper
gewissermaßen garantiert. Die in kurzem Zeitabstand folgende, fast identische
Zweitaufführung der Costanza trionfante, als Artabano re de’ Parti, in derselben
Stadt und im selben theater, ist daher relativ außergewöhnlich, bedenkt man,
dass das zeitgenössische Publikum das neuste zu sehen und zu hören erwartete.
Was mag den Impresario des teatro di San moisè dazu veranlasst haben, mit
einer nur in wenigen Punkten von der originalfassung abweichenden
opernaufführung aufzuwarten? Denn nicht nur marchi und Vivaldi wurden
erneut engagiert, vielmehr stellte sich Pietro emanuele martinengo colleoni
erneut als Widmungsträger zur Verfügung. marchi glaubte zu recht, dem Leser
diesen Sachverhalt erklären zu müssen. Diese Rechtfertigung befindet sich im
Vorwort zum Artabano, re de’ Parti. Vermeintlich wurde die oper nämlich
deswegen wiederaufgenommen, weil sie einen großen erfolg beim Publikum
gefeiert und die musik derartigen Anklang gefunden hatte, dass dies aus-
schlaggebend genug für eine „Revision“ geworden war.53 es könnte aber auch
vermutet werden, dass nicht nur die musik der Auslöser für den erfolg und das
„Doppeldebüt“ der oper war, sondern vielmehr die im text enthaltenen
Anspielungen auf die politischen ereignisse, die Überwindung des die Stadt
Venedig bedrohenden türken.
Die Jahre 1714 bis 1718 stellen einen für die Geschichte der venezianischen
Republik besonders brisanten Zeitraum dar, da in dieser Zeit der letzte der
großen Kriege gegen das ottomanische Reich ausgetragen wurde. Die türken
hatten Gebiete wiederbesetzt, die sie mit dem Karlowitzer Friedensbeschluss von
1699 verloren hatten. Folglich bedrohten sie auch die morea und die Besitztümer
Venedigs. Am 9. Dezember 1714 erklärten die türken Venedig erneut den Krieg
und verletzten damit den Waffenstillstand und Friedensvertrag von Karlowitz.
erst am 13. April 1716 trat österreich in den Krieg ein:54 Das Bündnis zwischen
53 Vgl. Anhang 4, Cortesiss[i]mo Lettore, und AntonIo mARcHI, Artabano, re de’ Parti, Venedig,
carlovizza, ostilmente attaccati con superiori e perciò fortunate forze, li confederati nella Sacra Lega
– 124 –
AntonIo mARcHI UnD AntonIo VIVALDI
dem Kaiser und der Republik von 1684 wurde als „Heilige Liga“ wiederauf-
genommen. Kaiser Karl VI. verpflichtete sich damit zur Verteidigung seiner
italienischen Gebiete. Seine Armee besiegte unter dem Befehl eugen von
Savoyens am 5. August 1716 das türkenheer und Korfu konnte zurückerobert
werden.55 Infolge dieses großen Sieges gelang den Venezianern auch die
Wiedererlangung anderer venezianischer Besitztümer. Die ereignisse leiteten im
April 1718 die Friedensverhandlungen der Seemächte und der drei kriegs-
führenden mächte ein, die am 21. Juli 1718 beschlossen wurden.56
Von diesem Standpunkt aus gesehen hätte sowohl die Aufführungsserie der
Costanza trionfante degl’amori e degl’odii von 1716 als auch jene des Artabano re de’
Parti von 1718 vom damaligen Publikum als Spiegel der venezianischen
Zeitgeschichte verstanden werden können. mit Blick auf den venezianisch-
ottomanischen Konflikt avancierte die oper im Karneval 1716, zu einem
hochpolitischen Anlass angeboten zu werden. Sie wurde nach dem endgültigen
triumph und dem Beginn der Passarowitzer Friedensverhandlungen im
Karneval 1718 wiederholt. Diese Hypothese erscheint insofern schlüssig, da
marchi in den textbüchern in indirekter Weise auf den Konflikt zwischen
Venedig und den ottomanen anspielte. In beiden Libretti, die, wie oben gezeigt
wurde, im Handlungsverlauf übereinstimmen, gibt es dafür Hinweise: Der von
Artabano ausgehende Krieg und die Besetzung Armeniens könnte man als
Anspielung auf die türkische eroberung venezianischen Herrschaftsgebietes und
die damit verbundenen kriegerischen Auseinandersetzungen interpretieren.
olderico fasst dies in Szene I.12 mit den Worten „Gran vincitor al di cui braccio
forte | cedon le monarchie, cadono i regni“ zusammen. Zudem besingt Artabano
in seiner ersten Arie stolz den Sieg über Armenien und die bevorstehende
Vernichtung eines Reiches:
con Sua maestà cesarea e Regia [...] fu obbligata ad ordinarvi una bastante contradisposizione, tanto
per liberar[e] i suol collegati dalla minacciata totale oppressione, quanto per difendere, mediante
l’assistenza Divina, li confinanti regni, e provincie ereditarie, e colla medesima occasione, tutt’il
cristianesimo dall’imminente pericolo.“ Distintissima relazione della segnalata vittoria ottenuta presso
Pietro-Varadino e Carlovizza dell’armi cesaree contro il Turco e del totale disfacimento del suo esercito ascendente
al numero di 200. milla uomini, Venedig – Bologna, carlo Alessio – clemente maria Fratelli Sassi, 1716,
o. S. [8. August 1716].
55 Vgl. Veridica relazione della disfatta dell’esercito ottomano delle pianure di Vimar su le frontiere
d’Ungheria, datagli dal Serenissimo Principe eugenio di Savoia general commandante dell’armi di S.M. Cesarea,
seguita li 5. del corrente Agosto, Bologna, carlo Alessio – clemente maria Fratelli Sassi, 1716; Breve e
sincera relazione degli ultimi successi dell’assedio di Corfù e della ritirata de’ Turchi da quell’Isola. estratta da
lettere autentiche scritte da Corfù sotto li 22. Agosto e 28. detto M.DCC.XVI., Rom – Bologna, carlo Alessio –
clemente maria Fratelli Sassi, 1716.
56 einen Überblick über den venezianisch-ottomanischen Konflikt zwischen 1684 und 1718 bietet
der Bericht des offiziellen Geschichtsschreibers der Republik: VenDRAmIno BIAncHI, Istorica relazione
della pace di Pasaroviz, Padua, Giovanni manfrè, 1719. Vgl. auch SAmUeLe RomAnIn, Storia documentata
di Venezia, 10 Bde., Venedig, Filippi, 31975, VIII, S. 28-41, und HeInRIcH KRetScHmAyR, Geschichte von
Venedig, 3 Bde., Aalen, Scientia, 1964, III, S. 356-361.
– 125 –
DIAnA BLIcHmAnn
DoRIcLeA (I.2)
Andrò dove m’incalza
D’un empio Re il barbaro commando;
ecco che volontaria
t’offro il piè alle catene,
opra ciò, ch’il furor crudo t’addita;
Son moglie di tigrane
Di costanza, e d’onor, Regina invitta.
Hai sete di Sangue
e il cor non mi sveni?
Ingrato, spietato
Rispondi: perché?
chi brama sol la morte
Disprezza le ritorte
e i ferrei lacci al piè.
Szene III.12
tIGRAne mio fedele Farnace, in questo foglio
mitridate l’amico ci promette,
che pria ch’in mar d’Atlante
Il luminoso Auriga
– 126 –
AntonIo mARcHI UnD AntonIo VIVALDI
Der endgültige Sieg, den die Venezianer mit der Hilfe österreichs in diesen
Jahren über die ottomanen davontrugen, könnte auch im Vers tigranes „Per
render vinto il vincitor crudele“ verschlüsselt sein und wird ansatzweise auch
im charakteristischen einsatz des in allen drei Fassungen identischen Finalchors
deutlich, in dem der Frieden unter den Völkern gepriesen wird: „Viva amor, viva
la pace. | Di fé amica il raggio splenda, | e d’amor in un risplenda, | lieta e fulgida
la face“. In den genannten textstellen könnte sich die Rolle der oper, die sie im
Zusammenhang mit den politischen ereignissen besaß, widerspiegeln.
es ist daher denkbar, dass Antonio marchi absichtlich diesen Stoff für sein
Libretto gewählt und die Doppelinszenierung im teatro di San moisè im Zuge
der politischen ereignisse bewusst geplant hatte. mit demselben opernstoff
konnte er daher im Karneval 1716 – noch zu Kriegszeiten – auf den Konflikt, im
Karneval 1718 dagegen – nach dem triumph und den angehenden Frieden-
sverhandlungen von Passarowitz – auf den Sieg anspielen.
Der Graf martinengo colleoni, dem beide Libretti zugeeignet wurden, war
insofern von Interesse, als man ihn gewissermaßen als „militärischen Würden-“
und symbolischen Hoffnungsträger bewusst für beide Aufführungsserien
gewählt hatte. Dabei spielt es eine relativ unbedeutende Rolle, ob er tatsächlich
das Amt eines Heerführers oder Generals um 1716 eingenommen hatte. Der
Grund für die ihm zweifach geltende Zueignung könnten ganz einfach der
Folgenden sein: Sein name, martinengo colleoni, verwies und ehrte
gewissermaßen seine ins Quattrocento zurückgehenden Ahnen, die mehrfach im
Dienste des Hauses der Savoyen und der venezianischen Republik militärische
Siege errungen hatten. Für Venedig konnte die Familie gewissermaßen die
Funktion eines positiven omens erfüllen. Vermutlich hatte man auch in der
Schnelle, in der das Libretto-Repräsentationsexemplar für die Kurfürsten im
– 127 –
DIAnA BLIcHmAnn
Vo ò eroico Prencipe, che con tanta Fama & Applauso hauete vittorioso rotato il
brando su ’l Istro, e co i fulgidi raggi de vostri vanti, sete stato per l’ottomana Luna,
un infelice cometa, sarete Astro splendente e tutelare per il Real cuniberto, per
difenderlo da ogni evento. Perciò ho preso l’ardire di consacrarlo al vostro eccelso
nome, ch’essendosi fra i bollori di marte fatto immortale [...].59
– 128 –
AntonIo mARcHI UnD AntonIo VIVALDI
[...] mentre il solo titolo del vostro Grado, e insigne ornamento del vostro nome alla
Virtù coronata bastano per meritarvi tutta la Venerazione appresso il mondo. ciò ch’è
noto alla Fama per la vostra gloria, per la vostra casa, e per il nobiliss. Parentado al
quale è congiunta, è bastevole per illustrar il Frontespicio di quest’opera e per rendervi
oggetto della maggior ammirazione [...].62
60 FRAnceSco SILVAnI, La fortezza al cimento, Venedig, nicolini, 1699, Serenissima Altezza, S. 2-3.
61 Am 26. Januar 1699 waren alle Verträge des Karlowitzer Friedens unterzeichnet.
62 o.A., La virtù coronata, Venedig, marino Rossetti, 1716, Illustrissimo Signore, S. 3-4.
63 PIetRo GIoRGIo BARZIZA, Germanico, Venedig, marino Rossetti, 1711 [1716], eccellenza, S. 4.
– 129 –
DIAnA BLIcHmAnn
[...] vi vorebbe una qualche grand’opera, del valore di quelle, che meritarono
l’aggradimento de più grandi eroi della terra, per esser degna di poter esservi offerta;
ma quando io penso, che alle volte fu tanto gradito un Sagrifitio umile di poche frutta,
fatto da povero pastore, quanto un superbo olocausto di cento Vittime fatto da
dovizioso cittadino, tutto mi racconforto. [...] in voi tutto il mondo ammira qualche
cosa di più di un gran Principe, & attende in voi solo tutto ciò che da tanti Secoli nella
serie maestosa de vostri grand’Avi reggistrato si ammira. Splende nel vostro fiorito
volto un raggio di grandezza così luminoso, che abbaglia chiunque ardisce fissarvi lo
sguardo, e consola chi umile ne adora la maestà. In fine S. A. tutto il gran mondo
d’europa vi riguarda con occhio presago, ed ammira nell’indole vostra generosa, oltre
quel molto che siete, quello che a sua consolatione siete per essere.64
64 DomenIco LALLI, L’amor di figlio non conosciuto, Venedig, marino Rossetti, 1715 [M.V.], Altezza
Serenissima, S. 3-6.
65 Auch in der Kunstgeschichte fungierte Judith in diesem Sinne. Vgl. BRIGItte ReIneKe, eros und
Tod: zur Bildlichkeit von Feminität in den halbfigurigen „Judith“-Darstellungen im Venedig des 16.
Jahrhunderts, Weimar, VDG, 2003, und BettInA UPPenKAmP, Judith und Holofernes in der italienischen
Malerei des Barock, Berlin, Reimer, 2004. Diesen Hinweis verdanke ich cornelia Friedrichs.
66 „Salve invicta Juditha formosa. | Patriae splendor spes nostrae salutis. | Summae norma tu
vere virtutis | eris semper in mundo gloriosa. | Debellato sic Barbaro trace | triumphatrix sit maris
regina. | et placata sic ira divina | Adria vivat, & regnet in pace. Finis“. JAcoB [GIAcomo] cASSettI,
Juditha triumphans, Venedig, Bartolomeus occhi, 1716, chor, S. 15-16.
– 130 –
AntonIo mARcHI UnD AntonIo VIVALDI
L’ODIO VInTO DALLA COSTAnzA UnD DIe moRALIScHen UnD PoLItIScHen GRÜnDe FÜR
Den GeScHmAcKSWAnDeL
Die dritte Version der Costanza trionfante degl’amori e degl’odii [nr. 7b.1] war 15
Jahre nach dem Doppeldebüt gewissermaßen aus ihrem zeitpolitischen
Zusammenhang herausgerissen und trotzdem verwies sie auf den längst
vergangenen aber anscheinend noch immer nachklingenden Konflikt. Das
Libretto war für maria civran Labia bestimmt. Die von marchi unterzeichnete
Widmung wurde zusätzlich als cartesino in die edition eingeheftet.67 maria civran
Labia fühlte sich mit den ihr zugeeigneten Zeilen und wahrscheinlich mit der
Anspielung auf den tod der ihr einzig geborenen tochter gekränkt und ließ das
Libretto nochmals und ohne Widmung drucken lassen [nr. 7b.2]: „Di q[ues]ta
[dedicatoria] ne fu così imprudente il tenore, e inconsiderate l’espressioni, che
offesa la dama cui era diretta restò per li dilei riccorsi prescritti al stampatore di
levarla non solo dalli libretti che teneva invenduti, ma di ristampare il frontisp.o
onde il rispettabile nome della dama medes:ma , e perciò pochi libretti rimasero
con la dedicatoria, e non è cosa facile il rinvenirne“.68
In der Widmung lässt sich aber immerhin der Beweis für die oben
aufgestellten Hypothesen finden, d. h. die enge Bezugnahme der Costanza
trionfante bzw. des Artabano, re de’ Parti auf die venezianische Zeitgeschichte um
1716. marchi vergleicht die dramatischen Begebenheiten, insbesondere den Sieg
des tyrannen Artabano über tigrane und Doriclea und seine darauffolgende
endgültige niederlage mit den tatsächlichen politischen ereignissen. Zudem
verweist er auf die Verdienste, welche die Ahnen der Widmungsträgerin in den
Auseinandersetzungen mit dem türken errungen hatten:
[...] Da questi precorsi, che intimano alla di lei grand’anima il mio tributo, dedico
all’eccell. S. il dramma dell’odio vinto dalla costanza nella figura d’Artabano re de’
Parti, che vincitore trionfa del re tigrane con Doriclea sua sposa, e vinto perde il soglio
conquistato dal vincitore armeno per trono alla regina sua moglie. L’intreccio anessa
corone ben degne d’offrirle a Dama di quella gloria, che sa distinguerle negli accidenti
di lauri, olivi e cipressi, che d’antenati insigni andati baili alla potenza dell’ottomano,
familiari le porpore al loro splendore, con mitre investiture della pietà sacrifizi
sommersi al publico servizio e congionti prima prencipi nati, ch’ereditarii. La modestia,
che non fa dilatarmi in stolle d’oro, in senatorie dignitadi, son puri retagli delle minori
acquistate benemerenze, perciò non strappo le penne all’aquila del suo eccell. casato,
67 claudio Sartori verwechselt den Druck ohne Widmung (nr. 16875) mit demjenigen, der über
eine Widmung verfügt (nr. 16876). Antonio Groppo bestätigt: „Debbe avere un cartesino volante di
due carte di Dedicatoria. Detto edizione con frontespizio diverso, senza Dedicatoria“. AntonIo
GRoPPo, Catalogo di tutti i drammi per musica, cit., S. 131.
68 I-Mb, Raccolta Drammatica corniani-Algarotti n.o 6007, Catalogo de drammi musicali fatti in
Venezia, nr. 665. Vgl. Ryom, Deux catalogues d’opéras, cit., S. 27-28.
– 131 –
DIAnA BLIcHmAnn
per non volare al sole delle sue rare distinte prerogative. Basterà il dire, che una tal
maria riverita da reggi, amata da eletrici, da kavalieri servita, da personaggi coltivata
in acclamazione delle genti, ottenuto un angelo per suocero, un non minore per sposo,
abbia ben data una verginella al paradiso, unica pupilla di sì inimitabili genitori [...].69
Das von Farnace beschriebene massaker, welches wohl auf die ottomanen
bezogen war, und der Versuch des Artabano, der das türkische Reich bzw. den
türkischen Sultan personifizierte, die Venedig verkörpernde Doriclea für sich zu
gewinnen, waren in der Costanza trionfante bzw. im Artabano, re de’ Parti noch
signifikant und zeitgebunden. Sie mussten aber nun im Odio vinto dalla costanza
entfallen, nicht nur weil es sich 1731 um veraltete Szenentypen handelte, sondern
69 A ntonIo m ARcHI , L’odio vinto dalla costanza, Venedig, carlo Buonarigo, 1731, Dedica, o.S.
I-Vcg, 59A125/7.
– 132 –
AntonIo mARcHI UnD AntonIo VIVALDI
weil sie insbesondere aus politischen und moralischen Gründen nicht mehr
angemessen waren. Die Wiederaufführung der oper im Jahre 1718 ist daher im
zeitpolitischen Kontext und im Zusammenhang mit den kriegerischen Ausein-
andersetzungen Venedigs mit dem ottomanischen Reich zu verstehen. Die dritte
Aufführungsserie aus dem Jahre 1731 verwies zwar noch auf diesen türken-
konflikt, verzichtet aber ganz entschieden, und aufgrund der, der Widmungs-
trägerin gemachten Zueignung, auf anstößige textstellen und haftete vor allem
an dem sich, innerhalb der 15 vergangenen Jahre, veränderten Geschmack.
– 133 –
AnHAnG 1
Katalog der Libretti Antonio marchis
Sartori = cLAUDIo SARtoRI, I libretti italiani dalle origini al 1800, 7 Bde., cuneo, Bertola e Locatelli, 1990-1994.
Widmung gez. = Widmung gezeichnet von
– 134 –
Verona, teatro di Verona, Widmung gez.: Pietro Portalupi Sartori 20145
musik: ?
DIAnA BLIcHmAnn
– 135 –
[3] Titel zenOne, IMPeRATOR D’ORIenTe Sartori 25369
Ort Venedig teatro di San cassiano, Herbst 1696
Widmung gez.: Antonio marchi, Venezia 12.11.1696 I-Bc, Libretti 7398
Frontispiz zenOne | IMPeRATOR D’ORIenTe. | Drama per musica. | Da rappresentarsi nel Teatro di San | Casciano l’Anno 1696 | DI AnTOnIO MARCHI
| COnSACRATO | All’Illustr. & eccelentiss. Sig. | GIO: CASIMIRO | BOCUM | Ablegato estraordinario Per la | Serenissima Republica di |
Polonia alli Prencipi | D’Italia. | In VeneTIA, M.DC.XCVI | Per il nicolini. | con Licenza de’ Superiori, e Privilegio.
Musik tomaso Albinoni
AntonIo mARcHI UnD AntonIo VIVALDI
Replik Verona, teatro di Verona, 1707 Widmung gez.: „compartecipanti“ Sartori 25370
musik: ?
Vicenza, teatro nuovo di Piazza, 1707 Widmung gez.: Giovanni orsato Sartori 2537
musik: ?
Brescia, teatro dell’Accademia degl’eranti, 1708 Widmung gez.: Giovanni orsato Sartori 25372
musik: ?
[4] Titel RADAMISTO Sartori 19444
Ort Venedig teatro di Sant’Angelo, Herbst 1698
Widmung gez.: Antonio marchi, Venezia 11.11.1698 I-Bc, Libretti 7013
Frontispiz RADAMISTO | DRAMA | PeR MUSICA | Da Rappresentarsi nel Teatro di S. | Angelo l’Anno 1698. | DI AnTOnIO MARCHI | COnSACRATO | Al
Illustriss. & eccelentiss. | GeROLeMO | PeSARI | Fu di s. Lunardo Procurator di S. Mar- | co al Presente dignissimo Podestà | di Bergamo,
&c. | In VeneTIA, M.DC.XVIII. | Per il nicolini. | con Licenza de’ Superiori, e Privilegio.
Musik tomaso Albinoni
– 136 –
[6] Titel L’InGAnnATOR InGAnnATO Sartori 13112
Ort Venedig teatro di San Samuele, Herbst 1710
DIAnA BLIcHmAnn
– 137 –
Ort Venedig teatro di San moisé, Karneval 1718
Widmung gez.: Antonio marchi I-Bc, Libretti 5536
Frontispiz ARtABAno | RÈ De PARtI | Drama per Musica | Da rappresentarsi nel teatro | Giustiniano | di San moisè | Il Carnovale dell’Anno
MDCCXVIII. | DI AntonIo mARcHI. | conSAcRAto | A Sua eccellenza il Sig. | PIetRo emAnUeLe | mARtInenGo, coLLeone | marchese di
Pianezza, conte di caver- | nago, ec. ec. ec. | In VeneZIA, mDccxVIII. | Appresso marino Rossetti, in merceria | all’insegna della
Pace. | Con Licenza de’ Superiori, e Privilegio.
Musik Antonio Vivaldi
Replik Vicenza, teatro di Piazza, Karneval 1719 Widmung gez.: Impresario Sartori 2911
AntonIo mARcHI UnD AntonIo VIVALDI
– 138 –
e Privilegio.
Musik tomaso Albinoni
DIAnA BLIcHmAnn
Replik London, covent Garden, 16. April bis 2. Juli 1735 Alcina Sartori 656
musik: Georg Friedrich Händel
London, covent Garden, 1736 Alcina Sartori 657
musik: Georg Friedrich Händel
AnHAnG 2
Genealogie La costanza trionfante degl’amori e degl’odii
AnHAnG 3
musikalische nummern der drei Fassungen
Ausgangsarie
eingangsarie
+ = neue Arie
– = keine Arie
II.10 = vertauschte Arie
– 139 –
LA coStAnZA tRIonFAnte Ve1716 ARtABAno, Re De’PARtI Ve1718 L’oDIo VInto DALLA coStAnZA Ve1731
Szene Figur Libretto Ve1716 Szene Figur Libretto Ve1718 Szene Figur Libretto Ve1731
I.2 A Arda l’ira, lo sdegno avvampi I.2 Ve16 I.2 Ve16
D Hai sete di sangue * Ve16 * +Se vuoi mia morte, ingrato
I.4 e Genitor, dove t’ascondi? I.4 Ve16 I.4 Ve16
I.5 e Qual dispersa tortorella * I.5 Ve16 * I.5 +Spietato mio destino
I.7 F-G Fra le braccia alla mia vita I.7 Ve16 * I.7 F +caro tesoro
Dentro il sen del sol ch’adoro *
I.8 G Qual pino errante I.8 t I.10 tal’or il cacciator I.8 G +chi t’ama comprendi
I.9 t Lo sdegno mi chiama I.9 Ve16 I.9 Ve16
I.10 D tal’or il cacciator I.10 D + Deh lasciami in pace I.10 +Fremi e pensa, o rio tiranno
I.12 A In trono asceso * I.12 Ve16 * I.12 +Anch’in mezzo a perigliosa
I.13 o non sempre folgora * I.13 Ve16 * [I.13] –
I.14 e ti sento, sì, ti sento * I.14 e II.19 Sento il cor brillarmi in petto * =I.13 +non sia vero che il reggio mio petto
II.1 G a 2 Va in traccia del suo ben la tortorella II.1 Ve16 II.1 G-F tortorella che raminga
II.2 F a 2 così passando va l’ore beate II.2 Ve16 II.2 –
II.3 A nella selva della belva II.3 Ve16 II.3 A➝R
II.4 F Qual errante navicella II.4 Ve16 II.4 +Per servir l’amato bene
II.6 e La timida cervetta * II.6 Ve16 * II.6 +Perché lacerò il foglio
II.7 t Per scorgere quel cor * II.7 Ve16 * II.7 –
II.9 A +Ho cor sì forte in petto
II.10 D Del mio ben teschio adorato II.10 Ve16 II.10 +Sulle vostr’ali
– 140 –
II.11 o La vendetta è un dolce inganno II.11 – [II.11] –
II.12 t Le care pupille II.12 Ve16 =II.11 +non sempre tuona irato il cielo
II.13 e Parto con questa speme * II.13 e II.15 È dolce quel piacer =II.12 +Perché in erma capanella
DIAnA BLIcHmAnn
AnHAnG 4
Gesuch Antonio marchis zur Wiederaufführung der oper La costanza trionfante degl’amori
e degl’odii im Karneval 1718
Quelle: I-Vas, Riformatori allo studio di Padova, b. 294 (Licenze per stampa), 4 Blätter o.n.
Hervorgehoben wurden:
// = Foliowechsel von recto zu verso und verso zu recto
[ ] = schlecht lesbare Unterschrift in der Handschrift
eccellenza.70
Il presente Drammatico componimento, che sorti i suoi natali dalla povertà dalla mia
penna, fece un’illustre comparsa sù queste scene perche fù insignito del gloriosissimo
nome di V[ostra] e[ccellenza] sotto il di cui riverito Patrocinio essigè l’universale rispetto.
ora col titolo di Artabano se ne ritorna la seconda volta à passeggiare suli gl’istessi
cuturni, e per non abusarsi della fortuna di già incontrata, continua con sua vanagloria
ad ostentare il freggio del suo primiero mecenate. non crederei di peccare di presunzione,
quando l’e[ccellenza] V[ostra] havendo accolti una volta questi miei Fogli mi diè mottivo
di offrirli tutta la mia Umilissima Servitù, la quale ora nuovamente glieli consacra, come
cosa sua propria, perche raccolga da quest’atto di ossequioso rispetto, quanta sia la stima,
con cui venero il di lei sublime merito. Si degni dunque a di lei benignità di gradire la
devozione del mio animo nell’adempimento d’un debito, al quale sono indispensabilmente
tenuto, ch’io ebbe. Rispettando col silenzio quella modesta Virtù che ricusa gl’encomij,
tacerò la gesta magnani D[i] V[ostra] e[ccellenza]
Umil[issi]mo Dev[otissi]mo osseq[uiosissi]mo Serv[ito]re
Antonio marchi // cort.
Per non recare un affronto alla di lei modestia che ricusa gl’encomij, tacerò la Gesta
magnanime de vostra suoi Proavi, le Porpore Vaticane che accrebbero freggi alla sua
nobilissima casa; i marziali riguardevoli impieghi, che gli moltiplicarono le glorie, le Virtù
che li rese eterni nella memoria de Posteri, e veramente è meglio venerarle col silenzio col
che dirne poco, mentre basta per haver un motivo di confusione dar un’occhiata al
grand’animo di V[ostra] e[ccellenza] in cui sono epilogate tutte le prerogative de vostri
suoi gloriosi Antenati.
Si degni dunque la di lei benignità di gradire la devozione del mio cuore nell’adempimento
d’un debito, al quale sono indispensabilmente tenuto e mi permetta l’onore di poter
continuare nell’onore di vivere
D[i] V[ostra] e[ccellenza]
Umiliss[i]mo Dev[otissi]mo osseq[uiosissi]mo Serv[ito]re
Antonio marchi //
Gio[vanni] And[re]a cattaneo
Dep[utat]o alla Repub[bli]ca
70 Das Libretto ist Pietro emanuele martinengo colleoni, marchese di Pianezza, conte di
cavernago gewidmet.
– 141 –
DIAnA BLIcHmAnn
Personaggi
Artabano S.r Perugin71
tigrane S.ra costanza maccari
Doriclea S.ra Antonia merighi
eumene S.ra Rosa72
Gettilde S.ra chiara orlandi
Farnace S.r Francesco Braganti
olderico S.r Anibale73
n.o 1
tall’or il cacciator i lacci tende;
ma cauto accorto l’augelletto
se ’n fugge a suo dispetto
e il stolto inganna.
che pur sempre non si rende
fausto e secondo il ciel,
credimi, è cruda ogn’or
stella tiranna.
tall’or74
n.o 2
Deh lasciami in pace,
e smorza, ò spietato
d’amore la face
crudel traditor. //
Se folle mi credi
se in van non t’avvedi,
che tenti, ò superbo
il regio mio onor.
Deh75
n.o 3
Sento il cor brillarmi in petto,
che tra pena e tra diletto
la mia doglia rasserena:
tra gl’affanni e li tormenti
s’avvicinano i contenti
che per far dolce la mia pena.
Sento76
71
Francesco natali, detto il Perugino.
72
Rosa Venturini.
73
Annibale Imperatori.
74
Arie tigranes in Szene I.8. In La costanza trionfante degl’amori e degl’odii – Arie Doricleas in Szene I.10.
75
neue Arie Doricleas in Szene I.10.
76
Arie eumenas in Szene I.14. Im Libretto heißt der letzte Vers „Per far dolce la mia pena”. In La
costanza trionfante degl’amori e degl’odii – Arie Doricleas in Szene II.19.
– 142 –
AntonIo mARcHI UnD AntonIo VIVALDI
n.o 4
eum: È dolce quel piacer
che vien doppo il dolor;
ma non è lieto il cor,
se privo è di goder:
cara è la libertà.
Del garulo augellin,
quando cantando và
dell’alba sul mattin.
Sospiri,
martiri
tormentano il cor; //
se un’alma penante
vien resa incostante
Da un freddo timor.
È dolce77
n.o 5
Benché irato è l’Idol mio
Godo ancora del suo sdegno,
perché figlio egl’è d’amor.
e se taccio per impegno
Parla in me per il desio
comparirmi fida ogn’or.
Benché78
n.o 6
tigre spietata e fiera,
Poiché disdegni altera
Del basso volgo sia
Quel casto seno.
Ah nò, pria d’un Regnante,
che sa penar costante
Il più tenero amor
Gradisci almeno.
tigre79
Dori: temerario, t’arresta, o ch’io mi sveno.
Spera pur Principessa
chi sa forse ch’un giorno
non cangi il fier destin le dure tempre
che doppo le tempeste al fine suole
spuntar sul Gange risplendente il sole.80 //
77 Arie eumenas in Szene II.13. In La costanza trionfante degl’amori e degl’odii – Arie Getildes in
Szene II.15.
78 neue Arie Getildes in Szene II.15.
79 neue Arie Artabanos in Szene II.16 wird von einem Rezitativvers Doricleas unterbrochen.
80 neues Rezitativ Getildes in Szene II.13. Im Libretto wird die metrik minimal verändert: „chi
– 143 –
DIAnA BLIcHmAnn
n.o 7
ti sento, si, ti sento
A palpitarmi in sen
Speranza lusinghiera.
e dice il mesto cor.
Qual rapido ballen
cangiare il tuo martor:
costante spera.
ti sento81
n.o 8
cada pur sul capo audace
Quella face,
che s’accinde
Da lo sdegno nel mio cor.
Il Rival d’un rè sprezzato
Provi pur l’estremo fato
Fra le smanie del dolor.
cada82
n.o 9
Lampeggiar io vedo ancora
Fausto a noi qualche ballea
e spuntar veggo un’aurora
che promette un di seren.
Lampeggiar83
cortesiss[i]mo Lettore
Fu così generoso il compatimento, che donasti a questo mio Drama la prima volta che ti
fù rappresentato, che ha dato coraggio di nuovamente farlo comparire su l’istesse scene.
La Virtù musicale del S.r D. Antonio Vivaldi che essigè all’ora tutta l’ammirazione può
maggiormente ora impegnare la tua attenzione per applaudirlo, havendolo di nuove idee
adornato. Li scherzi della penna Poetica, che non hanno alcun interesse con i sentimenti
del cuore cattolico saranno da te considerati per dilettevoli vezzi dell’ingegno. Vivi felice.
81 Arie Doricleas in Szene II.19. Im Libretto heißt der vorletzte Vers „cangierà il tuo martor“. In
83 neue Arie Doricleas in Szene III.10. Im Libretto heißt der zweite Vers “fausto a noi qualche balen”.
– 144 –
Diana Blichmann
Sommario
– 145 –
mISceLLAny
Compiled by Michael Talbot
1
D-Dl, mus. 2389-o-121b.
2
D-Dl, mus. 2389-o-121a.
3
I-Vc, B. 55.1. the same library also possesses a score of the same concerto prepared from the
Dresden text in the early twentieth century by Fausto torrefranca: I-Vc, torrefranca ms.A. 55.
4
on the version in the Fondo esposti, see mIcHAeL tALBot, Anna Maria’s Partbook, in Musik and
den Venezianischen Ospedali/Konservatorien vom 17. bis zum frühen 19. Jahrhundert – La musica negli
ospedali/conservatori veneziani fra Seicento e inizio Ottocento (“centro tedesco di Studi Veneziani,
Ricerche”, 1), eds Helen Geyer and Wolfgang osthoff, Rome, edizioni di Storia e Letteratura, 2004,
pp. 23-79: especially 46.
5
on carbonelli’s life and compositions, see mIcHAeL tALBot, From Giovanni Stefano Carbonelli to
John Stephen Carbonelli: A Violinist Turned Vintner in Handel’s London, “Göttinger Händel-Beiträge”, 14,
2012, pp. 265-299.
– 147 –
mISceLLAny
he gives his age as thirty.6 Seeing that Vivaldi moved to mantua in late 1717 and
carbonelli to London only two years later, there seemed to be only a very narrow
‘window’ for the two men to meet. Before 1715 carbonelli would hardly have
been mature and independent enough to purchase, or be gifted with, a concerto;
moreover, it was surmised (correctly, as it happens) that he came from the
western side of the Italian peninsula, being among the claimed pupils of corelli,
and so would be unlikely already to be travelling across the Apennines as far as
Venice.
However, the scenario changed radically when, after the publication of my
article, I came across a previously overlooked record of carbonelli’s
naturalization as a British citizen, assented to on 27 February 1734 (old Style),
which describes him as “John Stephen carbonell, Son of Peter carbonell, by
teresia, his wife, born at Leghorn”.7 this information implied that somewhere
in the baptismal records of Livorno there would be, close to 1700, a record of a
Giovanni Stefano carbonelli born to Pietro and teresa carbonelli, from which a
more exact birth date could be established. Knowing that my friend and
Vivaldian colleague Federico maria Sardelli came from Livorno, I asked him for
advice on the way to proceed. He, by good fortune, had a friend and fellow
researcher in that very city, Federico marri, who very kindly agreed to investigate
on my behalf.
the search was successful, revealing a good deal about the violinist’s family
background.8 He was baptized on 9 march 1694, having been born the previous
day.9 His father Pietro is described as coming from Aix-en-Provence (and the
surname is given in the register in a typically Provençal form as “carboneu”
rather than as “carbonnel”, which is the more common French form), while his
mother teresa (née cocchi) is a native Livornese. their home is in Via nuova,
Livorno. the newborn child is named after his two grandfathers: Giovanni
(paternal) and Stefano (maternal). the occupation followed by Pietro carboneu
(of which carbonelli is of course the cognate form in Italian) is not stated.
Federico marri also shared with me an interesting finding in the manuscript
register of external musicians participating in the annual Festa di Santa croce
in Lucca (13-14 September), in which our violinist, named as “Gio: Stefano
carbonèo”, is listed for both 1711 and 1712.10 this is an important extra piece
of information, for it establishes that by the age of seventeen carbonelli
6
Ibid., pp. 266-267.
7
Journals of the House of Commons From January the 16th, 1732 [...] to December the 8th, 1737,
[London], House of commons, 1803, p. 394. “Leghorn” is the old english name (nowadays rarely
used) for the port of Livorno in tuscany.
8
I will mention here only the ‘bare bones’ of marri’s discovery in the hope that one day a fuller
account will be given.
9
Livorno, Archivio Vescovile, Battesimi 1694-1699 n. 15.
10
I-Li, Fondo Puccini, Autori diversi, 39, nomi, cognomi e patria dei virtuosi sì di voci che d’istrumenti
che sono intervenuti alle nostre funzioni di S. Croce (1711-99), 4 vols.
– 148 –
mISceLLAny
had achieved a proficiency on the violin sufficient for exhibition outside his
native city.11
these six extra years of life ‘gained’ by carbonelli before 1700 widen the time-
frame during which, as a violinist capable of taking principal parts in concertos,
he could have encountered Vivaldi. In 1711 Vivaldi was still travelling widely as
a violinist in the company of his father, and carbonelli was doubtless equally
mobile. one possible scenario for such a meeting seems especially attractive.
During operatic seasons in Venice, when up to four or five different theatres were
in operation concurrently, there was a necessity to engage instrumentalists from
outside the city. Documentation on this annual influx is lacking – impresarios
were not in the habit of leaving orchestra lists to posterity – but it is logical to
infer that it occurred. If carbonelli visited Venice for this purpose between 1711
and 1717 Vivaldi could well have composed a concerto for him to play as an
adjunct to an operatic performance in which he participated as leader, as he
certainly did for Pisendel in 1716/1717. And Pisendel’s copied parts for RV 366
(which effectively converted what had previously been ‘collector’s material’ into
‘orchestral material’) could have been prepared from a today no longer extant
score passed on to him at that time or else transcribed by him from an original in
Vivaldi’s personal archive.
In style, RV 366 seems similar to the typical Vivaldi violin concerto of the 1720s
(the “era of Vivaldi’s mass production of concertos”, as I increasingly find myself
calling this decade). For instance, its outer movements segregate tutti and solo
neatly, making these scoring patterns coincide exactly with the alternation
between ritornellos and episodes. the opening of the first solo episode is
recapitulated to mark the definitive return to the tonic. the slow movement has
the form, scoring and character of a slow movement in a solo sonata. So if the
composition of this concerto predates Vivaldi’s move to mantua, it is unlikely to
be by very much. But a date of c. 1716, coincident with the presence of Pisendel
(and also carbonelli?), is a genuine possibility.
there is little in RV 366 to suggest that Vivaldi set out to pay homage to any
particular qualities in carbonelli’s manner of performance. If anything, the
customization takes a negative form: the avoidance of any notes above f′′′, which
had sufficed, as the upper limit in concertos, for corelli, but lay well below that
for Vivaldi or his pupil Pisendel.12 the article on carbonelli that charles Burney
11
Since the register in Lucca begins in 1711, it might be thought that an earlier appearance by
carbonelli at the same festival was a possibility. However, this is unlikely, since it was in that very
year, 1711, that new regulations were brought in for the annual celebration of the Festa di Santa croce
permitting the participation of forestieri for the first time.
12
that carbonelli was in general uninterested in the cultivation of the ultra-high register emerges
from his op. 1 violin sonatas (1729), which are perhaps the most impressive specimens of their genre
(not excluding those of Handel) to have been composed on British soil during the eighteenth century.
An exception is the eleventh sonata (which, not by coincidence, was a favourite exhibition piece of
Richard charke, a champion of Vivaldi’s Cuckow concerto, RV 335), which ascends to a′′′.
– 149 –
mISceLLAny
penned anonymously in old age for Abraham Rees’s Cyclopædia (in contrast to
the sparse comments in his earlier General History) briefly assesses the musician’s
qualities as a violinist, noting that “his hand was not brilliant, but he had a good
tone, and knew music well”.13 For his own part, carbonelli was in his maturity
not wholly immune to Vivaldian influence: the eleventh sonata from his
collection of 1729 has distinct echoes of RV 519 (op. 3 no. 5) and RV 335 (The
Cuckow) and, for once, takes the violinist right up to the seventh position (a′′′).
Although carbonelli frequently performed concertos of his own composition
before London audiences including, in 1733, one with two oboes and two French
horns (a favourite feature of orchestral writing in england following the massive
success of Handel’s Water Music in 1717), none appears to survive. one can only
speculate on the degree of Vivaldian influence in these lost works.
the major Vivaldi-related publications of 2015 and early 2016 were the first
two volumes in the newly inaugurated online series of Saggi vivaldiani.14 the first
– embarrassing but also gratifying as it is for me to admit the fact – was a secretly
prepared Festschrift in my honour bearing at the head of its title the sonorous
Latin motto “Fulgeat sol frontis decorae” (Abra’s words of encouragement to
her mistress in Juditha triumphans).15 the volume contains nearly twenty
contributions of many kinds, ranging from so-called laudationes (pertaining to me
rather than to Vivaldi) to major essays firmly focused on our composer. I will not
attempt here a roll call of authors and titles (the supreme merit of online
publication is that information of this kind is obtainable with a couple of clicks),
but I would like to mention just two essays that seem to me to stand out: first,
one by Paul everett returning to the nature, purpose and circumstances of the
Vivaldi cantatas in Dresden (in the process revising both the picture presented
in my book on Vivaldi’s cantatas and the later challenge to it by Jóhannes
Ágústsson);16 second, one by Roger-claude travers chronicling and astutely
interpreting the history of Vivaldi recordings in the ‘monaural’ era from 1948 to
1959, which fills a gap that has been allowed to exist for far too long.17
13 The Cyclopædia, or Universal Dictionary of Arts, Sciences and Literature, ed. Abraham Rees, 45 vols,
/pubblicazioni-online>.
15 Fulgeat sol frontis decorae. Studi in onore di Michael Talbot (“Saggi vivaldiani”, 1), eds Alessandro
Borin and Jasmin melissa cameron, Venice, Fondazione Giorgio cini, 2016.
16 PAUL eVeRett, Vivaldi at Work: The Late Cantatas and the Consignment for Dresden, in Fulgeat sol
– 150 –
mISceLLAny
Among other noteworthy publications is one that I have not yet read, but
which, from my knowledge of the author’s work, promises to be very interesting
indeed. Ruth tatlow (British but domiciled in Sweden) is an expert on one
particular aspect of J. S. Bach’s compositional craft: the almost obsessive attention
in his music to exact numerical proportion – not merely for hermeneutic purposes
but more generally as a pious expression of celestial harmony and perfection.
Where Vivaldi revels in asymmetry and spontaneity, Bach revels in symmetry
and the systematic working-out of pre-formed plans. tatlow has recently
published a summa of her work in this area in the form of a full-length book –
Bach’s Numbers: Compositional Proportion and Significance – in which there is
one chapter dedicated to the twelve keyboard transcriptions of concertos by
Vivaldi and others and the Brandenburg concertos.19
A very original article by Frances Jones with some passing but highly
interesting mentions of Vivaldi appeared in The Consort this year.20 the author’s
main purpose is to show – apparently for the first time – how Beethoven’s Pastoral
Symphony makes extensive and evidently deliberate reference to three central
european christmas carols (pastorelle) as well as to the Roman pastorale associated
with the novena of christmas. the very suggestion is of course extremely
counter-intuitive, since in other respects, such as the appearance of songbirds in
the slow movement, Beethoven’s symphony is so obviously inspired by summer
in its choice of programmatic imagery. (But let us not forget how the Arcadians
of Rome reserved their official celebration of christmas for the summer, allowing
their delight in an idealized pastoralism to override the subject’s traditional
seasonal association!) the argument for Beethoven’s quotation of several
prominent motives from these folkloristic sources convinces me entirely, but the
18 myRIAm ZeRBI, Un fiume di musica. Antonio Vivaldi alle origini di una riscoperta (“Saggi vivaldiani”, 2),
– 151 –
mISceLLAny
parallels Jones draws with their appearances in earlier art music by corelli,
Vivaldi, J. S. Bach, Handel, chédeville, Brixi and the two mozarts (Leopold and
Wolfgang Amadeus) are no less compelling. She points out, first, how the Danza
pastorale concluding La primavera, RV 269, shrugging aside the seasonal
incongruity (exactly as in Beethoven’s symphony), follows in the tradition of
corelli’s Pastorale ad libitum closing his op. 6 no. 8 and Handel’s Piva in Messiah.
even more interestingly, she shows how the chamber concerto La pastorella,
RV 95/95a, draws thematically on the folk pastorella nĕzábudka pri potóčku (so the
allusion of Vivaldi’s title is in fact to a folk tune, not to a shepherdess). Finally,
she finds some pastorale and pastorella references in chédeville’s entirely original
portions included in the fabricated collection Il pastor fido, RV Anh. 95.
20 FRAnceS JoneS, The Influence of the Christmas Pastorella on Beethoven’s ‘Pastoral’ Symphony, “the
consort”, 72, Summer 2016, pp. 90-107.
21
my article Certainly Milanese, Possibly Swiss: the Violinist and Composer Johann Friedrich Schreivogel
(fl. 1707-1749) is due to appear shortly in “Schweizer Jahrbuch für musikwissenschaft”. As this article
explains, Schreivogel was, in his concertos, a close imitator of Vivaldi during the second decade of
the eighteenth century.
22
Music in Dresden in the Times of Augustus II the Strong (2012: Dux 0968).
– 152 –
mISceLLAny
23 there is another possible explanation for this particular error, however, since the original Sala
edition of the first violin part for Vivaldi’s trio sonata op. 1 no. 9 exhibits the same bizarre time
signature of “8/9”. So it is just conceivable that Pisendel was here copying uncritically from Vivaldi
himself!
24 Launton (UK), edition HH, 2016. one example of such an error is the representation of the
bass figure 6/5 as 5 followed by 6, which is effectively a rotation of the two symbols by 90 degrees.
– 153 –
mISceLLAneA
A cura di Michael Talbot
1
D-Dl, mus. 2389-o-121b.
2 D-Dl, mus. 2389-o-121a.
3 I-Vc, B. 55.1. Presso la stessa biblioteca è conservata anche una copia in partitura del concerto
realizzata agli inizi del novecento da Fausto torrefranca, prendendo a modello la fonte dresdense:
I-Vc, torrefranca ms.A. 55.
4 Sulla versione trasmessa nel Fondo esposti di veda mIcHAeL tALBot, Anna Maria’s Partbook, in
Musik and den Venezianischen Ospedali/Konservatorien vom 17. bis zum frühen 19. Jahrhundert – La musica
negli ospedali/conservatori veneziani fra Seicento e inizio Ottocento («centro tedesco di Studi Veneziani,
Ricerche», 1), a cura di Helen Geyer e Wolfgang osthoff, Roma, edizioni di Storia e Letteratura, 2004,
pp. 23-79: 46.
5 Sulla vita e l’opera di carbonelli si veda mIcHAeL tALBot, From Giovanni Stefano Carbonelli to
John Stephen Carbonelli: A Violinist Turned Vintner in Handel’s London, «Göttinger Händel-Beiträge», 14,
2012, pp. 265-299.
– 154 –
mISceLLAneA
che un giorno sarà loro dato il rilievo che meritano attraverso un resoconto completo e dettagliato.
9 Livorno, Archivio Vescovile, Battesimi 1694-1699 n. 15.
– 155 –
mISceLLAneA
madre teresa (nata cocchi) era originaria di Livorno. La loro abitazione sorgeva
in Via nuova, a Livorno. Al neonato fu dato il nome dei nonni Giovanni (per
parte di padre) e Stefano (per parte di madre). La professione di Pietro carboneu
(di cui carbonelli è chiaramente il corrispettivo italianizzato) non è indicata.
marri mi ha anche comunicato che il nostro violinista è menzionato col nome
di «Gio: Stefano carbonèo» in un registro manoscritto che riporta i nomi di tutti
i musicisti forestieri assunti in occasione delle celebrazioni annuali organizzate
a Lucca durante la Festa di Santa Croce (13-14 settembre), in riferimento agli anni
1711 e 1712.10 Si tratta di un’importante precisazione, perché ora sappiamo che
all’epoca il diciassettenne carbonelli aveva già acquisito un livello tecnico tale
da potersi esibire anche al di fuori dalla città natia.11
I sei anni di vita in più ‘guadagnati’ da carbonelli prima del 1700 ampliano
il lasso di tempo in cui egli, essendo già in grado di eseguire le parti principali
di un concerto strumentale, potrebbe aver conosciuto Vivaldi. nel 1711 il Prete
rosso viaggiò a lungo in compagnia del padre, ma carbonelli non gli fu certa-
mente da meno. La cornice più probabile per un loro incontro sarebbe stata si-
curamente una delle stagioni d’opera veneziane, allorché fino a cinque diversi
teatri si contendevano i favori del pubblico lagunare con le rispettive produzioni,
per la cui realizzazione era necessario ingaggiare degli strumentisti forestieri.
Anche se la documentazione inerente a questo flusso di manodopera musicale
è assai scarsa – visto che fra le preoccupazioni degli impresari non vi era certo
quella di lasciare ai posteri gli elenchi degli orchestrali – è nondimeno logico
pensare che si trattasse di una prassi consolidata. Se carbonelli fosse giunto a
Venezia per questo scopo, fra il 1711 e il 1717, Vivaldi potrebbe benissimo aver
composto per lui un concerto, come fece del resto con Pisendel nel 1716-1717.
La copia in parti staccate di RV 366 realizzata da quest’ultimo (che, in effetti,
converte un ‘materiale d’archivio’ in un ‘materiale d’orchestra’) potrebbe essere
stata ricavata da un esemplare perduto cui egli aveva avuto accesso, oppure po-
trebbe essere stata trascritta direttamente da un originale conservato all’interno
dell’archivio personale del compositore.
Da un punto di vista stilistico, RV 366 non è molto diverso dagli altri concerti
composti da Vivaldi durante gli anni Venti del secolo (la cosiddetta ‘epoca della
produzione concertistica vivaldiana di massa’, come tendo sempre più a defi-
nirla). I soli e i tutti dei movimenti rapidi, ad esempio, sono nettamente diffe-
renziati, in quanto i cambiamenti nell’orchestrazione rispecchiano in tutto e per
tutto l’alternanza fra gli episodi solistici e i ritornelli orchestrali. L’incipit del
10
I-Li, Fondo Puccini, Autori diversi, 39, nomi, cognomi e patria dei virtuosi sì di voci che d’istrumenti
che sono intervenuti alle nostre funzioni di S. Croce (1711-99), 4 voll.
11
Poiché il registro lucchese inizia nel 1711, si potrebbe essere indotti a non escludere una pre-
cedente partecipazione di carbonelli ai medesimi festeggiamenti. In realtà, si tratta di un evento im-
probabile, poiché proprio nel 1711 fu adottato il nuovo regolamento della Festa di Santa croce, che
permetteva per la prima volta ai forestieri di prendervi parte.
– 156 –
mISceLLAneA
primo intervento solistico è inoltre ripreso alla fine del movimento, per rimar-
care il definitivo ritorno alla tonica. Per forma, organico e carattere, il movimento
centrale è modellato sui tempi lenti della sonata coeva. Se Vivaldi ha composto
questo brano prima di trasferirsi a mantova, è assai probabile che lo abbia fatto
proprio a ridosso della sua partenza. esistono, dunque, delle buone ragioni per
ipotizzare una datazione attorno al 1716, in concomitanza con la presenza di
Pisendel (e carbonelli?) a Venezia.
non sono molti, per converso, gli elementi di RV 366 che possono suggerire
una forma di omaggio a qualche specifica caratteristica interpretativa di
carbonelli. Se mai fosse stata nelle intenzioni di Vivaldi, questa sorta di perso-
nalizzazione avrebbe assunto una connotazione riduttiva, identificabile nella
tendenza a evitare le note più acute del Fa5: un limite all’acuto che certamente si
adatta ai concerti di corelli, ma ben al di sotto dell’estensione raggiunta in quelli
di Vivaldi o del suo allievo Pisendel.12 L’articolo che charles Burney scrisse in
tarda età, senza firmarlo, per la Cyclopædia di Abraham Rees, accenna di sfuggita
(a dispetto degli sporadici commenti contenuti nella sua precedente General
History) alle doti violinistiche di carbonelli, specificando che «la sua mano non
era brillante, ma aveva una buona intonazione e conosceva bene la musica».13
carbonelli, da parte sua, negli anni della maturità non fu del tutto immune alle
influenze dell’arte vivaldiana: l’undicesima sonata della raccolta del 1729, infatti,
tradisce delle chiare reminiscenze dei concerti RV 519 (op. III n. 5) e RV 355
(The Cuckow), mentre alla mano destra dell’esecutore è richiesto, per una volta,
di salire fino alla settima posizione (La5). Sappiamo, inoltre, che carbonelli ese-
guiva regolarmente dei concerti propri per il pubblico londinese, fra cui, nel
1733, un brano per due oboi e due corni (una delle strumentazioni preferite dagli
inglesi, dopo l’incredibile successo arriso alla Water Music di Händel nel 1717),
nessuno dei quali è però sopravvissuto. Possiamo pertanto solamente immagi-
nare l’influenza che l’arte compositiva vivaldiana potrebbe aver esercitato su
questi lavori maturi, oggi dispersi.
Le più significative pubblicazioni vivaldiane che hanno visto la luce nel 2015
e nei primi mesi del 2016 sono i due volumi inaugurali della collana online Saggi
vivaldiani.14 Il primo – lo dico non senza imbarazzo ma con una punta d’orgoglio –
è una Festschrift preparata segretamente in mio onore, il cui titolo riprende il vi-
12
che carbonelli avesse in generale poco interesse per il registro sovracuto è evidente anche
nelle sue sonate per violino op. I (1729), che sono forse l’esempio più significativo di questo genere
compositivo (comprese quelle di Handel), prodotto sul suolo britannico durante il diciottesimo secolo.
L’unica eccezione è costituita dall’undicesima sonata (che, non a caso, fu uno dei cavalli di battaglia
di Richard charke, uno dei migliori interpreti del Cuckow, RV 335), che sale fino al La5.
13
The Cyclopædia, or Universal Dictionary of Arts, Sciences and Literature, a cura di Abraham Rees,
45 voll., Londra, Longman and others, 1819-1820, vol. 6, ad vocem.
14
consultabile e scaricabile online all’indirizzo elettronico <http://www.cini.it/publication-
category/pubblicazioni-online>.
– 157 –
mISceLLAneA
goroso verso latino «Fulgeat sol frontis decorae» (le parole di incoraggiamento
che Abra rivolge alla propria padrona nella Juditha triumphans).15
Il volume ospita una ventina di contributi, che spaziano dalle cosiddette
laudationes (inerenti più alla mia persona che a Vivaldi) ai saggi propriamente
detti, incentrati sulla figura del nostro compositore. Anche se non intendo elen-
care in questa sede titoli e autori di ciascun contributo (uno dei vantaggi mag-
giori di una pubblicazione online è che questo tipo di informazioni può essere
ottenuto semplicemente con un paio di click), vorrei nondimeno menzionarne
due che, a mio parere, si distinguono rispetto a tutti gli altri: il primo, di Paul
everett, formula nuove ipotesi sulla natura, lo scopo e le circostanze materiali
da cui ebbe origine il corpus delle cantate vivaldiane custodite a Dresda (preci-
sando alcune delle conclusioni cui ero giunto nella mia monografia sulle cantate
da camera di Vivaldi, già oggetto di studio e di riflessione negli apporti suc-
cessivi di Jóhannes Ágústsson);16 l’altro contributo, di Roger-claude travers,
ricostruisce la cronologia e interpreta assai intelligentemente la storia delle
registrazioni vivaldiane realizzate fra il 1948 e il 1959, la cosiddetta epoca
‘monoaurale’, colmando una lacuna che si era trascinata fin troppo a lungo.17
15 Fulgeat sol frontis decorae. Studi in onore di Michael Talbot («Saggi vivaldiani», 1), a cura di
Alessandro Borin e Jasmin melissa cameron, Venezia, Fondazione Giorgio cini, 2016.
16 PAUL eVeRett, Vivaldi at Work: The Late Cantatas and the Consignment for Dresden, in Fulgeat sol
– 158 –
mISceLLAneA
Fra le altre pubblicazioni degne di nota ve n’è una che non ho ancora avuto
il piacere di leggere, ma che, per la grande stima che nutro verso il lavoro del-
l’autrice, promette di essere molto interessante. Ruth tatlow (di nazionalità bri-
tannica, ma residente in Svezia), è esperta in un particolare aspetto della tecnica
compositiva di J. S. Bach, vale a dire la sua attenzione quasi maniacale per le
proporzioni numeriche – un interesse che non ha solamente un valore ermeneu-
tico, ma che esprime, in termini religiosi, la sua ricerca della perfezione e del-
l’armonia delle sfere celesti. mentre Vivaldi trova diletto nell’asimmetria e nella
spontaneità, Bach si compiace della simmetria e dei calcoli di piani costruttivi
predeterminati. La tatlow ha da poco pubblicato un poderoso volume che rap-
presenta la summa delle sue ricerche in questo campo – Bach’s Numbers:
Compositional Proportion and Significance – un capitolo del quale è dedicato
ai concerti Brandeburghesi e alle dodici trascrizioni per tastiera di concerti com-
posti da Vivaldi e da altri autori.19
19
RUtH tAtLoW, Bach’s numbers: Compositional Proportion and Significance, cambridge, cambridge
University Press, 2015, pp. 255-274.
20
FRAnceS JoneS, The Influence of the Christmas Pastorella on Beethoven’s ‘Pastoral’ Symphony, «the
consort», 72, estate 2016, pp. 90-107.
– 159 –
mISceLLAneA
risce al canto popolare e non a una pastorella in carne ed ossa). Infine, vengono
individuate alcune citazioni di pastorali e pastorelle nelle parti de Il pastor fido,
RV Anh. 95, interamente composte da chédeville.
21
Un mio articolo, intitolato Certainly Milanese, Possibly Swiss: the Violinist and Composer Johann
Friedrich Schreivogel (fl. 1707-1749), dovrebbe apparire a breve nello «Schweizer Jahrbuch für
musikwissenschaft». In questo articolo si evidenzia come Schreivogel abbia quasi imitato lo stile vi-
valdiano nei suoi concerti della seconda decade del Settecento.
22
Music in Dresden in the Times of Augustus II the Strong (2012: Dux 0968).
23
esiste, tuttavia, un’altra possibile spiegazione per questo particolare errore, poiché anche l’edi-
zione originale di Giuseppe Sala della sonata a tre op. I n. 9 di Antonio Vivaldi, riporta, nella parte
– 160 –
mISceLLAneA
del Violino primo, la bizzarra indicazione metrica di «8/9». non si può dunque escludere che nel caso
della sonata RV 15 Pisendel abbia copiato acriticamente l’indicazione metrica direttamente da un ori-
ginale vivaldiano!
24
Launton (Regno Unito), edition HH, 2016. Un esempio di questo tipo di errore consiste nello
scrivere la cifra 6/5 nella parte del basso continuo come un 5 seguito da un 6, per effetto di una rota-
zione di 90 gradi dei due simboli.
– 161 –
DIScoGRAPHIe VIVALDI 2015/2016
Aux soins de Roger-Claude Travers
Nouveautés
Sont répertoriés les disques nouvellement édités, ou jamais signalés dans ces
colonnes, malgré une parution plus ancienne.
chaque disque est classé suivant un numéro arbitraire indiquant l’année
examinée et un chiffre (cette année: 2015-16/n°..., traitant des parutions
2015/2016).
Les transcriptions du xVIIIème siècle (chédeville etc.) mentionnées dans le
catalogue Ryom par un numéro RV sont indiquées, ainsi que les œuvres
attribuées par le passé à Vivaldi et les œuvres douteuses ou apocryphes indiquées
par un RV Anh. Les transcriptions de Jean-Sébastien Bach, identifiées par un
numéro BWV et ne portant pas de numéro RV sont considérées comme des
compositions du compositeur allemand et non mentionnées dans cette rubrique.
Les disques sont classés par ordre alphabétique des maisons d’édition.
Les références des compact-discs (cD et SAcD), des DVD audio et vidéo, des
cassettes audio ou vidéo (VHS), et des téléchargements sur internet (download)
sont indiquées dans le recensement annuel, précédées des lettres cD, SAcD,
DVD, cassette vidéo et «download». Les informations essentielles liées
éventuellement à un site internet sont mentionnées.
L’année d’enregistrement est indiquée, précédée par le sigle (ø): par exemple
(ø 2014). ou bien (c. ø) si l’année d’enregistrement n’est pas connue précisément,
TPQ [terminus post quem (TPQ ø)] ou TAQ [terminus ante quem (TAQ ø], précisant
les limites connues de la date d’enregistrement. Le titre éventuel du disque est
mentionné entre guillemets, pour aider à son identification.
Précisions, Rééditions
cette rubrique donne les références précises des disques insuffisamment ou
mal répertoriés dans ces colonnes lors d’une discographie précédente, et même
parfois encore méconnus lors de leur parution. chaque disque est classé suivant
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2015-16/R n°...).
certaines rééditions historiques présentant un intérêt particulier sont
également indiquées suivant un numéro arbitraire indiquant l’année examinée
et un chiffre (cette année: 2015-16/RH n°...). L’année de réédition est indiquée,
précédée par le sigle (ø ®): par exemple (ø ® 2015).
– 163 –
DIScoGRAPHIe
Documentation
cette rubrique donne les références des enregistrements consacrés à d’autres
compositeurs, utiles comme base documentaire à la connaissance vivaldienne.
chaque disque est classé suivant un numéro arbitraire indiquant l’année
examinée et un chiffre (cette année: 2015-16/D n°...).
2015-16/1 «Les eléments – tempêtes, orages & Fêtes marines 1674-1764» – concerto
per flauto traverso La tempesta di mare RV 433 [op. x n° 1]
P. Hamon (flauto diritto), Le concert des nations, J. Savall (dir.)
ALLIA Vox/2SAcD AVSA 9914 (ø live 2015)
(+ Locke, marais, Rameau, Rebel, telemann)
2015-16/2* Gloria RV 589; Magnificat RV 610a; Lauda Jerusalem RV 609; Laetatus sum RV 607
Le concert Spirituel, H. niquet (dir.)
ALPHA cLASSIc/cD ALPHA 222 (ø 2015)
– 164 –
DIScoGRAPHIe
2015-16/6 «Haendel – Vivaldi: concerti e Arie» – concerto per 2 violini RV 522 [op. III
n° 8]; concerto da camera per flauto traverso, oboe, violino, fagotto RV 101;
Sonata per violoncello RV 45
ensemble musical L’ornamento: J. Heutjer (flauto diritto), K. Heutjer,
S. Asabuki (violini), J. Pešek (violoncello), S. Kribus (oboe), m. Flahaut
(fagotto), K. Polin (viola), J. m. marti Duran (tiorba), A. Foster (violoncello
continuo), S. Wienand (clavicembalo)
ARS PRoDUKtIon/SAcD ARS 38186 (ø 2014)
(+ Händel)
2015-16/8 «new colours of the Past» – concerto per flauto traverso La notte RV 439
[op. x n° 2] (trascrizione per sassofono e fisarmonica)
Duo Aliada: m. Knot (sassofono), B. Laketic (fisamonica)
ARS PRoDUKtIon/SAcD ARS 38182 (ø 2015)
(+ Bach, Bartók, Berg, Debussy, Falla, Händel, Penderecki, Piazzolla)
2015-16/9* concerti con molti strumenti: concerto per violino, 2 oboi, 2 corni,
violoncello, fagotto RV 569, concerto per 2 violini, 2 flauti diritti, 2 oboi,
fagotto Per l’Orchestra di Dresda RV 577, concerto per violino, violoncello,
2 oboi, 2 corni, fagotto RV 574; concerti per 4 violini, violoncello RV 550
[op. 3 n° 4], RV 580 [op. III n° 10]; concerto per 2 trombe RV 537; Sinfonia
di La verità in cimento RV 739
n. Bouchard, m. Langlois, V. Vichytil, m. Seto (violini) [op. 3 n° 10], P. Giguère,
P. Gagnon, n. Bouchard, V. Vichytil, (violini) [op. III n° 4], B. Raymond,
m. Boies (trombe), Les Violons du Roy, m. Lussier (dir.)
AtmA cLASSIcS/cD AcD 22602 (ø 2015)
2015-16/10* Le quattro stagioni, op. VIII n° 1-4; concerti per violino in tromba RV 221,
RV 311; concerti per fagotto RV 496, La notte RV 501
A. chandler (violino e dir.), P. Whelan (fagotto), La Serenissima
AVIe/cD AV 2344 (ø 2015)
2015-16/11* «nuove Sonate» – Sonate per violino RV 10, RV 810, RV 816; Sonata per
violino e violoncello RV 820
J. Lupiáñez (violino), I. Salinas (violoncello), ensemble Scaramuccia
AyRoS RARItAS/cD Ay-RA02 (ø 2015)
– 165 –
DIScoGRAPHIe
2015-16/13* «Vivaldi Recorder concertos» – concerti per flautino RV 443, RV 444, RV 445;
concerti per flauto diritto RV 441, RV 442; concerti da camera: concerto
per flauto diritto, 2 violini RV 108, concerto per flauto diritto, violino,
fagotto, senza b.c. RV 92
D. Laurin (flauto diritto, flautino), 1B1, J. Børanger (dir.)
BIS/SAcD BIS-2035 (ø 2014)
2015-16/14 «Sonates et Suites» – Sonata da Il pastor fido RV Anh. 95.6 [olim RV 58]
[op. xIII n° 6] (di n. cHéDeVILLe, attribuito a Vivaldi)
D. Laurin (flauto diritto), D. marinčič [marincic] (violoncello), A. Pariso
(clavicembalo)
BIS/SAcD BIS-2185 (ø 2015)
(+ Blavet, chéron, Dieupart, Hotteterre, Leclair, marais, Philidor)
2015-16/15 «Journey: Five centuries of Song for the Saxophone» – Sposa son disprezzata
(aria di G. Giacomelli, Bajazet, II.7) (trascrizione di corghi)
e. Lau (saxofono), K. Ditlow (pianoforte)
BLUe GRIFFIn RecoRDS/cD BIS-2185 (ø tAQ 2016)
(+ caldara, carissimi, cesti, Giacomo, Giordani, Journey, Laitman, Lotti,
mahler, messiaen, Parisotti, A. Scarlatti)
2015-16/17* «Vivaldi: complete concertos & Sonatas opp. 1-12» – Sonate op. I, II, V;
concerti op. III, IV, VI, VII, VIII, Ix, x, xI, xII (integrale); Sonate per
violoncello RV 40, RV 41, RV 43, RV 45, RV 46, RV 47
F. Guglielmo (violino e dir.), F. Galligioni (violoncello), L’Arte dell’Arco
BRILLIAnt cLASSIcS/20cD 9520 (® 2016)
1 Violin Sonata in A major RV 205/2, Dresden ms. mus.2-R-8,40] – new discovery by J. Lupiáñez,
– 166 –
DIScoGRAPHIe
2015-16/18* 12 concerti: per violino (10) e per oboe (2) op. VII (integrale)
F. Guglielmo (violino), P. L. Fabretti (oboe), L’Arte dell’Arco
BRILLIAnt cLASSIcS/2cD 95044 (ø 2014)
2015-16/20* 6 Sonate: per violino (4) e per 2 violini (2) e basso continuo op. V (integrale)
L’Arte dell’Arco: F. Guglielmo (violino I), e. Imbalzano (violino II),
F. Galligioni (violoncello), R. Loreggian (organo e clavicembalo)
BRILLIAnt cLASSIcS/cD 94785 (ø 2014)
2015-16/21* 12 concerti: per violino (11) e per 2 violini (1) La cetra op. Ix (integrale)
F. Guglielmo (violino), L’Arte dell’Arco
BRILLIAnt cLASSIcS/2cD 95046 (ø 2014)
2015-16/22* 12 concerti: per violino (10) e per oboe (2) Il cimento dell’armonia e
dell’invenzione op. VIII (integrale)
F. Guglielmo (violino), P. L. Fabretti (oboe), L’Arte dell’Arco
BRILLIAnt cLASSIcS/2cD 95045 (ø 2014)
2015-16/24 «Six Sonatas for cello» – 6 Sonate per violoncello RV 40, RV 41, RV 43, RV 45,
RV 46, RV 47
A. Scripp (violoncello), e. Perrone (pianoforte)
cD BABy/DWL ASHImA ScRIPP (888295330343) (download only)
(ø tAQ 2015)
2015-16/26 «Guitar magic» – concerto per violino La primavera RV 269 [op. VIII n° 1]
(Allegro I, tema) (trascrizione per chitarra)
c. Bonell (chitarra)
cD BABy/DWL Dy mUSIc (5060111600143) (download only) (ø tAQ 2015)
– 167 –
DIScoGRAPHIe
2015-16/27* concerti per viola d’amore RV 392, RV 393, RV 394, RV 396, RV 397;
concerto per violino RV 770 [olim RV 395a]; concerto da camera per viola
d‘amore, 2 corni, 2 oboi, fagotto RV 97; concerto per viola d’amore e liuto
RV 540 (integrale)
R. Barton Pine (viola d’amore), Ars Antigua
ceDILLe RecoRDS/cD cDR 90000 159 (ø 2011, 2014)
2015-16/28 «Sounds & clouds» – concerti da camera: concerto per flauto traverso,
oboe, violino, fagotto La tempesta di mare RV 98, concerto per flauto
traverso, 2 violini, fagotto La notte RV 104, concerto per flauto traverso,
oboe, violino, fagotto Il gardellino RV 90, concerto per flauto traverso, oboe,
violino, fagotto RV 101 (sintesi tra le versioni da camera e dell’op. x)
J. Schwarzer (flauto diritto e dir.), Holland Baroque
cHAnneL cLASSIcS/cD ccS SA 37615 (ø 2015)
(+ Hosokawa)
2015-16/29* «Vivaldi – Laudate!» – Laudate pueri RV 600; mottetto per soprano O qui
coeli terraeque serenitas RV 631; Introduzione al Dixit per soprano Ascende
laeta RV 635; Arie della Juditha triumphans: Vivat in pace et pax regnat sincera,
39 [xx], Transit aetas, 33 [xVI], Umbrae carae, 41 [xxI]; Sinfonia al Santo
Sepolcro RV 169; Sinfonia per archi RV 125 (revisione di olivier Fourés /
Florian Deuter)
J. Zomer (soprano), tulipa consort
cHAnneL cLASSIcS/cD ccS SA 38216 (ø 2015)
2015-16/30 «Vivaldi’s Four Seasons – Directly cut to Vinyl» – Le quattro stagioni, op.
VIII n° 1-4
Interpreti Veneziani chamber orchestra: G. Stevanato, n. Granillo,
S. Vianello, P. talamini, A. maritan (violini), S. Amadio (viola), D. Amadio
(violoncello), A. Liziero (contrabbasso), P. cognolato (clavicembalo)
cHASInG tHe DRAGon/LP (180g Vinyl, 45 RPm Vinyl) VALD001
(ø live 2014)
– 168 –
DIScoGRAPHIe
2015-16/37 «Baroque Divas» – Aria: Vedrò con mio diletto (Giustino, I.8)
R. Basso (mezzosoprano), Armonia Atenea, G. Petrou (dir.)
DeccA/cD 4788099 (ø 2015)
(+ Bononcini, caldara, Gluck, Hasse, Porta, Sarro, Veracini, Vinci)
2015-16/39 «Anne-Sophie mutter – the club Album – Live from yellow Lounge» –
concerti per violino L’estate RV 315 [op. VIII n° 2] (III. Presto), L’inverno
RV 297 [op. VIII n° 4] (I. Allegro non molto)
2 Voir www.mathieusalama.com
– 169 –
DIScoGRAPHIe
2015-16/40 «the Four Seasons» – Le quattro stagioni, op. VIII n° 1-4; concerti per
violino RV 249 [op. IV n° 8], RV 284 [op. IV n° 9]
S. Krylov (violino e dir.), Lithuanian chamber orchestra
DeUtScHe GRAmoPHon/cD 0289 481 2639 (ø tAQ 2016)
2015-16/41* «AnGeL DeVIL PRIeSt – Leclair, Locatelli & Vivaldi: Violin concertos» –
concerto per 2 violini RV 514
c. Siranossian (violino), Hofkapelle münchen, R. Lotter (violino e dir.)
DeUtScHe HARmonIA mUnDI/cD 8 8875 11583-2-5 (ø 2015)
(+ Leclair, Locatelli)
2015-16/42* «Vivaldi e l’Angelo di Avorio – the Soul of Venice» – concerti per oboe
RV 446, RV 451, RV 453, RV 458, RV 461, RV 462; concerto per violino e
organo RV 541; Sonata a tre La follia RV 63 [op. I n° 12]
S. toni (oboe e dir.), V. Losito (violino), D. Pozzi (organo), ensemble Silete
Venti!
DeUtScHe HARmonIA mUnDI/cD 8 8775 08194-2 (ø 2013, 2014)
2015-16/43* «the young Vivaldi» – concerto per violino RV 813; concerto per 2 violini
RV 522a; Sonate per 2 violini RV 60, RV Anh.107a; Sonata per violino e
violoncello RV 820; Sonata per violino, oboe, organo, salmoè ad libitum
RV 779; Sonata per flauto diritto RV 52
e. casazza, R. tiseo, P. cantamessa (violini), B. Hoffmann (violoncello),
modo Antiquo, F. m. Sardelli (flauto diritto e dir.)
AmADeUS Am 308-2/DeUtScHe HARmonIA mUnDI/cD 8 8751
2785-2 (ø 2015)
015-16/44* «Vivaldi in a mirror» – concerto per 2 violini Con altro violino per eco in
lontano RV 552; concerto per 2 violini, violoncello (versione 2) RV 554a
(trascrizione per 2 violini e 2 violoncelli); concerto per violino, 2 violoncelli
RV 561; concerti per 2 violini, 2 violoncelli RV 564, RV 575; concerto per
flauto traverso, violino, oboe, fagotto La tempesta di mare RV 570
(trascrizione per 3 violini, violoncello)
G. Fava, m. Spinazzè, G. Dalla Vecchia, G. Pavan, m. tieppo, c. Rado
(violini), W. Vestidello, m. Raccanelli Zaborra (violoncelli), Sonatori de la
Gioiosa marca
DeUtScHe HARmonIA mUnDI/cD 8 8985 31704-2 (ø 2015)
– 170 –
DIScoGRAPHIe
2015-16/48 «the new Four Seasons» – Le quattro stagioni, op. VIII n° 1-4
m. Hossen (violino et dir.), camerata orphica
DoRon/cD DRc 5050 (ø tAQ 2015)
(+ Geminiani, tartini)
2015-16/49 «Baroque Italien» – mottetto per soprano In furore iustissimae irae RV 626
S. Revault d’Allonnes (soprano), orchestre Français d’oratorios, J.-P. Loré
(dir.)
eRoL/cD 200045 (ø tAQ 2015)
(+ Astorga, caldara)
2015-16/50 «Violon nomade – Vivaldi – Les Quatre Saisons & chaconnes» – Le quattro
stagioni, op. VIII n° 1-4
B. Ververa (violino), orchestre Paris classik
eURomUSIc/cD L y 061 (ø 2008)
(+ Bach, Vitali)
2015-16/51 «Amor sacro, Amor profano» – mottetto per soprano In furore iustissimae
irae RV 626; cantata per alto e strumenti Cessate, omai cessate RV 684 (Aria:
Ah ch’infelice sempre); concerto per violino Grosso Mogul RV 208 (Allegro I)
n. Kawalek-Plewniak (mezzosoprano), Il Giardino d’Amore, S. Plewniak
(dir.)
eVoe mUSIc/cD evoe 001 (ø tAQ)
(+ Bach, charpentier, cherdavoine, corelli, Händel, Lully, monteverdi,
Rameau, Stradella)
– 171 –
DIScoGRAPHIe
2015-16/52* «I musici 60° Anniversario» – concerti per archi RV 114, RV 119, RV 123,
RV 127, RV 149, Alla rustica RV 151, RV 156, RV 157, RV 158, Conca RV 163;
Sinfonia de Il Giustino RV 717
I musici
Fone GoLD/cD “club of the 496” (ø 2011)
2015-16/54 «montserrat caballé – Villach 1988 and Vienna 1981» – Arie per soprano:
Un certo non so che (Arsilda, regina di Ponto,II.1) (trascrizione di Parisotti),
Sposa son disprezzata (aria di G. Giacomelli, Bajazet, II.7) (trascrizione di
corghi), Agitata da due venti (Griselda, II.2) (trascrizione di corghi), Onde
chiare che sussurate (ercole su ’l Termodonte, II.1) (trascrizione di casella),
zeffiretti che sussurrate [estratto III: Vieni, vieni, o mio diletto] (RV 749.31)
(trascrizione di casella)
m. caballé (soprano), m. Zanetti (pianoforte)
GemmA/2cD Gem- 10263 (ø live 1988 [Villach, Karintischer Sommer,
25.08.1988])
(+ cD1: Bellini, chapi, cilea, massenet, obradors, Puccini, Rossini, turina,
traditional)
2015-16/57* «Il teatro alla moda» – concerti per violino RV 228, RV 282, RV 322
(ricostruzione della parte del violino principale), RV 323, RV 314a
(Adagio), RV 316 (Presto) (ricostruzione secondo il BWV 975 di Bach),
RV 372a (Andante), RV 391; concerto per violino in tromba RV 313;
Sinfonia de L’Olimpiade RV 725; Ballo primo da Arsilda, regina di Ponto RV 700
(alla fine dell’atto I) (ricostruzioni di olivier Fourés e Amandine Beyer)
3
Voir: http//www.opera-club.net/find.asp?send=ok&search=Gem-
– 172 –
DIScoGRAPHIe
2015-16/61* «concerti per fagotto IV» – concerti per fagotto RV 469, RV 473, RV 491,
RV 492, RV 498, RV 500
S. Azzolini (fagotto e dir.), L’onda Armonica
nAÏVe/cD oP 30551 (ø 2014)
2015-16/62 «eli tamar – Laudato Si: In the Spirit of St Francis of Assisi» – Stabat Mater
RV 621 (estratto: Stabat Mater dolorosa)
A. nemzer (controtenore), n. Will (organo)
(+ Boccherini, Dvořák, Haydn, Pergolesi, Poulenc, tamar, traetta)
nAVonA RecoRDS/cD nV 6036 (ø 2014)
2015-16/63* «Vivaldi Sacred music IV» – In exitu Israel RV 604; Laudate Dominum
RV 606; Laetatus sum RV 607; mottetti per soprano In turbato mare irato
RV 627, O qui coeli terraeque serenitas RV 631; mottetti per alto Invicti,
bellate RV 628, Vestro Principi divino RV 633
c. de Sévigné (soprano), m. Soulis (mezzosoprano), Aradia ensemble,
K. mallon (dir.)
nAxoS/cD 8.573324 (ø 2014)
2015-16/64 «Vivaldi in Dresden – the Four Seasons (transcription for organ)» – Le quattro
stagioni, op. VIII n° 1-4 (trascrizione per organo di Heinrich e. Grimm)
H. Albrecht (organo Silbermann, Hofkirche Dresden)
oeHmS cLASSIcS/cD oc 1822 (ø tAQ 2015)
(+ Bach: BWV 594, BWV 596)
4 Livret illustré 64 pages: 25 doubles pages texte et illustrations + textes documentaires sur
Vivaldi et Piazzolla.
– 173 –
DIScoGRAPHIe
2015-16/66* «the new Four Seasons» – Le quattro stagioni, op. VIII n° 1-4
J. ehnes (violino et dir.), Sydney Symphony
onyx/cD 4134 (ø 2014)
(+ Leclair, tartini)
2015-16/67* «Vivaldi Bassoon concertos» – concerti per fagotto RV 467, RV 474, RV 477,
RV 488, RV 497, La notte RV 501
G. núñez (fagotto), Academy of St martin-in-the-Fields, t. Keller (dir.)
PentAtone/SAcD Ptc 5186539 (ø tAQ 2015)
2015-16/68 «In Flanders Fields vol. 91 – Homage to Ria Bollen» – Gloria RV 589
(estratti: Qui sedes; Domine Deus, Agnus Dei)
R. Bollen (contralto), Berner Kammerchor, Südwestdeutsches Kammer-
orchester Pforzheim, J. e. Dähler, (dir.)
PHÆDRA/cD 92091 (ø 1977)
(+ Bach, Boeck, Brahms, Haydn, mahler, mendelssohn, Respighi, Rossini)
2015-16/69 «Vivaldi metal Project» Le quattro stagioni, op. VIII n° 1-4 (trascrizione
libera e improvvisazioni: «Symphonic-metal opera conceived and
produced by mistheria»)
Standard metal Band con orchestra e coro. Participazione di R. Wakeman
(yeS), m. Boals (malmsteen/Ring of Fire), e. Falaschi (Angra/Almah),
m. Lepond (Symphony x), F. Lione (Rhapsody of Fire/Angra), R. Rock
(Impellitteri), D. Loeble (Helloween), J. macaluso (ARK), m. Sfogli (J. LaBrie),
A. Passmark (Royal Hunt), c. caffery (trans Siberian orchestra/Savatage),
S. Di Giorgio (testament), A. Anur (t. macAlpine, G. Howe), t. Denander
(Radioactive/toto), m. cross (Scorpions/Firewind), S. tibbetts (Kamelot),
m. Wood (trans Siberian orchestra), R. Staffelbach (Artension), A. Portalupi
(tarja turunen), m. Polak, etc.
PRIDe & Joy mUSIc5 cD/2LP/Digital Download) (ø 2013-2016)
2015-16/70 concerti da camera: concerto per flauto diritto, oboe, fagotto, senza b.c.
RV 103; concerto per flauto traverso, violino, fagotto RV 106; Sonata per
5
Voir: www.prideandjoy.de. «the project is a symphonic-metal opera based on Antonio
Vivaldi’s Baroque masterwork “the Four Seasons”, featuring more than 130 amazing metal and
classical artists, orchestra, a string quartet and three choirs from all over the world. the album features
14 tracks – all the movements from Antonio Vivaldi’s original score plus two original new songs
written by mistheria.the impressive roster of artists probably makes this titanic album the biggest
all-star project ever!»
– 174 –
DIScoGRAPHIe
oboe RV 53; Sonata per violoncello RV 46; Sonata da Il pastor fido RV Anh. 95.6
[olim RV 58] [op. 13 n° 6] (di n. cHéDeVILLe, attribuito a Vivaldi)
L’ensemble orpheus di Roma
PRocLASSIcA/(download only) (ø tAQ 2015)
2015-16/71 «Seasons – oliver Davis Antonio Vivaldi» – Le quattro stagioni, op. VIII n° 1-4
K. Peacock (violino), trafalgar Sinfonia, I. Setterfield (dir.)
SIGnUm/cD SIGcD 437 (ø tAQ 2015)
(+ Davis)
2015-16/74 «Liv migdal – Acht Jahreszeiten» – Le quattro stagioni, op. VIII n° 1-4
L. migdal (violino), Deutsches Kammerorchester Berlin, G. Adorjan (dir.)
SoLo mUSIcA/cD 1041982 (ø tAQ 2015)
(+ Piazzolla)
2015-16/75 «Love & Friendship (original motion Picture Soundtrack)» – cantata per
alto e istrumenti Cessate, omai cessate RV 684 (Aria I); Stabat Mater RV 621
(eja mater, fons amoris); concerto per violoncello RV 402 (Allegro)
c. martin (soprano), W. Butt (violoncello), Irish Film orchestra, m. Suozzo
(dir.)
Sony/cD 88985314932 (ø tAQ 2015)
(+ Agincourt, Beethoven, Boyce, charpentier, Gossec, Grétry, Händel,
Jadin, mozart, Purcell, Sacchini, Suozzo, Vogel)
2015-16/76 «music for a While» – concerto per 2 violoncelli RV 531 (trascrizione per
2 violoncelli e organo)
J. Wohlgemuth, c. Busser (violoncelli), c. Bischof (organo)
SteKtRAL/cD SRL4-15119 (ø tAQ 2015)
(+ Bach, Boccherini, Bréval, Händel, Humperdinck, Klengel, muffat,
Purcell, Rheinberger, Saint-Saëns)
– 175 –
DIScoGRAPHIe
2015-16/78 «Vivaldi, Bach, telemann: oboe concertos» – concerti per oboe RV 450,
RV 455; concerto per 2 oboi RV 535
V. Veverka (oboe), D. Wollenweber (oboe II), ensemble 18+
SUPRAPHon/cD SU 41882 (ø tAQ 2015)
(+ Bach, telemann)
2015-16/79* «concerti e Sinfonie per archi e continuo» – Sinfonie per archi RV 112,
RV 116, RV 149, RV 168; concerti per archi RV 119, RV 120, RV 123, RV 127,
RV 141, RV 152, RV 154, RV 156 RV 157
L’Archicembalo
tActUS/cD tc 672259 (ø 2015)
2015-16/80 «yehudi menuhin – the Long Lost Gstaad tapes» – concerto per 2 violini
RV 510; concerto per 3 violini RV 551
y. menuhin (violino), camerata Lysy Gstaadt
tUDoR/DVD 3339 (ø 1976)
(+ Bach)
2015-16/81 «tierisch Barock» – concerto da camera per flauto traverso, oboe, violino,
fagotto RV 101
nel Dolce – Das Kölner Barockensemble: S. Biyken (flauto diritto), P. Wagner
(oboe), o. Piskorz (violino), H. meiners (violoncello), L. Quintavalle
(clavicembalo)
tyxart/cD txA 15082 (ø tAQ 2015)
(+ Biber, Buonamente, matteis, merula, orme, D. Scarlatti, Uccellini,
Williams)
2015-16/83 «concertos for Winter» – concerti per violino La tempesta di mare RV 253
[op. VIII n° 5], L’inverno RV 297 [ op. VIII n° 4]; concerto per 2 violini e
violoncello RV 565 [op. III n° 11]
e. Blumenstock (violin e dir.), Live oak Baroque orchestra
VGo RecoRDInGS /cD VG 1024 (ø live 2015)
(+ Becker, Locke, oswald, Simpson)
– 176 –
DIScoGRAPHIe
2015-16/84 «the 12 Seasons – Vivaldi, Piazzolla, Shor» – Le quattro stagioni, op. VIII n° 1-4
D. A. carpenter (viola), Salomé chamber orchestra
WARneR cLASSIcS/cD 2564648695 (ø tAQ 2015)
(+ Piazzolla, Shor)
2015-16/85 «camille Berthollet: Prodiges» – concerti per violino L’estate [op. VIII
n° 2] (Presto III), L’inverno RV 297 [op. VIII n° 4], concerto per 2 violini
RV 522 [op. III n° 8] (estratto)
c. Berthollet (violino), J. Berthollet (violino II), orchestre d’Auvergne,
R. Forés Veses (dir.)
WARneR cLASSIcS/cD 2564604993 (ø 2015)
(+ Bach, Brahms, Gardel, Fauré, Frolov, Joplin, monti, Piaf, Piazzolla,
Sarasate, Williams)
2015-16/R1 «montserrat caballé & Jose carreras» – Sposa son disprezzata (aria di
G. Giacomelli, Bajazet, II.7) (trascrizione di corghi), Agitata da due venti
(Griselda, II.2) (trascrizione di Azio corghi)
m. caballé (soprano), m. Zannetti (pianoforte)
ARtHAUS mUSIK / DVD 101413 (ø Bolshoi theatre, moscow 5.09 1989 –
© 2007) / «Best Wishes from Jose carreras»
ARtHAUS mUSIK/3DVD 109231/BLU-RAy: 109232 [DVD 2]
(+ Bellini, caballero, cardillo, Granados, obradors, Puccini, Rossini,
Scarlatti, tosti, turina, Verdi, Vives)]
2015-16/R2 «Heiligste nacht – choral music for Advent and christmas» – Gloria RV 589
(estratto: Gloria in excelsis Deo)
Les Favorites, Holger Speck (dir.)
cARUS VeRLAG/cD 83369 (ø tAQ 2011 – © 2011)
(+ cPe Bach, Buxtehude, Gounod, Heinichen, m. Haydn, Homilius,
Johannsen, mendelssohn, Reger, Rheinberger, Ristori, Saint-Saëns,
Schubert, telemann)
– 177 –
DIScoGRAPHIe
2015-16/R3 «extreme – Live concert» – concerto per flauto traverso Il gardellino RV 428
[op. x n° 3]; concerto per flautino RV 445; concerto per violino RV 312
(ricostruzione della versione primitiva [I] e trascrizione [II-III] per flautino
di Jean cassignol)
H. Franco (flautino), capella cervantina
cD BABy/DWL6 QUInDecIm (download only) (ø live 2010 – © 2011)
(+ Bach, telemann)
6 Voir: http://www.cdbaby.com/cd/horaciofranco3
– 178 –
DIScoGRAPHIe
2015-16/R7* Le quattro stagioni, op. VIII n° 1-4; concerto per 2 violini RV 514; concerto
per violino e violoncello RV 547
S. Accardo (violino), L. Gorna (violino II), c. Radic (violoncello), orchestra
da camera Italiana, S. Accardo (dir.)
Fone/SAcD 065 (ø 2009 – © 2009)
2015-16/R8 «Il canto, dallo Strumento Alla Voce» – concerti per violino Grosso Mogul
RV 208, RV 230 [op. III n° 9]; Gloria RV 589 (estratti: Gloria in excelsis Deo,
Domine Fili unigenite); Laetatus sum RV 607; Magnificat RV 610a (estratti:
et misericordia, Fecit potentiam, Deposuit potentes); Credo RV 591
m. Fornaciari (violino), corale Valdera, Fonè ensemble, S. Valeri (dir.)
Fone/SAcD 057 (ø 2007 – © 2010)
– 179 –
DIScoGRAPHIe
2015-16/R9 «Sergei Krasavin – Bassoon» – concerti per fagotto RV 489, RV 497, RV 498
S. Krasavin (fagotto), ensemble of Soloists of the State Symphony
orchestra, y. temirkanov (dir.)
meLoDIyA/cD meL cD 1002355 (ø 1981- ® o © 2016)
(+ mozart, Saint-Saëns)
2015-16/R10 «Spirits – east meets West» – concerto per violino L’inverno RV 297
[op. VIII n° 4] (Largo II) (trascrizione per xiao e chitarra)
yue chen (xiao), L. Hannibal (chitarra)
oUR RecoRDInGS [nAxoS]/cD 8.226901 (ø tAQ 2007 – © 2007)
(+ Bach, neumann, Ulrik, Wei-liang, Zhang, musica tradizionale cinese)
7 this cD is available at Starling Project Foundation Inc., 4 W. Fourth St., cincinnati, oH 45202
– 180 –
DIScoGRAPHIe
III. DocUmentAtIon
mUSIQUe InStRUmentAL
2015-16/D7* «concerti Bizarri» – teLemAnn: concerto per 2 violini e fagotto tWV 53:D4;
HeInIcHen: concerto per oboe S. 237; GRAUPneR: concerto per
fagotto GWV 301, concerto per flauto d’amore, oboe d’amore, viola
d’amore GWV 333; FAScH: concerto per flauto traverso e oboe FaWV L:h1,
– 181 –
DIScoGRAPHIe
mUSIQUe VocAL
2015-16/D11* PoRPoRA Confitebor tibi Domine, Credidi propter quod, nunc dimittis,
Domine probasti me (musica sacra per l’ospedaletto, Venezia, 1745); Crimen
Adae quantum constat, Vigilate, oculi mei
P. crema (soprano), m. Zalloni (mezzosoprano), coro femminile Harmonia,
I musicali Affetti, m. Peguri (dir.)
BRILLIAnt cLASSIcS/cD 95159 (ø 2014)
2015-16/D12* ScALFI mARceLLo «complete Solo cantatas» – 12 cantate per alto e b.c
e981-e992
D. taylor (controtenore), A. m. morgan (violoncello), D. Fox (tiorba),
J. Vinikour (clavicembalo)
nAxoS/2cD 9.70246-47 (ø 2014)
2015-16/D13* HeInIcHen «Italian cantatas & concertos» – cantata Se mai, Tirsi, mio bene
per soprano, alto, 2 flauti diritti, 2 oboi e b.c. S180; cantata La bella fiamma
– 182 –
DIScoGRAPHIe
per alto, tiorba e b.c. S183; cantata Lascia di tormentarmi per soprano, 2 flauti
diritti, 2 oboi, archi e b.c. S149; cantata Intorno a quella rosa per alto, 2 oboi,
2 violini e b.c. S171; concerto per oboe S237; concerto per violino S224
t. Wey (controtenore), m. F. Schöder (soprano), Batzdorfer Hofkapelle,
F. Deuter (dir.)
Accent/cD Acc24309 (ø 2015)
2015-16/D15* cALDARA Arie per alto; sinfonia di Osminda e Fileno; concerto da camera
a violoncello solo
V. Sabadus (controtenore), nuovo Aspetto, m. Ducker (dir.)
Sony/cD 88875129732 (ø 2015)
– 183 –
DIScoGRAPHIe
regroupe les œuvres les plus anciennes composées par Don Antonio, et olivier
Fourés, dans un récital soigneusement préparé pour Gli Incogniti d’Amandine
Beyer, proposant de passionnantes reconstructions et quelques inédits. Les
revues spécialisées ne s’y trompent pas. Seuls les enregistrements précédemment
cités méritent un développement dans leurs colonnes, qui se désintéressent par
ailleurs d’une production aussi pléthorique qu’indigeste ou redondante. A quoi
bon s’attarder sur vingt (!) nouvelles versions des Quattro stagioni ni meilleures
ni pires que tant d’autres, sur telle Follia ou tel extrait de L’estro armonico,
ressassé sans modération depuis qu’existe le disque? Jamais les anthologies
insérant pour l’anecdote… ou comme argument de vente, telle ou telle page
vivaldienne n’ont été aussi nombreuses. La tyrannie «baroqueuse» s’estompe
aussi. Voici le retour des vieilles gloires de jadis. I musici fêtent leurs soixante
années d’exercice avec un album «collector» gravé en 496 exemplaires. Salvatore
Accardo grave des nouvelles Stagioni, un demi-siècle après sa version historique
chez RcA. L’Academy of St martin-in-the-Fields accompagne un élève de Klaus
thunemann stylistiquement conforme aux conceptions de son maître bassoniste.
Les us désormais incontournables dans l’écoute de la musique font aussi la
part belle aux downloads. Si l’achat ciblé de certaines pages vivaldiennes perdues
au sein d’anthologies peut se révéler intéressant, la multiplication
d’interprétations modestes, d’un niveau artistique proche de l’amateurisme,
envahit les sites spécialisés sur l’internet. La dématérialisation du support
autorise toutes les dérives. Le download reste cependant incontournable pour
avoir accès aux disques historiques, dont la numérisation systématique par des
sites comme celui de la BFn collection donne accès à une documentation
irremplaçable, restée inaccessible pendant des décennies.
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DIScoGRAPHIe
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DIScoGRAPHIe
rythmique des Gavotta vives. mais dès que Vivaldi allège son écriture jusqu’à
une naïve simplicité, comme dans la petite Giga de la Sonate I ou les Corrente
des Sonates II et II, L’Arte dell’Arco est embarrassé. Quelques traits
ornementaux n’éludent rien. L’esprit épuré de l’op. 5 ne s’exprime pas en
formules, mais par un ressenti, qui échappe aux solides trévisans.
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DIScoGRAPHIe
Guglielmo, la passion vivaldienne couve encore. mais pour l’op. 8, restez fidèle
à Harnoncourt, à la rhétorique à jamais pérenne dans ce recueil. La cetra op. 9
fait partie des recueils vivaldiens parus à Amsterdam qui ont le plus inspiré les
trévisans (2015-16/21). Leurs concertos de prédilection, comme le n°10 par
exemple, restent les plus techniques, destinés par Vivaldi à un virtuose confirmé.
La lisibilité de tous les plans de l’orchestre, dégraissés à un instrument par
partie, convainc là où les Holland Baroque de Rachel Podger, qui domine la
discographie, manquaient de réactivité épidermique. La dynamique est
bondissante, ponctuée mais jamais perturbée par un continuo élaboré mais non
logorrhéique. Les interventions du théorbe ou de la guitare baroque viennent à
propos et les touches d’orgue justifiées contribuent à l’équilibre du discours.
L’interprétation de référence serait presque à la portée de Guglielmo si le violon
vivaldien parlait autant à son âme qu’à ses doigts. Là, la sensible Rachel nous
manque. L’approche vigoureuse, objective et maîtrisée a de la tenue – toujours –
mais peu d’affect. certes, il étonne parfois, comme cet agréable Largo du n° 3,
bien respiré, presque chuchoté, ou celui du n° 4 détendu et enfin poétique. et
surtout dans l’Allegro finale du n° 5 si théâtral et même exhibitionniste dans sa
cocasse arrogance. Il déçoit aussi, en osant une fantaisie à la Biondi, dans le finale
du n° 6, en faisant rebondir sèchement le temps d’un solo l’archet sur les cordes,
ou en pressant le tempo de Largo en Andante dans le n° 7. L’entrée des archets
en carillon dans le n° 1, déjà expérimentée par L’Arte dell’Arco dans le RV 400
pour son intégrale des concertos pour violoncelle, n’est guère plus heureuse.
mais ces quelques réserves ne ternissent qu’à peine les qualités de cette version
recommandable. Depuis la première intégrale de l’op. 10 révélée par le jeune
Jean-Pierre Rampal en 1950, la suite ininterrompue de versions sur traversières
modernes en métal, puis anciennes en bois ou en ivoire laisse, ne convainc que
modérément. Le juste équilibre à trouver entre la sonorité du bois et l’orchestre
à cordes qui l’accompagne semble difficile à obtenir. Le soliste doit se garder de
cultiver le pâle, le lunaire, vite insipide, rechercher le phrasé expressif,
l’ornement naturel venant à propos. ce que Barthold Kuijken réussit mieux que
tout autre, en l’absence d’une intégrale d’Alexis Kossenko, dont la réflexion
approfondie sur les op. 10 n° 4 et 5 aux lignes ourlées dans son récital chez
Alpha laisse un jour espérer. La lecture de mario Folena (2015-16/19) reste ici
moins aboutie, convenable mais sans relief. L’Arte dell’Arco s’impose plus qu’il
ne révèle, surcharge la ligne, démontre sans pudeur, appliquant aux fragiles
joyaux des recettes mieux adaptées à des pages de plus grande envergure. Les
vides comblés par avec une basse continue épaisse, qui ne laisse pas respirer son
soliste, dérangent. Voici peut-être le maillon faible de l’intégrale. terminons
l’examen des opus avec les quelques Quattro stagioni sortant du lot. Qu’Adrian
chandler ait attendu vingt ans après la formation de son ensemble La
Serenissima pour les graver (2015-16/10), exercice (hélas!) imposé à tout
orchestre de chambre, a quelque chose d’héroïque. L’avantage est qu’il les
connaît par cœur et les a jouées un nombre innombrable de fois. La ligne soliste
impeccable dans chacun des concertos ne laisse aucun doute sur la réflexion
– 187 –
DIScoGRAPHIe
mature et aboutie sur chacun des effets descriptifs, petits ornements ou dans la
logique des phrasés. L’outrance raisonnable dans la fête villageoise et la chasse
de L’automne comme les figures glaçantes juste ce qu’il faut de L’hiver ne
surprennent plus. Son approche du Printemps davantage, avec des plans
orchestraux bien discriminés mettant en relief chaque partie, une dynamique
soignée et une homogénéité d’ensemble parfaite. et surtout cette rythmique alla
zampogna (musette) dans la danse pastorale joyeusement assumée, que personne
n’avait osée avant lui avec autant d’aplomb. L’éclectisme du programme
complémentaire répond bien à l’esprit original du rejeton d’Albion, avec deux
concertos pour basson, dont on se passerait volontiers d’une quinzième version,
même si Peter Whelan maîtrise honorablement son instrument fabriqué par
Peter de Koningh, le facteur d’Azzolini. La surprise vient de l’exhumation des
deux concertos pour violon in tromba inédits. chandler n’ose pas utiliser violon
monté avec un chevalet bancal, comme Amandine Beyer, mais se contente de
remplacer pour les cordes le boyau par le métal et de jouer rude. Raté. cela
sonne comme un mauvais violon, et c’est tout. Le beau disque pour violon in
tromba marina reste à graver, avec quatre concertos, le psaume de Vivaldi, et
même un Laudate pueri de Porpora de 1743. Patience. Plus de quarante ans après
sa gravure pour RcA avec un orchestre éponyme, Salvatore Accardo joue des
Saisons que jamais il n’enregistra en studio avec I musici, au temps de son plus
grand rayonnement (2015-16/R7). Sensible, pas démonstratif, plutôt serein,
automnal même, le prestigieux soliste offre quelques moments délicieux, en
dépit d’une dynamique d’orchestre plutôt molle. Le violon fragile peu vibré et
un peu orné suggère très délicat chant du petit pâtre, dans le mouvement lent
de L’estate. La caccia assez solennelle, sans pathos, a un parfum désuet. Dans la
lignée de Stern et oïstrakh, deux beaux violons tranquilles et chantants abordent
le RV 514 marqué par un Adagio assez mélancolique et un finale vigoureux,
chantant et bien phrasé. Un témoignage détaché de toute volonté de
performance, pour le simple plaisir. La version de John ehnes (2015-16/66) suit
l’approche classique des violonistes virtuoses peu perméables au mouvement
baroque. Les larges coups d’archet moderne nourrissent, dans les Saisons, une
sonorité somptueuse, sans que les Australiens du Sydney Symphony
condescendent à la moindre once de descriptif. Une fois ce parti-pris totalement
assumé, le plaisir esthétique est au rendez-vous. on pense, dans un esprit
similaire, aux versions de Grumiaux, Szeryng ou Schneiderhan, que chériront à
jamais les amateurs de beau violon. nigel Kennedy (2015-16/73) lui, connaît si
bien son Vivaldi qu’il ose, en routard impénitent parcourant avec une égale
volupté les mondes du classique de la pop et du jazz, le sacrilège suprême: se
lancer dans une réécriture du texte. L’album s’appelait d’ailleurs initialement
«the Rewrite», changé sans vraie justification en «new Four Seasons». Le
résultat est malin et séduisant. Le stratagème est de conserver intact le socle de
la ligne soliste, où s’invite par moment le violon électrique, et la structure
harmonique de l’accompagnement, ce qui rassure la mémoire auditive, en
laissant ses compères de l’orchestra of Life, de sensibilité plutôt «pop-rock»,
– 188 –
DIScoGRAPHIe
broder tout autour. Le dépaysement est garanti, avec des moments de franche
hilarité et de belles intuitions. Rien à voir avec les insertions de synthé planantes
d’un Willbrand («the electric V») de 1988 ou les répétitions fractales de formules
thématiques un peu assommantes d’un max Richter. L’esprit vivaldien n’est pas
trahi. Kennedy apporte vie et sincérité dans cet exercice à haut-risque.
Les concertos parvenus sous forme manuscrite sont, en 2015-16, fort bien
servis. commençons avec l’émouvant récital de concerti per archi enregistré lors
du soixantième anniversaire d’activité des légendaires I musici (2015-16/52).
édité en 496 exemplaires seulement, ce cD deviendra sans doute une pièce de
collection recherchée. La perfection de chaque pupitre d’archets est toujours
exemplaire. Dans le RV 119 ou surtout le RV 123, où l’on apprécie la finesse des
attaques, assez asséchées dans l’élégante fugue. Il y a parfois un ton
primesautier, un peu empressé: comme une volonté de faire le contraire du
souvenir laissé par I musici dans les années quatre-vingts. Le résultat est
concluant, comme dans le RV 149, très léger, élégant, avec une précision parfaite
des archets dans l’Allegro molto. L’Andante avec pizzicati assez secs est simple
et bien joué. Un modèle. Ils innovent même dans le Conca RV 163, avec une
intelligente mise en scène de l’appel de la conque, avec jeu sur l’agogique,
expressif et assez théâtral, comme il faut. Leur cheval de bataille depuis 1954, le
RV 158, garde une élégance non démentie depuis soixante ans. Andante molto
simple, expressif, sans pesanteur, et lyrique. Allegro pétillant, avec de l’esprit,
du naturel et aucune emphase. Pour les vivaldiens de la jeune génération,
élevés au biberon «baroqueux», pour lesquels I musici n’évoquent que des
réminiscences vieillottes, un gros coffret paru chez Decca offre une anthologie
d’un certain nombre de leurs enregistrements stéréo pour la Philips, gravés entre
1959 et 1996 (2015-16/R4). certains choix arbitraires peuvent surprendre, comme
L’op. 8 de 1988 avec Federico Agostini plutôt que la version mythique de 1959-61
avec Felix Ayo, mais la vision d’ensemble du parcours de cette phalange qui
accompagna la résurrection discographique vivaldienne presque depuis le début
– après ephrikian, Fasano et Kaufman tout de même – méritait cet hommage.
cruelle est en comparaison le récital de L’Archicembalo sur instruments
modernes, dans un programme de concerti per archi presque claqué sur celui
de I musici (2015-16/79). Une lecture systématiquement lisse, sans aspérité dans
les mouvements rapides, des basses peu apuyées, des Andante un peu mous
(RV 112, RV 157, RV 168), des Adagio timides ou inertes (RV 116, RV 120, RV 123),
sans grand caractère. Une lecture propre, un rien ennuyeuse, d’un autre temps.
Réveiller le spécialiste blasé n’est pas une mince affaire. Amandine Beyer et son
pygmalion en affaires sérénissimes, olivier Fourés, relèvent le défi. Leur
ambitieux récital (2015-16/57) est une réponse au brûlot satyrique Il teatro alla
moda de Benedetto marcello. ce que le patricien reproche à Vivaldi est ce qui
fait la sève de son œuvre, proclament Gli Incogniti en s’engouffrant dans la
tonitruante Sinfonia de l’Olimpiade, torrent de basses grondantes et frénétiques.
Pour le pur plaisir digital, le RV 323 était parfait. L’archet y reste très souple et
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DIScoGRAPHIe
tant d’ampleur à la fois!», dit-il. Leur sensibilité enchante de plage en plage. car
le choix de partager les solos entre sept demoiselles sorties du rang apporte son
lot de plaisirs. Dans le Gloria, Geoffroy Jourdain révèle une couleur étonnante.
Un Vivaldi sans ténors ni basses serait-il forcément plus mince et clair? Les deux
nouvelles parties d’alto, où ces dames n’hésitent pas à poitriner, donnent au
contraire une profondeur onctueuse à la pâte chorale, aussi appréciable dans les
versets musclés que dans l’et in terra pax vaporeux. très favorables aux basses,
les voûtes d’Ambronay ont leur part dans cette opacité singulière, qui prend ses
distances avec le culte moderne de la «transparence». La beauté du résultat tient
également à la complémentarité de la texture chorale et de la brillance
orchestrale. Plus d’une fois, on pourrait jurer avoir entendu la basse chantée à
la hauteur habituelle. car l’oreille «fond» les mots dans la doublure grave des
deux violoncelles, de la contrebasse et du basson. A découvert, le poitrinage de
ces dames serait sans doute ingrat. Dans l’étoffe polyphonique, et rehaussé par
l’orchestre et par l’acoustique, il fait merveille. Dans le grand Magnificat en sol
mineur, Jourdain expérimente plusieurs systèmes de doublures. Décevants
parfois comme dans ce premier verset dont le grand aplat harmonique,
mystérieux et mouvant, se voit dominé par la ligne octaviée et zigzagante de
ténor. Prenons plutôt ce Magnificat comme une démonstration. L’intégrale
paresseuse de la musique sacrée de Vivaldi ébauchée par Kevin mallon et ses
canadiens d’Aradia peine également à convaincre (2015-16/63). ce volume 4 au
programme bien construit sort un peu du lot, porté par un soprano léger dans
deux motets faits pour elle, et, plus étonnant, par un petit chœur on ne peut plus
traditionnel, mais plaisant. claire de Sévigné n’est jamais plus à l’aise que quand
elle joue à la Reine de la nuit, se lance dans des diminutions délurées et pleines
de fantaisie, accrochant avec un plaisir évident les notes aiguës dans le premier
air et l’Alleluia d’In turbato mare irato, d’une fraîcheur bienvenue. Kevin mallon
ne cherche pas les complications, suit consciencieusement sa soliste, sans raffiner
les discours. Le début d’O qui coeli en pâtit un peu, mais la tendresse des nuances
du soprano dans le second air capte toute l’attention. Le contraste est d’autant
plus frappant avec la terne lecture de maria Soulis dans les motets pour alto.
Quelles vocalises laborieuses dans le Quid loqueris ad cor du RV 633, si prenant
par nathalie Stutzmann dans l’intégrale King! Les courtes pages pour coro pieno,
intercalées habituellement – et si souvent bâclées – entre deux psaumes concertati
sont plutôt réussies. Le chœur de l’Aradia ensemble limité à trois chanteurs par
partie (avec trois vraies basses, donc) ne se grime pas en figlie del coro, assume
son faible nombre – les grilles de la Pietà masquaient au moins cinq chanteuses
de plus. La proximité de la prise de son accentuant toute faiblesse ne les gêne
guère. Une netteté d’articulations, une bonne cohésion et un travail louable sur
les phrasés assurent un résultat honnête et sans prétention. Le soprano
néerlandais Johannette Zomer (2015-16/29), délaissant un moment le baroque
allemand qu’elle affectionne, se limite ici aux œuvres les plus élégiaques
composées assez tôt pour la Pietà, avant le départ pour mantoue. Son Vivaldi
est doux, aspirant à la sérénité. Le choix des chants sacrés est soigneusement
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Voir «Diapason», avril 2016.
– 200 –
DIScoGRAPHIe
– 201 –
InDIce
– 203 –
Stampato presso
D’este Grafica & Stampa – Venezia
Dicembre 2016