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omaggio ad Ascension nel Coltrane project firmato dal la sua popolazione di archi impettiti in abiti barocchi) e

Riccardo Fioravanti Trio - suggerendo affinità elettive fra il lalsle of lazz (con il suo popolo dinoccolato a forma di
gregoriano e la spiritualità del grande sassofonista. strumenti a fiato) che dopo una battaglia a colpi di organo
Le citazioni testimoniano unbccasionalità figlia di un e sassofoni, trova la pace perpetua nel Bridge of Harmony.
vento favorevole alle contaminazioni, ma ben di piir rivelano Carl Stalling è I'artigiano artefice di questi e altri piccoli
concept album come Frère Jacques. Round About Offenbach miracoli (The Barnyard Concert, Grand Opera, Mickey's
(di Gianluigi Trovesi e Gianni Coscia) e Piano solo. Incanti Amateurs, The Band Concert) che influenzeranno il filone
(Giorgio Gaslini), parto di eminenze grigie del jazz nostrano caricaturale del jazz (Spike |ones anzitutto) e abitueranno
conosciute e rispettate in ambito internazionale. Per Trovesi il pubblico americano a considerare classica e jazz due
e Coscia il repertorio del musicista francese è I'ennesimo facce della stessa medaglia. La Swing Era vide il dominio
pretesto per rappresentare una personale drammaturgia incontrastato di direttori che saccheggiavano il repertorio
fatta di estraniamento e ironia: <<meditazioni come esempio di Beethoven, Liszt, Grieg, Mendelssohn annacquandolo
d.i degustazione creativa>>, definisce Umberto Eco - che di in un registro ballabile, da Tommy Dorsey (Mendelssohn,
Gianni Coscia fu compagno di scuola - questi esercizi di Rimskij-Korsakov) a Benny Goodman (Ravel), da Larry
stile attorno a Offenbach, nelle note interne del libretto. Il Clinton (Debussy) a Glenn Miller (Beethoven, Verdi, da
rapporto di Gaslini con i classici è ancora piìr antico e nel Artie Shaw (Lèhar) a Raymond Scott (Mozart, Bizet). Poi
live registrato allAuditorium di Messina il patriarca del fu il turno dei violinisti (Eddie South, Stéphane Grappelli)
jazz italiano rispolvera aggiornandole molte sue passioni, e soprattutto dei pianisti, da Donald Lambert a Hazel
da Monteverdi a Bart6k, da Hàndel a Elgar, da eajkovskij a Dorothy Scott, da Nat I(ing Cole ad Art Tatum - che
Barbara Strozzi. Il concerto si apre e chiude con Faurè (Az Horowitz ammirava al punto di dichiarare <<se un giorno
bord de lbau e Sicilienne) e proprio il compositore francese è dovesse dedicarsi alla classica, io abbandonerei>>. Nei tardi
al centro di un riuscito debutto discografico maturato anche anni'50 l'utopia rinasce con la Third Stream, la corrente
grazie ai consigli dello stesso Gaslini e di Franco Eayenz: lanciata da John Lewis e Gunther Schuller che si proponeva
quello della 25 enne Simona Severini, che in La belle vie si di esplorare una "terza via" prendendo daljazz sonorità e
produce in ben sette romanze (su undici tracce) di Faurè, ritmica, dalla classica i metodi compositivi. In questa vena
con gli arrangiamenti di Antonio Zambrini, in chiave di si sono espressi in molti, dal Modern fazz Quartet a Dave
sofisticato e sanguigno lounge jazz. Brubeck, da Stan I(enton a Bill Evans, da |acques Loussier
La storia dei rapporti fla jazz e classica è vecchia almeno agli Swingle Singers passando per Leonard Bernstein e
quanto il jazz medesimo. Per primo fu il ragtime, musica Morton Gould. In anni piùr recenti gli incontri portano
onnivora ad alto tasso di globalizzazione:I'Hungarian Rag le firme - tra gli altri - di Ornette Coleman,'Wynton
macina frammenti di Brahms, iI Russian Ragforgia un riff Marsalis, Friedrich Gulda, I(ronos Quartet, \ù/illem
da Rachmaninov. Dopo le eccentricità di Paul Whiteman Breuker I(ollektief, Mike Westbrook, Michel Portal, Uri
(anni'20) il primo a cimentarsi sul serio fu Duke Ellington, Caine e il Classical fazz Quartet, un supergruppo (Kenny
i cui studi classici ne influenzarono l'intera produzione. Barron, Ron Carter, Stefon Harris e Lewis Nash) formatosi
Anticipazione delle più mature suite strumentali e schizzi nel 2001 con la missione di rifare Òajkovskij, Rachmaninov
sinfonici è Ebony Rhapsody (1934), basata sulla Rapsodia e Bach (per ora) senza deferenza né intenti parodistici
ungherese n. 2 diFranzLiszt.II cinema esaltò I'incontro- ma piegando un materiale melodico e armonico alla
scontro fra i generi, dalle parodie dei fratelli Marx in cui logica di un sound effervescente e contemporaneo. Le
la performance inizia sistematicamente dal classico per metamorfosi de| jazz, in continuo movimento da oltre
sforare nello swing piir dissacrante, alle Silly Symphonies di un secolo, non impediscono a questa musica di tornare
\ùfalt Disney, dove la cornice comica favorisce e giustifica a piìr riprese sui classici della tradizione europea, il cui
lbsmosi con gli effetti esilaranti che ben conosciamo. potenziale non si è affatto esaurito ma, al contrario,
Music Land (1935) è un manifesto di civiltà: il racconto sembra rigenerarsi all'infinito. Anzi, a dar retta ai giovani
sonoro dellhvvicinamento fra la Land of Symphony (con jazzisti d'Italia siamo appena entrati nella fase 2.0. tr
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