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Soggetto attivo o autore del reato è chi pone in essere il fatto tipico: tale può divenire ogni
individuo che è il naturale destinatario e l’interlocutore immediato delle norme incriminatrici.
Visione antropomorfica e antropocentrica del diritto penale: disposizioni di parte generale
ritagliate sul modello dell’autore individuale.
Autore di un reato in senso proprio può essere solo il soggetto imputabile (capace di intendere e di
volere) in quanto l’imputabilità è una condicio sine qua non della colpevolezza.
Nella maggior parte dei casi, perché sia configurabile il reato, la legge non richiede il possesso, da
parte del soggetto attivo, di particolari requisiti o qualità particolari. La norma incriminatrice si
rivolge a chiunque: reati comuni.
Altre volte è richiesto, ai fine dell’integrazione della fattispecie tipica, che il soggetto attivo assuma
una particolare posizione o rivesta una certa qualifica. Può trattarsi sia di una qualità già rilevante
sul piano naturalistico oppure di una qualifica di carattere giuridico: reati propri.
Opinione diffusa in dottrina: la particolare qualità o posizione del soggetto attivo esprimerebbe
una speciale relazione con il bene tutelato dalla norma incriminatrice, che lo porterebbe in
condizione di offendere quel bene.
“Reati di mano propria”: reati propri esclusivi, la cui realizzazione rientra della sfera di competenza
esclusiva di determinati soggetti e non può essere delegata a terze persone.
Occorre la materiale coincidenza tra l’autore del fatto tipico e il titolare della qualifica mentre
resta penalmente irrilevante la condanna atipica di partecipazione al fatto materiale altrui.
Le qualifiche talvolta possono essere implicite, desumibili per via interpretativa dal modo in cui
viene descritta la fattispecie tipica.
Perché possa parlarsi di reato proprio è necessario che la qualifica richiesta preesista logicamente
alla situazione descritta dalla norma incriminatrice.
In alcuni casi, il bene o l’interesse tutelato fa capo soltanto a una determinata categoria di
soggetti: la norma penale richiede, ai fini dell’integrazione della fattispecie tipica, una particolare
qualità o qualifica, naturalistica o giuridica, della persona offesa. Si parla di “reati a soggetto
passivo qualificato”.
Altre volte la particolare qualifica del soggetto passivo funge da elemento differenziale aggravante
tra due fattispecie.
Può inoltre rilevare la particolare relazione che lega all’autore la vittima del reato.
Limitatamente ad una cerchia di delitti (contro il patrimonio diversi dalla rapina, dall’estorsione,
dal sequestro di persona a scopo di estorsione e comunque commessi senza l’uso di violenza alle
persone) le relazioni di parentela o affinità e il rapporto di adozione tra soggetto attivo e passivo
possono determinare o l’esclusone della punibilità del reato o una modifica del regime di
procedibilità, nel senso che il reato diviene perseguibile a querela della persona offesa.
Talvolta è la condotta del soggetto passivo a incidere sul quantum della pena o sull’an della
punibilità. Sono circostanza attenuanti comuni sia la provocazione (fatto ingiusto altrui che
determina uno stato d’ira nell’autore del fatto) sia il fatto doloso della persona offesa, che
concorre, insieme con l’azione o l’omissione del colpevole, a determinare l’evento.