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La lezione di oggi sarà sulle scriminanti: sulla legittima difesa, sullo stato di necessità, sul uso

legittimo delle armi.

LA LEGITTIMA DIFESA:

È disciplinata all’art.52: “Non è punibile chi ha commesso il fatto per esservi stato costretto dalla
necessità di difendere un diritto proprio o altrui contro il pericolo attuale di una o esa ingiusta,
sempre che la difesa sia proporzionata all’o esa.”

Il primo aspetto su cui ci so ermeremo riguarda la ratio di questa scriminante, per quanto
riguarda la ratio si sono alternate due teorie:

1. Secondo una prima teoria sostenuta da parte della dottrina, il fondamento poggia sull’idea
che l'autotutela privata possa essere complementare e sussidiaria rispetto alla tutela pubblica.
Per cui qualora la tutela pubblica non riesca ad arrivare tempestivamente forme di autotutela
privata permettono di reagire contro eventuali aggressioni per difendersi.

2. La seconda teoria sul fondamento della scriminante si basa sull’idea di una lotta contro
l’illecito, in questo senso la scriminante giusti cherebbe anche il soccorso difensivo verso
terzi.

Due ratio complementari, non sono alternative e si integrano a vicenda.

Questa scriminante ruota attorno a due poli: la situazione aggressiva e la reazione difensiva.
[Esamineremo gli aspetti essenziali di questi due poli.]

1. Situazione aggressiva: consiste nel pericolo attuale di una o esa ingiusta ad un diritto
proprio o altrui. Il primo elemento che andiamo ad analizzare riguarda la nozione di diritto
perchè la norma dice ‘diritto proprio o altrui’; Il concetto di diritto non comprende solo il diritto
soggettivo in senso stretto ma più in generale tutte le posizioni giuridiche a contenuto attivo,
rientrano pertanto nella previsione di cui al art.52 non solo i diritti soggettivi in senso stretto
ma anche gli u ci privati come ad esempio il tutore nel caso delle persone interdette, le
potestà (legate per esempio alla potestà genitoriale), i diritti potestativi (come il diritto di
recesso) e ancora l’interesse legittimo il quale si esprime in una situazione di vantaggio come
specchio ri esso rispetto all’esercizio di un potere di tipo pubblicistico, il classico esempio
che viene fatto è quello di un partecipante ad un concorso pubblico che ha l’interesse
legittimo che la procedura si svolga correttamente. Rientrano in questa nozione di diritto
anche diritti di credito ed in particolare i diritti di credito rientrano nella categoria dei diritti
patrimoniali, ovviamente bisognerà sempre attenti che la difesa di questi diritti (anche di tipo
patrimoniale) non vada ad o endere beni di rilevanza superiore come un bene personale. Sarà
legittimato il proprietario di un ristorante a trattenere dentro al ristorante con la forza il cliente
che non ha pagato? Si tratta di un bilanciamento, come si devono bilanciare il diritto di credito
con l’altro diritto a non subire lesioni personali? sicuramente sarebbe sproporzionato se per
trattenerlo gli spari alla gamba, sarebbe legittimo che aspetti l’arrivo della polizia. La tutela dei
diritti di credito deve sempre tenere conto della proporzionalità tra i beni. Nella nozione di
diritto non sono compresi i beni collettivi o di usi come l’ordine pubblico, l’integrità
ambientale perchè in questi casi la difesa legittima rappresenterebbe una sorta di delega in
bianco all’esercizio dei poteri di polizia per impedire qualsiasi tipo di reato. C’è il problema di
individuare la titolarità del diritto dato che in questo caso è l’intera collettività ad esserne
titolare si ritiene che questi beni non possano rientrare tra i diritti legittimamente difendibili ex
art.52. Pur espressamente previsto dal art.52 il diritto in pericolo potrebbe essere sia proprio
sia altrui: es. rientra sempre nella legittima difesa anche il soggetto che interviene per aiutare
la ragazza che sta per subire violenza, per evitare ciò colpisce in testa l’aggressore
provocandone la morte. Anche questo sarebbe un caso in cui il diritto in pericolo non è il
proprio ma quello altrui e rientra nell’ambito della legittima difesa. Un altro elemento è quello
dell’o esa ingiusta ad un diritto proprio o altrui. Cosa si intende per o esa ingiusta? È
ingiusta l’o esa realizzata senza un titolo legittimante= sine iure, si ritiene che non sia ingiusta
l’o esa arrecata nel ambito dell’esercizio di un diritto o nell’adempimento di un dovere (art.51).
Chi agisce sotto una scriminante, quindi anche sotto la scriminante dell’esercizio di un diritto
o del adempimento di un dovere commette un fatto obiettivamente lecito e quindi non può
mai essere ingiusto. Ne discende che l’eventuale reazione contro chi agisce nel adempimento
di un dovere non sarà coperto dalla legittima difesa; es. io non posso legittimamente
difendermi contro un poliziotto che nel adempimento del suo dovere sta eseguendo un arresto
nei miei confronti. Viceversa potrebbe essere molto più problematico capire se sia ingiusta
l’o esa arrecata sotto lo stato di necessità, io potrei legittimamente difendermi da un soggetto
che agisce spinto dallo stato di necessità? Es. Pensiamo al caso di Tizio che sta scappando
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da dei malviventi che vogliono ucciderlo e cerchi di rifugiarsi nell’abitazione di Sempronio,
Sempronio potrebbe legittimamente reagire contro tizio, che si è intrufolato nella propria
abitazione, per esempio colpendolo. In questi casi è opportuno operare un confronto tra gli
interessi in gioco, in questo caso abbiamo il diritto alla vita/alla integrità sica di tizio che sta
scappando dai malviventi e poi abbiamo il diritto di Sempronio alla tutela della proprietà
privata quindi a non subire illegittimi ingressi nella propria abitazione, abbiamo beni giuridici
diversi. 

Un’altro elemento è che l’o esa può essere sia colpevole che incolpevole, ricorre la legittima
difesa anche nel caso in cui la situazione aggressiva sia stata provocata da un minore o da un
soggetto incapace di intendere e di volere. 

L’ultimo elemento è l’attualità del pericolo questo vuol dire che il pericolo deve essere
attuale quindi né passato perchè in questo caso si tratterebbe di una ritorsione non di una
difesa, né futuro perchè in questo caso sarebbe comunque possibile ricorrere ai normali
strumenti di tutela pubblica. Quindi il pericolo deve essere presente al momento del fatto. Il
pericolo potrebbe anche essere in corso cioè potrebbe essere già iniziato purché non sia
nito, questa situazione ad esempio ricorre nell’ambito dei reati permanenti o dei reati abituali
in cui la commissione del fatto si protrae per un certo periodo di tempo come il sequestro di
persona, lo sfruttamento della prostituzione. In un momento qualsiasi sussistendo ancora il
pericolo la vittima potrebbe reagire contro i propri sequestratori o i propri sfruttatori e
rientrerebbe comunque nel ambito della legittima difesa. 

L’altro aspetto da considerare è come valutare il pericolo, qual è il criterio: si deve valutare da
una prospettiva soggettiva o da una prospettiva obiettiva? Obiettiva. Non siamo ancora nel
momento della colpevolezza cioè nel momento in cui valutare la rimproverabilità soggettiva
cioè il pro lo della esigibilità del comportamento conforme da parte del soggetto, siamo in un
momento in cui deve essere valutata in maniera obiettiva la sussistenza della scriminante cioè
se esiste la situazione aggressiva ed è proprio per questo motivo che il pericolo deve essere
valutato a titolo obiettivo secondo la migliore scienza ed esperienza.

2. La reazione difensiva consiste in 3 elementi:

I. Costrizione: secondo una prima tesi oggettiva la costrizione consiste nella situazione di
pericolo in se, quindi è su ciente che ci sia la situazione di pericolo per esserci
automaticamente anche il requisito della costrizione, a prescindere dal fatto che il
soggetto in pericolo sia a conoscenza o meno della situazione. 

Secondo un’altra tesi c.d. soggettiva per esserci costrizione oltre alla situazione
oggettiva di pericolo è necessario che il soggetto la percepisca e ne sia a conoscenza.
La costrizione in senso soggettivo esige la rappresentazione del pericolo e la veri ca del
suo peso motivante, eppure questa tesi riteniamo che contrasti con l’art.59 del c.p. il
quale ci dice invece che le scriminanti sono imputate a titolo obiettivo quindi anche se
non conosciute dall’agente o da lui per errore ritenute inesistenti. Quindi la dimensione
della scriminante è oggettiva, nel senso che se la scriminante c’è obiettivamente questa
si applica poco importa se l’agente ne abbia o meno percepito il peso motivante,
l’elemento costrittivo. Se invece non c’è non si applica, indipendentemente dal fatto che
il soggetto percepisse di trovarsi in una situazione di costrizione e questo comporta il
fatto che la giurisprudenza tende ad escludere la legittima difesa ogni qualvolta l’agente
per difendersi aveva la possibilità di un commodus discessus cioè la comoda ritirata
dalla situazione di pericolo quale ad esempio serrare la porta di casa oppure sottrarsi
alla situazione di pericolo scappando perchè magari c’era una via di uscita facilmente
percorribile; dobbiamo capire che la costrizione vuol dire che il soggetto subisce
l’alternativa senza esserne l’arte ce quindi o aggredisce o soccombe, questo è il senso
del elemento costrittivo. Ne discende anche che la situazione di pericolo non dovrebbe
essere volontariamente causata da colui che invoca la legittima difesa, si pensi per es.
al caso di tizio che spinga caio ad una rissa. Nonostante il fatto che il requisito della
involontarietá del pericolo non è espressamente menzionato dal art.52 mentre lo stato
di necessità lo è, si ritiene che non possa bene ciare della scriminante della legittima
difesa se abbia contribuito, provocato o anche solo consapevolmente accettato la
situazione di pericolo. Infatti in tutti questi casi si ritiene che l’agente non subisce
l’alternativa ma in qualche maniera contribuisce a realizzarla.

II. Necessità della difesa quindi la reazione deve essere necessaria cioè in particolare
deve essere idonea e funzionale all’obiettivo di contrastare l’aggressore. Così per
esempio se io per difendermi colpisco per errore una persona diversa dal mio
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aggressore in quel caso non sono più nella legittima difesa ma ricorrerà una disciplina
diversa ad es. quella della difesa aberrante e quindi eventualmente risponderò del reato
commesso a titolo colposo, sempre che il mio errore sia colposo, e il reato che ho
commesso sia punibile a titolo di colpa. 

In secondo luogo la reazione deve essere relativamente inevitabile in rapporto alle
risorse difensive del aggredito. Qui entra in gioco un discorso di bilanciamento caso per
caso tra le risorse disponibili per la persona aggredita e quelle del l’aggressore perchè
si ritiene che sia una difesa necessaria il grave ferimento o anche l’uso di un’arma:
ipotesi di una ragazzina indifesa che subisce una aggressione sica da parte di un
uomo di grande forza sica dobbiamo mettere a confronto le risorse disponibili, se la
persona aggredita fosse una campionessa di karatè che avrebbe potuto agevolmente
bloccare l’aggressore ad esempio fermandogli un braccio o neutralizzarlo bloccandolo
senza causargli la morte o utilizzare un’arma, c’è una diversità tra le due situazioni. Il
requisito della necessità difensiva vuol dire anche che la reazione deve essere l’unica
strada percorribile, l’agente non aveva altri modi per evitare il pericolo di una o esa
ingiusta: pensiamo al caso di una donna che subisca dei maltrattamenti da parte del
marito e che decida di ucciderlo nel sonno per sottrarsi a questi continui e prolungati
maltrattamenti, sembrerebbe che la donna in realtà non potrebbe bene ciare della
legittima difesa perchè in realtà avrebbe potuto denunciare il marito o scappare e quindi
l’uccisione non era l’unica strada percorribile.

III. Proporzione: secondo una prima tesi la proporzione è una proporzione tra mezzi
quindi tra i mezzi del aggressore e i mezzi del aggredito, tuttavia questa tesi deve
essere respinta perchè è una tesi del tutto avulsa dal contesto della situazione concreta;
secondo una diversa tesi la proporzione è tra gli interessi in con itto cioè tra i beni
giuridici coinvolti, in questo senso la proporzione deve essere e ettuata tra i beni
giuridici quindi la reazione difensiva non può o endere un bene di valore non inferiore
di quello difeso. Quando si tratta di beni eterogenei si può fare riferimento al grado e ai
modi di tutela che l’ordinamento assicura loro così ad esempio per salvaguardare la
propria libertà personale da una grave o esa si ritiene che la difesa potrebbe spingersi
no a cagionare la morte del l’aggressore, in realtà però anche questa tesi della
proporzione tra i beni giuridici coinvolti è un po’ evanescente, un po’ troppo
discrezionale, ecco perché si ritiene preferibile postulare una terza tesi che è quella di
una proporzione tra l’intera vicenda aggressiva e l’intera vicenda difensiva, quindi
in generale tra o esa e difesa, questa tesi ha il vantaggio di considerare non solo i beni
giuridici coinvolti o i mezzi a disposizione ma più in generale tutti gli aspetti della
situazione di pericolo e della difesa. In particolare impone di considerare l’intensità del
pericolo (ad es. una cosa è l’aggressore che si limita a sfoderare un’arma, un’altra è
l’ipotesi del aggressore che sta per sparare), il tipo soggettivo di difesa (una cosa è
reagire contro una aggressione intenzionale altra é difendersi da un fatto incolpevole), la
consistenza della necessità (per cui una cosa è disporre di più mezzi difensivi, di erente
è la situazione in cui si ha un solo mezzo difensivo).

Dopo aver esaminato tutti gli elementi della legittima difesa (art.52 comma 1) dobbiamo fare
riferimento al fatto che la difesa legittima è stata oggetto di alcune riforme legislative in particolare
quella che ha riguardato la legittima difesa domiciliare o nei luoghi privati: siamo nel ambito del
art.52 2 e 3 comma; parleremo di 2 riforme:

• 2006 ad opera della legge n.59/2006


• 2019 con la legge n.36/2019 (del 26/04)

Entrambe hanno ad oggetto la difesa legittima domiciliare, la difesa legittima nei luoghi privati; in
generale la ratio di queste riforme è quella di contrastare il fenomeno del intrusione violenta o
clandestina in determinati luoghi privati come la propria abitazione ma anche un esercizio
commerciale; in particolare si è assistito all’idea che dovesse essere ampliato l’ambito applicativo
della sesto sens (43) sopratutto qualora questa difesa dovesse avvenire in determinati luoghi, alla
base di questa teoria c’è anche l’idea della castle doctrine (la dottrina del castello) è una dottrina
di origine statunitense secondo cui l’uomo all’interno della propria proprietà privata/dimora è il
padrone e può esercitare dei diritti senza bisogno di un bilanciamento. Sulla base di questa teoria
si è sentita l’esigenza di politica criminale di allargare le maglie della difesa legittima soprattutto
allorquando ci si trovasse in questi particolari luoghi, in realtà è la stessa norma che ci dice
espressamente quali sono i luoghi che dobbiamo intendere come luoghi privati, è una nozione
estensiva: l’abitazione altrui, un’altro luogo di privata dimora, le appartenenze di essi o comunque
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un altro luogo ove venga esercitata una attività commerciale, professionale o imprenditoriale,
pensiamo ad una gioielleria o ad una tabaccheria con esempi basati su fatti di cronaca, non sono
casuali proprio sul fatto che il proprietario aveva reagito a dei tentativi di furto, di rapina di fronte a
determinati soggetti ricorrendo ad armi legittimamente detenute e aveva sparato ai rapinatori. Una
nozione estensiva di questo concetto di luoghi privati e di abitazione, seppure nel gergo si parli di
‘difesa legittima domiciliare’ non cadiamo nel errore che si tratti di difesa legittima nel proprio
domicilio e nella propria abitazione, riguarda anche quelle attività dove si svolge una attività
commerciale però è necessario, sempre per espressa previsione, che colui che si difende si trovi
sul posto a titolo legittimo quindi ad esempio non rientrerebbe in questa scriminante se il ladro
reagisce nei confronti di un’altro ladro. Devo trovarmi all’interno del luogo domiciliare
legittimamente, un titolo abilitativo che mi legittimi a stare lì.

2 comma: “nei casi previsti dal art.614, primo e secondo comma, sussiste sempre la proporzione
tra o esa e difesa se taluno legittimamente presente in uno dei luoghi ivi indicati usa un arma
legittimamente detenuta o altro mezzo idoneo al ne di difendere:
a) la propria o altrui incolumità
b) I beni propri o altrui, quando non vi è desistenza e vi è pericolo di aggressione”

Quindi la caratteristica della riforma del 2006 è quella di aver introdotto una presunzione di
proporzionalità tra o esa e difesa mentre negli altri casi (nella legittima difesa normale) è
sempre il giudice che deve accertare caso per caso se la difesa è voluta in maniera proporzionale
al l’o esa, se ricorrono questi requisiti (se l’o esa è avvenuta in uno dei luoghi descritti, il
soggetto era legittimamente presente) il giudice deve presumere che l’uso dell’arma o di altro
mezzo idoneo sia stata una reazione proporzionata al l’o esa, si può dire che in questi casi la
proporzione è già irre ipsa.

In verità i ri essi di questa novella sono stati tutto sommato modesti dal punto di vista applicativo
cioè in astratto sembrava che si fosse trattato di una riforma dirompente ma sul piano applicativo
resta esattamente come prima, se vogliamo anche perché la giurisprudenza ha dato una
interpretazione minimalistica e funzionalmente adeguata a tale riforma. L’elemento della
proporzione è un elemento che tiene conto anche della proporzione tra i beni giuridici coinvolti e
quindi una presunzione di proporzionalità toltale di qualsiasi difesa, nei confronti di qualsiasi tipo
di o esa sarebbe costituzionalmente illegittima perchè non terrebbe conto del diverso rango dei
beni giuridici coinvolti che potrebbero essere un diritto alla vita e un diritto meramente
patrimoniale.

La giurisprudenza attraverso una corretta lettura degli altri requisiti tra cui quello della necessità
difensiva che si ha quando il soggetto non ha altri mezzi meno lesivi per difendersi, quindi qualora
il soggetto avrebbe potuto scappare o chiamare la polizia, in questi casi verrebbe meno non la
proporzione ma verrebbe meno la capacità di difendersi che è il requisito a monte della legittima
difesa, ecco come la giurisprudenza ha recuperato quello che la riforma del 2 e 3 comma del
art.52 sembrava aver modi cato.

Siccome questa riforma non aveva particolare seguito sul piano applicativo e sempre sulla base
del idea di dover estendere l’ambito applicativo della legittima difesa cioè l’idea che i con ni della
legittima difesa fossero eccessivamente angusti e non tenessero adeguatamente conto del fatto
che in determinate situazioni l’agente potrebbe trovarsi in una situazione di di coltà o di
turbamento emotivo e quindi non essere pienamente in grado di e ettuare una scelta ponderata
e razionale di tutti i mezzi di difesa disponibili. L’idea di politica criminale alla base era che la
disciplina non tenesse su cientemente conto, non desse abbastanza rilievo al fatto che
nell’ambito della legittima difesa di un soggetto che si trova ad essere improvvisamente aggredito
si trovi in una situazione di turbamento emotivo particolare, in cui non sempre si può disporre di
quella lucidità, di quel sangue freddo che richiederebbe il requisito della proporzionalità;

questa è stata l’idea che ha ispirato il legislatore del 2019 in cui il legislatore ha deciso di mettere
nuovamente mano alla materia della legittima difesa con alcune modi che del art.52 e una
modi ca all’art.55.

Modi ca all’art.55 che disciplina le ipotesi di errore in una scriminante cioè qualora ci sia
l’eccesso colposo in una scriminante; l’eccesso colposo ricorre quando un soggetto eccede per
errore (quindi colposamente) i limiti della scriminante. Quindi la scriminante oggettivamente
sussiste però per un errore sulla rappresentazione del fatto, per un errore esecutivo l’agente
trascende i limiti di quella scriminante.

Nel 2019 c’è stata questa riforma perchè è stato inserito un secondo comma all’art.55 che
prevede che nei casi di difesa legittima domiciliare la punibilità è esclusa se “chi ha commesso il
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fatto per la propria o altrui incolumità ha agito nelle condizioni di minorata difesa [l’art.55 non
parla letteralmente di minorata difesa dice delle condizioni di cui al art.61 n.5] o in uno stato di
grave turbamento derivante dalla situazione di pericolo in atto”. Quindi due sono i requisiti perchè
si applichi il 55 2 comma:

1) soggetto che si trovi in una minorata difesa

2) Si trovi in una situazione di grave turbamento psichico che vengono generalmente interpretate
come tutte le reazioni da stress che scaturiscono da un evento traumatico sempre che il fatto
riguardi una aggressione avvenuta in uno dei luoghi descritti dal art.52 2,3 comma (ambito
della difesa domiciliare.

Qual è la natura di questa previsione? Per quanto riguarda la natura giuridica si ritiene che sia una
scusante perchè lo stato emotivo renderebbe ineseguibile l’osservanza della regola cautelare da
parte del agente pur lasciandogli residuare la capacità di intendere e di volere. Quindi il
fondamento della previsione richiederebbe l’impossibilità di muovere un rimprovero nei confronti
di colui che abbia oltrepassato la misura difesa legittima domiciliare a causa di un eccesso
emotivo; a di erenza delle altre scusanti pur trattandosi di un fatto antigiuridico il danno non
risulterebbe risarcibile e residuerebbe soltanto la possibilità di chiedere un indennizzo con
funzione riparatoria, indennizzo che non dovrebbe essere necessariamente proporzionale in
termini economici rispetto al pregiudizio subito.

STATO DI NECESSITÀ: art.54

Altra scriminante per certi versi simile alla legittima difesa ma con dei sostanziali pro li di erenziali
che legittimano alcune di erenze di disciplina. Generalmente legittima difesa e lo stato di
necessità vengono trattate insieme perchè vi sono alcuni tratti comuni.

1 comma art.54: “non è punibile chi ha commesso il fatto per essevi stato costretto dalla
necessità di salvare sè o altri dal pericolo attuale di un danno grave alla persona, pericolo da lui
non volontariamente causato ne altrimenti evitabile, sempre che il fatto sia proporzionato al
pericolo”

L’aspetto simile alla legittima difesa sono che:

• anche in questa scriminante il soggetto reagisce contro il pericolo di una o esa;

• anche qui abbiamo una situazione aggressiva, in questo caso parliamo di situazione
necessitante e una reazione difensiva che qui prende il nome di reazione necessitata. Anche qui
abbiamo una scriminante che ruota attorno a questi due poli.

Però la la di erenza è che mentre nella legittima difesa la mia reazione difensiva è contro il
soggetto che ha causato l’o esa, qui invece la mia reazione è contro un terzo incolpevole. Io
reagisco contro un terzo incolpevole. Ad es. tizio per scappare da dei delinquenti che vogliono
ucciderlo ruba un automobile che si trova per strada o entra nella casa di un estraneo. (Esempio
più teorico che pratico) caio per salvarsi dal naufragio su una scialuppa che non sopporta altro
carico getta in mare l’altro compagno di sventura.

Sempronio per salvare da un incendio la propria glia ferisce una persona svenuta.

Tutti questi esempi hanno in comune il fatto che la reazione è conto un terzo incolpevole, non è
contro colui che ha cagionato la situazione di pericolo. Proprio per questa di erenza nello stato di
necessità i requisiti sono ancora più stringenti rispetto a quelli richiesti nella difesa legittima.
Inoltre a di erenza di chi agisce per difesa legittima, nello stato di necessità l’agente potrebbe
essere tenuto al pagamento di una indennità ex art.245 c.c. nei confronti del danneggiato, la cui
misura è rimessa al equo apprezzamento del giudice.

La ratio di questa scriminante anche qui abbiamo due diverse prospettive, da un lato vi è l’idea di
un bilanciamento di interessi cioè visto che sono il pericolo beni ed uno dei due deve
necessariamente perdersi, il fatto che almeno uno di questi due si salvi è un dato positivo, l’altra
ratio di questa scriminante da considerare è quella relativa all’inesigibilità di un comportamento
conforme alla norma penale, in altre parole l’ordinamento non potrebbe pretendere che un
soggetto in una situazione di pericolo rispetti determinati doveri giuridici o imperativi morali.
Dipende dal contesto per cui in un contesto come nello stato di necessità sarebbe inesigibile il
comportamento conforme. Allora un’aspetto importante riguarda l’ambito applicativo soggettivo
dello stato di necessità perchè esclude la possibilità di applicare questa scriminante a chi ha un
dovere giuridico particolare di esporsi al pericolo come ad esempio vigili del fuoco, agenti della
forza pubblica.

La fattispecie scriminante ruota attorno a due poli:

• Situazione necessitante: consiste nel pericolo attuale di un danno grave alla persona, pericolo
da lui non volontariamente causato, né altrimenti evitabile nel art.54 questo requisito viene
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espressamente menzionato a di erenza del art.52 in cui questo elemento non è espressamente
menzionato ma si riteneva ad esso applicabile; 

Altro requisito: pericolo attuale di un danno grave alla persona -> qui danno grave alla
persona è stato inteso non solo come un danno all’integrità sica ma anche qualsiasi altro diritto
inviolabile del uomo art.2 della costituzione quindi rientrano nell’integrità sica il diritto alla
libertà sessuale, il diritto alla libertà sica, i diritti della personalità e secondo alcuni anche ai
beni strumentali allo sviluppo della personalità morale come ad esempio il diritto all’aborto e la
minaccia a questo bene giuridico deve essere una minaccia grave. Questa minaccia si può
intendere o in senso qualitativo perchè il bene minacciato rimane in costanza come il bene della
vita, oppure in senso quantitativo come ad esempio nel caso di una minaccia alla integrità sica
una cosa è il rischio di perdere l’uso delle gambe un’altra il rischio di ferirsi ad un dito. Il pericolo
deve essere attuale e valgono le stesse considerazioni fatte per la legittima difesa. Qui si
richiede l’involontarietá del pericolo quindi ad esempio non potrebbe invocare lo stato di
necessità l’automobilista che avendo violato i limiti di velocità consentiti sia costretto ad una
manovra di emergenza con conseguente collisione con un’altro vicolo. Oppure il
tossicodipendente che in crisi di astinenza commetta un furto per procacciarsi la sostanza
stupefacente. Si richiede anche l’inevitabilità del pericolo questo è un requisito che implica che
l’agente non deve avere a sua disposizione nessun’altro mezzo alternativo di pari e cacia per
scongiurare il pericolo, in particolare in dottrina si discute se questa evitabilità del pericolo
debba essere valutata in astratto o in concreto, secondo Padovani l’inevitabilità del pericolo
dovrebbe essere valutata in concreto cioè tenendo conto non di tutti i mezzi astrattamente a
disposizione ma solo di quelli di cui il soggetto agente concretamente poteva disporre in quello
speci co momento sulla base delle sue conoscenze ed abilità.

• Reazione necessitata: elementi che caratterizzano questo polo: (come nella legittima difesa)
consistono nella costrizione, necessità e nella proporzione, qui i requisiti sono un po’ più
stringenti rispetto alla legittima difesa. 

Costrizione: vuol dire che l’agente subisce l’alternativa, ma qui nello stato di necessità è più
stingente perchè si ritiene che oltre al fatto di subire l’alternativa questa debba anche essere per
l’agente con ittuale cioè debba essere una alternativa che non solo subisce ma che per lui è
personalmente con ittuale, pensiamo al soggetto che si trova in una situazione per cui o
cagiona la morte di un’altra persona o muore lui stesso, si trova in una situazione che è per lui
stesso personalmente con ittuale. Ecco quindi che chi si trova a dover scegliere se salvare il
proprio glio o cagionare la morte di un estraneo è normale che l’agente si trovi costretto dati gli
interessi personali direttamente coinvolti. 

La necessità di difendersi vuol dire che la reazione deve essere idonea quindi funzionale
rispetto all’obiettivo di contrastare la situazione in cui si trova e di essere una reazione
inevitabile; pensiamo all’ipotesi in cui per salvarmi da un incendio non è necessario provocare la
morte di chi mi sta ostacolando la strada, io posso comunque ottenere il risultato di salvarmi
con un minor danno ad esempio prendendo un’altra strada o esportando la persona che mi sta
ostacolando in quel momento. 

È preferibile intendere la proporzione come proporzione tra l’intera vicenda aggressiva e l’intera
vicenda difensiva cioè tenendo conto dell’intensità del pericolo e della consistenza della
necessità.

Un caso particolare di stato di necessità è quello disciplinato all’art.54 3 comma: lo stato di


necessità determinato dall’altrui minaccia. “La disposizione della prima parte di questo articolo
si applica anche se lo stato di necessità è determinato dall’altrui minaccia ma in questo caso del
fatto commesso risponderà chi ha minacciato”. Es. Io minaccio tizio con un coltello di sparare un
colpo di pistola a caio, tizio si sta trovando in una situazione per lui con ittuale perchè o viene
accoltellato oppure spara a caio; qui la minaccia intesa come prospettazione di un male futuro è
intesa come uno strumento di coazione psichica per indurre l’agente a tenere un certo
comportamento penalmente rilevante. La cosa molto importante è che qui non siamo nell’ambito
delle scriminanti perchè il fatto tipico nel esempio riportato (uccisione di caio) non è lecito ma
costituisce un fatto obiettivamente antigiuridico. Siamo nel ambito della SCUSANTE, nei confronti
di tizio si applicherà la scusante ossia verrà esclusa la sua colpevolezza.

Il fatto che non siamo nell’ambito di una scriminante lo possiamo desumere dal fatto che dello
stesso fatto é chiamato a rispondere colui che ha minacciato. Non siamo sicuramente nel ambito
di una scriminante perchè sulla base delle regole generali delle scriminanti a nché ricorra una
scriminante occorre che tutti siano partecipi (art.119 2 comma) perché altrimenti non saremmo
nell’ambito di una obiettiva liceità. Ma se di questo fatto risponde colui che ha minacciato siamo
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nel ambito di un fatto obiettivamente illecito, questo fatto non sarà punibile per mancanza della
colpevolezza di chi ha subito la minaccia.

USO LEGITTIMO DELLE ARMI: art.53

Ha natura residuale lo si vede dalla clausola di riserva contenuta nel incipit del art.53 “ferme le
disposizioni contenute nei due articoli precedenti”, ha una natura sussidiaria per cui si applica
quando non siano applicabili gli estremi o della difesa legittima o del adempimento di un dovere.

Un’altra caratteristica è che si tratta di una scriminante propria si applica solamente al soggetto
che riveste una determinata quali ca o ha una determinata qualità. In questo caso il soggetto
agente potrà essere soltanto il pubblico u ciale. È l’unica scriminante comune (=cioè prevista
negli art.50 e seguenti) ad essere propria cioè si riferisce solamente ai pubblici u ciali legittimati
al porto d’armi: polizia di stato, carabinieri, guardia di nanza.

Alcuni ritengono per quanto riguarda la ratio di questa scriminante che si tratti di un relitto storico
perchè è stata introdotta per la prima volta nel codice Rocco del 1930, mentre non c’era nel
codice Zanardelli, imposta dal regime autoritario dell’epoca legittimando in qualche maniera l’uso
della forza pubblica da parte dell’autorità, mentre oggi nel testo della costituzione questa
scriminante deve essere letta ed interpreta entro i limiti delle garanzie fondamentali del uomo
evitando delle derive autoritaristiche.

È una scriminante propria e quindi non è estensibile ad altra persona che abbia cooperato al fatto
in deroga a quanto stabilito dal art.119 che contiene la regola dell’estensione della scriminante a
tutti i compartecipi. L’unica eccezione è data dall’eventuale concorrente che abbia prestato
assistenza legalmente richiesta da parte del pubblico u ciale (2 comma art.53).

Il punto maggiormente critico del uso legittimo delle armi riguarda il concetto di vincere una
resistenza perché la norma ci dice: “non è punibile il pubblico u ciale che per respingere una
violenza o vincere una resistenza e comunque per evitare una serie di reati fa uso ovvero ordina di
far uso delle armi o di altri mezzi di coazione sica”;

Perché ‘respingere una violenza’ è un concetto chiaro deve essere inteso come l’uso di una
violenza compiuta nei confronti del pubblico u ciale per costringerlo a fare un atto contrario ai
propri doveri d’u cio oppure omettere un atto del proprio u cio. Il punto dolente di questa
scriminante è il concetto di resistenza da vincere in particolare si è discusso se rientri in questo
concetto anche la resistenza meramente passiva (pensiamo al caso di manifestanti che si
sdraiano lungo i binari di una ferrovia e si ri utino di spostarsi. Il pubblico u ciale si trova in una
situazione in cui deve vincere una resistenza ma non una violenza attiva, qualcosa di passivo. Può
sparare o usare le armi per vincere questa resistenza passiva? Oppure la polizia per fermare la
fuga del latitante può far uso delle armi e applicare la scriminante?) qui la risposta potrebbe
essere si cioè anche il concetto di una resistenza meramente passiva rientra nel concetto di
resistenza da vincere però bisogna tenere presente che qui, come nelle altre scriminanti (legittima
difesa e stato di necessità) si applica il requisito della proporzione il quale imporrà che tra i vari
mezzi a disposizione del pubblico u ciale prima di ricorrere alla arma si faccia uso ad altri mezzi
di coazione sica meno o ensivi come ad esempio l’uso di idranti o di fumogeni -> prima di
ricorrere a mezzi o ensivi si ricorrerá a mezzi dissuasivi. Come nelle altre scriminanti si applica il
requisito della proporzione e quindi sempre un contemperamento dei diritti coinvolti.
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