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TEORIA
DELLA
,
SICUREZZA SOCIALE
DI
GIOVANNI CARMIGNANI
C4V. DEL R. OIDIII DEL "UITO lOTTO IL TITOLO
DI l. GIOSIP. ., PROP.IBLLA I. I l. 0111'. DI PII4,
1& 11)(;10 DI V4R11l 4CC4DIllilli D·ITALIA.
TOMO III.
in quell' isola bastareno per cancellar dal suo spirito ogoi idea morale,
e a farilli dimeoticare Bo l'articolala parola. Paw BecMrcM' Iar ha.
Atntlr;Oaùu vol. I. ,lIJ. 25""
Tomo III, 4
5'e
Questi problemi, giova ripeterlo,per esser ben
risoluti' non hanno bisogno d'immaginare uno
stato di dissociazione tra gli uomini, ma per di-
scuterli nella loro applicabilità al fatto basta im-
maginare l'ovvio e frequentissimo caso di due
individui in una situazione, nella quale chi ha
bisogno di difendersi non può invocare la pro-
tezione delle leggi della città; e per discuterli
nella loro applicahilità al dritto d'altro non han-
no bisognose non se del confronto del dritte
della ragione colle leggi di creazione sociale,
confronto che queste leggi alla scienza conce-
dono .'
Se la logica connessione di pena 'e delitto,
come cose l'una di tempo passato. l'altra di
tempo presente e di scopo rivolto al passato,dìf.
ficilmente si percepisce, non è così della con-
nessione logica di. offesa e difesa, cose amendue
di tempo pl'esente. Il dritto di difendere la pro-
pria personalità o negl' individuali suoi dritti, o
in quelli di famiglia, o in quelli di proprietà
sulle cose è nella ragione come nell'i intimo sen-
timento «li tutti; nella ragione perchè l'offesa si
muove a rompere la egllaglianza, e la difesa si
muove a proteggerla. Nè questo 1;87oionale prin-
cipio è indebolito dalla osservazione, che alcuni
fecero, che la eguaglianza è distrutta col male
all' offensore inferito (I). Se il fulmine che av-
nDll?a, e il tremuoto che ruina non rompono
78 Google
56
attualmente ne presentano o ··Ia minaccia, o ii
pericolo, il dritto della ragione non ammette
alJtieipati giudizj da .uomo àd uomo onde auto-
ritzar gli espedienti necessarj a difendersi •
. Le società umane per volo irresistibile della
natura si formano: da.quebisogni medesimi che
spinsero l'uomo ,e quasi senza di lui consenso
lo legarono in unione strettissima co' proprj si-
mili nacquero e si moltiplicarono i fomiti delle
offese (I). II gius di natura nella ragione non
poteva nè combattere nè distruggere il voto della
natura ne'bisogni deU' organico impasto dell'uo-
mo. Un fatto nascente per le forze che la natura
spiega in ogni uomo sfugge ai, calcoli della co-
mune ragione,. la quale inabile a regolarlo lo
upproYa solto due cundizioni: che la ragione
puhblica che lo invigila vada ad esso compagna
ne' teoremi che ella a vantaggio della difese ha
.nuta competenza e mezzi di stabilire: che nel
difeadec.I'ordine ; che sfugge a' suoi calcoli, se'i
suoi teoremi non possono esser seguiti non siano
distrutti ,
lo questo stato di cose la mente umana ha due
diversi oggetti da eontemplare: il dritto di na-
tura uscente dana ragione: il dritao di. società
uscente dai sènsitivi bisoguì .dell' uomo.
La offesa nell' a88regazio~e. politica assume at-
le~iam.eDto diverse da' quellochepuòimmagi-
narsi essumere ·tl'{l individuo e individuo. Più
~1
.ggrC'gazionipolitiche Ilaseon t1'8 gli U9Vl1D1,;
una minaccia la sicurezza dell' altra. Il gius 'di
natura nato a, difesa dell' individuo non può re-
golare un caso nel quale una massa d' .uomini è
minacciata da un' altra. In questo caso )a egua-,
glianza della ragi,oDsda individuo, a individuo
non conta più. E ignoto con qual ragione siasi
la moltiLiJdine unita : è ~8noloil numero di cui
si compongono .eomparativamenteIe due molti-
tudini: è del-pari ignoto il modò col quale si
sono, formate Ie forze destinate ad offendere: ,è
ignoto il modo col quale quest.e forze,.agiranno;
onde )0 immaginare UDa soçie.là di eguali ,pe.'·
ehè la moltitudine si componediunità-rasionali
lotle sarebbe )0 stesso che farsi sorprendere , co.
me Archimede. in un calcolo matematico dni ne-
miei che colla fOl'za aveano eltpuBnata già Sil'a-
cusa ,
Un' .aggregazione politica dovrà ella aspeU,are
che un' altra, la ponga attualmente inperjcolu ,
onde aver titolo legale per usar d61l" fO,!Z8 ne-
cessaria a difendersi? Qui i .calcoli politici inco- .
minciano a presentare il carattere che gli ,di·
stingue dai razionali. Il drino,delJa ragione; cl",
indi v.jduo a individuo non ,può sco~gere dall' ~
no aJl',altl'o se non la' ragione. '$e 'le passioni di-:-
ungono la causa motrice dell' individuo il fatto
le dee presental'e nell' atto d'incami-nal'si ad of-
fendere. Se si tratta di due meltitudini, comec-
chè non la ragiooe, ma i bisognidelht''Sénsitiva
natura le ahbi'ano così' forméte ,il dl'Ìttti'dCllit
, .. : .•.• J.',
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ragione sarebbe-un coltivo, e pericoloso criterio
pSI' gi udicare il caso della ingiusta aggl'essione •
U drittò nascente dalla esperienza e dalla esser-
nzione di ciò che più comunemente le umane
passioni producono è il solocriLerio adattalo al
bisogno. La ragione ospetla i fatti per giudicar·
ne: le passioni gli creano, e il 'pericolo di que·
sti falli obhliga a studiarne le cause ed a repri-
merle onde non producano i 101' perniciosi ef-
feuì , Ond' è cheniuno potè mai revocare in
dubbio che una società politica abbia il dritto
di preparai' contro un' altro la suerl'a per meglio
ottenere la pace: di fondare il pI'esente pel' prov·
vedere al' futuro :' di agire sulle umane passioni
produttrici della ingiustizia onde meglio assicu-
rare il regno della giustizia: di considerare la
infl'azione avvenuta del dvitto come titolo di coa-
zione necessaria ad impedirne una nuova(l).
, Quest» formula, ignota al gius di natura, non
può esserne disapprovata" pereiocchèeila tende
a meglio e: più efficacemente proteggcl'lo dalle
nmanepàssioni , contro le quaH esso è privo di
schermo. Si tralla 'solo: di nintraeciare se il nuo-
va dritto , che' han fallo nascere le passioni della
moltitudine, inoppugnabile da sta Lo astato ,. sia
applic.abile an' interno ordine aeUa città.
, Se vi' ha città, vi ha stabilito gov81'lro, fallo
S·
(I) Dig. Li1J. 9. tit, 2.1. 45. S. 4.1i1J. 43. tit, 16.1. l. 27,. Cod. Li",
9. cito 1'6. l. 23. '. ,
(Il) Cod. Lib. 3. cito117' l. I. ,0\'e incontrasi la nota sentenza" mellus.
enim e't, ooearrere iii temportl quam post exitum virld~cQrf ".
S.
(3) Pufìendorf De [ur, "/lt. e' iiellt.li~., Il. cap. 5. 3. ,
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rigoroso espediente a cui la' necessità lo co-
stringe.
È amena anzichè no la questione, se la società
per difendersi debb~ allettar col' piacere o inti-
mor-ir col dolore chi si propone di offenderla (I)..
Sarehbejnvero un bizzarro spettacolo veder sulla
frontiera dello stato l'al'mata destinata a difen-
derlo offrii'e per meglio riuscirvi all'armala pron-
ta ad invaderlo le delizie degli orli dI Alcinoo,
o quelle del voluttuoso romitorio di Al'mida, ca
così sollecitar la invasione per' tenerla meglio
lontana.
È una fataI condizi one della natura 11J!')an3, che
per impedire il male convenga inferielo ,: nè in
altro modo nè con altri mezzi il 'dritto della di·
fesa si eserci ta. Se il presente pericolo si allon-
tana coll' uso della forzafisica, il futuro non può
allontanarsi 'se Don con la forza morale, la quale
si forma colla incnssione del timore del male,
r'iducendo la minaccia, se alcuno osi sp,·egial'1a,.
'ad effetto onde eHa Don perda la murale sua forza
per impedire una nuova offesa;
Se si apprezzano le diverse circostanze, nelle
quali il dritto della natura auroriaza la forza fisi.-
ca, e il dritto politico usa la for:lo8 morale della
. "
C A P I TO L O V.
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La umana malvagità è a guisa d'un corrosivo,
il quale sfugge all' occhio più acuto ed attento,
ed altera il corpo, a cui si determina, ancorchè
con diligenza grandissima custodito. Estirparlo
non è possibile: reprimerlo per quanto si possa
è tentahile , La forza morale della minaccia del
male è l'unico espediente per raggiungere negli
oscuri suoi ripostigli la umana malvagità, e con
essa la tentazione della offesa. Si vuole con que-
sto espediente., che il timor d'un male futuro
allontani la volontà dal muoversi verso un bene
presente, che le passioni nemiche deU' ordine
ravvisano nella offesa (I). Questo timore, se agi.
sce , reprime la volontà o negli appetiti, o nei
desiderj , i quali potrebbero ingnndirsi, e cre-
scere in delittuosi propositi; e questo e non altro
è il carattere della repressivo difesa.
Alcuni variando nomenclatura danno al mezzo
preventivo il nome di difesa, e al repressivo quel-
lo di prevenzione (2). Altri sembrano compren~
dere sotto il generico nome di giustizia di pre-
videnza tanto i mezzi preventivi, che i repressi.
vi, e dare il nome di repressiva giustizia ad espe"
di'enti, ne' quali suppongono la desiderabile, ma
forse non sperabile efficacia di estinguere ogni
fomite ed incentivo delittuoso (5).
(I)Le sole leggi, che diCeadoao col proibire, o col comandare han-
DO hilOgno di 1/lllzione, e Don è .~ro, che tu Ile debbano averla con-
forme penaa l'altronde dottissimo lI~strivau" Euay su» le code pénal
011., Felini, Vedaai il Wl. I. cap. 14. i. I. paGo ~u6,
-(2) In quello _ concep le pene il Buccaria De' delitti /Il deli.
pene j.,6.
'I
Considerllt'e questi due diversi modi "di,difesa
della sicurezza sociale .nella origine che amen-
due hanno comune dal gius di natura; nell' at-
teggiamento diverso che, l'uno e l' altro assu-
me nell' aggl'egazione politica, e però nella di-
versità delle attribuzioni, delle quali l'uno e
l' altro divengono titoli: ne' limiti, che all' uno
ed all' altro può sagnarla giustizia come forze
~oggelte a truviare nelle mani degli uomini: nel
punto della loro unione, e nella distanza che
poi lascia tra l'uno c l' altro il loro uso prati-
co: è ricerca non senza un grande interesse, nè
senza utilità per la polit ica e per ·la giustizia.
" II gius di natura autorizzando nell' individuo
la forze necessaria alla propria difesa le assegna
una condizione ed un limite 8 amendue conse-
guenza del titolo della necessità, che l'uso della
forza debbe aver sempl'e. La condizione investe
per così dire gli antecedenti dell' azione in cui
. consiste l'uso della forza in quanto l'offesa dee
essere, se purè è possibile, evitata non impru-
dentemente affrontata i. il Iimite investe i conco-
mitanti dell' azione medesima, dividendo dalla
economÌa necessaria l'eccesso. L'aaempimento
della condizione, comecchè in gran parte dipen..
da da' requisiti di volontà, è di carattere princi-
palmente morf;1,fe. La osservansadel limite , esi-
gendo l'ufficio dell' intel1elto,è principalmente
giuridica, La. prima è un desiderio , un voto del
gius di natura : la seconda è una l'egola •
L'uso. della forza con titolo. di difesa nelle
,s
mani dell'autorità pubblica, e sotto gli auspicj del
dritto politico non lascia nè la condizione nè i )i-
miti che gli erano inerenti nelle mani dell' indivi-
doò sotto gli auspicj del gius di natura , ma è dalla
natura delle cose, a cui niuno può trasgredire ,
costretto a spiegarsi nel modo medesimo. La
condizione rappresentata dalla difesa preventiva
non può non essere nelle mani dell' uomo: il Ii-
mite rappresentato dalla difesa repressiva può
solo essere nella legge. Dal che avviene, che la
preventiva difesa, per se stessa non suscettibile
d'essere espressa in formule genenli'e costanti ,
sfug-ge alla influenza della legge, e si trova ne-
cessariamente SOltO quella dell' ufficio ammini-
strativo ~ o governativo, secondochè o è pruden-
za, o sagacità. All'opposto il limite suscettibile
d'essei' misurato e tracciato obbedisce alla re-
gola, la quale ave lo materia lo ammette prefe-
risce l' arbitrio della legge a quello dell' uomo,
ed è con generali formule stabilito dall' ufficio
della legislaziene penale,
Dacchè questi due principj di azione, parten-
do dal (onte medesimo, si presentano ad eserci-
tare l'ufficio loro nella società umana, assumono
atteggiamento diverso, quasi cambiano istinto,
e l'egole differenti gli guidano.
La difesa preventiu rappres~ntando la p.'u-
denza e Ta sagacità dell' uomo, che studia il
modo di rendere inutile l'uso della forza, co-
mecchè in questosaletere suo scopo non minacci
l. indi ridual sicul'ezza di alcunoanzi la vegli, può
73
esser governata ediretta dal solo. principio po·
litico. La difesa repressiva , rappresentando la l'~
gione che segna i confini alla forza " potendo
peccare o di deholezza soverchia, o di soverchia
energia, riceve le sue prime ispirazioni dal prin-
cipio politico, onde 000 ']leccare del primo di-
fetta, e lè seconde dal principio di giustizia, onde
non peccurdel secondo , L'ufficio della difesa prè"
yentiva, sorgendo, ed esaurendosi senza invadere
la personal sicurezza di alcuno: non avendo ge-
nerali regole da osservare nel propvio procede-
re, non ha bisogno, che la legge distingua in esso
la regola e l'applicazione, fissando j p"incipj pier
l'uno e per l'altra. L'ufficio della difesa l'e-
pressiva come forza montata nella sua qualità di
regola generale, e pronta ad esplodere contro
l'indiviJuo come applicazione della regola al
caso che OCCOrt'C, non si esaurisce nel cosritui-
re la legge penale, ma ha un pil\ difficil dovere
nello scegliere ed or-dinare i metodi della sua
pratica applicazione , rompendo l'altcmativa tra
le nude forze intellettuali e morali dell' uomo,
e le forze d'una scienza" capace di guidal'e in
questa impresa difficile l'umano intelletto, e di
servire di cOl'l'èttivo a Lutti i vizj di volontà.
Se la difesa- preventiva, Ia quale sorge e si
esaurisce p'.er opera dell' uomo senzachè la le,ge
possa segnarle regole che la dirigano, poteise
mantenersi sempre coerente a se stessa, come
mezzo di prudenza che risparmia la forza ,la
legge nOD arrebbe.nè titolo nè &'aBioRe di farne
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un oggetto del suo antivedimento. Ma tutto si
guasta e si corrompe nelle mani degli uomini, e
d'altl'o lato la .preventiva difesa, incaricata di
rintl'acciare nel loro nido e nel 101' nascondiglio
ipl'ogetti di offesa, ha bisogno di aver seco e
pronta la forza necessaria a sopprimerli. Oltre a
ciò chi non sa, divenire spesso l'astuzia al pal'i
della forza fatale alla individuaI sicurezza? Per
lo che. la stessa preventiva difesa ha bisogno . di
leggi destinale a segnare i confìni , oltre ai quali
nè la investigazione degeneri in indoverosa cu-
riosità, nè la forza agisca sfrenata, o invada il
campo della giustizia.
I princip] di azione di sidifferente natura non
possono avere la unione loro nella legge, l'uno
rigeuandola affatto, l' altro in ogni atomo del
suo movimento desiderandola. Unione sì fatta è
tutta nella mente del legislatore , dal quale sol-
tanto possono ricever vita le forze destinate a
proteggere la società o vive nell' uomo. o morte
nella legge, che. egli consegna ad un fo-g1iò nella
espettativa della vita e del moto che riceveranno
dal suo applicatore.
Questa maniera d'essere della difesa, prima
concetto unico nella mente legislativa, quindi
in due diverse forze divisa, l'una tutta azione,
che. a ogni momento si rinnovella nella pruden-
za e nella sagacità. necessaria a prevenire la of-
fesa, l'ultra ora ferma ed immohilein una so-
lenne formula di minaccia necessaria a reprimere
la tentazione della offesa, ed or moventesi pel'
,5
l'·ufficio dell' applicator della formula, e dive"
nendo atto di punitiva giustizia, è un compli-
cato e perplesso concetto, nelquale o l'equi-
voco può penetrar facilmente, o il sofisma ha
modo di contorcere e soffocare la natura delle
cose a suo grado (I).
La unione della difesa preventiva e della re-
pressiva forma un concetto unico nella mente
legislativa allorchè si tratta di costituir la secon-
da: allorché convien pond-erare, che l' offesa è
un falto prevenibile come repressibile : allorché
si tratta di considerare la differenza che vi ba
tra la difesa che si esercita colla forza fisica, e
quella che non può esercitarsi-se non colla forza'
morale.
Tutte queste considerazioni conducono da un
lato a stabilire i sistemi della difesa che previe-
ne, e dall' altro a ponderare al lor giustovalOl'e
i sistemi della difesa destinata a reprimere. La
unione di questi due sistemi tra loro fa sÌ che
se i primi s'infievoliscono e si abbandonano, i
secondi rischiano di rimaner vane parole nella
legge che minaccia, perchè una forza meramente
morale può esser indebolita da tutti i lati, pei
quali può insinuarsi la probabilità di potereof-
fendere senza essere offesi. Ma quesla unione di
fatto de' due sistemi, essenzialmente di dritto
nella loro comune origine, non ha gal'anlia nella
legge, e tutta 'l' ha nella coscienza e nell' atten-
zione di chi governa.
(.) Traitd de dl'uit pélJul pal' M. JJn...ti. 1JQl. r, cTa'll" Q.
,6
La difesa con' mezzo di forza fisica, e da indi-
..iduo a individuo sOl'ge e si esaurisce in un
tratto .'La difesa. con, mezzo di forza mor'ale tra
l'autorità della legge e la moltitudine non si
esaurisce nè colla stessa semplici tà, nè colla pron-
tezza medesima. La legge colla formula generale
della minaccia non vibra un' arme, non la strin-
ge contro un determinato individuo; ella minac-
cia non ehi offende attualmente ma chi offende-
rà, Qui si esaurisce l' ufficio della legislazione,
nel quale i procedimenti della giustizia' non han-
no alcun luogo.
J... a offesa è avvenuta, e la minaccia dedotta
all' auo come attua] punizione, In questo caso è
prinia di tutto da osservarsi, che la legge non
pretende d'{ntimorire alcuno con codesto allo,
come atto isolato, lo che sarebbe fatuità. Ella ha
bisogno di cotesto allo perchè la minaccia abbia
il valore che le conviene, onde eserciti SOPI'Il gli
animi il suo effetto come forza morale; perocchè
se la minaccia nel caso che ella ha contemplato
non fosse, avvenendo il caso, dedotta all' atto
non sarebbe minaccia, ma jattanza ridicola. La
difesa dunque non è nell' alto dell' applicazione
della legge penale, ma è nella sua costituzione.
Se la minaccia per mantenere la sua efficacia
politica potesse dedursi all'atto sopra chiunque,
sarebbe inutile l'intervento della giustizia, onde
deci dere se è stata commessa l' azione ~ cui fu la
minaccia diretta, e il vero autore di 'aIe azione.
Ma minncciare sotto una condizione, la quale
'i i
verificandosi dee render certa la persona contro
cui si dirige, e poi dedurla all' atto sopra chiun-
que si affacci, sarebbe follìa non che ingiustizia.
La minaccia dunque per essere allo di saviezza
e non di follìa, e per esser temuta non solo vuol
essere dedotta all' allo ma lo vuoI essere sulla
persona e per l'azione per.Ia quale nella legge
fu scritta.
Appena è costituita la legge, che per impedire
all' uomo un' azione lo minaccia di sottoporlo ad
UD male, la .d ifesa si trova nelle condizioni mede-
sime della pena: il mal minacciato è, come la
pena, un mal di passione per un male di azio-
ne (I): procede la massima, che la pena segue
il suo autore (2), vale a dire colui che infranse
la legge: ed apparisce in tutta la morale e na-
turale sua forza il principio di giustizia, il quale
vuole punito il reo, e l'innocente assoluto .
Tutto quest'ordine di cose emana non da altro
fonte cbe dalla legge costituita, e non dai prin-
ci pj, i quali, calcolando il mal dell' offesa, e la
necessità della difesa, presiedei-ono alla sua costi-
tuzione. Ciò tanto è vero, che sopravvengono
circostanze, le quali obbligano a sospendere l'ef-
fette della legge costituita, e a decidere il caso
colle regole della difesa, come se la legge ancor
fatta non fosse (3).
(I) Vedasi il precedente cap. I. princ, In queslo senso Platone il,
Gorgia Op. Ed, Henr. Steph. vol. I. P(/g. 478. dice, che chi rella-
mente punisce adopra UDa retta formula di giustizia. Vedasi qui ad.
dietro pago5. noto J.
('1) Cod.lib. 9' tic. 4, .1. :1'1.
(3) Le pene divine; e quelle dell' ordine morale non iuc ontrano
OI9'tlzed by COOs Ie
j8
Per questa non breve serie di deduaioni si
giunge ad intendere come l'opera della politica
nel crear la minaccia destinata a fornire alla
difesa la forza di cui nelle circostanse può ar-
marsi, diviene in ultimo luogo un oggetto della
giustizia, alla qual metamorfosi voglionsi auri-
buire gli' equivoci co' quali alcuni hanno inteso
di dal' bando totale alla prima, e di tutto riferire
alla· seconda nella punizione (I), eIe lunghe di-
spute, che altri intrapresero per darsi ragione
come le idee di giustizia, e ie relazioni di obbli-
gllzioDe edi dritto, og~etti sl facili a percepini
nel dritto civile, s'incontrino nel dritto penale.
La prima questione è stata posta col doman-
due, a quale specie di giustizia la punizione ap-
partenga (,,): la seconda se esista una. obbliga-
zione a subire la .pena (3). Le qnali due questioni
ben .risolute possono contribuire a meglio e più
chiaramente discernere il vero criterio regolato re
delle penali materie.·
Puffendorf pone male la prima questione. Poi.
chè, dice egli, si dà il titolo di giudice giusto 8
quegli che decretò una' convenevole pena, siè
'Voluto indagare a quale specie di giustizia ap-
partenga la punizione. La giustizia non sta nel
TUllWO IlI. 6
82
nelle matèriepenali. non. ha creduto d'aver bi-
sogno di rafforzare il dritto ad inferire la pena
creando un' obbligazione ad esso corrispondente;
Se fatto lo avesse avrebbe quasi screditato quel
dritto J il qnale ha bisogno della' più gran forza
morale possibile, cercando una forza ausiliaria
nella obbligazione del delinquente. La legge ha
voluta la sola esecuzione di quel dritto, che ella
ha ravvisata nell' arresto del reo. Sé il reo fugge
il dritto non resta avvilito anzi temuto di più.
Se il reo resiste egli lo fa senza dritto e diviene
ingiusto aggressore CI}.
Tutte queste riflessioni però non alterano e
non cambiano il carattere di atto di giustizia che
ha l'applicazi.onedella legge penale. Quest'atto sta
tra la comparsa del reo e la sua esecuzione . La
controversia sulla obbligazione a subire la pena
si referisce o alla sua comparsa in giudizio, o
alla esecuzione del giudicato contro 4i lui. Que-
•
Della difesa represswa
CAPITOLO I.
(I)Coa\ !I modo d' esempio Ani. Math; .Ad us.48. diR, tit, 18. /lUI1I.
l. dice più dolorose il,acco delfl,loco, più ilfuoco del morso lacerator
delle bestie elc.
(2) Questa BobbtosiaDa lenttDA, LwitUha" O" tlae matter etc.alatlp.
30. fu modernamente ripetuta dal 8cnt!)a\D Th.éorie de, peines et. .del
recompeme. vol. l. ptl(;. 24., il quale la prova cogli eccessi, che Dulia
pro~ano; ed eccella fu quelle delle leggi A:Dglo·SaIlOBi, le quali pu.
nivano l'omicidio con pena pecuniaria modulata alla condisione dell'uc-
ciso. l'è!" combatter Bentbam colle slelle sue a rmi basterebbe osserva-
re, che se l'omicidio folle prodotto da cupidigia dell' altru1 denaro,
ammello che l'omicida li determiDasse_1 delitto per rubare cento
scellini, basterebbe a reprimerlo UDa pena pecuDiaria di centuae scel-
lini, lIIeotre, così facendo, il mal della pena supererehbe il p,.c!fitto
( come cSli si esprime) sperato dall' omicidio.
B9
della sua applicazione attuale ; è pretendere che
come nella staticadella umana .volùntà più pCSla
il dolor che il piacere (sentenza in astr-atto ve-
rissima) così si possa il dolore e n'piacere divi-
dere in flazioni e formarne dei pesi da pot ersi
paragonare tra loro sullahilancia : è finalmente
perder di vista lo veri Là d'intimo sentimento di
chicchessia ,che il piacere e il dolore per una
inoppugnabile economìa della natura vicende-
volmente si escludono, e che data la realtà di un
dolore presente, comunque non grande, è da que-
sto solo fatto escluso ogni ascendente imagina-
bile d'un piacere, comunque gt'andissimo, o pl'e-
sente-o futuro.
Spesso alcune sembianze più o meno inganne-
voli, specialmente in cosa di çognizione astrusa
e difficile, san prese come anulogte. Di qui il
bizzarro proposito di trovar nella pena l' anda-
mento medesimo del delitto, lo che non farebbe
tl'OPPO onore alla pvima (I). Come il delitto uc-
cide così è la pena omicida co' capitali supplizj:
COUle l'uno mutila e strazia il corpo dell' uomo
così opera l'altra co' gastighi afflittivi diretti :
come il primo toglie la libertà così la seconda la
toglie co' gastighi afflittivi indiretti : come quello
col pisce 1'0nol'e ed. il pau-imenio. c<1sì questa pur
gli colpisce colla infamia, colla punizione pecu-
niaria (e).
(l) Arislolile Ethio. ad 1\'icom. lili. 5. cap. 'i' 8. immagina una spr-
cie di fl6ro·dolce rilullaole dalla dolcezza del d~lillo, e dali' amal'esZOl
della pena.
(:I) Fcuerbach Compend. iv- crim. S. 8. fiI scq.
\
95
con questa nomenclatura di spiegare come l'ani-
mo veniva,o poteva venic costretto dal timer
della pena al pari del corpo dalla sua h'l'ogazione
attuale. Quest'o erroneo concetto poggia tutto sul
falso dalo, 'chela coazione fisica debba sempre
consistere in ciò che la pena ha di dolor fisico.
Se si racchiuda un uomo in spaziosa e salubre
stan~a esso è fisicamente coatto, ma il suo COl'pO
non soffre per verun modo. Il concetto poggia
sopl'a un altro 'dato non meno falso del pri ma :
quello cioè che, come l'applicazione attual della
pena agisce sul corpo. CllSÌ immantinente e pe'l'
questa sola ragione il timore clelIa stia futura
applicazlone debba agire sull' animo. Siccome
in questo sistema tanto più certo sarebbe il pas-
saggio della impressione della. coazione fisica al·
l' animo per operarvi la psicologica, qnanto ella
più forte fosse, questo concetto avr-ebbe trovato il
mezzo razionale per giustificare il toro di Falari..
de, e gli altari dell'iIlaudato Busiridc (l).
Ma qual relazione vi ha tra il senso del dolo-
re e il pensiero? 'I'oa l'esser crucciato e l'essere
persuaso? perocchè non altra coazione psicologi-
ca se non la persuasione può arnmettersi , La qual
cosa pone in chiaro , che la coazione psicologica
può ben stare nelle dimostrazioni di Euclide i
ma non negli umani supplizj.
L'ufficio"'dell'animo è necessario per giungere
nlla volontà, e le sole sue meditazioni, i soli suoi
(I) cc Aut illlluàati ne,ciI Busiridis ara'.
Virg. Georg,lib, 3. 71. 5.
9Cì
calcoli possono determinarlo. Dato un dolore ,
che meriti questo nome, e nella di cui subizio-
ne presente consista la pena che la legge mi-
naccia al perturbatore dell' ordine; conviene
esaminare per quali morali mezzi la sua idea,
non il suo ti more, lo che è in questione, possa l
(I) Grozio De iw'" lJell. et pac. lilJ. 2. cap, :aD. S. 6. riferisce le di Ife,.
renli opinioni di Platone , di Arislotile,di Tauro, di Plutarco e di Cle-
mente Atessandrino, Quanlo ai moderni i (or diversi pareri sono indi·
tali da Ludov, Henr. Colines. Dissert. supr. laud, pas. 60,6,.
(:a) Plutarco De sera nuni. uindict« qualifica la peoa aTpEi:z. T'T.;
.j.uX,r;;, medicina dell'anima.. I nomi dali alla puoizioDe di NllU.5'E.icx.,
K~haq, U:z.p2ivs:n; son tutti di signi6calo moraill.
97
correzione del deli nquente:· la riparazione del
danno patrimonialecol delitto arrecato (I). Ma,
quasi questo soggetto sia destinato a subir come.
le mode le vicende de' tempi, si è manifestata ai
dì nostri una nuova opinione la quale, esclu-
dendo dalla pena il p"imo ed il terzo scopo,
sembra ammettere il secondo soltanto (2).
Queste tre diverse leve dell' animo ( prescin-
dendo da quel che ha la prima d'incompal;ibile
colla seconda ,ed amendue colla -terea ) col loro
respettivo principio di azione produrrebbero l'ef-
fetto di stornare la volontà dalla offEl'sa: la prima
agendo come commozione .delPanimo: la secon-
da come suo salutare raeooglimento t la terza co'
me certezza di nulla lucrar dul delitto, ed anco
di scapitarvi • È osservabile questo carattere della
terza come quello, il quale solo tra le altre si ve-o
rificherebbe in un calcolo. Sebbene gli antichi
ammettessero, secondo la diversità di quest'i og~
getti, una diversità.nelle punizioni, oltrechè tutti
talvolta gli compresero in una sola e medesima
pena, la opinione moderna ammettendone un
solo rende necessario il discutere quale f1"8 i h-e
sia il vero ed il. preferibile ,. o se tutti. tre ah-
biano un inerente difetto, onde sia necessario
indagarne un diverso, il quale abbia il solo e
vero carattere di ostacolo politico alla offesa,
della legge della città •.
(I) Aul. Geli. NOCI. 4el. li6. 6. cap. 14·, Federigo 'Leopoldo Vo-
lei Dis.erl. de fine poenar .•fIC/4ndum principiQjur. rom. GotliliS-
17~2., pretende, che i giurecowuhi Romani ravvisassero nella pena
un oggello analogo l! quelli del driuo privato. a niente altro mirando'
.e non II· .tabilire la eguaglian.. delhl peaa e del. ddillo ( inconcepi.
bile idea). e a rar cader la prima sul solo aulor del secondo. Ma il fine
dell' esempio è litteralmente mentovato in più luoghi del romano di-
rillo. Dig.lib. 34. tit. 1.1.3. S· I.• ui. 27. ui. S.I. 9" IiI.. 48. tit, 3. l. 6.
S. ult., 'it. 19· Idi. S. I. .tu. 16 tit, 3, l. 41.,li6. ~g. tit. 'Ics. l, 6. §. 3.
(?) Idoirco veteres nostri EEEllnA pro ",ozill," srtwhsimi.qu.
paenis di~eb""' .• ·Gel1.1irx;,. J1uI. IfJo.,up'" eMe.
99
l'ordine (J). Questi due (lati sono d~rpari erro-
nei: il primo perché condurrebbe alla esaspera·
zion~ de' supplizj , pel' cui si resero spaventosa-
mente famosi i tirnnni '(~): il secondo perchè
tenderebbe ad insinuare, che non solo i tristi
ma i buoni eziandìo non possono contenersi nella
rcgolal'ità del viver sociale se non col terrore ,
massima Hobhesiana confutata altra volta (3).
Se si pretende dare alla pena una grande esem-
plarità, vale il. dire trarre una grande commo-
zione degli animi dalla sua gl'ande fisica forza,
nascerà forse la tentazione di 33giungel'e 'a que ·
sta fisica forza qualche cosa di più, onde accre-
scere la commozione, e di passai' dal terrore al-
l'orrore, confondendo colla sorte del reo quella
dell' innocente, e insiem con lui sterminando-
lo (4) •
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100
Potrebbe dubitarsi se questa opinione -dell' e~
sempio pubblico nella pena tragga la sua Ol'igine
da' tempi d'ignoranza e barbarie allorchè il
governo degli uomini non era-valutato r che pei
'Vantaggj che arrecava a chi n'ella investito,
sicché ildominatore immemore della sacra mis..
sione avuta da Dio onde meglio proteggere io
terreni interessi delle sue creature ,. non "odeva
intorno di sè che i dominati separando la propria
causa e il proprio interesse dal loro , e preten-
dendo di sostenere questo assurdo e vacillante
edifizio col terrore che inspira la crudeltà quan",
do abbia a proprio sostegno la forea ,
Ma la efficacia che ha sull' animo umano il
terrore, e la coscienza di Il()D incuterlo se non
nel salutare scopo, di proteggere leggi fondate
sulla giusti:r.ia e sulla comune utilità, Don solo
ha reso familiare questo linguaggio dell'esempio
pubblico delle pene nellepagine de' legislatori
i più equi" ma è stato accolto negli, scritti dei
filosofi i più cogniti pelloro amore per la uma..
nità e per la giustizia .
. Il Marchese di Beccaria discute i vantaggi re",
Iativi della pena di morte, e della 'ptmadè' la-
vari pubblici a vita col criterio 'del pubblico
assurdo anco chi sostiene la tsémplarilà detla pea,a, e ,non vi. s' imbatle
chi vuol rintracciar nella pella la Isufficieoza I che ella dee avere ,per
servir .dipoliticc ostacolo all' aoimo io cui nasce la Ientazione di offen-
dere. Or si veda il grande valore logico dell' argomeato , che oggi pU'.
antonomasia si chiama di Gorgia: tanto si centa sul "a Il.)1". magico delle,
parole! yed. qui addielr~ par;. 5.1101. J.
tot
esempio, vale a di,' del terrore (I), ed un più
moderno scrittore collo stesso criterio lo con-
futa (2).
Questo medesimo secondo scrittore preoccu-
pato dalla idea degli effetti politici del terrore,
al che in realtà si riduce l'esempio pubblico' della
pena, costretto da nn lato da' proprj principi ad
aborrire la espansione del sangue, e costretto
dall'altro dalla sua massima al terror favorevole,
assegna alla pena un carattere, di cui non po-
trebbe immaginarsi il più speculativo o fanta-
stico, volendo che il dolor del paziente sia il
minimo in realtà e il massimo in' apparenza, lo
che egli esprimedicendo, che la pena debbe es-
sere quanto è possibil drammatica (3),Ma i sen-
timenti, che eccita la finzione in teatro, non
hanno analogta di sorta verona Con quelli che ec-
cita la realtà. Negli atti della giustizia sociale, e
clave gli uomini non vanno per divertirsi la loro
illusione non si ottiene sì facilmente.
La opinione dell' esempio pubblico della pe-
na, sebben prodotta da zelo encomiabile per la
sicurezza sociale, travasi troppo esposta al peri-
colo di favorire, l'acerbità de' supplizj onde me-
glio ottenere la commozione degli animi, della
quale va in traccia. Infatti perchè una pena possa
produrre codesto effetto le è necessario di ·scuo·
.tere pdtentemente la umana sensibili tà, nè le
(1) Burcke On the ,,,"limily cAapt• •5. AU' occa.ione del ,.pplilli.
di Havailiac, le carni del quak furono .lruiate con UDa crudeltà 1100
più Udita, le fioestre della piallu IU coi fu tormeotato furene alloptc
a pr~~i da 000 si creder •. Gelltleme,,', M"5ai". _ • •''JO'P' 115.
104
teramentesimpatico nssa e tiene per Dna specie
d'irresistibile incanto lo spettatore cogli occhi
fissi al supplizio non si sa comprendere Come
dalla sodisfazione di questo sensitive bisogno pos-'
sa sorgere una istruttiva lezione: perocchè allora
il reo non è ravvisato come tale, ma è ravvisato
soltanto come paziente •
Una popolaeione che abita la costa del mare
vi correrà tutta, se viene annunziato che in teru-
po di grande burrasca un hastimentoè pel' nau-
fragare. e vi resterà per quel bisogno simpari-
co, il quale ci fa vedere con un sentimento tra.
il piacere e il tormento una grande catastrofe
altrui, essendo noi stessi in sicuro (I). Ma i sen-
timenti che eccita quel miserando spettacolo non
avranno veruna influenza sull' animo di chi, l'i.
trattosi 'ai [}l'oprj affari, dee per provvedervi me-
glio calcolare se gli conve~a d'intraprendere
una lunga navigazione.
Infatti se si volesse cercare l'esempio pubblico
nelle riflessioni, che nell' animo degli spettator-i
possono risvegli arsi dopo che .essi hanno assisti to
alla scena d'un gran dolo l' fisico con titolo di
punizione, converrebbedistinguere i buoni, che
SODO i più, dai tristi, che sono i meno. ,I peirni
non potendosi per la indole delle abituali dispo-
. (I) Seneea De ira li6. t. cap. 5. Quint.lnst. orat.li&. 1'J. ctJp. ,. non
poenae noeentium eupidus sed emendandi vitia J eorrisendique mores,
(II) 11 sig. 'Lucas Du s..rslème penitentiaire eli Europ« etc. Paris
rb8. si dichiara per questo sislema, credendo meglio combattere la
pena di morte , Il Prof. -Birnbaum .oratio de peeuliari aet. nostr, ius
crim, ref. studio pago 103. e seq si dichiara coutro al sistema peniten-
ziario per meglio sostener quella pena. L'uno vuoi comballere la pena
esemplare: l'altro la vuoi sostenere , Niuno de' due porge attensione a
UDa strada di mezzo, che può condurre a trovare ciò cbe convenga alla
pena, onde abbia la sufficienza di cstaeolo politico alla offeaa della sicu-
rezza sociale.
10 9
partono dal fatto dell'uomo, ma da un principio
di coi la mente umana riconosce la necessità;
ed alla quale pe~ciò si rassegna. Poichè le pene
umane per, la loro applicazione hanno bisogno
della forza dell'uomo sopra il suo simile, è diffi..
cile cqncepire come risultato della forza la COl"-
rezione ; e costringeree tentar di correggere
sono, umanamente parlando, due inconciliahili
cose. Il legislatore più filosofo che abbia avuLa
la umanità, illuso anch' esso dalla idea morale di
punir per cOl'reggere fu reso accorto dalla espe-.
riensa del proprio errore , e colla ftancbezza che
distingueva il suo grande animo lo confessò (J).
Non vi ha certo migliore e p-iù sicuro riscon-
tro della correzione d' un animo quanto il suo
pentimento, ma è molto da dubitare se i tenta-
ti vi della politica per otteneclo dagi' infrattorj,
dell' ordine'possano mai giunge~e B dare in que.
sta materia una desiderabile realtà. al prestigio
de' nomi. Il pentimento sincero non ha nè con-
fessione, nè testimone, nè giudice nel foro ester-
no tra gli uomini. La confessione è ta'oppo inte-
ressata per esser credibile: la finzione e la, ipo-
ceisra troppo facili a chi aspira aIla libertà ~
forse a meglio .euopeire nuovi delittuosi pl'OgeL-
ti • Le leggi politiche sono fatalmente co;Lrette
sr
(.) L. 4· A6'oJto 17b., Circo 8. lI'lIlr:t.o 1783,. l 8euemlJ"e '783,.,
6. Ma6610 1784•• 2g. Deoembr« '78,- Propongonsi oggi nuovi tenta-
tivi per rifare quel ehe il legislatore Toscano disfece. J. A.lt Michicl.
De K~So!'flich 1.elUe&"'I' le maison d.e correotion de S. Beruard p'''é~.
d,'41I1'u& Thénu« tlG, voI, 6 p. Go:a.
110
ad aspettare gli effetti salutari del pentimento
dal foro interno, ma Don possono co' loro mezai
crearlo. Che se altrimenti si lusingassero, corre-
rebbero rischio di abbandonarsi a una fiducia
e ad una opinione di sicurezza, che co' nemici
~ sempl'e fatale (I).
Altro è che la pena non sia, o per la sua indo-
le, o pel suo modo di applicazione, nuovo mezao
di corruaione per un cuor ~ià corrotto, ed altro
è che la forza, nella quale consiste come dtfesa.
debba essere scelta col criterio di cOI'I'e~get'e il
delinquente. Sono queste due cose essenzialmente
diverse tra loro , e la verità dell'una non sarebhe
buono argomento onde provare la verità dell'al-
tra (1),).
Tra la società e il suo offensore non vi possono
essere relazioni di dritto privato, né vi ba com-
mensurahilità tra il danno che le reca la offesa,
e qualsisia immaginahile mezzo patrimoniale , Al·
tri menti sarebbe se. vero fosse che nello scopo
della pena potesse essere ammessa la riparazione
del dannoche l'offensore ha arrecato all.a socie-
tà. Questa idea non sarebbe ammissibile se non
pe' delitti nell' ordine civile, e nelle relazioni tra
CAPITOLO U.
(I) Bentham Trailtl, del legill. "j"il. et "male vol. 2. ptIB. 386.
(2) Bentham Théorie de. petne« el del récompe,uel vol. I. chap. 5.
11 Dollor Pal<ry' grande sostentaìore del titolo dell' ordine e del giusto
auoluto nelle materie penali e ardenle partigiano del!' acerbità de' sup-
plizj .i fece a .oslenere aeremente l'errore medesimo, nel che ebbe
un valorese eonfutatore nel D. Roscoe OlSer"asioni sulia giurilprudl'lI-
sa 'penale-, l' la emendazione dII· rei trad. Napoli 18,3. pago .3. Nel
medesimo errnre era caduto il Cavilier Filangierì Scienza d~lla lesi-
,'tlsiorte li" . . 3. parto 2. oap. l'., confutato .tal signor Pastore l Del
lob pén...1 parto 4. chap• •,.
116
mezzo alle quali il delittuoso progetto è conce-
pito , maturato e condotto al suo termine , e se
queste circostanze meramente odi fatto son tali,
che il facinoroso pensi polel' rischiare il delitto;
un maggiol' 'rigore nel dritto che lo' punisce non
cambia quelle circostanze, nè cambia l'opinione
del facinoroso, che le calcolò favorevoli al suo
nefando progetto.
La tortura non meno gratuitamente crudele ti
meno inconseguente del sistema, il quale pre·
tende di supplii' col rigore ciò che manca alla
pena della certessa delta sua applicazione o La
tortura 'si parle da un dato di fatto, qual' è l' in-
dizio di reiLà, e per fOl'mal'no punto di appog.
gio del suo meccanismo lo esige prossimo vale a
dire avente carattere critico di probabilità oElla
vuoI consertire la probabilità' in certezza col-
I'estorcere la confessione 'del reo, dal che 'le sue
logiche inconseguenzeincomiriciano, tra le quali
non è -la minore quella di dare al dolor fisico il
criterio della Interrogesicne, ed il criterio della
risposta (1) o
Immaginare l'animo umano tra il bene del
delitto da un lato, e il mal della pena dull'altro ,
considerando il desiderio pel' quelloe l' avver-
( I) Era lale la fiducia alla credibililà del dolore che il 1"0 oonfel!lO
le colla propria cpofellione iocolpan alll'i come campelloo del suo
delitto veniva 101'Iuraio perché la lua cODr_ione diveoiue credibil.
eentro al IOcio. MarliDi Prazu ",.imirllui. ad ./ae.riCI"tI IICcomoduta
Urbi"i 1746, pafJ. 23., .Bella t~ia razionale quella che aniUlava lIoÌ
ra ue pratiche!
Il''
B;ionc pe[1' questa come due-forze la seconda delle
quali dee vincer la prima, è immaginare ciò che
vorrebhesi non ciò che è possibile: è fare un ro-
manzo onde esimersi dalla fatica di studiare la
stor-ia , Tanto il bene del delitto quanto il mal
della pena si pl'esentano all' animo determinato
ad abusare del suo libero arbiteio come cose fu- .
ture , L'uno e l'altra sono per l'animo due peo"
sieri, non duesentimenti :conseguil'e il bene del
delitto ha i suoi. rischj indipendentemente dal
pericolo d'incorrere nella pena, e l'animo as-
sorbito- dal calcolo de' pcirni può ben dimenti-
eare ilseconJo. L'Indiano, il quale sulle coste
di Ceylan si tuffa nel mal' profondo per pescarvi
Ie 'perle col propesito di rubarquelle che può,
si occu pa di assicurarsi del furto, e non pellia
al presente pericolo' di divenir pasto' del pesce.
cane (I).
,Non convien dire ,ch'enon' può argomentarsi
dal. lecito. aU': illecito. :La.natura ~ umana nell' af~
ft':Qntare e nel aalcolare i risici è sempre la steso
Sa.' L'uomo.: di peMln'tita· cosciensa calcola nella
iml'J'esa delittuosa come può farlo l'uomo. di
retta eosciensa .nella utile alla societl, e se si
voglio.òo ben .frenare le passioni nemiche del-
l' ordine :nonb~SogDa.avereascbifo.dibenestu'·
the GeoS"aplay of t.
(J) Veda.i la sottl&lleuad' ingegna e di .Irallagemml con cui '.
quella pe~ca .i fanno i furli. Rcooei'. Introduetion to a memai,' 'Ofl
India, e. i~ congio .ehe ,l'amordelguadalloQ
i.pira al pescatore oode DOD.~unre\ l' eeciQJpiodi .omilli fr.,.u~.. te-
meDte uccisi e divorati dal pescll che iDfesta que',_n.
'118
diarie e conoscerle, onde non fal" le leggi per
gli essel'i di ragione.
La forza morale del delitto per le cose altre
volte discorse non' è una spinta , la quale am-
metta senza .hisogno d'ulterior riflessione la con-
tra spinta del timor della pena (I), Quella forza
morale è una mera causa di agil'e: animo I'ac- r
coglie, Don ne è investito: è un motivo di calco-
lo, non un motivo di sentimento', quasi il facino-
l'OSO arda d'amor per la offesa. II-delitto di Me..
(I} NalTa con orrore la .loria, che 10110 illaorioario regno di En-
rico VIIl. io Inghi!le"ra 5ellaflladuemila giu.li&i~li ( altri dicooo ,6,000
Annui. de tegisl. vol. I. 'l'a8. 330.) ebbero mano il capo sopra il pa.
tìbolo a ragione di ,uallromila all'aooo, e ciò 000 pertanlo le cale ali-
darooo di male io p~ggio. Roacoe (h.t:l'lI"ziOlli ett:.pa8· 19.
(:I) .\ qU~sla condiziÒne delle umane le86i li riferiscono i DOli versi
di Claudia 110 ,
re Extruite imm4llu .eo",.lò•• N:tollfte lurru,
re Ci"6ite vo, }lavii,. vaga, ol'pollite .yll'1U
re Non da!Jiti. maro« .celeri.
lo. Inghilìerra il furlo ~ pUllito colla mòl'lc:. Wikenl ufficiale di polida
l'ifel'\, che nel solo eontorno di BalSinsal.Streel a Londra erano stali
commessi furli per lireslerline quindicimila senucbè alcuo ladro fosse
.talo scoperto. Roscoe Ollerllaziaui ete,p"6' 14.lIot. I.
1'12
no. che la stringe perchè il nemico che' ne. dee
esser colpito o passa ]0111anO,O passa invisibile,
l'evento sinistro non può attribuirsi alla cattiva
tempra dell' arrae , ma alle circostanze che im-
pedirono di farne uso •.
La fOI'ZIl morale della pena sta tutta perciò
nella fOl'za morale, che la .legge sa dare a se stes-
sa. Ma .si scambia spesso in questo delicato pro-
blema la via, e si crede che aumentando il riso"
(Iella pena sia aumentata la forza morale , che il
suo timore dee esercitare sugli animi.
Laonde fa legge, se vuole aumentare la forea
moral della 'pena , più che al suo rigore fisico dee
mirare a stabilire la opinione della sua certezza,
lo che col rig<;lr non si ottiene. Dalla minaccia
della pena scritta nella.legge alla sua applicazio-
ne o è difficile di giungere o vi ha. un grande in-
tervallo. e ben' altro che quello di c,ii parlb l'an-
tico preverbio (I). La forza non si scrive: pochi
fl'a i tristi conoscon le lettere , e meno ve ne
sono i quali sapendole abbian letto e meditata
Ia legge penale, Per le classi dalle quali escono
i delinquenti Ia legg~ è nelle forze attive e visi-
bili della società conosciute per abitudine come
protettrici -rlell' onesto e delgillstò, de' quali
ha ogni uomo,voglia o non voglia, i semi nel
cuore, Queste forze fanno rammentai' quelle
che pilÌ specialmente si. di"igono a rintracciare i
delitti,' ed i loro autovi, IJa opinione J~l mag-
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f2 4
a ~iso aperto, e quasi sfi.ll1nt1o ill'lgor. della leg..
ge, ella non calcola, e qualunque grande ed
acerbo grado di fisico dolore futuro non può es"
sere da chi non calcola posto in bilancia per con..
frontarlo con un sentimento presente (I) ..
Un sentimento encolOi8~ile di umanitè può
consigli at• la legge a spo~lial·si di ogni rigore,
che r-idondi in dolor fisico di chi l'offese. Ma
se il dolor fisico di chi oltraggiò la natura ~ la
legge fosse il mezzo necessario per allontanare
UD nuovo simileultraggio , la umanità scacee-
rebbe lungi da sè chi n011 n'ebbe, e dovrebbe
divenire inumana per conservarsi , Il legislatore
Toscano mostrò che queste ccntradizioni son tali:
iulogica ed in politica, e che la umana giust.izia
non ebbe hisogno mai di divenire inumana (2).
Per una salutare ed ammirabile economia t/ella
e
. natura questa una verità indipendente da. qua:-'
Innqne circostanza di luogo , di tempo, di clima.
di maggiori o minori progressi di cognizioni, di
caratteri e di abitudini umane. .
. In materia de! propri personali 'interessi tUt.t1
gli uomini calcolano nel modo medesimo, e forse
son più acuti calcolatori gl' ignoranti de'xloui ,
avendo la mente meno distratta da cose le quaii
~.r James Pelit Andrews London 1796.) li vede che "nel cono di UD
:. anno quaranla persone nel circondario della Contea furon giUSliziale
"per furti e altre rllberie: Irenlacinque ebbero la mano bollala da
cc ferro candente: Irenlaselle furono fruslale ( e eentottantatre accusate
cc ma assolute sebbene facioorosi diffamali ~. Il numero de' vagabon-
di e ladri, loggiun8~ lo storico, er~ tale, che se fossero stati riuniti e
disciplinali sarebbe slalo baslanle a dar ballaglia a più possenti nemici
della Regina Elisahetta . Se erano numerosi i misrall; ciò non era per
difello delle leggi penali . Lo spergiuro ed il t.lso erano punil,i col la~.
glio delle orecchie: la falsa monela era delitto di allo Iradimenlo. La
maniera di procedere spedita e semplice. I vagabondi erano falli schia-
vi, e i Boemi ( indovini) erano dichiarati debitori di fellonia eco
CI) Ad Grot, de jllr. ~cll. et pac /ib. 2. cap. 20. S.12. lIIU71, 3 Pc-
seatoro Saggio iII torno dilm;se opiRiolli eco su i delitti e le peRe pago
12 9 . Heineceio osa sostenere, cbe avendo il Vescovo di Witahurgo abo-
lita per motivi di religione la pena di morte pel 'furto, tuui i ladri
degli stati circonvicini inondarono il suo. Non si è veduto a' di nostri
accader niente di queslo in TOSCana. Si vede che quel Vescovo inten-
dendo il governo delle anime non intendev. quello della cillà.
U7
un sistema di leggi crudeli non possa ad un tratto
cambiarsi, ma debba il passaggio dalla sevei-irà
alla dolcezza accadere lentamente e per gndi (I).'
Fra tutti i· falsi ragionamenti in questo materia
questo è il' più tenacemente preoccupato della
efficacia del dolor fisico. Il solo pal"agone col-
l'effetto de' liquori forti lo può sostenere, e cer-
tamente un palato abituato alla cerevisia troverà
snervato , debole, senza sapore il montepulciano,
non ostantechè dichiarato da uno de' nostri più
gentili poeti fra tutti i vini il sovrano.
La nomenclatura di dolcezza, colla quale si è
voluto indicare il carattere d'un sistema penale •
è stata tacciata d'insignificante ed i mpropria (~).
Questo vocabolo nato in Italia, educato in Ila--
lia (3), e divenuto un fatto in Toscana, censurato
da un campione delle parlamentarie riforme ~lÒ
stra con queste sue vicende due cose: primieru-
mente, che i gl'andi pensieri ebbero sempre iu
Italia lo loro culla: in secondo luogo, che la pe-
rizia ne' .calcoli della politica libertà non è sem-
pre segno di un eguale valore ne' calcoli della
giustizia.
C A P I T O L O . III.
leltera della lelge trucidando gl' innocenti tlgH del Dtl.ca di Nemoura
ma ne seguì lo spirito, facendoli collocare 10110 al palco ov.. ebbe il
padre mozza la testa onde il sangue IUO asl't'rgesse la loro. Narra il fallo
Brissol De Warvme Théorie dello;r eriminelle« vot, 1, p. 303. '101 •. 127.
È curiosO il vedere come Beutham Tr.ité. d. le«idatioTl oivil, et pe.
na11lO1. 2. Po1(;. S93. ineeutande la nomendatura delle pelle di simpalìta
onde dare alla tirannide un 'l'oCabolario, le comballe poi coe ragioni '.
troppo, a dir 'l'ero, empiriche.
(1 J Grazio De jur. hell. et p". li". 2. cap. 11. S. re, lIum. 3. cos]
pretende giustificar la c9Dfìsca, l'remtllendo l' esempio di colui il quale
scavando COD dritto UD pozzo devia la' vena all' acqua ,di .cui profill~va
il vicino , esempio Ira Ilo da Ulpiall, Dit!. lib. 39-' tù, 2.1. 24. S. 12.
(1) Dii' Li". 9. ti'. 2./. 13.
--------- ..
13!1
Fu tale nelle penali materie il criterio del do-
lor fisico che, discutendo quando e come altri
possa divenire o fidejussore o espromissor della
pena decretata al delinquente, uno scrittore en-
comiabile per la sua umanità e per Ia sua giu-
stiz!a non dubitò di asserire poterai ciò praticare
nella pena di relegazione e di esilio (i), calco-
lando l'effetto di questa pena peri soli- piaceri
del corpo, e niente valutandola per le angustie
dell' animo (!!). .
Una pena non può apparir giusta, e come tale
far sentire la. forza morale della legge sugli animi
se non s'immedesima, per così dire, colla impu-
tazione di cui ella è un. sostegno e un appoggio,
e non le va più che compagna seguace. Se la
pena dimostra e spiega una forza maggiore di
quella che la mente Umana ravvisi nella impu-
tazione, ella di ausiliaria diviene conquistatrice,
e sostituisce alla giustizia la prepotenza, e al
drittc Ìa forza: mentre ella altro che forza in se
medesima non essendo non può acquistare ca-
rattere di legittimità che nel ritolo che a questo
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13 4
che la pena, la quale viene scelta come 'difesa,
consista in un male di natura sua graduabile. La
vicinanza d'un. grado all' altro: spesso il modo
col quale due gradi insiem si eompenetrano , e
fanno nascere una quantità quasianpmala: la lor
lunga scala dal sommo all' imo, sono altrettanti
bisogni di una grande quasi duttilità e graduabi-
lità del male, in cui si fa consister la pena.
Il doler fisico come materiale della pena è di
o
(,) 1\ l\e.lIIIlIj'~"., j",.. e"iRA, Iii. a. oap. 4. S·5. spiep COD molta
chi.~~&U il principio,
1~7
non co' metalli illJagativi del vero, è un assurdo
il pretendere una proposizione vera e sollecita-
mente st ahilita nel tempo 'med esimo : che il ca-
rattere -d ell a certezza non con viene alla pena:
che quel clelia sollecitudine è alla giustizia con-
trario ; e che la pubblicità, piuuosrochè servir la
polit.ica, è necessaria a rassicurar la gi~lstizia •
. Dii' che la pena debhe esser certa è esprimere
un . desiderio giustissimo, ma non una verità, Le
abitudini della vita ci danno quelle della cer
.t ezza facendocene prendere le prime e più radi-
ente idee in dò che agisce su i nostr-i sensi, Que-
.ste abitudini passando dai fisici oggelli ai mornli
si mantengon le stesse, nè alcuno si accOl'ge della
differenza enorme che passa tra gli uni e tra gli
altr i , Per questa via l'uomo passa alla presun-
zione della infallibilità, non essendo veruno a se
med esimo consapevole dell' arroganza de' proprj
giudizj. Il requisito della certezza, maniera di
essere dell' animo umano relativamente alla fede
ch' esso presta ad un fatte o a una pl'oposizi~ne,
non può esser mai nella pena, la quale , se si con-
sidera qnanto alla scelta, è un male, e quanto
alla minaccia, è il bisogno d' incuter tirnore . Le
circostanze che rendono o certa o incerta l'ap.
plicazionedella. pen,a san tutte fu 0 '\, de' dati che
la costituiscono, come fuor del (lardo destinato a
colpire un hersaglio è la maggiore o minore de-
strezza di chi lo scaglia ,
La opinione della efficacia 'politiea del terr ò-
re, la quale da ogni parte caecia fuori il capo
-
~? Coogle
J38
nelle cose relative. alla sicurezza aocisle , ha fatto
credere che tanto più la pena potrà produrre il
suo politico effetto quanto più il tempo della sua
applicazione sal,à prossimo a quello in CD; è stato
commesso il delitto. Il dolor fisico per non ecci-
tare la pubblica compassione ha bisogno d' DO
antidoto a questo sentimento tanto all'uomo con·
naturale in quello della vendetta o dell'odio (I).
A questo scopo può mirabilmente servir la pron-
tezza, con cui viene applicata III pena: imperoe-
chè quanto più il sentimento della nnJeua e
dell' odio, che possa aver risvegliato il delitto, è
stato cancellato dal tempo più i tormenti al de-
linquente inferiti ecciteranno la compassione
pubblica verso di lui. Le passioni per indole
della 101'0 vivacità hanno bisogno d'un ristrette
spazio di tempo. La riflessione abbraccia e si-
gnOl'eggia il tempo e lo spazio. Se le pene siao
tali che la opinione della 101' forza si formi tutta
colle meditazioni dell' animo, e noncolle afili·
zioni del corpo J all' effetto politico della pena
basta che eUa sill'stata subua da chi offese la
legge, poco rilevando che ciò avvenga o più
presto o più tardi: perchè , sebbene la memoria
del delitto si fosse cancellata dalla memoria de-
GaogIe
·45
slbil raglone per sostenere, che per la legge evan-
Belica la uccisione del delinquente è vietata (I).
La storia offrirebbe pochi e dubbj soccorsi per
la l'ella soluzione di questo grande problema'.
Interl'ogandola, si vedrebbe da un lato adottata
la pena di morte pelo un lungo volger di secoli
su tutta la su perficie della terra abitala, in mezzo
alle nazioni più illuminale e più colte; e dall' al-
tro l'abolizione di quella pena appari l'e di quan.
do in quando quasi brillante meteora, e dopo
tempo non lungo sparire in epoche ed in paesi
dissimili in carattere tra di 101'0, Ma ciò che dee
eecsre- meraviglia maggiore si è, che ne' tempi a
noi più vicini. la pena di morte apparisce prati.
camente approvata da que' govel'ni medesim i, che
teoricamente la dichiararono inammissibile, e
( cosa più strana ancora! ) ritenuta tenacemente
in que' luoghi ave il popolo ha creduto govel"
narsi più. o meno da se medesimo, ed abolila nel
luoghi ave un solo Nppresentava la ragio.De pube
blica dello stato es) •.
(I) Le cose dQllameQ\e discuue d.Il' erudilo l'rlalaaima per sostenere
che per la legge d.
grazia non è lecito ucciderè il reo Op. cito cap.
38 3g. Don serWJrano -consincenti abbast;JnA a concludere la su. te-
si, e'i1 contrarlo è COD solide ragioni provato da Gl'ozio De jur. 6elt.
et pac.li6. ~. 'lap. :I. J. IO. num. 4. e leq. Il Malanima V(lila le spalle a
c.
Gl'ozio. che pur cita in un suo com,mento alla Ilibbia. L'assuolo di
Gl'ozio fil l'Di rinnuoYalo da Pescajore SaSGio intorno dìl!I!I'1f1 opinio-
ni e«. 6. paS' ag.
(2) Qu~1 più esecrando. e erudele carnefice di Maral? Egli :incorac-
gina le umane carniftciQll nel 1793, Il Del 1789 a,vea serino conlro la
pen.a di morle . Plan de #-sislation criminel~., ouvrase dansle quel
Oli t"l.Iite del delitl. et del panel etc. Neuf-Chatell'j8g, colla ciee-
,"ouiana el'igrarll a: Nulitf. Quirite!, han« laevitianJ diutiuIl'ati etc. ".
1'0/110 III, IO
•
146. '
L'ese'mpio d'un' antica repubblica, la quale
non contenta di avere abolito ogni afflittivo sup-
plizio sostituì alla morte l'esilio del delinquente,
non sarebbe allegabile ne' tempi moderni (I). Le
leggi Valerie e Porcie 'aboli rono la pena di morte
non per un principio di umanità e di giustizia,
non 'p el' un princ ipio iÌ quale avesse meditate le
relative forze della offesa e della difesa della si-
curezza sociale, lo che capii' non poteva nella
mente degli uomini a quella età ('1), ma nello
scopo di dare un maggio-l' grado d'intensità alla
prerogativa di cittadino, e quindi pel' un prin-
cipio inerente alla costituzione dello stato (3).
Quelle leggi provvidero ai bisogni d'un ceto non
ai bisogni degli uomini: il loro effetto fu i'lpri-
vilegio di pochi non la legge ditutti, ed i pochi
che ne godel'ono erano in casa loro Sovrani in-
vestiti del forrnidabil dir-itto di vita e di morte
sulla moglie, sui figli .e gli schiavi: non soggetti
ad essere uccisi perchè potevano uccidere (4).
(1) Cicer, De repu1JI, 'li~. :a.cap. !h.,·ed ivi l'erudiliuimo Maj fJ4~'
J9'1. no'. 5. ove nolll, che la indicazione di Ire Porci i aUlori di Ire leggi
del loro nome priOla dllJla .coperta di quel luogo non era .lata 1ìI11a
da alcuno.
(2) Vedasi il li". I. cap. '14. pag. 250.
(3) Sono noIabili le espreuioni di Cicerone l,. Yerr. Y . •. 63. cc O
nomen dulce li"ertalis! O jus erimiall no,trae .cillitati,' O le» Por-
cia. lese.que Yaleriae! Non ..rebbe però slorico paradosso il suppor-
re, che il dritto di punirdi mo~le (osse .Ialo dalle leggi Valerie tolto ai
Magulrati, e che il popolo a sè lo aveue riservalo escluìivamenle. Vedo
Liv, Hiu, li6 . IO. cap. 9' Cicer. Ol'a'. ]lro lla6ir. cap. 4. 1'Iularcb.l,.
GraQcho p. 836. . '
" (4) SenecaControll.li6. ". S.3., .Seneca. De lJellif. li6. 3. cap. 11:.
L. Pimez Diss, de marit9 tori violra,i "indice, Lw. a822 . S'.5.8.
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147
'J~lI stessa prerogativa politica, che esentava il
collo del cittadino di Roma dalla scure del lit-
tore , se era inviolabile per il dritto ordinario,
non lo era pel dritto il quale costituiva 'il gene-
rale romano arbitt,o della "ita e della morte dei
propr] solrlati , o per quello che in perigliosi \
frangenti della repubblica conferiva o ai consoli
o al dittatore un illimitato potere (I). .
La già notata contradizionedelle leggi del me-
dio evo, sanguinarie ed atroci pel delitto nell'or-
dine politico ,disarmate d'ogni rigore per il de-
litto nell'ordine civile (s), non permetterebbe di
trarre argomenti valevoli da quella età. Il peri-
colo, che allor corse la umana sociabilità di ri-
.maner sepolta sotto le rovine della civiltà anti- •
ca, e di perdere non che le sue ol'ganiche forze
fin la ide'a di se stessa per la brutale e sfrennta
azione delle passioni perturbatrici della giustizia
e dell' ordine, obbliga a fuggir con orrore l'aspet-
to 'di quella età, nella quale la pena di morte non
fu realmente abolita, ma il sangue del delinquen-
.te ebbe una tariffa per conservarsi , come n'ebbe
una per circolare la merce soggetta a gabella.
La vigilante e severa amministrazione odi Al·
fredoil Grande non potrebbe citarsi fra le sto-
(I) Vedo illi6. I. eap.6.pag. 86. noto 2. NODèlecilo onde~.~r armi pila
forbile per combattere UDa opinione alterare la storia ed i falli fino al
pualo di paragonare i Romani del terzo e del quarto secolo ai Fran-
cesi col loro Imperalore alla testa Del noslro, come parlando delle
lellgi Valerie e Porcie ba fallo Lud. Henr, Coliaelil. Responsi» ad
,,"aut. jurid. de morti. poella dc. p. ~ 98.
(~) Vedasi illi6. I. cap. 14· PII&'· 236.
148
riche autorità o contrarie o favorevoli all' uso
della pena di morte. Sorgono talvolta uomini di
sì elevato ingegno nell' arte di governare, e di
volontà sì ferma nello' stabilimento e nel man-
tenimento dell'ordine, che la Jegge sembra ani •.
marsi del 101'0 morale carattere e divenire di forza
morta ch' ella è forza viva ed energica, e quasi
pel' queJla della opjnion~ assiderai come perma-
nente difesa allatoad ogni civile e politico sta-
bili mento (I).
Dall' amministrazione di Alfredo il GI'ande si
può con ragione pilssare a quella d'un più mo-
demo legislatore , lasciando addietro le abolizio-
ni della pena di morte, alle quali furono causa
- o pl'inci pj, i quali alla politica non appartengo-
(,) Non .0 quale .ia lo alorico cbe ba scrittq avere Alfredo il grando
abolila la pena di morte per lulli i deliui, eccello l'allo tradimento ,
conforme allena Lucas D...y.tèm. pelltJl ele. pas. 354. Non pprei
neppure ammettere , ehe Guglielmo il conq,!iaIalore face.se lo .lelSG
come il medesimo Icrillu.e afferma sulla f.de d'uno llorico delle leggi
inglesi. La .Ioria narra che io Inghilterra il Re Canuto abol) la pena
di morte pel furia. ma aIIro non dice • ..in Hillory of Enslantl etc. by
t
John Lillf5hard vol, I. elapl.;. app. J. pago 41:1. cercare il nodo nel
giunco l'aDllare spigolando nella aloria aolic. l'abolizione dellapeo.•
di morle alle falde del Caucaso. Strabo Rer, SllOgraph. li6, 17" o ill
EgillO in ena epoca più antiea ~lle piramidi Died, Li6. I. lIap, 65., o
io Grecia. aHorch~ "omicida ( casuale pero ) era condaonalo ali' esi·
lio. E..rip. In Orelt. u. 511. Se ai dee deferire alIa Ilaria de II' Egillo.
,'inconlra in essa un aSllli bizzarro aneddoto lull'aboli&ione della pena
di morte , Il Re Aclilane le sollilul il tagiio del nAlO, e relegò i giu-
,Ilziali in una città sul confine della Siria della perciò /linocol ..ra ;
Diod, LI6, I. lIap. 60. Lo slorico non spiega la parola. che ~ moho ve-
ruirnile .ignillcare cittÀ di confine dai nasi la,Ziati da pl'»OC nalO.
lloÀo'U!oJ laglio, opoç • al." Jonica oupoç, onde O'UpIlU ed OUplll, confini. l
falli antichi .ull'abolizione della l'ena di morte 1000 binarr'e, caprie'
ti di Princivi DOn principj di lelSi.lalllri.
149
no (I), o la pratica di supplizj più crudeli ed
oeribili della uccisione del reo (2) ,Ma questo
istantaneo passaggio il quale supera la distanza
di dieci secoli mostra {;ià che se le forze morali
dell'uomo possono rassomigliarsi tra loro in due
o pochi individui non è lecito spel"are questo con-
fl'onlo medesimo nella forzamoral delle leggi,
Non è vero che l'abolizione della pena di morte
sia pl'ovata dalla storie come mezzo il quale per
sè solo sia stato efficace a diminuire i delitti. Se
un grado mag~ior di rigore nella legge penale
può essere inutile pel' dare aUa difesa della si-
curezza la forza 'politica che le abbisogna, un
grado minore sarà un'inutilità di meno, un omag-
gio che la legge rende alla umani là ed alla giu-
stizia, ma per quanto a lei 'spetta ella non po-
trà lusingarsi che un rigore minore, oltre al-
l'operar come remora sufficiente delle passioni
nemiche dell'ordine, faccia un passo di più: cessi
ù'esser.rigore, e si converta in un principio sim-
parico il quale ne cambi la tempn, e le converta
in amiche e garanli dell' ordine, La storia l)l'e-
senta i delitti da un' epoca all' altra, dall' una
ali' altra amministrazione diminuiti, o sussisten-
do o non sussistendo la 'pena di morte. Alfl"edo
il Grande colla pena di morte fra le sue leggi
(1) Il giuramenlo d' lsaeh l'Angelo, la pralica di Gio Comneno,
quel cbe si è dello delr ImV' Zenone .ono cose tu Ile spettanti alla mo-
rale, non alla legislazione. Nicet. Coniai. Li6, l, cap. 4. Joan Comn,
Cap. ull., Div. Augu.l. Epilf. 15,. s590 " Maroell.
(2) Vedaai quel che della IlIIperalric. E1i1abwlla narra B01nrd Il..a-
lia vol. I. pII'. 244.
150
sfidò l' audacia delle passioni nemiche dell'ordine
e queste passioni non osarono di turharlo ne' luo-
ghi più remoti (I). Il Gran·Duca Leopoldo senza
la pena di morte tra le sue leggi offerse il quasi
incredibil fenomeno delle carceri vuote affatto
per sei mesi in Toscana. (2). Così due fenomeni
simili hanno apparentemente e quanto alla effì-
cacia politica della pena di morte due cause dis-
simili, la qual cosa dimostra che la Causa di quei
fenomeni non sta nella pena ma in una forza di
più complicata indole, e di più difficile esame.
Queste riflessioni convincono della inutilità
de' quadri comparativi statistici sul nurnero di
certi delitti puniti colla morte in un luogo e con
pena meno severa in un altro (3), maggiore in
quello, ed in questo minore _Per sostener que-
sti calcoli converrebbe aver troppi dati, che la
più esatta escrupol~sa statistica non potrà for-
nir mai. Ella darà il confronto della popolazione
nella sua proporsione colla estensione del teeri-
torio che abita:' darà lo stato delle sue cogni-
zioni, della sua industria, del suo commercio,
del suo maggiore o minor agio: la proporzione
(I) Dicesi che sospendesse braccialeui d'oro per le campagne, e niun
gli rubasse. Hume's Hiltol'Y' rifEngland 6: l. chapt. 2 • .Alfred. U,n altro
storico non crede al falto, ma alla opinione che le ne ebbe. e pensa
che il fallo fosse atlribuilo ali' amminislrazione di Alfredo da' poste-
riuri Icrillori, Hi,tory rif Englt,lRd by John ,Lù,s1uJrd clUlpI. 4. paGo
a ro.
(2) Dupaly. Leuree sur l' [talie lettr, 25. J il quale allella di aver
ecncsciuto il fallo dalla bocca dello slesso Gran~Uuca.
(3) Taillander Rejl". sur lu lo~ péllal tÙ Fr~l:e et 4' 4118'et"..
re. Peri« 18~4· l'aS' 6 •• ::a;iS.
15.
in cui stanno le diverse classi, e le diverse con-
dizioni tra loro: la relativa differenza del nume-
ro delle braccia, che occupano le diverse arti, ma
non potrà dare con la esattezza desiderabile lo sta-
to delle circostauze per se medesime indefinihili ,
le quali agiscono come cause di delinquere non su
tutti ma sopra un più o meno esteso numero d'in-
dividui. Le cause di delinquere o tentazioni al
delitto sia per il 101' numero, sia per il grado
d'intensità della 101' forza agiscono nascosamen-
te, e ben spesso rassomigliano a que' malori , i
quali seazachè se ne conosca la causa nascono
improvvisi, ed asiscono in modo che l' arLe, se
ne può contare i passi, non può contarne i rime-
dj, Che se quelle cause colla 101"0 replicata azione
si convertono in abitudininon vi ha pena, pel"'
grave ed arroee che sia, il cui timore possa im-
pedirne gli effetti (I).
Il gius d. natura , astratta e specula tiva con-
templazione òe' diritti degli uomini considerati
come separate e distinte unità aventi il valore
medesimo perché la ragione, da cui prendono
origine, non può in alcuno differir da se stessa,
se fornisce in ciascun di que' dritti il titolo le-
gittimo della forza necessario a respingere l~ at-
tuale ostacolo al loro esercieio , O a far cessare
(1) Il D. Henry nella sua "oria della GraD.BretlagDa narra come
tolto il regno di Enrico VlII. nntidue mila ladri furono Siuslir.iati:ehe .
la pena medeaima al furlo eta io Scozia: che i ladri in Inghilterra non
uccidevano e in Scozia sL Ciò pron, cb. caratleri e circostanze di-
verse , e QDO le pene fanno variare i delitti da UD Iuolo ali' altro, Bi·
6lioth, BrittUl,Literat.lIol. 5. paG.~a.
1St.
l'imminente pericolo della 101' distruzione, non
ba .criterio che basti per .decidere del legittimo
titolo e della estensione maggiore o minor della
fOI"Za necessaria al1a difesa o dell' uomo f il quale
nell' aggregazione politica non forma altrimenti
una separata e distinta unità, ma forma parte
d'un computo, o dell'aggregazione politicastessa
considerata come una esistenza nuova, la quale,
discernibile nel1a storia naturale del geDere uma-
no, non ha· regole costitutive nel dritto della
.pura ragione (I).
Il dritto di Datura altrimenti considerato dette
nella questione della pena di morte armi atte a
sosteneela , ed armi atte a combatterla, specie
di Saturno procreatol'e e di vorator de' suoi tigli.
Essendo stato posto il gius di natura a conratte
immediato cel dritto politico, come-si porrebbero
a contatto tra loro due elementi, i quali, come
l'acqua e il fuooo, tra le mani dell' arte servono
alle umane necessità, ma abbandonati alle forze
di loro natura vicendevolmente distruggonsi, ne
aVVennel"O i risultati medesimi: o il gius di na-
tura assorhì il criterio del dritto politico e lo
distrusse: o ildritto politico fece lo stesso del
gius di natura, o nacque dal tentativo d'una mi-
stura dell' uno e dell' altro un Iinguaggio nel
quale non si seppe distinguere quando Iii parlava
difatto, e quando di dritto.
La fona de' fatti, e le sociali abitudini face-
153
nno vagamente sentire la necessità d'un sistema
di punizioni, e quindi su questo proposito le opi-
nion'i erano concordi tra loro, nè altro dissidio
manifestavasi che nel modo d'indagarue la origine
Come diritto: dimodochè le dispute si facevano,
come in geologla, mangiandoe bevendo sopra la
terra, e speculanclo sulle sue origi ni . Ma, andando
il sistema di punizioni fino alla morte del delin-
quente, lo spirito umano appena potè sentirsi li-
bero dall'{mpero delle abitudini, e investito del
cl l,iLto di consultar se medesi mo parve scuotersi
e soffer-marsi all'aspetto del più gl'ande atto della'
giustizia sociale, onde meditare se la forza, la
quale collocavasi al fianco della natura col di-
struggere per conservare, aveva- l'appoggio del
dritto, o agiva unicamente nel pl'oprio interesse ,
Quindi i sistemifilosefici , se sulla origine del gius
di punire batterono strade diverse senza uerarsi
tra loro, si divisero sulla ,pena di morte in due
schiere, le quali incontraronsi l'una di fronte
all' altra sulla medesima via con diversa divisa,
onde mezzo di conciliazione tra le une e le altre
non vi era (I) ~
Questi' sistemi prendendo il nome di filosofici
mostravano il proposito loro di far piegare i fatti
alle speculative forze della ragione, ricusando che
la ragione obbedisse alla forza sperimentale dei
fatti studiandola ,
(l) Il Cb. Romagno,i Ge1lesi del àritlo plltll,z. 1101. 1. Pllrt, 2. Il. 21.
dicbiara 000 ~oIer discutere la pena di morte, onde resla nell' Uòlme
deJla oriGine del lius dr punire nè più s'inoltri.
r54
Alcuni sistemi, includendo quasi tutto il deitto
politico nella eguaglianza, che la ragione umana
può sì facilmente considerare come base e cri-
terio-della giustizia, ammessero la pena di morte
contro chi avesse ucciso il suo simile come una
inevitabile e necessaria retribuzione, che il prin-
cipio della giustizia esigeva, o come untaZione
giuridico la d~ cui intellettuale necessità fosse ~I
titolo, di cui era la società civile investita per
far uso di quella pena, esclusa però qualunque
esasperazione di dolor fisico nell' irrogarla (l) .
Così il Sovrano punendo colla morte adempie .
più a un dovere di quel che eserciti un dritto,
e la legge obbedisce a una necessità , la quale
non è nella indole dell' aggregazione politica,
ma è nella mente di tutti. Questi stessi principi
però hanno prodotti risultati diversi, e senza ri:-
petere la confutazione che altrove ne fu propo·
5ta(2) è osservabile che la distinzione del talione
giuridico e del talione morale condusse altri a
combattere colle ragioni medesime il dritto di
punir colla morte (3).
Se questi sistemi confondono insieme la l'agio...
ne privata colla pnbblica, e fanno esister questa
in quella, altri distinsero invero i dritti dell'uo-
mo concepiti colle nude forze della privata l'a-
..
C A P I T O L O, V.
"
Contil&uazio1l8 del 60ggettO medesimo.
(I) S'alu.t. Bell, Calil, .il'e de eonjur. Catil. eap, 51. 5,:1. Crebillun
Catili,l. aet. 4.•e. I. f. ripetere a Calone
• Si vau. euuiez puni le 6arlHlreSylla
« YOIU ne .re"wifue. pa, de"ant Cad"1UI -o.
l'.
176
plare all' oggetto di mostrarsi più forte, e sor-
gere armala in un tempo in cui altro criterio
non si conosca che quello delle armi (l). L'esa-
me di queste circostanze non appartiene alla
scienza, presupponendo i suoi calcoli sempre lo
stato l'egolare e tranquillo d'una società, la qua-
le per una serie di felici abitudini vive contenta
di se medesima. Ma in circostanze simili altro
non essendo la pena di morte se .no n UDO straor-
dinario apparato di forza, col quale lo stato tro-
vasi costretto a spiegare in un modo più solenne
ed energico la propr-ia prel'ogativa, il legislatore
non lascia sciolto e libero il freno a questo sco-
po eli esterna politica, ma aggiunge a quella pena-
tali temperamenti da render manifesta la interna
repu,gnanza dell' ani mo suo a concederle una in-
definita fiducia (s}. .
Una pena, i di cui effetti possono essere più
indovinati che regolati dalla legge (e tali san
quelli della morte al confronto della prigionia
pel'petua Jel delinqnente ) renderà il suo erna
di vinatorio, dispurabile a seconda delle varie
opinioni degli uomini, e appunto per esser tale
perderà forse quel carattere di necessità vera as-
soluta innegabile che il dritto politico vi dee-
ravvisare.
Qualunque sia la opinione della legge sulla ef-
ficacia politica della pena di morte nell' ordine
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l']']
civile, la scienza può ben meritare di lei se giun-
ge a provare che il soo primo pensiero ,è quello
della sua forza, e il secondo quello della sua giu-
stizia, nel che nè la idea d'iodeholirne la pre-
rogativa, nà una vana, o mal calcolata pietà tro-
van loeo; e se, 'l'igettando tutti i sistemi, i quali
confondono il criterio del gius di natura col cri-
terio del dritto. politico nella soluzione' del più
grande fra i problemi sociali, può giungere a sta:
bilire, che i due criterj, ben ponderati, vicende-
volmente si ajutano senza distruggersi (I).
Tomo 111.,
C A P I T O L O VI.
(I) Plinio Hi,t. lilJ. ,. co6. ebbe inst,.allili,. DOD slUceHilltlè tI'esser.
buporlalo ioqualsisia corpo. La voce inseltil''' ~ nuova ma denotanle
i1earallere della pena che ingerit : pone entro al corpo del paziente il
dolor fisico La qualità di privativa è bensì avversativa d'iTl{;elti"a ma
non di attiva come al confronto della privativa si espresse Bentham
Théorie de, peines et des "ècompe~lIe' vol. •. P-S' 12.
(2) Benjamio Constant Comment. sur -Filansieri parto 3. e1wp. 12.
Noo sussisle perb, come sembra credere i1siSDor Lucas Da 1j'l~f1Ie pio
181
non come dritto ma come mezzo del suo eserci-
zio (I), il quale non può esse~ di fatto sostenuto
che colla forza, e se si consideri che all' oggetto
appunto di aver la forza necessaria all' esercizio
de' driLti il gius' di natura ebbe bisogno del soc-
corso del dritto politico, non resterà dubbio che
qut!sto dritto è investito di facoltà non che a ne-
g~r la sua forza all'indiviJuoche ne abbisogna
per l'esercizio de' proprj diritti ma a togliergIi
ancora quella che il gins di natura gli ba com-
partita per sostenerlo (s). .
§. I.
Lavori pubblici •
•
L'omicida, versando meditatamente il sangue
del proprio simile, dipingesi al sentimento inti-
mo, ed alla ragione 'animato da istinto di tigre,
e della tigre più snaturato(3). Supporre suscet-
N4l etll. paGo 263., che ti Ca:valier Filangieri non abbia ammeJle le
pene privative di libertà D~ in perpetuo né a tempo, Scienr.a della le-
SÌllaziorte lib. 3, p. Il. cap. 33. Quello scrillore prende equivoco da quel
cbe il Cavalier Filangieri dice-per IOsiener la pena di morte, e di che
qui add~lro paGo ,65. no'. I.
§. II.
Casa di forza,
§. m.
Carcere.
•
193
srstema col quale essi praticavano questa pena
poteasi facilmente confondere colla deportazio-
ne, sembrerebbe volere non fuorima nella pa-
lt'.a del condannato un luogo, il cui soggiorno
c-omparativamentecogli altri apparisse di condi-
zione peggiore. La umanità e la giustizia però
non consentirebhero , che questa pena dovesse
suhirsi in luoghi ne'quali per la natura del clima
o la. salute, o la vita del condannato fosse posta
in pericolo. Quanto più largo è lo spazio e il
numero delle circostanze , entro alle quali la
pena dee avere l'effetto suo, tanto è più necès-
sario di apprezzarne il carattere onde conoscere
il male che senan essere ~d essa inerente potreb-
be p,ur essere in-essa consequenziale ,
Ma una più ponderata politica obbliga a con-
siderare la relegaeione el' esilio come dosi mag-
giori o minori del materialç medesimo, potendo
l' una divenire or più acerba or meno acerba
dell' altra.
Se l'esilio non è espulsione dalla patria, la
rclegazione è dell'esilio più gl'ave. L'esilio nel-
l'indicato suo gl·ado di severità è dalla legge
toscana solamente usato co'}orestieri (I): coi
sudditi e co' cittadini non porrebbe essere pra-.
ticato che ne' delitti direttamente politici in
(lualche loro men grave specie : sia perché in
questo caso la pena segue più fedelmente la in-
dole del delitto (2.): sia perc~è in questa specie
(I) Cod. Leopold. Art. 55. La pella è eslesa anco ai calunniatori,
(a) Sarebbeuoa spededi ostracismo, pena alfalto politica, conforme
T011l(J tu; J5
194
di.offese, per ciò che più comunemente accade t
la condizione del condannato è tale, che della
patria pri vandalo non è senza mezzi di sussisten-
za gettato, ove ogni sua personale industria gli
divenga inutile, e sia collocato tra il rossore del-
la vita mendica (I), o la disperazione della de-
littuosa.
Perché la relegazione divenga quarto grado
di pena dopo la carcere è necessario, che il tem-
po di questa sia esattamente dalla legge deter-
minato ,
L'esilio ha suscitate gravi censure contro di
sècome pena, le quali possono ridursi a due: la
sua insuffìciensa ave i <lritti di città non esista-
no: la sua ingiustizia come spurgo di malviventi
a danno de'paesi, che gli debbon ricevere (2).
Se non si fissa la estensione degli effetti di
questa pena, e non si indicano i delitti, pe' quali
può comminarsi, l'i~sce impossibile fissarne con
esattezza il carattere,
c.) Vedasi il li". I. caRo III' pago :135•.e qui addielro p4g. ,83. Questa
fiozione personalissava il supplizio, e gli dava dominio, e pl1ssesso del.
condannala. NoI'. :1:1. cap. 8. 'I"1lç 'rL/L6.1P'txç TO,;' xa.'r~crlcr,xaa/LÉl/o1Ì
IXO~aaYl EClVTlÌ tl'OVÀEVQVTCI, " Supplicio damuatum possidente si6i
6,r~ieJltenl. )).
(:I) Noo è dunque da meravigliare se i,giureconsulli Iìomani diseus-
sero tranquillamente e lenza inorridire il drillo della aer,ilù della
198
È questa forse la vera ragione che ne' fram·
menti del dritto romano a noi pervenuti o non
è possibile o è grandemente difficile conoscere
quali pene traessero dietro a sè quella della sere
Vitù (I), per lo che ne'paesi ne'quali quel dritto
formò 'regola comune di ogni altro la stessa dif-
ficoltà fu incontrata nello stabilire a qual pena
antica la moderna de' lavori pubblici corrispon-
desse C,,).
Ha le sue stravaganze anco la crudeltà e tanto
più facili quanto più ella è soggetta a perdere
la coscienza di se medesima in quella della forza
alla quale si appoggia. Il servo della pena, morto
come uomo perchè divenuto mero anirnale , vi-
veva pur come. uomo o per dare un lucro vi·
'fendo, o per dare un divertimento morendo (3):
pena, le molle questioni del quale pOSlon vedersi in AnI. Math. D4
crimini". ad li". 48. dig, tit, 18. cap.~. Bene, GOlllieb Franck,e De ...er-
l'n poenae apud rom, Lipsia« 17~7' Jo•• Hofer, De usu l'l'actico serl'i.
tut. poe1l.ae Basil, 1744.
(.) La questione tra i Romani giureconsulti ~ sugli efl'ellidell' opera
pubblica, e l' accenna Hommel Dis«, quid <le pomo rom. phil. ~tat.
l'aB. 34. noto ..... '
(a) Leopold. Andr. Gu'adagni Instit, jur, civ. li!. r , tlt, I~. S· '4.
noto 3. Il Bartolo interpelrando in Pisa il Digeslo nuovo vi agitò la
Quest. I. Rum, .S. a 134~ .• e sostenne che i banditi non erano equi-
parabili ai deportati. Il Savelli Pratica unil'ersale S. "anditi gU alSo-
lIliglia ai servi della pena.
(3) Dig. us. 48. til. Ig.l. ~g. 11 giureconsulto dà della sopravvivenQ
una ragione non meno barbara: quella di lorlurare il condannato per-
ehè deponga in lIegravio d' altri. La Religione Cri.liana prolìllb di que •
•to intervallo tra )a morte finta e la vera dd condannato per placare
a IUO prò ·Ia imperiale ferocia. Ant. MathaeuI Traatsu, de ju,·. sladii
Clip. :I. l" 1:1. .3. riporlaodo i versi
a .; •••••••• da te'~'pu" et spdtium ti6i
.. Quotl ratio nequit forte NIltJ1Jit mora.
199
barbarie la quale potea lasciarsi sotto onesto
silenzio, se non avesse fatte poi nascere gravi
.
questioni nel 11 ri tto •
Tra le Imprese dell' Imperator Giustiniano,
-
,(I) No". :1:1. cap. 8. Aulb. Setllodie Cod. de <lonat. inter vir. .,
"S'or.
(a) Leepold. Aodr. GlYdacoi 1""iI. jr". • ill.li". l'. tit.'. §. IS. "•.
~oo
(I) Ant. Malb. De orimini". tJtlU". 48. tUB' tit• • 8. num. 4.6.·
(~) De Luca De resali". Ap. Guadagni loc, 6upr. cito •
'(3) Sugli eft'etti giuridici della deportazione come titolo del medio •
cambiamento di stato, vedasi Ant. Matb. Ad tili. 48. dit;o tit• • 8. num.
~ .•ulla denominazione Lamb. Alell. JOI. Doreye Diss, inoug, de Mì
qui ciPilatem amittunt, et tk morte civili Leod. 181~. LaL. 6:1. S.
ult: tit, :1.1i[,• •,. dig. nella parola intereu"t comprende la diminuzione
di capo muaima, I. media e la lIlorte nlturale.
!lO I
derali come individui viventi in state di indi-
pendenza reciproca tra di 101'0, resta l'ono odo- .
veLtero restare intatti, e in conseguenza il dritto
religioso e civile del matrimonio: per questo per-
chè il pri 010 titolo dee necessariamente assorbire
ilsecondo (I). .
.Se si constderi la morte ci vile pc' suoi effetti
ella non. semhradifferire dalla interdizione alla
quale il pro«Jigo ed il. furioso sog~iacciono. Ma
nella .iaterdiaione il dritto non è annientato e
distrutto, e ne è soltanto l'esercizio sospeso.
Hiedificare quel che è stato distrutto una volta
non è economÌa: per lo che sembra che la morte
civile non debba andare unita se non a pene di
durata perpetua j e quanto a quelle di durata
temporaria la interdizione più o meno piena, a
seconda delle più gl'avi, o men gravi specie pe-
nali, sembra 0ppoI'tuna per ragioni che chiun-
que potrà seol'gere facilmente.
Se i torti di qualche pensatore esser potessero
i torti. del tempo nel quale scrive, il secolo nel
quale viviamo, potrebbe dire a ragione, che i
progressi delle cognizioni umane s.on discernibili
per le contradizioni nelle quali s' illaqueano ,
Uomini i quali considerano come giusta, poli-
tica. e DG.ft lesiva della morale pubblica la pt'nn
della morte naturale del reo, ravvisano tutti
questi difetti nella sua mo~·te civile. D'onde que-
•
'"06
C A P I T O L O YJlL
(I) Si può forse credere, che la espressione fosse più retorica c.h.
~~~. .
(~) La dislinzione è indicala come degl' interpetri dà Ant. Malh. Ati
lil>. 48. diS' us. 18. cap. 3.lIum.~. Voel .Ad pa"decl.lih.3. 'it.~. "una.
5. enumer, alcune specie d'infamia di fittto. Gli esempi che il Cava-
lier Cremani De ju,. orim, li". I. parco ~. cap, I l . S. 6. IIIM1'. 3. Irae
li".
dalle 1e88i l ' . ,g. tit, I~. 2. escludono la infamia di dritto, ma
non includono la infamia difatto. Forse indolloin errore da queste
leggi Muyarl De VouglaOl Le« loi» cri",i". dalU leur» ordr, n/ll. liv...
2. tit. <4. chap. 5. applica. quellupecie I. infamia di fallo.
2°7
classe (I). La distinzione della infamia di driuo
, in quella che nasceva daHa legge ,ed in quella
che nasceva dalla sentenza, sebbene in cose rela-
tive al costume e non d' effetto sì grave come i.
delitto, non l'çl.ladal costume non si manten-
ne (2). 11 pri~ci pio il quale faceva deri var la
infamia non dalla pena ma dal delitto, (5), ap~
parentemente encomiabile e seguace dell' opi-
nione, era difettoso perchè reputava la opinione
invariabile, e perchè, potendo una sola e mede-
si ma azione presentare secondo le circostanze un
danno emendabile ora in via penale ora in via
civile, trovavasi incerto nel decidere sultitolo
della infamia (4). I pratici, abbandonando la in:
farnia alla opinione che l'avesse o non l'avesse
unita alla pena, e indovinando il suo vero prin-
cipio, si dichiararono impotenti a applicarlo (5).
(I) Gli addelli ali. arli ludicre, come i lahatnri, gesticolatnri, pan-
tomimi, istrioni, erano infami di fallo: nnn cos, gli atleti , i disegnalQ-
ri, i Thymeliei daThymele, orchestra su cui slavano i cantantl , confusi
~lIa ~Iolla alla L. 4. tit, a. li/). 3. diS' co' caolanbancbi. Vedasi Alell.
ab Aln. DiCI RerI.lil>. 3. cap. 9.
<~j Ant. Matb. Ad li/). 48. diR' ti •• 18. cap. 3. nUM. 6. il' quale fa
del principio una regola generale mentre era particolare alle leggi Pa-
pie Poppee pubblicate da Auguslo come dopo Beiaeccie OllelU il
Nani Ad Malh, loe, cito not 3.
(3) Ani. Malh. De crimini/). loe. ciI. num. 4. il quale però mostra
parlarne come di COlI che non lpelli ai delitti e alle pelle. Corneille
pur disse
« Le erlme fait la home J et non pal l·echllJff'rul.
(4) Di qui nacquero anlimonie moltissime delle leggi Ira loro " una
ingegnosa conciliazione delle quali i propoala da Ani. Malh. loc, cito
"14m. 5. .
(5) I pralici furono se,uitali dal le,iJlatore Toecano , C..,d. 1.e<,,.
Mt.5,.
~o8
Tra il principio che dava al ~eliuo il potere di
produrre la infamia, e il principio che dava que·
sto potere alla pena dovea nascere necessaria-
mente un confli Ho sulla durata , Se la infamia
nasceva dal delitto .doveva esser .perpetua come
la sua .memoria ~ se nasceva dalla pena doveva
finire con essa Cl).
TI"a il disdoro e il òisprezzo: tra il disprezzo
e il ridicolo la transizione è impercettibile spes-
so. Di questa transizione n~ somministra esempi
]a storia del medio evo, ep(}ca nella quale le pitÌ
malnate tra le passioni degli uomini godevano di
gran liherta. Fu allora che l'asino, dopo aveF
t1tta mostra di sè come seanQ di spregio in guer-
legi,la'Zioue li". 2. parto 3. cap. 31. La vedova del Malahar che .i bru-
eia viva, e il guerriero che versa in hallaglia il suo sangue agiscono
per sentimenti diversi assai da quelli che fanno lemer la infamia di
di'ilio.
(.) Il Cavalier Filanl'iieri Scienza della legislazione loc. cito suppone
«l'sservi una classe, che non conosce l'onore. Non vi ha miserabile
oscuro, che in caso di parente condannato alla galera non supplichi il
Prinèi(Je, e non sommuova ogni pietra per la commutazione della pena
a motivo dell' onore della sua innocente famiglia. Quello scriuore sup-
pone la infamia troppo debole, ed è troppo forte perchè per un vizio
che le è insito .i spande sull'innocente. Cercò de' correttivi a questo
viaig Lacretelle De. prejuse. de, peine« infamante, et".
(2) La religione , le arti, i costumi, avendo tolti gl~ uomini dalla ser-
vitù della gleba, e favorila la opinione della dignità della loro natura,
. Don permellono che della pena d'infamia non sia fatlo'l' uso e l'abuso,
che ne fu fallo nel medio evo, allorchè chi avea la forza di mUliiare il
corpo credeva di aver quella di avvilire a .uo Brado l'auimo del de-
linquente •
SII
nerebbe. Questa pena non è come le altre effetto
di una forza che sola è bastante a produrlo: ma
deve cercar quella forza nella opinione correndo
rischio o di averla contraria, O di accendere le
passioni per averla. compagna, o di tenersi ad
abitudini antiche come suo punto d'appoggio.
In mezzo a tante perplessità, in un tema il
quale più che ~gni altro si presta alle declama-
zioni retoriche, ed agli enti di ragione, è desi-
derabile che la infamia segua le sole pene per-
petue,.e faccia causa comune colla morte civile.
Se la pena giunge come è pur giunta tra noi ad
assumere un carattere razionale, il desiderio di
denigrare, passlonato sempre per se medesimo
e perciò col bisogno. di trovare assistenza ed
appoggio nelle passioni, troverà i giusti suoi li-
miti, e calcolerà se, suscitate una volta le umane
passioni contro il colpito da infamia temporaria,
sia più possibile farle tornare addietro, o la co-
scienza neU' uomo restituito aUa Sua libertà di
esser sempre l'oggetto dell' altrui disprezzo non
sia un incentivo per esso a restar nemico della
società, e contro essa macchinar nuove offese (I).
(l) Ariatolil. Etlaio. us. 5. Dap. 6., ADL Math• ..là lilJ. 4& diB' tit.
IS. cap. 4. mura. ,. .,
(~) Delitti e pene §. 21.
(3) Cod. Leopold.411. 55. 5,.
!lI!)
visare un' analogìa tra il delitto e la pena (I).
Essendo la proporzione il l'esultato del paragone
di due quantitàomogenee, è inutile parlare di
proporzione tra le pene e i delitti, che non son
quanti tà, nè se lo fossero sarebbero omogenee
trà loro.
Punire uno schiaffo colla galera: punire il la-
trocinio con pena pecuniaria sarebbe eccesso nel
pri mo caso, e follia nel secondo; e se gli ecces-
si e le follìe entrano nelle regole delle propor-
zioni la disputa è di parole (!l).
Se si considera la legge da farsi, il suo pen-
siero è quello di' ponderare qual sia fra tutti gli
immaginabili il delitto più fatale alla sicurezza
della città, e ponderare qual sia h-a le pene, che
l' intimosentimento giudica la più severa, la più
mite che abbia sufficienza a reprimerln . Questo
calcolo non è proporzione, ma è piuttosto scelta
dell' arme la più opportuna e la men micidiale
in un' tempo onde farla balenar sugli occhi al
nemico.
Stabilito il più alto grado di severità nella
scala penale, vengono a collocarsi in luogo in-
.'
meadicità, le male arli nel giuoco ee, N. Ceci la eoumerasioae E~.
us.
'(fUI, orina. 3. SS, 1066-1068.
~~I
(I) Filangieri Scienza della le8i.lazione lilJ. 2. parto 3. Clip. 36. 098
distingue il popolo laborioso, e il dedito all' ozio, suggerendo pel primo
pene dolci, e pene severe per il aecondo. Va popolo d'ozi06i è UD·
utopia di nuovo senere.
(2) Veclasi qui addielro pago 125. e paGo 127.
(3) Grotius De jur. beli. et pIIc.lu". 2. cap. 20. S. 33., PufI'endorf D.
jur. ntU, et llent.li6. 8. cap. 3. l 25.• Risi .Jillimadl'el's, ad c"lm.j..-
ruprwl. pert: ptIB. 65., ReIIU&Ì EUna, jur.crim.li6. 2. CI, 4. §. 15
1&2S
yerse quante sono le maniere di sentire degli in-
dividili (I): è contraria alla umana sociabilità
perchè mostra verso le classi più umili, le quali
sudano e s' industriano per le più elevate un di-
sprezzo, una diffidenza, una opinione di schia-
vitù sempre funesta ov' è mestiere di dar corag-
gio, ed incitamento aIla umana perfettibilità , i
cui germi sono in chi dee pervenire non in chi
è gia pervenuto alle sommità sociali: urta la
morale perchè presuppone durezza ove altro non
è se .non povertà, e guida a far preferire la sferza
ai soccorsi caritatevoli: è in opposizione alla re-
ligione in faccia alla quale è creatura di Dio tanto
l'umile ed il plebeo, quanto l'elev'ato ed il no-
bile.
erim. pago G•. BaVODll ~IU prelim• .",. le cod. pdn. ella". '9' Rogron
Code penai e:rpliqué paro su motifi etc. ad art. 56.
(1) Ani. Malh. Ad li/J. 4,.
tlis" tit. J. cap. 3. num. 8:. il-quale parla
iò lermini di delillo di furia.
(2) Dig. Li/J. 411.tit. '9, 1.28. §.!l. La legge parla' d'imprudenze di
Biovanaslri i quali, semhra, iurbassero gli spettacoli. La legge prescri-
ve I.- la frusla, 2.- la interdizione degli spettacoli, 3.- l' esilio, 4.- la
Dlorle: DOD ostanleché la legge slessa dichiari trattarsi di teme,.ità.
il5.
In.sè
, stessa dovrebbe cedere ad una . contraria
ragione di gi ustizia. Questa ragione è falsa i n sè
stessa perchè o la pena decretata al delitto.ha la
sufficienza che dee avere onde la Sua minaccia,
data la certezza della sua subizione, sia un poliri-
co ostacolo. alla offesa, o non l' ha: seI' ha con-
viene attribuire il nuovo delitto non a insuffi-
cienza della pena del primo ma a un falso cal-
colo d'impunità di chi si accinse a commetter-
lo, o non l' ha e conviene, aumentar la pena de-
cretata al delitto non esasperarla per il caso della
recidiva. In ultimo questa ragione altro non .è
se non quella gi.à rigettata J1110rchè trattavasi del-
l'attentato(I), o delFerronea massima la quale
iasegna , che crescendo i delitti debbono essere
aumentate le pene (~). Questa r!lgione politica
hacontro di sè. una ragione di giustizia, perchè
ella ternle a spregiare il principio., il quale p re:-
scr-ive, cheespiata la pena non si possa nè diret-
ramente nè indirettamente far caso del delitto
pel quale fu incorsa (3).
Quando una massima è falsa ella fa nascere
inesu-icabili difficoltà nellasua pratica applica-
zione. L'aumento di punizione pel delitto ripe-
tuto pal'te in realtà dalla idea, che la pena abbia
lo scopo di correggere chi offende la legge, la
(I) Ant. Math.lot:. opr. cit. il la leBse citata nella rIOt. s. ti TH'B' do.
(2) Sente tulte !Iueate difficoltà, e -Ieala abroslial'Hae Nypela Ltmll.
du,.pU/f.21.
(3) L'amminÌllruione dell' Impentor Claudio IOmminÌltra le trac-
cie di quesla nuova giuri.prudenza, narrando di lui Sveton. 111 Clautl.
CQP' 14. a L.GI'l'IIl.AlIl'oeTlam ,upersru,ru .116qli., 44unlUWit Il.
\ ~3
di ciò che era solito farsi (I). I pratici, confon-
dendo la pena arbitraria per titolo di prova col-
)' arbitraria per titolo d'imputazione adottaron
la usanza, e ne foi-marono una' regola costante
nel giudicare (~): ma è incerto se questa massima
almeno in Italia siasi estesa indistintamente a qua-
lunque delitto, o siasi se noh col più sano al-
meno col più discreto criterio ristretta al delitto
di furto (3).
Se si tratta di delitti di genere diverso com-
messi dalla persona medesima sebben cambiuoi .
nomi le cose non cambiano, nel sistema di chi
valuta la reiteratainfrazione della legge ancorchè
il delinquente non abbia subìta I~ pena di un
prirno , o d'un secondo delitto prima di com-
mettere o il secondo o il terzo . Sembra che, o
§. nr,
(I) Ani. Math. Ad lil>. 48. Jig tit. '4. eap, ~. nNm., ,. Alcuni la
chiamano ca.ra del diavolo. Savelli Pratica universale S. eareerat] eco
num. 9. Chi credesse che nei gnverni anca i piÌl liberi dell' anlichilà
III carceri non avessero ," orrore nefando, che poi ebbero nel medio.
evo può a proprio disinganno leggere Ales. ab Alell. Dies geniale..
li~. 6. cap. 21. La causa della umanità e della giuslizia non fu conce-
pila dagli antichi, né vi ha nella loro sloria cosa che somigli alle ge-
nerose fatiche dell'Howard, del Ruslon. di Enrico Grey Bennet ee, Ci-
cero De rep, de off. li". 3 cap. 2. osserva " Atheniensi"us crudele "i-
.llm utile" e D~' Orat. li". 3. D. 34. fa lode ai Romani della clemea-
~, IU di che IlIrebbe bilO800 d'un commlario aell breve,
, \ .
, 239
forza morale della pena (l) è gilisto non che
equo, che la carcere sofferta sia al reo-ebbuo-
nata in conto di punizione, onde o ne venga di-
minuita la durata, o ne venga cambiata la spe-
cie di quella che a forma della legge avrebbe
dovuto subire (2). La sola pena perpetua esclude
questa regola di giustizia, di-venendo in questo
caso la carcerazione per sè medesima quanto più
Iunga fu una diminuzione del rigOl'e, che la leg-
ge facea sovrastare sul capo del delinquente (3).
, Ma questo titolo abile ad alterare la propor-
zione tra la pena, e il delitto, nascente dalla
indole del metodo giudieial'io, a tutti i metodi
non si adatta,' e ne esige uno; iI quale, ridu-
cendo tutti gli atomi del delitto, e tutti gli atomi
della prova ad ispesione di dritto, renda la pena
così pieghevole da convertirla ih segnale possi-
bile di tutti quegli atomi, potendo ella in questo
sistema soltanto prestarsi a una specie di baratto
col male dal reo nella carcerazione sofferto (4).
(l) Gin.tamente osserva Ant. Malh. Ad li". ~S. dig. tit: 1S. cap. 5.
num. 14. essere erronea la massima di chi crede. che la sola dislanza
del tempe tra la condanna. e il commesso delitto è titolo per mitigare
la pena. 1\ lasso del tempo è sagge Ilo di prescrizione non di mitig.zio~
ne. La pendensa del reato è il vero titolo perchè la peoa nn8a dimi-
nuila •
(~) Becèaria Delitti e pene S. 3,.
(3) Tra le intemperanllOe d'ingegno del Beolham abbellile dallo slile
Tomo III.. 16
~411
la seconda l'accusa, l'una dannosa a chi la emet-
te, l' altra ad un terzo dannosa, e che l'una, e
I'ultra cercando il vero ne' suggerimenti dell'in-
teresse corre il risico di allontanarsene quando
più crede d'esservisi avvicinata.
§o IV.
(1) Il Farinacc. Prax, erlmin, quali", 12. IIU"'; a. con una petizione
di principio. che gli fa poco ooore .\'uole eccellualj i delitti occulti.
nel che è rimproverato , e carrello d.1 Thomasia cito di ... S• •3., e da
AnI. Malh• .Ad li!J. 48. dig: tit; 19. cap. 4, llUm. ult, Quesla medesima
pelizione di principio è riproposta dal Globig Cen., rei juàic. parto 2.
cap 15. S. 3. Non sussiste che il Beccaria abbia volulo non prescrivibili
i delillipa1esemente commessi,' e prescrivibili gli occultamente com-
messi come sembra credere il Cavatier Cremani Loe. "'P". cito §. 6. Il
Beccaria non ammette prescrisione ne' delilli provati di chi prese la
fuCa nle a dire conlempla il caso della condanna conlumaciale. De-
~e~~~ .
(2) !.'('aDi Ol$fIf'II.zioni 1Il Cod. Leopold. tirI, 114.·
~6
all' emendabile dal dritto' civile t tanto più il.
dritto penale perde di competenza a stabilire la
prescrizione lo che rsemhrerebbe a prima vista
una contraiJizione, ma non lo è se si ponga mento
che questo èc bensì destinato a protegger quello
ma non può o cambiarne, o distruggerne la pre-
rogativa (I).
È così veto, essere le ragioni della prescrizione
nelle materie civili affatto diverse da quelle delle
penali materiejche nelle prime il lasso del tempo
tanto è più lungo, e nelle seconde tanto è più
breve quanto più è aumentata tra gli uomini la
ci vilLà (2). Colla perfezione sociale scemano lo
cause-favorevoli alla impunità: si perfezionano i
metodi indagatori del vero, e crescon quindi i
moti vi per far agire la prescrizione in uno spaziò
di tempo più breve (3). Quanto più però il me-
(l) Per questo molivo Corse gl' interpetri del romano dirillo decise-
ro, che ave il tilolo dell' otTesa fosse come la ingiuria , o il dolo pro-
ponibile tanto nel penale quanlo nel civile giudi&io, la prescrizione cii
queslo dovesse regolarfl'la preserisione di quello. Ant. Malh . .Ad li6, 48-
dlg, ti'. 19. cap. 4. Rum. 6. Il Nani non avendo compresa ben la ragione
Don digerisce la conclusione• .Ad AnI. Malb.lOtl. eit. noto 3. È olsenabil.
che dove la pena fu Yendella dell' atTeso non fu ammessa la prcaerido-
Ile. Helneec. Ele",. ju,. serm. vol. :II. pUS' 14., Riccius De pl'autlri-
prione Germi",. veler. et hodierna Franeof. 1788.
(:II) La breve prescrizione, che per il disposlo delle leggi delle xn.
Tavole dava il driuo di proprietà .\ de' mobili, che degl'immobili b.
iJJdollo' l' Bume a credere, che in Italia a quel tempo noa vi fo...
maggior civiltà di quella, che è oggi fra i Tarlari. Es,ays a"ti II'IItI-
ri,es vol. I. pog. 4:113. Lo slesso crecle MiJlar T~ OI'isin of the di.ti,..
-etion» of'rarks ch.:II. secl. J •.
(3) I1legislalore Toscano ridusse alla melà del tempo I. prac:ri$ioll8
lonsf.sima, e la !Jrevi.sima de'Romani nelle ~alerie penali. Cod. Leop.
tlrt. u4. Il Nani nelle sne OIIenalioai a quell' articolo DOD ai CIU1I
, !147
todo giudiciario è indipendente da forme, dalle
leggi prescritte, e più alla bal\a dell' accusatore;
il legislatore per un diverso principio è obbli-
gato ad abbreviare anco oltre i termini della di-
scretezza il tempo ,deMa prescrizione o';de, altro
far non potendo, pone la innocenza al coperto
de' pericoli, de' quali un' ardito ,e prepotente
accusatore può circondarla (I): novella l'ipro-
va, che la scienza. dà migliori garantie di quelle
che può fornirIa coscienza.
L'elemento giuridico della prescrizione con- .
siste tutto' nel non essere stato il lasso del tempo
interrotto da un atto legale, che apparisca in-
comailibile col suo,razionaI fondamento. Questo
carat~re deU' atto capace d'interrompere la pre-
scrizione m~stra la saviezza del Toscano legisla-
tore allorchè lo fissò nella sentenza (a), L'accu-
sa; la postulasione , la carcerazione del reo, come
mia (I).
Se questo caso accadesse la sua decisione non
sarebbe di competenza della giurtizia; e l'auto-
rità governativa, la sola in grado di conoscere
e ponderare i bisogni della prosperità dello stato,
potrebbe sola deciderlo.
Da queste implicate considerazioni desume la
sua Ol'igine il gius di far graLia~ sull'ammissione
del qu~le tanto e sì lungamente fu disputato (2).
Tutti i governi posso n trovarsi nel caso di do-
ver decidere se l'oggetto generale della pena
debba prevalere al suo ogKetto particolare. lo
che propriamente significa far grazia della con-
c.) Meglio di Gro&io De jul'. "eU. et pae.lil•• :I. t:ap. :IO. SS. 1\5.:a6.,
il quale dislingue le cause intrin.eehe, e le estrlnseeh« di miligar la
pena, ma non assegna loro un suffidente discemibil carallere, .piega
il principio sebbene non con tuua la esallezza desiderabile Hochstetee
De [ur. poen.•ect: 9. S. 2.
(2) Gli .Ioici lo rigellarolÌO. Buddaeu. Di". juri.prud. hi,tor. 'pe-
cimen. inter ,electa juri, N. et G. S. 66. et ,eq. Cicerone /o amme.se
oraodu per Ligario, e lo rigellò arando contro Verre Or. 7. in r erro
Ani. Malbeo, ed Enrico Cocce]o distinsero i delitti di ragi!,n natura-
le. e i deliui di ragion civil«, ammellendo la grazia in quesli rigellan-
dola in quelli, nel che furono confutati dal Tbomasio, e dal Boehme-
ro , Cremani De jur. erimin, vol. I. pog. 290. Gli eonfuto anca il Nani
nella sua Diatriba de p,'ae,c"ipt. et indulgentia erim. ma Yariò poi pa-
rere nelle .ue Dole ad Ani. Math. Ad li!J. 48. dig. tit. 13. ClIP' 5. noto I.
L'ammes..e il Montesquieu E'prit de. lolx liv, 6. eh. 5. 16. 21. Sembrb
restare iecerte tra l'ammissione e la rejezione il Rousseau Du con.
tr"et ,ocial. li". I. ch. 5. Lo rigellò il Beccaria Delitti e pene S. 46.,
il Bentham Treùé« de legiJ1"t. ci". et peno vol. 2. P"6' 432. Si fece
• miscellione il Cavalier Filangieri Scienl1.a della legislasion« vol. 3.
pag. 470. Più d' ogni altro è al giu. di far grazia conlrario Pasloret De.
~i:z: pllnal parto •• t:hap. 4. e più d'ogni altro favornale BOID8&J1QaÌ
Genclidel dritto pentdelII. edi:r.. vol. 3. pa,. 113•• ,cfl.
~5,
..
danna (I). J...a monarchìa fra. iuui &li ahri, ,onde
conciliar fiducia , ed amore alla forza su 'cui si
appoggia, ha bisogno di far risplenderefra i suoi
dritti quello di opporsi al rigor della legge pe~
nale , Cos\ facendo ella rende più sublime.la pro·
pria prerogativa (~), e se sembra porsi sopr~ alla
legge ella lo fa col titolo fra quanti esser possono
• il più bello, e il 'piu sacro, quello di prot~«ger~
la umanità {3) •
Se è vero che la clemenza diviene inutile ov~
sian miti le pene, e regolare il metodo. per gi,~
dicarne (4), non è men vero, che qualunque. si
voglia 'pena sebben rscderata , sebbeo &iusta-
mente decretata dal giudice può rrosarsi in col.
lisione con un principio dì buon governo, al
quale il giudice non ha potuto prestare atteno
zione (5). Limitar questa collisione possibile a
due casi soltanto come alcuno ha preteso di fare
è pretendere racchiudere in troppo brevi foro
mule tutti i hisogniimaginabili d'UDO stat.o(6):
(l) Trallandosi tra gli Alenie.i delnpplisio da prmdeni su quel di
Mililene Diodoro .i alzò, e disse rr Non de MitileRlleorumfllcinor.
elll'tamen no6i. e.', .i .npim08, .ed de _e 'no6U COR8UÙIUÙJ I l Tbu-
cid. De belI .: Pelvp. us: 3,
(2) Cicer. De ",pah. lilJ. I. S. 45. "place' uim ene quirldam in re-
pufJlica prae.tJIn., et "esaU: e.." ali ... aUDIorilaltl prineif1'U!l fH"I.
tum et«..... 11 Dollor Prie.tley Dis«.•ur l' !&i.t. et la politique l'art. 5.
tli.ll. 41. ammette il gius di far grazia anco nelle repubbliche.
(3) Monlesquieu Esprit d". loi» Zoo. ciI, dice essere il gioa di far
grazia una graq leva de' moderati governi.
(4) Beccaria Delitti e petIe S"l\6~
(5) Quella oSlllrvazione è pur falla dal lignor Pasquale Liberatore
SaB8io IUlla Siuri.prudensa penale del B.esno di NGpoli. Napoli
1814.oap. 8. l'al. 245. .
(6) U Ca,alier Filan8ieri oSoiasa delZ. I.BialtUion. 10t1••"pr. ci&.
~5~
entiritera~e partiiahtente il numero maggiore dei
casi, cornecchè non si tratti di oggetti riducihili
in classi, non è impresa scientirica (J) _ Fu già
altrove osservato, che le virtù non si sottopon·
gono a regole, nèlegislati vamente s'insegna-
no (2)~'
Ma se nell' esame di questi casi possibili i bi-
sogni della prosperità pubblica temperano il ri- •
gore della legge protettrice della sicurezza, con-
viene che questa legge abbia avuto libero il pro-
prio 'corso tino alla giudiciale condanna del reo:
conciòssiachè se l'amministrazione agisse prima,
che la giustizia avesse pronunziato su gl' interes-
si, che la offesa ha sconvolti, si potrebbe credere
che l'una usurpasse il luogo dell' altra assolvendo
ave questa avrebbe condannato, e screditando
così un' ordine di cose, il quale riceve tutta la
propria forza dalla opinione (3)_
C A P I T O L O I.
varie specie.
(.) BeOlbam Traitu tllJ legi.l. ciI'. et erim, vol. 3. pag. ~. Di que.la
troppo grande fiducia è un' esempio Briuot De Warville T1tbJrilJ de.
loi» erim, vol• • • p. 4,.107, Più modeste , più ordinato. e più utile Del
teDlalivo è Dufriche De Valazè Loi» pen. Alencon 1,84. POfI. 183-:14:1.
(:I) La ullervazione è anlica quanlo M.r.iIio Ficino .A'8' in Plot. de
uSill. dial, 3. « Quomo1lrem IJt opud Plotonem et oplld verilotem
.criptore. illi ùsum contemnendi eeusentu» 'lui sosrro QUA CzrNSUU
,Sca,.zr." ~Eal'zrTa"TA ,UIfT pUNIEIfDA, I11iCEINUNT: QUA 'ERO RArION.
11011 '/fII' oRIANrUR, /fUT.,"NrUR, .RUDIAlfrUR, U'Z' SC'UU ~.lU'zrrzrA
Rzr NOLINT J NON paO'WIINr ...
(3) Il Profeuor Ginevrino T,.oité de droit pénol 'lIol. 1. IiI'. lo ch. 13•
•i contenla di allerire, che Del leglslatore prevenire i deliui è un d,,·
"ere, ma non dà neppur cenno de' mezzi difficili per aodi.farvi. E
nOlabile, che nel .i.tema di questo sceittere non poleva essere ammelIO
un dovere di prevenire i deliui, quando egli ccnsiderava il de!illo noo
come offe,a, e la pena non come dife,a della società. Più coerente il
Pufl'eooorf De jur. nato et sento us.». cap. 5. S. 3. ave parla del gius di
punire non fa parola del dovere di prevenire, ma ne parla soltanlo OVlI
e'pone la leorla del gio. di difendersi , 01lracdb anlichiSlima ~ la iaca
ciel dOlfere di prevenire la ofresa prima di di.piegare la forza
• OmniClpri"' ezperiri 'lIerll;, quam lUmi, 't1pientelll decet.
Ter. ERn.elCe. 4. ,e.8e ,
~55
.La più vera ragione di questo contrasto in
cui si trovano i desiderj è gli àugurj di perfe-
zione e Io stato reale de' vantaggi, che le leggi
poterono co' loro mezzi procurare alla società,
è nella indole di questi mezzi, i quali o sono in
gran parte nelle mani della natura e con essa
nascosamente e pur non meno efficacemente van-
no operando, o non possono apparire nella mano
della legge, la quale colle gen~rali sue formule
~e abbia proclamata la indole, la quantità, le
qualità caratteristiche e l'uso.
Fu altra volta osservato come i sintomi vitali
'del corpo politico hanno.se non una spiegasione
un' esempio irrecusabile almeno in quelli del
corpo umano (I): conciossiachè il principio vi-
tale, in qualsisia combinazione di materia si tro-
vi , quanto evidente si manifesta ne' suoi effetti
altrettanto sfugge alla curiosità umana nelle sue
cause. Per conoscere da quali cause derivi lo
stato di salute dell' individuo converrebbe co-
(I) Vedasi quel che fII dello da me nel quadro delle scienze, delle
Iellere. e .delle arli in Toscana. nella introduzione allVuoIIO Giomalc
tk~ letterali, Pila 1833. vol. l. pas. I.
251
dal restante del corpo in un modo morale però,
e senza spargimento di sangue, restando questo
estremo e deplorabil rimedio alla attuale, e pre-
sente difesa ove le circostanze ne facessero na-
scere il dritto,
Se la. cosa cosi fosse, come esser sembra, sa-
rebbe spiegato come il corpo politico senza bi-
sogno di arte o di scienza ha i principj e la causa
della propria conservazione in se stesso, onde in
gran parte la preventiva difesa nasce dana natura
non dalla diligenza, o dal fatto dell'uomo; e co-
mecchè la natura per essere quel ch' ella è non
ha bisogno di scritte regole, e di umani codici
che la guidino, i vantaggi che ella procura al-
l'ordine della città sfu,ggono ai comentari., e ai
registri degli scrittori. Se i metodi curativi delle
cause de'parziali sconcerti del corpo politico in
quanto si verificano nelle cause delle offese del-
l'ordine per le passioni, che ne sogliono divenir
le nemiche, sono della umana prudenza più che
della scienza, anco questa parte della preventiva
difesa ha un carattere il quale poco si pnsta agli
scritti trattati.
Le forze della civil sccietà ; il 101' generale
andamento: la. loro economia salutare hanno
avuto un' insigne storico: ma l'interessante qu~
dI'O che ne è risultato dipinge la società umana
solto la influenza. delle forze che nascon.o dalla
forma del suo governo politico, e delle vicende
alle quali queste forze soggiacciono consideran-
dole or come" causa del pieno vigor della vit~
Tomo III. J '1
258
del corpo politico, or come causa di decrepi-
tezza, e del suo imminente sfacelo (I).
Se la società umana può avere una infanzia
nella vita selvaggia e barbara: se può avere una
gioventù tra i popoli i quali si, trovano sotto
la influenza del dritto di proprietà già ben ra-
dicato nella mente degli uomini: se può avere
una perfetta virilità allorquando le arti, e il
commercio hanno quasi tessuti legami indisse-
luhili di comune interesse tra gli uomini, in
questa complicata serie di cose le forme del po-
tere' politico non hanno avuta influenza di sorta
veruna, Tutto è stato prodotto dalla natura del~
r uomo, n~ si sà comprendere come i legami di
un' interesse reciproco d'indole affatto morale
non debbano essere riconosciuti suscettibili di
una dur-ata pennanente, inalterabile, e certa
finché una forza la quale fuor d'essi si crea non
muovasi pazzamente a distruggel'li. La storia della
civil società incomincia appoggiandosi ai dati
della perfettihilità umana le di cui fasi possono
avere un' analogìa in quelle della vita dell'uomo_,
Ma giunta allo svilupparnento completo della per·
fettibilitàs' illude sulle analogle sulle quali ha
potuto fino a quel punto appoggiarsi. Non con-
siderando l'indole delle forze, per le quali quel
completo svilupparnento diviene un discernibile
fatto, anzichè soffermarsi in esso segue nelle vi..
tJ} Tale è il piano dell' insigne Ferauson 411 lilla.!' 0" th" M,to'T
Wcillil,ociet.r, Basi]: 1189'
~59
cende della viLa dell' individuo le analogìe che
fino a quel punto la poteron guidare, nè poten-
do altrove trovarle che nelle vicissitudini del
potere politico e nella influenza .che esse hanno
. o nel mantenere o nel distruggere il principio
vitale della società umana parlano della sua de-
crepitezza, e della sua morte (I).
Questa maniera di trattar la storia della civil
società accuora e rattrista l'osservatore, quasi
stato florido in essa esser non possa il quale non
abbia in sè i germi clelia Sua distruzione vicina.
La storia della civil società ha dati suoi proprj :
quella del potere politico, e delle sue vicende
come forza, la quale altra coscienza di sè che
come forza non abbia, è cosa separata e distin-
ta. Dalle forze produttive la società umana nasce
il pbter politico come forza necessaria a proteg-
gerla l onde ella può essere considerata in questo
aspetto soltanto, e in questa guisa consideran-
dola la mente non si abbandona ad astrazioni,
le quali o prescindano da' fatti O gli distrug-
gano (2).
(I) Beulham Traité, de legul. civ: Il peno vol. 3. flag. ,. dice non
euerei vo~llto dar la pella di .quest'l an~lisj metafisica. faticosa, esP('
tile. Meglio avrebbe dello III l'aveue dichjarala ioabile a CJ.ueeto as·
~D~. \ . .
1'01/10 III.
~74
arbitraria delle parti che la compongono, e che
pure arbitraria dovette essere la sua linea di di.
"isione dall' amministrazione dello stato conside-
randola n.elle attribuzioni sue proprie.
Que~impossibililàd'una separazione esatta
della poliz~ dall' amministrazione, e d'una esatta
divisione dellapolizìa pe' i diversi ufficj che la
compongono ha prodolla una compenetrazione
reciproca di attribuzioni tra le autorità d'uno
stato, ed anco dove la legge ha preteso di dar
loro un' ordine analitico, se è riuscita a dividere
l'azione del potere legislativo da quella dell' e-
secuti vo potere, non è del pari riuscita a distin-
guere con la stessa esattezza dal governo l' am-
ufillistl'azione, ed in questa l' 'amministrazione
propriamente detta, la po1izìa economica, e la
governativa polizra ,
Tulto diviene amministrazione dellostato per
la mente destinata a concepire il suo più perfetto
r.egime: perchè tutto, considerato come mOLO nel
quale pelO le forze dell' uomo dee esser messa la
legge, vuolsi far corrispondere allo scopo, per cui
venne costituito. Le forze, che la legge isjituisce
possono o mancare, o eccedere o venire in col-
Iisicne tra loro, e tutte possono avere la loro
particolar, polizìao per la loro mancanza, o per
il loro eccesso poss-ibile, o per tener lontani i
casi della 101' collisione reciproca: perocchè la
mancanza, o l'eccesso, o la collisione può es-
ser causa occasicnale o causa morale di offesa,
O da privato a privato, o da privato a pubblica
275
persona ~ e stabilimento pubblico. In questo n"
sto e complicato ammasso di cose se la mente
governativa, risiedendo in on' autorità che a tutte
sovrasti, può tutto apprezzare nel suo comples-
so, e nelle parti che lo compongono, qnesto colpo
d'occhio sagace: questa vigilanza attenta, e con-
tinua. può essere dell' individuo" ma non d'un
sistema, e la storia ha mostrato, che dove ella
esista di fatto i delitti o non turbano mai, o tur-
bano rar-amente l'.ordinedella città(I). Ma ten-
tare di ridurre quel vasto e complicato sistema
in una specie di 'quadro scientifico nel quale tutto
tenga il separato e distinto suo posto è impossi-
bile non che difficile intrapresa (2).
Se la denominazione di polizia amministrativa
dovesse ammettersi Del vocabolario della scienza
della legisla&ione, ella non sarebbe che nella
mente di chi riunisse le atts-ibùsioni-rlel potere
legislativo, dell' esecutivo, e de' r-ami tutti nei
quali questo secondo poter- si divide. In questa
sola autorità, e non in una subalterna tutte le
leggi potrebbero essere considerate nella con·
vergenza reciproca al punto della preventiva di-
fesa. ,
Questa idea, la quale meriterebbe uno svilup-
pamento maggiore, indurrebbe a credere che non
(I) Vedasi qui addietro. l'aG' 148.
(~) Il migliore, e più melodico concetto dene allribucioni dulia
poliz\a è quello del signore Benrioo de Pausey Du pouJloir judiciairtl
d1l1l. le. gOI4JIernllme1lu m01ltifchique. chal" Il!. I\Ja questo CODl'~1I0
apparisce troppo ristreUo alla poliz\a edilisia, di cui i Francrai h..une
in CUli riluardi formata la lor poliz\a mWlicipale,
2iG
tutte le forme
,
di governo
. ti adattano ai bisogni
della preventiva difesa: che dove il potet'e -è di-
viso i facinorosi, i quali formano un partito che
non professa veruna opinione politica, e 'si ride
di tutte, debbono trovar facilmente da. spiare i
lati deboli , che questa di visione dee necessaria-
mente lasciare in qualche punto ciel buon gover-
no dellll città. Questa medesima idea coincide-.
rebbe colla osservazione d'un grande ingegno
familiare assai colla storia, il quale.non ha da-
bit ato di scrivere , che la libertà civile 'scema
. nella proporzione dall'aumenrodella politicaf r),
Questa stessa idea giusti.ficherebbe la opinione
de' pubblicisti più celebri, i q'uali sostennere
che ove phì municipi non che pi~ famiglie sono
nella necessità di enigersi in stati, e di mante-
nervisi il govel'Oo d'un solo temperato dalla op.'
nione, e dalla giustizia è quello che più sodisfa
ai bisogni della umana natura (2).
Dopo la polizìa amministrativa, che può dirsi
la forza centrale d'ogni altra, e di cui l'~utodlà
suprema non può dar l'incarico a una subalter
na, sehhen possa conferir quello del potere amo
ministrativo nelle diverse pratiche parti nelle qua·
li dividesi (3), omesse le polizìe speciali che ad
/
~lk
.eranozione giuridica del delitto di polizla, o'
della tM,SgressiQne. _
. Il. La polizlaeconomiea , base primaria della
pubblica prosperità .fondata dall' amministrazio-
ne dello stato, potendo .essere da alcune umane
azioni resa inutile fa' sì.che ) primi delitti .di po·
lizia .siano quelli ,che si commettono colle tra-
sgt'essionieontrarie alla prosperità pubblica.
III. La stessa pubblica.sicurezza PQÒ avere una
polizia, quindi le trasg,ressioni, che la distrug-
@ono.
, IV~ L' asione nociva delle cause involontarie ,
sulle quali la repressi .. difesa non ha potere,
. può essere tenuta lontana., o resa più rara da
provveùimenti dipolisìa.i quindi il di lei ramo
destinato ad allontanare idanni di quelle cause.
, V. Certe passioni, alcune delle quali' già di-
chiarate degne di scusa, .e certe men rette ahi-
tudini non ammettendo di 101'0 natura di esser
distolteàffattodall' offendere col. ti mor della '[le. ,
na, esigono che i loro effetti nocivi siano per
quanta è 'possibile prevenuti vcon espedienti di
polizìa. Queste passioai mostrandosi ove è men
retto il costume la 101' poliz)a ha' potuto assumere
il nome di correzionale; .
VI•.Lepassioni d~indole raziocinativa, sebben
capaci d'esser.repeesse col timor della pena p~l'
feequentemente o Iaspregiano , o si lusingano
di evitarla, o eische al. pari. di quelle d'in.dole
impetuosa nOD la considerano; e .perciò obbli-
gano la polilÌltanuovi-tentati.vilo per diminuirne
le cause eccitatrici, o per ammansirne la;tempra.:
~83
VII. Essendo necessarie di dare alle lt"ggi pro-
tèttrici dell'ordine la f(Jr~a morale che iloro con-
viene, la polizìa affida alla vigilanza ed alle forze
dell' uomo II pensiero di rintracciar le causedella
offesa ove esistano di fatto, e d'impedirne gli
effetti prima che turbino l'ordine della città,
VIII. Finalmente essendo la polizÌa della legge
istituita per reprimere certe determinate azioni
non certi: determinati individui, per decidere
della loro applicazione ai casi di trasgressione
che occorrono è necessario un magistrato di po-
IizÌa.
Non è dalusingarsi però l che questa intricata
materia sulla quale l'orgoglio ideologico, e l'or-
goglio retor-ico passano, volando in alto e senza
toccarle l sia stata ad~guataDlenteordinata. Spesso
è ordinatissimo ciò che meno disordinetamense
può farsi (I).
';
C A P I T'O L () IL
(,) AnI. Malb. D. crimilli6. aà u: 48. tli6' Ii'; 19. ca".. 5.'""",.3.
"p.
Cremaai Dejur. CTilnÌll. lilI. I. fI4I". I. 3. S· 90
s86
s'one allorchè disse consistere in un' asione che
la legge o ~ieta o comanda in vista dellapub-
blica utilità (I).
I confutatori di questo concetto, pretendendo
che le azioni che la legge o vieta o comanda in
'Vista della pubblica utilità siano una sola e me-
desima cosa colle azioni che lo scrittore Italiano
indica come contrarie alla sicurezza pubblica, e
alla pr-ivata , tutto confusero , nè seppero distin..
gUe1'e i bisogni della sicurezza da quelli della
PI'OSPCH'ilà: il voto della natura che reclama pro-
tezione e soccorso dal dritto polirico ;: e il voto
della civiltà umana: i comandi della necessità e
.j consigli della prudenza (!l) •
.Altri pensarono che il delitto di poliz\a sia
piuttosto una creazione del magist.rato, che una
creazione della legge (3): principio sovversivo
di ogni ordine, perocchè non vi è autorità fuoe
della legge, che possa restringere [a Ubertà in-
dividualeerigendo certe azioni ln delitto. L'er·
rore di qll~sto principio nasce da un fallo di
circostanza allorchè il magis.... ato economico al-
l'oggetto di meglio regolare , e 'tenere in mago
gioI' disciplina la moltitudine in certe occorren-
ze, il pensiero delle quali non può capire nei
(I) Deliui e pene S. 8. -II .ig. Meyer E.prit, fII'isine ec«. de. ;".t.
i"diciair. vol. 4. IiI', 7, chap. 8. pas. 437. in not, citando gli .foni falli
in Germani. per I. definizione del d~lillo di polizia, e le opere del
Tillmann, dell' Erbard e altri , se De far ma una Iroppo ri.lI'ella idea
mo.trando comprenderlo limilato a certe località,
(li) Vedui H lil>. li. • ilp. 6. l'al:. 108. Ilut.8.
(3) Moatesquieu Esprit èe.lflizliv. :16. ~,lI4.
287
generali· concetti. che eestimisecno il carattere
delle legge, fa regolamenti, ed editti di polieta-,
i quali cessata la occorrenza cessano J'aver vi-
gOl'e •
. Alcuni distinguono dalle offese della sicurezza
il delitto di polizìa dicendo essere quelle di loro
natura punihili , questi aver pena dai soli rego-
lamenti: determinata (t): concetto il qual si ri-
sente del vizio di que' sistemi, i quali sostengono
essere la pena un rigoroso morale correspeuivo
della infrazione della legge • La' pena della offe-
sa, e la pena del delitto di polizìa hanno la me-
desima origine se non hanno il medesimo titolo,
ed hanno lo scopo medesimo se non se, essendo
queste per lo più pecuniarie, ammettono nella
legge che le stabilisce la espressione in termini
condizionali, essendo relativamente a queste pene
verissimo, che l'uomo è libero di agire'contro
Ja legge quando non gli rincresca pagare ('1).
Non è neppure da ammetterai che il delitto di
polizìa sia di sua natura variabile (5). Invariabile
è la Sua nozione come lo è quella della offesa di
-cui è una specie di avversativo, sebbene varia-
bili esser possano le sue specie. Se gli antichi
Epidamnj paragonabili ai moderni Svizzeri pro-
(I) Muyart de Vouglan. Le. loi» crim. etc. li". 3. tÌl, l8. §. s.
(s) Vecla.i qui addietro parto 2. cap. 5. pag. 82; noto I. Le ~e pe-
cuniarie come le più convenienti al delilio di poliùa .ono indicale da
Muyarl de Vouglan. lo«. cito §. 3., ma il principio non ~ .empre vero.
(3) Cremani O"lIrllazioni 41 pr0611110del Codice ptlUIlII del RIIS".
,J'/fulla vol. 3. fUl6' 249- nwm. *. '
'!l1J,8
tesseroe incO(I'aggiaroDo l'.gr.ioQllura, e rep.l'e~.
sera con peDe di polizÌa ogni sorta .di commer-
-cio (I), e se g1iantiehi Cartaginesi paragonabili
agl' Inglesi moderni in un lempo, nel quale una
nazione non era Capa.ce .di dedicarsi a più occu-
.pazioni utili nel tempo medesimo incoraggiarono
il commercio, econ espedienti di polizìa tenta-
rono di avvilire l'agricoltul'a (2), Don è per que-
sto che il delitto di, polizia avesse pr.esso quei
popoli una nozione diversa, sebbene diverse.per
la diversità de' bisogni di que' due popoli ne fos-
-ser le specie.
L' analpgìa del nome potrebbe far nascer la
idea d'un'analogìa di carattere tra il delitto po-
litico, e il delitto di polizìa, del che niente esser
potrebbe di più funesto alla indiviJual sieurez-
z~ . Infatti alcuni scrittori , adottando I~ nomen-
clatura , la quale distingue la polizìa in alta, ed
inhassa, e referendo la prima al delitto politico
.come la seconda al mengrave delitto, ammettono
in quella un grado di esacerbazione, e di forsa a
.seconda delle circostanze più o. meno difficili
dello stato da credere che ai mali. estremi siano
necessari estremi rimedj, la qual sentenza legai-
•
Esprimendo i caratteri de' delitti, che l'una
e l'altra polizìa va creando, fu già osservato che
1'oggetto cleW una differisce da quello dell' al-
tra: cbe lo scopo della prima è quello di au-
mentare le pubbliche comodità, e che l'oggetto
della seconda è quello di prevenire invero l'of-
fesa con mezzi di pubblica prosperità ma per
modo che prescrivendo o vietando con modiche
sanzioni alcune azioni dell'uomo riesca con que-
sto più mite mezzo r-ispnrmi ar l'uso del più ti-
goroso :della pena dalla legge prescritta all' of-
fesa.
.Se si esamini questa diversità di oggetti non
nascerà dubbio che le peDe per delitti conu-arj
alla polizia della puhblica prospeuità non posso-
no eccedere la perdita del denaro mentre le pene
per i delitt i contrarj alla polizia della sicurezza
pubblica possono essere scelte tra le più miti
de Ile aftli Lti ve.
La diversità della indole degli oggetti, che la
polizia o dee far pro5perare viemaggiormenLe O
dee con maggior cura difendere, obbliga a stahi-
lirne una nel suo ufficio la quale desume la pro-
pria nomenclatura non dai luoghi on si trOYaDO
!194
situati gli oggetti ma dagli usi ai quali vengono
destinati. Di qui nasce là divérsilà della polizia
urbana, e della rurale: la prima destinata a for-
mare la legge generale d i poI izia: la seconda de-
stinata a formare una legge speciale di polizìa
per gli oggetti dell' agricoltura in qualsisia luogo
si trovino situati (I).
La legge di polizia, ave ella separata e distinta
dalla legge penale esistesse, non potrebbe esi-
mersi dal classare i delitti nel modo medesimo
con cui ha classate le offese. Sebbene la classa-
zione de' delitti di polizìa fosse per riuscire più
difficile ed intrigata della c1assazione delle offese
in quanto gli oggetti, che ella o favorisce o pro-
tegge sono spesso d'indole così speciale, e di
proprio genere che difficilmente presentino gli
uni cogli altri le analogìe necessarie a un' esal ta
e metodica c1assazione, pur la impresa vorrebbe
essere assunta comunque fosse per riuscire . Le
ragioni in altro luogo esposte sulla necessità, e
sulla giustizia d' una classaaione delle offese mi-
litano con maggiol" forza per i delitti di polizìa
in quanlochè se ogni coscienza può, quando af-
fatto pervertite non sia, distinguere l'ingiusto
dal giuSlo, non ogni intelletto può facilmente
comprendere quali azioni la legge possa o co-
(l) Detli un pib ditru.o eeane di qlleati delitli nella mia opera Jur.
cr;m. elem. li6. 3. l'art. li. tit: 3. Ma .aco io quell'opera il cenno noa
eccedè il bisogno di far coooscere le più imporlanli leggi· di poliùa
della Toscaoa. Gli .la1>i1imenli pubblici 1000 i primi, eomecchè più
iII vi.la di tutti , ••velare i sintomi della o.cilanza pOllibile d'un go-
nroo, Qualunque diserdine OIi.la nella condoIla drgl' lndividui cbe
.i apparteagceo è uo esempio corrullore aella cillìl. Benlbam noo b.
fallo il1cozillllO a lJuuta parte della poliùa dello alalo.
:297
Fu già osservato che la polizìa della sicurezza
pubblica erige in delit ti alcune azioni le quali
sebbene innocenti in, sè stesse -pur ben pondera-
t~ pl'esenlano o una facililà maggiore, o un pre-
testov.o un occasione, o un pericolo onde un
determinato titolo di offesa venga co mm'esso • La
legge in questa sua operazione c~rconJa quasi
la offesa di più linee Jicirconval1azione e tro-
vando l'uomo in alcune di queste linee lo puni-
sce quasi per essersi troppo accostato al punto
in cui egli abusando della sua libertà potrebbe
con facilità maggiore inferire la offesa (I).
La classazione delle lrasgressioni contro la po-
lizìa della sicurezza pubblica non vuol'essere
trascurata come non lo fu quella delle contrarie
alla polizìa della pubblica prospeeirà, ma questa
classazione è più facile, e meno arburaria : pe-
rocchè onde cor-rispondere al proprio scopo dee
essere modellata sulla norma della classazione
delle offese (2).
I delitti direttamente politici, e gl'indiretta-
mente politici possono avere una serie più o me-
no estesa di trasgressioni create dalla legge coll'
(I) Bentham Traité$ àelegi$l. ei«. et peTI. vol. 3. pag, 115. esprime
'quesla operazione della ICllge col dire ce proibire i delitti aceu$olj per
prwenire il delitto principale", lo che non è esatto . ILcancello è
con filolO6ca esallnza espresse-dal Romagnoli Gene,i del dritto pellale
~ol.3,pag.208.3,edi&
(2) Questo lilte'ma, è Itato,adollato dal Buon Code de la sureté ete.
ma egli è troppo dilfulo e minuto , Oltraceiò l'aver pretese di distin-
guere a alni titolo di delitto l'alto criminale, il corl'tlz,ioRille, e la
,olW4lemplioc lo ha obbligato SpeslO a: inventare per costruiR.
298
oggetto di viemeglio impedirli t i primi cona po-
lizìa de' forestieei e de' passaporti t con .quella
de' pubblici alberghi e del movimento da ciLtà
a città da provincia a provincia: quella delle ciu-
nioni segt'ete senza autor-ità della legge eco (I):
j secondi, ritenendo la loro suddivisione in of-
fese contro la religione dello stato (!1): contro al
gius delle genti (3): contro la quiete pubblica (4),
e contro la pubblica giustizia (5) possono am-
•
C A P I T O L O IV.
(I) Delitti e pene: RI$f'O"a ec, parI. I. risp, alla Il, oen,lU'ca.
(~) De lcyibu, us. 9.
(3) ReDlr.&iElem. jur. erim. li6. 1.0ap. 13. S·" nel. lo
505
Se Platone avesse conosciuta l'arte di dare al
fulmine una direzione a difesa.dell' uomo, e degli
edifizj che abita forse la regola fissata dalui non
avrebbe avuta eccezione. La polizìa economica
può tra i moderni avere un rimedio di effetto più
certo della punizione per tenere in freno l'azio-
ne nociva di quella terribil meteora; e. se i Ro-
mani lo avessero conosciuto non avrebheroomes-
so di porlo nel loro editto edilizio (I).
Ma i danni, che partono dalle sole ed originali
•
forze della natura inorganica come imprevidihi-
li, e irresistibili assumono carattere di forza mag-
gior-e, o come. i Romani dicevano di violenza
divina (2), contro la quale la umana diligenza
non può premunirsi.
La polizìa della umana salvezza in quanto può
essere offesa dall' azione nociva delle cose inani-
mate è tutta diretta a impedire, che l'uso che
l'uomo ne fa per provvedere ai bisogni della sua
'Vita sia quale l'arte di hen combinarne le mor-
(I) L"1la ubold Instit. ju.I'. rom. pri... hiuo"ico :'o!:lnotic. lilleam.
'lJol. \I. pafl. 11. et .eq. ba raccolti' insieme i Irammenti superstit] del-
l'editto pèetorio e dell' edilizio. La mitolog\a narra come Venere seppe
. salvare Anchise da un fulmioe coolrodi lui scagliato da Giove .iccbè
Don ne ebbe altro male che quello di perderoe uo' occhio. Serwius
In .Aen. li&. \I. v. 649. Alcuoi erudili o..ervano che la Dea lo volle ia
.parte punito per essere Itala indiscreto. Ma quella foFBa &livina, che
toglie quella del fulmine può far sospettare. che in ua'antic~ edoblialG
periodo di civiltà un Franklin abbia esistilo.
(1Il) ADI. Matb. De cl·imini6. ad Uf;o 48. di~. tit. 4· c.",. lo' lIum. 4.
Uoa dolla dissertazione del signore Daunou compendiata dal signore
Ginguené l e riportata io calce al frammento di CiceFonè De fato
4uflo Tauro. e~ TY'pi~ Jo«, P~m"lJe vol•. 13. P"B. 49~' pro•• che eli
antichi coli. parola fato velevano eSilrimer«:la inle.lliMou di,iII••
Tomo IIi. ~O
306
te, e le vive forze prescri ve nè o la ignoranza O
la incuria, o il capriccio , o una veliuta di male
Inteso pri vato interesse, o la emulazione sÌ facile
a suscitarsi tra gli uomini, o la foJlìa non meno
facile a impadronirsi delle 101' menti o ne abusi,
O male ne usi per modo che le opere che ne de·
(I) Char], Ani. Pilali ne T.lllo Traité.tk.loiz ci... V<Jl. 2. cap. 6.,
IdelD T,'aiu de. loil& politique. de. Romai". vol. ~. cap. 15., Andr.
Nuprede E..ay .ull·hi.toir~de I"",.i..a/loe paterllule, PflJ'i. 1801.,
Guil.Benr•.Royer. Di... de patria #114M dioitur patr,t.te ez jW"i.- .
tur"e, Romani, .tlaodierni ralio"e, Gron«Asae 1808.
'(la) Io. Glieb. Seger Di". hido,·iajur. rom: li6erae reipulditlllede...-
tclU, et cur..tiOllilH", Li,.itU: 1,60., ldeDi Di... brtlfl.i, Cu,.lIrUIfI li-
.tori/l, Lip.fae 1763. .
Su
essere considerata come una gua"enl'igia pubhli-
ca contro le offese, di cui la debolezza del sesso
cedendo 'alle malvage altrui suggestioni può es- .
ser ragione (I).
Merilala imbecillità d' intelletto d'esser distin-
ta in abituale, e attuale: la prima verificandosi
nelle persone indicate fin quì come derivante dal
loro organico stato, la seconda verificandosi nelle
offese, che le persone ad alu-i soggette couimet-
tono O per ignOl'anza o per errore o per colpa.
Poiché- queste offese apparisconoessere in parte
involontarie la difesa preventiva non può omet-
tere di teuerle lontane dall' ordine della ci llà.
Tra le pel'Sone ad altri soggette non solo si
annoverano i 'figli e le mogli ma i seni pur vi si
annoverano. Le leggi delle XII. Tavole aveano
pal'ificate tra loro le azioni nocive de' seni, e
d.e'bruti animali- quanto alle conseguenze giuri-
dae rntion« adinvellta etc. in suis investig: antioui jur.Lib. ,. cap. 2.,
Frid. Cbris]. Harlung Di".1e CUrtl sexus tam Attica, et Romana quam
Germanica, Gotti"B' '79" Ger:Oom. Scifi'ell Dlss, si,ttms ju. foemm.
apud ROfTUJno, cap. l, Alla lìJle del secolo pa~sato si rinnllo\'à la di.'
.pula pro, e contro alle donne ma fu una donna, che scrisse e potA
dire
... : , d persama aeztra
0_.,
>
(I> Vietarono tra ooi 'Iueato abuso le' lessi del 113. MtI6Sio I"f".
,., MaBsio 1774••• l'i' ..tSOdO 1795.
.(11) Qvcatc CAlllele I0Il0 ilDa ad ilDa caallaDICOlc iaclic:atedalBUoa
316
. Il fuoco, tanto necessario alla esistenza dell' no-
mo , è r~gente che più la minacci. L'ammini-
strazi one provvede ai mezzi i più pronti e più
accçnoi a spengere un: incendio allorchè siasi
manifestato, ma la polizìa solamente può pre-
scriver-e i regolamenti i più utili onde non si ma-
nifesti, I Romani avendo bene inteso come l' arn-
ministrazione può somministrar sacco l'si contro
gl' incendj non intesero troppo come la polizìa
gli possa p,revenire) e crederono che ciò potess€f
ottenersi colle severe interlocuzioni;o 'co' gasti-
ghi a chi gli avesse suscitati per colpa quasi la
colpa quando è cagione del proprio danQop,'ima
che del!' altrui non avesse una pena nell' avve-
nuto disastro (J),
Pevcocremlo la materia compl'esa in questo
capitolo è vis'ibile il grande spazio che dee oc-
cupar I' uffizio della preventiva. difesa, ~l1esto
spazio .incoruincia da un pensiero amministrati-
vo , e finisce inun punto di contatto-tra la legge
civile, e la legge penale, Alcuni legis.latori hanno
dichiarata e punita come delitto di polizia la
ignonnza, o la incuria dell' architetto nel co-
struire'}' edifizio, il quale per questo motivo rui-
na (2), In questa legge il delitto di polizta prende
'1
Cod. de l" ,ul'~cl etCl. IiI'. 3. Code de colltl'QlIention, et de, fQut~
QI't. 142.
(l) Dii, LW. l.tit. 15.l. 3. S. i .
. (2) Muyart de Vouglans Le, loiz erim. tlmu leu» ordr« nat, liv, 3.
,tu. 8. oh4p.. g, §. S.II'Baon riprte la' di.posizione medesima loe, ,upr~
cit.1 primi Greci architetti fabbricavaDo s\ debolmenle, che Agesilao
fOJè .prendere !!antinea col IIerll'are r al,1O del fiume, che palAu per
51 7
da un punto troppo elevato, e quasi ideologico
il propr-io concetto, L'arte degl' ingegneri, e
degli architetti non è dissimile da quella de'me-
dici, degli speziali, delle ostetrici, ed altre in-
venzioni utili alla salute dell' nomo. Il delitto di
polizìa può-essere dalla legge creato nella im-
prudenza, o nell'impostura di chi intraprendead
esercitare quelle arti senza esservi .dalla legge
autorizzato (J), ma non può andare più oltre ,
lasciando alle ordinarie regole di ragione il giu·
dicare de' casi, nei quali la imperizia, ola im-
prudenza dell' artista sebbene come I aIe autoriz-
zato dalla legge abbia prodotto un disastro, che
può essere attribuito a sua colpa (2).
C A P I T O L O V.
(l) Calpurn. Flacc. Declanl. 2., Ludan. Adl'e",. indoat, paS' 39:1,
(:I) Trattò delle abitudinicome incapaci di scusare la oll'e.•• Puffen-
dorfD. jMr. natuI'. et sento lill. I; cap. 4. §. 6. cap. 5. S J 3. Con scopo
m....ale più diffusamente ne scrisse de Felice Dict. de justice vol. 7,
pa~. 325. 33:1. Con m.agglore filosofia trallò delle ahitudini , e della loro
influenza sulle idee. e sul morale carattere dell'individuo Ferguson
Principle, of moral; lI1Id poliCical ,cienctl.. Edim/J'_'7911. vol. l. J"apC.
3. seat, 5.
TOIIIO 111. ~I
/
322'
na la offesa colposa perchè queste abitudini si for-
mano in atti della vita privata dell'uomo e indif-
ferenti o leciti per se stessi, onde ella non può
regolar le ahitudinise non negli atti pel" se me-
desimi illeciti, e altrui nocivi, lo che non può
fare se non in certe più gravi offese delle quali
la giustizia per l'età dell' offensore non può co-
noscere, oin certe altre che per la loro tenuità
non meritano di esserne conosciute sebbene me-
ritino di non andare impunite come primi passi
co' quali l'uomo s'incammina ad offese più gra-
vi (I).
In questi due casi se si tratti di offesa inferita
dall'impubere la civile responsabilità della perso·
na da cui dipende per subiezione domestica for-
nisce la riparazione del 'danno patrimoniale al..
l'offeso, ma non ha veruna influenza sulla dire"
zione che a meglio operare convien' dare all' a-
nimodell' offensore: nel caso secondo trattan-
dosi di persona già adulta, edi suo pieno diritto
la responsabilità civile non ba termini per ap-
plicarsi. '
I limiti entro ai quali i popoli inciviliti hanno
dovuto racchiudere i dt'itti della potestà del.pa-
dre sopra i suoi figli hanno prodotto l'effetto di
render necessario l'intervento della pubblica
autorità ove una volta necessario non era. Sulle
(1) Quanto al del ilio dell'impubere vedasi quanto fII dello nelli~. 2.
t:ap. 9- §. l. pago 158, Nella disputa' se il furto modico ammellesse
presso ai Romani l'azione fainosa, di cui Avenni "Interpret. jur. lil>.
I • •"p. s3. è slata tra Doi adottata la più mite senlenza •
323
ruine del tr-ibunale domestico de' Romani (I)
s'inalzò quello delPrefetto della città, a cui la
lesge delle il potere di conoscere, e di repri-
mere i trascorsi de' figli di famiglia (2). Il desi-
derio di alcuni di veder risorto il tribunal do-
mestico è quello d'un uomo dabbene, ma non
può in mezzo de' nostri costumi ottenere il ge-
neroso suo intento (5). La potestà economica, la
quale ben concepita dovrebbe rappl"esentare il
tribunale domestico degli antichi si trova inve-
stita di attribuzioni ben disparate tra loro se si
consideri come un supplemento necessario dei
dritti, che la legge ha dovuto togliere alla patri"
potestà. Le tutele, le curatele, le autorizzazioni.
delle donne, le emancipazioni si trovano aUato
agli espedienti opportuni a comporre i gravi dis-
sidj domestici: a riparare ai tristi effetti d'una
sregolata condotta: a raddrizzar l'animo dell'im-
pubere che si rese debitore d'offesa ad altri ma-
liziosamente inferita: dal che si scorse un nuovo
punto di contatte in cui si trovano il drittopri-
vato, e il pubblico dritto nella preventiva difesa.
La connessione di questi diversi oggetti tra
)01"0 è tutta nello spirito ili famiglia, ordigno
.
320
litàsi propaghi I è un concetto Platonico (1) che la
l'ivelazione dimostra essere preesistito nella men-
te di Dio, e la storia conferma esser coerente ai
morali bisogni della umana natura (~).
Ma l'amor fisico spogliato d'ogni moralità, e
ridouo ai sensiti ,i bisogni, che esso inspira al
cuore, e alle organiche fibre d'ogni essere ani-
mato, oltre al minacciare l'ordine delle famiglie,
la cui scatuèigine è tutta nel matrimonio, è spesso
divenuto causa de'dissidj, e delle guerre che han-
no macchiata la terra di umano sangue (3), L' a-
mor fisico si è sempre offerto agli occhi del buon
governo della'ciuà come passione, che non vuo-
l'esser troppo urtata di fronte: che vuol' esser
ne' bisogni, che ella inspira a chi non apprese a
tenerla ne' confini che ad essa la religione, la
morale, e la decenza prescrivono, rivolta a sfo-
garsi ove ella possa quasi arrossir di se stessa,
trovandosi in tutta la schifosa sua nudità, e co-
stretta a veder rappresentati come merce vilissi-
ma nel denaro i brutali piaceri de' quali và in
traccia (4) . Questobisogno di brutali piaceri si
(I) Kant nella sua teaMa luI matrimonio indioa troppo alle idee cU
sccieta , Schaumaon concepisce la u1d'Q morale, cbe sola può RssaI'lHl
il nro carallere.
'(:J) Valeria Manimo Lib, 4. cap. 3. uarra di Druso Germanico« CoII-
ditit usum veneris intra aoujugis charitatem elausum tenui"..., AI.
l'inconlro narrasi essere slalo un dello Camiliare a LUlero « Si nolit
azor veniat. ancilla ...
(3) «lVamfui' ante HelimQl1l cunnlU 'etcrrUna lJelli
Cl 0"""41,
Bar. Sat"".
(4) Eac:ii:1Dp. melb. Palie«, I!t municipalit,; arf.pro.tieueion. Enrico
3~6
manifesta per lo più in uomini ne' quali oil la-
voro, o una serie di depravate abitudini ha estin-
ta ogni morale prerogativa dell' animo. Ma non
vi ha passione, la quale Come l'amor fisico s'in-
sinui in tutte le classi, uda compagna a tutti gli
educati modi di vivere degli uomini, e masche-
randosi sotto le maniere urbane, e gentili del
conversare non cerchi, rispettando la decenza,
o la tolleranza, O la impunità (I). Il tribunale
domestico de' Romani giudicava, e puniva il de-
litto il più fatale all' ordine delle famiglie nel-
VIII., che per le donne lacerò il .eno della cbiesa perseguitò più le
prostituite , che i monaci, fino al legno di far demolire l'inliero quar-
tiere dello The Stew" che esse abitavano, e le prostltuite ansichè sce-
mare moltiplicaronsi , Benry History: rif England 6. 5. chapt. J I. La
Iicenu Delle donne è severamente punita in Turchia. Il BOltangi Ba-
chi ba la privativa giurilwziooe in queste materie-oUna prostituta è per
la prima volta condannata a lavori durissimi: le recidive son messe in
UD sacco, e geliate nel mare • nè .i è paese, in cui il .e.so sia più alla
licenza proclive, Delawlay Coust4lltinople ancien , et moderne,
(l) Numa penso di poter regolare la pudicizia domestica con riti
religiosi. Caonegieter DiII. ad legem Numae de ara Janonis Pellici
non tangenda, LUfIli. Baia», J743. in Fellemb. iuri~. ,tnt.vol. l,
pafI~ 331. Di.enuta Roma epicurea, Augusto pensò .di poter medicare
un' immedicabile male colle sue celebri leggi Papie , e Poppee l delle
quali li fecero illustratori Heioeccio ,Joan. Solorzan.Meel'man Thes,
V. 5. op. 3., Jo. Guilielm. H"fI'man Ad l. Jul. dé adulto Francrif. ad
riadr. 173~. i,~ Fellemberg iurispr. ant. vol. f. pOfI. '06., il quale
ultimo pOfI. 1:l7. I ~9. fa uoa erudila Iloria dellapudicizia patrizia, e
della pudicisia plebta: .oggiunse io rinforzo la legge sugli adulterj ,
che porta sempre il suo nome, e mentre egli era adullero, ed eran
notorj gli adulterj delle due Giulie l'una sua liCli~, l'altra Depole,
Orazio cantava,
" Nulla'·polluitltr casta domus stupri•.
Carlo Il. lamentandosi col poeta Walter perchè fossere plb'- belli i ver-
.i, co' quali avea lodato Cromwell, 'che quelli co' quali lodava lui, ri-
'pose che i poeti 'OD filliper cantar la finzione, noo la Ye'rità.
527
I'adulterlo (~). Avendo le leggi religiose del ma-
trimonio falli n.ascere molli titoli di delitto, che
tali presso ai Romani non erano (2) la polizìa ha
dovuto in questa mater-ia procedere con caute-
la ,.e con circospezione grandis~ima onde non
aumentare il male col volerei pone un più effi·
cace rimedio (3), Se la difesa repressivaha do-
vuto lasciare la persecuzione del deliuoil più
funesto all' ordine delle famiglie nell' adulterio
alla balìa del marito, la preventiva non ha po-
tuto usare un rigore, di cui quella' dovette spo·
gliarsi. Quando l'amor fisico ne' suoi sfoghi ille-
(I) Bentham Traité« de legis]; ci«. et "t!n. vol. 3. pago 5t). 5,. Ii
.forza di scsteuerlo , lo cbe in paele callolico non puòesse"e am-
mello.
(2) Di quesla specie d' adu1Jerio fu già parlalo li". I.ca". Iq. pago
23 •. noto I. Sollo Enrico VIII. Latimer zelante predicatore di quel
tempo declamava . che l'adullerio dovesse punirai colla morte. Henry
Hi.tor:r oJ EnSl.". 5. c. I l •• ed era sul trono un' uomo dalla bigamia
del quale non era nato come da quella di Anaxandride Re di Sputa
un Leonida Paus, li". 3. pas. 84. Il Dottoe Pale,. I gran partigiano della
aozione del giuslo al50lulo nella pena, ba modernamente rinnuovali i
sermoni sulla pena di morle per l' adullerio. Dopo di che prestai.
fede ai Plalonici nelle malerie della .icureua lDeiale.
(3) Vedasi 'lui addielrO"as· Su•• nOI. I.
529
incontinenza pubblica risveglia idee equivoche,
e d' incel·tosignificato •
Gli atti impudici avvenuti in pubblico (I): la
nudità de'due sessi in luoghi esposti agli s5unrdi
di tutti (2): gli osceni detti, e le oscene canzo-
Di, e a più forte l'agione gli scritti, gli stampati
e leimaginidi questo carattere (3) meritano di
essere dalla legge annoverati tra i delitti di po-
Iizia ,
Lo sdegno fu posto dalla natura nel cuor del-
l'uomo come mezzo della propria difesa tanto
più pronto ed energico quanto meno alla rifles-
sione subordinato: dal che avviene che questa
passione ha tanta maggiol'c facilità ad accendersi
e tanta maggiore energìa quanto più debole, e
meno istr-uito è l'individuo, che ella agita. Gli
Eroi di 'Omero vanno in collera come i fanciulli
(I) Serviu. Ad YirfJ. eeogl, 6" Ovid. De art. amaud. lilJ. l. V. 542.
Antonio il Tr'iunviro scrisse uò' opera sulla propria ubriachezza. Plin.
Bist.li". 14. cap. uit:
(2) t stato osservato che Omero ha desc,hta' la ubriachezza per mo-
.tratne Sii eft'et\i sinIstri.
(3) Encychjped.Mt:tb. Potiee , et mll."if:ipfllil~''tll't. ctWltrtr. Cicetone
fa lOeDzion8 d'una legge' dipol~lasUllè hét:ele i1c!slIoitempi, fa
532
quale è certo più prezioso del vino messo in
commercio (I). I liquori come più poderosi del
vino sono vivamente desiderati dagli uomini, i
quali per Io stato delle loro idee, o per quello
della loro educazione hanno bisogno di sensasio-
ni forti per essere avvertiti di esistere (2.); La
]01'0 azione è più pronta di quella del vino, e
non è perciò un' oggeuo trascurabile dalla legge
quello di vietare se non le vendite in luogo fisso
almeno le vendite per ambulanza di quella mer-
ce(3) •
quale vierava che altro si dasse eia mangiare, cbe legumi, ed orlaso
gioo Philipp, 3. cali' 11.
(I) Bentham encomia il call'è sostituito al vino Traité« de lesi,l.
C A P I T O L () VI.
544
permanenti dalla tentazione d'offendere altrui:
fonti di mezzi legittimi di sussistenza e di comodi
della vita: snervanti le passioni della greggia natura
dell'uomo col trarre in attivilà le intellettuali suo
fcrze : favorevoli alle simpaue da uomo ad uomo
colle relazioni scambievoli alle quali lo abituano.
Se le passioni umane tanto perdono quanto
l'umano intendimento va acquistando, la istru-
zione nelle lettere, e se altro ottenere non si po-
tesse nelle cifre de' computi, non può non appa-
rire un'eccellente educatrice dell' uomo, che per
la sua condizione non può spendere nè denaro
nè tempo per la sua educazione migliore. Se be-
nemerita della umanità fu la scopel'la delle istru-
zione de' sordi-muti col mèzzo de' segni scritti,
Don men benemerita fu quella della 'istruzione,
che si comunica in oggi col vicendevole insegna-
mento. In questo stabilimento l'uomo impara ad
apprezzare il suo simile per il pregio-della istru-
zione che .ad esso comunica, o da lui gli 'tiene
comunicata: abitua la sua volontà alla disciplina
sociale con quella, 'Con cui l'insegnamento gli·è
dato: inalza le sue simpatie per mezzo del canto
al supremo autore della natura, e tanti beni mo-
rali produce da poter dire, che ove esiste il vi-
cendevole insegnamento, esiste pure un grande
epoderosoordigno della umana sociahilità (I).
Ma la educazione, che danno all' uomo le oc-
-!
(.) Bentham Trllitd, ù l_Bill. cil'.•t fINI. vol. 3. ptJtJ• • 48, ab-
bandona troppo alla lua idea Cavorita de' codwi .perllPdo di poter C..
&01 loro me&&o de' popoli ,iut'ecOlUulti.
545
cupazioni utili, non si estende a tutti; nè vi è
pianta utile a cui pianta parasita non si attacchi
per alimentarsi a suo danno, L'avversione al la-
VOL'O, e la tentazione di vivere agiatamente aspe-
sedi.chi vi si dedica, sono due mali poÌitici, cui
non è dato interamente estirpare (I), Questi due
mali hanno uòa specie di sfera di contagio che
gli circonda entro alla quale è sommamente dif-
ficile che o più presto o più tardi non alligni un
fomite, un' incentivo di offesa dell' ordine, Le
pubbliche ricchezee mettono in moto, ed aumen-
tano le utili occupazioni ne' mestieri, c nelle
arti; e la riccheeza privata aduna attorno a sè
un gran numero d'uomini i quali, divenendo
oziosi per meglio servire l'ozio fastoso del ricco ,
fOl'mano grado a grado nella società una classe
la quale educata alla oziosa vita ed in procinto
di perdere da un momento all' altre ogni mezzo
di sussistenza resta esposta alla tentazione di cer-
carne in illeciti mezzi (2).
'Come il sugo alimentator della pianta non si
estende talvolta ad alcnno de' più lontani suoi
rami: o una malattÌa particolare che non è quella
del tronco lo priva dell' onor delle foglie, e lo
fa inaridire: o l'azione d' un corpo nocivo che
to, eDi Vende'l7lnD a vii preuo ai riveodiJglioli ciò che loro forniva ..
carità del padrone. A Teshoo Lamboo capitale del Tbibet, e residenza
del Graa Lama il numero de' mendicanti e slrabocchevole. La carità
vi .i esercita .enza distinzione: crea ed attrae i mendicanti da tulle le
p,ll'li. Vi si vedono MussulmaDi d'uDa costituzione robusta, i quali in.
vece di lavorare si' fanno nutrir nell' 01:;0. An account r!f ali Em6a"y
at th« COlU't rif Teshoo Lama 6y the Capto &muel Turner , Loudon.
1800. JI D. P~lq si è me.lrato più senAtI) Del parlar della elemosina ,
.e del modo di farla che nel parlare de' delitti, e delle pene. The prin»
ciples rif ",ortli., _d politicalphito.ophy 6,r 1f'"1. Pale.!' 1101.2.1" 112.
<I> I Derviches in Persia chiedendo un' elemosina lo fanno come
e.igeodo una tassa. Uno di loro chiese al .itnor Oruce giunlol di re-
cente a Bashire dieci piaslre, che gli furon negate. Il Derviche .i
stabili alla porta della sUa casa , e prese a urlar giorno, e nolle con
tlrida ù orribili che il signor Bruce per libenrsene gli delle la IOmnta
.4 jourlUY throui'la Ptini" etc. lo' Jacques Mori,er LoRd. 18.1~. Lord
Teingllloulh .4silltic ReulArches vol. 4 p. 334. racconta come i Bra-
mini Il Calcutta per ouenere dasl'lndous la elemosina occupano le pori e
delle case, e dichiarano di non partirne se non sono esauditi: .i pre-
senlano lìno in numero di cinquemila. Un Iterviche a Bassora passò
due inleri anni alla parla del .ignore Manesly per aver cento piaslre 1
cile a vea domandale.
(:I) La parte, se cosi si può dire, teorica di questa materia di pube
blica economia .'iDconlra nella grar.de colleaione de' noslri economisti
Italiani. La parle pratica 'e piu speciahnente Delle opero A1el 1\umfordy
e Del l'alluas1io.de,li llahiJimeDli da lui el'eui ia &vi"a dato ia ll1c.
548
La pietà è il sentimento sociale per eccellenza
e si può dire 'Che esso sia la formula generale di
tutte le forze simpatiche, le quali vengono desi-
gnate col nome generico di umana sociabilità ,
È sta lo con giustizia osservato porsi una cura di-
ligentissima nel render conto alla Europa del nu-
mero degli uomini uccisi in guerra ,ma non es-
servi alcun ragguaglio degli uomini sottratti alla
morte dalla pietà de' solitarj del gl"an San Ber-
nardo per mezzo delle loro fatiche e de'lor cani
sotto le nev i (I). I Romani non ebbero stabili..
menti di pubblica beneficenza, e non ebbero
neppure- nella 101' lingua parole destinate a si-
gnificarli (2.). Prima del cristianesimo non esiste-
va nell'universo una sola istituzione di carità (5).
Gli stabilimenti di beneficenza pubblica negli
spedali de' malati (4), degli esposti (5), negli asili
nel ',]95. e 1'96 ne' ragguagli d' Arlur Y(lmtg sopra gli stabilimenti de~
poveri d'Bambourg: del Bernard, del Pcrteous, del Wood.u quelH
d'Inghilterra eco
(I) Lamento del .igoor MatlhissoD Letrer» writtenfrom varriOfl~
parts of che continent et e. Londres ) ']99. La storia del convento del
grao Sao Bernardo è slafa scrilla dal signor Wilaker The eours« of.Arr
rri6al t111'ou8" the all'es. Stokl"de ) ,94.
(2) L' osser\"ano i Redatlori della Bi./Jlioteca Britannica lit: tIol. I,
pas. 674· in noto e la osservasione noo ~ smentita dalla sloria.
(3) The principles o/ morai and politicul phylosophy 6y William
Paley vol. I. p. 85.
(4) M.A. Pictel .A ses collaliorateuI'6, Bi61. Brit.Lùer, v. 24· paS' 99'
119·
(5) EllcY'clopedie mèthodiqu« mo' Enfanttrouvé« ove li le!!ll:, che
in Francia noo prima del ) 538 la pietà pubblica si rjvolse a soccorre-
n gli e'podi. Ma se la società conserva a questi iofelic~ la vila fisica
è' pur obbligafà'a' dar loro una vita morale. Neppur le bestie abban-
lionano i loro parli tinc:bèRon abbiano furz., Il ml:zlli suClicu:nti onda
549
«tegti orfani (I), ne' monti di pietà. (!!), nelle 90 4
(l) Quando la fora fisica era il criterio della virlù uo'Allela poteva
Brsi nlere coll'abbattere con un. sol pugno. un bove . Ma cosa è ogg.
la bravura di tagliare con una spada rugginosa il collo a un' anatra. It
a un pollo? In Germania si scommetteva sulla br.avura de'cani neLba~
tersi contro una beslia feroce. Lo IpellacQlo. dello Ilelle vi fu dcfio\ti.
't'amenle abolilo.
(2.) Vedasi i1li6. l.fl4p.,P.paS' 1.70.'
553
quello del corpo, tanto è più alto a far piegare
al giogo salutare della riflessione le passioni d'in-
dole raziocinativa , che potrebbero divenire in-
sidiatrici dell'orJine: quanto più adotta il crite-
rio del do1or fisico più contribuisce ad imprime-
re a quelle passioni il carattere di crudeltà, che
esse spiegano.
La irrogazione della pena ha bisogno dell' ar-
resto del reo , e della sua incarcerazione. Se
l'arresto si usa non colla impossibilità, che dee
sempre formare il carattere della legge, ma con
modi gratuitamen\e ostili, severi senza neces-
sità, ridicolosamente superbi, gli animi attri-
. buiscono aUe leggi, ed alla giustizia il carattere
de' suoi esec.utori, e' poco a poco anco quelli
che più le suno amici le possono diventar nemici
sebben semplici spettatori ll.el modo con cui vie-
ne eseguila. Vi fu un tempo in cui si arrestarono'
i rei come si fermano le bestie selvagge, con
colpi di fuoco. Ove fosse sempre quest' uso il
criterio d'una forsa brutale distruggerebbe lutti
i nntaggi, che una savia polizìa intendesse cre-
are (l) _La infamia non irrrta meno gli animi
della forza: ella è anzi forse peggior della forza
perchè pone l'uomo. a cui ella si appressa nel-
l'alternativa o di accarezzarla, lo che non può
fare le non dichiara infame se stesso, o di rah-
brividire di trovarsi tra le sue mani (2).
C A P I T O L O VU.
Fino d~i
tempi di Alessandro Severo i Romani
giureconsulti o preparando le parole, colle quali
il legislatore doveva annunziarsi come guarenti-
gia di tutte le esistenze sociali, O parlando per
loro conto come leggi viventi per una preroga-
tiva alloro ordine cornpartita, esprimevansi, es-
sere 101' desiderio di conformare gli uomini al
rispetto, ed all'amore dell'ordine col timer delle
pene, e colla esortaaione de'premj (I).
Ma i giureconsulti Romani così esprimendosi
nè ebbero in vista l'ufficio delle leggi della si-
curezza sociale, nè intesero stahihre una massi-
ma legislativa. Essi manifestavano le abituali pre-
ordinazioni del 101'0 animo come favorevoli alla
morale , e si proclamavano nell' insegnamento
del dritto sacerdotid' una vera, e non simulata
filosofia (2). 'I'riboniano , concedendo un luogo
nella sua compilazione a quella professione di
, (I) 'è slraDO c:heBeDlblm dopo aver soslenull là ulilil. d' Dna ri":
e:ompensa ai delatori sosleuga poi, che i servizj salariali 1000 i ~ggÌò
preslati: ma per trarsi avanti in un' opera, la quale non doveva esserli
Deppnrdllui.cominciata, e per parlar de'salarj sostiene,cbe il salario
non ~ ruomperua conacrando pei Don pocbe pagine alla discussione di
quuta mat.tia in un'trallalo dell. ricompense. IleDtham TMori. d••
".ma, ., Il.. r""-".,,eJUfI. vel, ... ptI!_ 163".'9,;
560
manÌa di punire pagando chi ne somministra la.
occasione, e la facilità: è avvilir col denaro UDO
ufficio la cui necessità dovrebbe essere nel cuor
dell'uomo inspirata dall'amor della patria e del-
l'ordine, e dal ,giusto odio contro chiunque se ne
,dichiara offendendo la legge. il nemico. La c~n
dizione politica delle ricompense collo scopo di
-vie meglio as~icurare la esecuzione della le-gge ~
sì infelice, che esse possono con utilità praticarsi
ove menoimporterebhe valersene. Nella materia
delle trasgressioni, delle quali è pecuniaria la pe-
na, la legge può ammettere a parteciparne il
privato, O pubblico delatore in premio della fa-
èilità che egli le ha dato di colpire chi le com-
messe (I).
I premj e le ricompense destinate a prevenire
i delitti sono i-mezzi di civiltà, edi prospeeità
pubblica, che la legge protegge e moltiplica
ond' essi non abbiano o nello stato selvaggio
delle passioni del popolo una Causa mople, o
non ne abbiano una occasionale in qualche osta-
colo che si frapponga alla industria. Ma il ge-
nerale carattere della loro influenza sulla intera
aggregaz.i'one politica a differenza de' premj ti
• (I) Benlham Théorie de. peine., et de. récomperue. l'DI.'. par. 25.
ba l'accorlezza di formare un copitolo su queato caao apeciale: di
pori o in principio del suo Iraltato per dare a credere. che elIO .i rag-
lirerà realmente aulla materia che il suo lilolo annunzia: e di dare
al capitolo l'accorta inlilolazione dell' union« dell' iutere•.se CO" il do-
ver« ec. Egli perb DOn dice. cbe i suoi esemp] son lulti di lrasgressio-
1iIIi. Cade qui in acconcio osservare come Gellio N. A. inprll!f. chiama
il piccante de' titoli delle opere/u'if'itlUu i1U()l"iptiOlUllll.
56!
delle ricompense, le quali ater non ne pONono
se non una speciale sopra qualche individuo:
l'azione loro che tutta si esercita in antecedente
mentre quel1a de' premj e delle ricompense si
esercita in susseguente: la loro indole in altro
non consistendo se non in buone ed utili leggi
distante da quella de' premj e delle ricompense,
la quale consiste in elargizioni onorifiche, o in
elargizioni pecuniarie, sono altrettanti evidenti
riprove che le due diverse classi di mezzi appar-
tengono a due diversi ordini di cose, e che in
conseguenza i premj e le ricompense non posso-
no essere espedienti opportuni a risparmiare alla
società il rigol' delle pene,
La peo.. è destinata a repcimere: il premio, e
la ricompensa a elevare. (1), Il moto ascenden-
tale, che nella umana società la natura risveglia,
e che la legge dee sempre mantenere ed accre-
scere, tutto si fa per un impulso di pecuniarie spe.
culazioni: giunto a certi apici a certe alture so-
ciali, si fa per un desiderio di distinzione e di
onore (,,), Quindi la ricompensa pecuniaria è
(1) Merita d'euer letto tullo quel che è piaciuto a Benlham d'i..-
malioare .ull' etrello comparativo delle pene e delle ricempense ,
mezr.i d'agire 1011' animo umano, che non banno COA alcuna di co-
muoe tra Ior!», e di ICOpo diverlO. Théorie de. peim., et de. récom.
,.,,,.e. vol. ';I. pas. 47' e .e6. \
(';I) Coovieo dire , che la ignoransa e la bebarie abbiaoo in ICI me-
de.ime UDa. d"ci.a lend~nllll alla .talnazione, ed alla immobilità. Uno
de'grandi caratteri di ditr"renla della civiltà anlica, e della moderna
• ehe la prima fu tulla fondala .ulla lerarcMa delle claui, I, quali'
erano aillisa delle ca.le degl'Indiani, e la moderna è tulla fondata nel
potaretbe·ba l'indi,Wuo di Alire colla lua induatria.e cuUe ,u.e ia-
56~
inutile perchè il moto deHa industria dal basso
all'alto la dà, La ricompensa onorifica. il cui de-
siderio si trova ove non è dato ravvisar causa O
tentazione di offesa ha un valore ed un titolo il
quale dipende dalla fm'ma del governo. vale a
dire da un fatto che è fuor d'ogni calcolo rela-
tivo alle leggi della sicurezza sociale (I).
I premj che si compartono ai grandi scienzia-
ti, letterati, poeti (2) ed artisti hanno ben altro
(I) Vedasi i1li6. 4. ave dimostrali che questo problema èdeeilO inun
modo dal processo' aocluatorio millo. e io on modo diverso dal pro-
cesso que,itlJrio, non nascendo Del processo tlCtlUSlltorio p"ra.
376
lo, che nel metodo giadi.ciario la giustizia ad
essa fornisca,
La polizia debb' essere inearieata d' i'Dvigilare-
la esecuzione della pena ma non s'incarica di
atti che ahbian lo scopo di farla applicare, se
si prescinda dal poter denunziare, e accusare ,
Alcuni hanno erroneamente riferito al suo ufli.
zio. la facilitazione della prova del corpo di de-
litto: la diminuzione delle incertezze de' pro-
cessi, e delle punizioni- (I). Così facendo tutte-
le parti della legislazione d'uno stato si ridur-
rebbero alla polizia, nè vi sarebbe più distinzio-
ne tra l' uffizio dell' una , e· l'uffizio dell' altra.
La prova del delitto, l'effetto più sicuro o più.
incerto delle forme di procedere necessarie a
stabilire la prova o del corpo di delitto, o del-
l'autOl" del delitto son cose che appartengono.
alla giw.;tiaia, e non alla polizia-: perocchè in
esse si tratta non di ottenere ciò che può sem-
brar utile ma di toceare per quanto più è pessi-
bile iol punto in cui consiste la verità.
Le deduzioni istituite 6n qui avenJo percorsa
i. diversi uffici della difesa preventiva di dritto,
e della difesa preventi.va di Jatto, trovansi giunte
ad un limite oln-e al quale col.titolo di polizia
non posson trascorrere . Questo limite a cui le
attribuzioni della polizia fìniscceo è quello dal
(I) Benlham Traiti. de leSo oill.,t pen, voI; 3. l'tIG' 77, 108. Moll~
.lIri pro.vedimeaJi legi.lali,1 lODO da 'lue.loaU1ore rieerili euORe....
"".40.
mente .lla polia\:!, 'l,. 17 Lo
377
qU111e le attribuzioni del metodo giudiciario in-
cominciano.
La creazione del magistrato di polizìa: il modo
di procedere nella verificazione delle trasgres-
sioni, o de' delitti di polizìa, essendo combina-
zioni delle forze dell'uomo, e delle forze della
legge insieme riunite, onde questa viva nel moto
di quello, sono altrettanti oggetti che a solo
metodo giudiciario colle regole che gli son pro-
prie può definire.
Tomo 111.
I N D I C E·
ERRORI CORREZIONI
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