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I

TEORIA

DELLA

,
SICUREZZA SOCIALE
DI

GIOVANNI CARMIGNANI
C4V. DEL R. OIDIII DEL "UITO lOTTO IL TITOLO
DI l. GIOSIP. ., PROP.IBLLA I. I l. 0111'. DI PII4,
1& 11)(;10 DI V4R11l 4CC4DIllilli D·ITALIA.

TOMO III.

PRESSO I fRATELLI filSTai Il: Cc:.


1832.
49
Si può fato asirà~1onè dalle leggi che gìiidano
la società, ma non dalla società, e un dritto che
abbia bisogno di quest' astraaione denaturatrice
dell' uomo non può BYer la coscienza di dritto.
Considerato il dritto della natura come il dritto
della ragione non ha bisogno' di fare astraaiéne
dalla società, che è la grande perfezionatrice
"della ragione umana; non ha .hisogno d'un ro-
manzo di-stàto di natura- con due personaggi, e
non più come quello di Robinson Crusoe (I).
Considerate cosÌ le cose, si può domandare se
il dri tto della natura~ non come finzione, la quale
abbia bisogno d'un luogo di scena, ma come
concetto della ragione umana, ilquale-è tanto più
certo e diffuso quanto più ella è perfezionata tra
gli uornini , conosca quello d'inferire ad altri- un
male }leI' la propria difesa: in quali circostanze
di fatto si verifiehi questo diritto: 6n dove se
ne possa estendere l' esercizio t dove il dritto
della ragione reclami l' intervenzione del dritto
politico, e dia così alla forza protettrice della so..
cietà il titolo legale", che ogni amico della giusti.
zia desidera': come queste forze si ,formino, 60
dove si possono estendere per mantener sempre
il carattere di forza, o ausiliaria, o suppletoria
del dritto della ragione.
(r) Daniele di Foe trasse il sogR.eltll Ili questo romllDZO dal vero di-
pingendo la sventura dello Scozzese Selkirk, il quale fu lasciato Del
I ']04 nella isola deserta di Juan Fernandez. Quattro lIooi di soggiorllD

in quell' isola bastareno per cancellar dal suo spirito ogoi idea morale,
e a farilli dimeoticare Bo l'articolala parola. Paw BecMrcM' Iar ha.
Atntlr;Oaùu vol. I. ,lIJ. 25""
Tomo III, 4
5'e
Questi problemi, giova ripeterlo,per esser ben
risoluti' non hanno bisogno d'immaginare uno
stato di dissociazione tra gli uomini, ma per di-
scuterli nella loro applicabilità al fatto basta im-
maginare l'ovvio e frequentissimo caso di due
individui in una situazione, nella quale chi ha
bisogno di difendersi non può invocare la pro-
tezione delle leggi della città; e per discuterli
nella loro applicahilità al dritto d'altro non han-
no bisognose non se del confronto del dritte
della ragione colle leggi di creazione sociale,
confronto che queste leggi alla scienza conce-
dono .'
Se la logica connessione di pena 'e delitto,
come cose l'una di tempo passato. l'altra di
tempo presente e di scopo rivolto al passato,dìf.
ficilmente si percepisce, non è così della con-
nessione logica di. offesa e difesa, cose amendue
di tempo pl'esente. Il dritto di difendere la pro-
pria personalità o negl' individuali suoi dritti, o
in quelli di famiglia, o in quelli di proprietà
sulle cose è nella ragione come nell'i intimo sen-
timento «li tutti; nella ragione perchè l'offesa si
muove a rompere la egllaglianza, e la difesa si
muove a proteggerla. Nè questo 1;87oionale prin-
cipio è indebolito dalla osservazione, che alcuni
fecero, che la eguaglianza è distrutta col male
all' offensore inferito (I). Se il fulmine che av-
nDll?a, e il tremuoto che ruina non rompono

(I) Pufi'eodorf De jU1' nato et sellt. us. :I. flap. 5. S. I~


~u
colle lorodenstazioni la eguaglianza tra gli' uo-
mini in chi ne resta la vittima, ciò prova che J.
ineguaglianza è dal dritto della .ragione allor
valutata quando è l'effetto di una causa morale
che della cagione si dichiarò spregiatrice.
Il dritto della ragione per comprender quello
della difesa di sè medesimo non ha bisogno di
una data situazione politica dell' individuo t esso
lo accompagna, e lo segue in tutti i suoi ,stati
ed in tutte le sue condizioni: pel. selvaggio, pel
barbaro, pell' incivilito è sempre lo stesso. Il ti-
tolo e il modo della difesa possono però variare
. col variar delle circostanze, nelle quali l' offeso
si trova rispetto al proprio offensore.
Il driuonon è nè una facoltà auin nè una
forza; erroneo concetto, al quale ha dovuto con-
durre la confusione che si è fatta tra il dritto
della natura e nn .preteso stato di natura degli
uomini, nel quale fu necessario considerarli nei
101' movimenti reciproci: esso è un concetto della
ragione, che autorizza ad agjre , e dà titolo alla
forza necessaria a sostener l'azione come suo
esercizio legittimo•
. Il dritto può essere o minacciato, o posto in
pericolo. La minaccia può derivare dal carattere
cognito dell' offensore; dal suo modo di compor·
tarsi. L'atto dell' aggressione costituisce il pe-
ricolo.
Il giusdi natura non parla della 'prudenza ,
con la quale J>Uò essere evitata la offesa; peroc-
chè il trattato della virtlÌ non è di sua compe-
52
tenza , ma autorizza l'astuzia e la forza per la
difesa del dritto o minacciato o posto in peri-
colo dall' offensore ; la prima per eludere, la se-
conda. o per respingere o per disarmare l' of-
fesa.
Ma l'oggetto, per cui la forza è autoriseata a
spiegarsi, ne fissa i confini. Se essa è dichiarata
necessaria a respingere l'offensore, e con esso la
offesa, il male che ella inferisce non può eccedere
i limiti di una presente necessità. Se il dritto è
stato dall' offensore' distrutto, il gius di natura
perde ogni sua Competenza a stabilire un titolo
di coazione da uome ad uomo collo scopo di ri-
parare o col presente o col futuro il passato ~ O
sulla persona o sul patrimonio dell'offensore (I),.
Nel caso di aggressione presente inutile sareh-
be il dritto a difendersi se il gius di natura nna
autorizzasse neU' assalito il giudiz.io della ingiu-
stizia dell' aggl'essione. Ma, esauri La l'aggressione
colladistruzione per la parte dell' aggressore del
dritto qualunque esso siasi, nè chi ne fu vittima,

(I) Ficble Dottrinafondamentale del dritto naturale pas. 16. am-


mette nel «iwdi natura quello di coasione su i violateri de' drilli •
~eiller Dritto naturale privato paS' 232~ S. 195. cammina sulle sue
tracce . La coazione ai termini delgius di natura può esser permessa
come messo o pr_ntivo, o repressivo della offesa. Se la ,offesa ba
inferilo il danno , siccome l' oll'ensore può sostenere d'averlo fallo COli
dritto cessa il titolo della difesa, e manca quello di farsi giudice ~el.
l'offensore. Al,lri, senza farai seguaci dell'Hobbes. il quale tuuo abban-
dona a una cieca fcrsa , scrissero Don cOllcepirai nel naturale diritto
quel di costringere onde ottenere riparazione del danno &o6'erlo. Giss-
mano Manuale Tedesco ano '778. val. 2. pago 529' Fiatt. 8at;Gi mi"i
1'''(;. 112., u4. Plattner Afo,is"li flol. 2.". 4'2.
sa
se la offesa lo lasciò sopravvivere, nè ~ltri o con
lui oin luogo suo, se esso dovette soccombere,
può arl'ogarst la facoltà di giudicare dell' ingiu-
stizia dell'avvenuto disastro, sia perché il gius di
natura non può ammettere pelo la propria sem-
plicità Ìa discussione della prova (I), sia perché
un giudizio non autorizzalo dalla necessità sarèb-
be contrario aBa eguaglianza, su cui quel dritto
si appoggia.(z),
, Non è senza perplessità il decidere se il dritto
della difesa nellecircostanse , nelle quali il gius
di natura lo autorizza, ri~ieda tutto ed unica-
mente nell' assalito, o si comunichi a chiunque
Taglia, mosso da compassione o da giusto sde-
gno, soccorrerlo , Questa diramazione del dritto
da uno ad altro uomo può essere un voto della.
morale (5): può esser l'effetto de' sentimenti sim-
patici, che la natura ha posti nel Cuor dell'uomo
per la maggiore conservazione dt;gli esseri della
sua specie; ma non può avere aproprio favOl'e
il suffragio del dritto della ragione. Se j) Biudi-

(I) Zeiller Dritt~ natar. pl'lll, pa(f. !I2S.


(2) Riconobbero questa iosufficiensadel gius di natura Fichle &im.
ufondlUJltJIUaledel; dritto di natur« vol. I. p. 114:,'Poncbke Intro•
• aiGione al driuo '""""~ p. 157" Kant GlIU'UprwtÙnu S. 4'" Bea.
david SasfJÌ di &iarispruden:w S. J 15. 211 •
. (3) II Lampredi Ju,', pub. unill.t1leoreril. pal·t. ''',. 7, S: 7. aoalieae il
c:oatra1io, rigeuaodo laopinioae del Pulfcndorf De jur. _t. et 6e11t.
li6. 2. c. 5. S., 6 come correUo dal aun cnmeatatore Barbeirac.. Le i,a..
terpelrazioni deIla l. 2. S. peno di&., ad l. Com. de si«. Cavorevnli. alla
esl~naione del moderame pal'lo~ da vedute ~rali" cbe. tal..el I. la
legge sociale adolla in preferensa de' princiPi, del drjllod~1a n&iO....
come fu·atverlild IIOUi6; J. CtIIp. ,. i.ji". .
.. ",,\
54·
zio della ingiustizia dell' aggressione ,del peri-
colo che essa fa nascere, de' mezzi nelle circo-
stanze necessarj a farlo cessare compete esclu-
sivamente all'assalita persona, niuno fuori di lei
potrà arrogarsi questo giudizio, ed erigersi in
arbitro tra lei e il suo assalitore (I).
Il caso della collisione de' di-itri è diverso da
quello della lor difesa legittima; e questo caso
ii verifica allorchè due dritti di eguale certez-
za e.di eguale intensità vengono a contrasto tra
loro; d'onde nasce la necessità che o l'uno, o
l' altro debba esser distrutto, Nel caso della di-
fesa la fOl'za ha il titolo nella esecuzione d'un
dritto contro un' azione, la quale manca di que-
st' attributo: nel caso della necessità la forza ha
il titolo del dritto dall' una parte e dall' lIltra ;
onde ì termini di fatto di questi due casi son
tali, che nell' uno e nell' altro convien parlar
di difesa.
Quando due dritti di egual natura e di eguale
intensità vengono in collisione tra loro il prin-
cipio della morale, inculcando l' annegazione di
se medesimo (2), pula in un modo, e il dritto
(I) Gundllns'JIU nat. DIlp. 56. S,·~lIl. come addetlo .Ua .cuoia del
Pulrendorf rigella uo giu. di punire dal dril,Jo della oalura percbè la
peoa Don può inlliggerli cbe da .uperiore a inferiore. Barbeirac .e-
guace di Gl'ozio Ad Pujf. le droic iWlll' nllC. et del gt:fll ti!', 8. eh"p.
3; S. 4. not: 3. ltuvando la luperiorilà dell' inDOcente 10pl"ll il Clolpe"olo
_palibile colla ~Iurale eguaglianlla Ira gli uomini, sprellia la oller-
"asione del Gundlins. Egli 000 ba pooderato, e GuncJJing non lo aveva
dello, cbe prima di punire convieD giudicare, e .ehe giudice DOn può
eueretra eguale ed eguale. . '
(2) Clc. D. o.Jf.li6. 3. fI. 6 ... NOli miIU viI..... eI' u'ilior., 111'_
lIlIlmi tali, tlJfefll.io, n.min",. l'C violtllll tIOmmGdi m.i S'Glili »>.
55
dèlla ragione, destinato a far valere il dritto come
titolo d ella forza onde sia conservato e pl'otetto,
parla in un modo diverso, Se si tratta di due
di'i tti eguali, che 1'uno e l' altro sia conservato
è impossibile, non altr ime nti che due linee rette
occupino nel tempo stesso lo spazio medesimo.
Il dritto della ra gione si astiene allora dal giudi-
care non avendo mezzi per fa l,I o , e o abbandona
il giudizio alla morale , o lo lascia tutto all 'esito
qualunque sia pel' essere della forza ( l).
Tali sono i teoremi che il dritto della ragione
può st ahi lire su quello della difesa, o nel. caso
d'aggressione ingiusta o nel diverso caso che
una forza qualunque, sebben non ingiusta, mi-
nacci distl'uggere qualche umano diritto.
Questi teoremi piucchè suCficienti a difendere
l'uomo dall' uomo non lo sono pel' difender
l'uomo dagli uomini, se o per id en t ità d'intel'cs-
se, o per analogla di .carattere , o per comuni
abitudini ·un isc o nsi 'in mobitudine 'ad offendere
altrtri .' ;' . ! .

. Il di'i Ho della ragione nè può preveder questo


caso , rià, ha 'mezzi ·per .r ipan rvh LI più,o . meno
fondato sospeho di malvage.intenzioni -nell'uomo
non .ènè ·poò<eSse.re: ne'suoi calcoli ammeasoç .e
se un' unione; Un accQvdCo) di 'scellerati si è per :
disa\\\'IeDtor.a: :fÒI1m.ato:,: 'siç c Qm e ' ,I' accordo siè
do:~uto forMbre~avantichè' essorivolgasi ~ll' al·
ù'uii off~sa; e quindi' faeei idelle . circostenee ,che

78 Google
56
attualmente ne presentano o ··Ia minaccia, o ii
pericolo, il dritto della ragione non ammette
alJtieipati giudizj da .uomo àd uomo onde auto-
ritzar gli espedienti necessarj a difendersi •
. Le società umane per volo irresistibile della
natura si formano: da.quebisogni medesimi che
spinsero l'uomo ,e quasi senza di lui consenso
lo legarono in unione strettissima co' proprj si-
mili nacquero e si moltiplicarono i fomiti delle
offese (I). II gius di natura nella ragione non
poteva nè combattere nè distruggere il voto della
natura ne'bisogni deU' organico impasto dell'uo-
mo. Un fatto nascente per le forze che la natura
spiega in ogni uomo sfugge ai, calcoli della co-
mune ragione,. la quale inabile a regolarlo lo
upproYa solto due cundizioni: che la ragione
puhblica che lo invigila vada ad esso compagna
ne' teoremi che ella a vantaggio della difese ha
.nuta competenza e mezzi di stabilire: che nel
difeadec.I'ordine ; che sfugge a' suoi calcoli, se'i
suoi teoremi non possono esser seguiti non siano
distrutti ,
lo questo stato di cose la mente umana ha due
diversi oggetti da eontemplare: il dritto di na-
tura uscente dana ragione: il dritao di. società
uscente dai sènsitivi bisoguì .dell' uomo.
La offesa nell' a88regazio~e. politica assume at-
le~iam.eDto diverse da' quellochepuòimmagi-
narsi essumere ·tl'{l individuo e individuo. Più
~1
.ggrC'gazionipolitiche Ilaseon t1'8 gli U9Vl1D1,;
una minaccia la sicurezza dell' altra. Il gius 'di
natura nato a, difesa dell' individuo non può re-
golare un caso nel quale una massa d' .uomini è
minacciata da un' altra. In questo caso )a egua-,
glianza della ragi,oDsda individuo, a individuo
non conta più. E ignoto con qual ragione siasi
la moltiLiJdine unita : è ~8noloil numero di cui
si compongono .eomparativamenteIe due molti-
tudini: è del-pari ignoto il modò col quale si
sono, formate Ie forze destinate ad offendere: ,è
ignoto il modo col quale quest.e forze,.agiranno;
onde )0 immaginare UDa soçie.là di eguali ,pe.'·
ehè la moltitudine si componediunità-rasionali
lotle sarebbe )0 stesso che farsi sorprendere , co.
me Archimede. in un calcolo matematico dni ne-
miei che colla fOl'za aveano eltpuBnata già Sil'a-
cusa ,
Un' .aggregazione politica dovrà ella aspeU,are
che un' altra, la ponga attualmente inperjcolu ,
onde aver titolo legale per usar d61l" fO,!Z8 ne-
cessaria a difendersi? Qui i .calcoli politici inco- .
minciano a presentare il carattere che gli ,di·
stingue dai razionali. Il drino,delJa ragione; cl",
indi v.jduo a individuo non ,può sco~gere dall' ~­
no aJl',altl'o se non la' ragione. '$e 'le passioni di-:-
ungono la causa motrice dell' individuo il fatto
le dee presental'e nell' atto d'incami-nal'si ad of-
fendere. Se si tratta di due meltitudini, comec-
chè non la ragiooe, ma i bisognidelht''Sénsitiva
natura le ahbi'ano così' forméte ,il dl'Ìttti'dCllit
, .. : .•.• J.',
58
ragione sarebbe-un coltivo, e pericoloso criterio
pSI' gi udicare il caso della ingiusta aggl'essione •
U drittò nascente dalla esperienza e dalla esser-
nzione di ciò che più comunemente le umane
passioni producono è il solocriLerio adattalo al
bisogno. La ragione ospetla i fatti per giudicar·
ne: le passioni gli creano, e il 'pericolo di que·
sti falli obhliga a studiarne le cause ed a repri-
merle onde non producano i 101' perniciosi ef-
feuì , Ond' è cheniuno potè mai revocare in
dubbio che una società politica abbia il dritto
di preparai' contro un' altro la suerl'a per meglio
ottenere la pace: di fondare il pI'esente pel' prov·
vedere al' futuro :' di agire sulle umane passioni
produttrici della ingiustizia onde meglio assicu-
rare il regno della giustizia: di considerare la
infl'azione avvenuta del dvitto come titolo di coa-
zione necessaria ad impedirne una nuova(l).
, Quest» formula, ignota al gius di natura, non
può esserne disapprovata" pereiocchèeila tende
a meglio e: più efficacemente proteggcl'lo dalle
nmanepàssioni , contro le quaH esso è privo di
schermo. Si tralla 'solo: di nintraeciare se il nuo-
va dritto , che' han fallo nascere le passioni della
moltitudine, inoppugnabile da sta Lo astato ,. sia
applic.abile an' interno ordine aeUa città.
, Se vi' ha città, vi ha stabilito gov81'lro, fallo

(t) Bui-lamaqui EI/lm~lIt. Ju boit nato pa"t. I. c1&ap. 7~0Iser.fa c_


ii .dritlo:dj,di{oIsa,11a più e.I'1Il,ioDe nelle .t~fJ di lla~""'a ,çhe '!C!lo
dato oivil«i 3IJerzione chimerica .•icchè Don è bilOgno mostrarne la
~J'ron~~là~' J j • ; J ~ " .c.: J ~ - .' '. f 'J' v, l I
59
ignoto al dritto detta ragione: fatto approvalo
da lui perché neoessario alla sua difesa : fallo
creato e sostenuto dal dritto comhinator delle
fa l'te , dal dritto politico (I).
Questo fatto elevato al gudo di dritto ha ap~
punto il titolo' nella necessità di regolare una
moltitudine. Il dritto. politico trova dunque un
fatto che un dritto diverso, e assai più vicino Il
quello della ragione, ha già dovuto decidere.
Esso dunque non ha se non ad adottare la formula
che quel dritto ha adottata e che il dritto della
ragione non aborrisce: calcolare nelle umane
passioni le cause di offesa: pl'eparar la guerra
per mantenere la pace: fondare il presente per
assicurare il futuro: usar della forza anca ad of·
f~sa avvenuta pelo impedirne una nuova.
Il dI'i tto della offesa e della difesa da stato a
stato si avvicina più a quello della ragione, per·
chè rappl'esenta la ostilità 'tra individuo e indi-
viduo. In questo caso forma minor difficoltà il
pvincipio di naturale 'dirittò il quale, conside-
rando gli uomini nelle loro individualità cd me
mezzi e fini a se stessi, aborrisce che un ente
l'agionevole sia trattato come mezzo d'un altrui
fine (~). Nel caso di difesa presente tra indivì-
duo e individuo, e d'uso di forzadell'uno con-
tro dell' altro il mezzo si confonde col fine ,"~ la
distinzione che vi si volesse introdurre sanebbe

(,l Vedasl i1li6. I. Clip. 5. PtJ8. 68.


(II) Zdller Dritto natural« pr;"aw fIC!' 206. S·I~4·" P"6\' 2l'.
§.183. . .
60
più sottile che vera. Ma allorquando, avvenuta
la offesa per la parte d'un individuo; si tratta di
usar la fona contro di lui nell'unico oggetto che
altri non la rinnuovi, è innegabile che l'uomo
è convertito in un mezzo del fine dell' altrui si-
curezza (J). .
PCI' vincere questa difficoltà basta osservare
che il principio è vero per la ragione comune
degli uomini, ma non è proponibile alla ragione
pubhlica dello ilalo,la quale tal non sarebbe se
i soli e rigorosi principj della comune ragione
dovessero essere la sua guida, La ragicne pub-
blica non si è potuta formare senza un sacrifizio
o maggiore o minore delle pri vate, lo che si re-
ferisce al dritto pubblico della città (!lo), Se que-
sta ragione pubblica ha il dritto di considerare
la moltitudine per il lato clelle passioni che pos-
sono renderla nemica dell'ordine, come lo avreb-
be per porsi in guard~a di una moltitudine la
quale formasse un' aggregazione politica diversa
da quella che ella dirige; se la ragione privata
non può nè supplantarla , nè porle de' limiti in
quello scopo l non lo potrà neppure in quello di.
porsi in guardia dalla moltitudine che ella. go-
verna, Allol'a non è più la ragion~ comune eguale
io tutti che dee decidere del titolo legiLlimo della
forsa , ma. è Ia ragione pubblica, di faccia alla
(I) II· dire che chi olfende con premediluiobe può esser Imitalo
come privo di ragione, conforme alcuni pretendono, è formare una
ipotesi che il fallo rende inammissibile. ,Zeiller Dritto ntuurale pri-
villo p~, :.l28. S. 191. 71C". I,
(:1) Vedasi i1li6. I. eap. 6. poS. SI.
61
quale la privata IlOti ha titolo per òpporsele. Se
il dritto della ragione è realmente tale, non po-
trà non apprezzare questa noyilà di circostanze
e di fatti non preveduti da lui; e poichè da UD
lato avvi una ragione, la quale mira a frenar le
umane passioni al dritto naturale, fatali sempre,
e dall' altro avvi una ragione, che mezzo di fre-
Darle, non ha, O ella deve rlnunziare 8 se stessa
e pet'mettere d'esser distrutta, o deve approvare
una ragione che la avvalora e protegge.
La morale ha preceduto il dritto della ragia-
Da, ed ha O almen deve avere sull'individuo un
potere più forte del suo. La morale eneomia i
Scevola e i Cursj , che per altezza d'animo si
fecer mezzi di salvezza della 101' patria .,Apiù
forte ragione il gius di natura non può disap-
provare che alcuno per bassezza d'animo si fac-
cia mezzo della salvezza de' proprj simili. Come
gli eroi subiscono volontariamente' qualunque
male hattendo le strade della virtù, così volon-
tariamente lo subiscono i tristi battendo la via
del delitto', qualora il male loro inferito fosse
necessario a conservare i .dritti dell' innocente.
Il male che loro avviene fu scelto e voluto da
loro perchè conoscevano quale, offendendo la
legge, doveva essere la lor sort.e (I).
(I) L'Jmperator Marco (DOn il giurecoDSulto Mareiaoo come erro..
neamente ha citato Grozio ) Della L. 8.1"" .il. 8. Aib. 9. cod. u Nam
ex qua ,clÙercai"imum qlli, con,ilium coepit exind« quodammod»
,Utl mente punitur 14. Questa rifleuioDe in apparenza giusla per la legge

cosliluita non lo l! sempre per quelle da costituirsi, come potrebbe di-


mostrarsi discutendo la pena della ecofìsca , e le ngioni del Fil3OGic~'
per aolteDerla. .
62
Non potendosi .dal dritto, politico. esercitar
quello d' irrogar mali presenti per tener lontani
i futur-i se non convertendo .i malvlIgj in mezzi
del fine della sicurezza. de' più, apparisce dub-
biosa assai la sentenza di quegli scrittcri i quali,
suppongono che il gius di difesa appartenga a
tutta la società (I); lo che equivarrebbe a ri-
durre la ragione pubblica al livello delle priva-
te: si presenterebbe di nuovo la difficoltà ine-
rente al gius di natura allorchè si tralla di con-
'Vertire un essere ragionevole in mezzo d'un fine
altrui , ed essendo necessaria alla difesa Ìa forza
pubblica si darebbe ad ogni individuo il dritto
o di suscitaroe o di arrestar-ne l'azione. lo realtà
il dritto deUa difesa sotto il nome di punizione
appartiene nella sua astratta entità al Sovrano
unico rappresentante la ragione pubblica e la
pubblica forza (2), J\la il dritto politico se per le
circostanze alle quali dee provvedere esercita la
difesa in modo diverso da quello, con cui il gins
di natura fa valere la propria, nè sopprimeque-
sta, nè esercita quella per modo da convertirsi
da ausiliario in conquistatore.

, (I) Romagnosi Genesi del dritto penale vol. 1. "ag. 19B.


(2) Ant. Math. De cl'imi"i6. in proleg, cap. 3. num. 4. confutando
Arislolile osserva cc Ad hae« Remo potest simul et agere et pati ». Se
il gius di punire appartenesse alla società, e in conseguenza a tutti
quelli che la compoogono, siccome chiunque è espo.to ad esser punito,
sarebbe agente e paziente ~ella punizione, vale a dire punitor di le
stesso , Poiché il gius di punire invocato dal dritto della ragione a pro-
pria direu è creazione del drillo politico Don è da cercare nei principi
di quello in chi elSO risieda; convien cercarlo neUe cORlbinaaiooi dl
questo ,
65
La, prudenza e l'accortezza onde evitare la
offesa restano all' individuo, e il dritto politico
vi aggiuntJe p.el' renderla al bisogno più efficace
la propria • Resta del pari all' individuo l'uso le-
git~imo della forsa onde provvedere alla propria
difesa (I) nelle circostanze e nel modo con
coi il gius di natura l'autorizza. quando, però
altre forze che quelle della natura non restano;
sicché potendo egli invocare quelle della società
la privata ragione non dee usurpare le prel'oga-
tive della pubblica (~), e nel solo 'caso in cui
mezzo più mite non siavi per provvedere alla
propria difesa (3).
In questi principi' si fa manifesta la differenza
dell'imo e dell'altro diritto, non intervenendo
il politico se non quando il naturale manca di
forza a proteggersi , O quando col mentito suo
nome la forza pl'ivata vuoI tiranneggiare gli al-
trui diritti •
. Nè il dritto politico nel farsi. ausiliario del
gius di natura, e collo spiegare la forza che alla
difesa son necessarie usa maniere che del dritto
della ragione non siano. Usa la prudenza onde
cause di offesa non nascano; usa l'accortezza
onde in tempo sopprimere l'oifensivo progetto
se mai fu ordito; e laforza che spiega è l'ultimo


(I) Dig. Li1J. 9. tit, 2.1. 45. S. 4.1i1J. 43. tit, 16.1. l. 27,. Cod. Li",
9. cito 1'6. l. 23. '. ,
(Il) Cod. Lib. 3. cito117' l. I. ,0\'e incontrasi la nota sentenza" mellus.
enim e't, ooearrere iii temportl quam post exitum virld~cQrf ".
S.
(3) Pufìendorf De [ur, "/lt. e' iiellt.li~., Il. cap. 5. 3. ,
64
rigoroso espediente a cui la' necessità lo co-
stringe.
È amena anzichè no la questione, se la società
per difendersi debb~ allettar col' piacere o inti-
mor-ir col dolore chi si propone di offenderla (I)..
Sarehbejnvero un bizzarro spettacolo veder sulla
frontiera dello stato l'al'mata destinata a difen-
derlo offrii'e per meglio riuscirvi all'armala pron-
ta ad invaderlo le delizie degli orli dI Alcinoo,
o quelle del voluttuoso romitorio di Al'mida, ca
così sollecitar la invasione per' tenerla meglio
lontana.
È una fataI condizi one della natura 11J!')an3, che
per impedire il male convenga inferielo ,: nè in
altro modo nè con altri mezzi il 'dritto della di·
fesa si eserci ta. Se il presente pericolo si allon-
tana coll' uso della forzafisica, il futuro non può
allontanarsi 'se Don con la forza morale, la quale
si forma colla incnssione del timore del male,
r'iducendo la minaccia, se alcuno osi sp,·egial'1a,.
'ad effetto onde eHa Don perda la murale sua forza
per impedire una nuova offesa;
Se si apprezzano le diverse circostanze, nelle
quali il dritto della natura auroriaza la forza fisi.-
ca, e il dritto politico usa la for:lo8 morale della

(1) 1\ Re018:t:ti Elem.jur. erim, li". 2. c.~. S. 4. spiega un Irand~ apo<


parato di el'udi;;ope per istahilire che la sanzione del dolore è da pre-
ferirsi a quella del piacere neHo armare la legge, e confuta il Bayle il
quale delle all' amor del piacere una forza maggiore di quella dell'avo
versione al dolore sulla umana volonlà. Qtiesta disputa ba luogo più
opportuno là dove si tratl~ di misurare la fOl"lladelt. mioaccia colla.
qU4le la legge sociale esercita la propria difesa.
66
minaccia per pronedere, alla dife..- de' ~iritti
degli uomini e della socielà DOD può apparir
differenza tra l'una forza e tra l'alt.ra; se Don
che la prime è di effetto più certo, la seconda
di effetto più incerto: l'una ha inseparabile l' e~
stremo rigore, l'altra può usarne un più mite;
perciocchè l' UDa Don ha alt.to mezzo che quello
di sterminai' l'offensore, mentre l'altra può tro-
'VUI'e in men rigorosi espedienti la forza mOl'aJe
$U cui si appoggia.
Ma o si tratti ili respingere e far cessare colla
forza fisica l'offesa presente, o si tratti compri.
mere colla minaccia. d'un male la tentazione di
una offesafutura, si tratterà di difesa diretta in
un C8;SO, e di difesa eguaJmente direUa nell'altro,
se si consideri il dritto e il suo esercieio., indi-
pendentemente dall' esito dell' UD tentativo e
dell' altro; onde la Jegge DOn agirà io; UD modo
se sulla frontieee delleetato oinferisce O mi-
naccia un male a chi tenta d'innderla, ed in un
modo diverso se col bando penale inumorisce
colla minaccia chi volesse tentare di sanertire
la interna sicurezza deUaciuà( I).
La legge penale, imitando il dritto della Dib

(I) Quelle osservazioni mostraullOOD e_re IOpra bui i'neonc_ i


l'IIiooamenli co' quali l'egregio ligoor Lucas Da 9':.'~' 'fJb1al "c.
oIaap. 6. intende provare, che la società non pub diieud.erIÌ che com.
\' individuo li difende; che \' uccidere il lIemica. alla rronliera oode
impedir la invasione ODn è la cosa medesima eh il tagliar la tella
all' assassinosulla piazza di Greve. Se ~ueslo allo secondo fosse neces-
..rio per. cooserure o la lOCiela o gli allUCiati ooa dilferirebbe diii
primo.
5
66
tunnelIo stab'ilire le fOrze coattifie che esso
non può conoscere, non lo Imita meno nella
prova del male passalo' come mezzo di avvalo-
rar la minaccia per allontanarne 'un futuro. Se
il dritto della natura non ammette disèussione
di, prova, più geloso della indipendenza che
della sicurezza dell'jromo., il dritto politico ve-
nera e non conculca questo principio, assicu-
rando-a' ciascuno la presuneione della propria
innocenza, negando ogni favore'alla pena ed
opponendo alla eredihiluà della prova il duh-
bio che un rrigionev.ole scetticismo è autoriz..
sato ad opporje (I).
Sorge da qneste origini, su queste basi siap-
poggia il gius di punire come dritto e mezzo
legittimo di dife911 d~llasicurezzas(')eiale: non
con' titolo * o mezzi :che dal dritto della natura
abbia dovuto ricevere, ma' con forze che imi-
tano. quelle del gius di natura quanti, la diffe-
renza (Ielle circostanze nelle 'quali agiscono può
comportarlo:' Don'. n emi 00 ma vindice ed ausi-
liario· del gius odi natura '" e quale la Toscana
legislazione in 'ogni.atoma del suo' delicato eser-
ciDo 'lo :manif~sta Il chi volesse assumerne eon
non preoccupata mente l'esame.
; l',.' •.

. "
C A P I TO L O V.

Differenza, caratteri e connessione reciproca


della difesa preventiva e della repressiva,

La ragione non concede in termini assoluti


alla forza con titolo di difesa il dritto di dispie-
garsi e di agire, ma la investe di questo dritto,
alla condizione che espedienti, che ella può sug-
gel'ire e che forze non sono, non abbiano po-
tuto per altre vie proteggere il dritto della jra-
tura, e l'ordine della città dalle offese, che l'uno
e l'altro minacciano.
Si presenta tra questi espedienti prima d'ogni
altro la umana sociabilità , già annunziata come-
opera della natura la quale perfezionandosi di-
minuisce per se sola le offese (I). Se la teoria
della umana sociabilità, in che consiste la pre-
l'ogativa più nobile del dritto politico, manca a
se stessa o agisce in senso contrario de' proprj
voti e de' proprj principj, avvenendo le offese
la sua coscienza non può esser ,t.ranquilla, e può
dubitar giustamente. di esser costretta ad auto-
rizzar la forza della difesa contro passioni, che
ella medesima ha fomentate.
Il dritto politico dichiara offese azioni uma-
ne, che la religione e la morale colle 101'0 san-
68
zioni interdicono; onde la difesa, che esso op·
pone alle passioni che ne sono la causa, procede -
da una forza, che si dichiara ausiliaria, o sup-
pletoria di quella a cui la religione e la morale
si appoggiano CI). -Se il dritto politico non pro·
tegge le forze, che esso intende supplire onde
allontanare le offese , farà come chi, avendo per
Ia fabbtica che vuoI costruire _una base solida,
opera d'un' arte alla quale la industria umana
non giunge, la spregia coll' insensato proposito
di rifarla natura anzichè d'imitarla.
La prudenza consiglia ad invigilare la salutare
azione di queste ' forze , le quali uscendo dal seno
stessodella riatura umana promettono di tener
lontane le offese, e di avvertire ove e come o
la mancanza di quest' azione salutare, o una sua
aberrazione possibile tenda a divenire Causa di
offesa. Questa prudenza costituisce il primo gra-
do della preventiva difesa.
Ove la prudenza à quest' oggetto non basti ,
l'accortezza preoccupa come più mite espediente
la forza, L'autorità tutelare dell' ordine stabili.
sce unsistema di permanente vigilanp, per mezzo
del quale le cause delle offese siano scrutate ove
se
esistano: siano tolte, o soppresse le circostanze
lo ammettano; e qualora l'offensivo progeLto
siasi già incarninato al pravo suo scopo gli venga
opportunamente troncata la via onde non giun~
gavi. Quest'accortezza COstituisce il secondo gra-
do della preventiva difesa.
\
\

69
La umana malvagità è a guisa d'un corrosivo,
il quale sfugge all' occhio più acuto ed attento,
ed altera il corpo, a cui si determina, ancorchè
con diligenza grandissima custodito. Estirparlo
non è possibile: reprimerlo per quanto si possa
è tentahile , La forza morale della minaccia del
male è l'unico espediente per raggiungere negli
oscuri suoi ripostigli la umana malvagità, e con
essa la tentazione della offesa. Si vuole con que-
sto espediente., che il timor d'un male futuro
allontani la volontà dal muoversi verso un bene
presente, che le passioni nemiche deU' ordine
ravvisano nella offesa (I). Questo timore, se agi.
sce , reprime la volontà o negli appetiti, o nei
desiderj , i quali potrebbero ingnndirsi, e cre-
scere in delittuosi propositi; e questo e non altro
è il carattere della repressivo difesa.
Alcuni variando nomenclatura danno al mezzo
preventivo il nome di difesa, e al repressivo quel-
lo di prevenzione (2). Altri sembrano compren~
dere sotto il generico nome di giustizia di pre-
videnza tanto i mezzi preventivi, che i repressi.
vi, e dare il nome di repressiva giustizia ad espe"
di'enti, ne' quali suppongono la desiderabile, ma
forse non sperabile efficacia di estinguere ogni
fomite ed incentivo delittuoso (5).

( I) Il sigDor Lucaa Du "y"ùme phuJI etc. dà al limore I. rc)ru di


agire sulla lilx:,.tà. Fone eHli adolla la opinione già cODfulala DellA
~ cap.2.pag.30.no~I.
(2\ Wolf Dejur. nal. et sento Se go., Ludovici BeDr.Colina n.-
.pon.io adqua~.t. jw·irlia. de mortil poena ete. fHI6' 4,. 48.
(3) Lucas Du .y·.tèmc pén. et du siuèmc "CP"IS$ij' et•• p. 'l5g.~ I~.
'70
Queste coritradittorie nomenclature , e certa
oscurità che esse lasciano attorno agli oggetti,
che intendono ridurre in olassi ,son pi'ova o che
il tentarlo è difficile, o che non è stato colto il
vero criterio per riuscirvi ,
La intervenzione, o non intervenzione della
forza è il dato più vero onde distinguere i mez-
zi, che la legge adopra per giungere al medesimo
scopo, ed apprezzare se l'uso pratico di questi
mezzi appartiene alla giustizia, o a una prudenza
che non può soggiacere alle regole della giustizia.
Tutti i mezzi diretti ad impedire la offesa san
certamente difesa: gli un i consistono nella pru-
denza e nella sagacità, nè fanno violenza alla
volontà di alcuno, onde il loro carattere gene-
rico e distintivo è quello di non-coattivi: gli
altri consistendo nella minaccia d'un male, si
pi'opongono di far violenza all' altrui volontà ,
onde il loro carattere distintivo è quello di coat-
tivi ~. I primi non formano sanzione alla legge
costitutiva de' dritti, ma vegliano alla 101' sicu-
rezza: i secondi la formanot r). Gli uni difendon
di fatto: gli a1Ld difendon di dritto, lusingan-
dosi di divenire con gener'ali formule di minac-
cia politici ostacoli alla tentazione di olfeude-
re (2).

(I)Le sole leggi, che diCeadoao col proibire, o col comandare han-
DO hilOgno di 1/lllzione, e Don è .~ro, che tu Ile debbano averla con-
forme penaa l'altronde dottissimo lI~strivau" Euay su» le code pénal
011., Felini, Vedaai il Wl. I. cap. 14. i. I. paGo ~u6,
-(2) In quello _ concep le pene il Buccaria De' delitti /Il deli.
pene j.,6.
'I
Considerllt'e questi due diversi modi "di,difesa
della sicurezza sociale .nella origine che amen-
due hanno comune dal gius di natura; nell' at-
teggiamento diverso che, l'uno e l' altro assu-
me nell' aggl'egazione politica, e però nella di-
versità delle attribuzioni, delle quali l'uno e
l' altro divengono titoli: ne' limiti, che all' uno
ed all' altro può sagnarla giustizia come forze
~oggelte a truviare nelle mani degli uomini: nel
punto della loro unione, e nella distanza che
poi lascia tra l'uno c l' altro il loro uso prati-
co: è ricerca non senza un grande interesse, nè
senza utilità per la polit ica e per ·la giustizia.
" II gius di natura autorizzando nell' individuo
la forze necessaria alla propria difesa le assegna
una condizione ed un limite 8 amendue conse-
guenza del titolo della necessità, che l'uso della
forza debbe aver sempl'e. La condizione investe
per così dire gli antecedenti dell' azione in cui
. consiste l'uso della forza in quanto l'offesa dee
essere, se purè è possibile, evitata non impru-
dentemente affrontata i. il Iimite investe i conco-
mitanti dell' azione medesima, dividendo dalla
economÌa necessaria l'eccesso. L'aaempimento
della condizione, comecchè in gran parte dipen..
da da' requisiti di volontà, è di carattere princi-
palmente morf;1,fe. La osservansadel limite , esi-
gendo l'ufficio dell' intel1elto,è principalmente
giuridica, La. prima è un desiderio , un voto del
gius di natura : la seconda è una l'egola •
L'uso. della forza con titolo. di difesa nelle
,s
mani dell'autorità pubblica, e sotto gli auspicj del
dritto politico non lascia nè la condizione nè i )i-
miti che gli erano inerenti nelle mani dell' indivi-
doò sotto gli auspicj del gius di natura , ma è dalla
natura delle cose, a cui niuno può trasgredire ,
costretto a spiegarsi nel modo medesimo. La
condizione rappresentata dalla difesa preventiva
non può non essere nelle mani dell' uomo: il Ii-
mite rappresentato dalla difesa repressiva può
solo essere nella legge. Dal che avviene, che la
preventiva difesa, per se stessa non suscettibile
d'essere espressa in formule genenli'e costanti ,
sfug-ge alla influenza della legge, e si trova ne-
cessariamente SOltO quella dell' ufficio ammini-
strativo ~ o governativo, secondochè o è pruden-
za, o sagacità. All'opposto il limite suscettibile
d'essei' misurato e tracciato obbedisce alla re-
gola, la quale ave lo materia lo ammette prefe-
risce l' arbitrio della legge a quello dell' uomo,
ed è con generali formule stabilito dall' ufficio
della legislaziene penale,
Dacchè questi due principj di azione, parten-
do dal (onte medesimo, si presentano ad eserci-
tare l'ufficio loro nella società umana, assumono
atteggiamento diverso, quasi cambiano istinto,
e l'egole differenti gli guidano.
La difesa preventiu rappres~ntando la p.'u-
denza e Ta sagacità dell' uomo, che studia il
modo di rendere inutile l'uso della forza, co-
mecchè in questosaletere suo scopo non minacci
l. indi ridual sicul'ezza di alcunoanzi la vegli, può
73
esser governata ediretta dal solo. principio po·
litico. La difesa repressiva , rappresentando la l'~­
gione che segna i confini alla forza " potendo
peccare o di deholezza soverchia, o di soverchia
energia, riceve le sue prime ispirazioni dal prin-
cipio politico, onde 000 ']leccare del primo di-
fetta, e lè seconde dal principio di giustizia, onde
non peccurdel secondo , L'ufficio della difesa prè"
yentiva, sorgendo, ed esaurendosi senza invadere
la personal sicurezza di alcuno: non avendo ge-
nerali regole da osservare nel propvio procede-
re, non ha bisogno, che la legge distingua in esso
la regola e l'applicazione, fissando j p"incipj pier
l'uno e per l'altra. L'ufficio della difesa l'e-
pressiva come forza montata nella sua qualità di
regola generale, e pronta ad esplodere contro
l'indiviJuo come applicazione della regola al
caso che OCCOrt'C, non si esaurisce nel cosritui-
re la legge penale, ma ha un pil\ difficil dovere
nello scegliere ed or-dinare i metodi della sua
pratica applicazione , rompendo l'altcmativa tra
le nude forze intellettuali e morali dell' uomo,
e le forze d'una scienza" capace di guidal'e in
questa impresa difficile l'umano intelletto, e di
servire di cOl'l'èttivo a Lutti i vizj di volontà.
Se la difesa- preventiva, Ia quale sorge e si
esaurisce p'.er opera dell' uomo senzachè la le,ge
possa segnarle regole che la dirigano, poteise
mantenersi sempre coerente a se stessa, come
mezzo di prudenza che risparmia la forza ,la
legge nOD arrebbe.nè titolo nè &'aBioRe di farne
74
un oggetto del suo antivedimento. Ma tutto si
guasta e si corrompe nelle mani degli uomini, e
d'altl'o lato la .preventiva difesa, incaricata di
rintl'acciare nel loro nido e nel 101' nascondiglio
ipl'ogetti di offesa, ha bisogno di aver seco e
pronta la forza necessaria a sopprimerli. Oltre a
ciò chi non sa, divenire spesso l'astuzia al pal'i
della forza fatale alla individuaI sicurezza? Per
lo che. la stessa preventiva difesa ha bisogno . di
leggi destinale a segnare i confìni , oltre ai quali
nè la investigazione degeneri in indoverosa cu-
riosità, nè la forza agisca sfrenata, o invada il
campo della giustizia.
I princip] di azione di sidifferente natura non
possono avere la unione loro nella legge, l'uno
rigeuandola affatto, l' altro in ogni atomo del
suo movimento desiderandola. Unione sì fatta è
tutta nella mente del legislatore , dal quale sol-
tanto possono ricever vita le forze destinate a
proteggere la società o vive nell' uomo. o morte
nella legge, che. egli consegna ad un fo-g1iò nella
espettativa della vita e del moto che riceveranno
dal suo applicatore.
Questa maniera d'essere della difesa, prima
concetto unico nella mente legislativa, quindi
in due diverse forze divisa, l'una tutta azione,
che. a ogni momento si rinnovella nella pruden-
za e nella sagacità. necessaria a prevenire la of-
fesa, l'ultra ora ferma ed immohilein una so-
lenne formula di minaccia necessaria a reprimere
la tentazione della offesa, ed or moventesi pel'
,5
l'·ufficio dell' applicator della formula, e dive"
nendo atto di punitiva giustizia, è un compli-
cato e perplesso concetto, nelquale o l'equi-
voco può penetrar facilmente, o il sofisma ha
modo di contorcere e soffocare la natura delle
cose a suo grado (I).
La unione della difesa preventiva e della re-
pressiva forma un concetto unico nella mente
legislativa allorchè si tratta di costituir la secon-
da: allorché convien pond-erare, che l' offesa è
un falto prevenibile come repressibile : allorché
si tratta di considerare la differenza che vi ba
tra la difesa che si esercita colla forza fisica, e
quella che non può esercitarsi-se non colla forza'
morale.
Tutte queste considerazioni conducono da un
lato a stabilire i sistemi della difesa che previe-
ne, e dall' altro a ponderare al lor giustovalOl'e
i sistemi della difesa destinata a reprimere. La
unione di questi due sistemi tra loro fa sÌ che
se i primi s'infievoliscono e si abbandonano, i
secondi rischiano di rimaner vane parole nella
legge che minaccia, perchè una forza meramente
morale può esser indebolita da tutti i lati, pei
quali può insinuarsi la probabilità di potereof-
fendere senza essere offesi. Ma quesla unione di
fatto de' due sistemi, essenzialmente di dritto
nella loro comune origine, non ha gal'anlia nella
legge, e tutta 'l' ha nella coscienza e nell' atten-
zione di chi governa.
(.) Traitd de dl'uit pélJul pal' M. JJn...ti. 1JQl. r, cTa'll" Q.
,6
La difesa con' mezzo di forza fisica, e da indi-
..iduo a individuo sOl'ge e si esaurisce in un
tratto .'La difesa. con, mezzo di forza mor'ale tra
l'autorità della legge e la moltitudine non si
esaurisce nè colla stessa semplici tà, nè colla pron-
tezza medesima. La legge colla formula generale
della minaccia non vibra un' arme, non la strin-
ge contro un determinato individuo; ella minac-
cia non ehi offende attualmente ma chi offende-
rà, Qui si esaurisce l' ufficio della legislazione,
nel quale i procedimenti della giustizia' non han-
no alcun luogo.
J... a offesa è avvenuta, e la minaccia dedotta
all' auo come attua] punizione, In questo caso è
prinia di tutto da osservarsi, che la legge non
pretende d'{ntimorire alcuno con codesto allo,
come atto isolato, lo che sarebbe fatuità. Ella ha
bisogno di cotesto allo perchè la minaccia abbia
il valore che le conviene, onde eserciti SOPI'Il gli
animi il suo effetto come forza morale; perocchè
se la minaccia nel caso che ella ha contemplato
non fosse, avvenendo il caso, dedotta all' atto
non sarebbe minaccia, ma jattanza ridicola. La
difesa dunque non è nell' alto dell' applicazione
della legge penale, ma è nella sua costituzione.
Se la minaccia per mantenere la sua efficacia
politica potesse dedursi all'atto sopra chiunque,
sarebbe inutile l'intervento della giustizia, onde
deci dere se è stata commessa l' azione ~ cui fu la
minaccia diretta, e il vero autore di 'aIe azione.
Ma minncciare sotto una condizione, la quale
'i i
verificandosi dee render certa la persona contro
cui si dirige, e poi dedurla all' atto sopra chiun-
que si affacci, sarebbe follìa non che ingiustizia.
La minaccia dunque per essere allo di saviezza
e non di follìa, e per esser temuta non solo vuol
essere dedotta all' allo ma lo vuoI essere sulla
persona e per l'azione per.Ia quale nella legge
fu scritta.
Appena è costituita la legge, che per impedire
all' uomo un' azione lo minaccia di sottoporlo ad
UD male, la .d ifesa si trova nelle condizioni mede-
sime della pena: il mal minacciato è, come la
pena, un mal di passione per un male di azio-
ne (I): procede la massima, che la pena segue
il suo autore (2), vale a dire colui che infranse
la legge: ed apparisce in tutta la morale e na-
turale sua forza il principio di giustizia, il quale
vuole punito il reo, e l'innocente assoluto .
Tutto quest'ordine di cose emana non da altro
fonte cbe dalla legge costituita, e non dai prin-
ci pj, i quali, calcolando il mal dell' offesa, e la
necessità della difesa, presiedei-ono alla sua costi-
tuzione. Ciò tanto è vero, che sopravvengono
circostanze, le quali obbligano a sospendere l'ef-
fette della legge costituita, e a decidere il caso
colle regole della difesa, come se la legge ancor
fatta non fosse (3).
(I) Vedasi il precedente cap. I. princ, In queslo senso Platone il,
Gorgia Op. Ed, Henr. Steph. vol. I. P(/g. 478. dice, che chi rella-
mente punisce adopra UDa retta formula di giustizia. Vedasi qui ad.
dietro pago5. noto J.
('1) Cod.lib. 9' tic. 4, .1. :1'1.
(3) Le pene divine; e quelle dell' ordine morale non iuc ontrano

OI9'tlzed by COOs Ie
j8
Per questa non breve serie di deduaioni si
giunge ad intendere come l'opera della politica
nel crear la minaccia destinata a fornire alla
difesa la forza di cui nelle circostanse può ar-
marsi, diviene in ultimo luogo un oggetto della
giustizia, alla qual metamorfosi voglionsi auri-
buire gli' equivoci co' quali alcuni hanno inteso
di dal' bando totale alla prima, e di tutto riferire
alla· seconda nella punizione (I), eIe lunghe di-
spute, che altri intrapresero per darsi ragione
come le idee di giustizia, e ie relazioni di obbli-
gllzioDe edi dritto, og~etti sl facili a percepini
nel dritto civile, s'incontrino nel dritto penale.
La prima questione è stata posta col doman-
due, a quale specie di giustizia la punizione ap-
partenga (,,): la seconda se esista una. obbliga-
zione a subire la .pena (3). Le qnali due questioni
ben .risolute possono contribuire a meglio e più
chiaramente discernere il vero criterio regolato re
delle penali materie.·
Puffendorf pone male la prima questione. Poi.
chè, dice egli, si dà il titolo di giudice giusto 8
quegli che decretò una' convenevole pena, siè
'Voluto indagare a quale specie di giustizia ap-
partenga la punizione. La giustizia non sta nel

oslacolo di prescrizione, e le pene civili spesso lo incontrano. Come


.i concilia il principio della prescrizione col principio del giusto asso-
Juta nelle materie penali?
(J) T"aité de droit pénal par M. Ilo..i 110l. l. c1uJp. g.
(2) AriSI. Ethio. ad Nicom.lilJ. 5. c. S'i Grotiu.1Jejur. ~ll. ee pac.li6.
2. cap. 20. j. 2., Puffendorf De jur. nato et sento lib.8. cap. 3. S. 5.,
Renazzì Elem. jur. cri",. lib. 2. cap. 3. j. 9·
(3) l'ulfendorf D. jur. nat .•t Bene. lib. 8. Clll" 3. j. 4· RUm. 4.
79
giudice ma nel suo giudicato, nèbisogna con-
fondere la giustizia, che è abito pratico dell'uo-
mo nel desiderio costante di agire in conformità
della legge, colla giustizia" che è in una umana
pronunzie fra due contrar] interessi, In quale con
esattezza scientifica riduce la legge , che è regola
generale, ellostato di ..egola part.icolare: del ca"
so ~ che fece insorgere IRc controversia (I), Se il
dato della giùstizia si prende dall' nomo che giu-
dica egli è nell' alternativa o della probità ,o
c

della improbità '; della scienza, O della ignoran-


za, Se ildatodella giuStizia si prende dallacor-
rispondenza del giudicato colla legge che gli fu
norma, il problema prende un aspetto diverso.
Pri ma delle isti tuzioni politiche" i furon bensì
le leggi, ma destinate soltanto a servir di guida
razionale alle azioni degli uomini, Se nasceva tra
loro controversia sulla legalitll d'un' azione le
leggirestav8110 mute e prive d'effetto, non vi
essendo chi potesse erigersi in giudice del Pl'O-
prio eguale: pèl" lo che non vi era allora nè es-
servi poteva giustizia nel senso della parola qui
sopra indicato non che alcuna sua immaginabile
specie. O vi era cognizione del propriodiritlo,
che autorizzava la ,CorZa: o v' era la cognizione
della regola, religiosa, o v' era quella della mo-
rale ,
.Col1e.istituzioni politiche nacquero due specie
diverse di leggi, la civile declarativa de' dritti,

(I) Vedasi il li6. l . tUIl' . 8' l' tJB. 1:l6.


80
la penale- protettrice de' dritti medesimi dall' al·
trui malvagità. Queste due sole specie di leggi
pl'esero aueggiamento di regola generale appli-
cabile da un giudice ai casi pal,ticola~i in ogni
controversia tra gli uomini; onde "i furono due
specie di giustizi/), l'una ci vile, l' Bltra penale:
amendue rami del medesimo troneo : amendue
aveni i gli stessi principj e le -stesse l'eg.ole, nè
altra differenza essendo tra loro se non quella
degli oggeui ai quali si al'plicano, la qual diffe-
renza si fa spesso sentire anco nel dover giudi-
car, degli oggetti. del dritto privato (I),
Puffendorf, impugnando che la giustizia pe-
nale sia la espletrice come la civile, fu mosso a
creder così dal 110n ravvisare nel delinquente
un' obbligazione a subire la pena, come esisté
nelcontraente ad eseguire il contratto (~), Se
la prima questione fece nascere varie sentenze,
la seconda pose I'urme in mano ud acerrimi con-
tradittori (3). Le leggi lasciano impunita la fuga
del reo: sospendono la esecuzione della sentenza
contumaciale contro di lui: lo ammettono quan-

. (I) Teslimonj ne aianll le questioni di li~r1à, la riRoluzione delle


quali ha un particolare e privilegiato criterio. Dig. Li!.. 50. tit,
~o., l. 179. e gli esempi addotti dall' insigne Cawalier Lorenzo Quar-
l'. l.

tieri Hermeneut, legai. Iii>. 4, cap. 5. i. go. Sciolsi .t1ril1leotiil pro~lema


nell' opera Jur, crimin. elem. li!.. I· parto ~. seet, I. tit, ~, S. 3., ma
francamente dichiaro errala quella mia soluzione, ed' inam~iuibile
ufla/riu,tizia politiN, iovenzione dell' Hume in mal puolo adotlata
da me. .
(~) Puffendorf De iur. nato et gent. loe. supr, cito
(3) Vedansi le note del Mucov l e del Harbeirac: al PuJrendol·f lo«;
c;"&(,
8.
do si presenti a difendersi, e puniscono. la lua
l'esistenza alle esecuzioni della giustizia. Esse ri-
conoscono con questo sistema, che egli non ha
obbligazione di sorta alcuna a subire la pena,
ma che non ha diritto di resistere alla forza, che
si muove per sottopor-eelo, ,
Se l'applicazione della legge penale costituita
è un atto di giustizia, come lo è l'applicazione
della leg~e civile, non si sa comprendere come
il reo nel primo caso non abbia obbligazione di
sottoporvisi, come l'ha nel secondo, perchèse non
obbedisce alle sue chiamate la sentenza è contro
di lui eseguita.
Fu osservato che il dritto di satura non am-
mette coazione .nè sopra la persona, nè sopra i
beni (I). Il giu~ di costeingere presuppone da
un lato il dritto, e dall' altro la obbligazione, e
se il gius di natura conosce i dieitti nen conosce
nè può conoscere lo obbligazioni, opera .delle
leggi religiose, o delle morali , o delle civili (~).
È dunque nella facolLà della legge della città di
creare, o non creare obbligazioni, e di crearle
come crede che meglio convenga. Questa legge
nelle materie civili afforza il gius di natura col
creare obbligazioni ai driLli corrispondenti,' e
desume dalla obbligazione il titolo della coazio-
ne, che per la esecuzione delle deeisioni della
giustizia concede non sulla persona, ma sul pa-
trimonio dell' obbligato. Questa legge medesima
(I) Ved.ui il precedente cap_ 4. paB- 52. llOt. h
"'''6.104.
(2) Ved:>si illib. 1. cap.

TUllWO IlI. 6
82
nelle matèriepenali. non. ha creduto d'aver bi-
sogno di rafforzare il dritto ad inferire la pena
creando un' obbligazione ad esso corrispondente;
Se fatto lo avesse avrebbe quasi screditato quel
dritto J il qnale ha bisogno della' più gran forza
morale possibile, cercando una forza ausiliaria
nella obbligazione del delinquente. La legge ha
voluta la sola esecuzione di quel dritto, che ella
ha ravvisata nell' arresto del reo. Sé il reo fugge
il dritto non resta avvilito anzi temuto di più.
Se il reo resiste egli lo fa senza dritto e diviene
ingiusto aggressore CI}.
Tutte queste riflessioni però non alterano e
non cambiano il carattere di atto di giustizia che
ha l'applicazi.onedella legge penale. Quest'atto sta
tra la comparsa del reo e la sua esecuzione . La
controversia sulla obbligazione a subire la pena
si referisce o alla sua comparsa in giudizio, o
alla esecuzione del giudicato contro 4i lui. Que-

(I) E· stata altrove notata la controversia se possono, o Dori poss~no


es,isler dritti seDza obbligazioni. che vi corrispondano li". :I. cap. l. pag.
9. noto I. Puffendorfricorre alla distinzione delle lèggi espresse in ter-
mini auoluti, e le leggi espresse in termini condizionali negando la
obbligazione a subir la pena p..e scrjtta da quelle, ammettendola per la
subizione della pena prescritta da queste. Questa distiesione elude il
problema, DIa non lo scioglie: mentre bene apprezzata si risol'e nel
dire. che quanto alle pene aflliui\'e di COll'po'la obblisazione Don sussi·
aie. e sussiste quanto alle pene pecuniarie. lo che non dipende dal.
l'essere, la legge espressa iD'termini assolutl , lì in termini eondisiona-
li, ma deriva ~iU\loslo dall' offender I~ pena afflittiva beni de' quali
l'uoOlo non può disporre, e ila pecuniaria beni ·de' quali l'uomo ba Ia
libera disposiaiene .. La sclueione di questo problema da me tentata
nell' opera JUI'. erim, elem. li". ~. part; 3. uc:s. So Il. sulle tracce
deU'lIobbes e del De-Felice è dci pari errata
83
sii due attl l'uno iniziale, l'altro finale del giu-
dizio sono regolahili dalla politica: il primo on-
de aver più pronta e più certa la decisione della
giustizia: il secondo per averla coll' effetto che
se ne sperava. Non che nelle materie penali anco
, nelle-civili la citazione del reo al giudizio, e la
esecuzione del giudicato sono a disposisione della
politica , Il '<fritto romano permetteva all' auore
<li costringere il reo colla forza a comparire in
giudizio (I), e non SODO ancora composte le di-
spute, se convenga o non convenga nelle mate-
rie civili concedere al creditore la cattura e la
. carceredel suo debitore insolvente (~).
Ma tra questi due atti siede tranquilla ed im-
perturbabile la giustizia senza altra forza che
quella che è necessaria a impedire ai coDtrnrj
interessi , uno de' quali ella dee far tacere, o le
ostili, o le turbolente maniere, che nidondereh-
bero o 'in disprezzo, o in feastuonc delle opera-
sioni-d'Tntelletto necessarie alla rettitudine dei
suoi oracoli.
Il giudicato penale è-, come fu altr. volla oso
servato, semplicemente declarativo t non dà e
non toglie al principio politico, e sodisfa in tutto
e per tutto al principio di giustizia, O dichiari il
titolo dell' offt;sa, o ne dichiari l'autore, o ne

(I) ManNa inillCtio. Vèdasi Dugolliaìoir, du tiro,' Ronlt~i" So 147'


(2) La questione, le lia giusto. poIilico l'arresta personale nelle ma-
terie del dritto civile è dottamente disculSll io una mauoscrilla memoria
del 'sig. Avvocato Nicculò Lami, oggi AUlìitor 'del Governo io Pisa, la
quale dall' illustre aulore dovrebbe esMr dala alla pubblica luce.
84
dichiari col titolo il grado; e 'Vi sodisfa poi nel.
modo medesimo con cui .vi adempie la giustizia
civile quando' per ragione di connessionedìchia-
ra l'obbligo. del delinquente a indennizzare. o
nel patrimonio, o nell' onore l'offeso (I).
Considerando la pena nelle sue sole relazioni
colla infrazione dell' ordine la mente può illu-
dersi .sulla sua morale necessità, e supporre il
suo stabilimento e la sua applicazione o un af·
fare di ooscienza , o un affare. di rigorosa infles-
sibil giustizia, la cui idea è insita ed inerente
all' animo umano (~). Ma considerando là pena
come il più cospicuo tra i sociali fenomeni, è
facile persuadersi degli errori , a' quali quel con-
ceuocpuramente morale conduce. Tutti i feno-
meni del potel'O regolator d'uno stato sono com-
binazioni o diprudenza , o di forza regolata dalla
giustizia. Come questi tre diversi determinatcei
principj agiscano o separatamente ~ o congiunta-
mente,.o l'uno come limite dell'altro, è cosa ad
apprezzarsi difficile.
La difesa preventiva segue'}' offesa alla trae-
eia, e la sorprende nel mezzo dell'attentato ,
'Vale Il dire nel campo della giustil.ia. La difesa
medesima trova la offesa già consumata, e il dan-
no arrecato, onde altro non resta che recar lo
vestigia e la prova dell' avvenuto delitto sotto
gli occhi della giustizia. lo questi due casi due
forze, sebben di comune origine, purdi mezai e
. (I) Veda.i illi6.I.ca1" Il.pa(J.185.
('4) \'&ld.11 illi6. liCUP, 14. S. l.pUIJ. 3:.10,
85
di scopo diverse, trovansi l'una con }' altTa im-
plicate , ed è perplesso q decidere se l'opera
dell' una debba servir di norma ai giudizj del-
l'altra: se i passi d'un' autorità, che non ha
dalla legge regole che la guidi no, possano dive-
nir norma d'un' autorità la quale non può farne
uno che dalla legge regolato non sia. Questi in-
tricati problemi, che il solo metodo giudicillrio
può categoricamente disciogliere, mostrano co-
me i concetti unici e di astrasione larshissima
quanto, espressi nella loro generalità, possono
sembrare inoppugnabili e veri, altrettanto nel.
I" applicazione loro alla spieguione de' sociali
fenomeni o divengono inutili, o riescono peri-
colosi alla pubblica sicurezza e privata.


Della difesa represswa

Qu;tmmqut! tlolorem in .ununo PO"""t


sensibile judicq.nt mqlum t no, contra
intellisihlle qu! iliud animo dam" s ,
. Seoec. Ep. a24.

CAPITOLO I.

Carattere politico della forza della difesa


repressiva nella pena.

La pena come angustia del COI'PO, odeIl' animo


nella sua applicaeione attuale allora ha nella
minaccia, che la legge ne fa' per difendere, il
carattere politico che le conviene, quando ha i
requisi ti siano intrinseci siano estrinseci , i quali
appariscono idonei a produrre la forza morale,
che ella dee esercitare sugli animi reprimendo la
volontà, che potesse sorgere e voltarsi alla of-
fesa.
Il requisito. intrinseco della pena consiste nel-
'

I'essere ella un male, onde -rerulerne la minaccia


apprezzabile: il requisito estrinseco dipende dai
dati, i quali possono formar la opinione della mago
88
giare ,0 minore efficacia del timore, che ella si.
propone d' incutere: .essendo certo, che la mi-
naccia di un male di minor quantità può in certe
Circostanze svegliare I1n timore, che la minaccia
di un male di quantità più grande in circostanze
diverse non potrebbe produrre.
11 male della pena considerata nella sua attuale
applicazione ha un valore assoluto, e il mal della
p~na nella minaccia ha un valor relativo. Se la
pena venga considerata pel suo valore assoluto
la suamisura è l'intimo sentimento di tutti (I),
e se si considera pel suo valor relativo la sua forza
morale nella minaccia deve necessariamente di-
pendere da un calcolo -di chi può esporsi a l'i-
sentirne gli effetti. Il dire senz' altro esarne , 00-
me alcuni si esprimono, che la pena dee consi-
stere in U11 male il qnal superi il bene del delit-
to (2), è pr.esupporl'e quel che è in questione: è
pOl're il calcolo a confì-onto dell' intimo senti-
mento :èsupporre al timer della pena la forza

(I)Coa\ !I modo d' esempio Ani. Math; .Ad us.48. diR, tit, 18. /lUI1I.
l. dice più dolorose il,acco delfl,loco, più ilfuoco del morso lacerator
delle bestie elc.
(2) Questa BobbtosiaDa lenttDA, LwitUha" O" tlae matter etc.alatlp.
30. fu modernamente ripetuta dal 8cnt!)a\D Th.éorie de, peines et. .del
recompeme. vol. l. ptl(;. 24., il quale la prova cogli eccessi, che Dulia
pro~ano; ed eccella fu quelle delle leggi A:Dglo·SaIlOBi, le quali pu.
nivano l'omicidio con pena pecuniaria modulata alla condisione dell'uc-
ciso. l'è!" combatter Bentbam colle slelle sue a rmi basterebbe osserva-
re, che se l'omicidio folle prodotto da cupidigia dell' altru1 denaro,
ammello che l'omicida li determiDasse_1 delitto per rubare cento
scellini, basterebbe a reprimerlo UDa pena pecuDiaria di centuae scel-
lini, lIIeotre, così facendo, il mal della pena supererehbe il p,.c!fitto
( come cSli si esprime) sperato dall' omicidio.
B9
della sua applicazione attuale ; è pretendere che
come nella staticadella umana .volùntà più pCSla
il dolor che il piacere (sentenza in astr-atto ve-
rissima) così si possa il dolore e n'piacere divi-
dere in flazioni e formarne dei pesi da pot ersi
paragonare tra loro sullahilancia : è finalmente
perder di vista lo veri Là d'intimo sentimento di
chicchessia ,che il piacere e il dolore per una
inoppugnabile economìa della natura vicende-
volmente si escludono, e che data la realtà di un
dolore presente, comunque non grande, è da que-
sto solo fatto escluso ogni ascendente imagina-
bile d'un piacere, comunque gt'andissimo, o pl'e-
sente-o futuro.
Spesso alcune sembianze più o meno inganne-
voli, specialmente in cosa di çognizione astrusa
e difficile, san prese come anulogte. Di qui il
bizzarro proposito di trovar nella pena l' anda-
mento medesimo del delitto, lo che non farebbe
tl'OPPO onore alla pvima (I). Come il delitto uc-
cide così è la pena omicida co' capitali supplizj:
COUle l'uno mutila e strazia il corpo dell' uomo
così opera l'altra co' gastighi afflittivi diretti :
come il primo toglie la libertà così la seconda la
toglie co' gastighi afflittivi indiretti : come quello
col pisce 1'0nol'e ed. il pau-imenio. c<1sì questa pur
gli colpisce colla infamia, colla punizione pecu-
niaria (e).

(r) Benlham Théorie de. peine. et de. "etIOIf'pe"'" vol. I. pllN'


10.53.
l '01) Hmelodo e%lIlUtil'o· del BenlhllID dUlinsue le f"!IIe n.fjliuive

Questo sistema, tendente a stabilire nn' analo-
gìatr~ il procedere del delitto, e ilprocedere
della pena, è abusivo e pericoloso i 'abusivo, pel'.
chè il materiale de'falli disgiunto dalla 101' causa
morale non ha valore di sorta veruna, e se lo
avesse tanto monterebbe ]0 stahilire un' analogra
tra iI procedere deUa. pena e il procedere del
delitto, quanto lo stabilire l'analogìa del pr-oceder
di quella co' nocivi moti de'bruti animali i quuli
rubano, mutilano e uccidono: colle abeerazioni
della .natura , la quale crea esseri sconci e mal,
conformati, e suscita contro di essi sentimenti di
spregio: o meglio coll'.azione del terremoto e
del fulmine ,che lasciano dietro a sè più terrore
di quel che il delitto o la pena risvegli: perico-
loso, perchè sembra suggerire alla pena la pa~za
e feroce crudeltà del delitto, e fino la esecrabile
sua moral turpitudine Cl) _ Tanto è vero quel

umplici, e le afjlittil'~ complesse, tra le qnali colloca la' decol(Jr~­


sione, cosa piìl d'allo drammatico, che d'allo giuridico: le restritti-
l'e, le atti l'e, le p"watil'e cosetutte d'ingegnosa inutilità ,
(l) Anhmio Malheo De eriminib. proleg, cap. 3 num 6. discute il
male che l'uomo all'uomo impunemente infeeisce quod poenae vic~
fURgi patut, Queslo.sialema pose il capo di lupo sulle apalle ai oauditi ,
c autorizzò chiunque a ucciderli come bestie, conforme fu già osser-
vate nel lih, 2. cap. 22. l'aB' 429. Lo stesso scrittore snggiunlle, che
l'adulterio può esser delitto, e Don pena. Eppure la Iloria, regislro
fedele degli umani delirj , nOD dice cos\. L'lmperalor Teodolio aboll la
scandolosa pena cbe io Roma da lungo tempo praticavasi contro la
donna adultera. Consisleva questa pena nell' obbligarla a stare in una
specie di loggella nel luogo della ciuà ove era maggiore il numero d.i
sudici e de' pezzenti esposta alla loro lubricilà, e per modo, che i so-
nagli de' quali doveva eller fornilo l'eleculnr deHa pena sopra di lei
dassero segno agli altri della sua alluale esecusione , Socrat, Hut, lih,
5.o"p. 18. ,llÌD dai tempi di Calwlu non era DlCOO impudica la pena a
9f
detto fil quale osserva non.potersi ~peuar cosa
alcuna di buono dalla gente che imita (I)!
I Il delitto batte una strada, et la pena dee bat-.

teme un' altr,,; e se sipengeno-sulla. medesima


via 6 in una presup.posta rivalità di foree , cornee-
chè la forza pubblica, da cui parte la pena, è.
viepiù poderosa e più. grande della forza priva-
la, da cui parte il, delitto, quella si lascerà ad-
dietro questa, e o. fal'à nascere il desiderio, im-
potente hensì , di poter uccidere l' .uomo due
volte (!l), o rinnuoverà l' errrhile esempio di
quelle pene, le quali presso ai. Romani per sten-
dere a così dire. l'agon\a della morte sopra un
più lungo spazio di vita dell' infelice paziente t
lo riduce-sano. prima di ucciderlo al ,grado' di' be-
stia, onde esporlo, se non. con minor. crudeltà, al-
meno con più tranquilla coSc'ienza,aisangujnarj:
e tremendi episodj riLardailti:·i1 moeire.nelle-pu-
sne colle bestie del circo, colla certezza però
ch' ei ne dovesse essere ancoréhè "ittoriosadivo-
l'~tO nell' anno (3).
Nel delitto è necessario caleolare-la !foria mo-
rale; che l'anima dal -prodouo della SDà. fisica
I • •. •

cui con~annava.i l'adultero lOI',resOin f1agraljle deliUo, alla !IDal pena


.i referjscono que! versi '.' '. t
. . . , 4 t.". me miR;'run 'mdlqu,; fiti' .; iÒ. . .0

« -Quem attl'act·i. pedilJu" patente porta,


« Pereurrent. raphanique mU6ilesque.
(I) cc N'lIltendesritJll de 60ndu p~u,/e imi'aterlr.
. La Fdnfaine.
(li) Grotiul De jur, fJell. et pae.1É6:t; cdp. 20. S. ili;
(3rDig.li6;48, iit;·19.1. 310, Fa1)i'.'Sì'niestr./iJ.'I. Ctl1'.I1., Cre-
mani De jur.~~rimill. li". •. parto 2; cap. 7'. S. 5." .. ' t,
9~
forza (I) j ma sarebbe UQ errar grave il·suppor..
re, ch'e dal prodotto della fOI'za fisica della pena
se ne potesse misurare la sua' forza morale. Il
delitto colle proprie devaslazioni incute il terrò-
re negli anfmi. Potrebbe invero la pena lusin-
garsi di fare altrettanto, ma se così alcuno pen-
sasse dovrebbe sciogliere il più difficile tra i pro~
blemi estetici. e provare come il-terrore, che è
nel delitto un effetto, può divenir causa nella
pena: mentre ogni, terrore, che ella potesse in-
eutere colla sua applicazione presente dovrebbe
divenir- remora d'un delitto futuro,
Infelicemente la forza che offende, irrita e
trascina il senso della forza che può difendere i
ma la forza dell' offesa è IIn fatto, il quale non
può essere che quel chele umane passioni lo
fanno; e la forza della difesa è, O deve essere
almeno, creata non dalle passioni', ma dalla ra-
gione, non cosa di fatto, dla cosa in ogni suo ri-
sual'do di dritto C,-). La retorsione e la recipro-
cità può ammettersi nelle materie del dritto pri-
uta (3): la rappresaglia, o adrolepsia nelle ma-
terie' del pubblico j ma lo scopo della prima è
quello di mantener la eguaglianza in faccia alla
legge nelle questioni sul dritto di proprietA, e
lo scopo della seconda non eccede il bisogno del

(I) Veclali il l~ .:I. GIIp. 5.1'46' go.


(2) Vedali illi6. I. Il.,,..... TH'!' 171. noto I. e i nni di Clludiano iII
Conlul. M 4111. el'l'Onqmeule auribuili a Gioveaale •
(3) Dii. li6. 2. tit, Il• .colla rubrica Quod qMUqlU jurU iN .li..".
.'alUe,.i" uli ip.. eoàe". jUl'. "tatUI'.
93
sequestro riconosciuto come giusto, onde otte-
nere una indennizsasione dovuta (r).
Un sentimento penoso opprime il cuore del-
l'amico della umanità e della giustizia allorchè ,
scorrendo coll' occhio le pagine nel secolo della
filosofia vergate per guidar la scienza a rintrac-
ciare come e con qual titolo' la pena debba co-·
stituirsi , da' quali dati ella dee desumere la foro
za di cui debb' eSS61'& armata- per proteggere e •
non offendere, si accorge' che o l'orgoglio dei
sistemi, o una piccola vanagloria di declamatore
in chi scrive, o il furore de' concetti c degli
epigrammi invade, una provincia. nella quale la
mente umana dovrebbe entrare, come in un san-
tuario, scevra d'ogni passione o coll' illibato pro·
posito di pesare sopra equilihrata bilancia i più
grandi tra gl'interessi sociali de-gli uomini _ Sa
il punto, dal quale UD osservatore si p8l'te, ha
e deve avere una grande influenza sul risultato
delle sue meditazinni ,convien confessa l'e , che
lo scrittore Toscano ahituato fin dal suo nascere
alle giuste ed umane leggi del suo paese ha .un
grande 'ed inestimahil vantaggio sugli altri. Egli
non ha da crearsi un romanzo di fatti, nè ha
altra fatica da assumere se non la necessaria a
spiegarli ,
La pena, considerata come ristabilimento del-
l'ordine, su cui la morale e l'assoluta giustizia
si appoggiano, non è una forza, Ia quale si pro'
ponga di agire come la difesa o intorno a sè , o
(.) Lamp....di Ju« pqlJ. Imil'. tkeorem part, 3.cap.II'§'7'
94
innanzi a sè.'Consideràta come forza, che intende
di agire dopo di sè, sarebbe una forza pazza, O
insensata, onde converrebbe considerarla non
come forza o fisica o morale, ma piuttosto co.me
una specie di reagente chimico, il quale compe·
netra il COI'po. al quale è applicato, e forma, COli
esso mischiandosi, un 'ccrpc neutro (I). Sia
dunque pace per sempre. a questo concetto '8
alla incomprensibile sublimità. della quale giu-
stamente si gloria.
Come agisca una forza fisica lo dirà la scienza
indagatrice de' corpi, i quali nel 101' vasto com-
plésso compongono la natura • Come agisca una
forza morale, vale a dir destinata a volgere in
una direzione piuttosto che in altra l'umano vo-
Iere , il dirlo non può dipendere da un principio
semplice ed unico, qual' è il dolor fisico,ma dee
dipender da dati essenzialmente morali, i soli
idonei a formar la opinione.
La difficoltà di questa ricerca si manifesta Del
tentati vo della terminotogla Ia più adattata ad
esprimerne i calcoli e'i risultati. La influenza
infelice, che sempre ebbe nell' animo umano,
onde determinare la efficacia politica della pena,
la idea della sua fisica forza fece nascere la no-
menclatura di una coazione psicologiea nel suo
contrapposto alla fisica coazione (2). Si pl'etese

(l) Arislolile Ethio. ad 1\'icom. lili. 5. cap. 'i' 8. immagina una spr-
cie di fl6ro·dolce rilullaole dalla dolcezza del d~lillo, e dali' amal'esZOl
della pena.
(:I) Fcuerbach Compend. iv- crim. S. 8. fiI scq.
\

95
con questa nomenclatura di spiegare come l'ani-
mo veniva,o poteva venic costretto dal timer
della pena al pari del corpo dalla sua h'l'ogazione
attuale. Quest'o erroneo concetto poggia tutto sul
falso dalo, 'chela coazione fisica debba sempre
consistere in ciò che la pena ha di dolor fisico.
Se si racchiuda un uomo in spaziosa e salubre
stan~a esso è fisicamente coatto, ma il suo COl'pO
non soffre per verun modo. Il concetto poggia
sopl'a un altro 'dato non meno falso del pri ma :
quello cioè che, come l'applicazione attual della
pena agisce sul corpo. CllSÌ immantinente e pe'l'
questa sola ragione il timore clelIa stia futura
applicazlone debba agire sull' animo. Siccome
in questo sistema tanto più certo sarebbe il pas-
saggio della impressione della. coazione fisica al·
l' animo per operarvi la psicologica, qnanto ella
più forte fosse, questo concetto avr-ebbe trovato il
mezzo razionale per giustificare il toro di Falari..
de, e gli altari dell'iIlaudato Busiridc (l).
Ma qual relazione vi ha tra il senso del dolo-
re e il pensiero? 'I'oa l'esser crucciato e l'essere
persuaso? perocchè non altra coazione psicologi-
ca se non la persuasione può arnmettersi , La qual
cosa pone in chiaro , che la coazione psicologica
può ben stare nelle dimostrazioni di Euclide i
ma non negli umani supplizj.
L'ufficio"'dell'animo è necessario per giungere
nlla volontà, e le sole sue meditazioni, i soli suoi
(I) cc Aut illlluàati ne,ciI Busiridis ara'.
Virg. Georg,lib, 3. 71. 5.
9Cì
calcoli possono determinarlo. Dato un dolore ,
che meriti questo nome, e nella di cui subizio-
ne presente consista la pena che la legge mi-
naccia al perturbatore dell' ordine; conviene
esaminare per quali morali mezzi la sua idea,
non il suo ti more, lo che è in questione, possa l

produrre Della volontà l'ostacolo ,che dee di-


fendere, dalle sue prave preordinaaioni • Questo
ostacolo è l: effetto di cui va in traccia la legge:
i mezzi per ottenerlo stanno tutti nel modo con
èui la jdeadella pena deve influir sull' animo,
vale a dire il suo' scopo come effetto 'prossimo,
che d'un più remoto assicura • .
Di qui hanno principio le pei-plessità., le in-
certesse ed i dubbi. L'antichità disputò sullo
scopo delle pene~ ma non' avendo considerato
qucSlO:scopo nella difesa, che esse dehhon for-
nire alla sicurezza della città, nè fu sempre coe-
rente a se stessa (I), nè tenne un linguaggio, il
. quale, anzichè originalmente formarsi delle in-
spirazioni del principio politico, non mostrasse
la influenza del ,principio religioso e del prin-
cipio morale (2).
Generalmente tre diverse specie di scopo fu·
l'ono attribuite alle pene: l'esempio pubblico: la

(I) Grozio De iw'" lJell. et pac. lilJ. 2. cap, :aD. S. 6. riferisce le di Ife,.
renli opinioni di Platone , di Arislotile,di Tauro, di Plutarco e di Cle-
mente Atessandrino, Quanlo ai moderni i (or diversi pareri sono indi·
tali da Ludov, Henr. Colines. Dissert. supr. laud, pas. 60,6,.
(:a) Plutarco De sera nuni. uindict« qualifica la peoa aTpEi:z. T'T.;
.j.uX,r;;, medicina dell'anima.. I nomi dali alla puoizioDe di NllU.5'E.icx.,
K~haq, U:z.p2ivs:n; son tutti di signi6calo moraill.
97
correzione del deli nquente:· la riparazione del
danno patrimonialecol delitto arrecato (I). Ma,
quasi questo soggetto sia destinato a subir come.
le mode le vicende de' tempi, si è manifestata ai
dì nostri una nuova opinione la quale, esclu-
dendo dalla pena il p"imo ed il terzo scopo,
sembra ammettere il secondo soltanto (2).
Queste tre diverse leve dell' animo ( prescin-
dendo da quel che ha la prima d'incompal;ibile
colla seconda ,ed amendue colla -terea ) col loro
respettivo principio di azione produrrebbero l'ef-
fetto di stornare la volontà dalla offEl'sa: la prima
agendo come commozione .delPanimo: la secon-
da come suo salutare raeooglimento t la terza co'
me certezza di nulla lucrar dul delitto, ed anco
di scapitarvi • È osservabile questo carattere della
terza come quello, il quale solo tra le altre si ve-o
rificherebbe in un calcolo. Sebbene gli antichi
ammettessero, secondo la diversità di quest'i og~
getti, una diversità.nelle punizioni, oltrechè tutti
talvolta gli compresero in una sola e medesima
pena, la opinione moderna ammettendone un
solo rende necessario il discutere quale f1"8 i h-e
sia il vero ed il. preferibile ,. o se tutti. tre ah-
biano un inerente difetto, onde sia necessario
indagarne un diverso, il quale abbia il solo e
vero carattere di ostacolo politico alla offesa,
della legge della città •.

Cl) FiI=-nAieri &iellza della lesi.lazio1lltf- lib. 4. "" 20~. Beccuj"


Delini Ilfili".
ClIp. 15;
(20) Lueas Du sùtÌ!me ,eniCIlIICiairll,
Tomo 111•. '1
96
Non "ii è autorità sì forte e durevole quanto
queUa delle parole consecrate dall' uso e dalle
abitudini umane ~ I Greci dettero alle pene il
Dome di esempj (I)" e un D0".le simile dettero
pur loro i Latini (2), col qual nome vollero si-
gnificare come la pena al delinquente applicata
dovesse incutere negli animi altrui un salutare
terrore da convertirsi in una specie di repulsione
morale dell'animo dal delitto.
Questa opinione, derivata tutta da quella del
potere che l'esercizio della forza ha sull' animo
umano, avea bisogno di due appoggi di fatto, l'uno
più erroneo dell' altro. Se la pena doveva 'essere
la ostentazione d'una gran forza sociale ella do-
veva averne una fisica proporzionata al suo sco-
po; onde quanto più la pena fosse stata atroce
più ella corrispondeve al suo scopo. Se questa:
forza doveva esser grande per agire a grandi di-:
stanze in quanto tutti ne doveano restare atter-
r'iti , ecominossi, il suo effetto morale doveva
agire non tanto sull' animo inclinato all' offesa
dell' ordine, quanto sull' animoùegli amici del ..

(I) Aul. Geli. NOCI. 4el. li6. 6. cap. 14·, Federigo 'Leopoldo Vo-
lei Dis.erl. de fine poenar .•fIC/4ndum principiQjur. rom. GotliliS-
17~2., pretende, che i giurecowuhi Romani ravvisassero nella pena
un oggello analogo l! quelli del driuo privato. a niente altro mirando'
.e non II· .tabilire la eguaglian.. delhl peaa e del. ddillo ( inconcepi.
bile idea). e a rar cader la prima sul solo aulor del secondo. Ma il fine
dell' esempio è litteralmente mentovato in più luoghi del romano di-
rillo. Dig.lib. 34. tit. 1.1.3. S· I.• ui. 27. ui. S.I. 9" IiI.. 48. tit, 3. l. 6.
S. ult., 'it. 19· Idi. S. I. .tu. 16 tit, 3, l. 41.,li6. ~g. tit. 'Ics. l, 6. §. 3.
(?) Idoirco veteres nostri EEEllnA pro ",ozill," srtwhsimi.qu.
paenis di~eb""' .• ·Gel1.1irx;,. J1uI. IfJo.,up'" eMe.
99
l'ordine (J). Questi due (lati sono d~rpari erro-
nei: il primo perché condurrebbe alla esaspera·
zion~ de' supplizj , pel' cui si resero spaventosa-
mente famosi i tirnnni '(~): il secondo perchè
tenderebbe ad insinuare, che non solo i tristi
ma i buoni eziandìo non possono contenersi nella
rcgolal'ità del viver sociale se non col terrore ,
massima Hobhesiana confutata altra volta (3).
Se si pretende dare alla pena una grande esem-
plarità, vale il. dire trarre una grande commo-
zione degli animi dalla sua gl'ande fisica forza,
nascerà forse la tentazione di 33giungel'e 'a que ·
sta fisica forza qualche cosa di più, onde accre-
scere la commozione, e di passai' dal terrore al-
l'orrore, confondendo colla sorte del reo quella
dell' innocente, e insiem con lui sterminando-
lo (4) •

. (I) Geli. Nflc'. Acl lM~ 'iti"" ci••, Cod.li6. g.


qniul ,il melq, n",llorum Il.
'i'. 21. « Ul pwn.

(;I) Apud ~rrannol lormenla pro poena tulhi6mtqr . Tertull. /1'


"poloB., Veda.i )' orribile quadro degli umaBi .uppliq P"ISO Renaui
Ele",. jur. cri... li", 2> .ap.8. g., e Puloret Lu loi» pénal parto 2.
lIap. I. art ; 8. A '1'010 d'uo pratico a qu.·tempi anco il earnefìce aua
biaogno di .Iudiar la .Da seiensa, Basilico Dilli. crini. ,ze..g. 8l1l1I. 14.
(3) Vcda.i illi6. h cap . '. paB. 4',
(4) Il sig. Lueas Du '.rsrème phuJI tifll. pag. !U,., a'f~ indicato il .
•ùpplizio dell'innocente come meuo d'aumentare l'esempio pubblico,
ed era .talo tra noi' mllie a propo.ito confutato. Alltololia ..In. 1827'
fa,c. 82. pa6. 15. La olSl!rvasione del Lucas desunta dal Cousin Arsu-
mml de GOI's;a, non era nuova. Gre>zio De jfll:. AtlII, et pac. li& 2. cap.
22. S. 12~ sostenne, che per servire al pubblico eaelllpio .i puo punire
anco una persona, che non commesse il delitto. Gli pseudo-platonie!
dei dk nostri si valgono de II' assurdo qui accennale> della uecisione del-
rinnocente, ponendolo in bocca a Platone che non ne ha dello paro-
la, oode cOlOb.lllere loseopo fu'.,." ddla punizinne. S'imb3,ue in TUslo

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100
Potrebbe dubitarsi se questa opinione -dell' e~
sempio pubblico nella pena tragga la sua Ol'igine
da' tempi d'ignoranza e barbarie allorchè il
governo degli uomini non era-valutato r che pei
'Vantaggj che arrecava a chi n'ella investito,
sicché ildominatore immemore della sacra mis..
sione avuta da Dio onde meglio proteggere io
terreni interessi delle sue creature ,. non "odeva
intorno di sè che i dominati separando la propria
causa e il proprio interesse dal loro , e preten-
dendo di sostenere questo assurdo e vacillante
edifizio col terrore che inspira la crudeltà quan",
do abbia a proprio sostegno la forea ,
Ma la efficacia che ha sull' animo umano il
terrore, e la coscienza di Il()D incuterlo se non
nel salutare scopo, di proteggere leggi fondate
sulla giusti:r.ia e sulla comune utilità, Don solo
ha reso familiare questo linguaggio dell'esempio
pubblico delle pene nellepagine de' legislatori
i più equi" ma è stato accolto negli, scritti dei
filosofi i più cogniti pelloro amore per la uma..
nità e per la giustizia .
. Il Marchese di Beccaria discute i vantaggi re",
Iativi della pena di morte, e della 'ptmadè' la-
vari pubblici a vita col criterio 'del pubblico

assurdo anco chi sostiene la tsémplarilà detla pea,a, e ,non vi. s' imbatle
chi vuol rintracciar nella pella la Isufficieoza I che ella dee avere ,per
servir .dipoliticc ostacolo all' aoimo io cui nasce la Ientazione di offen-
dere. Or si veda il grande valore logico dell' argomeato , che oggi pU'.
antonomasia si chiama di Gorgia: tanto si centa sul "a Il.)1". magico delle,
parole! yed. qui addielr~ par;. 5.1101. J.
tot
esempio, vale a di,' del terrore (I), ed un più
moderno scrittore collo stesso criterio lo con-
futa (2).
Questo medesimo secondo scrittore preoccu-
pato dalla idea degli effetti politici del terrore,
al che in realtà si riduce l'esempio pubblico' della
pena, costretto da nn lato da' proprj principi ad
aborrire la espansione del sangue, e costretto
dall'altro dalla sua massima al terror favorevole,
assegna alla pena un carattere, di cui non po-
trebbe immaginarsi il più speculativo o fanta-
stico, volendo che il dolor del paziente sia il
minimo in realtà e il massimo in' apparenza, lo
che egli esprimedicendo, che la pena debbe es-
sere quanto è possibil drammatica (3),Ma i sen-
timenti, che eccita la finzione in teatro, non
hanno analogta di sorta verona Con quelli che ec-
cita la realtà. Negli atti della giustizia sociale, e
clave gli uomini non vanno per divertirsi la loro
illusione non si ottiene sì facilmente.
La opinione dell' esempio pubblico della pe-
na, sebben prodotta da zelo encomiabile per la
sicurezza sociale, travasi troppo esposta al peri-
colo di favorire, l'acerbità de' supplizj onde me-
glio ottenere la commozione degli animi, della
quale va in traccia. Infatti perchè una pena possa
produrre codesto effetto le è necessario di ·scuo·
.tere pdtentemente la umana sensibili tà, nè le

(I) Delitti Il pene S. 16.


(:I) Bentham Worie del peine« et del 1'ecompmlel vol. 1. paG' 252.
(3) Bentham Traité» del législation civil. et pénal, val, 2. pag. 406.
10S
basterebbe d'aver la sufficienza necessaeia a re-
primere la passione nemica dell'ordine, Ma cer-
cando nella pena la commozione degli animi di
chi ne scorge l'applicazione, lo che senza pene di
grande rigore fisico non può attenersi, si corre
rischio o di perder di mira il suo vero politico
scopo, o di distruggerlo col pretendere di raf-
forzarlo.
Non è sempre vero, che una forza spiegata in
tutta la energìa di cui ella è suscettibile, otten-
ga meglio e più efficacemente il suo scopo. Il
calcolo de' Ul'j momenti d'una forza destinata a
produrre un effetto è necessario in meccanica
come lo è nella statica della umana volontà',
Se la pena, agendo sulla sensibilità del pazien-
te, è tale da risvegliaI' la commozione degli animi
non è da credere immantinente e senza esame
ulteriore, che quesLa commozione sia favorevole
alla sicurezza sociale, e meriti il nome di salu-
tare pubblico esempio. Conviene attentamente
scrutar la indole di commozione si fatta, inda-
gal'e per quali mezzi producasi, e in che si risolva
il suo effetto.
È una idea facile ad appigliarsi a ogni mente,
che la quantità della forza fisica del dolore, che
affiigge il corpo del delinquente, divenga quan-
tità di forza morale nell' animo altrui, onde re-
primere qualunque forte tentazione a delinquere.
Un uomo non può sentire quel che il suo si-
mile sente se non in forza di simpatie, vale a
dire p'er quella segreta fo~a inlìita all' animo
103.
umano, che ci fà quasiescire fuori di noi mede-
simi, e trasformarci nell' individuo che soffre.
Certamente le-umane simpat\e sono piùpodero-
samente eccitate dal dolore, che dalla gioja, ed
è per questo che il teatro anteeone le- tragedie
di n-isto a quelle di lieto fine.
Questa forza simpatica cresce con quella del-
l'avvenimento che la risveglia, minore nel finto,
Ulaggiol'e nel vero: onde la esperienza ha mo-
strato, che se nel tempo che sulla scena un nu-
meroso pubblico è tenuto in una penosa ansietà
per la morte d'Ifigenia, venga annunziato t che
nella vicina piazza si eseguirà un sanguinoso sup-
plizio il teatro si vuota, e la piazza si riempie in
un tratto (I).
Questo fatto prova, che sebbene un acerbo e
doloroso supplizio sia atto a risvegliare il terro-
re, questo sentimento è avidamente cercato da-
gli uomini: è una commozionesehben penosa
dell' animo loro, PUI' tale che l'animo n'è quasi
famelico, e cerca in esso lo sfogo d'un bisogno,
di cui se non si può conoscere uè la origine nè
la natura, non se ne può però impugnare la esi~·
stensa ,
Che questo bisogno agisca allorchè la legge dà
con titolo di pena lo spettacolo del dolor fisico
ella non può impedirlo, e se questo bisogno in-

(1) Burcke On the ,,,"limily cAapt• •5. AU' occa.ione del ,.pplilli.
di Havailiac, le carni del quak furono .lruiate con UDa crudeltà 1100
più Udita, le fioestre della piallu IU coi fu tormeotato furene alloptc
a pr~~i da 000 si creder •. Gelltleme,,', M"5ai". _ • •''JO'P' 115.
104
teramentesimpatico nssa e tiene per Dna specie
d'irresistibile incanto lo spettatore cogli occhi
fissi al supplizio non si sa comprendere Come
dalla sodisfazione di questo sensitive bisogno pos-'
sa sorgere una istruttiva lezione: perocchè allora
il reo non è ravvisato come tale, ma è ravvisato
soltanto come paziente •
Una popolaeione che abita la costa del mare
vi correrà tutta, se viene annunziato che in teru-
po di grande burrasca un hastimentoè pel' nau-
fragare. e vi resterà per quel bisogno simpari-
co, il quale ci fa vedere con un sentimento tra.
il piacere e il tormento una grande catastrofe
altrui, essendo noi stessi in sicuro (I). Ma i sen-
timenti che eccita quel miserando spettacolo non
avranno veruna influenza sull' animo di chi, l'i.
trattosi 'ai [}l'oprj affari, dee per provvedervi me-
glio calcolare se gli conve~a d'intraprendere
una lunga navigazione.
Infatti se si volesse cercare l'esempio pubblico
nelle riflessioni, che nell' animo degli spettator-i
possono risvegli arsi dopo che .essi hanno assisti to
alla scena d'un gran dolo l' fisico con titolo di
punizione, converrebbedistinguere i buoni, che
SODO i più, dai tristi, che sono i meno. ,I peirni
non potendosi per la indole delle abituali dispo-

(I) Sua"e mari maBno tQrhalltihu, aequora venti,


cc
.. li terra mnS1Jumalteriu, ,pectare hJIorem etCl.
Luer. De r~r, nat.lih.~,
Quel .ua"e. da alcuni taccialodi crudeltà, è .piegato dall' ingeRnOIO
Dubos l,lfuietu/U". cerCltUlI, '
105
sitioni dell' animo loro porre mai in luogo di chi
offese la legge se non che per i dati della sensi-
bilità, questi cessati , cessan con essi lutti i 'moti
de'H' animo 101'0 (I), I secondi non si -formano ai
grandi delitti meritevoli di pena esemplare in.un
li-allo, e giungendovi per gradi imparano sven-
tlll'atam9Dte a considerare come impresa rischio-
sa il delitto, nella quale si avventurano come il
marinaro che, intraprendendo una perigtiosa na-
vigazione, calcola che o naufragherà. o tornerà
più ricco alla patria, o come il soldato, il quale
scorge l'alternativa o d'una morte sollecita, o
d'una lieta vittorie (2), Onde l'effetto della pena
esemplare mal calcolato ne' buoni non è meglio
calcolato ne' tristi,

(,) Maria Wolloslonecrafl, moglie di Gugli.elmo Godwin, Leuer»


Written during a short dwelling in the Suede, NOl'wege, and Donne-
mark Joh,uon '796. racconta d' avere un giorno incontrata gran folla
In la quale donne elegantemente abbigliale co' loro 6g1l per mano.
Tornavallo tutti dali' assistere alla esecuzione d'un giUSlizialo il di cui
corpo era slalo dalo alle fiamme. Tuili ne ragiollavano come avrebbero
ragionalo di una rappresentanza teatrale. Vi erano alcuni con' bicchieri
iii malia d~linati a empirsi del saogue 4e1 giuslir.ialo come UD preleso
rimedio all' apoplessìa.
Ad. Bossange De. erimer el de. peines capitales P"(J. 77, parlando
degli elI'elli de' supplizj sul pepolo'eseguiti che siano si esprlme cc un' ora
.. dopo la deeapitaaione d' Dn celebre anelenalore eontinuavasi a pa"lar
.. Ira il popolo con calore. Del processo? de II' orror pel ddiuo? della
'cc giuslir.ia dd gUligo? eh DÒ: d'una g,mha del condannalo, che al
.. ' colpo fatale avea fallo un molo convulsivo cos, violenlo da romPere
cc la carreggiala che la lega"a",
(:I) cc Aut cito mors uenit aul uictoria Iaet«;
Bar,
Vedas; il dello d'uD grande faciDoroso sulla ruola al sila compagno.
Del supplizio: Benlbam Théorie dc. peines , cl dcs recompenses vol. ,
pog. ~6,. lIol. I,. e Luca. D,. s),stèmr pé"al dc l'IlB' 3.5. "C't. I.
106
. U Atteggiamenlo ,(11'1 paziente nell' atto di su-
bire la pena di. dolor fisico non è più favorevole
alla Iesione che se ne spel'a. E egli fermo, coraS·
gioso, imperturhablle ? il suo atteggiament.o ion-
cOl:aggia il malvagio. È egli oppresso, desolalo,
stl'llggentesi in lacrime? il ·suo atteggiamento
l'attrista i buoni, i quali, facili a pel'do~are a un
nemico che chiede pietà, non sanno negarla a chi
soffre , È egli instupidito , freddo , insensibile al
colpo che lo minaccia? il suo atteggiamento di-
strugge ogni lezione utile che il suo supplizio
era destinato a fornire, e rivolta gli animi con-
tro la legge, la quale sembra avida di crudeltà,
quasi pel' esercitarla desideri senso dove non è ( .. ).
Se queste riflessioni tendono a dimostrar l'in-
certezza somma dell' effetto che si spera dalla
pena esemplare, altre non mancano, le quali
tendono a far giustamp.1l1e temere, che questa
specie di pena produca un effetto diametral-
mente contrario a quello che se ne suole spe-
l'are.
La causa della umana sensibilità sembsa essere
stata resa sacra da una imperscrutabile economia
della natura, la quale col sentimento della pietà
ha armati per così dir tutti i cuori contro ogni
suo strazio , Questo sentimento della pietà, il
quale tanto più si svolge e si perfeziona quanto

(I) Due reeenti .criltori, Bollange De erime« et de peille. tltlpitaZe••


e Ed. Gibbon Wakelìeld Factl reiatillB to the puni,"emenl ~ dealia iII
the Metrllpoli. etc, Londo,. 1831, SODO e.alli, DcI ducrivcrc l'alleggia-
UleDlo diverso de' condannali .1 Illpplizio, ,
IO'
più cresce tra gli uomini la civiltà, se' tende da
un Ialo co' suoi progressi a diminuire le offese,
tende dall' altro a far considerar come offesa la
crudeltà: sicchè la legge, adottandola collo sco-
po di rendere la pena esemplare, corre rischio
di farsi nemici gli amici suoi più sinceri e più
caldi, e di aumentare le già molte e .pesso insu-
pel'abili difficoltà di aggiungere e colpire il pro-
pi-io offensore (I) oI tristi, inaccessibili alla pietà,
se sco"gono cbe anco la legge ne è priva, e che
per giungeloe al proprio scopo la espansione del
san311e non 'lasgomenta, ne prendono lezione
dellaIoe lemp.'a, e, non contenti d' essel'e avidi,
divengon crudeli ,
Lo scopo della correaione nella pena è il voto
delle grandi anime, degli amici della perfezione
morale tra gli uomini oQuesto scopo della corre-
zione, non ignoto ai giul'eco;Dsulti dell' antichi-
tà (~), fu più caldamente encomiato dai morali-

et) Ed. Gibbon Wake6elà' Facu reltUi1l8 to .ht:PUlIi,1&eme,U cifdetUTa


in the Metropolù etc. narra come dal primo Maggio 1827' fino al 300
Aprile 1830 sono .lali condutti a Newgale 1058. individui accusali di ca-
pilali delittl , fra i quali .oli 55 haono subila la esecusiooe t anribu~lIdo
fiueslo fenomeno alla Ie\'erilà della pena t Ja quale oll'ende il lentim~lIto
degli aecusatoei , de' leslimonj c de' giudici.
12) Dig. /.i6. 48. tito 19.1.20. ove il giureconsulto Paolo' fa men&ioo.
del CORIme/Uitio jure La interpetrazione di questa legge ha ,ullCilatOi
grandi queerioni, nell. quali si dislinsero il Faure, il Lycld..ma, il Wa.
chtler o B.... beirac .Jla. Grot. le droil de 8uerrc .t de la palz li". a.
elsap. 210S. J~o noi. t. Kleinschrod dichia"a il principio di quella lega
contrario agli altri princi(lj del giu. romano sulle pene o Zacharia
Dill.quo.odo J. C. Rom. de delicti" IIOrum,/ue poellis philosoplw.i
sunt S. 5. noto S.• pen.. che' dal principio di Paolo si allolllanlWC U1.
piallO nella L. 031. tit, 16. lil>. 50. di6'
108
sti (I). Questa idea delta eorresione nella pena
è nobile, generosa, alla umana dignità confa-
cente, sublime per le ispirazioni che ella attinge
dallal'eligione e dalla morale. Ma infelicemente
nel calcolo de' mezzi onde reprimere, e conte-
nere nell' ordine le passioni umane, inclinate di
101' tUl'pe natura- a turbarlo , queste idee di pero
fezione morale, se son consolanti sempre presen-
tando all' animo la speranza d'un salutar cam-
biamento nella morale e nella condotta dell' of-
fensore, non possono essere d' alcun soccorso al
criterto indagatore. dellaforaa politica. della di-
fesa sociale. In fatti se si tratta di difesa non si
saprebbe comprendere come nel suo giusto cal-
colo potesse essere ammessa la idea della corre-
zione del nemico, che ha inferita la offesa, O ne
prepara una nuova, nè vi ha chi non senta l'as-
surdo di convertire un nemico in discepolo, e
tlna giusta guerra in un affare di penitenza (2).
Le pene umane qualunque esse si siena sono
per se medesime poccyatte a correggere. Le pene
religiose e le pene naturali lo sono, perchè non

. (I) Seneea De ira li6. t. cap. 5. Quint.lnst. orat.li&. 1'J. ctJp. ,. non
poenae noeentium eupidus sed emendandi vitia J eorrisendique mores,
(II) 11 sig. 'Lucas Du s..rslème penitentiaire eli Europ« etc. Paris
rb8. si dichiara per questo sislema, credendo meglio combattere la
pena di morte , Il Prof. -Birnbaum .oratio de peeuliari aet. nostr, ius
crim, ref. studio pago 103. e seq si dichiara coutro al sistema peniten-
ziario per meglio sostener quella pena. L'uno vuoi comballere la pena
esemplare: l'altro la vuoi sostenere , Niuno de' due porge attensione a
UDa strada di mezzo, che può condurre a trovare ciò cbe convenga alla
pena, onde abbia la sufficienza di cstaeolo politico alla offeaa della sicu-
rezza sociale.
10 9
partono dal fatto dell'uomo, ma da un principio
di coi la mente umana riconosce la necessità;
ed alla quale pe~ciò si rassegna. Poichè le pene
umane per, la loro applicazione hanno bisogno
della forza dell'uomo sopra il suo simile, è diffi..
cile cqncepire come risultato della forza la COl"-
rezione ; e costringeree tentar di correggere
sono, umanamente parlando, due inconciliahili
cose. Il legislatore più filosofo che abbia avuLa
la umanità, illuso anch' esso dalla idea morale di
punir per cOl'reggere fu reso accorto dalla espe-.
riensa del proprio errore , e colla ftancbezza che
distingueva il suo grande animo lo confessò (J).
Non vi ha certo migliore e p-iù sicuro riscon-
tro della correzione d' un animo quanto il suo
pentimento, ma è molto da dubitare se i tenta-
ti vi della politica per otteneclo dagi' infrattorj,
dell' ordine'possano mai giunge~e B dare in que.
sta materia una desiderabile realtà. al prestigio
de' nomi. Il pentimento sincero non ha nè con-
fessione, nè testimone, nè giudice nel foro ester-
no tra gli uomini. La confessione è ta'oppo inte-
ressata per esser credibile: la finzione e la, ipo-
ceisra troppo facili a chi aspira aIla libertà ~
forse a meglio .euopeire nuovi delittuosi pl'OgeL-
ti • Le leggi politiche sono fatalmente co;Lrette

sr
(.) L. 4· A6'oJto 17b., Circo 8. lI'lIlr:t.o 1783,. l 8euemlJ"e '783,.,
6. Ma6610 1784•• 2g. Deoembr« '78,- Propongonsi oggi nuovi tenta-
tivi per rifare quel ehe il legislatore Toscano disfece. J. A.lt Michicl.
De K~So!'flich 1.elUe&"'I' le maison d.e correotion de S. Beruard p'''é~.
d,'41I1'u& Thénu« tlG, voI, 6 p. Go:a.
110
ad aspettare gli effetti salutari del pentimento
dal foro interno, ma Don possono co' loro mezai
crearlo. Che se altrimenti si lusingassero, corre-
rebbero rischio di abbandonarsi a una fiducia
e ad una opinione di sicurezza, che co' nemici
~ sempl'e fatale (I).
Altro è che la pena non sia, o per la sua indo-
le, o pel suo modo di applicazione, nuovo mezao
di corruaione per un cuor ~ià corrotto, ed altro
è che la forza, nella quale consiste come dtfesa.
debba essere scelta col criterio di cOI'I'e~get'e il
delinquente. Sono queste due cose essenzialmente
diverse tra loro , e la verità dell'una non sarebhe
buono argomento onde provare la verità dell'al-
tra (1),).
Tra la società e il suo offensore non vi possono
essere relazioni di dritto privato, né vi ba com-
mensurahilità tra il danno che le reca la offesa,
e qualsisia immaginahile mezzo patrimoniale , Al·
tri menti sarebbe se. vero fosse che nello scopo
della pena potesse essere ammessa la riparazione
del dannoche l'offensore ha arrecato all.a socie-
tà. Questa idea non sarebbe ammissibile se non
pe' delitti nell' ordine civile, e nelle relazioni tra

(.) s~bbene qUl!sli rac;on;omenli siano repulal; da me b311anli a far


dubilare del buon successo d'un sistema peniten&iario nel punire; pure
ad esuberanza olserverò che. queslo sillema, o•• ne è Ilala lenlala la
pratica, non ha corrisposto alla espellatin. Roseoe'l .tlddi/;onal 011,.,-
vations Ori penal juri.prudence London 18~3. opoend. p. 64.• 09.
(II) Il li~, Ba.OUll Leeon» prelimin. 6ur le "ode péllol pago 444. fa
molte belle ed utili con,lderazioni sul regime delle carceri, come
quello che diviene scuola ed iì1cellli~o a nuovi delilli per chi vi è
lIel'·lIulo.
Il'
privato e privato, al che la legge civile supplisce ,
mentre pc' delitti nell' ordine politico sarebbe
impossibile ed anco puerile il pretendere di l'i..
durre a contanti gli stabilimenti sociali che 1'01"-,
fensore ha sconvolti. Questa idea ha ereate lCll
pene private, le quali non possono essere am-
messe che come una maggiore'enea'gia di cuis~
credesse poter essere suscettibile la emenda del
danno privato, ma sono inammissibili ove si tratta
di emenda di danno politico (I). Questa idea fì-
nalmente o fece nascer quella della confisca, o
potè fornir un appoggio a questa peDa spoliatrice
in un modo più avido ed inumano di quel del
delitto.
Questo supposto scopo della punizione. getLa:
la legge, quanto è più equa e giusta, in una tanto
maggiore contradiziones imperocchè , lasciando
al condannato il suo parrimouio , il quale può
essere un pingue mezzo d' indennizzazione clelia
società, va cercandolo nel lavoro delle sue mani,
che non posson f~rnil'lo se DDn meschinissimo (~).
Questo medesimo preteso scopo avvilirebbe la
maestà della legge non sapendosi, se quando con-
danna a duri Iavor i lo faccia creando una pena
o servendo la propria avarizia.

(I) Vedaai i1lifJ. I. oapo15'JHl6' ~19'


(!;l) Vedansi a questo propoailo le "uer'-Rzloni di Benlaminn Con.
Ilanl Commrnlaire ,ur Filangirri part, 3. chap. 1:1., e le c:oufulazioni
del Lucas Du 'Yslème péllal et«; pllg. 26,-. et ,rq. L'uno vuoi c:om-
battere la scbiavilù: (' allro vuoi comhattere I. peoa di morte; sosti·
luendovi la perdita della liberll. 5000 ambi a due poli opposi i , e si
ballano,
Jl~

Se ~ il prineipio dell' esempio pubblico nella-


pena inclina di sua natura a farla consistere in
un grave e crudele dispendio della umana sen-
sibilità .esagerandone così soverchiamente lo .sco-
po politico: se il principio della correzione del
delinqucotesnena troppo lo scopo politico della
peaa, e lo fa quasi perder di mira: se il princi-
pio della riparazione del danno patrimoniale spet-
ta ad altre regole che a quelle <Iella sicurezza
sociale, non è da creder per questo, che lo spi-
rito .umano , pronto a tutto distruggere. in sì ri·
levante materia non abbia mezzo di rintraccia-
reIa vera indole e la giusta tempra della for-
za necessaria ad armare di sufficiente difesaIa
le~e_ .
j,S

CAPITOLO U.

Continuazione del soggètto medesimo.

Concentrando tutte le proprie . consjder8zion~


nella pena, 'e confondendo l'effetto sensibile
della sua applicazione attuale coll'effeuo calco-
labile della sua minaccia, merita scusa se eneo-
mio non merita chi, assorbito in questo pensie-
l'O, tanto più la crede politicamente efficace quan-
to è più alla a scuotere la umana sensibilità.
. Le leggi civili, delle quali niun può ricusare
I consigli, quando discutono e stabiliscono la in-
fluenza del 'imore sulla volontà umanadistin-
guono quello d'un male presente inevùabile , e
qudlo d'un malefuturo evitabile, /dand'Q al primo
la fOl'U di spingere la volontà a11'·atto. pel qualè
Cu incusso, ma Don la dilfldo al secondo (I).
Questa regola è su~aerita non dalla indole par-
ticolare degli oggetti del dritto privato , per i
quali ba valore nel foro , ma dalla teorìadegli

aui umani ,Ja quale per variar di soggett:o non
cambia La regola preslI ppone il ti more impres-
e ,

siro, Tale a dire capace di scuotere la mente pià


salda, qual sarebbe il timor della morte, ma s'o
la minaccia anzichè referirsi al tempò presente,
e d'essei' fatta in circostanze le quali rendena

(,) Dig. Li6. 4. ,j,. 2. Voet.l" Pn",lrct. ad dicJ. m et Iii.


Tomo III. a
114
imminente il' male alla minacciata persona, ac-
cenna il male come da subirsi in un tempo avve-
nire, non lo reputa sufficiente a scuotere la vo-
lontà, ed a credere che ella non abbia avuta
energia sufficiente da dispregiarlo cosicché l' at-
to a cui si determina non apparisca liberamente
'9oluto. .
Se la natura deU' animo umano obbliga a far
differenza tra la forza morale del tirnor d'un
male presente, e la foraa morale del timor d'un
male futuro, questa differenza non può non es-
sere valutata quando si tratta di conoscere
misurare la forza della legge penale, che p"o-
cla mando la pena altro non fa che minacciare
un male futuro. •
Si tratta allora di calcolare la forza della legge
non quella della pena: giacchè, sia pur severa
quanto esser si vuole la pena, se la legge che la
minaccia come male futuro non ha mezzo di farlo
apparire allo spirito inevitabile il cuore resterà
impassibile e indifferente a qualunque si sia fisico
dolore in che ella consis ta ,
Quindi la opinione del,la inevitahilità della
pena è il primo e il più irnportaate elemento
della sua forza morale e del carattere che ella dee
avere di ostacolo poli tico alla volontà nelle sue
tentazioni possibili ad offendere altrui.
Se si calcolala forza morale della pena per la
sua inevitabili là cade in gran pal'te il credito
della sua fisica forza. Conviene allora, onde co-
noscere il suo generale carattere come male, per-
..5
chè sè tale non fosse minaccia non vi sarebbe ,
non ne' requisiti intrinseci, che possono costi-
tuirlo più grave, ma ne'suoi requisiti estrinseci,
vale a dire n~lI~ opinione 'e di chi .aspetta dalla
pena difesaç'« di chi dee temerla onde non de-
terminarsi alla offesa.
. La idea della pella come dolor fisico ha una
gran prepotenza sull' animo umano, onde la opi-
nione della sua efficacia politica si presenta sotto
tutte le forme, lenta tutti gli aditi per insinuar-
si, e spesso, effetto d' 'Uno zelo encomiabile, è
inclinata a pretendere eli sostituirlo a qualunque
ragionamento sebbene col sacro titolo di difen-
sore (Iella umanità e della giustizia.
Reca però meraviglia il vedere come nn in-
gegno, il quale nelle materie legislative ha spie-
gata una Jialettica che si può dir formidabiJ .. ,
abbia' potuto asserire. CI) e ripetere (2);' che la
severità della pena 11UÒ supplire la incertezza
della sua applicazione. Non è' da dire ,cl,e una
maggiore severità della pena -decretata a certi
delitti aumenti il risico di chi si accinge a com-
metterli. Il risi co è tolto nelle circostanze, in

(I) Bentham Trailtl, del legill. "j"il. et "male vol. 2. ptIB. 386.
(2) Bentham Théorie de. petne« el del récompe,uel vol. I. chap. 5.
11 Dollor Pal<ry' grande sostentaìore del titolo dell' ordine e del giusto
auoluto nelle materie penali e ardenle partigiano del!' acerbità de' sup-
plizj .i fece a .oslenere aeremente l'errore medesimo, nel che ebbe
un valorese eonfutatore nel D. Roscoe OlSer"asioni sulia giurilprudl'lI-
sa 'penale-, l' la emendazione dII· rei trad. Napoli 18,3. pago .3. Nel
medesimo errnre era caduto il Cavilier Filangierì Scienza d~lla lesi-
,'tlsiorte li" . . 3. parto 2. oap. l'., confutato .tal signor Pastore l Del
lob pén...1 parto 4. chap• •,.
116
mezzo alle quali il delittuoso progetto è conce-
pito , maturato e condotto al suo termine , e se
queste circostanze meramente odi fatto son tali,
che il facinoroso pensi polel' rischiare il delitto;
un maggiol' 'rigore nel dritto che lo' punisce non
cambia quelle circostanze, nè cambia l'opinione
del facinoroso, che le calcolò favorevoli al suo
nefando progetto.
La tortura non meno gratuitamente crudele ti
meno inconseguente del sistema, il quale pre·
tende di supplii' col rigore ciò che manca alla
pena della certessa delta sua applicazione o La
tortura 'si parle da un dato di fatto, qual' è l' in-
dizio di reiLà, e per fOl'mal'no punto di appog.
gio del suo meccanismo lo esige prossimo vale a
dire avente carattere critico di probabilità oElla
vuoI consertire la probabilità' in certezza col-
I'estorcere la confessione 'del reo, dal che 'le sue
logiche inconseguenzeincomiriciano, tra le quali
non è -la minore quella di dare al dolor fisico il
criterio della Interrogesicne, ed il criterio della
risposta (1) o
Immaginare l'animo umano tra il bene del
delitto da un lato, e il mal della pena dull'altro ,
considerando il desiderio pel' quelloe l' avver-

( I) Era lale la fiducia alla credibililà del dolore che il 1"0 oonfel!lO
le colla propria cpofellione iocolpan alll'i come campelloo del suo
delitto veniva 101'Iuraio perché la lua cODr_ione diveoiue credibil.
eentro al IOcio. MarliDi Prazu ",.imirllui. ad ./ae.riCI"tI IICcomoduta
Urbi"i 1746, pafJ. 23., .Bella t~ia razionale quella che aniUlava lIoÌ
ra ue pratiche!
Il''
B;ionc pe[1' questa come due-forze la seconda delle
quali dee vincer la prima, è immaginare ciò che
vorrebhesi non ciò che è possibile: è fare un ro-
manzo onde esimersi dalla fatica di studiare la
stor-ia , Tanto il bene del delitto quanto il mal
della pena si pl'esentano all' animo determinato
ad abusare del suo libero arbiteio come cose fu- .
ture , L'uno e l'altra sono per l'animo due peo"
sieri, non duesentimenti :conseguil'e il bene del
delitto ha i suoi. rischj indipendentemente dal
pericolo d'incorrere nella pena, e l'animo as-
sorbito- dal calcolo de' pcirni può ben dimenti-
eare ilseconJo. L'Indiano, il quale sulle coste
di Ceylan si tuffa nel mal' profondo per pescarvi
Ie 'perle col propesito di rubarquelle che può,
si occu pa di assicurarsi del furto, e non pellia
al presente pericolo' di divenir pasto' del pesce.
cane (I).
,Non convien dire ,ch'enon' può argomentarsi
dal. lecito. aU': illecito. :La.natura ~ umana nell' af~
ft':Qntare e nel aalcolare i risici è sempre la steso
Sa.' L'uomo.: di peMln'tita· cosciensa calcola nella
iml'J'esa delittuosa come può farlo l'uomo. di
retta eosciensa .nella utile alla societl, e se si
voglio.òo ben .frenare le passioni nemiche del-
l' ordine :nonb~SogDa.avereascbifo.dibenestu'·

the GeoS"aplay of t.
(J) Veda.i la sottl&lleuad' ingegna e di .Irallagemml con cui '.
quella pe~ca .i fanno i furli. Rcooei'. Introduetion to a memai,' 'Ofl
India, e. i~ congio .ehe ,l'amordelguadalloQ
i.pira al pescatore oode DOD.~unre\ l' eeciQJpiodi .omilli fr.,.u~.. te-
meDte uccisi e divorati dal pescll che iDfesta que',_n.
'118
diarie e conoscerle, onde non fal" le leggi per
gli essel'i di ragione.
La forza morale del delitto per le cose altre
volte discorse non' è una spinta , la quale am-
metta senza .hisogno d'ulterior riflessione la con-
tra spinta del timor della pena (I), Quella forza
morale è una mera causa di agil'e: animo I'ac- r
coglie, Don ne è investito: è un motivo di calco-
lo, non un motivo di sentimento', quasi il facino-
l'OSO arda d'amor per la offesa. II-delitto di Me..

dea è il calibro di tutti i delitti (~): essa vede ì


calcola, approva e disapprova, e dopo aver eal-
colato O abbandona il proposito , o si muove-alla
offesa.
Se j) desiderio del bene del delirtononagisce
come causadi fare, ma come passione , o ella sia
.1,jsvegliata·dall' aspetto del male o sia risvegliJtta
dall' aspetto del bene, comecchè ella àgisca come
sentimento presente, escluderà di SUa natura tutti
i calcoli del pericolo Q' un malefuturo, La Ugge
che minaccia diverro in questo caso come c Ili
scrivesse la minaccia.ad un cieco; o,lu proferisse
ad !ln sordo: di guisa che la, osservazione e.'la
esperiensadlmostrano che ,adottando l'erroneo
sistema di chi finse nell' animo-umeao il deside-
tio - del bene del delitto come spinta: frenabile
colla controspinta del limar della pena, allora
è appunto, che questo timore apparisce impo-
(I) V~ui il Iii. 2, "tip, l'. 1MB' ~54. '-
(2) u • , • , •• , Yitko..,diel'a proIIoqUtl
u Detel'iora Hfl-'" :
IIg
tente al suo liCQPO. Fortunatamente questo caso
è rarissimo, e la esperienza ha provato, che quan-
do accade esso è I' effetto d'una passione, che
le leggi fondate nella giustizia non hanno diffì-
coltà di talvolta scusare (I). "
,La pena con titolo di difesa mira al futuro, nè
al futu ..o l'uomo, dalle di cui mani deve escir
la. legge, può provvedere se non con un calco-
lo. Se si vuol ponderare il requisito intrinseco
della r»en.a, come male sufficiente a farn-e temer
la minàccia, conviene intraprendere questo cal-
colo con chi. li l'oggetto della minaccia, vale a
dire col facinoroso, e farlo come egli medesimo
)0 farebbe.
Se si: prescinrla dal caso -ra..iss] mo mentovato
qui sopra, la impresa delittuosa è pel tristo una
fiera speculazione. Eglicel'ca il bene nella ma"
teria.illeoita come può cercarlo nella lecita qua-
lunque speculatore; nè può conseguirlo se a con..
sumato delitto non· resta ignoto, non potendo in
diverso caso goder de' frutti che ne sperò, Pee
opporre un .08tacolo ,I l~ntativo basterebbe
dunque 18 leg~e che erige l· azione in delitto , 6
la legge che òhbliga 8 restituire ed indennizzare,
purchè la prima avesse mezzi da render certo lf)

scuoprirnento del. delinquente ,pel'occhè eesse-
l'ebbe nel facinoroso, purchè pazzo non fosse';
oguiiuteresse.ad offendere.. Ma egli commetten-
do il delitto ba mostrato idi fare abuso della li···
no
bertà, che a lui lasciava e proteggev~ la legge:
onde per impedire un D\lOVO abuso in lui, o un
tentati vo di abuso ne' pari suoi la legge è costretta
a togliergliela, come un' ar-me di cui si è valso per
offendere altrui. In qu~sto solo rigore appari-
scono tutti i requisiti intrinseci e tutti gli estrin-
seci della pena. Esso è un male mentre In per·
dita della libertà è tale per certo: il suo timore
non è un sentimento ma dipende da un calcolo
che il tristo dee fare, e che a lui dimostra °
come pazza o come disperata impresa il delitto.
La sufficienza di questo male a fornir la difesa è
dimostrala non tanto nell' animo de' trillti quanto
in quello de'buoni, essendo stato già dimostrato
che conosciuto l'autor del delitto, postolo sotto
la mano della giustizia, e usato il mezzo neces-
sario a impedire l' abuso della libertà in chi vi
fosse inclinato, la opinione della propria per.so-
Dal sicurezza in tutti r-itorna (I).
Questi salutari effetti .si ottengono senza biso..
gno di.dolor fisico: senza tormentosi apparati con
titolo di pubblico esempio: senza bisogno di ri-
correre alle idee di correzione, o di emenda del
danno. La pena Con titolo di difesa è tale in
grado supremo, sia che si esamini Dell' effetto

che il suo timore dee produrre sull' animo dei
tristi, sia che si esamini nell' effetto che la sua
applicazione dee produrre nell' animo de'buoni,
come mezzo necessario a far cessare le inquietu-
dini che la offesa risveglia,
I~I

Questi ragionamenti riposano tutti sul dalo


(leUa inevitahilità-della pena. Le pene religiose,
le naturali sono. efficaci perehè jnevitabili e ep-
pur talvolta la umana malvagità le disprezza. Non
può la legge degli nomini presumere una perfe-.
zione mAggiore di quella di Dio e deUa natura,
e se la esperienza di mostra che sotto un sistema
di p«me di forza meramente morale il delitto osa
turbar l'ordine della città, la esperienza dirno-
stra lo stesso infelice fenomeno sotto sistemi di
pene di forza -mer amente fisica e tormentatr ici
(Iella umana sensibilità CI); la qual cosa fa certi,
che la pena è spesso insufficiente al suo scopo
non perché non è abbastanza crudele, ma-perché,
opiù crudele o più mite, eJJa no~ può divenire
per la umana perversità inevitabile (2).
La pena è un' arme nella man della legge i e
perché pena siahasta che ella abbia l'attitudine
a produrre l'effetto a cui ella è destinata. Ma
se l'arme resta inoperosa ed .imrnobile nella ma-

(I} NalTa con orrore la .loria, che 10110 illaorioario regno di En-
rico VIIl. io Inghi!le"ra 5ellaflladuemila giu.li&i~li ( altri dicooo ,6,000
Annui. de tegisl. vol. I. 'l'a8. 330.) ebbero mano il capo sopra il pa.
tìbolo a ragione di ,uallromila all'aooo, e ciò 000 pertanlo le cale ali-
darooo di male io p~ggio. Roacoe (h.t:l'lI"ziOlli ett:.pa8· 19.
(:I) .\ qU~sla condiziÒne delle umane le86i li riferiscono i DOli versi
di Claudia 110 ,
re Extruite imm4llu .eo",.lò•• N:tollfte lurru,
re Ci"6ite vo, }lavii,. vaga, ol'pollite .yll'1U
re Non da!Jiti. maro« .celeri.
lo. Inghilìerra il furlo ~ pUllito colla mòl'lc:. Wikenl ufficiale di polida
l'ifel'\, che nel solo eontorno di BalSinsal.Streel a Londra erano stali
commessi furli per lireslerline quindicimila senucbè alcuo ladro fosse
.talo scoperto. Roscoe Ollerllaziaui ete,p"6' 14.lIot. I.
1'12
no. che la stringe perchè il nemico che' ne. dee
esser colpito o passa ]0111anO,O passa invisibile,
l'evento sinistro non può attribuirsi alla cattiva
tempra dell' arrae , ma alle circostanze che im-
pedirono di farne uso •.
La fOI'ZIl morale della pena sta tutta perciò
nella fOl'za morale, che la .legge sa dare a se stes-
sa. Ma .si scambia spesso in questo delicato pro-
blema la via, e si crede che aumentando il riso"
(Iella pena sia aumentata la forza morale , che il
suo timore dee esercitare sugli animi.
Laonde fa legge, se vuole aumentare la forea
moral della 'pena , più che al suo rigore fisico dee
mirare a stabilire la opinione della sua certezza,
lo che col rig<;lr non si ottiene. Dalla minaccia
della pena scritta nella.legge alla sua applicazio-
ne o è difficile di giungere o vi ha. un grande in-
tervallo. e ben' altro che quello di c,ii parlb l'an-
tico preverbio (I). La forza non si scrive: pochi
fl'a i tristi conoscon le lettere , e meno ve ne
sono i quali sapendole abbian letto e meditata
Ia legge penale, Per le classi dalle quali escono
i delinquenti Ia legg~ è nelle forze attive e visi-
bili della società conosciute per abitudine come
protettrici -rlell' onesto e delgillstò, de' quali
ha ogni uomo,voglia o non voglia, i semi nel
cuore, Queste forze fanno rammentai' quelle
che pilÌ specialmente si. di"igono a rintracciare i
delitti,' ed i loro autovi, IJa opinione J~l mag-

(I) " Inter o, et ojfam .,ulta cadunt.


u5
giare o minor gl'aJo di atLività di queste fouze
-f or m a se non ,il solo almeno il più grande ed
efficace elemento della forza morale della legge
o delle minacce che ha proclarnate , e la miglio-
re disposizione di queste forze può sola produrre
questo . gl'nnde vantnggio polit ico (I) o
[ delitti che più frequentemente cornrnetton-
si, e che più minacciano la sicurezza sociale san
.quelli , che consistono nell' altrui spoglio, o in
.mezzi 'c h e all' altt-u i spoglio conducono, onde il
frutto, che chi gli comrnette ne spera ha peio .
condizione necessaria la impun ità o Sonavi inve-
ro alcuni de litt.i , sebbene fortunutament e assai
rari, i quali consistono in qucll'azìone, o in quel
fatto appunto che la passione che gli anima dc-
siderava quali sono i delitti dell' arno re , e del-
I'odio ;: disinteressati sempre, futa li alla personal
'sicul'ezza e talvolta crudeli ,
Ma ancorelativamente a questi delitt! e alle
passioni, che g1i~animano la forza morale della.
pena dome minaccia è in un, bivio, da cui 11011
può eseire , Se la volontà nemica dell' ordine si
muove alla offesa usando l' arte e l'astuzia', è certo
che 'ell a calcola ;60, se calcola', il timer de'.U111li
accennati qui sopm è più -che sufficiente a rirnuo-
verla almeno che il calcolo non presenti facile la
impunità. Se la volontà nemica ' dell' ordine. si
muove all'offesa niD con astuzia 'm a con violenza

(1) Tuno quello IhotlSeUo c1ell'ft\lJldo giudiciario dellinaln I l'itiUrre


b pe~ di driua a cOI3 ·difGICoo . .

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f2 4
a ~iso aperto, e quasi sfi.ll1nt1o ill'lgor. della leg..
ge, ella non calcola, e qualunque grande ed
acerbo grado di fisico dolore futuro non può es"
sere da chi non calcola posto in bilancia per con..
frontarlo con un sentimento presente (I) ..
Un sentimento encolOi8~ile di umanitè può
consigli at• la legge a spo~lial·si di ogni rigore,
che r-idondi in dolor fisico di chi l'offese. Ma
se il dolor fisico di chi oltraggiò la natura ~ la
legge fosse il mezzo necessario per allontanare
UD nuovo simileultraggio , la umanità scacee-
rebbe lungi da sè chi n011 n'ebbe, e dovrebbe
divenire inumana per conservarsi , Il legislatore
Toscano mostrò che queste ccntradizioni son tali:
iulogica ed in politica, e che la umana giust.izia
non ebbe hisogno mai di divenire inumana (2).
Per una salutare ed ammirabile economia t/ella
e
. natura questa una verità indipendente da. qua:-'
Innqne circostanza di luogo , di tempo, di clima.
di maggiori o minori progressi di cognizioni, di
caratteri e di abitudini umane. .
. In materia de! propri personali 'interessi tUt.t1
gli uomini calcolano nel modo medesimo, e forse
son più acuti calcolatori gl' ignoranti de'xloui ,
avendo la mente meno distratta da cose le quaii

(I) Debbon.i a qu~.ta e Don ad altra causa riferire i delilli ram-


mentà'i dal .v_lin Théorie de. pein, COfI'l. S. ']. dal Senio De fII
le(jislat, erlm, li.., •. chap. I. art. 2. S. I., Il dal Luca. Du '.rsl~me~­
nal ete, pago 222. nolo I.
(~) fl,lr\JDo dichiarate 6ar~are ed inwnsne le pene della nultildW-
Ile, del bollo, della corda IN. CoJ. Leopold. Art. 44. 590
125
seemano il tàùo delle circostanze e de' fatti. O\-B
si tratta d'un calcolo n0'l è da parlar della fibra
più o meno dura del COI'pO, dal che alcuni assai
rj dioolosamente voglion' far dipendere la dcl-,
cezza o 1'acel'bità de' supplizj' (I). Se il valor
della penadipeurle da un calcolo di circostenze
e di fatti, non vi ha selvaggio che non lo 'faccia
esattissimo (~) •
. ,Alcuni per israhllir la efficacia d'el dolor fisico
..inorrono alla circcstansa d'un aumento che av-
venga nel aumere de' delitti e de' delinquenti (3).
In questo easo è evidente per le cose dimostrale
qui sopra, che ne sono aumentate le cause, e
colle Cause le speranze d'impunità, i quali due
mali colla crudeltà non si medicano (4).

(I) La Corle di Giusli.ia Criminale della Dordopa nelle sue ossee-


'VIzioni al codice penale parlava della necessità di scuolere gli /IOmi1t,i
Bro•• olmù. ()Iuer..aliOll. du Trilmnau~ criminel. sur le proiet dc
cQde etc. Pari. alt. XIII.
(2) 'Ba~la leggere i viaggiatori per conoscere la fina sagaeilà eon là
quale si comporlano i selvaggj per rubare, i negri' per uccidere, e a
qual grado calcolano per meglio rhiscirv}.
(II) Si è preteso di desumere questa regola dal giureconsulto Salur-
nino Dig, li6. 48. tit. '9. l. 16. §. IO., la qual Jegge ebbe erudila iI-
luslI'aziqne da Guglielmo De Rancbin Yariae leotiones li". t. c~. I I.
P.aoloRisi ba _Ienulo cbe il giureconsuhò accenna in quella legl;" un
fallo, ma non vuole' ins!!gnare UD principio. Ani",ad..er•• ad fH',·mitl.
ju,';'P'" pertinente. pag. 106. et leq., Gr~o J)e iUl·. /Jell. etptlc. Ii".
2. cap. III>. §. 35.• e Puft'endorf che ali va dietro De jur. nato et 8elll.
lilJ. 8. cap. 3. So 23. si pongono in una singolare contradlsioee, T.a
legge nel costiluirsi deve crescere il proprio rigore: jl ma8i.lrall> nel-
l'applicarla dee ~iligarlo, amendue per la rallillne medesima d~1I' au-
meolalo aumero de' delinquenti •
. (4) Da un ral!gua8lio serillo da un giudiee della Contea di Som-
mersel-8bire, e conservalo da Slrype ( Ristol)' of Creat Brltain ..le',
1~6
Heineccio buon civilista e meschino politico,
temè che la dolcezza delle pene in uno stato
potesse chiamarvi i ma1vagj degli stati limitro.fi
,ove .regnasse la crudeltà (l), Sì se gli uomini per
commetter delirti fossero usi a intraprendere
pellegrinaggi, i quali non' s' intraprendono se non
pitoccando o spendendo: se il commettere de-
litti utili a chi ne concepisce il progetto non
esigesse una cognizione di circostanze di luogo,
di tempo, di persone e di cose, sulla qual co-
gnizione un forestiero partendo conquell'ogget-
lo dal suo paese non può contare ~ e se ladol-
cezza al confronto della crudeltà variasse i dati
già calcolati della impresa delittuosa.
Per la ragimie medesima non è ralutahile la
opinione di quegli scrittori, i quali pensano che

~.r James Pelit Andrews London 1796.) li vede che "nel cono di UD
:. anno quaranla persone nel circondario della Contea furon giUSliziale
"per furti e altre rllberie: Irenlacinque ebbero la mano bollala da
cc ferro candente: Irenlaselle furono fruslale ( e eentottantatre accusate
cc ma assolute sebbene facioorosi diffamali ~. Il numero de' vagabon-
di e ladri, loggiun8~ lo storico, er~ tale, che se fossero stati riuniti e
disciplinali sarebbe slalo baslanle a dar ballaglia a più possenti nemici
della Regina Elisahetta . Se erano numerosi i misrall; ciò non era per
difello delle leggi penali . Lo spergiuro ed il t.lso erano punil,i col la~.
glio delle orecchie: la falsa monela era delitto di allo Iradimenlo. La
maniera di procedere spedita e semplice. I vagabondi erano falli schia-
vi, e i Boemi ( indovini) erano dichiarati debitori di fellonia eco
CI) Ad Grot, de jllr. ~cll. et pac /ib. 2. cap. 20. S.12. lIIU71, 3 Pc-
seatoro Saggio iII torno dilm;se opiRiolli eco su i delitti e le peRe pago
12 9 . Heineceio osa sostenere, cbe avendo il Vescovo di Witahurgo abo-
lita per motivi di religione la pena di morte pel 'furto, tuui i ladri
degli stati circonvicini inondarono il suo. Non si è veduto a' di nostri
accader niente di queslo in TOSCana. Si vede che quel Vescovo inten-
dendo il governo delle anime non intendev. quello della cillà.
U7
un sistema di leggi crudeli non possa ad un tratto
cambiarsi, ma debba il passaggio dalla sevei-irà
alla dolcezza accadere lentamente e per gndi (I).'
Fra tutti i· falsi ragionamenti in questo materia
questo è il' più tenacemente preoccupato della
efficacia del dolor fisico. Il solo pal"agone col-
l'effetto de' liquori forti lo può sostenere, e cer-
tamente un palato abituato alla cerevisia troverà
snervato , debole, senza sapore il montepulciano,
non ostantechè dichiarato da uno de' nostri più
gentili poeti fra tutti i vini il sovrano.
La nomenclatura di dolcezza, colla quale si è
voluto indicare il carattere d'un sistema penale •
è stata tacciata d'insignificante ed i mpropria (~).
Questo vocabolo nato in Italia, educato in Ila--
lia (3), e divenuto un fatto in Toscana, censurato
da un campione delle parlamentarie riforme ~lÒ­
stra con queste sue vicende due cose: primieru-
mente, che i gl'andi pensieri ebbero sempre iu
Italia lo loro culla: in secondo luogo, che la pe-
rizia ne' .calcoli della politica libertà non è sem-
pre segno di un eguale valore ne' calcoli della
giustizia.

(J) Birnooum Di".t.tl, pt:Puliari ael. nostr. jur. erim, rif."ud.


POG·52,
(2) Bentham Thé"rie ele, Pfine, et dI" récompemu vol. J.pag. 5...
confulando il Beccarla.
(3) 11 Risi AnimatI", ad erim. jurilpr. pertin, POSo 96., e il Renuzi
su«. [ur. crimiu, tu. 2. cap. 4. S I. ll. III. l r. r. amendue insigni
6iurecon.uhi, iIIullrarono il domma giuslo e politicu della dolc~ZI".
J!l8

C A P I T O L O . III.

Carattere giuridico dellaforza costituente la


difesa repressiva nella pena.

SoglianO i dipintori rappresentar la giustizia


assisa e-colla benda sugli occhi, imagine la quale
conviene alla giustizia, che presiede all'applica-
zione della legge già faLta ~)a lI()O a quella della
legge 'da farsi, la quale, non vegliando I'jnteresse
• dell' individuo, ma quelli della intera umaniià ,
non si asside in un luogo. determinato, ma spiega
IUbltrne il suo volo e fissa al pari deWaquila l'a-
curo suo sguardo nel sole, onde segnare a tutte
le morali forze create j confini, che ne debbono
circoscvivere la energia (1). Se il dritto politico
è l' aus:tlial'io DOR i.l conquistatore del gius di
natura, fonte d' ()gni giustizia indipendente dal
fatto dell' uomo, la forza' che quello crea per
meglio difendere e Iaprerogativa di questo e la
propr-ia, sarebbe una cieca forza e brutale, se
non avesse un carattere che ne rendesse conci-
liabile l'esercizio co' sacrosanti diritti !!eH'one-
sto e del giusto. Cosi considerando le cose il
dritto politico non può costituii' forze destinate
a proteggere la gìuslizia se non col suo voto; lo

(;) La iconografia non fu nè esalta. nè espressiva quanto le lloD"iellO


d'essere nel froolispizio del libro de' delitti e dlllle pene, il quale pee-
aenta la 8gura della giustizia sedula e beudala,
ug
che dimostra la erroneità di colore , i qnali cre-
dono il princi pio politico umano capriccio, in-
teressata veduta di utilità, in odio, non che igno-
to, alla morale. ed alla giustizia.
Mal si avviserebbe chi credesse trovar tutte le
combinazioni favorevoli alla sicurezza dell'uomo
nella umana coscienza. Questa forza, salutare al-
lorchè ella è concentrata e passiva nell'Individuo
onde tenerlo lontano dallaingiustiaia, diverrebbe
una forza cieca , prepotente, senza limiti e senza
freno allorchè volesse uscire dana sua sede, e
divenire attiva nell'amministrazione della giusti-
zia :.perocchè il suo primo sintoma sarebbe quello
di' farsi legislau-ice e ~iudice Rei tempo stesso,
punendo e credendo dover punire senza che la
legge avesse stahilita una pena (1).
Se il punir l'innocente può esser un mezzo
politico atto a risvegliare il terrore, la forza di
que,Sto mezzo, di pretta dominio del sentimento ,
ai moli del quale molti infelicemente si fidano,
non può avere il suffragio della ragione, e dive-
nire forza morale di opinione favorevole al rispet-
to ed all' amor per le leggi.
Quindi il primo e più esseneial requisito giu-
ridico della pena è quella. che il suo origore.qua.
si si soffermitutto sul capo di chi offese la leg-
ge, nèall' intorno si s.panda· sopra altl'i .. Se tuui

(I) Cos, d. prello merllista i~gMl Cinrooe 0,.. iii re,.,..


l. G. 42.
Allorcbè a Roma punivali Il:>> mori!>". ( colla cQSCienza) ciò facevlli
lenza tello di legge. Niebubr &ori4 romAll4 lifJ\ 20 Abbq Di.,..de QIl.
'il/uo iv: romano S· 34.
Tomo II'. 9
130
intendono che la. pena, per aver la forza morale
che le conviene, dee essere dolorosa pel solo reo,
apparir tale per i suoi pari, ma consolatrice e
l'assicuratrice per gli amici dell' ordine, pochi
esaminarono colla dovuta esattezza quali pene
soffrano per cosìdire una ripercussione e dal reo
si estendano ad innocenti individui , Simili pene
son ben altro che aberranti (I), nomenclatura la
quale è atta a-denotare un estrinseco anzichè un
intrinseco vizio; e il chiamarle ingiuste ne for-
nirebbe una migliore e più esatta ,
Di questo vizio appariscono infette le pene di
semplice fisica forza sulla struttura organica del
delinquente. La sensitiva natura degli esseri sta-
bilisce tra loro quasi una cognazione reci proca,
j vincoli della quale hanno sul cuore un impero,
che niuna morai riflessione potrebbe distrugge-
re. I fisici strazj del corpo se non avessero con-
tro di sè come pena il voto della politica avreb-
bero quello della giustizia, non essendo giusto
che il senso di umanità ne'buoni sia tormentato
nel tormentare il malvagio, il quale uomo è pur
sempre: la qual riflessione aumenta di forza se si
tratti d'un padre, o d'un figlio o d'un paziente
il quale abbia altri stretti congiunti di sangue
con lui (2).

(I) Bentbam Traitu de ltlBi61at. cìPil. et ~ vol.2_~. 393..


(II) Capi beo la tirauuide quello "l'elD, e ne usb. Luigi XI. fu il più
IOlegoolO ioterpetre politico della celehre L. Qui'lIui,. eDJ. atl.l. Ju-
Iii"'. maje..ati. tratta dalla .ua nra sede dalla malizia di Tribooiaoo
Gotbofred. Com,,"c. ad ,. cod. Theod. li6. 9. tic. J 4.1.3. ERli IIOD .elu}
.
la
I~h
La distinzione tratta dal dritto civile tra il
danno inferito direttamente e l'inferito conse-
guenz.ialmente con un allo al quale chi lo eser-
cita avea diritto, è applicabile alle cose delle
quali l'uomo può disporre, e potrebbe perciò
giustificar la confisca se altri pl'ioeipj non la. di-
mostrassero ingiusta, ma non è applicabile alle
cose delle quali l'uomo non può disporre, come
della propria sensibilità (a) •
Se gli antichi valutarono come indisponihile
cosa nell' uomo le sue membra soltanto (2), nè
mostraron conoscere le simpatìe, 'per le quali la .
sensibilità di un uomo lÌ angustiata pe' fisici patì-
menti del proprio simile, non avendo avuto nep-
pure nel loro linguaggio parole destinate ad espri-
merla, la corrotta filosofia d'Epicuro da lato, un
e l'abuso della crudeltà dall' altro ( perocchè
pel' lo più non vi ha uomo più de] voluttuoso
crudele ) produssero e perpetuarono 6no a noi
questo stato-di cose •.

leltera della lelge trucidando gl' innocenti tlgH del Dtl.ca di Nemoura
ma ne seguì lo spirito, facendoli collocare 10110 al palco ov.. ebbe il
padre mozza la testa onde il sangue IUO asl't'rgesse la loro. Narra il fallo
Brissol De Warvme Théorie dello;r eriminelle« vot, 1, p. 303. '101 •. 127.
È curiosO il vedere come Beutham Tr.ité. d. le«idatioTl oivil, et pe.
na11lO1. 2. Po1(;. S93. ineeutande la nomendatura delle pelle di simpalìta
onde dare alla tirannide un 'l'oCabolario, le comballe poi coe ragioni '.
troppo, a dir 'l'ero, empiriche.
(1 J Grazio De jur. hell. et p". li". 2. cap. 11. S. re, lIum. 3. cos]
pretende giustificar la c9Dfìsca, l'remtllendo l' esempio di colui il quale
scavando COD dritto UD pozzo devia la' vena all' acqua ,di .cui profill~va
il vicino , esempio Ira Ilo da Ulpiall, Dit!. lib. 39-' tù, 2.1. 24. S. 12.
(1) Dii' Li". 9. ti'. 2./. 13.

--------- ..
13!1
Fu tale nelle penali materie il criterio del do-
lor fisico che, discutendo quando e come altri
possa divenire o fidejussore o espromissor della
pena decretata al delinquente, uno scrittore en-
comiabile per la sua umanità e per Ia sua giu-
stiz!a non dubitò di asserire poterai ciò praticare
nella pena di relegazione e di esilio (i), calco-
lando l'effetto di questa pena peri soli- piaceri
del corpo, e niente valutandola per le angustie
dell' animo (!!). .
Una pena non può apparir giusta, e come tale
far sentire la. forza morale della legge sugli animi
se non s'immedesima, per così dire, colla impu-
tazione di cui ella è un. sostegno e un appoggio,
e non le va più che compagna seguace. Se la
pena dimostra e spiega una forza maggiore di
quella che la mente Umana ravvisi nella impu-
tazione, ella di ausiliaria diviene conquistatrice,
e sostituisce alla giustizia la prepotenza, e al
drittc Ìa forza: mentre ella altro che forza in se
medesima non essendo non può acquistare ca-
rattere di legittimità che nel ritolo che a questo

(l) Ant. Malb. De Clripaini". ad li". 'i'.


48. tliB' '4. _"".2.lIum. 16.1
(2) Puffendorf De jur. nal. eC Bellt. li6. 8. cap. 3. §. 32. discute sul
°
,eri se il mallevadcre de jurliciQ sisti , el jutlic.atum lol..endo in cau..
capitale non rappresentando il reo debba essere uccise io .ua vece , o
le ne sollragga col pagamento del danno patriAloniale. La opinionr della
efficacia politica della pena toglie facilmente il csiterie , Quello .crillare,
unlcameme occupato di salvare ilmallevador daUa morte, e pur nog
volendo toglier tuIlo alla pena, coaeede (come le il caso lo permettes-
le) ch' egli po.sa essere ucciso ae prestb cauzione, percbè il delinqueato
più facilmente ruggine.
.33
effetto il solo dritto può darle. Se la imputazione
altro non è se non un umano gil1l1izio o di di-
i-irto o di fatto, O misto dell' uno o dell' altro,
niuno umano giudizio può reputarsi infallibile,
e, poiché il. pericolo dell' errore . gli è sempre
inerente, dee, se pazzamente presun tuoso non sia,
lasciai' sempl'e aperta la strada alla correzione
dell' err-ore onde ripararne gli effeLLi (I). Le pel')e
consistenti in irrepar-abili mali non son dunque
quelle che più alla giustizia gt'adiscono, e gli uo-
mini amici dell' onesto e nel giusto, gu.iùat~ da
questa considerazione , e dovendo decidere tra
l' effetto politic.o del terrore , ed iI voto della
giustizia, preferirono alla ingiustizia la impuni-
tà (2). '
La inseparabile connessione che lega klla im-
putazione la pena, ove il suo politico effeLto non
'sia una petizione di principio col supporla effi-
cace perché ella lo è, con vertenùola in istrumen-
lo della giustizia, nde necessario che il male
che la costi tuisce sia di sua .natura -t ale da pre-
starsi senza difficoltà alla indole ed ai bisogni
della imputa~ione di cui ella è non signora ma
serva.
Ove la scienza abbia apprezzata la gt'aduabilità
deJ.l'offesa considerata o pel' la sua forza mora-
le, o per la sua fisica forza apparirà la necessità

(I) Bello Il l' epifonema del Bentham, Traités de legislat, cilliZ et


penai vol. ~. pas. 40" "Deboli e indonseguenti che siamo I Giudi-
chiamo come esseri limitati I e puniamo come esseri ttifalli6ili ...
(:I) Vedasi i1lil>. 1. cap. 11. paS. 185. not, I.

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13 4
che la pena, la quale viene scelta come 'difesa,
consista in un male di natura sua graduabile. La
vicinanza d'un. grado all' altro: spesso il modo
col quale due gradi insiem si eompenetrano , e
fanno nascere una quantità quasianpmala: la lor
lunga scala dal sommo all' imo, sono altrettanti
bisogni di una grande quasi duttilità e graduabi-
lità del male, in cui si fa consister la pena.
Il doler fisico come materiale della pena è di
o

sua natura pochissimo graduabile,. Esso o'gisce


nello spazio ma non nel tempo ,e lo spazio su
cui agisoe è il corpo a cui si applica. Ma sarebbe
difficile apprezzare i varj gradi della sensibilità
del corpo dell' uomo onde for~arnealtrettanti
gl'adi di pena; e se ciò volesse tentarsi la giusti~
zia penale si convertirebbe in una giustizia chi-
rurgica (J). Le pene che agiscono nel tempo non
nello spazio sono in eminente modo, graduabili,.
come il tempo lo è: onde la perdita della libertà
avendo questo carattere è q!ellll che la ~iustizia
consiglia.
Le idee di giusti~ia nella loro pratica applica-
zione specialmente De' sistemi della ~eggeda farsi,

(1) Narra un viaggiatore elleni abbattuto alla puniBlone d'un ladro


in Persia. Gli furon prima cavati /Ili occhi, poi tagliale le mani. poi
le orecchie. poi il oaso. indi fu slrangolalo. e 000 essendovi più cam-
po allo str~Bifl della seosibililà ne fu trovate o nelle simpane de' circo-
.Ianli, o in qualche altro diabolico sentimente , e gli fu tagliata la te-
sia. Nè questo bastò 1\ suo cada~ere fu e_poato per Ire giorni nel Ba-
o

sar o mercato pubblico. Leure.tI:.un o.fftoierfrancai s ,e ontenaut» fili


relation "'u.
. PtlB· n5.
vo.rfl64l eli Turquie, et lllI PrH pèlldcnc l"UUlée ISo?-
155
allontanandosi dalla semplicità dellor primitivo
concetto sembr-ano Del loro passaggio da questo
8 quella quasi 'cambiar di sembianza, la qual

cosa Don bene avvertita ha dato pretesto ad al-


cuoi di sostenere; che la giustizia altro non sia
se non un'utilità che le circostanze variabili sem-
pre consigliano (I); onde i più scrupolosie meno
accorti, anzichè meditare come la giustizia nel
suo primitivo concetto e nella saa pratica appli-
cazione è sempre la stessacconcentrarono in quel-
la ogni loro considerazione , e pal'teggiarono
nelle materie penali per un giusto assoluto , non
ponderando come ess~ divenir potesse la pil\ vi-
sibile ingiustizia sociale.'
Il giusto assoluto tende a insinuar la egua-
glianza tra la pena e il delitto. Questo principio I

nella sua applicazione alla società si cangia in una


enorme iogiustìzia •• Ildriuo politico non consi·
.dera nel delitto se non l~ forza morale che ne è
cagione t e, se questa fOl'za è tale che possa fre-
narsi colla minaccia e colla irrogazione d'un
male minore di quello che ,H delitto produce,
sarebbe ingiustizia patente il noo farlo (!1). In
questo teorema.è il princ~pio politico, tanto dai
declamatori aborrito, il quale serve alla giustizia.
di gnida.
(I) Ilume'. E"tJY'. limi T,.ellti~e. citd.el ti. I. p. 130. n. 1;
(2) Notai come il Servin non scorgesse bene la regione di lJue.la
verità, e la scorgesse il Ch,: Romagnmi Elem.j"r. cI·im. S, 268. i" llOt.
Incomincia a .caturir qui una giuatisia tulla empirica. o come ahri di-
rebbe materiali.ticil vale a dire nascente -dal pratico rasiocillio.u i
- fatti. Non l dunque vero che l'CAme de'f~'i prodaca c:onclwiolli di
pretla .,ilitÀ, e cuntnrie al Biutu IIUoZ",O.
136
Ma il principio politico ba in se medesimo un
criterio regolatore il quale. dà i risultati medesi-
mi della giustizia. Se la forza morale producente
il delitto fosse mai di tal tempra, cbe per fre-
narla bisognasse minacciare e inferire un male
maggior di quello in che il deli tto consiste, il
principio politico, non mirando più l'individuo
ma la politica aggregazione di cui esso fa parte, e
scorgendo i bisbgni della pubblica prosperità,
nome vano e mentito, ave la somma de'beni non
stia almeno in proporzione perfetta con quella
de'mali, abbandona la idea d'essere più crudele
di quel che il delitto non 'sia (I), e coincide così
co'suoi teoremi con quelli della giustizia. Tanto
è vero che l'odioso nome di materialismo gittato
in faccia al principio politico è spesso la medi-
tata o la involontaria soperchieria di chi, non
VQlt~'ndo affaticarsi per col pil' giusto ,si contenta
e si studia di colpir forte.
Un frasario ,divenuto pressochè abituale alla
scienza, richiede nella pena tre caratteri che si
suppongono nori solo ad essa per il suo politico
ogg.etto iòlt-enti, ma inseparabili eziandio tra di
loro, la certezza: la prontezza: la p"ubblicità.
Non è .stato osservato che i due primi carat-
teri presentano un assurdo logico tra loro, per-
chè non potendo esser certa la pena che in ql!anto
ella con sicurezza colpisce il capo dell' offenso-
re, e nonpotendosi questa sicurezza ottenere se

(,) 1\ l\e.lIIIlIj'~"., j",.. e"iRA, Iii. a. oap. 4. S·5. spiep COD molta
chi.~~&U il principio,
1~7
non co' metalli illJagativi del vero, è un assurdo
il pretendere una proposizione vera e sollecita-
mente st ahilita nel tempo 'med esimo : che il ca-
rattere -d ell a certezza non con viene alla pena:
che quel clelia sollecitudine è alla giustizia con-
trario ; e che la pubblicità, piuuosrochè servir la
polit.ica, è necessaria a rassicurar la gi~lstizia •
. Dii' che la pena debhe esser certa è esprimere
un . desiderio giustissimo, ma non una verità, Le
abitudini della vita ci danno quelle della cer
.t ezza facendocene prendere le prime e più radi-
ente idee in dò che agisce su i nostr-i sensi, Que-
.ste abitudini passando dai fisici oggelli ai mornli
si mantengon le stesse, nè alcuno si accOl'ge della
differenza enorme che passa tra gli uni e tra gli
altr i , Per questa via l'uomo passa alla presun-
zione della infallibilità, non essendo veruno a se
med esimo consapevole dell' arroganza de' proprj
giudizj. Il requisito della certezza, maniera di
essere dell' animo umano relativamente alla fede
ch' esso presta ad un fatte o a una pl'oposizi~ne,
non può esser mai nella pena, la quale , se si con-
sidera qnanto alla scelta, è un male, e quanto
alla minaccia, è il bisogno d' incuter tirnore . Le
circostanze che rendono o certa o incerta l'ap.
plicazionedella. pen,a san tutte fu 0 '\, de' dati che
la costituiscono, come fuor del (lardo destinato a
colpire un hersaglio è la maggiore o minore de-
strezza di chi lo scaglia ,
La opinione della efficacia 'politiea del terr ò-
re, la quale da ogni parte caecia fuori il capo

-
~? Coogle
J38
nelle cose relative. alla sicurezza aocisle , ha fatto
credere che tanto più la pena potrà produrre il
suo politico effetto quanto più il tempo della sua
applicazione sal,à prossimo a quello in CD; è stato
commesso il delitto. Il dolor fisico per non ecci-
tare la pubblica compassione ha bisogno d' DO
antidoto a questo sentimento tanto all'uomo con·
naturale in quello della vendetta o dell'odio (I).
A questo scopo può mirabilmente servir la pron-
tezza, con cui viene applicata III pena: imperoe-
chè quanto più il sentimento della nnJeua e
dell' odio, che possa aver risvegliato il delitto, è
stato cancellato dal tempo più i tormenti al de-
linquente inferiti ecciteranno la compassione
pubblica verso di lui. Le passioni per indole
della 101'0 vivacità hanno bisogno d'un ristrette
spazio di tempo. La riflessione abbraccia e si-
gnOl'eggia il tempo e lo spazio. Se le pene siao
tali che la opinione della 101' forza si formi tutta
colle meditazioni dell' animo, e noncolle afili·
zioni del corpo J all' effetto politico della pena
basta che eUa sill'stata subua da chi offese la
legge, poco rilevando che ciò avvenga o più
presto o più tardi: perchè , sebbene la memoria
del delitto si fosse cancellata dalla memoria de-

(1) Il melodo flrau.til'O del Eenlbam ."iJCerando lullo quel che l!


dentro a 'illia idea compleua ha inventata una ,odiifazi"fllI wndicati-
v•. Traitu de lesi.l. civil et ptmal vnl.:I, clap. •6. Ammellendo que•
•Ii principj .i corre riJChio di dovere ammeUere i COli delli Siudizj di
zelo i quali riulCirono co.i micidiali a S. Stefane , e COli pericoloti a
a. Paoroi .illgiUlli Dell'uD CaIO e oeU'ahro.AClI. .4p. YIl. 5,. XX111.13.
.39
gli -uomini, la persuasione che la 'pena è irrogata
ad uno che ha commesso il delitto assicura per
se sola -il suo salutare ascendente sull' animo
loro (I).
N«;U' applicazione della pena la prestezzA non
ha il sufJ\'agio della saviezza e della giusti1.ia, e i
Lucafa presto. se hanno guastata l'arte, non son
buoni ad accomodare la legge • TI'R noi la selle-
citudine dalla legge inculcata per' abhreviare

la detenzione de' carcerati non per accelerare la


irrogaz.ione della pena, la quale è semp,'e utile
quando ella è giusta.
Avvi una pubblicità di dritto. e ve ne ha una
Jijatto. Ildocumenlo autentico è pubblico senza
essere stato redatto o per le piazze o pe' t'rivi.
Uno spettacolo deve esser visto da tutti: debhe
essere accessibile al pubblico ~pel'chè R chi non
lo può vedere non sarebbe spettacolo. 'Se si se-
guisse la immaginosa opinione di chi voreebbe
ccnverfir gli att] della ginstiz;ia sociale in' l'ap·
presentazioni drarnmatiche , converrebbe, chela .
loro esecuzione cercasse le sommità le più alte
per r-endersi cospicua alla maggior possibile po.,.
polata superficie di suolo, come i Greci, per. ren-
dere più cospicuo il. 101' Giove lo collocarono
sull' Olimpo, monte i) più allo che conoscesse.
l'O (2). La spettacolosa pubblicità è necessaria

(I) Vedasi quanto ~ per esser detto sull. l"·~'t:rizione.


(:I) Quilllil. Deol, 275 " Q"ali.~ 7IOriOl .rucifisimu,.• celJJe,.rimnr.
elisuntul' viae, di plurillli intuerl , plUlirxi commo"~1"Ì hoc me( u
(altri "wtu) ÌXn,ìnt". Vedete le umaoe.coòlradiziooil DivÌSlI. Eu-
140
alla pena di dolor fisico, perché l'elletto de' pa-
-timenti sul corpo dell' uomo ha bisogno degli
occhi per esser veduto e sentito dai circbstanti.
J.Ja pena che ha la sua forza dall' animo non ha
bisogno di questi ajuti. J.Ja sola legale certezza
che ella et stata irrogala basta al suo .effeuo • Se
per render legale una esecuzione nelle materie
del dritto 'privato non è necessario chiamare il
• pubblico perchè vi assista, non è neppur neces-
sario.nelle materie del dritto penale. Se la pena
non eserciti come ildolor fisico tutta la forza sua
nello spazio, sicchè la sua applicazione abbia bi-
sogno di colpir come il fulmine il quale scoppia,
distrugge e spurisce, ma la eserciti nel tempo,
la aituaaione permanente e a tutti visibile a cui
il condannato è costretto , è una del pari per-
manente testimonianza della sua irrogazione, nè
ha bisogno di altro apparato onde avere la no-
torietà che le è necessaria per essere un mezzo
di sicurezza sociale.

rapa in pih .tati, erigendo.i Il patibolo .ul con.6ne, lo slatolimitrofo


avea dirillo che COlle silualo iDmodo, che la .ua ombra più lunga Doa
arrivalle alsuo territorio. ScbDeidew io Trac'. deftutl. fHU", 2. nume
,3 Le co.lilulioDi di alcuDi paeti c.igèvaDo la distaDlla di venliquattro
~ubili ali' efl'ello che il numero degli .pellatori nOD daDneesialle l.
raccolte dello .Ialo vicieo , Boehmer. Elem.iuri.pr, crim. §. 305. Ecco
i diaordioi cbe per melI io difeud.r l'ordine producono i J,'ammi dai-
derati dal Benlbam.
C A P I T O L O IV.

Della pena di morte.

Slogar le ossa dell'uomo ed infrangerle': tana-


. . . gliar le sue carni: infondervi sopra il liquefatto
piombo: segnarle.con farro candente:' mutilarne
le membra, come un potatore taglia i rami d'un
albero i tuue queste inumane e stomachevoli ope-
razioni non si ~idero mai nè congiuntamente nè
separatamente usar nella guerra che l' uomo è
costretto a fa're nella necessità di difendersi, non
che dalsuo simile, dalle bestie feroc~ che minac-
ciano la sua vita. .'
Mil uccidere altrui per difendere se stesso -fII
sempre un atto lacrimevole sì pla da tutte le
leggi di Yine ed umane permesso. La morale coi
suoi sublimi consigli può suggeria'e all' uomo l'an-
negazione.di se medesimo, la rinunzia ai propa'j
diritti piuttostochè nuocere altrui: inspirare il
santo e salutare aborcimento per la espan~ione
del sangne dell' uomo: consigliare a subir la mor-
te piuttostochè daa'la ad altri; ma questi princi-
pj, i quali, sentiti e praticati da tutti rendereh-
bero tra gli uomini, o associati o non associati
tra loro, inutile ogni difesa; sentiti e praticati da
pochi diverrebbero altrettanti mezzi d( offesa
pelmaggior numero, ed esporrebbero i buoni
alla brutale tirannìe de'~nh8~i.
14~
Queste riflessioni dimostrano che la questione
da tanto tempo agitata sulla, pena di morte non
.ammètte , ond' essere imparzialmente discussa, nè
il feemito d'un sentimento di umanità che inco-
, '

mincia dal tacciarla di legale assassinio (I), nè


la esaltazione della morale, qualunque sia il tito-
lo di cui ella ,sebbe8 giustamente" si amman-
la (1.), Nella più gl'an' pal"e de' casi uccidere non
è assassinare , e nella-duraalternetiva di veder
eorrere il sangue o dalle vene dell' ingiusto ag-
gressore, o da quelle dell'ingiustamente assalito,
la scelta non può esser dubbiosa, ,e se altvimenti
fal'e non si potesse converrebbe preferire la cru-
deltà giusta alla ingiusta. .
Tulte le.arti, che per difendere la umanità
sono obbligate a fa l,le> spargendo l'umano sangue,
hanno prOCul'alO ( nè questo è il meno che dob-
biamo alla civiltà) di risparmiare, per quanto era
loro possibile, la sensibilità umana. La chirurgia,
la guerra si sono perfezionate , l' una per rispar-
miare il dolore, l'alt1'8 per essere men micidia-
le. Se la legale uccisione dell' uomo nacque clal
seno.della scienza, l'arte tentò ogni via per per-

(t) Intorno aU. penti di morte, lettere tul un amico, LUf5an~


ISJu. in prin«,
(:J) Nell'·anno 18:16 ('illustre signor Conle De Sellon di Ginevra, e
la società della morale cristiana in Parigi, si trovarono coincider Ira
)~ro nell'aprire un concorso alla migliore memoria sull' abolizione della
pena di morte. Il pre.upposlo della verità della lesi, e "in"ilo a darne
la miiliore dimostrasione , partivaDo dal dato, che UDa società crisliana
Don potesse lollerar quella peDa: SII di che vedasi qui apprc550'a pOfJ.
145, Ilo'. l. '
143
soacJere a sè ed agli altri, che la scure della legge
può troncare il filo della vita della sua vittima
senza che ella sia a sè consapevole, se non d'uu
dolore morale, del che tuttavia si dispula, almeno
del più leggiero atomo di dolor fisico (J).
Se così fosse, la fOI'Za del timor di una morte
Iegalmente inferita potrebbe avere un esame ed
un drirto suo proprio da non confondersi col già
esaurito sulla efficacia politica delle pene, le qua-
li traggono dal dolor fisico tutta la loro effìca-.
eia. L'effetto della pena di mortesuU'animo uma-
no scevro da ogni sensitivo principio potrebbe
supporsi in supremo grado morale, prendendo
ogni sua forza dal pensiero della privazione dei
beni che si godonneltempo, e del giudizio -che
aspetta tutti al passaggio dal tempo alla eternità.
Questo gran tema della pena di morte sembra
al suo solo annunzio scuotere tutte le forztt mo-
~ali della umanità, perché Ia umanit~ tutta e sola
sente in esso la. propria causa. La religione, la'
storia, la statistica, il dritto della natura, il
dritto politico, i sistemi di ragionamento specu-
lativo e di pratico, l'umana autorità si eonver-
tono in tante armi. colle quali in questo gran
tema i contendenti combattono.
L' Areopago usò di udire e decidere le cause
capitali deferite dalla legge aUa sua cognizione
senza retorica e in mezzo alle tenebre: onde nè
il prestigio della parola, nè I' aspetto O simpati-
'(I) MhlU';re. de Ili .ooiecé _";,;ale d' e'lIultltiOll ti P.i. wl. I,
/Hl!. 266. :193, .
144
co o antipatico de' litigatori turbasse la rigida .
imparzialità de' pl'oprj giudizj . Se le decl ama-
zioni , se il mostrar un oggetto morale pel lato,
· con cui può risvegliare le simpatie o le antipatie
umane debbon handirsi da una discussione che
interessa, non un uomo o un paese, ma il genere
umano, quella sulla pena di morte ha il dovere
d 'essere una questione areopngita.
La discussione di questo lema può incontrare
un impedimento non una difficoltà nella legge l-
a cui è suddito chi l'assume. Ma, O In legge esi-
stente abbia rigettuta O abbia adottata la pena
di morte, la scienza, di sua natura umbrarile e
solit.ai-ia , e pau-imenio di pochi, non intende di
armarsi o di arrnur aln-i contro la legge, e r iflet-
tendo che ella, se intende di pl'oteggere con quel -
la pena la vitu dell 'uomo e la propria, pI'olegge
nel tempo stesso la scienza, trova in questa ri-
flessione se~onJa un titolo dalla legge medesima
· autorizzato, onde discutere come oggetto PI'OpriO
uno de' più rilevanti del dritto •
Un impedimento e non una difficoltà pl'esen-
terebbe pUl'e la religione, o ella ordinasse, o ella
vietasse la uccisione del delinquente. È stato
dimostrato che l'antica alleanza tra Dio egli
·uomini prescriveva la uccisione del delinquen-
te, ma che la nuova colla traslazione del sacer-
dozio, e quindi della legge de'sacrifìs] non ebbe
.h.r.imenti questo precetto (I). Nè vi sarebbe plau-

(I) MaJanima Comntenlorio filolo"ioo ·orilico lOpr4 i dtiiui o lJ,


pt!lle ,eu·",do il Biu, dilli/IO f:Up. :.13.

GaogIe
·45
slbil raglone per sostenere, che per la legge evan-
Belica la uccisione del delinquente è vietata (I).
La storia offrirebbe pochi e dubbj soccorsi per
la l'ella soluzione di questo grande problema'.
Interl'ogandola, si vedrebbe da un lato adottata
la pena di morte pelo un lungo volger di secoli
su tutta la su perficie della terra abitala, in mezzo
alle nazioni più illuminale e più colte; e dall' al-
tro l'abolizione di quella pena appari l'e di quan.
do in quando quasi brillante meteora, e dopo
tempo non lungo sparire in epoche ed in paesi
dissimili in carattere tra di 101'0, Ma ciò che dee
eecsre- meraviglia maggiore si è, che ne' tempi a
noi più vicini. la pena di morte apparisce prati.
camente approvata da que' govel'ni medesim i, che
teoricamente la dichiararono inammissibile, e
( cosa più strana ancora! ) ritenuta tenacemente
in que' luoghi ave il popolo ha creduto govel"
narsi più. o meno da se medesimo, ed abolila nel
luoghi ave un solo Nppresentava la ragio.De pube
blica dello stato es) •.
(I) Le cose dQllameQ\e discuue d.Il' erudilo l'rlalaaima per sostenere
che per la legge d.
grazia non è lecito ucciderè il reo Op. cito cap.
38 3g. Don serWJrano -consincenti abbast;JnA a concludere la su. te-
si, e'i1 contrarlo è COD solide ragioni provato da Gl'ozio De jur. 6elt.
et pac.li6. ~. 'lap. :I. J. IO. num. 4. e leq. Il Malanima V(lila le spalle a

c.
Gl'ozio. che pur cita in un suo com,mento alla Ilibbia. L'assuolo di
Gl'ozio fil l'Di rinnuoYalo da Pescajore SaSGio intorno dìl!I!I'1f1 opinio-
ni e«. 6. paS' ag.
(2) Qu~1 più esecrando. e erudele carnefice di Maral? Egli :incorac-
gina le umane carniftciQll nel 1793, Il Del 1789 a,vea serino conlro la
pen.a di morle . Plan de #-sislation criminel~., ouvrase dansle quel
Oli t"l.Iite del delitl. et del panel etc. Neuf-Chatell'j8g, colla ciee-
,"ouiana el'igrarll a: Nulitf. Quirite!, han« laevitianJ diutiuIl'ati etc. ".
1'0/110 III, IO


146. '
L'ese'mpio d'un' antica repubblica, la quale
non contenta di avere abolito ogni afflittivo sup-
plizio sostituì alla morte l'esilio del delinquente,
non sarebbe allegabile ne' tempi moderni (I). Le
leggi Valerie e Porcie 'aboli rono la pena di morte
non per un principio di umanità e di giustizia,
non 'p el' un princ ipio iÌ quale avesse meditate le
relative forze della offesa e della difesa della si-
curezza sociale, lo che capii' non poteva nella
mente degli uomini a quella età ('1), ma nello
scopo di dare un maggio-l' grado d'intensità alla
prerogativa di cittadino, e quindi pel' un prin-
cipio inerente alla costituzione dello stato (3).
Quelle leggi provvidero ai bisogni d'un ceto non
ai bisogni degli uomini: il loro effetto fu i'lpri-
vilegio di pochi non la legge ditutti, ed i pochi
che ne godel'ono erano in casa loro Sovrani in-
vestiti del forrnidabil dir-itto di vita e di morte
sulla moglie, sui figli .e gli schiavi: non soggetti
ad essere uccisi perchè potevano uccidere (4).

(1) Cicer, De repu1JI, 'li~. :a.cap. !h.,·ed ivi l'erudiliuimo Maj fJ4~'
J9'1. no'. 5. ove nolll, che la indicazione di Ire Porci i aUlori di Ire leggi
del loro nome priOla dllJla .coperta di quel luogo non era .lata 1ìI11a
da alcuno.
(2) Vedasi il li". I. cap. '14. pag. 250.
(3) Sono noIabili le espreuioni di Cicerone l,. Yerr. Y . •. 63. cc O
nomen dulce li"ertalis! O jus erimiall no,trae .cillitati,' O le» Por-
cia. lese.que Yaleriae! Non ..rebbe però slorico paradosso il suppor-
re, che il dritto di punirdi mo~le (osse .Ialo dalle leggi Valerie tolto ai
Magulrati, e che il popolo a sè lo aveue riservalo escluìivamenle. Vedo
Liv, Hiu, li6 . IO. cap. 9' Cicer. Ol'a'. ]lro lla6ir. cap. 4. 1'Iularcb.l,.
GraQcho p. 836. . '
" (4) SenecaControll.li6. ". S.3., .Seneca. De lJellif. li6. 3. cap. 11:.
L. Pimez Diss, de marit9 tori violra,i "indice, Lw. a822 . S'.5.8.

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147
'J~lI stessa prerogativa politica, che esentava il
collo del cittadino di Roma dalla scure del lit-
tore , se era inviolabile per il dritto ordinario,
non lo era pel dritto il quale costituiva 'il gene-
rale romano arbitt,o della "ita e della morte dei
propr] solrlati , o per quello che in perigliosi \
frangenti della repubblica conferiva o ai consoli
o al dittatore un illimitato potere (I). .
La già notata contradizionedelle leggi del me-
dio evo, sanguinarie ed atroci pel delitto nell'or-
dine politico ,disarmate d'ogni rigore per il de-
litto nell'ordine civile (s), non permetterebbe di
trarre argomenti valevoli da quella età. Il peri-
colo, che allor corse la umana sociabilità di ri-
.maner sepolta sotto le rovine della civiltà anti- •
ca, e di perdere non che le sue ol'ganiche forze
fin la ide'a di se stessa per la brutale e sfrennta
azione delle passioni perturbatrici della giustizia
e dell' ordine, obbliga a fuggir con orrore l'aspet-
to 'di quella età, nella quale la pena di morte non
fu realmente abolita, ma il sangue del delinquen-
.te ebbe una tariffa per conservarsi , come n'ebbe
una per circolare la merce soggetta a gabella.
La vigilante e severa amministrazione odi Al·
fredoil Grande non potrebbe citarsi fra le sto-

(I) Vedo illi6. I. eap.6.pag. 86. noto 2. NODèlecilo onde~.~r armi pila
forbile per combattere UDa opinione alterare la storia ed i falli fino al
pualo di paragonare i Romani del terzo e del quarto secolo ai Fran-
cesi col loro Imperalore alla testa Del noslro, come parlando delle
lellgi Valerie e Porcie ba fallo Lud. Henr, Coliaelil. Responsi» ad
,,"aut. jurid. de morti. poella dc. p. ~ 98.
(~) Vedasi illi6. I. cap. 14· PII&'· 236.
148
riche autorità o contrarie o favorevoli all' uso
della pena di morte. Sorgono talvolta uomini di
sì elevato ingegno nell' arte di governare, e di
volontà sì ferma nello' stabilimento e nel man-
tenimento dell'ordine, che la Jegge sembra ani •.
marsi del 101'0 morale carattere e divenire di forza
morta ch' ella è forza viva ed energica, e quasi
pel' queJla della opjnion~ assiderai come perma-
nente difesa allatoad ogni civile e politico sta-
bili mento (I).
Dall' amministrazione di Alfredo il GI'ande si
può con ragione pilssare a quella d'un più mo-
demo legislatore , lasciando addietro le abolizio-
ni della pena di morte, alle quali furono causa
- o pl'inci pj, i quali alla politica non appartengo-

(,) Non .0 quale .ia lo alorico cbe ba scrittq avere Alfredo il grando
abolila la pena di morte per lulli i deliui, eccello l'allo tradimento ,
conforme allena Lucas D...y.tèm. pelltJl ele. pas. 354. Non pprei
neppure ammettere , ehe Guglielmo il conq,!iaIalore face.se lo .lelSG
come il medesimo Icrillu.e afferma sulla f.de d'uno llorico delle leggi
inglesi. La .Ioria narra che io Inghilterra il Re Canuto abol) la pena
di morte pel furia. ma aIIro non dice • ..in Hillory of Enslantl etc. by
t
John Lillf5hard vol, I. elapl.;. app. J. pago 41:1. cercare il nodo nel
giunco l'aDllare spigolando nella aloria aolic. l'abolizione dellapeo.•
di morle alle falde del Caucaso. Strabo Rer, SllOgraph. li6, 17" o ill
EgillO in ena epoca più antiea ~lle piramidi Died, Li6. I. lIap, 65., o
io Grecia. aHorch~ "omicida ( casuale pero ) era condaonalo ali' esi·
lio. E..rip. In Orelt. u. 511. Se ai dee deferire alIa Ilaria de II' Egillo.
,'inconlra in essa un aSllli bizzarro aneddoto lull'aboli&ione della pena
di morte , Il Re Aclilane le sollilul il tagiio del nAlO, e relegò i giu-
,Ilziali in una città sul confine della Siria della perciò /linocol ..ra ;
Diod, LI6, I. lIap. 60. Lo slorico non spiega la parola. che ~ moho ve-
ruirnile .ignillcare cittÀ di confine dai nasi la,Ziati da pl'»OC nalO.
lloÀo'U!oJ laglio, opoç • al." Jonica oupoç, onde O'UpIlU ed OUplll, confini. l
falli antichi .ull'abolizione della l'ena di morte 1000 binarr'e, caprie'
ti di Princivi DOn principj di lelSi.lalllri.
149
no (I), o la pratica di supplizj più crudeli ed
oeribili della uccisione del reo (2) ,Ma questo
istantaneo passaggio il quale supera la distanza
di dieci secoli mostra {;ià che se le forze morali
dell'uomo possono rassomigliarsi tra loro in due
o pochi individui non è lecito spel"are questo con-
fl'onlo medesimo nella forzamoral delle leggi,
Non è vero che l'abolizione della pena di morte
sia pl'ovata dalla storie come mezzo il quale per
sè solo sia stato efficace a diminuire i delitti. Se
un grado mag~ior di rigore nella legge penale
può essere inutile pel' dare aUa difesa della si-
curezza la forza 'politica che le abbisogna, un
grado minore sarà un'inutilità di meno, un omag-
gio che la legge rende alla umani là ed alla giu-
stizia, ma per quanto a lei 'spetta ella non po-
trà lusingarsi che un rigore minore, oltre al-
l'operar come remora sufficiente delle passioni
nemiche dell'ordine, faccia un passo di più: cessi
ù'esser.rigore, e si converta in un principio sim-
parico il quale ne cambi la tempn, e le converta
in amiche e garanli dell' ordine, La storia l)l'e-
senta i delitti da un' epoca all' altra, dall' una
ali' altra amministrazione diminuiti, o sussisten-
do o non sussistendo la 'pena di morte. Alfl"edo
il Grande colla pena di morte fra le sue leggi
(1) Il giuramenlo d' lsaeh l'Angelo, la pralica di Gio Comneno,
quel cbe si è dello delr ImV' Zenone .ono cose tu Ile spettanti alla mo-
rale, non alla legislazione. Nicet. Coniai. Li6, l, cap. 4. Joan Comn,
Cap. ull., Div. Augu.l. Epilf. 15,. s590 " Maroell.
(2) Vedaai quel che della IlIIperalric. E1i1abwlla narra B01nrd Il..a-
lia vol. I. pII'. 244.
150
sfidò l' audacia delle passioni nemiche dell'ordine
e queste passioni non osarono di turharlo ne' luo-
ghi più remoti (I). Il Gran·Duca Leopoldo senza
la pena di morte tra le sue leggi offerse il quasi
incredibil fenomeno delle carceri vuote affatto
per sei mesi in Toscana. (2). Così due fenomeni
simili hanno apparentemente e quanto alla effì-
cacia politica della pena di morte due cause dis-
simili, la qual cosa dimostra che la Causa di quei
fenomeni non sta nella pena ma in una forza di
più complicata indole, e di più difficile esame.
Queste riflessioni convincono della inutilità
de' quadri comparativi statistici sul nurnero di
certi delitti puniti colla morte in un luogo e con
pena meno severa in un altro (3), maggiore in
quello, ed in questo minore _Per sostener que-
sti calcoli converrebbe aver troppi dati, che la
più esatta escrupol~sa statistica non potrà for-
nir mai. Ella darà il confronto della popolazione
nella sua proporsione colla estensione del teeri-
torio che abita:' darà lo stato delle sue cogni-
zioni, della sua industria, del suo commercio,
del suo maggiore o minor agio: la proporzione
(I) Dicesi che sospendesse braccialeui d'oro per le campagne, e niun
gli rubasse. Hume's Hiltol'Y' rifEngland 6: l. chapt. 2 • .Alfred. U,n altro
storico non crede al falto, ma alla opinione che le ne ebbe. e pensa
che il fallo fosse atlribuilo ali' amminislrazione di Alfredo da' poste-
riuri Icrillori, Hi,tory rif Englt,lRd by John ,Lù,s1uJrd clUlpI. 4. paGo
a ro.
(2) Dupaly. Leuree sur l' [talie lettr, 25. J il quale allella di aver
ecncsciuto il fallo dalla bocca dello slesso Gran~Uuca.
(3) Taillander Rejl". sur lu lo~ péllal tÙ Fr~l:e et 4' 4118'et"..
re. Peri« 18~4· l'aS' 6 •• ::a;iS.
15.
in cui stanno le diverse classi, e le diverse con-
dizioni tra loro: la relativa differenza del nume-
ro delle braccia, che occupano le diverse arti, ma
non potrà dare con la esattezza desiderabile lo sta-
to delle circostauze per se medesime indefinihili ,
le quali agiscono come cause di delinquere non su
tutti ma sopra un più o meno esteso numero d'in-
dividui. Le cause di delinquere o tentazioni al
delitto sia per il 101' numero, sia per il grado
d'intensità della 101' forza agiscono nascosamen-
te, e ben spesso rassomigliano a que' malori , i
quali seazachè se ne conosca la causa nascono
improvvisi, ed asiscono in modo che l' arLe, se
ne può contare i passi, non può contarne i rime-
dj, Che se quelle cause colla 101"0 replicata azione
si convertono in abitudininon vi ha pena, pel"'
grave ed arroee che sia, il cui timore possa im-
pedirne gli effetti (I).
Il gius d. natura , astratta e specula tiva con-
templazione òe' diritti degli uomini considerati
come separate e distinte unità aventi il valore
medesimo perché la ragione, da cui prendono
origine, non può in alcuno differir da se stessa,
se fornisce in ciascun di que' dritti il titolo le-
gittimo della forza necessario a respingere l~ at-
tuale ostacolo al loro esercieio , O a far cessare
(1) Il D. Henry nella sua "oria della GraD.BretlagDa narra come
tolto il regno di Enrico VlII. nntidue mila ladri furono Siuslir.iati:ehe .
la pena medeaima al furlo eta io Scozia: che i ladri in Inghilterra non
uccidevano e in Scozia sL Ciò pron, cb. caratleri e circostanze di-
verse , e QDO le pene fanno variare i delitti da UD Iuolo ali' altro, Bi·
6lioth, BrittUl,Literat.lIol. 5. paG.~a.
1St.
l'imminente pericolo della 101' distruzione, non
ba .criterio che basti per .decidere del legittimo
titolo e della estensione maggiore o minor della
fOI"Za necessaria al1a difesa o dell' uomo f il quale
nell' aggregazione politica non forma altrimenti
una separata e distinta unità, ma forma parte
d'un computo, o dell'aggregazione politicastessa
considerata come una esistenza nuova, la quale,
discernibile nel1a storia naturale del geDere uma-
no, non ha· regole costitutive nel dritto della
.pura ragione (I).
Il dritto di Datura altrimenti considerato dette
nella questione della pena di morte armi atte a
sosteneela , ed armi atte a combatterla, specie
di Saturno procreatol'e e di vorator de' suoi tigli.
Essendo stato posto il gius di natura a conratte
immediato cel dritto politico, come-si porrebbero
a contatto tra loro due elementi, i quali, come
l'acqua e il fuooo, tra le mani dell' arte servono
alle umane necessità, ma abbandonati alle forze
di loro natura vicendevolmente distruggonsi, ne
aVVennel"O i risultati medesimi: o il gius di na-
tura assorhì il criterio del dritto politico e lo
distrusse: o ildritto politico fece lo stesso del
gius di natura, o nacque dal tentativo d'una mi-
stura dell' uno e dell' altro un Iinguaggio nel
quale non si seppe distinguere quando Iii parlava
difatto, e quando di dritto.
La fona de' fatti, e le sociali abitudini face-
153
nno vagamente sentire la necessità d'un sistema
di punizioni, e quindi su questo proposito le opi-
nion'i erano concordi tra loro, nè altro dissidio
manifestavasi che nel modo d'indagarue la origine
Come diritto: dimodochè le dispute si facevano,
come in geologla, mangiandoe bevendo sopra la
terra, e speculanclo sulle sue origi ni . Ma, andando
il sistema di punizioni fino alla morte del delin-
quente, lo spirito umano appena potè sentirsi li-
bero dall'{mpero delle abitudini, e investito del
cl l,iLto di consultar se medesi mo parve scuotersi
e soffer-marsi all'aspetto del più gl'ande atto della'
giustizia sociale, onde meditare se la forza, la
quale collocavasi al fianco della natura col di-
struggere per conservare, aveva- l'appoggio del
dritto, o agiva unicamente nel pl'oprio interesse ,
Quindi i sistemifilosefici , se sulla origine del gius
di punire batterono strade diverse senza uerarsi
tra loro, si divisero sulla ,pena di morte in due
schiere, le quali incontraronsi l'una di fronte
all' altra sulla medesima via con diversa divisa,
onde mezzo di conciliazione tra le une e le altre
non vi era (I) ~
Questi' sistemi prendendo il nome di filosofici
mostravano il proposito loro di far piegare i fatti
alle speculative forze della ragione, ricusando che
la ragione obbedisse alla forza sperimentale dei
fatti studiandola ,

(l) Il Cb. Romagno,i Ge1lesi del àritlo plltll,z. 1101. 1. Pllrt, 2. Il. 21.
dicbiara 000 ~oIer discutere la pena di morte, onde resla nell' Uòlme
deJla oriGine del lius dr punire nè più s'inoltri.
r54
Alcuni sistemi, includendo quasi tutto il deitto
politico nella eguaglianza, che la ragione umana
può sì facilmente considerare come base e cri-
terio-della giustizia, ammessero la pena di morte
contro chi avesse ucciso il suo simile come una
inevitabile e necessaria retribuzione, che il prin-
cipio della giustizia esigeva, o come untaZione
giuridico la d~ cui intellettuale necessità fosse ~I
titolo, di cui era la società civile investita per
far uso di quella pena, esclusa però qualunque
esasperazione di dolor fisico nell' irrogarla (l) .
Così il Sovrano punendo colla morte adempie .
più a un dovere di quel che eserciti un dritto,
e la legge obbedisce a una necessità , la quale
non è nella indole dell' aggregazione politica,
ma è nella mente di tutti. Questi stessi principi
però hanno prodotti risultati diversi, e senza ri:-
petere la confutazione che altrove ne fu propo·
5ta(2) è osservabile che la distinzione del talione
giuridico e del talione morale condusse altri a
combattere colle ragioni medesime il dritto di
punir colla morte (3).
Se questi sistemi confondono insieme la l'agio...
ne privata colla pnbblica, e fanno esister questa
in quella, altri distinsero invero i dritti dell'uo-
mo concepiti colle nude forze della privata l'a-

(I) Klo' Elemell'a Metaplaideu pago 22g. .


(2) Vedasi qui addietro a pag_ 35. 36.
(3) Ber8k Filo.cifi4 tlel dritto plII'41. Weif." 1801. p4g. 328· 3311.
Rod. Wiollioger Specimen philo.op1ait:o-i1l4U61U'. ti. c/llione, et poeR"
morti. a.cl .1U1I rela'ioM, fHU'" ~. ,ea. 1.2.
155
gione, e i dritti che esercita la r3gfone pubblica
nello stato, ma non distinguendo il criterio di
quelli dal criterio di questi, sebbene ammettes-
sero, che l' autorità pubblica agisce pel' un dritto
ad essa di fatto inerente , al quale i dritti della
privata l'agione soggiacciono, crederono però
che quel dritto altrimenti non potesse esse l'e
concepite che come coacervato de' dritt] che la
ragione pl'ivata di ciascheduno avesse o espres·
Samente, o tacitamente ceduti per la utilità co-
mune alla pubblica autocità , '
, Questi sistemi identici nelle loro- pl'emesse non
flll'OnO tali nelle lorconseguenze: perocchè at-
cuni , non ravvisando tra i dcit.ti naturali degli
uomini quello d'uccidersi, negal'ono alla pubblica
autorità la competenza d'un dritto , che niuno
avrebbe potuto-cederle perché n' t'l'a privo (I) :
alcuni, supponendo che I;uomo tra i,naturali suoi
drjtt] avesse quello di rischiar la sua vita per con-
servarla, costruirono colla cessione di questo drit-
to quello nella pubblica autorità di punir colla
morte (2): alcuni, ravvisando tra ~ diritti natu-

(,) Delitl, Il pene J. 17. Il Cavalier Filj"'llieri Sciensa della legi-


41aziolle li6. 3. parto 3. c. 29. ba confutato quello .istema del Becca-
. ria. ossenando che l'uomo non .010 Do"
ha drillo d'uccidersi ma 1I0n ,
La neppur quello di rinuDlliare aUa sua nalural Iiberlà, onde se le pre-
, meue di quello .islema dovellero ammetterei converrebbe conclude-
re, che la .ocielà non 1010 non ba il drillo di uccidere ma non ba nep·
pur quello d'imprigionare; l1siRnor Luca. Du ....r .tème péll.,l eto. pa6.
, 211. ba preteso di confula/e il ragionamento del Filangierj .o.lenuto d.

Beniamino Comlanl. Ma alki gIudicherà .e egli vi .ia riUICilo •.


(~) ROlUleau Du cOTitral soeial ll«, ~. eh. S. IIsislema di Rouueau fu
confutalo da Briuol De Warville TAeOl'ie tle.loiz crilllin. 4"'. tIF'.
:I.
156
l'ali dell' uomo quello d'uccidere l'ingiusto ago
@ressore, il quale pel"ciÒ sembrava averperc1uto
il dritto a vivere, desunsero la compet~nza della
petla <li morte dalla cessione di dritto 5\ fatto (I).
Tutti questi sistemi, i quali volendo nell' uso
clelia pena di morte trovare un dritto d' ori~ine
esclusivamente filosofica e razionale all'effetto di
indagare illegittimo titolo della forza che la so-
eietàspiega nello irrogarla, e che colle 101"Q stesse
armi vicendevolmente distruggonsi, hanno il di-
fetto di dare al dritto della ragione, aneichè una
forza di resistenza, una forza di attività abile a
fornir-titolo, guida e criterio ai conceui del dritto
politico, convertendolo da teoria del giusto asso-
Iuto , come esso è nè altro può essere, in politica
teorìa : errore già segnalato altra volta (~).
Sistemi di opposto carattere si accinsero a scio-
gliere il problema dell~ pena di morte • Questi
sistemi, di costruzione esclusivamente politica e

,Le la PII;"" cl" mort , Poebe parole ba.ln.no. Si distingua la i"t"nzi~


rllldal resultato • • uomo che salta dalla inestra per fuggire all' in'
cendio lo fa nella i"t"n~iolle di .alvarsi, e se .i rompe il collo Ciò ae-
cadefuori della ."a illtenaione perchè se oe fosse .lalo cerio, lanlo
gli era morire io no modo.che io UD ;dlro. ODde egti ba..sllo aempr.
per con.ervar la "ila.
(I) Filaosieri &i"ns(J della kgi,zasio"e li&. 'J. ptlrc. I. cap. :a9o' il
quale va sulle tracce del Burlamaqui Prinoipe. d" droit politiq".
Ja.p. 4. Nel ai.tema del Filangiet'i l' iDl§iu.lo aggreUor8 ha perduto jj
drillo a vlvere r dunque egli ba contralto l'obbligo di morire. Il prifINI
fralricida udiva nel fonde della propria c(Oacienu una voce cbe gli
gridava <c chiunque m'iocoDlrerà mi uccidlrà _, ma la enacieDIII DOD
disse a CaiDo quel che la scieDu della lesialauone ha faUo dire al Ca..
nlier FilaDgieri. • -
(2) Vì:da.i il 146. J. c"l" 6.,.6' y6.
i57
senza mistura di rasionale, rigeltando ogni idea
di dritto indipendente dai sociali bisogni degli
uomini, esclusero ogni discussione di legittimità
di titolo in quella pena, e si erederono autoria-
zati a èonsiderarla ammissibile o inammissibile
qualora la indole delle passioni nemiche dell'or-
dine e il bisogno della società l'avessero dimn-
strata o-utile o necessaria, ravvisando nella solu-
zione del problema una questione dimero fat-
to (I). 1\1a ancor questi sistemi lavorando IIU i
medesimi dati, e valendosi degli ordigni medesi-
mi non dettero risultati omogenei, alcuni aven-
do condotto a stabilire, alLl'i a rigeltul"e la pena
di morte, ed altri a lasciare il problema nell' al-
teraativa d'essere o affermarivamente o negutiva-
mente risolto, somministrando ragioni per l'una
e per l'altra sentenza (2).
Questi sistemi però presentano un viaio il quale
è l'eccesso contrario di quello già segnalato nei
sistemi ai quali pretendono di contrapporsi. Se
i primi abusano del dritto della l'8gione, i secondi
o la trascurano o la conculcano, e nel disprezao
del dritto della l'agione involvono quello del prin-
cipio del giusta assoluta. Imperocchè se il dritta
della ragione, operando come forza di resistensa

(I) Il .ignor Luca. Du •.1'.tème pénal file" il quale nella questiolle


deHa pena di morte pub annoverarsi tra gli serittor] degni di esseee
consultati , contrappone il $iusto aU',.,ile. ma nella i.pe:r:iQllu. deUa
"eccuilQ COli titolo di dire.a c4ap, 6. p(llJ. 6., Don sciogli.• con
l'accuratezza il problema ~ode per e..o ~.ta l'uti!e 5OIa",!nte io. con-
'ull.
trappcsto del Siu.to.
<a) Bentham Tbéorie de. peines ee dCI réeomp. vol." ~ liv. 2, fl/l. ,+
158
sul dritto politico, dichiarasse ingiusto l'uccidere
chi ha ucciso i sistemi che a questo secondo dritte
si appoggiano altro scampo per sostenersi aver
non potrebbero se non sostituire alla giustizia
la forza, la quale comunque come ragionatrice
dovesse ammetterli, ciò. non potrebbe essei' mai
quando ella. avendo contro di sè la .gi~s.Lizja, in-
tendesse di ragionare nel suo solo interesse ,
L'autorità degli scrittor i e de' nomi, la quale
in fatto di scienza non puòavere Nn valore mag-
giore di quel ch' e-Ua medesima abbia,. dette co-
me la scienza oracoli contradittor], anodo l'opi-
nione favorevole e lo opinione contraria alla pena
di morte amendue nomi autorevoli a proprio fa-
vore (I).

(I) PUÒ \leder.i il noyero d~ti scrilwl'rpro e eonlra in Gmetin F_


Ilamenti dI/ila It!f;isl. crim,in. Tu8i#,ig. '785. p. 76. et seq. B. Montagu
The opiuions ~ dijfirents author• ."an the p..,ishement o{ death.
Londou .8.:lI. Bergl<. Tradu$ione tedesca <lei' libro de' delitti e delle
. pene Lipsia '?!)S., e quanto ai tempi a noi pii/. 'l'icini in Winssinger
Specimen ttc. parto 2. seet, 2. paS' 8 •. 82-. eolinea Rtlsporr,io et», P"6'
8.4., il quale arri'1'3 col novero fino al Gl.Hzot. NÌUno però rammenta
l'opera .Ali account or lhe Rep"J,lic of San MaJtino ~ D. Gilliea
QII,hm' of Ihe his/ol'Y of th« Ancienl Gretce- in ealce alla sua Iradu-
lZione dell' elica e della polilic3 di Arislolile ove al rello giudizio sullo
stile del Beccaria ne soggiunge uno slortÌAilllo Su i suoi prillcipj relali'l'i
alle pelle. Melcbior Delllco trallò assai meglio del Godw,io la sloriadi
quel piccol paeae,

..
C A P I T O L O, V.
"
Contil&uazio1l8 del 60ggettO medesimo.

Se la vita dell' uomo 'minacciata dall' azione


degli elementi, degli esseri inanimati, de' bruti
animali, delle cause fisiche e morali che conver-
tono il suo simile in agente involontario, e delle
brutali passioni che anelano il sangue e le stragi:
minacciata dalla legge, che vuol recldeela per
meglio proteggerla (I), è abbandonata dalle for-
ze della ragione, che si dichiarUmpotente a de-
cidere se quell'apparente contradizione o è real-
mente tale o è piuttosto una politica verità, bi-
sogna confessar con dolore che il decreto di mor-
te violenta travasi scritto dovunque, e 6n sulla
fl'outiel'a medesima della vita (2).
Chi volesse nuovamente discutere il problema
che ci occupa, non potrebbe. accogliere come
mezzo idoneo per farlo alcun degli appoggi esa-
minati fin' qui; e peggio userebbe se per farsi più
forte volesse accoglierli tutti.
La legislazione toscana ebbe già la pena di
morte non che pe' delitti nell' ordine politico

(I) MoolelCfllieu E.pril tk.loÙt: lil'. 15. cAllp. 2. L'inseguo epignm-


malico di quello grande acriltore .i il .piegalo iD luUf la .ua lellgiadru.
nel pib lugubre lO88ello, che le aci.aze CODOlCaoo.
(2) L'aulore delle .erale di Pietroburgo prellfl Aliberl Philiolo8ie
M' p""lon• .vol. 2. P"lI' 293. in noI.
160
per non pochi eziand\o nell' ordine civile (I).
l.
Abbandonò questa pena come difesa dell' uno e
dell'altro ordine (2): la ripristinò come guaren-
tigia del. primo, e come più valida protezione
della vita del suddito nel secondo (3). Nella sua
geogl'afica situazione circondata da un Ialo' da
popoli di vario carattere e governati dalla pen,a
di murte : inparte collocata in mezzo di loro, e
bagnala daWalLro lato da esteso tratto di DIRI'e,
la Toscana consnhòin questi cambiamenti i suoi
interni bisogni, e smentì così facendo' la erro-
nea opinione, la quale esige.nella pena un carat-
tere di ci l'costanza •Indegnndo lo spirito cbe ani,
mò illegislato.re Toscano in questi provvedimenti
non è lUl'se difficile ravvisarvi il modo col quale
il proble ma può esser disciolto., .
Ma per discuteclo conrett.itudine è duopo pri-
ma di lutto distinguere le pel'sone che reclamano
la pena di morte come forza necessaria a, PI'O"
tegge.'le. Il deitto della l'agione ha già autoriz-
zata la forza ed ha confessata la. propria impo-
tenza a seg.1BI'e i confini del suo esercizio nelle
circostanze di fatto, le quali sole 'costituiscono
la necessità (4). 01' se la necessità varia col va-
l~ta\>e de' fatLi ella dee Plll' variare col variare
de lle .persone, e del 101' modo di esistere.
(t) Era in, vigore la legge del compendio del 31. Ollobre 163,. la,
tu.
quale pu nivala ricetlazione del "u/ldito colle forche , ~. COMICa.
beni, e il bruciamento tklla casa del ricellalore.
(~) L, 3o.NOI·em",." 1786.
(3) L. 30. •/~olto 1~95.
(4) Ve~aai la pnrt . 1. cnp. 4.pns. 55•.
161
Là sicurezza dello stabilito governo non può
confondersi con quella degl' individui, che ne
son governati. .La offesa della prima ha un mo-
rale carattere diverso affatto da quello che anima
la offesa della seconda. L'offeso trovasi di faccia
all'offensore in un modo nell'una, e in un modo
di verso nell' altra offesa. I mezzi che spiega l'una
sono d'indole affatto diversa da quelli che spiega
l'altra. '
È stato considerato bensì che un colpo vibrato
contro la vita del supremo capo della nazione
compromette la esistenza della intera società (I),
ma qual relazione vi ha tra la morte d'una so-
cietà e quella d'un individuo? Se la grandezza
del male, che il delitto produce, fosse la vera e
giusta misura di quello' da inferirsi con titolo di
pena non ve ne sarebbe uno proporzionato a
punire il delitto politico.
Questa sola considerazione poteva rendere ac-
corti che il delitto politico quanto alla pena co-
me difesa presente esce per così dire dalle re-
gole del dritto ordinario, e forma un .caso spe,-
ciale, che merita perciò una speciale attenzione,"
Niun progetto offensivo, è - meditatamente ill~
trapreso se chi lo concepì non crede aver .forae
o messi sufficienti per condurlo al suo fine. ,Nel
delitto politico la offesa contro lo stabilito go-
verno dee necessariamente muover da un calcolo
il quale presume o di supplantare o di schiao-

(l> Desirinull E"'f1IIU' UeotWpeÌllllp"B' 3-


TOI'IIO 111., II
16s
ciar le forze, contro cui si dirige, quindi colla
opinione d' esser più forte della legge che colla
, minaccia della pena vorrebbe repeimerla , e del-
l'autol'ità che veglia alla esecuzione della leg-
ge. L'offesa neU' ordine civile non ha questo
carattere . Chi medita di offender la legge può
aver lusinga d'esimersi al suo rigore, e di otte-
nere accortamente agendo la impunità . In que-
'sto caso quanto più l'offensore accortamenre agi-
sce più mostra temer la legge. Nel' Caso del de-
litto politico l'offensore si dichiara superiore alla
legge, e per la sola indole del suo proposito 'si
annunzia nemico armato del governo che dee so-
stenerne la forza' (I) ~
Sono dunque il governo J e il suo armato ne-
mico non più il Sovrano ed il cittadino: non più
la l'agione e la.forza pubblica, che debbono agil'e
contro un pr-ivato individuo per meglio difendere
tale o tale altra legge tra quelle che pl'oteggon
la sicurezza comune: sono due forze l'un'a pro-
vocatrice, pro'vocata l'altra, tra le quali' niun
dritto Pllò segnare iJimiri del proprio esercieio
a quella che si difende perché non è datò eli co-
noscere 6n dove giunga la forza che offemle , In
questo caso il dritto di porl'e a morte l' offensore
non può esser misurato dalla·forza morale che

(I) f Romani non dellero Ira i delinquenli il nome di nemico se non


_ehi macchinava conlro 10.lalo. Baubold D.1II~i". M"jell POI'. rom.
op. "c:. Lip.iae .8115. p. 131. Dieck I •• oria dIII dritto criminale dei
Romani Hall« .822. l" 5. Frane. lo. )t'ODi. Diu. Ile orimine plln1uell.
IùS- Mlate".". :IV-
16~
questo' rigol'oso espediente come pena dee eser-
citare sugli animi de' suoi concittadini, ma dee
.esser misurato come forsa necessaria a respingere
la pl'esente aggl'essioue , e la misu l'a è tutta l'i.-
messa al giudizio dell'assalito. (I). ':
Si dil'à che vi ha la legge la quale punisce di
morte il delitto politico, onde chi lo intraprendo
non può considerarsi altrimenti 'che colui il quale
intraprende la strage' del proprio simile punita
dalla legge con paci rigore, Rispondo che la leg-
ge che punisce di morte iI delitto politico non
è propriamente una legge, ma è piuttosto una
dichiarazione diretta a metter f~lor .dellu legge
chi si dichiara armato- nemico dello stabilito go-
verno.
Infatti la legge è tale pel suddito non è tale
per chi si crede investito del dritto di aver leggi
di verse , L'assassino che uccide infrange la legge
bensì ma non pl'esume di di venire un' autocra-
to , II cospiratore ,non infì-ange veruna legge in
particolare, ma vuoI mettersi in luogo di tutte.
È dunque evidente, che la legge che lo vnol pu-
nito di' morte non è per lui, come la' legge che
vuol punito :L1i morte l' ucciso l' del suo simile.
,Quella legge lo pone fuori della protezione delle
leggi, che egli 'tutte intende afferrare: è dichia-
razione Ji guel'l~a contro di lui.
Si dirà, che caduto l'assalitore in potere del-
I'ussalito , il dritto d'ucciderlo è venuto a cessare
164
001 cessar della forsa che lo Rutoriz~ava, di ~uisa
che se l'assalitore è punito di morte ciò si fa col
medesimo scopo politico con CUl si uccide l'uc-
cisore del proprio simile. Rispòndo due cose:
primierameritè che la forza che Bell' offesa ha
spiegata l' assalitore non pllb 'per l'oggèuo che
si era proposto credersi ristretta alui solo: che
vi ,è fondato motivo di credere che questa forza
De abbia delle ausiharienon conosciute, onde la
, sua uccisioneè autorizzata ,dal dritto che >l'assa-
lito ba di diminuire pe,' quanto gli è 'possibile le
forze' che gli sovrestarre (I): in secondo luogo che
quando pute fosse'}' sssalitore punito di morte
nel modo medesimo che si pratica coll'omicida,
e col medesimo scopo, siccome il dritto nel So-
nano ad- ucciderlo è certo, niun può dolersi che
egli, risparmiando ogni crudeltà lo eserciti nella
veduta, che crede la più confacente. alla sua si-
curezsa ,
Si sogghmgerà, che considerando il reo di de-
litto politico come posto fuor della legge egli
non avrà neppur dritto ad essere giudicato coi
metodi co' quali gli altri delinquenti si giudica.'
no, e che così pensando si autorizzano tutte le
iniquità, che in tempi meno illuminati de'nostri
formavanouna giurisprudenza speciale del de-
litto dì perduellione (2). Rispondo, ch/sela forza
senza limite di legge dettata dal driuo della ra-

(I) Lampredi loo, eit, S· 9-'


(11) Vedui Malb. Ad liIJ. 48.lJ.II•. 2. fT. 4. Il,11.
165
gione è autorizzata unicamente nel caso di ag-
gressione presente, comecchè quella che costi-
tuisce il delitto politico non è ad occhio nudo
v~ibile come quella che può avvenire tra indi-
viduo e individuo, perché la esistenza dello stabi-
lito governo non è la individuale esistenza, que-
sti allora potr~dispiegar la forza necessaria a far
\ cessar l'aggre!lsione quando essa è provata spe-
cialmente nell' uso de' mezzi da lui colla legge
indicativa del delitti> politico dichiarati idonei
allo scopo: perocchè , diversamente pensando,
converrebbe ammettere che Ia sofa asseraione
dell' aggressione ne costituisse la realtà. Al con..
trario la prova perfetta ecompleta è tanto più
uecessaria quanto più l' indole dell' aggressione
è meno discernibile a.d occhio volgare: nè vi ba
causa , nella quale sia tanto nell' interesse del-
l'offeso, e della sua gloria Iasciarla al libero ed
ordinario COI"SO della giustizia, quanto quella in
cui si discute se .abbia potuto esistere un suo
personale nemico (1).
Compendiando questa teoria sembra potersi

(~) Bodin. De rep. 'li6. 4. cap. 6. fa il confronlo della condolla di


France.co l. Ile di Francia, e di Enrico VIII. Re d'/nghillerra: d~1
primo nel processo del Cancellier· Poyel , del secondo in quello del
Cancelliere Tommaso Moro. Franc~ l. d~lle .11'acculato la facolli'
di Icegliere i Giudici di ciascun parlamento. Enrico VUI.softH che il
nemico e .ucc;essor nell' impiego dell' accusalo fosse il suo giudice.
Moro, pubblicata la lenlenZl della IU3 condanoa , morte , porse al
siudice il poI.o perchè slielo senlisse, e ne avesse riprova della imper-
turbabilllà del sue animo. Nella calIA dell'Hadlield che esploseun col-
po di pistola contro un Re d'Inghilterra, il Be volle cbe il celebre
Erskine lo difendesse, e fu usolulo come alienato di meule.
166
credere che la uccisione del delinquente in ma-
teria politica (caso non immaginabile ovè lo ~ta.
hilito governo sodisfa al primo e piti essenziale
bisogno sociale dell' uomo colla retta e s'crup()-
Iosa amministrazione della giustizia) nasce da un
dritto, che non ha cosa alcuna di comune con
quello che serve di hase alla sanzione -delle le.g:
gi: che quella uccisione non ha nè può avel'e il
legale carattere della pena, la quale tal non può
essere se non ha scopo di tempo futuro r che il
delitto politico, sebben designabile dalla legge,
non è la infl'azione della legge delta città, es-
sendo piuttosto l'atto ostile contro un; esisten-
za, senza la quale le leggi della città essere non
potrebbero; ohe le esistenze dell' assalitore e del-
l'assalito si trovano in collisione tra loro: onde
sé l'assalito afferra .' assalitore, reso certo che
sia, altro scampo a questi non resta se non un
sentimento di generosità di chi lo ha in proprio
potere, o il disprezzo con cui la temerità è sem-
pl'e trattata da chi si sente abbastanza forte pel'
non temerne de'nuovi insulti (I).
Il legislatore Toscano si disarmò del dritto di

. (1) È inutile enmioar qui le ragioni contrarie alla pena di morte io


.maleria polilica proposte per la prima volta nel -presente secolo dai
sigg. Guiz"t e Lucas: perecchèe..endo siate di.cusse le loro opinioni sul
delino p..litico lilJ. 2. cap. 6. pnS' 117' il .es se manca loro la base il loro
edi6r;io non pub sosteuersi , In questa materia è però molto facile con-
fondere colla pena di ~orte molte uccisioni cbe con essa non banno
niente di comune. Vedasi quanto ne scrisse l'illustre filantropO signor
Conte De Sellen Quelque. ofnerlJllt;on••ur l'oul'rllse ;lIt;tulli neee.,;'.
Ju maintien de ldpttinede mort et«; Gen_ 1831.lecoNl.fHU·t.
,16,
uccidere il suo armato nemico perohè riposando
tranquillo sulla coscienza deSI' immensi benefizi
co m part iti da lui al suo popolo, e certo di avere
nella sua gratitudine, e nel suo amore una difesa
di più forte e nobile tempra credè inopinabile il
caso. Ma pagato d'ingratitudine la sua mente
concepì la necessità del l'igore sebbene il suo
cuore restasse sempre .il medesimo verso chi avea
alzate le armi. contro di lui(I).
Che le leggi tacciano li favor di chi si di-
chiara il nemico, e )0 spregiatore di tutte nello
stabilito governo che .ne garantisce la ragione. e
la forsa , è facile a coneepirsi ; ma questo silenzio
sarebbe durezza, e forse. anca ingiustizia nel caso
d'un uomo, il quale comunque animato da bruta-
le passione, Ile sovverte una sola sebben la più san'
tanell' ordine civile, quasi confess~ndo la sua in-
definita subiezione a quelle dell'ordine politico.
È inoppugnabile voto del gius di natura che
tutti i dritti dell' uomo in società debbono esser
protet ti dalla offesa colla forza che il solo dritto
politico può fornire. Ma la "difesa repressiva non
può sensatamente spiegare a vantnggio di ciascun
dritto il massimo de' rigori. Se UJl.O de' caratteri
giuridici della pena consiste nell' essere un male
non mai maggiol'e di quello che il delitto ha ar-
recato alla società, diviene eviden-te che la sola
premeditata strage dell'uomo può esser colla stra-
ge dell'uomo punita.
168
Ma per apprezzare se questo grado di rigore
debba o non debba erigersi in dritto nè il solo
gius di natura, nè il solo dritto politico può
pronunzi aria ; e volendo in questa gran contro-
versia procedere con imparzialità, il dritto della
natura per la priorità e per la poziorità della sua
prerogativa merita prima d'ogni altro dritto di
essere consultato •.
Il dritto clelia situazione dello stabilito gover-
no, come esistenza la qual si è formata per le
forze della natura umana in faccia al suo armato
aggressore, non ha bisogno per esser fissato che
si consulti il gius di natura. 1.4) stabilito governo
rappresenta il gius di natura in questa sua situa-
zione, e spiega con libertà illimitata tutta la ener-
g\a delle proprie forze onde o provvedereaUa
sua presente difesa o indebolire in un nemico
presente le forze d'altri nemici pronti ad unirsi
con lui. Ma quando lo stabilito governo agisce,
non come esistenza che si difende, e piuttosto
come ragione pubblica regolatrice della forza
necessaria a difende"reuna esistenza individua
che reclama la sua protezione ( e così realmente
agisce quando dee decidere del trattamento del
nemico non suo ma di altri) la giustizia vuole
che egli nel dritto della natura la consulti al suo
fonte.
La vita dell' uomo è un fatto elevato al grado
di dritto dalla ragione di Dio: anteriore alla uma-
na ragione: non nato sotto gli auspicj suoi, e
perciò indipendente da lei e dal dritto di cui
16g
ella ~ creatrice, Se la vita dell' Domo è in peri-
colo o perchè la morte d'uno sia il mezzo della
salvezza di un altro nel caso di necessità, o per-
chè il pericolo sia prodotto da ingiusta o giusta
aggressione, il gins di natura sospende ogni 5UO
giudizio: abbandona ogni esito ail' azione delle
for~e con le quali il dritto a vivere si sostiene, e
come non può regolare il fulmine che incendia, '
o il terr'emuoto che ingoja, non regola neppure
que' due mi serabili casi (I).
Se il dritto politico lo, interroga per doman-
dargli il suo voto onde uccider l'uomo per me-
glio proteggerlo, il dritto di natura che può ri-
spandere? Esso dirà che il sacrifizio de' dritti
creati da lui è da lui consentito, mn che per un
dritto il quale a lui (H'eesisLeva, il suo consenso
a vederlo distrutto nè può chiedersi, nè può at-
tenersi : che avendo creati de' dritti, in quan-
to emanano dalla .ragione e da' faLti dell' uomo,
il suo consenso pel sacrifizio di questi driui è
dato come può darsi da lui: che nel suo sistema
onde un uomo sia ucciso per il giudizio del-pro-
prio simile è necessario il faLto presente inop~
pugnabile dell' aggressione: che egli ha sentita
bensì la propria impotenza a stabilire un dritto

(I) Farle perchè la morle è fuor d'oRni dritto, e il dritto per gli an-
tichi a,ea in cielo le sue radici, ehi eantaronc
.. Sola mortef,.a i Dei 'p,'ezza implaodile
ti B pre6hi, e piallti • • Ii/lagioni. e vittinul

.. Quindi templi nOli ha nOli are o cantici.


Euripide FrtUftm. tradotto da CU4I'0tti. ti in,erito
in g,unola tllli1J. 9. det,. 'l'a Iliad«,
1;'0
di giudicar~ tra eguali (I) ID. che approvando
come supplemento a lui necessario le istituzioni
del dritto politico non può però ammettere che
i giudizj di sua creazione si eseguiscano come
infallibili, e che perciò le pene di lor natura
irreparabili sono disapprovate da lui (2).
Per vincere questo voto negativo, questa forza
'di resistenza del gius di natura contro alla pena
di morte dell' omicida il dritto politico o dee
dispreszarlo o dee provargli , che non avendo
esso misurata la forza de' proprj dirirti onde co-
noscere se si estendano fino a togliere attual-
mente Ìa vita ad un individuo p~r proteggere per
l' avvenire quella di pi ù indi vidui, questa misura
è stata tentata da lui e i risultati sono a favor
della morte (3).
All' oggetto che il pratico raziocinio fornisca
al dritto politico mezzisufficienLi a sostenere
qllesLo secondo assunto se ledif6colLà che vi si
oppongono non sono insuperahili sono almea
granJi; nè sarà vietato alla scienza, la quale in-
segna di quanta importanza sia per la sicurezza
della natura umana la subordinazione sociale,
d'accennare, salvo il rispetto ,dOVULO alla legge

(,) V.dasi i1/ill. 2. cap.:l, pa(;, :li!,


(2) E curiosa a qu.,.la o"inione la risposla del Coliaez llelpon.io
etc, paR, 9" Egli osserva che l'errore e "aro. e dovrebbe pruvarsi im-
possibile, e eh e molli muojono in guerra, ma QOD vi muoiono certo
traui,,; dal carneftce, e come rei di delitto.
(3) CO.\ può scienlilicameole alleggiarsi la giusla asserzione del signor .
Giacomo Makinfo,h Del suo discorso alla Camera de' Comuni. LOD-
dra del 4. Giuano 1822, Lucu D", .lItìrme ,-lIal .tll, PllB' 6s.
17'
la quale abbia di faUo sciolto- il problema , ~l­
cune di quelle difficoltà.
Le nuove combinazioni, che le unità contem-
plate <lal dritto della natura ricevono ne' calcoli
del dritto politico; muovono tutte dai bisogni
(iella natura sensìtiva dell'uomo ,principj di mo-
LO e di azione uscentitutti dall' attivo pi-inc ipio
vitale. Il dritto politico riconosce la sua ol'igi-
ne, la sua esistenza, il, suo titolo come dritto da
questi moti , onde dal' 101'0 una regolarità, un
ordine, cheè il bisogno di tutti ed impedire il
disordine che da pochi e l'ari individui può na-
scere , Non' è cosa faciIea conoepire come il
dritto politlco nato tra gli uomini, dal 101'0 bi-
sogno di vivere possa per così dire rivolgersi
contro se stesso e distruggere la vita dell'uomo.
Se le passioni nella oifesanon badano a togliel'e
quel che non possono dare,la ragione pubblica
nella difesa sembra dovere per quanto pessib ile
sia ponderare se per fOl'l~adaella può to3liere
all' uomo nella vita quel che non può dUl'gli .
Dal dritto che ha l' 00010 di uccidere per di-
fendere la sua vitn può certamentenascere nel
dritto politico, come. quello il quale rappl'esenta .
tutti.i bisogni e tutti i gl'andi interessi della uma-
nità, l'autorità di tr-oncar Ia vitu dell'individuo.
Mu la l'egola -dalla quale parte questo diritto pl'e-
suppone ,la necessità diconservnrsi in chi ucci-
de, e perciò la pena di morte nelle mani dello
stabilito governo contro chi si dichiara suo ar-
mato nemico è giusta e legittima. Ma se si u-att i
J7~
del dritto d'uccidere per la conservazione d'UD
terzo vacilla la regola perchè il giudizio della
necessità non è più in chi si trova- in pericolo
ed è pronunziato 'da chi è fu or di pericolo; eun
eccesso di zelo semp"e funesto alla imparsialità
può alterarne la rettitudine (I) . .Oltracciò per
uccidere alcuno a titolo di garantìa O propria O
d'altri è duopo che la necessità sia provata come
fatto n:e'suoi estrinseci attributi evidente e dalla
ragione non imfmgnabile; e di qui appunto le
incerLezze del dritto sociale incominciano.
Il Toscano legislaLore avendo definitivamente
aboliti e rigettati lungi da se tutti gli ordigni di
tormento e di strazio. del oorpo dell' uomo 1 ed
essendosi mantenuto irremovibile in questa santa
sua decisione ha già mostrato il suo aborcimen-
topel criterio del dolor fisico nella pena, e il
suo proposito di non voler nella SUIl forza sull'uni-
ma umano altro apprezzar se non che quel che è
suscettibile «1i riflessione e di calcolo; al che le
cose di dominio del senso non posson prestarsi.
Alcune leggi ritenendo a modo d'esempio il
boUo accettano i metodi di risparmio del dolor
'fisico nella pena di morte: contradizione ridi-
cola, se il riso in queste tristi materie fosse per-
messo, perocchè ammettono nel bollo un dolore
gratuito e nella pena di morte disapprovano i!
necessario r Ma sia coerente o sia contradiuoria
questa maniera è un pensiero degno dél secolo,

(1) Vedasi qui soprl tJdp. 5. pago 163,


17~
nel qaale viviamo, il tentativo diretto ad imitare
almeno nell'uccidere la natura la quale con ma-
terna economìa diminuisce gradatamente nelle
forze che vuoi distruggere il senso di se mede-
sime, o versa quasi un .Iiquor saporifero sull' ul-
timo confine della vita perchè sia men violento
e men penoso il passaggio alla morte. La legge
così facendo per non 'incorrere la taccia di cm-
deItà, ed evitare nella 'crudeltà gli effetti anti-
pcJltici che ne decivano , mostra il suo desiderio
il
di togliere al la pena di morte tutto quel che
ella ha di 'sensibile e di fisiòlogico, e ridurla a
un pensiero, il quale divenga quasi il centro dei
calcoli di chi concepisce il progetto delittuoso.
Ma la morte considerata come anenimento
morale non sembra aver mezio onde scuotere la
sensibilità come fisico o fisiologico avvenimento,
e qualora così 'Volesse considerarsi starebbero
contro questa considerazione tutte le ragioni ad·
dotté quì sopra discutendo il carattere'politico
della fOIU, di cui si oompane I~ repressi va dife-
sa (I). La morte come avvenimento morale è il
pensiero della eternità nell' uom religioso, è un
salto nel nulla per gli animi infetti della lahe
della incredulità. Per i primi, hen sapendo essi
che il Tribunale di Dio non è inesorabile come
quello degli uomini, la morte apre peli' animo
la via a considerazioni le qualisfuggono ad ogn i
terrena calcolo della legge della città. Per i se:-

(I) Vedi.i qui :addietro da ,., S,. a "tIf. 137.


174
condi inchiodati dai loro principj (se pur .l'ani-
mo umano abiur-ando se stesso e la propria na-
tura a tanto può giungere) in quel che vedono
e sentono, là idea del mal della morte non può
stare in bilancìacon quella del male della pel'·
dita perpetua della libertà , del disonore perpe·
tuo, della perpetua "pI'ivozione ditutti t comodi
della vitae delle antipaue perpetue .de' 101'0 si-
mili , . .
Pa 1'1 asi invero dcI ribrezzo che la natura ha
infuso nel cuor di tutti per la distruzione de.lla
propl'ia esistenza. Ma ciò avviene, ed ~è innega-
bile allorché tratt asi di morire di.fatto , Quindi
coloro i quali calcolano ne' 101' politici computi
qnesto natur-ale r-ibrezzo conf~ndono l'effetto
della. il'rogazione dellll pena con quello della sua
minaccia: non seol'gono che l'una· è una cosa.,
e l'altl'a una cosadiversa : che l'individuo cui
"ien mozzo il capo sopra il patibolo è in una si- .
tuazione, e l' individuo- che calcola il timore di
una morte e futura e non certa è in un altra:
che lo stesso avviene in chi è spettatore-del san-
guinoso spettacolo, il fflìale è agitalo da senti-
.menti che esso naturahnente nel cuor dell'uomo
risveglia, e, venuto a cessar lo spettacolo, con-
sidera la morte non come avvenimento ma come
mmaccia ,
Tutte le opinioni iR questo Iacrimerole tema sia
che appr-ovino sia che condannino la pena di mor-
te peccano di questo logico vizio. L'epicureo
parlando per la bocca di Ces!U'e nella causa di Ca-
17 5
tilina e de' suoi compagni considera l'effetto 'di
una morte presente come il fine di tutti i mali.:
lo stoico parlando per la bocca di Catone con-
sidera l'effetto 'della morte presente come fertile
di terrore all' Rspetto d'un nuovo e non cono-
sciuto ordine di cose (I). Niuno distinguendo
l'effetto del male presente da quello che può
produrre il limare d'un male futuro e non certo
volge le spalle ai veri termini della disputa.
Ma se oltracciè si rifletta che la pena di morte
può avere contro la propria efficacia politica
tutte le obiezioni, le quali dimostnrono essere
. un rigore gratuito, e non necessario i dolori fì-
sici , rimpello ai quali ella può 'sembrare un se-
gnalato favore: se si riflett» che ella al pari del
dolor fisico distrugge tutti 'i caratteri giuridici
che la forza della difesa repressi va dee avere
onde ingiusto non sia il mezzo destinato a pro-
teggel'e la giustizia, i dubbj diverranno più gra-
vi,.e vibrare il pugnale, e far correre il sangue
um:no ave il sacrifizio d' ~na vittima non ha
l'espI-esso comando di Dio, o è dubbio e per-
plesso il voto della umana ragione,non può ave-
re a proprio favore intero e solenne il voto della
giustizia.
Possono però circostanze imperiose autoriszar'
la legge a minacciar nella morte un rigore esern-

(I) S'alu.t. Bell, Calil, .il'e de eonjur. Catil. eap, 51. 5,:1. Crebillun
Catili,l. aet. 4.•e. I. f. ripetere a Calone
• Si vau. euuiez puni le 6arlHlreSylla
« YOIU ne .re"wifue. pa, de"ant Cad"1UI -o.

l'.
176
plare all' oggetto di mostrarsi più forte, e sor-
gere armala in un tempo in cui altro criterio
non si conosca che quello delle armi (l). L'esa-
me di queste circostanze non appartiene alla
scienza, presupponendo i suoi calcoli sempre lo
stato l'egolare e tranquillo d'una società, la qua-
le per una serie di felici abitudini vive contenta
di se medesima. Ma in circostanze simili altro
non essendo la pena di morte se .no n UDO straor-
dinario apparato di forza, col quale lo stato tro-
vasi costretto a spiegare in un modo più solenne
ed energico la propr-ia prel'ogativa, il legislatore
non lascia sciolto e libero il freno a questo sco-
po eli esterna politica, ma aggiunge a quella pena-
tali temperamenti da render manifesta la interna
repu,gnanza dell' ani mo suo a concederle una in-
definita fiducia (s}. .
Una pena, i di cui effetti possono essere più
indovinati che regolati dalla legge (e tali san
quelli della morte al confronto della prigionia
pel'petua Jel delinqnente ) renderà il suo erna
di vinatorio, dispurabile a seconda delle varie
opinioni degli uomini, e appunto per esser tale
perderà forse quel carattere di necessità vera as-
soluta innegabile che il dritto politico vi dee-
ravvisare.
Qualunque sia la opinione della legge sulla ef-
ficacia politica della pena di morte nell' ordine

(I) Vedasi il preambolo della L. dd 30• .JIBOIlo "~


(3) L. 30•.JIBOlIlo ''11}5. IU'C. 2'.

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l']']
civile, la scienza può ben meritare di lei se giun-
ge a provare che il soo primo pensiero ,è quello
della sua forza, e il secondo quello della sua giu-
stizia, nel che nè la idea d'iodeholirne la pre-
rogativa, nà una vana, o mal calcolata pietà tro-
van loeo; e se, 'l'igettando tutti i sistemi, i quali
confondono il criterio del gius di natura col cri-
terio del dritto. politico nella soluzione' del più
grande fra i problemi sociali, può giungere a sta:
bilire, che i due criterj, ben ponderati, vicende-
volmente si ajutano senza distruggersi (I).

,.) « JIII"riru .ic, ~


« .4lt",. f'O'tlilopcm ru, " tI01Ijurlll _iu.
Dorai.

Tomo 111.,
C A P I T O L O VI.

Delle pene afflittiY8 indirette.

Il dolor-e- morale ha la sua sede nell' ani ma come


il fisico }1 ha nel corpo; e )a ragione pubblica può
coll' uso della forza produrre e però minacciare
d'inferire o l'uno 0'1' altro all' offensore onde
in esso reprimere la .tentazione ad offendere. Dal
dolor fisico nasce la pena afflittiva diretta: dal
dolore morale l'afflittiva indiretta.
Questa terminologia è necessaria a spiegare il
sistema penale toscano, dal quale il dolor fisi co
con titolo di pena è quasi affatto bandito, Disse
un antico esser desiderahile .cQe la' pena uscisse
tutta dalla umana ragione, e che le passioni non
avessero influenza veruna nella sua creazione (I),
ed un moderno soggiunse che il sistema penale
d'un popolo era il più certo sintoma del g"ado
della sua civiltà (~).
L'uomo considerato per la sua sola fisica sen-
sibili Là non' differisce dal restante degli animali,
e una salutare economia della natura ha posto un
limite inaccessibile tra la sensibilità fisica e la
ragione: onde le leggi dell'una non avessero in-
fluenaa su quelle dell' altra. La fisica sensibilità

(I) Claudiano cllalq aelli6. I •• tI"" Il.ptlS' 171.IlOl. l.


(2) Dttliui • pMe S. 6.
179
ha per le sue mcdiflcasioni la sua guiJa noli nella
ragione ma nell' istinto" e tutto quel che, minac-
cia o ~ol'Olentala' O c.listruSAela la fa poderosa-
mente l'e~gil' eontro , quasi crucciarsi , e verso
chi la 'minaccia.ostilménte rivolgersi, La opinio-
ne della forza può far credere alla brutalità di
potel.' frenar questi moLi, e suggerire la pazza
idea di conipeimerllcome "ivollosi ovunque De
scorge le tracce, 'fino a convertirsi in un meZZO
di distruaione t ma una forza simile così agendo
fiuieebbe col provocare tutte le forze della uma-
nità contro di sè (I).
La rag'ione, se osa gittai' lo scandaglio ne' se·
'greti della fisica sensibili tà ,si smaérisce e non
ha più mezzo di rieonoscer sè stessa, Le modili-
cazioni dell' animo umano , i sentimenti morali
sono il campo delle Sue ricerche ,nè questo cam-
po è ristreuo ,nè tutte le" parti, specialmente
quanto ai sentimenti morali delle punizioni, sono
state ancora dalla ragione percorse. Le pene del-
l'animo ~ differenza di quelle del corpo possono
essere misurate con esattezza perchè di pendo.no
da certa e determinate situazioni Delle quali I'uo-
mo può trovarsi relativamente agli oggetti delle
proprie affezioni, e la legge ,variaDc.lo ~ sua vo-
glia queste situazioni può formarauna lunga e
graduabile serie di pene, Inoltrandosi ad esa~i.
Dare più profondamente e più partj tumente que-
(I) Blackstdnc Comen«, Oli Ihl! law. ofEllslaTld b, 4. ~".6, parlan-
".i
do del regno di Riecardo Il. Re d'lnghillerra ai elil'l'ime vide allor ..
Cjual1lo le leggi lroppo forti .iaJJ deboli.
180
sto importante soggelto si scuoprirebbe, che la
pena non P"Ò nè potrà esser mai ingestiva ma
dee essere privativa'sempre(I): se la legge parla
interdicendo allorchè proclama ia offesa ella è
costretta a tenere il linguaggio'medesimo quando
crea la difesa,'
Le pene afflittive indirette sono in faui angu-
stie dellanimo , tutte privative, tutte dalla legge
create coll'Interdire. Esse obbligano unicamen-
te l'uomo a una certa e determinata situazione
mteedicendcgli la libertà di cercarsene un'altra,
ed accerchiandolo o di fisici o .di 'morali ostacoli
onde o colla forza del COI'I'0' o con qu~lla della
volontà non infranga il divieto , che lo ba col··
pito,
Questo sistema penale staecandosi come da
primo suo punto dai lavori pubblici si esaurisce
in un'ultimo nell' esilio del reo dal suo dami-
eilio ,
Consistendo tutti questi modi di punisione nel
togli ere la 'libel,tà, è osservàbilecome alcun i scrit-
tOfi hanno pensato, non aver la società il dritto
di to'glierla sebbene le abbiano concesso quello
di toglier la vita (2), Se la libertà si consideri

(I) Plinio Hi,t. lilJ. ,. co6. ebbe inst,.allili,. DOD slUceHilltlè tI'esser.
buporlalo ioqualsisia corpo. La voce inseltil''' ~ nuova ma denotanle
i1earallere della pena che ingerit : pone entro al corpo del paziente il
dolor fisico La qualità di privativa è bensì avversativa d'iTl{;elti"a ma
non di attiva come al confronto della privativa si espresse Bentham
Théorie de, peines et des "ècompe~lIe' vol. •. P-S' 12.
(2) Benjamio Constant Comment. sur -Filansieri parto 3. e1wp. 12.
Noo sussisle perb, come sembra credere i1siSDor Lucas Da 1j'l~f1Ie pio
181
non come dritto ma come mezzo del suo eserci-
zio (I), il quale non può esse~ di fatto sostenuto
che colla forza, e se si consideri che all' oggetto
appunto di aver la forza necessaria all' esercizio
de' driLti il gius' di natura ebbe bisogno del soc-
corso del dritto politico, non resterà dubbio che
qut!sto dritto è investito di facoltà non che a ne-
g~r la sua forza all'indiviJuoche ne abbisogna
per l'esercizio de' proprj diritti ma a togliergIi
ancora quella che il gins di natura gli ba com-
partita per sostenerlo (s). .

§. I.

Lavori pubblici •

L'omicida, versando meditatamente il sangue
del proprio simile, dipingesi al sentimento inti-
mo, ed alla ragione 'animato da istinto di tigre,
e della tigre più snaturato(3). Supporre suscet-

N4l etll. paGo 263., che ti Ca:valier Filangieri non abbia ammeJle le
pene privative di libertà D~ in perpetuo né a tempo, Scienr.a della le-
SÌllaziorte lib. 3, p. Il. cap. 33. Quello scrillore prende equivoco da quel
cbe il Cavalier Filangieri dice-per IOsiener la pena di morte, e di che
qui add~lro paGo ,65. no'. I.

(I) Vedaai illih. 1. cap. 10."4,.163.


(II) II sÌ6nor Lucas Da Ifstème pénal elc. p. 1163. Don dà sodisfa-
eente risposta ai ragionamenti del Constant.
(3) cc ••••••••••••• Parci,
• Cosnati" maculis simili. fera.. Quando L~ni
cc Fortior' eril'"it vitam Leo? Qua nemore nunq_
cc E:rpiravit ""er ",ajari. dentihus apri?
cc Indica Tigri» aBit l'lwida CUlO tiBrià4 1'_111
cc Per".tuam et ••
J'Ulfen. ,slll. •5, v. 1590
t8~
tibile di correzione la ligre: dal1e dopo un certo
tempo di pl'igion~a la libertà, ed ammetterla a
usarne in mezzo degli uomini sarebbe ìnsensa..
tezza o folha, "
Le voci bagno (I) galera (s) mostrano In ma-
r'ittirna o~igine de' luoghi, ne' quali ai d\ nosu-i
racchiudonsi i rei puniti con reclusione llerptt.
tua. La frase lavori pubblici dèsignativa delle oc-
cupazioni, alle quali-i rei sono astretti, ha la sila
origine nel dritto romano stabilito sotto gl' Im-
perarori , e però poco meritevole della fiducia
dell' uomo amico della umanità e della giusti-
zia (3). Questa mistura di voci romane e di bar-
bare, giunta 6no a noi per tradizione e per uso,
unico modo con cui le lingue viventi passano da
una all' altra genel'8zione, indica nel volga1' no-"
stro idioma la pena che andiamo or nintnaccian-
do, avendo però il li ngnaggio del dritto rite-
nuta la scla romana nornenclatura (4).
Senza' bisogno di r'icorrere al pubhlico esem-
pio, il qùale pel' vincere i limiti dello spazio che

(.)Malmaol. Canto 6. ,t. 57' .


(2) Ilayaozali Ana li6. 4. j. 82. Guieeiard. Storia li".•,. cap. 35.
(3) Il lavoro era o lo leno de' metalli uli/i ,'0 I. loro preparniooe, o
lo scavo dello zolfo. della calce o dd sale , Occupasioei 1e 'luali for-
mavano \'ari gradi di peoa ~ Il lavoro pubblico nel linguaggio della
legge era un grado inferiore, oè importava servilb della peoa. Aot.
M.lb. .Jd li6. 48. dig. tii. 18. num. 4., Fabr. Seme,t,., li6. 2.' cap.
5., ADt.Malb. De poena gladii cap.:I~ pafl. 15., il quale però eo~­
(onde i condannati all'Detallo. ei metallici specie di servi alla gleba,
che tali eascevauo , e tali si maoteoevaoo • Cod. Tbeod. Tit: de metal-
li" e' metallici, J. Bud. Hommel Di". 9"idde ,oerl, rom. erlm, "hil.
Ilal. "ag. 32. noto ••,
W Cod. Le0i"Old. ..i,'t. 55,
.83
può l'occhio percorrere ha biiogno del mezzo
della parola , un ed ifizio eretto e destinato alla
pl,jgionta p~rpetua dell'uomo-tigre, il quale colla
sua esteri or costruzione mostri all'occhio la for-
za e la impassibile maestà della legge, invitando
la mente a m~ditare sulla sorte de' detenuti; of-
fre il più grande e più salq,tare morale carattere
della forza di cui la pena si possa comporre. Se
la sua minaccia è destinata a colpire il pensiero
Iasua esecuzione lo colpisce egualmente. Qui non
'Vi ha effetto drammaticot tutto è riflessivo, istrut-
tivo, quasi immenso per il pensiero onde mediti
la- necessità, la giustizia, la inesorabilità, il mo'
rale rigar della pena.
La perpetuirà della reclusione in questa cloa-
ca .delle umane perversità " e la. indole de' de'
Iitti, pe' quali ella è decretato, trae dietro' a
sè , I. la morte civile , 11. la infamia: due og-
getti i quali meritano un esame particolare, III.
il lavOl'o: cose tutte esclusive della idea di COI'-
reggere : tutte istituite non per agire in un mo-
do o nell' altro sul detenuto, ma perchè il pen-
sierodella sua' det~nzione sia nelle volontà in-
clinate ad offendere ostacolo a farlo.
La schiavitù non è elemento di questa pena,
e le cose da dirsi sulla morte civile dimostre-
ranno che I'uomo può perdere per sempre la sua
Iibertà: può aver recisi tutti i legami che o po-
liticamente o civilmente lo unirono alla società,
e non essere schiavo.
Dare al condannato il privilegio che i selvaggi
184
attribuiscono alla divinità della immobilità e del-
l' ozio ~i), sarebbe 'urtar la morale, la politica
e la giustizia. Il lavoro pubblico è un compagno
inseparabile di questa pena, e il lavoro per esser
pp~blico dee essere pubblicamente esercitato, lo
che per la indole delle cose non si addice se non
a quello che si esercita a pubbliche opere come
trasporti di materiale, lavori di strade, scavi,
arginazioni e simili, i quali lavori intrapresi dal-
l'onesto indigente per sostentare Ia propria vha
possono esser bene addossati ad ~n malfattore
che ad altri la tolse (~).
Nè l'obhligare il condannato al lavoro è agire
contro di lui con un dritto, di cui la società sia
sfornita. Se ella ha quello di togliere ild esso la
libertà: se queSl? -rigoroso ma necessario espe-
diente non dee renderlo di miglior eondizione
di quel ch'egli fosse prima di dichiararsi nemico
de' proprj simili: se la condizione dell' uomo è
per divino 'volere quella di acquistar 'pane col
sudore del volto, convien relegare tra le chime-
riche fantasÌe, delle quali i~felicemente i nostri

(1) Bouguer Yt?r"Bu 1114 P~. l" 115


('1) Il Cavalier Filaogieri ScieRz" della lesislazio,.e li". 3.p. 2. ca".
3'1. si .duole che la le«ge Iùsi il lempo della condanna, e l'aB"zzino
la qualilà del lavoro, ouervando cbe questa qualilà pub costituire un
rigore ma(lgiore della pena. La sua coscienza si acquieli ~ In galera
non si fanno parzialil!!.: almeno non lali da dover fMe il codice dellii
aguzzini. Egli non ha osservato neppure -che la esecuziUlle della pena
i. e deve eller rimessa lempre alia polizia. appunto perchè la legge
come non pub It'gnar la sirada e la linea al ferro che recide la lesla
,del condannalo alla morle non pub neppure dsnare i moli aUe mani ed
ai piedi del condannalo al 1"'01'0.
185
tempi regurgitano, la strana idea che il lavoro
rorza~o sia incompatibile colla dignità e co' dritti
invulnerabili della umana natura (I) .
•Il lavoro forzato, i luoghi e le circostanze della
sua prestazione per la parte del condannato ob-
bligàno a coesioni aUe quali pieghisi la sua vo-
lontà, e rendano a lui fisicamente impossibile la
fuga. L'armato esecutor di giu.stizia al suo 'fianco
provvede alprirpo oggetto, e l", catene sul di lui
eorpo-al secondo.
Se trattamenti simili sembrano degradare la
umana natura, ell' era stata già degradata da chi
gÌi soffre (2).

§. II.

Casa di forza,

Tra la premeditata strage dell'uomo e qualun-


que altra immaginar vogliasi offesa, eccettuata
la direttamente politica, non vi ha termine di

(l) Benjamin Constant Comme/lt. 6urFilangieri loc. elr., e le deboli


IPbben leali ciMICataciolli del si8n~r Luca. Du 6r'tème pé/lal et«: pag.
26:1. il. noi.
(:l) I Romani tondevano e incatenanno i condannati al metallo, e
-eome .er\'i lklla pena gli .ottoponeuno al bollo, andandomi più •
grado la congellura del Paocirolo ~6. varo lect: lib. :I cap. 24. che
quella di chi crede che ciò si facesse per meglio riconoscerli in caso
di Cuga. spiegazione che ba servito di pretesto a mantenere tra' cri-
stiani la pena brutale del b01l0 non ostante l'abrogazione della senilia
della pena. II" lelislatore Toscano ba mantenuto. i capelli lagliali, ta
caleoa, "abilo disliotivo, il ca~lello esprimente il deliìto (cosa da non
IAlclUarlÌ ), la guardia coa ;arme da fuoco eco
t96
paragone. Sonovi modi di punizione che o non
bisogna adoprare , o convieo dare alla loro du-
rata quella della vita dell' uomo. Questi .rigorl
colpiscono il capo di chi offese per modo la sò·
cietà da non poter altrimenti meritareIa sua fi·
ducia , e tale è per le cose osservate qui sopl'a
l'uccisore del proprio simile.
La eguaglianza della situazione, la comunanza
della vita e delle occupazioni, lapal'ilà del t.'a,t·
t amento, la. somiglianza del nome e dell' aDito
assuefanno la opinione a ravvisare 'gli uomini
uniti tra loro da tanti legami di fatto come di
una sola e medesima condizione: come individui
della stessa famiglia, e destinati aUa sorte mede-
sima , La distinzione del tempo per la sua .durata
maggiore o minore è ll'OPPO ideologica, e rimane
assorbi la da'tanbe altre cose, che pi ù percuotono
i sensi.
Comecchè lo scopo d'una correzione del con-
dannatosia un idea più platonica che giuridi-
ca: più morale che fondala sulla esperienza delle
passioni umane, un' uomo uscito -dulle galere è
per l'ordinario un nemico della società. L'im-
menso intervallo che la pena ha aperto tra lui e
i suoi simili ha ottusi i suoi sensi alle sociali sim-
patìe, Lo stato di umiliazione e di obbrobrio ,
nel quale-si è trovato, ha fatto nascere nel di lui
animo la certezza, che la società gli ha dichia-
rala la guel'ra,e che dal suo lato altro non gli
resta che dichiarargliela (I).
(I) 1J Cavalillr Crll~ani De jur. c,.im. tu: I, l'art, :I. cap. 8. p, 171.
181
La galera è una casa di forz~ l ma non-ogni
Casa di fOl'ZII è galera. Il luogo , l'abito, il trut-
lamento, il lavOl'O non fuor della reclusione, la
disciplina pOS6ono stabilire una differenza reale ,
e di opinione tra l' una pena e tra l' altl'8 • Sic-
come la casa di forza dovrebbe essere destinata
a cautelare la perdita tempornria non perpetua
della Hbel,bà. un sistema di cure.dirette O a for-
mare , o a cOI'reggere, o a perfezionare la morale
de'condannati sarebbe un genel'oso, ed utile ten-
tati vo , sebbene forse di poeop.rofitto, con per-
sone , le quali ancorchè sòggeuead una specie
inferiore di .,ena, debbono esser pur trattate
come nemiche.
Gli uomini abituati . a conversare colle loro
idee si abbandonano assai facilmente trattando
queste materie a progetti i quali obbligherebbe-
rochi gli adottasse a gravissimi dispendjceeti ,
e riuscirebbero d~ incertissima utilità. L'impe-
dire l'alimento o la propnga:&ionedel vizio fra
lIomini sorpresi nella via del delitto è un dovere
della, pubblica autol'ità, ma una-vite senz' agj,
fornita del -necessario a isostenerla soltanto, la-
'boriosa, invigilata e tenuta iq un sistema di su-
biexione , che coazioni a questo scopo propor-

"oe. I. pensa che a tutti gl'indicali incollvenienli sia sufficienle riparo


fa rnass/•.na dallegislalore adollala, che a niuuo po.sa rimpro\erarsila
pena .9Bhla dopo che egli l'abbia espiala, t da desiderarsi , che la
opinione .ia .'docile da uniformarsl alla giu'lizia di quello principio ,.e
che il condannalo 'alla galera vi tl'O"j lal garao"a uscendone da .~()o,si.
derarai cOJlle il figliuol prodiso Duo\'amenle accolto aclla propria cua
dall'adre.
t88
zionate sostengano, è tutto quellocbe laumaoa
prudenza può fare (I) . '

§. m.

Carcere.

Se nel dritto romano foste datodistmguere


quando parlava la legge, e quando l'arbitrio
del giutlican~e ~ e se il linguaggio della ']egge non
fosse stato volubile quanto la fortuna, la quale
faceva spesso cansia'r di capo un. governo più
militare che civile, si potrebbe .eonoscere seI.
carcere per le regole di quel dritto-fosse pena
o custodia, e se, pena essendo , Io. fosse- u per
ordinario o per straordinario diriLLo'(Z): impe-
rocchè giunli alla Carcere possiamo seneaoffen-
dere la umanità interrogar sulle peoele leggi
romane.
La massima stabilita da quelle leggi che la
carcere non pqò esser perpetua, e che alcuni
anzichè a un principio di umanità arrribuiscono
• a economia di locali onde i condannari lascias-
sero spazio ai detenuti (3): la facililà di por~e
(I) Vedasi il piano grandioso, sebbene partecipante un poco degli
anticbi castelli incaolali nel Benlham Tralté« de lesi,l. ci"il. et pélUlI.
,Panoptiqlle voi; 3. paGo 209.
(a) Ani. Malh. De crimini". ad li". 48. diII' tit, 18. cap. I. Rum. 13.
'cui contradice Boebmer, Commento ad C. C C. art. IO. p. 60. Qui-
.lnrp Fondamenti del dritto penale S. 7'7' Puttmann Elem. [ur cri-
min. S. 79· Cremani De i""~ erimin, li". I. pert: 2. ·cap. 8. S· IO.
(3) Rud. Hommel Di ... quid de pomo roman, eriminal, [ur« ./l,.
Itin. olwiù philolophiceltatuendum ,it. Lipsia« 1787. S. S•.
189
questa penà sotto la mano di chi ha ance modica
coercizione: la promiscuità dell' oggetto della
\ pena e della custodia, a cui può sodisfare: il
mezzo di' coazione a cui ella anco nelle materie
del dritto privato si prestai e la maggiore o mi..
nore importanza che la opinione del legislatore
concede alla eelegasione e all' esilio di cui la
Carcere spesso divien pena oicaria: tutte queste
cagioni hanno' reso vario, fluuu lI'Il te , ed anco
eontradittorio il dritto di questa ,pena .e
Considerando la carcere come terzo grado
delle pene privative di libertà ella dovrebbe di-
'v~ni~e un' oggelto del dritto ordinario, ma come '
tale ella dovrebbe avere il suoproprio e distino
~ivocaratlerè : la sua disciplina: il suo sistema
di coazioni per mantenerla; onde si distinguesse
dalla carcere che è titolo di custodia, da quella
che è titolo di coazione nelle materie del dritto
.pri vato, e da quella. che è mezzo coerci ti vo peI •
dritto straordinario nella polizra ,
t stato ,giustamente osservato che colla carce-
re si corre rischio di far uomini oziosi (I). D'al:
tro lato la frequenza del movimento de' condan-
nati (perocchè la durata dovrebb' esser minore
di quella della condanna alla casa di forza) ren-
derebbe impraticabile un sistema di lavori.
, Se' il solitario confino può apparir praticabi-
le, lo è nellacarqere , onde converrebbe in que-
. .
sta specie di pena -sostituire al lavoro- la soli tu.
\

(I) Cremaoi D. jur.lJrimia. 1011. '"P" oitlS. H.


'J9O
dine separando icarceruti tra loro, ed ammet-
tendoli uniti unicamente ne' luoghi destinati a
sodisfare ai doveri di religione, a sentirsene ram-
mentare i precerti, e ·adiwbeyel'Si delle salutari
massimedella crislianamorale: perchè nel solo
caso di mengravi 'delitti, e di pene meno severe
per la intensità, e per la dureta può tentarsi , e
sperarsi la correzione d'uD reo (,) •

§. IV.

Deportazione', relegazione, ed esilio.

Queste tre pene, la terza delle quali contiene le


altre due come un più largo cerchio, che due più
concentrici. ne PtiÒ contenere, per questa lor~
situazione relative fecero nascere erudite que-
stioni sulla distinzione dell' una dall' ..Ìtra , e sui
lor respettivi giuridici effe.lti nel sislema ùelle'
leggi romane (~). La situasione relaLiva di que·
.
(I) 11 Solitary .anjìn,ment sosliluilo alla peDa di lIIorl. # pralicato
in America, encomialo dal signor Dsca O. La 8ochefoueeuh, dal si·
IIDor De Liancourt , dal D, Esquirol, dal GeneraI Foi., da Wright, ee,
proposle dal sign... Living,ton, ed e,ornilo dal signor Luca, D .. V'''Ìf.
'mc pénal etc. paG. 297. et "g. e pia diffusamente D'II' operaDu s.T"
stème pénitentiaire eto. ved. qui .addietro fNl8. 108. ,.. 2. ,i Irova COD,.
trad~llo quanto a' su;.i utili e.ffelli dal D. Boscce Oue,"azioai sulla
Biurispr~denzapellal,etc. a,p~lId. 6., e da multi ahri locali raggua-
gli riferili dal signor Professore Birnbaum Diu. d'peculiari aetatia
lIO".'fle jus erimin. ref. Itudio pago 1/14· J~7.
(~) Leopqld. Aodr. Guadagni lnstitut.ju,. eill.li6. 1 •• it. 1:1. S.IX.,.
le dottissime note , che lo accompagoano. Cremani D, jlU'. cri,... 1iA.
1.;art. la.oap. 8. S. 8. et .etI·
191
ste tre pene, e i gradi di mora'e dolore che es-
se comparativamente contengono determinabili
pressochè con esattezza geometrica, evidente-
mente dimostrano quale ampio materiale som-
ministri alla pena la libe.rtà, quasi la natura ab-
bia voluto indicare alla legge ove ella dee col-
pir per difendersi senza offendere la umanità •
.La deportazione, la relegazione, l'esilio, han-
no respettivamente una maniera d'essere, la qua-
le non si verifica se non in certe e determinate
locali là : perocchè tutte consistono nell' obbli-
gare il condannato a vivere in un luogo piuuo-
stochè in un' altro.
La deportaaione , perchè la parola ahbia un
significato corrispondente al fatto, richiede, che
come pena sia dal condannato subita in un paese
dalla patria, che egli offese, diviso dai mari, e 'ciò
non pertanto alla patria spettante, non potendosi
confondere la deportazione coll' accompagnata-
ra (I). Così fecero uso di questa pena i Roma-
ni (2): così ne US~RO a' dì nostri gl'Inglesi onde
la deportazione vuole un paese, il quale abbia
colonie oltremarine (3).

(l) L'erudito Gu.dagnl reputa iodifFerente, o di vario .il"i&calo il


ma
nome In't. jur. CII. .. li6. l. t/l. 1:11. S. ro, gli el.mpj cbe cii' lon
tuUi di Irasporto oltre, mare. Succ~lvamente S,. 14- not. 3. ammette,
che la ~eporl..ion••enu luogo oltramari.,o non può pralicatli.
(:I) Le isole nelle quali facevui la tleporta.ione erallO la S.rdegna,
Serifo, Amarla, Sei.lo etc. Guadalni l"..·cit. noto 4.
(:I) In que.to I8D1O ne parla Filangieri &ienàa tkUa l-Sidtlsion.
li". 3. ptU't. :II. Clllp. 33. Le usarano i N.poletani, i Vene.iani, i Geno.
veli, e poi cadde in diswo .pecialmente pre'lO popoli che non ebbero
iIol. lOtto il Joro dominio. ciabal. &.01. eri... ClIU, 103. "II1II. 4.
J9~

Questa pena per la sua acerbità non può for-.


mal' grado come specie subalterna nel suo con-
franto cò' tre gradi accennati qui sopra (I). Il
suo modo di esecuzione la espone troppo a11' ae-
bin-io di chi n'è incaricato dalla legge, ed, è
questa la ragione forse che la donnesca accor-
tezza la consigliò ad .Augusto come pena vicuri.
della interdizione dell' acqua e del fuoéo, essen-
do in seguito cresciuta a brutale rigore (~).
Questa pena dimostra quanto sia facile in si-
mili m'aterie abbandonarsi ad idee di migliora-
menti rnoral i mentre è neces~ità pensare a di-
fendersi. Gli encomj di correzione del costume
a questa peUlt attribuiti (3), sonosi per piùac-
curato ésame seoperti smentiti dai fatti (4).
La relegasione , che presso ai Romani, e nel

(I) 11 Fllangieri Ioe••it; DOD r. erede cla' paragouu.i .Ila pe_a di


morte, e n,OD ,i trova il canltere del pubblico .aempie FClH: niuno
l'ub più vedere i deportati , Domanderei quanli in Toscana a modo di
eaempio banno veduli i condannali ai Inori pubblici, e le cbi è più io
coodi.ioDe d'ogni alira di commeller delini l'ub inlr.prender viaBgjper
l'rendere la lezione del pubblico esempio in galera.
(2) Incomineiò dolcemente con lutle le apparenze di una comoda e
lussurloaa passeggia la mllriltima. Il condannato pom,\'a aeco riapeUa-
bili somme, ogg~lIi di a\io e di lusso, .eni eco Si fint col lellarlo a
Buisa di tigre, conse'llnarlo conucalo Mi Leni ai aervi della repubbli-
ca, i boja ili lJlIel tempo, Il farlo trasportare o in GipID, o in una
delle Oasi d'Ettilto espo.oeacJolò al morso c!egl'iIUtKi, cbe laI1!olta ne-
cidevanlo, Guadagni lo«. e;l. .
(3) n Fillnllieri ScienzlI della lefIilltlzione lo«: flit. COG Ull sallo d'
immaginazione argomenta 'dalle colonie degli anlichi , a lJlIelle formale
dai deportali moderni. Nel poema del Qelille sulla pielà ai fa un' inte·
ressante quadro della conversione 'morale de' deporlalia Botany·Bay.
(4) Vedasi il Irialo e lacrimevole quadro che sopra irrefragabili dOfo
cUlDeDli ue ba dalo Laca. Da ',TIC"'" pé,fUlI ,~. fJ4I. 3390 • "'i.


193
srstema col quale essi praticavano questa pena
poteasi facilmente confondere colla deportazio-
ne, sembrerebbe volere non fuorima nella pa-
lt'.a del condannato un luogo, il cui soggiorno
c-omparativamentecogli altri apparisse di condi-
zione peggiore. La umanità e la giustizia però
non consentirebhero , che questa pena dovesse
suhirsi in luoghi ne'quali per la natura del clima
o la. salute, o la vita del condannato fosse posta
in pericolo. Quanto più largo è lo spazio e il
numero delle circostanze , entro alle quali la
pena dee avere l'effetto suo, tanto è più necès-
sario di apprezzarne il carattere onde conoscere
il male che senan essere ~d essa inerente potreb-
be p,ur essere in-essa consequenziale ,
Ma una più ponderata politica obbliga a con-
siderare la relegaeione el' esilio come dosi mag-
giori o minori del materialç medesimo, potendo
l' una divenire or più acerba or meno acerba
dell' altra.
Se l'esilio non è espulsione dalla patria, la
rclegazione è dell'esilio più gl'ave. L'esilio nel-
l'indicato suo gl·ado di severità è dalla legge
toscana solamente usato co'}orestieri (I): coi
sudditi e co' cittadini non porrebbe essere pra-.
ticato che ne' delitti direttamente politici in
(lualche loro men grave specie : sia perché in
questo caso la pena segue più fedelmente la in-
dole del delitto (2.): sia perc~è in questa specie
(I) Cod. Leopold. Art. 55. La pella è eslesa anco ai calunniatori,
(a) Sarebbeuoa spededi ostracismo, pena alfalto politica, conforme
T011l(J tu; J5
194
di.offese, per ciò che più comunemente accade t
la condizione del condannato è tale, che della
patria pri vandalo non è senza mezzi di sussisten-
za gettato, ove ogni sua personale industria gli
divenga inutile, e sia collocato tra il rossore del-
la vita mendica (I), o la disperazione della de-
littuosa.
Perché la relegazione divenga quarto grado
di pena dopo la carcere è necessario, che il tem-
po di questa sia esattamente dalla legge deter-
minato ,
L'esilio ha suscitate gravi censure contro di
sècome pena, le quali possono ridursi a due: la
sua insuffìciensa ave i <lritti di città non esista-
no: la sua ingiustizia come spurgo di malviventi
a danno de'paesi, che gli debbon ricevere (2).
Se non si fissa la estensione degli effetti di
questa pena, e non si indicano i delitti, pe' quali
può comminarsi, l'i~sce impossibile fissarne con
esattezza il carattere,

prnva contro chi pretendeva _teDerta criminalè, Butgers Y III'. Iccl.


paS 3g. Come pena politica. la sostengono Quistorp, e Globig presso
Hommel Diss. quid dc poen, roma'l. etc. S. 5.
(Il L' AlGeri dipinge con tinte patetiche, sebbene a lui poco coonatu •
• rali ,la infelice condizione dell'esule. Merope aU. 3. Ice... 2.
(2) Innanzi alle dispute in Gerll'l3nia tra Gmelin, Servio, Soden
etc. indicate da Hommel Dis s, cito loc, cito il Boebmer Ad CaI·Pro".
fJuaest. 129. ohs. 2. le aveva promosse. In Francia si fece contradittor
dcII' esilio Carrard De la j ..risprud. erimln, iatrod. S. g. .. um· 8., e
quindi oppositor più cospicuo è il dolio signor Pastorel De. lei» pénal.
vol. ,. parto 2. chap. 2. 4Ft. 8. Fu generale in lIalia ('uso dell' esilio
Clar. Seme'lt. S.fin. quaest. 71. L'approvò Beccaria Deli"'. "m, S.
a5••• "adullò il le&islaloreToscaao Coll. Leopoltl. are. 55.
I~
.-I dritti di città valutabili come elemento della
morte ci vile, non lo sono come elemento della
espulsione dal domicilio (I). Fu già osservato in
qual caso l'esilio può consistere nel bando da
tutto lo-stato , L'esilio come bando dal luogo
del domicilio ha il suo carattere intrinseco come
pena, e però la sua sufficienza desiderahile , La
patria in cui nascono, come la società nella qua-
le vivono, è dagli uomini più sentita che intesa,
e nelle cose di sentimento tutti gli uomini si so-
migliano. Se r uomo non è attaccato come Ìa
pianta al suolo sul quale nacque, 'vi è però at-
taccato dalla forza delle abitudini, la quale anco
ne' bruti animali è visibile (~).·Il criterio del
dolor fisico' ha potuto illudere e fare apparire
l'esilio come cosa indifferente a soffrirsi.
Se si eccettuino i delitti di cupidigia, che si
'feri6cano Del furto 6 nelle sue varie specie, e
nel falso o proprio o improprio o nominato o
iIinominato, pe' quali delitti .è necessaria o la
casa di forza o la cat:cere (3),. l' esilio non può
recar danno ai paesi ne' quali l' esule si ricovra j
e Don è perciò spur.go ,d'uDa cloaca senza censi..

(I) Le storiche fantasie del Ca".lier Fillllllieri Scielila della lesi-


Ila.iolle lib. 3. parto :I. cap. 35. appelld P"6' 1090 ottime a Ilflgersi Doa
hanuo appoggio ne' cogniti sentimenti della umaoa oatura.
(:I) « •••...•••••.. Amallo allCh'esse
« Le .pelonche ,uaìe le fire istesse.
diceva Temistocle a Serse nel Melastasiosenza pensare al gius del sul'ra.
gi~ suUa piazza di AlllDe.
(3). L. del :12. GiUBilO .8.6. Disposil. da applica,'si ai rei difu,.
'0 eco
I~
derilzione a chi possa esserne infetto, eome la
fantasÌa anzichè un pupgato senno in legislazio-
ne ha potuto a se medesima fingere.
La 'relegaaione e l'esilio, come pene alla os-
servanza delle quali può la umana volontà ricu-
sarsi, obbligano la legge a minacciare alla inos-
servanza una pen,a più gl'ave (.). Ma queste pene
della inosservanza vorrebbero essere regolate con
criterio diverso da quello che con soverchia fa-
cilità può esser fornito da' gl'adi della scala pe-
nale : perciocchè seguendolo si giungerebbe a un
punto nel quale la inosservanza potrebbe esser
punita con rigoreeguale a quello con cui si pu.
nisce il più gl'ne delitto, Le leg'gi commiserano.
l'amore> innato e inestinguibile di libertà nel-
l'uomo, il quale fllgge o dalla carcere o da altro
luogo di fpl'za, e puniscono la inosservanza col
passaggio dall' esilio ai lavori 'pubblici: tanto è
difficile allo spirito UPlaDO evitare Ie contradi-
sioni I
(1) Dig, us. 48. tit, 19. Z. 28. S, 13'. Ma come la inosservansa d,·lIa
deportazione potè esser punita di mori e , facendo cosi un sa!'lo di 'tre
Bradiintermedj vale a dire, 1.° dell'operll pubblica', o delminlstere
metallico, 2,° dell' opera del ~tallo, 3.'; del metallu? II giureeonsullo
non parla per conio .proprio, ma per conio dell' Imperatore Adriano,
poco gelalO per quanto appare di eonservare le propcrsioei. Oolla Bju~
.japrQdena di Callislrato CODlUODa quella eli MarciaDO. L, 4. ecHI•• it.,
CAP IT OL O VII.

Della morte civile.

già notato come P accorta politica .degli


.Imperatori Romani, facendo causa comune colla
crudeltà onde trovar mezzo per meglio e più
prestamente disfarsi dell' imbarazeo che 101' ca-
gionava la venerata dignità di cittadino di Ro·
ma, colla quale Augusto erasi trovato costretto
t;>rll a combattere ora a transigere ~ cercò nella
finzi-onedeJla servitù della pena il ti-tolo legale
per farla per irecon quella dell'.uomo (I).
La servitù della pèna sopprimeva in realtà
tutti i dritti dell' uomo onde niuno potesse in
, lui rintracciar quelli di cittadino, comecchè e,
quella servitù nascesse da una sentenza, la quale
condannava pel' titolo di delitto , la giustizia non
sdegnò di accoglierla PCI' lungo tempo solto il
suo manto, norr avendo competenza ad esaminare
come la leg3e creando una pena oppressiva della
umanità lasciava all'arbitrio d'un uomo la crea-
zione del delitto (~).

c.) Vedasi il li". I. caRo III' pago :135•.e qui addielro p4g. ,83. Questa
fiozione personalissava il supplizio, e gli dava dominio, e pl1ssesso del.
condannala. NoI'. :1:1. cap. 8. 'I"1lç 'rL/L6.1P'txç TO,;' xa.'r~crlcr,xaa/LÉl/o1Ì
IXO~aaYl EClVTlÌ tl'OVÀEVQVTCI, " Supplicio damuatum possidente si6i
6,r~ieJltenl. )).
(:I) Noo è dunque da meravigliare se i,giureconsulli Iìomani diseus-
sero tranquillamente e lenza inorridire il drillo della aer,ilù della
198
È questa forse la vera ragione che ne' fram·
menti del dritto romano a noi pervenuti o non
è possibile o è grandemente difficile conoscere
quali pene traessero dietro a sè quella della sere
Vitù (I), per lo che ne'paesi ne'quali quel dritto
formò 'regola comune di ogni altro la stessa dif-
ficoltà fu incontrata nello stabilire a qual pena
antica la moderna de' lavori pubblici corrispon-
desse C,,).
Ha le sue stravaganze anco la crudeltà e tanto
più facili quanto più ella è soggetta a perdere
la coscienza di se medesima in quella della forza
alla quale si appoggia. Il servo della pena, morto
come uomo perchè divenuto mero anirnale , vi-
veva pur come. uomo o per dare un lucro vi·
'fendo, o per dare un divertimento morendo (3):
pena, le molle questioni del quale pOSlon vedersi in AnI. Math. D4
crimini". ad li". 48. dig, tit, 18. cap.~. Bene, GOlllieb Franck,e De ...er-
l'n poenae apud rom, Lipsia« 17~7' Jo•• Hofer, De usu l'l'actico serl'i.
tut. poe1l.ae Basil, 1744.
(.) La questione tra i Romani giureconsulti ~ sugli efl'ellidell' opera
pubblica, e l' accenna Hommel Dis«, quid <le pomo rom. phil. ~tat.
l'aB. 34. noto ..... '
(a) Leopold. Andr. Gu'adagni Instit, jur, civ. li!. r , tlt, I~. S· '4.
noto 3. Il Bartolo interpelrando in Pisa il Digeslo nuovo vi agitò la
Quest. I. Rum, .S. a 134~ .• e sostenne che i banditi non erano equi-
parabili ai deportati. Il Savelli Pratica unil'ersale S. "anditi gU alSo-
lIliglia ai servi della pena.
(3) Dig. us. 48. til. Ig.l. ~g. 11 giureconsulto dà della sopravvivenQ
una ragione non meno barbara: quella di lorlurare il condannato per-
ehè deponga in lIegravio d' altri. La Religione Cri.liana prolìllb di que •
•to intervallo tra )a morte finta e la vera dd condannato per placare
a IUO prò ·Ia imperiale ferocia. Ant. MathaeuI Traatsu, de ju,·. sladii
Clip. :I. l" 1:1. .3. riporlaodo i versi
a .; •••••••• da te'~'pu" et spdtium ti6i
.. Quotl ratio nequit forte NIltJ1Jit mora.
199
barbarie la quale potea lasciarsi sotto onesto
silenzio, se non avesse fatte poi nascere gravi
.
questioni nel 11 ri tto •
Tra le Imprese dell' Imperator Giustiniano,
-

che co~ titoli di una glOl'ia militare usurpata


readono necessario un gran spazio di carta al
suo norne , la più gloriosa di tutte, sebbene tra
que' titoli non mentovata, è l'abolizione decre-
tata da lui della infausta servitù della pena(I).
Ha tanto ascendente sull' animo umano la opi-
nione della severità della pena da convertirsi
spesso in petizione di principio e rendere oscure
le verità le più chiare . Fa meraviglia la disputa
insorta ed acremente discussa, se la salutare ri-
forma dell' Irnperator Giustiniano si estendesse
ai condannati alla morte, o comprendesse i soli
) condannati al metallo in quanto le sue costitu-
zioni parlano di viventi (2'): disputa la quale non
doveva nascer neppure se si rifletteva che nel
sistema del dr-itto romano la servitù della pena
colpiva sempre i viventi ancorchè destinati dalla
condanna a morire.
Il cambiamento indotto dall' Imperator Giu-
stiniano alterò da capo a fondo il sistema penale
de' Romani" facendo cadere la pena del metallo
dal secondo grado ov' ella era nel terzo: camo
hiamento' il quale dovea fal'si pl'ogressivanìente
• senti l'e ne' gradi· inferiori , portando la deporta-

,(I) No". :1:1. cap. 8. Aulb. Setllodie Cod. de <lonat. inter vir. .,
"S'or.
(a) Leepold. Aodr. GlYdacoi 1""iI. jr". • ill.li". l'. tit.'. §. IS. "•.
~oo

zione dal terzo al quarto, lo che per 'la infelice


preoccupazione pel rigor deUa pena parve re-
stare dimenticato o non valutato (I).
La pena della confisca, framischi:ndosi alla
morte, alla deportazione e alla relegasione t~l.
volta O in tutto o in parte, fece sorgere nuove
difficoltà in questa .parte del dritto , e servi a
qualche scrittore di criterio onde decidere se ai
condannati aU' ultimo supplizio competesse la
faooltà di testare. (~); In questo stato, non in
tutto coerente, non sempre con chiarezza deter-
minahile, giunse fino a noi il sistema de' Romani
sulla influenza che la condanna penale può avere
lui dritti o politici o civili del condannato.
Abolita la servitù della pena, e in essa il più
severo cambiamento di stato, il dritto romano,
come regola comune d'ogni altro diritto, altro
Don ebbe da dare ai moderni legislatori se non
il suo medio cambiamento di stato, vale a dire
la perdita de' dritti di cittadino, effetto giuridi.
co il quale potè sortire la nuova denominazione
di morte civile (3). I santi, inalterabili, inaliena-
bili diritti che l'uomo ha dalla religione, dalla
natura e. dal dritto regolatore de' popoli, censi-

(I) Ant. Malb. De orimini". tJtlU". 48. tUB' tit• • 8. num. 4.6.·
(~) De Luca De resali". Ap. Guadagni loc, 6upr. cito •
'(3) Sugli eft'etti giuridici della deportazione come titolo del medio •
cambiamento di stato, vedasi Ant. Matb. Ad tili. 48. dit;o tit• • 8. num.
~ .•ulla denominazione Lamb. Alell. JOI. Doreye Diss, inoug, de Mì
qui ciPilatem amittunt, et tk morte civili Leod. 181~. LaL. 6:1. S.
ult: tit, :1.1i[,• •,. dig. nella parola intereu"t comprende la diminuzione
di capo muaima, I. media e la lIlorte nlturale.
!lO I
derali come individui viventi in state di indi-
pendenza reciproca tra di 101'0, resta l'ono odo- .
veLtero restare intatti, e in conseguenza il dritto
religioso e civile del matrimonio: per questo per-
chè il pri 010 titolo dee necessariamente assorbire
ilsecondo (I). .
.Se si constderi la morte ci vile pc' suoi effetti
ella non. semhradifferire dalla interdizione alla
quale il pro«Jigo ed il. furioso sog~iacciono. Ma
nella .iaterdiaione il dritto non è annientato e
distrutto, e ne è soltanto l'esercizio sospeso.
Hiedificare quel che è stato distrutto una volta
non è economÌa: per lo che sembra che la morte
civile non debba andare unita se non a pene di
durata perpetua j e quanto a quelle di durata
temporaria la interdizione più o meno piena, a
seconda delle più gl'avi, o men gravi specie pe-
nali, sembra 0ppoI'tuna per ragioni che chiun-
que potrà seol'gere facilmente.
Se i torti di qualche pensatore esser potessero
i torti. del tempo nel quale scrive, il secolo nel
quale viviamo, potrebbe dire a ragione, che i
progressi delle cognizioni umane s.on discernibili
per le contradizioni nelle quali s' illaqueano ,
Uomini i quali considerano come giusta, poli-
tica. e DG.ft lesiva della morale pubblica la pt'nn
della morte naturale del reo, ravvisano tutti
questi difetti nella sua mo~·te civile. D'onde que-

(1) Allra Tag;-ededolla dal drillo romano adduce Ani. l\Jalh Ad


laO. 48. d~. cce••8. nu"'. 6. Si alloalaaò da questo priacipio il Cod.
Nap. 1U't. 35.
!&O!1

sta opinione tragga la propria o~igine, se non


la trae da immoderato amore di novità, non si
saprebbe decidere.
La morte civile non è la confisca, Ia quale
dalla storia venGa indicata come politica divo-
ratcice delle private fortune adottata dal dispo-
tismodegl' Imperatori di Roma, o· dalla brutal
cupidigia di chiunque avesse in mano la forza
nel medio evo (I). La morte civile,' più conse-
guenza necessaeia e giuridica d'una pena che
pena, ha le sue pure e classiche origin,i nel dritto
della romana repubblica (s), La interdizione del
tetto, dell' acqua e del fuoco traeva a sè dietro
il medio cambiamento di stato (5): riduceva il
cittadino di Roma alla condizione di peregri-
no (4), e lo pTivav,a di tutti i dirittidella cile

(,) Leggien 000 fu la mia meraviglia allorcb~ leui ( 20 Decemhre


J 831 ) essere slato proclamalo da UD oratore, che la morte civile ha
la sua origine nel medio evo.
(2) Il el/aufort La l'epulJ.rom. vol. 4. pas. !l18.quando ammettendo
che la interdizioni! o esilio produceue la morte civile, lo paragoDa .lla
servitù della pena. Le questioni .ulla pefpetuità o nen perpetuità del-
l'esilio hanno influito sulle conseguenze giuridiche della morte civile.
NOD vi ba dubbio, che l' ihterdelto dell' acqua è del fuoco pottue esser.
richiamato, come avvenne a Q. Cecilio Metello , a Cicerone, a M. Fu-
rio Camillo ed altri ..Besserer Diss. de natur. poen. tJ% M.t. jar. crini.
ròm. pa6. 39' Ma queste rare eccesioni non alterano, che l' esilio per.
petuo avesSe ccngiunta la morte civile di canllere es.ensialmeDte di-
treno dalla servilil della peoa. La cODfisca iodicata dalla L. 3. iu. n.
lilJ. 48. diS' come efr~1I0 della perdita de' diritti della ciltà .embra essere
ioveoziooe d'uDa posteriore giurisprudeoSll.
(3) Dig Li6. 4. tit, 5. l. 5. S. I.
(4) Ad pèregrinitllttJm redisi dice U1piaoo ,DiS' li6. s •• if. 4·1. &I.
Svel. III Cillud. cap• •6. L'mlerdclto eOIl"aVa Della c1a_ dc' perelriDi
detti "71'0),.1.,.
~oS
Jà (I). Se la legge colla interdisione recideva
tutti i vincoli pnlitici : e civili del condannate
colla società, clelia quale avea fotmato parte 6no
al giorno dell~ condanna, là sua morte civile
era una conseguenza inevitabile di 'questo rigo-
re. La cUl'atela non poteva essere al caso appli-
cabile perché ella è un potere dalla legge con-
cesso sopra libero capo, e il colpito dalla pena
libero altrimenti non era. La utile e, generosa
finzione del posliminio non era neppure al caso
applicabile, sia perchè perpetua era la interdi-
zione del tetto, dell' acqua e del fuoco (2), sia
perché la finzione non si poteva invocare da chi
per colpa propria era rimasto in p.oLeJ' del ne-
mico (3), Inconseguenti nel dritto i Romani per
certo non erano, e sarebbe questo il pri ma ca-
so, nel quale o lo spiritualismo , o il materiali-
smo d'alcun moderno scrittore gli avesse sor-
'presi in fallo, . "
Tra la pena de' pubblici lavori a vita e la in-
terdisioue del reuo , dell' acqua edel fuoco avvi
questa differenza, che la prima è più grave della
seconda, e si potrebbe concedere- che amendue
fosse l'O eg~illi in rigol'e. E quando PUI' fossero
in rigore compagne le conseguenze di dritto

(I) Guadagni 111St. jur. di", li6. I. ti •. 12, S. 8.


(2) Manut. De legi". e Pitise, Le» art aq"a et ir;ni fundandosi in
una legge Calpurnia opinallo essere stata anco temporaria la interdi-
lIione; e forse la confondono coll' esilio, nascendo frequenti equivoci
tra il nome della cau.a, e quel degli efl'elli, che- nell' uoa e nell' 3ltra
pena son- simili.
(5) Voet..Id ".ruleet. li6. tll' tit. &5. lIum. :1.
~o4
dell'una non 'potrebbero esser diverse- dalle con-
seguenzlt di dritto dell' altra. O bisogna rifai' la
natura -delle cose a sua posta, o bisogna conclu-
dere che la morte civile, da non confondersi,
come più spesso avviene. colla servitù della pe-
na, è inevitabile conseguenza d'una punizione la
quale espelle per sempre un uomo 'dalla società
alla quale appartenne (I).
Se la morte civile, provata giusta perchè ne-
cessaria di dritto, si esaminasse pellato della sua
politica utilità, e si sottoponesse al giudizio della
morale, la politica la encomierebbe, e la morale
non vi ravviserebbe condannabile macchia.
La po\itica scorgerebbe nella morte civile in
supremo gl'ado il morale carattere della pena,
quindi la sua vera forza senza che la forza sia
allagiustisia nociva. La morte civile estende il
campo alle salutari riflessioni, delle quali, dee
formare i suoi calcoli chi concepisce la idea di
infranger la legge. Unita alla penli di morte nel
delitto politico, o niente rileva se i suoi effetti
debbono incominciare dalla esecuzione della sen-
tenza (2.), o si- confonde nello scopo d'una difesa
.da offesa presente. Unita ai lavori pUbblici a vita
la morte civile può a quella aggiungere quel gra-

(,) Altrimenti opinò un moderno Professore di dri"uo romano, ma.


forse preoccupato d'un drluo diverso. Traité dc droit pe1lal par M.
Rossi vol. 3. p. ~o6. •
(:1) Alla esecuzione, e non alla sentensa nelle condanne eontraditto-
rie si riferisce il Cod. Nap. art. :16. abbandonando la regola di drillo
romano di cui Ulpiano DiS' li6. 48. tlt, 190 l. '1. S. I. <I Statimqu,
po,t sententiam Praifecti 'ami•.iss« ci"itatem videtur J).
~p5'
do di forza, che la morte naturale per sè non
avrebbe.
La morale, quando tutti i diritti che la reli-
giolle t! la natura proteggono restano al con-
dannato: quando egli è soggetto a una discipli-
na', che gIi rende inutili tutti j dritti della cit-
tà, all' uso de; quali ella è d'altro lato indiffe-
rente, su non ha titolo O motivo di approval'e
la morte civile non ha neppur· titolo o motivo
di condannarla (I).

(1) NOD si saprebbe decidere se la morte ci"ile .ia crea~one del


drillo penalè, o creazione del dritto ciyile . Convien creder piuuesto ,
che il dritto civile sia slatu costretto a invenlarla, e regolarne gli effettl
Delcaso in cui la pena .eparava il condannalo dalla cillà, dalla propria fa.
migliae da'beni. Il nome di morte civile era necessario per dar titolo all~
successione intestata a favor de"congiunli percbè altriment] i beni sareb-
bero rimasli vacanti, non polendosi governare colle regole de'beni con»
fiscati delle quali il Dig. LilJ. 43. tit, 110., mentre in tempo nella .libera
repubblica in Roma Don conoscevasi la confisca, conforme dopo Cice-
rone dimostra Jul, Pollet Deforo romano li!>. 5. cap. 19. È deplora bi •
I~ che Don abbia colla la occasione dì discuter eruditissime e impor.;.
tantissime cose in questa materia il signor ~. J. DesquiroD de S. Aignan
Traité de la more civile eR Franee Paris .81111. opera giudicala con
esemplare rigore dalla Thèmi. ou Bibliothéque du juri$coRsul'e uol;
6. p.«,


'"06

C A P I T O L O YJlL

Delle pene infamanti.

o ve la legge non ha temperamenti dalla opi.


nione, la infamia nelle mani del legislatore può
subirne docilmente o il comando o il capriccio.
Ai tempi di Cicerone la iufamia era considerata
come pena capitale e d'inestingnihile eife tt o (J):
sotto gl'lmperatOl"i lainfamia parve divenire una
materia maneggiahile a beneplacito del legisla-
tore sia per le diverse sue specie, sia per il di-
verso saogrado cl' intensità maggiore o minore,
sin per la Sua durata.
Tutto mostra in questa pena la forza irresisti-
bile della opinione. La. Jìstinzione degli onesti
e degli umili (strano ed assurdo contrapposto)
pl'esso ai Romani fece nascere la distinzione della
infamia di dritto e di fatto (2), lo che non potè
nascere se non da orgoglio di condizione e .di

(I) Si può forse credere, che la espressione fosse più retorica c.h.
~~~. .
(~) La dislinzione è indicala come degl' interpetri dà Ant. Malh. Ati
lil>. 48. diS' us. 18. cap. 3.lIum.~. Voel .Ad pa"decl.lih.3. 'it.~. "una.
5. enumer, alcune specie d'infamia di fittto. Gli esempi che il Cava-
lier Cremani De ju,. orim, li". I. parco ~. cap, I l . S. 6. IIIM1'. 3. Irae
li".
dalle 1e88i l ' . ,g. tit, I~. 2. escludono la infamia di dritto, ma
non includono la infamia difatto. Forse indolloin errore da queste
leggi Muyarl De VouglaOl Le« loi» cri",i". dalU leur» ordr, n/ll. liv...
2. tit. <4. chap. 5. applica. quellupecie I. infamia di fallo.
2°7
classe (I). La distinzione della infamia di driuo
, in quella che nasceva daHa legge ,ed in quella
che nasceva dalla sentenza, sebbene in cose rela-
tive al costume e non d' effetto sì grave come i.
delitto, non l'çl.ladal costume non si manten-
ne (2). 11 pri~ci pio il quale faceva deri var la
infamia non dalla pena ma dal delitto, (5), ap~
parentemente encomiabile e seguace dell' opi-
nione, era difettoso perchè reputava la opinione
invariabile, e perchè, potendo una sola e mede-
si ma azione presentare secondo le circostanze un
danno emendabile ora in via penale ora in via
civile, trovavasi incerto nel decidere sultitolo
della infamia (4). I pratici, abbandonando la in:
farnia alla opinione che l'avesse o non l'avesse
unita alla pena, e indovinando il suo vero prin-
cipio, si dichiararono impotenti a applicarlo (5).

(I) Gli addelli ali. arli ludicre, come i lahatnri, gesticolatnri, pan-
tomimi, istrioni, erano infami di fallo: nnn cos, gli atleti , i disegnalQ-
ri, i Thymeliei daThymele, orchestra su cui slavano i cantantl , confusi
~lIa ~Iolla alla L. 4. tit, a. li/). 3. diS' co' caolanbancbi. Vedasi Alell.
ab Aln. DiCI RerI.lil>. 3. cap. 9.
<~j Ant. Matb. Ad li/). 48. diR' ti •• 18. cap. 3. nUM. 6. il' quale fa
del principio una regola generale mentre era particolare alle leggi Pa-
pie Poppee pubblicate da Auguslo come dopo Beiaeccie OllelU il
Nani Ad Malh, loe, cito not 3.
(3) Ani. Malh. De crimini/). loe. ciI. num. 4. il quale però mostra
parlarne come di COlI che non lpelli ai delitti e alle pelle. Corneille
pur disse
« Le erlme fait la home J et non pal l·echllJff'rul.
(4) Di qui nacquero anlimonie moltissime delle leggi Ira loro " una
ingegnosa conciliazione delle quali i propoala da Ani. Malh. loc, cito
"14m. 5. .
(5) I pralici furono se,uitali dal le,iJlatore Toecano , C..,d. 1.e<,,.
Mt.5,.
~o8
Tra il principio che dava al ~eliuo il potere di
produrre la infamia, e il principio che dava que·
sto potere alla pena dovea nascere necessaria-
mente un confli Ho sulla durata , Se la infamia
nasceva dal delitto .doveva esser .perpetua come
la sua .memoria ~ se nasceva dalla pena doveva
finire con essa Cl).
TI"a il disdoro e il òisprezzo: tra il disprezzo
e il ridicolo la transizione è impercettibile spes-
so. Di questa transizione n~ somministra esempi
]a storia del medio evo, ep(}ca nella quale le pitÌ
malnate tra le passioni degli uomini godevano di
gran liherta. Fu allora che l'asino, dopo aveF
t1tta mostra di sè come seanQ di spregio in guer-

(.) Di qui le anlinomie d~lte fegg~ romane fa conciriazione etelle


quali dollamenle lenlò Ani. Malh. Ad li". 48. dig. tit, 19. cap. I. num.
6. Due sono i modi di conciliazione proposi i da queslo serittore : l'uno-
desunto dalla dislinzione della infamia n1:1 giudizio ci"i1e, • nel gindi-
zio penale: l'altro dalla distinslone d'eWalttorilà de'pr1tdenli;e degli
Imperatori. Quanto alla prima dislinzione è osservabile, che la infa-
mia o nel giudizio cieile , o nel penale «iudizio è.empre l'islessa, nè
vi si può immaginare la differenza che vi ha tra ~ denaro ed i pali-
menli fisici. Quanlo alla diSlinaiClne seconda può ben. essere che gl'Im-
peratori volessero che la infamia espiala la pena cessasse, ma può pur
essere che la opinione non vi obbedjssej onde è da credere che i giure-
consulti opinassero non polersi dalla lel!ge pors~ aUa ioflNllÌII Un limiìe .
Il Nani nelle sue osstrnzioni ad Ant. Malh. come nelle sue note al
Cod. Leopold. art. 5" propone una concilia:tione, che egli inlende di
sostenere coll' autorità di Papiniano nella ", 5. diR. d. Deeur. la quale
altro non dice se non le la infamia vlen dal delillo. La conciliazione-
migliore ella è, che i giureeonsulti romani facendo drtivar la infamia
dal delitto seguirono la opinione, e gl"lmperatori volendola desumere,
dalla pena pretesero di resolarla. I primi riconobbero' nella pena una
necessilà d' opioiollei i _eoodi v' immaginarono un~ oeces~là di. cOro
mando.
~09
ra (l), fu ammesso a fare la mostra medesima in
pace, e a, divenire arme punitiva tra le mani
della giustizia (2). L'istinto vilissimo di avvilire
altrui inventò le mitere (3) non certo pari ficabili
alle corone di tamarino poste dagli Ateniesi in
capo al calunniatore (4). Se della infamia si
vuol formare una pena isolata, invece di con-
siderarla come ad altra pena connessa, si corre
il risico di cercar delitti ove non sono che tur-
pitudini, tanto meglio represse quanto più tenute
celate, e di conv.ertir la legge penale in farsa
atellana (5).
Così la opinione, puntigliosa in Roma ne'tempi
della repubblica (6) ,mal consultata, O sover-
chiata sotto gl'Imperatori e pervertita nel medio
evo, condusse la pena d'infamia fino a'dì nostri.
L~ infamia ne'tempi ne'quali viviamo non può
\
aspirare agli effetti della servitù della pena, me-
ditando di conculcare affatto nell'uomo la inde-
struttihile dignità della sua natura. Non' è da
confondersi .col punto d'onore il pudore (7), e

<I> Piguotti Storia della T0111araa li6. 3.


(~> Vedansi i citati dal Savelli Pratica unille~" S. Btif.liani num. I."
(3) Clarui S·fill. quue8t. 70. Viri>. mltra« quoque: d'onde la fra..
CI: secolo miterino ".
(4) Diod. Slc. Iii>. 12. Pastoret Lu loir pennl. vol. I. paGo 1:1:1., Fi-
laogieri Sciensa della leGislaz.ione vol. 3. pas. 4:1. in noto
(5) CI: Uri>icus IIrodio "isum movet Atellanall.
JUVtlD. Satyr. 6. V. 61.
(6) I cenlOri toglievano il cavallo ai corpulenti •• lroppo pingui, •
ai dilputavaae qualo espediente prcducesse igoominia • Geli. N. A. li".
7· cap. :I:I.
(7) Confonde quale due COle il Cavalier FilaDlieri Scitmsa della
T_III. 14
!lIO
supporre che la società abbia una classe d'uo-
mini insensibili alla pena d'infamia, quasi il pu-
dore non sia una grande e generale caratteeistica
della natura umana, e forse tanto nell' uomo più
forte quanto più umile è la condizione alla quale
appartiene (I). Altrimenti credendo è facile an-
dar persuasi che per certe classi la pena non può
avere .altro valore che quello che può darle il
dolor fisico, o che pelO quelle ~lassi la infamia
dee essere sostenuta con spregj ed anilime~ti
dell' uomo. incompatihili colla dignità della sua
natura, e capaci di renderlo nemico de' propri
simili più che la frusta (!lo).
Se la legge credesse di poter maneggiare la
infamia come si maneggia la frusta aggravando-
ne o alleggerendone i colpi, farne cessare gli
effetti col rumore che gli accompagna~ s'ingan-

legi,la'Zioue li". 2. parto 3. cap. 31. La vedova del Malahar che .i bru-
eia viva, e il guerriero che versa in hallaglia il suo sangue agiscono
per sentimenti diversi assai da quelli che fanno lemer la infamia di
di'ilio.
(.) Il Cavalier Filanl'iieri Scienza della legislazione loc. cito suppone
«l'sservi una classe, che non conosce l'onore. Non vi ha miserabile
oscuro, che in caso di parente condannato alla galera non supplichi il
Prinèi(Je, e non sommuova ogni pietra per la commutazione della pena
a motivo dell' onore della sua innocente famiglia. Quello scriuore sup-
pone la infamia troppo debole, ed è troppo forte perchè per un vizio
che le è insito .i spande sull'innocente. Cercò de' correttivi a questo
viaig Lacretelle De. prejuse. de, peine« infamante, et".
(2) La religione , le arti, i costumi, avendo tolti gl~ uomini dalla ser-
vitù della gleba, e favorila la opinione della dignità della loro natura,
. Don permellono che della pena d'infamia non sia fatlo'l' uso e l'abuso,
che ne fu fallo nel medio evo, allorchè chi avea la forza di mUliiare il
corpo credeva di aver quella di avvilire a .uo Brado l'auimo del de-
linquente •
SII
nerebbe. Questa pena non è come le altre effetto
di una forza che sola è bastante a produrlo: ma
deve cercar quella forza nella opinione correndo
rischio o di averla contraria, O di accendere le
passioni per averla. compagna, o di tenersi ad
abitudini antiche come suo punto d'appoggio.
In mezzo a tante perplessità, in un tema il
quale più che ~gni altro si presta alle declama-
zioni retoriche, ed agli enti di ragione, è desi-
derabile che la infamia segua le sole pene per-
petue,.e faccia causa comune colla morte civile.
Se la pena giunge come è pur giunta tra noi ad
assumere un carattere razionale, il desiderio di
denigrare, passlonato sempre per se medesimo
e perciò col bisogno. di trovare assistenza ed
appoggio nelle passioni, troverà i giusti suoi li-
miti, e calcolerà se, suscitate una volta le umane
passioni contro il colpito da infamia temporaria,
sia più possibile farle tornare addietro, o la co-
scienza neU' uomo restituito aUa Sua libertà di
esser sempre l'oggetto dell' altrui disprezzo non
sia un incentivo per esso a restar nemico della
società, e contro essa macchinar nuove offese (I).

(r) Si cODgiuDgoDo queste COle con le OIIervate qui addietro a,.,.


186.
CAPITOLO' IL

Delle pene pecuniarie,

Se la pena potesse formarsi della coazione ..


pagare non vi sarebbe differenza .t1'8 il delitto ed
il debito, nè tra gli umani delirj mancò quello
che pose queste due COlle alla pari tra 101'0 (I).
Si può dissertare su tutlo: si può chiamare a
eoutribuzione la stoj-ia : si può ostentar lusso di
erudisione ; ma, esclusa la confisca, di cui non si
potrebbe oggi decentemente neppul' ricordare il
nome, l'agionar delle pene pecuniarie come san-
zione della legge di sicurezza tra gli uomini sa-
rebbe accingersi o. a dar corpo alle ombre, o a
seri vere er-ror-i (!2).
Infatti la sanzione pecuniaria non può esser
sanzione perchè ammettendola si risolverebbe
sempre o in una scommessa, o nell' alternativa
in cui già pose la legge delle dodici tavole o di
non insultare, o di pagare una somma per far-
lo (3) •
(l) Barbeirac al PuJfendorfle droit de la nato el de, Gen. liv: 8.
chap.3.j.4.not. 8.
(:I) Il Cavalier Filangieri Scienza della lesi,lGzione lilJ. 2. pal't. 3.
OGp. 3:1. lilla il canone « Le pene pecuniarie nOD debbono adoprarsi,
cbe po' soli delilli, che dipendono dall' nidità del denaro". Seco ndo
questo canone converrebbe punire con pena pecuniaria il (urlo, il IlO-
culato,la grallazione, illalrocinio.
(3) Pulfendorf Dejur. nat. el 6elll. lilJ. 8. e..,. 3. j. 4. rwm. 4. citala
qui IOpraa paGo 82. noto l.
2t~
L' uomo si espone a perdere tutto il suo pa-
trimonio giocando. Come si potrebbe erigere in
pena la perdita del denaro quando la làgge colla
interdizione del prodigò è costretta a (lolTe un
limite alle dilapidazioni che se ne fanno?
Le pene pecuniarie non possono formare se-
rie colle pene enumerate fin qoìperchè non vi.
è aoalog\a e però no~ graduazione tra loro'.
Queste pene possono appena ammettersi ne' più
leggieri delitti privati perchè , se è lecito all' of-
feso di ridurre o il suo onore o il suo dolore a
contanti, da lui dee dipender la scelta, nè al-
l'offensore può darla la legge.
Fu invero un'epoca, nella quale tutti i delitti
furon cidott i a contanti in gnisachè la cassa de-
stinata a riceverli con titolo di pena dette il
nome alla forza tutelare della pubblica ~icUrez­
za (I) : ma i secoli d' ignoranza e barbarie non
san gli archivj dell'umano sapere.
Nelle cose spettanti alla pubblica prosperità
le pene pecunia~ie hanno la sede che gillsta~
mente e politicamente 101' si conviene. Se la si.
curezza non può ridursi a prezzo èsusceLtihile
d'esservi ridotta la prosperità,

(\) Ile·Simoni Del furto, e ,ua pena S. 36. ,i fa a torto confutatore


del Beecaria quanto all'origine del IilCoDel medio evo. Egli era ilvin-
.dice ed esallore del Fedum voce significaliva di pace. e di multa. con-
forme eruditamente ,piega il .igaor Meyer E'prit, orisine de. in,tit.
judiciwu eto. lw. \. cMp. 3. iII prino.
C A P I T O L O, X.

Della proporzione delle pene ai delitti.

Non vi ha parte nella scienza delle leggi della


sicurezza sociale, in cui la fant'asìa degli scrittori
siasi tanto esaltata quanto in quella, che si pl'O-
pOlle di stabilire come si possano proporzionare
ai delitti le pene. Non che la morale, i calcoli
mattematici, e le chimiche affinità hanno avuta
la pretensione d' intrudersi nella soluzione di
questo problema •
Gli antichi non disputarono senza ragione:
peroccaè ciò che dissero della proporzione geo-
metrica , e dell' aritmetica tendeva a fissare se
Del punire si dovesse avere unicamente in con-
siderazioue il delitto, ossivvero anco la condi.
zione del delinquente, o la ragione semplice, o
la ragione composta come altr-i meglio si espres·
se(I): Ma questa disputa già decisa per la l'agio-
De semplice dal Beccaria (2), non potrebbe oc-
cupal'e uno scrittore toscano sotto una legge che
si dichiara nel punire eguale per tutti (3).
Fu già dimostrato l' errore di chi pensò rar-

(l) Ariatolil. Etlaio. us. 5. Dap. 6., ADL Math• ..là lilJ. 4& diB' tit.
IS. cap. 4. mura. ,. .,
(~) Delitti e pene §. 21.
(3) Cod. Leopold.411. 55. 5,.
!lI!)
visare un' analogìa tra il delitto e la pena (I).
Essendo la proporzione il l'esultato del paragone
di due quantitàomogenee, è inutile parlare di
proporzione tra le pene e i delitti, che non son
quanti tà, nè se lo fossero sarebbero omogenee
trà loro.
Punire uno schiaffo colla galera: punire il la-
trocinio con pena pecuniaria sarebbe eccesso nel
pri mo caso, e follia nel secondo; e se gli ecces-
si e le follìe entrano nelle regole delle propor-
zioni la disputa è di parole (!l).
Se si considera la legge da farsi, il suo pen-
siero è quello di' ponderare qual sia fra tutti gli
immaginabili il delitto più fatale alla sicurezza
della città, e ponderare qual sia h-a le pene, che
l' intimosentimento giudica la più severa, la più
mite che abbia sufficienza a reprimerln . Questo
calcolo non è proporzione, ma è piuttosto scelta
dell' arme la più opportuna e la men micidiale
in un' tempo onde farla balenar sugli occhi al
nemico.
Stabilito il più alto grado di severità nella
scala penale, vengono a collocarsi in luogo in-

(I) Vedasi qui addietro a paB' 89' .


(~) SODO notabili due cose in un luogo d'Ornio. La prima
o: ••••••••••••••• CUI' nOli

« Ponderibus librara suis ratio utitur, et re«


u Ut quaeque e't ita suppliaiù dellcta eoercet l
e l'altrll
« Nec ,cutica dignum horribiii sactere jlagl'llo,' .'
Il voto della prima non può sodisfàrsi: là gius.izia d~lIa seconda è teD'
tila da lu Ili.
,-.6
feriol'eie specie meno severe, non scelte come
scegliere non si possono dalla indole de' delitti
quasi espedienti omiopatici , ma tali quali la na-
tura de' sentimenti dell' uomo, e la indole dei
vantaggi sociali le somministra. Stabilita la scala
penale per quanto è possibile la più graduahile
e stabilita la retta e metodica classaaione de'de-
litti, il di meno e il di più della pena, e il di
meno e il di più del delitto scorgonsi facilmente
senza bisogno della scienza delle proporzioni .Lo
che dimostra che la proporsione come ardua im-
presa si presenta a chi pretende di abbracciare
di prima volta, e connn' occhiata il vasto, ma-
teriale de' del i ui e delle pene, mentre, fissato il
maximum , nel che unicamente consiste la diffi-
coltà, il temperamento del meno percepibile per
se stesso senza la scienza delle proporzioni è suf-
ficiente in quel vasto ammasso di cose a collo-
care tutte le parti che lo compongono nel po-
sto, e nell' ordine che loro conviene ,
Escluse le pene pecuniarie: dovendosi della
infamia, e della morte civile far uso come di
pene ad altre accessorie, riserhata la morte na-
turale al delitto politico ~ restano le sole pene
privative di libertà repartibili in quallro sole
classi; sebbene stendendo l'effetto di queste pene
sul tempo se ne possano ottenere fraaioni nume-
rosissime. La classazione de'delitti presenta una
molto maggio,:, variet,à. La classe degl' indiretta-
mente politici ne contiene tre di diversa natura e
di scopo diverso tra loro. Le offese contro la reli-
"11
gione dello stato, contro al giusdeIle genti, contro
la pubblica tranquillità, e contro la giu~tizia pub-
blica non hanno quanto alle due prime classi o pa-
ragonate tra loro, o confrontate colle altre somi-
glianza di sorta alcuna: qualche debole analosìa
può l'avvisarsi tra le offese contro la pubblica
tranquillità ed alcune specie di quelle contro la
giustizia pubblica. Gl' indicati titoli di offesa of-
frono i materiali per sei distinte classi, alle quali
aggiunte le selle classi nelle quali si di vidono
le offese-con base di danno privato ma politi-
camente apprezzabile per la sua influenza sulla
opinione, si ha non meno di tredici classi di of~
fese di carattere diverso tra loro o si considerino
pel' la 101' forza morale, o si considerino per la
IDI' fisica forza.
Prestando orecchio alla proporzione, manche-
l'ebbe 1'0 nell' esposto stato di cose i mezzi per
farla: perciocchè con sole quaHro qualità di pe-
ne converrebbe fare il ragguaglio a tredici di-
verse qualità di delitti: conciossiachè se si con-
cepisce che le pene si possano colla loro mag-
giore o minore durata mettere in proporzione
co' diversi gradi della forza morale e della forza
fisica dell' offesa, non è .dato comprendere come'
con sole quaLtro specie di mali che ad una in
realtà si riducono si possa trovai' l' anridoto
omiopatico o antipatico per tredici diverse spe-
cie di beni il desiderio de' quali produce la of-
fesa.
I deÌitti e i~ pene hanno bensì egualmente una
SIS
qualità intrinseca, ed una estrinseca, l'una rap-
presentativa del male nel quale consistono: l'al-
tl'lI rappresentativa della influenza, che eserci-

tano sulla opinione. Che analogìa non esista tra


il delitto e la pena considerando l'uno e l'altra
pel suo intrinseco fu già dimostrato altra volta:
lo che essendo niun vorrà credere che l'analo-
gIa possa sussistere considerando il delitto e la
pena pel loro estrinseco. Infatti non solo varia-
no le classi delittuose tra loro ma l' istesso de-
Iiuo diviene secondo le circostanze vario per sè
medesirno . L'incendio consideralo pel suo in-
trinseco è sempre lo stesso, considerato per la
causa di fare varia notabilmente: altro essendo
se ha la causa del livore, della vendetta e del-
l'odio: altro se ha la causa o di cuoprire o di
meglio commettere un diverso delitto: altro se
ha la causa di eccitar sedizioni e tumulti.
Una gran mente quasi per la prima volta af-
facciandosi alla cloaca nella quale a' suoi tempi
erano come tra le immondezze sommerse le leg-
gi della sicurezza sociale potè credere che la pe-
na si dee prendere dalla natura medesima del
delitto (I), ma questo brillante epifonema ab-
baglia con falsa luce, e praticamente adottando-
lo anzichè seguire le proporzioni si sconvolge-
rebbero tutte (~) •

(I) Mootesquieu E"'l'it de.loi% li". 13. c1&ap 4. ,


(~) Benlbam Traité, de legisl, ci". et peno vol. ~. pago 405. M.
quanlo è facile all'uomo l'errare! Proeatc al Monlesquieu, cbe il trarre
la pena dalla indole dei deliBo _ebbe Jecondarlo pill che punirlo,
!U9
L'adattare ai deli~ti le pene, lo che non è
proporzione, è l'effetto o di necessità, o di pru-
denza, o di un' arbitrjo, che la indifferenza della
materia concede.
È necessità opporre la pena di morte al de-
litto politico come difesa da un' offesa presente,
È necessità)' oppolTe il massimo della pena o
l'ultimo supplizio che si fissasse ne' pubblici la-
vori in perpetuo ai delitti, i quali p,'esenlanocome
mezzo o cornefine la meditata strage dell'uomo.
È prudenza in questi 'delitti non distinguere
in quanto alla pena il mezzo dal fine ma consi-
derare il delitto nel danno più grave o sia mezzo
o sia fine a]J'oggetto di non dare al facinoroso
un' interesse di produrre il danno più gl'ave an-
zicbè il meno grave (I).
Dovendo uecessariarnente stabilire un sistema
di pene è prudenza di adattarle ai delitti valu-
tando certi estvinseci , i quali non sono per ve-
run modo quelli, che esser possono proprj delle
une e degli alu-i , Ai delitti prodotti dall' avidità
del denaro come tutti i furti, e tutti i falsi pro-
p,'j o improprj, nominati o innominnti, tali o per
similitudiue (a) dovrebbe essere esclusivamente

Benlbam cade nel medesimo lSIurdo luggerendo di punire colla perdita


del denaro i delitti di cupidigia, e ripelendo l'errore confutalo qui
IOpra a pag. 212. Il, 2.
(I) Vedasi quanlo lu dello IUII' attentato nellalrocinio ool, 2. cap. 14.
pas. 30'. Benlbam Traic~ de leSi.,. ciI'. et erim, fIOl. 2 1"'6.38,. trat.
lando questo .tesso BOggetto trova qui due delitti in concorrenza. I dc-
litti ~oncorreQti 1000 altra cosa.
(2) Similitudinarj al fal,o ionominato, O Ilell~ 1000 la f..IM
UO
assegnata la casa di fOl'ZII. Urterebbe tutti I prin-
cipj il mescolare co' vili autori di questi delitti
i delinquenti ,i quali comunque nemici dell'or-
dine non hanno la viltà e la stomaehevole bas-
sezza del ladro • Nè nell' adattare questa pena a
questi delitti è da considerare i! danno o mag'
giore o minore che essi arrecarono _ La ragione
del maggiOl'e O minor danno può influire sulla
sola durata,
È arbitrio ammesso dalla indifferenza della
materia l'adottare la carcere, la relegazione e
l'esilio per tutti gli altri delitti osservando la 101'
gravità relativa nella c1assazione che ne dovrebbe
esihi l'e i respetti vi ti toli ,
La proporzione tra il più ed il meno è tutta
nell' ufficio della giurisprudenza alla quale nel
suo costituirsi dee lasciar campo la legge: per-
ciocchè la proporzione almeno per analogì.a è
propria della sola giustizia la quale può stabdirne
i gl'adi a rigore colla bilancia, che a lei posero.
in mano i poeti e i pittori. La legge ha già l'i.
dotto a quantità la pena e il delitto sicchè ogni
decremento della quantità di questo dee essere
vllTutato onde vi corr-isponda un decremento cor-
rispondente della quantità di quella ~ quindi con-
viene che nella pena il-legislatore oltre alla specie
stabilisca aneo il grado come nel delitto oltre
al titolo stabilì pure il grado o relativamente alla

.'
meadicità, le male arli nel giuoco ee, N. Ceci la eoumerasioae E~.
us.
'(fUI, orina. 3. SS, 1066-1068.
~~I

sua forza morale, o rèlativamentealla auafisica


Cona (I).
La ristrettezza delle specie penali al confronto
del vasto numero de' titoli di delitto, e del non
minor numero de' gradi, de' quali i più gravi
delitti son suscettibili, obbliga la legge ad adot-
tare non. un grado ma una specie di pena a un
grado delittuoso. Se l'omicidio premeditato è
punito co'pubblici lavori a vita l'omicidio com-
messo o con giusto dolore, o con eccesso di di-
fesa, o dopo veemente provocazione non può
esser punito con un grado di quella pena, e con-
vien ricorrere a specie di verse , Qu i la prudenza
torna di nuovo a fornire i proprj consigli alla
legge. Se i larori pubblici pel' la influenza che
ha questa pena sulla opinione dovessero saggia-
cere alla regola della perpetuità, converrebbe
ricorrere per punire il non premeditato omici-
dio alla.casa di forza, ma se non s'incontrasse
in questa pena la infamia di dritto vi s'incontre-
rebbe quella di fatto. la quale non cade certo ,
nè la legge potrà mai far cadere sul capo di chi
con perturbazione d'animo uccise. Converrebbe
allora ricorrere alla carcere, ed a'suoi varj gl'adi
per la durata, non curato il pregiudizio giuridico
di spuria , o incerta origine sopra una non lunga
durata di questa pena (s),
(t) Aristotile credè la proporzio~e aritmetica adattabile a mi.urare
l'ingiustizia de' contraili. È curioso , che anco in queslo la proporzione
non conservò la propria infallibil., prerogativa: fu aritmetica pel ven-
ditore, e geometrica pcl compratore. Avefaoi I"terprel. jur. li/). 3.
~.p, ,.11. 14. "~o
(2) ,Veda.i qlli ao1l1'l a Pill' IS&,
~!J~

La idea o il pregiudizio piuttosto che ha gui.


dato alcuno a cercare la proporzione delle pentt
o nelle occupazioni d'un popolo (I) ~ o nel sup-
posto carattere o nel supposto grado di sensibi-
lità in certe classi del popolo (2) è contrario alla
giustizia, alla politica, alla umana sociabilità ,
alla morale, ed alla religione. Sebbene questo
pre.giudizio sia stato nel piano di questo libro
combattuto più volte, è di necessità di cacciarlo
R guisa di peste tanto più micidiale quanto più
filosofica da ogni angolo in cui si potesse na-
scondere.
L'esempio de'Romani ha contro di sè il voto
degli scrittori i più sensati e più culti (3) e quello
oltremodo preponderante del Toscano legislato-
re ~ Il pregiudizio posa su false basi perchè am-
mette nell' effetto della penn il criterio del dolor
fisico e mira a spngliarla d'ogni suo morale ca-
rattere : tende a violar la giustizia, la quale come
eminentemente razionale non tiene conto come
non lo tiene il dritto della ragione delle cose che
appartengono a11.1 natura sensitiva dell' uomo: è
contrario alla politica perché seguendone i sug-
gerimenti converrebbe avere il calibro d'ogni
individuale sensibilità, e costituir tante pene di-

(I) Filangieri Scienza della le8i.lazione lilJ. 2. parto 3. Clip. 36. 098
distingue il popolo laborioso, e il dedito all' ozio, suggerendo pel primo
pene dolci, e pene severe per il aecondo. Va popolo d'ozi06i è UD·
utopia di nuovo senere.
(2) Veclasi qui addielro pago 125. e paGo 127.
(3) Grotius De jur. beli. et pIIc.lu". 2. cap. 20. S. 33., PufI'endorf D.
jur. ntU, et llent.li6. 8. cap. 3. l 25.• Risi .Jillimadl'el's, ad c"lm.j..-
ruprwl. pert: ptIB. 65., ReIIU&Ì EUna, jur.crim.li6. 2. CI, 4. §. 15
1&2S
yerse quante sono le maniere di sentire degli in-
dividili (I): è contraria alla umana sociabilità
perchè mostra verso le classi più umili, le quali
sudano e s' industriano per le più elevate un di-
sprezzo, una diffidenza, una opinione di schia-
vitù sempre funesta ov' è mestiere di dar corag-
gio, ed incitamento aIla umana perfettibilità , i
cui germi sono in chi dee pervenire non in chi
è gia pervenuto alle sommità sociali: urta la
morale perchè presuppone durezza ove altro non
è se .non povertà, e guida a far preferire la sferza
ai soccorsi caritatevoli: è in opposizione alla re-
ligione in faccia alla quale è creatura di Dio tanto
l'umile ed il plebeo, quanto l'elev'ato ed il no-
bile.

c.) Per evitare questo non inconveniente ma auurdo accennalo anco


dal Beccaria, e per .odi.fare in qualche modo al pregiudizio sarebbe
adottabile la proporzione armonica proposla da Badino citato da Ani.
Malb. loe, cit, 11. ,. la quale consisle nel poter punirea proprio ta-
lento. Quande la proporzione è stata spinta lant' oltre convien confes-
..re I che gli scrilli in questa maleria polSOno averla confusa ma non
esaurita come sembrò credere Senrioo De Pansey De l' aulorit,; judi-
eiair« etc. Pari• •8.8. p. 26g. A meglio persoadenene basta leggere
Vigilii Rarbacovii De mensura poen• • ille de poen. erim, edaeq, rat;
Tridenti .8.0. Lelievre De poenQJ'. delict. adaequand. ,·azione, L/W4-
llii .826.
C A P I T O L O XI.

Cause eventuali alterative della proporzione


tra i delitti e le pene.

Finchè la pena venga considerata nelle sue


relazioni col delitto dalla legge ben definito nel
suo titolo, e nel suo grado le proporzioni. tra
l'una e l'altro sono invariabili , Il migliore e
più esatto sistema onde tener ferma la propor-
zione ne] passaggio, che la legge fa dal suo stato
di regola generale a quello di regola particolare
di tale o tal' altro pratico caso per le intellettuali
forze del suo applicatore, dipende dalla bontà
maggiore o minore del metodo giudiciario.
Ma gli agenti morali non hanno ne' 101' moti,
e nelle 101' fasi la uniformità costante de' fisici.
La pena come forza morale destinata a proteg-
gere la sicurezza incontra spesso 1.0 o nel delin-
quente su cui deve cadere, II.0 o nel delitto che
dee esser titolo della sua irrogazione, 111.0 o nei
bisogni del metodo giudiciario senza del quale
ella sarebbe una frase della legge scritta non una
forza, IV.o o nella distanza di tempo tra quello
e questa, V.o o in un bisogno della pubblica pro-
sperità, altrettante circostanze alle quali dee ce-
dere o rinunziando quasi a sè stessa, o variando
le sue proporeioui,
,
S, I.

Circostanz.e del delinquente.

La pena può nell'individuo a cui debba essere


ilTògata incontrare Q la malattia, o il furore, o
la morte.
Se la ragione del pubblico esempio dovesse
essere la giusta misura del rigor della pena le tre
indicate circostanze non dovrebbero formare
ostacolo alla sua irrogazione: che anzi 11 puni-
tore dovrebbe allegrarsi del loro incontro come
favorevole a una più grande e più forte commo-
zione degli, animi ,
La rigorosa giustizia non avrebbe mezzo per
certo di far sospendere in que' tre casi il rigor
della pena: imperocchè nelle materie del dritto
pnivato , nelle quali ella domina, niuno di quei
tre casi ha potere di sospendere l'esercil,io del
dritto in chi può reclamarlo • Motivi di umanità
non potrebbero neppure far nlere il 101' voto,
mentre se lapena dovesse cedere a tali motivi
non sarebbe altrimenti una forià. I soli calcoli
d'una ragionata politica hanno potuto sospen·
dere io qne' tre casi il rigor della pena.
Nel caso di malattia l'apparato penale do-
nebbe andar compagno col medico, e questi
renderebbe ridicolo quello, essendo certo, che
tu le prevenzioni umane la pena ha le più sfa-
vorevoli contro di se, e nel caso di furore que-
&te condizioni crescerebher di forza ..
TolHò 111.
226
Allorchè il pubblico esempio, il quale fa sì
bene causa comune colla vendetta (I), era in emi-
nente grado il criterio della sanzione della leg-
ge, la giusli:lia non dubitò di prostituire la sua
santa e nobile prerogativa citando i cadaveri, e
convertendo in cemeterj j suoi tempj (2.) all'og- -
getto di dare una maggiore solennità alle diabo-
liche formule ,colle quali O le ceneri del delin-
quenLe si spargevanoal vento (3) ,o era condan-
nata a odio eterno la sua memoria (4).
I limiti intrnsgressibili che la natura ha posti
trilla vita, e la morte, e la religione tra il tem..
po, e la eternità non sgomenlarono l'infelice
p,'egiudizio sulla efficacia poliLica delle dramma-
tiche rappresentazioni della giustizia penale, 6
le stesse opinioni le più eque; e più giuste men-
tre appI'ova,'ono che s'implorasse ai trapassati
riposo anzichè turbar le 101' ceneri, non abban-
donarono- mai la idea del poter della pena osser-
vando non esser possibile cOITeggere i mort i (5).

-<.) Il talione fu da alcuni ecnelderato come limite della vendelta


fra i popoli primitivi. L'esempio pubblico tende a disprezzar queste
limite. Vedasì qui addietro pat;: 14. '9'
(:1) Antl\Ialh. Ad li6. 48. dit;o tit, 19. cap. 3. num. I. ammette i
congiunti a difendere il defonto, e dice doversi trascinar con uncino
il cadavere al patibolo, Per essere esemplari non si dubitò d'esser ri-
dicoli, e fu praticato di lagliar la testa all' uomo morto impiccato.
Treiber De.poeua sladii pore suspendius«.
(3) 011 re a questa il'religio.i1à usava la demolizione della casa, e il
semnarvi del sale simbolo della sterilità. Gratian. Dise.for, '79' S· '7.
(4) Vwasi la esecranda fprmula contro al contumace riferita ed
esecrala dal Boehmer. Elem.juri.pr. crim, sect: I. cap. Ig. S. 330.
(5) Emenda"; que"~ mos« lu6duxil uequit . l\lalb. Ad llb, 48. dig...
.it. I!) cap. 3. Rum. I. .
· §. II.

Circostanze del delitto.

Incontra la pena talvolta non uno, ma più de-


litti nel delinquente medesimo. Questi delitti
(tant~ e sì varie sono le fasi della umana per-
versità! ) esser possono o ripetuti se siano della
specie medesima, i quali distinguonsi in reitera-
ti , e continuati se si tratti di alcune specie de-
Iiuuose, le quali ammettono simile distinzione,
.0 concorrenti se si tratti di delitti di titolo tra

loro diverso (I). Esc1ùsi i continuati, e i reite-


rati de' quali occorrerà discorrere in materia di
~ pres~rizione, sarebbe difficile decidere o col
criterio del principio morale, o con quello del
giusto assoluto, e colla teoria del tal ione il dritto
de' delitti ripetuti, o de' concorrenti. È anzi os-
servabile l'apparente contradizione , colla quale
il principio politico gli decide usando un rigore
maggiore nel primo caso, ed un minor nel se-
condo col valutare le ragioni della recidiva in al-
cuni delitti, e non valutandole in tutti. la qual
cosa sembra non poter sodisfare nè lo spiritua-
lista, nè il materialista, e molto meno il senso
comune (2).

(l) Decian. Traet. erimin, li&. 8. Qa". 4. Non è .ufficienlemente


eulla la nomenelatura adoltala da GugL Nypel. Dilledfltio de delie';..
recidi"i•• Lovanii 18:18.p. re,
l3) Vedasi illi6. I. ca,. 8. PtlB. 1220
~2.8
I due casi differiscono tra Iore se si consideri
il delitto per la sua foraarnorale anzichè per il
prodotto della sua forza fisica, e Ja forza morale
è quella, su cui come farla repressiva dee agire
la pena, Qui è dove apparisce evidente la diffe-
renza tra la forza morale. e la moralità del de-
litto: perocchè esaminandolo per la sua moralità
quante dosi di danno vi fossero, altreuante dosi
di morale rimprovero vi sarebbero, l'una ser-
nndo di titolo R un grado di esasperazione del-
l' altra (I).
Ma all'oggetto che il dritto de'delitti ripetuti
differisse da quello de' delitti concorrenti sareb-
be necessario che i primi fossero stati l'uno se·
paratamente dall' altro puniti: percioccbè in que-
sto caso avendo l'offensore sperimentato non tane
to il timore della minaccia quanto il male attuale
della sua esecuzione sopra di lui, e ciò non per-
tanto offendendo nuovamente la legge, mostra
con questo contegno suo essere il suo animo in-
sensibile al poter della pena-: agire io lui la ten-
tazione ad offendere in un modo che niun mo-
rale ostacolo può frenarla, ed esser quindi contre
di lui armata la legge d'insufficiente rigore (2).
l forensi banno disputato per lungo tempo ( e

(I) Con questa proponlione procede il Lnitico e.p. 26. v. 18. D.


Paul. Ad Corint/'_ cap_ I I. S. 24. Il Zedd·Ave.ta decreta cioque colpi
per chi balle altri la prima volla, dieci per la seconda , quindici per I~
terza eco La proporsicne arriva lino a dugento ,
(2), Torna qui in campo di DUOYO il coactu. pq-colofliclu del .iCOOl'
Feuerb.ch rammentate da r/ypela Laud. di,... p. a8. )
~~9
la questiouese tu dalla pratica, o dalla legge in
vario senso decisa è al tribunale della politica
pendente tuttora) se per stabilire la recidiva
siano da contarsi i delitti semplicemente com-
messi, ossivvero i delitti commessi, e pllnìLi(I).
Ma le ragioni per recedere (falla ortlinaria pro-
porzione della pena disprezeate nel caso di de-
litti concorrenti non 'sembrano avei' quel grado
di forza che loro si suppone neIeaso di delitti
ripetuti. Alcuni valutano in questi delitti il mag-'"
giol'danno sociale, e la necessità d'un più forte
morale ostacolo alla tenraeione in uri' aumento
di pena (s). Queste ragioni sono addotte da chi
esige per condizione di maggi.or pena al delitto
recidivo la punizione del precedente delitto,
onde non giovano a coloro i quali insiseono sulla
!sasperazione della pena in ragione della ripeti-
zione semplice de'delitti. I fautori di questa se-
conda opinione non hanno altro appoggio se non
la considerazione della incorrigibilità del delin-

(I) Acceooa la coolroverlÌa e la discorde pratica de' tribuoali Boe-


bmer .Ad Carpso«, praet, rer, erim, 8=. qua.~I. 78.06,. 9. Noli Ile ta
parola NypelsLlIUd. di... flOp. I.
(:I) Oersted S"lle ,.eBo~J'en4amentali della lesi,la•• erim. §.53.
G. Hobbach Sulla recidiva ilei -"0110 arc1tilliò del dritto criminale di
Kleinschrod vol. g. pago 104. 105. ShelbaSl Della ripetizione de' delit:
. ti e delle perle da applica,"io .Arclil'. vol. :I. pal{o 5,8. Chr. Henr, De
Weodl Di". de deliatis recidi"i, Erlans.182~. S. 16. M. P. J. Scbuyll
Vaoderdoet Di". de plui6u, af,.eod. flomm. erim, i~primb vero de
crim. "uod repet; dlcitur Traject, ad Bhen, 18:16. pag-. 114. el seqq. P.
Gilkinel De recidilla, Leodii 18:15.Bauer Oller..a70ioni IOpra UII SaBBio
di cod.crim.per il reS'tO di Hannorer . Gott . .18:16. Goeoner Alcuni
".o';IIi per UII sa(;gio di cod. erim. Munch. 18:15.pag. ::103. :119' Destri-
veaus Elloy ,ur· le coii. peno chap. I l.• Berria, 5: Prill Cour.. Ile droir
!1~
quente (I), la quale ha due difetti visibili: prl-'
mieramente quello di supporre incoi-rigibile l'uo-
mo, che niuno ha ancora corretto: in secondo
luogo l'altro che se questa considerazione fosse
ammissibile converrebbe incorrere nell' assurda
barbarie de'Romani, i quali non dubitarono anco
per leggieri puerili trascorsi, se ripetuti dopo una
serie di ammonizioni, e di leggieri gàstighi, e
denotanti incorrigibilità, decretare la pena di
morte (s),
Le ragioni àlle quali si appoggiano i fautori
della esasperasione della pena nel caso di delit-
to, che nuovamente commetta chi per altro de-
lìuo fu già punito, O non sono' solide, o sono
indebolite da ragioni contrarie. La ragione del
maggior danno desunta dal prodotto della forza
fisica è per se medesima disprezzabile: percioc-
chè se i due, o i tre delitti dopo che alcuno un
ne commesse fossero stati commessi da aln-i che
da lui il danno sarebbe lo stesso, nè vi sarebbe
titolo per la esasperazione della pena. La ragione
desunta dalla necessità di aumentare con aumento
di pena la forza morale destinata a reprimere la
maggior tentazione al delitto oltre all' essere falsa

erim. pago G•. BaVODll ~IU prelim• .",. le cod. pdn. ella". '9' Rogron
Code penai e:rpliqué paro su motifi etc. ad art. 56.
(1) Ani. Malh. Ad li/J. 4,.
tlis" tit. J. cap. 3. num. 8:. il-quale parla
iò lermini di delillo di furia.
(2) Dig. Li/J. 411.tit. '9, 1.28. §.!l. La legge parla' d'imprudenze di
Biovanaslri i quali, semhra, iurbassero gli spettacoli. La legge prescri-
ve I.- la frusla, 2.- la interdizione degli spettacoli, 3.- l' esilio, 4.- la
Dlorle: DOD ostanleché la legge slessa dichiari trattarsi di teme,.ità.
il5.
In.sè
, stessa dovrebbe cedere ad una . contraria
ragione di gi ustizia. Questa ragione è falsa i n sè
stessa perchè o la pena decretata al delitto.ha la
sufficienza che dee avere onde la Sua minaccia,
data la certezza della sua subizione, sia un poliri-
co ostacolo. alla offesa, o non l' ha: seI' ha con-
viene attribuire il nuovo delitto non a insuffi-
cienza della pena del primo ma a un falso cal-
colo d'impunità di chi si accinse a commetter-
lo, o non l' ha e conviene, aumentar la pena de-
cretata al delitto non esasperarla per il caso della
recidiva. In ultimo questa ragione altro non .è
se non quella gi.à rigettata J1110rchè trattavasi del-
l'attentato(I), o delFerronea massima la quale
iasegna , che crescendo i delitti debbono essere
aumentate le pene (~). Questa r!lgione politica
hacontro di sè. una ragione di giustizia, perchè
ella ternle a spregiare il principio., il quale p re:-
scr-ive, cheespiata la pena non si possa nè diret-
ramente nè indirettamente far caso del delitto
pel quale fu incorsa (3).
Quando una massima è falsa ella fa nascere
inesu-icabili difficoltà nellasua pratica applica-
zione. L'aumento di punizione pel delitto ripe-
tuto pal'te in realtà dalla idea, che la pena abbia
lo scopo di correggere chi offende la legge, la

(I) Vedasi il;W.. 2.1:• • 15. pago 360.


(2) Vedasi qui addietro pago n5•
. (a) ~tt<rdin6Nuo...o a,.ohi...io del criminale diritto vol. 5. paGo 481.
in Gllrm3Dia, e CarnaI COlllllltairl sur II .odl pénal art; 5(i. nuna.:a.
in 1l:rllnci. ripU"'''DO per q"etla r..iQJIe la pena dell. recidiVI •
~3s
quale idea prt)gredendo, e giungendo al suppo-
sto della incorrigibilità doveva necessariamente
condurre alla pena di morte (I). O si consideri
il dato da cui questa massima si diparte, o si
consideri l'eccesso al quale conduce , si vedrà
che ella presenta la prova, che ciò,' che è falso
dee, ancorcbè sia animato da lodevole zelo, sem-
pre produrre la ingiustizia. L'esempio de' Ro-
mani dimostra ,che colla idea della pretesa in-
corrigibiIità si possono punire col grado mede-
simo di rigore un delitto de'più funesti all'ordine
della città, e un leggiero trascorso se venga ad
essere ripetuto mentre una lunga ripetizione di
t~ascorsi men gravi non può paragonarsi ad un
grande ed enorme delitto sebbene una sola volta
commesso (s},
Il principio che vuol più severamente punito
il delitto del recidivo fu ignoto ai Romani finchè
prevalse il sistema delle pene legittime, e inco-
minciò a introdursi quando le pene divennero
tutte arbitr~rie (3). Infatti i Romani giurecon-
Bulli allorchè parlarono del maggior grado di
pena da applicarsi a chi 'più spesso avea infranta
la legge non ne parlarono come d'una regola
di dtitto ma ne ragionarono come d'un fatto, e

(I) Ant. Math.lot:. opr. cit. il la leBse citata nella rIOt. s. ti TH'B' do.
(2) Sente tulte !Iueate difficoltà, e -Ieala abroslial'Hae Nypela Ltmll.
du,.pU/f.21.
(3) L'amminÌllruione dell' Impentor Claudio IOmminÌltra le trac-
cie di quesla nuova giuri.prudenza, narrando di lui Sveton. 111 Clautl.
CQP' 14. a L.GI'l'IIl.AlIl'oeTlam ,upersru,ru .116qli., 44unlUWit Il.
\ ~3
di ciò che era solito farsi (I). I pratici, confon-
dendo la pena arbitraria per titolo di prova col-
)' arbitraria per titolo d'imputazione adottaron
la usanza, e ne foi-marono una' regola costante
nel giudicare (~): ma è incerto se questa massima
almeno in Italia siasi estesa indistintamente a qua-
lunque delitto, o siasi se noh col più sano al-
meno col più discreto criterio ristretta al delitto
di furto (3).
Se si tratta di delitti di genere diverso com-
messi dalla persona medesima sebben cambiuoi .
nomi le cose non cambiano, nel sistema di chi
valuta la reiteratainfrazione della legge ancorchè
il delinquente non abbia subìta I~ pena di un
prirno , o d'un secondo delitto prima di com-
mettere o il secondo o il terzo . Sembra che, o

(I) L'aeeuralo Nypels Latul.rÌbi.!""R. aa.


immagina che la regol.
fosse antica fondandosi nel dello di Mo,destino Dig. Li". 9' tit, 18. l. ~8.
j. 16. u Majore, nO,lri in amni supplieio ,weri", sesro« qaam li6e o
ro" FJIJIOsos.quam illtegraefamae'homines punierunt .. , Ma han si
.. ccorge, che i1,GiurecoDsulto cita UD Callo Doa una rellola, né UD raUo
. per !!l5ere antico acquisla l'aUributo di regola di dritto; e che queslo
Callo nasceva dalla cOililul;ione dello .tato rer la quale i clttadini avean
'eggi, e i servi,e l paragonali a'servi erano governati cogli usi , La
esprellienefamosos non significa i già j:ondaDnali per ddillo ingeren,e
infamia Ala gl' infami di Callo paragonali ai .eni.
(2) Carpl;OV. Pra», rer, erim; Sar. prat, I. 'llAtJtlst. 14'. lIU"'. IC. qùlllll-
.t. 32, lJum. l~. parto 2. 'lU4e.t. 153. uum, 61. et se'l'
(3) Per la Inghilterra vedasi Bbckslon~ Comem, on the laws of En-
S'. Lond, 1809' voi. 4. pago 99' nota a[;{;illlltada Cbri.tian. Hume 'Com-
mentaritl,on thelllws of SCotlantI l'especting crimea vol. t.p.g3.per
il Belgio ànlico Damhoudu Prax, rèr. erim. cap. Ilo. n. 28~ 31., ptr
la Germania gli amichi, e più moder~i l:omenlalori ali' fArt•• 61"dell"
C• . Car. fra i ljuali Feuerbach e Hobbach: p!rla Italia Farinace. D.
lIa;cl, et poeti. quru:st. 'J'J. per to4, •.
~34
o
la pretesa inCOl'fìgibiIità sua. la pretesa insuf·
ficienza della pena abbia bisogno ond' essere
valutata, che il -delinquente batta la medesima
linea in una serie di delitti del genere stesso: se
egli ne diverge commettendo delitti d'un altro
genere, sebbene .sia sempre sulla via del delitto,
nè la incorrigibilità, nè la insufficienza della pena
è altrimenti pià valutata.
Ma queste due pregiudicate opinioni non ab-
banrlonano però le loro armi, e tentano di farle
val~re aneo nella materia de' concorrenti delit·
ti. n fatto di più delitti sembra di natura sua
rigettal'e il principio il qual volesse tutti com-
pl'enderli in una pena; e la ragione umana con-
sultando la sua sola prerogativa, che in materia
di numer-ici calcoli può aspirare alla infallihilità ,
dee essere di natura sua renitente ad ammettere
che considerazioni di indole sperimentale possano
distruggere le numeriche proporzioni (I). Que-
sto dissidio tra la ragione, e la esperienza si rese
manifesto tra i Romani giureconsulti, i quali ano
darono in discorde parere (2), e si propagò fino
a noi (3). Ma il dissidio de' giureconsulti Romani
nato nelle materie de' delitti privati, e delle pene
private non ha autorità nè valore nelle materie
(1) Il Dewent ha tentato di'~sprj8lere algebricamente la proporzione
io cui ne' delilli ripeluli devo essere accrelCiuta la pena, concludendo
colla formula A=2X+y. Laz.ul. di••• l'ti!. 4'1· noto 90'
('1) I diuidj Ira U1pianoe Paolo, SODO doll_menle indiCllti e corapo-
.ti dali' insigne noslro A.erani lnterpret.juri.li". 3• • ap. '4-
- (3) Sav~y D. COM""" delU:toramformaU M'" 1800.Wafelael"
De C1oneur.u delic:torum. Loll_ii 18n.
~~5
del dritto pubblico nè vi è traccia di questo dis- .
sidio o in quelle delle questioni perpetue, o in
quelle che cambiato l' ordine de' giudizj passa·
ronoal1acognizione del Prefetto della città (I).
Il dissidio giunge fino al frastuono nella p.'o·
vincia del dritto penale tra gli scrittori che in-
trapresero a fissare il dritto de" ~oncorrenti de-
litti. I più adottando la massima, che la pena
più grave assegnata al più grave delitto doveva
assorbir la men g.'ave furono redarguiti di errore
credendo che ella avesse un' appoggio nel roma-
no diritto (2). Altri si redarguirono vicendevol-'
mente d'imbecillità sulle ragioni di questa sen-
tenza (3). Altri distinsero tra il CaSO di più fatti
separati e distinti costituenti altrettanti titoli di
delitto e il caso d'un solo fatto contenente più
titoli di delitto, ammettendo l'assorbimento delle
pene men gravi in questo, e rigettandolo in quel-
lo (4). Altd distinsero tra le pene compatibili 'e
le incompatibili (5). Altt'i finalmente mostrò re-

(I) Le questioni insorle .ulla rella inlerpelrazione della L. 6. pro tit,


5. ti6. 48: ,liS' delle quali AnI. Math . .Ad IiI>. 47' dit;o tifo 3. c"1Jp. 2.
DURI. 6. spellano al prf'siudizio, che l'azione ciJ'ile può Care all' aceu-
s«, Vedasi il IiI>. I. cap. 14. S. I.pag. ~08.
(2) Ant. Matb. .Ad li". 48. ài(5. 'ut, ·20. ca". 4. IlURi. 9' impugna al
GlossograCo, che la teorica possa avere il suo Condamento nel Cod. La.
9. tit, 2. l:g.
(3) Boehmer. su« [urispr, erimin.l6ct. 2. cap. I. S· 29.
(4) Ant. Matb . .Ad li6. 48. dig.. tit. ao. cap. 4, num. 1 t.
(~) Carpso"Pra:r. erimin, quaut. 132. num. Ig. 6s. FarinaCI!. PrllZ•
.,.im. ';6. I. iu. 3. 'IRaut. :II. Rum. 3ò. Berger. Elem, jur. erimin, p.
66. Ziegl. Thtor. selettt.1ÙIpoen. S, 55. Frolicll aà C. C. C. "a,·t. I.
".6· 28 4.
!l'M
pugnanu ad ammettere l'assorbimento non per
motivi di giustizia però, ma per ragioni onnina-
mente politiche (I).
In tutta questa materia la confusione nasce
in gran parte dalle difficoltà inerenti, e giàac-
cennate nell' attentato: da quelle che pur sono
inerenti all'applicazione della regola, che vuole
in un contesto di azione contraria alla sicurezza
fissato il titolo del delitto in quello costituente
il fine che J' offensore erasi pl'Oposto ottenere, e
valutati come circostanze aggravanti quelli. che
egli possa aver commessi come mezzi per Sitln-
gervi (2): e da qnella già ponderate n'el discu-
tere le opinioni favorevoli 'alla pena del reci-
divo.
La fiducia, che alcuni concedono al ricettario
penale come i cattivi medici la concedono al
ricettario de' fumaci, ha distolti gli animi dal-
l' apprezzare l~ giustizia del pr-incipio dell'assor-
hirnento della pena men grave nella più grave
adottato dai pratici. Il medico sensato vedendo
tra più mali il maggiore pensa a curar questo,
e non quelli, che, egli considera come sintoma-

(a) Il Boehmero , il CavalierCremaoi, e gli aulori de' tra..agli 'pftl


ootlice penale del BeB"o d' Italia da me ciiali e confulali Elem, jur.
CI'imin S, 34 0•
(2) Vedasi i1li6. 2, cap. 6. paGo 144. noto 2 .• e il cap, 14. pas. 308,
Sebbeoe le peoe.pecuniarie DOn vadano IOggeUe alla regola della eon-
auoziooe "uoa nell'altra, pure l'acc.uralo Savelli vuole scrupolosamenle
ClIS8rvala la regola la quale valula il fiM oon i mezzi ayverteodo, che
in caso di delazione di armi oll'anli,e la peoa pocuniaria /issala dalla
legge per la pio odiosa .llurbiice lutle le .Ill'e. Salclli Prp.ct, ulliv.
vero. poenae uum, 19-
~37
tici, nè si confonde nel curare i sintomi: ben
conoscendo, che se così facesse perderebbe l'o-
pera e il tempo. Se la i1-rogazione del male il
cui timore volle la legge incutere colla minaccia
Don ha altro oggetto che quello di assicurare la
forza morale della pena, questo scopo è otte-
nuto colla irrogazione del male più gl'ave Ira
tutti quelli, che il delinquente avrebbe meritati
co'men gravi delitti. La opinione non tien conto
allora della cronol06\a colla quale i delitti sono
stati commessi: tutti si presentano quasi in un
gruppo alla mente, e siccome è nella natura del-
l'animo umano, che UDa idea più forte delle
altre chiami ~utta l'attenzione sopra di sè, non
è difficile comprendere come la, massima del.
l'assorbimento "ha le sue basi, e le proprie ra-
gioni nella natura, dell' animo umano, per l' uf-
ficio del quale soltanto può la pena ottenere il
IUO scopo politieo.

§. nr,

Bisogni del metodo giudiciario.

La volubilità, il cangiante aspetto degli og-


getti morali producon l'effetto di farli spesso
cambiar di sede, o di doverli considerare in pili
sedi d'una trattazione, che si proponga di l'i-
durli a classi, e categorie. Il metodo giudieia-
l'io, destinato a porre in moto la' imputazione,
e la pena, travasi colla pena stessa in relazione
!lSS
t prima di pronunziarla, e ciò avviene se il suo
bisogno abbia voluta la carcerazion.e. dell' accu-
satocome necessaria al suo più l'etto andamen-
to, o se iI bisogno della prova, della quale deb-
b' essere di sua natura famelico, lo consigli a
mercantare col reo comprando da lui la pron,
e dando ad esso per prezzo la impunità.
Ancorchè la carcere non fosse luogo di orrido
aspetto, e da ogni lato .deforme come è dagli
sci-ittori dipinto (r), la perdita della libertà sa-
l'ebbe per sè sola un male, che l'accusato soffri-
rehbe senza. tit.olo di pena. Finchè egli è accu-
sato non è delinquente, e la sola sentenza può
fado tale. Le passioni prendendo manto di aelo
possono facilmente confondere questi due sepa-
rati e distinti stadj del giudizio,. e nel caso di
condanna reputare da chi deve subii-la meritato
.qualunque antecedenterigo.re. Ma la ragione
non permelle, che un rigore serva di mezzo ad
un' altro, e che ogni considerazione del mezzo
resti assorbita In quella del fine. Se la carcera-
zione calma SIi animi, e diviene elemento della

(I) Ani. Math. Ad lil>. 48. Jig tit. '4. eap, ~. nNm., ,. Alcuni la
chiamano ca.ra del diavolo. Savelli Pratica universale S. eareerat] eco
num. 9. Chi credesse che nei gnverni anca i piÌl liberi dell' anlichilà
III carceri non avessero ," orrore nefando, che poi ebbero nel medio.
evo può a proprio disinganno leggere Ales. ab Alell. Dies geniale..
li~. 6. cap. 21. La causa della umanità e della giuslizia non fu conce-
pila dagli antichi, né vi ha nella loro sloria cosa che somigli alle ge-
nerose fatiche dell'Howard, del Ruslon. di Enrico Grey Bennet ee, Ci-
cero De rep, de off. li". 3 cap. 2. osserva " Atheniensi"us crudele "i-
.llm utile" e D~' Orat. li". 3. D. 34. fa lode ai Romani della clemea-
~, IU di che IlIrebbe bilO800 d'un commlario aell breve,
, \ .
, 239
forza morale della pena (l) è gilisto non che
equo, che la carcere sofferta sia al reo-ebbuo-
nata in conto di punizione, onde o ne venga di-
minuita la durata, o ne venga cambiata la spe-
cie di quella che a forma della legge avrebbe
dovuto subire (2). La sola pena perpetua esclude
questa regola di giustizia, di-venendo in questo
caso la carcerazione per sè medesima quanto più
Iunga fu una diminuzione del rigOl'e, che la leg-
ge facea sovrastare sul capo del delinquente (3).
, Ma questo titolo abile ad alterare la propor-
zione tra la pena, e il delitto, nascente dalla
indole del metodo giudieial'io, a tutti i metodi
non si adatta,' e ne esige uno; iI quale, ridu-
cendo tutti gli atomi del delitto, e tutti gli atomi
della prova ad ispesione di dritto, renda la pena
così pieghevole da convertirla ih segnale possi-
bile di tutti quegli atomi, potendo ella in questo
sistema soltanto prestarsi a una specie di baratto
col male dal reo nella carcerazione sofferto (4).

(1) Vedasi qui add'elro a paGo 123.


(:I) Tiraquell. De poen, tempo causo 41. Nel drillo romano " ineorl:'
trano Ire leggi relalive alla carcere nelle sue relazioni colla pena, tal-
volla dagl' inlerpelri confuse tra loro, la L, 25. tit, 19. lib. 48. dig. la
quale parla di carcere avanti la senlenza: la L. 23. tit; 47. lib, g. cod,
la quale parla di carcere dopo la senlenza, e avanti la pena, e la L.
!l4. cod. eod tit. la quale parla della carcere dopo la pena. Golofred.
Coment. ad co~. Theod. lib. g. tit, 40. l. 22.
(3) Farinacc. Cons. 33, num. 32. Giurba Cons. 47' n"m. 36. Conciol,
Perb. CfJrcerat; reso], 3, Rum. 3., i quali paclanedi capitale giudizio.
<41 Fu dello lib. 2. cap. 7, pag. 15t. no'. 2. aver l'insigne Feuerbacb
Della sua gioventù impugnala la leoria della mitigasloee della pena
per opera del giudice. ed aver eRIi perseveralo in quesla sua opinione
Dell'opera .Rwisiom: d,l principj eco del dritto peDale. CoulradiUor.
!J4o
Un metodo giudiciario il quale abbia la presun-
zione di colpire colle sue decisioni' il punto ma-
tematico del vero assoluto esige pene- come il
punto matematico indivisibili , e perciò tali Ila
non prestarsi alla graduabilità somma, che è ne-
cessaria onde in parte si computino colla carce-
re che 001 titolo di custodia le dovette prece-
dere (I).
La giustizia, essendo regola òegli oggelti mo-
rali non degli oggetti delle scienze esatte, ri-
nunzierebbe a se stessa se non si componesse al
bisogno de' primi, o gli considerasse calcolaLili
col rigol' de' secondi. Collocata in guardia della
sicurezza dell' individuo contro tutte le esagera-
sioni possibili del principio politico (2), ella non
sdegna di proteggere la persona, che essa ha più
in odio nel contumace, e consiglia a ', nlutargIi
in conto di pena le angosce deIl' animo, o j pa-
ti menti del corpo, che egli dovette per lungo
tempo soffi-ire tentando sottrarsi al rigor della
legge. Egli così facendo mostrò d'essere agitato
dal flag.ello della coscienza ~ mostrò rispettar la
legge sebbene infranta da lui: calmò con questo
contegno suola commozione degli animi, che il
.
• 1 Feuerbach li fece 1'~lultre Mattermaier in un' open di cu-coslan..
citata da Henr, Besserer. Di.... de mitigatione patina,:. jur. erim, l'O..
mali. ill'er reipubl. tempora, Heidelbel"{;ae I 827.paS' 6.
(I) H metodo Iliudiciario de' Romani pallb dII uu'elt~emo aU'altro;
dal non aver poDa dalla legge preseriua come·.ncnne nelle cause di.
scusse C decise ne' oomi'-.j tributi, c dall' aur pona inllellibilc oello
questioni perfHtue. Benr. Besscrer, CAuti, diucrt. 111'" :l2.~ ~ 'I!ll'
(2) Vcda,i illi6. l. CIII'. 6. PAS' 84..85.
~41
SUO delittoavea suscitata, onde la sorte sua Don
era da confondersi con quella di chi aveapoluto
scampare al braccio della giustizia con l'accor-
tezza con cui avea commesso il delitto (I).
Se la giustizia conteggia ogni atomo del dolore
dell' individuo onde chiedere alla politica una
proporzionale diminuzione di pena eHa Don J

concede la impunità, e il trafficarla è da lei alla


politica interamente lasciato. La scienza della
sicurezza sociale altro non è se Don un calcolo
combinatore de' bisogni della politica con i hi-
sogni della giustizia, ed ove quella intendaas-
sorbir tutto il calcolo la scienza non può altri ..
menti occqparsene • Molte ed ingegnose ragioni
furono immaginate o per ammettere, o per ri-
gettare la impunità (s). La utilità di questo espe-
diente, qualunque ella possa essere, se sembra
favorevole al bisogno del metodo giudiciario,
questo bisogno non esiste se non nella petizione
di princi pio, che informa la tortura: con questa
differenza soltanto che la tortura aspira a con-
vertire in criterio di verità il dolore, e la impu-
nità aspira a ottener lo scopo medesimo col pia-
cere (5): che la prima cerca la confessione, a

(l) Gin.tamente osserva Ant. Malh. Ad li". ~S. dig. tit: 1S. cap. 5.
num. 14. essere erronea la massima di chi crede. che la sola dislanza
del tempe tra la condanna. e il commesso delitto è titolo per mitigare
la pena. 1\ lasso del tempo è sagge Ilo di prescrizione non di mitig.zio~
ne. La pendensa del reato è il vero titolo perchè la peoa nn8a dimi-
nuila •
(~) Becèaria Delitti e pene S. 3,.
(3) Tra le intemperanllOe d'ingegno del Beolham abbellile dallo slile
Tomo III.. 16
~411
la seconda l'accusa, l'una dannosa a chi la emet-
te, l' altra ad un terzo dannosa, e che l'una, e
I'ultra cercando il vero ne' suggerimenti dell'in-
teresse corre il risico di allontanarsene quando
più crede d'esservisi avvicinata.

§o IV.

Distanza di tempo tra il commesso delitto,


e la sua punizione o

Le ragioni, colle quali fu chiusa la precedente


Ispezione , servono a decidere la presente Il tem- o

po tra il commesso delitto, e la sua punizione


non altererebbe la proporzione tra l'uno e l'al-
tro dato se il tempo per la mente umana noli
fosse nelle idee, e nella 101' successione (I) Al- o

lorchè il delinquente cade in tempo prossimo al


commesso delitto in potere della giustizia se altre
. ragioni che quelle di tempo non esistessero per
accelerare la sua punizione esse sarebbero pocò
valutabili: imperocchè il processo, al quale sog-
giace, co'suoi atti solenni, tenendo viva la idea

epigrammatico del Dumont non è la minore quella d'essersi fallo a


scstenere contro al Beccaria la impunità. Théorie del pein. et del re-
campo vol. :II. pas. Ili. Il Dumont cita a sostegno del Bentham il Dl-
derot, che ebbe vaghezza di annotare il libro de' delitti Il dell« pene.
rammaricando che poche fossero le sue note , Meglio era che non ve
De scrivesse pur una. Un uomo, che ha preteso sostenere la pena di
morte col cìtarePautoeità d'un tegola caduto da uo tello sulla testa
'cf uo'uomo, era egli degno di comentare il Beccaria?
(I) I.I rhomasio Di". de praescript; Bigamiae S. 7. mostra di DOD
aver letto Locke asserendo, che il tempo li en. phY'içum.
~45
del delitto, terrebbe pur vivo il termine di re-
lazione di cui la pena ha bisogno'. Ma senza que·
sto ajuto d'idee intermedie atte a servir quasi di
cemento, e di unione tra quella del delitto, te
quella della sua pena se un lungo lasso di tempo
cancella dalla memoria dell' uomo la prima, la
seconda non trova in questa particolar ch'costanza
del caso i terinini della sua pratica applicazione
quali la mente del legislatore gli concepì.
È questo il fondamento razionale della pre-
scrizione nelle materie penali (I), al quale si
aggiungono le giuste riflessioni di avere in un'
accusa sollecita la guarentigia della sua sinceri-
tà: di Don permettere, che per un lungo lasso
di tempo ~i disperdano i mezzi di prova, o della
reità dell' accusato a danno del di lui accusato-
re, o della sua innocenza a suo danno (s).
Questa materia della prescrizione, divenu-
ta anch' essa campo alle dispute, ha provato co-
me i sistemi sulla origi~e, e sul grado della
certezza delle cognizioni umane nel dritto, seh-
ben tra loro contrarj,· hanno prodotte le stesse
pratiche èonclusioni: tanto è vero, che sistemi
simili se posson nuocere non possono recare al-
cun giovamento alle operazioni della giustizi~ (3).
(I) Il Thomasio Di". IX. de prae.cript. Bi~tl11liae j. 3. De delle
Wl' esatta descrizione, e rifer) le leggi, che la considerano or come
acquisto d' UD dritto, o qualità morale attilla. or come liberazione da
un' obbligazione, o qualità morale passiva , nomenclatura la quale III
.i addice alle materie del drillo civile non si addice a quelle del dritto
peaale.
(II) Lauterbach. Di.put. de prllucript. ilrimill.t'. ro.
(3) Veclui illill. I. cap. 8. PG!. 1111.
244
Scrittori spiritualisti perchè aderenti al princi-
pio del gill,sto assoluto' ammessero per il titolo
della utilità pubblica la prescrizione, e scrittori
materialisti aderenti al principio della utilità per
questo titolo la rigettarono (I): altri, i quali non
fecero professione nè di spiritualismo , nè di ma-
terialismo egualmente la rigettarono (2): ed al-
tri, che non ebbero idea nè di quei nomi, nè
delle cose, che essi significano, l' ammessero in
pal'te, ed in parte la l'igetlal'OnO (3)..
La teoria della prescriaione nelle materie pe-
'nali .tra tanti discordi pareri, e post:a da alcuni
erroneamente a confronto colla prescrizione nel-
le materie civili (4), vorrebbe essere forse da capo
~ .fondo ricostruita. Questa teoria spiegherebbe
le ragioni del legislatore Toscano, il quale con
suprema e squisita saviezza collocò la prescri-
(1) Il Thomasio rappresenta la prima opinione Dissert: de prae-
seript, bigam. S. 4', Bentham rappresenta la secondaTI'aitél de lesi-
Ilat.civil. et peno vol. II. pog. 3!Jo. Il De Simoni, sostenendo di giua
naturale la pena, impugna la prescrizione: Del furto elua pena S. 35.
nel che è confutato dal Nani Diatrib, de crimin, lndulgent, et l'l'ne·
script,
(2) Servin De la legislatiollcrimillelle IiI'. 1. c1&ap. 1. al·t. 5. S. 3.~
Brissol De Warville Theorie des loi» crimin. ehap, 2. seet. 2.
(3) Farinacc.'Praz. criml... quaest: i o, 1&Um. 29. Questa falsa teoria
li appnggia a una interpetrasione erronea dell'avverbiofue di cui gli
Imperator! Diocleziano, e Massimiano si valsero Cod. li". 9. tit; 22. l.
J 2. avverbio, che i lat ini usavano spesso per vezzo di frase per pleona-
smo , e anca per modestia del dire. Ma il Farinaccio 110n ebbe in pre-
gio mai d' essere un buon latinlsta ,
(4) Ant. Math. Ad li". 48. dig, tit, 19. cap. 4. num« 1. Le diversità
de' motivi della prescrizione civile, e della penale è discussa dal Ca·
valiere , e giureconsulto Sassone Gio. Ernesto a Globig Censura rei jllo
dicialls Europa praesertim liberae_ etc. Dresenae 18:1:1. part.2. r;flP.
15. SS. I. :1.
. ~45
. tione sulle sue vere basi O rispettoal suo mate-
riale elemento nel lasso del tempo, o rispettoal
$UO elemento giuridico ne' requisiti, e nelle con-

dizioni le quali dalla legge fissate debbono f~r.


nire al lasso del tempo il titolo abile a prescri-
vere.
La maggiore o minor lunghezza dertempo,
come elemento mate~iale dellà prescrizione dee
per così dire 'essere l'esponente della ragione
éomposta della gravità del delitto, e della mag-
giore o minor bontà de' metodi stabiliti dalla
legge onde averne la prova.
Sebbene non siavi delitto il quale possa ap-
parir sÌ grave da non meritare la prescr'izioàe (I),
pure è evidente, che quanto è più grave il de-
litto più forte e più durevole essendone la me-
moria, e con essa la scossa degli a~imi, che su-
scitò, il lasso del tempo necessario a prescriver!o
debbe esser più lungo, e per le contrarie ragioni
più breve ne' mengravi delitti (2.). Quanto più
il danno dal delitto arrecato si avvicina in indole

(1) Il Farinacc. Prax, erlmin, quali", 12. IIU"'; a. con una petizione
di principio. che gli fa poco ooore .\'uole eccellualj i delitti occulti.
nel che è rimproverato , e carrello d.1 Thomasia cito di ... S• •3., e da
AnI. Malh• .Ad li!J. 48. dig: tit; 19. cap. 4, llUm. ult, Quesla medesima
pelizione di principio è riproposta dal Globig Cen., rei juàic. parto 2.
cap 15. S. 3. Non sussiste che il Beccaria abbia volulo non prescrivibili
i delillipa1esemente commessi,' e prescrivibili gli occultamente com-
messi come sembra credere il Cavatier Cremani Loe. "'P". cito §. 6. Il
Beccaria non ammette prescrisione ne' delilli provati di chi prese la
fuCa nle a dire conlempla il caso della condanna conlumaciale. De-
~e~~~ .
(2) !.'('aDi Ol$fIf'II.zioni 1Il Cod. Leopold. tirI, 114.·
~6
all' emendabile dal dritto' civile t tanto più il.
dritto penale perde di competenza a stabilire la
prescrizione lo che rsemhrerebbe a prima vista
una contraiJizione, ma non lo è se si ponga mento
che questo èc bensì destinato a protegger quello
ma non può o cambiarne, o distruggerne la pre-
rogativa (I).
È così veto, essere le ragioni della prescrizione
nelle materie civili affatto diverse da quelle delle
penali materiejche nelle prime il lasso del tempo
tanto è più lungo, e nelle seconde tanto è più
breve quanto più è aumentata tra gli uomini la
ci vilLà (2). Colla perfezione sociale scemano lo
cause-favorevoli alla impunità: si perfezionano i
metodi indagatori del vero, e crescon quindi i
moti vi per far agire la prescrizione in uno spaziò
di tempo più breve (3). Quanto più però il me-

(l) Per questo molivo Corse gl' interpetri del romano dirillo decise-
ro, che ave il tilolo dell' otTesa fosse come la ingiuria , o il dolo pro-
ponibile tanto nel penale quanlo nel civile giudi&io, la prescrizione cii
queslo dovesse regolarfl'la preserisione di quello. Ant. Malh . .Ad li6, 48-
dlg, ti'. 19. cap. 4. Rum. 6. Il Nani non avendo compresa ben la ragione
Don digerisce la conclusione• .Ad AnI. Malb.lOtl. eit. noto 3. È olsenabil.
che dove la pena fu Yendella dell' atTeso non fu ammessa la prcaerido-
Ile. Helneec. Ele",. ju,. serm. vol. :II. pUS' 14., Riccius De pl'autlri-
prione Germi",. veler. et hodierna Franeof. 1788.
(:II) La breve prescrizione, che per il disposlo delle leggi delle xn.
Tavole dava il driuo di proprietà .\ de' mobili, che degl'immobili b.
iJJdollo' l' Bume a credere, che in Italia a quel tempo noa vi fo...
maggior civiltà di quella, che è oggi fra i Tarlari. Es,ays a"ti II'IItI-
ri,es vol. I. pog. 4:113. Lo slesso crecle MiJlar T~ OI'isin of the di.ti,..
-etion» of'rarks ch.:II. secl. J •.
(3) I1legislalore Toscano ridusse alla melà del tempo I. prac:ri$ioll8
lonsf.sima, e la !Jrevi.sima de'Romani nelle ~alerie penali. Cod. Leop.
tlrt. u4. Il Nani nelle sne OIIenalioai a quell' articolo DOD ai CIU1I
, !147
todo giudiciario è indipendente da forme, dalle
leggi prescritte, e più alla bal\a dell' accusatore;
il legislatore per un diverso principio è obbli-
gato ad abbreviare anco oltre i termini della di-
scretezza il tempo ,deMa prescrizione o';de, altro
far non potendo, pone la innocenza al coperto
de' pericoli, de' quali un' ardito ,e prepotente
accusatore può circondarla (I): novella l'ipro-
va, che la scienza. dà migliori garantie di quelle
che può fornirIa coscienza.
L'elemento giuridico della prescrizione con- .
siste tutto' nel non essere stato il lasso del tempo
interrotto da un atto legale, che apparisca in-
comailibile col suo,razionaI fondamento. Questo
carat~re deU' atto capace d'interrompere la pre-
scrizione m~stra la saviezza del Toscano legisla-
tore allorchè lo fissò nella sentenza (a), L'accu-
sa; la postulasione , la carcerazione del reo, come

d'islruire il lellore, che il lempo fissalo dal legislalor TOIC~nD alla


prescrizione derivava dalla opinione, che egli aveva della bontà dei
suei melodi giudiciar] , Per persuadersi, cbe l'esame di quanlo le mo-
derne legislazioni hanno Inventato nelle penali materie condurrebbe
alla confusione delle lingue, basla vedere il ragguaglio che di sei sol-
tanlo nella maleria della prescrizione ne ha dalo Globig Censura rei
judicialis etc. parto ~. eap, 15. SS· 4·9'
(I) Obbedendo a queslu principio il Codice criminale Russo pubbli-
calo nel 18.8. S. 481. non ammelle querela di stupro violento dopo Ire
siorni dal dk dell' avvenuto delilio . Nel drillo romano forma un biz-
zarro conlraslo la lunghezza della prescrizione, e il breve termine che
le leggi assegnano .all' accusalore a dar fine al giudizio. Il Filangieri
Scienza della legislazione li". 3. parto I. cap. 4. censuralo a ragione
dal Nani Osservazioni al Cod. Leop. art. 114. encomia la legge Ingle-
H, e la prescrizione Iriennale a qualunque aelillo.
(~) L. ~~. &tt~nw,." 1562. Cod. Leop. art. 114.
~48
atti , i quali possono cadere tanto sull' innocente
quanto sul delinquente, Don sono abili a inter-
rompet'e la prescrizione. La sola sentenza, come
quella che ha una presunzione di veri là a pro-
prio favore, può produrre questo giuridico ef-
fetta (I); e poichè la sentenza contumaciale è
pure sentenza, e tale è pur la sentenza nulla, la
quale finchè la' nullità non le sia stata contro
affacciala si mantiene in uno stato implicito di
validilà ,non vi è ragione per negare a queste
sentenze la f()l'za d'interrompere la prescrizio-
ne (2).
§. v.
Pubblica prosperità.

Le relazioni della pena esaminate 6n qui come


idonee ad alterare l~ sue proporzioni col delitto

(1) Là postulazione come atto idoneo a interrompere la prescrizione


Il indicata dal giureconsuho Paolo Dig, li!>. 48. IiI. 5. l. IO. La inscri·
sione in crimen , l'annotazione del reo sono alti ammessi come abili a
interrompere da Ant. Math• .Jd li6. 48. di!; tit, 19. cap. 4. num. ult.
Il Cavalier Crernani De jur. crimin li!>. J. parto 3. cap. 4. §. 13. ,adot-
tando il sistema del legislatore Toscano, lascia sotto silenzio le ragio-
Di, che lo giustificano.
(:I) Quallro sono i casi di senlenze, che ponono cadere nel tempo
materialmente ahile a prescrivere. La contumaciale c'le condanna r 111
conlumaciale che auolve, la nulla ossolutorie , e la nulla eoudann...
toria, I ca,i san tutti giurisprudenziali, nè il mio istituto mi permello
di ponderarli , È da vedersi il Cavalier Cremani De jur. enmin. 100•
•upr. cito ore a mio credere giuslamenle redarguisce di errore il Pae-
letti. 11 Sabelli Pratica universale S. malifizj Rum. 14. nega elI'elli
Biuridici lilla nulla senlenza. Il Nani fa deboli osservazioni all' lITe. 40.
del Coll, Leop., e Don meno deboli ali' art. J 14.
1149
si referiseono tutte a quanto è inerente al suo
scopo politico come forza morale diretta a repri-
mere quella della tentazione ad offendere, e al
principio di gi'lstizia, che in circostanze varia-
bili ne dee guidare l'applicazione. Nell' uno, e
nell' altro aspetto la pena fu considerata come
mezzo della sicurezza pubblica da conciliarsi col-
la privata: onde tutte le osservazioni esposte fin
qui non eccedono la competenza della giostizia.
. Ne'più sublimi concetti dell' arte di governar
la città, attribuzione esclusiva del dritto politì-
co, la pena può apparire non come mezzo di si-
curezza ma come mezzo di prosperità in quanto
i mali' che da essa derivano ne risparmiano più
numerosi e più gravi, che infesterebbero l'or-
dine se i delitti non fosser puniti. È quindi facile
ad apprezzar nella pena uno scopo particolare ,
ed uno scopo generale: il primo essendo quello
di reprimere col suo timore tale o tal' altro de.
Iitto : il secondo quello di mantenere nell' aggre-
gazione politica la maggior somma di pubblica
prosperità.
Se le sociali peripezie, e il capriccio degli
avvenimenti umani facessero nascere il caso in
·cui l'appliolt'Lione d'una pena sebbene per sè
stessa giustissima privasse la società d'un grande
vantaggio, è evidente che in questo caso.lo scopo
parti colar della pena troverebbesi in collisione
col generale suo scopo: la sua applicazione in 4

questo. caso bene apprezzata sebben giusta non


apparirebbe politica, e un mezzo inventato per
!a50
mantener la salute ne altererebbe la econo- r

mia (I).
Se questo caso accadesse la sua decisione non
sarebbe di competenza della giurtizia; e l'auto-
rità governativa, la sola in grado di conoscere
e ponderare i bisogni della prosperità dello stato,
potrebbe sola deciderlo.
Da queste implicate considerazioni desume la
sua Ol'igine il gius di far graLia~ sull'ammissione
del qu~le tanto e sì lungamente fu disputato (2).
Tutti i governi posso n trovarsi nel caso di do-
ver decidere se l'oggetto generale della pena
debba prevalere al suo ogKetto particolare. lo
che propriamente significa far grazia della con-

c.) Meglio di Gro&io De jul'. "eU. et pae.lil•• :I. t:ap. :IO. SS. 1\5.:a6.,
il quale dislingue le cause intrin.eehe, e le estrlnseeh« di miligar la
pena, ma non assegna loro un suffidente discemibil carallere, .piega
il principio sebbene non con tuua la esallezza desiderabile Hochstetee
De [ur. poen.•ect: 9. S. 2.
(2) Gli .Ioici lo rigellarolÌO. Buddaeu. Di". juri.prud. hi,tor. 'pe-
cimen. inter ,electa juri, N. et G. S. 66. et ,eq. Cicerone /o amme.se
oraodu per Ligario, e lo rigellò arando contro Verre Or. 7. in r erro
Ani. Malbeo, ed Enrico Cocce]o distinsero i delitti di ragi!,n natura-
le. e i deliui di ragion civil«, ammellendo la grazia in quesli rigellan-
dola in quelli, nel che furono confutati dal Tbomasio, e dal Boehme-
ro , Cremani De jur. erimin, vol. I. pog. 290. Gli eonfuto anca il Nani
nella sua Diatriba de p,'ae,c"ipt. et indulgentia erim. ma Yariò poi pa-
rere nelle .ue Dole ad Ani. Math. Ad li!J. 48. dig. tit. 13. ClIP' 5. noto I.
L'ammes..e il Montesquieu E'prit de. lolx liv, 6. eh. 5. 16. 21. Sembrb
restare iecerte tra l'ammissione e la rejezione il Rousseau Du con.
tr"et ,ocial. li". I. ch. 5. Lo rigellò il Beccaria Delitti e pene S. 46.,
il Bentham Treùé« de legiJ1"t. ci". et peno vol. 2. P"6' 432. Si fece
• miscellione il Cavalier Filangieri Scienl1.a della legislasion« vol. 3.
pag. 470. Più d' ogni altro è al giu. di far grazia conlrario Pasloret De.
~i:z: pllnal parto •• t:hap. 4. e più d'ogni altro favornale BOID8&J1QaÌ
Genclidel dritto pentdelII. edi:r.. vol. 3. pa,. 113•• ,cfl.
~5,
..
danna (I). J...a monarchìa fra. iuui &li ahri, ,onde
conciliar fiducia , ed amore alla forza su 'cui si
appoggia, ha bisogno di far risplenderefra i suoi
dritti quello di opporsi al rigor della legge pe~
nale , Cos\ facendo ella rende più sublime.la pro·
pria prerogativa (~), e se sembra porsi sopr~ alla
legge ella lo fa col titolo fra quanti esser possono
• il più bello, e il 'piu sacro, quello di prot~«ger~
la umanità {3) •
Se è vero che la clemenza diviene inutile ov~
sian miti le pene, e regolare il metodo. per gi,~
dicarne (4), non è men vero, che qualunque. si
voglia 'pena sebben rscderata , sebbeo &iusta-
mente decretata dal giudice può rrosarsi in col.
lisione con un principio dì buon governo, al
quale il giudice non ha potuto prestare atteno
zione (5). Limitar questa collisione possibile a
due casi soltanto come alcuno ha preteso di fare
è pretendere racchiudere in troppo brevi foro
mule tutti i hisogniimaginabili d'UDO stat.o(6):
(l) Trallandosi tra gli Alenie.i delnpplisio da prmdeni su quel di
Mililene Diodoro .i alzò, e disse rr Non de MitileRlleorumfllcinor.
elll'tamen no6i. e.', .i .npim08, .ed de _e 'no6U COR8UÙIUÙJ I l Tbu-
cid. De belI .: Pelvp. us: 3,
(2) Cicer. De ",pah. lilJ. I. S. 45. "place' uim ene quirldam in re-
pufJlica prae.tJIn., et "esaU: e.." ali ... aUDIorilaltl prineif1'U!l fH"I.
tum et«..... 11 Dollor Prie.tley Dis«.•ur l' !&i.t. et la politique l'art. 5.
tli.ll. 41. ammette il gius di far grazia anco nelle repubbliche.
(3) Monlesquieu Esprit d". loi» Zoo. ciI, dice essere il gioa di far
grazia una graq leva de' moderati governi.
(4) Beccaria Delitti e petIe S"l\6~
(5) Quella oSlllrvazione è pur falla dal lignor Pasquale Liberatore
SaB8io IUlla Siuri.prudensa penale del B.esno di NGpoli. Napoli
1814.oap. 8. l'al. 245. .
(6) U Ca,alier Filan8ieri oSoiasa delZ. I.BialtUion. 10t1••"pr. ci&.
~5~
entiritera~e partiiahtente il numero maggiore dei
casi, cornecchè non si tratti di oggetti riducihili
in classi, non è impresa scientirica (J) _ Fu già
altrove osservato, che le virtù non si sottopon·
gono a regole, nèlegislati vamente s'insegna-
no (2)~'
Ma se nell' esame di questi casi possibili i bi-
sogni della prosperità pubblica temperano il ri- •
gore della legge protettrice della sicurezza, con-
viene che questa legge abbia avuto libero il pro-
prio 'corso tino alla giudiciale condanna del reo:
conciòssiachè se l'amministrazione agisse prima,
che la giustizia avesse pronunziato su gl' interes-
si, che la offesa ha sconvolti, si potrebbe credere
che l'una usurpasse il luogo dell' altra assolvendo
ave questa avrebbe condannato, e screditando
così un' ordine di cose, il quale riceve tutta la
propria forza dalla opinione (3)_

Sndica 1. l'insigne merilo dèl delinquenle. :l. la mollitudiDe c!e' deliD~


quenli. . .
(I) Oltre a 't'entidue cause enumera il Tiraquello. sulle mr.ffiele-
sanlemenle scrisse Ant. Malb. .Ad li6. 48. dig tlt• • 8. cap~
(2) Vedasiil modo con cui Deparlb il legislatore TOlCano Cod. LeDI"
art. 1'9.
(3) Benissimo rasionarono sa questa materia i collaboratori ai Tr.·
PIISli pelllrul, peno del Besno d'Italia vol. 1. plllf. 206.
Della difesa preeentioa

.JI. kSi6ru delicta puniri: qrumto


fare mitiu» iII ipsos J meli". iII
soeio« provideri ne pecaaretur l
Tacit• .4nn.liII. 3. S. 68.

C A P I T O L O I.

Induzioni storiche e razionali sulla più


retta nozione della polizia , e delle sue >

varie specie.

Volgendo lo sguardo ai tentativi, che l' inge-..


gno umano, e le leggi sociali intrapresero onde
tener lontana dall' ordine la offesa senza l'uso
della forza, e con mezzi i quali rendano alla
umana volontà la disciplina della vita civile o
un bisogno o un' abitudine , due singolar-i feno-
meni l'uno in opposizione dell' altro fissano 1'at-
tenzione dell' osservatore, Da un lato quando gli
> sccittor-i si accingono a parlare de' mezzi di pre-
venire i delitti .la 101' fantasia si riscalda: le loro
sper~nze s'infiammano, e un nuovo secolo d'oro
554
sembra dover nascere da' loro sistemi (I) .. Dal-
l'altro lato le leggi sembrano essere rimaste ad-
dietro assai da questo sperato stato di perfezio-
ne, e se si scorgono raccolti in ordinato sistema
di legislazione i mezzi destinati a reprimere colla
punizione i delitti la cosa medesima non si scorge
relativamente ai mezzi di prevenirli (2).
Questi due opposti fenomeni possono. indurre
chi gli consideri a dubitare, che per la parLe di
alcuni scrittori siasi in questa materia consultata
più che la osservazione la imaginazione, e che
per la parte delle leggi animale dal desiderio di
prevenire piuttosto che punire i delitti, siansi
incontrate non leggi ere diffìcoltè (3).

(.) BeOlbam Traitu tllJ legi.l. ciI'. et erim, vol. 3. pag. ~. Di que.la
troppo grande fiducia è un' esempio Briuot De Warville T1tbJrilJ de.
loi» erim, vol• • • p. 4,.107, Più modeste , più ordinato. e più utile Del
teDlalivo è Dufriche De Valazè Loi» pen. Alencon 1,84. POfI. 183-:14:1.
(:I) La ullervazione è anlica quanlo M.r.iIio Ficino .A'8' in Plot. de
uSill. dial, 3. « Quomo1lrem IJt opud Plotonem et oplld verilotem
.criptore. illi ùsum contemnendi eeusentu» 'lui sosrro QUA CzrNSUU
,Sca,.zr." ~Eal'zrTa"TA ,UIfT pUNIEIfDA, I11iCEINUNT: QUA 'ERO RArION.
11011 '/fII' oRIANrUR, /fUT.,"NrUR, .RUDIAlfrUR, U'Z' SC'UU ~.lU'zrrzrA­
Rzr NOLINT J NON paO'WIINr ...
(3) Il Profeuor Ginevrino T,.oité de droit pénol 'lIol. 1. IiI'. lo ch. 13•
•i contenla di allerire, che Del leglslatore prevenire i deliui è un d,,·
"ere, ma non dà neppur cenno de' mezzi difficili per aodi.farvi. E
nOlabile, che nel .i.tema di questo sceittere non poleva essere ammelIO
un dovere di prevenire i deliui, quando egli ccnsiderava il de!illo noo
come offe,a, e la pena non come dife,a della società. Più coerente il
Pufl'eooorf De jur. nato et sento us.». cap. 5. S. 3. ave parla del gius di
punire non fa parola del dovere di prevenire, ma ne parla soltanlo OVlI
e'pone la leorla del gio. di difendersi , 01lracdb anlichiSlima ~ la iaca
ciel dOlfere di prevenire la ofresa prima di di.piegare la forza
• OmniClpri"' ezperiri 'lIerll;, quam lUmi, 't1pientelll decet.
Ter. ERn.elCe. 4. ,e.8e ,
~55
.La più vera ragione di questo contrasto in
cui si trovano i desiderj è gli àugurj di perfe-
zione e Io stato reale de' vantaggi, che le leggi
poterono co' loro mezzi procurare alla società,
è nella indole di questi mezzi, i quali o sono in
gran parte nelle mani della natura e con essa
nascosamente e pur non meno efficacemente van-
no operando, o non possono apparire nella mano
della legge, la quale colle gen~rali sue formule
~e abbia proclamata la indole, la quantità, le
qualità caratteristiche e l'uso.
Fu altra volta osservato come i sintomi vitali
'del corpo politico hanno.se non una spiegasione
un' esempio irrecusabile almeno in quelli del
corpo umano (I): conciossiachè il principio vi-
tale, in qualsisia combinazione di materia si tro-
vi , quanto evidente si manifesta ne' suoi effetti
altrettanto sfugge alla curiosità umana nelle sue
cause. Per conoscere da quali cause derivi lo
stato di salute dell' individuo converrebbe co-

Don è però anlica la idea del dovere di prevenire il deliuo consideralo


come infrazione dcll'ordine morale, e della gÌ\lSlizia, Il come affare
di oosciensa ,
, (I) Vedasi i1lib. Il. cap. 6.pag. 114, noto 1. ave è da nolarsi langadlà
del nostro Marsilio Ficino, il quale in un tempo, eel quale la .teorla
(Jella sociabilità umana non era nella mente di alcuno, parlando della
necessità di prevenire i delitri esprimevasi loc.•upr, cit.:" Quemadmo-
dum JlIEOICUS sanit atem corporis , ita LEGUM sucro« spectat animi
·sanitatem. Quolliam uero optabiliu. e.t ualetudinem pro'peram reti-
nere 'le pereat qualll pereuntem recipere , idcirco praecipuum utriu-
squ« tam crru.ts quam MEDICI instituium est servar« sive eorporis ,
',ille animi sanitatem z se'fuell. vero utriusque eonsilii eu« uldetur opti.
IIIlUI' .ille corpori sive animo habitum si quando ami.sus fuerit restt-

lIUTo I), Così aipt:lIAva, e ai lCI'iVllya iD Italia aellllco1o deci·moquinIO.


~56
noscere quelle che mantengon la vita, o caglo-
nan 111 morte. La medicina preservativa suole
sfoggiar ne' consigli come la curativa sU91e sfog-
giar ne' sistemi, ma l'una e l'altra più che nella
scienza a cui s'inalza ne' libri ha i suoi gradi di
pratica utilità nella esperienza e nella prudenza
dell' uomo. Se alcuni dissesti della umana salute
cedono "all'azione di alcuni pochi specifici la me-
dicina costretta a contentarsi eli questi salutiferi
risultati cammina nelle tenebre ql1ando si accin-
ge a indagai' per qual modo quegli specifici agi':
scono. Ne' metodi curativi del corpo umano le in-
certezze finiscono ove in.comincia la chirurgìa(I}:'
quasi la natura non abbia voluto all' uomo ma-
nifestarsi se non quando ella: distrugge per con-
servare.
Seguendo le tracce di questo esempio sembra
che la difesa preventiva agisca nel corpo politico
come la medicina preservativa agisce sul corp()
umano: invigilando il principio vitale, ed allon-
tanandone tutto ciò che la esperienza ha mo-
strato poterlo o indebolire, o impr-imergli una
soverchia energia: che ella come la medicina
curativa del corpo possa scuoprire i primi sin-
tomi di malattÌae più colla prudenza che colla
scienza porvi opportuno riparo: e che la difesa
repressiva rappresenti la chirurgia nel separare
o temporariamente o in perpetuo la parte malata

(I) Vedasi quel che fII dello da me nel quadro delle scienze, delle
Iellere. e .delle arli in Toscana. nella introduzione allVuoIIO Giomalc
tk~ letterali, Pila 1833. vol. l. pas. I.
251
dal restante del corpo in un modo morale però,
e senza spargimento di sangue, restando questo
estremo e deplorabil rimedio alla attuale, e pre-
sente difesa ove le circostanze ne facessero na-
scere il dritto,
Se la. cosa cosi fosse, come esser sembra, sa-
rebbe spiegato come il corpo politico senza bi-
sogno di arte o di scienza ha i principj e la causa
della propria conservazione in se stesso, onde in
gran parte la preventiva difesa nasce dana natura
non dalla diligenza, o dal fatto dell'uomo; e co-
mecchè la natura per essere quel ch' ella è non
ha bisogno di scritte regole, e di umani codici
che la guidino, i vantaggi che ella procura al-
l'ordine della città sfu,ggono ai comentari., e ai
registri degli scrittori. Se i metodi curativi delle
cause de'parziali sconcerti del corpo politico in
quanto si verificano nelle cause delle offese del-
l'ordine per le passioni, che ne sogliono divenir
le nemiche, sono della umana prudenza più che
della scienza, anco questa parte della preventiva
difesa ha un carattere il quale poco si pnsta agli
scritti trattati.
Le forze della civil sccietà ; il 101' generale
andamento: la. loro economia salutare hanno
avuto un' insigne storico: ma l'interessante qu~
dI'O che ne è risultato dipinge la società umana
solto la influenza. delle forze che nascon.o dalla
forma del suo governo politico, e delle vicende
alle quali queste forze soggiacciono consideran-
dole or come" causa del pieno vigor della vit~
Tomo III. J '1
258
del corpo politico, or come causa di decrepi-
tezza, e del suo imminente sfacelo (I).
Se la società umana può avere una infanzia
nella vita selvaggia e barbara: se può avere una
gioventù tra i popoli i quali si, trovano sotto
la influenza del dritto di proprietà già ben ra-
dicato nella mente degli uomini: se può avere
una perfetta virilità allorquando le arti, e il
commercio hanno quasi tessuti legami indisse-
luhili di comune interesse tra gli uomini, in
questa complicata serie di cose le forme del po-
tere' politico non hanno avuta influenza di sorta
veruna, Tutto è stato prodotto dalla natura del~
r uomo, n~ si sà comprendere come i legami di
un' interesse reciproco d'indole affatto morale
non debbano essere riconosciuti suscettibili di
una dur-ata pennanente, inalterabile, e certa
finché una forza la quale fuor d'essi si crea non
muovasi pazzamente a distruggel'li. La storia della
civil società incomincia appoggiandosi ai dati
della perfettihilità umana le di cui fasi possono
avere un' analogìa in quelle della vita dell'uomo_,
Ma giunta allo svilupparnento completo della per·
fettibilitàs' illude sulle analogle sulle quali ha
potuto fino a quel punto appoggiarsi. Non con-
siderando l'indole delle forze, per le quali quel
completo svilupparnento diviene un discernibile
fatto, anzichè soffermarsi in esso segue nelle vi..

tJ} Tale è il piano dell' insigne Ferauson 411 lilla.!' 0" th" M,to'T
Wcillil,ociet.r, Basi]: 1189'
~59
cende della viLa dell' individuo le analogìe che
fino a quel punto la poteron guidare, nè poten-
do altrove trovarle che nelle vicissitudini del
potere politico e nella influenza .che esse hanno
. o nel mantenere o nel distruggere il principio
vitale della società umana parlano della sua de-
crepitezza, e della sua morte (I).
Questa maniera di trattar la storia della civil
società accuora e rattrista l'osservatore, quasi
stato florido in essa esser non possa il quale non
abbia in sè i germi clelia Sua distruzione vicina.
La storia della civil società ha dati suoi proprj :
quella del potere politico, e delle sue vicende
come forza, la quale altra coscienza di sè che
come forza non abbia, è cosa separata e distin-
ta. Dalle forze produttive la società umana nasce
il pbter politico come forza necessaria a proteg-
gerla l onde ella può essere considerata in questo
aspetto soltanto, e in questa guisa consideran-
dola la mente non si abbandona ad astrazioni,
le quali o prescindano da' fatti O gli distrug-
gano (2).

CI) Perguson 10e. cito pert. 4.UIlt. 5.


(2) Non sono queste inutili eonsiderasioni, La menle destiRata a we-
Illiare la polizia d'uno stato deve avere una opinione sul\' indole delle
forze della IOcietà umana, e sul punto a cui queste forze posson giun-
gere, o giuotevi raggirarvisi senza progredire, e senza retrocedere. Il
Perguson ba abusato della osservazione de' falli: ahri banno abu!lllto
delle specu1:tzioni. Tra gli scrittoei di questa seconda tempra il Rous-
teau e il Condorcet segnano due estremi contrarj: l'uno allribuendo
alla IOciet1t civile lulli i mali degli uomini: \'altro vaticinaodo nella
civilsociet1t un puntodijilo.cifica perfeeicne , a cui ella dee giuogere
col progredire. Il Rousseau combattendo lo slalo sociale t10velleIrlWarsi
~60
È stato domandato qual sia la forma del po-
tere politico che più convenga alla umana per-
fettibilila, La risposta è pl'onta, e succinta.
Quella che meglio intende i propl'j interessi, i
quali dalla umanaperfeuibilità e dalla giustizia.
non possono essere disgiunti. giammai, e fu già
osservato che le forme del potere politico le più
in apparenu adattate a soùisfare le pretensioni
della ragione umana se si considerino come mere
combinazioni di forze producono in realtà non
minori o men gravi mali delle più aborrite (I).

-=oslretto a combaUer le SCM!oze e le Iettere , Il Condoreel presal\endo


De' progressi dello spirilo ~maoo un punto di perfezione futura uni alla
tausa delle scienze quella ddle istiluzioni sociali: non scorgendo che
la perfezione scientifica non sarà mai uoa perfezione sociale sia perchè
'e scienee non avranno mai potere di mcdifìcare a lor voglia i biso-
gni, e le ahitudini umane I sia perché in esse quanlo alle cose politiche
più si dispula di quel che si concluda: sia perché le sciense palrimonio
di pochi non giungeranno mai ad essere i I palrimonio de' più. Ciò
non perlanlo si continua a seambiare sislemalicamenle il deslino della
scienza con quello dell' umano incivilimento, l'uno che spesso Dei
libri "à indietro credendo d'andare innanzi: "allro che nelle masse e
ne' lor moli và progressivamenle per una forza inerenle alle umane
cose sempre eslendendosi, e più divenendo visibile. Ma queslo molo è
di progressione, o di vita , la quale é pur un molo sensachè progrea.
lione vi sia? Quello molo uscente dalla nalura e non dai sistemi' è quello
che purifica "animo umano dai pregiudizi conlrarj alla ~ua dignità, e
dà a tuui il la Ilo che loro bisogna per conoscere i veri interessi della
.umanilà. Questo è il molo cbe la polizia dee allenlamente Iludiare
come implicatissimo fallo da cui certo derivano conseguenze di dritte ,
erra odo a parli lo chi crede di costituire sistematìcameate un drillo
.capace di produrre i falli ch'egli s'immagina. Non bisogna scrivere
~oliloq"j, e porsi sopra un' 1I11ura imma«inaria chiamandola filosofi....
.e dire agli uomini cc salite quassù le. volete la perfesiene n. Scrisse
lull' uomo e sulla sua progressiva natura come fenomeno da sludiarsi
Ferguson Prineiples of moral , and politicQl.c:ienc:c val. I. chQpt. 3.
(l) Vedaai il li/;. l, CQp. 1~.PtJG' 164.
~6r
La società umana ba per così di,'e un criterio'
inerente alle forze che la fanno progredire , e l~
mantengono _ La privata ragìone ha preteso di"
sostituire a quello il proprio criterio, e poichè
non è sì facile apprezzar la tempra delle forze"
della natura ha preso di mira quelle degli uo-'
mini, costituendo responsabile di tutte piuuosto
una forma di govel'no che un' altra _ .
Se le interessate discussioni sulle forme del
potere politico hanno eccitate le òiffidenze di
molti contro al principio di questo nome le dif-
fidenze crebbero, e di carattere più acre diven-
nero contro alla polizia (I) _Questa parola nel
5UO più ampio significato comprende lutti i mezzi

atti a pl'oteggel'e, e filI' pl'osperue la moltitudine


riunita-in città (2): quindi non che la difesa pre-
sentiva , anco la repressiva, le cose spettanti al
pubblico dritto, e fino i provvedimenti -diretti
a dare al dritto privato l'atteggiamento il più
proprio a sodisfare ai bisogni che ne resero ne-
cessaria la istituzione.
. Ma la parola polizia nel suo significato più:
l"istretto e- più proprio indica un'ufficio dell' au-
toriLà tutelare dello stato, che non è 51 facile
designare, e circoscrivere con esattezza. Le ma-
terie relative al potere legislativo. e al potere

(I) Vedati illil>. I. cap. IO. ptIg. IGg. noto I.


(3) lIo11ç 1tr»1tnir.t. polizìa.Ma OlIO sussiste, ebe i moderni oe ab-
t>iano l'ice\'Ule le regole degli anticbi come crede De Felic. m«: d"
i'llti~ 'titc. vol. I J, paGo 5.. nè cbe si debba per beoe iOleoderla ri~irl'
a H~I·me. TI'i.mesi.to segretario di MelUI, '.:1
,61
esecutivo propriamente deuo non spettano aUa
polizia. Degli altri due rami, ne' quali il potere
esecutivo diffondesi il giudiciario cioè, e l'ammi-
nistrativo il pri mo non spetta alla polizìa, ed' il
secondo nemmeno, sebbene il nome di polizia
amministrativa non sia nuovo Qcldri tto (I).
Tutto può offendere la sicurezza umana ,. e
le occasioni di offesa tanto più crescono quanto
più le r~lazioni tra gli uomini si moltiplicano, e
s'implicano. Nelle materie .del dritto privato
qualunque atto può contenere il danno di alcuno
che vi abbia interesse. Ma la legge non si occupa
di prevenir questo danno, nè avvenuto che .sia
la sua emenda spetta all' ufficio della .Iegge de-
stinata ad allonLanare i delitti , Innumerevoli
danni possono provenire agli uomini dalle .cose
che sono tra loro comuni o di loro natura come
l' aria , l'acqua ed il fuoco: o pu la' loro desti-
nazione come le piazze, le strade , i tell1pj, i
tearri , o per un bisogno che è.in Lutti di usarne
come i comestibih in commercìo , i mercati ave
nngono traapurtati , i fiumi p,er il loro più f#tcil
tl'asporto. TuLti questi oggetti debbono essere
invigilati dall' amministrazione pubblica, ma.non
si può dare a questa vigilanza il nome di polizìa
amministrativa convenendole piuttosto quello di
economica (2). Ma questa polizia la quale formava

(.) Merlia, ll~fHrt. ""il', de juri,pr, voi.g, P"B' 284. tIOL 2.


(:I) La parola ,igllilica di,tribusione della caA: oade.basliò il De
Felice DictioR, de iUltice vol. IO. P"B' Sa. diceDdo che questa .,arola
IIala'O laI .isoiJica ri'plII'mio. '
263
presso ai Romani la occupazione degli Edili come
quella che tende a render più agiata, e più co-
moda, e più sicura da incontri nocivi la giol'na-
lieta vita dell'uomo non ha relazione alcuna co'
sistemi, che possono essere o utili o necessarj a
prevenirne le offese da uomo a uomo in quanto
dipendono da malvagia intenzione.
Col nome-di polizia propriameute detta si vuo"
le più particolarmente indicare un complesso di
mezzi di buon governo i quali non appartenendo
nè. alla legge penale nè a' suoi metodi di appli-
cazione si propongono di tener lontana la offesa
della sicurezza sociale. Questa polizia meritereb-
be il nome di governativa o civile (I), non di
economica se è vero che il nome di governo si
addice agli uomini e quel di economìa ai patri-
moniali 101' mezzi (2).
La polizìa economica apparisce essere una di-
ramazione dell' amministrazione dello stato come
è una parte d'amministrazione in una famiglia
aver la casa ben costruita, ben netta, e fornita
di tutto ciò che è necessario alla salubri là , ai
bisogni, ed ai comodi della vita. Questa poliz\a
tal si mantiene 6ncbè veglia al buon regime delle
cose, e degli oggetti i quali essendo o di comune
o di pubblico uso tra gli uomini se in vigilati non
(I) II Dome di civile è adoltalo dagli autori della Enciclopedi~ me-
&lwdique. « POLiCll •. Br Mrll/lC/~JLlrB » disc. prel, pag. 67.~a il
nome è lroppo geuerlco.
(:I) Gli c1imologuli d~.umon la parola governo dal greco XU~lp'lla.".
guidar la Dave, a cui venne fallo di parasoDare la .olQDaà umana Del
metaforico mare dl."gl' iolerl."ui, e delle pusioDi sociali.
264
fossero o non somministrerebbere iv&nlaggi che
se ne sperano, o ridonderebbero in danno e pe-
ricolo deSI' individui. Ma se o la incuria umana
O la umana impudenza, o la umana malvagità si
presenta a turbar l'ordine che la polizìa econo-
mica si è studiata di porre in quegli ogsetti per
la maggiol'e pubblica utilità, lo competenza del-
l' amministrasinne delle cose sembra cessare, e
di venir necessaria quella del governo degli uo-
mini.
La legge in Roma prescriveva all'Edile di te-
ner larghe , ben munite, fornite di ponti, e nette
le vie (I): che niuno vi SCavasse o vi edificasse
attorno (a) : che le officine niente avessero dei
loro istrumenti nella pubblica via (3) e che fosse
vegliato a impedire che. in esse si suscitassero
risse, o immondezze vi si gettassero(4). Fra que-
sti quattro oggetti tre sembrano appartenel'e alla
buona amministrazione del pubblico patrimonio,
ed uno, qual' è l'impedir le risse, al buon go-
urna degli uomini. I primi tre oggetti sembrano
spettare alla polizìa economica, e il quarto alla
governati va. Ma bene apprezzando il' carattere
di questo quarto disordine la vigilanza del quale
la legge a Roma avea addossato all' Edile esso
si risolve in un'osLacolo al dritto che tutti hanno
di gode,'e liberamente della via pubblica, e così
I
(a1!oig. Li", 43. tit, 10.1, unico
(1\) Dill' eod. tlt, diet.]; S.:lo
(3) .Dict,l. S· 4·
(4) Dict.l.j. ul,c.
~G5
sembra restare un' oggetto della poliz\a econo-
mica, Ma la l'issa può produrre le offese, e in
questo aspetto l'impedirla diviene un' oggetto
della poliz\a governativa.
In Roma allato aUa carica degli Edili era quella
de'Censo.'i. Queste due cariche si trovavano colle
aLLribuzioni reciproche quasi 8 contatto tra lo-
ro: perocchè i censori davano in affitto l'entrale
deUa repubblica ed aveano la ingerenza di ve-
gliare sugli edifizj pubblici (I). Le attribueioni
censorie si dilungavano dalle edilizie colla ri-
forma del costume, col sindacare la condotta che
il cittadino teneva ne' pl'oprj affal,i, co] repri..
mere le mancanze aHa buona fede, le parole, e
le azioni indecenti: tutte .attrihuzioni che non
referendosi nè al patrimonio pubblico , nè alle
cose comuni, o di pubblico uso non apparlene-
vano alla polizìe economica, ma piuttosto alla
governaLiva (s) •
. . L'autorità de' Triumviri capitali formava una
forza mostruosa e spaventevole della polizia go-

: (I) QUlllia ingerenza era negli Edili lupplementaria ,e la· esercita •


• ano iII mancanza de'Censori, Beauforl La rep. rom. 1-'01. 3. paG. 200.
num. 1.10 che induce a preferire la origine storica, che a quesla carica
anegna Pomponio DiII, lib, I. iu, 2.1. 2. j. 21•• a quella che accenna
V.arrone De li"S.lal ut: 4. cap. 24-
(2) Oltre al Beaufort La rep. rom, 1/01. 3. paR' 61. e 'IJG. scrissero
delle allribuuoni ceruorie il LyduI, il Ferralio, il Perisenie , lo Spa-
Dheim, il Gundliogio, il Curfio, il Niebubr, il Wachlm~lh, il Bur.
cbarll., l' Jareke citali daU'Haubold l".t. jur. rom. pri», hi.,orico-
tlofIna.linetlm. paS' 77, il quale però sembra DOn aver conoaciula l'opera
.del nOllrv Aodr. Leop. Guadagni DelcsilNu eensoril« da lui dedicala
al Facciolati e llampala Del 1732 iII,Veucsia pr4;110 l'AUlriui,
!l66
verneriva.di Roma: ma la loro giul·jsdizione non
si estendeva ai cittadini e limitavasi ai forestieri,
ai servi fuggitivi, ed altri individui non ammessi
a godel'e della protezione delle leggi della cit-
tà.( I). I Triumviri notturni regolavano le guar-
die destinate a perlustrare la ciLtà in tempo di
notte, e a prevenire gi' incendj , e j disordini (2).
La polizìa governativa se si considerino gli e-
spedienti che i Romani adottarono per prevenire
.i delitti de' cittadini sembra essersi repartita tra
la carica de'Censoei.J'autorlrà de'quali non ebbe
punizioni più gravi del biasimo, e della l'emo-
zione dalla dignit~ e dall' ordine: nè si estese
alle femine: nè andò ser,npre esente da abusi: nè
fu sempre rispettata dal popolo: nè fu di perula'
nente durata; e l'autorità degIiE<lili, i quali
aveano la ispezione di tutti i pubblici luoghi,
in vigilavano per prevenire i disordini delle oste-
rìe, e de' postriholi , ed estenlevano la 101'0 giu-
risdizione su tutte le donne di cattiva condot-
ta (3) •
Queste storiche osservazioni dimostrano non
esser in tutto vera la opinione di chi suppose

(t) Beaufcrt La Repu!Jlique romain« vol. 3. pag. 29'1'


(2) Beaufort Op. citopago 302., Laur. Aodr. Bembergeri Di". 1. Il.
de ineendii«, Jena« ., .2. p• • 3. 4. Augusto .0.litul loro il Prefetto dei
Vigili. F,·id. Gfr. Houckil Di". de c1ficio Praifecti vitlilufII circa in»
f1en4ia Traj. ad.RA. ,,33.
(3) Beaufurl La RepulJ. rom, vol. 3. pag 195.265., lao. Guil. Vaa
Alpheo Di,•• de diffirttntia inter acdilu pie"i., et curuie. romana-
rumTI'aj. ad l1J&ell. 1789.,:J. W. Schubcrl Di". d, romanorum "odi-
li6u, Prodrol1l4', lf..SifllOllti 1824.
i167
essere la polir.ìa una istituzione moderna ignota
ai Romani (I). Se nell' ufficio della ragione di
stato vale a dire della ragione pubblica come ti-
tolo della pubblica fOl'za destinala a proteggere
la società umana designato col nome di polizìa
si distingue la sua parle economica, e la gover-
nativa sua parte si scorgerà che la prima fu dai
Romani assai ben concepita, e regolarmente or-
di nata (2), e che la seconda, di cui non equivo-
che tracce s' incontrano nell' attribuzioni de'Cen-
sori, e degli Edili ebbe un carattere quale alle
forme della' repubblica si conveniva; onde non è
piccolo errore della filosofia della storia il sup-
pOITe, ~he' la polizìa de' moderni abbia un mo-
dello o un"esempio nell' antica censura (3). '
Questa idea serve di storico appoggio ad 'un'
a1L~a facile a nascere nella mente di chi governa,
la quale fa credece poterai alle gl'audi popola.
eioni applicare i '~etodi di miglioramento ,e di
moral perfezione, che appariscono all' individuo
applicabili. I Romani non ebbero come imo·
derni una religione celeste nella sua origine,
conformatrice e perfezionatrice della moralede-
gli uomini nel suo scopo. I Censori invigilal'ono
'.
(I) Hume', ~"ay' a'ICl treatùe, voI l, fIU. 12. errOD~ameDle ae-
pila10 da me Elem, jur. erlm. §, 111}3; .
(2) Sono da riscoolrarsi Caro ebro Beubacb Comm. de politill ro-
. ma'lOl'um ,eu ueterir urbl» Romae, Gouinl;. ',]9'" Jo. Binder Comme
de 'policia veteri, ul,6. ROIII. GoIt. '791.. Ever, Lud. Frid. Amold
Di". de leflUl1' romfIMrum quae 4d politiQllJ 'pectane ruu Iwdierno •
. Go~t. 1800.
(li) CretDalli 1Hjur. erimu. pro",. S.3&.
~68
la condotta Don delle infime classidelpopoJo.,
ma quella dell' individuo delle più elevate classi
della città; e però la lor forza non eccedè quella
del biasimo. Se la moderna polizìa putesse essere
assomigliata all' antica censura non vi sarebbe
. più salvezza nella città. Un negoziante dovrebbe
ogni giorno renderle conto del retto andamento
del suo traffico, e delle sue speculazioni, ed ogni
individuo sebben di vita specchiata pur dalla
umana fragilità soggetto .a peccare ogni giorno
dovrebbe ricorrere a due tribunali di peniten-
za diversi : a quello di Dio, e a quello della po-
lizìa •
La polizìa governativa presso ai Romani o non
. andò oltre ai bisogni dell' economica, vale a dire
non eccedè quelli del mantenimento dell' ordine
negli oggetti o di comune,. o di pubblico uso: o
non oltrepassò lo scopo di tenere in qualche si-
stema di disciplina certe più abiette classi della
città.
Questa polizìa Don potè elevarsi all' altezza,
alla quale giunse presso ai moderni. La costitu-
zione dello stato impediva che un magistrato
creato dal popolo divenisse il suo invigilaLOre e
.' il giudice della sua condotta, e d'altro lato sa-
rebbe stato mostruoso che un magistrato avesse
potuto sospettar cl i deli lto il Sovrano. Di qui a \'~
venne che la polizìa de' Romani fu esercitata da
autorità le une indipendenti dalle altre nè potè
avere la direzione centrale ,che le conviene co-
me ufficio goYerA8~iJo •.E di. q,oi avvenne dei
269
pari ,che appena l'autorità popolare esc\ dai Ji.
miti che le costituzioni della repubblica le avea-
no prescritti divenendo il patrimonio degli am-
biziosi , le violenze pubbliche agitaron lo sta-
to senza che le leggi avessero forza sufficiente
a reprimerle, e dalle pubbliche violenze ne nac-
quero le private e quel grande e quasi incre-
dibile numero' di ladri di strada che infesta-
rono il pomerio di Roma (I), e si aumentò tan-
to nelle campagne da potervi reclutare un' ar-
mata (~).
. La polizìa governativa sotto gl'Imperatori non
merita l'attenzione dell' amico della giuslizia.•
Nella sua parte o necessaria, o utile al manteni-
mento dell' ordine altro non fu se non la pre-
'senza della forza armata su tutti i punti della
'r~pllbblica onde reprimere i facinorosi, arre-
starli, e sottopcrli al meritato gastigo, lo che
convenivasi a uno stato il quale 'non pOleva con-
tare sopra altra forza che su quella de' soldati ,
e delle armi: nè gl' ingegnosi nomi inventati
dalla politica di Augusto onde dare apparenza
d'istituzioni civili alle militari alterarono la na-
.tura delle cose, e de' fatti (3). Per ruuo il resto
la polizìa governativa imperiale altro non fu se
·non sozzura di delatori incoraggiati dai tl'isti

(1) Cicer. Pro Milone cap. III.


(II) Salus], De 1JcUo Catilin. cap.•8.
(3) Istituì gli Itaziol/a,j, gl' il'cnarchi, i euriDli, i latruneulatori ;
i curaSl/fldUlj. ifl'umentarj, i v.redurj 1If1. de' quali .tuui può ~tdtl'Si
GoÙlofccd. CORlClIl. ad cod. Tlu!od.lill. 12, cic. 15.
~~ .
Pri~cipi, e abominati dai buoni (I): e siccome
la natura umana abbandonata a sè stessa, e allé-
passioni che la deturpano produce più il tristo
che il buono nacqne allora per la prima volla
quella polizia generale, o politica inquisizione ,
la quale al dir di Tacito fu spinta a tale alto grado
di sagacità da convertire in delitto il non averne
la macchia (u), La polizìa governativa invece di
essere la sentinella della l'ella e fedele esecuzione
di buone leggi assorbì allora tutte le leggi: e
tutte le cure amministrative dello stato. 1\1a là
polizìa govemativ8, come in alcuni moderni stati
orientali (5), altro non fu se non il terrore, on-
de non vi fu più interesse a vivere agiatamenté
ove era incerta la vita ; e la polizìaeconomica ces-
sando di esistere nè curò di costruire opere nuove
nè ebbe pensiero di 'conservare le antiche. Tutto
decadde, e fu causa di quelle lunghe e disastrose
calamità, le quali O resero insensibile, o fecero
considerare come evento felice la invasione dei
barbari al mondo romano.
L' abolizione della servitù politica e della do-
mestica, inestimabile dono compartito agli uo-
mini dalla luce evangelica, e pur compianta da
serittori , i quali cercarono originalità ne' para-
dossi de' loro scritti (4) variò, e in gran parLe
(., Gotofred. Comerlt. ad cod. Theod. lilJ. 6. tifo 29 1.1,,& Viat.
Yoca1J. iur. verb. DELATORES.
(2) Tacit. Annal. "Majutati. crimen eorum qui crimine care6al ...
(3; Volney YOY"6e. en Sirie ara. ,,83.
(4) È notabile un terze Ilo dell'ill.igoe Aretino GrassiDi iD un clpi-
tolo , che è tu Ilor IMBOICritto
27 1'
aumentò le ingerenze della polizÌil de' moderni
nel suo doppio scopo e di aumentare, e protes-
.gere la massa delle pubbliche comodi là , e di con-
siderarle o come poderose distrazioni dal disor-
dine, o come poderosi incentivi all' amore del-
l'ordine.
Questo grande e nobile scopo dell' arte gover~
nativa il quale costituisce il distintijo carattere
della civiltà de' moderni si vede come raggio di
sole che spunla nascere dalla tenebricosa notte
del medio evo e diffondere i suoi primi albori in
Italia per opera de' Romani Pontefici (I) quasi
l'opera dell' evangelo dovesse essere affidata ai
successori di chi lo scrisse. Il distintivo carattere
,

di questa polizìa, certamente ignoto agli anti-


chi, fu quello di connettersi col metodo giudi-'
ciario penale tanto nel suo ingresso quanto nel
suo egresso onde meglio mantenere la pace pub-
blica, del che non è qui luogo a parlare (2).
Giunta la polizìa a questa epoca ella non ha più
bisogno di storia, e la ragione dee sola compren-
derne, e misurarne tutto l' uffìzio , Sebbene la
storia della polizìa prenda da quella epoca il suo
princi pio ella è più quella dell' incremento della

Cl:Eppur CII,'te lIizzarre, e .aldll tllde


ce Di sanitè: .prezzando il .ecol ti' oro
ce Han aantat« le lodi dlllla pede, ec.
Il Linguet Théorie de. loi:r: oillilu ha C:dlo anco peggio, encomiando
la domestica Il politica schiavilù.
(1) Roberlson', TAe laidO", of tu Ileip '!I Cluzi'l Y. ila iacrod.
(li) Vedui illw. 4. ,ul metodo siudiciario.
27!1
civiltà, chela sua proj:>ria(!). Ovu.nque si è
potuto sentire il bisogno di demolire·) blwbari
edifizj civili, e politici sorti nel medio e'YOC9me.
inciampi ed ostacoli alla civiltà umana , Consi-
derata in questo punto. di vista. la polizìa altro
non è se non una furza espansiva, la quale sgom-
bra d'attorno alla umana pel'feLtibiliLà tutti gli
inciampi, e, tutti gli ostacoli alla libertà, che
l'uomo dee avere per fare il bene, ma non è la
forza che senza porl'e de' limiti alla libertà d,
cui esso può abusare per fare il male la guida
colla voce del proprio interesse al mantenimento
dell' oedine , Il Toscano legislatore alIorchè an-
dava meditando il modo di rendere inutili le
. pene crudeli , e il 101', tristo corteggio, sintoma
il più certo della vera, e non mentita civiltà di
un popolo, dovette demolire assai più di 'quel
che costruisse (2.).
È l'ero il dire , che la polizìa governativa non
può pensare a mantenere la pace pubblica se nou
dove la economica le abbia per così dire aper-
to, ed appianato il sentiero i come è 'Yero il dire
che la poliaìa economica è un nome vano ove
leggi fondate sulla giuslizj.a non regnino per de-
finire le relazioni de' sudditi o de' cittadini tra
101'0, ed ove le leggi e i regolamenti di pubblica
economia non siano immaginati tutti colla ve-

(I) Eneyclopeàie m«hodique cc POLiCIf. 1fT MUNICll'.JLl'J'il .. , diso.


prelimin. ..
(~) GOl'emo della Toscana sotto il "tI[;lIO di S, M. il le LeopPld~
Il. Stili. cd. Fircnu '79'. ,-",4-&3.
'!17 5
duta della utilità del maggior numero degli as-
sociati: perciocchè è inutile nvel~ ben retta, e ma-
terialmente bene ordinata la cosa pubblica ove
gli animi quieti 'non siano, e dove la industria
'non vaglia a fornire o il necessario ,o il super-
fluo. Ma è vero altresì che tutti qnesti oggetti di
pubblica prospel',ilà non sono di creazione d~]Ja
polizìa, accettando questa parola nel suo più
proprio e ristretto signific~to.
Se i dettami della ragione anzichè le· forze
'della natura avesser creato tutte le istitusioni
che in una società son necessarie o a far prospe-
rare, J) a proteggere gli umani interessi, tutte
nella macchina d'ono stato dovrebbe piegarsi
allo spirito di classazione , e le parti di quellO
tutto come mezzi tendenti al medesimo fine po-
trebbero essere SIi uni dagli altri invariabilmen-
te distinti, Ma -poiehè lutto mleque dai bisogni
della natura sensitivadell' uomo, e dalle impli-
cate combinaeioni , delle quali ella è suscettibile
nell'agg.regazione politica, non vi potè essere
analisi metafisica sì operosa e sottile, a cui sor-
tisse di distinguere un mezzo dall' altro: fissare
j caratteri di analogìa degli. uni cogli altr i , e l'i-
durli in classi onde ciascu-na avesse il Sl10 sepa-
ratoe .distintocl'iterio (I). Di qui avvenne, che
la polizìa dovette aver sempl~ una distribuzione

(I) Beulham Traité, de legul. civ: Il peno vol. 3. flag. ,. dice non
euerei vo~llto dar la pella di .quest'l an~lisj metafisica. faticosa, esP('
tile. Meglio avrebbe dello III l'aveue dichjarala ioabile a CJ.ueeto as·
~D~. \ . .

1'01/10 III.
~74
arbitraria delle parti che la compongono, e che
pure arbitraria dovette essere la sua linea di di.
"isione dall' amministrazione dello stato conside-
randola n.elle attribuzioni sue proprie.
Que~impossibililàd'una separazione esatta
della poliz~ dall' amministrazione, e d'una esatta
divisione dellapolizìa pe' i diversi ufficj che la
compongono ha prodolla una compenetrazione
reciproca di attribuzioni tra le autorità d'uno
stato, ed anco dove la legge ha preteso di dar
loro un' ordine analitico, se è riuscita a dividere
l'azione del potere legislativo da quella dell' e-
secuti vo potere, non è del pari riuscita a distin-
guere con la stessa esattezza dal governo l' am-
ufillistl'azione, ed in questa l' 'amministrazione
propriamente detta, la po1izìa economica, e la
governativa polizra ,
Tulto diviene amministrazione dellostato per
la mente destinata a concepire il suo più perfetto
r.egime: perchè tutto, considerato come mOLO nel
quale pelO le forze dell' uomo dee esser messa la
legge, vuolsi far corrispondere allo scopo, per cui
venne costituito. Le forze, che la legge isjituisce
possono o mancare, o eccedere o venire in col-
Iisicne tra loro, e tutte possono avere la loro
particolar, polizìao per la loro mancanza, o per
il loro eccesso poss-ibile, o per tener lontani i
casi della 101' collisione reciproca: perocchè la
mancanza, o l'eccesso, o la collisione può es-
ser causa occasicnale o causa morale di offesa,
O da privato a privato, o da privato a pubblica
275
persona ~ e stabilimento pubblico. In questo n"
sto e complicato ammasso di cose se la mente
governativa, risiedendo in on' autorità che a tutte
sovrasti, può tutto apprezzare nel suo comples-
so, e nelle parti che lo compongono, qnesto colpo
d'occhio sagace: questa vigilanza attenta, e con-
tinua. può essere dell' individuo" ma non d'un
sistema, e la storia ha mostrato, che dove ella
esista di fatto i delitti o non turbano mai, o tur-
bano rar-amente l'.ordinedella città(I). Ma ten-
tare di ridurre quel vasto e complicato sistema
in una specie di 'quadro scientifico nel quale tutto
tenga il separato e distinto suo posto è impossi-
bile non che difficile intrapresa (2).
Se la denominazione di polizia amministrativa
dovesse ammettersi Del vocabolario della scienza
della legisla&ione, ella non sarebbe che nella
mente di chi riunisse le atts-ibùsioni-rlel potere
legislativo, dell' esecutivo, e de' r-ami tutti nei
quali questo secondo poter- si divide. In questa
sola autorità, e non in una subalterna tutte le
leggi potrebbero essere considerate nella con·
vergenza reciproca al punto della preventiva di-
fesa. ,
Questa idea, la quale meriterebbe uno svilup-
pamento maggiore, indurrebbe a credere che non
(I) Vedasi qui addietro. l'aG' 148.
(~) Il migliore, e più melodico concetto dene allribucioni dulia
poliz\a è quello del signore Benrioo de Pausey Du pouJloir judiciairtl
d1l1l. le. gOI4JIernllme1lu m01ltifchique. chal" Il!. I\Ja questo CODl'~1I0
apparisce troppo ristreUo alla poliz\a edilisia, di cui i Francrai h..une
in CUli riluardi formata la lor poliz\a mWlicipale,
2iG
tutte le forme
,
di governo
. ti adattano ai bisogni
della preventiva difesa: che dove il potet'e -è di-
viso i facinorosi, i quali formano un partito che
non professa veruna opinione politica, e 'si ride
di tutte, debbono trovar facilmente da. spiare i
lati deboli , che questa di visione dee necessaria-
mente lasciare in qualche punto ciel buon gover-
no dellll città. Questa medesima idea coincide-.
rebbe colla osservazione d'un grande ingegno
familiare assai colla storia, il quale.non ha da-
bit ato di scrivere , che la libertà civile 'scema
. nella proporzione dall'aumenrodella politicaf r),
Questa stessa idea giusti.ficherebbe la opinione
de' pubblicisti più celebri, i q'uali sostennere
che ove phì municipi non che pi~ famiglie sono
nella necessità di enigersi in stati, e di mante-
nervisi il govel'Oo d'un solo temperato dalla op.'
nione, e dalla giustizia è quello che più sodisfa
ai bisogni della umana natura (2).
Dopo la polizìa amministrativa, che può dirsi
la forza centrale d'ogni altra, e di cui l'~utodlà
suprema non può dar l'incarico a una subalter
na, sehhen possa conferir quello del potere amo
ministrativo nelle diverse pratiche parti nelle qua·
li dividesi (3), omesse le polizìe speciali che ad

(1) Priealley Disoou" sur l'm.toi/·e, et la politique vol. 2. diso. 4,.


pago 16g. Il D. Priestley applica. quesla ~nervazione alla IOllbillerra. Nel
aeguenle Cap. VIII. sarà dalo UD cenno della polizb di quel parse.
(2) EIlt:y'olop.methodique ce polioe .t munioipalil,; » diso. prelimill.
P"S·116.
(3) Henrion de Panaey Du pauvoir juditlÙlirtl dali. le. sauflerntl-
mellt. mouarchique« l'as. 84. Queafco acrillOl1l Doa là parola d' u.a
271
ogni ramo della pubblica aaiendacorivengono , si
presenta come avente più generale carattere la:
p'oliz~a economica, e quindi là polizìa goVernativa
o civile. "
La polizia, economica èil primo e più certo
sintoma delia vita civile d'un popolo. I suoi bi-
sogni 'altri sono ,come quelli d'ogni sociale sta-
bilimento,di sicurezza: 'alLl'ie molti sonotl] pro-
sperità. Per questi bisogni la polizìa economica
tacendo causa' comune colF arnministraaione del
pubblj co patrimonio, e come mezzo di 'p r eve n-
tiva difesa implora dalla legge provvedimeuti i
qllali esigano dagli associali il sacvifizio d'unli
porzione della lor privata prosperità onde me-
glio conn-ibuire alla pnbblica: dal che prende'
lo sua prima origine il delitto di polizia, .
, La polizia economica e la gov'ern'ativa si riu-
niscouo nel pensicl'o all' una 6(J àltl'a comune di
tener lontana la offesadeU' cedine- e ovunque
ihnaterialese ne presenta q110hlnque esser: ne
possa; o meccanica .o fisica,' O invoionraeia , O
ç

volontaria la causa il pl'incipio polirico accor-


l'e(l) ed esamina la indole della causaçche pro..
,• l

pàTiZ'à amminislraliva. Considerando la polizia· 'coni e io FranCia rù


ben eoneepita Pila ,vigilanza, la quale ,i estende alla so,:ielà in massa,
e, p3SSando ,~ a slabilire J che l'ammiTlilll'<ltipab.. iD oggelloil maa;
\llRiinento abituale dell' ordioe io oguiluoge in ofini parte dell' ammi-
UiltraÌliolle geòet'ale c!&mè tendellie à pl"e'\'ebire i delilliL. 3.kùm. atl.
4.~t. ".19. si polrebbll domaDcla~e, ,.0
se Ilo' aulqr)lii, c:~ '''Jl!I''l~~
Don falSe pub vigilare le locielà in malSa, 2.° le la polizIa ammini.... a-
tin'in specie non è I. cosa medesima della poiizla in sellere. . .
ì~t)Veda.i Il lii. ll. erap. 6. p-S' 113.1Wt. r. i , " ; '. ' \; ,
,
~p'8

dusse il disordine, lo che mostra che se colla


legge penale esso procurò di tenere in freno le
cause volontarie non è per questo meno obbli-
gato a prevenire i sinistri effetti delle cause,
che non può reprimere colla pena.
L'azione nociva delle cose inanimate, de'bruti
o
animali, dell', uomo per difetto di età , o per
altre organiche imperfezioni se sfugge alla com-
petenza della legge penale non sfugge -a quella
della poliaìa , Le offese che hanno la loro cagione
nel dolo d'impeto, nella eheietà, nella trascura-
te~za se appariscono meno imputabili alle regole
del dritto penale, eccitano per questo titolo la
vigilanza della polizia ond' essere con mezzi go-
vel'Dati vi tenute lontane.
La polizia non sdegna abbassarsi anzi ha nn
titolo di dovere a esaminare nelle cause volon-
tarie della offesa della sicuresza sociale la indole
delle stesse brutali passioni nemiche dell'ordine
onde tentare o di sopprimerne i germi, o di di-
stoglierle dal lòrprevo scopo. Comecchè queSte
cause siano le meno trattabili, e le più inclinate
ad esi mersi alla salutare a~ione della legge e del
governo, la polizia le considera nellor primo svi-
luppamento, e ne' lorprimi passi quasi circon-
dando ogni dritto che esse possono offendere di
una linea di azioni, che sebbene indifferenti in
~è stesse pure se lecito fosse Ùbe.·amente com-
metterle diverrebbero altrettante facifità'per me-
glia, e più prontamente infrangere il dritto.
A tutti questi oggetti come altrettant] mezzi
~79
di preventiva difesapuòprovved4!re la legge:
ma se essi a fornirla non bastano, e se le' passioni
nemiche dell' ordine esistono, e lo minacciano ,
il mezzo per-prevenire la offesa, di cui nè la po-
lizìa colla difesa preventiva nè la legge penale
colla repressi va ha potuto allontanare il progetto,
dee essere dalla legge affidato alla sagacit'à del-
l'uomo perchè l'uomo solo può porre ostacolo
ad un progetto ostile, che tutto audacia, o tutto
insidia s'incammina attualmente al suo scopo ..
Siccome questo ostile progetto o può essere
soppresso ttavia,o consumato può lasciare. re-
centi tracce di sè onde chi lo concepì e lo ;ri~
dusse a fine possa esser sorpreso e divenirsog-
getto della repressivadifesa, è piaciuto ad alQllnO
di chiamare la sagacità, che colse' ilpl'oge~to
ostile tra via polizia antigiudiciaria (1), e la· sa-
gacità che raccoglie le' vesti~ia e le prove-della
consumazione. del progetto ostile polizia giuU;-
ciaria (~).' ~ ...

Non vi è l'agion~ per· adottare prima nomen- la


clatura, Se alla polizra della legge è necessarj é

supplire con quella dell' uomo: se l'una e T altr~


è polizìagovernativa o civile tanto merita ql1~
sto nome P atto della legge chevieta un'azione
indifferente per meglio prevenire un' offesa: tanto
la merita la vigilanza gerieràle sulle passioni ne-'
miche idell' ordine quanto lo merita il' sorpren-
derleneU":attòdi macchinaee di offènderlo ,
.5:_
'(.) Bentb8f1' :rrai~é$ fIe lesisl. ciII. et peli. vol. 3. paGo .
. (3) MerliJi.1tepertol,.·/f umll. de juri.prudent:., Ùc.11IOl l'OU~~.
280
La nomenclatura seconda conèernendo atti , i
quali non sorto altrimenti.referihili a prevemi,a
difesa percbè la offesa: {;ià avvenne, oltre all' es-
sere male applicata mentre questi nen meritano
neppure il nome igenevico-di . polizia , tende a
fare invadere.a questa focsa, tutta dell'uomo non
della legge, la provincia. del metodo giudiciario,
e q~indi il ca~po della .punitiva giustizia. L'au-
to.rità incaricata di raccoglier le prove dell' of-
fesa avvenuta dee aver ponderato il suo driuo.
allorchè sia discusso il metodo.giudiciarie: men-
tre polizlae giustizia non sono, generalmente
parlando, cose omogenee ,tra loro,
Dalle deduzioni storiche e razionali indicate
fin qui si può tentar di desumere .un'ordinatoe
regolare sistema di cognizioni relati ve alla polizia
usando.questa parola come significativa della pre-
YèntJJ1a difesa della sicurezza sociale.
)0 -questo sistema è distinta la po.lizìa,! preor-
dinata dalla legae, dalla polizìa, la quulenen ba
altra vita nè altro moto che q~eIlo che le vien
dall' uomo comunicato. La prima si.connette col- .
lagill~:;Lizia in quantoove è legge applicabile-è
bis'~gno.che ella sia giustamente, applicata. La
second a. procedecome .meraprudenza necessaria
a supplire la imperfezione della legge',. e dive-
nendo titolo della forzala legge s.en,ia, ,poterla.
guidare le prescrive le coadieioni., ed .i limiti
necessarj a conciliare .la pace pubblica colla in..
di vidual sicurezza.
A ..n ormadi questo sistema.. olir~.:~ ..<1uegradi
~al'
. di pretentiva difèsa .a'ccennuli'di:ghì' (I). se ;ne
pt'esenta un terzo 'il quale si colloca tra l'azione.
della legge penale, e qu'~na ti 'dellaprudensa', o
della sagacità governàliv'll',e:'vi'si .cnlloca pér il
titolo della legge, da; cui piJènde vita •
.~ çosì essendo,' I~ opei'uÀ<>o'i 't'1ella mente! legi-
slativa nel concepire e .ordiaare I•. polizia; .e i-
diversi suoi ramiccme-couvergenuitntri: apre;·
venire la offesa, possono in qualche.modo apprez-
zarsi, e l'una. dall' altu-distinguersi.'·
'Altl'a è la poliz.ia di dritto, ed alLra è queUa
di fatto. La pt'ima'n'asce dalle istjtusion] .che la
legge ha create , .La -seoonda.easce dane fot'zo
dell'uomovche i'l govern-o autOt"Ìf&fAlJ;e preordina
onde megtio vegtiare,:;e pro,:vèdet'eaHa eseou-
zi-one deUaIe:gge .'La 'pdt1l11 eomecomplesso- di
regòle occu,pà'unlungò I.l'ilttat-o: la seconda come
cosa di mer-o-fatto si OontiehU di essere indicata
o nelle alll'ibuzion;:, alle qualideesoJisfa.re. 'o
ne' limiti, che come tOI'2.~ la <kblwlio circèscvi-,
: ~ ,
ve·re. " , ',' ....
: Posta questapaeriaione gepe"IlIè deila polizia.
qllella d~ dritto si'distingue,'pérla'divetsità 'degli
ògsetli ai (ÌuaJi.i d~epl'ov~edel'e •
I. Come spettante al dritto ldell'R' c iu à la poli.
lI!lÌa considera Ieusicni unVanècne eHa.inlende o
proibire. o' prescrivere ~ Il'ell!,~Hrere~'' queste
azioni non :può essere quello' di offese della-sicu-:
rezza ISOCiale·: iqlliudi Ia llece~ii di .stabilire la

/
~lk
.eranozione giuridica del delitto di polizla, o'
della tM,SgressiQne. _
. Il. La polizlaeconomiea , base primaria della
pubblica prosperità .fondata dall' amministrazio-
ne dello stato, potendo .essere da alcune umane
azioni resa inutile fa' sì.che ) primi delitti .di po·
lizia .siano quelli ,che si commettono colle tra-
sgt'essionieontrarie alla prosperità pubblica.
III. La stessa pubblica.sicurezza PQÒ avere una
polizia, quindi le trasg,ressioni, che la distrug-
@ono.
, IV~ L' asione nociva delle cause involontarie ,
sulle quali la repressi .. difesa non ha potere,
. può essere tenuta lontana., o resa più rara da
provveùimenti dipolisìa.i quindi il di lei ramo
destinato ad allontanare idanni di quelle cause.
, V. Certe passioni, alcune delle quali' già di-
chiarate degne di scusa, .e certe men rette ahi-
tudini non ammettendo di 101'0 natura di esser
distolteàffattodall' offendere col. ti mor della '[le. ,
na, esigono che i loro effetti nocivi siano per
quanta è 'possibile prevenuti vcon espedienti di
polizìa. Queste passioai mostrandosi ove è men
retto il costume la 101' poliz)a ha' potuto assumere
il nome di correzionale; .
VI•.Lepassioni d~indole raziocinativa, sebben
capaci d'esser.repeesse col timor della pena p~l'
feequentemente o Iaspregiano , o si lusingano
di evitarla, o eische al. pari. di quelle d'in.dole
impetuosa nOD la considerano; e .perciò obbli-
gano la polilÌltanuovi-tentati.vilo per diminuirne
le cause eccitatrici, o per ammansirne la;tempra.:
~83
VII. Essendo necessarie di dare alle lt"ggi pro-
tèttrici dell'ordine la f(Jr~a morale che iloro con-
viene, la polizìa affida alla vigilanza ed alle forze
dell' uomo II pensiero di rintracciar le causedella
offesa ove esistano di fatto, e d'impedirne gli
effetti prima che turbino l'ordine della città,
VIII. Finalmente essendo la polizÌa della legge
istituita per reprimere certe determinate azioni
non certi: determinati individui, per decidere
della loro applicazione ai casi di trasgressione
che occorrono è necessario un magistrato di po-
IizÌa.
Non è dalusingarsi però l che questa intricata
materia sulla quale l'orgoglio ideologico, e l'or-
goglio retor-ico passano, volando in alto e senza
toccarle l sia stata ad~guataDlenteordinata. Spesso
è ordinatissimo ciò che meno disordinetamense
può farsi (I).

(,) Ordinati"i",um. e't minusÙ&lcrtÙlm mordi,""e fieri. S. Be....


aa
aard. Ep. 3,6. BuS' 111. •, .

';
C A P I T'O L () IL

Ragioni della legge nel creare il delitto


di polizia;

La polisi« della legge, collo scopo di viemeglio


proteggere o gli stabilimenti di pub'lica pro-
sperità, o quelli di sicurezza pubblica con espe-
dienti che ne allontanino la offesa senzachè a ciò
sia per quanto è sperabiIe necessario iI timoc
de'Ila pena, non può concepirsi se non nella in-
dicazione di certe azioni dell' uomo o positive, .
O' negative che si siano , le quali o in sè stesse, o
nelle lor consegueD'Ze le più lontane appariscano
contrarie a que' due' oggetti (I).
Nell' offesa della sicurezza vi ha distruzione
d'un dritto O inerente alla natura dell'uomo, o
inerente a quella della società "lo che'non si ve-:
rifìca nelle azioni qui sopra indicate.
Il carattere politico di queste azioni ,.se si:rrat-
ti delle contrariealla prosperità puhblicaçnasce
tutto da calcoli economici della legge, e se si
tratta delle seconde., T_da" ..,calcoli
' '.. prudenziali della
·#~_··t_ ...

legge medesima. La necessità politica che obbli-


ga a dichiarare offese della sicurezza certe azioni
dell'uomo non si verifica nel dichiararne alcune
altre delitti di polizìa. Quella politica necessità

(l) Vedui illi6. ~.I"'I" 3'1'4f1' 46.


o~85
"nsceodal voto inoppngneblle ciel gius di natu-
ra, o dall' ordine essenziale della poli tice aggre-
gazione, da cui niuna umana società può pre-
scindere se non vuole la sua distruzione. La ra-
gione del delitto di polizia nasce dal bisogno di
un migliore, e più perfetto ordine di cose nella
città, la quale non proibendo l'offesa della sicu-
rezza non avrebbe vita, non proibendo il deli.uo
di polizia avrebbe vita ma non giungerebbe alla
perfezione alla quale può giungere. La nozione
della offesa pasce dalla necessità di reprimerlo,
quella del delitto di polizia dalla utilità di cre-
o ~rlo.
Allorchè gli scrittori di dritto criminale .par-
lando della competenza del dritto di far grazia,
o discutendo quella della scusa per il titolo dell'
errore, e della ignoranza distinsero i delitti , i
quali offendonoDio , la natura, la morale, o il
gius delle gent1, e quelli che offendono il dritto
particolare duna ciuà (I) sentirono confusa-
mente.Ia differenza tra la offesa sociale, e il de-
litto di polizìa ~ non seppero esprimerla. Il
principio politico trovavasi allora involto trop-
po tra le abitudini, che aveane infuse nella mente
dell' uomo il religioso e il morale. Prima del Bec-
caria il delitto di polizia non era stato bene ap-
prezzato, e non avea avuta un'. esatta definizio-
ne. Lo scrittore Italiano ne afferrò la vera no:'

(,) AnI. Malb. D. crimilli6. aà u: 48. tli6' Ii'; 19. ca".. 5.'""",.3.
"p.
Cremaai Dejur. CTilnÌll. lilI. I. fI4I". I. 3. S· 90
s86
s'one allorchè disse consistere in un' asione che
la legge o ~ieta o comanda in vista dellapub-
blica utilità (I).
I confutatori di questo concetto, pretendendo
che le azioni che la legge o vieta o comanda in
'Vista della pubblica utilità siano una sola e me-
desima cosa colle azioni che lo scrittore Italiano
indica come contrarie alla sicurezza pubblica, e
alla pr-ivata , tutto confusero , nè seppero distin..
gUe1'e i bisogni della sicurezza da quelli della
PI'OSPCH'ilà: il voto della natura che reclama pro-
tezione e soccorso dal dritto polirico ;: e il voto
della civiltà umana: i comandi della necessità e
.j consigli della prudenza (!l) •
.Altri pensarono che il delitto di poliz\a sia
piuttosto una creazione del magist.rato, che una
creazione della legge (3): principio sovversivo
di ogni ordine, perocchè non vi è autorità fuoe
della legge, che possa restringere [a Ubertà in-
dividualeerigendo certe azioni ln delitto. L'er·
rore di qll~sto principio nasce da un fallo di
circostanza allorchè il magis.... ato economico al-
l'oggetto di meglio regolare , e 'tenere in mago
gioI' disciplina la moltitudine in certe occorren-
ze, il pensiero delle quali non può capire nei

(I) Deliui e pene S. 8. -II .ig. Meyer E.prit, fII'isine ec«. de. ;".t.
i"diciair. vol. 4. IiI', 7, chap. 8. pas. 437. in not, citando gli .foni falli
in Germani. per I. definizione del d~lillo di polizia, e le opere del
Tillmann, dell' Erbard e altri , se De far ma una Iroppo ri.lI'ella idea
mo.trando comprenderlo limilato a certe località,
(li) Vedui H lil>. li. • ilp. 6. l'al:. 108. Ilut.8.
(3) Moatesquieu Esprit èe.lflizliv. :16. ~,lI4.
287
generali· concetti. che eestimisecno il carattere
delle legge, fa regolamenti, ed editti di polieta-,
i quali cessata la occorrenza cessano J'aver vi-
gOl'e •
. Alcuni distinguono dalle offese della sicurezza
il delitto di polizìa dicendo essere quelle di loro
natura punihili , questi aver pena dai soli rego-
lamenti: determinata (t): concetto il qual si ri-
sente del vizio di que' sistemi, i quali sostengono
essere la pena un rigoroso morale correspeuivo
della infrazione della legge • La' pena della offe-
sa, e la pena del delitto di polizìa hanno la me-
desima origine se non hanno il medesimo titolo,
ed hanno lo scopo medesimo se non se, essendo
queste per lo più pecuniarie, ammettono nella
legge che le stabilisce la espressione in termini
condizionali, essendo relativamente a queste pene
verissimo, che l'uomo è libero di agire'contro
Ja legge quando non gli rincresca pagare ('1).
Non è neppure da ammetterai che il delitto di
polizìa sia di sua natura variabile (5). Invariabile
è la Sua nozione come lo è quella della offesa di
-cui è una specie di avversativo, sebbene varia-
bili esser possano le sue specie. Se gli antichi
Epidamnj paragonabili ai moderni Svizzeri pro-

(I) Muyart de Vouglan. Le. loi» crim. etc. li". 3. tÌl, l8. §. s.
(s) Vecla.i qui addietro parto 2. cap. 5. pag. 82; noto I. Le ~e pe-
cuniarie come le più convenienti al delilio di poliùa .ono indicale da
Muyarl de Vouglan. lo«. cito §. 3., ma il principio non ~ .empre vero.
(3) Cremani O"lIrllazioni 41 pr0611110del Codice ptlUIlII del RIIS".
,J'/fulla vol. 3. fUl6' 249- nwm. *. '
'!l1J,8
tesseroe incO(I'aggiaroDo l'.gr.ioQllura, e rep.l'e~.
sera con peDe di polizÌa ogni sorta .di commer-
-cio (I), e se g1iantiehi Cartaginesi paragonabili
agl' Inglesi moderni in un lempo, nel quale una
nazione non era Capa.ce .di dedicarsi a più occu-
.pazioni utili nel tempo medesimo incoraggiarono
il commercio, econ espedienti di polizìa tenta-
rono di avvilire l'agricoltul'a (2), Don è per que-
sto che il delitto di, polizia avesse pr.esso quei
popoli una nozione diversa, sebbene diverse.per
la diversità de' bisogni di que' due popoli ne fos-
-ser le specie.
L' analpgìa del nome potrebbe far nascer la
idea d'un'analogìa di carattere tra il delitto po-
litico, e il delitto di polizìa, del che niente esser
potrebbe di più funesto alla indiviJual sieurez-
z~ . Infatti alcuni scrittori , adottando I~ nomen-
clatura , la quale distingue la polizìa in alta, ed
inhassa, e referendo la prima al delitto politico
.come la seconda al mengrave delitto, ammettono
in quella un grado di esacerbazione, e di forsa a
.seconda delle circostanze più o. meno difficili
dello stato da credere che ai mali. estremi siano
necessari estremi rimedj, la qual sentenza legai-

(.) Renazzi Elem.jrtr. crim.li!>. 1. Cllp.~. S' IO. num.:I. AlcunibaulI()


paragonato agli Svizzeri gli antichi Milesj , perché usarono di andare a
militare presso le nazioni cbe gli prendevano per le 10&'0 arQlale: donde
. ai \'uole derivata la parola Miles ,
(:I) ReDani loa. ai'. Questi due esempj SOIlO alali gil cilali nel li!>. :I.
tIfI".:I. pag. :I~ .• ma l'avere quello seriuere messi alla pari questi Caui
colf olisarc/aìa. ~ uiltear• .zìa. e la -.olllll'c>laì~ mOllra t che egli noli.
ebbe idee chiare in quesla materia ,
2Sg
mente avvalorano col principio della variabilità
che suppongono inerente al delitto di polizia (I).
Gli scrittor-i che così pensano, abusano delle
analogie de'nomi: confondono insieme due officj
della polizia diversi tra loro: corrono il rischio
di sostituire alla teor\a della giustizia la teoria
della forza, la quale non ne ha nè può averne, e
forniscono non che pretesto ragione ad altri di
denigrare una istituzione, senza la quale le mo-
derne società non potrebbero prosperare (2).
Nè il delitto politico, nè il delitto di polizìa
ha la sua entità ne' dettami del dritto della ragio-
ne, o della morale universale: l'uno e l'altrol'at-
tingono dai dettami del dritto politico. Se i due
delitti vengano per questo modo considerati Sf!&-
brano avere l'uno e l'altro una indole arbitra-
ria, fattizia, derivante dal capriceic di chi ha in
mano la forsa, Ma il delitto politico riceve la sua
nozione siuridica dalla indole del principio vi-
taled:ella politicasocietàsicchè è facile conce-
pire la. incompatibilità dell'uno; e dell'altro:
mentre ildelittodi polizia riceve lo Sila nozione
.giuridica quasi da una superfetazione del princi-
pio vitale della società, che senza crearlo po-
trebbe. certamente, sussistere, Tutte le forze so-
ciali ,tendono a reprimere il delitto politico: UD
in6m.ogradodi forza reprime il delitto di po-
liz.ìa. .

(1) CnlINIni 06$e,.,x,zio/ll· eco pago 250. nrtm (.


(2) Berenger De 14 jurupr. Cç;lIIiflo , . FrtUlotl, mONra afel:8 inodi.
lJues&o nOI1l& di poli~4. -
Tomo tu. 19
~90
Se si distingue la polizra della legge da quella
dell' uomo si scorgerà che il delitto politico può
avere come ogni altra offesa della sicurezza so-
ciale il suo cerchio di delitti di polizia creati
collo scopo di tenerlo lontano con mezzi più ef-
ficaci del timor della pena, e si scorgerà egual-
mente che il delitto politico può , e dee avere
la sua polizia dell'uomo come tutte le altre offe-
se della sicurezza la debbono avere. Non è per
questo da dire, che se questa seconda specie di
poliaia ha bisogno relativamente al delitto poli-
tico in certe circostanze di essere più attiva, 6
più vigilante che in altre, lo che anca relativa-
mente ad alt ,"i titoli di delitto può bene avveni-'
re, la legge debba variar di carattere, e a modo
d'esempio ciò che è nel corso regolare delle co-
se delitto di polizia possa in circostanza diversa
divenire delitto politico rendendo la legge varia-
bile a seconda di chi ha interesse ad esasperarne
il rigore. Se così si facesse si attornierebbe il
delitto politico coll' abusivo mezzo termine d'un
alta polizia di tutto quel tristo, e spaventevol
corredo di regole di eccezione, che come alla
giustizia contrarie sono state combattute, e l'i-
geltate da più sensati, e culti scrittori (I). Nè
l'esempio del dittatore a Roma, carica militare
in una repubblica militare: nè la massima che
la salute pubblica è la legge suprema, sù cui si
suole appog~iare la contraria opinione (2), SOD
(I) Vedl.i qui addietro 1'11,.,.2."'1" 5'1'06. 184.
(a) Crcmllli loc. cito Vedui il 1iI.~ . • ap. 3'1H'6' 50. HOI. 2.
~91

titoli sufficienti a privare il suddito, e il cittadi-


no della protezione delle leggi, e delle regole
della giustizia .• La poliz\a dell'uomo crescendo
di attivilà in proporzione -delle circostanze potrà
più facilmente e più prontamente sorprendere
l'ostile progetto mentre vien macchinato, e col
sorprenderlo lo 8vr. già reso impotente, ma il
corso della giustizia non avrà bisogno per esser
più pronto di divenire o più irregolare o men
coerente a sè stesso.
Non può negarsi, che non siasi falto abuso
del delitto di polizia traendolo ad azioni umane
indifferenti in sè stesse (I), o esasperandone la
imputazione in cose di lieve momento fino al
grado di mostruoso e" spaventevol rigore (~).
Ma il citare abusi non è buona ragione per com-
battere un uso utile, e ngionevole.
Se ben si apprezzi la indole del delitto di po-
lizìa la sua creazione, anzichè togliere all' uomo
Ia porzione di libertà che a lui lasciò la legge
fondamenlale dello stato, altro non fa che meglio
guidarla, e dirigerla , e obbligarlo a comportar-
si come egli medesimo si comporterebbe se mi-
surasse la sua privata utilità dalla pubblica; e se
si volesse stahilire il crjterio , con cui il delitto
di polizìa dee esser dana legge fissato non ve ne
sarebbe forse nè il migliore nè il più certo di

(.) Vedasi illih. 2. cap. 2. paGo 22.


(:1) Sono spaventesoli le leggi Inglesi nel rigore cbe spiegano con-
tro il divieto della caccia. Vedali Comle T,·aité. d•• lelislalioll 1101.
3. /HI6. 39~· iII noto .
59-
questo. Or come la legge creando il delitto di
polizìa non fa che tracciare una linea oltre alla
quale l'uomo noo ba la libertà di passare, libero
però in tutto il resto, la parola trasgressione è
la più adaUota B esprimerne la nra natura (I).

<I> Cod. X-poIc1.~.Ia. •


Differenze dellapolizìa della pubblica prosperità
e della polizia della sicurezza pubblica •


Esprimendo i caratteri de' delitti, che l'una
e l'altra polizìa va creando, fu già osservato che
1'oggetto cleW una differisce da quello dell' al-
tra: cbe lo scopo della prima è quello di au-
mentare le pubbliche comodità, e che l'oggetto
della seconda è quello di prevenire invero l'of-
fesa con mezzi di pubblica prosperità ma per
modo che prescrivendo o vietando con modiche
sanzioni alcune azioni dell'uomo riesca con que-
sto più mite mezzo r-ispnrmi ar l'uso del più ti-
goroso :della pena dalla legge prescritta all' of-
fesa.
.Se si esamini questa diversità di oggetti non
nascerà dubbio che le peDe per delitti conu-arj
alla polizia della puhblica prospeuità non posso-
no eccedere la perdita del denaro mentre le pene
per i delitt i contrarj alla polizia della sicurezza
pubblica possono essere scelte tra le più miti
de Ile aftli Lti ve.
La diversità della indole degli oggetti, che la
polizia o dee far pro5perare viemaggiormenLe O
dee con maggior cura difendere, obbliga a stahi-
lirne una nel suo ufficio la quale desume la pro-
pria nomenclatura non dai luoghi on si trOYaDO
!194
situati gli oggetti ma dagli usi ai quali vengono
destinati. Di qui nasce là divérsilà della polizia
urbana, e della rurale: la prima destinata a for-
mare la legge generale d i poI izia: la seconda de-
stinata a formare una legge speciale di polizìa
per gli oggetti dell' agricoltura in qualsisia luogo
si trovino situati (I).
La legge di polizia, ave ella separata e distinta
dalla legge penale esistesse, non potrebbe esi-
mersi dal classare i delitti nel modo medesimo
con cui ha classate le offese. Sebbene la classa-
zione de' delitti di polizìa fosse per riuscire più
difficile ed intrigata della c1assazione delle offese
in quanto gli oggetti, che ella o favorisce o pro-
tegge sono spesso d'indole così speciale, e di
proprio genere che difficilmente presentino gli
uni cogli altri le analogìe necessarie a un' esal ta
e metodica c1assazione, pur la impresa vorrebbe
essere assunta comunque fosse per riuscire . Le
ragioni in altro luogo esposte sulla necessità, e
sulla giustizia d' una classaaione delle offese mi-
litano con maggiol" forza per i delitti di polizìa
in quanlochè se ogni coscienza può, quando af-
fatto pervertite non sia, distinguere l'ingiusto
dal giuSlo, non ogni intelletto può facilmente
comprendere quali azioni la legge possa o co-

('I) Dimostrai e.sere un eattleo , e fal.o crilerio per distinguere gli


ogìelti d,,1 drillo rurale da qu~lIi del drillo ordinarie la loro malerial•
•iluuione o in campagna o in cillà. esaminaedo l'opera del signor
Vaudorl! Droit rlU"llljh,nt;llil, Paru 18~3, Nuol'o Giorllale tie' LeI-
..rcri di piJa .124, poi, ~ pa8' 3.
~95
mandare G proibire per la maggiore utili là dello
stato (I).
La legge allorché si proponga d'inspil'8re l'a- .
more dell' ordine piucchè allontanar col timore
il disordine dovrebbe incominciare, classando le
trasgressioni, da quelle che son contrarie alla po-
lizÌa della prosperità, scendere IIlIe contrarie alla
polizìa della sicurezza, e finire con quelle che
possono intitolarsi di poliz'ta rurale ove un coeli-
ce rurale Don formasse una leggé di eccezione
utile al pari di UD codice di commercio (~).
Nella prima classe delle trasgressioni alla po-
liz'ta della pubblica prosperità, aUa quale più ~pe­
cialmente si addice il nome di polizia economica,
meritano di esser collocale quelle che possono
esser commesse contro i' erario pubblico o la pub-

(I) Sembrava che il Muyart de Vauglall5 avendo promesaa uoa e.po-


aizione delle leggi crimioali oel loro ordine nalorala, ed ammellendo
tra queste le leggi che creano i delirti di polizia ne aveNe dovuto im-
maginare una c1assazione melodica onde la opera fosse coerente al suo
titolo. Ma la cosa ahrimenli riuscì. J1 suo trattato su i delitti di poli-
zia gli presenta, eccello quelli relativi alla religione dello stato, cosi
confusamente disposti da. cnllocare sollo il medesimo titolo i delitti re-
Ialivi alla educazione della tJio"entà. il feequentar le "ettol. e le ma-
.cherlile. Le, loù, crimine dali. leur ordre ,,"'urel eta. li". 3. IiI. 8.
claap. 2.
(2) Bentham e Meyer puleggianti per i nuovi codici,.i ~ic"iarano
per uo codice unico, escludendon!! un di eommercio eco Non .i sapreb-
be comprendere la raginne di questo loro .islema. Se fOllero dommalici
ai potrebbe credere, che il principia del giuito luoluto gli neJse il-
lusi: non eNendol.. , è credibile che abbiano inteso resllinger la letJ6t1
per estendere l'ar6irrio dell'uomo. Ma Bentham in nhimo intese.ia
uecellità del fliurecon.ullo, e si dichiarò contro al Giurlictlpopolare.
Cosi, sen&8 esseroe a se medesimo consapevole, cadei. nel aiatema ciel
dI'ilio romall{l, contro al CJUllc Cu taolo avnno"
~96
blica regalia, Succedono a queste le trasgressio-
Di ai regolamenti di pubblica salubrità, esclusi i
re~olamenti sanitarj i quali formano legge di ec-
cezione come pUl'e i regolamenti per le epizoo-
tìe come quelli che possono aver sempre bisogni
e caratteri di circostanza. Indi tengono l'ultima
serie le t!,asgressioni le quali impediscono il li-
bero, e sicuro uso o delle cose comuni, o delle
pubbliche. La polizìa di molti pubblici stabili-
menti è per lo più parte del regi me, e delI'am-
ministrazione che è stata loro prescrilta onde
meglio corrispondano allo scopo della loro de-
stinazione, nè può essere oggetto della legge ge-
nerale dello stato (I).
Se è facile concepire, '0 immaginare le specie
singole delle trasgressioni alla polizìa della pub-
blica prosper-ità non è egualmente facile imma-
ginal' quelle delle trasgressioni alla polizìa della
sicurezsa pubblica. Nell' apprezzar l'indole di
queste trasgressioni due difficoltà si pl'esentano:
la prima nel valutare i più lontani pericoli di
certe azioni le quali possono a. prima vista sem-
brare indifferenti: la seconda nel riferir queste
azioni a UD titolo di delitto piuttostochè ad.altro ,

(l) Detli un pib ditru.o eeane di qlleati delitli nella mia opera Jur.
cr;m. elem. li6. 3. l'art. li. tit: 3. Ma .aco io quell'opera il cenno noa
eccedè il bisogno di far coooscere le più imporlanli leggi· di poliùa
della Toscaoa. Gli .la1>i1imenli pubblici 1000 i primi, eomecchè più
iII vi.la di tutti , ••velare i sintomi della o.cilanza pOllibile d'un go-
nroo, Qualunque diserdine OIi.la nella condoIla drgl' lndividui cbe
.i apparteagceo è uo esempio corrullore aella cillìl. Benlbam noo b.
fallo il1cozillllO a lJuuta parte della poliùa dello alalo.
:297
Fu già osservato che la polizìa della sicurezza
pubblica erige in delit ti alcune azioni le quali
sebbene innocenti in, sè stesse -pur ben pondera-
t~ pl'esenlano o una facililà maggiore, o un pre-
testov.o un occasione, o un pericolo onde un
determinato titolo di offesa venga co mm'esso • La
legge in questa sua operazione c~rconJa quasi
la offesa di più linee Jicirconval1azione e tro-
vando l'uomo in alcune di queste linee lo puni-
sce quasi per essersi troppo accostato al punto
in cui egli abusando della sua libertà potrebbe
con facilità maggiore inferire la offesa (I).
La classazione delle lrasgressioni contro la po-
lizìa della sicurezza pubblica non vuol'essere
trascurata come non lo fu quella delle contrarie
alla polizìa della pubblica prospeeirà, ma questa
classazione è più facile, e meno arburaria : pe-
rocchè onde cor-rispondere al proprio scopo dee
essere modellata sulla norma della classazione
delle offese (2).
I delitti direttamente politici, e gl'indiretta-
mente politici possono avere una serie più o me-
no estesa di trasgressioni create dalla legge coll'

(I) Bentham Traité$ àelegi$l. ei«. et peTI. vol. 3. pag, 115. esprime
'quesla operazione della ICllge col dire ce proibire i delitti aceu$olj per
prwenire il delitto principale", lo che non è esatto . ILcancello è
con filolO6ca esallnza espresse-dal Romagnoli Gene,i del dritto pellale
~ol.3,pag.208.3,edi&
(2) Questo lilte'ma, è Itato,adollato dal Buon Code de la sureté ete.
ma egli è troppo dilfulo e minuto , Oltraceiò l'aver pretese di distin-
guere a alni titolo di delitto l'alto criminale, il corl'tlz,ioRille, e la
,olW4lemplioc lo ha obbligato SpeslO a: inventare per costruiR.
298
oggetto di viemeglio impedirli t i primi cona po-
lizìa de' forestieei e de' passaporti t con .quella
de' pubblici alberghi e del movimento da ciLtà
a città da provincia a provincia: quella delle ciu-
nioni segt'ete senza autor-ità della legge eco (I):
j secondi, ritenendo la loro suddivisione in of-
fese contro la religione dello stato (!1): contro al
gius delle genti (3): contro la quiete pubblica (4),
e contro la pubblica giustizia (5) possono am-

(I) Du Friche De Valazè Le« loir penale, li... 4, chap. 2. ammette


in questa calegorla specie , che per il loro caraltere meritano es.er
collocale Ira i delitti politici , ed altre, che piu specialmente appaI"
tengono alla polizia ddla pubblica tranquillità come la delazione del-
l'arme.
(2) Muyarl de Vauglan.loc. cito tit. 8. chap. I. riduce a sei le tra-
.gressi"ni relative al culto religioso, e non dubita di riferire la l. I l . j.
I. cod de feriis , la quale punisce colla confisca la inosservanza dei

Sioroi festivi o con Iavori , o con spellacoli. Virgilio parlando dell' a-


gricollura avea dello nelle Georgiche,
. «Quin eliamIelti, quaedam erel'cere àie1J/U
CI Fai, et jUl'a sinunt ,

Egli menlova I. infrazione del digiuno j. IV. delitto meramenle eccle-


aiastico, e che nell' alluale compenetraaione delle nazioni Ira loro oon
potrebbe essere da Ila leege punito senza (lfa"i sconcel'Ii . Tra noi la
potestà economica può reprimere le scandalose infrazioni di questo
precetto della chiesa . Migliore scorta in questa materia è l'insigne
Presidente Henrion de Pan.ey Du pou..oir municipal, et de la police
intel'ieure etc. li ... 2. chap. 17. paS' 293. 322.
(3) Tace il 1\]uyart de Vauelans sulla poliz\a di questi delitti , i quali
a dir "ero e per la 101' rari là , e per l'ordine di cose che sovvertono, e
per essere commessi per lo più fuori di .tato l'ammettono ristrellissi·
ma. Lo stesso silenzio osserva Du Friche de Valazè.
(4) IlIdièai alcune specie di tra.gressioni relative a .quesla claue eli
delitti Elem.jur. crim.li6. 3. parto 2. tit, 2. 5.1174.
(5) Que.ti delitti .i suddivideno in quallro subalterne classi: J. de-
litti di persone pu1Jbliche cootro , autorità pubblica dello stato: am"i-
to , raggiri e brighe per lo nomine ed eleaioai alla carica, 2. delitti
c1,,!;li amministratori a danno dl!illi amministrati: "lllllO di autorit4~
299
mettere tante specie diverse di trasgressioui
quante son le famiglie d'offese in quelle classi
racchiuse , e quante sono le offese individue che
le riempiono,
Lo stesso dee dirsi della polizìa della sicurezza
privata in quella della vita, e delle membra dell"
uomo (J): del $UO onore (2): dd suo putrimo-
6aI"QU~I l.. , collCuSlion~ ec.• 3. delittl dI'gli ammioillrali eontro gli amo
minislralori: esimisione , r~lill~n:sa. ejfrasiolle del carcere ~c. 4. de·
lilli di privali conlro prhali usurpando le allribuziooi della giuslizia :
rasione fattasi di propria autorità. carcere privaro , duello eco Tuili
questi delitti aoa'nghi in indole pel danno , che arrecano. SODO di-
versi Ira loro per le caule. che gli producono, e la lor polizìa varia
a lecooda delle diverse passioni che De divengono il fornile.
(I) La classe d"lI.. oll'"secontro la vila dell'uomo si suddivide in sei
IUbalterne, I. omicidj generai mente premeditati. :I. omicidj quali8-
cali da pravi modi: prodilorj, in,idiosi, con arme da fuoco, "eleno,
3. omicidi qualificali da pra\e cause : latrocinio, a..allinio, 4. omici-
di qualificali da relaziooi di sangue: parricidj, infantieid] ec., 5. emi-
cidj con dolo d'impelo, 6. omicidi per colpa Ciaicuoa di queste classi
sebb.:oe contenga olfese, che tutte coincidono Del l(lglier la vila, eligo
una parlicolar polizla. NeU' allauinio a modo di esempio j due allori
agiscceo per cause diverse sebbeneper il medesimo scopo di fallo, Se
tuui questi delitti ,i eaaminino pe' mezzi co' quali cammellooli rutti
,enza dislinzione poSlOno avere l.. medesima polisra , quella della fab-
bricasione, "endila, e delazione delle armi: Iabbricasioee e vendila
de' veleni, che il Cavalier Filangie"i Scie/l:sa della legillaeione lib;
3. pan. 2. cap. 47. tit. 3. bonariamenle riferisce ai deliui contro la salute
pubblica. La dassazione immaginala da DD l"riche de V.laze Le. loi3&
penale. li", q. ehap. 5. è inadeguala al bisogno.
(li) Talvolta alcuoe offeae son dalla I.'gge prevedule, e punite COD
vedule di polizla relativamente ad oft'ese più gravi. La offela alla Pe'
pUlazione altrui può risvegliare il desiderio dclla vendetta , e la suseet-
tibililà dell' onore , quindi o l'omicidio premeditato, ° l' omicidio iu
rissa e in duello. Se quella riOtlliooc li aggiunga a quelle già fallo
Del li". I. c"p. 14. S. I. pa~. 228. forse potrà sembrare cbe le all'ele
contro la estimaelone del nome dovrebbero essere relegate Della dalle
d!delilli di puli&la di quelle che li macchiano di umano 180gue. La
,,,linodi,, isnoLii ai BomaDi. inveolata verbimilmente iA Spagoa dopo
300
nio (I)': nell'ordine delle famiglie nelle quali

la invasione degli Arabi allOmmo .uscellibili in fallo di onore Gib-


bon's His«. tif the deel and fall of lhe Rom. Emp. ehapt. 50. adollata
dal Toscano Irgislalore Cod. Leopold, art. 73. è un efficace calmante
di quella oobi1e febbre de Il' animo umano, e quindi uo ottimo. espe-
dlente di polizia. Benlham Traités de lesisl. eivil, et penal; vol. 3.
pas. 4~ riconosce la legale sodisfazione dell'ollraggio all'ooore come
espedienle utilissimo a presenire i delilli, e nota come la legislazione
dd suo pae.e manca affallo di questo vaolaggio. Trallarono della pa.
linod\a Georg. Eugelbrechti Dillert. de actione ad paLinodium Bel-
mst, 16g6. J Frid. Geislerii De action. injuriarum ad palinnd. Lip"
.6';~. J Jo. Chr. Harrungii Dis» de actior•. ad palinod, Jen, 169'-1'J Mi-
ch. Frid. Lederer Di... de aetion, ad palinod. rito 167'1. J Aodr. Mylii
Dis«. ad palinod, Lip'. 1672., Ad. Egnal. Turini Dts». de nalUr., et
indol« aetionis ad palinod, et quid interlit tHUI. es,e aut poenal, aut
rei persecuzioni Erf. 1771.
(I) Vasia è il cerchio di quesll'!offese pel loro su"ietto J l. contre i
beni mobili, 2. i semoventi , J. gl' immobili: più vaalo pe' mezzi, co'
quali pOlSono esser commessi, I. con violensa contro la persona J ~. con
violenza contro le cose, 3. coo asluzia, e male arti , 4. con abuso di
.erwizio a stipendio r più wa.lo ancora pel modo con cui commellonsi J
I. furto proprio, 2. furia improprjp, 3. f~lsilà, 4.• tellionato. Il subiet-
to, il muro J e il modo di queste offese induceno una .differenza gran-
dissima nella loeo polisra. Il sassetta ne' semovenli e negl' immobili
oLbliga la polizia a divenire ltgraria, e rurale. II mezzo J e il modo
ammettono una polizIa comuoe all'uno, ed ali' altro per la identità
clelia causa nella cupidigia dell' allrui, ma ne inducono un, di'ersa per
il diverso graclo di facililà col quale seccado le circostanze possono es-
sere queste offese commesse, I mendicanti , i vagabondi J gli sfaccen-
dali, Sii E6iziani, o Boemi. cioè i dicitori di buona ventura , i circo-
btori J i circumforanei de' quali Ani. Malh . .Ad li". 47. diG. tit, 5. cap.
4. Egidio Merag. Amaenit. jm·. cap. 35. JO~gi3cciono a peoe di poliga
relative a 11' olfese de II' altru] palrimonio col furlo, e collo stellionate .
Tulle queste divisioni e suddivisioni di delitti , considerali per il lag-
~etto su coi cadono, pel modo COD cui commellonsi, pel mezzo che
adoprano , divenendo altrettanti criteri di pr."enti"a difesa moslrano
la necessità ddla lor classasiene , Tuili questi delitti con Ira i privali
.chiamali da Du Fricbe de Valaz~ di le.to Genere sono da lui indicali
imperfettameate , non ben clallali, onde la esposizione de' mezzi di
preveairli gli è riuscita incompleta, e coDfula. Le. lui6 penaI. IiI'. 4·
.~IIP·.9·.
50r
eglLè o capo, o altrimentl uno degl' individui
che le compongono (I).
Tutta questa vasta, e complicata materia è sog-
getto d'una particolar trattazione relativa ai de-
Iitti , e alle trasgr~ssi()ni nelle separate.e distin-
te loro specie. li na generaI teorìa può bene in ~
dicare le principali linee sulle quali tanti ogget-
ti sì di versi tra loro possono essere collocati, ma
se ella scendesse a tutti i particolari perderebbe
il carattere di teorìa J e diverrebbe pratica ap-
plicazione (~).

(l) Qu~sta classe di ofr~.e, nella quale il Filangieri Scienza della


legislazione li6. 3. parto :I. cap. 50. colloca il parricidio ponendo in
luogo del misfallo la .ua qualità aggravante, fu assai ben concepita
dagli autori del Prosetto del codice penale del Regno d'Italia vol. lo
pas. 99' Ma traviaroDo collocandovi l. la suppesiaione del parlo, che e
UDa specie di Calsilà, :I. le risse Cra i conjugi , che sono delitti di poliz\a
o fuori di casa, o in casa,"e iDcasa nou apprezzabili.e non ne sia uve·
Duta ofresa grave della p~rsona, 3. la insubordinazione de' figli, del ilio
troppo generico per l'arlo IOg&eltodella .an.ione della legge , 4. l'ec·
eesso del padre nétla ceercisione de' figli, cbe è un delillo di poliz\a
del parricidio, 3.l'abb~ndono della moglie e de' figli, cbe i: .oggello o
del giudi.io ci..ile, od~lI'alSi.len.. , cbe la pote.tà" economica presta
lempre ai dritti , ai quali non conviene alla legge penale prestare ap-
poggio. I delilli contro l' ordiae delle Camiglie non possono eccedere
j conturbativi del matrimonio dal quale le Camiglie prendono la I~­
ro origine, e il loro alleggiame"nto di società, uDità prime Del com-
puto dell'aggregazione politica vale a dire lo etupro. l'adulterio, il
,iuta ~ l'illecito. la 6isamla; Il lavoro test è citato ba UDa clalle di de'
litti. cbe iotilolairacontincnsa pu66lica vol. l. pago 84. ni: i compila-
tori .i "acconero cbe le incontinllnze pubbliche SODO delitti di polida
.elle oll'e.e dell' ordioe delle Camiglie. e .ono delilli del geDere di
lIuelli. de' quali è da parlar.i nel seguente cap. 5.
(2) lo .lcuBI ICritlori la teorla i: tuIlo : ma quale ~ mai seD.. che
ella abbia l'occbio ai bisogoi della lUa pralica applica.ione!' Alcuni
l'aerali cODcetti, e alcuni etempj. I quali le da uo lato illudono, esa-
miDlli eia lolli DieDII rilevuio D6 alla teoria, D6 alla pratica, BC!olbam
30s
La poliz\a agraria, o rurale infruttuosamente
tentata da chi più ne sentì la necessità per- il
buon ordine dello stato (I), e che il Toscano le-
gislatore concepì in molti de' suoi regolamenti
sebbene ad essi non dasse forma di legge ordi-
nata e completa ('l), fa comparir di nuovo una
polizìa amministrativa la quale prende le pro-
prie ispirazioni da' più certi, ed esperimentati
princip] della politica economia (3): ha poli-

Traités de letrisl. ci...il. et penar. voi, 3. ptJ(f. 9- immagina, che il Ie-


lislalore possa IOllliere ai cilladini il &sico potere di nuocere. Parrebbe
• prima 'lisla, che l'espediente a quesl'oggello doveue esser quello di
ridurli altrettanti automi, Ma tulla quesla ricerca &nisce coll' allribuire
a Tacito l'aver chiamali i metalli prelliosi irl'itamenta ma/orum. 00
poela disse hens\
" •••. , ••• . Itum elt in viseera terra«
" Qualque reaondiderat , It.'r6iuQIMl admO/lerat umlwi.
cc Ejfodiumul' ope. irriiamesua malorum ,
o-a, Mer,
Benlbam, inclinato dalla sua maniera di considerare gl; .ctli I de-
comporli in tulle le loro più minute parti, conce~lCe 'pesso UDa poli-
z\a, la quale sare~be piìl applicabile all'inclillid_ cbe alle masse. Di
questa tempra sono i cap. I. 2. 3. 4. !i. 6. 8. della fuarla parle dell•
•ua opera voi: 3. La maggior parte degli altri ai referisce al meloclo
giudiciario •
( I) Dopo tanle opere scritte iD Francia aul codice rurale·, le quali
altro non sono che ecmpilaeloni di leggi più o meM referibili a qoe"~
aoggello, De comparve Ira noi un saligio per maDO maeatra: ma illa,,,
Bio DOn .i estese né alle pene, lIè alla poliz\a,
(2) Tuili i maleriali per un ordinalo, e complelo codice runJ. ai~
atono nelle legli Toscane. E.i.le un pregiudilÙo lCieDtilIco , il qual.
induce a credere, cbe un codice rurale 000 pona eflere una lelse le-
nerale per uno alalo attesa la diversilà delle colture, e dcgli uai delle
campagne. Il legislalore Toscano colla .ua L. 2 • .4Bo"o ,,85. sull.
colonie da lui malurala colla ollle.r\'8sioDe, e colla .P'I'ie.... mottrb
come quesla difficollà può elller vinta.
(3) L'aholizinne di tante privalive giuriadizioni, di laDIe bue op-
pressi,e e ridicole, delle comandale () çotvu" d,' .ialemi rflOlalDen-
303.
ZIa governativa di fatto nell'uffizio, e nelle at-
att~ibuzioni delle guardie campestri, o come i
nostr-i antichi dicevano campa] (I), ed ha una
polizra governativa di dritto, la quale si dirama
in quella della' prosperità, della salubrità e del-
la sicurezza: soggetto anch' esso riserbato tut-
to alla trattazione di questa materia in parti co-
Iare (2).

farj sull'annona, de' vincoli conlenatori de' fedecommeui, e de' li.


velli eco spella a questa amminiltrativa poliùa agraria.
r» Sa belli Pratica UmlleTltÙe §. 38. num•• 5.
(2) Alla l',olperitÀ appartengono i regolamen!i di polil\a sulle vie
agrarie, IU' fiumi e folui di Igrondo delle campagne, IU i boschi, Iulla
contrallasione del bestiame , lulla vendita, o lui sequestro de' frulli im-
maturi, lui bando delle me..i, e delle vendemmie, lulla caccia, e la
pelca: alla salubritlì i regolaf!lenti lulle colmate, su i macerato] di
lino e di canapa. ID i luogbi desti.iati all' ammauo. e alla custodia
degl' ingrassi ec.i alla licureua il danno dato con asportazione, o sen-
Il: l' ioc:eodio delle meui: la iuclaioae desJi alberi fruttiferi cc•


C A P I T O L O IV.

Polizia delle cause involontarie dell" ojJésa


nell' azione nociva delle cose inanimate,
de' bruti, e dell'uomo per imbecillità d'in-
telletto.

L'italiano restauratore delle leggi della sicu-


rezza sociale in una polemica, in cui lo zelo scu-
sahile sempre, e la ignoranza in chi si acetnge- a
scrivere non scusahilemailoneanoinvolto.si
esprirne , cc SI! dando te pene alle case , che rovi-
cc nano, agl'incenò~, alle inondasioni , ai sassi, al
cc fuoeo , edalle acque si potrar:mo impedire nuo-
ce vi danni, e rimuovere SIi altri dal fUl'ue si do-
cc vranno punireu(l). Platone insegnà,che tutti
gli agenti nocivi in natura, sebben non morali,
dovessero esser puniti, facendo eccezione uni-
carnente a.favore del fulmine (s},
Il pr-imo concettu, cef,lsul'ato perchè non inte-
so (5), e il secondo r-ipetuto spesso senza curare
cJ'intende..Io, sembrano insinuare, che l'al'te di
ben governar la città se non può coll' ostacolo
delle pene impedire certi dTsasLl'i è però nell'oh-
bligo di prevenirli con espedienti di polizia.

(I) Delitti e pene: RI$f'O"a ec, parI. I. risp, alla Il, oen,lU'ca.
(~) De lcyibu, us. 9.
(3) ReDlr.&iElem. jur. erim. li6. 1.0ap. 13. S·" nel. lo
505
Se Platone avesse conosciuta l'arte di dare al
fulmine una direzione a difesa.dell' uomo, e degli
edifizj che abita forse la regola fissata dalui non
avrebbe avuta eccezione. La polizìa economica
può tra i moderni avere un rimedio di effetto più
certo della punizione per tenere in freno l'azio-
ne nociva di quella terribil meteora; e. se i Ro-
mani lo avessero conosciuto non avrebheroomes-
so di porlo nel loro editto edilizio (I).
Ma i danni, che partono dalle sole ed originali

forze della natura inorganica come imprevidihi-
li, e irresistibili assumono carattere di forza mag-
gior-e, o come. i Romani dicevano di violenza
divina (2), contro la quale la umana diligenza
non può premunirsi.
La polizìa della umana salvezza in quanto può
essere offesa dall' azione nociva delle cose inani-
mate è tutta diretta a impedire, che l'uso che
l'uomo ne fa per provvedere ai bisogni della sua
'Vita sia quale l'arte di hen combinarne le mor-

(I) L"1la ubold Instit. ju.I'. rom. pri... hiuo"ico :'o!:lnotic. lilleam.
'lJol. \I. pafl. 11. et .eq. ba raccolti' insieme i Irammenti superstit] del-
l'editto pèetorio e dell' edilizio. La mitolog\a narra come Venere seppe
. salvare Anchise da un fulmioe coolrodi lui scagliato da Giove .iccbè
Don ne ebbe altro male che quello di perderoe uo' occhio. Serwius
In .Aen. li&. \I. v. 649. Alcuoi erudili o..ervano che la Dea lo volle ia
.parte punito per essere Itala indiscreto. Ma quella foFBa &livina, che
toglie quella del fulmine può far sospettare. che in ua'antic~ edoblialG
periodo di civiltà un Franklin abbia esistilo.
(1Il) ADI. Matb. De cl·imini6. ad Uf;o 48. di~. tit. 4· c.",. lo' lIum. 4.
Uoa dolla dissertazione del signore Daunou compendiata dal signore
Ginguené l e riportata io calce al frammento di CiceFonè De fato
4uflo Tauro. e~ TY'pi~ Jo«, P~m"lJe vol•. 13. P"B. 49~' pro•• che eli
antichi coli. parola fato velevano eSilrimer«:la inle.lliMou di,iII••
Tomo IIi. ~O
306
te, e le vive forze prescri ve nè o la ignoranza O
la incuria, o il capriccio , o una veliuta di male
Inteso pri vato interesse, o la emulazione sÌ facile
a suscitarsi tra gli uomini, o la foJlìa non meno
facile a impadronirsi delle 101' menti o ne abusi,
O male ne usi per modo che le opere che ne de·

l'i vano pongano in pericolo la sicurezsa pri vata


e con essa la pubblica disciplina, .
I Romani non seppel'o concepire, che tutta
.
questa materia è di ordine pubblico (I), e che il
-
dritto privato non può essere se non un' ausilia-
rio che la legge può chiamare in soccorso della
sua più pl'onta, e più facile esecpzione ; e la in·
fluenza che il loro diritto ha avuto ed ha tuttora
sulla nostra legislazione ha prolralla fino a noi
questa mancanza di criterio in cosa di tanto ri-
lievo,
Non vi ha dubbio che in qup,;;ta materia la
polizìa pone un limite all' esercizio del dr-itto di
propeietà lo che alcune leggi moderne sono state
caule di esprimere Del definirlo (2), ma la legge
di polizìa deve avere in un testo ordinato" e ben
concepito salva e definita la propria prerogati·
'Va , e quanto aH' essere posta in azione la legge

ha da fissare se il suo moto dee partir lutto dai


consigli del. privato interesse, o da quelli del
pubblico.
I Romani non concepirono nel dritto di pro-
,-

(J) Il dotto Uaubold d. cenno di quella riteui_ mede.ima l,ulil.


jllr.l'flm,,,,, priv. hi,t. dogm. li"elln. vol. 1,,11•. Jl,)8. j. ",.
(2)C04. Nap. .4rt. 53,.
507
prierà altro limite che quello che SIi segnava una
legge di dritto privato come di privato diritto
era stata la sila creazione (I) , Questa effreneta
idea del dritto di propr-ietà comecchè indipen-
dente dalla polizla dello stato produsse a Roma
quegli alti edifizj i quali sembrando voler colle
sommità loro toccare il cielo ponevano colla loro
facil rovina in pericolo chi passeggiava sopra l.
terra (2.), La mente 'de' Romani legislatori fissa
troppo nel dritto privato non seppe in principio
trovare altro rimedio a questi pericoli se non
I' azione della servitù altius non tollendi , ma la
forza delle cose obbligò in seguito a opporvi ri-
p~l'O con leggi di polizìa (3),
Una serie di azioni su-aordinarie e eli anda-
mento celere fu ammessa nel corpo del dl'itto
onde difendere il libero uso delle cose di puh-
blico dritto , o sacre (4) o profane come il lue-
go di generico pubblico uso (5), la via pubbli-

(I) Erano elt'mpj delle limilazioai lellillime delduminio I. l'azione


de tiR"O jUllcto, 2 l'azione lUfuaff pluI'iae arccndae, 3. la ciftlzio.
danmi infeati . I:rell' Majan.ii Di... deli/;noj'4flctordi.p·i"r.11Ot.,.
Zanob. Perelli Commento de action. ez L. XlJ. ·tab. de tigno i.neto
ete., Inl'estig. flRliqui jur. lib. I. c. I. Car Gui!. Win(·kle.· Di••. de
actioll. aq~ae pl,...ia« arcendae, Lipsia« 1780., USo, e Dlrksen Nel
ootnellt. e le o.,crl' sulla lez Galliae Ci.ulpi.ae. •
(2) Giovenale in vis'a di questi pericoli delle a Boma il DOme ai
44ff11ae urbis .,,,. IlI. v. 6.
(3) Vedasi questa maleria dottamente illustrata dali' Beinece, 4rtli".
roman,jurisp'·. iluutr, colle allgiuote dell'Baubold Fi·Qllcoj'. ad 1I10e•.
sSn.pag. 387.
(4~ Dig, Li6. 43, tit, 6., Car. Frid. Caleman Commlllllatio"i, de ....
tlTi. P. B ••olcmuibus .pec;men priu. GOti. 1824.
(5) DiII' Lib.43. tit, g. Quealo intV'dctlo era a fa,ore del cc..iuDa·
,io del luogo publ.lico. .
508
ca(l) il suo riattamento (2),-il fiume pubblico,
la ripe (3) e la sua difesa (4), il consuelo suo
corso (5) la sua navigazione (6) il buono stato
della cloaca pubblica (7).
A questi-provvedimenti di ordine pubblico ma
confidati tutti all' interesse privato aggiungevasi
la cauzione del danno ancora non avvenuto seh-
ben minacciato da pubblico luogo (8): la cauzio-
ne medesima per tutti i Iavor] sporgenti sulla
puhblica via (9), gr intervalli da lasciarsi tra 'gli
edifizj come necessarj alla salubeisà , o a rendere
meno devastatori gl' incendj ( ro}: l'azione per i
(I) Dig. 1.eg. 43. tit.lI. r o, Ev. Ollonis Lib, sitlgul. Je. tutela viarum
publicllrum Traj. ad Rh. 1,31., Vipcenl. Barlòlucci Di". de uiis pu-
"Iicia Bomae 1,86., AnI. Malh. Boucbaud Rfi;herehea hy.toriquea aur
la police de. Bamaius c:oJlcernant le« Branda c1aemina ecc. Paria 1800
ApI. Nibhy Delle vie desii antichi presso Farniaoo lSardini Roma an-
tica vol, 1.4. Roma .818.
(~) Dig. 1.ib. 43 tit, I l .
(!!) Dig. Lib. 43. tit•. I~., Caro Ferd. Scbmid Prad. de aqutmJm tu-
tela Romae antiquae , Yitebersae 180I.
(4) Dig. us. 43. tis, 15, Groliu. Man. ad [ur, usu.us.«. cap. 9.
(5) Dig. 1.ib. 43. tit, 15., Caro Frid. de Willr.lder Di". de [ur« impe-
'/'tdai aquae Lips. 1,49" Rapb. Fabrelti Diaa. de aquil, et aquaedu-
ctibu. veteria Romae , Bomae 1680.
(6) Dig. Lib. 43. tit, 14., il quale consuona col tlt, 9-
(7) Dig. Li". 43. tu, ~3" Groliu. Man, ad jul'iapr. Holland. li3;
2. eap. 34. Lewen Censo For. parto 1./ill. 2. cap. ;4.
• (8) Dig. Lib. 3g. ui, ~. le» Galliae Cùatpina« cap. 'g., Aug. Maurit.
Engelhardl Di... de operil ncwi nunciatione, Lipste« 1821., HUlO
Biatoire d« droit romain vol. 2.pag. IIS.
(9) 1)ig. Li". 39 tù,». Tuili i lavori .porgenti dall' edifizio sorli93no
il nome di parapetasia, i quali lavori furono come occasioni dì na-
scondigli favorevoli alle aggressioni sulle vie pubbliche, e agl' incendi
'gen~ralmcnle prosceitti. Golbofred. Comelll. ad Cod. 'Theod. li". 16.
lit.I.I.39· v
(IO) Jacob. Golbofred. ,;Id f.ìod. 77aeo~. li6. 4. til. 24.1101. I. ".,.
4Sa.lIol. 5. paS' 256.
~
3°9
eorpi pesanti tenuti sospesi sopra luoghi fre-
quentati dal popolo (I) e per le cose o versate,
o gettate dall' alto delle abitazioni sopra i luoghi
medesimi ('l). .
La non curanza della polizìa sugli espedienti
necessari adistruggere gli animali che insidiano
la vita dell'uomo ha posto talvolta intere popo-
lazioni in pericolo d'esser distrutte (3). Una ir-
resistibile forza simpatica spinge l'uomo a con-
templare la belva feroce posta in situazione da
non gli poter nuocere, e la speculazione non
manca di trar profitto da questa passione all'uo-
mo connaturale. Se il Pretore vegliava in Roma
ai. danni che le cose inanimate potevano acrecare
alluorào nell'uso che egli faceva delle pubbliche
cose, l'Edile forse perchè era incaricato di far-
nireal circo le bestiedestinate a servir di spet-
tacolo-al popolo (4) vegliava ai danni che gli ani-
(1) ~g. us. 9- tit: a.z, 5. S ult, Per la emenda di questo daD.IiO la
tliuri'prud~nza flulluava Ira l'azione deposito et suspcnlO, quell'l della
u6Ce Aquilia, e \' allra nascente dal q/Ca,i delitto.
(:I) Oig. us. 9. tit, 3. •
(3) TM lii,tory of Greece by' Witiam Milford vol. 1, poS' 85. L'au-
tore osserva cbe a' noslri giorni e ne' paesi ove gli animali selvatici non
100 conosciuli si repulaoo favole ì racconti àelled·evaslazioni, che
essi fecero. di alcune contrade. Erodoto narra d'un cinghiale che de-
nstò Ja Misia, e sembrava invulnerabile , &iolio ~lIa desceisione..dello
scude d'Ercole rappresenta i cinghiali combattenti a forze eguali. con
i leoni. Anco oggi ali' India i nati.i del paese implorano il saccorlO
dell'armi da fuoco degli Europei contro le tigri, cbe d.vastano le loro
abitazioni. Ai dI noslri .i è rinnovato il ratto di Ganimede. Alle ar-
cadi uo' aquila ebhe.forza, ed ardire di rubare un ragazzo jo fasce, n.
iiltot;,y of the Ork"~r I,landl etc. "y the Bed; Georges BaJ'ry eCO.
Edirnbu1"fJ ll105. f'''f5. 500.
(4) Beaufort La Re,ubl. Rom"i". »01.. 3. pago 30&.· ill}ya!e dichiara
510
mali nocivi poteano all'uomoinrerire (I). L'af·
fezione pel cane indica un'animale che si com-
piace di retribuzione di amor~, e di fedeltà (~),
ma gli Edili aveano con governativa pruden-
za provvisto perché quell' affezione potesse ave-
re il conveniente suo sCoso senza altrui detri-
mento (3).
Considerando la imbecillità d'intelletto nel-
l'uomo come involontaria Causa di offesa al pari
di quella di cui l' ordine è minacciato dall' azione
nociva delle COse inanimate, e de' bruti animali,
e perciò degna di fisso l' l'attenzione della pre-
ventiva difesa onde siatenuta lontana, non è da
pal'lare se non degl' inCanti, degl' impuber-i Pl'OS-
simi alla infanzia, de' sordi-muti, de'ciechi, e
degli alienati di mente.
La patria potestà è un' istituzione che il dritto
della natura, il civile, e il politico in perfetta
perplessa, e difficile a pef'Cepir.i la difl'erenu Ira i Curali e i Plebei.
Quello .ngge Uo ~ iIIu.tralo da Bear. Jo. Arntuaio Di •• , de differenti.
ùuer aediles ple6i. ,et cUl'ule. Rom. Traj. ad Blaen. l,llg., e da Ni..
• •r. Storia di Roma vol. I. pago 425. vol. 2. PQ(f. 15.416.4:111 -.
CI) OiR' Li". 21. tit. I. 1.40. J. 1.1.41. Haubold In.t.jur. romtUI.
l'''i... lai.t. dOfImat.lilleam. vol. 2.paB. 30. §. 104., Jo, Leoa. Winlegelll
Di••. de animaiì6lUferoci6u. qua vulGo iter jìt.onWmdu Trai. ...,
Rlaen.lj3o. .
. <Il> Le a8'ezioni de' Turchi per i caai ~ao ., radicale e al rorti, eh.
a COllan'illopoli vi ~ uuo spedale per rieeverli quando IOno malati, •
curarli. BiU. Brit.Ziler. 1101. g. l'a!. 316 Ne a""iene però, cbe nell•
•Irade di quella cit~ il numero de' cani vi ~ prudigiOlO ~d iucomodo.
W. WiUman Trat'e16 in ..tt.iatic TlU'9u~etc. LORdo,. 1803.
(3) SuJla legge o Pelulania, o Solonia ••uU' dilla edilil:io iD teguito
divenuto ediuo prelorio .ul modo di teoere il c.ne preuo ei Greci ••
preuo ai Romani oode non ofl'endesse col mono Vedo Heinecc. Jtntu,.
RollUlll. clII1I CUlimad. Haubold Lifl. 4. tit. 9· S. 1.2.
'311
unione tra loro commendano come il migliore,
il'pià dolce, e il più efficace mezzo di educare
aIla disciplina sociale la gioventù, che per im-
becillità di mente potrebbe divenire alI" sicu-
rezza nociva (I).. La pan-ia potestà è, considerata
dalla polizìa come un suo supplemento, non es-
sendo ella senonl' azione del governo che si eser-
cita per mezzo del tribunale domestico.
La curatela, specie di pau'ia potestà applica-
bile agli eventuali bisogni della famiglia (2),
quanto ai sordi-muti, ai ciechi , ed agli alienati
di mente dividesi tra la famiglia, e l'amministra-
zione, la prima esercitandosi col proprio e vero
Sl10 norneve colle attribuzioni che le san. pro-
prie, la seconda col nome di istituti, di spedali,
di reclusorj de' quali altrove occorrerà 'far men-
zione.
Sebbene la supposta imbecillità d'inlelletto
nelle femmine debba essere valutata, qualora sus-
sista, come mancanza del senno squisito, che ali
oggelli del dritto privato richi edono ond' essere
ben conosciuti, e divenir titoli di obbligazione
.matul'amente contratta, pure la tutela perpetua,
alla quale in altre età fu sottopposta la donna lluÒ

(I) Char], Ani. Pilali ne T.lllo Traité.tk.loiz ci... V<Jl. 2. cap. 6.,
IdelD T,'aiu de. loil& politique. de. Romai". vol. ~. cap. 15., Andr.
Nuprede E..ay .ull·hi.toir~de I"",.i..a/loe paterllule, PflJ'i. 1801.,
Guil.Benr•.Royer. Di... de patria #114M dioitur patr,t.te ez jW"i.- .
tur"e, Romani, .tlaodierni ralio"e, Gron«Asae 1808.
'(la) Io. Glieb. Seger Di". hido,·iajur. rom: li6erae reipulditlllede...-
tclU, et cur..tiOllilH", Li,.itU: 1,60., ldeDi Di... brtlfl.i, Cu,.lIrUIfI li-
.tori/l, Lip.fae 1763. .
Su
essere considerata come una gua"enl'igia pubhli-
ca contro le offese, di cui la debolezza del sesso
cedendo 'alle malvage altrui suggestioni può es- .
ser ragione (I).
Merilala imbecillità d' intelletto d'esser distin-
ta in abituale, e attuale: la prima verificandosi
nelle persone indicate fin quì come derivante dal
loro organico stato, la seconda verificandosi nelle
offese, che le persone ad alu-i soggette couimet-
tono O per ignOl'anza o per errore o per colpa.
Poiché- queste offese apparisconoessere in parte
involontarie la difesa preventiva non può omet-
tere di teuerle lontane dall' ordine della ci llà.
Tra le pel'Sone ad altri soggette non solo si
annoverano i 'figli e le mogli ma i seni pur vi si
annoverano. Le leggi delle XII. Tavole aveano
pal'ificate tra loro le azioni nocive de' seni, e
d.e'bruti animali- quanto alle conseguenze giuri-

(l) Ev. Ottonis DiII. de perpetua foeminarum tutela. Duis&.


Zanob, Perelli Com, de perpetua mulierum tutela, eju.que deolinan-
t, 'g"

dae rntion« adinvellta etc. in suis investig: antioui jur.Lib. ,. cap. 2.,
Frid. Cbris]. Harlung Di".1e CUrtl sexus tam Attica, et Romana quam
Germanica, Gotti"B' '79" Ger:Oom. Scifi'ell Dlss, si,ttms ju. foemm.
apud ROfTUJno, cap. l, Alla lìJle del secolo pa~sato si rinnllo\'à la di.'
.pula pro, e contro alle donne ma fu una donna, che scrisse e potA
dire
... : , d persama aeztra

0_.,
>

Dejendi pimentfor.an hac dej'en'4 fuiuellt.


J/ppeal to- the men of G,eat B"itain in th« f""oUl' cif tlttI 1Y
Lohdon 17g8. Le. droùs de la Femme par Marie· Woltstonecraft Mo-
moi,.. ofthe Author cifthe difm.e of th« Womanl: by WilialQ Go-
dowin, LOIidon '798. ove l'omciolo marito mostra la viucria , che la
eloquensaélella consorte riporlò, perorando le cause delle dODDe,
top". il Pajne , il ROUlleau, il Gl'egor)'. del D. Fordyce ',etc.
313
diche d'èIla rerezione del danno a carico ·del pro-
prietario: potendo gli uni e gli altri essere a ti-
tolo di noxa da lui rilasciati in potere del dan-
nificato (J). Il dritto del danno arrecato dall' a-
nimale non era però in tutto il medesimo che
quello del danno arrecato dal servo. Se l'animale
era stato instigato a nuocere altrui il delitto era
riputato come-commesso dall' instigatore (~): se
il danno era stato commesso da))'animale per ne-
gligenza' del proprietario era giudicato col dritto
della colpa (3), e col dritto medesimo veniva giu-
dicato quello inferito dall' alienato di mente, il
quale non fosse stato Come dovevasi custodito (4).
L'azione nociva dell'Infante, dell' impubere,
del sordo-muto, del cieco, dell'alienato di men-
te, della donna, del servo si present,a qui in un'a-
spetto meritevole d'un solo,e medesimo ,dritto
se si considera comeeffetto della colpa delle per.
sone dalla custodie, dalla direzione, o dalla scelta
delle quali dipendeva il-danneggiatore, La .civile
responsabilità può di venire materia connessa col-
la penale se .si considerjcome una isti tuzione di
polizìa della sicurezza pubblica, e della privata,
Sebbene i suoi effetti siano pecuniarj , e patri-
moniali il suo titolo deriva tutto. dalla legge che

(I) Senla fermarli alla sottile filologica di'linsiooe di /lora. o no~ia,


vedali Heinecc. 4nt. Roman. flUm animad.... Haubold Li6. 4. til. 8.
S· a,
(~) Dig. Li1J. g. tlt, 1.1. I,'S, si illltig.lii. 4. tit.lI.l. ,. §. e.us. 9. ti••
2.1. IJ. SA;.•POl\gi Eltlm.jur.crim.lJol. l.paG'6.
(3) Dig. us. 9. tit, l.l. 1.2.5.
(i) Dig. Li6. I. tit, 18.l. Il' infili.
314
protegge non dalla legge che stabilisce, e regola
il dritto (I).
Questa civile responsabilità è il criterio, il qua-
le regola in graD pat'te la difesa preventiva dai
danni degli agenti enumerati 6n qui. La giusti-
zia richiede però, che si distingua il dritto della
negligenza da quello del dolo. Sembra , bene ap-
prezsando questu non facil soggetto abbandonato
ingl'ao parte alle dispute umane, che la (Iiresa
dolosa debba.obbligare come responsabile per la
refezione del danno patrimoniale ilpadre , il tu-
tore, il marito, e che non la dolosa ma la col-
posa soltanto debba formar titolo di civile respon-
sabilità pel padrone (2).
La offesacolposa der-iva ancb' essa da imbecil-
lità d'lDtelletto ma non ha presRgio di sè O in
qualche carattere estrinseco dell'individuo, O
nella Sua precedente comlotta ; aiunge improv-
visa: non è Rccompagnata daèircostanze le quali
allorchè si presf"ntano ne annunzino per se sole
il pericolo, essendo l'atto chela produce per se
medesimo lecito, e un' interno quasj indefinibile
stato dell'animo dell' agente essendone Ia cagio-
ne (3). Se la offesa colposa può essere esclusa
(.) Vedasi illi6 l. cap. 14. S· .. POS· 2.6. c ,es.
(2) Il prinripio politico ai t'saaperò li IlO alla tirDllnb, allorchè pr_
ai Romani obhligò il padre insolveme a dare come nosa il 6111io in ri-
pcI..sione del danno da 101 arrecalo. On principio aft'allocoutrarjo ani-
mò io seguito le leggi romane delle quali H.inerc. l",tit. jur. civ. li&.
4. tlt. 7. S. 1233. Un principio mi.to di politica, e di giu.t;zia iapirò
altri moderni legialalori a fiSSaTe la responsabilità de' superior] dgllle"
alici per i delilli de'loru suu..posti. Cod. Nap. Nt .• 384.
<.3) VcCÙli Illib. 2. cap. '0. S. li. pug~204. e ,eg.
3.5
dall' abitudine della diligenza siccomequesta a-
bitudine si forma per una serie d'aui della vita
privata dell' individuo, e agli occhi della legge
per se medesimi indiffereuri l'azione del governo
Don ha nè competenza nè mezzi onde infonder-
la, o tormarla negli animi.
Il danno proveniente da colpa non può veri-
fical'si se non in certe determinate offese, e più
specialmente in quelle che cadono 'sulla vita, e
sulle membra dell'Individuo. Essendo l'offesa
colposa l'effetto d'un' atto sempre in Se medesi-
mo lecito non è difficile per la difesa preventiva
il presagire quali att] della vita dell'uomo in certe
circostanze possono sebbene o leciti o indifferenti
in se stessi degenerare in offese colpose , e .pre-
seri ver provvedimenti i quali osservati da chi gli
assume le rendano meno facili ad accadere. La
esplosione dell' armi da fuoco o di qualunque
siasi ordigno che contiene racchiusa la polvere
da cannone in luoghi di pubblico uso (I): il
COI'SO troppo veloce de'cocchj in città: il-gui-
darli senza lampioni che diradino la oscuri là nella
101' vicinanza in tempo di nolle: l'introdurre,
senza particolaei cautele ingiuflte ai conduttor-i
gli animali da trasporto, e da tiro dalla campa-
gna in città: sono altrettanti alti, i quali come
occasioni di offese colpose debbono essel'e ve-
gliati ·dalla preventiva difesa (2).

(I> Vietarono tra ooi 'Iueato abuso le' lessi del 113. MtI6Sio I"f".
,., MaBsio 1774••• l'i' ..tSOdO 1795.
.(11) Qvcatc CAlllele I0Il0 ilDa ad ilDa caallaDICOlc iaclic:atedalBUoa
316
. Il fuoco, tanto necessario alla esistenza dell' no-
mo , è r~gente che più la minacci. L'ammini-
strazi one provvede ai mezzi i più pronti e più
accçnoi a spengere un: incendio allorchè siasi
manifestato, ma la polizìa solamente può pre-
scriver-e i regolamenti i più utili onde non si ma-
nifesti, I Romani avendo bene inteso come l' arn-
ministrazione può somministrar sacco l'si contro
gl' incendj non intesero troppo come la polizìa
gli possa p,revenire) e crederono che ciò potess€f
ottenersi colle severe interlocuzioni;o 'co' gasti-
ghi a chi gli avesse suscitati per colpa quasi la
colpa quando è cagione del proprio danQop,'ima
che del!' altrui non avesse una pena nell' avve-
nuto disastro (J),
Pevcocremlo la materia compl'esa in questo
capitolo è vis'ibile il grande spazio che dee oc-
cupar I' uffizio della preventiva. difesa, ~l1esto
spazio .incoruincia da un pensiero amministrati-
vo , e finisce inun punto di contatto-tra la legge
civile, e la legge penale, Alcuni legis.latori hanno
dichiarata e punita come delitto di polizia la
ignonnza, o la incuria dell' architetto nel co-
struire'}' edifizio, il quale per questo motivo rui-
na (2), In questa legge il delitto di polizta prende
'1
Cod. de l" ,ul'~cl etCl. IiI'. 3. Code de colltl'QlIention, et de, fQut~
QI't. 142.
(l) Dii, LW. l.tit. 15.l. 3. S. i .
. (2) Muyart de Vouglans Le, loiz erim. tlmu leu» ordr« nat, liv, 3.
,tu. 8. oh4p.. g, §. S.II'Baon riprte la' di.posizione medesima loe, ,upr~
cit.1 primi Greci architetti fabbricavaDo s\ debolmenle, che Agesilao
fOJè .prendere !!antinea col IIerll'are r al,1O del fiume, che palAu per
51 7
da un punto troppo elevato, e quasi ideologico
il propr-io concetto, L'arte degl' ingegneri, e
degli architetti non è dissimile da quella de'me-
dici, degli speziali, delle ostetrici, ed altre in-
venzioni utili alla salute dell' nomo. Il delitto di
polizìa può-essere dalla legge creato nella im-
prudenza, o nell'impostura di chi intraprendead
esercitare quelle arti senza esservi .dalla legge
autorizzato (J), ma non può andare più oltre ,
lasciando alle ordinarie regole di ragione il giu·
dicare de' casi, nei quali la imperizia, ola im-
prudenza dell' artista sebbene come I aIe autoriz-
zato dalla legge abbia prodotto un disastro, che
può essere attribuito a sua colpa (2).

la città, avendo la esereseensa.delle acque fatte tosto rovinare le abi-


tazioni. Xenopb. De rep GI'aee. lib. 5. Il Tempio di Minena in Alal-
comene , piccola 'cillà della Beozia, minò per l'azione d'un tronco di
eliera insinuatosi in una fessura delle muraglie. Pausan. Li". 9.
(I) È noto come i medici, e l',esercizio della medicina Don .i vol-
Iero ricevere in Romll prima del decimnsesto secolo. Il loro arrivo vi
fu di tristissimo augurio. Arcbagato primo medico si merito il titolo
di cQrnpce. Cassius H'emina "'p. Plin. hist, nQt. lib. :19.e. I. I Roo'
lDani non ignorarono certi regolamenti ai quali sottopcseeo l'esercizio
dell'arte salutare. Jo, Lud. Beck Di ss. obl de Romauorum disciplina
pufJlica 1ediea ad iilllltrQnda vetel'um scriptorum , et [ari.. oivills
.loaa , Lips i ae I 809,
(2) È osservabile il lamento di Plinio Hist, lIQt.lib. :19, c. 1. .. Nulla
praetereaLex quae PUIUQt inscitiam eapitalem : nullum exemplum
vindietae: discunt perieulis nostris et ezperime/lta per morte. QlIu"t;
IIEDICOQUE 'l'..tNTVM HOJIIINEM OCCIDISSE /JIIPrlNIT..tS SVMM" J). ReCrice
queslo tristo sog~elto il Menallio ","moe,.. jul'. CQP' 35. Nè i belli spiriti
risparmiarono in questa delicata materia i loro sarcasmi. AI tempe di
Diderol era a Parigi un medico il quale avea. al vito una eieatrice in
Corma di C. dal cbe quel filosoCo prendeva moti"n di dire, cbe (alt.
ae r era maneggiando con poco ,garbo la Calce della morte , Champfor!
Oeul're"lIol.:I PQfJ. 115. Altri narraeome un medic!' non pasuv. mai
3.8
Gli oggetti di pubblica disciplina relativi alla
materiale manutensione di molte cose di pub-
blico uso rego,1ati dai Romani col sussidio degli
interdetti di cognizione pretoria appariscono di
Ior natura dover divenir soggetto della moderna
economica polizia, o. di quella che si propone il
mantenimento della pubblica prosperità, La pre-
eccupasione de' Romani su i privati delitti , e I.
cognizione che al Pretore ne deferirono furono
Ie vere cause, le quali impedirono presso loro
di considerare in un' aspetto di disciplina pub-
blita certe pubbliche opere, In proporsione che
l'autorità pretoria andò decadendo la mente
legislativa concepì se non in tutto in gl'aD pat'Lo
la necessita di trattar quest'oggetto come mate-
ria di pubblico ordine, e con regolamenti" l'a-
zione de' quali non dipendesse dal privato inte-
resse (I).
Quando si giunge all' azione nociva de' bruti
animali tenuta a Roma in freno dall' uffizio de-
gli Edili, il.quale estendevasi a decidere le que-
stioniche insorgevano nelle vendite del bestiame
domestico (2). cessa l' uffizio della polizia econo-

mica, e si vede spuntar quello della governati-

da' «melerj le"" euoprirai il "ilO eOD uo fazzoletlo. Interrogato d.,J


molivo di queala IIsallza rispose CI lo fo perehè multi essendo qui per
~pen mia, temo che alcuno mi riconosca. e DIi prenda per la gola ...
EM,Trd. meth. Eociclopt'diana pag,660.
(I) Vedasi it Cod, Theod. Li6, lS. tit, l.,il quale s' inscri". De operi-
6ru pu1Jlicis, e i dolti c;omenlari del Golofredo.
(2) Haubold lnd.jU,.. Rom. pri"."iuOI'! dosm.li/leam, Edict,prllef.
et JI«lil sent, et«. l" 30 n. 1(J:l.
31 9
va, se si rifletta che i regolamenti a ciò neees-
sarj dai luoghi di uso pubblico si estendono a
qualunque cautela, che apparisca o utile o ne-
cessari a a" provvedere alla salvezza, ed alla salute
dell' uomo ,
La polizra governativa signoreggia l'azione
nociva, che può derivare dal fatto dell' uomo
per imbecillità d'intelletto', e si connette in que-
sto coll' amministrativa se si consideri come la
creazione del dritto civile può essere animata
dall' oggetto politico di far penetrare l'azione
del governo nel seno delle famislie, e divenir
mezzo della )01'0 miglior disciplina.
In questa seconda ispezione Don è. ammessa la
forza, qualunque fosse per essere , della educa-
zione pubblica, o della privata, la quale ha lino
scopo più senerale e più grande _Qui è consi-
derata la. polizìa della sicurezza ne' suoi effetti
immediati relativamente a certi e determinati
individui non ne' più mediati che la educazio-
ne può avere sulle morali disposizioni di UD po-
polo.
520

C A P I T O L O V.

Polizìa delle passioni le quali agendo come


impeto sull' animo umano dipengon causa
di offesa,

Fu altroveosservato come l' l'amore e l.ir~,


ebrieià accendono spesso l' animo umano all' of·
fesa (I) . Qualunque sia la opinione, che alcuno
professi sul vero grado di moralità, e quindi SII
quello della pena delle offese commesse nel bolo
lore di quelle passioni, niuno potrà negare, che
il solo possibile che tali offese non siano libere
in tutto, obbliga la polizìa a tentar di ottenere
colla difesa preventiva gli effetti salutari che for-
se colla repressiva ottener non si possono. Non
si tratta qui di riassumer di nuovo l'esame, ed
il calcolo della offesa inferita nell' impeto dell' i·
1'8, dell'amore; del vino: ma si tratta di ponde-
l'are come la'polizia possa con antivedimenti suoi
proprj rendere quanLo è possibile più raro quel.
l'impeto qu;si chiudendo le vie per le quali per
ciò che più comunemente accade l'uomo con fa-
cilità vi si abbatte.
Ma parlando eli passioni, che meno docili al·
l'impero della ragione, e della riflessione trasci-

(l) Vedasi illi6,~, tU", Ilo S, 5. paB' 24,. et .eg_


5:11
nano quasi per una rona lorpropria l'animo u-
mano alla 'offesa una ne fu omessa ~ la quale non
avendo nè un nome, nè un istinto suo proprio
va tuttavia lentamente, e per gratli formandosi
ed, acquista il trascinante carattere dell' amore
dell' in, e della ebrietà: passione che spesso non
ba la coscienza di se medesima, e diviene quasi
ausiliaria, ed incentivo delle altre.
Gli antichi osservarono che una lungaabitu-
dine sembraclivenir natura nell' uomo, e che,
contratta che sia, è. difficile resistervi vcome è
difficile resistere alla natura (J). Il detto che per
le cose alle quali l'uomo si abitua non risvegliano
passione in lui è referibile ad altro fenomeno:
essendo certo, che le abitudini possono dare al-
l'animo umano inclinazioni più forti, e talvolta
meno frenabili-delle passioni.
La resistenza da opporsi alle men rette abitu-
dini' è considerata dalla morale in un modo, e
dalladifesa preventiva in un modo diverso in
quantochè l'unn si propone la interna perfezione
dell'uomo, e l'altra laesterna(~)_'Fu osservato
come lo difesa preventiva non può avere influen-
za nel fornir le abitudini necessarie a tener lonta-

(l) Calpurn. Flacc. Declanl. 2., Ludan. Adl'e",. indoat, paS' 39:1,
(:I) Trattò delle abitudinicome incapaci di scusare la oll'e.•• Puffen-
dorfD. jMr. natuI'. et sento lill. I; cap. 4. §. 6. cap. 5. S J 3. Con scopo
m....ale più diffusamente ne scrisse de Felice Dict. de justice vol. 7,
pa~. 325. 33:1. Con m.agglore filosofia trallò delle ahitudini , e della loro
influenza sulle idee. e sul morale carattere dell'individuo Ferguson
Principle, of moral; lI1Id poliCical ,cienctl.. Edim/J'_'7911. vol. l. J"apC.
3. seat, 5.
TOIIIO 111. ~I
/

322'
na la offesa colposa perchè queste abitudini si for-
mano in atti della vita privata dell'uomo e indif-
ferenti o leciti per se stessi, onde ella non può
regolar le ahitudinise non negli atti pel" se me-
desimi illeciti, e altrui nocivi, lo che non può
fare se non in certe più gravi offese delle quali
la giustizia per l'età dell' offensore non può co-
noscere, oin certe altre che per la loro tenuità
non meritano di esserne conosciute sebbene me-
ritino di non andare impunite come primi passi
co' quali l'uomo s'incammina ad offese più gra-
vi (I).
In questi due casi se si tratti di offesa inferita
dall'impubere la civile responsabilità della perso·
na da cui dipende per subiezione domestica for-
nisce la riparazione del 'danno patrimoniale al..
l'offeso, ma non ha veruna influenza sulla dire"
zione che a meglio operare convien' dare all' a-
nimodell' offensore: nel caso secondo trattan-
dosi di persona già adulta, edi suo pieno diritto
la responsabilità civile non ba termini per ap-
plicarsi. '
I limiti entro ai quali i popoli inciviliti hanno
dovuto racchiudere i dt'itti della potestà del.pa-
dre sopra i suoi figli hanno prodotto l'effetto di
render necessario l'intervento della pubblica
autorità ove una volta necessario non era. Sulle

(1) Quanto al del ilio dell'impubere vedasi quanto fII dello nelli~. 2.
t:ap. 9- §. l. pago 158, Nella disputa' se il furto modico ammellesse
presso ai Romani l'azione fainosa, di cui Avenni "Interpret. jur. lil>.
I • •"p. s3. è slata tra Doi adottata la più mite senlenza •
323
ruine del tr-ibunale domestico de' Romani (I)
s'inalzò quello delPrefetto della città, a cui la
lesge delle il potere di conoscere, e di repri-
mere i trascorsi de' figli di famiglia (2). Il desi-
derio di alcuni di veder risorto il tribunal do-
mestico è quello d'un uomo dabbene, ma non
può in mezzo de' nostri costumi ottenere il ge-
neroso suo intento (5). La potestà economica, la
quale ben concepita dovrebbe rappl"esentare il
tribunale domestico degli antichi si trova inve-
stita di attribuzioni ben disparate tra loro se si
consideri come un supplemento necessario dei
dritti, che la legge ha dovuto togliere alla patri"
potestà. Le tutele, le curatele, le autorizzazioni.
delle donne, le emancipazioni si trovano aUato
agli espedienti opportuni a comporre i gravi dis-
sidj domestici: a riparare ai tristi effetti d'una
sregolata condotta: a raddrizzar l'animo dell'im-
pubere che si rese debitore d'offesa ad altri ma-
liziosamente inferita: dal che si scorse un nuovo
punto di contatte in cui si trovano il drittopri-
vato, e il pubblico dritto nella preventiva difesa.
La connessione di questi diversi oggetti tra
)01"0 è tutta nello spirito ili famiglia, ordigno

di pubblico ordine, e di pubblica prosperità ma

(1) Dollameole de' giudizj domeslit:i de' Romani. specialmente per •


delilli delle 1lI0gli ragionò Leonardo Pirmez Dis•• de marito thori via-
lati vindice etc. Lswanii .8:.l:.l. pago uo. el seq.
(2) Cod. Lib. 6. tit, 6.1. 1. S.• i filiu« •.
(3) Questo desiderio si manifesta nel Poggi Eleni. jUJ:i"pr. erimin,
li". 1. cap. 1. S. 17'noto 43., e più specialmente io Be:aon Code de itl
su/'cté publique , et partlaulier« li". :.I. chap. 6.
524
di costruzione e di maneggio difficile per la leg.
ge: onde si vedono quegli oggeuiflutluare tra
il dritto privato, ed il pubblico: tra un' imagine
dell'antico tribunale domestico; e le attribuzioni
de'tribunali di creazione politica (I).
Tru le passioni, che adulte possono fare uno
strano governo del cuore dell' uomo l'amore è
ne'suoi primi moti .quella che ha a proprio fa-
vore il voto irresistibile della natura ,quello del
dritto della ragione, e quello del dritto politico.
Qualunque sia la opinione che si abbia sulla in-
dole del matrimonio, considerato co'principj del
dritto della ragione, l'istinto, che spinge un sesso
verso dell'altro vi ha una gran parLe (2). Ma
questo istinto cieco, e sregolato ne' bruti (5) è
destinato ad assumere carattere di moralità nel
matrimonio tra gli uomini. La indissolubile u-
nione di due animi, donde deriva quella de' cor-
pi come mezzo nècessario a dar vita a una fami-
glia, al di cui spirito lo stesso carattere di mora-

(I) Su i consigli di famiglia di Francia, e su i tribunali d'equilà


d' Ingbilterra vedasi Globig. Censura rei judiciolis etc. 1/01. I. paK.
~o. 4~. >

(a) Le controversie tra i moderoi serittor] di dritto nalurale sulla


nozione. e sullo scopo del matrunonie , fra i quali dislinguonsi Bufe-
laod, Cuffinger. Eogeland, Fieble, Krause, Kant, Heideoreieh, Sch-
malz, Z<iIIer, 000 sono ancora composte. Gerbard Dcii•. jll'·. RaI. S-
5. si esprime cc SocietlU '1uam matrimonium lJOCantdtflicillimae est
"aetatitmi. ».
(3) È Dolo l'esecrando ae.iderio del più esecrando amor di l'asiCae
ce •••••••• Coeunt animalia nullo.
a Cadera del~tll etc,
Ovid.M_.

.
320
litàsi propaghi I è un concetto Platonico (1) che la
l'ivelazione dimostra essere preesistito nella men-
te di Dio, e la storia conferma esser coerente ai
morali bisogni della umana natura (~).
Ma l'amor fisico spogliato d'ogni moralità, e
ridouo ai sensiti ,i bisogni, che esso inspira al
cuore, e alle organiche fibre d'ogni essere ani-
mato, oltre al minacciare l'ordine delle famiglie,
la cui scatuèigine è tutta nel matrimonio, è spesso
divenuto causa de'dissidj, e delle guerre che han-
no macchiata la terra di umano sangue (3), L' a-
mor fisico si è sempre offerto agli occhi del buon
governo della'ciuà come passione, che non vuo-
l'esser troppo urtata di fronte: che vuol' esser
ne' bisogni, che ella inspira a chi non apprese a
tenerla ne' confini che ad essa la religione, la
morale, e la decenza prescrivono, rivolta a sfo-
garsi ove ella possa quasi arrossir di se stessa,
trovandosi in tutta la schifosa sua nudità, e co-
stretta a veder rappresentati come merce vilissi-
ma nel denaro i brutali piaceri de' quali và in
traccia (4) . Questobisogno di brutali piaceri si

(I) Kant nella sua teaMa luI matrimonio indioa troppo alle idee cU
sccieta , Schaumaon concepisce la u1d'Q morale, cbe sola può RssaI'lHl
il nro carallere.
'(:J) Valeria Manimo Lib, 4. cap. 3. uarra di Druso Germanico« CoII-
ditit usum veneris intra aoujugis charitatem elausum tenui"..., AI.
l'inconlro narrasi essere slalo un dello Camiliare a LUlero « Si nolit
azor veniat. ancilla ...
(3) «lVamfui' ante HelimQl1l cunnlU 'etcrrUna lJelli
Cl 0"""41,
Bar. Sat"".
(4) Eac:ii:1Dp. melb. Palie«, I!t municipalit,; arf.pro.tieueion. Enrico
3~6
manifesta per lo più in uomini ne' quali oil la-
voro, o una serie di depravate abitudini ha estin-
ta ogni morale prerogativa dell' animo. Ma non
vi ha passione, la quale Come l'amor fisico s'in-
sinui in tutte le classi, uda compagna a tutti gli
educati modi di vivere degli uomini, e masche-
randosi sotto le maniere urbane, e gentili del
conversare non cerchi, rispettando la decenza,
o la tolleranza, O la impunità (I). Il tribunale
domestico de' Romani giudicava, e puniva il de-
litto il più fatale all' ordine delle famiglie nel-

VIII., che per le donne lacerò il .eno della cbiesa perseguitò più le
prostituite , che i monaci, fino al legno di far demolire l'inliero quar-
tiere dello The Stew" che esse abitavano, e le prostltuite ansichè sce-
mare moltiplicaronsi , Benry History: rif England 6. 5. chapt. J I. La
Iicenu Delle donne è severamente punita in Turchia. Il BOltangi Ba-
chi ba la privativa giurilwziooe in queste materie-oUna prostituta è per
la prima volta condannata a lavori durissimi: le recidive son messe in
UD sacco, e geliate nel mare • nè .i è paese, in cui il .e.so sia più alla
licenza proclive, Delawlay Coust4lltinople ancien , et moderne,
(l) Numa penso di poter regolare la pudicizia domestica con riti
religiosi. Caonegieter DiII. ad legem Numae de ara Janonis Pellici
non tangenda, LUfIli. Baia», J743. in Fellemb. iuri~. ,tnt.vol. l,
pafI~ 331. Di.enuta Roma epicurea, Augusto pensò .di poter medicare
un' immedicabile male colle sue celebri leggi Papie , e Poppee l delle
quali li fecero illustratori Heioeccio ,Joan. Solorzan.Meel'man Thes,
V. 5. op. 3., Jo. Guilielm. H"fI'man Ad l. Jul. dé adulto Francrif. ad
riadr. 173~. i,~ Fellemberg iurispr. ant. vol. f. pOfI. '06., il quale
ultimo pOfI. 1:l7. I ~9. fa uoa erudila Iloria dellapudicizia patrizia, e
della pudicisia plebta: .oggiunse io rinforzo la legge sugli adulterj ,
che porta sempre il suo nome, e mentre egli era adullero, ed eran
notorj gli adulterj delle due Giulie l'una sua liCli~, l'altra Depole,
Orazio cantava,
" Nulla'·polluitltr casta domus stupri•.
Carlo Il. lamentandosi col poeta Walter perchè fossere plb'- belli i ver-
.i, co' quali avea lodato Cromwell, 'che quelli co' quali lodava lui, ri-
'pose che i poeti 'OD filliper cantar la finzione, noo la Ye'rità.
527
I'adulterlo (~). Avendo le leggi religiose del ma-
trimonio falli n.ascere molli titoli di delitto, che
tali presso ai Romani non erano (2) la polizìa ha
dovuto in questa mater-ia procedere con caute-
la ,.e con circospezione grandis~ima onde non
aumentare il male col volerei pone un più effi·
cace rimedio (3), Se la difesa repressivaha do-
vuto lasciare la persecuzione del deliuoil più
funesto all' ordine delle famiglie nell' adulterio
alla balìa del marito, la preventiva non ha po-
tuto usare un rigore, di cui quella' dovette spo·
gliarsi. Quando l'amor fisico ne' suoi sfoghi ille-

(I) Pirmes Diss. de marito thori via/Qti uindiee etc.


(2) La legge Scanrinia fu la pr-ima ad essere pubblicata in' Roma io
maleria di delitti di carne. HQ1J'm.in DiII. cit, pag. 134, 137, il quale
ba la bonarietà di credere, che ciò aW~'enis5e per la pudicizia de'tem-
pi . Fino dai tempi eroici la pudiciaia domestica era POCQ rispettata.
Andromaca presso Euripide dichiara avere amate le fa,'orile d'Ettore
IUO marito, e d'avere anca allattati i suoi ·bastardi. È stato osservato,
che il rig~re scverchio con cui san tenute le donne in Turchia vi ha
reso frequente il delitto controcui a Roma fII pubblicata la legge Scano
tinia e che quanto più te donne sono con rigar custodite, più sono io-
c1inate alla impudicizia. Castiglione Del Cortegiano vol. 2. pas. 55.
Havvicinando questi falli tra loro possono essere ridoUe al' lor giusto
valore l.. idee che alcuni si formano della pudicisia delle donne di
Ro;na antica, L' adulterio non ebbe pena prima d'Augusto. Lo stup!O
i!l donna forse noo l'ebbe mai. Se l' incesto fosse punito , e come è
. controversia grandissima. 'Della bigamia non s' incontra neppure il no-
. me. Ant. Malh. De crimlnib, ad lib. 48. dig, tit, 3. cap. 5. 6. Il concu-
binalo era autor-izzato dalle leggi. Heinecc. Com. ad l, Jul. et Pap.
Poppo lih. :l. c. 4., Henr, Cannigieleri Bescripta Buxornio cap. :lo. :l2.,
Sal, Hendorp Dis«, ad l. 14'1' dig, de V. S. Lugd. Batav, 1'iSS' Il pel-
licalo non ostante la legge di Numa qui sopra citala ebbe la sanaione
del costume .e dell' uso. JI lenocinio era esposto io teatro comeuo
JDe.tiere ,vile bensì , ma dalla legge 000 aborrito.
(3) È notabile la espressicae di Tacilo Annoi. lib. 3. S. 28. '<1:0.1'1';-
S/l1ldi, mo/'wru delectul, et sral'iQI'remedii» qu.am deliau erant »,
S!1a
glttlmi non ha mostrato UD disprezzo pubblico
del matrimonio O nel concubinato (I), o nell' a.
dulterio notorio di dritto o di fatto (2): non è
co' suoi eccessi giunto ad oltraggiar la natura
colla -uenere prodigiosa e le sue varie specie, o
non contento delle sue turpitudini si fa mezzano
e conciliatore alle altrui collenocinio, la polizia
della legge è costretta a tollerare ogni altro uma-
no trascorso; e rispettar la linea che divide l'or·
fìcio della morale religiosa da quello del governo
(Iella ci tLà , .Cadendo queste azioni nella classe
de' delitti di polizia essi non possono aln-imenti
occupal'e un posto tra le offese della sicurezza
come occupar lo può il più tUI'pe se sia accompa-
gnato da violenza, e dare a una classe di essi il.
titolo o di delitti cenn-o il costume, o di delitti
di pubblica incontinenza (5). Il costume è viziato
non tanto dall' abuso de' piaceri che la natura
ha faLto dipendere dalla unione de'corpi quanto
da molte altre morali turpitudini , e il nome di

(I) Bentham Traité« de legis]; ci«. et "t!n. vol. 3. pago 5t). 5,. Ii
.forza di scsteuerlo , lo cbe in paele callolico non puòesse"e am-
mello.
(2) Di quesla specie d' adu1Jerio fu già parlalo li". I.ca". Iq. pago
23 •. noto I. Sollo Enrico VIII. Latimer zelante predicatore di quel
tempo declamava . che l'adullerio dovesse punirai colla morte. Henry
Hi.tor:r oJ EnSl.". 5. c. I l •• ed era sul trono un' uomo dalla bigamia
del quale non era nato come da quella di Anaxandride Re di Sputa
un Leonida Paus, li". 3. pas. 84. Il Dottoe Pale,. I gran partigiano della
aozione del giuslo al50lulo nella pena, ba modernamente rinnuovali i
sermoni sulla pena di morle per l' adullerio. Dopo di che prestai.
fede ai Plalonici nelle malerie della .icureua lDeiale.
(3) Vedasi 'lui addielrO"as· Su•• nOI. I.
529
incontinenza pubblica risveglia idee equivoche,
e d' incel·tosignificato •
Gli atti impudici avvenuti in pubblico (I): la
nudità de'due sessi in luoghi esposti agli s5unrdi
di tutti (2): gli osceni detti, e le oscene canzo-
Di, e a più forte l'agione gli scritti, gli stampati
e leimaginidi questo carattere (3) meritano di
essere dalla legge annoverati tra i delitti di po-
Iizia ,
Lo sdegno fu posto dalla natura nel cuor del-
l'uomo come mezzo della propria difesa tanto
più pronto ed energico quanto meno alla rifles-
sione subordinato: dal che avviene che questa
passione ha tanta maggiol'c facilità ad accendersi
e tanta maggiore energìa quanto più debole, e
meno istr-uito è l'individuo, che ella agita. Gli
Eroi di 'Omero vanno in collera come i fanciulli

(I) Niun crederà, che ai nostri tempi possa nascere la necessità di


diseutere la causa del bacio, di cui Ant. Math. Ad lih. 48. diS' tit, 3.
cap. 2 nllm. 8. refricata da Renazzi che vi dedica un intero capitolo,
Blem. jllr. crim. li6. 4. parto 2. Clip. ,. e coò troppo rilasciata morille
accennata dal Boccaccio Dea. Gior, ~. nlW. , •
.. Bocca haciata no" perde tlel/tura
cc AIir.iri,."utWa comefa la luna.
(2) A Othaiti le donne, e 61i uomini si bagnano insieme, ti niuo
allo indecente \'i accade. AtI'opposto nel ballo i gesti indecenlissimi
sono ammeni. A Miuionarr voraSe tIt tlae Pa~ific Ocean t"ou/;Ia llae
ra/" J'jg6., '797·, '7')8, upon th« Schipp the nuff. Capto Wilsofl,
Loudo« 1;00- sect, Otaili. •
(3) 5011 noli i lascivi versi composti dalla Col'ligiana Elefantide S'et.
'111 Tib. ca". 43., Marti.1. Ep.li6. 43. ep. I~, e i più moderni dell'Are.
tÌlln colle lìgure in rame disrgnate da Giulio Romano. Mazzuccbelli
Yit4 tli Pietro Aretù.o palI, 22, noto r , IOzzure corrispondenli alla
morale depravaZIOne de'teOJpi, ne' quali quelle .da,urate produaioni
"enDero pubWiute.
330
e per calmarli non vi ha mezzo um.anoche va-
glia: dovendo gIi Dei discendere dallor seggio
sublime per calmar le. risse tra loro. La discipli-
na sociale perfezionandosi, e diffondendosi mi-
tiga questa passione. I Cinesi. curiosissimi, facili
perciò ad aggrupparsi insieme pe' più leggi eri
motivi, e nel tempo medesimo disciplinatissimi
anco nelle circostanze, nelle quali gl' interessi
degli uni vengono a contrasto cogl'Tnteressi de-
gli altri, sono gli uni verso gli altri deferen-
tissimi , urbani, tolleranti e dalle risse alienissi-
·mi (I).
I delitti di sangue commessi nel bollar della
collera sono per lo più la catastrofe d'un' azione
la quale incomincia da interessi in collisione tra
101'0 o da equivoci nati da opposti interessi, pro-
segue colla ingiuria, e progredisce alla rissa; la
quale osservazione dimostra che la ingiuria, e la
rissa ancorchè non siavi stata espansione di san-
gue sono due alti, i quali meritano di esser dichia-
rati delitti di polizìà (2).
I Romani, i quali al pari de' Greci fecero del-
l'amor fiisico una divinità ebbero tra i religiosi
iorriti l'assai curioso di proclamare il vino come
celeste medicina del corpo umano (5), e nel 10-

(I) Du Halde pescript. de la Chine vol. :I..pag.75.


(:I.) Veda5i quel cbe in proposito della in6iuria fu dello nel li". J.
cap. 14. pago 2:1.9. n. :I..
(3) Il Flamine Marl;iale era incaricalo di quesla solenne proclama-
zione, d'onde nacque il dello
cc NOVllmVelu, vi_m 6iho: novo oeteri viliO mor6omeJeor.
Alex. ab AI~Il. Dier. Gell.lib. 6. o, 8,
M.
l"OSilene collocarono in cielo la ubriacheeza (I).
A Spanta la rigida severità del costume indusse
a immaginare il poco umano espediente di ubri..
acare lo schiavo onde mostrare al cittadino i pe-
ricoli dell'abuso del liquore-delle u"e(2)" Ma que-
sto antico storico fatto dell'Jlotaubriaco può con-
fermare la osservaeione-moderna , che gli uomini i
quali spendono Ialor vita in un lavoro' continuo
con passione si espongono alla ehrieLll ne,' brevi
momenti d'osio, di cuipOSSOD godere" Tre circo-
stanze favoriscono la ebrietà e le risse che per
lo più l'accompagnano: la moltiplicità de'luoghi
ave si fornisce da bere a ,chi siede.a desco: la lon-
tananza di questi luoghi dai punti di residenza
della forza incaricata. di vegliare a impedire i di-
sordini : la notte, tempo in cui il lavoro non disto-
glie chi è obbligato a esercitarlo per vivere dal-
l'agio a cui si puòabbaudonare. La legge nen-
dendo più rare le bettole: non lasciandosi illu-
dere dalla libertà, che si dee a tutti concedere di
commerciare a suo gl"ado: .inibendo che si apt..-
no in luoghi ove il basso popolo abonda, e dove
l'azione della polizìa non può esser sempre ploe-
sente: vietando che sieno aperte nelle avanzate
ore della notte (3) rispal'miel'~'un sangu~, il

(I) Serviu. Ad YirfJ. eeogl, 6" Ovid. De art. amaud. lilJ. l. V. 542.
Antonio il Tr'iunviro scrisse uò' opera sulla propria ubriachezza. Plin.
Bist.li". 14. cap. uit:
(2) t stato osservato che Omero ha desc,hta' la ubriachezza per mo-
.tratne Sii eft'et\i sinIstri.
(3) Encychjped.Mt:tb. Potiee , et mll."if:ipfllil~''tll't. ctWltrtr. Cicetone
fa lOeDzion8 d'una legge' dipol~lasUllè hét:ele i1c!slIoitempi, fa
532
quale è certo più prezioso del vino messo in
commercio (I). I liquori come più poderosi del
vino sono vivamente desiderati dagli uomini, i
quali per Io stato delle loro idee, o per quello
della loro educazione hanno bisogno di sensasio-
ni forti per essere avvertiti di esistere (2.); La
]01'0 azione è più pronta di quella del vino, e
non è perciò un' oggeuo trascurabile dalla legge
quello di vietare se non le vendite in luogo fisso
almeno le vendite per ambulanza di quella mer-
ce(3) •

quale vierava che altro si dasse eia mangiare, cbe legumi, ed orlaso
gioo Philipp, 3. cali' 11.
(I) Bentham encomia il call'è sostituito al vino Traité« de lesi,l.

ci". et pefl. vol. 3. pas. 3:1. Robin attribuisce i d.lilli di sangue al


noo uso del caffè, osservando che tra gli autori de' massacri della, l'i·
vohlzione francese non eravi alcuno che ne facesse uso. Prima di lui
Giraud Soulavie avea attribuite le rivoluzioni politicbe, e religiose a
IIn soverchio carico di elellricità 'oell' almosfera. Comte Trait" de
,1'6islation vol. Il. pago :164.
(2) Nell' opera A Treati.e on tl,e police orMetropoliretc. Londoll
17gg. attrjbuita al sig. Colquhoun giudice di pace a Londra si calcola
che iD quella città il popolo speade in birra, e li'luori forti annual.
mente la somma di tre milioni di lire slerline.
(3) Il Cavalier Filangieri &ienza della lesislazione li!J. 3. part : 2.
cap. 3,. 3tl. suppone essere i liquori forti un bisogno de'climi freddi.
La storia mOllra che i caldi, ed i freddi ne abusano in esual modo.
perchè le passioni sono per tutto le ste..e. l Cinesi trovano il Parlo. il
Madera, o il Bordeaux Iroppo deboli: gradiscono l' eslrallo di ciliegia.
e amano il Chou-cliou spirito ardente distillato dal r iso , AI Thibet il
C/141l[; è un liquore spirltoso , e subacido , che li estrae da Ulla infu-
.ione di grano fermentalo, e se ne forma un liquor forte e inebrianle
detto Ama. Ali account rif an Emhauy at the Reisn of Ava: Afi (UI-
court oj an. Emhassy nf th« court cf Teshoo Lame i" th« T/het h.r the
capt Samuel Tumer London .800. Gli abitanli del Begao di Fe~q
p.lele ove il caldo è eccessivo la ubriacbeua • frequeote. Vi si beve
uu' cstrJ\lo della palma dello Lusihi, o una bevanda estralliva del da t-
~33
Esiste nel cuor dell' uomo la pnssionepel giuo-
co di ventura come quella dell'amore e del vino
e talvolta di queste più poderosa (I). Il traspor-
tocon cui si abbandonarono sempre, e tuttorsi
abbandonano al -gioco di ventura i popoli non
\
ancora educati 'alla civiltà (2), mostra che questa
passione è inseparabile dalla mancanza d'idet:
che empiano la mente dell'uomo, o d'altre utili
sue occupazioni (3). Quando il gioco di ventura
altrQ agli' occhi della polizìa non fosse che per~
dita di tempo, o fomite di prodiga vita, sebbene
in esso non fosse carattere d'offesa della sicu-'
rezza , vi sarebbe quello di' un' abitudine contra-
r'iaalla pubblica prosperità, Ma il giuoco se può
nelle classi elevate esser compatibile colla pro-
hità (4) diviene nelle infime classi del popolo di
un moto pericoloso alle passioni dell' indi viduo ,
e spesso causa, e incentivo di-risse, e di offese.
/

tero , The Journal çf Horneman's Travei etc. London ,8011. AI diap.


pone .i Ea la birra col riso, An account çf uarions luI"itl etc. tired
from thll A,iatio anuuat Resi,ter. Lo,ndon 180:1. Madama Gutbrie
osserva, che Maomltto ba vietato a' suoi seguaci il vino ma non l' o~'
pio, che è assai più inebriante. .
(I) Dusaulll De la pallion da illu depui, le, temp, aneien» jusf/u'à
no, jour,. Pari, 1759, ha raccolto tullo quel che la .toria, la erudisio-
De, ed il drillo somministrano di relativo al gioco.
(:I). Tacit. De mori". serm. cap. :14.
or
(3) II citato autore dell'opera À Trllati,e on the polioe Metropo-
li, calcola che i soli dome.tici a Londra impiegano de' loro salarj al
giuoco del 10110 più di cinquecentomila lire .terline all' anno.
(4) Barbeyrae Trait. du jeu', Am,terdam 1737. Il Colonnello
Chartre. giocatore equivoco, e celebre u.urajo dopo aver falla una
immensa fortuna diceva, che avrebbe pagalo volentieri diecimila lire
.terline il vantaRgio d'una buona reputasione , Mento,., or tM moral
oOTlductor çf YOAth do, ~ David Motrice. Lo,ulfm 1801,
534
Una inquisizione domestica diretta a reprimere
il giuoco di ventura nella casa del privato potreb-
be eccitare sconcerti maggiori di quelli, che si
potesser reprimere col volerle impedire, onde
il solo giuoco di ventura in luogo pubblico, o in
privato, in cui sia il pubblico ammesso, merita
di fissare la seria attenzione deUa legge di po-
lizìa.
Poichè negli og~etti della polizìa propriamen-
te detta non vi è il carattere della offesa, ma vi
è quello della trasgressione (I), verrà domandato
se questo nome si possa rettamente applicare agli
umani trascorsi de' quali è stato parlato nel pre·
sente capitolo. Questo nome non è 101'0 appli-
cabile, e quel di delitto più loro si addice. Se
si esamini il morale carattere di questi trascorsi
si scorgerà, che esso non è formato come quello
della trasgressione da un mero comando della
legge della città. Il morale carattere di questi
trascorsi è nella retta ragione: è nella ben re·
golata natura dell' uomo: parte in lui da un do-
vere, che egli ha con se stesso sebbene non si
tratti della lesione del dritto di un' altro. Or
l'abbandono di questo dovere nel darsi in preda
a tali trascorsi somministra la l'era idea del de-
litto. La legge così considerandolo, così vietan-
dolo, e così nominandolo altro non fa che porre
un suggello sull' opera della ragione, e su quella
della natura.

(l) Veda.i qui addiell'oap.g'~93.


S55
Questi trascorsi indicano in chi vi si abban-
dona una corruttela di costume, e per questo
titolo la polizra diretta a reprimerli ha potuto
prendere il nome di correzionale perchè il de-
pravato costume fa nascer la idea della sua cor-
rezione possibile. La negligenza dell'uomo fa na-
scere la medesima idea come generalmente par-
lando la fanno nascere tutte le men rette abitu-
dini.
Le pene delle trasgressioni contro la polizìa
della prosperità possono anzi debbono esser pe-
cuniarie sempre: talvolta esser tali non possono
le trasgressioni alla polizìa della sicurezza pubbli-
ca: ma tali non debbono essere quelle della poli-
zìa correzionale. Conviene però che queste pene
consistano in rigori adattati ad- ottener questo
scopo, e il carcere solitario può essere di otti-
ma, e giovevole disciplina al hisogn °.
536

C A P I T O L () VI.

Polizia delle passioni d'indole razionatrice


considerate come 'cause d'offesa.

Esaurito l'ufficio della polizìaprotettrice della


pubblica prosperità: esaurito quello della polizìa
protettrice della sicurezza pubblica: immagina-
ti, e posti in opera tutti i rimedj atti a prevenire
l'azione nociva di tutte le cause, che Don avendo
in sè medesime moralirà , o potendone in parte
perdere per l'azione di passioni di loro natura
facilmente nel CUOi'e umano infiammabili, quale
altro espediente più resta alla legg~ onde la .pre-
ventiva difesa abbia ottenuto il suo scopo? Resta
l'uomo, il quale col suo libero arhiuio trova
negli appetiti inesauribili del proprio cuore, nei
non meno inesauribili travia menti del proprio
'spirito e fino ne' proprj brutali capricci altret-
tante cause, che lo acciecano su' suoi veri inte-
l'essi, e lo spingono alla offesa dell'ordinef r),

(1) 11 negro Saucho divenne a Londra UD rieco negoziante, ed wt


uomo di spirito. Nel .80:1. furono stampate in quella cillà le sue lettere.
in una delle quali .i esprime cc l'uomo è un'animale :IISUOOO. t spann-
cc teyole ne' "izj: sciocco nel picciol numero delle virlù, delle quali
cc può vantarsi. È spesao divoto senza religione, e filosofo senza sa-
cc viezza: ha amore senza a!rezione: collera senza caJUa ~ odiD leuza
cc motivi: scienza senu giudizio: .pirito senza senso CDRI.ne ee, San-
eh,,'. Letters with tlN ",emo"" oflai' Life, London 180:a. Per co_
SS7
Un uomo di tal fatta o è il prodotto d'una
società, la quale travasi di gran lunga indietro
dal grado di civiltà a cui può giungere, o. è il
prodotto di circostanze particolari, che sì stra-
namente lo conformarono; o è un sintoma di
quella specie di alienazione di mente, senza la
quale. al dir di un' antico un delitto non vien
commesso (I) .
Alla prima causa rimedia la natura colla forza
che infuse ne' gel'mi della umanla sociahilità di
svolgersi e produrre i loro effetti favorevoli
all'm-dine (s): alla seconda può in parte se non
in tutto OppOI'l'e riparo la difesa preventiva di
dritto: alla terza può talvolta resistere la difesa
preventiva di fatto se mentre è ordito il delit..
tuoso progetto ha la fortuna di abbattervisi ; lo.
che mostra quanto difficile esattamente classare,
è

e tutte presagire le cause di offesa, e gli espe-


dienti che ne possono impedire gli effeui (3) .,

seere di che la nalura umaea è eaPilce convlen Jegg,er.e la linda narrai"


da Home Sketc/ae& ofthe hi&L,ory tif man vol.:l. pago 115. d'un perso-
nallgio il quale da un tenore di vita , che era modello di tulle le mo-
rali virtù, paasò.alla premeditata s1l'3g~ .Iella propria consorte. l\feglio
per un magistrato di polizIa, che deve l'uomo Profondamente cono-.
scere., lo de'6nl il Bayle Diet, hi&to/·. et eritique vol. I. pago 150. allor-
chè disse. esser l'uomo carne i terreoi, i quali alla rinfusa produeçee
erbe buoqe e. eattiva. ' '
(l) Vedasi i1lib.l.cap.lJ.pag.175.not.l.
J2) N.e1I'opera Man~er& virtues , uiees , Qnd clUt,om& tif tbe Ent;ii&k,
etc.,tralla dalla .to~i3 d~ loghiherra dell'Henry, .i osserva «quaiunqui
« .ia&i.1;l perversità di una nazione avvi nella natura umana un prin-
« cipio allÌYo di correzlone , che tende incessantemente a rieoodu.rre,
'ce,. gli uomini alle leggi dell'ordine, e della morale "._
(3) Veda.si qui addietro a p,ag. ~i3. not; l.
TOIIlO III; !1201
53~
La soci eta civile e per se sola no grande, e
poderoso mezzo di educazione degli uomini. A
questa parola educazione le menti degli amici
della umanità, degli uomini di gran cuore, e di
elevato intelletto, i quali sospirano pel' la moral
perfezione de'proprj simili, si elevano, e si l'i.
scaldano sognando le utopie del costume. Si so-
gn<l una morale pubblica, e dietro a questo so-
gno vien quello di una puhblica educazione,
parola di gl'ande, e simpatico effetto ma di poco
determinabile significato: scopo di belle, e dotte
cleclamazioni: tema in eminente grado retorico,
ma infelicemente poco, o nulla politico (I).
La morale, prendendo questa parola nel suo
proprio e vero significato, è un' atrrrbuto del-
l'individuo, il quale riunito con molti de' pro-
prj simili di egual tempra può contribuire a for-
\

mare un' aggregato, una moltitudine cl' uomini


moralmente perfetti , Se così è nè altrimenti può
essere, la morale sarà sempre una istituzione pri-
vata, e perché ella fosse pubblica converrebbe
che fosse un mezzo applicabile al pubblico vale
a dire alle masse (2.). Nelle questioni da lungo
tempo agitate sulla preferenza da darsi alla edu-
(I) Convien fare un' eccezione a favore del Romagnosi, il quale
mostra DOn essersi lasciaio illudere dal pre.ligio de' nomi. Gene.i del
dritto penale voI 3, par;. 70 La Iltopia del Filangieri sulla educazione
pubblica Sciellza della legislazione li6 4. part, l. 2. è rimasla come
quella di Tommaso Moro ne' loro scrlui,
(2) L'in.igne De Gerando Du perfeotionnemeue moral, ou de l'edu»
oatlon de soi meme , Pari. 18~4. insinua col titolo dell' opera esser
difficile bene educar se medesimo e faciliuimo parlar della educazione
desii allri. .
a~
caelone privata, o alla pubblica (I), questa pa-
rola pubblica è significativa d'una riunione di
più individui soggetti a un sistema medesimo di
educaaione , come in un collegio a modo d'esem-
pio, ma sarebbe non piccolo errore il trarre il
significato di quella parola a una nazione, o ad
una città.
Se si prescinda .dai refettorj di Sparta e dai
brodi neri co' qùali si assuefece la gioventù olIa
parsimonia del vivere mentre vi erano condan-
nati gl' Iloti. alla condizione delle bestie da so-
ma (~) non si trovano presso gli antichi istitu-
zioni che possano meritare il nome di educasione
pubhlica se s'intenda parlar d'un sistema diretto
a formare il cuore e la mente d'un popolo.
La religione eungelicaavendo introdotta la
eguaglianza tra gli uomini ha in sè stessa portato
nel mondo l'espediente necessario a prevenire
i pericoli di questo grande, e salutare eamhia-
mento, prendendo l'uomo fin dal suo nascere, e
incaricandosi della sua educazione morale. Non
(.)Queslo problema, discuslO /in dai tempi di Quialiliano, e ia
"ria maniera deciso , può fissar l' allenzione d.lla poli"ìa, ma ella non
po,~, mai lusingarsi di divenir pedagosica. Discussero il problema
TommalO Barnes nelle Memorie della 60cietà di Manche6teran.17IP.
Guglielmo Godwin The Emquirer etc. Lond. • 797. cap. 7, Maria Edge-
worlh, Riccardo Edgeworih , Dickscn , Knox , Hamillon, Barrew, Lo-
cke Ira gli uomini usciti dalla educasione pubblica è il 1010 che I. ceno
suri. È nola la iscrizione che il Principe di Dessau fece appo,rre all'ele-
gaole, e sublime monumento erello al Rousseau i8 una piccola ilO'a
de' giardini di Vurlilz. II sislema di educazione del Rousseau per i
Irandi mezzi cbe esigerebbe meritava "elogio d'un Principe.
(~J) È nolo "uso dello xp':mTt~ col quale id certe epocbe selreta~
nlenle .islerminavano. Plut. In vita ~curgi. .
540 ,
è dunque piu da parlare di educazione puhhlica
e di morale pubblica ov'è la educazioné religio-
sa, e dove è resa comune agli uomini la morale
evangelica. La polizIa può bensì vegliare sugli e-
ducatori del popolo onde la morale sia insegnata,
ed infusa senza eterogenee misrure i perocchè nel-
le mani degli uomini le cose più sante son sogget-.
te a suhire la corruttela delle loro passioni.
Se alla parola educazione si sostituisce l'altra
d'istruzione le cose prendono un nuovo aspetto,
e la polizia inabile a formar.la prima può esteri-
dere i benefizj • e i vantaggi della seconda. La
educazione si applica alla volontà, facoltà indo-
cile dell' uomo la qual non si piega se non per
lunghe, e beo. dirette ahi tudini, La istruzione si
applica all' intelletto facoltà più passi va, e di sua
natura disposta a ricevere tutte le impressioni,
tutte le modificazioni che se le vogliono.comu-
nicare . Questo risultato può ottenersi se. non per
una istruzione elevata, almeno 'per que' primi
suoi gradi che san sufficienti a porre per mezzo.
de' segni scritti le intelligenze umane in comu-
nicazione tra loro. .
I.... uomo nel fatto è prima cristiano, e poi socio,
de'proprj simili. Giunto alla età del discernimen-
to le si mpaLÌe sociali influ isconosuJla di lui volon-.
tà, e la istruzione, di cui è suscettibile ancorché
appartenente, alle infime classi del popolo, può
dare una direzione utile al suo intelletto.
Sono queste e non altre le tre forze educatrici
del" uomo sulle quali la società può. contare $~
341
si parla delle masse popolari, dalle quali nelle
generalità de' casi escono j delinquenti, e nOI1
delle classi, che potendo darSi una educazione
più perfetta possono scegliere tra la privata e la
pubblica. È però da osservarsi che se la polizìa
s'ingerisce di questa scelta, e contribuisce co'
propri mezzi o a moltinlicare, o a meglio diri-
gel'e gli stabilimenti di pubblica educazione nel
contrapposto della privata, ella ciò fa per un' au-
mento di prosperità pubblica: pet avere ammi-
nistratori più istruitie più abili; ma non lo fa
nello scopo di prevenire le offese della sicurezza
sociale. Se così fosse converrebbe dire, che le
accademie letterarie o scientifiche, e general-
mente le riunioni de' dotti san necessarie apre-
nph'e l'omicidio, ed il furto: la qual cosa mo-
stra la inutilità Ji que' quadri statistici, i quali
p.·esentano sulle mappe minore o m'aggiore il
numero de' delitti sulla parte illuminata , o sulla
parte oscura d'un territorio (I).
La morale, che nel CUOI' dell' uomo infonde
la religione (non parlando qui de'salutari timori .
che ella inspira nell'animo umano lo che fa causa
comune colla repressiva 'difesa) (2), non ha biso-
gno d'essere cementata, Non è da immaginarsi
ente inoffensivo, e benefico quant.o un'uomo il
quale abbia conformati i proprj principj, le pro-
prie azioni, e le proprie abitudini sulla morale

(J) Luca. DII sY'st~me l'~nal. et da sy't~me rel're,sif etti.


(:I) Bentham Traités de legisiat. oivil. et penal, vol. 3. in unlengo
capitolo che intilola "De remploi da mohil, do la r~lisio1l4 DOli 1.
eOlilidera cbll'c:-omc saulioDIl.
34~
evangelica (I). Credere che una società d'Atei
o considerata in sè stessa o nel suo confronto con
una società di superstiziosi possa sussistere ('l), è
un- paradosso che lo spirito umano può tentare
di sostenere con più o meno ingegnosi ragiona-
menti con minore o maggiore abuso della storia
de' popoli civili, e de' selvaggi, ma è mancante
di base se si rifl~tta che la morale destinata a
conformare la volontà ha bisogno d'una forza la
quale l'umano intelletto con quelle che tili son
proprie non può creare (3).
L'esame morale, e storico di tutte le forae sim-
patiche della vita sociale come altrettanti effica-
ci antidoti contro il veleno delle passioni pertur-
hatrici dell' ordine è un soggetto intatto ancora,
e non tentato dallo spirito umano (4). Quelle forze

<I> Il più !Sello, e .eatimenta!e elogio della religione cristiana eon-


.iderala per la intluenza sul carattere morale dell' uomo incoetrasi in
uo racconto. che lo scettico Hume fa d'una relazione che egli ritrat-
to.i in Francia ebbe con un paster d'anime" Hùtalre de la Roche rirèe
de l'oul'I'ase periodique intitulé the Mirror Bi6liotlléque Britan; uus-
rat, vol. 7· paS' 199.
(:1) Bayle Pensée« 'UT la eomete de 1660.
(3) Vedasi quanto fu osservato nel li/;. I. cap. 4. pago 6 •• Sulla pree·
mioenZ3 della sansione divina sopra ogni altro ohbligalorio principio
è da veders] Stewart Outline. of moral phy·lo.oph.J" ere. per l'uso degli
acolari della UoiversÌlà di Edimhurgo ,
(4I Il sit!o Cnlquhoun autore del trattate più volte citato .ulla poli.
IIla di Londra in altra sua opera .A. Treatise on rhe aommeree and po-
lice or lhe River Thame« ha dato una ingegnosa classasione de' ladri.
distinguendo le divene specie de' furti. ed indicando a quali classi ap-
partiene per lo più ehi gli commette. Madama Opi" ha scrillo un ro-
manzo intitolate The ro66er, il ladro. Il sig. Lewis autore dd celebre
romanzo il Monaoo ha seri Ilo anch' egli l'allro romanzo Ti,e 6ravo
.f!r Fenio« l'asaasaiao di .Venezia, Lond. 1805. In questi J'Omanzi uo
magistrato di polizIa può studiarvi molto bene la aatura umana, e hea
543
simpatiche d'indole in gr~n parte ~rcana dipinte
peIoro effetti dagli antichi poeti, e dai mitologi
antichi (I) sono per un'economia salutare, e be-
nefica della natura inesauribili. La ragione uma-
na può esserne spellaLrice: regolatrice non mai;
perocchè la natura , gelosa delle sue opere nei
gl'andi ordigni della propria conservazione , le ha
'Volute sottrarre alla pericolosa influenza de'suoi
facili u-aviamenti , Le scuole filosofiche disputano
sulla preferensa cb darsi al principio d'assoluta
giustizia, o a quello d'utilità nella spiegazione
de' sistemi direttivi delle libere azioni dell' uo-
mo, e mentre queste dispute si agitano e poco
concludono, l'opera della natura nelle sociali
simpatÌe progredisce in silenzio, e sembra ridersi
delle dispute umane.
Il paragone della società umana ad un alveare
parlante sarebbe stato un grande concetto, se
chi lo ideò il primo non ne avesse abusato per
denigrare la dignità della umana natura, e con-
culcare ogni principio di morale erl ogni idea di
virtù (~). Ma quel pal'agone spiega a meraviglia
come le occupazioni utili sono fatti, se non prin-
cipj educatori del popolo: comecchè distrazioni
anca i segreli de'facinorosi. Ma la storia più autorevole del romanlllo
moslra che le l!randi qualità s'incontrano anca Degli scelerati onde
non è disperalo il tentativo di ridurli a vita migliore, Nel foglio In-
glese intitolato Cro:fumali del 2'. Geli. 1796. ai narra d'uD assas.iDo
di strada un tratto, che farebbe onore a un Cavaliere della tavola ro-
landa. E vi fu chi scrisse del modo. Cali cui si potrebbe fare d'un la-
dro UD grande uomo; .4 Treatu QM ,olù;, oftM Metropolu eta,
(I) Ved_i i1lib. I. cap. 7, palJ· 107.
(2j lUandevilie TMf~l. '!l ,hc 6~i.
/

544
permanenti dalla tentazione d'offendere altrui:
fonti di mezzi legittimi di sussistenza e di comodi
della vita: snervanti le passioni della greggia natura
dell'uomo col trarre in attivilà le intellettuali suo
fcrze : favorevoli alle simpaue da uomo ad uomo
colle relazioni scambievoli alle quali lo abituano.
Se le passioni umane tanto perdono quanto
l'umano intendimento va acquistando, la istru-
zione nelle lettere, e se altro ottenere non si po-
tesse nelle cifre de' computi, non può non appa-
rire un'eccellente educatrice dell' uomo, che per
la sua condizione non può spendere nè denaro
nè tempo per la sua educazione migliore. Se be-
nemerita della umanità fu la scopel'la delle istru-
zione de' sordi-muti col mèzzo de' segni scritti,
Don men benemerita fu quella della 'istruzione,
che si comunica in oggi col vicendevole insegna-
mento. In questo stabilimento l'uomo impara ad
apprezzare il suo simile per il pregio-della istru-
zione che .ad esso comunica, o da lui gli 'tiene
comunicata: abitua la sua volontà alla disciplina
sociale con quella, 'Con cui l'insegnamento gli·è
dato: inalza le sue simpatie per mezzo del canto
al supremo autore della natura, e tanti beni mo-
rali produce da poter dire, che ove esiste il vi-
cendevole insegnamento, esiste pure un grande
epoderosoordigno della umana sociahilità (I).
Ma la educazione, che danno all' uomo le oc-

-!
(.) Bentham Trllitd, ù l_Bill. cil'.•t fINI. vol. 3. ptJtJ• • 48, ab-
bandona troppo alla lua idea Cavorita de' codwi .perllPdo di poter C..
&01 loro me&&o de' popoli ,iut'ecOlUulti.
545
cupazioni utili, non si estende a tutti; nè vi è
pianta utile a cui pianta parasita non si attacchi
per alimentarsi a suo danno, L'avversione al la-
VOL'O, e la tentazione di vivere agiatamente aspe-
sedi.chi vi si dedica, sono due mali poÌitici, cui
non è dato interamente estirpare (I), Questi due
mali hanno uòa specie di sfera di contagio che
gli circonda entro alla quale è sommamente dif-
ficile che o più presto o più tardi non alligni un
fomite, un' incentivo di offesa dell' ordine, Le
pubbliche ricchezee mettono in moto, ed aumen-
tano le utili occupazioni ne' mestieri, c nelle
arti; e la riccheeza privata aduna attorno a sè
un gran numero d'uomini i quali, divenendo
oziosi per meglio servire l'ozio fastoso del ricco ,
fOl'mano grado a grado nella società una classe
la quale educata alla oziosa vita ed in procinto
di perdere da un momento all' altre ogni mezzo
di sussistenza resta esposta alla tentazione di cer-
carne in illeciti mezzi (2).
'Come il sugo alimentator della pianta non si
estende talvolta ad alcnno de' più lontani suoi
rami: o una malattÌa particolare che non è quella
del tronco lo priva dell' onor delle foglie, e lo
fa inaridire: o l'azione d' un corpo nocivo che

I) E nn dello degr ladoo... meglio sedere, che .Iare in piedi:


meglio dormire l che staee svegli: ma IOprallulIo III1!glio CHer morti
che vivi D.
(2) Altri ftolò che il DUrMrO dc' dome.lici san .empre 1m grande
o.lacolo aUa edacazione del popolo. Tomma.o Moro neUa sua utopia
coasidera quem clauccome fluella iD cDiprincipalmeDlc alIisnano le
CIU.1I de' Curti.
346
si esercita sopra di lui lo divide dal tutto al quale
appartiene, e lo converte in incomodo ingolu-
hro delle parti che ne rimasero illese, cosÌ nella
società si forma una classe sebhen ristretta d'uo-
mini i quali per cagioni diverse, e non mai ri-
parabili nulla producendo per il proprio sosten-
tamento si trovano costretti a i mplo l'al'ne i mezzi
dall' altrui carità.
I.' uomo senza mezzi di sussistenza, e non a-
vendo col proprio paese altro legame che quello
delle affezioni che ogni animale ha pel luogo ave
nacque, è esposto abitualmente alla tentazione di
offendere, La mendicità è un difetto inseparabile
(la ogni umana associazione: la legge può climi-
nuirla; può darle una disci p1ina, la quale ponga
al coperto de' disordini che 'ella può produrre,
ma non potrà estirparla giammai (I). La religio-
ne, .la morale, i sentim-enti che più onorano la
umana natura tutti debbon portarci a soccorrere
il nostro simile privo di mezzi di sussistenza ma
la malizia umana abusa di tutto,nè è raro che
la rnendicità divenga una speculazione dell' ozio,
,ed un traffico vergognoso di ciò che l'altrui pielà
le somministra per sollcvarla (2); avendo una (l,l-

(I) Arlbur Young in Dn luogo de"Doiannali ba con mohoiogegllo


osservato, cbe i. poverl anzicbè diminuirli aumentano col perfezionani
delle locietà civili, Egli osserva che in Ingqilterra la tassa de' poveri
ascende a cinque milioni di lire sterline, la quale io u,na popolasioee
di nove milioni supponendo per impossibile unpcvero plr ogui dieci
illdi\'idui dà cinque lire aterlioea teata per ogni povero.
(a) Clemeole Caioes narra èome distribuendo ai negri delle IUIl
pi~lIlltziooi ollime rariue, ed o"imu diO per il lero mislior oub'iweu-
54,
nesre esperiensa insegnato, che 6no la religione,
in cui la mendicità trova il suo più valevol soc-
corso, è spesso ad altrui danno dalla mendicità
trafficata (l). Tunte , e sì luminose opere hanno
illustrata la nostra età sul modo il più umano, il
più politico, e il più economico nel lempo stesso
di tendere meno penosa alla società queSta ma';'
JatLÌa della mendicità ad essa inerente J che non
rileva trattenersi più 8 lungo in un soggello, se
DOn esaurito J almeno da molti con gl'aode suc-
cesso tentato (2).

to, eDi Vende'l7lnD a vii preuo ai riveodiJglioli ciò che loro forniva ..
carità del padrone. A Teshoo Lamboo capitale del Tbibet, e residenza
del Graa Lama il numero de' mendicanti e slrabocchevole. La carità
vi .i esercita .enza distinzione: crea ed attrae i mendicanti da tulle le
p,ll'li. Vi si vedono MussulmaDi d'uDa costituzione robusta, i quali in.
vece di lavorare si' fanno nutrir nell' 01:;0. An account r!f ali Em6a"y
at th« COlU't rif Teshoo Lama 6y the Capto &muel Turner , Loudon.
1800. JI D. P~lq si è me.lrato più senAtI) Del parlar della elemosina ,
.e del modo di farla che nel parlare de' delitti, e delle pene. The prin»
ciples rif ",ortli., _d politicalphito.ophy 6,r 1f'"1. Pale.!' 1101.2.1" 112.
<I> I Derviches in Persia chiedendo un' elemosina lo fanno come
e.igeodo una tassa. Uno di loro chiese al .itnor Oruce giunlol di re-
cente a Bashire dieci piaslre, che gli furon negate. Il Derviche .i
stabili alla porta della sUa casa , e prese a urlar giorno, e nolle con
tlrida ù orribili che il signor Bruce per libenrsene gli delle la IOmnta
.4 jourlUY throui'la Ptini" etc. lo' Jacques Mori,er LoRd. 18.1~. Lord
Teingllloulh .4silltic ReulArches vol. 4 p. 334. racconta come i Bra-
mini Il Calcutta per ouenere dasl'lndous la elemosina occupano le pori e
delle case, e dichiarano di non partirne se non sono esauditi: .i pre-
senlano lìno in numero di cinquemila. Un Iterviche a Bassora passò
due inleri anni alla parla del .ignore Manesly per aver cento piaslre 1
cile a vea domandale.
(:I) La parte, se cosi si può dire, teorica di questa materia di pube
blica economia .'iDconlra nella grar.de colleaione de' noslri economisti
Italiani. La parle pratica 'e piu speciahnente Delle opero A1el 1\umfordy
e Del l'alluas1io.de,li llahiJimeDli da lui el'eui ia &vi"a dato ia ll1c.
548
La pietà è il sentimento sociale per eccellenza
e si può dire 'Che esso sia la formula generale di
tutte le forze simpatiche, le quali vengono desi-
gnate col nome generico di umana sociabilità ,
È sta lo con giustizia osservato porsi una cura di-
ligentissima nel render conto alla Europa del nu-
mero degli uomini uccisi in guerra ,ma non es-
servi alcun ragguaglio degli uomini sottratti alla
morte dalla pietà de' solitarj del gl"an San Ber-
nardo per mezzo delle loro fatiche e de'lor cani
sotto le nev i (I). I Romani non ebbero stabili..
menti di pubblica beneficenza, e non ebbero
neppure- nella 101' lingua parole destinate a si-
gnificarli (2.). Prima del cristianesimo non esiste-
va nell'universo una sola istituzione di carità (5).
Gli stabilimenti di beneficenza pubblica negli
spedali de' malati (4), degli esposti (5), negli asili

nel ',]95. e 1'96 ne' ragguagli d' Arlur Y(lmtg sopra gli stabilimenti de~
poveri d'Bambourg: del Bernard, del Pcrteous, del Wood.u quelH
d'Inghilterra eco
(I) Lamento del .igoor MatlhissoD Letrer» writtenfrom varriOfl~
parts of che continent et e. Londres ) ']99. La storia del convento del
grao Sao Bernardo è slafa scrilla dal signor Wilaker The eours« of.Arr
rri6al t111'ou8" the all'es. Stokl"de ) ,94.
(2) L' osser\"ano i Redatlori della Bi./Jlioteca Britannica lit: tIol. I,
pas. 674· in noto e la osservasione noo ~ smentita dalla sloria.
(3) The principles o/ morai and politicul phylosophy 6y William
Paley vol. I. p. 85.
(4) M.A. Pictel .A ses collaliorateuI'6, Bi61. Brit.Lùer, v. 24· paS' 99'
119·
(5) EllcY'clopedie mèthodiqu« mo' Enfanttrouvé« ove li le!!ll:, che
in Francia noo prima del ) 538 la pietà pubblica si rjvolse a soccorre-
n gli e'podi. Ma se la società conserva a questi iofelic~ la vila fisica
è' pur obbligafà'a' dar loro una vita morale. Neppur le bestie abban-
lionano i loro parli tinc:bèRon abbiano furz., Il ml:zlli suClicu:nti onda
549
«tegti orfani (I), ne' monti di pietà. (!!), nelle 90 4

cietà religiose collo scopo di soccorrere alle Tit·


lime·dell'infortunio (3), negl'istituti di materni-
tà (4), nelle casse di risparmio (5) danno alle so-
cietà moderne un carattere di moralità che le ano
tiche tanto decantate per le loro vil'lùnOn a..
veano ,
I sentimenti di pietà vicendevole, e di bene..
ficenza reciproca fu gli uomini non hanno ne ..
mica maggiore degli alti ~ delle abitudini, e de-
gli spettacoli di crudeltà, fosse PUI' ella esercì-
tata sopra gli animali destinati alloro alimento,
-...;: ."
~ ' .
provveder da se stessi ai bisogni del loro istinto . Presso gli antichi i
Frigii, i Geli, i Tebani obbligarono i padri che non aveano da alirnen-
ta~e i figli di freseo nati a portarli al magistralo, che ne ordinava la
vendila ali' incanlo onde divenissero servi del compratore. Aeliaa. Ht-
star. Ila,·. li6. 2. c. 7, Philostr, De lIila Apoll. Th1'on.li6, 8. c. 'j. Joe-
Dand. De re6. Gel. 'dpud Lindenbrogium diverso gent. histor, ·Ant.
&ripl. p. 10G. Un non dissimile uso fu dai Romani adottato quanlo alr
infante mnguinolento o noo agnito , Cod. Li6. 4. tit, 43. l. 1.2. La sto-
ria ha tenulo registro de' celebri persenaggi , che nali erano s.lati eS~IO'li.
Aln. ab Alex. Di" Gen.li6. 2. cnp, 3,.
(.) Bentbam Traitè« de lesisl. civ. e~ pe'l.1I01. 3. p. 156.
(2) Bentham loe. citopago '97"
(3) Onora la capitale della Toscana nostra l'istiluto dello della Mi.
se"icordia già propagato pressoché r-er il Granducalo lullo, e .. ille 010.
riche origini del qua [e dottamente ragiona l' Ouervator Fiorentino.
Gli Ateniesi aveano una statua dedicata alla misericordia. Noi ab-
hiamo numerose riunioni d'uomini generosi che la esercitano con amo
mirabile spirito di crisliana carità.
(4) A S'utch 01 the pressmt ,'atl! of'som« Hopitnl« t'te. .And parti.
çulari,y of t'&11 Hospio« of maUrnit,y. Monthl,y mR{;aui"e Mo...'· 180',
(5) Nella Toscaoa nostra ave ogni generosa, e filantropica idea trova
come seme un suolo ove germogliare; e diffondersi và progressiva-
mente estendendosi questo istituto il più allo a inrondere senno econo-
mico nella classe, che vive col Crullo de' suoi sudori. Ces) i mezzi di
educaeione pubblica si trovano ove meno si penserebbe clu! CUllero.,
350
Fu già detto come un ~jncolo quasi di cogna-
zione mutua unisce tra loro tutti gli esseri sen-
zienti in natura. Non si vuoI qui predicare il
domma de'Pittagorici, i quali reputavano nefan-
da cosa che ne' visceri si nascondessero i visceri,
e l' ani male vivesse della morte dell' animale (I).
Una morte pronta e senza fisici straz] oltre al dare
il l'esultato medesimo nell' animale destinato al.
l'alimento dell' uomo ne rende le carni alsuG >-
palato migliori, e niente vieta che la uccisione
dell' animale si effettui in modo da dimostrare
che ciò avviene per necessità non per desiderio,
e compiacimento del faelo , L'Areopago punì il
fanciullo che ucc.ise un passero ricovratosi nel
suo seno fuggendo dallo sparviero: giudizio il
quale volle punita la crudeltà (2).
Alcuni scrittori spingendo troppo oltre questo
rihrezzo contro gli atti di crudeltà verso degli
ani mali hanI,lo pensato esser la caccia e la pesca
una occupazione meritevole dell'attenzione della
polizìa (3). La passione della caccia e della pesca
è desiderio <li conversare colla natura che più
che nelle città è sentita nelle campagne: di rin-
tracciare un vivente che si nasconde e fugge
daU' aspetto dell' uomo (4): di occupaelo ; e far

(I) a Ehu! quam .ct!lu, e,t in vi&Cel'a vi,cel'a condi


a Alteriruque lIf1imtultem animami, vi ..ere laetho;
Oyid.Met.
(II) Vedasi il/i6. Il. cap. 9' paB' 1/16. not: 6.
(3) Benlham Traité« de le!Iil.l. ci... et peno v. 3. pas. 1114.
(4) lJa questo i.liolo Gay lraue la lìlolOlicamoralità della .\la favola
The Feosan , o"d tM IIlIU'.
351
provn di desu-ezsa nel riuscirvi non è far prova
di crudeltà. Togliere la caccia, eIa pescll 111·
l'nomo perchè non divenga crudele sarebbe to-
gliel'gli uno de' naturali mezzi di acquistare il
dominio e di provvedere alla sua sussistenza. J.Ja
caccia è una guerl'a , e. il ripete'l'e i colpi contro.
un'animale ferito non è per trarne divertimento
ma è per meglio vincere o la sua fuga, o la sua
resistenza alla mano che vuoI farlo suo (I).
Annunziano istinto di crudeltà tutti gli strazi
che per mero divertimento si fanno soffrire ad
un' animale o fiero, o domestico, il quale è già
tutto in nostro potere. Se Cicerone encomiò il
sanguinario spettacolo de' gladiatori come scuola
di fortezza d' animo(~) quello spettacolo non era
in sostanza se non il duello, al quale volontaria-
mente esponevansi uomini che a quella profes-
sione si dedicavano, e la ricompensa che col
compartlre i diritti di città si concedeva ai più
valorosi e più destri riuniva lo spettacolo de'gla-
diatori allo spirito marziale d'una nazione tutta
armi. e tutta guerriera (3). Ma giovarsi dell' i-
(I) Tra le Memorie della IOcielà di MaDcbelter del 1798. ve De ha
una cbe porta il lilolo Tfte di..er.ion. cf HUAting I .hoocing con,ide·
red wath compatil1le. with che Inullanit.r: helsollt;ello ma declamalo.
riamenle trattato, William Tooke.A view cf the Bussian empire und«
the Regin of Cather. Il. fa il calcolo delle esporlazioni di pelli, •
penoe d'uccelli, che la caccia annua dà a quell' impero: le ricches-
ze che la peaea procura agli abitanli dello Spilzberg, e della Nuova-
ZelObla.
(a, Cic, TUIC.li1l. 2. cap. 17.
(3) Collat. Leg. Mo.aic. et Rom. li". Il. cito 7" Fab. Semeslr. Ljj.
~. cap. I l . a" Nicol. Fernandez De Caslro Eztermi"ium sladiatu-
rum in Meermann ThualU'. vol. 2. ,"S, 368. nulli. 8.
35!1
stinto della ferocia, che la natura ha posto in
certi animali, delle izze reciproche che possono
armarefieri gli uni contro gli altri, ed accenderli
a battersi fino all'ulLima stilla di sangue:. esporre
i domestici destinati al nostro alimento a-ppesi a
corde per le vie, e per le piazze ond' esser ber-
saglio ai colpi di sciabola e titolo di vittoria
non a chi gli straziò co' colpi ma a ehi con un
solo tolse loro la vita, per servire al., diverti.-
mento d! spettatori; atti son questi di pessimo, e
-corruttore esempio. per gli animi umani: pet'oc-
chèandando' con questi .spettacoli pel' lo più
le scommesse compagne,· ne nasce la pericolosa
lezione, che la crudeltà può. essere strada al
guadag,no. (1;).
Fu altrove detto aver la stessa repressiva di-
fesa la sua polizia (2)'. Prescindendo da quella
dell' uomo ; che applicata. alle leggi altro non è
se non il vegliare aUa loro pronta esecuzione ,
del che non è qui luogo a pal'lal'e, la polizìa
della legge quanto alle pene e a tutto il loeo cor-
teggio. consiste nel loro generale carattere, di cui
fu a lungo parlato nella parte seconda di questo
libro. È facile intendere , che. quanto più un
sistema penale preferisce il dolore dell'animo a

(l) Quando la fora fisica era il criterio della virlù uo'Allela poteva
Brsi nlere coll'abbattere con un. sol pugno. un bove . Ma cosa è ogg.
la bravura di tagliare con una spada rugginosa il collo a un' anatra. It
a un pollo? In Germania si scommetteva sulla br.avura de'cani neLba~
tersi contro una beslia feroce. Lo IpellacQlo. dello Ilelle vi fu dcfio\ti.
't'amenle abolilo.
(2.) Vedasi i1li6. l.fl4p.,P.paS' 1.70.'
553
quello del corpo, tanto è più alto a far piegare
al giogo salutare della riflessione le passioni d'in-
dole raziocinativa , che potrebbero divenire in-
sidiatrici dell'orJine: quanto più adotta il crite-
rio del do1or fisico più contribuisce ad imprime-
re a quelle passioni il carattere di crudeltà, che
esse spiegano.
La irrogazione della pena ha bisogno dell' ar-
resto del reo , e della sua incarcerazione. Se
l'arresto si usa non colla impossibilità, che dee
sempre formare il carattere della legge, ma con
modi gratuitamen\e ostili, severi senza neces-
sità, ridicolosamente superbi, gli animi attri-
. buiscono aUe leggi, ed alla giustizia il carattere
de' suoi esec.utori, e' poco a poco anco quelli
che più le suno amici le possono diventar nemici
sebben semplici spettatori ll.el modo con cui vie-
ne eseguila. Vi fu un tempo in cui si arrestarono'
i rei come si fermano le bestie selvagge, con
colpi di fuoco. Ove fosse sempre quest' uso il
criterio d'una forsa brutale distruggerebbe lutti
i nntaggi, che una savia polizìa intendesse cre-
are (l) _La infamia non irrrta meno gli animi
della forza: ella è anzi forse peggior della forza
perchè pone l'uomo. a cui ella si appressa nel-
l'alternativa o di accarezzarla, lo che non può
fare le non dichiara infame se stesso, o di rah-
brividire di trovarsi tra le sue mani (2).

(I) Ceti.Leo,. Gl't. 51. 69.


(2) Cod. Leop. Gl't. S,. 5.s.;
1',,_'11.
354'
Se la carcere ove il reo deve essere 'trattenuto
.fìno all' esito della causa è luogo di pena non di
custodia i condannati che vi si annidano comù-
nicheranno ad esso il loro contagio, ed inno-
cente, per lungo tempo non lo sarà: colpevole, si
disporrà a nuovi e più gravi delitti prima d'esser
punito di quello, che egli ha commesso (I). Se
la carcere con titolo di custodia ha carattere o
di tortura morale, o di pena ella insinua la pe-
ricolosa opinione che la legge si fidi più nella forza
di quel che ella si fidi nella "giustizia (2),

(I) Ob,tJI'l'lltion. ,ur la conl'tJnancll d'tJtdlir deu» IItaUilltJnumt,
di.tinct, pau l' dil'tJTltJ. clalltJ' dc prisonniers pal' Elienne Dumont ;
Allnal. de legist, vol. I. parto :I. pa[t :1611. Quesla noia coincide col- .
l'allra a pago :138. ove fra i nomi "egli uomini benemeriti del miglio-
l'amenlo delle carceri furono omessi quelli di Caleh TOWDCI, l! di Gi.oa
Hanway non degni dell' eco che ne chiude la lilla.
(:I) Cod. Leop. art. :19' •
355

C A P I T O L O VU.

Del piacere come incentivo al mantenimento,


ed alla perfezione dell' ordine, o d6' premj
e delle ricompense come mezzi di preventiva
difesa.

Fino d~i
tempi di Alessandro Severo i Romani
giureconsulti o preparando le parole, colle quali
il legislatore doveva annunziarsi come guarenti-
gia di tutte le esistenze sociali, O parlando per
loro conto come leggi viventi per una preroga-
tiva alloro ordine cornpartita, esprimevansi, es-
sere 101' desiderio di conformare gli uomini al
rispetto, ed all'amore dell'ordine col timer delle
pene, e colla esortaaione de'premj (I).
Ma i giureconsulti Romani così esprimendosi
nè ebbero in vista l'ufficio delle leggi della si-
curezza sociale, nè intesero stahihre una massi-
ma legislativa. Essi manifestavano le abituali pre-
ordinazioni del 101'0 animo come favorevoli alla
morale , e si proclamavano nell' insegnamento
del dritto sacerdotid' una vera, e non simulata
filosofia (2). 'I'riboniano , concedendo un luogo
nella sua compilazione a quella professione di

(I) Dig. Lifl, J. tit, I. l. 1. S. 1.1"


(2) 'La legge qui sopra citata è lralla dal libro primo delle ioliluaio-
ni di Ulpiano, l'4cacbinam.nle De pari. Ve Simooi Del. di m.,.. aff.
vol. I.PtJf!. 168. . :, , -.
356
fede de' giureconsuìli Romani, confondeva i prin-
cipj dell'insegnamento puhblico co'principj della
legge protettrice dell' ordine, e lo scopo morale
d'un precettore con lo scopo d'una mente legi-
slativa.
La idea di ricompensa e di premio si associa
a quella della virtù. ma la idea della virtù av-
versativa, o contro-parte di quella del vizio, non
lo è della .idea del delitto. Infatti i giureconsulti
Romani colla professione solenne de'loro principj
non ebbero in mente la idea del delitto, ma ebbe-
ro quella di una morale bontà, d'una l'ella abitu-
dine da infondersi non nell' animo ùella immensa
'popolazione, che allora formava l'impero Roma-
no, ma in una classe d'individui affidata alla
101' direzione, e grande sarebbe stata la 101' mera-
viglia se avessero udi LO come un posteriore com-
. pilatore avea convertito in una legge dello stato
quel loro dello.
Leggendo le opet'e scritte modernamente sulle
ricompense in senso avversativo o contro-parte
delle pene ( abusiva nomenclatura perchè consi-
derandole come antidoti del delitto dovrebbero
essere considerate come aven'Lì lo scopo medesi-
mo delle pene) non piccola è la sorpresa quan-
do un si -accorgé , che i termini di relazione delle
pene e delle ric.o.mpense occUi>an~ un ristrettis-
simo luogo in quelle opere, e che per ampliqrlo
chi le ha scritte ha dovuto ricarre'l'ead enco-
miare ipreoi; 'da darsi o 'alle denunzie in genere
de' deli uio . alle denunzie d'e' complici, contor-
357
eendo il naturale significato delle parole , e chia-
mando ricompenso la impunità, la quale non- è
se non causa estrinseca o di esclusione, o di di-
minuzione-di pena come lo sare:8be il caso d'un
grande numero di delinquenti, j quali andando
impuniti non san reputati certamente ottenere
una ricompensa del delitto del quale contami-
naronsi (J).
Se si volesse far del premio e della ricompensa
un antidoto della offesa della sicurezza sociale
non si saprebbe come concepire' o porre iter·
mini di questa politica teorìa, Sebbene per lo
più il precursore del delitto sia il vizio non sus-
siste però nè che 'il vizio conduca s~mpre al de-
litto, nè che il delitto nasca sempre là dové il
vizio allignò. Le cause della offesa della sicurezza
sociale nascono da tante, e sì varie, e sì poco
gtJ.neralizzabili circostanze da non dover credere
che premiando le virtuose azioni, le quali SOl'·
gono talvolta come fuggitive, e brillanti meteora
nell' ordinario andamento delle umane cose, si
possa sperare che il politico effetto di questo ge-
neroso espediente si estenda alle masse, e diven-

(I) Bentham TlIéorie de. peines , et de. récompenses vol. ~. pas.
4':111. Il'. Il Dumonlfonasco del Bentham pe~' riempire un voll1m~
sulle ricompense ha dovuto metterei un Intero libro di cose relative
alla economia polilica col bel mezzo termine, che questo Iibto potea
Considerarsi come 'l'applicazione' de' pri~ipi esposti ne' precedenti ~
a
ne"quali dir vero se .iprescinda da tutto ciò che ha relazione ai
vantaggi, ~he dà àgli uomini la società colle forme l senza le quali so~
cietà 'politica 000 potrebbe essere l" quasi nienle vi ba di relativo alle
ricompense considerate come eontro-parte delle pene . Eppure"I'operl
~ ibler..saDUa'lillla. e ai 'lesse .oltotieri l" "
55R
ga un qualche preservati'Q dell'ordine. Otazio
vincitor de' Curiazj virtuoso coll' offrire il proprio
sangue alla difesa della sua patria divenne delin-
quente coll'uc!idere ·la propria sorella, lo che
mostra che il conto delle virtù appartiene ad un
calcolo separato e distinto da quel de' delitti, e
che;aveòdo il primo molte partite a credito, pos-
sono nascere partite a debito nel secondo (I).
Senza scendere ai ragguagli de' premj alla de-
lazione, lo che la stessa pubblica amministrazio-
ne presceglie di praticare segretamente, il pre-
mio e la ricompensa può esercitare un offìcio av-
"fersativo a quello della punizione incoraggiando
alcune azioni speciali come azioni speciali voglion-
"i repcimerecolla punizione allorché un infortu-
nio ~inaccin la "ila d'un uomo, e il coraggioso
SOCC,?l'SO del proprio simile lo può salv.are (2). Ma
sebbene convenga alla legge di .risvegliare per
turri i modi possibili la energìa dellebene6che
qualità della umana natura onde meglio proteg-
gere la umanità resterà ,sempre dubbioso se -il pa-
gare l'atto benefico non corrompa la beneficenza,
convertendola da qualità virtuosa e disinteressata
come debbe -essere in qualità mercenaria. D'al-
tro lato siccome lo spirito di speculazione lecita

(I) È euriOlO cib che narra.i di Ale.sandro VI. Guerregiaado etJlli


Oraini, ed entrando con ... nepole in una dUà vicina a Roma di Cre-
ICO evacuala dal suo nemico vide .Iaccar la 'UI effigie dal palibolo.
teglier la le.ta I una statua d.. gli Or.ini, e adallarvj la 'Oli. VoltoaiIl
oepole gli dine " Tu vedi chI: vi. ha un PIU,O dallaforotl liUti .ta-
IMa ••• Gold.milh O~ hUlna" srantkur.
(a) Enciolopedic Meth. PoliDtl. ce ,.un~iU fll't. " "••,
359
~ la gran molla del perfezionamento e dell' or-
dine delle società moderne, chi assicurerà che
accorti speculatori non concertino tra 101'0 un
dramma di azione virtuosa, e benefica, e se ne
repartano insieme la ricompensa?
Questa, riflessione, seb bene poco favorevole
aUa umana natura; tende a convincere che la
ricompensa, utile nelle mani dell' amministrazione
non per diminuire i delitti coll' incoraggiamento
delle virtù, ma per viemeglio in certe circostan-
ze protegger l' uomo dall' infortunio che gli so-
nasta, sarebbe un espediente pericoloso, e sog-
getto ad errore nella mano della legge (I).
A prima Nista potrebbe sembrare, che i premj
e le ricompense potessero esercitare una salutare
influenza sulla più fedele e più pronta esecuzio-
ne delle leggipl'otettrici della sicurezza pubbli..
ca. Ma il farlo è un dovere per la parte di chi
Ile ha l'incarico dalla legge, nè la sodisfazione
d'un devere merita premio: incitare a farlo colla
speranza dèl premio chj non ne ha l'obbligo è
confessare la catti va' scelta, la indolenza, la inu-
,ilità di chi presiede alla esecuzione delle leggi:
e. ciò che è ancor peggio, è mostrare di vuler.
punire non per necessità o per giustizia ma per.

, (I) 'è slraDO c:heBeDlblm dopo aver soslenull là ulilil. d' Dna ri":
e:ompensa ai delatori sosleuga poi, che i servizj salariali 1000 i ~ggÌò
preslati: ma per trarsi avanti in un' opera, la quale non doveva esserli
Deppnrdllui.cominciata, e per parlar de'salarj sostiene,cbe il salario
non ~ ruomperua conacrando pei Don pocbe pagine alla discussione di
quuta mat.tia in un'trallalo dell. ricompense. IleDtham TMori. d••
".ma, ., Il.. r""-".,,eJUfI. vel, ... ptI!_ 163".'9,;
560
manÌa di punire pagando chi ne somministra la.
occasione, e la facilità: è avvilir col denaro UDO
ufficio la cui necessità dovrebbe essere nel cuor
dell'uomo inspirata dall'amor della patria e del-
l'ordine, e dal ,giusto odio contro chiunque se ne
,dichiara offendendo la legge. il nemico. La c~n­
dizione politica delle ricompense collo scopo di
-vie meglio as~icurare la esecuzione della le-gge ~
sì infelice, che esse possono con utilità praticarsi
ove menoimporterebhe valersene. Nella materia
delle trasgressioni, delle quali è pecuniaria la pe-
na, la legge può ammettere a parteciparne il
privato, O pubblico delatore in premio della fa-
èilità che egli le ha dato di colpire chi le com-
messe (I).
I premj e le ricompense destinate a prevenire
i delitti sono i-mezzi di civiltà, edi prospeeità
pubblica, che la legge protegge e moltiplica
ond' essi non abbiano o nello stato selvaggio
delle passioni del popolo una Causa mople, o
non ne abbiano una occasionale in qualche osta-
colo che si frapponga alla industria. Ma il ge-
nerale carattere della loro influenza sulla intera
aggregaz.i'one politica a differenza de' premj ti
• (I) Benlham Théorie de. peine., et de. récomperue. l'DI.'. par. 25.
ba l'accorlezza di formare un copitolo su queato caao apeciale: di
pori o in principio del suo Iraltato per dare a credere. che elIO .i rag-
lirerà realmente aulla materia che il suo lilolo annunzia: e di dare
al capitolo l'accorta inlilolazione dell' union« dell' iutere•.se CO" il do-
ver« ec. Egli perb DOn dice. cbe i suoi esemp] son lulti di lrasgressio-
1iIIi. Cade qui in acconcio osservare come Gellio N. A. inprll!f. chiama
il piccante de' titoli delle opere/u'if'itlUu i1U()l"iptiOlUllll.
56!
delle ricompense, le quali ater non ne pONono
se non una speciale sopra qualche individuo:
l'azione loro che tutta si esercita in antecedente
mentre quel1a de' premj e delle ricompense si
esercita in susseguente: la loro indole in altro
non consistendo se non in buone ed utili leggi
distante da quella de' premj e delle ricompense,
la quale consiste in elargizioni onorifiche, o in
elargizioni pecuniarie, sono altrettanti evidenti
riprove che le due diverse classi di mezzi appar-
tengono a due diversi ordini di cose, e che in
conseguenza i premj e le ricompense non posso-
no essere espedienti opportuni a risparmiare alla
società il rigol' delle pene,
La peo.. è destinata a repcimere: il premio, e
la ricompensa a elevare. (1), Il moto ascenden-
tale, che nella umana società la natura risveglia,
e che la legge dee sempre mantenere ed accre-
scere, tutto si fa per un impulso di pecuniarie spe.
culazioni: giunto a certi apici a certe alture so-
ciali, si fa per un desiderio di distinzione e di
onore (,,), Quindi la ricompensa pecuniaria è

(1) Merita d'euer letto tullo quel che è piaciuto a Benlham d'i..-
malioare .ull' etrello comparativo delle pene e delle ricempense ,
mezr.i d'agire 1011' animo umano, che non banno COA alcuna di co-
muoe tra Ior!», e di ICOpo diverlO. Théorie de. peim., et de. récom.
,.,,,.e. vol. ';I. pas. 47' e .e6. \
(';I) Coovieo dire , che la ignoransa e la bebarie abbiaoo in ICI me-
de.ime UDa. d"ci.a lend~nllll alla .talnazione, ed alla immobilità. Uno
de'grandi caratteri di ditr"renla della civiltà anlica, e della moderna
• ehe la prima fu tulla fondala .ulla lerarcMa delle claui, I, quali'
erano aillisa delle ca.le degl'Indiani, e la moderna è tulla fondata nel
potaretbe·ba l'indi,Wuo di Alire colla lua induatria.e cuUe ,u.e ia-
56~
inutile perchè il moto deHa industria dal basso
all'alto la dà, La ricompensa onorifica. il cui de-
siderio si trova ove non è dato ravvisar causa O
tentazione di offesa ha un valore ed un titolo il
quale dipende dalla fm'ma del governo. vale a
dire da un fatto che è fuor d'ogni calcolo rela-
tivo alle leggi della sicurezza sociale (I).
I premj che si compartono ai grandi scienzia-
ti, letterati, poeti (2) ed artisti hanno ben altro

lellelluali capacitll dalle infime alle alli..ime. Un elepole t ed erudilo


acrillore Ales. ab Ales. Gen. die.lilJ. 5. eap. 18, ba raccolte le nolizie
storiche relative al pensiero t che i Greci t i Romani t e tutti i popoli
.nticbi ebbero di dividere in classi la popoiuione lenza che l'iodividuo
d'una classe potelle pasllr nell' altra. Tanto in Grecia, che in Roma la
sran molla degli ambiziosi, i quali vollero cambiare a loro profitto il
governo della cillà , fu di rompere questa gerarchIa delle classi. e dar
lIIeno ali. infime di elnarai alle piu alt•. Niuno ha ossernto, cbeil
moto ascendentale non per la via della f"rza, ma pn la via del merito
Personale il 'tato introdotto tra gli bomini dalla costituaione che a .e
delle la 'Chiesa di Gesb Cristo. Bentbam Théori« de' peines , rt de.
r~omfHJIUe' ,vol. 2. pago 185. parlaodode' benefizj 'eccle.iaslici a\lrebbe,
dato un bel campo al suo melodo esaustivo se gli con.iderava in qoelto
puoto di vista.
(I) Vedasi illil>. l. cap. 18.pag. 33:1.
(s)Bentham Théori« de. pein«•• el de. reeompt1ll,e. vol. 2. palf.
75. dee poco piacere ai poeti, e tanto hasta per averli nemici; G~m'.
irritabile valum, Egli li reputa indegni di ricompense: dicendo che
essi .i (anno presto una reputazione, e producono cose: poco utili al·
l'umano perfeeionamento cOmenendc la seconda ragione ch e è falsa.
si potrebbe sostituire a'lIa prima il timore, che il premio treppo largo
al poeta non producesse l'etretto dd troppo pascolo che la donna della
favola delle alla sua eallina. Gabriello Alilio elegante poelà latino del
XV.•ecoloamico di Gio"'no Ponlano, e lodalo dal Sanuzaro oltenne
pe' suoi bei versi un vescovado , 111. ottenuta la R.ilra getlò' Ja celra di
Apollo. Paul. Jovius Elogiorum cap; 125. I bei versi producono pro-
'digj 'incredibili. Ammonio avea un'asino d'un gusto meraviglioso
per là poesia perchèpreso li leggerI! at'anti di lui Un poema pFeferin il
BOD toccare il' cibo apprestatogli e Iotrrir la fatnt all'interrompere la
563
scopo che quello diprevenire i delitti. Gl'in-
centivi alle scienze, alle lettere,. e alle art] ono-
rano ]8 società, e danno a questi rami della in-
dustria dell' uomo un prezzo che la volgare opi-
nione non saprebbe )01'0 concedere, eccitando
chi possiede il superfluo a farne il più. nobile I
e più generoso uso che ncn xlisperderlojn ali-
mento di futile pompa, e d~ ozio neghittoso ed
inette. Le scienze, le lettere e le arti con tribui-
scano in un modo indiretto a prevenire le offese
della sicurezza sociale pel'fèzionando i mezzi o
materiali o morali di distrazione , e di diverti-
mento della moltitudine ; e togliendo ]01'0 d'in-
torno le incoerenze , le rozzezze , le stravaganze
e spesso i tratti alla buona morale contrar] -che
essi sempre hanno in tempi d'ignoranza, e bar-
barie.
È stato osservatonon esser da contare tra -gli
uomini che 'sulla comune 101' probità (I), e ciò •
non ostante parlando delle generali maniere di
meglio guidarli in società si parla di virtù e di
ricompensa mentre lavirlù è ricòmpensa ra se'
stessa, e se così non fosse tal non sarebbe. Si
scambiano irìvero spesso tra loro queste due cose
probità, e vi,''''ù dandosi all'uomo probo il titolo
di virtuoso, lo che non può accadere se non là
dove gli uomini probi san rari. La memoria delle
virtù degli antichi dee essere rispettata cOID~ le'

lUa alleallipne a queUa lellun. Pboli .. BilIliotla.lI. 2420 .lle DtI1nlUtli.


ÙI vics 1.idlJri philc.ophi.
(I) Beolbam TIaéoIW Gu,.". . . . . ~econtptmH'woL:1<01'",.60.1
564
loro opere classiche cbe Sono 60.0 à noi giunte ,
e che pochi sono in grado di leggere e inten-
dere. Nella maniera con coi le moderne società
san montale bisogna contentarsi che esse siano,
come Tacito osserva essere stato l' Imperator
GaIba, più fuori de' vizj che con le virtù (I).
L'amore p.er .Iedistinzloni è all'uomo conna-
turale, e i selvaggi ne'fanno prova, appassiona-
tissimi come essi ne sono (2). La gerarchìa dçlle
classi si sostiene nelle moderne società su questa
umana passione.' Quelle che 'formano i mezzi pc-
cuniarj sono all' infinito variabili: fisse e stabili
san quelle che san formate dalle leggi. Questo
avanzo delle istituzioni antiche è stato con poli-
tiche ragioni difeso dai più ardenti amici delle
pubbliche libertà (3): come mezzo ai poliaìa non

,(.) • Masi, eztra 'llitia quam IIU". virtldillU.


.. Histor;
Tuili conoscono la cosi della Rosiera di Valencey villaggio di Piccae-
dia. La rosa davasi alla fanciulla la pio uirtuosa , vale a dire la più
ene,t". Ma la onestà in verlline UOD ~ forse UD dovere l Quelta "irth
poleva verificarsi io uo particolare affelto filiale, e aocor quello ~ UD
dovere.
(li) La Imperalrice Caterina Il., ottenuta la cessione della Crimea
da Cballio Gierrey' ultimo Kan di quel pa"se, ed e_ndosi egli rilrall~
Della vita privata gli mandò il nastro dell'ordine di Sani' Andrea, ma,
elSendo "gli turco , COli una mezza luna di brillanli allacealavi, e nOD
la croce colla immagine del Sanlo. Il Kan rispnse, cile se "i eta la
croce avrebbe accettata la decorazione senza porlarla, ma cbe quel cb.
gli era offerto era un pezzo di nastro con IIn giojello, e ricusò! Costui
avea l'ulO singolare mentre parlava di gellare da una mano ali' a lira
Uoa palla di cannoae. A Tour pe'fol'med troush th« reor, 1795. 1o;!J6.
iRto tAe Ttm,·itle, 01" Crimea 6.rMad. Gutbrie Lolld., 180ll. vol. li. ~.
fiom BatcM,erai.
(3) BeBÙlam T6é0rte duprittn. Cf da réoo"."..,e, vol. So".,. ".,
365
è una. ricompensa perchè -la nascita ne fOl'ma il
titolo, ma è un espediente opportuno a conser-
'vaee negl'individui un punto di onore al quale si
trovano quasi dalla stessa lor posizione obbligati,
lo che è un gran preservativo contro la tentaeione
di offendere ,Mantener queste classi ammettendo-
"i famiglie nuove onde riempiano.i vuoti che o le
ingiurie del tempo o' quelle della fortuna vi fe-
cero è creare nella società un nuovo stimolo pro-
pagatm'e de'sentimenti di digni~à,. che per giun-
gere a quelle classi si l'eputano nella opinione
pubblica necessarj. Nè p«?co favorisce questo
stimolo salutare un sistema di distinzioni che
l'autorità pubblica ha istituito onde ricompen-
. sareIl meri ro personale d'uomini i.quali o per
scienze, o ~er lettere, o per arti, o per. un esem-
'plàre zelo e perizia con cui sodisfecero R qualche
servizio pubblico sono stati come benemeriti
deUa società alla quale appartengono dall'. opi-
nione pubblica riconosciuti (I).
Se le ricompense pecuniare non son-praticabili
che pel' più facilmente scuoprire umani trascorsi
, j' quali non hanno carattere di, offesa della sicu-
rezu, e però non possono essere considerate co-
me mezzi di poliZIa adattati a prevenirle , e se le
ricompense onorifiche e~ercitano la loro salutare

(.) Bentham Théori« àer peitltl,. et de, récompenltlr 1101. 2. fHl6.


IO. applica all' ordin« del merito il suo spirilo euwlivo, ed epigram.
IIIIlIlico. Cerlocbè applicaudo l'a.alili rigoroa allii (lIBelli i quali non
I.an ..o altro apptlggio che la opinione, ~ COlI ....i facile ridurre al
_ulla la loro esi,len&a,
366
influenza in classi nelle quali Il eli ,ordinarie COniO
delle cose la tentazione di offendere non si pre-
senta, le ricompense dette di esenzione, o di pri»
vilegio non meri tano d'essere pur mentoeate ,
Queste esenzioni sono altrettante deroghe alla
legge prolettrice della sicurezza pubblica, e della
pri vata , e però, tendenti tutte a fa rla considerare
come l'effetto della forza la quale ha poluto me-
&;lio farsi valere ove ha incontrato la debolezza.
La idea d'una procedura remuneratoria .all' og-
getto di niente omettere di ciò che la ricompensa
può aver di contro-parte alla pena, ottima per
illudere i meno accorji lettori, resterebbe per
le cese esposte fin qUI un' ente di ragione, il qua-
le non troverebbe reale oggetto, a cui si po.tesse '
applicare. Ma immaginare un tribun-ale, in cui
.i amministri la remnneratoria giustizia ( manca
fino alle parole il significato ): uno non si sa se
attore o reo che domanda la ricompensa: ed un
altro che viene paragonato all' accusator pubbli-
co, e col titolo di contestator generale e si op-
pone alla ricompensa,. è una invenzione dramma-
tica, lo quale per sè sola dimostra, che la scienza'
delle leggi della sicurezza sociale non ha il meno
da temere dai voli ai quali la umana fantasia si
abbanduna (I).
(I) Bcatham, il quale l! ia~goo.i ..ilDO per chiamare a coatributo
di tutti i suol .pirilo.i eeneeui /a .toria. gli usi , /e mode, i riti .acri,.
i prufani, noa manca qui di citare /' AfllloDtlto del ditlllOlo ammesso ad
e:rcipcre contro le beatificazioai. Wori~ du peil&u. eI de. n_-
,."... vol. ':1, p~. 105,.
C A P I T O L O YIII.

Distinzione della polizia di DRITTO, e della


polizia di FITTO, e connessione della difesa
preventiva col melQtio giudiciario,

T uni i mezzi della preventiva difesa conside-


rati 6nquì escono dalla mano della legge, e dalle
istituzioni, che ella sola. può creare. Ma la ,legge
aspetta dalle forze dell' uomo il suo vero impero.
Se s'immagini uno stato ricco di buone leggi,
d' isti tuzioni eccellenti ma o male esegui le, o
non eseguite, questo stato rassomiglierà a un
gruppo di belle umane 6gure dipinte in un qua-
dro, le quali chiamate a soccorso d'un uomo
in pericolo di perder la vita nè rispondono, nè
51 muevono,

. L'apparato d'una forza militare nello stato può.


fornir la idea del suo potere contro un nemico
straniero, ma siguifica poco per il potere, che è
necessario spiegare contro l'interno nemico del-
l'ordine della città. Una magistratura giusta ,.
imparziale, disposta a non parlare se non come
parlerebbe la legge se farlo potesse, p,uò assicu-
rare dai legali assassinj ma Don può assicurare
da quelli de'ladri (Ii strada (I).:
(l' Pn1. Bili Jln;m.d". cd IN'i-.jwilpr."."i".ptl6. 2• .. ...tlii cif(e.
IcrtmlUll ,eli,• per"'''' •.
"Iii jUtlicuin 'M'M'ili
~68
La legge cerca la propria forza in quella del-
l' uomo si"a che ella si proponga prevenire sia che
si pa'oponga reprimere col timore la offesa. Ma
ancorchè le forze, che la legge cerca a questi
due oggeLLi nell' uomo, esercitino esattamente
l'ufficio loro, sicchè dallasua esecuzione immano
cabile nasca la forza morale che ella dee avere
sugli animi onderabitualmente tenerli nella dì-
sciplina sociale; ella ha pur sempre bisogno della
forza dell' 1l0inO per un terzo oggetto, su cui
colle generali sue formule ella non può prov·ve-
dere , Questo terzo oggetto consiste nell' istituire
un sistema di vigilanza e di forza, la quale tutta
all'uomo affidata imla{;hi, scuopra e sopprima se
esistono le cause di offese che nè la preventiva,
nè )a repressiva difesa ha potuto impedire che
esistano. .
È questo un mezzo di difesa di fatto la quale
si esercita in circostanze, che niuna umana pru-
denza non che la legge può prevedere, Si pUQ ben
• capire la preferenza da darsi a un mezzo, il quale
impedisce che la offesa venga commessa, anzichè
ad un mezzo che la punisce dopo che ella è stata
commessa (I), ma come istituire, o regolar que·
sto mezzo se la legge non lo abbandona iuuo alla
prudenza dell' uomo? La libertà individuale, sia
pur ritrosa quanto esser si vuole e di sè stessa
gelosa, non ha titolo per opporsi a questo espe-
diente, il quale desume il suoda una più urgente
(1) M.liu6 ut 6UtMUI'rt!,., iII t,,,,,,,,., fU/IIII pon " i l . virtdN.,..
Cod, fA. 3. tit. :lI7.1. I.
369
necessiLàdi quella, che consiglia alla legge il
punire La storia ammaestra, che là dove le leg-
o

gi troppo imitando il dritto della pura ragione


son più gelose della indipendenza dell'uomo che
della sua sicurezza (I), e dove perciò la difesa di
fatto, che una polizìa vigilante ed attiva sommi-
nistra all'ordine della città, è rigeuata come pe-
ricolosa alla individuale indipendenza del citta-
dino nè la d.fesa preventiva, nè la repressiva ,
che la legge per sè sola com parte , è sufficiente
a fornire la sicurezza di cui l'uomo ha bisogno
nelle grandi, e popolose aggregazioni politiche ,
e l'offesa ridendosi o della previdenza o del rigor
della legge calpesta impudente, e impunita gli
altrui diritti (2) o ' .

Gli uomini in società collettivamente consi-


derati per lo sviluppa mento delle naturali 101.'
faco1Là possono rassomigliarsi alle piante frugi-
fere che servono 101' d'alimento, le quali nel loro
stato agreste e selvaggio non differiscono dalle
gremigne: educate dalla industria dell' uomo
quanto più sono coltivate più rigogJiose diven-

(I) Vedas; 'l.li'- 1. cap. 6.


(fA) A Treatise on the pollce of Metropolls etc. L'~ulore ouena
cbe s"Inglesi si gloriano cbe niuna vigilanza di polisra inquieta la lo.
libertà indh iduale, e che la lingua tnlliese. non ba nemmeno una pa-
roa per esprimere la polizìa, ma che i (urli a,nnualmente ccmmessi.a
Londra da confraternite di ladri si elevano a due milioni di lire sterll-
Ile, e quelli commeui.dai ladri, cbe non apparlengono a quelle socielà
ammonlano ••ettecentomila lire .Ierline: cbe i ricellalori di robe fur-
tive vi abondano, e cbe lremila bouegucce di rivenduglioli fanno que-
.10 commercio. TaJe .Ialo di eese ~. compianlo Inco da. Guglielmo
Roacoe OlSel·l'az.sullA 6iurispr. pe". pog. 45.1I0to 2•.
Tomo 111. S4
57°
gono efrultano, ma perchè ciò accada è neces-
sario che !a vigilanza deI coltivatore le libel'i
dalle piante parasitee noci ve, che Don estirpate
le soverchierebbero , e distruggerebbero in eS;)t:
ogni produttiva lor forza.
Vasto, e a prima vista quasi illimitato, è il
campo, su cui la vigilanza dell' uomo destinato
a sopprimer di fatto le cause d'offesa ha bisogno
di esercitarsi, ma può ciò non pertanto 111 legge
segnare a quella vigilanza nel suo esercizio dei
limiti, i quali assicurino, e rendan tranquilla la
opinione, dì cui r uomo che uniforma la pro-
pria condotta alla legge dee pur godere di potei·
far l'uso che più gli aggrada della libertà, che
gli resta (I).
La vigilanza pubblica destinata a fornir la di-
fesa di fatto dee risultare da un' ordinato sistema
di attribuaioni ,dellequali l'amministrazione in-
veste gli uomini che a tal' effetto presceglie. Se
vi ha complesso di forze, le quali abbiano biso-
gno di riunirsi tutte ad un centro nella peviferìa
dello stato, è certamente quello che l'amministra-
zione destina a questa difesa, lo che mostra, che
la monarchìa è la forma di governo che più v i
si presta (2).
Questo uffizio centrale di vigilanza ha le sue
diramazioni in agenti subalterni la gerarchìa dei
quali è immaginata coll~ veduta d'una più pronta

, (l) Vedasi il lili. 1. eap. «J. ptlC' .58.


(:I) Vedasi qui addietro il flOp. 1.
571
e più facile_circolazione delle notizie, e degli or-
dini dalla periferìa nella quale si trovan diffusi,
e il centro nel quale tutti si riuniscono. Comec-
chè trattisi di sole forze che agiscono col titolo
di umana prudenza quanto più gli agenti di que-
ste forze daranno guarentìe del loro morale ca-
rattere più avranno aspetto di forze l~gali o della
legge veramente supplementarie. La disciplina
.gerarchica di queste forze: lo spirito ù' ordine
che le debbe .animare t il moto più prurlenziale
che rumoroso con cui esse debbono agire: lo
scopo della destinazione loro a risparmiare i r i-
gori della legge, che punisce: questo accordo
(Ii pensieri tutti politici è, nè altrjmenti può es-
sere, il l'esultato d'un amministrativo criterio,
il quale quanto può avere le sue ispirazioni nella
sagace mente dell' uomo altrettanto rigetta le
scritte regole della legge. ' '
Questa gerarchìa di forze destinate a fornire
la difesa di fauo , supplemento necessario de' di-
fetti inevitabili di quella di dritto, obbligata a
vigilare in tULti i più segreti ripostigli del moto
sociale le cause d'offesa, ba bisogno di un Se-
guito di forze ausiliarie, le quali come tali non
conosciute .onde viemeglio esplorino, formano i
più oscuri, tenebrosi veicoli della pubblica
é

vigilanza: forze delle quali il dispotismo ha fa-


talmente abusato (1): l'abuso delle quali ha ,spes-
(I) Mari. Episr. li,!J. l. ep. 4. ne fa la seguenle pittura
cc Turba t5ralJ.i~ paci , placidaeque inimica quieti
a Quae se1ll>p,er miseras .•ollicit abat: apes. '
Plinio PaneB' c. 35. chiama , delatori 6I'~\Qrj, e ladrolÙ.
572
IO consigliato gli amnn generosi a rigettaroe
qualunqne siasi uso (I): forze che rese necessa-
.,je dalla umana malvagità e forse della sua tem-
pra partecipando come quelle, che ne debbono
scandagliare i più segreti consigli l meritano che
sian fatte valere con quella circospezione mede-
sima con cui la medicina converte i veleni io
farmaci salutari pel corpo dell'uomo,
La necessità di valersi di delatori autorizza a
nlersi delle informazioni segrete, Vi è tra l' un
mezzo e l'altro una strettissima analogìa, S~lla
unione di questi due mezzi si appoggia quella
'ricerca generalissima di cui parlano gli scrittori
'che hanno spiegate le forme dell' inquisitorio
pt'ocesso (2), Ma la delazione, e la informazione
segreta dando titolo alla vigilanza onde raddop-
piare di attività non lo danno alla forza per
agire contro l'indivitluo che quei due dati in-
vestissero (~),
Se la vigilanza necessaria alla difesa di fatto
non può per il disimpegno delle propeie attri-
buzioni ammettere scritte regole nella legge, el-
la come specie di servitù utile a meglio mante-
nere la libertà dee ne' suoi movimenti aver sem-
pre quel medesimo titolo di necessità, che-dette
"ita alla legge penale. Dal che può' teoricamente

(,) È dnederai la L. 2. Cod. Theod. de pelir. la L. 3 4. 5. 24. "od.


cod. tit,
num.
(2) Bruneilnann. De lnquisitionis p,.OC&~q cap'.:i. 6.
(3) Bentham T,.aieh de legid. ci". tt l'm. vol. 3. pago '7" par-
lando delle celebri fJuche del palazzn di San' Marco approva I. prima
parte .Iella istituzione, e rise"a -4a eeeonna.
57!
I:
dedursi, che come pubblica ella non 'può val"-
car la soglia de'Tari privati, II. che ella ha dritto
di esercitarsi in tutti i luoghi di pubblico uso,
fU. che ella ha pur un egual dritto in tutte le
'Occasioni, e in tutte le circostanze che o liete
o triste eccitano riunioni di popolo, IV. chequan-
to ai priv~ti ella segua alla tracclaovunque alli-
gnino e ovunque vadano le persone che si son
rese sospette di macchinare contro l'ordine, e
contro le leggi (I).
La poliz1a economica ~ appiana con molti dei
'Suoi provvedimenti la via 'all'esercizio di questa
pubblica vigilanza onde ella più facilmente e con
più utile effetto 'si eserciti. Tutto ciò che tende
a bene ed -essttemente identi6c8l' gl'individui o
per il nome 101' proprio, o per quello della fa-
miglia alla quale appartenl;ono, o per la distin-
ziene .del sesso, o per il luogo della 101'0 fiSSA di-
mora i la illuminaeioae delle vie in tempo di
notte: le perlustrasioni che lapoJizìa ci fa per.
correndole: i regolamenti che ordinano la clau-
sura di certi ridotti pubblici: la cun a cui oh-
b1i~ano i printi di tener chiosi a notte avanzata
gl' ingressi delle 101' case: la proibizione delle
riunioni per le vie con pretesto di cantilene re-
creative: tutto rende più attiva vigilanza s\ fatta,
La vigilanza fa strada o all' uso della pruden-
za, o a quel deUa forza ende sventare, -e fare
11.

(I) Il liguor·ColquhoàD 'bl:IJ'Open qui 1&]Ira- e'1111 ",11111, che.


Londrl 0ge la poIià •• itnperfetlluneDle "itlicaH I. perIODI! IOlpetle
llCeIIdoDO a 115,000,
574 /
aodare a l'uoto i delittuosi progetti. La pl:uden·
.za utilmente si adopra anco ove l'offesa sia stata
già consumata se il suo .materiale altro nOI) pre-
senti se non il passaggio di COsa mobile dal pos-
sesso del proprietario alla mano del sottrattore ,
e non. pe,' altro mezzo che I'uccortezza di que-
sti. In·tal caso senza pensare al FUmOr della pu-
-nizione migliore consiglio è quello di far cessare
-il 'danno del proprietario ,. che )a pena non r'i-
piana per certo: perocchè talvolta un pruden-
ziale ,espediente che risparmia all' offensore la
)jg8o~inia d'essere scoperto per .tale può avere
!5ul di lui, animo .un' effetto più salutare di quel
·dellapefla. Una giustizi,a paterna è ben spesso
.piiì. utile .d' UDa giustizia la quale intenda aro
marsi di tutta la severità della legge (I).
Nlé' progetti di offesa i quali O si formano e si
sv,iluppano colla forza o meditano di agir per
15Q1'presa Ìa vigilanu che gli scuopre tra via inu-
tile sarebbe se la forza non potesse render vana
la forza, ed impedir la sorpresa ~ Il fallo di chi
,. incammina all' pffesa giustifica allora, e legit-
tima il fatto di chi cinvigila alla difesa, e Ia so-
·cietà nonesercita in tal caso un dritto, che la
leg~~dellll natuea, non autorizzi •.
Se la offesa an'enne" e fu consumata cessa il
. (i) Fronlon. F;·asm.' pa6.' 3'9' " Na~ sua plerique Jum
.isnora"i ,uttiflt corl'igunt. Il[,i mlJ.nife.ta soiun' ~ impudl!R~;tI ol1ì,.
mallta,. ». Vedasi come un sae~ce intendente di polizi3. il sig, Sartine
,,seppe .I:OD prudll(lu rip~real daano, che .un furto magno a,-eva ar-
flW,atQ a UII l'!CCO bN1CibieJ'e. PmtDe Royer DictiormaUc eta. mm.
polic«,
3,5'
titolo della difesa di fatto, e subentra nella po-
lizia di vigilanza quello o d'impedire la evasione
dell' offenscr conosciuto, o di scuoprire il na-
scondiglio in cui si ritrasse , o di facilitar la pro-
va dell'ignoto offensore.
Fu già osservato che la sorpresa in fragrante
tentativo di offendere, e la verificazione della'
prova della offesa già consumala sono atti nei
quali la polizia, e la giustizia si trovano a con-
tatto tra loro, ed il contatto potrebbe divenire
stato di collisione delle 101' prerogative recipro-
che. Per lo che questi due atti debbono esse-
re discussi là dove trattasi del metodo giudicia-
l'io (I).
L'impedir la fuga dell' offensore , r'intraccierlo
nel nascondiglio, in cui potè ricovrarsi , c arre-
starlo non sono atti d'una sola e medesima au-
torità come potrebbe a prima vista sembrare. La
polizia può bene spieg8l' la sua forza per impe-
dir la fuga a un offensore che le sia avvenuto di
sorprendere in offesa fragrante, o contro il quale
le pubbliche acclamazioni la incitino. 1\1a se si
tratta non di acclamazioni, le quali attualmente
perseguitino l'offensore fuggente e piuttosto di
fama che denunzj alcuno come offensore: se si
tratti di rintracciare un offensore che si è na-
scoso, la polisìa di vigilanza in questi due alti
non può agire di proprio moto ma con un tito-

(I) Vedasi i1li6. 4. ave dimostrali che questo problema èdeeilO inun
modo dal processo' aocluatorio millo. e io on modo diverso dal pro-
cesso que,itlJrio, non nascendo Del processo tlCtlUSlltorio p"ra.
376
lo, che nel metodo giadi.ciario la giustizia ad
essa fornisca,
La polizia debb' essere inearieata d' i'Dvigilare-
la esecuzione della pena ma non s'incarica di
atti che ahbian lo scopo di farla applicare, se
si prescinda dal poter denunziare, e accusare ,
Alcuni hanno erroneamente riferito al suo ufli.
zio. la facilitazione della prova del corpo di de-
litto: la diminuzione delle incertezze de' pro-
cessi, e delle punizioni- (I). Così facendo tutte-
le parti della legislazione d'uno stato si ridur-
rebbero alla polizia, nè vi sarebbe più distinzio-
ne tra l' uffizio dell' una , e· l'uffizio dell' altra.
La prova del delitto, l'effetto più sicuro o più.
incerto delle forme di procedere necessarie a
stabilire la prova o del corpo di delitto, o del-
l'autOl" del delitto son cose che appartengono.
alla giw.;tiaia, e non alla polizia-: perocchè in
esse si tratta non di ottenere ciò che può sem-
brar utile ma di toceare per quanto più è pessi-
bile iol punto in cui consiste la verità.
Le deduzioni istituite 6n qui avenJo percorsa
i. diversi uffici della difesa preventiva di dritto,
e della difesa preventi.va di Jatto, trovansi giunte
ad un limite oln-e al quale col.titolo di polizia
non posson trascorrere . Questo limite a cui le
attribuzioni della polizia fìniscceo è quello dal

(I) Benlham Traiti. de leSo oill.,t pen, voI; 3. l'tIG' 77, 108. Moll~
.lIri pro.vedimeaJi legi.lali,1 lODO da 'lue.loaU1ore rieerili euORe....
"".40.
mente .lla polia\:!, 'l,. 17 Lo
377
qU111e le attribuzioni del metodo giudiciario in-
cominciano.
La creazione del magistrato di polizìa: il modo
di procedere nella verificazione delle trasgres-
sioni, o de' delitti di polizìa, essendo combina-
zioni delle forze dell'uomo, e delle forze della
legge insieme riunite, onde questa viva nel moto
di quello, sono altrettanti oggetti che a solo
metodo giudiciario colle regole che gli son pro-
prie può definire.

FINE DEL LIBRO TBRZO.

Tomo 111.
I N D I C E·

LIBROIII. DELLA DIFESA DELLA SICURBZZA SO-


CIALE Pago 3
PARTE La J>rincipj generali. » IVI
CAP. I. Ragione della nomenclatura . » ivi
CAP. II. De' sistemi scientifici sulla ori-
gine , e sul fondamento del
gius di punire non considera-
to come difesa . » ~5
CAP. III. De~sistemi scientifici sulla ori-
gine , C sul fondamento del
gius di punire considerato co-
me difesa. » 38
CAP. IV. Origini razionali e politiche del-
la difesa del! a sicurezza so-
ciale . » 47
ColP. V. Differenza, caratteri, e connes-
sione reciproca della difesa
preventiva, e della repressi-
va • • Pago 67
PARTE II.- Della difesa repressiva. ») 87
CAP. 1. Carattere politico delle forze del-
la difesa repressiva nella pe-
na • • » IVI
CAP. II. Continuazione del soggetto me-
desimo. ») ,.3
CAP. III. Carattere giuridico della forza
costituente la difesa repres-
siva nella pena. )J 128
CAP. IV. Della pena di morte. .)J '4 1
CAP. V. Continuazione del soggetto me-
desimo. ») 159
CAP. VI. Delle pene afflittive indirette, ») 178
§. I. Lavori pubblici. » 18 f
s II. Casa di forza ») 185
§. III. Carcere • :Il 188
§. IV. Deportazione, relegazione, ed e·
silio ») 190
CAP VII. Della morte civile • ») 197
CAP. VIII. Delle pene infamanti. ») 206
CAP. rx, Delle pene pecuniarie. )) 212
CAP. X. Della proporzione delle pene ai
delitti • :Il 214
CAP. Xl. Cause eventuali alterative della
proporzione tra i delitti, e le
pene » 224
§. I. Circostanze del delinquente. " 225
58.
§. II. Circostanze del delitto Pago 'J.27
§. III. Bisogni del metodo guuliciario, » 'J.37
§. IV. Distanza di tempo tra il commesso
delitto, e la sua punizione. » 'J.42
§. V. Pubblica prosperità. . » 248
PARTE 111.- Della difesa preventiva. » 253
CAP. I. Induzioni storiche, e razionali
sulla più, retta nozione della
polizia , e delle sue varie spe-
cie • » ivi
CAP. II. Ragioni della legge nel creare il
delitto di polizia » 284
CAP. III. Differenze della polizia della
prosperità pubblica, e della
polizìa della sicurezza pub-
blica • »'J.95-
CAP. IV. Polizìa delle cause involontarie
dell' qlfesa nell' azione noci-
va delle cose inanimate, de'
bruti, e deli' uomo per imbe-
cillità d~ intelletto. . » 304
CAP. V. Polizia delle passioni, le quali
agendo come impeto sull' ani-
mo umano divengono causa di
qlfesa . » 320
CAP. VI. Polizìa delle passioni d~ indole
rasiocinatrice considerate co-
me cause d' offesa . »336
CAP. VII. Del piacere come incentivo al
mantenimento, ed alla per-
fezione dell'ordine, o de'pre-
mj , e delle ricompense co-
me mezzi di preventiça dife-
sa • . Pago 355
CAP. VIII. Distinzione della polizia di DRIT-
'fO, e della polizia di FATTO,
e connessione della difesa
preventiva col metodo giudi-
ciario » 36]
383

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