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Quanto il colore
Il colore è aspetto più evidente del vino che, nell'immediato, conquista assaggiatore e
degustatore: il colore della bevanda è conferito da tutte le sostanze presenti nelle bucce
degli acini d'uva, in particolare da polifenoli, antociani e tannini.
Il vino bianco - non appare colorato perché il mosto non viene lasciato
macerare insieme alle vinacce (ovvero le parti solide della vendemmia
come buccia e vinaccioli): in questo caso, si parla di vinificazione in
bianco, in cui l'unico elemento utilizzato è il mosto.
Conosciamo il vino
Quanto il sapore
Quanto il profumo
aromi primari
Sostanze tipiche delle uve aromatiche (es. Vino moscato)
aromi secondari
Aromi contenuti nell'uva e liberati durante la fermentazione Prodotti
della fermentazione
aromi terziari
Sostanze rilasciate dall'affinamento nelle botti o sviluppate durante
l'invecchiamento in bottiglia
Conosciamo il vino
vino corto
vino lungo
un prodotto caratterizzato da una forte e per certi versi eccessiva acidità, dal gusto
vino largo
invece sarà caratterizzato dalla seguente struttura: vino caratterizzato da poca acidità,
compostezza.
vino caldo
sta ad indicare la sua gradazione alcolica. Un vino caldo sarà dunque un vino che per la
vino morbido
sarà invece un vino che avrà raggiunto un eccellente e perfetto equilibrio tra gradazione
contraddistingue un vino morbido. Un vino morbido sarà un vino che presenterà una
compostezza. compostezza.
Una donna mi ha portato sulla strada del bere e non ho nemmeno avuto la
cortesia di ringraziarla (W.C. Fields)
Non ci può essere un buon modo di vivere dove non c’è un buon modo di
bere (Benjamin Franklin)
Mr. V è un nobile toscano, che ama il cibo gourmet e il buon vino. È qui oggi per salvarvi da una delle situazioni
più imbarazzanti a tavola: quando il maître chiede di assaggiare il vino. Seguendo i suoi consigli, farete una
figura da veri esperti. Pronti?
http://www.italyamonews.com/2015/08/04/lettura-alla-scoperta-del-vino-italiano-con-traccia-audio/
Per scoprire qualcosa in più sul vino italiano, ascoltate la lettura sul Chianti classico di Brolio tratta
dal corso di enogastronomia per stranieri Il Buongustare e rispondete alle domande.
Si è persa l'abitudine di consumare vino in famiglia, i ragazzi attorno ai 15 anni consumano alcol almeno
una volta a settimana, ma fuori casa. E lo fanno con la logica dello sballo. Riportiamo il vino nelle case,
nelle scuole, nell'alveo della cultura mediterranea perché il vino non si beve per ubriacarsi, è origine
dell'identità e dell'appartenenza. Facciamolo ritornare ad essere una bevanda popolare". Attilio Scienza,
ordinario di Viticoltura alla facoltà di Agraria all'Università degli Studi di Milano, uno dei massimi esperti di
enologia in Italia, lo dice nel corso della presentazione del disegno di legge per l'insegnamento
obbligatorio della storia e cultura del vino, presentato al Senato.
La storia del vino si candida dunque a diventare materia scolastica nelle scuole primarie e secondarie di
primo e secondo livello. Questo è l'obiettivo del ddl presentato dal senatore Dario Stefano (Sel)
componente della Commissione Agricoltura, che punta a raccontare l'Italia attraverso l'uva e il vino,
componenti essenziali della cultura mediterranea.
Sei gli emendamenti del testo che coinvolgono il Miur (ministero dell'istruzione) per quanto riguarda la
programmazione dei corsi annuali, la didattica e la formazione dei docenti, quantificando in 12,4 milioni le
risorse necessarie per poter istituire un'ora di insegnamento in aula alla settimana dedicata a "Storia e
civiltà del vino".
Un progetto che potrebbe partire a livello sperimentale già dal prossimo anno nelle scuole di alcune
regioni, a partire dalla Puglia e forse anche in Veneto. "E' il momento che l'Italia recuperi la sua
identità perché il vino fa parte della nostra storia - ha detto il senatore Stefano - un elemento da vivere
non dal punto di vista tecnico o enologico ma innanzitutto di cultura".
L'iniziativa legislativa ha ottenuto il plauso dal mondo del vino che ha partecipato alla presentazione al
Senato. "Il vino è storia e tradizione - ha detto Paolo Castelletti, segretario generale Unione Italiana Vini - e
se studiato fin dalle scuole medie può formare i giovani al consumo moderato e portare alla riscoperta del
gusto. E il ddl va in questa direzione".
Secondo Riccardo Cotarella, presidente di Assoenologi "l'obiettivo oggi è far capire quello che c'è dietro il
vino e non solo berlo", mentre Isabella Marinucci di Federvini ha evidenziato che sostenere il vino significa
anche valorizzare i territori di provenienza.
Apprezzamento anche da parte del professore Attilio Scienza: "era ora che arrivasse questa proposta, dopo
che la Francia si è già mossa in questa direzione nel 1991".
"Oltre a raccontare il vino come elemento pregnante della nostra storia, dobbiamo comunicare l'idea che il
vino è un elemento fondamentale dei popoli mediterranei - ha detto ancora Attilio Scienza - e che bere
non deve essere una gratificazione fisica, ma culturale e quindi occorre scoprire la storia che c'è dietro al
vino. Questo abbiamo smesso di trasmetterlo ai giovani, tornare a farlo a scuola è una prima tappa di un
processo che deve essere sviluppato".
Il vino italiano "rappresenta, come nessun altro prodotto, il nostro Paese nel mondo - aggiunge Riccardo
Cotarella, presidente Assoenologi - in Italia ci sono più vini che campanili, è una ricchezza tipicamente
italiana, una trasversalità territoriale e varietale unica al mondo. Attualmente si riscontra un aumento del
livello culturale di chi si avvicina al vino. Il vino si approccia prima con la mente e poi con i sensi. Occorre
bere con intelligenza, nonché sapere del vino. E' il mezzo attraverso il quale si soddisfano, con la cultura, i
sensi e la mente. Insegnare il vino nelle scuole significa anche insegnare il valore di bere conintelligenza e
moderazione".
Questo ddl, conclude Paolo Castelletti, segretario generale Unione Italiana Vini, "è un testo importate dalla
doppia valenza. Alla promozione del patrimonio storico e sociale associa una possibile rilevante azione.
Come riportato nella relazione sui problemi collegati all'alcol, predisposta dal Ministero della Salute,(25
marzo 2016)
http://espresso.repubblica.it/food/dettaglio/vino-lezioni-di-cultura-enologica-nel-programma-
scolastico/2229977.html?refresh_ce
Vino nella Mitologia: Dioniso - Mediterranea
Serena Maffei
Il 21 dicembre 2010
Il consumo moderato di vino è un punto forte della dieta
mediterranea: riduce il rischio di malattie cardiovascolari, aiuta a
prevenire l’arteriosclerosi e patologie coronariche, e dulcis in
fundo, è un piacevole modo di scaldare l’atmosfera.
E’ una bevanda che viene festeggiata, offerta in segno di
ospitalità, che riempie e rallegra le feste, senza dubbio un
elemento ricorrente nelle scene di banchetti, festività,
ringraziamenti. Non a caso è un simbolo molto forte anche
nell’Eucarestia Cristiana.
Si trovano riferimenti al vino e alla vendemmia in tantissimi
contesti artistico-letterari, proprio per le sue doti di
“accompagnatore” di situazioni rilassate e festose.
Una affascinante sfaccettatura di questo elemento si rivela nella
mitologia greca, e per assimilazione di questa, anche nella
cultura romana. Il vino era il simbolo di Dioniso, una delle
divinità più complesse dell’Olimpo.
Egli incarna la forza vitale, quindi anche l’energia della Natura
che permetteva all’uomo di ottenere dei raccolti abbondanti che
avrebbero assicurato una stagione agiata.
Incarna la volontà di vita di qualsiasi essere vivente: la fertilità
dell’uomo e della terra.
É facile immaginare quanto fosse importante questa divinità
presso gli antichi Greci.
Certamente doveva essere piacevole festeggiarlo: i riti dionisiaci
sono descritti come dei lunghi cortei in cui ci si esaltava fino alla
frenesia, con l’effetto del vino.
Anche se nell’immaginario comune si pensa a Dioniso come un
giovane ebbro coronato di foglie ed una coppa di vino in mano, la
faccenda sembra essere molto più complicata.
Infatti la leggenda narra che Dioniso fosse nato da una relazione
illecita tra Zeus e una mortale, e per questo Era, moglie del dio,
punì il neonato con la pazzia. Egli vagò fino all’India con un
corteo di satiri e menadi, fondando numerose città, e tornando
verso la Grecia sconfisse molti nemici e sottomise molti popoli e
territori.
Arrivato alle Isole dell’Egeo noleggiò un’imbarcazione da alcuni
marinai, che in realtà erano dei pirati e che cercarono di vendere
il dio come schiavo: questi si difese trasformando l’albero
maestro della nave in una pianta di vite, e se stesso in un leone,
materializzando anche delle belve feroci che si muovevano al
suono di un flauto, mettendo così in fuga i finti marinai.
I riti dionisiaci ripercorrevano infatti le vicende della divinità:
caotici cortei di donne e uomini ebbri di vino vestiti con pelli di
animali, a rappresentare le Menadi ed i Satiri, ballavano insieme
una danza dai ritmi ossessivi, detta ditirambo, suonata con fl auti
e tamburi. Il rito culminava con la caccia e lo sbranamento di una
bestia selvatica.
Secondo alcune fonti nell’Antica Roma, in cui Dioniso era
conosciuto come Bacco, e i riti dionisiaci come Baccanali, il tutto
assumeva un’accezione più erotica e la caccia e lo sbranamento
erano decisamente più cruenti. Il culto di Bacco fu sciolto nel II
secolo a.C. a causa dello scontro con la religione ufficiale, anche
se si continuò a officiarlo come solo culto propiziatorio, privo
della componente misterica.
Nell’ambito dell’arte, Dioniso/Bacco viene raffigurato in linea di
massima come un giovane dai lineamenti molto dolci, quasi
femminili, coronato di foglie d’edera o alloro, o ancora di vite e
grappoli d’uva, solitamente ebbro, con una elegante coppa colma
in mano. E’ attorniato sovente da personaggi danzanti e sensuali,
oppure è sdraiato su un triclino, pare godersi pacatamente
l’attimo, e quasi trasmette la sensazione di rilassatezza che porta
la preziosa bevanda.
Il filo conduttore che lega le opere che illustrano questo soggetto
è il tentativo di rendere la mollezza che deriva dall’abbondanza,
la spensieratezza e l’abbandono intimo dei corpi nel momento
dell’ebbrezza, la frenesia del rito; il tutto coronato da calici e
brocche ricolmi di vino, vassoi e piatti con grappoli d’uva e
lucidi frutti di ogni tipo.
Questo può avvenire in disparati modi a seconda del periodo e a
seconda della volontà dell’artista: Caravaggio ad esempio scelse
di rappresentare un Bacco languido, che trasmettesse il piacere di
momenti sciolti e suadenti. Rubens invece nei suoi dipinti ed
incisioni accentua l’opulenza, il turbinio erotico che deriva
dall’ebbrezza, grazie a una linea più brulicante e mossa. Tiziano,
attraverso una gamma cromatica più accesa raffigura Bacco
insieme alla sua sposa Arianna, e dinamizza la scena rendendo
proprio l’idea del corteo festante.
Nelle ceramiche greche il movimento è intuibile invece
attraverso piccoli dettagli, dal momento che le figure sono
generalmente più stilizzate e statiche; mentre nella statuari a, sia
classica che moderna la materia prende forme morbide, che bene
incarnano e rendono giustizia al mito del Dio del Vino e
dell’Uva, un mito che non è mai passato di moda e che ha
affascinato i più grandi maestri, nonché i più semplici estimatori
della piacevole bevanda.
http://www.mediterraneaonline.eu/il-vino-nella-mitologia-dioniso
"Dalla Dea Vite a Bacco": la vite e l'uva
nella mitologia classica
Ravenna, 28.10.2010, di Giorgia Lagosti
A fine pasto noi italiani ci facciamo spesso conquistare dagli acini d’uva, possibilmente accompagnati da
un saporito formaggio grana, mentre sorseggiamo uno o più bicchieri di buon vino, bianco o rosso che sia.
Nel bel paese non abbiamo davvero che l’imbarazzo della scelta: tutto merito di Bacco?
Non proprio…
La vite e il suo frutto erano venerati ben prima che il culto del dio prendesse piede presso i Romani.
Certo, direte voi, gli dei romani vengono pari pari da quelli greci: non è quindi una grande scoperta che a Roma
Bacco abbia preso il posto di Dioniso, il più giovane figlio immortale dell’olimpico Zeus. Ma in realtà questo
culto ha origini ben più remote.
Già i Sumeri adoravano una dea nota come Dea Vite o Madre Vite.
Viene perfino citata nella saga di Gilgamesh: è a questa divinità femminile intenta a mescere il vino che
l’eroe si rivolge per chiedere come conquistare l’immortalità.
La vite quindi come simbolo di gioventù e vita eterna.
Ma la vite è anche albero della conoscenza: nel corpo di leggi ebraiche non scritte, ma tramandate
oralmente, questa pianta è il simbolo della scienza del bene e del male.
Nell'isola sono infatti state rinvenute tracce diun diffuso culto del vino connesso a quello del toro, l'animale
che è uno dei simboli di Dioniso che giungeva alle sue fedeli con “impetuoso piede di toro”.
Le sue baccanti, durante le cerimonie, invase dal Dio, ne invocavano e cantavano la presenza riproducendone il
mitico corteo di sileni, satiri e ninfe.
E questo avveniva più volte all’anno perché il ciclo delle celebrazioni in onore del Dio aveva tre momenti,
che allegoricamente richiamavano la sua nascita, morte e resurrezione.
E in primavera si celebravano le Anthesteria, tre giorni in cui si ricordava il suo ritorno dagli
inferi:secondo una leggenda Dionisio fu infatti fatto a pezzi e le sue membra bruciate, ma da quelle ceneri
crebbe una pianta, la sacra vite appunto, di cui noi ancor oggi gustiamo i frutti.
http://www.mondodelgusto.it/2010/10/28/dalla-dea-vite-bacco-
vite-uva-nella-mitologia-classica/
http://www.dallapartedelgusto.com/it/tecniche/abbinamentovinoc
ibo-tecniche.htm
https://www.quattrocalici.it/conoscere-il-vino/il-vino-e-i-dessert/
https://www.quattrocalici.it/
https://www.wikihow.it/Abbinare-il-Vino-al-Cibo
http://www.fisarmontecarlo.it/category/rubriche/abbinamenti -
cibo/