importanza, non soltanto per Renzo Piano, Richard Rogers e il resto dei progettisti che hanno partecipato alla sua elaborazione, ma soprattutto per l'architettura del suo tempo. Il concorso internazionale stato indetto nel 1971 dal Ministero della Cultura francese. Il bando prevedeva la creazione di unistituzione culturale interdisciplinare, in cui all'arte moderna e contemporanea si affiancassero anche letteratura, design, musica e cinema L'impatto scioccante e perentorio della struttura ha un'immediata forza dimostrativa. Il centro si erge, con i suoi sette piani vicino al vecchio quartiere parigino del Marais, come un'ode all'uso delle tecnologie industriali in campo architettonico. Esso sostituisce con un gigantesco contenitore tecnologico, che esibisce all'esterno le strutture statiche e gli impianti dagli sgargianti colori, un preesistente tessuto edilizio demolito, collocato proprio nel centro di Parigi. La struttura costituita da 14 portici con 13 campate, ognuno con una portata di 48 metri, e interasse 12.8 metri. Allestremit superiore dei pilastri in acciaio, ad ogni piano, ci sono delle mensole in acciaio pressofuse di 8 metri di lunghezza e 10 tonnellate di peso. Le travi lunghe 45 metri sono poggiate alle mensole, che trasferiscono gli sforzi lungo i pilastri e sono bilanciate da tiranti e croci di controventamento. La gerarchia strutturale chiaramente leggibile: ogni sezione dei profili in acciaio risponde agli sforzi a cui sottoposta. L'edificio un palazzo adibito ad ospitare mostre d'arte contemporanea, che Piano & Rogers interpretano in modo tale che l'oggetto estetico torni ad essere oggetto di mercato, alimentando flussi di visitatori a ciclo continuo. Nel Centro Pompidou, secondo un principio basilare del linguaggio High Tech, i piani interni sono completamente svuotati da qualsiasi ingombro strutturale, rendendo in tal modo del tutto flessibile e continuo il succedersi dei diversi allestimenti: le grandi dimensioni dell'edificio sono dovute all'esigenza di disporre di spazi liberi e flessibili, per accogliere simultaneamente diversi eventi artistici; le grandi piastre che costituiscono ogni piano, sono sostenute da una struttura metallica esibita all'esterno, cosicch l'edificio assume l'immagine di una macchina tecnologica, anche se in realt tutti i componenti sono costruiti e montati artigianalmente. Gli impianti si collocano lungo la facciata ovest, contrassegnati da colori differenti (blu per laria, verde per lacqua, giallo per lelettricit e rosso per le circolazioni verticali). Ascensori e scale mobili sono posti sulla struttura portante, lungo la facciata, in modo che il pubblico sia indirizzato verso canali di scorrimento totalmente trasparenti. I percorsi che collegano i vari ambienti diventano quindi l'elemento fondamentale della degustazione estetica: la scala mobile, che percorre quasi interamente i 166 metri della facciata ovest, protetta da volte trasparenti, appesa all'esterno della facciata e costituisce da sola un oggetto di attrazione del Beaubourg. A pi di cent'anni di distanza si riprende il discorso lasciato interrotto dal Crystal Palace, inserendo nel tessuto ottocentesco di Parigi un elemento architettonico nettamente contrastante col contesto circostante, simbolo del linguaggio High Tech: vale a dire un modo di costruire che irrompe nel panorama architettonico a partire dagli anni '70, utilizzando le tecniche pi evolute del cemento armato, ma soprattutto dell'acciaio e del vetro strutturale, impiegando alcuni metodi dell'industria pi avanzata e l'utilizzo di software specializzati. Il rapporto col contesto risolto invece attraverso la realizzazione di spazi pubblici di fondamentale importanza: la piazza antistante il Centre Pompidou si rivelata uno dei luoghi pi animati di Parigi, un vero museo a cielo aperto per gli artisti della strada. Negli anni '90 Renzo Piano ritorn per essere sovrintendente alla ristrutturazione del centro, spogliando la struttura delle aggiunte eccessivamente sfarzose introdotte negli interni da altri designer, per restituirla quasi totalmente alla trasparenza ed apertura del progetto originario. Di questa ristrutturazione si pu dire decisamente che rese armonico l'insieme discordante di forme meccaniche che aveva alterato l'articolazione delle gallerie e di altri spazi interni, dal 1977 in poi. Lo stesso Piano considera l'edificio una doppia provocazione: da una parte una sfida al formalismo, dall'altra una parodia dell'immaginario tecnologico dell'epoca, la cui ostentazione di tubi e metallo dai colori vivaci assolve una funzione urbana espressiva e simbolica, dovuta al forte impatto rispetto all'intorno.