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Un trattato è un accordo vincolante tra i paesi membri dell'UE. Esso definisce gli obiettivi dell'Unione, le
regole di funzionamento delle istituzioni europee, le procedure per l'adozione delle decisioni e le
relazioni tra l'UE e i suoi paesi membri.
I trattati vengono modificati per ragioni diverse: rendere l'UE più efficiente e trasparente, preparare
l'adesione di nuovi paesi ed estendere la cooperazione a nuovi settori, come la moneta unica.
In quanto diritto creato direttamente dagli Stati membri, tali norme giuridiche vengono definite,
nell’uso giuridico, diritto primario dell’Unione.
Se avviene una controversia tra gli Stati per un trattato non registrato nel diritto internazionale la
giurisdizione internazionale non è obbligatoria ma facoltativa (cioè non vi è un giudice naturale delle
controversie). Gli stati nominano un arbitro della controversia per risolvere il contrasto, dettano qualche
regola procedurale e si impegnano a rispettare la decisione finale.
LA REVISIONE DEI TRATTATI E IL DIRITTO DI RECESSO
La possibilità di rivedere i trattati istitutivi è fondamentale per l’Unione europea poiché consente di
adattare il quadro della legislazione e delle politiche europee alle problematiche che l’UE deve fronteggiare.
La revisione dei trattati prevede una procedura di revisione ordinaria e due procedure di revisione
semplificate.
A prescindere dalla procedura avviata, i paesi dell’UE devono esprimersi all’unanimità sulla revisione delle
disposizioni del trattato interessate.
Procedura di revisione ordinaria
La procedura di revisione ordinaria può essere attivata da uno Stato membro, dal Parlamento o
dalla Commissione, tutti abilitati a sottoporre al Consiglio progetti intesi a modificare i trattati. Tali
progetti possono essere diretti ad accrescere o a ridurre le competenze attribuite all’Unione nei
trattati.
I progetti sono trasmessi al Consiglio europeo e notificati ai Parlamenti nazionali.
Il Presidente del Consiglio convoca una Convenzione in cui fanno parte i rappresentanti dei
Parlamenti nazionali, dei capi di Stato o di governo degli Stati membri, del Parlamento europeo e
della Commissione. Viene poi convocata una Conferenza di rappresentanti dei governi dei paesi
dell’UE da parte del presidente del Consiglio, con l’obiettivo di adottare di comune accordo le
modifiche ai trattati.
Tali modifiche, per entrare in vigore, dovranno essere ratificate da tutti gli Stati membri in modo
conforme alle loro rispettive norme costituzionali.
Procedure semplificate: Attribuiscono un ruolo maggiore al Consiglio europeo ed escludono la
convocazione sia della Convenzione che della Conferenza.
1) La prima procedura è prevista solo per la modifica di politiche ed azioni interne all’Unione.
Questo tipo di procedura di revisione include solo un’eventuale riduzione delle competenze
attribuite all’Unione.
I progetti sono inoltrati al Consiglio europeo da qualsiasi Stato membro, dal Parlamento o dalla
Commissione. Il Consiglio europeo adotta una decisione al riguardo, deliberando all’unanimità,
previa consultazione del Parlamento europeo, della Commissione o della BCE (in caso di modifica
monetaria). Le modifiche dei trattati entreranno in vigore solo se saranno state ratificate da tutti i
paesi dell’UE.
2) La seconda procedura detta delle “clausole passerella” riguarda due casi:
a) quando i trattati prevedono che un atto sia adottato dal Consiglio all’unanimità , il Consiglio
europeo può adottare una decisione che autorizza il Consiglio a deliberare a maggioranza
qualificata. Tale possibilità non si applica alle decisioni con implicazioni militari e riguardanti il
settore della difesa;
b) quando i trattati prevedono che taluni atti siano adottati secondo una procedura legislativa
speciale, il Consiglio europeo può adottare una decisione che autorizza l’adozione di tali atti
secondo la procedura legislativa ordinaria.
In entrambi i casi, il Consiglio europeo può deliberare all’unanimità dopo aver ottenuto
l’approvazione del Parlamento europeo. Ogni parlamento nazionale dispone inoltre del diritto di
opposizione e può impedire l’attivazione della clausola passerella generale.
CLAUSOLA DI RECESSO
L'uscita di uno Stato membro dall'Unione europea è un diritto di ogni Stato membro dell'Unione europea.
L’articolo 50 del Trattato sull’Unione europea prevede una dettagliata procedura di recesso per cui ogni Stato
membro può decidere di recedere dal sistema dell’Unione europea.
Il paese dell'UE che decide di recedere, deve notificare tale intenzione al Consiglio europeo, il quale presenta i suoi
orientamenti per la conclusione di un accordo che ha lo scopo di definire le modalità del recesso di tale paese.
Tale accordo è concluso a nome dell'Unione europea (UE) dal Consiglio, che delibera a maggioranza qualificata previa
approvazione del Parlamento europeo.
I trattati cessano di essere applicabili al paese interessato a decorrere dalla data di entrata in vigore dell'accordo di
recesso o due anni dopo la notifica del recesso. Il Consiglio può decidere di prolungare tale termine. Qualsiasi Stato
uscito dall'Unione può chiedere di aderirvi nuovamente, presentando una nuova procedura di adesione.