Sei sulla pagina 1di 2

GABRIELE D’ANNUNZIO

La vita di d’Annunzio può essere considerata un’opera d’arte.

Periodo Giovanile (1863-1880)


Nasce a Pescara da famiglia borghese, studiò in una delle scuole più illustri d’Italia. Esordì
sedicenne con la sua prima raccolta di liriche Primo Vere (titolo latineggiante) che ottenne
attenzione; il suo modello letterario sarà Carducci.

Fase Estetizzante (1881-1890/1891)


Raggiunta la licenza liceale, si trasferisce a Roma per l’università, ma abbandonò presto gli studi,
preferendo vivere nei salotti mondani e redazioni di giornali. Nel 1883 si sposa con una donna, con
la quale ha tre figli, ma di concede comunque alle amanti infatti le donne per lui sono un elemento
complementare.
Esercitò la professione di giornalista collaborando con “La Tribuna” di Roma.
Va a Napoli con cui collabora con “Il Mattino” e si separa definitivamente dalla moglie.
Contemporaneamente scrive Terra Vergine (novelle) e il suo primo grande romanzo: Il Piacere che
ha come protagonista Andrea Sperelli.
Nel romanzo estetizzante va in crisi il modello dell’esteta: lo scrittore cercò così nuove soluzioni e
le trovò nel mito del superuomo.
La sua riflessione è dovuta ai romanzieri russi tra cui Nietzsche.
La fase che passa tra l’esteta e il superuomo è la fase della bontà nella quale è in crisi l’esteta ma
non ha ancora approdato al superuomo.
L’esteta coltiva l’arte, la bellezza ma ad egli manca l’attivismo politico (che d’Annunzio ricerca).
L’approdo al superuomo gli consentirà di unire l’attivismo politico al superuomo.

Fase Superomistica e dell’attivismo politico (1891-1920)


Nella fase del superuomo vengono fuori: Trionfo della morte, Il fuoco, Le vergini delle Rocce
(dipinto di Da Vinci).
All’interno della vita di d’Annunzio va collocata la tormentata relazioni con Eleonora Duse
(un’attrice, donna fatale), che durerà circa 10 anni.
Pur mostrando un distacco dalla borghesia, D’Annunzio era legato alle esigenze del sistema
economico del suo tempo per vendere meglio i suoi prodotti letterari. Gli editori gli pagavano
somme favolose ma non erano sufficienti per la sua vita lussuosa. Paradossalmente il culto della
bellezza risultava essere finalizzato a ciò che d’Annunzio disprezzava: il denaro.
Un altro momento importante è la sua partecipazione in politica come deputato di estrema destra,
ma passò poi allo schieramento di sinistra; a lui interessava questo vitalizio infatti gli dice “vado
verso la vita”.
D’Annunzio a causa dei creditori inferociti fu costretto a rifugiarsi in Francia, a Parigi, dove riuscì
ad adattarsi e scrisse opere teatrali in francese.
Nonostante ciò non interrompe mai i rapporti con l’Italia infatti scrive per celebrare la conquista
della Libia, ma scriverà anche sceneggiature come Cabiria.
Inizia a dedicarsi al teatro nel momento in cui capisce che il libro non arriva a tante persone quanto
la sceneggiatura.
Egli era ammirato da tutti e si verifica il d’Annunzianesimo.
Allo scoppio della 1º Guerra Mondiale si arruola nell’esercito ma non combatterà in Trincea ma
bensì in cielo utilizzando l’aereo. Capeggiò una marcia di volontari su Fiume, dove instaurò un
dominio personale.

Ritiro al vittoriale (1921-1938)


Con l’avvento del Fascismo vi è la svolta. D’Annunzio e il fascismo si guardano come rivali, infatti
Mussolini lo confina nella villa di Gardone. Durante questo ritiro vivrà comunque nel lusso, ma la
sua produzione letteraria cambierà.

Potrebbero piacerti anche