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Euripide:
teatro e societé
’e<;e?*1- e
Copyfight © I971 Giulio Einaudi editore s. p. a., Torino Giulio Einaudi editore
Indice
p. IX Premessa
XIII Elenco delle abbreviazioni pifi importanti
La tesi secondo cui in Hipp. 377 sgg. si debba vedere una polemica mntro la sua volonta, l’1rres1st1h1le fies} ii 1? 811 8
contro Socrate mi sembra giusta. Fedra si esprime in termini ben pre- It‘ assillo d1 Afrodite o _le ilorentrétm 1z1o hé um uomo pub fare il male
cisi e inequivocabili. Non si tratta infatti della concezione tradizionale Anche Slmomde qulpdl S1 r'e1-'1 e Como C ui la volonta dell’uomo E:
che postulava un contrasto tra impulso e ragione, nel senso che le capa-
mmro
t?spOStalae sua Voloma
da lu1 I 11 COnd1ZllOml>n'1end(I
SOt’El0l1I1€21tO nel am 1to un a Cdiscorso pOlemico contro
cita di autocontrollo dell’uomo intervengono per fermare una spinta
passionale, che altrimenti danneggerebbe chi ne é preso. Questa conce- I‘ L.~tica
Euripide per questo
aristocratica . rigpetto, si pone su questa stessa lmea
. di- peni
zione, che trova i suoi precedenti in Omero e in Archiloco °, ricompare . a
- - * . -
ide ~ '
infatti '
non 1so a ne
significativamente nella silloge teognidea’ ed era nota anche ad Euripi- sic-ro. Tuttavra la d1{-Ierenza e notevole. S1IIIOi1i1ben€ é Oggetto di Com}
de. Essa infatti e presupposta da un frammento del Telefo, una tragedia processo dell’ag1re umano 11 momento .111 cu1 h _ _ OS-
rappresentata dieci anni prima dell’Ippolz'to: nel fr. 718 qualcuno — sccnza da parte dell’uomo. Egli s1 l1m1ta a prendere atto c 31€h1_1T1P d_
‘ .8 . biasimo e 'c iara 1
sembra che si tratti di Telefo che si rivolge ad Achille B — invita a far si, slhile trovare un uomo completamente esente da . 1 _ t O
che la gnome (l’intelletto, la mente) abbia la meglio sul thyrnos tradi- Srccontentarsi di uno moralmente san0, C116 11011 513 ma V3810 6 }'°PP I
J
. ra che uest uomo
zionalmente associato nella cultura greca alla passione e all’impulso spmvveduto (fr. 542 Pl’
emotivo. <<conosca la g1ust1z1a chevv.reca33grovamelntolp
Isgg), € quanlllo
a ¢Sitifillgla
F dm conoscenza a cuia
é insufliciente
Nelle parole di Fedra si presuppone invece un punto di vista diver- cgll si riferisce é ben diversa da quel a c e peg Q Simonide della
so: il punto di partenza del processo non E: costituito da un impulso pas- garantire la realizzazione del bene. S1 Sratta 1111 aft} Pefr to nelrambito
..--- -~ *' ‘ e1n1us
sionale, ma dalla conoscenza del bene e la seconda fase del processo non capacita d1 distrnguere c1o che e gtusto a croc € \ 8 _1 > t rO_
e costituita dall’intervento della ragione sull’istinto, ma consiste nel del contesto sociale in cui l’uomo s1 trova a vivere (e ut1 e a (1368 o p h
. - ' di Ceo a erma c e
fatto che questa conoscenza del bene viene impedita di tradursi in atto posito l’accostamento con ll fr. 5 3 D,-x, glove 1l_ Pgsttafa H Conoscere e 1,a_
- \ ,
Ella qualche cos’altro. (Da che cosa vedremo di qui a poco). Il discorso la polzs e maestra all uomo), e non C 6 1$I11"1Z1°
' 12
1 Fedra s1 pone qu1nd1 su una l1nea diversa dal contrasto tradizionale 0 ' ( 1! ' F d
tra impulso e ragione. Ora, gli- elementi- I1L1OV1- che compaltllnfifi 116112Oginza
1 contro cui Come
del bene e ra
Iftile a un approfondimento del problema puo riuscire, a mio pare- polemizza -- l’1solamento del momento e a co
re, 1' con fronto del passo dell’Ippolito con due frammenti di Simonide
di Ceo. In Simon. frr. 541 P. e 542 P. e‘ a flermato, ed energicamente,
» Si at P~..@-I del H W <‘..‘.‘.:.it.1:.%:;*;iLs1§;“.r:“;r:.?.E‘s°a.§.§
tlm-sta attlgibuziorliil eTstats; spIst1e1l:ppIi:€EgI1us[t)a3€;ung, und Pbilosopbie des fume” G”-eChen_
.. . - 'd
il condizionamento che la << necessita >> esercita sull’agire dell’uomo. In l'~ U- L- age C ' mu‘ ' ’ ' 1-1 1 'b'1lita che il carme risal-
f 0 I 0 I I 0
Imus. Miinchen 19622, P- 357- ‘Iota 2?’ 1fa;_SC:13_?:r1§a:;§TI€LIa 510?)?ll-""1-az, Messinayh-enZ¢
r. 542 P., vv. 27 sgg., Simonide d1ch1ara che egli loda ed ama tutti quel- Rn 11 B2lCCl'11léClfiI contro qussta 1P°te$1 (3 - ' ’ 6
li che volontariamente non compiono nulla di turpe, ma contro la neces- n.1l-rgnlscdg il 16213 djel frammento ‘per la p_arte lcheéc1&1‘;1,2p(aTp’d:J1{’ ‘p‘u8'g)gt°Fimi7€21)<f£U\€
sita Lnvece neppure gli dei possono combattere. E ne11’altro frammento, lamlbv §V*l*E”°“" l ll flap dglmvxmlvbll (algzihl. -its p<pn)»cIvv.xf.ou.. L’att1-ibuto di <P!.Xov1.-
5 Cfr. B. SNELL, Scenes from Greek Drama, Berkeley- Los Angeles 1964, pp. 47-69 “I
X '1lwiaiigim
1- L 1 lmerot:wI§§tItu2IgI1I=:-
a ' 'i.l[(P2g<-3
- - Iclrl' Poetae Melici 'Graeci,1 a i1cura di D. 0 lpagei
GENTILI, mnza
(cfr. in particolare pp. 60-61). Uxford 1962, p. 28p|2flpe;1p5S dubnatrvamente a 6tp]'ru‘)ot7»o1., men re
‘ Questo punto é stato messo bene in evider1za dallo SNELL, Scenes cit., pp. 52 sgg.,
che cit a H om .Od. XX 9 sgg., AI‘Cl'11l.
7 Cfr. vv. 629-3o e 631-32.
' fr. 7 D e Heraclit.
' VS 22 B 85.
‘ .
"I ti?
.. 2 I CL OI“
,|;(, fondfinenlz/Iale per éa c01g14pr;n218o3ne della poesia 1 1mwe Fillmore C-we 32.z.2s~;*r‘:;:;§::°;1;:tf:.Sa-
. - -
. ,
I
f
"
8 Cfr. The Telephus of Euripides, a cura di E W Handley e] Rea, << Institute of Clas-
sical Studies >>, Bulletin Supplement n. 5, London 19 57, p. 39: lo Handley mette in relazio-
ne, dubitativamente, il fr. 718 con il fr. 1066 e il fr. 716 0'1‘: 5’ slat’ o'tvo't'yx"g xoti. flsoiat ui]
"
|\l‘n|1USll'O FRANKEL,
_
1 >>=1>I9
-
d r Rechtllchlcert- und Bil-
'
2' " . .'
p.dt)(ou- xv)». e non esclude che il fr. 718 possa attribuirsi ad Ulisse. (Si avverte qui che, um‘ gtssetzltche
_ Regeln. gemeint,- sondcrn
-- uberhaupt “alle t eh ote e _
n” schliesst . 1mmcr
wie .
die
quando non 2: espressamente detto il contrario, i frammenti dei tragici greci si intendono light-it am Umgang mit den Mitburgern, und das Vets e e , ,
citati secondo la seconda edizione del Nauck). |m\|(ll5Cl‘1(-3 Anwendung mlt @111»-
8 Razionalismo e senso del tragico nel teatro euripideo La polemica con Socrate 9
necessario e sufliciente per la sua realizzazione e il far coincidere questo - - ' . controllabile
- dell ’ animo
' um a-
‘bene’ con il proprio bene personale - si ritrovano esattamente nella con- cenno alle passioni 0 a qualche HRPHISP In b _ E ero
no come causa della mancata rpalizzazione
Saved) madel << pensare
Subito
v_
€1I¢ >> Chum-
dope splega
cezione socratica. Quando percio il Lloyd-]0nes “ suggerisce come pii’1
probabile l’ipotesi che Euripide esprimesse un atteggiamento che egli cl1€F¢dIfl Parla .d1 <<-p1aC?n 111;] impediscono la realizzazione del retto
condivideva con la maggior parte dei suoi contemporanei, senza riferirsi niente che questi <<p1flC@1‘1>> _ . . to osto non sono altro
. he l’uom0 in mente sua S1 e p P _ _ _, . il
in particolare alla dottrina socratica, mi pare che egli non tenga adegua- - ioni e (il nesso sara c _ _
tamente conto del fatto che la concezione contro cui Fedra polemizza — e the 1,0210’ le lunghe conversaz
- ' tendere secon d 0 1116 il testo di Euri-
,
<< pudore». Possono indurre alflrapgra uakosa Che H poeta non ha Sent-
il confronto con Simonide lo confernia - e qualcosa di specifico e ben in-
dividuabile. pide in quanto Suggenscdmilat
Che percio in Hipp. 373 sgg. ci sia un riferimento alla filosofia socra- tocoloro che parafrasan 0 €SIo P arliino di un contrasto tra il <<pensa-
-
re bene» e, genericamente, <<1 Placerh’1 > ._ . ¢ -
_
17
prima di Euripide (il Lloyd-Jones pensa in particolare ad Eschilo): quando un personaggio -I th dot ot't'i‘I and the out éltototog
. . a century later
- , ' '> - : Vielen Menschen
di Eschilo — argomenta lo studioso inglese — prendeva una decisione disastrosa, si pensava $.25; i _LEgKY»1%-Y3"'i7°l03"" eiEtmpzdes’ <<Entret1en1?,» Cltldppl I'34d2€1n<<;ch
che Zeus avesse mandato Ate a privarlo della sua intelligenza, ma a questa motivazione, - E kenntnis des Richtigen un d Guten durc aus,- 38$ ' 51¢ . fehlen
R iment der’ sei Ivon
Yvwll/Tl
esteriore, se ne accompagnava un’altra, che metteva in gioco le assio ' d ll’u - llhgsizltihekleh
. Machten in ihrem Inneren__verscl"_iuldet, die sich
m Bose treiben wie T1'agl'1€1t
_ dem
_ und Lust68. es tun ». E c{L
p come
che resta ancora da dimostrare che in Eschilo in questi casi si isoli n1 autonomo
e omo.nelSenon
cor- cntziehen, das Gute hemmen. und zu » the irrational
all In0t1V¢$ I
so del processo il moment o dell a conoscenza del bene, e per altro, come vedremo, nelle pa- c h €SNELL Scenes cit -,P- 61 : << ,Phaedra subsumes
» - 3 .61 nota 20hatlo are stron-
Snell di-
role di Fedra non si tratta del prevalere delle passioni sull’intelligenza. Iiidr. than reason under the ”heading
_ “Pleasures
ond Zifisovqlw’
to the owotoi in 39 3e in
' ph er ‘l'inner stiu
- 88le” >>'» $6--
“ Secondo il CARLINI, Due note euripidee cit., una olemica antisocratica sarebbe da chmra
ravvisare anche in Hipp. 358-59 oi. mbcppoveg -ydtp ofix éxgvreg, dim.’ ffiuwg I xotxfiiv ép63o'1.. nonchéch?’ <( the e“‘l)’leaSureiS1alCei(iltIzISd3
l’owo1.or.
, amore- non ha nulla , a. che fare con le luflglflfi oziose conv€1‘,Sa
11¢ 1 ipotesi- che parlando d1 7~ éaxou. > o'x,07~'fl 3
Ma probabilmelpte e difficile dare a adicppovsg in questo passo un valore diverso da quello ' ni e con il <<pudore >> ' Lo Snell avanza anc b S rates in
zio - his
- p01€1T11¢$
' 3831115‘
' Medea» ’
che l’aggettivo a al v. 413 e da quello che il verbo crwrppovsw' ha in v. 399 nel discorso di a_[,5(j3,; << Phaedra uses words brought forward y ocfil _fi bu
Fedra che segue poco dopo quello della nutrice; e a Fedra la nutrice si riferisce in prima ma s1 tratta di una_$11PP°$1Z19"° Che .esce t dal campo d. del
Osservazioni veriWILAMOWITZ,
ca 6- Excurse zu Eur:-_
istanza, nonostante la generalizzazione, nei vv. 358-59 Tuttavia le osservazioni del C 1' ' " Cfr. anche in PI°P°51t° 16 gms e
. ar ini - des Medeld
- <<H@1'me5”’ I.5’.I 880 ’- P- 516- - ' 8 come ri-
costituiscono un indubbio approfondimento della question dal P: W QueStééinVeCe1=Opm1on¢ d1_M. Poi-iLiaNz, La trage_dza g reca _ _ cit. ., I . P- 3° >
e,
escludere che un’eco di certi modi d1 dire propri dell’insegnamento momento chesianon
socratico da siravvi-
puo - - oi uomini abbiamo la conoscenza
_ _
sare nell e parol e d ella nutrice,
' - e per la tendenza della nutrice
' a fare considerazioni
' ' ' ‘filosofi- sulta anche dalla sua parafrasi del discorso di Fedra.- <<N di te ere Se 8 raw 11 mm dO_
(Icl bene, ma non la forza di' attuarlo. Ho dapprima
. . . . tentato H1811 n
cheggianti’ cfr. vv. 191 sgg. e 252 sgg. , - ' ' inandomi. Non mi e r1uscito_» €CC- . . - Bang“ Si
‘S Cfr. SNELL, Das friihste Zeugnis cit., p. 127, e Scenes cit., p. 57. lurL'1up%fi-1_l Igncehlgtgfindit. p. 230. Per 1’interpretazione_de_l passo d1 Esiodo il ..
“ L’osservazione e di WINNINGTONJNGRAM, in <<Entretiens » cit., pp. 174 sgg. . ~- - IPP ' » ,.
h 10 consento. Il Barret t richiama anche Eur. fr. 365 Ill-’5oug
rifh al Sinclair, Con 11 qualfi anc
1o Razionalismo e senso del tragico nel teatro euripideo
La polemica con Socrate II
il << pudore >> cattivo e quello buono si e tra l’altro richiamato ad Hesiod
Op. 317-19. Esiodo parla di un << pudore non buono >>, che consiste nel
22 , 1 - d . _ 85 eou.8ouu0u-
~ ~ at
senso di inferiorita che domina il povero e gli impedisce di agire secon-
:+iamentocheilDodds ha_P1Y°P°St° -1'a1°“-§‘°@. ‘V 3 . to d1 sup-
V- 335 (quan do Fedra p61? 1‘1$Pett°
> della
er Inutrice
. innon
Q1110) att6g81ameP
e~ quin , .
- d 1 8 1uSt1ޢa-
dolasuai" ' - analogamente nel passo dell ’ Ippolzto
niziativa. ' il' << pudore »
I vlicc acconsente
. a svelarle *1 amore P ll’ PP
. di- F6<IlIfl, memre HPl discor-
ire
che impedisce a Fedra di realizzare il bene (evidentemente il << pudore » lo: al v- 335 11 ,<<P‘1d°re»1 e causa de agme causa di' inerzia. _
non buono) é da intendere come una specie di ritegno, come esitazione e an alle donne di Trezene 6 PI@5¢nta,tO CO ' ' 1 ' ' di come
mancanza di decisione. Si tratta dunque di qualcosa di affine allfiipyfiot ()1 a, a1 VV. 3 91 588- Fedra
. lti- partico
descrive con1 m0Qlito In unari .1 m0momen-
primo
(inerzia, pigrizia), che viene posta all’inizio della serie e si capisce anche clla ha cercato di- vincere
' 11 Suo amore P 6I PP '
il nesso con <<le lunghe conversazioni e l’ozio >> del verso precedente: - ' il- suo amore - 6he viene pr6-
In ella cerco s61T1P11¢@ment€ d1 nascondem . ' d
o
Pabbandonarsi al ritmo della vita quotidiana (e i piaceri della vita uo- scntato co me una malattia 2"’ - 6 11011 Paflarm ' (1 ' arlanessuno ’ in un
aflidandosi allesecon
sue ca-
tidiana consistono essenzialmente per Fedra nell’ozio e nelle lun vhe <1con- momento ella cerco* d1' SOPPO rtarla e d1 01111113 _ , .
. , - - . un terzo momento, PO iche in questo m0 do
versazioni tra le mura della sua casa) E: qualcosa che si connetteDstretta- pacita di autocontrollo, 6 In . .
. - - ella rese la decisione di uccidersi. Quin- . _
mente con l’inerzia e il ritegno ad agire. E questo ritegno ad agire, nella
mm nusclva a vemmq a cllpo, loiiia contro la Passione Per IPPolito el
sura in cui e causa di questa vita calma e oziosa, puo venire incluso da
mi . I \ I I I
in H6116
la ha prime
messo in due
-
atto fasl
cio 6cl?6 aS1
" ' sua
1~0p01'1€V a (non parlare ’ dominarsil, anche
P- -
Fedra, sia pure con un certo stacco 2', nell’elenco dei << piaceri >>. L’acco- . ‘ . - '
ita ad eliminate 1l male che _ la tormenta-
. -
so in questo modo non 6 1‘1I1$¢_ _ . d
va “._ Pertanto le considerazioni introdll ttive_ > secondo. . cul Pe r inerzia. fe
Ss xotiltbg Sucrxpl-too; Exec rtépix I xotl. SEE ‘yap otfrtfig xéiottv otfi xaxbv Iiéyot e Plut. De
. . in atto 1 buoni pr0pOS1 ti >_ non possono ri. e-
uzrt. mor. 448, che si puo considerate - osserva il Barrett - un ottimo commento a questo aim
passo dell’Ippolz'to. rirsi amonvl
questenOn'S1
primeHfgttpdlclla
asi e _ sua _ lotta contro la_\-Passione:. , - ella ha agito
- - e tutto cio S1 e rive lato ineflicace.
_
Z1
Lo stacco é dato dall’apposizione tsptcvbv xotxév che alla fine di v. 384 interrompe in coerenza con 1 su01 pI0P°$1t13 a1_1Ch€ S . ’ d l
la serie dei nominativi che costituiscono l’elenco delle *l]5oVotI.. N ' h ' -
(Nella parte introduttiva non S1 discute intorno al fatto c _
he l azione 6-
consentire con‘l Barrett, secondo 1l quale Fedra <<dimenticherebbe» on la
mi costruzione
pare c e si sintat-
possa . ' ' fficace S1- r6$11PP°n¢ am}' Che se si .agisce se- -
tica e pur usando il notninativo intenderebbe allineare otl.5tIi; ad 1‘15ov'r'|v del v. 382: l’ozi- I uomo P0553 rlusclre O'nO1€~Idimen,to realizza effettivamente il P1'°Pr1°
Stbq per il Barrett non e un piacere. Senonché, una volta che si colga il nesso tra dtpyiot e mndg 11 pr0p1‘1O retto inte _ .
Iiotxpotl 1:2. )téo')(ou. noti. o'XoM'] si e anche in grado di capire erché otI.8 ' .. ’ , d l ritegno e dell’abban-
lo stesso piano delle altre 'i]8ovoti'.. L’interpretazione data dalpBarrett delcognesso
vengatsmessa sul-
di otI.5t-11¢; In-ne), _Quando
_ percio
. Fedra parla
- dell
' inerzia 6
1 iorno come _
cause che impedi-
"cs é stata criticata d a C. W. WILLINK, Some Prohlems of Text and Interpretation in the tlonarsi al ritmo oziosod6IIf1 Vlta ‘Eh Pgn g - - ' I3 n
Hippolytus, << Classical Quarterly», 62, 1968, pp. 1 1-43, e questa é una delle poche osserva-
scono
. la realizzazione d1 cio. ch6 S1 Yltlene che sia il laP roprio
S1. riferisce no
. . 6116al0fatt0
zioni giuste che, per quel che riguarda il passo che qui si discute, ho trovato nel lavoro del
Willink. In realta il Willink travisa le parole di Fedra sulla base di argomentazioni capzio-
'
pt-nsa affatto alla sua situazionepe rsonale. oppure . - - el _\ .
se . In breve'. 1) E sbag li a t a l"interpretazione di to xot7t.6V del v. 382 come una 'f)8ov"f|; dal che, purtr0PP°> non ha mess o in oP era 11 suici dio che aveva gia deciso.
contesto risulta che -ta xotltév tende a identificarsi con il << bene >> che noi conosciamo e l’ei'5
cppovew e se si accettasse la tesi del Willink si avrebbe che un piacere sarebbe cl ll
mancata realizzazione di un altro piacere (l’argomento del VI/ill' k b ll causa e a M . of the HzpP0l3't"5»
- “ Clas-
.
parole in 'r'18ov"l]v... éikknv TLVI 0'1) non mi sembra stringente: in asato rimanda
il Barrett su ’ordine dellea
anche 22 Cf, E R, nouns, The AIAQ23 of €ivra(fcgatg;1id£;leDo€1cg;l'é%r_ WINNINGTON-INGRAM,
.' ' - ; CO . . - ’ 1'16
LS s . u . 6&7» og II 8 e qui' S1' cita Hom. Od. VI 84, dove &7\.7tou. si trova appunto, staccato, nit-nl R€V1€w>>» _39,p1p92 1p12\%inningtOn_1ngram richrama giupztsdipatasizéeolaegigtplngipybg rfi
dopo il sostantivo: cfr. anche AMEIS-I-IENTZE—CAUER ad loc. e K.-G. I 275 A. 1); e, del resto, al'lI1tI'€lIl€I1S>) ci ., ; , '. ' ' Q Ione ribatte ou tarpon
il fatto che,\ subito dopo "l]5OV’I]V éikknv tw(dt) Fedra si prenda cu r a ai' vv. 3 8 3 sgg. di spie- I,,,, 336 sg., dove all or.t5oup.sfiot di reusa
gare quali sono i piaceri, esemplificando (si noti l’attacco generalizzante) conferma che pri- 0:6 9- - ' d ll’inter-
ma non c’era st a t a nessuna esemplificazione
' ' d1' 'rI5oV1‘I
' ' considera-
e che -ta» xotltév non veniva V. . . - te rima 6
to tale. 2) Il Willink afferma a p. 14 che << evidently Phaedra regards 'i‘]5ovou'. as ‘good’, until ii Cfr. V. 394 W50-od ' nsiderazione il fatto che imm6d1,afamen- P - ' '
riferisce
proved otherwise», ma e strano che i primi esempi addotti di fifiovoul vengano quali- ""°‘/-7-0 Fedrla
Cora e enlln
a linen
a WeP1161
a ' ilxduo' amore
healla nutrice:
l’azione verala6sua d@C.1S13nl:l
Pr0PY1a P adltfzgddliji
. Sihizi' iNonnel
ficati come xotxév. 3) Il Willink intende la distinzione dei vv. 385 sgg. come riferita non a ii tin tempo extra drammatico, prima1' C far credere che h a f a tto queste considerazion b-
. he Fedra vog ia 1» Ceo del V, 375 Fedra vorre
oti.5tbg, ma a 1‘I5oVot£. Ora, la frase t- costruita in modo che l’accento batte sulla qualita ne- M puo certo pensare C - 6 - D’altra parte, con flttfl . d 161
- lVV- 2 72- . . . state fatte a
gativa; questo viene ad essere in contrasto con la tesi del Willink secondo cui l’ou'.5tbg e da '"°""e_Che.11C0rO camava 3 ‘d oni di carattere generale siano
intendere come << modesty and instinctive virtue» e che in generale le fifiovoul hc lasciare intendere C116 queste . consi erazi 0 la 1 . seq. Senonch6, ' C0 me osserva fine-
te la dimostrazione del contrario — qualcosa di << good >>: secondo il Willink, sono p. 16,- Fedra
a par- sione er IPP°11t° F0 pl s ' ere ure gene-
<< is ex p ressing h erse lf b adl y, in
' a manner that suggests grave inner
' '
confusion and ethical "‘M'm'tIlhaa§;I?:
tut-nici . ;F§phi.i-$8211
. t'JI.)\.7\ltJ1)€> << this. megplng
ro em o _> Ifnpiii
, - (what_ isO
uncertainty»; ma c’e il rischio che la confusione sia solo nell’1nterpretazione del Willink. ' t reference to any P h nei vv. 37 3 9
""l ""9S’ Concawed :4v1thOI?1a¢t apply to her own case ». Questo sP1e8a P6“: P
rmltfllllfll) that. th6Y
. , ° 1n ¢1'tO unto.
I-‘I-III-11 gt.-neralizzi si, ma fino a un C P
12 Razionalismo e senso del tragico nel teatro euripideo
La polemica con Socrate 13
Non e , a mio parere ,casuale che il p roposito
' di suicidarsi venga pre- _ , . - - 'd le
sentato ai vv. 400-2 come la decisione migliore, senza possibilita di dub-
bio'. <<E in un terzo momento , p oi ch’e con questi mezzi non riuscivo a
d I I 0 I I I 0 I I I I
“mine
' pm?19
mi io ii Siieigriiiiiilclfii§§L£“$@Z§1tin1§§§?
. . siiiitiugfir
-
Il;::?pi2<§gl1Siaspi<aggare1"inc0ngruenza' per cui Feldgeiir Elgggiaigglgnecz
ominare Cipride , io decisi di morire, 1 1 mig1iore proposito che i0 pores-
S1 concepire, nessuno lo neghera >> 2‘. "CH0 stesso temlpoi Se S1 vuO1e’hdi perm€EI$eI: frageclia E: arrivata a meta
Sembra evidente al v. 402 il richiamo al << ben ragionare » al << retto
intendimento » del v. 378 e a <<cio che é bene >> del v. 380. Inoltre, il 7 Wilma di inlC(iin1111e:ril1ci:1dnIle§lI:1a1Cs1I(l:0;li(e11:1l]ettivamente
- uosvog , _ la vita. ' {Ella' iillnqlgf
'1-e1
modo come ella 2: arrivata al proposito del suicidio e presentato da Fe-
dra come una via che la sua gnome ha seguito e alla gnome ella si richia- I-Pitat-.“@1.t;§s°t1;?.;‘;z.i1:1.515283.-;*;:s;t1:.?s§.:hsitiofi...
' ta a s1 ua - . _ '
ma nella parte introduttiva al v. 3 77, come alla facolta dell’uomo in gra-
do di capire e di decidere cio che peril proprio bene biso na fare. W180 -““21"”“.dt“§.?;?.°.3€.EZiififii sfii iéi fiifif.1.ti:
I ne 6 0,1I1¢I3te 11} 3 O’, ., - - ' 1' e stes-
8
Il Barrett ha individuato la connessione che c’e tra l’oti.8<bg di Fedra
e la mancata realizzazione del suicidio; ma la sua interpretazione ha il
difetto di vedere delle complicazioni la dove esse non sono. Il Barrett
Iitsi tiitittizi::.1°.t::.‘:..t:.§:.:‘:‘;§.iit§$§.‘.i§i‘ffni§§€i‘§--
.‘ 3 .
ritiene, tra l’altro 2°, che secondo Fedra il << pudore » é la causa anche ( gfiggggio
In realid
-atIorsofddlta
con ron 0 tdfifiegdfirate si realizza
; . . a -unE livell0 PiiiFedra
ero Che Profondo
65¢-
principalmente) del fatto che ella non ha combattuto e represso nel mo-e -I 1 iano del puro confronto <_>P1n1°m' V . . 1
d d I
mmlogo a quello che si trova anche, per esempio, nel carme di Alceo fr.
ellaUno d' ' ' ~ edra. 1\1€%C118COI‘SO
pres;ilg1§l$tS1uEZ)61;;l)1(')11a§,<i1Oeni - alle donne di Trezene )8; L.-P.: Elena che parte sulla nave d1 Pande, traditore del1’ospite,
_ una ma att1 ' ' ' v icne qualificata come uscita fuori di senno e poco dopo si ha una evoca-
Questo e non solo detto , ma anche rap res£e1'i:tutnO Sq111hbnO Hientalei . . */.i< me dei 1utti che 11 folle gesto della donna ha provocato.
della tragedia, nei vv. 193 Sgg quando gedra aa 0, ne Tparte 1n1z1ale In realta i ‘precedenti’ pifi immediati de11’Ipp0lit0, per quel che ri-
di un letto, malata’ nelratto di,eSprimere una Ppare a? 1 spettatori su
p_ll:ll‘(18. 1a passione amorosa che sconvolge la mente di Fedra, vanno ri-
sulti desideri: prima ella vorrebbe riposare in S1‘-ine 111% Zaiim Ch Hmon- u-rcati a1 di fuori della tragedia. La concezione de11’amore come follia si
_ u ra 0 ' - rilrova nella poesia Iirica: di Ibico, in particolare, ci sono pervenuti due
gere 1’acqua pura d1 una rugiadosa fonte e poi vgrr blgm roso e awn
monte e inseguire le screziate cerbiatte e ianciar 1 5' 1‘edC(1)1rrere un lmmmenti, 286 P. e 287 P., in cui si descrive il tormento che Eros pro-
da chioma il tessalo d ' ' e a 1 a e a sua 1011' vnca ne11’animo del poeta. Nel primo i1 dio, equiparato a1 tracio Borea,fl'
re le, cavalle
ard°> 6 P01 lnfine prega Artelm‘d e d‘1 potgr ¢aValCa_
venete nel recint o sacro della de
, _ . ' ' viene presentato nel1’atto di abbattersi, tenebroso e impavido, sulla
pos1t1 s1 sente1’ansia di essere vicina ad Ippoa1iti)ne(1gnunO'1€1;§ qugstl pr?- mcnte del poeta che viene---sconvolta da una bruciante follia“, e nel se-
della_ donna
_ e evidente: ognuno d1- questi desideri °r Sq“ 1 “°’ mfima ‘ ' <'= condo frammento Ibico descrive 111 suo turbamento di fronte a11’approssi-
cep1b11e per una donna spossata in quel modo daili) esolpei Se’ ? m.COn' marsi di Eros, paragonando se stesso a1 cava11o che dopo tante prove, gia
con cui essi si susseguono é indicativo de11o t t ‘a ma} ifttéa € ll ritmo vccchio, E: costretto a ritornare, suo malgrado, ne11’agone 35.
Euripide fa Sottolin , _ s a 0 1n cui e ra si trova.
eare quest ultnno particolare d 11 ' ' Ne11’u1timo stasimo de11’Ipp0lz't0, quando i1 Coro parla di Eros che
role non lasciano alcun dubbi o suilo stato mentale di a aF nutrice’
d - 1 le Cm pa' si impadronisce de11’animo degli uomini e degli immortali, E: probabile
che ella prova appena rientra
' ' se' s1- puo confr 1;
1n E ra' a Vergogna una reminiscenza aliusiva de 1f r. 287 P . d'1 Ibico ; e i1 fr. 286 P. Euripide
va E1-acle, quando
_ la mo 1. do . _ on are
' nelquella
con che pm- nvra probabilmente presente.in uno stasimo delle Baccanti, quando le
folha .’ po , essers1
_ accorto d1 aver UCCISO suo accesso d1- donne del Coro evocano con nostalgia 1 ’ immagine della cer b iatta ne 11 a
g 1e e 1 SL101 figh vede avvicinar ' 1’ ' 3° .
che 1’imbarazzo che n<-:11» omon1ma
’ - S1 ammo
tragedia Oreste ' E 3931080 6 ' @11- calma ombrosa della foresta. Anche quando Fedra esprime il desiderio
¢01-ge Che le Emmi Che eg1.1 credeva d1_ vedere sulla provasc
quando s1 ac- di trovar pace in un ombroso giardino attingendo alle acque pure di una
prodotto della sua mente malata 3" em erano SO10 un rugiadosa sorgente, 1e sue parole si possono accostare a1 fr. 286 P. di
nice, prima di rivolgersi alla sorel-l:1;che Oreste, come Fedra con la nu- Ibico. L’immagine del giardino irrorato dalle acque dei fiumi (E: i1 giar-
de su cio che mai ha fatto ompe In alcune dlspmate domain" tlino delle Ninfe dove di primavera fioriscono i meli cotogni e i gern1o-
Euripide non intend e i 1asc1are
' nes ' ’ altra Partle, che la
causa demo stato patologico in cui Fed:.l1I;ict11t1bb1<3,lf1
" Cfr. Ibyc. fr. 286 P., vv. 9 sgg. ®p'q£m.og Bopéotq 6u'.6o"wv napdt K\S1tp1.5oc, élakéotng
fra l’altro , g1'1 spettaton- ne sono stati chiaram ova e 'amore P61" ' P1301110‘
1 ' |mtv1.ou.o"w épsnvbg 6tflotp.B"hc; éyxparéwg Ttsfiéflav 1'<pu)»6to'o'stT 'i1p.s1:épotg cppévotg. Le 1101-
11- prologo, rec1tato
. . . . della tragedia da Afrodlitfcgliqatl
a1l’1n1z1o ente attraverso vfiou. de11’amore sono dette dtfiakéat, cioe <<aride>> con valore attivo. Ma 1’aggettivo evoca
I lcsiod. Op. 587 Zsfiptog éilsz. e Alcae. fr. 347a L.-P., vv. 5-6 Zs1'.p1.oc_, 610621, dove l’imperver-
La concezione second o cu1' lamore’ 1' ' ' essa’ - \ mnrc della canicola é messo in relazione, in un contesto erotico, con la fiacchezza degli uomi-
certo nuova. Anche nel famoso stasimo iieilcijiltifica Con la folha -non e ni (dtlakéog E: pero attestato in Hom. Il. XX 491 della montagna secca che viene incendiata
é innamorato viene presentato come in preda :11;g?”fir Eiirsesempg)’ Ch‘ 1- non si puo escludere una sovrapposizione di immagini; E: significativo che in Il. XX 490-
.192 si parli del vento che stimola il fuoco: cfr. Sapph. fr. 47 L.-P.). La difesa che i1 Gentili
fode 13 passa SLl1)1tO- dopo a spie . - o 1a- .h enonc é So-
gare g11' efietti' rov1n 1 ' (clr. Polinnial cit., p. 302) ha fatto di <pu7»dto'o'a1. non convince: secondo il Gentili cpuXdto'-
d’amOr@ puo~ provocare senza 1ndu . .1are a d ' - 0s1 c e - a passione rm. <<1-ipete e rinforza con Pimmagine del <pt'17\.otE 1’idea ossessiva del poeta, 1’idea della te-
to di chi si trova sotto il dorninio E escnvere lo stato C-h turi)amen' smcc presenza d1' Eros >>, ma dato 11' contesto qu1' s1' aspetta un ve1‘bo come << avv entarsi» o
a .~sconV01g<-Zre >>.
* 1'05, C011 un nesso non 1dent1co, ma "“ I1 contr ib u t 0 dato da Ib1co ne11’af1ermarsi di una COI'1C€Z1OI‘1C d1 Eros <<demone d1-
0
utruttore da temersi per 1e catastrofi che suscita con 1e fo111 pass1on1, e de11’arnore come ma-
3° Cfr. H.F. I160 s > \ ' come elemento negattvo
lmua, ' '
della cpuowg, o come fa tto d e ll"1o 1r
' razionale» 2- stato messo
31 Cfr. Or‘ 277 Sggtgg 6 I199 Sgg. (1 accostamento e fatto nel commento del Barrett).
in cvidcnza da B. GENTILI, Aspetti del rapporto poeta, committente, uditorio nella lirica co-
Z: 7%? 5 5’ §Xwv péfinvsv. mlv greca, << Studi Urbinati», 39, 1965, pp. 79-8o. I1 Gentili ha notato anche 1a consonanza
0 oc e compare anc e la concezione de11’a1nore come ma1att' mu Simon. fr. 541 P., vv. 8 -Io ( e u tile e anche 1’accostamento che i1 GENTILI, Aspetti cit.,
fr. 619, dove con o ' b " ‘ ‘ - . 1a: cfr. Trac/9. 445 e p ' 78, nota 18 2 ha fatto di Ibyc. fr. 287 P., v. 2 raxép’ 61J.1L(1.0'l. Sapxépsvoc, con Alcman fr. 3
Tdg fi£_nMLToUg. 8111 Pm ablllta e PT°Pr1o Fedra a presentare 11 suo amore come vcSo'oug...
l’., vv. 61 sg. totxspdrcspot 5’ fiatvto xoti. crotvdvcw 11:o'tz.5épx.=;'1:ou.).
16 Razionalismo e senso del tragico nel teatro euripideo
La polemica con Socrate I7
gli della vite vengon fuori sotto gli ombrosi tralci) viene messo sapien- . , 1 -1 ' - ' ce 1sce1a assione c
he invade
temente in contrasto con la descrizione del tormento che sconvolge l’a- ‘ll 11110 ne e descntto 1_1\m0d0 ‘Fig :3: Lieigtoria deil personaggio e nel
nimo del poeta (<< ma in me 1’amore non dorme in nessuna stagione >>, nl suo animo:
. . tutto c1o appar 1e _ _\ to e ch e g1.1 SP3 ttatO_
.
|1|n1OgO v1 s1 accenna c ome a qualcosa
f d1 g1a avvenu
L, m ere della paSS1o_ _
ecc.); e analogamente il desiderio di pace che Fedra esprime contrasta - tto scontato. ero P
con 1o sconvolgimento di cui la sua mente soi"1re in questo momento. Na- :1 tlcvono
_ . cons1derare
. come
- un a o uando orma1. s1. e1 aVuto un_
turalmente questo non E: sufiiciente per postulare, in questo passo del- 11.. $1 verifica 1nvece T v1ene r41QPresent3£11aqdOnna 6 proprio gli efiem
1’Ipp0lz't0, una dipendenza di Euripide da Ibico. Tuttavia i1 confronto \|1'lL'f10I'3m@nt0 Paw Oglco ne ammo - fatti vedere
dirnostra come Euripide si muovesse ne11a stessa direzione del poeta li- 111-Ila 1aceraz1one ' dell ’ equ1.'1ibrio mentale d1 Fedra vengono . . H _ e
rico, esplorando una fascia della realta umana con una intensita scono- " ~ '
11;.-,|| spettatori quan do 1a donna appare
_ sulla scena
, ass1s
. tita
ti ma d1 un , ar_-
da _ a nut1'1¢
_
.. ~ ' drcato come 1 espress1one p
sciuta - per quello che la documentazione in nostro possesso permette lutto questo puo essare gm ' ’ h’ b't do 0 quan-
di affermare — alla tragedia preeuripidea: non a caso nelle Rane Euripi- 11- tutta volta alla ricerca ' de11"irraz1onale . Senonc . e su 1 to 0 laPS1-tuazlo-
_» _
- ~ -
do la nutrice e r1usc1ta a strappare' alla donna
. 11 suo segre ,
1 t a are per£et_
dexrimprovera ad Eschilo di essere completamente estraneo ad Afrodi-
t€ |\vCzlI'n1)1a ' 1n' modo radlca ' 1e . Fedra
_ , a1zatas1 dal suo d, T ct 0,He PP un hmgo d1__
I1 confronto con la poesia lirica permette, d’a1tra parte, di vedere '"'“°nte Padrona d1 Se‘ ' ’ Ella r1vo1ge alle donne 1 rezc
- arte) dove nessun marg ine E‘: lasciato _
meglio 1a novita della posizione di Euripide ne11’Ipp0lz'to di fronte a1 m.'urs0 (a cu1- s1- e~ accennato gia " 1n p _, _ _ _ I n una luck_
nllo sfogo del sennmento - e dips?! 11:1Ziar1ewide art1ads1 uscire
art1co ano co
dalrambito _
della .
fatto erotico. Ibico e prima di 1ui altri poeti lirici — Archiloco e Saffo,
tra gli a1tri- descrivono i1 modo come Pesperienza amorosa si presenta 111111 <3 1-111 15189173 lmpresslona ' . 1 ' 1' una serie di
a1 loro animo, con estrema lucidita, registrando per cosi dire i1 fenome- -
mm s1tuaz1one ' persona 1e , la quale formsce 1occas1one
. . pcbb- mo la_\ v1__
. . . . . 16 $111 problema - d1 cu1 a lfl 8
no cosi come esso si produce: il fatto erotico viene quindi recepito con- mns1deraz1on1 d1 ordme genera b H sua messa in
sapevolmente e diventa un elemento costitutivo della loro personalita, ' ' ' '- re lativo alla conoscenza_ del ene e a a\ essgre fac]1_
slo1e1mp11caz1on1 _
attraverso un processo in cui i1 poeta E: oggetto della passione amorosa e ' ' per cu1' 1'1 buon nome
ullo e su11e rag1on1 _ d1 ‘una donna
, puo re a1ta_
nello stesso tempo ne prende Lucidamente gyro". Ne11’Ipp0lz't0 di Euri- ‘
mcnte compromesso. Fedra non ¢fiP1u;1ma1attia ’ na malata ’ ma un esse
p1de 1I1V€C€ non ass1st1amo a1 momento in cui Fedra si innamora di Ip- mcnte raz1oc1nante, che rrflettelsutkaospa diversitgdel modo di esprimep
Anche dal punto C111V1St3 _s;11 1s a sul suo letto e quando invece Si rivO1_
xi d1 Fegra qualndcé ma at12;;cs11t(f<¥nSibil€ N61 primo caso, quando Fedra
’° Cfr. Aristoph. Ran. 1045. Naturalrnente si tratta di una generalizzazione eccessiva: . ro e - . -
cfr., per esempio, Prom. 645 sgg. e fr. 228 M. e 229 M. dei Mirmidoni (su cui cfr. anche 11‘ 3116’ ' ome
' ' 8 ' O d1- andare a cacc1a ' su1 m01'1 1 6 6 nel bosco > 11 C11SCO1’SO
<<Maia», 19, 1967, p. 381 e nota 29). csp1‘1lT1611d€S1C1€1‘10 _ _ _ ,, d Che O nuna
3’ Questo naturalmente non deve irnpedire di sentire il contributo individuale del sin- . . - - -' se ent1s11nunmo0 8 __
golo poeta. Per esempio, non si trova in altri poeti i1 particolare tipo di commozione con 111 =11-t1co1a uimluna ser1e.d111;:1:)11nai1n;i:11;11sO Ci; non lascia ad esse la posslbk
cui Archiloco parla della sua esperienza amorosa in fr. 104 D. e 112 D. Questa commozio- - uccessrva .
ne si coglie attraverso 1’ana1isi stilistica dei frammenti. FRKNKEL, Dic/stung und P/Jilosopbie 1'm\p<2'1§sa
111 1 org nznigarsi in uniinsieme con un . . centro - ben 1defimto; 6 ana1°§a'
' 1 battuta ei
cit., p. 168, dopo aver osservato che la lingua di Archiloco é <<durchaus sachlich und unpa- ' '
thetisch>> rileva che a questo principio fanno eccezione i due frammenti in questione, che mcnte un’1mpress1one d1' vaghezza e d1 mdefimtezza asc1a 1a F d mm
sono ricchi in efletti di omerismi: c. M. BOWRA, Greek Lyric Poetry, Oxford 1961’, pp. 188- vv. 208-1 I, tutta sos(pesa su11l filo d1' E1? Ocazione domandadelle alla gcque
ua e pum
c radella
189, che ha bene studiato i1 fenomeno, mettendo tra l’altro a confronto i frammenti di Ar-
imcnde che si 1‘1SpO11 a: anc e qui a v , d. .
chiloco con Safio, lo vorrebbe spiegare con la considerazione che Archiloco vedrcbbe gli - ' ' ' de1l’ombroso 1ar 1n0 111 1111
eventi << from without», mentre Saflo << from within». Ma confesso che questa contrappo-
sizione non mi é chiara: probabilmente 10 stile omerizzante si spiega con i1 fatto che Archi- mrgcnt;
mo o c eS1‘1 var1 Sus§egu(1'qL1e]r1iasii1ed
par 1co a glggftlerfiori_ e astrattamgnte
_ si n1i0SS0fl0
ueste
loco sentiva que11’esperienza erotica come qualcosa di eccezionale, a1 di fuori del ritmo ‘.1mCCp1I?€ ' come e1ement1' di un quadro_ un1tar1o. _ \ _ Coerente cod q1 no _
quotidiano del1’esistenza a cui di solito si riferiva. Non 1?: forse un caso che manchi in que- - - - 1 - ' ’ flesso e 11 carattere esu t0
sti frammenti di Archiloco 1’accenno alla periodicita del fenomeno, che - attraverso 1’uso modo d1 espr1mers1 d1sorgan1zzato e 1111 . _ _ \ 1 tare
di oti'rt's o espressioni aflini — compare spesso negli altri poeti Lirici, da Alcmane a Saf-10 da
Ibico ad Anacreonte (i dati in GENTILI, Polinnzkf cit., pp. 232 e 303). La spiegazione di que-
1 | c 1] c paro 1e di Fedra ai vv - 198-202'' 1e frasi, d1 una brev1ta e emen ,
sta concez1one ciclica de11’amore andra ricercata nel fatto che di regola almeno nella Grecia . . 1- - - n rob1emat1co . sraaynv
s 1 1ntrans1t1vo
' ' ' n on fni
arca1ca << Frauen die man h €11‘3t€I'1
' konnte, sang man nicht an >>, come si esprime FRANKEL, pp. 485-86, <11 11i1t1‘°<_1g‘~_€r“_f‘ )aH 11112.0 ;i,flLV?1gSovu zpdove 6'11]! si 1-iferisce a un fenome3oIpa(';u-
Dichtung und P/ailosop/vie cit., p. 161. E suggestiva é la presenza di 61111 in Sapph. fr. 1 L.- muhrn molto p H1131 1 e 8 in ' - ' -ii i‘ i‘ 1 h e 1io1a‘morbosita’ 1 8 19»
P., v. 19 (in un contesto erotico [la recente proposta di E. HEITSCH in << Hermes », 95, 1967, |-,,|,- mmg -11 p1en11un1o.
- - Alla luce d1 que st1 fatti r1su ta anc e H1 8
nu-ll'lppolit0.
18 Razionalismo e senso del tragico nel teatro euripideo
La polemica con Socrate I9
con cui ella chiede di essere aiutata nel suo letto si alternano in mod
immediato e irriflesso con altre in cui ella rende la sua prostrazione e lao
4-
- - s1ta ha una mot1vaz1one
0 \
_' . . ,
sua sofferenzaz l’uso costante de1l’asindeto é la 1spia piu appariscente ‘HMO dalla
m-I. senso cheS1tuaZ1OI1e' Quiest‘?a 26111121 decisione a Fedra
una vo . ta arr1va appare
. am 1mposs1-
a qufism con-
de11’incapacita del personaggio di organizzarsi in un discorso articolato - - 11a dunque che sono arr1v
lulu tornare 1nd1etro. <<una vo . t imo avrebbe P0-
e coerente. . . ' 88-9o — nessun 1ncan es
*l"*"°m.- ' ella afierma
' al VV' 3
do da cadere 1n ' una dec1s1on
' ' e o pp osta ». Il suo
I1 discorso alle donne di Trezene E: invece strutturato in modo che lulu distruggerle,
nessun residuo venga lasciato a1 vago e a11’indeterminato e le varie parti , . 111 mo1 - - d1. uno stato d, ammo
- momentaneo_
testo p11’1 ampio e proprio questo spiega la tendenza ad enunciare consi- 1| Pohlenz
. . ’ Secondo
-, 1' qC11 Fedra e questa pur ve den do <<1’ab1sso
I che le s1.
derazi on1' d'1 carattere generale, non d1' rado espresse 1n
' forma sentenzio- "1"h “afiemplu
' sagretl»
‘ lascere bbe fare alla h' t ice Ma 1n tal modo. s1
nprc d1nanz1» _ _ vecc 1a. nu r- - abbla _ VO1u-[O ¢11r¢,
sa . E questo attegg1amento mentale a1l’or1g1ne della tendenza del per-
40 ¢ I O 0
lcggc nel testo p1u " d1' quanto Euripide abbia scr1tto d- e >ana1isi puntuale
sonaggl euripidei ad enunciare 'mass1me', vista nel suo aspetto piu au- ll commento del Barrett ha mostrato > sulla base 1. unnei W 50744 S1.
tentico 4'. ~ - ' ' '1 dialogo tra Fedra e la nutrice -
‘l"' Smgoh passl’ come 1 ' 1e due donne: Fedra
Coerente con la struttura del discorso di Fedra é i1 rigore con cui ella ' '
WIIUPPI lungo 11 fi ' lo di un costante equ1voco
' htra 1 d1 filtri_ d1. amore
_
spiega la necessita del suicidio, sulla base di considerazioni che preten- 1'l'1'11(-1 alla lettera delle le della vecchla, c _<3 P211‘1 a
. paro - e a nutrice . 1nv- ece ha
ono d1 essere oggetnve. Dal momento che s1 é d1mostrata un’impresa
101111110 (E
d 0 I I I
1mpossibi1e reprimere nel suo petto 1’amore per Ippolito, continuando in in 11161116 1 Proposlto 1 r.1Ve 31 . d tte immediatamen-
a Vi H . . . . . . .
vere e a 1n ogn1 caso (data 1a fac111ta con cu1 11 buon nome di una 1i- 1-qulvoco
- tra Fedra e la nutr1ce s1 _d1sso1ve,
,_ F6 fa. me iusta é confflma-
donna e compromesso) andra incontro a1 disonore e cio sarebbe 1a ver- - ' ' ' '
11* an atto 11 su1c1d1o). Che questa s1a11nterpretaz1one
_ d gte Quando al_ W_
gogna non solo di suo marito, ma anche dei suoi figliz e11a vuole invece In dalle battute del dla ' 1o g o immedlatamente_ prece
h. en Zza .a dare SOdd1Sfa_
_
Ch 0 0 0 0 I
e essl possano guardare 11'1 facc1a a1 loro concittadini e arlare l'b 100 ' ' 'ta Fedra con sufficiente c iare _ _
p 1 dalla
era- _ sgg. la 1'111t1?1C€
. 1nv1 _
1ta Fedra rega co n mslstenza la
mente con loro, e c1o potranno fare solo se non saranno disonorati '/.mne alla pass1or11e per lsalvare 141 Sglilrzle hi Fedrfdé la Consapevolezza
loro madre. I1 suicidio appare dunque come qualcosa di necessario e im-
‘|“'ma di. non an are O' tre: n€ tiene I nel suo petto_ e ne ll 0 1stesso
0 tempo
della foiza che la pass1one man t none Che
” Cfr. vv. 385-86, a proposito de11’oti.5o'.><; che puo essere buona o cattiva, vv. 381-82 e mm sforzo estremo d1' _rec1so ' rrfiuto,
' sulla base d1 una va u a
vv. 4p3-4 p:r']'ra Xavflévatv 110171151 I 111']-r’ aiaxpdt Sptiacrg work ' ' oc1. . ~
Cfr. vv. 393 sgg. 'npE,ap.'r1v uév o{5v... 1:6 521':-rapov Sé... 1:p£'rov Sé. mm ]aS'c1a'a('-htg idpei-£12 "3 secondo cui <<1a vera natura d1 Fedra 1...] e
‘° Cfr. vv. 395 sgg. (non ci si puo fidare della propria lingua), vv. 411-12 (le persone di
| lnlgludlfilp fid Oz da11’influsso altrui dalla moralita convenz1ona1ei
elevato tango sociale influenzano quelle delle classi inferiori avviandole con i1 loro esem- "'10 - @223»- - lpen en 'a ‘ ‘ 'lr1su1tato
- d1" un_ mo dO d"113° rsi difronte a
, Con
pio vegsci il male), vv. 424-25 (si tratta del senso di inferiorita di chi eredita un cattivo 11111 g1ud1z1o della societa >>, e1 _ _ . . 1 ico
nome a padre o dalla madre) e vv. 428-30 (11 tempo finisce per rivelare, come uno spec- . nzialmente s1co og ,
ch1o, la bassezza morale di una persona). 111110 letterar1o da un Punt‘) d1 “Sta esse P
‘" I1 materiale e accuratamente raccolto in H. F. JOHANSEN, General Reflection in Tra-
gic R/aesis, Copenhagen 1959. Notevole 1’osservazione del Johansen a p. 38 che — a parte
sporadiche eccezioni - quello che 1’autore chiama 1’z'lZu:trandum E: quasi sem r “ (I11. La tragedia 8?‘-5?“ Cit" I’ P‘ 309' ' _ 13; <<cosi egli ha trasformatola
p e espresso
1n Eur1p1de in termini generali, mentre Eschilo e Sofocle seguono di regola procedimenti
diversi. ii La spu
1|‘lH|Hlll1l tragedia
oratagiiecql
s_cz . C11;-Iipdr€1Ic1e11d1nIcl?§dlii‘?|gi:1)1c?
tafisi mum in pentimento, 1n si) cdncede senza
una donna frenie alla
debole sua pass1o-
1ndec1sa, 11 C11
lw lmu
» 111 punto
- _- 111 C111 q11¢S - - '
rstenza so g1aC¢ 8 11a carne ».
11111111‘ 5Pll1t0> malgrado Ogm res ’ g
20 Razionalismo e senso del tragico nel teatro euripideo La polemica con Socrate Z1
una inadeguata valutazione dei presupposti culturali e con una scarsissi . 11 biamo visto, 11113 Pm;
1 I11. 1-1-11118 prgprie dell1a;s§ii1:tfiacO§C&:;‘I§:éfilgfigga S€C0ndo cui la Vin-u
ma sensi b ilita di fronte ai fenomeni di carattere formale. In tal modo il l11111|il:\ (311 1V€rSa C
rapporto tra il critico e l’opera letteraria tende a svilupparsi sulla base
di per sé assai ristretta, di quello che si ritiene sia il senso di una comu /e_,9 "l i""mifiCa Con la conoscenza. 'l razionalismo euripideo si mani-
'umanita', senza che ci si renda adeguatamente conto che uesta ‘um Mme é stato PM volta 08??-rVat31’ Ito ai dibattiti, nei quali con argof
q si modifica
3
l1'11I=1. lrfl l’altro» nel gbapde rl levo aberca di dimostrare il suo P‘-mm Ch
ta’ - a parte l’aspetto biologico - é anch’essa qualcosa che
1111-1111110 I‘fl8i°na1'@ Ogm lnterlmiutore rio. e 1_’_g_§p_§ttO razionalistico del
profondamente da un’epoca all’altra. V|11l11 C COI1fllt9J:‘€ _q‘~1@]-10 avvellsgiltro ,ne1 fatto Che i suoi Pei-SOnag..
S
Il personaggio-Fedra si caratterizza in realta proprio per una fortis-
t O I O \ I O l1'1\I F" ¢uYiPide° S1 nvfila an; el trio roblemi ‘culturali’ e nel fatto Ch_¢
a enslone 1nterna e per la complesslta della sua 1nt1ma strutturazio-
ne. La 'dissonanza' tra la scena in cui Fedra smania e quella in cui ella si “I mm di rado aflrontlldl) e ol:Cd1i2ladopEuripide riesca a far trasparlre 11
11111"11vcrso le sue tragfi e n d, . t sulla diviniti Put tuttavla ml Sén}-
rivolge alle donne del Coro fu voluta da Euripide. Naturalmente, in a-
stratt 0, s1' puo‘ con una certa apparenza d1' rag1one
' ' MI" l“’C° tradizlonale punto 1 Vls a om letamente il comPit° di indwk
d1mostrare che la sce-
na iniziale di parossismo e la conseguenza proprio di quell atteggiamen-
\ 3
l"'" Cl": non sia Stfato ancor-a F1380 tolfiintfrno stesso dei Personaggi C1“
1l11111*1-1 il razionahsmo e}%1r1p1deo aer questo rispetto, la Critica Che E W}-
to di autocontrollo (o, se si vuole, ma con l’int1-oduzione di una proble
matlca estranea ad Euripide, di autorepressione) che Fedra m ti ' "l“""‘“° ml suo te?tr0' gmstzli P le cercava di ricostruire l"illum_1n1-
an ene ne1 111 mossa al libro d1 W. Nestle, 1 lqua ente di frammmti e di passi 150-
confronti della sua passione e che si rivela nel discorso alle donne di Tre- 1111111’ di Euripide sulla baseflprevaginlgzigra dimostra come il razionalisrno
zene e nel seguito della tragedia. Ma non e l’unita del personaggio é in-
vece proprio il contrasto all’interno del comportamento della donna che |“.'l flal. C9meStO' In realtalrafgsflll nelle intime fibre del suo teatro.e st1-
1l1 |'.11r1p1de potesse P‘fne . di ¢1'$()I13.gglO trag1co, la cu1 aru-
Eurip id e mette 1n' r1salto,
' ' modo che l ’ accento della tragedia batta s l
1n 11111|11sse la creaz1one d1un t1P0 nuclalvo Eessiom di per sé tradizionale
la lucidita interiore del personaggio, e il rigore con cui Fedra analizza se u -
c e par ano d1 un 1nfluenza d1 Socrate sulla traged1a eur1 'd 11-11 I'11Pera letterana ant1ca e 1 Presupposu Stoflco
Ma il razionalismo di Euripide non condivideva le illusionip1sul
ea.logos
“ S11 questo cfr. s0tt0_, P_P- 33 Sgg' ' ' id ' 0 di analisi fini 6
“‘ Queste testimonianze sono state attentamente discusse da G. Arrighetti, in SATIRO, E 1'1 (-3 pur I‘lC(_I . _ .
"‘ ( )ucsto - . 1ml Pare 1l llmite maggloffi ddlo ' Stud“) d1. su u p ' I M12161 8"51 1 M €SS1I18.-
G. PERROTTA,
Vita di Euripide, << Studi Class1c1 e Or1ental1 », 13, 1964, pp. 112-15, a cu1 s1 nrnanda. ‘ - ' ' t
|11~111-11-111111, Llle COSlI1’EU.1SC€ la <3 rza P arte del l1bI0
22 Razionalismo e senso del tragico nel teatro euripideo
La polemica con Socrate Z3
Naturalmente, quando si parla della presenza di personaggi nel tea-
tro antico bisogna tenere presente il fatto che si tratta di un fenomeno . . l teatro d1. Eur1P1de
- - 1n Cm 11 p1‘1I1C1p1O
. de
ben diverso da quello che si ha nel romanzo o nel dramrna moderno. ""l""duare.: una Vasta Zena daio nell’azione tragica flPPa1'¢ madeglilatoi
Anzitutto é di regola estraneo al poeta tragico antico l’intento di rap- M lhssoluzlone
. I
del ierloliliaggi6 del suo
I1-dra, e cos1 anti <1 e gu '
stampo sso
chediesamineremo
. -
d1 qui
moment1 d1verS1 6
‘
presentare lo svolgimento di un processo psicologico, mettendo in evi- /. - ' ersona g1o come ne . . - '-
denza i modi attraverso cui il personaggio si trasforma e modifica il suo ( " |"’C°’ 8.1 pOne'l'nb1i%am0 Easi Proiocatoriamente Eurlplde met“: m. H
1'" ‘mo mC,°nC1.1a ’ 6 d‘discordanza e di discontinu1ta. Sarebbe ina-
~1
atteggiamento: non si dimentichi che nel teatro antico si faceva uso della
I11-111» ptOp1‘10 gli element} 1 flare di una .pO1arita1 inmma al personag-
maschera e questo fatto, che fra l’altro eliminava ogni possibilita di mi- 1l1-1-,11ato a questo PIOP 0S1’£O
, pa ~ rebbe d1. compromesso e non
mica facciale, comportava con sé la tendenza a 'fissare' i personaggi, sen- ‘W11; questa formula 1nterP1'etag1\1;aiOsa1parere, del Carattem inmnseca-
za la possibilita di una evoluzione nel senso moderno della parola.
11-|.|'cl3l)€ adeguatacrinente C011 3;, razionale 6 dd suo imphcito Conn-ap-
D’altra parte, gia Aristotele nella poetica citava un personaggio euri-
1111~111c autonomo e momen ' _ 1 e a qualcosa dl' pr¢¢¢ dente e
pideo, Ifigenia dell’Ifigenz'a in Aulide, come esempio caratteristico della - 0- assiona e com . . - - - -_
mancanza di continuita e di coerenza interna di un personaggio (un fat- l""**" al moinento fltnotw ‘lindubbio che alcuni P€1‘SOI'1flgg1 eurllindgl H
to che Aristotele deplorava, ma questo é un problema a parte). Questo tli '$1'P¢Yat° ' I1} Ogc?-1 agoe ‘spessore' sconosciuti al teatro traglco Prei
vale anche per Fedra e vale anche per gli altri personaggi che si possono v1'|1m0 H113 Pro On, 1 ta .6 ,uno. - - - ' ' s1' realizza ne
a 1d1Eur1p1de
' ‘d e0;»@ 1 3 raz1onal1ta d1. quest1pe1‘S011t 88
r11r1p1 nsione interna.
far rientrare nel ‘modello’ di Fedra, in quanto articolati essenzialmente
1'11n1csto (e nello scontro) (Ill una estrema e
in una successione di un 'momento' passionale e un ‘momento’ razionale-
riflessivo, in cui l’attore si esprimeva in trimetri giambici.
Sull’osservazione di Aristotele e, naturalmente, sull’analisi di alcune ~ 11
, , . . . 1 LeK:1.%.~.<1§;:.':e~;.1. :. . . ., M-~11 21111;.
.
1:1 -
. PP- I7'2°- A1 Prmclplo
t'k 1t-, ' ' ' del-_
o
|,| |111l;1r1ta s1 richiama per que cPe 1£,§£~1m OStaZi()I‘1C generale del problema e raPP
' 6 ’ p. - 193- er 1 Pdello Schadewa1d 1¢ fr - sotto > pp-71-71
tra le piu significative tragedie euripidee si E: di recente basato W. Zur- |11'1/11116/f',BF1'l1n_I,9? -
cher " per negare l’esistenza di personaggi in quanto tali nel teatro euri- 1111111111; e razionalita 1n Eur1P1d@ da Par e
pideo. II punto di vista dello Ziircher, che ha esteso ad Euripide i princi-
pi metodologici applicati da Tycho von Wilamowitz nell’analisi della
tecnica drammatica di Sofocle, merita notevole considerazione. Il prin-
cipio dell’unita del personaggio di cui spesso si é abusato anche per Eu-
ripide non di rado appare inconciliabile con i dati di fatto. Tuttavia la
presenza di un ‘modello’ di comportamento, pur nella diversita delle vi-
cende tragiche, in alcuni significativi personaggi euripidei permette di
Firenze 1966 (si tratta di una ristampa dell’edizione del 1931), pp. 163-243. E in pifi la cul-
tura idealistica impediva a un conoscitore cosi fine della lingua greca come il Perrotta di
valorizzare adeguatamenre gli aspetti pifi propriamente formali di un’opera letteraria ai fini
di una sua esatta comprensione e valutazione.
" Cfr. W. ZURCHER, Die Darstellung des Menschen im Drama des Euripides, Basel
1947. A1l’opera dello Ziircher si puo accostare per certi aspetti non inessenziali il libro di
W. H. FRIEDRICH, Euripides und Dip/silos, Miinchen 1953. (Sui principi ispiratori di queste
due opere alcune brevi osservazioni ho scritto in <<Cultu1-a e Scuola», 3, 1962, pp. 43 sgg.).
Un’utile indicazione dei presupposti culturali della ‘crisi del personaggio’ in questi ultimi
decenni ha dato VON FRITZ, Antike und moderue Tragédie cit., p. 339: secondo il von Fritz
alla base c’e stata, in Germania, la reazione contro la <<verbiirgerlichend-sentimentalisie-
rende» interpretazione delle tragedie di Sofocle nei commenti di E. Bruhn e nei paesi an-
glosassoni una reazione contro un’interpretazione moralistica della tragedia greca in gene-
rale. Una posizione equilibratamente critica nei confronti della tesi dello Ziircher ha assum-
to A. LESKY, Zur Problemati/e des Psycbologisc/Jen in der Tragodie des Euripides, << Gym-
nasium», 67, 1960, pp. 1o-26 (cfr. in particolare pp. 15 sgg.); e cfr. anche dello stesso auto-
re, Die tragische Dicbtung der Helleuen, Giittingen 1964*, pp. 212-13.
Alcesti e Medea 25
Capitolo secondo . ' -
. S ccessivamente la donna V6! de .la barca di
Alcesti e Medea M‘ C ll letto della Rama Rik? iila a far Presto; e il del1r1o continua con la
. -
(Monte, - la Chlamahll
ch‘: 1 1 n on lo nomina > ma si tratta di Thanat°Y)
a1t1?V - -
v1s1one. d1- qualCuI10
- U35 1- sotto de1 suo scuro sopracciglio;
_ e a
M-mto all
1l11nna, dl 1 flP1°e
ah,' Che
dglllaguar€1an:1ei1otiva
~-
tenslo ssata e incapace gli chiede di lasciarla.
di stare .
in p1ed1 . Cessata
-
e chiede la'
d1
visione, la donna aPPare sPfi3 Sente la scura notte arrivare sui S1101 occh1
1-ssere adagiata sul letto. e ii 1_
P ,.ivO1ge1>e5tremo saluto 1:1 dg di uesta parte d€11a tragedia una fine
Lo Schadewaldt , Che a a time gale Battute iniziali di saluto (vv.
Nella parte iniziale dell’/llces ti g1'1 spettatori vengono informati at- analisi stilistica, molsgrsagocgpi forte Che i vari nomi Si succedono sem-
traver so I e parole d1' una serva, che esce piangendo
' dalla casa del sovra- 144-45 C 24849 1 Pa 1 or anizzarsi in un discorso a_r-
no, del dolore disperato della moglie di Admeto quando apprende che Imcemente Puno appfiislo an aliioilsililisldorsg della donna si articola in
ormai e venuto il momento di morire per salvare la vita di suo marito.
Sul principio Alcesti non tradisce nessuna emozione: ella si lava, prende licolatu
lrnsi brevlI-Dujalite la 1:7liilblliléldlitndo
e 6 6111611 3 . - il d- senso
= ~ della
1 visione estaticazda
- <<vedo que-
la ' reml
il vestito piu bello, lo indossa ’, orna di rami di mirto tutti gli altari, sen- ' 1 o to a v. 252 _
za piangere né lamentarsi. Ma quando ella entra nel talamo coniugale, MO efiettocielidi
munita anche 11alei.l:l)zieli11fl]:::?- e iii fatto che le parole d1 Caronte,
.ve . 0 a arca ne _
‘ he s1. succedono as1n ' deticamente,
I _. sono
allora’ scoppia a piangere, e lo bacia e lo inonda di lacrime, pensando tre frasi d1 elementarie brevltjifietto PM messo Si fa il dlscorso dl Aka-
, 0 I I 0
che li ella ha cessato di essere vergine e che quel lett
una donna p11.’1 felice di lei ’. Quando sembra sazia di 0pianto sara posseduto da
fa per allon- Meme C0n1uS'o'de1 d§€l3l1iS(1)1atos in consegllenza del fatto che 1l Pathos
tanarsi , ma non puo‘ fare a meno d1' rrtornar
' d' b Mi durantfi la Ylslone ‘I 1’ aice della tensione e raggiunto in una succes-
volta piangentes u lletto . E p01' abbraccla ' 1' fighe' che
e 1 ' uttarsi ancora una
piangono attaccati al-
llsione
ancora pm Vlocllgnto
di doman l hilgia
H, P1263 _e ed esclamazione:
- romdog << che,, mi vuoi fare? la-
le sue vestl, e saluta i servi , che tutt1' plangono
' ' della padrona.
la perd1ta sciami! oh me donna mffhce Pertqui-1;/gtlz e giustamente 10 Schade-
Anche quando Alcesti, sostenuta da Adm t
e o, compare sulla scena Tutto queito e‘ per ama’men e
razionale -
che si rivela, per quel che r1g‘1arj
1n preda ad una forte tensione emotiva. Anzitutto ella invoca il sole e laé waldt7 parla d1 un elemintoifi delle frasi nel procedere desultorio del
luce del giorno e i celesti giri di veloce nube e poi ancora la terra e la ca- ‘l“ i W‘ 2&4-72’ ngnili r?V1OEI1'l mediato delle impressioni. Senonché <1?“
pt-nsier1 e 1n un succe ers1 n _ lirid di Admeto la situazione Cambla
pn un breve intermezzo d1 anaP@5t1
‘ Giustamente
, PERROTTA, I tragz'ci g r ecz' cit.,
' p. 221, osserva che << la toilette di Alcesti
protga Iclhfessa anche nella morte vuol esser bella» e accosta per Alc in modo radicale.
. . t . tr1me
olta 1n - t r i g iambici
_ _e mm
_ P1111
questo
a tto, che 11- significativo per cogliere la Stimmung di Alcesti, esti a Euadne.
E: esplicitamente sot-
tolineato da Euripide, con l’uso, tra l’altro, della particella 511.
3 Cfr. vv. 177-82. Dubbi sono stati avanzati sull’autenticita di pévnv e A. M. Dale (cfr in mew hum. Ora 61? 6 P’? iei di Admeto che non si sono voluti sacrifi-
EURIPIDES, Alcestis, Edited
_ with Introd uction
' and Commentary by A. M. Dale, Oxford do ben argomentato 1 gem oisticamente rassegnata di {ronte a1 suo destl-
1954, p. 66), accettando tl testo tradito, ha avanzato l’ipotesi che Alcesti dica pévnv con- cure pe1‘1lfigliO\C aI]>lPare 11: non Suscita P111 in lei il rimpianto per la per-
trapponendosi non a Admeto ma a tutte le altre d
onne:
dovesse aspettare che il léxog provocasse la rovina di sarebbe
ambedue infatti L’osservazione
i coniugi. strano che ci sie
acuta, e a me pare che colga il vero. Attraverso il Xéxog Alcesti si sente evidentemente M. La
‘lll-3 delllecFSl§1t'a‘d€
3 elalclta a'm(a1le e nemmeno
comug - - . . il delirante terrore Per 1l v1a8g1o
unita al marito e il )1.1-fxog é rappresentativo del loro matrimonio (giustamente A PIPPIN "H,Ade ¢he atten . . h . 1 cose
de Alcesti riconosce c e 6
sarebbero
acnficarm per 1lpotuto an-
figlio, ma
_ _ . . _
BURNETT, The Virtues of Admetus, 111 ' Euripides. A Collection of Critical Essays, Engle- . fossero stati 1 gemtori a s _ , _
wood Cliffs [N.].] 1968 [il saggio é ripreso da << Classical Philology», 60, 1965] p 57, ve- durc
, diversamente, se _ d1_ un dato d.1 f at t 0 Che non S1 d1SCut@_
de nel letto << the symbol of temporal union») O , . l uccento batte sull’accettaz1one
. ra,
scontenta: suo marito e v1vo e se ella va incontro alladimorte,
questoquesto
matrimonio
se lo é Alcesti nonl€1e
procurato
per non t1‘£1Cll1‘€ 11 Xéxog e suo m arito
' . I n altri' termini' Alcesti
" ' non puo‘ odiare
' 11' Xéxog per
una cosa d1 cui ella sola si sente responsabile: of; Ydtp éxflaipw 0'1-: del v. 179 2- quindi spie- ‘ Cfr. SCHADEWALDT,1l/l0r¢0l0g; cit., PP- I43'47- 1
gato non solo da cit1t0'J7tso'o1g 5’ éué I p.r5v"r]v, ma anche, senza soluzione di continuita, da 1 'Op1I> Sixwrcov
I 61:63, 0'%51<1°°Q
, EV
.1 7~"lWQ"
1 . ' rta m1- porta m1- porta Vlfl
' qu alcuno >>.
'rcpo8o1'Jva1. ydtp 0" 6xvoi3o'ot xai. 'rcéo'1.v I flvfiaxw dei vv. 180-81. ° (111-. v. 259 61181» 11 @1181 ‘"4 °'-YE‘ “'8 “'4' “ml PO
’ SCHADEWALDT1 Moflalog cit" P‘ I46’
-.n_¢im
26 Razionalismo e senso de1 tragico ne1 teatro euripideo Alcesti e Medea 27
_ . . . d‘ ll che
<< ma queste cose un dio le ha portate a compimento, in modo che fosse 11 salto fra 1’A1cest1 de11a parte 1n1z1a1e de11a trage 1a (que a1,A1
cosi >> (vv. 297-98). La situazione e accettata consapevolmente; e quan- piange su1 su o 1e tt o d1 sposa - e ha
- 1a de11rante
d ' v1s1one
80- 2d1 z-1Caronte)
enorme. 6Natu-'
. - - orso e1 vv. 2 3 5 _ , .
do a11’inizio del suo discorso Alcesti afierma che avrebbe potuto non 1'1'!~‘t1C1'1€ s1 r1ve1a attraverso 11 d1sc . v. 2 - 2 A1cest1. s1 esprl me 1n_
morire per Admeto e prendersi un altro tessalo per sposo, questa affer- rulmente -
. . . ha . 1a sua. 1mportanza
- che rene111- vdscorso
- 44 7 SUCCCSSIVO, ' ' trimetn
in _ _
mazione tende a un fine ben preciso, a mostrare cioe la grandezza de1 suo mctrl l1r1c1 (e qu1nd1 canta), rnent. Si ‘Lb cercare quindi d1 capire 1n
sacrificio in modo da potere a buon diritto chiedere a Admeto un con- .i1mbi¢i
. E; semphcemente rec1tato. P . - ' la
traccarnbio. Ma la necessita del sacrificio non E: messa in discussione“. i‘ ‘ ’ ' ' scena con 1a v1s1one d1 Caronte e
questo modo la conc1taz1one della
In questo gioca un suo ruolo il mito stesso che 1a vicenda tragica presu pncatezza del C11SCO1‘S0 - de1- vv_. 280 _ 3:15 . Ma volere sp1egar¢ ' la frattura
pone 9; ma questo appartiene alla preistoria del personaggio: quello che P-
(he Ck. nel Comportamento d1 Alcest 1 sulla base _ escluswamen,‘ d te di con-
11_ Non
attualmente Euripide mette intenzionalmente in risalto e 1a consapevole .~1deraz1on1 .st111st1che
. - r1su1ta
- esse re un . P roced1mento
d1vers0
ma
.
ma la d1vers1ta
egu1 _8.1IO
mves te la
accettazione da parte di Alcesti dei dati di fatto. solo A1cest1 s1 espnme 1n un m0d0 >
Non ci sono in realta ne11a r/aesis di Alcesti effusioni sentimentali. slruttura , . stessa - de1 personaggio ' ' ‘ . 1 rn ortamento d1' frOI1t@ 3 Ad-
Ella ha davanti a sé uno scopo ben preciso, che ricerca con lucidita e sen- S1gn1ficat1vo a questo PFQPOSHO € 1 co P 1 1 tto
za sbavature: ottenere da Admeto 1’impegno che non si risposera. E - - - ' uando Alcesti piange su e _
questo viene richiesto a Admeto come contraccambio del suo sacrificio mew.
nuziale, Ndlae11a parte miziaie del1£1aius2e:(if1(:1:i ilv _ - »I77-8 1) motiva i1 suo sacr1-
e in nome del bene dei loro figli, per i quali e11a dimostra, con un serrato . . - (come c1 1n orma trad1re 1_1 suo 1 ett0 6 11 suo Sposoz
hc1o con 11 fatto che non_ ha voluto <1 _ 11 1 _ 8
argomentare, che una matrigna sarebbe una sciagura. In questo conte- 1'‘1 s P 1e g azione- ha - una -ch1ara d1I'I1€I1S1OI1€ erot1ca e P ersonale
_ _ .A V. 2. 2
' ' me un atto d1 r1spetto e d1 r1ve-
sto si inserisce anche 1’apostrofe dei vv. 312-I9 rivolta alla figlia e fatta invece Alcesti spiega 11- suo sacr1fic1o
. . . - e 11:coso" suoucrot
' _
usato 1n questo _ conte-
in modo tale che 1a commozione che ne scaturisce serve ad avvalorare la
forza de11’argomentazione. Anche sul piano stilistico 1a differenza rispet- rcnza
sto fa ch fronm
si che al ¥na¥1tO:
11 S3.C1‘1f1C1O lllternpn
d1 A cestl ten def a Berdere
.. - la sua
- dimens1one
- " ero-
ti
- ' ne1 contesto d1 prec1s1 e 1st1tuz1ona . 11zzat1
to a1 modo di esprimersi di Alcesti durante la scena lirica e enorme: non uca
- P er
-
1nquadrars1 - 81:-82 quan d o Al ces t1. P 1an 8 e nelrappor
talamo,
pifi frasi strozzate dalla commozione, ma un discorso sostenuto da una s0c1a11. Analogamente, a1 vv.1 I , ,
ngorosa impalcatura, in cui 1e varie parti si succedono con ordine e ri- ‘ da Alcesti come
la donna che Admeto sposera dopo 1a sua _ morte e V1St9. 1, tte iamento Ch_
gore . co1e1- che ' ‘ ' 1etto'- anche 1n questo _ a ecaso 8 88 _
10
, poss1edera
. 11 suo
- ersona1e. S uCceSS1Va_
Alcesti. ha una d1mens1one
- - puramente. non emot1v - osarsi
r1s P - e~ fatta 1n ' nome dei
8 Cfr. anche M. VALGIMIGLI, Alcesti, in Poeti e filosofi di Gracia, II, Firenze I964 (i1 mente_ 1nvece la 1‘1C111€St3. a Admeto
- d1 P , .
a e s1gn1ficat1vo che
lavoro era apparso negli <<Atti de1 R. Istituto Veneto di scienze lettere e arti» del I932- figh e quando a1v. 373 A1cest1 accenna a se stessa (I11 f
193 3), p. 312: << codesto sacrificio non esalta come atto eroico, si 10 loda come cosa naturale
questo avvenga 1n - una battuta r1vo1ta
' a1_' fi8 1i _ e\ nel contesto, di una rasfi
e ovvia, che doveva essere cosi e non poteva essere che cosi, e percio lo ha accettato quasi _ . d t ) e11a ch1e-
senza sforzo, con candore e semplicita»; un’osservazione che condivido, a parte 1’accenno dove la preoccupazione per 11 destmo del figh e pre O1'1'11I13.I1 e
(marginale) al candore e alla semplicita di Alcesti. - - " ' hiamando un concetto come que 11o
9 A. LESKY, Alkestis, der My!/20: und das Drama, <<Sitzb. Ak. Wiss. Wien», Phil-hist. de
di 'c|.11'r'] - onore, rispetto - 1n cui' "11;
d1 non essere 1 dlsonorgta » 1 PP orto affettivo non E: certo1’essen-
Kl., 203.1, 1925, ha mostrato come i1 motivo che E alla base del mito di Alcesti che si sacri-
fica peril marito ricompaia in molte fiabe diffuse presso altri popoli (e cfr. anche A. MOMI-
GLIANO, Il mito di Alcesti ed Euripide, << La Cultura», IO, 1931, pp. 201 sgg.). Un’utile ve- . - - 1 ' -
on la r1presa '
del r_not1vo ' ' ' 1e del flotvsivz cfr. v. 281 'rtP1-V
1111818
duta d’insieme dei precedenti mitici e letterari si legge in EURIPIDE, Alcesti, a cura di L.
Torraca, Napoli s. a., pp. 54-87. Sul1’importanza del mito per capire 1’importanza di Alce- ::1vha3Eo c5(?tIi.?c73tSd(i‘}r1fvgv) e i saluti al manto e a1 figll.
sti di fronte alla morte ha richiamato 1’attenzione anche c. DEL GRANDE, Tragoidia, Napo- " Su uesto cfr. sotto, p_p- 65 §sg- ' sito forse in modo troppo
li 1952.1» 93- '2 I1 SERROTTA’ I tragic: grew cit" P‘ 222, 0sSei1‘aas1fI:11g1a(1)gi‘)a di,ge1osia>>; 6 piti recen-
' nca ne pure u _ . . -
"’ Si ha prima il ricordo a Admeto del suo sacrificio (vv. 280-89), quindi (con xodrot mum’ che “mua sua amm? non r?{?{VI—XXV€I: << the strength of th1s feellng 15 conveyed 111
al1’inizio del v. 29o che stacca da cio che precede) Alcesti rimprovera i genitori di Admeto lcm€fl1I€_13 DA1-E»,Al"em"Y C1-t" ppi her mistress’s address to her marriage-bed 1---1-Igtnls
per non essersi voluti sacrificare per il figlio; questa parte si conclude con una considera- me Maldsflvant S dgscnptlon O should deny that this means love and 1ea1ousy». e 821
zione da parte di Alcesti sulla inevitabilita della sua morte e quindi - dopo slsv, che corri- mange that. so many cOmm£eIl1'm0rs MARTINAZZOLI, Euripide, R0111“ 5' 3.‘ [ma I-946; ’ P. 4
sponde a una pausa nella recitazione — si ha la richiesta a Admeto di non risposarsi, richie- -“W553 f1ireZ1.°ne’ ma mime e $1:' gere senza un fremito, perché 1'flCC1'11l.1C1OI'lO 1n se tutto
sta ribadita alla fine di questa sezione del discorso con i1 v. 308 [xi] 5'fi'ta Epdwng 'totU'to'r. Y’, a pOC111 vers1 che non s1 P0550 3
oti.1:o5p.od. 0" éytb che ha valore conclusivo; la parte con 1e considerazioni sulla matrigna si 1lcstinofemrnini1e:>. , I
conclude con una embrionale generalizzazione a1 v. 319 iv’ ofifiév pntpb; sfip.svéo'1:spov, e '1 M116 r5t'cr.p.oto'sw E115-
28 Razionalismo e senso del tragico nel teatro euripideo
Alcesti e Medea 29
ziale. In realta, in tutto il lungo discorso dei vv. 280-325 Alcesti non
trova il modo di richiamare l’attenzione sul suo amore per il marito. 1 - d cont1nua
- anche nelle battute_
nu mo non e nulla». E la sfasatura tra 1 _L1f§ . 1 -» 161
Non e casuale che ai vv. 287-88, quando la donna afferma che non ha con 1ns1stenza d1 portar 081“ con _
voluto vivere separata da Admeto, accenni immediatamente e senza so- Mmcsswe’ quando Admeto Slhlgdlefirale che tende a spersonahzzare la $1-
luzione di continuita a1 fatto che i figli sarebbero rimasti orfani “ M (‘Ha nspqndel con ufi uS'O I) fioi che moriamo in vece tua » ".
Questo atteggiamento di Alcesti nei confronti di Admeto ‘S risalta Hmmnal a'1 p0
(Icrto s1 V.t31'68fibe<<osfiZi:i?aI:1e che di fatto1 Alcesti
- 1 si
~ sta
11 sacrificando
1,2-13¢ dj tuttop<-:11
i
ancora di pifi per il fatto che Admeto si efionde in dichiarazioni di affer- - - 1: Admeto e 1n rea ta a a 1 _
ll ““"'1t° e Che 11 suo amore P? - uesto non c1 Pote-
to nei confronti della donna. Nel discorso che pronunzia dopo quello ulll11)OIIlI2lI1’l€I'1lIO d€ lla donna s1no alla
_ sua. morte.
. , su q 1 1 essere P31‘
Ossono
della donna, ai vv. 328-68, dopo la promessa che non si risposera, egli si vmm essere dubb1' per gli spettatori _ aten1es1 ne ce nebb p iusta ma non
dilunga a rassicurare la moglie che portera il lutto perpetuamente e ban- ll lcttore moderno. Un ’ osservaz_1o ne del genere h saret ancora
eg » SP1ega_
da _
dira 1e brigate, i simposi, le corone e i canti che prima riempivano la sua '
"’l~’»l1¢r@bbe '
Ll ' punto della questione. I1
- tuaz1one,
' fatto c e res a _ _
casa; quindi dichiara che si fara fare una statua somigliante al corpo del- 1 _ d1' una d onna che s1 sacrifica
_ per
tr 1: come ma1, data questa s1 1 _ _ d_ to he cose In modo
la moglie e la terra sul letto, per abbracciarla e invocarne il nome; e poi mnore ' to Euripide abbla _ m 1sp0S _ e
aflerma che se avesse la lingua e il canto di Orfeo e potesse incantare . al posto- d1 suo marl , ort1. 1n
. mo d o e mouvo
rlw 1n . un primo momento
- questa donna s1 co p
e d1mostr1 un estremo au tocontrollq
_
con la sua musa o la figlia di Demetra o il di lei sposo e ricondurre Alce- -
|m.~;:~;10nale
. - e successivamente
. ’ 11'1V€C
' ' altri termini Eurlpl _ _d e abb 1a vo 1u_to
sti via da1l’Ade egli vi scenderebbe e né il cane di Plutone né il remante
accompagnatore d’anime Caronte lo potrebbero fermare. Dopo un tale Ithemore
a unmteuettuale,
certo puntoperchequestomalirildna
P6 gg io acquisti una dimensione d1-
discorso, Alcesti con tma battuta di tre versi invita i figli a ricordare che I8
Wl'5=1 - .
,
il padre ha detto che non sposera un’altra donna e non la disonorera. In ssere a de atflmente r1sol-
Non m1 page che questo P_1‘t0b11a(1)11§i131J1E::‘~sE A M Dgie’ Che Ci ha da_
realta Alcesti non risponde a Admeto, o almeno a quello che in questo lu sulla base un 1potet1co r1 eg _ - - h non Sarébbe:
momento sembra stare soprattutto a cuore a Admeto; e la sfasatura e '
in un 0tt1In0 C0mme1'1tO della traged1a, ha osservato , . c 6 nobfle _ m0_
resa ancora pifi evidente dal diverso livello stilistico, dal momento che - ' '
umgeniale con lo sp1r1to greC0_ lo spettacolo
_ _ d1 una
. .1giovane 6
1 arito 1* Se-
Euripide fa parlare Admeto in modo enfatico e sovrabbondante“, in . - t1ment1 d1 ronte a m -
glue che eilondesse 1n pubbhco 1 S1101 sen 1 _ ersona?
contrasto con il tono pacato e dimesso del modo di esprimersi di Alcesti: nunc hé — a parte il fatto che al teatro. eur1p1deo. appartengOC110
de11e omeP gm‘;h¢
anche sul piano stilistico un incontro tra i due si rivela impossibile. ' ~ dne e Elena la quale ultima H1 presenza 1 _ 1
ll‘ “°m€ .Eu.a - ’ ' ' bbracciare 11 marito che e la
Analogamente, quando nel dialogo immediatamente precedente la 1-he costituiscono 1.1 Coro grida d1 voler a >
morte di Alcesti Admeto chiede che cosa possa fare privato di lei la ri-
sposta d1 Alcesti (v. 381) é 1nd1cat1va: << il tempo ti ammorbidira: chi e , _ _ . . 'lm nte nelle parole di.A1-
H.111. Hdopo
I1 PERROTTA’ I tmgm
la scena del ' ' grew
delirio 1 udonna; pmvvede a1 bene deldica:
cit.’ P1:,a1n9a
un poco PR.cI'22-?l1o1%I1%eel-llaogilgitivfimente . figll,- <<$1Ma
- fa s1Pr‘:
r1-
“ 00x fifléknaa Qfiv o’t1too'naaih:Eo'dt aou o'1‘w rcottalv éptpavoicnv. '" "me dal delino ' e allow dgfllnta r1t0
Cpmelil
C 6 n on prendera un’altra
_ sposa
- >(ma ' nel suo
d 1cuore
adrec e
e
‘S Naturalmente qui di Admeto si parla esclusivamente per quello che serve a lumeg- l'\l'l"~'l'°> nel loro mtflesse’ -a H-la - 1 ede con occhi P¢l1€t1'3I1t1 legoismo e P
giare la figura di Alcesti. Il personaggio di Admeto in quanto tale costituisce un problema 1| 'tcolo segreto- la gelosia d1 prlmfl l, V -
a parte (su questo cfr. ultimamente 1). J. CONACHER, Euripidean Drama, Toronto 1967, ll llm
11- I d re d'1 Admeto
u ma _ - Soltanto
. l’eg0ismo di Admet0, 611% Put Cosi lucida’ non Wdéi per
pp. 336-39; e G. PADUANO, La formaziorze del mondo ideologico e poetico di Euripide, Pi- the ama. E al marito non_ r1I11P17°Vem nulla»; 15 PIPPIN BURNETT, The
sa 1968, pp. I03 sgg.). _ _ _ 1 " Ne1l’anal1s1 che - d1 qu¢$'E0 Personagglo ha dfatto race ntemen
uatamente conto ‘C 3’ h ’e
1,/mm»; of Admetus cit. 1. P- 57» HOP ha, tenulo a Cg - - ' delalla<< cool
nsiderazione
esur C_ 6_ C
Preclslon”
‘° Qualcosa risulta anche dalla parafrasi p8.1‘Z1fl1€ e approssimativa che se ne é data. Piti ' d1' Alcesti
precisamente, si noti, tra l’altro, vv. 329-30 xotl... xotl... xoilttg, vv. 3 2-33, ofix... oilta... m~ 1 personaggio _ _ - La studiosadimostm
infatti prende. 1n co del suo sacr1fic1o
la giustezza ~ ' (3 P1u_aV‘,m
" t1
olive, vv. 336-37 névflog ofix étfiatov... dull’ Eat’ div otidav 01511.6; dvtégn, vv. 338-39 o"tu- ""1 1" quale Alcesti nel W' 280 sgg. £ 1'k for like») e nello stesso tempo attribuisce
yfiiv uév 'i‘| p.’ 2%-ttxtav, épgiioulpwv 5’ éptov I rtottépot, vv. 341- 2 interrogativa retorica intro- |""'l“ ‘"'"3l_'1¢ d1 <<fine1Y Calculatlid return- 0 1 e ionate' ' all sm» : in
ide ' tal modo <<husbaI1cl
. ’
dotta da Fipot, vv. 357-60 con l’uso costante di una struttura diadica con puro valore enfati- ml . Alcesti ’ sulla base anche dei vv. k .I80
u a811 <<PaS.S
single ideal concept -
W, hich h 1L1
1- lultln . L-n house_ and marriage
_ ma 6 P - . 1 ,1 -
qt, 159 her deat cu1_
secondo w' l’intento
save»_
co e 11 richiamo intenso dei fatti mitologici. Non mi pare che tutto questo fosse presente a
A . Plpplfl Burnett, quando — The Virtues 01‘ Admetus C111 ' ., p. 5 8 - scriveva: << Had he sim- l)'ul|ra parte l’ipotesi del LESKY, Dze tragzscbe D16/veiisoaali 161:1timeati amorO81 (11 A1665“,
ply proposed never to install the concubine Alcestis took for granted, the effect could only Ill l"uripide non sarebbe quello <11 IaPP1'¢?entare 1 P h» 113 arm inizialg della tra
del- - suo sp1r1to d1 sacri ficio
. non 8191683
_ Pew C ne P
have been crude. Admetus instead makes a promise that is positive, delicately stated, and mu _la grandezza
. . ' motivo e passionale d1. Alcesti.- .
filled with a powerful meaning». - tlm st' dia tanto rilievo, all aspfitfo 6 ~ ' one s ecificamente 11 Probl"31118
W ‘“ Cfr. Alcestis cit., p. XXVI, dove Pew la Dale non S1 P P
the qui si tratta.
3o Razionalismo e senso del tragico nel teatro euripideo
Alcesti e Mfirdfifl 31
fonte del suo piacere — un eventuale ‘ritegno’ di Alcesti di fronte al . non si- riesce
- '
pubblico non spiega ancora la sfasatura di tono che Euripide ha voluto
,..,|.1|1-11110 aczla evitare del tu tt o il p ericolo della giustapP°51'
interporre tra Alcesti e Admeto nella scena della sua morte; e d’a1tra ,1.»111- 1- della ripetizione -
parte i1 cambiamento nel comportamento di Alcesti non riguarda solo il
suo atteggiamento di fronte a Admeto, ma va fino alle radici del perso- . - lt to nella rima pflrtfi ..
Alcesti
. e Fedra dominano la scena ' so an1 S1 on onoP ' di frontedellaa_llal
\
naggio, investendo il suo stesso modo di ragionare e di esprimersi 2°. - - '
1111111-tlia. Dal momento C116 questl Personagg P .g
Per risolvere i1 problema della ‘frattura' del personaggio di Alcesti 11-1111-111 in
. un atteggiamento
_ _ ..
- d1 -
- con p-
sa evole accettazione della necessita
alla scena una volta por 11310
non giova d’a1tra parte postulare una evoluzione psicologica della don-
1111' la situazione
_ . 1mp011¢,
- @551. $C°mPa1°n°
- to - duesto rocesso
’ d1. p resa di~ co-
na, che magari alla fine non amerebbe pifi il marito come prima 2‘. Cose
11 lt'I‘lH1I1€
_ -. nei modi
. - che abbiamo ' vis q P
t diflicile rolungare un PY°CeS'
del genere Euripide non ha detto, né voleva dire. In realta per capire un' A
m1~|1'/.a dei dati di fatto. Era ovviamen e P
personaggio come Alcesti bisogna uscire dall’ambito della singola trage- , - dia- cio sarebbe potuto avve-
in 111-l genere per tutto1_arco d1 11118 ‘frage > . .
dia: il procedimento per cui l’interpretazione si fa consistere nella ‘im- , rsona i in lamenti- e d ep 1 Ora-
mrc lacendo per esempio indugiare 1 p6 88 .
medesimazione' con il singolo testo si rivela inadeguato. Si deve, nel ca- , . rtato un loro snaturamen ,
1.111111, ma questo avrebbe compo . _
- ntale ' era incompatlbl. . le con la loro
so specifico, accostare Alcesti a Fedra e_ ad altri personaggi del teatro - '
un atteggiamento 616815190 C .Sanume
euripideo e vedere come la loro struttura interna tenda a presentare no- - . anto forma d ’ arte strut turalmente
ll|-1ll'[L1t‘£1 1I‘1lZ61‘1'1a. L3. 1ZI‘2lg€Cl1a ‘lflflili Onistai tendeva ad gntrare
tevoli punti di coincidenza: solo in questo modo E: possibile cogliere i uniiaria e dominata un suodpe Eugipide pggava per potere Sperimen-
presupposti storici e cultura1idiAlcestie, storicizzandola, capirla.
L’/llcesti é di dieci anni anteriore al1’Ipp0lz'to. Non e escluso che nel m ms“ € quel“) era 1 PIIZZO o consono con la sua cultura.
nu-1+ un tlPO d_1 Persoflilgglo n1t1p\éal principio alla fine in una misura Che
438 a. C. Euripide fosse all’inizio della sperimentazione di quel ‘model- La Medea invece e omina _ _ _ > . rvmute
lo’ di personaggio che ne1l’Ipp0lz't0 trova un’espressione cosi persuasi- -
mm trova riscontro ' nessuna delle
in _ tragedie euripideeh G_ a noi€ peha Ortato>
va. Questo e naturalmente soltanto ipotetico. Certo e che nell’/llcesti - ~
ilnlla personalita della protagonis , ta la barbara c e iason P
1 fi Ha de1SOVm_
il 'model1o'dal’impressione di una certa schematicita. Subito dopo la vi- » '
um se aCorinto e che ora ha abbandonato _ _per sposare a g
. 1 t meme da que1
sione di Caronte e Thanatos da parte di Alcesti si assiste a una scena di - ~ Gia
1111 della citta. " per (11165 to Medea_ s1 difierenzia or . A1 e Sn_ e F€d_ra_
addio, con la donna che sente lo scuro della notte appressarsi ai suoi oc- - ' ' 1 to ra resentato 111 Ce 1
111111 di 11erso1g1agg1o\che ab121;113<;gli S bm 13O13;1tanO dal porsi Semp11Ceme1-1-
chi e saluta i figli e dice loro che la loro madre non E: piti. Ora, é singolare Mqipro
¢ @ma@¢0mP . . - .* H, tico
- 1 azione
- in --
che dopo una tale scena Alcesti non muoia e riprenda invece a parlare, 11. 1n' termini' ' di' mera distinzione.
_ I1
_ vero s1 e. che que ar 10 1110110 11-npor-
_
pronunziando fra l’altro una r/aesis quale e quella dei vv. 280-325; e la lt‘l'nt1C1'1e e~ essenziale
' ' Alcesti e in Fedra gioca
in , und ruo
H , d. ersonagglo .
cosa e resa ancora piii impressionante dal fatto che dopo, ai vv. 385-92, . -
lnntc anche in Medea. anc - he in Medea quel _ mo e O 1 P
d . . i e1a a1_
si ha una scena di addio straordinariamente simile a quella che si era a- - -- ' ' lle a ine rece enti sirv
1111- abbiamo cercato d1 individuare ne p g P
vuta dopo la visione 2’: nella ricerca di una articolazione interna del per- tamente produttivo. ,_ - Con V1O_
l.c battute €IO\I1.C1l1- Mesllea, d1a11;ii1;:)i1111o Sidella casa eSpr11T1¢
pOSS0nO,a buon diritto ac_
’° Non mi pare che costituisca un contributo all’app1-ofondimento della conoscenza del lrnla pass1oi1a11ta ll Su0_ 1) 21°05Ea dal S10gO e pm. 11 modo stesso d1 esp;-1-
personaggio die Alcesti 1’osservazione del TORRACA, Alcesti cit., p. 112, secondo cui <<Alce- mstare, per ansiaacui a _ _ _ , Z. F€dra da Sfogo
sti [...] conosce soltanto l’amore puro e sublime: e questo amore si manifesta come sotto- - ' ' 11a parte iniziale dell Ipp0 #0, _
missione e sacrificio. Ella ama con una pudicizia quasi cristiana: i suoi sentimenti di sposa l"'~"'-51> 3 queue
. m Cm’ -He 21 . elcheri' araosie
d 1 t'l notevoli
non preannunciano forse, sia pure di lontano, i precetti di san Paolo sull’amore coniugale? » nlln sua delirante pa_SS101'16 1 P Peiqgon il dehgilz) di Alcesti.
Il Torraca cita, in nota, di Paolo la lettera Ad Ep/9. 5.22-23. 1mnti d1 contatto S1 riscontrano anc e
2‘ Su questa direzione cfr. 1). F. W. VAN LENNEP, Euripides. Hotnthg crocpég, Amster-
dam I935, PP- 37 sgg-
zz La cosa e stata osservata dallo SCHADEWALDT, Monolog cit., p. 143 e nota 1. DALE, - ' . - - esprimersi
- ' <11_
Alcesti: cit., pp. 74-75, giustamente osserva che Euripide non dice che al v. 280 Alcesti si " ln questo contesto va visto probabilmente anche 1 l f a tto
al_ che 11
_ modo hedicaratténzza gh
- ~ uella tendenza alla gener izzaz ione c
riprenda da un precedente svenimento (<< if Euripides had meant that, he could easily have /\lt'cstl c nella sostanza esente da q
made it clear in her opening words») e che d’altra parte non si puo credere che siano gli “I111 personaggi del suo stampo. - - Qf -
,1 Ha mo é stato proposto dallo SCHADEWALDT,_M0nO lo 8_cit. _ >_ P .14 i 6 1'-an
anapesti di Admeto a << galvanizzare>> Alcesti. . Ccostame lla somiglianza stilistica che c e tra
,\
la
the p. 147 e nota 2, dove lo Schadewaldt accenna a
32 Razionalismo e senso del tragico nel teatro euripideo
Alcesti e Mfidfifl 33
In Med. 96 sgg., infatti, la donna che Giasone ha abbandonata per . .
un’altra da sfogo alla sua rabbia e al suo dolore attraverso frasi rotte dal- ( -.1-rto la situazione
' ' d1' A lcesti e d1 Fedra 11011 8~ 19 stessa di Medea; ma
. lata presenta
. - - - . - '
mediata e d1sart1co ,
l’emozione, nelle quali traspare con immediatezza l’estrema tensione in- II |n|'n modo d1 espr1II1f§1‘51» 1n fOr_ma lm, . . H - 1 1 {Q1-_
terna del personaggio. Spesso l’attacco della battuta e costituito da u- m
IN . ' vol1 punt1 d1 co1nc1denza,
‘ . 6 1n tutt1 e tre 1 cas1 lo st
' N on s1' Puo certo ea a
e r1vconsentire
- na 1o.
n’i11teriezione 2‘ e ad essa si aggancia una frase dalla sintassi elementare, ||~.-.|ma tensione emotiva 1:161 P@,1'S° gg -
-
H,“ il Page, quando vuole spiegare la sfrenatezza d 1 M e dea nell’esprime-
_F _ _
nella quale la donna esprime la sua disperazione e il suo desiderio di
morte. Quando Medea accenna alla sua sciagura lo fa in uno stile dove d 1
"' H “"0 O Ore Con a 1 sua or1g1ne
- barbara e paragona
' tati al lamento e alrlgl
la donna a1 Plan‘6
l’enfasi e in funzione del pathos: << ho sofferto infelice, ho sofferto cose - .- ' ' ' 1n-1 popoli sarebbero stati p0r _ . d.
M M ‘W Chg pm d1 3 ' etto 11 personaggio 1
degne di grandi pianti >> 2°, e i1 nesso con Pimprecazione che viene subito 1|» »~ . Pare
1 '
chiaro '
invece che almeno _per questo r1sp eno dl_ Alcesti, 6 d1.
, ' ’ ' t1 e Fedra- e non m .
dopo, nella quale ella maledice i figli e il padre e tutta la casa, e,~nono- M1-(lea e ncpn menO g(1ie¢°_I§1;t‘;\5C:in0 stato ci,animO €mOtiVO 6 passlona-
stante l’asindeto, di un’evidenza immediata. In realta Medea non riflet- l"nlra Me ea appare om1
. - -
_ \
eccez1ona1e 1 esprl
_
8 _
d. -mere H aspem
te su cio che le é successo, ma da sfogo a desideri e a stati d’animo emo- Ir. /\nz1Eur1p1de mostra una capacita _
. . .. , ., ' ' che comvolge nella sua d1spera—
_
zionali, con un uso frequente deI1’ottativo che da un’idea dell’ossessivo pm 1rraz1onal1 della p.s1ch_e d1 Mede-‘fl, _ L t di uella che m
bisogno che la donna sente di uscire dalla situazione in cui ella si sente zltmc _senza. fondo pers1no ' 1 SL101 St ess1 fi 811. a scoper a.
. 1d€
. come una d1mens1one nuova
q_
costretta: a1 vv. 144 sgg. ella si augura che una fiamma celeste le attra- 1‘m-gh anni doveva apparire ad Eurip
, ure tra l’altro con ecceZ1011
versi il capo e che ella possa por termine con la morte a questa odiosa e- 1 1-II-1 realta umana 10 Porta ac! avver ’ , -’ ' ' ' ale in- la
sistenza. E quando il Coro Ia invita a non consumarsi troppo nel pianto min) Pinsufficienza della musica del suo te111P°- 311 uomml __ 9886 rva
mmice dopo 10 Smppio . passionale
- d1' Medea - hanno saputo mventare
29
e ad aver fiducia in Zeus, Medea erompe in una invocazione a Themis e - - ' 1n' gm do di
- - - - ' ' ' 11ete ma 1'11€I1t€ che sia
ad Artemide 2’ chiamandole come testimoni delle sue sofierenze e del tra- umu capac1 d1 d1lettare m pccaslonl ,_ A 1 b
dimento di Giasone: all’interrogativa segue ancora una volta, spia del |'||11glLlI1g€I‘€ e d1 calmare 1 ammo umano 1n preda alA dolore e a tur 6-
ritrno interno del personaggio in questa parte della tragedia, una frase ot- "“'mO' - ' '1 'modello'di p¢I$01'1a88i° ch’:
tativa 1n cu1 Medea vorrebbe che Giasone e la sua nuova sposa fossero Ma i punti d1 contatto d1 Medea con 1 _
-~ . - Alcesti e che tre anm dopo trovera\ un_ 9 al-_
1n
srad1cat1 1ns1eme con tutta la casa.
“WW1 tr'OVatP gmmam
It'll slgmficativa eSp'1ieSi:1(;1i1§ne
es a in Fedra
_ _vanno ben oltre. La malattia d1
scena della malattia di Fedra, quella della visione di Alcesti c l’inizio della Medea: le bat- -
Fedra viene resa nota agl1 spettatofl, Prlma Che la donna alogamente
compalfl $11lla
tute di Medea - osserva lo studioso tedesco — sono brevi, ma mostrano chiaramenre il loro
' - accenn1
1 - del Coro e an la
carattere ‘eruttivo’. 111-cna, attraverso
, alcuni
. 1 cornmoss 11‘ erso un lungo d1scorso_ de 11 8
2’ Cfr. v. 96 id) ripreso poco dopo con Ed.) uni. 1101., v. 111 onlai, v. 144 aiozi ripreso al '
1-nmparsa d1 Alclestpe preepséglgflgig-lti Siittatori per la moglie d1 Admeto nu-
v. 146 da (ps5 cpsfi. Anche in Hipp. 208 la battuta di Fedra si apre con afioni. .' - . ' 1' . '
2° Cfr. vv. 111-12 Enaflov '1:7\.o'1p1wv €11:au‘)ov usydclwv éifir. 68upucT>v. La traduzione del
Méridier (cfr. Euripide, a cura di L. Méridier, tomo I, Paris 1956‘, p. 127) << Ah! je souffre, H M’ 1?Ortemm
V<‘"!%fl modo Ct eastiiiiotiato e il suo - deljrio 'non riescah 1' del tutto 1nasPFt‘
s ettatoricom1n-
infortunée! je soufire 1 sangloter bien haut! » e sbagliata.
uno nto ’ P rimac egl" P
2’ Il testo del v. 16o ha creato problemi sin daH’antichita, dal momento che al v. 169 . . Secondo - un- analog‘)' P1”°Ced1m€
' . h Medea ' dall
1anc1a mterno della _ casa 1
la nutrice p arla di un a 1nvocaz1one
' ' d a parte d1' Medea d1' Them1s
' e Zeus. Una chiara
' esp0s1-' uno. a sentire . 1 tremendl gfldlteC preparati. e - - - -
" fin dall’1n1z1o 1nfatt1 1 atten- 3
zione della questione ha dato D. L. Page, in EURIPIDES, Medea, Oxford 1955, p. 80. Io ri- cam sono stati opportunamen
tengo che la soluzione migliore sia quella data da Apollodoro di Tarso ap. Z, il quale di- .~ . . .
' SpE:téa1fi)I‘1C\;sa - -
ieneé rrchiamata prep0etenza
conrabbia su_ questa_ donna,
_ ed
stribuiva i vv. 148-50 trail Coro e Medea in questo modo: X0. "ALE; ME. 6'3 Z85 xod. ‘Y5. xod aaoncfiiegli in preda alla alla disperazrone,
(p63; x0. dcxdw oifav wt)». L’obiezione del Page che nel passo corrispondente deLl’antistrofe 1'., ac .a . ’1nterno ~ e a ' 1- far ca 1re -
non si ha la stessa distribuzione delle battute si basa su un principio aprioristico che credo ' che s1' tratta d1 un caso ecce-_
di avere dimostrato infondato: cfr. Respcmsione strofica e distribuzione delle battute in lmnplde troyera anche 111:n0l-ilosialconcluigtia in un modo fuori da11’ord1na-
Euripide, << Hermes », 89, 1961, pp. 298-321. D’altra partc_:_1’osservazione che i1 Page fa con- zionale, che e da aspettflrsl C 6
tro la tesi del Murray - il quale voleva ‘inte rare’ 63 Zsu xai. 6'1 x "
g
v. 144, creando cosi tra l’altro una specie di duplicato del v. 1481'- cheoci.cioé
cpwgé dopo aflai
difficile chedel
la
nutrice si riferisca a una battuta di Medea cosi lontana, e poco valida se si sistema il testo . - - Pa e a . XVII da della trage-_
11
"' Medea cit., P. XIX. L’1nterpretaz1one general? Che legcio She la natura umana 6
nel modo proposto da Apollodoro. Infatti Ia battuta di Medea dei vv. 160 sgg. e nella so- .- bbe uello di rive1are_1n genera _ _ t
stanza una prosecuzione della invocazione del v. 148 che era rimasta sospesa. E che la nu- ‘Nu
rm Inl '10‘
l I me
mmmo _ ‘del
' o puo Eeiigti
essChe iiirgarticglare
1Si ponga 31 di quacio
di che
unaéreale
loglcarnente deduc1b1le
comprensione della dalle
Medea.nostre ama e
trice potesse di sua iniziativa associare Zeus al vincolo del giuramento era cosa del tutto
naturale. "'"""'“ 9,“ ml Pam I1 t del Pa e ad loc. si riporta Yosservazione di Ed. Fraen-
_ . .
N Lil‘. VV. I90 Sgg' N€ a no a dg 1
po d e ll: omer ico DcIn0dOcQ_
lwl at-condo cu1 Euripldfi Pensava 3 figure C
34 Razionalismo e senso del tragico nel teatro euripid eo
Alcesti e Medea 35
rio. Lo lascia prevedere la cond'1z1one
' '
sociale della donna.. nelle pcrsgne
ab1tuate a comandare — osserva la nutrice 3° - i cambiamenti di umore s1 vlvu senza portare a malincuore il giogo, allora 1a morte e necessaria. Me-
realizzano secondo una scala di elm si rivolge al Coro, che E: composto di donne. Ma ella evita di acco-
e d,a1tm parte _ aveva Osservatoveirs? da quelle delle Persone ordinarie J lmunarc la sua situazione a quella delle donne di Corinto alle quali rivol-
Creonte aveva dec1so . d' 8 a nutrice quando aveva appreso ch gm‘ il suo discorso: il suo raziocinio le mostra che ella, in quanto stranie-
1 espellere dalla citta Medea e i suo1' figli' - une
nuovo male si abbattera su Medea prima ancor h .1 m c ancora una volta ella tende a generalizzare - non puo nemmeno
potuto sfiperare 11. turbamento provocato dal ripudio a c e 1d1S€1(1)a:1;i1r(I?13
' 'a umlure sui vantaggi che alle donne di Corinto derivano dal vivere nella
enzlona ente accurata dun ue 1 ' 3* ' I I1 no patria, con la possibilita di frequentare i propri parenti. Certamen-
Ve di Medea, nelle quali Si Hjlanif:S%;1'€lI;3II§Zfi_l0n€_ iielle 1>attute eSPlosi- Ir, 1111 un punto di vista drammatico questa lunga rbesis assolve alla fun-
mento 'irraziona1e' di fronte alla realta O V10 mm 11 suo atmgglw Y-lnuc di accattivarsi la simpatia e il silenzio da parte del Coro e cio e ef-
lct 1 ivamente chiesto da Medea ai vv. 2 59-63. Ma proprio in un caso co-
_ Pur tuttavia l’accen to della tr ' I -
d1 questo stato d,animO di Medeaa8@!<i1rE;S1;;1:)>11€1>aE:e su%la rap111JreIs)entaz1one mc questo si rivela Pinadeguatezza di certa critica letteraria che tende a
. - 6 a co to ne a 0.9;,‘ 1-unsiderare come oggetto essenziale de11’indagine il concatenamento del-
aspetto essenziale della tra d’ Ca un
-, g€ la, quando ha scelto Medea '1 lc v icende e 1a funzione drammatica delle varie parti della tragedia.
p1u rappresentativo
_ del fenome no er c 1 ' ' ' come 1
- caso
-
COIISQPQVQI1 di quello Che fanno:-1; P u 1 Personaggi sono cosc1ent1 e E naturale che un discorso quale e quello che Medea rivolge alle don-
ne del Coro si debba servire di mezzi espressivi completamente diversi
Se Subito
arok 1”dofpol_ c.11 e\ la_ nutrice
- e 11- 'Coro hanno commentato con commos-
alu quelli attraverso i quali Medea esprimeva la sua rabbia e la sua dispe-
P 1n e 1c1ta d1 Medea, la donna compare sulla scena Il M ’ ‘d’
era convinto di sapere che sulla su ' ' ml let rar/.ione dall’interno della casa. I1 discorso di Medea dei vv. 214-66 ha
a maschera s1 vede un'impalcatura solida, che fa da sostegno a un pensiero che si sviluppa
delle Sue lacrime 34 . I n realta\ ella e\ una donna com l vano ancora ' tracce
- .
come gli spettatori avevano ' ' P etamente Cl1V€1‘ Sa d a uwcondo una linea coerente dal principio alla fine. I nessi sono espliciti e
.
na dlgmssione Volutamente potuto ,d_ _ 1mmag1narsela
’ . Ella esor d‘1sce con u- I vari aspetti della questione vengono lumeggiati con frasi articolate se-
ifficile sulla vera e s ll f 1 ' condo un disegno rigoroso 35. Gli elementi di contatto, dal punto di vista
sulla necessita che uno str ' u a a Sa Superbla e
. an1ero so ratt ' - lormale, con il discorso diA1cesti ad Admeto e con quello che Fedra
nere 1 contatti con la gente Il disicorgo di 111121 S1 <11rfmda cura dl mante-
- . , - ea e1 vv. 21 -66 ‘ - Vulge alle donne di Trezene sono molto notevoli. I
te1'1ZZal50> 1n una misura eccez'ionale anche ' ' 4 e Carat
za alla generalizzazione. Medea non esprinI"i1f::rdEL1r'lp1d€" :11? u'na tenden- Lo stesso atteggiarnento Medea rnantiene nel suo dialogo con Creon-
riflessioni sulla sua situazione v1' ' egl Stan lc. Costui osserva che ella E: maggiormente da temere in quanto donna
- -» ammo’- ma le 'm|ggia', alludendo velatamente alla conoscenza delle arti magiche che si
puramente soggettiva Le difl-1201:£i[2i1i1::11inea11I;r0¢lpett1Ya pm ampla e non I
. .
caratteristiche ' femminil
del sesso ' a esso
' s1 trova sono que 11 e -1 I uuribuiva a Medea. Rispondendo nei vv. 292 sgg. a queste accuse, Me-
. , .
ma dl fronte ag1.1 uom1n1. e che s1 trova
. ._ la donna> e\ costr t 1n cond' ' ' d‘1 1nfer1o-
1z1on1 ' ' dea prende le mosse da lontano. Ancora una volta ella generalizza e po-
'
de1Pr0Prio corP0 e non puo~ sapere se costui€ etauna °°mP‘atS1
b “I1 Padmne
-
nc il problema in una prospettiva pifi ampia, non circoscritta al suo caso
e se é la seconda eventualita a verrfi
' cars1' e se non accade
uomoche
uomo O Camvo’ pc-rsonale. Ella viene a parlare della sop/via, intesa pero in un senso piu
11- marito
- con-
: Cfr. vv. 119 sgg_ “ Cfr. in P articolate i vv. 215-18 e i vv. 241-43. Nei vv. 215-18 gioca la contrapposi-
.,~,~_ YV- 78-79- ulonc tra. 1"essere’ . (coloro
. che effetuvamente sono . ,superbl, s1a che non
. s1 facciano vedere
_ I_- In proposito anche E. SCHLESINGER O E ' ' 1 - -m chc ITIVCCC entr1no 1n contatto con la gente) e 11 sembrare’ (quel 11 c he come M ed ea non
saggro e ripreso da << Hermes >>, 94, I965), pp_ 7’9-8Z_ L’f,’§‘?,f1Z‘;i,fM§,f1e“’ In Coueczlmn Cltxlfl mun troppo portati a uscire di casa si procurano cattiva fama di pigrizia e di indifierenza):
stamente che 11 modo come la nutrice si esprime aI1’inizio della tg O§§el:Va" tra I altro’ gm? Hmcrpretazione giusta dei versi in questione é nella sostanza quella data dal Page, Medea
e sernphce ed asc1utto dei prologhi delle tragedie pifi tard - '1 rage 1a e_d1verS9 dall_0 st1- cit., pp. 87-88. Significativo E: anche i1_ modo come Medea si esprime ai vv. 230-31: Me-
s1 e 1ns1em_e la mancanza di un rigoroso concatenamento d'e. I mo’ (') esagltati) dl esgnmep dea vuol dire che la donna 2- i1. pi1'1 infelice degli esseri umani, ma invece di Bpowof. 0 simile
statossergptnga della nutrice e accrescere cosi la tensione I penslcn mtende nspecchmm lo t'n|n'cssi0ne fa uso di una perifrasi ‘filosofica’ come << tutti quelli che sono animati e hanno
r. ristot. Poet. 1453b.28 s "Ea ‘ ' " .. i tcllctto»
uu Ill 1 . Piuttosto fuori del1’ord1nar1o anche per Euripide e che la sentenza finale s1
oi. 11oO»ou.oi. énofiouv sifiéwag xoni. ynggaaxoviztgércggtggsurw 1L1')£E’aaaL Tfivfipagw C69-nap rnlcmla per quasi quattro versi. D’altra parte 1’enfasi con cui Medea al v. 257 richiama 1’at-
x-;£¢;:QUo-av Tobg Tcamaq flw Mfiaswwi , P xon upr.11L5"qg s11ol'.r|o'sv omo- '
lrnrmonc sul fatto che non ha una madre, un fratello, un parente ch e 1a possano aiutare e
Cfr. Eurzpzde cit., I, p. 131, mlmlata in funzione della I1C€1‘C3. della collaborazione da parte delle donne: e chiaro 11 nes-
|m1'un0\'5v a1 v. 259.
36 Razionalismo e senso del tragico nel teatro euripideo Alcesti e M66168 37
lato di come aveva voluto intenderla Creonte; e ancora una volta le dif- - ' ' ' di uscita se non
terna e non veda altra v1a
lll||»1>slogl1 dalla s11'uflZ1011¢ es
ficolta
S1d in cui
. d.si é venuta
. a trovare vengono spiegate . '. . d a , Medea
. con con- in-lln 1llStI'1il1Z1(?i1€ d1 se s’§ts]s1(;.neceSSitfi della morte vienfi: lasciato Cadere
eraz1on1 1 ordine generale, nel senso che 11 sapiente , H1 quanto tale,
ha la vita diflicile, perché agli uni sembra dire cose inutili e agli altri rie- -8'1-nonc é 1 motlvo_ e 1 d un pun t o di vista e-
. . della trage d1a (naturalmente,
m-I mrso _ ma S0 .O 3. a Con 1 , amvo
. ch. E -
sce 1nv1so. Come nel discorso alle donne del Coro, Medea coglie certi a- 1o la cosa s1 sp1eg .
spe tti dell a realta,
‘ ma tutte e due le volte ella esaspera 1' contrasti e re- I""""‘ "Ha Struttum del Rerlgtglggssume invece uno sviluPP° enorme 11
senta le cose in modo che ogni mediazione appare impossibile. La Psua um C In sua Ofifirta dl Osillta I l discorso alle donne del Coro giocava un
mm ivo della .V¢Pdetta’ C 6 to roprio questo esasperato des1der10
situazione cessa di apparire qualcosa di meramente personale e in uno ruuln molto l1m1tat0; e_, K212 e nCo)St,it};E1iS¢e 11 motore propulsore di tutto
s forzo estremo di autoriflessione ella arriva a vedere i1 suo caso come la
manifestazione di un di sag1o ' che investe
' " generalmente la soc1eta ' ‘ del
cll vendetta da parte d1 6 ea -~
p1u ll rvslo della tragedia. _ . na Osizione di Consapevole conflit-
suo tempo.
Appare chiaro pertanto che il personaggi0 d'1 M edea e‘ struttu'rato, al- H mZi°Cin,1° dl FedfafilIf)(:;::11l11I’es;losioneirrazionale della sua fol-
meno fino a questa parte della tragedia, secondo un’articolazione interna tu con la pass1onech1e gall: tragedia N611,Aleesti la lucida volonta della
che coincide nella sostanza con quell a ch e abbiamo individuato in Fedra llu nella parte 1n1z1a e e - . . . -1 bene dei figli 5 non
- - ' non s1 I‘1S os1 per 1 _ _
e in Alcesti ’°. Secondo lo stesso ritmo interno il raziocinio succede allo ilmma dl eslgere dal flttoriahson la passigne che la splngeva 3 Planger?
scoppio incontroll ato della passione' e anche 1n ' Medea 11' modo luc1d ' W mmmente Comlrll It (11ziale e con il terrore della morte che s1 espri-
rigoroso con cui ella si esprime nel discorso alle donne del Coro eo ae ‘UNPC
C . . . . ,- - -
d rfionte appare 1nconc1hab1le con 1 irrazionahta del suo sfogo all ’interno 11"‘ "Qrfitamenti1S11d
. 3 Sana 6 e,
(1111);’ ma pur tuttavia' nond E:Esulla
ll tra edia e
continuita del
H ri P ide sembra
_,
P?‘1-
sotto
e a casa. pmmgg1o che batte l accentgiscizniinuizifi tra i due .mOmenu _ In Medea
"flue 1ntenz1onal_men1I? flrsi e di ragionarg Sin da quando ella compare
Nel discorso rivolto al Coro Medea esprime ai vv. 225 sgg. la sua
conv1nz1one che la sua vita e finita e si augura di morire; e la necessita l"""Ce 11 mO(.1O d1 esEnm€ in termini di frattura e di OPP0s1z1one C011
d ell a morte, in ' una prospettiva ' p1u" generale relat1va ' alla condizione del nulla $03113 51 P°n€> e VH0’. - bb' di disperazione al1’interno del-
la
_ donn_ a 1n' quanto tale, e‘ nuovamente ribadrta' ' al v . 243 . Ritorna quin d’1 l~i|-razionalita del suo sc0PP11<E di ra C111a€<E alla base di qmsto Scoppio it-
‘ ' dig ore
la C1183; d’a1tra Part‘? peroyl , d1. vendetta -
er il marito e il desiderio
11 motivo della necessita della morte che Alcesti aveva espresso nel di-
scorso a Admeto e che sara alla base di tutto il discorso che Fedra pro- razionalmente emotivo — Z relgotentemgnm’ ancha dopo Che 11 pm-SO-
nunzia d opo ch e l a nutr1ce' le ha carpito ' 11' suo segreto ” Ancora un 1- wmmua ad essere
ta sembra dunque che il personaggio tragico senta il .condizionamento a vo nagglo compare sullmvol
a scen a . pQuesto atteggiamento
tg Compambfle di flggressivlta
Con la lettera Che Fedra(Che
la-
nun £: nemmeno 1qr1_tanaII_1@11 rovocando la rovina di Ippolito ma C011
3‘ Cfr. anche LESKY, Die tragiscbe Dicbtzmg cit., p. 163: <<in echt euripideischer Tech-
win scr1ttC:i1_ prima (11111'1O1'1k1;E,0E nome) ¢h€ Continua a CaratteriZZar€ Mei.
nik_beginnt nach der Parodos d_ie Handlung vollig neu. E' h' l’intento 1 sa vare 1 suo _ . msabfle per A -
1ne ru trova
spr1cht» ecc. Non completa corrispondenza nel testo di Euripide 1g gesammelte Medeia
l’osservazione del ' ' ere uno sv1lupp0 1mP _
POHLENZ, La tragedia greca cit., I, p. 301, secondo cui prima che Medea giunga alla <<chia- dc“
vrstipcrmam al personifglo
e per Firdgl; 6 Me ea coddtiizua ad essere la Prota80n1st.a della tra-
rezza dell’intelletto>> ci sarebbe un periodo di <<oscura meditazione» (in modo analogo il
POHLENZ, z'bid., p. 308, osserva che Fedra prima di rivolgersi alle donne di Trezene << frat- ' ' la ne. ‘ t 1e da
tanto, ha avuto i1 tempo di padroneggiarsi»). Un accostamento tra Medea e Fedra e stato “film Smo a i ' ' ' endetta C1’fl1'£1?a Pane» non C a
fatto, in termini che condivido solo in parte, da E. VALGIGLIO, L’Ipp0lit0 di Euripide, To- Questo PrepOtente (1§Si(i€ii1:O(1111U:7O110 di S‘; stessa. E lei, anzitutto, che
rino 1957, p. 45. Ultirnamente anche CONACHER, Euripidean Drama cit., pp. 35 e 188, ha
‘Wm-mgere Medea a Per .6 am astuzia riesca ad organizzare e a portare
accostato, per quel che riguarda il succedersi di un momento passionale e di un momento um freddolcalcolo e Ia%10I111a1e Si Svolge Secondo la tecnica (kn, mmgg
riflessivo, Medea a Fedra. I1 Conacher non sembra pero che abbia fatto n’ al' ' d
de1 pass1 1n questione; e non cond1v1do 11 suo punto d1 v1sta secondo CL11u 11 an 1s1 a eguata
d1scorso d1 Me- ll tcrmine .Su0 Plano» 1 q .
1lu '
o eccez1ona 1 e in una fase
_ _ pifi tar ,a
dea dei vv . 214 - 66 e << a p tece of rh etor1c >> e che Fedra nel suo discorso alle donne di Treze- uhc cra desunata ad avere ud1;oEsL\11rip11P§e L,atteggiamemO dl Slmulato H-
ne esprime il suo carattere pifi fedelmente di quanto non faccia Medea nel primo discorso
alle donne di Corinto, che avrebbe essenzialmente la funzione di accattivarsi la simpatia ‘Mia
del Coro. Su una linea diversa rispetto alle conclusioni a cui sono pervenuto si colloca la "l"‘“°prOduZ1(1n€
,
alftdgga
nel Con rontl 1 re onte
. . E: Pflrte
d integrante del piano che ella
ris ettoso
o menzognero econP16:
cu1 P \ _ .
valutazione di Alcesti e Medea suggerita da PADUANO, La for ' ' .
3’ Cfr. anche Med. 226 ¢u)('hv Snécpfiotpxct e Hipp. 376 fimazzorze c1t Biog. ‘mm’ C051 Come’ pg d1
e?€1l\lI1p1Ol
Stécpflaptat
m~ll‘l1lena la moglie @116 8Id 1sliCi~ivolge al re Teoclimeno e 1n funz1o-
38 Razionalismo e senso del tragico nel teatro euripideo Alcesti e Mcdfifl 39
ne del piano che Elena e Menelao stanno organizzando; e certo e fuori - d 1' E aclidi e tra Ecuba e Po-
strada chi si vuole richiamare, per spiegare la scena tra Medea e Creonte, mmuio tra Alcmena efiEul1SE1e(ll?l]5lfu£Z1d€’ lgii qiiesto aspetto Medea ha
al ri spetto d ell’ autor1ta
' ‘ che era propr1a
' de1' popol1' or1ental1
' ' 3“. Medea ha Hmcstore nella parte 1186 e_ ' . - ' ' F dra-
davanti a sé uno scopo ben preciso e con piena consapevolezza valuta le mm compless1ta sconosc1uta 81 Pfirsonaggl d_€l t1P.o d1 - Alcest1 - e- ' 6
varie possibilita che ella ha di portare a termine il suo piano di vendetta Mt'1lC21 1 - ' "
P. - I r1cco
l sso e 1u
. e. 11. Personagslo P1“ °°mP. 8conosc1amo
d1 art1co laz1on1 interne
del suo teatro, abbia rnai
sino a scegliere quella che, data la situazione, é la soluzione pifi giusta 3°. the l:ur1p1de, per quello che no1
Ma c’é di pifi. Pifi volte, e con piena consapevolezza, Medea si appella al ~|-1-ato. , ' ' a com’é n0'E0 i1
pr1nc1p1o et1co secondo cui bisogna far bene agli amici e male ai nemici i L’estrema compless1ta del.
Personagglo d1Medea' dmiv ’- d1- V endetta
C1 1'10 ’
e inoltre, come Alcesti e Fedra, Medea fa suo un valore tipico della cul- Mm I110m@nt° di eSaSperaZ1.one Q31 fatioficllia €filS:Ic1)t1‘fleS(;11§I'ldi in conflitto
tura ar1stocrat1ca quale era la ricerca della gloria e dell’on r ‘° I l umtro Giasone coinvolge 1 suo1 St€SS1h gle a Mcadga ai bambini Che ella
modo il personaggio si sostanzia di un contenuto culturale, 0chee va
. n ta
bene um il Profondissimo afletto materno c et gé now Si rivela nel Cdebre
al di la dello scoppio irriflesso della passione. tlnvra luccidgre. Lo ssfitgoé agcllitgugsoloologo gstato gia da altri PM
Lo scopp1o dell’odio contro il marito é invece riservato alla scena del 'mono ogo e1 vv. I " -
. ~ he ui vi si indugi. _ _ _
p r1m_ 0 mcontro
' con
_ Giasone
_ e alla scena finale dell’esodo“ . In queste V111“-‘ anahzzato {non £3 Opportgwacmioqparere qualche cenno d1 ch1ar1-
part1della tragedia la vlolenza dello scontro raggiunge dei livelli es res Un punto pero mer1ta anco , _ ’fin d 1 monologo ai W_
s1v1", per cu1 1 punt1 d1 r1fer1mento p11"1 val1d1 sono da ncercare nello mcnto. Nelle parole che Medea, p ronunz1a alla 6 6_ _ _ 1'()pOS1lZ1
’ . . SO-
P -
._
- ' dovro so ortare ma 1 m1e1 N _
"’78'8° (<< 6 Caplsco qllallllnaillfllé E Per uomini causa del P1u grandl
5"’ Cfr. PAGE, Medea cit., p. xrx. La tesi del Page_é tra l’altro confutata da Medea stes- NU ClOI1'1l1'19.1I1 dal studiosi Pespréssione un Violento Q011-
sa, a_1 vv. .368-69_: <<cred1 forse che avrei adulato COSIIU1, se non per ncavarne un vantaggio e 0 44
1n v1sta d1 un piano? »
”LCfr. in particolare il discorso di Medea, subito dopo l’uscita di Creont dei 6 \
409. a cesura che H.-D. VOIGTLKNDER, Spdtere Uberarbeitungen im grossene,Medeamdni vv. -
logP, <<Philologus», 101, I957, p. 220, postula all’interno di questa rbesis, nel senso che la
prima parte, sino al v. 386, rivelerebbe una Medea profondamente calcolatrice e la seconda
. .
IPYes“:'.?: :;?.?; 1: am}. 1.. .8 L~-P- ama at e=é1<:.%:i§*"i
- ' - erotico
odu o espress1vo
gngllCV21 lamante,“che, <51 e 0 g ow (ppéva xabouévav 1161319. E Medea: (:0 1§0r.Y%ot\ Né-at.
- con £111' la donna. ac-
parte invece sarebbe dominata dalla passione, non mi pare che di fatto esista. Anche nei vv. 51‘," 0" €p.ou.6p.ow,- I ov 5 ELIIUEIIG
" |‘}q,g"1:oc_,
,
U» ya-{mg -1 , 1 1
I su 8 stcomoag 11°
),(,,v- | ayw 1:2 W19 E
h I Medfia come
386 sgg. Medea continua a riflettere sul modo come realizzare il suo piano di vendetta, '7|M)sq 11IP5Q 'i'1lW¢.., fi7V3'59> Ex ~ L ‘ 7tu'n:'fi0'g xkuwv. Anc e P6
prendendo in considerazione le difiicolta che si presenterebbero nel momento successivo al 'm'_ xou
. (P noi’!
1, Tl 0'0 U cu.h l f‘~l1UXTlV xaxwg
tto bene GE
- mte la
a venn-e» Wsua venuta e‘ so ttolineata tramite L111 PY°¢¢'
delitto. Le valutazioni che nei vv. 378-80 sono espresse sotto forma di interrogative indi- pm baflo uomo << a H - . .
Q51z1one d1- grande nhevo, ' ' - I11 a _ nel frammento
_ _ d1 5Medea
affo la
rette nei vv. 386-88 prendono forma di domande dirette, ma questo non comporta un cam- llllI1L‘I'lIO per cu1 "T17k13E€ aPP_are _m P tr e
~ 1310 er la sua mente che l')1‘11C1€1V9. d1 .des1der10, 111611 edea .
¢1t_
biamento nell’atteggiamento di fondo di Medea di fronte alla situazione. Del resto una spe-
cie di dialo o interno era implicito anche nella prima parte, come mostra l’attacco del v. 381 Wnutaullc_ erira»
dqujuolno a sua6 un1'lleIf1:lgli'1SL1lF31'1(lO
a Giasone e facendolo sofimre. - e cita M
(ll PAGE, insiemfi ad1
617$’ 'e'v 'clg'i“Ior. 'n:p65'ow1'sg. Significativo é anche l’uso, sia nella prima che nella seconda H gg 'd EU" 5’ énol. Tl 601% U~07\.o'Jv . <<a. common - colloqu1al phrase»conto del IOVCSCIH:
' 1-endesse
l" '07’ consi em— ' S fl - d1re1 che_ 11 Page . non s1 - . ro non d 1
altra- passi- anche 11 frammen to d1 a o ’ .
parte della rhesis, di termini uguali o simili relativi a1l’intrigo che Medea prepara: cfr. v.
369 wsxvwuévnv e v. 382 wsxvwpévn con v. 402 rsxvwpévn e cfr. v. 372 Bouksépata a uesto e marglna le - s1 tratta . d1 accertare 11 ve . arebbe
.
""'"‘° della f.°.miu1§ er9n'ca")nll gonfronto con il frammento d1 Saffo mostra f°m.e S
con v. 402 Bouksfiouaa. Addirittura, la seconda parte sembra caratterizzata da un maggior rivcndicare d1r1tt1 d1 P1'1°r1ta
- - del1’an1mo - d1' Medea, - un 1'€SlCl1.1O dell ' antico am0r¢
l. 1a . on contri-
senso di autoanalisi e di autointrospezione con un forte senso dei dati di fatto che condi- Ilmtl. law Post“ - re» S1.a Pure nel t 1o -~fondo '
a art1ene alla pre1stor1a _ del . personaggw _ ¢n L W)- .
zionano la donna: cfr. v. 404 épéig 61 'rto'to')(s1.g e v. 407 1-':'r:l.o'"m.o'ou.. E solo nella seconda par- um confrontl del marito. Tut 0 C PP . (<1
|m,,,Cc alla ¢Qmprens1one della trageidm. 1:5/let;:t€t§'j?a 1gonna dice ¢hene1 ormai
vv 22829 s1 trattaOV‘? Y Ypro-
d1_u(111_
te, alla fine della rbesis, compare una riflessione generalizzante.
0
Questo aspetto del personaggio ha (con una certa esagerazione) messo in rilievo A. mun' xotlwq " sottohnea ' la consapevo ezza d a- W 496-97 Medea ncor ‘ d 8 8Li abbracc1 . 1 una -
MADDALENA, La Medea di Euripide, <<RFIC», 91, 1963, pp. I29-52 (cfr. in particolare pp. - ' ' - del resto quan o n61 _ -_ , - - ' ei confronu delmar1-
""""‘° meverslbde)’ e ' ' ll bile 1ud1z1o d1 r1provaz10I1¢ I1 . G-
132 sgg.). Nel contesto della sua ricerca il Maddalena trova dei punti di contatto tra la Me- 1 ontesto d1 un mappc Q 3 . 1 om ortamento d1 111150‘
dea diI Euripide da una parte Wm lo fill
1 He c' sc0p0 di ifar W risaltare
499 5gg,,11168110 la Vergogna de li e iaig arlera comediadrim. un
. . e. l’Achille omerico e 1’Aiace sofocleo dall’altra In c con fiecgsgreparano dove Medea aifiermadc pifi degno
G15 H. STROHM, Eurzpzdes. Interprerationen zur dremzatisc/Jen Form, Miinchen 1957, i I o - -2 ' ' e
p. 6, aveva notato la corrispondenza tra il secondo episodio e l’esodo. Successivamente lo ml)» I viynziigsclusivamente Perch‘: egli dl {roam a/Isle $16 mgnof EuriPideS, London I96?’ P’
SCHLESINGER, On Eurip ides’ M e dea c1t., ' pp. 76 sgg., ha sviluppato questa osservazione, ‘P Dc". Ijinterpretazione di G. M. A. GRUBE, T "1’ M Medea accecata dalla gelosia, 11
mostrando tra l’altro in ambedue le parti della tragedia la somiglianza nelle accuse e gli in- "“ivm§5ta
| 5 1 L‘ 1 1 secondo
, . cui Euripide
~ ' ffiF¢bb€ l€1. non lo
sottohnearc
mentre ~ P111
a e_ -' ’(C qlmsto G‘das one glielo
sulti che i due si rivolgono e richiamando l’attenzione sul fatto che mentre nel d ' l“' '° Chg .13 figha dl- Creonte. e8)gr11?iv3:1; che veda nel testo P1“ d1 quello Che C e'
sod1o e Giasone che controlla la s1tuaz1one e parla per primo nell’esodo invece secon 0 €p1-
la s1tuazione uvrchhe ricordato ne1 vv- 557 5 __ , __ XEU db
é rovesciata. “ Cfr. sotto, PP- 99 sgg. ' ama | i)up,bc_, 8% xpaicrcrwv twv suwv 9°" V
‘Z Significativo e il modo come Medea accoglie Giasone nei vv. 465 sgg. C’e qui a mio “ Kai. pavfrdtvw U5” PM "°7‘l"'Q°'w at ~ ’
-gmv, 1 i$o"rcsp p.sY£o'"cwv 011110; xotxwv l5P0'r:o1.g.
40 Razionalismo e senso del tragico nel teatro euripideo Alcesti e Medea 41
trasto tra la passione e la ragione, con la ragione che viene sconfitta dal ' 'dita che se_ re-_
t/aymés ‘S. wulc sguardo de1- bamb1n1 ' ' >>. Allora Medea scopre 1n0rr1
. ' la sua -
sc1agura ‘ Per‘)‘ due volte tanto:
sara - s1gn1-
Non mi pare che questa sia Pinterpretazione esatta del passo, che me- 1 Iwm dolore a G1ason61 , . 1 e. espressa ne Ha forma d1 una do-
. ‘ azlone
rita di essere r1esam1nat0
' ' ' '
attentamente da v1c1no. In slllv£l111€I1t€ questa consider 1
la fine del mono 0g0 . . que’
La razionalita che si contrappone ed é vinta dalla passione consiste- """"l“ Che Medea UV-O l e a se stessa. ' ' E verso 1 iano delle sensaz1on1 fi S1--
rebb e nel proposito di risparmiare i figli, sotto la spinta dell’a£lett0 ma- 11 11 alletto materno s1 r1vela add1r1ttura S11 P . ddla ene e
terno. Senonché — e con questo tocchiamo il punto ifi im ortante dell I
‘I“': M6 d ea Sen t e l a dolcezza
- ' dell’abbracc10,
' ' dis eratala del1catezza P S 01 0
li fa allontanare.
questione — questo atteggiamento di Medea di fronte P ai Pfigli nel corso3 I" *~'"flVit5 d‘_31reSpm.)1de1 S‘i1l<1>;:11;i)i>1iiae1 mliao parere vedere la traccia d1
del monologo non si manifesta in ragionamenti, non si articola in argo ul v. 1058, 1n tutto 1 mon 1 _ M d uesto 1a1_gOmentO :
- ' arte d1 e ea su q _ .
mentazioni, ma si esprime con l’immediatezza del sentimento irriflesso. nu atteggiamento r1fless%1\;<€i<g161ePifig1i anche fuori di COHMO11, Vlvendp
Sbaglia a mio parere il Voigtlander ‘° quando vede nei vv. 102 1-39 una Mcdga S1 rend? conullm arann0- ma ii significativo che questo vers0,_1l
serie di << considerazioni >>, che si opporrebbero alla realizzazione della Imicma Con 61la {abeirfontand dal poter indicare il tono dell’attegg1a-
vendetta contro il marito. Un esame stilistico del passo mostra invece *|'"‘le 1n ogni caso
- e '6 '
rso1su01 ' fig1C
1' oncluda_ un commosso..
che tutt a questa parte del monologo ha un carattere d1' estrema passio- ""¢’"t° Complesswo F11 II/Iedegexgiessa suPP1i¢a1;d°> quash Se stessa d1 H:
nalita\ 47 : si tratta dal principio alla fine di un appassionato e 'commoven- "l‘l’°n° Ch? Med? r'1XO(%€ ai e chiaro che l’aPt'ett0 di una madre per 1
te' appello ai figli, in cui Medea lamenta la necessita di doversene sepa- H|)2lI‘fI11a1‘€ 1 bambmi . er oc,he non ha nulla di irrazionale 6, per Chl V9-
rare per sempre. Anche altrove nel monologo il profondo alletto di Me suoi figh e un atte881am61? 0 ti termini Si pub anCh€ dire che corn-
dea per i figli si manifesta con la violenza del sentimento non mediato HM Vedgre la questione In l1'u‘eS l’ordine interno dell’univers0 5°. Tutto
dal ragionamento. Nei vv. 1040 sgg. Medea scoppia in un grido di do- sponde a c10 che e la norma 15: anche Se banale). Ma questa non 3. det-
lore, quando si accorge che i figli la guardano e le sorridono ed ell tluesto p110 anche €SS€1‘€Hg11iS edia 6 non é su questo aspetto della cosa
che si tratta dell’ultimo sorriso: << ahimé! che debbo fare? — grida ai avv. sa
m’ né mppreslzntatol nel? liag do richiami l’attenzione nel corso del
1042-43 — il mio cuore é venuto meno, 0 donne, quando ho visto illu- die Euripide’ In un q'ua slaslbldiiie sulla rappresentazione dell’immed1a-
monologo: 1 accept‘) lPYedell’aHett0 di Medea Per i suoi figli. Nel con-
“ Cfr., tra gli altri, SCHADEWALDT, Monolog cit., pp. 198 e 259-60; nouns, Euripides Wzza e della pzisslona Ha‘ e he si ostula P61‘ i VV- 1°78'8° “ene a
the Irrationalist cit.; POHLENZ, La tragedia greca cit., I, p. 304; H. D. F. KITTO, Greek Tra- trasto tra pass1one e rag_1°n¢ C * P. bero 01-Si in 1111 rap-
gedy, London 1966 (si tratta di una ristampa dell’0pera, la cui 1" ed. risale al 1939), pp. 19 5
sgg. e p. 202; LESKY, Zur Problematik cit., pp. 18 sgg.; SNELL, Scenes cit., pp. 52 sgg.; co- mancare, quindi 1 uno_ de1 due elementi che €l0V1?6
- I r .
P
. \ 0
NACI-IER, Euripidean Drama cit., p. 196.
4‘ Cfr. Spatere cit., p. 229. Oltre ai vv. 1021-39, anche nei vv. 1046- 7 e nel v 1058 si p0r1t\(/l ace
an’?tdilpifitrggdeiitgmente
- H. ..
Diller ha d1m0strato chi 1111111111
d ' I300 e Sbagllifi e
tratterebbe di << E rwagungen
" » 0 <<Uberlegungen >>. In conclusione, per il4V0igtléinder, << die . . . ' del v. 1079 H1 .
Erwéigungen sprachen fiir die Mutterliebe, doch fiber die Mutterliebe mit den Erw5gun-
diSSOC1ar€¢I (ISOUMUUZTE,
V. I044 e e V‘ I04 ’ OV 1 ;<ili(<31i)§1S111li1)l
' ' ' in due
d ll punti particolarmente .1-1-
e 0 S/£65 so emistichiofl - 11'1-
gen, die sie stiitzten, setzte sich riicksichtslos der fiupég hinweg». L’interpretazione del
Voigtléinder presuppone quella dello SCHADEWALDT, Monolog cit., p. 198, secondo cui an- . t1z10ne _ .
che l’istinto materno, come il flupég, si serve della <<Erwagung» e delle forze intellettuali
lcvantl del monologo edcondliauircigeiem i figli per Vendicarsl del man“) 11_
dell’E0mo. e ambedue cuhninano nella passione. dica 11 propos1to d1 Me ea
Caratter1st1co segno della ricerca di efietti patetici E: l’anaf0ra 1'5 Téxvot Téxva all’i-
nizio del v. 1021; e cfr. anche, sulla stessa linea, vv. 1025-26 1tpI.v o'<pQ3v 5vowflou1 xdvrctfisiv _ ,_ . . - centemente d1fesa
' dal PAGE 1 Me-
e1’15ot£p.ovotg I TCplN Xéwcpa 11171. e vv. 1029-30 éikkwg... I éihkwg. Un’altra spia dell’at- ‘“ La lezione éxsr. all 1n1z10 del __v. 1053 5 ..stata comm
' Qta I, 1'1 qu a1 C 1'13 confutat0
. _ TLANDER Spatere c1t., p. 224111 ,
teggiamento di Medea in questa parte della rbesis e l’uso frequente di 8'11‘ cfr vv 11¢,-4 c1t., p_. I491 e clg.1:1"g:ilE€S;7(g(€ta dal Pol-11@1'1Z della congettnra not]. LL11. sem io al pianto
1024 e 1035: la realta si pone di fronte a lei con i caratteri dell’irnmediatezza. . Coerente
. . 1021,
con
tutto cio 21 il ritmo largo e ‘sovrabbondante’ del discorso: cfr. per esempio v. 1025 0'<pt'§>v um Rufilndnahgiggzg e la situazione nel resto della trag6d1a- S1 P5151’ per 6 P '
. - logo con G1as0ne.
' - c fr. vv. 90I'5 6 922. 533' . hm Kinder
- 11¢
' b t,
3voto'z‘)ou. 2115111181-:'1Iv a1’16otl.p.ovotg, v. 1030 éuéxfiouv xotl. xoz.-ti-:E,dtv1‘}'nv vtévotg, ecc. E natural- M dea nel secondo dia __ _ _ d Cl1€ Mutter 1 _ _ _
1c"lnente Ign é casuale l’uso non infrequente di aggettivi che sottolineano Pinfelicita della ‘ll is (‘fr
- -- VOIGTLKNDER1 §Patere c1t.1 P- 229- “denn
- das Normale». Sulla stessa ass ne s1 e
. - linea d1 1nterP1'6'5aZ1
- ' ' O
. .. ll 1st
on na ( r. 1022 ot57u'.otv,
’ v. 1032 11 560'1."r1vog, v. 1037 — con ridondanza enfatica - luttpbv mt uberall 1n der g(/<i1rtefi€:1§:Ci’t P 33 Q Zur Problematzle c1t., p. 18.
Bndtfiw Bfiorov &7»'ys1vév 1." €p.0i.), cosi come non 1:1 casuale che questa sezione del dialogo sia I“ 1110 LFSKY1
~ 111 << n '’ i ’ ' ifiuto dell’infanticidio, Medea esclama: X11!-P6‘
interrotta da un’interiezione che occupa un verso intero: cfr. v. 1028 63 5uo'"cdt)»ou.vot "tfig 5' Tutte e due le volte, d0P° un reclso r
épffig ott’n°)ot5l.ag. Quando Medea riflette (e questo avviene pifi di una volta, come abbiamo
visto, nel corso della tragedia) si esprime in un modo ben diverso. S
pp. 267-75-
1
1‘. H. DI J
6 2' I
< 6,
42 Razionalismo e senso del tragico nel teatro euripideo Alcesti e M66166 43
I << propositi >> del v. 1079 non si pongono in contrapposizione al flav- . - mos
» come d1' qualcosa contro cu1' e‘ difl-lcile
mos,
’ ma — h a osservato giustamente il Diller - sono ad esso so etti e I 1111- tuttavia s1
. P6116 »del
~ thy
' n1festantes1
- ' 1n
' qualcosa che si PO‘.
88 sen- mmbattere: 11 t/aymos e v1sto come ma‘ ,, . - 59 1’ d1
Sul1>0rdiI1fl1iI %P1'-110'0'wv va inteso come <<superiore», <<pi1'1 forte», nel
h I I u
. r cosi dire all’estern0 della volonta dell - 111<T11V1 duo . Invece
' tou$0ten-
so c e 1 propos1t1 sono per cosi dire ‘dominati’ dal I/aymds che si IW PL ' ‘ ' ttosto Arch1l. fr. 67a D-1 111 quan
, v 10ser-
ve di essi per la realizzazione di se stesso In altri termini nel //1y/zzés nel, v. 1 05 6 nchlama pm - edea c0mP16$a la manifestazi0- .
- 1 - po-
si dice che il tbymds domina e fa sue — senza che per questo si debba 79 111- 11 c0inc1dere con tutta 16 P6150113 d1 M ’ 1 1
H1 . cs. *terna de1l’fl8116 - Ma 11 uno S t a cco netto
nto tra luso
che anche
del 'termine
' t/73171103
ll
a v.
del v. I056
stul are un contrasto tra i due termini - tutte le capacita di volere e di
1056 e al V. 1079 11011 C C’ dal .mom‘:
. b1l1ta
. 1 d1- controllo e del
agire di Medea: Boukafiuara al v. 1079 e1 certo usato in un senso pifi ge- - - ' _ resto
_ non ,e‘ C0506le_
nerale rispetto al v. 1044 e al v. 1048, ma proprio per questo, a fortiori,
comprende anche il proposito di uccidere i figli a cui si e precedentemen- 1Nude
. I 11.. nela Sfugglre
frammentoa_ O%fl?1J§0Sli1IlOCO
1 . 1'6 » i1 t/9)’/ads
domma . V6086 mvltato ' ' ad
1- << proposltl >> diautocon
Medea1
|r0I1arsi'. In ogm cas0, 11 1‘/Wmos Chg
te alluso, tramite la stessa parola, nel corso del monologo. - - ' - dall’esterno 6‘ qualcosa d1' Pflragonabile (6_
Qualche osservaz1one £2 necessario fare anche sull’uso del termine I"'°P1'1° Per 11 s\uO.1In-]éOrI;1VO) alla << malattia >> di fronte alla (111316 _Fe
t/2y m 0s
’ .C on t/2ymos
' al v. 1079 Medea s1' r1fer1sce
' ' certamente al suo 0d1o ' llmicostamento e Slgllll11caP 0’ imPr0Priamente1 a mio parere, ma co811en-
er il marito e al suo desiderio di vendetta: a uesto atte iamento di lll'2l vrene a trovars1.
q al v 8 gg ldt ha osservato
do la sostanza della cosal, lo Sghlittigxgadiversa da qudla(pur 1161 S1
Che qm
contesto
_ propo-
esasperazione Medea accenna con la stessa parola (si l - 1' ' 1'8
l’ambit0 di un discorso 'falso' rivolto a Giasone 5’). Tutto. 79 a pure ne -
cio presuppone 111 un mterpretazione
. 1 - e P6 one all’1o , d1. M6
nc) che 11 t/aymos s1 contraPP dea come un secondo io 1
1n pr1ma istanza - com ’é noto 5" - l’uso omerico del termine quando, per 60
esemp1o, Nestore rimprovera ad Agamennone in II IX 108 s . il suo che 1 estraneo > arr1va dal1’estern0
. . ' to dal thymés costituisce
I1 fenomeno per 6111 1’u0m0 appare domina
comportamento nei confronti di Achille, lo accusa di- aver ceduto
gg al suo . mente aveva tr0Vfl to piu volte mo-
t/2ym0'1. Mail problema posto dal v. 1079 della Medea e pi1'1 complesso. un’esper1enza
.
elementare che natural
eratura reca. Per ace ennare _
1 h
do d1 espr1mers1 nella lett 8 solo a qua 6 1 6 e-
Il Wilamowitz 55 espresse una volta l’opinione che il t/aymés in uesto . ' z1a 1n Il. IX 308 $88; 6_d°'
passo della Medea sarebbe personificato e si identificherebbe con C1un dé- :11-mpio ’, il lungo d1scorso
- che Achllle PTQHUH.
r1sent1ment0 ne1- con front1_ d1 A-
mone (<< ein Damon »). Questa ipotesi ha avuto una certa fortuna. A. Ri- minato 1n modo rilevante dal v1olent0 , - 1 0
mmennone (con nello sfondo la n ostal 8 1a P er la Patna lontana e 1 S6115
vier h a recentemente 5° nfiutato
' " '
l1nterpretaz1one da lu1' proposta in re- 1? . . ' 1 ti 0 della 1or1a)' - 116a1'me
' d1' Archiloco re-
cedenza 5’ secondo cui Medea sarebbe stata costretta ad agire da un veroP lort1ss1mo
. del
- valore anstocra' C ' Strasbur 8 01 e~ tutto un "1nve ttiva con-_
e proprio démone, ma ne ha proposto un’altra in base alla l 1 mituito parz1almen_te 1161 PaP1r° ‘ch 1 -g ' 1 I 11
lro ch1 ha trad1to 11 gmramentoi a 1ada1:§ti1:r'Ii::1111(d (<1]11Ei1n1 teocviolenta
e con roira
l’az1one della donna sarebbe da ravvisare <<l’émergence concrete qua e ne
des-
[...] puissances démoniques dont Médée tient ses pouvoirs ». La vecchia 1111101101 111 Ae5Ch' Sepfi 653- sgg., lecontesto di una situazione domina-
t 1 h ¢\ - - 1
es1 — c e era stata g1a validamente cr1t1cata dal Dodds " — é uindi rid' ICI16 P615» benintesp’ 1In-sdlscfl rle nso della necessita del risP61t° del"
mens1onata. Ma anche 1n questa formulazione nuova essa non q sembra1- 1“ dalle makdiziom ('11 Eqipo € M Seio che in Medea c’€=: di nuovo e di ca-
sufficientemente dimostrata: il Rivier si richiama a fatti (come i presup- In Giustizia che 121 figha d1 Leus). £1 6
p osti m1t1c1
' ' ' d el personaggio e la chiusa 'mirac0losa' della tragedia) che __ ' _.. 1 3 93),“ ipuxng
1 ~ wvz-:1.'tou1.
’ " L’acco-
nei vv. 1078-80 non mi pare che giochino alcun ruolo. I1 tbymds di Me- 1° Cfr VS 22 B 35 51111-19 Ilaxeafiah Xakmév O Yap I1) AMOWITZ, Der Glaube der
1 b Scenes cit., PP- 54 Sgg' 1 Wu 1 ha giustamente
dea nel v. 1079 si pone piuttosto sulla linea del frammento di Eraclito ulmnentO_e stato fa'tt0 C13 SNELL’ d ll’ dizione del I931]: P’ 364’ nota ’ ' ' ' al
VS 22 B 85. Qui ogni riferimento a potenze demoniche é da escludere e l .-111-111»
1
I, Basel 1956
,2’ h '
lrlstampa "1 6 - ~
sto frammento d1 Erac11to \IJuX'I1 6 da mtendere Com e <<s P 1r1t0 v1t 0»,
mast‘-rvato
. c e 1n 61116 " ER Spiitere cit., P-
ita >1 . .- 3 ¢ cfr. anche VOIGTLAND , . I
' V 111 2311. SCHADEWALDT, 31/€Q"f{f03SC1lf'hg{V;19dt)( Tuttavia 10 SCHADEW%I&1_3i1'1 M0'.'€l_O§nfia’
5‘ E_cfr. anche v. 883 fluuouuévn. ' '
.1110. 6116 65P11c1tamen te si r1 a260
a 0 riferisce
C a '
con consen_s0 1’ 0P inione del all-S1amow1
non z1_ _
C011-1C1d¢
5‘ C10 é stato messo recentemente in evidenza da SNELL, Scenes cit., pp. 54 sgg I", '98’ nota I (6 C£r"anch€‘p. ndita da intendere benlnteso cum Zrano s 1. _ onfu-
55 In <<Hermes», 29, 1894, p. 153, nota 1. ' 1.~11:.,1meita’ del 11111166
. . .1(un
L estra -
ta del W1lamow1tz , d1. espungere
_ 11
' v. I0‘d80 e z1one c <<e.
stata che
5° Cfr. A. RIVIER, L’éle’ment démonique c/aez Euripide, <<Entretiens » cit., pp. 64 sgg. , a r0 05 CO1'1S1 era .
“"' 1“ sua ldemomclta" Pip P al e cit. 1 P . 224111018 21111 P1136911?‘ ro r1a
rrazzoa - 1ntr0spez1o-
-
5’ Cfr . 11)., Essai sur le tragique d’Eurz'pz'de, Lausanne 1944, pp. 56 sgg. ""“ ‘L11 Domis’ Grecztile di Euripide che la sua Medea 18611615111221 la P p
5“ Cfr. nouns, I Greci e l’z'rrazz'0nale cit., p. 223, nota 2. u1l\I()1‘m€ all ab1to men
I“. Come fa Fedra».
I
44 Razionalismo e senso del tragico nel teatro euripideo
Alcesti e Medea 45
ratteristicamente euripideo é il fatto h '1 _ . . . t - 10 di Tarsg“, D’altra
c e 1 personaggio riflette sul tby-
més nel corso stesso del processo in cui ne é dominato (e il t/.2 ' - ""1" tra ll tragico atemese e 1a1»iS1:'i]e?i>)11ir11f:zi(1dn1e)ac1i coloro Cl"1€, C_°me 19
so assume in questo contesto una dimensione diversa-). Mantenendosiymos stes |ml‘lc non convince nemmeno _ d. Medw quale si €Sp1‘1I1‘1€ 1161
sulla linea del discorso alle donne del Coro dei vv. 214 sgg. Medea rie- A . ll, vogliono
hm ‘ dare _ a1 conflitto
, mterno 1
1 1 <<ma1i» _ >(xotxoi), d1. cui- M6 dea
sce con la forza del raziocinio a superare i limiti della sua situazione per- W‘ 'O78'8O’ una dime-nslom? mOfi1i?>.(nelsenso di << sciagurfi >>, << Sven‘
sonale e a inserire il suo caso entro un ben piii vasto contesto. La vio- piirla al _io781son9ol iii sgeggi égfilsa il tbymés, e non possono essere gfia-
1 0 I
enta spinta del suo animo che travolge Medea verso un infelice destino re» €1 113- 1 e ' . . - ' l1‘€StO, 1'16 9
appare alla donna, che riflette sulla sua situazione, come la manifestazio- i:",|'uti)21fli <<ci1nali >> a cui Medea S1 1.‘1If€;‘;i:Z§:G1'1;':lx\;.x20851;. fiil; dei due Vep
ne di un fenom eno piu
" vasto, d1' portata universale,
' che 6: alla base delle m-sso 11101101080» a1 VV' 1046-47 Co d i suoi figli e la sciagura sua‘ Han‘
sciagure pifi grandi che colpiscono gli uomini: i Boukszflpiovrot sono pre-
sentati da Medea come qualcosa di puramente personale (<<i miei propo- MnuMedea vuole ?ntend(1]o€i<iac11‘eei1:1ii:1];01:o
)€l'lI2lI11IOI'3.g1OI'1€CO _ _ che' i << mali >> di cui
e scia uracM1:dig
e eElat-
ea
siti >>), mentre invece il I/aymofiv é qualificato con una proposizione rela- lu iici vv. 107 8-80 altro non ir1d1§fl_H0§1a@;aS:2?1fia;li 61. Egnel contesto d1
tiva attraverso la quale si prende in considerazione tutta Pumanita. ll lwocureré ella Siessa C911 I ugjslolrleferibile accettare al v. 1078 121,16"
Certo, di fronte al t/aymés Medea soccombe, verificando il principio questa 111t€I‘p1‘€tflZ1S)11€’II1l~S€II1' ri P_ 1,accento batte non sulla iniziativfl
era clit eo secondo cui' <<e‘ difficile
' ' combattere contro il t/9ym0’s». A110 zione "ro)\.p:r']o'oo anziche 590W P-Eli °" . He in cui @113 verra a trovarsi .
stesso modo Fedra non riesce a vincere la passione per Ippolito, la qua-
le appare a lei come qualcosa di estraneo, una << malattia » e una << follia » di Medea;f1ma'SuHa
E si n’ cativo an E1-:11il%1]il££"llli:'lflO2i:11galZ’1lc;C1SiOI1(3 dei figli
' venga
lla vengesentata
etta con-
con la quale non riesce a venire a patti. Ma il razionalismo dei due per- ncl corfo della tragedia come in €l6I11:fI£:1L'11i1ISC::;1?lCiSgS1i\1I1_§iOnf1l1e€nt0 necessario di
sonaggi non si rivela in una ipotetica capacita di estirpare le passioni tro Giasone, conic quj-11¢“-Q C 6, COS . discussiona Quando ai vv.
dall’animo umano. Il razionalismo euripideo presuppone invece, con un questa vendetta . M_a1 questo1 viene
timamesso
Volta in
espli¢itaIn€I1t€ la isua,v0l_O.1;11L€l~
forte senso della realta, il condizionamento che 1e passioni e in genere 791 sgg. Medea esprirnfi Per 6 Pd d Sottohneam la necessité della C0-
una situazione non modificabile dalla ‘volonta’ impongono all’uomo. Fe- di uccidere i figli, 5; ((1115; in;ci;)l,<;Zigm Che in Seguito dare 68865 Eom-
dra tenta invano di sradicare dal suo petto la passione peril figliastro, e an: <<i0 piangO\-:6 __ -'. . ._ 611 stra era»; e' attf)
alla fine la soluzione piii razionale — 1’unica possibile per lei - consiste piuta; uccidero infatti 1 figli mig, nesggitisdlglpo Mt?C155annunzi Che d1-
nel prendere atto di questa situazione e porre fine alla sua esistenza. Con clic nei versi che seguono imme atafflc - to rivela il nesso irnmfidiflto
un procedimento non identico, ma analogo Medea riesce, con uno sforzo atrutta la casa di Giasone ella lascera gglgne della Vendetta 6 1,in£ami_
estremo di riflessione, a rendersi conto di essere dominata da una forza, 1'11‘? Per Medal susslstte trflltigniiitiiniagglic di Medea lasciano la scena 13¢-Eli
che é capace di imporsi non solo a lei, ma in genere a tutti gli altri uomi- cidio. Successivamen 6, . . some il Coro, gig, prima e
ni. Il suo razionalismo consiste nel fatto che il suo intelletto riesce a in- portare H fatak dono ama m'19‘::la 1)pbciS:lucl1l1’i(i:i"1:vocat,>ilita della cosa: << Ora
quadrare la sua situazione personale in un contesto piii ampio e a ren- grande monologo, non ha plu U
dersi conto, con piena lucidita, dell ’infelice destino a cui ella va inevita-
bilmente incontro, data la situazione. Una volta che il tbymés si pone M Cfr. POHLENZ, La tragedia greca cit., I, P. éog FRITZ Antike and modernq Tragodie
oz Cf; VQIGTLKNDER, épatere cit., P- 232 en F1.itZ'dg1 in questo suo saggio del per-
come una 'f0rza' per cosi dire extrapersonale contro cui l’impulso del- . - M 1'11-iterpretazione generale che _von di consapevolezza C una
l’a£fetto materno é risultato vano, il << capire » si esprime nel rendersi "'1-» P‘ .3541 a d‘ ' sarebbero caratteristiche la mancanza_ _
“ma d1_ Cema _\ écfr. in_
. p3.I‘t1COlfl1Te_
- Pi_ - gutzi
9) nonniisem ..1.6. indiretta
. - ( Cf1._ an-
“()fl{]gg1O C11 Mfidea, 1 cui
1 t@3t11TlO1'11
' della
bra tradizione
verosimi
conto della necessita a cui 1a situazione 'oggettivamente' porta. Come
1-1 Apfiw p,s}J.to e attestato in
Fedra sa che d ovra‘ morire,
' cosi’ Medea sa che dovra precipitare
' nella tre- '1 - r-' RIPIDES Medea, 11 C‘-Ira d1' P'.E1mS 1 6'37" Lei Ezig
~ -d' I322 P- 2 60)
tale natura
'¢<>7~u'n' <Fw E13 .
‘ lezione
da» non Permetteie In un
menda sciagura di essere1’assassina dei suoi figli. (IFLB
H A P ' La tradizione manoscritta' €L1I‘1P1(éea_?
SCOI‘1O1PAG> 1 E Medea Cit p
'* '- 151, 'coMJ~Tl0'w
- d0-
fa-
Fraintende i1 testo di Euripide chi vede nel dramma di Medea l’im- caso come questo una, SCI? lta meccanica. , 6I-iant or perhaps as t h c so rt of interpolation r r
' e << an actor S V3 >, - ' tations » ma qL1€St0 — p6
Vwbbc 6556“? inteso com‘ ' and excessively familiar quo , _ 1 teSti_
porsi di << forze oscure che afliorano dalle profondita irrazion l' d ll’ '- . - foun d in Pfoverblal
quuitly , Sayings o~ valere - ten d ere bbe P iuttosto a screditare e
ma, con tal violenza che non soltanto gli altri aiietti ne restanoa sopraf1at-
i e ani 1
> e
quel che un osservagion _ diretta del genere pu
0
_ . ’ dea cit ' P‘
_
momanze della tradizionfi 1!} f . roposjtg SCHLESINGER, On Euripides M6‘ > '
ti, ma l’intelletto stesso vi soggiace impotente >> e trova dei punti di con-
M Giusm Consldflazlonl a In P6 CONACHER Euripidean Drama cit., p. 195.
r cfr. anchfi‘, 41 Proposlto ' deivv.123 $88-> ’
1 F
55215525511:
1°Weder
Convahdarla. Per quel C1l'11;n1li;:l1;1rdI‘: F:E:1ta_1su datli di fatto sufficienti a
fnccva alla fine del suo saggio del I92 9, secondo cui Euripide era uno
degli autori piii congeniali con la cultura di quel1’epoca, in quanto in-
llucnzata da tendenze irrazionalistiche, come, tra l’altro, il freudismo.
dell’immoralita in conseguenza del razionelli 0 SV1'1uij))po dell figplsmo e Naturahnente, non si tratta di contrapporre una formula a un altra,
il fenomeno non riguarda << uomini di fortia mine’, I Odd? sosuene Che um di far progredire la conoscenza del teatro di liuripide; E. a questo fine
principi morali, come Prota-
gora o Democrito», ma che i loro discepoli << in massima parte» eran puo dare un certo contributo lo studio di quel modello di personaggio
diversi da loro ' ' ' ' A >- - ’ o the abbiamo seguito nelle pagine precedenti e che ha la§C1a'£0 3161116
siamorpochissimo
' '
' Om» sul for“ Pr11'1¢1P1 morah- di .Protagora
'informati- e ancor meno siamo
e Democrito
.informati sui loro di- tracce significative anche nelle tragedie posteriori di Euripide. _ . \
scepo 1 > sia P er q uel che ri guarda 11 ' loro numero che la loro personallta;- \ Anche nell’Ecuba, una tragedia rappresentata CO1'1_Og1'i1 probabilita
non si vede pertanto come S1' possa stabilire - - che costoro erano in . massi- quiittro anni dopo l’Ipp0lz't0, c’E-2 un personaggio la cui articolazione in-
ma parte diversi dai loro maestri in uan
. . to a m r ' _ '
' 11-rna si struttura in un modo analogo a quello di Fedra e degli altri per-
di cui parla Tucidide in III 82 siang da metterte 1al'11Iil£:iE'Che 1 fenl)m€I?1 mmaggi del suo stampo. Non si tratta della protagonista, ma di_un perso-
.
luppo del razionalismo . ione con 3-2171 -
e dello sconvolgimento del ‘conglomeram naggio la cui azione si esaurisce nell’ambito di un solo episodio_; del re-
tario resta ancora da dim .- sto, come si e gia osservato, la razionalita intrinseca a personaggi di que:
tirarsi degli intellettuali nzitlrdfg i IrloDi?ii1)dS pofltula anche un Crementei H- Mu tipo si esprimeva nell’accettazione consapevole della situazione di
Stazioné di questo fenomeno Hf P Ph lmon o e considera una manife-
I aim C € a <<generazione» che onorava il lui to e quindi di regola faceva si che la loro azione drammatica non aves-
mm P di A$¢1@Pi0 (il Cui culto com’é noto fu introdotto ad Atene nel zo 1 rw un respiro tale da estendersi per tutto1’arco di una tragedia.
a.C.)videanche1a p ubblic a2'ione d’ia I cunidei' ' iu -I - .4
fici trattatii Ocmtici S ’ _ P rigorosamente scienti-' Quando ai vv. I77 sgg. Polissena’, chiarnata dalla madre, compare
1 d_PP .
_ en -
onche mi sembra un procedimento pericolo-- nulla scena, ella e in preda al terrore e all’angoscia. Il fenomeno stilistico
£9 Pa? fl1‘<-I 1 <<generazione» senza distinguere adeguatamente 1 vari am
ienti sociali e culturali,'- e, com "e noto, e‘ un’ip0tesi
- - piu
-, che probablle, '
1 . . _ _
Cfr. I Grecz e Vzrrazzonale cit., pp. 21 1-42. r_
-1 ’ Cfr. M. I. FINLEY, Gli anticbi Greci, Torino 1965 (trad. dell’ed. in lingua inglese del
mm), p. 136. _ _ _ _ _ _ _ ‘ .fi . O1
‘ |‘sula dall’ambito di questa indagine la discussione del motivo del sacri cio v onta
tin‘ nel teatro euripideo, un tema che fra l’altro e stato oggetto di studi specificiz cfr. 1
_
50 Razionalismo e senso del tragico nel teatro euripideo
Verso Patrofizzazione del modello 51
per cui lo stesso termine
' viene ripetuto e in funzione del pathos‘ e a . . . ente la attenderebbe se non accettasse_ di_
' '
questo stesso fine tende nell’ am b'ito dell a prima. ,.
battuta linconsueta Hm‘ C ll futuro Fhe u1iiI)Y1'tab1iId1 osito La successione degli argomenti si
spezzatura a1l’interno del dimetro anap e s tico, che indica il punto in cui
“Wire
Ill I iwlflnon ladcla
Sewn O unduor d1'me
In Shelli
. riscontra
' , in' un etti
diverso
dellacontesto, nella
felicita di un
una sec on d a ansiosa
' domanda segue con ritmo ' '
incalzante alla prima ' donne di Trezene: 1 vari asp ; 1
Quando Polissena app rend e il suo triste
' ' ' un lamento 0'/Ir'\l.S (11 Ffidrfl alle _ h ar€ ben cl-Hal-O Q
5 .
destino erompe in - a
l’altro in modo c e aPP _
disperato, che si apre con una triplice invocazione alla madre e continua ll'lH|i()S01’10gF1'1C3.1111ll1'1O df£>iP3e1 ragiémamentoi; e un ordine analogci,
secondo i moduli espressivi tipici delle lamentazioni tra iche 1 I11|('(‘O
-
1
hematicita e segul
. - \ \ ‘t de ..
. .
Successivamente nel corso della trage dia, d opo che Ulisse e compar-
\ 1 i“ lien piu complessa, Medea) leligccultura aristocratica della ncerca della
so sulla scena e dopo che Ecuba lo ha pregato invano di ris arm' l nmdo il principio pr0Pfio e 1 dice ai vv 34748 (<< Se non Vorrb mo-
I 3 . ¢ I
sider azione
' l"invito
' che le aveva rivolto
' la madre di' su lic' Ul' d hire ai vV- 373l"_l74,1;1uan o 111:)ire una some Vgrgognosa e indegna d11e1_
pp are isse ia-
a - ' a su . - '
avere pieta della sua sorte. Fin dall’inizio Polissena assume un atte ""““a> Puma C - e 6 a POSS, ' ' in
ocia ' d'isso lubilmente in Polisse-
_
mento di superiorita nei confronti del greco- vincitore e lo invita a 38 farsi Ma questa ricerca dell onore S1 ass _ _ on la COnS1dera_
- '
mi con una riflessione ' ' sulla
1I1'1P1';EE:8.La sua situazione
necessité e C ha una duphlce
della morte _
coraggio e a non temere il corruccio di Zeus protettore dei supplici. Ella
e pronta a seguirlo. Con una serie di argomentazioni rigorosamente con- "-“me. Che. a morte
~ 6 necess
' ' otivazione
- ' "interna ' da mettere in re a-
catenate la giovane dimostra che non ea nessuna ragione perché ella vi- |l\nl‘lVaZ1OI'1€‘. C’e anizitiitto un? Igdi POHSSena- ella si rende conto che se
.
vaancora: il contrasto tra la passata felicita , quando a Troia' era 1 a fi glia viunc con la cultura aristopiiie incontro ad una some intouerabile If];
del sovrano, ambita dagli uomini e in grado di dare ordini alle donne di riuscisse a sopravvivere an _ di Schiava le fa desi e_
' di' Priamo
una figlia ' e a fferma che
_ il nome
\ stesso le Che la form Sta dalla
’
rare la morte. D altra par te Polissena
_ _ e consapeVO
.11 .
Glare Ella nfiuta
SCHMITT, Freiwilliger Opfertod bei Euripides, Giessen I 921, ed E. VALGIGLIO, IZ tema del- - - ‘ ' le contrastare i oro v -
pm-re dei Greci eche e 1II1pOSf1b1 6 ella aflflma Che é G necessar10 » Se_.
la morte
_ in Euripide, Torino 1 9 66 . P er questo aspetto Polissena puo essere accostata a Ma- _ In proposito ogni illusione. a v. 34
caria . a Meneceo, ecc . (cfr . an ch e W. SCHMID, Gescbicbte der griecbisc/Jen-Literatu I
Miinchen 1940, p. 466,- MARTINAZZOLI Euripide ' ' cit
' p 187, CONACI-IE E - \
, ., . - R, uripideanr!
Dra
I 3!
' Cf . . ~ "
0 SE8-'"P°1T°”"'E“EL?a"' Sé. ‘ rti- si- corr1spon_0n0
- d
ma cit., p. 150, nota ii; T. B. L. WEBSTER, The Tragedies of Euripides, London 1967, p.
I21). Ma la struttura interna di figure come Macaria e Meneceo si pone al di fuori di quel 1 Cf? 3;-7 ggg, 'Itp(.0"C(I. iiév... éitairrot... itpooiisbq 55 L3 due Pa -
- - ' do che il- periodare
- acquista un ritmo
‘modegp’ di personaggio che_ci siamo proposti di seguire nel teatro di Euripide. |\lIt‘1\C nel fatto che tutte _e C111? ,51 Chlyclorig 1.?vH§)55-56 con l’iminagine della g10Vflne Che.
r. v. 177 iiovcsp [J.(l"I.'EP, v. 184 Ssiiioifivoo Ssiiiafivw, vv. 192-93 pdtvuoov... p.o'i- ' I -v i1 frasfigglflfe 51 fa P1“ aml-310' ‘:7 ' '- 1" mortalita era uguale agh
vuaov, ecc. ‘mi
nllmivagmgofi Sguardi in mezzo ana altra fancmuei" 161 C51e a pzllytil e_ 11};/£'CC1’1Cl0l"1O si aggiunge
eimaic . un
.-
5
Cfr. vv. 177-78 p.&'i'sp pflvcsp ti Bocfiq; "ti. véov I xoipififioicr’ oifxwv xv)». AM, (.‘ d altra parte vl\f_- 321;£51331? qualche sqhiavo comprato chi sa dove che contaminera 11
. . - e alla descrizione
6 Cfr. vv. 203 e 206-7 . E tradizionale e‘ anc h e 1"immagine
' ai' vv. 209-Io di lei che infeli- ulu t mi-=c tocco
I _ fiecon im era ritenuta
una volta _ degna d_1. vivere
- da sovran a_ _aZiOne della decision‘: _ _
ce ('t'(X.)\.d.W(Z.) giacera nell’Ade insieme con i morti. '“"' Mm‘
1 C
fr. vv. I78 _ 79 e 205 sgg. In L-h._C1Hm
C 368 ou’ 5"q'coi,
" a Cu i se gue asindeticamente lenunci
,--EGTL . us Lvow" ’ o 6vx't7v.
um ‘W33, C Med_ 339 sgg. oust
52 Razionalismo e senso del tra ic 1
g 0 ne teatro euripideo
Verso Patrofizzazione del mode110 53
guire Ulisse e ai vv. 370-71 allontana da sé con piena consapevolezza . . ~' ' ile con il ri-
ogn1 speranza in un fut uro cambiamento ' ' '
della situazione. Per questo lr modalita dell’esecuzione del sacrifiggfii 321;: élfcompanb
aspetto Polissena si contrappone es li it mnmscimento de1l’asso1uta necesslta Polissena pmsenta dunque no,
p c amente alla madre e la invita a —
non << contr as t are ch'1 e‘ piu
" forte »,' anz1' ella va oltre e spiega ' razional-
mente il comportamento della madre come la conseguenza di un com- La struttura di un personaggli) cd)'ni7'€edra e degli altri Pcrsonaggi del
prensibile stato d’animo d’ira e di risentimento “: il t/aymds di Ecuba é WW“ punti
:'\‘|(1. » ncssopdi
stam CO1i:1aa1i1t1;)aC\(r)<i>1lt(2iui(l
o. unnco . pi-zrslonaggio
' si poneOrfiglggente
'II101T1:€nt0 , pass1onale(-ic;:$€:)g\i?£)>n@e ‘ essenzialmente
nto succescg--
raziona,
superato in una concezione che non lascia margini a reazioni emotive
inutili. I1 razionalismo di Medea consisteva ne11’accetta ' d -».<1@v¢i1P@rS°"a%g‘° *‘°q?“St~a uiiis ba ad ewe pr<>dwiv<>- .
d1 una situazione provocat a d a1 tlaymos, ’ che appariva ' allazione isperata
donn a ch e ne 11-. ll ‘modello’ continua qumdl lie cu dei casi sin qui considerati, 11
era oggetto come Lma 'forza' extrapersonale contro cui era inutile com-
battere. L’ accettazione ' ' '
della s1tuaz1one d1' fatto e‘ all a b ase anche de1l’at- mdopurdituttavia, C0med(ie113‘rl3'stO11121(;§11111lalns(i:ena
comportarsi 1 o 1sse _ presenta degli asPetti Pe-
teggiamento di Polissen a, ma 1n ' questo caso l’e1emento det erm1nante
' iiuliari che non si ritrovano nelle altre trflgfiiillfi-senso che a Polissena la
dell a s1tuaz1one
' ' e‘ 11' volere d1' chi' h a 1 a forza e una reazione emotiva Anzitutto, un elemento d1 r1f%_ess1o(111e1,1a Vita e che E piuttosto la ma-
di
ch1 non vuole accettare questa situazione é vista come qualcosa di inu- mm-re appare come una sorte mig 1ore (gm are gia negli ultimi anapesti
tile e dannoso ‘Z. tlrc 011616 Sembra d‘?gna d1 Fomplgntoinentg prima dell’a1rivo di Ulisse.
Nello stesso tempo Euripide intendeva confrontarsi con il d lllllii Cantati dalla glovfilne mm? latache viene pifi enunciata che dimo-
me nell a parodo dell’/lgamennone Eschilo aveva presentato il mo o co-
sacrificio Si tratta, 33 V30’ d1 un afiermazlonet di avere la sua i1T1P°rtanZa per la
di Ifigenia '3. Attraverso la narrazione di Taltibio ai vv. 545 sgg. Euripi- ""1131 ma la cosa non cessa per ques O i '° Per converso, Prima che
de sottolinea che al momento dell’esecuzione del sacrificio Polissena ri- vnlutazione che bisogna dare del personflgg 9 'tra la madre e 1 a_ fi glia do-
. - ’* ' lo odi addio
fiuta che le si mettano 1e mani addosso e aflerma che intende morire li- l’"hS$@na1aSC11a Sfxina’ C e un dla g 't ti " C’e da Parte di Pohssena un
bera e senza costrizioni "; ma questa afiermazione di << liberta » riguarda V" Eli éflatfipateucl Iionhffellgcznz §"<::1 snche un 'commovente' flgbrzficciq
nncnto su a sua sor <1 , - ' ' ' dul a a 6 em
“ Cfr. vv. 402-4. , {inn la madre. Si ha 1*1mpress10_1'1f=1 c1;(eeI<g11cliufilgigofilggig, anche se e
'2 Su una
_ 11nea di interpretazione
_ diversa si e‘ mosso POHLENZ, La tragedia greca cit I, npcttacolari, tenendo presen§iP1uat,:ere di Per Sé altammte emotivo del-
pp. -327-28, 11
_ quale, pur riconoscendo 1 a necessita ' della morte di fronte a cui Poii
trova, sottohnea, facend
'2 nignificativo che nonostante 681‘
_ o le va SL11' vv. 547 sgg., la <<coscienza d’autodcterminarsi, anche
ssena in
si
una morte
, che le
_\ viene lmposta» e conclude ch E '
e per uripide <<l'atteggiamento interio-*
re dell uomo e c1o che conta; per questo tramite eglt é 1n grado d1 preservare Ia parte pifi " bbe essere €$P°5t° ' 10 .di imrniserire
Per16° - - -_
vera d1 se e la sua rm muore Per salvare sol? Se itessa C C1? (l pottfcfnon degno di ammn-azione»: 11Va1g18h°u1;1
_ _ hberta, anche se sogge t to a d una coercizione esterna» Pit’: recentem
CONACHER,
_ Eurzpzdean
_ _ Dra
_ ma cit., p. 158, ha parlato a proposito di Polissena
. di un invinci-
€11t€ M mm morte in Ln? ail? d1(i:§Oi:iId1ci)nI:o1‘ns:idI1<:1'::azione della nobilta _de1 C0mpOrt:m:(?gfi:§1Ztig
bile senso _ d1 hberta e"d1 una aristocratica integrSJta che le permcttcrebbe di trasformare la “mu
mhm,queSta"pOSSfli1iit;ir<)Llalelfna
ma 813 PQ1'S_ significa forse afirontare 11 testo in base a un P- > é av 8é_
sorte a Clll e costretta 1n una espressione del o l1b€I‘0 volere. Ambedue questi studiosi . . d E£728
rllltiilclilsv 11-1 1de. 5’ "A15
duping’ 5uu,dt-cwv £7»:-:159§P°; lfitgfgllioéiaéa 1\:po<1'c1.i')t=.1.o'
di lgsciare la luce del LL Isple,
_
sembrano aver tenuto poco conto dei passi' SUI' quali si E: richiamata l’attenzione e che no
m1 sembrano 1nessenz1a11 p er una v al utazione del personaggio. Piti giusto, anche se piutto-n . ‘ ' ' lsensoce 0 ., 'd1t'Qdi ec.
|lf1§ m1 pare che vadano 1ntes11,Ad ne( 1 50110 dietro
, quest ’ uso d1 0L<Pl»'I]p.t. ,frasi 6. 1P 1 cOmph_.
sto restr1tt1vo,
_ _ é 11 gludizio di_ KITTO, Greek Tmg edy c'1t., p. 218: <xShe [...] accepts death llo scuro del ¢ ¢ , LS II 2a)e1espress1one
[...] willingly, her reason being that she has nothing to live for». E cfr. anche VALGIGLIO, 1'" ‘mdam ne - 0,. II ‘lmxfiv ot<p'{]o'm: cfr.
" ttvsullot 6 _ - d Si71au=Ad¢
s. 11. . . e hi._ . _Che
,7; dtqrrpts questa luce del so1e ,s1_' allontana
_ dal
- S1101
braocc
possibile‘
Il tema cit., p. 112.
13
GlLlSta1T1€1'1t€
'
Ed. Fraenkel (cfr. AESCHYLUS, Agamennon, Edited with a C "'1" dal fatto Che awlgn O d come vuole 11 Mendier non m1 sem 1.
IYYOQ T555 Possa 1n ' d1care 10 <<$gua1"
' 0” ca 1:655. Questa 1L166 del 8iorno a Po lssena
ry by Ed . Fraenkel , II , O xford 1950, p. 138) ha osservato ch I ommenta- 101.‘. 1035. e~ un pseudOP31'a llelo 1n quanto' man
d finisce 1
5ou)\.'f] 8 V» 357» 1-, a in questo momento
descritta e tra a della
' nella parodo dell ’Agamermone e la ostentata s1'Jo')('r1p.oo'\5v'r] grandezza dellaciiscena
Polissena Eu- - che se s1 6 _
ripide c’é di mezzo una enorme distanza : Pol'rssena (cfr. vv. 569-70) ha grande cura di na- nmmrc <<11ben@>>, 111 qui-‘"110 '?u“1* an = derebbero in futuro. . - 1‘ d
sgndere
_ A cio che gli occhi de g1i uom1n1' ' non devono vedere. I1 VALGIGLIO, Il tema cit., p. ll 1 mente
-‘ i mali ancora Pegglofl Che 1 atteri /:1 eszs' Polissena riP1‘end°1'°bb°
. 11 dlscorso- a O-
'° Su q11¢5t° fatto e sul fatto che con a 1' ta 11_ VALGIGLIO, Il tema c1 t ., p. 115_, s1 basa,.
113, nota 215, non pare che abbia colto adeguatamente l’osservazione del Fraenkel, che . -
v¢l1\V€V31I'1t€1‘1‘OttO alla fine_ della
_ _ parte canta _
1 Pohssena dfil. W, 177 -215_ e la Pohssena
_ . Cl€1
egli critica. . t1nZ10ޢ tra a . ' t situazione
fra laltroégpefi 1$§giegE;iS(1>i1osce pero che, 111 conseguelgggrliq?11$ rlioujietgteidiequesto stato
14
Cfr. vv. 547-52. Il VALGIGLIO, Il tema cit., p. 113, sostiene che questo <<e i1 momento , 2 S . I ‘ ' I118.
sublime del suo sacrificio, E: ii momento della sua redenzione, del prodigio che la morte
lulu l;4i)llSS(!l'13
. - si fa
- strada uno' zata.
stato d ammo nuovo»,
. - orata 116113
duce per Polissena >>; ma non riesco
' pro-
a capire 1n che cosa conststa precisamente la redenz1o- t|~tm|mO merita d1 essereanalizinf um insienm con 1 mom n¢n,Ade Che ¢1-3 affi
ne e i1 prodigio; il VALGIGLIO, ibz'd., p. 11 4, e,
‘ fr a 1’al tro, preoccupato del fatto che Polisse- 11 Lqdea pero del g1acere fir
-
parte cantata ora Viene ' - cfr ' vv. 209-11 C011 V- 41
<i1;1;€Ifi- 80
54 Razionalismo e senso del tragico nel teatro euripideo
Verso Patrofizzazione del modello 55
l’addio esso venga realizzato non in metri lirici, ma in una sticomitia . . -
lle Trozcme . - de ne
Eurlpl . lcosa
_ ha, fatto . qua
piattitrimt' ' b"-
e r1 glam ' ' ' e‘ anche 11' fatto che a1' v '
1c1, e significatrvo di l'nnn|, questo Personaggw ne- ’ ‘ due diversi modl
d1 strut-
. ' - 11 confronto tra . 1 - della di-
Euripide presenti Polissena nell’atto di reagire alla commozione. v. 432 sgg.
Infine, ' ll tum p letamente diverso, ' 6 h ' tiene 11 dovuto conto
tra 1 a parte cantata dei vv . 176-2 1 5 e il di scorso diPolissena dei vv. 342 1u|'1|rc l0 st6S$Q anc e se s1
_ Personagglo’
. ~ ,- ea della difierenz
' a della cultura 6
sgg. c’e in m ezzo un 1 ungo d1alogo
' tra Ecuba ed Ulrsse' e dur t vi-resin‘: della s1tuaz1on6, P110 dare un Id
dialogo Pol1ssena restava sulla scena, senza 1ntervenire, '° (Dal an punto
e questod1 - ' randi tragid. .- .. -
‘M mondo poetico del due gd' ofetessa invasata dal dio 11 personagglo
I dr 0
v1sta ammatrco questo non sembra una soluzione m lt f li Perc la sua stessa natura . 1 Pr - ' Pam“) . larmente adatto a d' ar--
cio probabilmente noi siamo condizionati da un gustoodiverso o e ce,da ma in 1- ,||. ( .,;133andra doveittfit apggura
I‘1I‘€ ad Eurlplde
interna di qu61 tmodeflo., che S1.era.r1ve
-
lo dei tempi di Euripide). Com ' ' ' que |l1'ul:lI‘S1 secondo a stru
to) 0 d unque s1a, la successione del momen-
( 1 n 0 0
» ' {econdo d1 1‘1S11 1 tat1.' N 6 l
1 I
so d1
_ Alcesti , d1M6-
r€S_ 7
______ _
56 Razionalismo e senso del tragico nel teatro euri
pideo Verso l’atrofizzazione del modello 57
ed Euripide as a11 a visione di Cassandra un carattere ' t l ' ' nel . - - ' ' l1’avvenimento: il ma-
senso che l’estasi della giovane donna e l’espressione di un pa delirio
0 og1coche
, n I'll" -*'Pl@ga le ragiom per (iul blsogna eljsii laelofifna della sua casa 2°.
pone al di fuori della realta. Le forme tradizionali dell’imeneo sono rila uimonio infatti Procurera ad Agamen bra riassumere il suo ruolo di prO-
Qui, ai W_ 3 55-64,. Cassandra s¢H_1l f tu1-O- ma ella non si esprime in
prese in un contesto in cui esse si caricano per lo spettatore d1 un patho
contrastante con la letizia che esse erano destinate ad evocare ' C d s lrl<'-W1, Che é “Pace d1 lnlrawlzdefe ltriu In realta la sciagura Che aveva
proclama con enfasi che felice e lo sposo e felice é lei stessa che . assan ra
va spo- mm ri miei, ma in ben art1co1at1_ tr1meCO1lnitanZa anche del suo matrimo-
sa al so vrano d'1 Argo 2°-. 11' modo d1' espr1mers1
' C ' della donna ricorda un mlpito la casa d1 Agamennone in C030 6 rappresentato sulla scena ad A-
celebre frammento di Saffo. Era tipica di questi canti nuziali un’articola- Hi“ Con Cassandra era un fattodamccl lle Troiane Pub PresuPPOrre tutta
zione interna per cui l’invocazi0ne dello sposo si equilibrava con quella lvne nel 4 58 a. C. e la.Cassa1? fyeévoecazignfi della sciagura che si abbat-
della sposa 2‘; e questa struttura binaria non I quvsta vicenda eomfi glfl not? ' fitanto 1’0ggetto di una rivelazione pro-
' so 1lo' I‘1tII1O
dia di Cassandra , a1' vv. 3 1 1 - 12, ma caratter1zza compare,
' nella mono-.\. mfl sulla casa d1 Atreo non5 P _ Cassandra S1 serve per svolgere la sua
del discorso an-
che nella parte finale della strofe ”. Euripide assimila quindi sapiente- lcl ica, ma.e uno strumento 1 cu1 . . .
ment e una tra d'1z1one
' che s1' poneva al d1' fuorl' d ll l ”
Nello stesso tempo, facendo uso di procedimentie espressivi a etteraturache tragica
abbiamo. di'n{()StraZ1(lni;arte
.n uesa del suo ragionamento
, . Cassandra si iskpira ?1pr1nc1pi1C<;
cesiaa1nem
gia analizzato in altre tragedie, rende l’estrema tensione emotiva della ct ito trladizionale secondo cu1b1sOgna giiegififilrlfgalfila fine: del suo di:
donna con una sintassi desultoria e inserendo nel tessuto della monodia (si ricordi Medea); 6 qugsto Stags? r3PCassandra si sostanzia quindi d1
frasi brevi ed elementari, che rendono in modo immediato il succedersi It-m-50, ai vv. 403-5. Il personagcfilo 1 Senonché Come incastonata in
incalzante delle visioni e degli stati d’animo 2'. mm cultura Che Henna nella rlra Zlmldaana postula la necessita di esul-
Quando, poco dopo, ai vv. 3 5 3 sgg. Cassandra comincia ad esprimer- qncste parti della sua_?/965”. Ove ' 2; ¢’é in mezzo una sezione tutt’altro
si in trimetri giambici ella sembra apparentemente riprendere un motivo mm per la S¢iagurade1propr1 n€m1C , Uri idea; Si assiste come in fierz
che era stato predominante nella monodia lirica: l’invito ad esultare per qhc tradizionale e p1u sch1ettamente eltergore del personaggio, ndla (11-
le sue prossime nozze. In realta si tratta di cose profondamente diverse. ml un Pr°¢@SS° d1.aPP".°§°”d1memO Illlimiti imposti dalla tradizione. In
Nella monodia, l’invito che la giovane rivolgeva alla madre e al Coro a re/.ione di una ratz151;a§:1aSfi)¢§iL;E§£:O, ai vv. 365-402, Cassandradsl pro-
partecipare alla danza nuziale faceva parte di un rito che la 'folle' Cas- csta arte cen I _ . . ° ' estino e1 V111-
sandra immaginava si stesse svolgendo in quel momento ”. Ora invece llllne diproveseiare Popinlong tradrfionélsnsficggia Lloinetta in m9dQ
6"
rilori Er prefer1b1le a q1_-lello e1 §1nE. i ide di Home ai fatti politiC1 dl
' 20 Cfr. vv. 311-13 pocxdtpnog 6 701111-5'1-ccg, I poaxotpioc 8’ éycb Bo1o'|.7\.1.xoEg léxtpong I xovr’ uutentico con 1’€!ttegg1an:1ent_<l>:)_l1 316-:1PreStO Si avrfi modo di accennarxri
f'Ap'y3;; cit gapoupéva (1’articolo davanti al participio mette in evid 1’
atto an are sposa al re d’Argo). enza eccezionalita
' del ‘l"°81i anni é facllmenle mun 1. e e ) Ijimportanza che Euripide attr1-
1‘ Cfr. Sapph. fr. 116 L.-P. e 112 L.-P. in seguito nel corso d1 questa ncercai dal fatto Che questa sezione del
2’ Cfr. vv. 321 sgg . ég oufiydw, fig ozlf7 lav, I 81.5 oucr
" ’, w
" 'Y|.1évou.e, o'o£, I 518050’, 65 ‘Exci-
ta, <po'cog. huisce a questa dindOStr?Z1Ol"1ee
2’\ Il _confronto _con il
_ canto imeneo
_ del Fetonte
_ (cfr . Supp.
I Eur., p. 75, col. 2, vv. 14 discorso di Cassan ra s1 ap §O1llV1i1T12:21?T1pi3.
. . ~ frase " 'di carattere introdut-
li Achei, certo
sgg.) e ut1le per f31‘Sl un’1dea della d1Herenza d1 stile e del tono estremamente concitato del- “V0: “ E lo di“.‘°S“erb Che 'qu€Sta'll€t1el1: f)Ic)l{1Lel>€:::131l:%erro al di fuori
la monodia
2 di. Cassandra. pusseduta dal d10, ma tuttavla Per 1 P
‘ Cfr., g1a all’inizio della monodia, il ritmo incalzante degli imperativi bivexe tcoipsxs
(e forse anche cpfiog cpépsz cpépa é attestato nella tradizione indiretta e si deve accettare nel del delirio estat1oo». \ d edimenti ormai noti dalle ana-
testo se nell’antistrofe si accoglie la duplicazione di éivays proposta dal Hermann) e dei
presenti indicativi créfiw cpkéywz significativamente Poggetto 1:68’ lepév di v. 309 é stacca- La dimostrazlone C fan? Sécon lo Ellofnodi di argomentare in perso-
to da una serie di due interiezioni. Una pura esclamazione, di carattere rituale, é il v 310. llsi delle Pagine Precedenu d1 ana Og 1
Ecfr . anchevv __ . 328 sgg . <5 X o p 6 g E5 cnog 6i ye 0'1‘: (Dome vuv
" xowdc crbv év Sdtqovatq &vd1x'co-
pov ilunnokw e quindi ancora, a v. 331, una esclamazione rituale. Un’ottima e concisa va- )
lutazlone stilistica della monodia di Cassandra h d . saluta» 11- suo pross1mo
' _- - ' t1'6 alt‘
matr1rnon1o,1I1 a ella
ccia lo pang
nella celebra 6 que‘1,
Su¢¢¢SS
m1mod1aCassandrfl non “ . 1- d 61' ' he non lascxa nessuna rfl . di Ar,
I 57-58. a ato SCHADEWALDT, Monolog cit., pp. . ' L111 C
25 Non consento con CONACHER, Euripidean Drama cit., p. 141, secondo il quale la gioia W‘ nwlem In‘ Consegulmlaviir 312-I3 Cassandra Parla delle sue 110223 Coflngos
I , - 0 .
con la quale Cassandra nell a mono di a << saluta il suo prossimo matrimonio » é una gioia -rea- wt non
go B 1 orgogho Con Clillfifie
sembra naseon _ 1 I161 wntesto
‘ enti»della
ne1 monodla’ nessun Se???
¢()1'np01'ta1'I16I1t0 O fdra ha richiamato
d1 assa
le, per le rag1on1 che p01 saranno sp1egate nel d1sco ' ‘° Sulla divers1ta de1 due 1T101T1
rso 1n tr1metr1 g1amb1c1. Senonche nella - - ' ' ' ' I5, I952: 241'
l’attenzione G. PERROTTA> LE “' Tmmne» dz Eur: P zde ' <<D1on1s0»,
53 Razionalismo e senso del tragico
- nel teatro euripideo
Verso 1’atr0fizzazi0ne del modello 59
1'1 aggi che si p 0s sonoaccostare al 1 modello , rappresentato anche da Cas-
sandra
_- Alla has eceunariida b ' -- Irnsn dell’accettazi0ne di una situazione di fatto ed ella stessa invita
GI¢C1 6 i Tr0iani_ I vari aspfiti d:H,i;IEei?i:1d§nt¢_ i 'l'nl1il1io ad aflrettarsi a partire verso le navi e quando sta per lasciare la
e est1n0 ei reci - dal tra
C01(11tra}(>;p0s1z10ne 101- In-mi chiede alla madre di non piangere per il suo destino. Per questo
aver procurato la morte d'1 m1g11a1a
' ' ' d1l0r0
' .
per colpa d1 una donna al sat 0
crificio che A8 amennone h a fatto della sua figlia
. e al modo come essi mo mqwl lo Cassandra sembra dunque porsi sulla linea degli altri personaggi
rivano sulle rive dello Scamandr ' ' - . " alw abbiamo gia esaminato. Senonché manca in Cassandra il senso tra- .
sono enumerati con ordine e secogdgliigon cl-I1 figh'e dalle loro mad“ _ uh-0 della realta, vista come un insieme di dati di fatto che si impongono
Si aggiunge (la legitrimita dell, 5° ‘ma r18°1"°S<>- E a tutto cib ml personaggio in modo inesorabile e doloroso, minando le radici stesse
fenomeni analo ghl,' e‘ sottolmeata
' accostamento’ nel Smso che Si tratta di clrllu sua esistenza. Il razionalismo di Cassandra non si esaurisce nell’ac-
11_ ncordo
_ d€H,inf€liCitfi den esplicitam
_ _ ente d a Cassandra al v. 379) wt I azione dei dati di fatto; ma esso per cosi dire investe dal di dentro la
. , e m 0gl 1 e de1 gen1t0r1
- - che sono r1mast1
. . 1n
. d‘
tr1a D , altra parte la c ' ‘ P " nu-ssa realta, che viene vista come organizzata secondo una sua interna
' , ontraPP os1z1one tra 1' Greci' e 1' Tr01an1
' - Vuole ¢sS¢r¢ I
evidente ed e ricerc t - - l'n'/.ionalita. In tal modo il razionalismo euripideo tende ad essere svu0-
. ,2, 3 a 8116116 nel parallehsmo d1 certe frasi e di certe e-
spress10n1 E anche - . mm di un aspetto essenziale per la dimensione tragica del personaggio e
' Per quel che riguarda 1 Tr0ian'I 1' vari' ar omenti
no elencati con ordine s g 5°‘ In schema di una successione di un ‘momento’ razionale a un ‘momento’
. 1 econdo uno schema che rlcorda ' 11- modo d1. ra-
81011-’<1r€ di Fedra e di Polissena 2“ passionale-emotivo tende a perdere gran parte della sua tensione in-
In quanto succe ssione
' d1‘ un ‘ momento’ emo ' ' Irma.
mento » dove il raziocinio e l’ elemento predom1nante '
t1v0-passionale e un ‘mo-
Cassandra s1- pone
dunque
M d Fnel sol co d e.ll a grande arte eur1p1dea_ohe - -‘ aveva cream Akesti e
e ea > edra e Pohssen a. Pur tuttav1a la cr1s1 del raz10nal1sm0 euri i. In realta questo schema tendeva ad atrofizzarsi. E istruttivo in propo-
deo feno ' - - nllo il comportamento di Giocasta nelle Fenicie. Quando ella compare
’
tamento meno
di 35531 C°mP1¢$$0
Polissena nell’Ecubad1era cu1l’artic0lazi0ne in terna e il compgr
. indizio,
solo un pallldo lascia le sue nulla scena chiamata dalle donne de1C0ro che la informano dell’arrivo di
tracc ' - Pulinice, Giocasta si ei-Ionde in una lunga monodia lirica, ai vv. 301-54.
e’ nova anm d°P°, anche In Cassandra.
Per dimostrare che il d estmo ' d ' ' '‘ ' - - . In questa monodia la ricerca dell’efIett0 patetico e costante, sin dalla
Qi Cassandra si richiama tr l’ 61 Tmlam
" P m18l10re
- - d1 quello de1 Gre-1. mcnzione che Giocasta fa all’inizi0 del suo vecchio piede e del tremante
d H _ d _ a altro all 1deale tipicamente aristocratico
e a ricerca e ll 3 810f1fl 6 parlando d1 Ettore e Parlde ella sostiene che uno passo. L’al:>bracci0 con il figlio, il cui volto ella rivede dopo lungo
anche se sono andati incontro a ' ' . 3' tempo e dopo innumerevole serie di giorni, e reso secondo moduli e-
hanno evitato l’0bl'10: Ettore 1n ' un 'destmo ‘l1'm°1't@, pur tuttav1a ess1 spressivi dove l’en£atica preziosita dello stile sembra corrispondere a una
H I part1c0lare deve la sua fama d’u0m0 ¢¢-
Ce ente e va oroso r0 r'
. \ _ P p 10 all ’ arr1v0 ' '
de1Grec1. -
Senonche nel corso dell forte tensione interna. Non a caso il ricordo degli abbracci di un tempo
traged1a e pI'Op1‘1O questo P r1nc1 ' ' P10 ' della rlcerca
' della glorla . presso 1_ 0-a di cui la madre godeva e sopraflatto dalla rievocazione del lungo esilio
Steri <rh<-1, 11€ll’ambit0 <11 una concez
n e svuotato d.1 Q 111. . ,
-
29. 10116 Coerentemente pess1m1st1ca, v1e-
- . . P. tli Polinice, << davvero desiderato dai suoi cari, davvero desiderato da Te-
g s1gn1ficat0 facendo d1re cose del enere a C hc >>. Un analogo uso dell’anafora E: fatto ai vv. 339-40 per rendere il
dra , Eurip1de ' ' ' nel suo discor
1nser1va ' so un pezzo destinato 8 assam
ad avere ncnso immediato del fatto che suo figlio e entrato in una casa straniera e
grande effetto sugli spettatori al m un ni é legato a una parentela straniera. E anche certe espressioni tipiche
b
caso su ito dopo Cassandra afierma 1 a necess1ta omento della rappresentazione (non a
' ‘ d1' m0r1re - 1n - modo de- della lamentazione funebre sono utilizzate ai vv. 322 sgg. per descrivere
8110 per la patria, una 1 1 ll miserando e luttuoso aspetto della donna.
P¢1"$0naggi0 non se ne V0 ta Ch‘: la guerra (5,3), ma certo Pautenticita del
avvantaggiava Appare chiaro, anche da questi sommari accenni, come Euripide in-
D’altra parte, c "e e* vero alla base ' d ’ - . tenda volutamente sottolineare l’aspett0 emotivo e patetico della situa-
\
’ ’ en attegglamento d1 Cassandra il zione in cui Giocasta attualmente si trova. Senonché e la stessa Giocasta
27 Cfr V
' ' .
Oag 8: nA c
PTlGé7\.o1.all fi d l ' .
che poco pin avanti nel corso della tragedia _si informa della sorte del fi-
so alzisa Cfr.
fine v.
del386
mmetfoi glio attraverso una lunga e pacata sticomitia, dove spesso ella interviene
1: 11> "V- 376-78 e 38a8-9%? egc ' mmetm e V‘ 387 mug 8 g7‘°" 551311 anch’es-
19 Cfn sotto, P ;;V§gg;'337 Sé, v. 391 815, ecc. con riflessioni generalizzanti che rivelano un atteggiamento tutt’altr0
the emotivo di fronte alla realta; ed e la stessa Giocasta che, nello scon-
I
60 Razionalismo e senso del tragico nel teatro euripideo
Verso Patrofizzazione del modello 61
tro successivo dei due fratelli, interviene 3° con la consapevolezza di p
1 I
del suo tempo) di rivendicare l’afIermazi0ne dell’uguaglianza deiPdiritti P rio la considerazione d1 casi come questi mette 111 grado 1
politici e Giocasta, data una di per sé verosimilc imparzialita tra i suoi “WC £1tsp
Cgllfl t €lII1€ nte cio che Euripide
_ e riuscito
. a fare d1tiunMedea
fatto forma
Fedrae
due fi gli , era il pers0nagg10
' p1Ll
" mdicato
' ' per contrapporsi' ad Eteocle In rumc l’uso d1- metr1- diversl' ' 111 PPFSO naggl. come . ces . , >
t memo ch3
casi come questi, il personaggio in quanto tale tende a risolversi nell’a- -
Puhssena e Cassandra. L or1g1na \ ' ' l1ta del modello
_ d1 c0mpO1" 8
_ , d. .d H di O nuno -
zione drammatica. 1 1111111- P31-"5°nagg1>' Pur Hella var1eta
. - degli- aspetti' 1n 1v1' dualla culturag a-
Nel caso di Giocasta la battuta dei vv. 3 79 sgg costituisce una sia pur - ' di r1fer1mento 1n cert1 aspetti e _
‘ii "“'“">
- trova 11 suo punto‘ del secolo V a. C., 1n ' C111' anch e EuriP 1de tro-_
ru imentale cerniera tra il pathos della parte lirica e il
d0
I
62 Razionalismo e senso del tragico nel teatro euripideo
Verso Patrofizzazione del modello 63
cabilita della sua decisione; e questo provoca prima un breve lament<
di Clitemestra e poi un lungo canto di Ifigenia, ai vv. I279-3 3 5. L1 Hm »l;u=,cndosi alla madre al v. I 37:0 - $°$t@11¢Y<? una §1tuaZ11°1"1¢ 1mP°(5fi1B;
parte iniziale si articola pero secondo moduli espressivi tradizionali priv Ir -> "; c, come gia Polissena, invita la madre, proprio ne contesto iarsi
di un’intima convinzione. E anche la parte centrale, e piu autentica lh unusCi1T1€11tO della necessita che incornbe s_u C11 10530, 3 non ase t
della monodia si sviluppa secondo le leggi del ‘nuovo stile’ della lirica |m'ml1.'l'€ da un atteggiarnento d’ira e d1 risentiinento '. In tuftfl? Z:
euripidea, con una rievocazione immaginifica del mito di Paride e della llnnquc, si sente '11 quasi ottantennc _E11Y1P1_de_r1a]-laCC"f‘rS11€‘E[ Oaltamente
contesa tra le tre dee: secondo uno stile che a partire dalle Troiane cac mu-ssione che due o tre decenni p1‘11'I13.. gh s1_er_alno nvehe; caura di in-
ratterizza in modo rilevante la lirica euripidea l’accento non batte sul pmtluttive. E ancora una volta, 11 V€CCl'11O Eur1p1 e non _ ncoerente,
pathos del personaggio che canta la monodia, ma sulla 'bellezza' dell ru|'|'c|'c nella taccia di presentare sulla $66113 1111 Persomfggllo 1 dm ai
singole immagini, rese in una lingua lussureggiante e ricca di aggettiva€ u lllSC()I'1tl1'111OZ i1 discorso che la giovane donna aveva :11_V0f£I0 Q ‘Pa mo-
zioni. Ai vv. I 31 3 sgg. Ifigenia accenna di nuovo al suo caso personals vv. 121 I sgg. si caratterizzava proprio per la ricercafi 1 e ett(11_co1n[em_
e condanna il padre che l’ha tradita. I1 lamento si esprime secondo cer e1 vrm i' e sentirnentali (il ricordare a1 padre 1 collggui ad_ettt1L11$1CO;1£1(1)1deua
111
moduli espressivi che ricordano l’artificiosa monodia del Frigio nell’O- '“HIuandO1€iera ancor? una bamd)ma,l1ta Illeégeilfdadel Pearto l’invito al
reste; e ancora una volta il discorso si perde in una fuga verso le nav
achee ferme in Aulide e verso una serie di considerazioni intorno al fat-Ai '3'“hlOCl?§11i121€E1i>e¢i;Zrei1?;
tro iieiiizciiunbfiazcfioi
_ si iiatta del suo fiatello
- Ore-
aw _ a pregare insieme a lei perala vita della sua sorella) e s1 Spilqggliiivg
to che lo stesso soffio di vento mandato da Zeus spinge gli uni a salpare,
gli altri a fermarsi, per alcuni E: dolore, per altri e necessita, per altri e um un’afiermazione di Ifigenia ,_secondo cui ch1 s1 augura a una no-
w; [U116 ed E; meglio vivere ignobilmente che andare incontro
motivo di gioia. Il pensiero é banale, ma l’accento batte sul modo pre-
zioso e 'ra£Enato' come la cosa E: detta. E banali sono anche le considera- wl 0 morte. -
zioni sulla infelicita degli uomini e dei Greci in particolare alla fine del- l Si puo capire dunque perché Aristotele” potesse presentare lifiglgelrfifi
la monodia, nelle quali il senso della sua infelicita personale e assente '. mmc l’esempio piu caratteristico d1 un personagg1o .d1scont111110> I; Con
Siamo quindi al di fuori di un’autentica espressione di un atteggiamen- """"° Che “ mfigenia ch€ pmga 11 padre: nc-m ha nlipte u11t(oO$Li1ecisio-
to dominato dal pathos e dalla commozione. ~ quella che viene dopo >>._Non s1 tratta solo d1 un carn 1_aII1l€ 1 adre nei
D’altra parte, ai vv. I 368 sgg. Ifigenia esprime la sua ferma convin- ne, ma anche, se si considera 11 discorso che Ifigenia r1v<i ge 2:1 pd_ es ri-
zione di morire. La decisione viene presentata come sostenuta da argo- vv. :21 1-52, di un profondomutamento del tono e de mo o it {Eat-
mentate considerazioni, nel solco della grande tradizione euripidea. De- mg~|'5i del personaggio. PI‘OpI‘1O per questa drssonanza <3 per ques ;iSu1_
terminanti sono anzitutto la ricerca della gloria elil rifiuto di un eccessi- lum che c’é all’interno del personaggio, Iiigenia sembra _unqu<-= P3 ti 1
vo attaccamento alla vita (rnotivi, questi, clie erano presenti anche in In linea dei personaggi che abbiamo ana1_1zzato nelle pagine price en . 1
Polissena) e poi la considerazione che ella é una persona sola mentre i La realta invece é piuttosto diversa. E vero che 11 punto d1 rattura a
Hm cmo del personaggio si realizza, come per Fedra e gl1 altri persontaigj
Greci da salvare sono innumerevoli (e in questo Ifigenia ricorda la so-
clrl suo stampo, nel passaggio da una parte cantata a una tgzgrte recrato.
stanza dell’argomentazione di cui la moglie di Eretteo si serviva per giu-
stificare il sacrificio della figlia: cfr. Erec/at/9. fr. 50 A.). Inoltre vale per
Ifigenia anche la considerazione che bisogna evitare che Achille rischi di
M" mews
‘ll|lI\&/lctctllelzjlgnclailgslliaaoclnilla
ha2"‘?;::;§;:;1“;::m;;":;:1is
rC1l‘éTi:a1¥1)t§I?§I(lS§C1)1I1€ di Alcesti.> Inoltre, ‘ e con
morire, perché - osserva la giovane generalizzando - e meglio che salvi l ' '
la vita un solo uomo anziché moltissirne donne; e d’a1tra arte un mor- 1 questo si tocca il punto piu iniportante del prob1erna,_nell I/ige_ma m Ag,
P Ur/0 il cambiamento di atteggiamento d@]1a_P1'°tag°m$_ta 11°11 51 P0116 Pm
tale non deve opporsi alla volonta di una dea. Ma c’é di piu. Accostan-
dosi
_ idealmente_ ad
_ alcuni dei P ersonaggi P ifi si8nificativi
_ \ del teatro euri- cmnc il nesso di due ‘momenti’ irrelati tra d1loro, ma viene presentato co-
pideo, Ifigenia s1 mostra consapevole della necess1ta della morte e del-
Pimpossibilita di una soluzione diversa: << non é facile per noi - dice ella " Su questo verso ha giustamente richiamato l’attenzione il VALGIGLIO, Il tema c1t.,
1
." \'
W °“P”“’SS°
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Ma e
. . -
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nel Pm‘
' ‘“°-
_.
' C impedisce
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r1 renda mo t1 e1 m OUV1
suo avv1arsi ad un destino diverso, verso il quale ella muove lieta e &‘"l'|'1$P°ndenZa
. d1 motwl' non ' ' forma1 e. S p esso c1o
nto d1v1sta _ che_
ciosa. Q ue1' mo d ul'1 espressivi
' ' che Eur1p1de
' ' aveva creato per ra id1 t-mm Cl1p1'Of(?I1.(la1'1£1€I1t€(l1V€i‘§(?tCl8.f)[;11Pena accennato nel discorso m m_
tare la tragedia dell ’uomo di fronte al condizionamento di una situazioer.
ppre nrlla parte lirica e solo 1mP 1C1 0 P
' un con
dl O I O
Su questa linea, sia m La Spiegazlone Ch?‘ El(‘111p01‘lI'€8. eia solamente imP1i¢it° °1'a viene Splegaio can grafilf
_ pure con diverse motivazioni e con d’iversa sensibilita di front
36
_ mantle de1 \_/V- 13,3439.‘ C10 C1-lei)’ enno che nel discorso di Ed1P° 56811‘? 5ub_1t° 29°. C '
al testo, cfr., tra gh altri, G . PASQUALI , Studi sul dmmma attico, II: Merzarzdro e Euripid -- - d art1co1ar1.Anc e acc 11 5c1'1t11‘C p111 niente
<<Atene e Roma», 21, 1918, p. 68; POHLENZ, La tragedia greca cit., I, pp. 530-31; PERRO € fluhuzg
vv. 138 sgg.1 El all a fonte de1l’udito- che -Edip0 Vorrebbfi
' _ Sbarralgpeli
8- :1 entico note II}
- ambedue _ i Casi
TA, I tragici greci cit., pp. 218 sgg.; GRUBE, The Drama of Euripides cit., pp. 434 sgg.; VA '1
GIGLIO, Il tema cit., pp. 74 sgg.; CONACHER, Euripidean Drama cit., pp. 262 sgg
3’ Cfr. LESKY, Psycbologie bei Euripides cit 8
L
ana dorrda Cr Erpt S;.§.:2::r1..:;2...32h.
lnchc il nesso tra vista e idtto. 1521 Qg rdo di,tuttO H suo Sdagurato passato trova del Pm-
- to e IICO . - .
W
he un pa1-t1co-
., p. I4 , e 11)., Die tragiscbe Dicbtung cit. I . lll non _essere_stato s va t del recedantfi dlalogo con 11 CO1-O_ am
pp- 197-98- gm punti d1 co1nc1den;;'=1 Hcc)-:g;:(l:>(a;\11;'f[g¢1a COI;trapp()siZiOf1€ tra passato e presente a5gr;\;3(1;§
” G . Pasquali ha giustamente osservat o ch e II
’ figerzia in Aulide e caratterizzata dall'
presenza di figure <<1negual1 e contraddittorie» (Agamennone e M el |"."c "Ware-nt€me'n't€ ldli) rilievo si,ha sia 6 V- 136° Che 3 V' I397'.ASSa.1 fim Con? (ristam.
G wv messo 1n p_os1;10n? - 1 ano in G PERROTTA, So/ocle, Messina-F1renze 19 5
che preparano i personaggi della commedia nuova. en ao in primo luogo), nu 1 ucsta rbeszs d1 Ed1P° 51 egg '
pa dclli-dizione del I935), PP- 21349’
-‘I
66 Razionalismo e senso del tragico nel teatro euripideo
Verso Yatrofizzazione del modello 57
metri giambici viene delucidato con ricc ' h ezza di particolariz la diversi t . - - -. ' ' o p recipitatemi
alche osto o uccidetemi _
dei mezzi di espressione non é qualcosa di puramente esteriore. E pur tu n'"““nde1t\€§n fuori dl E11-plilgslialti: mai ri)veder<-: >>, $11PP1i¢a dlspemto Edlgq
tavia non c’é in Edipo, in questa parte della tragedia, nel. passaggio d 1 l\r| mare a ove nonm _ N H corrispondenm battuta 61
canto alla recitazione, quella cesura che abbiamo individuato in casi an a W, ..ht) Li. fine deillla r/git;'a1vv.I
non Scairuriscg I0$88-dai ea
diversi, modi..in cui. Edipo
- puo~
loghi ne11’atteggiamento di alcuni sign ‘ ifi cativi
' personaggi del teatro 3 vv. I 14° 588- Pa - d- ' dj e 1’infe1ice puo essere
Euripide ' Cl ",“.,-C fatto SCOI'I1[3aI‘11I<‘3,.II1;3.
' ciilai ifiiversi
maledetto,
mo come addirittura 11_ piu
_, odiato
.
I1 periodare d1 Edipo nella rbeszs si articola in frasi che S1 susseguon ilrlunto (<< la.gran1'edrov1)ni;1 0Pni caso il fim Che in ambedue i Casl Sofo-
con un ritmo intenso e sostenu t 0 “ , rivelando
' ' mt gli uomini dag 1 61 >> , _d ftico
un atteggiamento d1' fron 8
all a realta, in cui non é predominante 1’ana1isi dei dati di fatto ma la reti ‘Iv ricerca € Mina sostanza 1 fie i1 iassaggio dai metri lirici ai trimetri
zione emotiva del personaggio ‘Z. Non a caso i1 discorso spesso si artico ,
au In conclusione, nonostag 1 pmfgonaggio Esta 10 stesso“, senza quel
in frasi interrogative, che danno un’idea immediata della tensione emotila 8 ' ' '1 ritmo interiore
[li|ln1)1C1, 1 _ _ e 1 h. 1 tro dl, Eurlpldg.
. .
- - a 0 1 1'16 ‘E62
va del personaggio: 1e risposte a queste domande sono implicite nellal '1
"1"" Che S1 n§CoI?tra 1111 C1281 annduie 1’analisi della rbesis che Efflde P170‘
' 0-;
r0 formulazione 0 vengono date d a Ed’ipo stesso “ . Ne1 precedente dial A ~ cOnC1uS10m;jna'Og' 6 C01 046 - 1 1 1 - Addirittura la ricerca de11’ef‘iet-
o- mmzia '
nelle Trac znze a 1 vv.
_ \ ., he non nel p1'¢(jedCI1t€
go con il Coro i1 passato era richiamato d Edi
a 'p¢ attraverso l’imprecazio- - in
in patetico - questa r/aeszs 81:30so Pei;
e iuesempio
scoperta1,ewe
c _
Chlede . di.,
a1 flgllo
ne dei vv. 1 349 sgg. contro colui' che 1 ’ aveva salvato. Nella rbesis i1 richia- - - ’ 2 . .
mo a1 passato si realizza, con non minore eflietto patetico, attraverso la l11l\lugO'111?\1CO., cosi come quaian A “coma una Vergine» 46 e P01 S1 scopre
successione concitata e incalzante di frasi interrogative che si alternano
con appassionate invocazioni, seguendo un ritmo che non lascia spazio ll mrpo 6 8 1 mostra a Vlcm ‘i ' ' roduce per un im-
\ - stesso in cui essa s1 p >_ _ \
alla meditazione e alla riflessione. I1Citerone, Corinto, il trivio fatale e il rmr/.a e descritta nel mcpipentobo roduce efletti di grande lnmnslta e_
matrimonio con la madre e l’orribi1e incesto vengono evocati con un pa-1
thos ben piu intenso che non nella corrispondente parte del dialogo liri- uImwviso
art-ssiva nacuF1ZZars11' F: mgr
nel dialogo 11120, ai vv,. 19010
I080e sgg
1026dove
sgg.; Sima lo stesso
assiste a un Proce-
pnmo
co “. << Portatemi via da questo luogo al piu presto, portatemi via >>, grida
‘(imento é Segulto neuaci
' 1 so 611eren
al V1; ne1corP0,diEracl¢ 48.I Peccezionalita
- -»
Edipo nel dialo go con i1 C oro ai' vv. 1340 sgg.,- << al piu
' ’ presto, per gli dei, C‘ " im Secotndo SC1?pp1(ia con 1’inserzione per clufi V01'E¢, d1 alcum cola Pm
tel acosae
. sotto inea _ _ . .’ b. - A
tri iam 1C1. nc eh H ritmo del_ perm-
" _Cfr. vv. ‘I1371 sgg ., dove Ia frase oux ’ 018’ 0p.uozo'w
" itoflotg Bkénwv I atom-épot 11:01:’ éiv [WW1 ml Contesio stesso/:1e1'tr;i1:1e re ion una invocazione enfatica delle
1tpocrsi.8ov sfig _ Ar.8ou_ 11.0)\.(iW
‘ viene_ continuata e << am pliata » con 0115 ’ ' ow"' -rakatvav
' u*rrcé-
pot e ambedue
_ _i termini_ vengono_ richiamati
_ in un a proposizione
' ' relativa conclusiva. Ufa durc é izlglilfifmliwoh
trcmen e atic e c eIla6 gugsfiiani eple sue sPal1e hanno coII1Piut°5 e a que'
naloga impressione
\ fa_ 11 periodo dei vv _ . 1 37 8 - 8 3: d opo una successione di tre termini, do-
ve non e estranea la ricerca dell’enfasi, l’ult1mo di questi tre elementi, non a caso '6 ‘est
1
éwotyvov xod. Yévoug tou Aoiifou, vv. 1391-93, 1394-95 E5 Hé7tuBa xoil. Képwfis xoti 16¢ 'n:o't- 5vmm C [N] 11setono
nondfidrlsaemggtgfigsto
Ache Edipo-'E: ancor me811° Consapfivole dalla sua ml I
vendetta di Eracle nei confronti della II1 1' um H Coro Elana Cant? ml f19tti a1etici sino a1 limite estremo che
0g 1e (un motivo per altro tutt’a1- du parte d1 Sofocle 1a .r1cerca S1;tiia “P
tro che assente anch e ne1d1a1ogo11r1co
' ' ' precedente)- 1n ' tal mod '
ra la scena in cui I110 informa 1'1 pa d re della morte d1 . ' ' ' oe s1 prepa- quel mezzo d1dc-i:sp1£1ess1_one confi analisi -Si riscontrano nel discorso Che la
De1an1ra 1 a t rage-
dia si avvia a11a fine. ' Elementi r1 ess1one 1-"2, _ . elk) di Aiace:
' - ' ' ea1vv.8 1- 28e1nq‘~1 ,
In ogni caso i1 discorso in trimetri giambici che Eracle pronunzia ai |n-ou1gon1sta p1'0nunc1a ne11An1f€g1g:ai W 43%_8% . Antigom formsce 16
vv. I046 sgg. non costituisce certo una pausa di riflessione, né attraverso ""11" trag€d1a.C}l:e portalllitzuscilo frate11o- e Aiace $Pi@8a1e 1'agioni Per C111
I b u 0 0 0 0 0
ea r eszs 11 personagg1o v1ene presentato 1n una d1mensione nuova 5'. L’e- "\R1‘m1
. P617- cm a Seppe: ' , ' e r1esce
ucc1ders1 ' anche a supfiirare
_ _ 1. 1-.
roe so ocleo, sia eg1iErac1e o Edipo,1si caratterizza, 1n questi nessi di can- 1
f 0
cgln oirnl11a1 non 11a alrra scggfsdilzle per enunciare delle cons1deraz1onAd1
to e di recitazione, proprio pe1"1a sua continuita, senza la 'frattura' che si mm e a sua Sltuazlone - - '' ' ' ian1bicidiAiace e d1 I1-
puo individuare in casi analoghi in alcuni personaggi euripidei. carattere generale. Ques t1 _ d1scors1_ 1n tr1metr1dg minau_ dal dolore e dalla
Soltanto brevi e del tutto sommari cenni 5’ possono, dato l’ambito 1130'“:-' seguono a dei pezz1 cantat1, che sono
. - ' ' 0' ll rlcerca
_
e sono tutt1 tes1 a ade1 pat110S- _\
questa rlcerca, essere dedicati ad altri casi analoghi di successione di can-
dmperazlone
5<'"1bf¢F¢bbe del protafioqlsta
d_urfque C. e In qu esti due casi
cessi0I1€ di si
unassista
momentoa1 fenomeno, gia de-
riflessivo-raz1o-
to e recitazione nel teatro di Sofocle. Tuttavia, i1 fenomeno per cui il er-
sonaggio appare tutto calato ne11a situazione presente ed evita di ana1iz-P ncritto per Eur1p1de, d1 una emotivo Ma la somiglianza é piuttosto
. me - ' . - -
MIL ‘a un 1nOI1_§jne1?t?dpuE:>me
cstcnore. abbiamo visto,1’art1co1az1one de1 Personag
" Cfr. anche SCHADEWALDT, Monolog cit., p. 82. . n ur1p1 6, . d 1
a canto aH a r€C itazione > per
' ' 11zza nel corso stesso de1passagg1O _ d. - _
5° E_ notevole
. che 1’attacco de11’i nvocaz1one
' avvenga a meta verso, subito dopo un’o- . . - 1stare er cos1
selamazwne d1 dolore (cfr. vv. 1088 sgg.): il nesso non é espresso, ma é lasciato all’intui- 1-111 11 persoc111.agg1o v1enetfl(_1nflgi1)‘i1Ode LE giustificazione del suo Comporta-
z1one dello spettatore, con un procednnento che no h ulla
n aanche,
destinato a1I’analisi e alla riflessione. E degno di nota n aa v.
che1103,
vedere con un
subito discorso
dopo l’evo- "°~ Meme 1 tutto ques 1.11 " ' he ha una Profondita
cazione delle fatiche, l’uso di vfiv per contrapporre i1 passato all’infe1ice presente. Quest’u- mcnto, e su11a base d1' un argom entaz1one r1g 0rOSfl C
so di vfiv in posizione di grande rilievo (e con un procedimento analogo compare anche nel
dialogo lirico a v. 1013) ci ricorda la rbesis di Edipo. L’invocazione di Eracle e stata giusta-
mente accostata a quella di Edipo in O R I d . - ' , - 8 nel nfenre
- ' g11' lnsu
‘ lti
cfr. anche SCHADEWALDT, Monolog cit. . . . 8 391 n sgg. a REINHARDT, Sopbokles cit., p. 68 (e 1" Si noti l’uso- del
della madre, 1a_tr1p11ce - discorso dlrfitw FM 1N.
’art1co
anagolri dfi carattere
2891%11z(1oa11ev1,ns11115agte
0 con _
di Sfogo Qhfi la rldondanza
per esprimere 11 suo
assurne a v. 283
, p 2, ota 3).
5‘ Tutto questo risulta chiaramente gia da PERROTTA, Sofocle cit., pp. 483-84. mlio contro Eg1sto a1 vv- 3 >
5’ Le brevi considerazioni che qui si fanno non intendono sostituirsi, ma presuppon- »
xkrxtw 121111101 '
xaxnwcwxuw ' 7\.. (e cfr. anche v. 285)» ¢ m game re tutto 11 rltmo de 1' d1-
-
_ - - wt . -
er1odo tenuto tutto su 1 filo di un’iI1t¢fI°gaZ1°ne
8ono ' studi su Sofocle, alcuni dei q uali sono stati citati a P roP osito di Edipo e di Eracle. mu-so: e notevole 1n part1co1are 11 1ungo p
1111 v. 266 sino - nella sostanza — a v. 273-
Q;
I
70 Razionalismo e senso de1 tragico ne1 teatro euripideo . 1
Verso 1’atrofizzaz1one de1m0C1¢110 7
ben diversa dal motivo addotto ne11a r/aesis dei 8 '1 . ' 51'“; gpog, <<13. SV€I1-
1’avevadata , gi‘a pr1ma
' d'1 questa rbeszs' e prima' vv. 91-928, Antigon |11'|1'11so de11’art1c010 quan‘? ggla Se stessa n U
ancora de1' p€ZZ1' 11r1c1 c
tati in alternanza con i1 Coro ai vv. 8 0 6 sgg., nel corso de1 dialogo co an 1"""1“”>e T11” 5U?'m.Wv’ << m e rmettono di cogliere meglio qu.euO
C . . . l.t- considerazioni fatte fin01i1P€ rsonaggi P111 3ign1fiCat1V1C1‘€at1 da
reonte a1vv . 450 sgg . I1 personagg1 o h a qu1n d1 certo una sua articolaI
zion e interna,
' '
ma questa art1co1az1one' 1‘111'1"L“ di caratter1st1co.1n alcum e1 pi cui a una ,£aSe, emotiva e passio-
, volendo schemati zzare, s1' pon1 1"-""1l’1d@= un’amc°1aZ1c-me interna P? na1e con una frattura interna che
piuttosto in termini di' po1 ar1ta' " e non di ' frattura ’ . E considerazioni an
1 0 I
oghe s1 possono fare anche per Aiace. Nel discorso dei vv. 430-80 (cfr. a ""1" Scgue una ifa.S1: lucldamente 11:1Z1Oorto,di distinzionfi, $6 non addir
. . 1 . . .
1n part1co are 1 vv . 457 sgg . )eg1i sp iegale rag1on1 per cui1a morte e neces- 1"“. i due termlm m Em reC1pr11COS lgfdewaldt che pure tanto ha contr1-
saria , ma 1 a necess1ta
' ‘ della morte e‘ presente s1a
' pure come 1111-11 di <r011flitt°- La “cerca (16.0 Cd 1teatrodiEuriPide, fl1'1¢h¢ Per quel
1
, qua cosa 111111" 11 una migliore cOn1prePS10111'e he ' esso comPaion0> non mi Sembra
immediato, gia nella parte precedente de11a tragedia, nei pezzi lirici in c
1’er0e lamenta 1a sua infelicita 5'. ui K111‘ l'11%uarda gli e1i1m€nt1raZe1:1)111?:c1<)Cnt€1>11c11i questo fatto. P113 in Particgiare’
;~l11-abbia tenuto a egufl am _ _ _ - - - deH’art@ am-
D’altra parte, un’ana1isi de11o stile permette in casi
tare errori di valut azione
' ' come
.A'1vv . 457 sgg . , quando Aiace 'questi di evi- 111 Schadewaldt 5’ parte (1311’.1pO.t€i1 d1 unugtrgugixgiilipfigarebbe da ricer
s p 1e g a 1 a neces- nmlica euripidea 1n due per1od1,& glllprimo periodo Sambbgro Comen-
sita di morire, i1 suo modo di esprimersi non ha niente della pacatezza del-
I 0 0 I 0 0 I
a r1fless1one. 11 C11SCOI‘SO corre con impeto da un’interrogativa a11’a1tra 1'1u.t- a11’incirca intorno a1 42 5 a. _. e bjiero dominati da un impU18O in
d ll I I I U I C I Irate 1e tragedie, i .cu1 personflggl lsfreore O il tbymés O rim $1: in questo
on o 1 rltmo d1 un concitato dialogo 1nter1ore, 1n cui Aiace s’afi'retta 3
1111 ima ana1isiir_raz1ona1e, $1ߤESO algllominante e nel contesto di questa
a porsi de11e dom a nd e e a d ars1' de11e risposte,
' '
che ta1vo1ta conslston '
un’u1teriore domanda. I1 ritmo interiore de1 personaggio non si differen-o 1n primo periodo 11 pathos Samd 11 ptffa edia andrebbero visti anche quel
1'1II'=llT@1'i5tiCa fondamentqle '6 a ll? 1‘;"usseru11Z1 razionale, Che 1o Scha-
z1a
' ne11a sostanza da quello che si rivela nei precedenti pezzi lirici, quan
1t'I1<>m¢ni di ‘aut°?SpreS.s1Om? (Se S din evidenza e di analizzare con un
do Aiace d‘a s fogo 1n
' modo concltato
'
di intensa pateticita compaiono anche ne1 discorso
' eraz1o
a11a sua d1s '
p di Antigone
ne . e dei
ement
vv.
891 sgg. L’attacco consiste in una concitata triplice invocazione alla sua
5’ Ed 1 1
ha
vivissimo senso 6 - ' 1. ire er cosi -
sotterranea dimora e ad essa segue una fuga di proposizioni relative, dove "M10 Euripide alcun? volte Sambbe muse“; <11e11a;Zrss(:r1:;gic>,.I1nvece ne1
la riflessione gioca un ruolo molto limitatof" e 1a giustificazione che e11a da W’ razione drammat1Ca'da1 Caratt111E H28; (ma nella seconda Parte della
lr<'0fld0 P@1'i°d°= a cfammclare dad Cuostare ai Personflggi del periodo
de1 suo comportamento é significativamente incastonata tra due apostrofi
a1frate11o morto, per cui essa - e a cio contribuisce il suo stesso contenu- 1mge(g1ia la 1’-r10tagOn1Sglg§§le€111:l1;id:oa;§sumerebbe di regola un éiiiteggiw‘
WCCC Eflte 1 Persona . ue1 a Carica
to — v1ene
' a d acquistare
' un tono prevalentem H '
de1 athos ‘
ente
'
a ettlvo; e la ricerca\ Lwmo di passivita di gronte aHe'1nCe11dd §11tE$(11>1)c1:dc31€111ac1"1(dcC>1 egli creava
p e scoperta ne11a parte finale della rbeszs, quando 1’infe1ice gio- 111 pathos che caratterizzerebbe 1 Xian:-lena
vane richiama1’attenzione sul fatto che e11a si avvia alla morte senza aver
1"‘ monaggi Com? Medea’ F€d'm e C na talc periodizzazione. Innanzi-
conosciuto i11ett0 nuziale né i1 canto imeneo e senza aver avuto 1a sua par-
t ’ d 1 0 0 I
_
78 Razionalismo e senso del tragico nel teatro euripideo . . - ' ' ' tificazione del logos 79
Cond1z1onament1 oggettivi e demls
ne . Ma per quello che PSI I2II (= fr . 2 25 M .) permette di vedere, il ri~
fiuto da parte di Achille di sottostare alla minaccia é presentato com I |"|,im dopo 11, v. 988 Ecuba 1nfatt1
- ' continua
' os servando che il comP°1"
- Q ro osito del
q ualcosa di ovvio e ‘naturale’ e non sembra che s1' assista al rocesso € llnwnlo di Elena e stato <<\stolto »:_ Eegbg Siigzgeanilgisstatg dapEuripide
CL11 una libera decisione viene presa ' e1 lmuinc udbpoq, Che, Come e Stat? touim ¢g1pevole mancanza di intelli-
Non e poss1b11e qu1 indagare ulteriormente sul modo c 1
to della decisione si presenta nelle tragedie di Eschilo. Per omequel
1 momen
che ri- ‘W W tiE di
|r|r/.11. la caramzre
cosa v1eneSeS'1)u€i"1'e
r1 a 1tae u11l1’E€1l:1?)1‘1'I1€I1t€
f ma ») Cominciano da Ecubacon
conktl’a£1ermazio-
stesse lette-
guarda piu in particolare Euripide, recentemente A Lesky si e posto n M‘ \'|\¢' Aphrodite e a‘-ilhmsyne (<< Od 'de lo s lendido addobbo di Pa-
> el
contesto diun’indagine assaiimportante s ll '- 1 ' ' W (1 um la Consideraizlcine Che quanl O’ ‘ibrmini I12 vero che secondo Ecu-
u a << ps1co ogia 1n Euripide »,
il pr obl ema d e11 a motivazione
' ' delle az1on1 umane nelle sue tragedie 2°. I 1
' '
Lesky ha richiam at01n ' particolarel
' ’ attenzione
' ' rh11 Ivnon
mcna use?1nco
si uo fulm
pa it isieflildditbndlzlllfaldulterioldi
_ Elena,
' ' madaquesto
arte appli-
e a
sul discorso con cui' nello
Troiane, ai vv. 969 sgg., Ecuba ribatte ad Elena, che voleva attribuire la, iln-in nonpé tuttavia frutto d1 una co(111.sap1e(\1ri<;1c<—;ic(:)c;1s11<Z1L1l§iECu11:a ha tutto
responsabilita del suo operato all’intervent d' Af d'
0 1 ro 1te. La tesi di Ele- "willie diMene1a0:
|»h"L,,.€SSe di mettereP111.
1n ne1'COnteSlO 1 uonsabilita
evideiiiza ha respare in primodi Elena
piano,25,ma
non e l’a-
il feno-
na vien e r1gorosamente
' confutata da Ecuba la quale al v 88 1
, . 9 esc ama: "wl to della decisione persona tic eliilsiilgiel personaggio di Fedra, per cu1
<< la tua mente, quando vide mio figlio, divenne Afrodite >> 2‘. Dissenten-
0 giustamente dall 1nterpretaz1one d 1M numo, a noi noto gia attrayerso lanaf H. » Ecuba comincia Con 1,attri_
d I ,I I I
dl U I
Ognl pro ab1l1ta — Anassagora . E l ut1l1zzaz1on e d 1 fil oni cultu- "I "sca dal geneilcq e 1-10-n S1 ve Oilfdeatro di Euripide - sOP1'attuttO nelle
rali diversi (Simonide d a una parte, la sc1enza
' ' ' da1l’altra) d1mostr
1on1ca ' |"'“¢me possibile md1V1d'uare ne una cotnponente vigorosamente rflZ10-
non solo la grande ricettivita di Euripide, ma anche quanto profonda-a Wgedie piu annche a 1101 noti" _ nifica soprattutto lucida cOnSapeVO_
ll O I I I I I I
e eg 1 sentisse 11 problema relatrvo a1 cond1z1onament1 oggettivi che nulistica, di un raz1onal1smo C 8 $18 1 uestione di un’adesion€ dfl Par‘
si impongono all’uomo. E importante a questo proposito anche un passo I1-zza dei dati o%§e1:1t1v1 del :f)€EilS€t-ichg gig particolare a queue di PrOtagO_
dell’Ecuba, una tragedia che Euripide scrisse una quindicina di anni do- 1cdiEuripide a e ottrine >
po I’/1Zcestz'. Quando Agamennone si rivela esitante nell’accogliere Ia ru " I E: una cosa ben diversa.. tra edia di cui non si conosce la
\ '\ —
preghiera che Ecuba gli aveva fatto di punire il crudele Polimestore, la In realta gia nell’IPP0l”0 I u g
donna reagisce in modo inaspettato 4°. Prima di rispondere direttamente . ' e essere stata scr1tta
' P1:ima _del,
‘mnologia pmclsa ma Ch€ Ovvlamente (iidne che si pone agli ant1pod1 d1
ad Agamennone Ecuba infatti premette delle considerazioni di carattere 429 a. C. - affiora al _ fr._ 439 una. Come
. f tn. Che le cose, 1:01‘ npowp.
' ovcoa .- non
generale sulla liberta dell’uomo. Secondo Ecuba nessun uomo é libero: *l"@Ha Protagorfiia“ Ci S1 1; aerché
mmar1ca 1n a caso non avrebbero nessun _
in questo
egli e servo o delle ricchezze o della sorte, oppure la folla dei suoi con- siano 1n grado d1 par Ste 1; di abilitfi di eloquioz invece costoro con a 1 1
cittadini o le leggi che si conservano scritte gli impediscono di compor- lure coloro che sono Otfl
tarsi secondo il suo intendimento. Confluiscono qui evidentemente mo- _ . 6 (_ 80 A 213 ). Concordo
41 Cfr . Plat - Theaet. 166a.2 588- C 1“ Parucolamd1I fondament 7 I Sg 31 __
tivi diversi: fra l’altro, il disagio peril potere che le istituzioni democra- - e 1mP° rtanza
. P
er la com
.'
- r
um coloro che r1te1_'1g01'1° qufis 0 P 1 asso del
blemi COII1pl€SS1, della interpretaz 1one delleonteone
Te_et€l0 . ' p0S_
tiche danno al popolo “ si associa alla ripresa della problematica tipica- - 1 S1€1‘0 del sofista. PTO ’ '1 ‘m1to del Protagora n
mente sofoclea delle leggi scritte e non scritte. Pur tuttavia E: un fatto 'WnSlOnEdi>
rnprcsse pen ra nel Teeteto e tdel
a rotago lorouesta
ti in raPP°1'é°
se e. Con 1
di estrema rilevanza la negazione della Iiberta dell ’uomo in una citta co- i mente essere da me afiron a q . . - , "‘ 51.
TIQ
'“m0<1o\I,§iI}orgia - a parte il problema se s1a - 0 no leg1tt1mo quahficarlo
la ~ com?1one°'°(P"‘T""
d1 IPP1a . e
_ .. t nel 27 a. C. . e Ewe raz i_
me Atene, che della difesa della liberta - in relazione all ’oppressione che
poteva venire dai Persiani oppure al regime pisistratico - aveva fatto la /\mif<>"t@
. . °. P°S er‘ CH
' ~ ~ 19 Gesc/Jicbte » 1 ,2, 11-ass
Grzecbzsc e . . 1 sofis 1'zc.1 , <<Dio-
I3 Em-zpzdeeta _
‘§g;f’%i1
parola d’ord'me p1u
" prest1g1osa
' ' ' ' Rispetto
della sua pol1t1ca. ' all’ultimo sta- 1|:-r1w.1on1
. d1 Eu1~1p1d€€l21
K. J; EELO ’ s0 fi stica
' cfr . anche N. PETRUZZELL 1 _ , .
H Die EurzpZd6lSC/96 T rag b-dz-6
_ ._He1de1_
1
r~mP<>"1 tra mente H. ROHDIC , ' 1sab1.le nel e
6-79, Recente p _ . 1 osto che s1a ravv ,
"l'“”’* 39’ I965’-pp' 35' I8-22) 5 Pamto dia presupp on"ezione sofist1co-
" Cfr. Plat. P/Jaedo 97b.8 sgg. in-|-§.', 1968 (Cfr: 1n Pagglcggfggsiyéiione tra una concez1one _t1Eg1c_ai§eu?%;tta la difésa del tra_
mW.(]_|e eur1p1dee u d. dimostmm che la traged1a d1 ur1p
3° Cfr. B 12, p. 38, ll. IO sgg. xai. ércoiot Eusllsv Eo'so'i3ou. xod. ércoiot fiv, &o'o'ot viiv 11%] .
§o"t1.. xai. 3001 vfiv écr-1:1. xai. énoiot Karat, Tcdtvca 8:.sx6o'p.'r1o's vofig. l\n1‘l1!llCa e s1 6 PI°P°St9 1 ' 1 mondo che sarebbe _ proprla
\ ' - ddla
- 5° . 1 fattoInche
' fistica. tal
mm contro la non trag1ca_ concezione de - mficatlvo 1
“° Cfr. Hec. 864 sgg. ~ r1sch1a d1 Pfirdere la sua
- 1ca. genericamen
' 0 e parh e S18 ' te d1. uno sp1-
‘“ Cfr. sotto, pp. I40 sgg. l1""l" Pg“) 12.‘ “cer-Ca - ' a sofistlca econcretezza
socrat1sm st0I ,
ll Rohdich r1nunz1 a distinguere tr
rim untitragico Proprio dd tempo.
84 Razionalismo e senso del tra i 1 ' '
g co ne teatro €L11‘1p1C1€O . - ' . t1ficaz1one
- ' del Z0 8 of 85
Condizionamfi-311111 Oggatlvl 6 dams
giri di parole nascondono Ia verita. \ (<<1e cose ver1. . O
forza, nel frammento) , dimod occh e’ sembra cio‘ che ssime >> si dice anzi, c - ' ba in Hec. 332 sgg" ml corso
non dovrebbe se H11 la battuta (161 CO1:O 6 la 1‘1Sp(i:1tI5I-)o:1l1is1:s:g:11a, destinata a morte. DOPO 1111
brare “. L’u1timo verso del framment cl 111-I111 scena in cu1U11sse prirta Vn lascia adito a11a speranza, 11 Coro osser-
ripide
d Hvolesse
d con
P sapevo
P o
1mente. polemizzare
f H5 ' ren e probabile l’ipotesi che E11.
con la concez1one protagcll 1\u\;1_o discorso d1 Ul1sse,\c e 113 di altri 5 costretto a subire cose che ncin
rea e a oxa . er rotagora , 1n att1 , tutte 1e doxai sono vere ed e
pensabile un criterio discriminante, basato sulle << cose >>, per decideim W iimI1>hame1?t€<IL11:nI1d1ée\:i:ii)
1|u\/1'0 6, << in _ . dalla forza6>>i48-cl1SC01‘S1
Immfidilitanlidqiiea
C <1 ('3 (iii);
_ iii
che cosa deve o non deve 'sembrare' o ‘apparire’: i1 sofista di Abde 1'4 rulm, rivo1gendos1 alla figlia, ¢i<1)i11Et;1gi(:1;Vaniti nelyaria senza risultato.
non considerava i 'rcoo't'yp.oc'1'oc
4 -1 e << cose >> - come qualcosa di 'esterno' e 1'1
dissociabile rispetto a1 sembrare/apparir d 1 8 W" ‘mesa Si 5911.0 nvelau miltrza >> (che e anche violenzal e 1 << d1sc(.)rS1 »
d 1'" Contrapposmolie tra 1? <<1O— come anche nel caso di Gifflspmf e 1Me-
gurio che siano 1e cos e stesse a parlare minava e e oxsiv. D’altra parte 1’au~
alle fond 1 3‘ *l“i Qvidentei €-d e niargma 51' discorsi che difendon0 P0512101“ gluste .0
z'1one protagorea dell ’ arte della ar 1 h amenta a conce-
vento anche di un singolo oratore p —o dia, modifi
c e é in grado — grazie al1’inte In-lao — chiedersi se S1_111'attad ~1 essanziale, é la rigidita de11a.contraP1?°5f'
care una situazione
rl
di fat- lngiustez cio che co1p1scei1e e n lascia spazio per eventuah med1az1on1.
to, quale puo essere il parere dell ’ assemblea su '
carattere politico.
Naturalmente, non si deve dimenticare che '
frammento, e pertanto rest
un
pI'€C1SO
'
problema
slamo 1n presenza di un
di
Nc am 1t0H1821sizizixssssal , . - ' la P*“°“‘1i“"}“‘* 2:112:51;:3:
trebbe anc e are _
J; pig, un qualcosa d1 cui, a.r18i‘{1;1e1,O5/3OPi1)ieSprim¢rsi diErm1onene1 ccill-1-
'.
vist a espresso in
a sempre possibile l’ipotesi ch il
' questo frammento venisse successivamente e confutato
punto di nmcristico a questo propositi? lasciare la scena, nella Pane mmale de a
e che , magari , a questa confutazrone, ' e non gla" alla teoria espressa nel fr Immi di Androma? Prmia 1 he fara allontanare 1’indifesa Andfomac?
43 9, andasse 1a preferenza di E ' lmgedia. Ermione e 'C0_11Y1r{Ea Ciata << ma - continua la donna - 1o terr0
ha ragione di essere. ur1pide. Ma é questo un dubbio che non llflllialtare PreSS0.cu1.S1 e r-1 ug ' ,ar1eranno ». (YE! qui» ‘ivldentefmente’
E significativo, nella Medea, il modo come Giasone si esprime di nnscosti i discorsl, 6 1 {am St.eSS1d?nOn svglafe prima del teH1P° 11 Colpo
fronte alla donna, nel corso dell ' ' 1'cs1genZa del Poem drainmauc: 117111; affiora anche chiara1n€flf<§ nfue
a mrnacclosa
na entrato sulla scena ‘°. C’é in Giasone rbesis che pronunzia
una consapevole appe-
contrapposizio- ‘ll “ma Che: aitmde gh Spettaogizione tra Pflrola e fattq’ 6 In pm’ 1 ac-
ne tra 1e parole e i fatti, tra i discorsi che Medea é in grado di fare e i
reali rapporti di forza , in base ai qu ah' ella finira per avere la peggio. E1- pumle E]iI:s1i)on§aiZ1:1(i1dir’i:€i stessi a pfl1‘1ar€.riChiam: 1i1f1feaIt3a9ha una
la puo benissimo continuare a dire che Gia uni: Eoigapposizione tra parola ee§ai1t1(:e1iicId]i1>1s11?dI1iieco che qui Partico-
n1, ma Itutto_ questo non conta e d ella dovrasone
d_ é il peggiorehdegli
subire1’esi1' ‘ uomi- J lunga storia nella cultura g1‘€C?, 6 Piuste sono state scritte da F. He1n1-
1 1
meg 1o s1 puo aspettare. Un analogo sprezzo per la parola, 1o, cper
e ei quanto
discor- larmente ci riguard_a cose n.1O.tO g 1 Cio che qui ci interessa E: vederfi
si che non tengono conto delle situazioni di fatto, rivela Menelao nel- mann *9, Ncpng qP;igec:is<;tiiégréppfiefrgiqte alla CO1-,¢¢zione sofisticz ccilplég-
1’Ana'r0maca nei confronti del vecchio Peleo, che é intervenuto a favore ' ~ o I-1131 - ' ituaz1on '
della donna ". Menelao non ha difiicolt‘ d aff zflzfig strumento retorico _capac§O<i1OH;i)g11(§iic;§ Islgfnsolw indicatixri al
agevolmente i discorsi del vecchio dalamom
parlare, non e capace di altro. N
possono interessare Menelao- cio che 1
.
on
,
sono
a
1e
ermare
ento c
h che egli sopporta
e costui,
' ' ' a parte i1
argomentazioni d1 Peleo che
o preoccupa é quello che potra
I
ri vuar o. a ess _ _ un
. . aso. Limiteremo, 1n. _’
re Neottolemo, colui che detiene il potere a Ftia, e a questo proposito Wicca profonde nelle tragfldie 15.121-gggllilificatividelle traggdle Pm an-
|ni\ssi1'11fl,1’e5ame ad,a1Cum ‘fife tti pla critica del 10805 Come Stmm€mO
Menelao dichiara che l’ira di N niche; a partire da11Ecul9d, 11'1 a >
eottolemo incontrera
egli rispondera con i fatti. In questo ' ' 1a sua ira e ' ai fatti
contesto s1 1ntende anche 11 nesso
“ Cf _ _ 33 1;-n
~ Biqt v1.xwL1E\'°\'
' - . 1 5; cfr. 1n
' partico _ PP- 43 sgg-
' iare
“ Cfr. v. 4 d'>a"cs pxh Soxsiv 61 Xpi] Soxsiv.
‘S Cfr. VS 8o B I e A 21a. ‘° Cfi. EIEINIMANN, Nomos and<1)IigSzii1Ea;11aIgZ1'r¢ un’idea della I11CV9.l'1Z21 de1 £6110-
I: Cfr. vv. 446 sgg. "° Accenno solamente H qualche a ’ --
a contrapposizione tra dd sa-
Cfr. vv. 742 sgg. menu ' I1 fr '. 18 de1l’EoZo
1 - (anteriore
' alla423 3- C‘)e\ presuppone
e fatto . - - neun
IIIIPIICME 1 f;_ 44 dell
1 ' Alessan
a. C.).dra (
Q“ Ca.T8 - Itnwiiiorcol:I11’2i1eI»1é'$I1Ivpsairgtrova
415 , 1-In 3 a nel fr. 253 C1611 Arcbelao (de 407
.uMm
86 Razionalismo e senso de1 tragico nel te t ' ' _ - - ' .
' t'ficaz1one del Z0805 87
a ro €IJ1‘lp1Cl€O Condizionamentr 088631“ e demls 1
retorico .
acqu1sta .
una coloritura sprccatamente . .
politica,
questoe richie _ , . . ~ molto ferma 6 la donna_ sostiene ' <2he- sono
-
dera un discorso a parte. ' ' ¢l‘5C°rS1 trOpO.b€H1 >106 enere a provbcare 1a rov1na delle fan118-hflel
Ritorniamo alla Medea . Si e visto come Giasone s u 11 a b ase d€1pOt€1f4 "P1“'nt° dlscorsl dl (llluelsl/Iedgea le osservazioni critiche ne1 confrgntlfi <21:
di cui dispone mostri disprezzo per i discorsi della donna er 1 . . h‘
che ella gli rivolge. Senonché, ne1 corso del dialogo tra Medea , p eecr1t1c
Gias dull‘ Stan‘
logos come ne I1 3_una
sono precedute lunga
fatti Che rl:>esiS, tuttapronunzia
la nutrice tesa ana “cerca 1. e e
Pa COI_W,mCere
ne, la questione presenta anche un’a1tra faccia L o ii "¢t°“C1' Nel discorsp In timenti si P0ssono agevolmente inqlvldliare
si invertono ed e‘ M e d ea ad attaccare G1asone
' . e parti, per cosi dire |,-“ha a Cedfgre a1 suo1 sen _ ne finale», la parte centrale, p01,. e ricca
per 11' fatto ch ‘m.mtrOduz1one e 1a peroraz1o e1Oq’u€nti 1-iferimenti a fatti m1t1c1,
discorsiegli cerca di mistific are e d'1 a 1 terare 1a, ver1ta e con
' ‘. La contrap 1' 'suQ
p os1z1 '0-i . . - h€ né mancano . h 1 utrim
ne tra logos e realta si rivela uindi d ' 11' domande retqnc ’ ' convalida della tes1 c e a
q oppiamente produttiva sul pian
della creazione artistica. Per Giasone, i1 primo termine de11’antitesi é 'o 1‘|1c vengono saprentemenlte adclottlcgrso di un Q Euripide retonco » 55;
-'
50511616. S1' ‘ 13120 T16 sew O S H ’ > ' ue11o di
f
logos in quanto espressione de1 risentimento di Medea nei s '
- . . \ - 0
11 _ . e- par - , ello de a nu tri¢¢ ne11 Ippolzto e q
ront1, e 11 secondo termine e cost1tu1to dalla consapevolezza deiuo1 con-
rappor-
ii m iifletu discorsi Come qltlrano come Euripide avesse Profonfiflmenle
ti di forza attualmente es1stent1
' ' Per Medea 1' (iiasone nella Mediiz fiimos toria (anche prima dell’arrivo d1 G01-gm
. , nvece, i1 logos é 1’arte d_i - - - ' arte ora . - f mi un
parlar bene , 1o strumento retorico
' de1' sofisti,' e 11' term1ne
' che ad ussimilato 1 canom 6' _ . ~ ntenerg ne1 suo1 con ro
contrappone e 1a verita dei fa tti ch e e11 a non vuole che sia mistificata.
esso si‘ . 11 continuo a 1110 -
"<1 At@ne)> pur tllmlv-la eg di diffidenza. A1 discorso della nutrice Iiadm
In effetti Giasone intende dimostrare nei vv. 522-75 che venendo in
.
mcggiamento '
dlbcrmca a ed1re co se che siano piacevoli agli
. orecchi,
.-,1 La Criti_
ma
Grecia Medea e stata Iargamente ricompensata del1’aiuto fornitogli in l"l"=‘tte Che non lsogn rrecare fama e buona_ reputaz1one .
. . - '
Colchide e inoltre che egli ha fatto bene a sposare la figlia di Creonte,
per il bene stesso di Medea e dei loro figli. I1 discorso di Giasone — ed mvccfi cose Che pljssaldo Iiedra acquista quind1 un 1‘1SVO1t0 morahstico
e questo quello che conta qui soprattutto mettere in rilievo — si articola Ca al logos foiimu at-Ila 21 uale si Iimitava a dimostrare la sfasatura ‘£133
*1“? mancava. In-Me ea, 'adq ' ettivi della realta. La P9512101“: assum-
secondo moduli e procedimenti 'retorici' facilmente individuabili. I1 ll discorso dl Glasone a1 an qgg ere confutata da Giasone. Invece,
Coro alla fine osserva che Giasone ha ben costruito i1 suo discorso” e 1". da Médea non ’ PO £0‘/'3' Perclo ess ' f ornl'sce alla
Fedra fa alla b uon a reputazione
_ . -
Giasone stesso prima di iniziare ad esporre 1e sue argomentazioni affer- I accenno Che gal Ippolzibadire e con PM £9173, 11 suo punto dl v1sta-
ma che E: necessario che egli non sia cattivo parlatore; e tutto i1 suo di- '"mic€ lioccaslime pd I1 1 o £1 quello osservato nella Medea, le Palila
scorso si distingue effettivamente per la ricercatezza dello schema com- (jun un proced1mento anatgfio Oran E la nutrige a criticare 1e << be e
positivo e volta a volta anche per la sovrabbondante tornitura delle sin- imP1'°VV1Samente 81- mver cezione solidamente realisticaz Fedra n0I1
gole frasi. Ma e proprio contro questo modo di parlare che si concentra
—- non confutata — 1a critica di Medea nei vv. 579 sgg. Per Medea co1ui Parole .
»’ in d1
111151508110 nomb
’
no 1Illlnlicon
' '
1c la —'ioni che
1‘3.Z
’ Preservino
h ella. ildes1dera.
suo
.
buonAncora
nome, uma na
. - 1 ' C e , 11
che nello stesso tempo E: ingiusto e abile parlatore merita di essere pu- IHVECE — p1u semplicemen _ He tra parole e fam, tra Xoyog e apyol). La
nito piu di qualsiasi altro, dal momento che, fidando nelle capacita mi- lt ioca la contrappos1z10 .\ - ' ‘ 1 rle la v1ta, "c<>vPY°\’
V0 fl g - - ha dubbi che, se C10 r1usc1ra a sa va _ _ 58 \ M
stificatorie della parola, osa commettere qualsiasi misfatto. Ma si tratta
di un’abilita, quella oratoria, che viene facilmente demistificata. Chi si mlmce
.-
. mfam
<< 11 fatto », va nlm
e a d'1re 1 a S ddisfazione del1 proprio
O des1der1o
Fgdra potra
\ ' - 'e P ..
g1or1ars1 m0
. ' ' 11a fama della qua 6 . - _
comporta in questo modo, osserva Medea, non E: in realta saggio e rsi
espone a una facile confutazione: cosi con un solo argomento (la cosa importantg e prefenbllle aome nella Medea, la contraPPOs1z1one tra Paro
viene esplicitamente sottolineata 5’), enunciato in soli due versi, tutta ‘undo.
Ia e fattoAnconkuna
non e passi V9bt'I’
1 e E1 confutazione; ed e significatlvo Che Fedra a
la costruzione retorica di Giasone viene smont t
Un atteggiamento non identico ma analo ao a.a 11 d
,
confronti del logos assume ne11’Ippolz'to g
Fedra“. que
La suao critica
i Medea nei
verso -“ Cf . -43336 @473 .588 - ' _G ttingae I337-
“ Cfidiig. M1LLER,E-Wlpldfl rbetoflcus’ D183 O
-‘° Cfr. anche v. 503 515 7\-éYE1-G. Ydlp, aioxpa 513-
5‘ Cfr. v. 576 ’I&o'ov, :5 uév 101365’ éxéounaag léyoug. 1R7 Cfr. vv. 490 588-
5’ Cfr. v. 585 Ev ydtp éxtsvsi o" iircog. $1 S1_ noti, che 'couPiYO\i’i%r_‘(;1O5SerVe
., _ or compare n ella stessa
a richiamare,
sede
. metr1_cfl
senza bisogno
, r15
d1' u1.ter1o
. 1cgaZ1O
di 1:6w5P5€
- -
P 31 V
5’ Cfr. vv. 486-89. 41,1
_ » c tutte te due- 1e
_ v0 I0
, Fgdjffl - sono perfettamen
che 1a nutr1ce te consapevoh.
nu, una realta d1 CL11 s1a
\
88 Razionalismo e senso del tragico nel teatro euripideo _ _ - - - .
' 'fi az1one del logos‘ 89
Cond1z10nament10g8ett1V1 e demlstl C
questo punto si rifiuti di continuare il discorso, per paura che p oss a cedc . - 6‘ ' sulla linea del discorse <11
re al punto di vista della nutrice 5°.
"'WSta “izione del dlscorso dfiigcubzlllo scllgfiliautrice di Fedra in HZPP.
I1 dialogo tra Fedra e la nutrice neH’I Z' 1 Hin.»-one di Med. 5227.5 e qui discorso congfignato Secondo 1.9‘
Giasone si muovono in un ordine di idee ppo zto e quello
antiretorico tra Medea
e 1mpl1c1tament
. . ‘ 4 11-31. Si tratta, in a;1ltr1 'Eerm1n1, 1 Non mancano frasi interrogatl-
antisofistico . Ma altrove le d0ttr'me sofi stiche sono direttamente chi
mate in causa . II ternnne
' <<sofista» compare al a mnim PM ‘méfdema
- Ii rande e etto reIellifcftg
-or £1?E2111} dell’artificio retorico Si Pong?‘
ue braccia e e
d
nel corso del dramm auco 'v. r1tenuto
' d'1alogo tra Teseo e 11' figl10 921
' ell’Ipp0lz'to
col 1 h:>(a11§he i VV- 33_6 S_gg'.’ dove» E°ub§Ov1ZrIZE§1iaCgZ1I: };S>arola, in modo
Nei vv . 916 sgg . Teseo deplor a ch e gli uomini siano capaci di inventar pevo e """‘i e i Capdli e.1. p1.ed1 acqmstasshia di Agamennone, Powssero’ pun‘
4_ L4‘
e escogitare ogni cosa e di insegnare innumerev0l1. artl,. ma non siano ine clw cingendo tut11 1ns1eme Ie g1110c§riati modi di espressione: la parprq-
grado di insegnare la saggezza a coloro a cui fa difetto il '
Teseo tocca un punto di importanza v1' tale per 1' sofisu' eraz1ocinio. ' Q I11'
'1n parucolare
N"'\d0, Iivolgflsl a lui Con 1 Pm SV zzo cosi elaborato dal Punt‘) d1 "1'
‘I-iflfifi finale Chiude d.egI¥am€n?e<IEn §1€a rendere 1’arte del ben Parlarfi,
1
per Protagora, il quale all’inizi0 del suo insegnamento soleva proclama.- 3
a pensare a ch1' non ne 6: ca- Hmenzione _ Agamennone non S1 ché e li ;1lParidi0gI1iu0m0, §.$lY1.:
pace ci sarebbe bisogno di un sofista veramente molto abile. I1 fatto che osserva poco dopo Ecuba §teSSfl» Rel? Lqfvilo ad appre1f1C1€I€ 1’arte ora-
nel corso di uno scontro violento che Ii contrappone l’uno a]l’altr0 Te-
wlato da condizlonqmentl Ogg€ImI;1. uasione E: il solo vero sovrano de-
seo e Ippolito siano in sostanza d’ d ' "'1'ia> ¢°n H riC°nO€’c1mentO Che achgrli svuota di ogni Significatm e 1,i.nI
accor 0 1n questo atteggiamento
sfiducia di fronte all’insegnament0 sbfistico f K“ uomini’ é.fa.ttO In up Contestoa — ad uno dei tanti espedienti ret0r1c1
considerazioni ch e sono state fatte nelle pagme con erma, in aggiunta alle“
' precedenti, vito stesso s1 r1d1€ced;11gi;<:>$:3zdi Ecuba é ric¢a_ Del restpq, 1% sicessa
che questa
sfiducia era condivisa dallo stesso Euripide. :l\1|ba
' cuipgco pifipar
uesta ava11tine]la
e tra8<id1a,
_ qH3g3pe%)1E£:g1€1§efi:pifi
- ' ¢ e delle
0 1mes cose
0-
Una chiara allusione all’insegnamento sofistico si ha anche in un pas-
so de]l’_Ecuba °', quando Ecuba, di fronte al rifiuto da parte dj Agamen-
re’ sostiene la tesi che le Pam tahnoilll lin aggio di Ogni uomo dovrebbe
none di aiutarla, si chiede perché mai gli uomini ricercano ogni genere di (ritorna il motivo del fr. 439) 5 C € nto “gu
conoscenza e non si preoccupano invece di apprendere, << dando della
mercede >>, la persuasione che sola E: sovrana degli uomihi. I1 modo come C856“:
Lfl adeguato
COHSQPWOallezS?z12?cI§-:)II3I)n(;11Ii?Ii1f:lii:nza
. - - c.1e1 Qlemico
l0g0S di alle
fronte ai realipro
dottrine rip-
a-
viene definita la persuasione richiama la celebre definizione di Gorgia,
secondo cui il logos e un potente sovrano ‘Z, e d’altra parte l’accenno al- Porti di {orza e um‘pr0Ihab11eHr1£Ig1n<:‘:1tgoI; cui Andromaca, ne1lfl,,,Parte
I-!“Y¢€ sono preSent1.anC- e ne I Euse che le ha rivolto Ermione -
la mercede che si dovrebbe dare in ricom cl ll" iflilifllfi della tragedla’ rlbat-tea e ac schiava in una condizione d1 1n-
vuto toghe ogm dubblo che qui Euripide -pensa con unae rottura
msegnamento rice-
dell ’i11usione dromaca sa bene d1 trovarsl, 1n quantoh ueisica sua condizione Servik
scenica, ma queste non erano cose ch e 10 preoccupassero eccessivamen- fcrioritfi di home a Ermione 6 tame}? €b(I>ia molte cose giuste da dire
te - voleva nchiamare alla mente de Ii lc impedisca di parlare, ponostapte C Ztitlribuisce al pdscnaggio di An-
g spettatori il ricordo dell’insegna-
mento praticato dai sofisti. Sembrerebbe dunque, a prima vista, che qui in sua difesa. Ma cxgacigrirgva
difiCi1In@1‘1tC riscontro in altri
Euripide riveli di fronte alla sofistica un giudizio diverso da quelflo dromaca una caPaC1 a
espresso, 0 lasciato intuire , in aItr1' pass1' delle sue traged1e
' ‘*3 . In realté,
~ - .
1713 sez1or1e nettamepte stacc ata da cib che_
°‘ Si tratta dei vv. 312-45,1916 c9lStm81fIof1:1oc:pi1e allontanandosl un Pow» che non ac
5’ Cfr. vv. 503-6. .
- '
- A amennone 1nfatt1 OPO1 V-
,
_ _ .
°° Cfr. BARRETT, Hippolytos cit., p. 340. ‘me-Cd? la r1ch1@S1t§
cugl1§ra g ' (I51Ila L.donna
MERIDIER, Euripide, _tomo II, Panes.' hrggédlzl-to226 s1 e P05“)una
di,mvviSare 11
E‘2 Cfr. vv.
. 814-19.
Gorg1a usa il termine 5uvo'1o"c'r)g, Euripide Tfipocvvog. Cfrflvfi. Ion: atihilitfi di questi vers1 con 1 vv._ 816 s%g. fasatura Con la COnSid€raz1O_
‘*3 Secondo In-Qblema e _adc € Passi L0 5tudi0S0 propende a_sp1egar_e gsfirso a seconda delle diV€1_S€
_ _ H. WEIL,_ Euripide . Hécub e, Pari s 1905 3 , p. 268, in questo passo deIl’Ecuba
<<le poete sa1s1t l’0ccas1on de recommander Penseignement, alors tout nouvea d A ' "f"SaturE
nc che ur1P1Id *3ua tgibui-rebbe ai personaggi un hnguagglo 1v
tr?
phon, des Gorgias e t d’a utres professeurs d’éIoquence». u, es nt1- I ‘ I
1. W. I84 sgg.
n|l111:f1<E§r. \ ‘
;~‘.......
90 Razionalismo e senso del tragico nel teatro euripideo . . - ' ' _ 1st1ficaz1one
. - '
dc 1 Z 08 OS 91
Condizionamenti Oggattwl S dem
personaggi del teatro greco. << Ma qualora dovessi avere la meglio . - ' rere che 111
- quest‘) Passo dell’/lndromaca
-
piano
' d elle argomentazioni — continua Andromaca — 10 temo che cio
I r" molto
_' ' probabfle’ aIICmlo€ Iliimie Protagoree. D’altra
- - Parte, h 11 Fro-
trO..
procuri del danno; infatti coloro che sono superbi e orgogl1os1 . . sopp‘ I'M‘ 'P1de avesse Presen ~ da Eur1p1de anc e a
tano male che gli inferiori prevalgano con i loro discorsi. Tuttavia n
- " e stato aflrontato \ .
|*|*'""‘ del d1S°‘?’?". piu fortiesto in cui il riferimento a Protagora e iuorl
voglio che mi si colga a tradire me stessa» °’. Andromaca aflerma dun
W' nelle Supplm, In un condei due discorsi tutti gli uomim Sapplamq
che coloro che sono orgogliosi e superhi sopportano male <<i discoq
mmlsslonez <-(Del resto, li siano le cose buone e quelle catt1V,e» 6 d1
pi1'1 forti » ‘B da parte di coloro che si trovano in una condizione di 1111 l|\l1llC Slfl ll m1gl10_17@ie qua er InOrta1i»1o Paccenng 31 d1SCOI'5O
. - e ° ~
riorita. E significativo l’uso di una espressione come <<i discorsi ‘l"""tO mlghme. Sm. a paf:o1§testo in cui si presuppone una concez1O1?e
_
forti >>. Infatti essa richiama la nota teorizzazione protagorea, in baseP. |||igllO1‘€ e inserito 1n nn ntrappone a un altro, e non C>é qu1nd1 dubb1o
la quale il discorso << piL'1 debole » diventa << pi1'1 forte » °°. Questo prim '"“"’"d° Cm un 19$“ S1 631- di idee Protagoreo. Senonché, ancora una
pio di Protagora si lega strettamente con l’altro secondo cui di ogni co (Inc ci si muova 1n mg of ipet e da Protagora Per Protagora, 1nfatt1,
si danno due ‘discorsi’. Percio, qualora inizialmente il suo punto di vis volta, Euripide-' Pm“ C ,e 1sanz .. . iore' >> (In
. realta1 << plu
-»db0-
6
non sia condiviso o sia condiviso solo da pochi, l’oratore ha il compit - - - ' ‘ 0I‘S1 1n uno << P5188 _
(o in ogni caso la possibilita) di fare in modo che - attraverso le sue p In dlstmzlone
|.. ,,) din due >>dlfic11? realta
6 11110 << mlghote <<Pi1f1a1 forte
Ondenza fatto >>)
cheaveva un valore
un logos ven1sseessen
0 no
role — anche gli altri si convincano del__s11__g punto di vista e questo p . ' I18 - -
'l~|"l'11@nte retollcofim C? pi Si S iega convincentemente che un dtscot
valga nell’assemblea. Nel contesto di una tale concezione il logos, 1'1i
quanto strumento retorico, ha - come si E: gia detto - una funzione d -»
wndiviso dagh altfld'sOenOt aC11? pili liorte - Nel passo .delle
. SuPPlz'ci
. zione
lnvece (e
I". Pm debole
- possa W - - -
1l1c1sta ortatore qLllndl_ d1, una conce
. 1 -
terminante in vista di una modificazione di una situazione di fatto. € an tratta d1 un pezzo iantibe atia di Euripide) la distmzlone dfl due. C11-
proprio una concezione del genere e demistificata e dimostrata falsaM d. po|iti¢fl 3 (111 anf1aYa a Simpn altro peggiOI€ coincide con la d1st1nz1one
Andromaca. La parola non basta. Anche se si riesce a dimostrare che ' n1'orsi' in unO mlghorg 6 l1':i\?e' il discorso e migliore: quando é per COS}
proprio punto di vista E: il migliore, quello che conta sono i reali rappo;1
ti di forza; e anzi un successo sul piano della discussione puo acuire . ml . cose buone
- 6 Iose Ca bu one e per converso é peggiore 1n quanto - ' e-
contrasti e provocare una reazione da parte dell’avversario. Qui il r »
*l""-' agganclati) all e cO?e - ,RiafIiora dunque la nota concezlorfe rea.
't*spressione' d1 C10 cheecattivo. ____resSa ml f; 439 6 in altn Passl
zionalismo di Euripide e il suo senso vivissimo dei dati oggettivi delle .' 1. , - ' i trova es - . _
3. l1StlC9. del 11ng11agg19 F516 s Si tratta —pé inutile ripetel-10 - d1 una conce
realta trovano una delle loro pifi alte espressioni. Si trattava, tra l’altro,
di una questione che investiva anche la legittimita di una forma artisti- dune
- tragedie d1Euflp1 e, uen reale punto di incontro con la filosofia Pro.
‘ trovare
zione che non Puo
ca quale era la tragedia, basata essenzialmente sul contrasto di un perso- tugorfifl -
71
1» ' f rza d1- fare 1n modo Che
naggio a un altro personaggio, di un logos a un altro logos. Sela parola e '
Certo, anche per Protagora oratore s1 8 0
inutile allora non ha nemmeno senso che i personaggi delle tragedie s' . ' ' . . - c1o
1da -\ che e‘ ut1'le , c1o
_ -che e‘ un bene,
-\ . Per
- la
sforzino di aflermare se stessi attraverso i loro discorsi (e neppure, ve-1 l "ssfimblaa del c1iti.1dm{d(ii:1sto semplicemente c1o che la P0lzs de_11.bera'
dendo la cosa da un altro punto di vista, che il poeta tragico cerchi di tra- mm. Ma, m defimuliade Ione a una tale concezione firntrava 1n cr1$_1 non
smettere agli spettatori il suo messaggio personale). II problema era Smndo C081 16 cose’ a ‘es t tare che l’uom0 Politico ntenuto 111F¢¥'
|\hPcna si fosse costretti a cons a t a H favom dd suoi cOncittadm1_
semplicemente insolubile. E infatti non a caso Andromaca, dopo le con- lbene della c1tta non 1ncon rav
- ~ _ . .
delle Vlcende
siderazioni dei vv. 186-9o, continuando a parlare premette che << tutta- pmté de " si astratta. S1 sa assai Pow
via » non vuole tradire se stessa. Il personaggio riprende il suo diritto ad Non e questa solo un 1P°te
esistere senza risolvere il problema, ma semplicemente in virtti del suo
10 - ‘YE '"°‘WEG-av
86-88: xou'.'co1. Suow ' , it P tmtot.
' 7».6'yow |_T bv xpaficrcrov’ F1011-EV,
B o'co1.<;.
stesso porsi in quanto tale (0, se si vuole, in virtt'1 della tradizione cultu- L .Cf1F;qw;\;.&4xal sewed: I E5019 we 1tr57»sp.og xpa1o'o'ov sbpfivng cgncezione amitetica a que1_
rale di cui quel singolo personaggio era l’erede e il continuatore). Kn. ‘H1 X
-“ Anche ’ 11Eretteo
* ' espl"ime ai vv. 9-Io u , (mot > e 1 , adesione
-
ne1fr-
, . 352--dc _ 1s1 tra due )\_'oyot, ma tra due 1190'-Yll
. . ,d1M O; An-
a: lant1t¢$1 lnfam nor} 6 - - la ‘medlazlone e Y -_
‘*7 Cfr. vv. 186-91. I" .pr0tagc.;1rll:’a1tro di questi due 11P0¢YlJ-01101 s1 I‘€al1Z€i1 seniacoloritura chiarameme ant1p1.O_
11:! unozndr 3I9 sgg 11 violento attacco alla 5éE,.<1_ _a untm 56%“ e &).,1']z‘)a1.ot che mina alle
°" Cfr. v. 189 1'01‘); xpsloooug Kéyou 1' 11: m - .' ' 051210116
°’ Cfr. VS 80 B 6b tbv firrw 716701: g.xpefirrw stotsiv. ||||1ul‘C21I tra I . altro viene enunc xata una contrapp
lmsi la filosofia di Protagora-
tt1ca venne invasa e molt1 Aten1es1 (soprattutto gli Acarnesi che ve- "orso di attacco
Cleone H?
devano devast ate l e l oro terre) volevano uscire' allo scoperto contro ' csplicito a1 OCiiaii9°n§
so s 31:1 Zlolquente
1 conferma
t Sm di al riguardo'1C’é,
un empirismo antifi O50-
nlatti nel discorso d1 Cleone - 1'16 ¢_011 e . . ucata a at-
Peloponnesiaci, Pericle, convinto che fosse giusto osservare una tattica1
p i’u pru d ente, evitava — ci informa Tucidide in II 22.1 — che fosse con-
vocata l’assemblea e qualsiasi altra riunione, perché temeva che li Ate-
"-’It
lnr bene e il ri uto 6 Pflnc f“$.1§’: .?.;‘.;2a.:1.a;z:;:.*:§zt;¢.i1..1
, . '
mcnto di opinione da parte dell asseiglfilgg. (§la$2ec?(p111S§\almenta. Namra1_
di delle dottrine
n1es1, trasc1nat1 dall’1ra, commettessero qualche errore. In altri termini,
8
in quella occasione
' " '
linsufiicienza del logos - e s1' trattasse h del P"1lti¢h@ Protagome ven-gono jlrlatlto Cleone esercitava — anche con la
mente, anche se non lo Cl1C€V21: 1 a
logos di un uomo di stato del prestigio e dell’abi.lita oratoria dianc e -
Pericle
I 1 I I
I
94 Razionalismo e sens o del tragico
' nel teatro eu ' '
r1p1de0 Condizionamenti oggettivi e demistificazione del logos 95
sua parola e nella misura ' ' '
m-1c1- e poI.1t1c1
. . d1. certi_ rum CPI $1fflC€Va portavoce degli. interessi nilcstazioni della cultura greca che caratterizzano il secolo V a. C. richie-
ranza — una funzione di 3 dir
PP1, 'die potevano anche costituire 1 3 tlvrcbbe un discorso a sé; e pur tuttavia e possibile individuare in esse
ez1 one della cosa pubbhca
- ma ro no . pct quel che concerne il modo di porsi di fronte alla realta — notevoli
questo é ancora piu sigm'ficativo ' che - ' > P P
la cultura sofistica 7“. egh non nconoscesse come P vlcmenti di concordanza, e in questo contesto va collocato anche il razio-
In realta l’insegnamento d1' P umlismo del teatro tragico di Euripide.
-» -
’ rotagora In particolare per quel che riguarda Tucidide, alcune cose molto giu-
zazioni _ filosofico- po 1'1t1che
' '
rivelano ch - 5' P111 111' generale- - le sue
una situazione che si puo sufficientemc-l1a11tam?nte 1l'COnd1Z1OnamemO M1: sono state scritte da ]. H. Finley 8‘. Parecchi degli accostamenti che
- e circoscrivere. Non a caso ln studioso ha fatto tra singoli passi delle tragedie euripidee e singoli
insegnflfltl a pagamento ch e venner0 dopo Protagora - $1- pensl.
passi delle Storie di Tucidide sono discutibili o comunque meriterebbe-
esempio,
. . ad Antifonte e I la ' — s1'
studio
_ t de1 H 1 a%port1' sociali, ' - Pp
1n una benm0§Ser°’ Per quel Che
diversa direzione W COncerne
] l'u una ulteriore verifica. Tuttavia e stato un grande merito del Finley
v1s 0 ne a so stica e in ' ' ' l'nver individuato sia nel poeta che nello storico la presenza di una forte
_ _ particolare 1 - ' 36861‘
.
manesimo 1n cui Pessenziale era la sul; 1dcr>g:1%>Ora,11,eSp?SS1One dl un 1-umponente razionalistica e realistica “Z. In efletti, quel senso vivissimo
condo il ,Jaeger 1 questo umanesimo - Llul dati oggettivi della realta e dei reali rapporti di {orza che afliora so-
ave ' evo ezza - Ormalfi Ma ’
profondito mediante la filosofia e la relim'b1S0gnO dl un f-Ondamento prattutto nelle tragedie piu antiche di Euripide a noi pervenute caratte-
z1o del jaeger, con Platone e con il cristiiiilgi, e qilesto S1 ebbfi’ a gi rizza tutta l’0pera dello storico ateniese. Si tratta di cose ben note -— si
tigoralviene v . ,
1nser1to .
1n una prospettiva StoricaInCfivje _
n tatinoglodpelrrod \ pt-nsi al bel libro di ]. De Romilly 8’ — che non E: qui il caso di ripetere,
c e eg i ha eflettivamente ensato e esor ita- . 1 5 i msi come non E‘: necessario ricordare che nell’ 'Archeologia' le considera-
base alla nostra — frammenglaria do‘c73i1L11ei)'1t(p?r qulel Che S1 puo sapere zioni dei fatti economici hanno un rilievo di primo piano in vista della
ba nella ricostruzio nedel ae er-'1 azione e soprattutto dis
’ . . a Pro spiegazione dei fenomeni politici. Tuttavia il modo di porsi di Tucidide
1 I g 1 fatto che venga attribuito tli fronte al logos e di fronte alla problematica parola/fatto alla quale
6 ag i altri sofisti un << ' - - . .
ad 4421213151»?s.1;1Ys?;t;1.: §§“1°°‘“‘°‘*“‘i.f‘i‘1‘
venga Staccata d . . . ' _ \ _ e a storia e e i
abbiamo accennato meriterebbe una ricerca a sé. Abbiamo gia ricordato
come lo storico demistifichi la cosiddetta democrazia di Pericle facendo
leva sull’antitesi parola/fatto. Ma questa antitesi concettuale gioca un
re’ dei nessi e (l€l1ll€lalIl1e€a€lt(il1iIS3l)1l:1I12'1I1e Socfillc e pnilttostp agevole ‘
ana personale Valutazione di dai‘-Echeegfo elPens1ero, 1n corrispond ruolo molto importante in tutta l’opera dello storico ateniese, e la de-
di db Che invece deve essere Scartato ceve essere considerato essenziale mistificazione implacabile del discorso dalla bella apparenza e uno dei
prio l’individuazione del rapporto chemlne m1argmal§'D1fattO’ perb’ P tratti piu caratteristicamente tucididei. Nell’ambito di questa nostra ri-
ben precisa situazione politica cidi 31- ega e.d°“““@.Pr°tagoree 8 una cerca ci si deve limitare necessariamente solo a qualche accenno sporadi-
co, che puo avere soltanto un valore vagamente indicativo. Valgano solo
0 V a. . uesta cultu - - a enzza sem" due esempi, presi dal primo libro. La famosa distinzione in I 23.6 tra i
ta da una forte consapziloltletzrzeal adcfieliltilnsmo p.rO.tagOre°> P C31"atli@fiZZa- motivi immediati e le cause piu profonde della guerra del Peloponneso
Anfl_Ssagora, che continua la scienza Eiolnciggiitlln della realta. Ohm ad si impernia essenzialmente sulla contrapposizione concettuale tra il lo-
storico-geografica di Erodoto, c’el’empirisC1ll1oc€ieia11i1<-fidilcliae <(::i,€ la rliagcfi gos da una parte e la verita dei fatti dall’altra (e in I 88 si ribadisce che
stituzion e cl eglz' A
L ' ' dello Pseudo-Senofonte
. temesz ' e le Storie disono a .
Tucididg. tlcterminanti a muovere in guerra i Lacedemoni furono non tanto i <<di-
a 1'assegflfl Ovvlamente non e comple ta, e Inoltre ognuna d1- queste ma-
- scorsi >> degli alleati quanto la considerazione della sempre crescente po-
lcnza ateniese); e lo smascheramento del logos sulla base della conside-
78
L f ' d 2611)? (;/‘L§;lh€!O(%§€i%;;
é H diSC3I_S‘(1)n§i1°(I:1l¢eOTil: - - cctlmtro lgleone da Diodoto in Thuc. I II 42.2 Ma
razione degli interessi reali E: alla base del discorso che i Corinzi pronun-
ROMILLY, T/sucydid :1" ’ ' ' 9 .°t° C @_$1 pone sulla linea di Per’ 1 - f " Cfr. J. H. FINLEY, Three Essays on Tbucydides, Cambridge (Mass.) 1967 (il primo
19 Cfr - W.JAEG;R,E PazIfgperzalzsme athenzerz, Paris 195 1*,. p_ I43 -
eia vol I F‘
‘C e- C 1‘- J- DE muggio, che a noi qui interessa, dal titolo Euripides and Tbucydides, fu pubblicato nel
del 1936, con li ' ’- ', ’ . lrenze I95_3 (trad. 1t. sul testo d ll “ 11,38), pp. 1-55: cfr. in particolare pp. 49-50.
ticolare pp. 51%-zggglornamentl den edizione amfllcani‘ del I945), PP. 49? sgg.: i;(l£.t§1d§§i '“ ll FINLEY, z'bz'd., p. 50, dice di Euripide che <<he can be, if he by no means always is,
so Cfr. ibid., p. 513_ t|1-1-ply rationalistic and materialistic in outlook ».
“ Cfr. J. DE ROMILLY, Histoire et raison cbez Thucydide, Paris 1956.
96 Razionalismo e senso del tragico nel teatro euripideo
Condizionamenti oggettivi e demistificazione del l0g0S 97
ziano contro i Corciresi 8‘. Questo senso vivissimo della realta dei fa . . o l1ere
- ' tento non inci-_
- - Medea dal suo 1n
p ort ava l 0 storico a diffidare del ragionamento dissociato d ll l ‘ l
a a rea ta
fettiva. Raramente Tucidide generalizza nel contesto del racconto ‘Mme dl Qorlnto Cercalw
donn m11'11II11aII1€I1t€ d1 dliing
su suo anma S.i Cio cheper
tratta dice il Coro
Medea, non Pone
Soltanto 461
di Sple- L
dl
anni ’2o con certi principi metodologici che costituiscono per cosi
3 ' it
' ' he nell’Anclr0maca. ane _ .
- ' ' e mfatti crea un genere nu . .
l’ossatura dell’opera di Tucidide . Se e in che mis ura c1o .\ s1. possa spiegdis a]
anche con rapporti di carattere personale (finché nel 42 a C l’ MCCOQ1-1V€rSO'
cu, un 1scorso clilluurlplac-1
e e traduzione .immediata . h - d1 u11 noP1'°¢@$$°
361159 P$1C°1°1g1'
Si nso ve
_ 4 . .— a -- - ' 1nd1c e1n un ce _ _
della rappresentazione dell’Ecub a — Tuci dide fu costretto a lasciare At< nn on-(l€C1S1OI1al6 m 15162, uni lofigdilg rivela al Coro, ndla r/gem den W_
new . . . . . St nell’azione stessa.
, non siamo aflatto 1n grado d1 stabilire In o '
. gm caso, come ha vi , . - uan' o te a un certo mo memo le donne.
il Finley '5 , non s1' d eve guardare a TL1C1Cl1(l€
' ' come a un isolato ' che raz -
7(*4 81°» . 11 suo piano d1 vendetta
- avver
11011 sono fatti_ per recare dHetto as - S1
so 1 o al suo genio personale arriva a quel livello di penetrazione stori 8 i t'l1c1 d1scors1§h{2 esse sent1raEn1c11<'i>a rivda H suo proposito di ucddgra 1
che ben conosciamo; si deve invece tener presente il fatto che Tuc1 c lmflfi infattl 6 pezzo In. cu - ‘ in contatto con lei; e
si plasmo nella sua giovinezza in un ambiente intellettuale e politico'did d M101~ figll' 6 la moglle ' di Gtasone _ e chtunque . h verra \ t tta fattl_ 6 non mdulge
_
quale il realismo era uno degli aspetti essenziali. In questo ambiente e -
aul p1ano formale s1 tra ' tta d1
_ una r/aeszs
_ _ M d c e e Ccenna anche a amorbl.di
u
colloca anche la formazione intellettuale di Euripide e uesto ‘ d s . ' ' ' ol1 effetti retor1c1. e ea a _ 1
P“ - “una - in. Placev
' ha - -
mtenzlonalmente un valore ambiguo, ne senso.
, q e un at tllSCOI‘S1 >> . 11 nesso _ . di raffinatezza formale s1
di grande importanza per s p ieg ar e 1'l suo atteggiamento ' d1' fronte al l 1 the alpldea - _ predomman ' te __ d1 genulezza . H e Ma Si tratta appunto de1.
gas e 11' suo rifiuto del logos come strumento retorico capace di modific0a
nssocla . - anche quella di ignavia e_ d1 mo ezza. . d _ _ ,
re una situazione di fatto. . - ' 1 ronunziare avan U a Gmsone_ per m-
-- Questo modo di porsi di Euri pide di fronte a l logos si rivela - nelle l
l
traged1e piu' antic ' h e a no1' pervenute - altamente produtt1vo ' sul pianc dlscorsl
unnarlo.Chlel glifizdea scorsoS1 p1fl¢@V
Rropoldfedqfiello =_ che tende a porsi_ sulla lmea
ro Di del.
4 mm--
l
l
ea e Giasone 1n Med . 446 sgg . e nel dial ogo tra Fedra e la nutrice nel- hidi dlscorsl '» parla al1COr?r€Hf€ resistenze di lfronte al ProP0sito dell’in-
l’Ipp0lz't0 l’ antitesi
' ' Xoyog/spyov,
' " parola/fatto , g1och1 ' ' un ruolo d' nologo - - In - cm supaa e es ' ' d 6 Per f 6 ttamente all’utilizza-
1 pri- funt1c1d1o. La forma mono lo g1ca corrispon _ I - tt . e In . qugstf)
maria importanza. Ma nella M e a’ea l o svuotamento dall "mterno del lo
gos ha, nel corso della tragedia , uno sviluppo eccezionale. Quando Me-
. ' d1 un rocesso rea e 1n a 0, _ l
mom
contesto del 1‘Eggs<< morcgl1d?d'sI::rdarsssi1::1:)no
1 1 15 _ quglli che' si fraPPongono ' all’azione,
ssita”: an-
dea rivela al C oro 1'1 proposito ' d1' uccidere
' 1' figli' ed esso cerca d1' d'
derla, la reazione della donna e piuttosto brusca Medea infatti vuole 1ssua- un’azione di cui Medea riconosce alla fine l’1.nleluttab1le EEC; ana radice
cora una volta l’ant1tes1 - ' tra_par01fl e fatto > tra 0g0S 6 I63
passare subito all’azione e dichiara che son fl '
o super u1 tutti i discorsi che
s1 possono frapporre in mezzo ‘°. La parola diventa dunque un di i’ di in una grandeaccennato
Cmazione 1:11
art’1j1t1(;1l:L
cui si puo, e si deve fare a meno , d al momento che i discorsi non posso- pu Abbiamo \ 12 rsi acaeedannoso
alla consapevolezza
_ prevalere che ha la
sul piano
n o , I ¢ I n
o piu a terare la successione irreparabile de1 f . L
¢ 0 protagontsta del fatto c e 6 11111
attl e parole con cui le
, - <28’ é L, wh mi-
" Cfr. vv. 814-I5 oim Errrw bL7»7»wG' °'°l* 5% °'“YYvwl'm “YEW l T UT
S; Cfr. I 37.2 sgg. e I 39.1 sgg. ' ’ tb, xomt1'>;-
Cfr. FINLEY, Three Essays cit., p. 50. axolgfroélliillircil $3 5éXou at 1331 Tiggé 'l15°"'h" 7“°5Y°U9'
8° Cfr. v. 819. 1» Cf _ _ 6 uakfiaxoug... j0U€- - » é ,5g__8-w;,_
9" Cf:-, ilni)Z1rtiC0la1‘€ v. 1064 TEOLVTUJG 7‘é7‘P°""‘7°u’ Tam"! mux MP8
l
98 Razionalismo e senso del tragico nel teatro euripideo . . - ' ' ' tificazione del logos 99
Condizionamenti oggettivi e demls
della discussione quando si e inferiori sul piano della forza. Non _ . . . . . 1: omentaz1o-
questa conv1nz1one, tuttavia (e questa, come abbiamo visto, 2= l 1-ruli rapporti di forza” r1sch1a <il1§i"uO;:1(;&léfég1l1d1<£i1§:la)o1;e 2 iltfatti tra la
bile contraddizione interna del personaggio) Andromaca procede |1l um cui Andromaca cefihel? iziua dom) e la seconda parte della
suo d-1scorso 91 1n
-
cui ella si contrappone ad Ermione e confuta I |"'l'"“ gage (icon lfiacggsunzrfiaggo significativo 9“. Senonchlé —fid§.qXe-
cuse. Le reazioni di Ermione sono quelle previste da Andromaca e sue 1 -1/'.1" i n romac . ive o 1 11-
giovane donna cerca di controbattere le argomentazioni di Andro ilx, il fatto nuovo nel dialogo T Menelalo s5(p§)I§12Ie51il11ltl>Oi1it<-iisgon estmmo ri_
ma non c1 I‘l€SC€Z allora alle parole si sostituiscono i fatti. << Saggia, 11"‘ "““Ca' AH? arg(-)m€nta%19m Cglnlcgllii sarebbe controP1'°duC€nte _ sul
gia tu sei — esclama Ermione al v. 245 - ma tuttavia e necessario che gure che lfl m111a°°1a_'“"}ucC1S1O.ne e gli stessi autori del misfatto, Mene-
muo1a>>. Euripide recupera in questa parte della tragedia la stico 'l"“° dei loro stessi llltereisl _'_ Pa g ntate anch’esse al piu disincantat9
come procedimento formale per la rappresentazione del diverbio e lam risponde con_cons;d@riZ101i11 lmpm ni uomo E: la cosa piu importante,
scontro verbale; ma il contrasto che oppone Andromaca ad Ermi c 511-ingentfii realismo . Cio c ff Per SE1 suo immediata bisogno e in que-
,,,;_~;¢1~va Menelao, E": la reahzzazionedizto consiste nella difesa della figlia;
non s1 esaurisce in un rapido scambio di battute. I1 fatto che Andro
I“) |n0mentOi_lSuO_111t€r€SS€ lmme consiste nel portare ad esecuzione 1
dimostri l’inconsistenza delle accuse di Ermione non e la cosa piu
p ort ante: sconfi tta sul piano degli argomenti Ermione dichiara che In questo Ordlp? d1 idee lalsaggiidzizioni sono pita oPPOrtune: sarebbe
Pmpri p1‘0pOS1'£1 quando fr, C0_ di Neottolemo. Menelao conclude 11
intende piu parlare e che saranno i fatti a sostituire le parole 9’. Il
trasto che oppone Ermione ad Andromaca, nella misura in cui rende I1'i<>C¢0 Pertanto aspettare arrlgod maca un crudo aut-aut: o, lasc1at0
'“'° breve discorso ponendo ad n ro £1 lio sara ucciso. I1 contrasto sul
b I 0 0 \ I
d'- | 1scena
16 fishd@g1E<“iZ§’:.i@.%f;1§1
a1 P355
Nagh Eraggjtliiililgtgitntg
, .
Alemenau
1 _
.1
, , pp3'11€ L111 or 1 rov - ' '¢he riesce inaspattaltle
m ortato n€ -
ne di idee chiaramente antiprotagoreo: il realismo del personaggio si 1:111-pren<:l.)ente diato mlfidgrgomiligjrgfigfigggZrgrglufizia 99 c,é poco
spinge sino all’individuazione della ricchezza come unico criterio di dif- ato della trage 13- 6
f I I I I I
n.c4“¢.n“.“....._.....
I00 Razionalismo e senso del tragico nel teatro euripideo "' . - 101
, . - - ' ' tificazione del log0S
Condizionamenti oggemvl e demls
spazio per la rievocazione delle fatiche che Euriste h '
, . ' ' bilita oratoria1“- Riwma
. . . . . .
g 1 insu ti per il nemico vinto S1 associa 11 " f
o a imposto ad Era-
cle e al ricordo delle persecuzioni che ha inflitto alla madre e ai fi l' '°°' '
a 1. . I . g1
piu s renato desiderio di ven-
detta. Ma com e ne1 contrasto tra Andromaca e Men l E
' P31161”“‘“.i?.1i£‘Z.Z‘1Z::::.‘3.°::g;?.:.:....-1
i-e1 nesso _, . - ' e
iiiigliificazione del l0g0S, <1 _P1u p£ec{.Sq$ZI1I€§S;1(j€'?§€1S€11?171l1€E)nII1OSSO Polime-
li gcgfé
em1s1
egli pur sa- store ad agire come 3 ms ' ' ° la verita, hanno ucciso
pendo di morire,' vuole evitare ' ogni' taccia
' di' vilt‘
' ‘°' M .7
da Ecuba H P°1im@St°re ’ —. 3.6 tu 1:1-(elllidzlviflieinteressi Personali " Chi:
euripideo nel discorso che egli pronunzia di fronte a . adaAlcmespecificamente
1°’ ‘ il 11110 figli‘) ’>' E la Conn-apposlzlolnllfatto — 1‘lCOII1Par€ anche nel discorso
m o do come egli's ie ga 1’ accanimen to ch e h a d imostrato
' na e & una variante dS6l1’ant1'E€S1 paro a Olta Che il loggg é stato demistificato,
I d I I O I ,0 nei confronti di
I I ,0 I I I I
‘°° E signifi cat1vo — a proposito delle fatiche di E racl e - la preterizione dei vv 951-52 104 Cfr_ vv_ I187 sgg., 6 sopra, p. 89, nota 65.
amt a 5’ oi ’f éunxotvw " xotxot' I o'1.'yt'6 : i1 mod o come la frase e distribuita nei due versi as- ‘"5 Cfr. vv. 1206-7-
solve a una unzione ‘frenante’. mo f _ _ I245-46. _ _ _ 1 _ 2-84a) E.—R. SCHWINGE,
1°‘ Cfr . vv . 983-85, 1016-17, 1026. F. STOESSL, Die Heraklid d E 1111 glpxposito della st1comit1a finale dell Ecuba (vv 125
Die
logus >>, 100, 1956, pp . - 207-34 (cfr . in ' particolare
' pp. 220-21) haen confrontato
es uripides, << Philo-a
Euristeo ' homytbze - m- den Dmmen des Eurzpzdes,.
' '
- ~ H61 . .I963,
'delberg
dei contlfllll - 4°'42’
PP- e-
Macbeth e a Riccardo II, in quanto << alle menschliche Schuld verblasst vor der Grosse und V1"wmduflg der Sac stante la Pflrticolarita - accenni a avvera
l“‘- "sservato '
glustamen 16 ¢h@ €sSa> nono i deve considerate una
di colPi_.
v
Majestat menschlichen Leidens ». ' ' he vanno a-‘ di' la‘ d 6 ll6 vicende
11111161111 £115»?-1-I1 C. . ~ _ . rappresentato,
- 0110S fatte con lintento
. 1¢ rofezie di Polimestore s
,.
. mgnnone non
Cfr.vv. 983-1017. , _
Cfr. in particolare v. rooo sxpnv. I1'1. propria
lflcubgibe<< Straitst1COmytlllf’;:1Jinigne
A1lgame1}1g:i1::e(.1i Polimfitomdello
non Schwingc, Pero, secondo cui Aga
mi cOnVmC€)_
1'1't'1lC1‘C <3 3 3 Pro
1 I02 Razionalismo e senso del tragico nel teatro euripideo
e di altre analo8he > c’é q uel senso realistica della necessita dei con
namenti oggettivi e quella sfiducia nella mediazione del logos che so; , . . . ' ' ‘ale
L61 imgedm dz Euripide e la realta P02221632 SZEZIP0
componenti essenziali del razionalismo euripideo e, pifi in generale,
razionalismo della cultura greca del secolo V a. C. c
x
'1
‘A’
“""""""
Capitolo quinto _
La crisi dei primi anni della guerra de1Pe10p0nneso
“_
106 La tragedia di Euripide e la realta politica e sociale _ _ . . - d lPeloponneso I07
La cris1 de1 pr1m1 anm della guerra e
stranieri che son o supplici venuti nella nostra citta Ze ‘ ' 0
non ho alcun timore, Zeus giustamente mi e favorevolez . us mai
e m1operalleat
col » e le lucenti stelle_fl P01’tare
" I" luna che Si m9stra' << pa ullltgrlg >?(1)1t<=Il€cielo. Si suggerisce In tal mo-
‘ II d\ I O I ’ I
P 7
l'unnunci0 della V1?tofla I fign dalla fine all’inizio del canto, un conte-
zioni sono fatte nell o staslmo
' finale, a1' vv. 901 sgg. Al rrconoscimen tlu, con questo Saplenle nc lanlgssa armonicamente si inserisce: la fesla
che la citta segue una via giusta si accompagna l’invito ad ' onorare gtc HI" PM Vasto entroicul Atellelf dietro di sé, Sun‘) Sfondo’ la luna € e
dei: <<colui che ti invita a comportaryi in modo diverso conduce il sul che si celebra sull Acr0P91 3 _ _
cocchio vicino alla pazzia’: questi fatti lo dimostrano. La divinita dC
mine 6 tutta laenIlatl-1nc€:2lll’ultimo
mvi/j\12'l11z]1~L0§§1I11;i.d6IflZi(.?nlChe
e stasimo, Iéerglo
rasentano cantato dopo
grlrelitg la
' vittorilao Significa-
~ - ilggfifgifi
avvertimenti chiari e sempre intacca la ragione dell ’ingiusto ». 5
In ambedue questi passi il pensiero e espresso i d
neare, senza amplificazi on1' en fat1che
' n' mo o' piano ' echli-
~ 4 ' 1mmed1atezza (e 11 nesso P > drmora celeste
e secondo un rrtmo smtattlco ".' assosla Cogione della felicita di Eracle che n<-Ill au.rea s iegflta la ra-
esclude la concitazione . In particolare , n e1' vv. 759-69 E: significativo loe 11>Z‘n?2Ibile letto di Sci: ?i1f1(-f§1S¢1‘l1a@1IriI1dIr(Z\t‘<,)1:>1l:i:)tegione in_At¢-
schema triadico , nell’ amblto
' del quale la volonta‘ d1' Z h
il successo del giusto, si pone come soluzione dell’antitesi eus, ctrae considera-
garantisce gione di questo accenno; I: trévato in Atene la loro salvezza. b1 st?
dl do I I I I I
1 or 1ne pol1t1co e valutaz1on1 d1 carattere morale. '1" 905i Com‘? 1 Sum ligh ann ra orto armonico tra la v1ce11,dlIl attua e
D’altra parte, questi stessi stasimi sono caratterizzati dallo scatto l1ili$<3@ quindi> tra} alt?’ ngga e questo IEIPPOHO é espllcltamente
verso immagini radiose e ridenti, dove lo stile si eleva nella ricerca di xlcllfl tragedia 6 la Stone} pm a1 -2o: <<molte cose si armon1zzan0 C011
nessi rari epreziosi. Nello stasimo che il Coro canta prima dell’annuncio suttolineato dal Coro a1 vv. 9 9 _ _ d.
della vittoria c’e ai vv. 770 sgg. una preghiera rivolta ad Atena, perché molte altre >> . . me in quello precedente, 1?} Pohmfa 1
allontani l’esercito che minaccia la citta. La giustificazione di questa ri- Anche in questo Staslmol Ilo danza. L’attacco dello staslmo, ne1 vv.
chiesta risiede nella valutazione del Coro secondo cui il comportamento Atene e associata 61 Canto e 2:1 Ila Priamel: << E dolce P61? me la danzlll
di Atene e quello giusto; << non giustamente », infatti, l’esercito argivo quandO1,aCuta\dolcezza Z vedere
89 2 sgg.’ ricorda 10 schilmlaflaito H SHCQQSSO
allieta delle
la mensa persone
5, 6 sia care». I
a m€ benevo
muove contro Atene e << data la nostr ' ' ‘
a v1rtue non
mo scacciati dalle nostre case». Il discorso in sée compiuto.
giusto che Senonché,
noi venia-
riprendendo uno schema proprio delle preghiere agli dei, nella seconda Mrodim,
M551 maleIa.:1:l::cI’a2l11?1?a iaermettonoconcezione
tra una di vedere i Cliquaggellapgfig
tefle C, .
antistrofe con cui lo stasimo si chiude, il Coro ricorda gli onori che sono
tributati da Atene alla sua dea. Dal punto di vista concettuale questo c;lp1iCitamentel§l11f1:1.o]13iId
1 ove regnano _ e~elSetcl)\/lcl1L::S1e:12lIiora ancora nfigli Egafilzgégigiglgfi
Q la artenza 6 .
non e molto rilevante, ma fornisce lo spunto per una immaginifica rie- llcllo StflSim° ‘he 11 Cfro qanlg B‘l§‘Z1{iZ‘Zi vv.I;77 ses — Che '11» “‘“.“°°
vocazione delle feste panatenaiche, quando sulla collina ventosa per tur- nraldo argivoi “film C 6 Fencoi la prospera citta amata dalle Grazlefi
fa la notte risuonano i gridi delle fanciulle ritmati secondo i colpi dei lo- della 8115"’ turbl Con 6 amll’altro della tragedia il senso d1 una P9;
ro piedi che si muovono a passo di danza. E significativo che tra i molte- 'l'l‘fl$Pare dunque: da Em Capo asa Questo stesso atteggiamento EHIIPI 3
plici aspetti dell ’Atene dei suoi giorni Euripide prescelga l’immagine di |||'m()1‘1lCfl e fiCl11C1OS9. 1n se stes - tima in un Cdebre stasrmo della Me-
una festa, allietata dalle danze e dai canti. Inoltre con arte sottile Euri- "Vela riveliato apIlE;e1~?i1s':1ncg11ll1d)lg citta in cui la bionda Armoxia cllljniei
pide fa in modo che, attraverso la ripresa di alcuni termini-chiave ’, que-
sta evocazione della festa che si celebra durante la notte sull’Acr0_poli ri- llilfaldlldiovteesznte muse Pieridi e gl1 Atenlesl sono presen
__ _J
chiami l’invocazione iniziale dello stasimo, quando il Coro invita la terra
, \ ~ )Qw'fl;, _ . - " ' Lg eivl '6ou.'cl..
2 Cfr. v. 904 éyybg p.owr.o'6vé)~ou5v.<-:1. C" d'
. e e 1etro
troppo stretto rischia di fracassare il carro; non el immagine
’
dell’auriga
esclusa un’aH ' 'che' quando gira
'
I U35
- ' 1 posto dell "111190551'bie
l-It Cofrezlonfi §w'T{' a
,
F‘érneszzzr ts;
Ob!» 6 e ' e d1. ’,occps7»éo'1‘)ou. 1n
merica come swl. (la correz1on_
' IMP
’ £0" ou. su-8'
, conserva &,(pE)\.§O'ilf1.L la
di Fet onte. us1one 1nd1retta al mrto Mulare l’uso d_1 una forma 0 d n Sembra molto probabllez se s1
3 Cfr. vv. 748-52 (inizio dello stasimo) Foe xod. new ' ' xita nell’ant1strofe dal H€IW@1' e
Ttlb 13:-:06 goasoiuflporon ocfiyal, éyyskfiav p.01. évé'yxou.'c’-vuxnog oakava
Eaxfioars 5’ xal 7uzu1cp6'ra-
of:powc§ xv)». e W‘ ' Ii ‘ le
M)lllI.lOI'l€ mlg °Y¢ C . gg ere con lo Schroeder
' hiama al d1
le parole v.. Ulrsse ’ ' e as 10- Per quel she Ii"
893- (son:
all ’).1n1Z10
_V_ °"- ,
del l1bro nono dfill )O_
vv. 781-83 (fine dello stasimo) &VElL6EVTL 8’ érc’ Eixflqa élohéypara rcavvuxlong 01:6 Ruurda il contenuto, 11 Pass‘) “C
napflévwv 1’. on X si 1co863v xpé-coww. dissca.
° Cfr. vv. 824'45-
L,
con armonico passo attraverso << il luminosissimo etere >> ”: anche la m 1 . \ > ‘ r1. 1de
. e uelle d1' Cr1s1pp0
' ' 0 Zenone. Ma l
l
1'11 c la soc1eta dell epoca1<'.l1EEleII;a q l
quel che riguarda il merito dell d ' ' 1- degli flltradfil. Nella ,PI1é1mg1ist11L-G-eniesi in cui Z€uS era loro alkato Z3-
a ec1s10ne da prendere il sovrano di Ate-
ne non ha nessuna esitazione a mettersi dalla parte della giustizia: la "l ricordo
breve r/aesis dei vv. 236 sgg., dove Demofonte analizza i motivi che lo . - 6 a Vlttona e so s1' n1ficat1vo
' ' 1 a considerazione c e
we lmmedlatamentfal cO1nL11\1/loIi1: dattilice del cdmpimento»‘°; e nello
inducono ad accettare la richiesta d ' l' '
ii mdte cose partonsce :1 l’uscita di Macaria tutta la prima strofa e
fondita del dubbio che nella tragediae1disupp 1c1, non
Eschilo ha niente
tormenta delladipro-
l’animo Pe- stasimo che 1lCoro cicliflfil §/Fgira la quale provoca il continuo mutflfe
lasgo. E anche i vecchi che costituiscono il Coro sono, nella parodo, ben
. ’ 1' l
pronti a prendere le parti di Iolao e dei figli di Eracle
dommata dal senso e Eb ssa chi si trova in alto e rende prospero 111-
done
felice,Vlcande um}-Tull,
e sinegaC 6 3 IeIicitzit e l’infelicita
' ' degli uomini
in si
unpossa compI1§re
ordine dil 66
Nel s uo l'b
1 ro sulle tragedle ' pol1t1che
' ' d1' Eur1pide
' G. Zuntz 9 ha dato
un’interpretazione della tragedia, secondo cui negli Eraclidi sarebbe pre- senza la volonta- deg11£l,e1.C1°;111é:Oi1g
- ~' h u1las1amo
Moiradunque
6 Zeus << Che tutto vede ,, e\
sente il concetto di un mondo ideale, di un universo ordinato razional- lipicamente esch1leo. afil d le Eumenidi e tutta la trilog1a del 458
mente da una divinita per il bene dell’uomo, e anche il modo come vie-
H penskni
11. C. “; 6 3elm cu1<1S111CO111>(;11:1a1(l-1111(1)-e
fista e e-~ che
11 significativamente
1 come abbiamo viene eV%¢flt_fl
visto, ur1-
ne presentato nella tragedia il sovrano corrisponderebbe a questa esi-
genza di dar corpo a un ideale, a cui si contrapporrebbe la dura realta del- enidz e la stessa a a qua?» _
"I-kl fir'1€'d1:1'1em€,uIi7£illO stasimo degliEraclidz Cl€1VV. 743-_33- _ divi
le cose (la q ual e s1' fare b be luce nella parte finale della tragedia, attraver- P“ @ 51 “C la . . 16 naturalmente s1 possono. 1n _-
so il violento scontro che oppone Alcmena ad Euristeo). Inoltre l Anchel dal pugto d1l:ilS1eacle)ir1;1'i:cedenti diretti degli Eraclidz. L_’l:P}'
Zuntz paragona questo concetto d1' un univers d' ' o duare nel e trage 1e esc 6 _ d‘ . _ Che View am-1 u1-
o or elaborato
1nato raz1onalmen
7 ,
[QIQ 1:eXso<11.5w1:ctpot — f<colc=;91 chi ConiatOPda a com 1mento»
Euripide ¢he presuppone 1l .
te che sarebbe alla base degli Eraclidi con quello dalla filo
sofia stoica e fatto proprio dal cristianesimo. Senonche — a parte la di to alla Mo1ra al v. 399 @211 “pa O0 dove paggettivo qualifica l’Ira che
scutibile legittimita di questo nesso tra la filosofia stoica e il cristiane- 157*“°""Pp°°v .dl Aesqh ‘gm. Ii '2 ,Questo é solo un Particolare’ ch? puo l
simo — e metodicamente sospetto cercare per una tragedia di Euripide porta a complmmto ' 1 Suodlnten s1't ul azione Pifi generale ' In. realta,
. 1l- Efa-
mo- l
dei punti di riferimento in una concezione filosofica elaborata molto tem V1ll€1‘C COIIIC L111 S1I11ZO1'I1O
- ' ' '
1 un? - .
1de 1n certi passl
. - de
8
Staslml
.
podop o , ameno che non s1' d1mostr1una
' ' ' ' di fondo tra la cultu-
contmmta do
rlidistesso dl espnmeflsl
r1corda dl Eudllglschilo
moltou a1\Z1‘f£ e 16 alwrneQuando
vicendenei vv. uomini,
degli 608-I7 quando
ll Coro
spiega 11 potere de ad noi nuncio della Vittoria il Coro espr1me le sue
’ PAGE, Medea cit ., pp . 1 3 1- 32, osserva in proposito che crocpiot qui significa ‘conoscen-
za’ 1n generale, ma con partrcolare r1fer1mento alle arti all ' M110 5ta51m°_Pnma F anza del Comportamento di Atene e su Z<-BUS
P- 3635 3 P- 309' e e screnze. E cfr. anche sotto, consideraz1on1_sul_lfl_ glustez do . E e nelrultimo stasimo i1 Coro mun- I‘l
\
fl
;414
Cfr. vv. 829-3o 81.61 Xaunpotdttou Botivov-reg dzfipiég alilépoq. Come e noto, l’o1£1‘h’]p garante della g1uSt1Z1fl, 6 quan l
si poneva in una sfera piu alta rispetto all’6t"r']p: gia questo particolare da l’idea del modo
come Atene viene ‘trasfigurata’ da Euripide. Per citfipfiig cfr. anche << Maia », 20, 1 68
164 . L’uso di c5tBpG3<; sis p1'ega 1n
' quanto Atene é associata alle Muse e all’Armonia: cfr. an- W ct . .8 9 M01-Pfl " '=E7*E°'°" 8Lb1ELP0l- - - . E h - 1 cfr. e. 11-10M SON 1 Eschi- 1
1
E;
p reciso t ermine
' d i confronto sul piano stilistico (ma anche' u1
per quel;ch -
In nlorma d1' Efialte non c1 ' furono
_ 1n quegli anni e1 ca
1 truttura del_ 1
l'u»~11'ac1smo
' . d1 Clmone- essa
- ' unto do o la cr1s1 con _
riflessione filosofica. Si pensi , per fare qual ch e esempio,
' a Suppl 85 sgg. mnogenek. Le EI(ur/Teuzdz sc]:i1;.it2;t1eteaIgP1,OStracifmo di Cimom; gh
e 595 sgg. (con le celeberrime considerazioni sulla natura e sullionnip um
o- . la. ri. orma e assassl . . . mmediatamente
. -
prlmfl <3hg una
tenza di Zeus) oppure ad Agam. 3 6 9 sgg. e 750 sgg. (ambedue 1' passi I21-aclzdz, d’altr_a parte, _fu1r;>1;L>OIs§-32168186 la Vita politica ateniese. NO_
contengono riflessioni sull’inevitabilita della punizione er h' ' ‘ - crisi di enormi proporzio _ _ . d d- entotto an-
chiato di hyhris 0 di empieta: il tema della hyhris ritornap anche
c 1 s1ineHeld
mac nostante
_ _ che. .tra le due trage die' mtercorra un per1o
., 1
t molto 1u v1c1n1 - -o -1 1aHVe Eumemd,
_ _ __
924-25). Anche l’attacco dello stasimo al v. 609, dove il Coro prendé
pOS1Z10l'1€ 1n prima persona sul tema del destino umano ricorda certe ‘H’ Eschilo
1li gh Emdzdzche nonsonoalle
pertra8e
questi?1enlqpelt
C 6 0Ostesso EII.11‘lPICl€ scrisse negli anni
espressioni tlplcamente eschilee” ; e 1'1 pio
' auspicio
' ' con cui si conclude J
I I I I I
ricorda il modo di esprimersi delle Oceanine in un celebre stasimoO »del '- - ' '
scntazione delle Eumemdz e que lla degli Eraclzdz fu
1 dom1nato
d 11OStrac1__
. . - - mbra so tanto opo
Prometeo “. snnalita d1 Pericle, anCl1€_S¢1 3 qlglntgosg 443’a C 10 Statista atenigse
, o 0 | 1,
Non par dubbio, alla luce di queste considerazioni che ne li Eraclidi smo d1 Tucidide Me (egljgsiflgfa egemonia 11 E gli Emclidi non Si P05.
Euripide, per quel che riguarda il suo modo di porsi 1di {ronte 8 alla divi- k'"I1$@8u1 una P0512101“: .1 l I d’ in relazione alla
nita, si riallacci direttamente ad Eschilo. Ma anche la concezione della -
sono intendere senza Peric ' le . P1u volte
_ _ nella trage h A131 , ,
é la sola ema
po lzs' ch e é alla base di questa tragedia e che precedentemente aveva tro- - ' ' '
v1cenda de1 figli d1 Erac 1 le si sottol1nea
_ 1l ,fatto . c e tene _
d- disa io ed 5 1,150-
vato espressione nel celebre stasimo della Medea si pone su una linea -
thsposta a soccorrere c hi si trova 1n una s1tuaz1one
d A a 1H Erachdl
8 _ _ em uno
che era stata indicata gia da Eschilo. Ancora una volta un termine di ' '
W050 d1 amt?‘ Ora il
’- » soccorso prestato a tene g _
d’ tieo ateniese - r1costru1b1le , .* attra-
confronto molto preciso e costituito dalla parte finale delle Eumenidi dcgli elementi del cliche p1‘0Pfl8aP 15 h d. tram E Meyer
Come e noto, questa tragedia si avvia alla conclusione con l’augurio che verso Herod. VII 161 e IX 17 27 — 1 1l quale,
_ come . a1 ttnos . - della
- funzlone
. . - 1n epoca per1c ea e 1n _
finalmente ad Atene le discordie interne cessino e nella citta regni la In un’1ndag1ne
, _ . . esemplarfi -1 113411116 hema propagandistico . . era dl p ram_
concor 1a 1 tutt11 cittadini; e condizione essenziale per la realizzazione
dl dl I I
I Pericle. L’uso d1 questo sc . -
pohtlca d1- - - ' ' no tenere al Ceramico e ricom-
di questo auspicio di prosperita e di concordia per la citta di Atenene manca ne1 Cl}11SC01'Si1(§i.l11€l)1‘1 E12;fiiasgtigiiatori ateniesi a Sparta tipo,-ta-
presentato lo stesso Zeus. Naturalmente tutto questo si inquadra in 1111' pare, oltre c e ne 1sco ISO _ _ .d I 1 IV a C_ 1a _1n par-
Com t ., . . . . . - Thuc. I 73 sgg-1 111 mo lt1 testi letterarl e seco o
to 1n .
es 0 piu vasto, che investe 1l problema delle or1g1n1 della democra-)
zi a e dei rapporti tra religione e vita politica. Pur tuttavia, se si conside-- U 1mportant1
1s Le riforme pru _ . furc;lnot1c1auellia;€:Le;ilgzé1\ti:i1
' 1 - 6 a. dei
ggtaiiifilignto C., per cuigmdlC1
trenta gli at:
ra che la tragedia fu scritta poco dopo che Atene era stata sconvolta
uel che ri guarda l’assetto costituzionale 1 da una rivoluzione interna , pere umti po-tevano essere S0rt?gI1at1hfii?t:ofi Athg Pol. 26, € C. HIGNETT1 A History 0/‘ the Athe-
1 dci' déml ml 453"l:521/lé%£1§ the Fifth Ceiztury B.- C., Oxford 19521 PP. 29%
tttzono t 588-
iano C mu.-
agevole cogliere nell’invito alla concordia che risuona alla fine delle Eu Hum“. ‘§'f‘vQ§‘,,,O in pr0pOsit0 le argomentate cons1deraz1on1 d1 HIGNETT1 6'”
meat'di un’eco della situazione politica ateniese di quegli anni. Quello ' 't., . 2 2-60- - , .218 sgg.
che in Eschilo era un fervido augurio e per Euripide nel 432 e 43 I a. C. who'll git. MIEYER, F0?‘-Yfilflmg‘?'1 Z?” alte’? Gescfizébtel Ilriihllaahllie Ilsigfiaigp nel Menesseno
la oltrenell’Epz'tafio
di Platone, Che neu,Epz.mfiqbat'mbul50 a Llsllé
att1-1 u1to a em_os_ e f gem gtlzeelld
n nziare di aIperide,
Pericle 10
persbhema
i cadutié PresuE_
deipm-
posto anche nel discorso fungbre c‘he"'(_I'u(;;(1)<;l\/1111i/1;;E aifilgisorical Commentary on Thucydzdes,
*3 Cfr . per esempio Aesch . Agam . 757 5i X or. 5' éi Mk wv uovécppwv siui, e anche Agam.
369 sag- um angoI95
()xfor dl égmnia
, V0 - fifri;H1g4).IaI1che
1 - ’ 1 - se -Pericle,
' accenna
h solo
nonalpertinente
fatto che esc
8111 usivamen
Alenlesl fab;
“ Cfr. vv. 526 sgg.
mno da sempre la stessa terra . Ma e s1gn1ficat1va, anc e se
7-[jg/gé pr0paganCliStiCO, la formula preteritiva in II 36-4-
414%
@
1 14 La tragedia di Euripide e la realta politica e sociale __ , . . - 1P1 nneso I15
La cr1s1 de1pr1m1 3.I11'11 della gufirra d6 C OPQ
concezione della polis com e un orgamsmo
' ' ' 11
un1tar1o, ' cu1' bene e‘ 11
' re- . . ialo o che porta
supposto del bene dei sin goli cittadin1,' compare non soltanto nell ’ Anti-
P-.. ~11» 11 famoso mito C1?“ P1-‘="‘°“i12;1€‘E3;i§.§fiZfi§1333551511@~gappar¢» S“1'
g 0 ne di S ofoc1e 2’ , ma e‘ alla base stessa del1’ideologia periclea. Questa S10 nome1’01‘ga111ZZaZ1°ne . . ' stessa so rav-
ideologia 1a possiamo ricostruire soprattutto in base ai discorsi che Tu ii| liase d¢fl’¢SPerienza,_ la co_nd1z1onetneieiggandeklglgizncede il SOHO
cidide attribuisce a Pericle , ma ancora una volt a — senza affrontare il vivenZfl in quanto mdwldul (:3 a -tu-t 1 g_ che sono indiSPenSabi1i Per la
problema piu generale della 'verid.icita' dei discorsi tucididei — tutto un 1|t'11C virtii — << P11C101‘e_>> e.<< g1u2:1z1a >> i,n un ordine di idee abbastanza
complesso di considerazioni conrerm a ch e ne11 a sostanza non si tratta di wfilituzione della P01.13‘ siamo unqu'ed e discorsi di Pericle. Per quel
O i I I Ob I I I
ideale di democrazia, in quanto armonica unione di liberta individuale ¢=1mbi°Pini°ne)> ma d1 iplegare C10 ‘CPI tone attribuisca a Protagora una
e 1 1ntent1 comun1. In ogni caso E: indubbio che la concezione della po 151- N011 5 legittimo dubliarg Che qui Ila del sofista: il Pmcedimento dia‘
di I I O
_ -
1 16 La tragedi a d1' Eur1p1de
' - e la realta. pol1t1ca
. . e sociale
La crisi dei primi anni della guerra de1Peloponneso 1 17
trasto tra due u omini politici che portino avanti due linee 1it' h P
poste e che l’assemb1ea si s c1n ' ' . po. 1c e o lnni di carattere finanziario, in quanto egli, per portare avanti una po-
Ch da 1n corr1spondenza alle due 11nee poli iiu ica popolare, poté attingere alle casse dello stato senza intaccare gli in-
e prospettate . Naturalmente, no1- non abb1amo . d _ 11, 1:1
Pera di Protagora e uind' ‘ ' - avanti testo deH’° n-rcssi dei ricchi. I1Be1och dava questo giudizio in un’opera pubblicata
_ , <1 1 e metod1co 11 m-I 1884, prima che 1e nostre conoscenze dello stato di Atene e in parti-
potuto ut111zzare solo una parte Tuttaviasodgle11110 Eh: Platone _ ne abiaie
suppggto ¢he1a 01-zs d bb . - > _\ ee e 0 s1\parte dal pre. mlare della sua situazione finanziaria si ampliassero enormemente (si
d. , P
e Q C ura dell uomo pol1t1co
e. . a ag1re secondo c1o che ad essa e conven1 t |>1'nsi, per esempio, alla scoperta della Costituzione degli Ateniesi di
fare s1, che e ' d en e‘
essa é utfle Gib Si .fi ssa s1 ren a conto di cio che eI /\ristotele e alla pubblicazione di un’opera come The Athenian Trihute
_ _ -_ gm ca che per Prota ’ ' - P
sa d1 un1tar1o e che egli non re d -gora 1 unle della Pol“ @151 q11fl1¢0 I./Yvts). Pur tuttavia i1 giudizio del Beloch, che reagiva a1l’idealizzazione
tile di una parte d ella polzs_ fosse
P 1'1 d1verso
eva 1n considerazione
(o contrano) l’ipotesi
H, .1 d.C1-,e1*u_, 111-Ilo stato ateniese che era stata fatta da1Grote e dalla sua scuola, resta
tra parte della citta e ch ' ' a um e 1 1111 31- nella sostanza valido ancora oggi. In particolare, il modo come ne11’Epi-
dl. quest11nteress1
_ , e uo1n1n1
_ (11V€1‘g€I1t1
, ' ' ' d1vers1
_ (o contrastanti)
po11t1c1 ' - -
S 1 s1 ' facessero portavme mflo in Thuc. II 37.1 e II 40.1 Pericle parla del problema dei ricchi e
rest‘-1, 111-i poveri, riflette una situazione in cui una circolazione del denaro rela-
. si Spiega che l’uomo o11t ' ' venga messo 1 O 0sullo
In questo
stesso modo
. ’ dddI
med 1co ch e cura 11' malato ePde111co, a r1co1t
. h P
1ano
e livamente alta, dovuta anche al tributo degli 'a1leati' e alla costruzione
ddruomo m I t d H _ 8 ore c e cura la pianta I_,,utfle tli grandi opere pubbliche, tendeva a sdrammatizzare i contrasti sociali.
.
a a o o e a p1anta malata ‘
e
- ' .
b_uonhagr1co1tore e quello che riesce a mdil\11i(d1:1)1:,ie 11 blion medllco "3 11, Pnradossalmente, proprio i1 fatto che opere come i1Partenone venivano
c1o c e é mile a1 malato O . mezz1 per rea izzare mstruite ad Atene condizionava, alrneno in parte, quella visione armo-
. \ della nostra dowmegtazione
1231181-ltarleta alla 1anta. InSiaitrr' term1n1,b%ur
' ' nella fram. nica della polis che su un piano artistico il fregio dello stesso Partenone
c e nel contesto delle do ttr1ne ' po11t1che
' ' 1 di uo essere a astanza Sicuri secondo il Beazley rifletterebbe.
- .
itome un organismo politico unitario e non cI<)>11(itagOrI la1AQ1€z'S'§m'""‘*V1Sta Nel1’Epz'tafio Pericle parla a nome di tutta la polis, vista come un or-
asse in part1' tra d1' loro contrastant1. 3 qua Cosa c e si amC°' ' gnnismo unitario. E suflicientemente noto il meccanismo mistificatorio
Come abbiamo gla
" avuto modo d1- osservare anche se no pct cui chi detiene il potere tende a presentarsi non come esponente di
bl)’
elementi per_ _accertare quand "e che Pr ’ na 131110 un gruppo, ma di tutto lo stato. E naturale quindi che un’ana1isi non
_ - mistificata della societa ateniese a11’epoca della democrazia periclea ve-
dottrine Pohtlche, la realta che queste Eeicéifiora ilbbia elaborato queste nisse da11’opposizione. Nella Costituzione degli Ateniesi dello Pseudo-
P_0;1g3ono non E: diversa da quella descritta d1:?1z1?m del Ffista presup-
rzc e , quando, dopo lostraclsmo
, . Scnofonte, una delle cose pili intelligenti che siano state scritte in greco,
d_ ' - u - arco ne. a Vita_ dz’ P6'-
genza era stata eliminata e la citta e1iagLi1\$:111l1i11(i dl Meleslai Ogm diver- In mistificazione viene smascherata sulla base di una indagine rigorosa
un tutto unitario (e . a omogenea e costitui degli interessi che si contrapponevano in quegli anni ad Atene. Un esame
porgamemo politico Poco do o 1n
di Paige P1 '
e qugfigrécélstlfadun colnfronto tra 11. com-
Va di quest’opera non rientra nell’ambito di questo lavoro. Chi 1’ha letta
stato detto giustament e che 1n ' e - mo C e cura H malato) an con quale rigore i vari aspetti della politica e anche della vita quoti-
- . , '
sere1’eSPonente di una fazione Per diquesto P-enodo Pende C65-5° <11 63: diana ad Atene in quel tempo vengano fatti derivare da una contrap-
Sentame di tutta la polis 32 Che \€ent_are 1n un certo senso i1 rappre- posizione di fondo che opponeva gli interessi di una parte a quelli della
-
splegare .
Con 1,Inteuigenza -
politicsleue12 3 stra potuto accadere non s1. puo -- parte opposta. I1 concetto di polis in quanto organismo politico unitario
Po. Nel secolo scorso I. Beloch 3’ ha ossei?v1ai)erh)nI)11 (1611 figho di Sandp- -.;_>
E dissolto alle fondamenta e il rapporto che 1’autore della Costituzione
una Politica di concordia tra 1e var1e
' classi ad
0 CA E ene e P015 realizz are degli Ateniesi vede 3‘ tra l’uomo politico e i cittadini che costituiscono
tene soprattutto per ra- ll l’assemb1ea e ben diverso da quello che era teorizzato da Protagora. I1
3' Cfr ' Plut - Per - 1 5.1 X611. 't."1]g
" '1'c6).,g(,) I ~ ...
Z Cfr. HIGNETT, Athenian Constitutioi chi? gifgkng xal wag Ysvouévng x°1~u'511-
Cfr. J . BELOCH, Dze attzsche Polztzle - . sezt. Perikle
1 57 Lg‘ ' " Cfr. II 17. Per i1 testo e Pinterpretazione di questo paragrafo cfr. K. 1. GELZER, Die
zione storica del Beloch n ' ' _ 1‘, 1pz1g 188 20 p Srhri/t vom Staate der Athener, << Hermes-Einzelschriften», 3, Berlin 1937, pp. 28-30 e 126-
tra j ‘modernist? e i . r. 9311. St_‘,1d1_ $u11'econom1a antica, anche in fielgzioni I1 Ia Conwa- 118; e H. FRISCH, The Constitution of the Athenians, Kobenhavn 1942, pp. 274-77. Sono
p 1m1t1v1st1 s1 veda 1’acc 1 la 6 a a polemlca
and I_26te
pp. Soc’ ty zn
' Classzcal
' >
Athens, <<Anna11 _ Scuola
uraNormale
o voroSu1hei:ic1:reH1§IiIs:i.11lZ,I:II1{\?Y§>
d' . . 3E9@0;¢;;¢)9 1l'accordo con questi studiosi nel ritenere che sia errato il testo del Kalinka (cfr. Xenophon-
' 1 Iis qui inscrihitur lihellus A6-)HNAI.Q.N HOAITEIA, a cura di E. Kahnka, L1ps1ae 1914),
\- 2
. il quale pone la negativa 111'] davanti a nuviidtvovrat.
u_w.._......
1 18 La tragedia di Euripide e la realta politica e sociale
L a @151 dei primi anni della guerra del Peloponneso I I9
demos, infatti, E: sempre pronto, se lo crede opportuno, a dissociate 1
1’ ’ - 1z1o
- - della erra erano deposlta ' ti ne11’Acropo-
sua responsabilita da chi ha proposto una legge o da chi 1’ha posta in vc ‘MIC ATII 1 lilemii?
1
tazione; e nel caso che una decisione precedentemente presa si rive Ii ‘S700 ta enti’ ne esaila indel e 428 a 1 8C11 i1 denaro ' disponibile non ammon-
1 ti messi da Par- 1
1
- I -
ll“/1111 P111 C11 945 ta1ent1(a par
' te natura1mente1 '
1ooo
1 3'
ta en ' 8 cosi nel 428
4.
1
inopportuna il demos é pronto, secondo lo Pseudo-Senofonte, a metien - - ' ' ' del tutto eccez1ona e)- 1 311711’ .
‘l
o o accusa poche persone alle qua11 s1 contesta d1 aver ag1to contro ' ' ' ' de11’eisphora vale a d1re una tassa _ _ _
1
1 11
1nteress1 non trovassero piu la base di un accordo o di una mediazione.12 - - " ' nto S111 cava1er1 e qu _
E questa crisi fu scatenata, come é noto, dalla guerra del Peloponneso lnctllrnml (lia clasif: Plu r1E§:¢Caa)1,C:)111i1@;ibaSinO Su dati troppo fmmmentam
S. . . . . . . . 1 1 .10
I-1'“ - - puo am \ C e
d-1 arr1vare
' I I ' b
nurtegg1at1 . .
cevano d1minuire paurosamente le riserve che Atene aveva accumulato - ' ' d1spos1z1one una am1g
111"’‘ Calmlare 1n base a1 dat1 a nostra ' ' 11 d _ _
ravv1venza con me-
attraverso i1 tributo degli alleati della lega: secondo i calcoli degli autori con due-tre figli ‘ poteva mantene rslaunhve o 1s0P
‘") D’altra parte e altamente pr0babfle _ 16
\
1
4.
. 1
no d1 200 dracme all anno . _ _ , t _ Che delle
. - - 1 nguardo m1 sembrano g1us e _ _ l
35 Sulla datazione de11’opera non concordo con il FRISCH, The Constitution cit., pp. 47 cons1deraz1on1 del Thomsen a H nni Success1V1 .1
‘.1
sgg., il quale pone i1 432 a. C. come terminus ante quenz; sono giuste invece 1e considerazio- lussaz1on1- ' straord1nar1e
' ' s1' dovettero avere _ anche neg. augati
a _ nel>
declso
1
ni del GELZER, Die Schrift cit., pp. 62-74, i1 quale data l’opera tra i1 43o e il 424 a. C. e pifi
precisamente in un’epoca il pit’: possibile vicina allo scoppio della guerra. Secondo me, un almeno sino a1l’eccez1onale aumento del tr1buto degh
sicuro terminus ante quenz é costituito dal 428 a. C.; se lo Pseudo-Senofonte avesse scritto
1’opera dopo avrebbe certamente menzionato l’s1'.o'r,0op6t (cfr. per esempio I 13). D’altra par- 425 a‘ C‘ , - - ' nto fosse radito a co-
te in II 14 é da ritenere che alla clevastazione de1l’Attica l’autore accenni come ad un fatto
(E di per se veros1m11e che questo provvfidlme 3
e non come a un pericolo (in ogni caso a impossibile pensare che si alluda ai fatti del 446 1
a. C., perché allora non ci fu invasione de1l’Attica: cfr. Thuc. I 114.2 e soprattutto II 21.1).
Siamo quindi dopo la primavera del 431 a. C. ; e la mia opinione e che i tentativi di ingra- .11 Cfr B_ D_ MER1T'1", H. T. WADE-GERY e M. F. MAC GREGOR» The Athenian Tribute Li!“ ’
ziarsi i nemici da parte dei ricchi e dei contadini (é questo il senso di finépxovrou. in II 14: HI, Princeton I950» PP- 34? sgg-, 2
la traduzione del F1-isch << shrink before» E: sbagliata e anche i1 GELZER, Die Schtift cit., -"1 Cf . ME;-ThuCJ1dZd1?3 C11-, II, PP- I7-19 6 79' ~ ' ' t Athens‘, Ko-
p. 26, nota 1, oscilla tra <<sich ducken» e <<entgegen.k0mmen >>) si adatti precisamente alla "’ C11. 111ni‘[HoMsEN, EISP A Stud)’ Of D11‘ed Taxatwn m Aime” .
situazione de143o a . C ..- cfr . Thuc . II 59 . 2 . Mal a questione
' meriterebbe una discussione a \-h‘ 6 : si vedano in partico are pp. 1_47-9_3._ _ . bro della Class?
parte. in H ""w11 11"%1(;1\’15EN> ibid“ P‘. I66’ propomi In Vla 1pO1<§t1C11111€h2eoh)g<:111rla:n11(i1Iansecondo una d1-
3‘ II 14 . Cfr . anche HIGNETT, Athen'tan Constitation cit., p. 261, e BELOCH Attische ,|,.i Pcntacosiomedimmi venisse a plagare 1 5:Zid)r;1€c)Ini3)gn€I:,n€mbrQ dei cavalieri 5o dracme
Politi/e c1t.,
' p. 14, nota 1, 11' quale osserva'. <<D1e
' ganze att1sche
' Geschichte 1st
' e1n
' C ommen-
1
!
tar zu diesen Worten». \ ' Wm‘ “ima deua' d1Str1buZ1One/ dEr:c1111(hp(?)PPure 7,6 1/7)-
(uppure 60) e ogn1 zeugltfl 3 *3 1 3
" Cfr. ihid., pp. 160451-
1
I
$11.1-1-......“....._.
1
120 La tragedia di Euripide e la realta politica e sociale La crisi dei primi anni della guerra delPe1oponneso IZI
loro che volevano alleggerire la pressione fiscale contro i ceti ateniesi Ma dopo la morte d1- Pericle,- nel settembre del 429 if . . , i _ contrasti
In
pifi abbienti e giustamente il Gomme “ ha osservato che non siamo per lm‘ ‘moderati' e 'radicali' si fecero sempre p1u tes1: Tuc1d1de 1n 37
nulla autorizzati a ritenere che la decisione di aumentare il tributo deb- . _ ,. - ' h nell’assem-
sgg. c1 da un immagme eloquente del violenglo_cpnt1ra§t<fiit§1ene Anche
ba essere attribuita a Cleone. A questo proposito merita, a mio parere,
di O l I I I I 0
blca oppose D1OClOtO a Cleone a proppsito e1 att1 11 tmte ii; risemi
1 essere presa 1n CO1‘1S1Cl€I‘aZ101'1€ la testimonianza d1 Aristo h Ac/9 un istituto flPPfl1'entemente soltanto tecnicg 1<1:o1Fet ad: H Sgateghi ri-
633 sgg., dove il comico, immediatamente prima di menzionare P - il tri--
(ll questo stato d1 cose. Il Beloch sulla base e e_ 1s e g_ d _l 8
buto portato ad Atene in occasione delle Grandi Dionisie , si vanta di costruibili per quegli anni ha mostrato come ne1 due anni OPO 1 421
aver fatto in modo che gli alleati non infinocchino pifi gli Ateniesi con . . . ' ' " 1 ioni er a
u. C. s1 OSC1llO tra un netto successo dei modeéati 116116 E @Z P
belle parole: l’_aumento fu deciso nell’ott0bre del 42 5 a. C., ma e vero- sarategia e un successo de1 rad1cal1 nel 42:6 a. h_. . _ riescono forse
simile che di esso si sia cominciato a parlare gia prima. Che successiva- Questa situazione, d1 cu1 anche questi poc 1 accenn1.1 t di Eu-
mente nei Cavalieri Aristofane attacch’1 Cl eone per il suo atteggiamento n dare un’idea, non poteva restare senza conseguenze per 1 tea 170
esoso nei confronti degli alleati é ben comprensibile: Aristofane aveva ripide. _ , . . L - -
utto interesse a scaricare su Cleone 1 od1o per un provvedimento cer- - - nf-:1' suo1 d1\(r1e1:1si)as(peE)'£I1meSO
. a cr1s1
t 1,! O , O O
a atto notare 11 Beloch, 11 p€I‘lCOlO da lu1 corso era stato molto mag io-» ‘ 4 ' . - - ' nto
44 0 I
g mcnto d1 profonda sfiducia 1n una concez1one del logos come strume
re — e 1l fatto che nel 4 30 a. C. egh non sia stato rieletto stratego dopo mpace di modificare i dati della realta: 1n questo dunque egl1 aveva,1per
esserlo stato dal 445 a. C. in poi sono i segni pifi appariscenti della crisi ‘ ; I ' '
cos1 (l1I‘€, precorso 1 tempi. Senonche - e con questo tocchiamo un a _
’ .
Atene che Euripide fa nel celebre stasimo della Medea si sottolinei uomini >> .
sto carattere intellettuale della polls in cui le tragedie di Euripide Il tono di questi versi e profondamente accorato. Ill Cpro 131011 spit;
vano rappresentate. Senonché la crisi politica del regime pericleo comunica le sue riflessioni sulla 1Z€0Cl1C€8., ma spiega anc e 4 11110035:, di
gravissime conseguenze anche sugli intellettuali e gli artisti piu queste riflessioni si formano nella sua mente. I1 carattere pe sto Siamo
mente legati a Pericle. A parte Fidia, Anassagora stesso fu messo questi versi E: dunque fuori d1scuss1one e 1n un casczlcpmfi quefs ib che
processo, é diflicile arrivare a una conclusione sicura se gia intorno al 43 uutorizzati a postulare una partec1paz_1one diretifir 6 Poet? mo; arsa
a. C. oppure nel 430 a. C. ‘E’; una sorte analoga tocco a Protagora cgli attribuisce al Coro. ha speranza in una teo .1cea f1%OI1 e sizl npente
anni dopo, e del resto e indubbio che in una situazione quale si creo del tutto e quando il pensiero d1 una g1ust1z1a_d1v1na_a ora ne a nella
Atene nel 430 a. C. e negli anni seguenti le sue dottrine politiche del Coro esso << si porta via i do1or1»: Ma _a c1o che 1l Coro slpera H i-
ormai al di fuori della realta. Ed é significativo che nel discorso che T sua mente si contrappone la realta de1 fatti. La sfasatura tra ereal va-
dide attribuisce a Cleone in occasione dei fatti di Mitilene del 427 a. ccnde degli uomini e la speranza che albflgfl nella S“? mente_ 6 1990 mhe
venga proclamato — in antitesi con quello che era un pilastro della cul bile; e se una 'legge’ si pub enunciare non e quella d1 L1_11i181Pf$t11Z)1_? Ca1_
periclea — uno stacco netto tra la cultura e l’attivita politica. si realizza nelle cose umane, ma quella d1 un contmuo In 6C1 Ia 1 3
Naturalmente, sarebbe segno di schematismo meccanico pre tcrnarsi di vicende. E significativo che 11 flusso delle vicende umane vig-
che appena si produsse la crisi del regime politico pericleo Euripide cam- ga definito nokunkdcvnwog, << molto-errante ». L aggett1v0 Sflggen-Isce M"
biasse radicalmente il suo modo di scrivere tragedie. La realta e sempra dca di un procedere senza ordine e senza una precisa d11‘€3iOI1(§i- E11 £116
pifi complessa; e di fatto anche negli anni successivi al 430 a. C. E liuripide riecheggiava le parole che Prometeo nella trage 13 d 10$; er-
pide creo dei personaggi che si pongono — come abbiamo visto - pronunzia all’apice del suo tormentp: << senza d1st1ngu<'i1'¢, 3 H_
stessa linea di Alcesti e di Medea. Tuttavia E-2 certo anche che questo rando si posa ora sull’uno ora sull altro>>. Il -no)»u1c).o1v1TF°G 16 . Zpgl
lone del suo mondo poetico tendeva ad esaurirsi e atrofizzarsi, e le vi- 1 1 10 ha dietro di sé la -rmp.ov'f'l, ll << _d°1°1_7e ” d1 AeSCh' Prom’ 2.7 ’ 6 au_
cende di questo fenomeno abbiamo cercato di seguire nella prima parte che se non é detto esplicitamente s1 capisce come guestoi c0nt1nu0 111
di questa nostra ricerca. D’altra parte, subito dopo il 430 a. C. le trage- tare delle vicende umane a cui accenna 11 Coro dell Ippolzto s1 accompa-
gni alle sol-Ierenze degli uomini.
“ La questione e stata recentemente discussa con molta ricchezza di particolari da
com M13, Tb_ucya’z'des cit., II, pp. 184-89, che aderisce alla tesi secondo cui il processo d1 . ~ ~ ' ’ 5 ' Elfin, I Mnag 11:otpou.§>EE' | E\5VEffW
Aspasia e d1 Anassagora sarebbe avvenuto nel 430 a. C. Io non so se addirittura sia possi-
b1le arnvare a una conclusione sicura tra le due possibili tesi. 51 ‘Q ’ gtullfiytaxggiiciis
’ TC ’ \ ! cl %fi>iglrsqi‘>p\f@li=L¢%>v ml év Epruafl 191°"6“Nil °‘7*'
J 0 i \ X -
M1 ydtp ét)».)toz°Jav or.p.sf.Bs'cou., I 11.5101 5 1.o"to1'cou. owfipoww ouwv | TF0 U"
124 La tragedia di Euripide e la realta politica e sociale
La crisi dei primi anni della guerra del Peloponneso I25
Siamo dunque ben lontani dalla fiducia negli dei che ispirava gli . ' ' ne e
clidi. Certo, si pub ricordare che le vicende personali del poeta tra il 43 alla lra i cittadini e questo non e certo congru6nt:a¢;>fl k1nf[3gS;:;:u1Z£nan_
e il 42 9 a. C. ci sono sconosciute e pertanto non siamo in grado di ' In si 1 uazione interna d1 Sparta. Sparta eradammirét‘ ie Ossono diver-
viduare i motivi del cambiamento. Ma un punto di vista del genere “""""‘ di discordié iiliarne’ € anche: S6": Em Om e sslicsono cgncordi nel ri-
suppone che gli avvenimenti che turbarono radicalmente la societa H""“ sulla data dimlzlo (Elena etmomm Spartana €S rta almeno da alcuni
cui Euripide viveva e rappresentava le sue tragedie influenzassero in It-m.-re che le discordie interne erano cessateé jpfl h_d mo a Stenelaida
do irrilevante le sue opinioni su questioni di fondamentale impo Ifl'"li SI; e ll Commsto che OpOSe.ne1 43.2 ‘ail i 1'caiio interno D’al-
quale é quella che E: aflrontata nello stasimo dell’Ipp0lz'z‘o. Per chi ri mm creo certo a Sparta una s1tuaz1one.d1 v10 ento lS1:d€l aragolée del-
ne mvece che le idee, anche quando sono espresse in un’opera d’arte ai
im Wtfi’oveem
piqavi-1;lii>Il:€iieV;,ia‘i.ii1I<>ss.%sg1i§ ilviiiiione eggsiunss @116
pongono sempre in un rapporto molto stretto con la societa in cui
poeta vive appare assai verosimile che le ragioni del radicale mutarneg
t_9_ tra gli Eraclidi e l’Ippolz't0 vadano ricercate nella crisi politica a
3
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:-g-. _, _ -
-1 @1112; ;‘:‘;2%zZ.r.;‘;:.:§2.1..
, .
urrwnfl di modesta 1m@l11g@1‘.Za:°1‘.e P8” a '1 azione del tipo <11 qua-
na
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126 La tragedia di Euripide e la realta politica e sociale La crisi dei primi anni della guerra del Peloponneso I 27 l“1l
tazione in nostro possesso, che si crea una perdita di contatto tra |n'1O in quanto ancora non ha espresso dal suo seno degli uomini polftgil
pide e la classe politica del suo tempo: siamo appena all’inizio di un 1-he intendano amministrare la polzs. Chi si esprime in questi terfiiml a
cesso che, come vedremo, pur con alterne vicende era destinato ad 111 fatto perso i contatti con la realta politica del suo tempo. Que 611108
un’influenza enorme sul suo stesso modo di porsi di fronte alla realta n cui Euripide faceva appello - sia che s1 intenda 11 termine in un senlsti 1
i disagi e le fatiche degli altri Greci. Ma questa accusa, fatta ai vv. 7 nel profondo il demos, inteso come la totalita dei cittadini ateniesi. er-
sgg., e preceduta da lunghe considerazioni che solo in parte sono to, la formazione cu1.tura1e di Euripide era diversa da quella dello Pseu-
gruenti con i1 rimprovero che Peleo rivolge a Menelao. Egli infatti si 110-Senofonte e” sarebbe illegittimo sorprendersi del fatto che 11 poeta
1
lunga ne1l’osservare che spesso 10 stratego si appropria la gloria di non valutava la situazione politica ateniese sulla base dei presupposti me-
vittoria, che E: stata opera non di lui solo ma di tutti i soldati. C’e lodici che ispirano la Costitzzzione deglz Alemesz dello Pseudo-Senofon-
chi ha creduto di ravvisare qui un attacco a Cleone “, del quale, lc. Ma quello che qui occorre mettere in evidenza e che,'quando scrivevfi 1,
noto, nei Cavalieri Aristofane mette in dubbio i meriti eflfettiv 1’/lndromaca, Euripide non intendeva prendere posizione a favore _
acquisitidurante1’operazione di Sfacteria. Senonché in Aristofane si hcssuno dei gruppi politici che allora si contendevano ad Atene amm1-
tribuisce il merito della vittoria a un altro stratego, a Demostene: il
blema verte dunque su quale dei due strateghi sia stato eflettiv
nistrazione della cosa pubblica. Un atteggiamento del genere puo 688616
considerato espressione di una 'saggezza che non si lascia turbare_dal16
.1F
determinante per la vittoria ateniese, ma non sulla parte di merito
‘fl
cisione. Anche qui, dunque, Euripide dimostra la sua sfiducia di ncomparsa del regime politico pericleo, la cultura d1Eur1p1de aveva per-
alla classe politica vista in blocco e ad essa contrappone i1 demos, so le basi su cui poggiava. _‘ _ _ _
R1
E comprensibile, pertanto, come sia importante potere ,stab111r6 C011
particolare I 84.3) dimostra che si trattava di un topos utilizzato da coloro che volevano
fendere i véuoz. della polis contro le iniziative di carattere personale da parte di uomini imfliciente approssimazione la data della c0mp0s1z10ne_ dell Andromaca.
11t1c1 , che S1 a vv alevano della lo ro cultura 0 delle loro capacita
' oratorie.
' D ’ altra parte, L’/lndromaca E: probabilmente la tragesdia sulla cu1_crono1og1a sono I
passo dell’/lndrornaca il punto di vista e diverso: 11 pericolo non consiste nel fatto che utate espresse 1e opinioni pifi (11SC01‘(13.1'lt15 . Pur tuttavia tutto un com-
le persone particolarmente abili e capaci cerchino di porre se stessi a1 di sopra delle
ma nel fatto che questi 0'ocp0f. si contendono il potere e si mettono in contrasto tra di '1 1
Per di piti, Euripide auspica addirittura che, purché sia evitata una situazione di ss Data Peconomia di questo lavoro non é possibile anche solo accennare alle31411:: ipg
sto tra i diversi uomini politici, una persona anche modesta accentri su di sé tutto i1 It-xi che sono state avanzate. Particolarmente ‘_favor1to e stato 11 periodo che va a_ 423
re, e questo e contrario allo spirito che informa il discorso di Cleone e quello di at a. C. Per esernpio E. DELEBECQUE, Euripzde Bi la 3146"‘? fl" P¢’lQP0""@$_6’, P4115 I951»
mo. Nonostante questo, non mi pare pero che, come ritiene il GOMME, T/aucydides cit 4 8-202 ritiene che l’./indrom.aca sia stata scritta sotto l’1mpress1one dei fatti del 423
p. 300, nel passo del1’Andromaca Euripide voglia mostrare << the disadvantages of i\m(.‘ Ilna nessuno dei suoi argomenti appare definitivo. A. GARZYA, La data e il luogo if rap-
1 J4’ ' '
cy when in opposition to a monarch»: Euripide non pensava, come mezzo per risolvere pre-scntazione dell’<</lndromaca», << GIF >1, 5 , I95_2»hPP- 3345 $88-_> 1'gS1§§£O¢2;c:tgr‘;g;:§;:
contrasti interni, a un monarca, ma piuttosto a un uomo politico che fosse capace di nmm scritta dopo Anfip_ol1. Ma, a partpqi: defitagli fe(;3S‘z(‘1L11l§1fiDF811lr}i)pide powsse Scriiiere una
tare un’egem0nia incontrastata, cosi come aveva fatto Pericle. I. 1
‘I11
5‘ Cfr. A. GARZYA, Euripide. Andromaca, Napoli 1953, p. 68. rage
1'“ csdlialctlirg S(1ZlilI:1(§1(;.5$11f1E1:I’1€lS{;)fltI1’1ISl.11‘3rf,li)f1?0eCO1'1f1‘0lgl1 Spartani e quindi la continuazio-
128 La tragedia di Euripide e la realta politica e sociale
La crisi dei primi anni della guerra del Peloponneso I29
plesso di dati permette di giungere a delle conclusioni piuttosto - - - - ' ' - '
a itavano ' quegli anni.
Atene 1n
Anzitutto, secondo lo scolio al v. 445 la tragedia fu scritta nei primi
Si trattava, come s1 e de'E_to, t1_n lilfitlfélfieri a que1]j pifi ricchi. Su di
"W16 d1 Home a1Y1?16nt1 coptralt} cheanilisi di un contrasto unnatura
ll
ni della guerra del Peloponneso 5°. Questa notizia E: confermata dall piano l
me dei vv. 471 sgg., i quali, come abbiamo visto, ci danno come t mmomlca Che Opponqa 1 ce'1 P P del contrasto tra coloro che vole-
nus post quern il settembre del 429 a. C., vale a dire la data della PM propflamemfi
vano continuare lapohtlco,
guerra eS1 cotrlattavah
0110 C 6 invece volevano f arrivare
.. mla unaO
di Pericle. D’altra parte un importante terminus ante qnern e fo - S arta Un tentativo 1n questo senso era stato atto gia 3_
dal v. 449, dove si dice degli Spartani che godono di un ingiusto ‘mt? Con pd P. 1-icle era ancora vivo Ma il problema si ripresento m
so nell’Ellade 5’, e dai vv. 724-26, dove, pur in un contesto antis
‘L 4-,
r 0 e
-» ' . . _ . ¢ d E
ess1v1 e a esso ur1P '
li
si riconosce agli Spartani la gloria di primeggiare in battaglia. lmma sempre
non rimase pm d'rammat1Ca
1nsens1b1le. Sul problleghema aizlmlll
ff 3 suefcfe
P, e della_ guerra
, egli Prese_
versi, come ha visto il Wilamowitzsl, devono essere stati scritti p dccisamente posizione. E questo {atto e tutt altro _cl1e11rr1levante per ca
del grave insuccesso di Sfacteria, che, come é noto, condiziono la .' - ' ' a eur1 1 ea.
plre lo svfluppo della produzrone drammatic p
litica spartana anche negli anni successivi, sino alla pace di Nicia Ii
421 a. C. Che in una tragedia fondamentalmente antispartana si
1-iconoscere a Sparta il merito della superiorita militare dopo lo 15*
subito a Sfacteria sembra anche a me che sia un’ipotesi inaccettabile.
tragedia deve essere stata scritta dunque tra i.l setternbre del 429 a Bid
F
-1*
1
tale da poterci dare indicazioni di massima sufficientemente precise. l
H
'1
sia in base ai calcoli dello Zielinski 5° che di quelli del Ceadel °° l’Ana' il
maea s1 pone tra la Medea e l’Ipp0lito da una parte e l’Ecuha e le S
plici dall’altra.
E legittimo clunque vedere riflesse nell’Andr0maea le reazioni cli
delle Suppliei. 1 ll
1
v
1?;
_—
11
I1 desiderio di pace e la polemica contro i ‘demagoghi’ I3 I
Capitolo sesto . -, - - ' ' ttu le uno scherzo
11. C., e p1u1mprobab1le che Aristofane considerasse a a Nicia Mil
Il desiderio di pace e la polemica contro i ‘demagoghi’ sulla cessione della strategia al capo democratico. (Un attaC¢° 3 _ 1
1"
111-r il suo atteggiamento incerto, 1:-1 fatto da Aristofane anche negli U0- 1
” . . . .. - h in uesto caso 1,\
rellz, a1 vv. 639-40, delle D1on1s1e del 414 a. C-> 6 fimne ricllnavem del 1 1
lo scherzo verte su un fatto assai recente, avvenuto ne a p il
kl
ll
_-~_
‘l
J“,
Il fr. 45 3 del Cresfonte occupa nella produzione tragica euripidea razioni di carattere metrico indurrebberp a ritepere cnch€ tenem pmsem
I.
posto di notevole rilievo e merita di essere esaminato da vicino to scritto nemmeno molto tempo prima ,1: $1 _ evenao ni robabflita un
La datazione di questa tragedia, a noi nota solo attraverso 11- 11111110 che 111;-b44%_dE1%i@sfg~r@ r1@¢ egew <10 g P 1
11
frammenti - alcuni di essi sono venuti recentemente alla luce a msso del uinto i ro 1 ro oto . _ \ _ l
un papiro di Ossirinco, XXVII 2458, pubblicato nel 1962 - non si ' E inutile sottolineare che la datazione della tragedia e molto 1mpor- Ill
-
tante per una esatta valutazlone dei- frammenti' il;:eCihSeO;1i(;
' ervenuti.
Saw Scrip 1.1-1
stabilire con certezza. Un indizio importante, tuttavia, e fornito dal
to che il fr. 45 3, con l’invocazione alla Pace, 11 riecheggiato nei Cont
ni di Aristofane, fr. 109 K., e l’ipotesi che i Contadini siano stati
Ha gmd@1mP°“a%‘Z?>‘“ Pa"1¢°1a“=» Pt“ “°°‘?‘ 1.1101111
to prima d1 Sfacteria 11 fr. 453, che contlene 1111 aPP
i1'1VOCaZi0H-
_, b H 1 V!
I ‘1
presentati alle Dionisie del 424 a. C. é non del tutto sicura, ma tu ne
. alla Pace-
. .' << O Eirene
. . dispensatrice
. - d1 ricchezza
' - e la p1uh le a t1ia_g_
avecc1a1a
assai probabile. Nel fr. IOO K. della commedia si allude infatti alla ' 1mmortah,1o ho des1_der1o d1_te per 11dtiuo riltard? ttillgoagaebfle beuezza
si0ne' della strategia di Nicia a Cleone, avvenuta ne]l’estate del 42 5 a mi SOpmflaCc1a'
D’altra parte le Lenee del 424 a. C. sono occupate dai Cavalieri e le c i canti da1 be1 n€g'h
cor1 e zifianni
1 conv1t1Puma
ornati' d'Ve €r€ aVienil,fo Hsigdi
1 corone. nora >rdia
nellaa
Il
nisie del 42 3 a. C. dalle Nuvole; e al 422 e difficile scendere, perché mia, \citta. E.
l’odioso
.
dissidio t1en1lontano
4
dalle case e a o e SCO
po la tregua della primavera del 42 3 a. C. che costituiva un grande CU1 e gradito 11 ferro aflilato >> . _ _ _ _ ,_
Come s1- vede, sono presenti' nel frammento elementi t1p 1c1 dell 1nno.
cesso personale di Nicia un attacco di Aristofane al leader aris . . . 1 - ' ' ' di risonanze re-
sembra assai improbabile; tanto pifi che si era a un punto cruciale S1gn1ficat1vo e, tra l’a1tro, l’uso d1 un termine cos1 r1cco
do un indebolimento della posizione di Nicia non avrebbe con
1
D
2 Su questo c’é un sostanziale accordo tra gli studiosi: cfr. SCHLSID, GG€-‘;EI];S3rI:El§;-
alla conclusione definitiva della pace che Aristofane auspicava - - - ' 2 »; 1
il qual; ponleéa comjaosiaione dalla it1ra1,¢;lfacIlLa0<;:(':;::;I1:E¢)I;)$1YlV(?é1;c91:1;1jati Eon pub essem COL 1
quindi 'disponibili' per i Contadini le Dionisie del 424 a. C. e le Trage ieso urzpz es cl -,P- I 1
' troppo 11'
- 1 su, prima
'
_ _ d H 1 - ni. e
locata del 4-_'l5_ 3- C9 dam 11 _P iuttosto elevato
B 1. numero 68 Ie Recentgmenm
e so uz1o ,
del 42 3 a. C. La tendenza generale tra gli studiosi é piuttosto per
gnare ai Contadini la prima data e alle Navi la seconda ‘. Del resto, l’
lusione all’episodio che porto allo strepitoso successo di Cleone a S
1:. AUSTIN Nova fragmenta Eurzpzdea zn papyrzs reperta, _€1‘ 111 I9 > P- 4 '
11. MUSSO ’ I Fswpyot dz- Arzstofane
- e zl' Cresfonte dz_Euripide
_ 1 <<s11=c»,36, I964>PP-
’ - con argomenti' che I111' sembrano assai deboh - che lab commedia
ha sostenuto
. d. A . ° f9,_
b_1 d 1 Cr“1 ante
r1St0sia
8
8 _8
1'1
l
"I1
nc sia stsztja rappresentata alle Lenee del 421 a. C. e che la data pro a 1 e e f
teria é pifi probabile che sia stata fatta da Aristofane subito dopo, in ll 413 a- - . 1 * S ' 1 ommento erodoteo
commedia che al pifi tardi dovrebbe essere stata ideata verso la fine 3 Si tratta dl Hdlij V 4; 1a;,c§,:'§:T-int; e4gatgiggifilchltivfiliillingerhbiiacil fatto che la coin-
425 a. C.; dopo l’elezione a stratego di Cleone, nella prima meta del
1‘1 11|
afillocii
"emael1(i1l?€1}‘\€L;§lrf§8lI6i1;aSt1l:f1(’%tL11'3.
,, , - sintaiiica dei due passi:
' ’ cfr. ’§
Hdt. 67»oq)6p0vTw»,fl5°'°l
xoLx&,ecr.ance U-1'-1”
1
Cfr. tra gli altri, SCI-IMID, GGL, I, 4, p. 191, nota 11, che si rifa a1l’opinione del SEE émhe EYEvET€:5 waflmlahxxi ii9i»i=i§§)§1iE11ig\$@i1p?§§“fi§ii iigv tbv 8’ cu") 1‘)ow6v-
I
.1
I
e di uno specialista della cronologia della commedia antica q uale era P. G e1s
' sler; e C. F. I ldtC'i:1i>va1&iflieYsEvAuZ:1?1Zai<IfE
-{(1, _ . . J :1 Note sul <<Cresphontes» di EuriPid@> <<Di°niS°”’ 4°’ I966’
RUSSO, Arzsto/ane autore dz teatro, Firenze 1962, pp. 148 e 187, il quale osserva anche che
i frr. 402 e 403 delle 'O)»xo't5sg implicavano un’azione extrascenica e si addicono percib a P’ 7%'Ei.P"ilva B0¢17\5'r1:71.ou'1:s xotl. I xallgpfm {J-axdgpwv file-:63v,L l gixéiggzsgglzea ;’::og_('p;£)'
una commedia dis-agone lenaico. All’argomento ha dedicato uno studio specifico E. CAPPS 1 ' 1'1:p v ' I I}:
(15!-Q‘
1» l 5é5°W1 55 P-"1 '“‘5"°"§ ‘ I “mpg Tl pie Ynpag’ ' IE1? 1. 'r1:6'1:v1.a ’ 1c671.w.|
The Date 0/ Aristophanes’ Georgoz, <<A]P», 32, 1911, pp. 421-30, che propone la data dei mpow I xou.1 >toO1.7~1-)'(<5P0UG °¢°}5°°§,
’ l ‘PL)too"-cscpowoug
. ‘C8 Xwl1°U€-
1 1 E " ° > M. .. Tspnougvqv *1!
424 a. C., ma per la verita sulla base di indizi che non mi sembrano molto convincenti. Tdtv 8’ éxiipow o"1:oto'w sllpy 6111: ol§- I KOJV ‘row p.ou.vop.svow 1: p1NiL13'fl (9
cnfidtpzp.
‘ii 11¢
1
‘ 1
1
1
I32 La tragedia di Euripide e la realta politiea e sociale I1 desiderio di pace e la polemica contro i ‘demagoghi’ 133
11
11
ligfiose come 11:6-cv1.o1 — << signora >>, << sovrana » - 5 e degno di nota 5; 1-111 questo pezzo corale si inseriva 7. Pur tuttavia, non si sovrappone cer-
11
,1
11
4111
1 atto che l’in ' ' ' - - - 1 111 una nostra ipotesi a1 testo, se si legge nel frammento 1a preoccupazio-
1:‘
1 '1
sclusivamente come impedimento alla coltivazione dei gu ' e ‘llsta I11 vita associata potessero essere scardinati dalle fondamenta.
spa; E1rene - e1 associata
. a una coppia di buoi. camP 1-, e a 1
Il 'messaggio' pacifista che Euripide intendeva trasmettere attraverso
ur tuttavia n 1 - - 111 tragedia appare dunque evidente nel fr. 453 del Cresfonte. La cosa E-: I1
realizzata attra\ier§of11amn'1ent:11i11E':1 (qrfmfofzte alla mvocazlone della 11ncora pifi interessante, dal momento che la vicenda del mito 'narrata' 1
rie connesse
mend con i1 e'calium
di carattere: ;1S0<1>1, fl'n1O 1sul'1SuC1prOPri
Egg un dl Cate
d1scor_so d1_t1po diverso, forme
con nella tragedia si accentrava intorno al1’eroe della Messenia e si poneva in
la reocc _ Ph 3 @- _ ‘oto 1nfatt1 esprime con grande intensi una direzione apertamente antispartana ’. Nel frammento recuperato at-
'11
15 I ups11lz1o(1i1leic e la vecch1a1a possa soprafiarlo prima che egli traverso il papiro di Ossirinco 9 si sottolinea che Polifonte, colui che ave- ‘Ml
11 11 convalida della sua ipotesi, che il fr. 45 3 si riferisca alle lotte tra il popolo e la nobilta 1, I 1
In Messenia. 11
“ Sulla vicenda della tragedia cfr. SCHMID, GGL, I, 3, pp. 395-97; CENGARLE, Note 1
5 La congett r ' d ' ~ - . , 1-11.; WEBSTER, The Tragedies of Euripides cit., pp. 136-43, dove si prende in esame anche
111
‘l
gaodoési ha un 00110: ijibosli-i\i;iJiito€11i1VI:1in-1:-121161diingtdhlsgsddhgniieifirgl consllietazisonali III;/at?! ll P. Oxy. 2458.
|.
1
° L’accostamento e fatto da FRISCH The Constitution of hilt/frIi] I92}, pl 220' lucc, mentre chi E: morto dovrebbe essere trasportato fuori di casa in mezzo a gridi di gioia. F
1
1
1 enzans c1t., pp. 273-74,
11"
1! I 1
4|
134 La tragedia di Euripide e Ia realta politica e sociale . . . - -1
I1 des1der10 d1 pace e la polemica contro 1 demagog
hi’ I35 1
1 1. 1
1
1
1 1
1
111
Che gia prima della presa di Pilo da parte degli Ateniesi Euripide . ' ’ - mento ac1fista
' d1' una parte de- 11
1 1
serisse in una sua tragedia un appassionato appello alla pace che U cS€ 12' p'e1i1E1ue1
no spettatore avrebbe potuto d1ssociare dal conflitto in corso tra S gfi.Aten1es1,
. cul gc1]:1e,I1gua£i1z?e1iItC'i§.%1:nte
~ 5”” h to . ci. fgrniscono
pr1o 1n que P
unadiprecisa
1 eriodo tempote-
Si _ 1'1
1111mon1anza, e da tener presente c e_P _ . ter retatl cO_
e Atene é un fatto di una certa importanza. Dopo gli avvenimenti 1mbero a1cun1fatt1
' ' che da mo 1tiAten1es1 dovettero _ essere
. H 1n P
crudescenza
1 11
'
4 30 a. C ., infatti, quando in conseguenza della seconda invasione - a porre fine alla guerra: s1 p€I1S1
d . a a re da atte degh_
111111111
1’Attica ci furono de11e iniziative da parte degli Ateniesi per concl Inc un avverumento 1
r
1.131121 peste ' de1427-426 a. C.,
_ _ alla fon az1one p
. ne11’1nverno nell , estate d e 1 42 6 a. C . (da
1 I I O I I I
zione di Tucidide. I1 frammento del Cresfonte - se sono giuste 1e 1+ a1 grave 11i1SL1.cc€S$C.)1dC1‘De}1é1:Z;;e£€C§fi(]fg;a3 un punt0 cruciale per quel L
'1
1
derazioni che sono state fatte intorno alla datazione della tragedia - In~ com uslone’ 1 ' res to di Eur1p1de
- - d1' fronte a11 a p0 1'tica ateniese.
pub dare un’idea di come una parte degli Ateniesi negli anni intorno che nguarda 1 ’ atteggmmen . . 1 favore ddla 11' .
l) 1 ora 1n
- p01- sara~ costante ne1 p oeta una netta _ p0S1Z10ߢ 3 enze
426 a. C. fosse interessata alla pace con Sparta. In ogni caso non si
di una testimonianza isolataz si pensi agli Acarnesi di Aristofane,
.
1’*‘Ce> mu am
7 - d1- un processo che era dest1nat0 ad _ avere consegu ,
b1t()
- ' ' d1 fronte alla realta._ 1m
presentati alle Lenee del 42 5 a. C. notevoh- sul suo stesso mo do d1 porsi come _artista , . -1 t dal
' ' t to 1n m1sura r1 evan e
Non sara nemmeno del tutto al di fuori della realta storica 1’ Questo process%fu;0n%2&on£t?§ui%11:fiL agli Ateniesi Opposaro alle
111111 del 425 a‘ C‘ a um 1 e r - ’ ' e di‘Pil0 viene 1,
zione fatta al v. 652 degli/1carnesz'(si tratta della parabasi), secondo
i Lacedemoni invitavano apertamente gli Ateniesi a concludere la Pmposte d1' Pace fatte dagli Spartani ' dopo ' 1 occupaz1011
orti tra Sparta e Atene
L’espressi0ne usata richiama molto da vicino i vv. 795-96 dei Caval fatto deterrmnante per 1 rapp 2'
Presentato
' ' Come u-n 1 1.- '
uesta va1utaz10ne e‘ ne 11a sostanza
_ _ esatta; _ tutta-
dove si menzionano 1e ambascerie spartane, che invitavano alla 1|
Ora, c0m’e noto, Aristofane scrisse i Cavalieri dopo che i Laced nfigil E1nn1iS1LeI1::1rie
V13. 6 OI1 cgntemporanee . Pfifmettono
, . - d1 mtegmre R iH e,,nLpa1f'
a r1-
d1 Tuc1d1de. ]. De om Y
pifi volte, come ci informa Tucidide, avevano inviato ad Atene e ff 1“ -amhe Correggfle ' - la Harm-zione sui fatto che a11 3 P1‘ ima ambasceria
1’attenz10ne _ 1.
proposte d1 pace, 1n conseguenza dei fatti di Pilo e di Sfacteria- ed 2- chlamato g1ustamente _ _ _ _ d n,OCCu azlone aw
- ' 1’occupaz1one d1 P110 e prlmfl 6 P ,J.1
gnificativo che —- come E: stato fatto osservare “ — Tucidide attribuisca 1
degh
. Spartam’
- dopo
' ' 'de da un grand1ss1mo ' ' r1']j evo, a11e altre amba- _ _
mese d1 Sfactena, Tuc1d1 . - - Sfactena S1
g1i amba sc1ator1
' ' spartani una espressione che E molto simile a quella
A1-istoph. Equ. 796 e a quella di Ac/a. 652. In altri termini, la tes1
- -
$96116» mvece’ Che S1 ebbero
' dopo la cattura degh Spart1at1 a
-
. _ 1
er Tuc1d1de la
1-I
' ' La studlosa ha mostrato come p
nianza degli Acamesi lascia intravvedere che gia prima del 2 a. C. "ccenna. SO10 dl - Sfugglm duta' da_g11- Aten1es1 ' ' per ev1tare ' la catastrofe
_ _ (se-_ 11
sia stato da parte degli Spartani qualcosa come 1’ofIerta di 4una5 t Wanda occasione per - 1 ' est1 avvenimenti
1
condo la De R0m111y ' 1a parte del 11bro_ IV re at1va a 1,qu zione d1_ P1_. 1
anche se il silenzio di Tucidide in proposito pub forse far ro
h
-
111 scntta dopo la catastrofe s1c1 ' '1iana)s1co110cava _ tra occupa
,1 f ttavla_ ,.
verso l’ipotesi che si trattasse di qualcosa di non ufliciale. In Peffetti, i1 v - - ' ‘ 1usto. Resta 1 atto,
11‘1
652 degli Acarnesi é stato messo in relazione con i1 fatto che nella lo e 1’0ccupaz10ne d1 Sfacterla. Questo e g . 1 delle PM1
tu
che la rag10ne - che 10 st0r1c0 ' da_ di_ questa _ sua va1utaz1one
_d _ inon e ' mO_
di ordine
mavera del 426 a. C. i Lacedemoni, guidati da Agide si astennero - ' ' ' ' fatti s1 r1ch1ama a cons1 eraz1on . avrebbe
7
l’invadere 1’Attica e con i1 ritorno a Sparta, avvenuto — pare — nel 42 conv1ncent1. Tuc1d1de 1n b. Sfactema
'
rale e ps1co1og1co (11 r1cor ' ' ‘ do de11a
_ << vergogna
_ _ » su 1ta a Con 11_ Atemesl _ _
a. C., del re Pleistanatte, accusato dai suoi compatrioti di essere fil - ' ' ' di sent1re quals1as1 compromesso _8
lmpedlto agh - - Spartani -
d1mento che trova scarso 1' 1scontr0 con
.:
C’é alla base, evidentemente, un atteggiamento di fronte alla vita che ha trovato mol @011"! defimtwo) Con un. proce - - ’ ini e 1i stati che ca- I1
espressioni nella cultura greca, ma particolarmente ricca di significatl £2 la consonanza quel fortissimo senso de1 rapp0rt1 rea11 tra gh uom 8 -
1
6:"-=a__
11 11'
1
1111
11“ 1
temporanee non si avverte 10 stacco che Tucidide retrospettivamen *156'57- 3 6 Oml Y S1 e . . - ‘d Ll dia reca
vedeva nella serie dei fatti del 42 5 a. C. Nei Cavalieri, scritti negli ul - - ' ' ’ 1 e scontatl e a trage 8 > I
dcstino umano
. . e uno de1 mot1v1 p1u ovv _ , 1 to s1gn1
_ _ficat1ve,
. _ e 11‘1
‘ 1
mi mesi di que1l’ann0, ai vv. 794 sgg. Paflagone (cioe Cleone) viene ac- '
per cu1c01nc1 denze del _ genere non sono d1, perf se mo e non puo\ essere 1 I1
cusato di scacciare da Atene le ambascerie ( -1:614 1'tpEG'BE1.01.g) che offrivand ' osserva glus tamente
pur tuttavla, _ la studiosatra rances
edia una, vicenda come
il_
I . 0
421 a. C., a1 vv. 665 sgg. s1 dice di Eirene che si lamenta per i1 fatto
I I
e tre volte era stata rifiutata da1l’assemb1ea: nessuna traccia de110 stacc0' E degnge(1111an'0ta,
il motivo 1ncerIe~2121: gglle v,icende
_ umane (la_ cui. enunc1az10ne a1-
che caus a di
1
I
Tucidide, i1 comico ci conferma che i1 rifiuto delle ofierte di pace fatte a- . t1- da 11' u0m1n1.
' ' E 1nut1 1e dire che 11 nesso_ e tlplca ,,
ad Zssfre (griugjnsi algdiscorso che Solone rivolge a CI680 111 I 32-I 58%-1 1
"0 O 60- ' I C0m’e noto a
“ Secondo Thuc. VII 18 l’attacc0 dei Lacedemoni fu deciso per le pressioni degli al-
4
11%
leati (e di Alcibiade), per la convinzione che gli Ateniesi ora fossero pit’: vulnerabili, e peg c all’acc0rat0 appello d1' ArtabanoI a Serse _ 1n VI_ 10. H ne h_>an_
fine ' ' Storze d1 Erodoto e da co ocare heg 11g aWe_
.. della .c0mp0s1z10ne delle "1425 a.C.' ededa \ _
la considerazione che — a differenza di quanto avevano fatto gli Spartani all’inizio della
guerra archidamica - ora erano gli Ateniesi che si erano macchiati di colpa e avevano in- r1tenerec
n1 1mmed1atamente precedent11 _ > _ . t .inCOn_
franto i1 trattato del 421 a. C., intervenendo con trenta navi neIl’estate del 414 a C contra . . . . . ‘ no stat1 estranei a ques O
la Laconia e continuando a fare incursioni dalla base di Pilo Ai fatti di Pilo Sfa 1 ' T
. e cter1a u-
mmentl p011t1c1 conten1p(<:t1>rane1 nptposgle come vedremo, em destinato a 4*_
cidide accenna per dire che gli Spartani Ii consideravano come una giusta conseguenza def tro’ tra Erodoto e Eur1p1_ 63 19¢‘) ’_ . ~ - 11
loro com p ort amento ‘sle ale’ quando a pr0p0s1t0 d1' Platea non avevano accettato d1 vemre: ne 11 anni success1v1. Ne a situa-_
a trattative con gli Ateniesi. E da tenere presente anche Thuc. VI 105, dove perb 1e incur- restate fefcimdo pg Eunplde anbhe erg uelli che erano contro la COI‘1t1- L-j
=r4
sioni da Pilo vengono messe su un piano diverso rispetto alla spedizione dell’estate del zione p011t1ca aten1ese del 42 5 8- -» P q
414 a. C. contro la Laconia, che viene considerata determinante per la riapertura delle 0sti-
11121. Direi che quando Tucidide narra il singolo avvenimento mostri una visione delle
p1u ristretta che non quando afIr0nta i1 problema in tutta la sua complessita come faCOSC
VII 18. K. J. DOVER, T/aucydzdes.
' '
Book VI, Oxford I965, pp. 103-4, nota la differenza
in
tra
‘S Cir. T/Jucydide et l’z'mpérz'alz'sme at/Jénien cit., p. I 59-
us O' ’éa ' é v_.
1. 'rc1.o"cbv 005
'7 F11Jax1’al1:cr0 la divinita v1ene presentata da Solone come un essere '1:0tp0t)(
Qggq, e ¢£r 1 ‘J1
VI 105 e VII 18, ma non da, a mio parere, una spiegazione adeguata. I 1 (' 1'. 958 ' 59 <p1'1pduo'1. 5' 0113101. 11501.... '1.'ocp0wp.bv 8v'1T1-13éVTE¢.~- 1
I
4
1
_ , . - ' ‘d hi’ I39
138 La tragedia di Euripide e la realta politica e sociale I1 desiderio d1 pace e la polemica contro 1 emagog
. - l ontrade d’Europa se de di _ morte
_ ».
.nuazione. della
, guerra
. con Sparta dopo il successo
. di . Pilo .e Sfacteria ai |\<> 1a$¢1at° PAH?’ Per alndarelilimlniac ine della morte, ciostitursce qui
“Europa, assOC1ata qu1_ COl'1I11(I:I(1)nCegttO di Europa, Qome entita politicaun
messaggio che ven1va da Erodoto doveva apparrre d1 art1c l
p 0 are attu
lita. In Herod. VII r6.oc2, quando Serse si richiama al discorso di Art
bano, riassume i suoi consigli nell’avvertin1ento che e un male << desidQ Mmine del
unitaria tutto negatllllg
COI111I‘app0S1IflPa ' ra questa
. S1'a1,9e@ nato nel—corso dello scontro
contrapposizione tra che ave-6
Greci
dl ‘ caso che il te e
rare 1 avere sempre pi1’1 di quello che si ha';>. Non E: un '
V11 OPPOSIO GIFCI (.3
n1 '
ersla . ’ ,
. .
llo os1t1vo caratte-
del toil nkéovog épéysoiiat, del desiderare di piL'1 di quello che si ha siamt Pcrsiani, dove 1lpr1mo ’£€1‘1:1'111I16 etne51€&hZ0§f;T5§ g‘_1~‘?E:rOgOtO ma’ di tutta
Leitmotiv della narrazione che Tucidid e c1' d‘a de l comportamento, deglii . C .
immedesimazione del poeta con una delle due parti nello scontro che “move €Sphcm attacchl l |_
p one va 1n
' queg1'1 anni gli Spartani agli Ateniesi. E denso di si nifi vuno
. presentare
- come gfilsifelglfdifizgli_ 1("I1LaI1ipolatori
, _ _ dell’opinione
ortun1ta
pub-
o meno d.1 s ac1_ifi_
g cato |’|'°a' N‘? W' I23 sgg.’ ?;,p];l)ip1ZS1l1_:1(i)ll2e]io(i111)<I=:) esponenti della tesi ostile
iatto che nel passo sopra discusso il Coro scelga come rappresen
d el mon d o greco esclus1vamente
' una donna d1' Sparta . In r eal ta,
‘ attra cure POl1SS€I11E sullautom Zeno p‘;eSen’tati tra gli altri, i Teseidi, definiti MA
so il Coro Euripide parlava aglr spettator1 aten1es1 e lev1d v ulI’innocente anc1u aven _ _ _ > 1, . me Come
' ‘ Eur1p1de l1 presenta esp 1c1tame _
d1 un comune fondamento umano tra le donne troiane e quelle di I
“me “mmpolh dl Atene »' ' ' l tica uotid1ana
' che evocava unmediatamente
r/Jctoygg, un term1ne _ , a 1Pmf _qa dl, uesu.
S
+1
~11_
- - - -
sacr1f1c1o v1ene dato da Ul1SS€, << as
tuto c1a _
trone\ , a 0t. Olare Puso d1_
Senonche, nel 42 5 a. C., il problema della pace e della guerra si ' il demos». Degno d1 nota e 1n par 1c _ _
gava s t rettamente ad Atene con valutazioni di politica interna. Si é lmrla pa Complacere ' bilmente coniato da E111‘1p1d€ la
v1sto come nel taglio della narrazione dei fatti di quell’anno, nel ‘In mrmlm-I c9me 5nuo'Xa1fwTm, 2:1)biicere il demos. Esso richiama il
lib T 0 0 0 n
p 11ta
sbarazzarsi del le a d er democrat1co,' costoro sono presentati' come dota- biicgnah eo ildsse in uso anche se senza che avesse un valore d1spre-
ti di moderazione e saggezza” (<< foll e» e invece definito l’impegno a’ l» I.
Ziafitxlidggiga in quell’epoca 2;. Quello dei vv. I 31 sgg. non E: 1l scilot attaclcg
( 5 , I A
l
l
I
C1 I I , 0 \
di Pur nell’ambito
. , di un. atteggiamento
.
.
verso s1 pone l opera d1 Aristofane, per
antidemocratico,
.
11 quale , come E:
mazione dell’esigenza di concludere la pace con Sparta si connetteva
su un piano
noto , 1’ aHer-
COmrO,11_OrO Stessl amlcl’ purfhe $153513 (itlatfifi >> << la massa » — del V.
massa 1 In quésto Coptesto Ob no t' a che in selgllito - si Pensi a Pla- i
25 7 Si Carma una nSOnanZa' nega IV iemente l’eSPressione. 1
strettamente in quegli anni con un attacco violento e sistematico contro lune _ (Ira d€Sunat1iadcarattergzare iOdell’Ecul9a affiora un chiaro senso 1
I 0 O I
ne per i fatti di Mitilene del 427 a. C. _ - ' ' ' ' ' d ocratici e gill-
Per quel che possiamo giudicare in base alla documentazione di cui di- “ E Chime Chg Tucidide non pensa escluslvappente £1 l:>2i‘l)1~1e13¢(l-lg-i:1c1§<I>]i11¢ si alldda an-
sponiamo, l’Ecuba é invece forse la prima tragedia nella quale Euripide "mmente il GOMME’ Tbucydides mt" H-’ P‘ I9'5"m1€ne C e t osservazione voleva definite
' ' 6 a d Alcibiade
"|‘“ a Nlcla - - ' Pur tuttav1a,
' Tuc1d1de
d 1 con qu¢§ stor1c1
' eriodi a . . s1. caratterizzava . appu n_
un periodo della storia d1 Atene che rispetto a a tr1 P
2° Toig o'o'a<ppoo'1. -ctTw dwiipdmwv. 1 er la resenza de1~= demagoghi’.
_ . - _ _ _ l
l
U P11 Cf? GOMME, Tbucydzdes cit., II, p. 461, che c1ta Ar1stoph.Equ I91 93 ‘I
Juli
142 La tragedia di Euripide e la realta politica e sociale _
I1 desiderio di pace e la polemica contro i ‘demagoghi’ I43
1|
mita della soddisfazione delle esigenze del demos che viene messa 1
accusa. Dall’altra parte, dato il meccanismo per cui il ‘popolo’ si modo chiaramente anacronistico. Per U_l1sse.egl1 poteva iar leva sullle ‘
‘PHI
‘1
1
condurre dalle parole dei demagoghi, presentati come gente rupacita oratorie che tradizionalmente gh venrvano attr1bu1te, ma 11%“ ' iyi
11,,
si nega che il popolo abbia una capacita politica autonoma. Al fondo mente anacronistico E2 il modo come nell’Eeuha viene presentata la
l.
questo modo di presentare le cose c’era una valutazione del fen ru di Agamennone 2’. Il cornportam_en_to infatti d1 Agarnenréone la |~ ,
l
dei 'demagoghi' che non corrispondeva ai dati di fatto, ma era un ri tragedia é caratterizzato da un non d1ss_11nulato timore nei condrolgltp 6 I
1
vato propagandistico in vista della lotta politica antidemocratica in 'massa’. Quando Ecuba gli chiede d1 aiutarlo a vendicarsi 11 o 1Fr1e: l
\H
base c’era una condanna pregiudiziale - condizionata da un more egli dichiara che non E: disposto a_ven1rle 1I1COI‘1t1‘O se c1o .o£rnet 6:18} l
bile contrasto di ordine economico e politico - sia del demos che in cattiva luce presso gli Achei; e subito dopo la donna gli 1'11'1\&C’f31;' 1
uomini politici che lo rappresentavano. Un analogo giudizio sulla ' attribuire troppa importanza alla <<massa»: 11 ternnne usato 6 OX G9, ll‘
magogia' traspare in Tucidide; e una valutazione analoga dei ra con un chiaro valore dispregiativo, eolo stesso termine e usato, con una
tra il demos e i capi popolari E: alla base della violenta requisitoria
democratica dei Cavalieri di Aristofane, contemporanei dell’Ecnha
slumatura antidemocratica, da Tucidide 1n IV 28.3. Non s1 pug concor-
dare con chi ha sostenuto che l’Agamennone dell Eguha trema avang a vi
I
lucida e penetrante analisi che della questione aveva dato l’autore
Costituzione degli Ateniesi pseudosenofontea viene lasciata cadere
e se essa riafliora in Aristoph. Eqn. I I I 1-50 si tratta di uno spunto
lato nel contesto della commedia 2‘. Ma forse va tenuto in consid
Ulisse cosi come Nicia tremava davanti a Cleone , dal momento.c _@,
tra l’altro, Ulisse e Agarnennone non sono presentati nella tragedipz: 1n
contrasto tra di loro; ma certo e che anche attraverso lafigura f111_ (18?
mcnnone Euripide voleva lasciare intravvedere 1 contorni essenzlifi 1 e -
1|
anche il fatto che l’autore della Costituzione degli Ateniesi scriveva In situazione politica contemporanea che egli riprovavg: P_1'° ins:
ogni probabilita intorno al 4 30 a. C., prima della imposizione della
ma eisphord e quando ancora il contrasto tra i diversi gruppi
parte e come Euripide potesse tollerare 1n una trage 1a rtfrlmeflh i
si cvidenti alla situazione politica del suo temp0_; 11 PFC ema; C fiitso
I
politici ad Atene non aveva raggiunto un grado di tensione che lasciava; ripresenta in forma ancora pni acuta nelle Supplzcz, va v1sto ng am . ill
ben poco spazio per una valutazione 'oggettiva' della situazione. di una concezione del teatro che r1fiutava una conipleta rmrne es1II1flZ10-
Euripide stesso ci documenta come si trattasse di una realta in nc dello spettatore nella vicenda m1t1ca narrata, 1n.v1sta d1 un rappOrt0
mento. Nell’Eeuha, infatti, si é ben lontani dal giudizio che Euri diretto di comunicazione tra l’autore e il suo pubblico). f I
lasciava trasparire solo qualche anno prima nell’Andromaca, quando _ Appare chiaro dalle osservazioni che sono state 'fatte come dopo S egr-
poeta rivendicava il merito della massa dei soldati contro lo stratego é teria ci fosse tra Euripide e Aristofane una certa sintonia, nel'senso c dei ;I?—41j_4
prendeva le difese del demos contro coloro che sono alla direzione della’ ambedue accoglievano il punto di vista del 1110<ll<irflt1 -— 1 <1WPPOVEG
polis. Nell’Ecuha, invece, ogni possibilita di una valutazione positiva Thuc. IV 28.5 -, che al desiderio d1 concludere la paC¢ COP SPaTta 3?" fl
del demos e scalzata alle fondamenta. E la 'passionalita' politica di Euri- sociavano una forte avversione nei confronti d1 Cleone e de1 democrati-
pide e tale che egli non esita a presentare una figura come Ulisse in un ci. Senonche, nei Cavalieri di Aristofane traspare un chiaro disegno p0-
F
4*
I
Su un piano politico pifi generale 1l coinico punta chiaramente su e C1.3_g.,-
2’ Anche l’analisi che della demagogia ha fatto HIGNETT, Athenian Constitution cit.
pp. 260-68, mi pare viziata dal fatto che lo studioso non tiene adeguatamente conto i si piu ricche. L’esaltazione dei caval1er1 rientra 1n questo disegno po 1t1- 44!
stretto rapporto che c’era tra gli interessi del demos e l’attivita politica dei suoi capi, anche: co; ed e significativo il fatto che Ar1stofan_e_s1 s1a aiirettato a valor1zzal1:¢,
se — come osserva M. I. FINLEY, Athenian Demagogues, << Past and Present», 21, 1962, pp-, sia pure in forma scherzosa, nella parabasi 1l contributo dato da1 cava 1e-
3-24: cfr. in particolare p. 21 - i leaders democratici, non solo Pericle, ma anche Cleone Q
Cleofonte e quindi Trasibulo ed Anito, << were still men of substance, and often of aristo- ri alle operazioni nella Corintide: s1 pensi che la commedia doveva esse-
cratic background ».
2‘ Per questo non si puo concordare con W. G. FORREST, Le origini della demoerazia . . \ ' 8_29. I
greca, trad. it. Milano I966, pp. 224-27, il quale sulla base di questo passo isolato dei Cava- *5 Cfr. coossmvs Earzpzde et Athenes c1t., pp. 32 _ _ _ _ .
lieri intende ‘accostare’ Aristofane allo Pseudo-Senofonte, nel senso che anche Aristofane 2° Cosi G00ssENs, z'hid., pur nel contesto d1 una serie d1 osservazioni e d1 rafironti
Zarelbbe << un altro giovanotto di formazione molto simile». Che l’autore della Costituzione - - - ‘ " ' no dei difetti iii gravi del lavoro
1
eg z Ateniesi fosse <<un giovanotto», <<p1eno d1 vrvacita e non pui maturo d1 uno studen- Hm“? gmstll
tlcl . Goossens, (glufisto ca'sO‘ s11l'ig01ii:)llz:1?c:f11r2i=:ni'aLii1Id1('i1Iia
atto -c1oe - c e ' _ Iii; lb tragedie. eurigidee
1 1.imite e avvenimenti 1 l
e dell , equ H-b - 811 8 ri_ 1
. . 1 r10
te liceale » e pura ipotesi del Forrest. |m|lIlC1 contemporanei egli non d1 rado Pfifde‘/'3 11 senso d€ ’
rcrca di rapporti troppo ‘precisi’ e P61‘ qu@St° lmprobablh M
*2‘.4
__
I La traged1a d1 Eur1p1de e la realta poht1ca e soc1a1e
a questo m1to s1 rifa, con grande ricchezza di particolari, Licurgo, 1 - ‘ divisa con altri. Afliora ql-11, I1 <1 > _
un’orazione dove 1’amore di patria ha grandissima parte’; e allo
m1to s1 accenna nell’Epz'tafi0 pseudodemostenico‘. Euripide ha vo
"hem a sua figha non Sara
.
p,1nza
- -
che va aldi la del costume
- - '
1-1'1s1r1ch1ama1nvecea tra
_ _ _democrat1co
d1z1on1
_,
p1u antic
_
' d l 'to funebre collett1vo
. h _ C
e. ,
e r1 Om In
1cer
. De leg 11 63
_
d H 1 d indivlduale I
I
deliberatamente mettere in evidenza questo aspetto del mito. La 1 1'1- attesta che fino all ’ ep0Ca di Solone vigeva, l uso
. e - a 0a e are lsplmta
_ _ TI
r/aesis di Prassitea del fr . 50 A ., ch e s1' deve immaginare che la moglie ' lcomplesso la r/aeszs d1 Prassitea pp _
Eretteo pronunzi per convincere 1’esitante sovrano di Atene é ‘Id motto 1'TuttaV1a’
. . nedella polzs' eI questa po lzs' sembra avere 1 conno-
11:1 .un fort1ss1mo - senso' 1e C’é d’altra 1 parte, 1n _ tutta 1 a rhes“ una _ SVa1u_
pervasa da1l’esigenza che gli interessi personali e familiari cedano il 11111 dell’Atene d1 Per1c . 1 _ , . f e del rappol-_\_
so a quelli della polis in pericolo. - - ' de1' v1nco' li d1 carattere familiare a _ av0r ‘Z1-L4 _
Gli argomenti che Prassitea adduce a favore della sua tesi si -11 <11- carattere pol1t1co.
' ' E si8 nificativo a questo
. proposlto
.fi - Ha
3 che non
guono con ordine e secondo uno schema ben preciso. Anzitutto la - - ' 1sa a sacr1 care << que _ II
moglle d1 Eretteo ai-Ierma d1 es,se1ieIdec ioni della Phys“ Sono diCh1a_ I‘
ricorda il fatto che Atene merita pifi di qualsiasi altra citta un
del genere, dal momento che il popolo ateniese é il solo ad essere
toctono: ovviamente Euripide riprende qui un motivo che, insieme
1‘ sua figlia se non per natura 11» le rag
-
r11te1nsuf11c1ent1
- - ~
. . d1 fronte- a que e 6 _
nomos.
_
1sta _
1uttosto sorpre ndente -
I
I
1 I I I
I
a tr1, cost1tu1va un elemento caratteristico della esaltazione di A La r/gem d1 P]§jaSS'1t?;I
Nc1l’Andr0maca ur1p1 eappare
aveva mggrglfiovchiargmente
_ \ _ _ . . di on
rendersi con-
Corrispon-
ch e era d'1 prammatica nei discorsi funebri dei soldati caduti in erra to che 11 ' concetto della p0 Zis come entita pol1t1ca _ un1tar1a n so In _ Campo N1
vengono generat11n vista della difesa della patria e degli altari degli ' ' devano ad Atene a 11‘¢ 1
1-nntro una dgtlp dule) glgitzi figngieslzorso patriottico quale E quello
e che la citta e una sola, anche se gli abitanti sono molti. L’aiI della cosa pu 1ca. a > _ 1.d t ibuto alla
dell ’unita della poli: ch e, come abb'1amo visto, ha tanta parte nei due - - a Prassitea
11ttr1bu1to ' poteva apparire come un va1 _ o con 1 do 1' appunto I“
scorsi che Tucidide fa pronunziare a Pericle nel secondo libro, viene I - - -
1cs1 d1 quell1 che volevano con_ . tmuare la guérra, Sumo an
_ _ _ H d, ISO d1PmS_ , IE I
_ d1fendere g 1 ,rac
una
a ema lusta
gu
1- E lidi era gm-8
Traci che m1_
_
_
_
I.
l’eta periclea, le considerazioni che Prassitea fa ai vv. 32 sgg. si pongc/qndj -
sta ’ e. g1usta '
ovv1a1;nente era la guerra d1 Eretteo contro 1S t er ¢O_ II;
‘ I
II,
I
I48 La tragedia di Euripide e la realta politica e sociale
L’Erette0 I49
to del mito che Euripide richiamava l’attenzione. L’annuncio della vit-
momento che alla base della vicenda mitica della tragedia era la come‘:
I
toria che il messo fa a Prassitea nel fr. 65 A., vv. II sgg. é seguito im-
mediatamente dalla notizia, riferita dallo stesso messo, della morte di Ira Posidone e Atena e il primo era_un dio particolarmente connesso c ui
-I
Eretteo. Ma questo non era il solo avvenimento luttuoso che colpiva la i Ienomeni sismici. Non par dubbio, tuttavia, che il tgrremoto clolniétva
donna . Anche 1e altre due figlie (per rispettare un giuramento fatto con, prima de1l’apparizione del dezzs ex mac/oma la trage ia S1 cpnfiouo di
la sorella sacrificata) si davano la morte, e probabilmente’ il suicidiq mppresentava anche, in un_certo_s611S0,_¢mb1emat1Camente 1 C mua
delle due giovani avveniva sulla scena stessa davanti agli occhi della ma- 111110 un complesso di ideali d1 cui Prassitea S1 era fattaigportalvocesi an-
dre. La tragedia pertanto si avviava alla conclusione immediatamentQ. prima parte della tragedia. Il discorso del deus ex mac mad ove IPA-
prima dell’apparizione del dear ex mac/aina, con un disperato lamento.
di Prassitea, che ci e stato conservato, sia pure in un modo molto fram-
mentario, dal papiro.
7
nuncia, tra l’altro, l’associaz1one d1 Eretteo al culto di Posi one sgosto
1-ropoli e la divinizzazione delle tre figlie di Eretteo) fl_PP31'<i¢1P1u_ nda
staccato da cio che precede: esso costituisce un aggancio e.la vice _
II
Ora Prassitea accenna, nel suo lamento, alla patria solo di sfuggita, 1101 dramma ail datildell piito, nC11a111"1o1t1 mgjgica nella sostanza 1 contenu
e si dilunga invece a piangere le figlie <<1e cui tenere membra ha visto no umano e cu tura e e resto e a rag - _
in un folle sepolcro >> ‘°, e il marito che un turbine di morte ha inghiottito, I1 valore del messaggio antibellicista che scaturiva dagaHIaPPYe531_1' I I
_I
tazione della disperazione di Prassitea nella parte finale X ia tglgfi fa
e soprattutto la fanciulla che e stata sacrificata per la citta prima della
battaglia: empia viene definita ora l’uccisione e si accusa il dio (si tratta mstava intatto; e in questo contesto S1 pone anche 11 fr. 6.0 .. << iacfiia
Ia mia lancia in modo che i ragni vi intreccino 11 loro orditp 6 tfflnqul if
I
di Apollo) per 1’inganno che ha perpetrato. I1 personaggio e dunque radi-
calmente trasformato rispetto alla parte iniziale della tragedia: la p/Jysi; mente a me si accompagni la canuta vecchiaia e possa 1o_intonare canl 1
con la testa canuta ornata di corone, dopo aver appeso 11 ’{I‘3C1O sguuo II
fa valere di nuovo, con prepotenza, i suoi diritti “. 1'1
Era certo intenzione di Euripide mostrare la donna alla fine della alle dimore di Atena cinte di colonne; epossa 1(_> r13SC01ta1?@ a Voce e 6 P1
tragedia in uno stato di estrema disperazione, in modo che nulla restasse tavolette nella quale risiede la fama dei sapienti >> . , d _ t_
in lei della sicurezza e della decisione che aveva rivelato nella rbesis del Non 2; difficile ravvisare in questo frammento dell liretteo ei pu1§_1 I
fr. 50 A. Ma non si é limitato a questo. Egli ha immaginato che nel ‘cor- di contatto con il fr. 4 53 del CreSf0f"-‘@> C116 3195131119 (1159-1550 $°Pra- la
so del lamento della donna si verificasse sulla scena un terremoto che nel1’uno che ne1l’a1tro frammento gioca un ruolo assai rilevante UIQIIIO: ,1__
scuoteva dalle fondamenta la citta e faceva crollare la casa di Prassitea tivo di carattere personale, quale é il senso di.una imminente vecf iaia. i it-
(che dobbiamo immaginare costituisse lo sfondo della scena). Gia Eschi- nel Cresfonte il Coro esprime l’ans1oso dubbio che la vecchiaia HoEpo§-
lo aveva ricercato un efletto spettacolare del genere negli Edam’, dove sa sopraflare prima di vedere 1’amab11e forma della 1_)a¢¢, e 11? '6 '
la reggia di Licurgo veniva sconvolta da1l’intervento di Dioniso. (E un teo c’e 1’augurio che la canuta veccbiaia S1 accompagnia una i\j1ta tran-
analogo procedimento scenico sara seguito da Euripide nell’Eracle e quilla. E ad ambedue i frammenti e comune la nostalgia per Cant0 E
I I
nelle Baccanti). Qui nell’Eretz‘e0 il terremoto viene spiegato con l’in- II
tervento di Posidone; e la cosa poteva apparire abbastanza naturale, dal 71' w at 11 vouq, I new 5’1‘1<wx§<1¢. 110191?» Yfiprz vv-
I2'KI£<J|-119952591,’glgbapiggzvédfipgcépsdcaitolfbvxdtscpavdaaag, I ilpntxtov 'rca_7n:ow ,'f=P5€»
I ttgptxzidatv avxpewivas
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~ ‘F’_ °’W°"‘='“"°'<’°‘-W
' 2f°‘"1I.P""
iare 1‘a? vo-
“°'
9 Le-considerazioni che sembrano portare a questa conclusione si possono leggere nel (poi xképvran. 1(I1 nessp (l€11::fV- Q5-7 >g'§tTI1J1°'g°l-UL Zgtaué St§€gP§c1fig1)@3§1fA5u2gn in New
mio lavoro Alcune note al fr. 65 A. dell’Erette0 di Euripide, in Omaggio a Eduard Fraen- cc» del e tavo ette - e mo 0 ricerc . 3111111 . bmno giusm
kel per 2' suoi 0ttant’anm', Roma 1968, pp. 80-85.
1° L’integrazione <pp[evo]p.owsE tdtgoqi é considerata improbabile, nell’apparato del]:
sua edizione in Nova fragmenta cit., da C. Austin. A me essa sembra giusta, se si suppone
1‘C“‘;z;;:.t:Z;:?11‘I::.€:1::1:1f.§.31.‘.%.31'.§‘IZ‘E»‘Z1‘31§‘I1%‘l’»’l‘I»1 a1 -1
on c’é in atti nessuna P _ _ ,. t - etrica Soddi_
1111-:I.8o1.IJ-1. suggcrito gia dal Valckenaer a]lG1n_iz1g .d€geVV3e1.Sg;1nIgI;t:;‘E>1'€]3? giggle1:/Ina E possibile Tim
I
che il suicidio sia avvenuto sulla scena. I1 punto dove esse sono cadute, procurandosi la
morte, E: il loro ‘sepolcro’; e uesto se olcro E: folle, erché folle é il loro esto. La lirica afacem-e
anche intendere é stata data
11 v. dal WILAMOWIIIIZ,
2 come rzectizcfd 8 iambica (per anapesti
una serie anapes _ _ in ,numero dispari
iabihtfi di
,
0 -
euripidea_ creava nessi e metafore molto Piu audac1: cfr., P er fare un solo esemPio , Hel. 62 9
1 q p n / u p g -
'* ' RIPIDIS Orestes Firenze I965» PP- 269 70> e Par 1 355°C
av Iiotxpqt <p)tc_>-y_I.<pots<1"<p<5p<p. _ _ _ _ cfr. sp
i11+ C10c(file
1-.0.OSSerVgi=11I1E1:1UEuripidis
SCHR , _ Cantiéa ’ Lipsiae 1910
h ’ palore
194).dal
Il confronto,
momento chea difesa
Arifronedel-
“ Se Euripide facesse apparire 11 personaggio consapevole del radicale mutamento nel I11 congettura
_ afivotxog,
. con Ariphr.
=1 ~ PMG 813-3 11911 3_ § Hieno Yes punzione . d.1 ‘nip 6 Q al
suo stesso modo di pensare - con un procedimento analogo, per esempio, a quello adottato M.m,¢Va guvgkqg e auvomcog El/1'11; e solo unacorruzione em . 6 con il dativo in
per Admeto in Alc. 940 - non siamo in grado di dire. v. 4, proposta dal Page e accettata dall AuXt1n,;0§V1fl¢¢ tY°PP°- Per "P 9
ucssi simili cfr. Pind. Pytb. IV 24 e anche esc . ram. 15.
I o La tragedia di Euripide e la realta politica e sociale L’Erette0 I51
le ghirlande (si ricordino gli Eraclzdz) nell Eretteo 11 tono e ancora it
personahzzato, con 1 immagine della testa canuta, che 11 Coro S1 au P - ~ ' uba il- acifismo
I ' di' Euripi' 'de si . associ
_ a una0
di poter ornare d1 corone dopo aver appeso il tracio scudo al tem io gun S1 6 “sto cOm€.1leHEC -P ' 1' ' ' d ocratici. Tracce di
Atena Q uan d o Euripi d e scriveva le due tragedie aveva all incirca sed
P chiara presa- di posmone
' comm' ci1 gruppi
sono ancp(l'1mC1
e ne_ llfE1'ette0 - . La. serie di_
una polemica antidemocratica _ avviarsi rso L1
sant anni, ed e difficile dissociate cio ch e dice 11Coro nei due frammenIti . . - -
consigll che EI€II.t€0\1Ii1];ia.1‘t1SC€ 1:81 6 , A. rima di ve
gli colgnpare sulla Scam) Si con-
dalla situazione personale del poeta
Anche nel frammento dell Eretteo, dunque, 11 rifiuto della guerra mmpo d1 batlaglla
clude con un invito (6a non‘
1 u tlfma
av<;>Eifilire. ilide
successo nella citta
usa a questo di coloro
proposito, ai che
vv. so-
28
netto e deciso, e anzi, per quel che ci permette di giudicare lo stato framI
mentario come ci sono pervenuti 1 due passi, esso e espresso in un mod
no <<cattiv1 » e <<. (l1SOn€St1>'>. x che diam) H giudizio di carattere
anche piu incisivo al v I il Coro evoca limmagine della ragnatela Q
sgg.’ dfl t€rmu¢I1 no _ mwldfildo
sec un modo di esprimersi
, . caratteristico
. - dei
ma nell o sti1 e elevato del passo 11 poeta la equipara alla trama dell ordl mo?£11?’ m1>SI§i C 1=:111ti) una valutazione di ordine sociale; infatti subito dopo
to, indicata con lomerico utto; - che dovrebbe ricoprire la lancia o can Pm a ’ - - - ' ualche ca-
1'- .- - ' do si arricchiscono o ragg1ungOfl0 q
mai inattiva E significativo e anche, al v 2 l uso del termme o" M dice:
1 Tl UXI-Q
<< calma >>, << tranquillita >> -, una voce carica di risonanze politiche che rica si difiostgro
a an onano che aqllfulultama
e 1 dal_ momento
H che il . successo
.d tessechem01_
ha
. - ' isto .Che ad Eurlpl 6 S
contrappone a1 disagi, ai -nzovor. del frammento del Cresfcmte ll arriso alle loro famiglie non era prev _ \ f t dal {atto
Ila parte democratica e con erma o _
Tuttavia, nel frammento dell Eretteo compare un elemento nuovo 1° a more questo attacco a - ' ‘ 1’ 1 ' d lla serie' subi-
che manca in quello del Cresfomfe A1 vv 6-7 il Coro infatti si augura ' ' che Eretteo _ impartisce e u timo e
che questo consiglio -
di poter leggere le opere in cui risiede la fama dei saggi I1 termine rm ' ' luti e il commiato. _ _ _ , .
to d¥p0C1'SOnO1]1€SSi21 presa di posizione antidemocratica ‘ s1 inserisce, in-
p /2 os h a qui un valore piuttosto ampio, come del resto e congeniale 1 - 1 ‘ .
u I q d ll’Eretteo in un contesto piu ampio. C’¢, anzltut
questa parola, e con ogni probabilita qui Euripide non distingueva I 5-5-4*
L
qmsto
to, ai vv.frangllsntt?
7- invito ea trattare allo
_ stesso _ modo . sia il ricco cheugil lapovero.
ersi-
fil oso fi d a1 poeti Al rifiuto della guerra e al desiderio di pace S1 associ:
un apertura verso un modo di vita m cui la cultura tende a C11V€I11Ia1‘B Anche qui, come nel drdscfirscp C111 Pii:asI;§1gi-:i€31 g\g;1;;1hguIi1lqpr0grfmma
, ' ' ' ' ' ' 1 eo 0 a - > , _
lelemento essenziale Dietro lo stimolo della situazione politica, che il
p o e t a r1 fiutava rifugiandosi nell evasione dell augurio di pace affio I “ema dl Otlvilllbplcloiiale che I’eric1e perseguiva era condizionato —
<11 Pace 3 1 equ 1 no S - ' ' dj dine economico
qui un motivo che era destinato ad avere uno sviluppo di grande impor- ) " ' _ d ]l’assenza di laceranti contrasti . Or _
COm€.S1 e WEE? Ergo della poliy Euripide invece S1 trovava d1 fronte,
tanza, e non solo in Euripide Avremo modo di ritornare sull ar 0 - <3. P0 1t1'3° a n ‘ ’ - rsa. E h' credeva prObabilmente I
to Bastera qui accennare che la prospettiva di una vita dedicata alg canto men I
mtomo 211423 a’ CI una realta-hm fhw ‘g d motivo caratte-
e alla poesia riaffiora nel celebre pezzo corale dell Eracle dove ai vv di' restate ne 11 a 1'111? a P olitica
_ 1 1di Pericle
1 micaassocian o a un
contro qucigI'upp1pOl1t1C1 _ che
6 73 sgg 1l Coro con commosse parole aflerma che la vecchiaia non iin ristico de1l’1deolog1a peric ea a p0 6 _ _ b delpe ui-
pedisce il culto della poesia ed esprime 11 proposito d1 non cessare mai (1 asuopu
1 nto di vista erano la causa principale
- del tur
" amento
dlfttoce qh
dall << unire le Grazie alle Muse, dolcissimo congiungimento >> e 1 au - - ' ‘ fosse condizionato a a
librio interno della polzs. Che tutto cio _ _ _, b_ _ \ di
gu . . - - ' le con 1 ceti iu ab ienti e -
rio di non vivere mai senza la poesia, ma ch poter godere sempre del pia
cere delle corone e del canto Come S1 vede, ritornano qui alcuni motivi Eunplde
mostrato S1 daiIenuval
vv. I I neuadsiostanffiTlfalmhdmaento
S88. d3"Xf H6 Ii ardanodell’EreI11te0, dove
appunto 1 ceti pifi lericcbi
rac-
ch e erano presenti sia nel frammento del Cresfomfe che in quello dell E comandazioni del sovrano 1.1 o Ertti d§i{'-lnon acquistare ingiustamente le
retteo, e con piu forza ancora che ne1lEretteo viene proclamato l ideale della polzs.' Ereltléeri
t mmimma
beni icquistati ingiustamente non sono duraturi), .
di una vita dedicata alle Muse Il passo rivela un atteggiamento di fronte Ham
re
alla realta che, come avremo modo d1 vedere, condizionera in modo de- ricchezza (pen:
ma tuttavia rac comanda di cercare di conservare i beni che si hannO,
terminante l attivita letteraria dell ultimo Euripide, ed esso non s1 pub
inten d ere se non S1CO1lOCa 11 poeta nel contesto della realta sociale e po-
' iene Paragonato SuPz>l-
' 741-43
, - » Ebiiwv. Con un nesso analogo in
litica del suo tempo '3 Cf‘? V- 31 “$151111? €UWXnqdwTOw al Povero che
colui che sull’onda del successo S1 abbandona ad cC¢¢$$1 V
nrricchisce improvvisamente.
1 2 La traged1a d1 Eur1p1de e 1a realta pol1t1ca e soc1ale L’Erette0 I 53
perche 11 prest1g1o d1 una persona e cond1z1onato dalla sua s1tuaz1on: . - ' ' ' ' a del buon com orta-
s1 muove dunque sul p1ano della precett1st1ca 1n vrst . _ P_
econom1ca men t o. E anche i1 fatto che le cons1deraz1on1 d1 natura
. po11t1ca s1ano
E notevole la r1presa d1 un mot1vo t1p1camente so1on1co a1 vv I I I , cspresse sotto forma d1- raccomandaz1on1
' ' da_ peggzumentazione
d1 Eretteo mapermette
non co-
a propos1to della precarleta delle ncchezze male acqu1state E questi
una sp1a prez1osa per cap1re p1u a fondo 1 attegglamento d1 Eur1p1de dl Stimiscano
di giud1care*—per quello che
la sostanza la v1ce1h
delle flamldmldtalllatr
e e _fld 518 edia
alori che si muove
urameme anzi
pO1iti_
fronte alla s1tuaz1one po11t1ca del suo tempo Abb1amo v1sto come nelw nel senso della rappresentaz1one de a cr1s1 e v. d. _p
1Ecuba 11 des1der1o d1 pace e 1 0st111ta ne1 confronn de1 democrat1c1 non ci e un’ulteriore conferma della tendenza verso 11 1s1mpegn0.
,
s1 accompagm con una 1mpegnat1va presa d1 pos1z1one a favore della
parte po11t1ca avversa a1 democrat1c1 E anche ne1lErette0 nonostantq
un analogo 1mpegno pac1fista e ant1democrat1co lo sbocco della tragechg
non e d1 natura po11t1ca, ma cons1ste p1uttosto - come del resto anchq
nell Ecuba - 1n un aflermaz1one del valore della p/ayszs, nel contesto _ ._ i. _=1
servare c1o che s1 ha trovava 1‘lSCOl'1tI‘O, ovvlamente, nelle 1egg1 stesse della polzs almeno
per 11 IV secolo a C Ar1stote1e 1n Ath Pol 56 2 c1 attesta che 11 pr1mo atto del1’arcontc
a11’assunz1one della car1ca cons1steva nel proclamare che c1ascuno avrebbe conservato - 11
termme usato e éxaw, come 1n Eur1p1de - s1n0 alla fine della maglstratura c1o che possedc-
va pr1ma del1’entrata 1n car1ca de11’arconte
11'
1111
11
11.1
1
111
Capitolo ottavo 1
tcrmine post quem. Le statistiche metriche, relative alla frequenza delle 111
1
Le Suppliczle la definitiva perdita di contatto soluzioni, sono a questo proposito meno convincenti che per l’Andr0-
con la realta politica maca, trattandosi di una tragedia nota solo frammentariamente. Tutta-
via e significativo che i frammenti noti prima del papiro della Sorbonne 1
dessero una percentuale di soluzioni superiore a quella dell’Ecuba e i
versi recuperati attraverso questo papiro presentino un numero piutto-
sto elevato di soluzioni, tale da far salire ancora di pifi la media genera-
le ’. Appare dunque molto difilcile, anche se non impossibile, che la tra-
gedia sia stata rappresentata, diciamo, molto prima del 424 a. C. 1 11
_ per a. .ata_z1one dell Eretteo una test1mon1anza impor- Supplz'cz'. Anzitutto, anche le Supplici, come vedremo meglio di qui a
tante nell a V2152 dz Nzlcza d1 Plutarco, secondo la quale durante la
annual poco, portano avanti un discorso antibellicista attraverso la rappresen- 111
Dionisi-e d I e?l‘2f6’0 _110n puo essere stato rappresentato dopo zione infatti dei vv. 18-20 di non farsi amici coloro che non riescono a
t‘ d_ "3 423 3- _- - M1 pare che s1a 1nfatt1 da escludere la possibili- controllare le loro parole e parlano per far piacere a11’interlocutore trova
a 1 datare la tragedia al 422 a. C. ’. E vero che la tregua fu proro ata d1
riscontro in Suppl. 894-95, dove si loda di Partenopeo la scarsa disposi-
guaxrhg mese ‘, e quindi si potrebbe supporre che gli incontri in cgi il frl zione alle dispute verbali, e in Suppl. 902 sgg., dove di Tideo si loda il 11
1 o l_ . dell1’Eretteo venivacantato
' -
abbiano avuto luogo tra 11. marzo e il'1 fatto che era poco brillante nei discorsi e che il suo orgoglio si rivelava 11‘
‘fig 1181 6 422 3- C-3 ma S1 tratta d1 un’ipotesi illegittima dal momento non nelle parole, ma nei fatti. L’ammonimento poi di Eretteo nei vv.
.1.P112552<1-11------I-----1-.1-1-1-W
c e
_
t ' ' -
p e non s1 puo aflermare che egli s1 r1fer1sca alla rap-
presentaz1one stessa della tragedia). Piu diflicile E: invece determinare un
24-27 a non abusare delle proprie ricchezze e a non cercare amori illeciti
corrisponde certo a un atteggiamento che Euripide rivela in altre trage- '11
die, ma trova dei precisi punti di riferimento nelle lodi che Adrasto fa 11
di Capaneo e di Partenopeo: del primo, nei vv. 861 sgg., si dice che non
l
Cfr. B. n. MERITT, At/2 ' F‘ ' . . insuperbiva per 1e sue ricchezze e di Partenopeo nei vv. 8 9 9-90o si loda
Michigan Press, 119212.121». 17%;; mm! Documents of we fifth Ce”””°” Umversltl °‘
2 . l’autocontrollo nei confronti dei molti uomini e delle molte donne che
logie»,Anche C. _i
Osselva Aust1n
N , correggend o 1'l punto d1' vista
' espresso 1n
' <<Recherches de Papyru-
ricercavano i1 suo amore. E la raccomandazione che Eretteo fa ai vv. 7-8
_ ' n ova fragmenta cit., . - h dal ' - -
111'a8§dgO£1;1;]€§$::e£1t%_tZn§_l 423 Q. C. <<vcll)p::1Z1l0 Znfe». passo dl Plutamo $1 fivlnce che ll di comportarsi allo stesso modo sia con i1 ricco che con il povero si puo
litical Plays Cit’, P. 8,9 ngta;d%ri’d1f1.:;10frEg§¢rzpzd}11:s cigi p. r1_7. Ancora peggio 0. _zU1v"rz, Po- confrontare con i1 fatto che nel discorso di Adrasto, in Suppl. 86o sgg.,
Song in 4n B. (,3 W m,a non DECO? e 11 1ene c e << ut. Nzc. 9 reports People slflglflg this
_ _ - , _ _ _ re mo ta attenzione nella lettura del passo d1 Plutarco per
¢aP1f¢ élggfiptédelljarmistizio del 423 a. C. e non della pace di Nicia.
5 Cfr. WEBSTER, The Tragedies of Euripides cit., p. 130.
‘ E cfr. anche Suppl. 328 e 348.
1
I 56 La tragedia di Euripide e la realta politica e sociale Le Supplici e la perdita di contatto con la politica I5 7
1
alla lode diCapaneo,i1qua1e nonostante la sua ricchezza non presumeva 11-ova la sua conclusione con uncommosso commo grengdico traelellgtlgrri
1111
1
di valere piu di chi si trovava in condizioni di poverta e non diceva mai 1: i figli dei guerrieri caduti. Chi scriveva una trpgé 181 ed 8313):“ almeno
niente di sgarbato né ai suoi concittadini e nemmeno ai suoi servi se presupporre un pubblico che fosse 1n una situazione ta e t elp Om fino al
1‘|
1 811° -1
immediatamente la lode di Eteoclo, il povero che rifiutava dignitosa- in parte partecipare con la v1cenda che ven1va rappresen 3.21. 1 m_
1
1 111
mente il denaro che gli veniva oflerto dagli amici e riusci a conseguire novembre del 424 a. C. gli Aten1es1 avevano subito per 1te u11151i11ga,<ita_ 11
grandi onori nella citta di Argo. vissime a causa della peste, ma non molto r11evant1€u11_Cfl1§eEi1 26 a C
11'
Questi punti di contatto tra 1’Eretz‘e0 e le Supplici inducono a rite- glia. Anche nella sconfitta subita da Dempstelne m ‘fig 12 D61-{I10 inv-€Cé
nere che in ogni caso le due tragedie furono scritte a non molto tempo 1;liAteniesi avevano avuto s_o10_C611t0V@I1'f1 OP 111 mom 'h me S01dati
di distanza l’una dall’altra. L’ipotesi del Wilamowitz 1, pero, che le due morirono, ci informa Tuc1d1de 1n IV IOI, poco meno p e H1 _ an 1 _
tragedie appartenessero alla . stessa trilogia non apP are accettabile a un 3. (c lo stratego Ippocrate) e u_n_grande ’nume1_~o % uo_m1n:1 arrrgiatlressqtsga
same complessivo di tutti i dati a nostra disposizione Un primo indizio, gcra e di portatori di masserizte. Ma c e d1 piu. _ a v1cen a ppla restitu-
anche se non decisivo, contro questa ipotesi é fornito forse dal confrontq nclle Supplici si incentra sul_r1fiuto che 1 Tebani opp(i118°11° ad lressere
del fr. 5o A. del1’Erette0 con Suppl. 888 sgg. L’attacco che Prassiteh zione dei cadaveri; e un ep1sod1o del genere, flssalli Onéanoro ihe H 1_i_
muove contro coloro che vogliono entrare a far parte di una citta diver- lrcquente, si ebbe appunto d0pO 18} bfltfagllfif ‘1l1dDe 0' d‘,"EI, be era un
sa da quella di origine si armonizza poco con Suppl. 888 sgg., dove tra! fiuto della restituzione de1 cadaven agl1 Arglvr apart? 1 6 Hem cO_ 11
meriti di Partenopeo Adrasto loda con particolare rilievo il fatto) che e- dato del mito, ma E: signigcauvo cbe Eurrpgcieiilzblfl V0 1110 SCE8
gli, pur essendo arcade di origine, riusci ad inserirsi perfettamente tra me tema di una sua trage 1a pI‘OpI‘10 ques -
gli Argivi, comportandosi allo stesso modo dei cittadini originari di Ar- Pare dunque che abbiano.co1to nel segnoucoloro che €€I1110 $uPPl:'i$et£
go: pur tenendo presente la diversita della situazione sembra iuttosto che 1e Supplici siano state scr1tte dopo Delio . Non avre e_senso o l_
I“ 1
difl-1ci1echeEurip id e abb'1a potuto esprimere
1
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1 ' 1 cos1' dlverse
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op1n1on1 in due tare che la vicenda luttuosa riguarda nella tragedia gl1_A1'g1\.'1.¢ 11°11 8 1
tragedie destinate ad essere rappresentate lo stesso giorno . Ateniesi, che nelle Supplici appaiono anzi, accanto agli Arg1v1, rappre- 111111
Ma questo e solo un particolare. In realta, le Supplici presuppongono sentati dal loro re Teseo e dalla madre Etra. Senonc1'1§> 13 50311215? ufgaé
la sconfitta subita dagli Ateniesi a Delio nel novembre del 424 a.C na della tragedia gravita tutta 1I1tOI‘I1O alle madri arg1ve e a t ia: del
Qualcuno ha confrontato la narrazione che i1 messo fa della battaglié ai figli dei guerrieri arg1v1,.ed Etra stessa e perfettamente par @¢ P erto 111
tra g1iAteniesi e i Tebani in Suppl. 65o sgg. con la narrazione che della sentimento delle madri arg1ve.Uno spettatore ateniese non.1111Egavacl:1e la
battaglia di Delio Tucidide ci ha conservato in IV 9 3 s gg. Non e es c1usd Ia sua partecipazione umana al lutto delle madrr arg1vipe(:ir 1 atto cl no
:11
che delle coincidenze si possano eflettivamente trovare, ma argomenti sua citta era nella tragedia rappresentata da Te_se0,_ C 6 3 ‘3111e$t_° ud I
del genere non sono definitivi dal momento che di molte battaglie com non era stato co1pito._Ma_l’ip\otes1 che le Supplzcz sranri state sclrltltled
battute 1n
' queg1'1 anni' non 2lbb12lI11O
' 1 ’ esatta descrizione.
' ' Quel che conta po la battaglia di Delio s1 puo confermare ‘anche con a tr1 Ergo Ad to
invece e 1’impostazione generale di tutta la tragedia, che e dominata dal \X/ilamowitz ha richiamato l’attenz1one su1 vv. 739 sgg-, Ovfli Etra le
principio alla fine dalla rappresentazione del lutto del Coro, costituito rctrospettivamente si pente d1 non aver accettato le proposte _eoc 1‘ 1
‘1
dalle madri che hanno perso in guerra i loro figli; ed e significativo che che voleva arrivare a un accordo, e << questo e stata la nostra rovina >>,
la seconda parte della tragedia sia caratterizzata, dal punto di vista del-1 1
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l’azione scenica, prima dal corteo funebre che porta i cadaveri dei guer- ° Anche la sconfitta di Spart0l0, di C111 Si Park‘ in,ThuC' H 79’ era saga dl pggizfiéogl ]1
rieri morti sotto le mura di Tebe e poi da1l’arrivo dei figli dei caduti, che "°“ '“’°°°Zi°“‘1‘“'
' E S°P“*“““° essa 1111116111es1111111l
portano le urne con 1e ceneri dei loro padri; e la tragedia si avvia alla
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umslderazlonl ad escludere _c e e upp zcz'p~“m“1’°”
possano ditl-1TL2§14‘
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nlioni relative a resntuzione e1 - - - - 1 ti
xo wdt svor. E1; "1101; A5“T1W1G- . . . '-
’ Cfr. U. vow WILAMOWITZ-MOELLENDORFF, Amzlecta Euripidea, Berlin 1875, pp. 173- 11'“ (llhe le Supplici presuPP°118an° la battaglla dl D_eh°I hanno s°st;n1é1;?é(§ggiaEI;r§;:-
I74. t dia reca cit. p. 413 6 - _ 1 . .'
‘ Cfr. GOOSSENS, Euripide et Athénes cit., pp. 418-20, che riprende un’ipotesi di P. G!- 1(111 C R1 Glllllsslggfiisallfie 1;>11»111119i111:é§1.1“C1:-lgl€epis<11§dio della battaglialdi De_11o possa costitui-
LES, Political Alluszons
' ' the Supplzces
m ' ' '
of Eurzpzdes, '
<< Classical '
Review», 4, 1890, pp. ‘1‘11 tonlodizié importing per la datazione delle Supplici ha negato recisamente SCI-IMID, #1
re un 111 11
95-98- (|1(11L, I, 3; nota 2'
7
1*,
158 La tragedia di Euripide e la realta politica e sociale
Le Supplici e la perdita di contatto con la politica 159 1
commenta Adrasto al v. 741. Giustamente il Wilamowitz ha visto in se 1e elezioni si tennero prima, l’inserzione in una tragedia di un appello
questi versi1’eco del rifiuto delle proposte di pace che i Lacedemoni ave- clettorale come sono i vv. 726-30 delle Supplici resta sempre un fatto
vano fatto nel 42 5 a. C., rifiuto che aveva portato appunto a1 disastro cll
De11o. L’obiezione dello Zuntz " che in tal modo non si tiene conto del
success1 che gl1 Aten1es1 consegulrono dopo che la pace era stata oflertl
dagli Spartani non e valida. Lo Zuntz tra questi successi ateniesi com-
politico; e se Euripide ha fatto una cosa cosi eccezionale, E: certo che si
trattava di una questione che era per lui di estrema importanza ed e cer-
to anche che intendeva rivolgersi direttamente a1 pubblico ateniese, ma-
1
nifestando in proposito un suo preciso punto di vista. L’interpretazione
prende anche Sfacteria, ma abbiamo visto nelle pagine precedenti come dei versi sopra riportati non puo essere dubbia. Euripide intendeva con-
le oflerte di pace che gli Spartani fecero prima e dopo Sfacteria fossero trapporre uno stratego che ha il senso della moderazione (poco prima nei
considerate dai contemporan.ei come un tutto unico. E i successi che gli vv. 72o-2 5 si dice di Teseo che dopo aver conseguito la vittoria impedi-
Ateniesi avevano ottenuto a Citera, Nisea e altrove prima della battagliq sce ai suoi soldati di aggredire la citta, dal momento che il suo compito
d1 Delio erano irrilevanti da un punto di vista emotivo per gli Ateniesi si limitava solamente a1 recupero dei cadaveri dei guerrieri argivi) a uno
che appunto a Delio avevano subito quella che era sino allora la pifi gra- stratego che un tale senso della moderazione non ha; e i1 fatto che lo
ve sconfitta di tutta la guerra. stratego che si invita a scegliere venga qualificato come uno che odia la
Un altro importante indizio a favore della datazione qui propostq
delle Supplzci E: da vedere anche nei vv. 72 6-3o, dove, alla fine della nar-
razrone della battaglia tra Teseo e gli Argivi, i1 messo conclude il isuo di-
scorso con queste parole: << Un tale stratego E: necessario scegliere, che
<<massa tracotante>>, 13Bp1.o*1:'hv Xotév, e gia un buon indizio per ritenere
che lo stratego che veniva contrapposto a quello moderato era uno di
,. . . . ,, .
parte popolare. Non c e dubbro che s1 tratta d1 Cleone , 11 quale v1ene
. 1
J111
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trova in una situazione favorevole cerca di salire sugli estremi gradini di avvenimenti che da Sfacteria aveva portato a Delio: dopo il successo
1
1 1
1111
della scala e perde cosi la prosperita di cui poteva fruire >>. Siamo qui in di Pilo e Sfacteria gli Ateniesi, per istigazione di Cleone, non hanno ac-
presenza d1 unioum, per quel che io so, di tutta la tragedia greca: Eu- colto 1e proposte di pace degli Spartani sperando di conseguire sempre
ripide ha our 1nser1to una specie d1 appello elettorale in vista della ele- maggiori successi (e su questo fatto, come abbiamo visto, il giudizio di l
zione degli strateghi. Euripide coincideva con quello dato da Tucidide nel libro IV) e questo
Ora,.1e elezioni degli strateghi dovevano cadere in un periodo del- ha portato a1 disastro diDe1io. Cleone era gia stato stratego per la tribti
l’anno v1c1no alle Grandi Dionisie. Secondo Aristot. Ath. Pol. 44.4 — Pandionide nel 424-423 a. C. ed era assai naturale che i suoi avversari 11
s1 tratta d1 una testimonianza che non siamo sicuri se debba valere anchfl temessero una sua rielezione anche negli anni successivi: difatti, se Cleo-
per 11 ‘secolo V a. C. — 1’e1ez1one avvenrva dopo la sesta pritania, quando ne non fu eletto peril 423-422, lofu pero peril 422-421 a. C. 1’. 1111
s1 verificava un presagio favorevole. Questo probabilmente lasciava uni Le considerazioni fatte sinora portano dunque alla conclusione che il
margrne d1 groco per la designazione della data. Stando ai calcoli di W, novembre del 424 a. C. costituisce i1 termine post quenz per la compo- 11
anche se s1 ammette che 1e elez1on1 degh strateghi si dovessero tenere nel- va della conclusione definitiva della guerra diventava immediatamente
la pr1tan1a immediatamente success1va alla sesta, che queste elezioni sia- -
“ Cfr. GREGOIRE, Euripide cit., III, pp. 97-98, e anche GOOSSENS, Euripide et Athenes
cit., pp. 440-42.
“ Cfr. ZUNTZ, Political Plays cit., pp. 60-61. Il confronto tra Suppl. 741-44 con Thuc.
'5 Sulle varie strategic di Cleone cfr. BELOCH, Attische Politik cit., pp. 291-92, e, pifi
IV 17.4 non e essenziale p er assicurare validita a11’ar gomentazion e del Wilamowitz.
rcccntemente, H. T. WADE-GERY, The Year of the Armistice, 423 B. C., << Classical Quarter-
‘Z Cfr. W. K. PRITCHETT - o. NEUGEBAUER, The Calendars of Athens, Cambridge (Masa.) 1y», 24, 1930, pp. 33 sgg. Le considerazioni di GOMME, Thueydides cit., II, pp_. 505-6 e
19471 PP- 94 588- 526-28, il quale propende a credere che Cleone non fu eletto nel 424 a. C., non II11 sembra-
*3 In Athenian Finacial Documents cit., pp. 176 sgg.
no convincenti.
160 La tragedia di Euripide e la realta politica e sociale Le Supplici e la perdita di contatto con la politica 161
molto probabile, e ne11’attesa di una pace imminente Euripide non a- poter far rappresentare delle tragedie alle Dionisie il poeta avesse din-
vrebbe scritto una tragedia come 1e Supplici. A rigore, dunque, restano nanzi a sé delle scadenze ben precise da rispettare 1°.
aperte due possibilita, il 423 a. C. e i1 422 a. C., come data della rappre- Stando cosi le cose, e difficile pensare che le Supplici siano state rap-
sentazione della tragedia. L’incertezza della scelta tra queste due date B presentate nel 42 3 a. C.; e la data del 422 a. C. per la rappresentazione
cond1z1onata dall’estrema limitatezza e frammentarieta delle notizie in di questa tragedia appare senz’a1tro piu probabile 2°. Se cosi 2-, ne risulta
nostro possesso relative al modo come una tragedia veniva istruita pri- che Euripide scrisse la tragedia dopo la stipulazione della tregua del 423
ma di essere messa in scena alle Dionisie. Tuttavia, la battaglia di Delifl 11. C. Ma questo solo in base a una valutazione aflrettata e superficiale
fu combattuta almeno entro la prima meta del novembre del 424 a. C. "1 puo apparire in contraddizione con il tono generale e 1’ispirazione di
e la restituzione dei cadaveri si ebbe, come risulta da Thuc. IV 109, pifi londo che anima la tragedia. Per noi che guardiamo le cose di quegli an-
d1 sedici giorni dopo la battaglia: il termine post guem per l’inizio ni retrospettivamente la tregua del 42 3 a. C. ci appare come l’immediato
1deaz1one delle Supplici si pone quindi con ogni probabilita alla fine presupposto della pace del 42 1 a. C. e i due fatti ci appaiono collegati da
novembre. Ora, stando ai calcoli de1Meritt relativi a1 calendario atenie-‘ un nesso molto stretto e~'necessario'. Senonché, durante i1 42 3 a. C. nes-
se, 11 1 o-1 2 elafebolione de1 42 3 a. C. viene a cadere intorno al 20 marzo; suno poteva essere sicuro che la pace sarebbe stata conclusa. Anzi, i fatti
Un periodo di tempo di circa tre mesi e mezzo sembra eflettivi della penisola calcidica potevano fare ben temere i1 contrario. Dopo la
troppo ‘poco perché Euripide potesse ideare e comporre la tragedia stipulazione della tregua che era stato un successo personale di Nicia
perché 11 Coro e gli attori potessero prepararsi per la recitazione. Da Ari (uno dei tre strateghi che rappresentavano ufficialmente Atene nel trat-
stot, Ath. Pol. 56.3 apprendiamo che tra i primi compiti de11’arconte e-1 tato, insieme a Nicostrato e Autocle), nello stato generale di irritazione
ponimo appena entrato in carica era la designazione dei tre coreghi per la defezione di Scione Cleone riprendeva quota: su sua proposta -
la traged1a(ei1 fatto che per la designazione dei coreghi per la commedia apprendiamo da Thuc. IV 122.6 — fu votato in assemblea il decreto in
Aristotele distingua tra la procedura del suo tempo e quella pin an base al quale gli abitanti di Scione dovevano essere puniti con la morte.
induce a rrtenere che quanto riferisce per la tragedia valga non solo per 111. E ancora Tucidide in IV 123.3 ci informa che la successiva notizia rela-
secolo IV a. C.). Quindi gia in luglio si metteva in moto il me" tiva alla defezione di Mende non fece che accrescere l’irritazione degli
che doveva portare alla rappresentazione delle tragedie nel marzo suc41 Ateniesi. La documentazione epigrafica permette di integrare i1 raccon-
cessivoz le Crandi Dionisie erano troppo importanti, anche da un to di Tucidide. Infatti l’epigrafe IG I’ 324, relativa ai prestiti di quegli
d1v1sta pol1t1co, perché si potesse mettere a repentaglio la loro anni dal tempio di Athena Polias, di Athena Nike e degli A1triDei, ci at-
z1one per defic1enze o incertezze di ordine organizzativo (e si sa anche testa che 1’amministrazione dello stato ateniese ricevette nel 42 3 a. C.,
che nel pI‘11'I1O mese subito dopo la festa, quindi verso aprile, veni dopo la stipulazione del trattato di tregua, dalle casse di questi templi
designati dalle tribfi i coreghi per i ditirambi la cui scelta era di loro (in massima parte quello di Athena Polias) pifi di 2 1o talenti. Oltre alle
competenza). Si aggiunga ancora che da Plat. Leg. 817d si apprende che spese di ordinaria amministrazione, questo denaro serviva per finanziare
perché 1’arconte potesse assegnare i1 Coro a un poeta doveva conoscern 1c operazioni nel nord-est della Grecia; e l’epigrafe ci documenta che la
preventivamente cio che doveva essere rappresentato. Anche se la testi- somma di denaro ricevuta in prestito dallo stato nel 423-422 a. C. (se-
monianza d1 Platone e insufficiente per decidere se dovevano essere 1ettQ condo la periodizzazione tucididea) risulta superiore a quella del 42 5-
all arconte tutte e tre 1e tragedie oppure - come sembra piu verosimile -1. 424 a. C. e del 424-423 a. C. Anche se i1 meccanismo burocratico attra-
part1 di esse o di una di esse 1“, anche questa procedura da 1’idea come per
" Nei Cavalieri di Aristofane, rappresentati alle Lenee del 424 a. C., si menziona gia la
16
Cfr. GOMME, Thucydid 't., II, . 8 6 il 1 ' ' ' spedizione di Nicia sul1’Istmo. Da come Tucidide (IV 42.1) si esprime sembrerebbe che
venuta << about mid-Novernbe1€>1:.c1 pp 55 e 57 ’ qua e pensa che la battagha Sm av‘ questa spedizione sia avvenuta intorno alla fine del1’agosto del 425 a. C. I1 margine di tem-
Ab :7
Cfr. Argurn. II ad Dem. Meza'., e A. PICKARD-CAMBRIDGE, The Dramatic Festivals a
' I I po E: quindi considerevolrnente maggiore che non tra la restituzione dei cadaveri di Delio e
t egis, Oxford 1968 , p. 75 e nota 2. c Grandi Dionisie del 423 a. C. Si tenga presente che, secondo i calcoli di B. D. Meritt, il
Secondo PICKARD-CAMBRIDGE, zhzd., p. 84, i1 passo di Platone << suggests that each (iamelione del 424 a. C. inizio il 21 gennaio.
poet read specimens of his work to the archon>>. RUSSO, Aristofane cit., p. 54, osserva che 2° La datazione del 422 a. C. E: stata proposta da U. VON WILAMOWITZ-MOELLENDORFF,
aevidentemente era i1 didascalo, se il_ poeta non era anche didascalo 1 a curare anche que- Der Miitter Bittgang, Berlin 1906, e verso la stessa data propendono nettamente GREGOIRE,
.
sta operaz1one,la quale doveva avvenire molto per tempo ». 1:'uripia'e cit., III, p. 97, e GOOSSENS, Euripide et Athénes cit., pp. 459, nota 2, e 447.
162 La tragedia di Euripide e la realta politica e sociale Le Supplici e la perdita di contatto con la politica I63
verso il quale le entrate del tributo pervenivano agli strateghi non ci G vista, questa sembra essere l’interpretazione pin esatta della traged1a._I1
noto, queste cifre non cessano di essere significative 21. In etietti, dd rc deg1iAteniesi, infatti, viene presentato nell atto d1 difendere una giu-
Thuc. IV 129.2 apprendiamo che la spedizione contro Mende e Scione sta norma panellenica, sua madre viene ratfigurata come p1E1'13i,C11 corp-
fu fatta in grande stile, con cinquanta navi, mille opliti e seicento arcieri, prensione per le infelici donne venute da Argo, la guerfa c e eiercl 0
oltre alle truppe mercenarie e alleate. E degno di nota che a guidare que- ateniese fa ai Tebani si conclude con la sua vittoria, e p1u volte ne a tra-
sta spedizione fossero Nicia e Nicostrato, ambedue rappresentanti ufficia- gedia si fanno 1e lodi di Atene, come .c1tt.a.l1bera e pronta asoccprtiere 1
li di Atene nel trattato di tregua di qualche mese rima. In realta‘ i ca i Y deboli e gli infelici. Pur tuttavia, un g1ud1z1o del genere coglie so oda
'moderati' erano interessati alla conservazione e Iallla difesa del1’impe1?0
perficie della tragedia. Esso E-2 stato tatto p1‘Op1‘1O recentemente a .
ateniese: la divergenza con i democratici riguardava soprattutto l’atteg-
Zuntz, nell’ambito di una interpretazione della tragedia che 11 suo autifrfi
giamento da tenere verso Sparta e la prosecuzione della guerra contro
ha definito << astorica >> 2‘, ma che in realta e ant1stor1ca. Non s1 arriva 1n-
Sparta. Partecipando attivamente alla spedizione contro Scione e Mende
latti a capire le Supplici se non si tiene adeguatamente conto delle ten-
(a parte ragioni di rivalita politico-militate con Cleone a che nella P rima'
sioni che in quegli anni agitavano la vita pO11t1C3. ateniese e se s1 presup-
vera del 42 3 a. C. era ancora stratego H: non a caso subito dopo il succes- pone per quegli anni una Atene che d1 tatto non esisteva; ed e necessa-
so d1 Cleone a Sfacteria de1425 a. C. ci fu la spedizione di Nicia sull’Ist-
rio, d’altra parte, inquadrare le Supplzct nelcontesto d1 una pros(pett11va
mo) Nicia poteva legittimamente ritenere di non essere in contraddizio-
piu ampia, nel1’ambito della quale trov1no 11 loro posto le trage 1e E6
ne con la sua politica di pace con Sparta, dal momento che si poteva con-
Euripide ha scritto negli anni immediatamente precedenti al 423 a. -1
siderate la penisola calcidica come non appartenente alla 'zona d’influen-
dall’/lntlroniaca all’Erette0. _ _
za' di Sparta (e in pin avranno giocato un ruolo i particolari rapporti che
I1 confronto con l’Eretteo 12- molto approprrato per un primo approcj
intercorrevano tra Brasida e Sparta). Anche dopo la tregua del 42 3 a. C.,
cio con la tragedia. Come ne11’Eretteo, infatti, anche nelle Supplzcz s1
dunque, la guerra continuava: questo spiega come anche dopo la tregud
Euripide potesse essere fortemente interessato a continuare il suo di- trattava di un mito che comportava l’esa1taz1one d1 Aten¢,‘¢ 111_qu§5t,°
senso si puo parlare anche per 1e Supplzcz d1 una tragedia patr1ott1ca .
scorso antibellicista (e per questo era naturale che egli facesse leva sul
Ma, come ne1l’Eretteo, anche nelle Supplici l’accento batte altrove, e
recente disastro di Delio); e si spiega d’altra parte come i fatti del 423
proprio sulla rappresentazione della cr1s1 de1 va1or1 _patr1ott1c1 . I131_arn-
a. C. accentuassero in lui quel1’atteggiamento di sfiducia verso la classe
politica che, pur restando ferma la pregiudiziale antidemocratica, bedue 1e tragedie Euripide volle fare qualcosa d1_ p1u e d1 meno. 1 urfi
dramma 'patriottico': rappresentando nelmodo pru crud? 6 Pat§t1¢° 8
va a comvolgere d1 fatto sia i democratici che i moderati. Ma occorre a-
nalizzare piti da vicino la tragedia. cfletti luttuosi connessi con 1e guerre a cu1_ 11 m1to s1 riferrva, egli voleva
trasmettere agli spettatori un suo messaggio, attraverso 11 quale 1nv1tava
i suoi concittadini a sentire l’orrore di ogni guerra, anche quella che gh
Ateniesi combattevano contro gli Spartani. . _ - ,_
Secondo Pargumentunz (che con ogni probabilita risale ad Aristofanc
L’ispirazione antibellicista risulta, come abblamo v1sto, da tutta 1
di Bisanzio) premesso alla tragedia nei due codici che ce ne hanno tra-
postazione della tragedia, che ha- 11 ‘suo centro nella rappresentazione e
mandato il testo 1e Supplici sono un encomio degli Ateniesi“. A prima
lutto delle madri che hanno perso 11oro figh 1n una guerra che s1 poteva
2‘ La cosa e stata opportunamente sottolineata da WADE-GERY, The Year of the Arml-
cvitare e del lutto dei figli che non rrvedranno p1u v1ta loro _padr1.ca-
stice cit., pp. 37-38, il quale fa osservare anche che << the great variety of sources (Athena duti sul campo di battaglia. Anche 1’esame d1 alcuni passi particolari lo
Polias, Athena Nike, Other Gods) suggests it was not easily scraped together ». conferma. Si E: discusso sopra dei vv. 726-30 (con 1’attacco allo stratego
*2 Sembra certo che la spedizione contro Mende e Scione sia stata intrapresa prlml
del1’inizio del nuovo anno buleutico. che non hail senso della misura e non sapendo accontentars1 della s1tua-
2’ Tb Eé 89611.net éyxobutov ’Az‘)nvotlwv. Non si vede la ragione di correggere la lezionc '/.ione favorevole si avvia a sicura rovina) e de1 vv. 739 sgg., dove Adra-
'A13*r]vot1.wv di L P in ’A17"nvo'T>v, come ha proposto il Kirchhoff (e la correzione é stata accol- sto si pente di non aver accettato le proposte d1 pace che gli erano state
ta anche da ZUNTZ, Political Plays cit., p. 131, nota 1). L’encomio di regola riguardava delle
persone e percio chi ha scritto 1’Argumenturn puo benissimo aver pensato agli Ateniesi in latte da Eteocle. In questo passo Eteocle viene presentato come un capo
$
quanto oggetto dell’encomio, e non alla loro citta. Che dal punto di vista del contenuto la
due espressioni si equivalgano é ovvio. 2‘ Cfr. ZUNTZ, Political Plays cit., pp. 3-25 e 55 -
\
164 La tragedia di Euripide e la realta politica e sociale 1 Le Supplici e la perdita di contatto con la politica I65
moderato, come un uomo che vuole cose che non oltrepassino la misu Nei vv. 739 sgg. delle Supplici é Adrasto che cr1t1ca la sua (l1(i2§21i1Oi‘1:$
ZS
ra . Il termine p.é'17p1.0¢_, — <<m0derat0» -, in questo contesto, era gravidu di fare la guerra. Nei vv. 229 sgg. 1a stessa accusa v1ene rnossa a aacg A-
di risonanze. Si e gia visto come i1 rifiuto delle proposte di pace da parte da Teseo. E significativo i1 fatto che, tra_1 fll'E1?<_>, :I1@$@°_ r1mP1giVen ,
degli Ateniesi fosse condannato da Tucidide, i1 quale spiegava il com- drasto di essersi lasciato condurre da1 g10van1, 1 (111311 '15} dicfiolxglji;
portamento deg1iAteniesi in base a un erroneo e p ernicioso volere sem- 2 3 2-37 - sono sempre pronti a volere la guerra, O };l><'-I1‘ V°8_1a a soflrire
pre di pit'1. Questo << volere sempre di pi1'1>> e i1 Leitmotiv cli una parte o per interessi pers0na11,.e non badano se 11 popo odng vienlilaziona ad
notevole del libro IV: si pensi a IV 21.2 (in stretta connessione con Questa valutazione c01nc1de con quella data da L1C1l1 e 1n ie a Pe-
Cleone), a 41.4 (con implicita connessione con Cleone), a 65.4 (in rela- avvenimenti della guerra de1Pel0ponnes0. In II 8.1 0 stgrico slpe gen la
zione a1 processo degli strateghi venuti dalla Sicilia si dice degli Ateniesi saltazione per la guerra che invase la Grecia gel 431 a. e.r:IS1;I ioventfi
che essi fidando nella buona fortuna di cui allora godevano - si era nel- presenza, sia nel Peloponneso che ad Atene, una num tigdi er-
l’estate del 424 a. C., pochi mesi prima della battaglia di Delio - crede- (Tucidide sottolinea il fatto che questi giovarn erano 1n§Sp¢1‘_ 8'11
vano che non avrebbero incontrato alcun rovescio di fortuna) e a 92.2, re); e in VI 13.1 la contrapposizione tra 1 giované che s1 lascfinfiapgifi;
dove l’accusa agli Ateniesi di volere sempre di piii é attribuita a Pagon- dere dalle passioni e i vecch_1 che ag1scono con pru enza e ittlilflglché Tu-
da nel discorso immediatamente precedente alla battaglia di Delio. Per stesso proposito, a Nicia: s1 tratta del 415 a; C-1 1'11? e,Prl;) 3 vevano es_
converso, in IV 22.3 - in relazione alle trattative tra Ateniesi e Spartani cidide (se non Nicia stesso) riprendesse cons1deraz1on1 C 6 0
prima di Sfacteria - Tucidide attribuisce agli Spartani la valutazione che sere correnti anche durante la guerra arch1tlam1Cf1- d H S lid Con
gli Ateniesi si sarebbero comportati << senza moderazione», oiirs... Coerenti con questa impostazione ant1be111c1sta e e up8pIO Loni
p.£'1.'p1'.o1.g. Ma c’e di piu. Ancora nel libro IV, si contrappone implicita chiari agganci con 1a situazione politica _3.'£€I11€€§> §°n°11 Wérgoona 10 Sta_
mente a questo atteggiamento degli Ateniesi il modo di comportarsi di qua1il’arald0, servendosr d1 una immagine tra 1Z101(i1a 61 P1 C15 invece CO_
Brasida, 10 spartano che condusse le operazioni militari nella penisola to a una nave e condanna 11 capo che s1 dimostra au ace e 0 _u (H
calcidica nel 424 a. C. ; e di Brasida pifi volte si loda la << moderazione », lui che tenendo conto delle circostanze s1 dimostra posato e tranq1_11_ O
la p.£'t'pLc'>'t'r]c_, '°. Probabilmente si tratta non di una valutazione retrospet- termine usato al v. 509 E: 'i"]O'U)(0<;, che aveva chiare risonanze (p01l1t1Ch¢)-
tiva, ma di un giudizio che i Greci interessati davano di Brasida a1l’epo- E10 stesso araldo tebano fornisce 11e1 4_79'35 una analisi Zr§§Zl?a
ca in cui egli agiva nella penisola calcidica: nel trattare 1e questioni poli- nismo psicologico per cui una c1tta puo arr1vare_a votare a aviene re-
tiche connesse con le operazioni militari egli spesso si comporto efietti- guerra: quando infatti E‘: i1 momento della votazrone nessu(p0_ _ P a
varnente con moderazione, come risulta, tra l’altro, da Thuc. IV 105.2 sente la morte che potra colpirlo i’n c0nS_€g1J¢11Zfl df qussta ei:S1§:e’u1:1_
e IV 114.1. (Uno slogan che Tucidide attribuisce a Brasida era quello 1’attribuisce alla parte avversa. (L ana11s1e, come s1 ve E 811? gntesilo di
della <<liberazione» delle citta soggette ad Atene 1"; ed eflettivamente la fattansu un piano pin ge_nera1e,_1n_Thuc. IV 108.4). nehp: molto 6-
da Thuc. IV 121.1 apprendiamo che gli Scionesi 10 accolsero come << li- questo attacco agli impulsi bell1c1st1 I511-1r\1P1d¢ usafm tfrlrfi: di uerm »
beratore della Grecia >>, oflrendogli una corona d’oro). spressivoz al v. 48 5 s1 dice che la Orec1a e_5op1.uo1.vn_g, <<. 0 _ g_ ivi.
La vicenda relativa alla rest1tuz10ne de1 cadaveri del gucrflegg 3T8 __1-
'5 Cfr. v. 740 lsétptot 1‘}é71.0v:1:og. con l’intervent0 di Teseo, eralstata trattata g1a da_Esch1l0 Egg 1 _ euosznzzé
is Cfr. IV 81.2 Slxottov xot1.11é-cptov e IV 108 2 uérptov Da Plut. Thes. 29 apprendiamo che nella tragedia d1 Esc 1 0 s1 agévfilva
_ Cfr. IV 85,1, _87.3, 108.2. _In questo Brasida riprendeva un motivo propagandistico alla restituzione delle salme non attraverso la gu¢¥1?c@1\._1Tr1I‘_11gttr?V€] a Vep
che 1 Peloponnesiaci
_ . avevano agitato all’inizio _della guerra'. cfr . Th uc. II 8'.4-5 e II II.
Ma esso fu p01 lasciato cadere (nel 427 a. C. gh arnbasciatori samii' addirittura rimprove- azione di persuasione fatta da Teseo ne1 confrontr e1 edan11_- A11 _ i
rano ad Alcid a ch e eg1'1 e‘ tutt ’ altro che un 11berat0re
' della Grecia:
' cfr. Thuc. III 32.2). sione diversa del mito, con 1’intervento armato da parte eg 1 ‘genres ,
Se questo slogan viene ripreso, e con successo, nel 424 a. C., cio si spiega non solo per la
diversa situazione militate, ma soprattutto, a mio parere, con 1’aument0 del qaépog che gli é attestata invece in Herod. IX 27, nel contesto d_el.il1Sc0r3f> fi'£?€11ar1:li?ag
Ateniesi avevano imposto alle citta ‘alleate’ nel 425 a. C. C0m’e noto i1 silenzio di Tucidi- gli Ateniesi, quando contendono a1_ Tegeatl pr1V11¢81° 118“ a C Si
de su questo fatto é una delle omissioni pifi strane e pifi gravi che sono riscontrabili nel sinistra dell’esercit0 panellenico alla battaglia d1 P Ztea ne 47911 .ue-J10
suo racconto; e questa omrssione, se non fosse integrabile con la documentazione e ' afi-
P18! ri-
ca, impedirebbe di capire un aspetto della politica di Brasida, sul quale Tucidide stesso t gia detto che E. Meyer ha mostrato che in questo 1sc0_rs0£ 6 <31 _ _
chiama l’attenzione. di Herod. VII 1 6 1) viene ripreso un cliche pr0pagancl1st1C0 01?1T1at°51 111
I65 La tragedia di Euripide e la realta politica e sociale Le Supplici e la perdita di contatto con la politica 167
eta periclea. ha
to Euripide TraScelto
la verlZ<;1:O2s§:1l:a
i ‘ e qriella eirodotea e . per1clea
. , del mi. to spettacolo in cui si puo fare sfoggio di valore militare. In realta — os-
. . , pm
blettlvl , propriamente politic}' hque ES a scg ta e‘ cOngruente con _g11- 0. serva Teseo - nella situazione che si crea nel campo di battaglia, con le
on _ d. _, _ C 6 ur1p1 e 1n questa traged1a s1 pro- lance che si addensano davanti agli occhi e coprono la visuale, E-2 difiicile
p eva. 1 questo p1u avanti. Tuttavia egli ha ‘raccontato' la vic C11 d 3 1n' dire chi e stato valoroso e chi no; e chi vi si trova dentro puo a mala
modo che pur nel conte t ' ' - - - pena vedere cio che E: necessario. E interessante notare che a un analogo
Paccento battessfi sulla essfitjiigfieséafirersrone del m1to s1 ev1tasse che
E . .fi . _ 6 _€ a guerra e dello sp1r1to militate. processo di demistificazione del mito della battaglia come teatro di valor
$18111 ¢at1V0, 8 qL1€St0 proposito 11 ta li d ' militare accenna anche Tucidide a proposito della battaglia di Sfacte-
seo prima di partire accenna ai he 8 _o_ _e1 vY- 584-90, quando Te-
ria”. Dopo che gli Spartani presi a Sfacteria nel luglio del 42 5 a. C. fu-
tratta di accenni la cui estrema brp 'Earat‘1V1 In Vlsta della battagha' Si rono portati ad Atene qualcuno chiese a costoro se coloro che durante la
ta Se Si tiene presente Che nei Setévgti? P511055%-':re adegHatamente_va1uta.
battaglia erano morti fossero genre valorosa, a diflerenza di chi si era
di che si riferiva allo stesso com lesso Ina 1 dsclllnlo (una't'rag6d1a quin- arreso agli Ateniesi; e la risposta dei prigionieri spartani fu che la can-
vi in vista dello scontro tra i Tebani e li Oi ie e Supplm) 1 pmparatk nuccia, vale a dire la freccia, non distingue chi e valoroso 0 meno e che
te centrale della tragedia e avevano forgnito a%:l‘lEs(:l-Iilllplwano tutta la par. quindi in realta erano morti semplicemente coloro che si erano trovati
.
care con estremo vrgore 1 le var1e
_ co ' ' ' ' che0 0 spunto
- p er evo-
pp1e d1 guerr1er1 d1li ' ad essere colpiti dalle pietre e dalle frecce. Nei versi delle Supplici par
rebbero trovati di fronte 2‘ . E un tono certamente polemico allpoco ' S11-, sa' di sentire l’eco di questo fatto 0 di un episodio del genere”; ed e sem-
no le parole di Teseo dei vv 8 fa uswo an’ plicistico parlare di una critica razionalistica di tipo sofistico”. E inte-
no State riprese ai Tebani Test; ifiiegopg 113 le salme de1 guerrreri so-
ivi m . _ > _ _€ a rasto d1 celebrare gll Ar. ressante pure il {atto che in Suppl. 846 sgg. ci sia anche un tentativo
di responsabilizzare l’uditorio in questo senso. Teseo osserva, infatti, ai
g rrovaItrd1dinf€id§§1un§ie Ci‘? non 311 Chledfirfi Chi 5 Che
ee acltrainemiciéstt 1'Ognuno
" di essi
' Si vv. 849-50 che e sciocco discorsi del genere non solo farli, ma anche
Grégoire”
- - secondo cui qu1EuY1P1d@
' ’ - . avrebbe > amente
0 C0 P1t°- L 1P°t@$1
1 del starli a sentire, e poco dopo al v. 8 54 Teseo ribadisce che non potrebbe
scr1z1one ' " d1' in
_ _ di una batta gl'la d egl1' Eleusmzz -
Esch1lo
so prattutto
‘ ' a ' de'. credere a discorsi di questo tipo. L’insistenza su questo concetto e il mo-
pgléopno 1n conseguenza della versione del mito che Esi:1l"l)ilIoes<:er'OS1mLle1.i do generalizzante ” con cui Euripide fa parlare Teseo dimostrano che e-
eusinii non abbiamo nessuna ra i d‘ ' - gmva neg gli non voleva semplicemente aggiungere un elemento caratterizzante
dia si avesse una descr1z1one
' ' ' g one 1 ntenere che In questa wage"
di Plutarco, degli Eleusinfi Cid1éHr1;11@?:1l:§1tp(1;a§(lfi-\)((;=1uP€1rlrlelbaccenpo
' = nel Passo del singolo personaggio, ma intendeva allargare il discorso in modo da
cointeressare il suo pubblico: su problemi del genere, al di la della vero-
A stare almeno ai dati a nostra drsposrzione
' ' é aifiC e' rave
' mmmem°)'
" - simiglianza o della coerenza del personaggio, Euripide voleva stabilire
che Euripide intendesse olem' , P glusta mvece I lpotesl un rapporto diretto tra il pubblico e l’autore.
Sate a Tebe dove ogni guerrigzari aippunto con quella lunga parte dei
Il modo come in Suppl. 6 50-72 5 il messo descrive la battaglia tra A-
In ogni caso, 2-; interessante notare ¢§1~Z§ cIieftfi"1dtlaplI9St(l adun? tebanp teniesi e Tebani 2- congruente con le precedenti considerazioni. Euripide
mentl- contemporanel. l’atte i ' - - 0 s 1mo - - 0 e g i .avveni- evita infatti di regola di mettere in evidenza episodi di valore militare da
lo avesse subita un mutamgfitgllinto d1 €Iur$1p1de ne1 r1guard1 d1 Esch1-
, I g
parte di singoli combattenti: l’accento batte sull’aspetto luttuoso della
scriveva gli Emclidi Anclm la pOe:l$aP§?]§n _o.g1SP€tto all €P0ca 1n cul
~ . ' ur1p1 e non si pub \intendem battaglia. Nei vv. 686 sgg. il messo accenna alla polvere che in grande
se non
tem O s1 esam1nano le sue tr agedre
' nel contesto della realta del suo quantita si alzava verso il cield (gia questo particolare rende impossibile
attag 1a, ma abb1a 1_l senso della moderazrone) . Un altr 0 e 1 emento carat- db
. Si Spkga
- Con 1 - atto
' C 6 che fosse oss1'l:>il6 descrivere esat-
teristico della descrizione della battaglia fatta dal messaggero nelle Sup-
plici E: che non si indugia a descrivere la rotta dell’esercito nemico. Mol- lcaduu
tamente avelva espllcltangentanidcihlliampo_ _ d.di battaglia; ciobrnonostante,
. il. oro- compor- arne .
1 (l1SCO1‘SO 1une e Che S1 SO-_
to rnaggiore spazio viene dedicato alla descrizione del modo come le for- resta s1gn1f1cat1vala drvefigenlia ‘$3111; igggedia fa Adrasto. Sono, infatt1,
zeincam p osifron t egglavano
' e s1' equrhbravano
" tra d1loro'
' . ne1' vv . 6 94 leva fare ad 1At€.n@ ,e cc11,71fii <21£6fie Su cui batte 1,accanto (11.31 diSCO]_‘S(), ed
sgg. e intenzionale la sottolineatura che ad ogni mossa dei Tebani corri-
spondeva una analoga mossa degli Atenies1 e viceversa, in modo che l’e- Sglgrattutto it Vlrgio sopra di riscontrare i punti di coincidenza tra qup
fl iamo
. av“ O m - ' ' d‘1cara ttere mora
omandaziom _ e
quilibrio non veniva turbato 35. Gli spettatori che assistevano alla ra
PP1'¢' sto
sentazione della tragedia non dovevano sentirsi spinti ad ammirare una che discorso iumbr? dl A(lrFStO
Eretteo imparusce ne r. 5 3ell:f-Ormata
rIa1i:Ctal modo la sostanza
Che Euripide del d1scorso
Voksse efletti-
travolgente superiorita delle forze ateniesi, ma p1111I1IOStO a rendersi con
Vgniva
vamenre adquesto
essere Iail'ca1m:nt?ltfr:tSt0
0 1m°S che egli1 non ha esitato ad innovare
' Ya 1. 1. rg1v1
. - del e caratte ristiche - appunto
to che l’eserc it 0 aten1ese
' s1' era trovato d1' fronte un altro esercito il cui
potenziale oflensivo non era molto inferiore . . - _
11 m1to, attrrbuendo a1 guerr1er1 a _ I _ _ _ h tmvano fiScOn_
Anche le lodi dei guerrieri che Adrasto pronunzia, presenti le salme ' '
nel senso della. valor1zzaz10ne delle v1rtu c1v1l1 -_ C 6 11011
d a Ad rfl sto P reSen_
. ' C aneo v1ene
sulla scena, si inquadrano in questo ordine di idee . E fin tropp o 0vv1o, ' e tro nella trad1z1one. In part1C0lfl1‘@, *1P _ 1 ., , e tracotante
banale, che questo discorso funebre di Adrasto presuppone i discorsi E 11 non e p1u ero
tato in un modo completarnente 1211121126 (1%tato di estrema moderazione:
funebri che si era soliti pronunziare ad Atene al Ceramico in occasione che
. sfida la d1v1n1ta, ma 1nvece
' u 6 1 arola-ch1ave _ U 1T91» (1) >_ leak Con
dei funerali de1' so ld at1' cadut1.' Pur tuttavia,
' per quel che r1guarda
' il di-
g 1am1c1'ae questo
(rl'tOm'a corteseprod)
Q0 _ - lgizpeiifo
. t aiaSEtte
diV€rSa_ La mntmpposizione
u Tebe C011
la fig‘-“'3 d1Capan€O
“ Cfr. vv. 686-87 ofix fixw ti. nzpzlwov siinw , nérepa ‘ii con Erec/at/2. fr. 65 A., vv. 3 acqulsta una fislonomra rad1¢fll1'fi¢11 3
sgg. 'c1'.v’ énl rrpurrov ii as 1:o‘w ndvcpav ll cré... arévw... ii x'r7t., Pboen. I 524 sgg. 1:l.v’ ind
'11:p631:ov time xotlwag cnapayuoig dvrcotpxdtg Bdtlw... 'lr‘|... ii xv)». e I. T. 655 sg.
3‘ Cfr. v. 695 Kpéwv, v. 697 1:61 ®'r1o'éwg, v. 700 iéxwswov émralvovro, vv. 704-6 (al ri- 3: Cfr. sopra, 1'1-114% _ [Lys] Ep,-tap/p_ 67-70; Plat. Menex. 246b.2-2476-4; [Dem-1
piegamento dell’ala sinistra corrisponde il successo dell’a1a destra dell’esercito di Teseo) c 1 Cfr. Thuc. 42.2-4,_ 1 - _2 )_ Hypc1._ Epitaph. 15-19 e 28 sgg. _ _
v. 706 fiv 8’ dvytbv i.o'é§>15o'n:oc_,. Anche per queste considerazioni e necessario che le esorta- Epitaph. 16 sgg- (Cf!-Y in Pamco are 19 43’ 2113111151 m-31 maneggiare l’arc0 s1 r1fer1sce alla cac-
zioni introdotte coi vv. 700-I appartengano sia agli Ateniesi che ai Tebani. Ma la soluzio- 38 Nelreloglo d1 .IppOm-edonlg siiasgartecipazione alle iniziative rnilit_ar1 afglvfi 111161 Con’
ne del Grégoire di dividere il v. 702 in due parti e artificiosa: z‘)si.'v' dtv'cépsz.8a costituiscono “la E di Partenopeo S1 menzlona ' che e li si era perfettamente 1nser1to ne a npo-
un nesso che si puo scindere solo con i nostri moderni mezzi tipografici, che Euripide non testo di. _un- discorso
- - che vuole
' lod1m0strare
iano apertamen ge 16 sug ' Capacitfi
_ militari,
. ma tuttavla
~ - 1 1 mi.ac-
conosceva, e ilsivs da solo in ogni caso non basta a far capire che quest’ordine veniva da V11 Pom’ dl T111160 mile Shgiziine antiretorica e ant1sofist1ca tra l_’az10n;, C2118‘ niellcitfir pp.
parte ateniese (cliverso e il caso di Hcld. 839-40). D’altra parte la soluzione del Murray di conto batte su a.c0n _ PP1 la Secondo BENGL, Staatstbeoretzsche r_o e ., _
trasporre dopo il v . 702 i vv . 697-98 non con v1nce:
' qu el lo che qui si aspetta e un discorso 11¢ positivo del b_1nom1o, e a paro He Supplz-Ci vuole mostrare come gll appartenenu a
diretto e d’altra parte in tal mod 0 s1' per d erebbe il parallelismo tra i vv. 694-96 e 697-98. 43 _ 457’ Euripide 1n questo0 epztdfi0 B democratico
in uno stato . 1-d ea1 € 65 ggrc dei XG.)\.0l. xowotifiol. 110-
La soluzion e p ifi g1usta
' m1' pare quella del W1lamow1tz,
' ' che postulava una lacuna dopo il 01!,I‘1l classe e ceto P0553“
v. 702. M.1:ou..
17° La trage d‘la d‘1 Eu1'1P1d¢
' ' 6 18 realta1 pol1t1ca
. . e sociale Le Supplici e la perdita di contatto con la politica 171
Eschilo e intenzion I I f ' ' - ~
a e‘ nE: am il loro pianto e gli altri gesti, fissati da una lunga tradizione, con cui di-
paneo che la sua iattanza su In' 561713 42 5 ' 1l messo tebano dice di Ca-
86 . d. _ _ _ per10re alla m1sura’umana; 1n Suppl, 362 mostrano il dolore per la perdita dei loro figli “. Gia nella prima antistro-
3 S1 1ce 1nvece d1 lu1 che ave va un senso d1 se per nulla Super1ore ad fe, ai vv. 48-5 1, si parla delle lacrime dolorose che si addensano sui loro
un h. uomo povero: il confr onto tra 1' due passi- grec1- d1mostra
- che qui il 1-i
c 1amo ad Eschilo é voluto 3° G ' ' occhi e dei grafli che incidono la loro pelle rugosa; e allo stesso fine ritua-
. . org1a contem oran d‘ E ' - , le-descrittivo assolve la terza coppia strofica. Nell’antistrofe, ai vv. 79
1 Sette a Tebe <<dramma 1eno ' ' ’ P 6°
d1 Ares >>,- e Ar1stofane
' 1 ur1P1d@ ’ Clfifinl
_ P nelle Rune a1. sgg., si evoca l’immagine di un pianto disperato e senza tregua; mentre
vv. 1021 sgg., 1-lprese questo 8 1ud1z1
. . . 0 prec1sando
. - ’
che ogn1 spettatore del- nella strofe, nei vv. 7 1 sgg., viene rivolto alle ancelle l’invito ad accompa-
la tra 86 d’1a avrebbe deslderato
- di ess ' - gnare ritmicamente il loro pianto e ad insanguinare la loro bianca“ un-
r10 invece Euripide voleva che gli seljtttzili g1'lerne?O' Pr°P1‘}0 11 contra-
ghia e la pelle della loro guancia. Il senso della coralita viene recuperato
rappresentazione delle Supplz'cz'- e lappoletgl Sélfitlsselro assarstendo alla
> Ca c e eg 1 con uceva nelle in una forma immediata: le ancelle sono <<compagne del loro canto sven-
Supplici contro E sch1lo
' non s1' s ' turato » - Euvtp8oi. xaxoiq — e << compagne del loro dolore», ZuvotXyn5évsg.
- - .
r1p1de dava 1n que l - ' Plfiga senza
. tener conto del fatto che Eu-
g1 ann1 dell . Un altro elemento arcaico, residuo di alternanze amebee all’interno del
QppOSta*°_ a gufiirra In qufl1"1t0 tale una valutaz10ne
canto funebre corale, 8 la presenza di corrispondenze verbali tra strofe
e antistrofe “z in tal modo, la cosa piu importante per le madri, la richia-
sta di avere i loro figli, viene sottolineata con intensita. Caratteristico
_ Abbiamo visto com e nell’Ecuha ’ - - anche delle lamentazioni funebri 8 il desiderio di morte. Le madri qui lo
S11-a°¢°mPagnasse
. a una svalutazion 6 e1 rapporti chenfluto
ednéiu Erettef) 11 della guerra
s1 stabiliscono tra esprimono nel punto pi.1.’1 sensibile della parodo, alla fine: << possa io mo-
8 1 u0m1ni che conducono una v1ta ' assoc1ata- nella polzs' e a una val - rendo dimenticarmi di queste soflerenze >> “. La morte - e si tratta di un
zazione, invece , dei vin col1' d1' caratter e b1olog1co-fam1l1are
- ' - - Questg on-Z‘
neg-~ motivo che si lega a una problematica che ha una grande importanza nel
$0,
. che e caratteristico dell I '
a produzione di EuriP1'de d1' quest1' ann1- con-' teatro euripideo — E: desiderata come cessazione del male, e in particola-
t1nua ad essere pro d uttivo' -
Su Z. .1 G1, H _ ,_ s 11 l p1ano della .creaz1one - - -
art1st1ca, ’
an<;h¢ne11e re del ricordo della sciagura che ha colpito le infelici donne e che quindi
pp zcz 1 e ett1 patet1c1 dell gran parte non cessera di essere meno pungente anche dopo la restituzione dei ca-
com ,1e noto dal vincol ' a traged1a
- -scatur1scon0
. 1n
daveri: il commo finale dei vv. 1 123 sgg. lo confermera. (In tal modo,
’ 0 C11 Sflngue che un1sce 1 guerr1er1 caduti sotto Tebe
alle loro madri e ai loro fi 1' con un procedimento che trova riscontro altrove in Euripide, la vicenda
., 1. An h ' - .
cor Plu che nell’Eretz‘e0 éla P/9 Eire Euesta Fmgelhai (30916 6 forse an‘ stessa della tragedia viene svuotata dall’interno, nel contesto di una con-
nomop 1 J’ a erma 1 suo1 d1r1tt1 d1 fronte al cezione profondamente pessimistica: un chiaro esempio dei diversi li-
Tutto - velli nei quali la tragedia euripidea si articola).
form 1 . Nquesto,
_ naturalment _ '
_e, s1 r1flette -
anche sul p1ano puramente
a e 1 on e un caso 1nfatt1 ch In una situazione del genere la lingua viene sforzata al limite delle
l1zz1 1n m1sura eccezionale i modulip P 1O.n.€He Suppl” EuY1P1d¢ HH-
' ' ' 0 e 1' 0
sue possibilita espressive nella ricerca del pathos ‘S. Questo rientra nelle
-
tazione funebre > 1_ quali_ 81a
" d1' p er se’€SpI‘€SS1V1 del threuos > della lamen-
_ .
tendono a spostare la v1cenda tra-
glfla su un piano atem orale Ri ' ' “ Per questo aspetto del Lhreuos cfr. A. PERETTI, Epirrema e tragedia, Firenze 1938,
lisi della parodo, doveple madri §iSIi:v1dl;:1?dVacllE1'IqueStO progositoi Pana- P-I§7»n@m§- . , . . . . . . . ,
' presso suo figlio
ven1re . Teseo, erché dia loro a aiut,
tra P reg a H Ola dl' Inter-
' 2 Era d1 pramrnatrca l uso d1 Xeuxéc, r1fer1to a part1 del corpo femn11n1le, ma qu1 lag-
. . P gettivo assolve a una precisa funzione espressiva, dato 11 nesso con o1i.p.ot'cou'1:a e con Xprmra
Caratter1st1co del threuos e‘ 11' fatto che l e madr1
0'' stesse descrivono cpévtov. \
“ A fig Xépa ffsivott alla fine del v. 61 corrisponde nella stessa sede dell’antist_rofe év
3° Cfr ' Aesch Sept . ‘
xepl. fiauvott, e a vsxbwv all’inizio del v. 62 fa riscontro nell’antistrofe véxuv all’1n1z1o del
v. 70.
*"P‘YPr.i*.L:".?-W "W221 ax-1» 1-.u.". ";%.E *‘””""‘"=~' E S»-~»1.
, ; O 8, O’ D I ~
*;‘.“*°“°*“*;~1““ Pr°%%a".2;§§;:1.:
I
costituiscono la nervatura sintatticadelle prime due sizigie- vv 56 sgg pend vuv 56g 1.1.0 riscritto tuttoSfiluzlonfi S1 pone ahd.ddeIlecc(?d1r1ie?zIc'%fiita)ssai
passfl, PI0P°1'1¢n . - improbabili
- - - dal5punto
- ondiConvinm
v1sta pa-
Icografic0- - he s1 fa forte _ t d1 dere art1fic1 upogra C1, I1d 11,1_ finmva
_ _
'cdt8og (con eflicace ripresa anaforica, resa pifi preziosa dalla tmesi del primo elemento), . - ’ e 11 testo dato dal' Murray, ' c come soggetto e n
v. 60 rcotpdvrcswov. l.orse é solo da_corre88ere bwoll-01. 1n_&v6p:1J\JlQ 23;: fig Hem. IL III 285 e anche, neua
I; Cfr. v. 68 oixtpdc 8é1t6to')goucr' ixswsxlw. con pred1ca(\1to3»1flc>'otSt_.: pair una c2;tr%z10n€ E 8 -
Cfr. vv. 65-66 xotl 0'06 1-1. tcdtpscrwz. crflévog 66010 x'=:7t.: i1 valore attenuativo di 11. si 1- a aroo ee flPP1-¢1VV- '7-, 1 . . - - '
avverte appena.
‘*9 Oixtpdt 8% 1c0't0')(ou0" ixstsfiw I 0'01: éuol. 110611501 ':d't}~.0t1.v’ év Xspl fisivou. I véxuv
0'tp.cpr.B0t7tsiIv ltuypdt p.é7m 11011600 ép.0U. Evidentemente non e inintenzionale il richiamo di
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nostri dolorr» e e ma r1 anno ec _ -_ ' » .
de1' corp1' una volta famosl a M1cene». Per 11. dtesto, .
1- biso no (11 porre Se-
11°11I2¢ _E I L,eH€ttO
g patenco.
0'01)... 'n:0[I50t attraverso 'n:0u.5<’>q €p.0U con cui la frase si chiude; e anche l’ordine delle paro- I’-"9 ' ' ‘
dl- mterrogazlone lla fine della hattuta delle madr1 e1 vv. I 7 3 - _ . .
NI- rcalllzfl Plu ' a
- ' $@mP11Cemente -
Par 1 l fatto . che
- le madri
-
' f anno eco alle D arole de1 fancrulli,
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e
' alle madr1_ che 21811.
le e sforzato in questa direzione: cfr. in particolare éuol inserito in crbv... 11013501. Anche la
preghiera che il Coro delle madri rivolge a Teseo nei vv. 277 sgg. utilizza richiami del gene- dvl resto s1~ tratta d1' una tr1st1ss1ma
' ' ' realta 1mmed1atamente ev1 ente sia
re: cfr. v. 282 téxvov, v. 285 téxvotg, e v. 283 év 0'c7u.x£qt "cfii 0'61. I -ttatori. .. . 1
W 5* H06 8% 116110; $11511, téx.v.<m2. l 110v 7~°XWW1'°£°" X°‘P‘9"'
I74 La tragedia di Euripide e la realta politica e sociale Le Supplici e la perdita di contatto con la politica 175
Anche la monodia che Euadne canta prima di sacrificare la sua vita hero essere il senso di una comune umanita che lega tra di loro tutti gli
sul rogo del marito si inserisce in questo ordine di idee. Euripide ripren- uomini e, in un ambito pifi ristretto, la riscoperta della validita dei vin-
deva a circa quindici anni di distanza un motivo che aveva gia sviluppato coli familiari. In realta, 1’individuazione di questi ‘valori’ da parte di Eu-
nell’/llcesti. Alla tragedia del 438 a. C. rimandano anche la dichiarazio- ripide rispecchiava delle tendenze reali del suo tempo, che si c0nnette-
ne di fedelta nei confronti del marito che Euadne fa ai vv. 1023-24 vano strettamente con la crisi della polis, in quanto organismo politico
( << giammai nella mia anima te che sei morto io tradiro ») e i vv. IOI 9-2 I , nell’ambito del quale 1’individuo trova la manifestazione piu piena della
dove la giovane moglie esprime il desiderio di unirsi nella fiamma ar- sua personalita. I1 modello di polis che costituisce in eta ellenistica l’am-
dente al suo sposo, ponendo il suo corpo vicino al corpo del marito. biente pifi adatto per certe concezioni filosofiche tendenti verso il disim-
Euadne accenna, 2- vero, sia pure di sfuggita, nei vv. IOI4-I 5 alla ricerca pegno politico E: qualcosa di radicalmente diverso rispetto alla poli: di
della gloria come movente del suo gesto. Ma non e su questo che batte Pericle e non si puo spiegare senza la violenta crisi che investi la vita po-
l’accento della monodia, bensi sulla rappresentazione di uno stato d’ani- litica ateniese negli ultimi decenni del secolo V a. C. Ben lungi dallo 'sco-
mo di estrema esaltazione, dove alla rievocazione del giorno in cui ella prire' valori universali Euripide leggeva nella realta del suo tempo, indi-
si E: unita in matrimonio al valoroso Capaneo si associa, con un nesso im- viduando l’afH0rare di certe tendenze che erano destinate ad avere in se-
mediato e irriflesso, il racconto della folle corsa con cui ella dalla sua guito un grande sviluppo. Per quel che riguarda in particolare le Sup-
casa E: venuta per entrare nella stessa tomba del marito 5’. I1 giorno delle plici, non é casuale che quelle parti della tragedia dove Euripide mostra
nozze é rievocato attraverso una domanda dominata dall’ansia e dall’in- di rispecchiare alcune tendenze di fondo della realta del suo tempo siano
certezza (<< quale luce, quale chiarore il sole difiondeva nella sua cor- anche quelle dove la ricerca espressiva e pifi intensa ed eflicace.
sa? »): la felicita di quel giorno lontano E: ormai qualcosa di indecifra- E significativo, d’altra parte, un passo della r/aesis dei vv. 513-63,
bile e ad essa si contrappone la realta del presente, la frenetica corsa che con cui Teseo risponde all’araldo tebano. Anche nella risposta di Te-
dalla sua casa l’ha condotta sulla tomba del marito. Il nesso e costituito seo, che pure secondo lo schema usuale dei dibattiti tragici si contrap-
dal nome di Capaneo, che e il centro intorno al quale si organizza tutta pone al discorso dell’araldo, compare nei vv. 5 5 5-57 l’invito, che era sta-
la strofe: la rievocazione delle nozze si conclude con il nome di Capaneo to gia fatto dall’araldo, alla moderazione nei rapporti politici e a tol1era-
e a Capaneo la giovane donna immediatamente dopo si rivolge, per dir- re le ofiese di poco conto. Questa esortazione viene presentata da Teseo
gli che presso di lui ella é venuta correndo, come invasata da furore bac- come conseguente ad alcune riflessioni sulla condizione dell’umanita di
chico, dalla sua casa. chiaro stampo pessimistico. Nei vv. 549-5 5 Teseo infatti contrappone gli
Anche se la situazione esterna E: molto simile, in realta con Euadne uomini che si aflannano nella loro esistenza quotidiana agli dei che invece
Euripide ha creato qualcosa di ben diverso rispetto al personaggio di sono i soli a trar vantaggio da questo stato di cose e ricevono onori e sa-
Alcesti; e la diflerenza riguarda soprattutto una maggiore intensita ed crifici da chi 2- in cerca di successo e vuole conservare la sua buona fortu-
esasperazione del sentimento. E significativo anche il fatto che nell’Al‘- na 5‘. Qui si coglie il nesso che si andava creando in quegli anni nella men-
cesti Euripide si prenda cura di mettere in evidenza la preoccupazione te di Euripide“ tra considerazioni di ordine politico immediato e riflessio-
della donna per i suoi figli e 1 a particolare posizione di Admeto in quan- noi piu generali sull’esistenza umana. Che in questo contesto affiorasse una
to sovrano della sua citta; nelle Supplici, invece, il rapporto che unisce concezione pessimistica della condizione umana — e per Euripide si trat-
Euadne a Capaneo é qualcosa di irriflesso e tendenzialmente privo di ar- tava di riprendere un discorso gia iniziato 55 — non deve sorprendere. La
ticolazioni interne. La fascia di realta presa in considerazione €: piti ri- valorizzazione dei vincoli di carattere umano e familiare di fronte a quel-
stretta, ma si scava piu in profondita per quel che riguarda le sue dimen- li di ordine politico non era per Euripide la base di un messaggio filosofi-
sioni emotive e sentimentali. 5 _ _ _ _ -i_
co proiettato verso i1 futuro, ma costituiva piuttosto il termine di appro-
Non avrebbe molto senso dire che, nel contesto di una progressiva e-
voluzione della sua arte drammatica, Euripide arrivo a cogliere, al di la
5‘ Queste riflessioni — si noti anche la parola-chiave nvsfiua - richiamano quelle dei
della contingenza storica, alcuni ‘valori’ eterni e universali, quali potreb- vv. 531-36, dove Teseo esprime con un tono disincantato la non nuova concezione materia-
Iistica secondo cui dopo la morte lo ‘spirito’ si dissolve nell’etere e il corpo viene ripreso
dalla terra che l’ha generato.
5’ Cfr. vv. 990 sgg. Il testo di questi versi presenta alcuni problemi non risolti. 55 Cfr. Hipp. 1102 sgg. e sopra, p. 123.
176 La tragedia di Euripide e la realta politica e sociale
Le Supplzcz e la perd1ta d1 contatto con la p011t1ca I
do della crisi della poli: che egli viveva in quegli anni. Non E-2 un caso che 3'10 pactfista che 1ntendeva trasmettere agh spettatori fosse pronto ad u
questa comune umanita si realizzi - nell’/lmiromaca come nel1’Ecuba e
ulizzare op1n1on1 e punt1 d1 v1sta anche poco armon1zzab111 tra d1 loro
nelle Supplici - nel segno del lutto e del dolore. D alt1a parte, ed e questo quello che importa d1 pru, s1 deve tener pre
Stando cosi le cose, puo sembrare strano che lo stesso Teseo dichiari scnte che nelle Supplzcz s1 tntersecano e s1 sovrappongono lmee d1 pen-
ai vv. 195 sgg. che nella vita dell’uomo il bene sopravanza il male. Que- %l(-31‘O e prospettive culturali diverse C10 s1 spiega con 11 fatto che cguesta
sta affermazione introduce il noto excursus sulle origini della civilta u- tragedia rappresenta un punto cruciale per quel che riguarda s1a 1 atteg
mana, che si puo agevolmente confrontare con i1 Prometeo di Eschilo e
g1211‘n€I1tO d1 Eur1p1de d1 fronte a1 fatt1 pol1t1c1 del suo tempo s1a 11 sui
il famoso stasimo del1’Am.‘ig0ne e in genere con 1e teorie sul progresso stesso modo d1 pors1 come artista d1 fronte alla realta Come vecllremo
umano che da Senofane in poi furono elaborate nella cultura greca. IE qui a poco, c e nella tragedia 11 tentattvo d1 un recupero delle c ass1 me-
particolare avvicina l’excursus delle Supplici alla concezione espressa da d1e, vale a dire soprattutto de1 contad1n1 propr1etar1 Questo comporta
Eschilo nel Prometeo il fatto che tutte le invenzioni sono attribuite al
va anche un recupero d1 tutta una cultura, che aveva la sua matrisefin e
favore di una divinita 5°. La dissonanza rispetto alla r/aesis dei vv. 513- poche e amb1ent1 ben d1vers1 da1 c1rcol1 1nte1lettua11 d1 Atene e eta
56 3 é notevole, e a prima vista sembra inspiegabile. Senonché essa viene d1 P€1"1Cl€ La sovrappos1z1one d1 filoni culturah d1vers1 che carattertzga
circoscritta dal fatto che l’excursus viene utilizzato da Teseo per dimo- ce1t1 aspett1 1mportant1 della produzione art1st1ca dell ult11'1'1O Euripi e
strare che l’uomo non deve peccare di superbia e deve riconoscere che com1nc1a a farsi sentire 1n misura r11evante gla nelle Supplzcz E un 1dea
gli dei sono pifi saggi. Si tratta di una concezione che ha un chiaro risvol- lmmediata non dell ambiguita, ma della reale incertezza d1 Eur1p1de d1
to politico; ed essa serve a Teseo per accusare Adrasto di aver fatto la fronte a1 problemi della d1v1n1ta s1 puo avere dallo stasimo de1 vv 598-
guerra a Tebe contro la volonta degli dei e nonostante che gli indovini 633, che s1 articola 1n due sem1cor1 Uno d1 ess1 s1 fa portavoce d1 una
fossero contrari (tra gli elementi caratteristici del progresso umano vie- concez1one nell amb1to della quale gl1 de1 e Zeus in part1co1are sono v1st1
ne menzionata anche, ai vv. 21 1-13, l’arte mantica, che di solito non E: come garantt della g1ust1z1a de1 suppl1c1, l’altro semicoro mvece all an
presa in grande considerazione da Euripide). In conclusione, questa con- s1osa mcertezza sull es1to della sped1z1one d1 Teseo assoc1a dubb1 pro
cezione ottimistica della vita umana e questa visione provvidenzialisti- fondi sulla g1ust1z1a deg11 de1 Non e casuale che nel contesto d1 questo
ca della divinita é strumentalizzata a fini politici, in vista di una linea po- dialogo scaturisca 1 augurio che gh de1 formscano d1 al11e anstose donne
litica moderata e non aggressiva; La pietas religiosa 2-1 quindi anche stru- perche possano volare smo a Tebe e por fine cos1 alla loro angosclosa 111
mento per un disegno politico contingente 5'. Lo conferma il discorso di certezza questo del voler volare e un motivo d1 evas1one che s1 ritrova
Adrasto dei vv. 734 sgg., dove Pafiermazione della debolezza umana di spesso nell ultimo Eur1p1de ed esso assume qu1 nelle Supplzcz un s1gn1f1
fronte al potere di Zeus serve a motivare la riprovazione della guerra e cato particolarmente 1ntenso
di un comportamento politico che vada al di la della misura.
Pur tuttavia, dal confronto dei due discorsi di Teseo (quello dei vv.
1 9 5 sgg. con l’excur.ms sulle origini della civilta e quello dei vv. 5 1 3-63 ,
con le considerazioni pessimistiche)1’impressione di una certa dissonan- La cosa che p1u colpisce nelle Supplzcz - e splega la pr0f01'1C1fl (11580
za rimane. Si ha ragione di credere che Euripide in funzione del messag- nanza che corre da un capo all altro della tragedla - e che da una parte
Euripide coglteva certe tendenze 1mportant1 della realta del suo tempo
5‘ Non 2; qui il caso di accennare alla letteratura sull’argomento. L’ultimo lavoro, in or-
attraverso l1nd1v1duaz1one del valore de1 vmcoh uman1 e fam1l1ar1 al
dine di tempo, a me noto é quello di R. CANTARELLA, L’z'ncz'vz'Zz'ment0 umano, dal <<Pr0me- d1 fuor1 d1 ogn1 contesto pol1t1co, ma nello stesso tempo cercava d1 1nter
tea» all’<</lntigone», <<Rendiconti Accademia Nazionale Lincei», serie VIII, vol. XXII, venue nella s1tuaz1one po11t1ca aten1ese 1n un modo molto p1u1mmed1ato
1967, pp. 153-73. Il Cantarella (p. 170 e nota 40) nota opportunamente i punti di contatto
e diretto d1 quanto non abb1a fatto III altre tragedie
m-_m
tra il passo delle Supplici e il Prometeo. Lo stesso studioso sostiene anche che Euripide
nelle Supplici presuppone la lettura del De antiqua medicina, ma questa tesi non mi sem- E opportuno cercare qu1nd1 d1 prec1sare con la maggiore approssnina
bra sufficientemente dimostrata. z1one poss1b1le che cosa Eur1p1de s1 proponesse d1 fare, sul piano po 1t1-
5’ Euripide in realta mostra di essere, anche in questa rbesis di Teseo, tutt’altro che
convinto, ne1 profondo, dell’idea di una divinita benevola e premurosa per gli uomini. Lo co 1mmed1ato, con le Supplzcz
dimostra Yaffermazione dei vv. 226 sgg., secondo cui la divinita coinvolge nella punizione E stato gia notato come nella tragedia compa1ano frequentemente lo
anche chi non ha commesso alcun male: affiora quindi Pimmagine di una divinita spietata.
d1 d1 Atene, s1a per quel che nguarda l organ1zzaz1one mterna della polzs
I73 La tragedia di Euripide e la realta politica e sociale Le Supplici e la perdita di contatto con la politica 179
cosa Pubblicaafnuale
al Sormggio 8SS3I'lC1OSe121e1.'f1
delle m rnot
if
1 edia1 anno
e C I1n1 riznno
demqs ha 11 contrffllo
11 comandoz (ieua
l a11us10ne
W dietro evidentemente tutta la politica estera ateniese tra le guerre per-
siane e la guerra del Peloponneso. Ma proprio per questo riesce strano
che questo aspetto della politica ateniese venga sottolineato nelle Sup-
tra Edi _ I d A agis rature e pa ese. Inoltre, piu volte nella plici, dove Euripide voleva mostrare agli Ateniesi l’orrore della guerra e
g a s1 0 a tene come la sola c1tta capace d1 venlre 1n soccorso d1
hi - . ¢ a O - - - ¢ . .
invitarli ad una politica di pace e di non intervento.
c s1 tr0v11n una s1tuaz1one diflicile e s1a 1)1S0g1'10SO d1 aiuto. Teseo stes- In realta, come si é detto, quel complesso di lodi in onore di Atene
. . ,, _ _ _ _ _
Sfirglfiihlflrfl d1ue:ssere\seimpre pronto a pu51;11re 1 malvagi; e r1volgend0s1 attestato per la prima volta in Erodoto porta l’impr0nta de11’ep0ca e del-
amente a a c1tta 1 Pallade 11 Coro 1e attr1bu1sce 11 r1spett0 del la politica periclea, e Pericle Euripide voleva richiamare alla memoria
bfiigflddfiittp pola disgosizione ad intervenire in aiuto di chi sia stato col- degli spettatori attraverso la sottolineatura di questo particolare aspetto
p a 1n e 1c1ta. fac11e vedere 1n tutto questo un’eco d1 quel cliché della politica estera ateniese. Decisivo infatti per intendere l’atteggia-
propagandistico di cui tracce, come abbiamo visto, sono ravvisabili negli‘ mento di Euripide di fronte alla situazione politica ateniese di quegli an-
Eraclidi e anche ne1l’Erette0. ni e il modo come egli nella tragedia presenta Teseo. Particolarmente si-
D altra parte, pifi volte nella tragedia si esalta la capacita di iniziativa gnificativi sono in proposito i vv. 349-53, dove Teseo dichiara di aver
e d1 intervento degli Ateniesi e il loro non indietreggiare di fronte ai pe-I dato la liberta a1 popolo e di aver concesso a tutti il diritto di v0t0: e ne-
:71éIgi1i7.a1\11§1vv. 35 X2 5 Es-a, rivolgendosi a Teseo, accenna alla critica che cessario quindi che egli prima di decidere di aiutare gli Argivi chieda il
' 988.? a tene 1 essere <<_sc0ns1derata >>, mentre secondo lei la parere del popolo (ma non ha dubbi che questo parere coincidera con i1
prosperita d1 Atene risiede proprio nella sua capacita di affrontare ri- suo). Non si puo certo concordare con chi ritiene che questo modo di
S¢h1de d1Sag1>.fl1COI1t1‘aI‘1O di quelle citta che ispirano la loro politica alla presentare Teseo fosse normale ne1 secolo V a. C. “. Giustamente il ]a-
pru enza e rlmangono cos1 nell ombra. Teseo stesso proclama che non é coby ha osservato che nel Teseo delle Supplici non si puo veder un re ne1
poss1b1le sottrarsl alle diflicolta °°, e all’accusa del1’arald0 secondo cui egli vero senso della parola e che questa concezione del mitico eroe de11’Atti-
e la sua c1tta sono abituati a prendere iniziative che non competono loro ca E: sconosciuta a Tucidide, e doveva essere estranea ad Ellanico °5. Essa
rasgagfie
I1
Orgogllg. 61
Che pr0pr10
'
per questa ragione
'
Atene e\ prospe- invece, sia pure con accentuazioni e sfumature diverse, e prevalente nel
Sfio I cc aitcenpp atte non su 'I'ese0, ma su Atene: nella risposta Te- secolo Iv a. C. In un recente lavoro il Rauschenbusch °° ha avanzato l’idea
_ asc1a ca ere accenpo che laraldo aveva fatto alla sua persona). che la fonte degli autori che nel secolo IV a. C. aderiscono, sia pure in di-
Giustamente 1l Gomme ha messo a confronto questi passi delle Sup versa misura, alla concezione di un Teseo democratico-moderato sia da
plzcz con Thuc. I 70. Nel discorso che Tucidide fa pronunziate ai Corin- ravvisare ne1l’Art/sis di Androzione, pubblicata nel 343 a. C. In ogni ca-
' 7\ ' 0 . -_.
2.)31e l)2;tte0r1zzaz(1101X: d1 questa costante della p0l1t1ca ateniese, e questo so, che Euripide scrivendo una tragedia nel 423 a. C. presentasse Teseo
men}; gmfiptfl 1 _ tene provoca l 1mp11c1ta cr1t1ca de1 C0r1nz1, dal mo- come fondatore della democrazia ateniese resta un fatto veramente sin-
H 1 c e_ g 1 t€I331€S1 1n tal _modo ne stanno tranqu1ll1 né permettono golare. H. Herter °’ ha suggerito che1’evoluzi0ne della figura di Teseo in
ag a tr1 d1 esserlo . Op1n10n1 come questa non si formano per caso: c’é senso democratico sia da collegare con la situazione politica interna di
5“ Cfr. vv. 340-41.
59 Cfr. vv. 379-80, °‘ Cfr. GOOSSENS, Euripide et Athenes cit., p. 434: <<1e tableau qu’Euripide nous fait,
°° Cfr . v. 342. _ c’est le tableau du régne “historique” de Thésée, tel qu’au V° siécle la fable convenue le re-
°‘ Cfr . v. 577 Toiyotp rcovouaot nokkdz '1:é)\.7C s138ou.p.ovsi.'- Pinsistenza su rcokkdt si spie- présentait». Secondo BENGLIXYIQQISI/9€0r€liSC/96 Probleme cit., p. 26, Teseo sarebbe stato
ga
WWWperché Teseo ribatte a1l’accusa de1l’arald0 secondo cu1' 1L11' ei Atene sono ab1tuat1
TCOXML ' - a upda- presentato come eroe democ tico gia negli Eleusim'z'diEschi10, ma di questo non si ha nes-
suna prova.
°2 Cf Y . T/9 ufiydldff
' ' I, Pp- 231 _ 32, e cfr. anche EHRENBERG, Polypragmosyne c1t
<11!-, , ‘S Cfr. F. JACOBY, F Gr H IIIb Suppl. vol. I, pp. 310-12 (dove tra 1’altr0 polemizza con
pp. 53 sgg. Giustamente l’Eh b ' ' " il punto di vista di C. Robert, secondo cui nelle Supplici Teseo sarebbe un re <<mit be-
similar words in P en'cl 6 s’ la stren erg >>,
$P¢¢<I lilette
ma, Hi
d1 rdazlone Suppl‘ 321posto
fronte al problema Sgg' dall’elog10
e 57677, Conche“the
Eu schrankter Machtvollkommenheit») e IIIb Suppl. vol. II, pp. 225-26.
' 'deziefldiEueigpdgawpnrtxég,
f d 1 1'. non s1' chiede
' come e quando 1- var1- m0t1v1
- - affiorino
. nelle' °° Cfr. E. RAUSCI-IENBUSCH, HATPIOE HOAITEIA. Theseus, Drakon, Solon und
Kleistloenes in Publizistik and Gesc/oichtsschreibung des 5. und 4. Iabrhzmderts v. Clan,
°’ Cfr. Thuc. I 70.9 p.'r']1:s ou3'co1‘1g fixsw fidu Lav 1'1 ‘ (1),), » , - << Historia», 7, 1958, pp. 398-424 (cfr. in particolare pp. 408-18).
E ovvio
degli il confronto
Atenksi con il dnggorvo
pronunziate t' d e ll a "c 67. p.ot eXdellaUnpofiuuia
TE mug che compare
oug Owfipbmmig gm"
nel d1SC01'SO °’ Cfr. H. HERTER, Theseus der At/Jener, <<Rheinisches Museum», 88, 1939, pp. 244-86
c 289-326 (cfr. in particolare pp. 309 sgg.).
I30 La tragedia di Euripide e la realta politica e sociale
Le Supplici e la perdita di contatto con la politica 181
Atene_ di e in pgrt’1c0lare con un atteggiamento
- . . . .
ant1p1s1strat1c0: .
Eur1p1de
qungl lavrri e accolto una versione del mito che si era formata gia pri cutore sono di regola controbattuti punto per punto dall’altr0. Teseo in-
ma vcce si limita a fare un attacco alla tirannide. Ma egli descrive i1 regime
_ d_ i ui. _ I .1a C? bY Pr?P¢11de_1nvece
' -
nettamente per 1’1potes1 . che s1. trat-'
politico tirannico in un modo tale che era improbabile che gli spettatori
t1 1 una 1nvenz1one d1 Euripide “. Data l’estrema frammentar' t‘ d 11
scntissero il pericolo della tirannide come attuale. Il tiranno infatti é
3:51;acgl<z)¢1‘1,111¢1gazi(p1:{: sullalpubblicistica e sulle ricerche miticbe-eziruciitg presentato come un uomo violento che uccide i migliori e stupra le fan-
a. . \ . " ' I 0
soluzione In 0 niacasoteiid 1 prOIdIem1?bI probabllmente dl lmposslblk ciulle e si impossessa dei beni altrui. Tutto cio trova dei precisi riferi-
dietro il 'I'ese0gde11e menti nel modo come in Erodoto viene descritta la tirannide di Perian-
' _ Si:pp lpgrlf C e av1sto
zcz anno ’ lanePericle.
Coho nel segno
Sono coloro Chea
significativi dro a Corinto - e non manca una precisa reminiscenza verbale" -, ma
qu¢$t0 pr0p0s1t0 1 vv. 349-50, dove Teseo si mostra sicuro che il 0
lo ateniese consentira con lui: <<desidero che anche tutta la citi)‘ P9- certo non costituisce una risposta pertinente alle critiche che l’araldo a-
d’accord0 questo; e, volendolo io, essa sara d’acc0rd0 >> °°. Se si tells: veva mosso ai 'demag0ghi': Teseo richiama avvenimenti lontani nel tem-
E0 present1l1 numerosi elementi della tragedia che riconducono all’am po, mentre l’araldo tebano metteva in discussione dei fatti che erano ben
iente eri %:>é:<;1'1 Z' PUP‘ P011 Yelclere anche .1111
- quest1. versi. una raffigu-7' attuali ad Atene nel momento in cui la tragedia veniva rappresentata 7’.
mzionepdi Euripide continua quindi nelle Supplici il discorso iniziato gia nel-
' _ rm1n1 p€1‘1C e1. Il g1ud1z1o d1 Euripide veniva in
31%-sto a coincidere con quello che dello statista ateniese ha dato Tuci l’Ecul2a prendendo decisamente posizione contro i gruppi politici demo-
cratici. Ma in piti nelle Supplici c’?-: un richiamo costante al regime peri-
nutie dopo
in II dlfiecglgdgl
6 cui' PcE1t1‘1ClC,
' -
a dfiferenza degli- uomini
. . p0]_1t1¢1
. . . ve.'
cleo, che implicitamente viene contrapposto alla situazione politica at-
sciarsi c0ndurre,da essopzgfi 1 tenereaspetto
sotto Comrouo -11- popolo senzafos-
la. tuale che Euripide mostra di disapprovare. E gia di per sé mo1t0impr0-
. I - 6 questo della p0l1t1ca d1 Pericle babile che 1’intento di Euripide fosse semplicemente quello di fare una
se lparnco armente apprezzato da Euripide in questi anni si capisce age-
vo mente, se s1' c0ns1dera
' che prpprio' 1n' questo periodo
- egl1- prendeva r1-. rievocazione 'st0rica' del passato. Un’ip0tesi del genere non spiega per-
petfiafinente posizione contro 1 demagoghi’. ché il passato venga contrapposto, come termine positivo a termine ne-
_ 6 € S uppl.acz. la cr1t1ca
. . contro 1' ‘ demagoghi‘I e\ part1c0larmente
- aspra gativo, alla situazione presente e in particolare non spiega la presenza di
e violenta e arr1va a mettere m dubbio la capacita stessa del pop 1 di quella specie di ‘appello e1ett0rale' che sono i vv. 726-30. Chi scriveva
amministrare l 5121?-SiF-nigfirotphe
' ' questi versi voleva suggerire ai suoi concittadini delle proposte operati-
Pamldo tebano-Q fiiftratti d1- osservaz10n1
- - attr1bu1te
. 9 O al-
ve; e anche il richiamo alla politica periclea doveva rientrare in questo
_ ,_ _ . g ca 1v0 atto che Teseo nella sua risposta
mentre difende 1 pr1nc1p1 generali della democrazia e la liberta di 1 ’ ordine di idee.
Eon controbatte l , araldo per quel che riguarda la critica ai 'demaI,;og(1)~1ia;,ar Il Goossens ha voluto vedere ne11’esa1tazi0ne di Teseo (e di Pericle)
a cosa una presa di posizione di Euripide a favore di Nicia ”. Questa mi sembra
dd W eOancora P i’ufiolgffendfinte dal momento che la r/Jeszs- dell’arald0' un’ipotesi inaccettabile. Come E: noto, il problema dell"eredita' di Peri-
h - 4 ?'2_5 6 q_u_<-1' a 1 Teseo de1 vv. 426-62 s1 susseguono secondo lo
sc ema de1d1batt1t1 trag1c1, secondo i1 quale gli argomenti di un interlo. " Cfr. Suppl. 448-49 con Hdt. V 92 Z: i1 confronto dei due passi é stato fatto da
BENGL, Staatstbeoretiscbe Probleme cit., p. 79.
°8 Cfr. F Gr H IIIb Suppl. vol. II, p. 226. 7* I fatti ai quali soos SENS, Euripide et Atbénes cit., pp. 421-22, si richiama per dimo-
‘°Ilness0traP '1 3 i1 P?T$°na8g10
' d1- Teseo nelle Supplzcz
.. era chiaro
_ strare che il pericolo di una ‘tirannide’ potesse essere attuale quando Euripide scriveva le
H quala __ Theseus deirfitg a H. Herter,
_\ enercit. . 18-h ' ' - - Supplici - il regime oligarchico del 411 a. C., i Trenta tiranni, la relazione di Cherea in
E cfr.g1a R. GOOSSENS, Péricles et Ilfaéfée, << B1I1lI:1ll1I11a(IIIEa1:’(:51:Ig(§l(?i€2:l1ii?)1'Ti[%Z{?f1e sul W. E4950. Thuc. VIII 74 — sono tutti notevolmente posteriori all’ep0ca in cui Euripide scrisse la tra
I932,6PlRI I1-132. I1 Goossens ha ripreso il suo punto di vista in Euripideutit 311$? Budf':»’ 35' gedia, e i1 richiamo ai fatti di Megara del 424 a. C. non é pertinente. Meritava invece di es-
433-3 . e a sostanza le sue argomentazioni ' b ' mes CH" pp‘ sere preso in considerazione i1 passo di Aristoph. Equ. 475-79, dove Cleone minaccia di de-
affermazioni non suflicientemente documentatemlPer Samesempio
mm gmste’ anche Se non mancano
il fr 56K nunciare alla boulé incontri notturni di congiurati. Anche se Aristofane volge la cosa in
diCrati m_1 - serm b ra non ut1l1zzab1le
.. . al fine della ,
' tesi. del Goossens; delleA
- e -che 116110P1111! on é 1.5 sq scherzo, é difficile che questi. versi siano privi di ogni fondamento. GOMME, Tbucydides cit.,
Ate Swdo di
na 1a 1n eseo avesse rappresentato Pericle é tutt’ lt ' II, p. 377, ha messo opportunamente a confronto i1 passo dei Cavalieri con Thuc. III 82.6;
fie plprtrazt de Pbidias sur le bouclier de l’At/véna Part/aéngs I5: 1f1i:1;>>S1gL;rO1'9§f5r'pv;' DEONNA’ ed era naturale che anche u_n regime oligarchico potesse facilmente essere sentito come ti-
nc e esprimendo alcune riserve SCHMI i ’ ’ ’ ' 291 Sgg' rannide: cfr. sotto, p. 204, nota 35, e i passi citati da GOOSSENS, Euripide et At/Jénes cit., p.
riconosce la validita della tesi del Coossennsi GGL, I, 3, P’ 450’ nota I (6 cfr' anche P’ 73°) 459, nota 20. Tuttavia, ed Ea questo cio che importa soprattutto notare, i1 modo come Teseo
7° La cosa é messa 0PP ort unamente 1n ' rihevo
' ' - - et Atbenes
. . ,- si esprime E: tale che Euripide non vuole che gli spettatori considerino come attuale il peri-
pp. 42219. da GOOSSENS, Eurzpzde c1t., colo di un eventuale rovesciamento della democrazia.
” Cfr. GOOSSENS, Euripide et Atbenes cit., pp. 440-46.
182 La tragedia di Euripide e la realta politica e sociale Le Supplici e la perdita di contatto con la politica I83
cle é stato molto dibattuto e non e qui il caso di ripetere gli argomenti di con Argo, e negli anni successivi, E: significativo 1n og.n1.C_a§0 C116 10 $t°T1'
coloro che vedono il continuatore della politica di Pericle in Nicia oppu- co non scartasse come evidentemente assurda la poss1b1l1ta che? 1‘_aPPr@'
re in Cleone. Si tratta probabilmente di un problema mal posto, e giu- s,entare Atene nella pace del 42 1 a. C. fosse stato non N1C{3;£I1'13 1 fi101\£YfiI1iP
stamente la De Romilly ha osservato che se la politica militare di Cleone Alcibiade. Inoltre, nello stesso passo Tucidide accenna a atto 08.6 (Iii
era ben lontana da quella prospettata da Pericle, d’altra parte la sia pur biade si prese cura degli Spartani presi pr1g1on1er1 a Sfa_Ct_@13fl iqtra
moderata simpatia che Tucidide dimostra nei confronti di Nicia era ba- 4 2 5 e il 42 1 a. C. si ebbero dun_q_ue degl1 interventi d1 AlC11)351 e c {gave-
sata su presupposti che sconfessavano la linea politica di Pericle 7‘. Per vano una chiara risonanza p0l1t1ca. Ma c e d1 piu. In LAO Oi-ld 1;
quel che riguarda in particolare le Supplici, i vv. 2 38-45 sono suflicienti si riferisce il fatto che Alcibiade fu eletto nella commifisione c Bi £5321
a dimostrare che Euripide non pensava a Nicia come continuatore della provvedere a certe operazioni pre11m1nar1 relative ala r1scoss od_ ue-
politica periclea. Qui infatti — si tratta di un passo su cui avremo modo
di ritornare — Teseo accusa sia i piti ricchi, che sono cittadini inutili e de-
siderano sempre di pifi (un’accusa molto forte, se si tiene conto del di-
rl
sta commissione E: stata con erma _ _
di poter attribuire attendibilita a questa notlzlfl, an¢h¢ $6 nP°Ft*fia dC::_
_
scorso di politica estera che Euripide conduceva in questi anni) sia colo- na fonte sospetta quale E: lo Pseudo-Andocide. Ma, a parée ggni a ralo E-
ro che vivono nella poverta e nell’indigenza, mentre e la classe media siderazione, vale soprattutto 1l.fatto che un p1't')I11pOt6‘ 1 d istene , Ea
quella in grado di salvare la polis. Ora, a parte i1 fatto che con ogni pro- va in ogni caso apparire ai SL101 contemporanei come prie c?St111atOo€:1e-
babilita Nicia era uno dei pifi ricchi cittadini di Atene, i1 rifiuto di sce- vita politica; e i rapporti intercors1_traAlc1b1ade e Per1c e ovevan B H‘
gliere tra i ricchi e i poveri dimostra che Euripide, se polemizzava contro cessariamente raflorzare questa op1n1one._E_ d flltffl Pane» 813_ne1_ “da
i democratici, non voleva neppure apparire solidale con i gruppi che ad C/ggtmnzi, rappresentati nel 427 a. C., Alcibiade viene preso 1 .m1ra
essi si contrapponevano. Aristofane ed 2- menzionato insieme ad un uomo pol1t1co come L1S1S1I1‘fl'E0
Mi sembra invece che l’ipotesi del Wilamowitz 7’, secondo cui nelle e un retore come Trasimaco: gia nel 423 3- C» du11qu¢,/Aklblade doveva
Supplici Euripide puntava su Alcibiade, meriti di essere ripresa. I1 Wi- essere bene in vista. , , . .. . .
lamowitz stesso ha richiamato l’attenzione sui vv. 190-9 1 , dove si sotto-
Non siamo informati in quale direzione Alcibiade negli anni 1n ctéi s1
linea i1 fatto che Atene ha in Teseo un capo giovane 7°; e non occorre ri-
colloca la composizione delle Sprpplzcz s1 quallficasse p(il11i1CaII1€11'E€.nO(;1I:
cordare che Alcibiade e Pericle appartenevano, sia pure secondo due di-
ogni probabilita, i suoi rapporti d1 parentela con P6116 _@ 0 P°neVa
versi rami, alla stessa famiglia degli Alcmeonidi. L’obiezione" che in partenza al di fuori degli amb1ent1 ol1garch1c1 e moderati e% per cpinverslp,
quegli anni Alcibiade era ancora troppo giovane non e convincente. In _ I_ -‘L
il rapporto di prossenia che 10 legava agli Spartani poteva alr cre §_r¢ C E
Thuc. VI 89.2 Alcibiade rimprovera agli Spartani di aver preso come in-
una sua aflermazione avrebbe potuto co1nc1dere con una pp 13163 1 av:
terlocutore per la pace del 421 a. C. Nicia anziché lui stesso: anche se si
cinamento con Sparta 5°. Ma per 11 1‘¢$T_0 - Per quell? Che a Ocumen 1:
tratta di una osservazione che Tucidide attribuisce ad Alcibiade per giu-
zione in nostro possesso ci permette d1 affermare -.11 suolnome nopcee 16
stificare il suo comportamento nel 420 a. C., in occasione del1’alleanza
legato ancora a nessun ep1sod_1o_ po11t1co d1 grandissinlio 15:1 tevlo e uoteva
7‘ Cfr. Tbucydide et l'z'mpérialz'sme at/vénien cit., pp. 155 sgg.
possibilita erano aperte. Eur1p1d_¢,_ quando $¢r1V¢Va C "P1? 13% P1 a_
" Cfr. WILAMOWITZ-MOELLENDORFF, Einleitung in die griecbiscbe Tregfidie cit., p. 13. ragionevolmente credere che Alcibiade avrebbe potuto conc u 6:16 a P _
Questa ipotesi, avanzata anche da L. Radermacher, é presa in considerazione da SCHMID, ce con Sparta, realizzando quel sogno d1 part? Ch¢_ @811 _11'1_$¢gu1Va bi‘-‘nm'
GGL, I. 3,1» 449. new 5- Inoltre Euripide poteva ritenere che la pol1t1ca d1 Alcibiadi: avre e pler
7° Cfr. vv. 190-91 vsotviow fixer. 0":-E 'rcor.p.év’ éafilév (parla Adrasto rivolgendosi a Te-
seo), e cfr - anche v - 580
‘ vuv 8’ E1’ sf
_ vaotviotg (E: l’araldo tebano che si rivolge a Teseo) . I1 il resto ricalcato quella di Per1cle e poteva augurars1 che_1\ 81°¥a_ne a
fatto che nelle Supplzci al v. 160 e a1 vv. 232 sgg. si critichino i giovani in quanto fautori di meonida avrebbe acquistato quel prest1g1o e qu<-I118 ¢aPa¢1ta P0 “lea C e
guerra non e 1n contraddizione con la sottolineatura dell’eta giovanile di Teseo. I vv. 160
e 232 sgg. rientravano nel discorso pacifista che Euripide conduceva nella tragedia, oppo- vs Cfr. anche Plut. d P _ pp 66 Sgg
nendosi ai democratici; ma il giovane capo che egli implicitamente augurava ad Atene do-
veva, nelle intenzioni di Euripide, frenare i democratici e imporre una politica di pace. An-
7° Cfr. . I-IATZFELD, cz za 6 M18 I9_5{, - _ - . . . -
zi, se nonostante i vv. 160 e 232 sgg. Euripide sottolinea che Teseo e giovane, lo deve aver
5° ] HAIFZFELD, z'bid., p. 75 pafla di Alcibiade, prima dellla pace d1 N1<(:11_fl, ¢Q11g1€;11i1;‘;1ig‘1_?<‘_:
fattonper una ragione ben precisa e assai importante. mo <<qu1" se montrait
' 1...] reso
’ lu _a _la guerre a outrance>>.
_ a s1 im
tratta
C no1 un allaa battaglia _ d1_
non documentata: 11 fatto che AlC11)l3de flV¢$$¢ PaFt¢¢1P3t°» 6 (3011 P 8 »
Cfr. coos SENS, Eurzpzde et At/aenes c1t., p. 443. Delio non a certo una prova al riguardo.
184 La tragedia di Euripide e la realta politica e sociale
Le Supplici e la perdita di contatto con la politica I85
avevano permesso a Pericle di assicurare ne11’epoca del suo maggior pre- vincere con il cocchio i1 primo e il secondo e il terZ0 Pram‘): e ilndilrfi
stigio 1’equi1ibrio politico e sociale della polis. L’affermazione di Alci-
senza fatica, incoronato de1l’ol1vo d1 Zeus, perche lara 0 pr0C aml
biade avrebbe quindi dovuto soddisfare i desideri pifi profondi del poe- lyro nome» .
82
_ _ , .
ta: alla pace a1l’esterno si sarebbe dovuta accompagnare all’interno la In un recente lavoro 11 Bovira '3, ha discusso 1a questione se e mtche
cessazione di quei contrasti violenti che avevano messo in crisi la cultu- modo l’epinici0 si possa conc111are con la trilogia troianlil, 1‘aPP1'e$en_ 3 3
ra e i1 mondo poetico stesso di Euripide. E ben comprensibile il motivo
ulle Dionisie del 415 a. C. e cost1tu1ta da tre tgagedie, c e mettono 1n ‘e’
per cui egli rifiutava energicamente ambedue i termini del contrasto che
videnza gli orrori e la brutalita della guerra . Il problema e reso pru
in quegli anni agitava Atene. La presentazione della classe media come
complesso dal fatto che, com’e \noto,. ne11’inverno tra 1l 416 e 1141 5t a. C._
la sola capace di garantire la salvezza di Atene corrispondeva a1 profon- . . _ O -
st ebbe 11 massacro d1 Melo ed e leg1tt1mo porsi la domanda se quefi o ag
do desiderio di un equilibrio armonico all’interno della polis, che dal-
vcnimento sia o no presupposto nelle traged1e. rappresentate ne a p
1’/lndromucu in poi egli aveva visto seriamente compromesso.
mavera del 415 a. C. Secondo il Bowra, 1e Trozaiie possono essere siape
Ma si trattava nel complesso di una prospettiva non corrispondente . - - ‘ ' tr i e
scritte solo dopo 11 massacro d1 Melo, mentre la cosa non E: d1mos _a t
ai dati di fatto. L’equilibrio realizzato da Pericle sul piano sociale e po- per le altre due tragedie, l’Alessundro e 11 Ealamede, P01? 0 tro a noano e
litico era condizionato da una situazione finanziaria che si era profonda- solo in modo frammentario. In a1tr1 ’C€1‘1'1'11I'11, secondo questo st? 1080,
mente modificata. Per quel che riguarda in particolare Alcibiade, dal \ U I
420 a. C. in poi egli si distinse per iniziative che se non erano provocato- vole ad Alcibiade e pote qu1nd1 scrivere 1 ep1n1c1o per a sua v1 _ 1
rie nei confronti di Sparta, certo erano tendenzialmente antispartane; e pica mentre invece 1e Troizme furono scr1tte dopo 11 massacro d1 Me 0,
in politica interna egli oscillo tra1’alleanza con i moderati e un atteggia- che dovette gettare il poeta in una cr1s1 profonda. D Th V I6 Si ri-
mento di rivalita e di contrapposizione nei confronti di Nicia e dei grup- Quest’ipotes1 non r1esce del tutto convincente. . a up I _ _ b
pi politici che erano a lui legati. Tutto questo Euripide quando scriveva cava che la presa di Melo e il massacro de1 c1ttad1n1 masch1 adult1 s1 e -
le Supplici non poteva saperlo. Ma 2- certo che la teorizzazione della clas- be ad inverno piuttosto inoltrato 8’. Siamo quindi di fronte a una situa-
se media come garante dell’equilibrio della polis, anche se non siamo au- zione simile a quella che c1 _s1 e presentata pe_r1a(§lataziop1e dell1§:e$5g7POlg
torizzati a considerarla una elucubrazione personale di Euripide, era vel- in relazione alla battaglia d1De11o: sembra cioe a esc u ere c di
leitaria e non teneva adeguatamente conto dei contrasti di natura econo- presa di Melo Euripide abbia avuto 11 tempo d1 concepire la traged1a,
mica e politica che inevitabilmente provocavano la lacerazione della po- scriverla e di istruire il Coro. _ _ d_ d_
lis, secondo il giudizio de1Be1och ", in due parti contrapposte. Parados- Ma, soprattutto, sono da fare altre cons1deraz1on1 d1 or 1ne rverso.
salmente, le parti piu 'po1iticizzate' delle Supplici sono quelle dove pifi
il poeta dimostrava di aver perduto il contatto con la realta del suo tem-
'2 Cfr. Plut. Ale. 11 = PMG 755. I dubbi che sono stati avanzati sulla paternita euri-
po. D’a1tra parte, non a caso, accanto a questo 'impr0vvisato' discorso di idea non hanno ragione di sussistere. _ _ ' _ _
natura politica, Euripide continuava nella tragedia, ne11’ambito di una P 8’ Cfr ' c.' M '- BOWRA, Euripides’ Epiniciari for Alcibiades, <<H1stor1a», %, I96_01»,PP- 03'
prospettiva a piti lunga scadenza, il discorso iniziato gia nel1’Ana'r0maca
e nell’1-Ecuba, nel senso di una valorizzazione di una dimensione ‘apoli-
LO mar lfopmots ts Oar‘: PI§:at‘;::.;;;2: ‘ini...
- - ' *
nale vittoria fu ottenuta da Alcibiade ne 41 a._ .. c_r. a VI VII P ti I
1 eccezio-
I62:
te s1a stata tentata una trattativa, conclusasi con un nulla di fatto' li Resta da spiegare allora, ovviamente, come mai nello stesso periodo
ambasciatori ateniesi - ci informa Tucidide in V 1 14 — si ritirarono e :11 di tempo in cui concepiva 0 scriveva 1e Troiime Euripide abbia potuto
strateghi.
.21 , d_ 81 momento che 1' l_\/lel1' non volevano accettare le cond1z1om
. . .
comporre l’epinicio per Alcibiade. Ma a questo proposito occorre chia-
poste agli Ateniesi, 1ncom1nc1arono ad assediare la citta' e molto proba rire un punto che si puo prestare ad equivoci. Non e aflatto dimostrato
I . . , . _ _
plle Sf3_iI:I11)I‘£i.l.1f,<T€U.2l1I.I1€I1t€-),b11'1 ogni caso, che nella trattativa fatta prima del- che la spedizione contro Melo sia stata voluta o comunque sollecitata
asse rmagedi
dere 10 1 t eniesr a iano ' ' - - -
effettivamenteminacciato1Me11’" - d1- pre;-1.. da Alcibiade. A1 contrario, ci sono sufficienti elementi per ritenere che
_ p _ . menti estremi. (Del resto, che 1n questa seconda spedizione questa spedizione si inserisse in una linea di politica estera, la quale
gli At€1'1l€S1 fossero molto pifi decisi contro Melo E: confermato dal fatto piuttosto che ad Alcibiade faceva capo al ‘moderato’ Nicia. Anzitutto,
I 11¢ 1
a. C. non. posero l assedio e s1l1m1tarono a devastare la terra
7 ' 0 0 I
infatti, questa spedizione si riattaccava direttamente a quella che contro
de1Me11: c1r.Thuc. III 91). la stessa Melo era stata fatta da Atene nel1’estate del 426 a. C. La moti-
I Nel1’estate
_ I d e 1 416 a. C. gli' Aten1es1
' ' erano 1mpegnat1
- - dunque, per vazione, tra l’altro, che Tucidide da in V 84.2 de11’intervento del 416
a pr1rna vo ta dopo la pace del 421 a. C., in un’operazione bellica di a. C. E: la stessa che egli in III 91.2 da di quello del 426 a. C.: non man-
grand1 proporzioni, che poteva agevolmente essere interpretata come cano addirittura, nei due passi tucididei, alcune coincidenze verbali”.
it, eéprssligpeel;:l1r:1};
. ' pollpca
' ' espans1on1st1ca.
' ' ' E g1a
.\ ne1l’estate del 416
Ora, lo stratego che guidava 1a spedizione del 426 a. C. era’appunto Ni-
_ _; d b l_ _ g nevo mente prevedere una tragica conclusione per cia, dimodocché, di fatto, Cleomede e Tisia nel 416 a. C. non facevano
1 P10 -0 0 1 M011, 0 tutto questo senza le giustificazioni che sei anni pri- che continuare un’iniziativa a cui Nicia dieci anni prima aveva legato i1
ma potevano aver accompagnato, in un caso solo apparentemente analo- suo nome. Ma questo puo essere solo un fatto accidentale. I1 vero si E:
g0,d1l massacro di Scione. Infatti, com’e noto, nella trattativa della pa che nella primavera del 416 a. C. Alcibiade era impegnato in una opera-
ce e1 1-It 2 I a .C. Scione
' era. stata abbandonata dagli- Spartanl. ad Ate-' zione in Argolide. Da Thuc. V 84.1 sembra risultare la contemporaneita
ne, qua unque dec1s1one ess1 volessero prendere nei confronti dei loro della spedizione di Alcibiade e di quella contro Melo: E: signiflcativo l’u-
abitanti“/,3‘edue anni' prima
' -~ votato, per 1n1z1at1va
era stato g1a - - - - d1. Cleone, so del “cs... mu’. nonostante la notevole estensione della frase che fa capo
uno .f’5@P f-WW1, (I116 prevedeva 1 ucc1s1one in massa dei cittadini di Scio- alla prima delle due particelle, e anche la precisazione che si trattava
n.e (1 assedlo fira Siam P0$1I0 gia nel 42 3 a. C.): la conquista ed i1 mas de11’inizio de11’estate e un elemento che porta a questa conclusione 9‘.
86 E 1nut11e
- - r1cordare- . .
che la bibliografia sull’argomento é enorme L’u1timo lavoro in
ordine di t ' - . . - _ , " Le ragioni che invece potevano essere addotte a favore de11’iniziativa contro Melo
naeum », I\§:'I1§%’::’6tr;‘9‘%§°1I:?a 2";%_1;<;t1, e M. AMIT, The Meliim Dialogue and History, << Athe- erano di diverso carattere: una chiara esposizione ne ha dato AMIT, The Melian Dialogue
" Cf1~.Th and History cit., p. 220.
C116 tenda “Opts;.’v ’ '1’ ' - .
a I:i1n'i‘3H?g-Zar£1121/I§:;t1il'€is1S1/ifeizlizghlggrélrégtlégtréd .
Il;Izst0ry . p. 217, mi pare
cit., 9° Cfr. Thuc. III 91.2 tong Ydtp Mnkioug Eiwotg v'r1o'|.drrotg mai. ofm éflékovsotg 13-mi-
g1a ne11’estate del 416 a. C. fosse prevedibile il modo prgciso cdnieeliolll/IE1i];1Lt11(1ioc1l1cSL.1mere Cl? xomisw e V 84.2 or‘. 5% M'f]7u.01.... 'c63v... ’Ai1'r]vot(.wv ofm 'i‘|i1s7»ov finaxofistv 6'1o'11:sp oi. 6'O\.)to1.
effetuvamente puniti - - Non c’e. infatti
- . nes _ ' o 1n segu1 0 vnm.1I>1:ou..
. stato votato
massacro s1a - durante l’estate s un a ragione pa mmere Che 10 pseplmma
- dd 9‘ In una direzione piuttosto diversa invece CLASSEN—STEUP ad. loc. Giustamente W.
8‘ Cfr. Thuc. V 18.8. KOLBE, Das atbeiiiscb-urgiviscbe Biinduis uori 416 v. Clir. C., << Classical Philology», 25,
1930, pp. 105-16, ha fatto osservare, sulla base di IG I” 96 e I’ 302, che la stipulazione del
188 La tragedia di Euripide e la realta politica e sociale Le Supplici e la perdita di contatto con la politica 189
La spedizione di Alcibiade nell’Argo1ide non era di per sé un atto precedente progetto - sostiene la necessita della stabilizzazione de1l’im-
di aperta ostilita verso Sparta, ma certo si muoveva in questa direzione pcro nel continente ".
o comunque si poteva prestare ad una tale valutazione: ci informa Tu- /- In conclusione, mentre non c’e nessun motivo per ritenere che Alci-
cidide che Alcibiade catturo trecento argivi sospetti di filolaconismo. biade nella primavera del 416 a. C. fosse personalmente interessato al-
D’altra parte, nella stessa primavera del 416 a. C. Alcibiade concludeva la spedizione contro Melo, E: da ritenere giusta la tesi che ad essa fosse
un nuovo trattato di alleanza tra Atene e Argo. Anche questo trattato fortemente interessato Nicia 9’. Euripide poteva quindi ragionevolmente
non era formalmente antispartano, ché anzi con ogni probabilita una deplorare ne1 profondo la spedizione contro Melo e nello stesso tempo
clausola prendeva in considerazione l’ipotesi di un accordo con Sparta ”; mostrarsi entusiasta per il successo di Alcibiade ai giochi olimpici. E
e pur tuttavia era chiaro che i1 rafforzamento delle posizioni degli Ate- vcro che - con ogni verosimiglianza“ - nel1’inverno tra il 416 e il 415
niesi nel1’Argolide non poteva non disturbare gli Spartani. Ora, a parte :1. C. allo psep/iisma in base al quale gli abitanti maschi adulti di Scione
ragioni di ostilita personale 0 comunque esigenze di equilibrio politico furono uccisi e le donne e i bambini furono fatti schiavi partecipo attiva-
all’interno di Atene, Nicia, che aveva impegnato tutto il suo prestigio mente Alcibiade. A questo proposito, si puo avanzare l’ipotesi che egli
politico nella pace con Sparta, non poteva essere favorevole a queste ini- lo abbia fatto anche per non lasciarsi scavalcare dagli avvenimenti: una
ziative di Alcibiade. E verosimile che egli cercasse di indirizzare i1 po- volta che l’operazione si avviava a conclusione era suo interesse mante-
tenziale bellico ateniese in un’a1tra direzione, in una zona al di fuori de- nersi sulla cresta de11’onda, inserendosi in una situazione favorevole,
gli interessi spartani ”. Non si tratta solo di un’ipotesi. Nella primavera anche se non era stato lui a crearla. (Un atteggiamento del genere non
del 415 a. C., durante la seconda assemblea prima della spedizione in Si- puo sorprendere in un uomo politico quale era Alcibiade). In ogni caso,
cilia, Tucidide ci informa che Nicia si oppose al1’iniziativa di Alcibiade tutto questo Euripide ne11’estate del 416 a. C. né lo sapeva né poteva
richiamandosi alla necessita di rafforzare 1’impero ateniese. Dal dialogo prevederlo.
dei Meli si desume - cosa che appare gia di per sé verosimile - che gli Ne1l’estate del 416 a. C. Alcibiade era per Euripide un leader politi-
Ateniesi giustificavano la loro iniziativa con il timore che gli abitanti co di grande prestigio, a1 quale egli ancora guardava con grande interes-
delle isole potessero, se Melo non fosse stata sottomessa, assumere un se: la composizione de11’epinicio lo dimostra. Nonostante il sostanziale
atteggiamento di autonomia e di ostilita nei confronti di Atene. Ora, la carattere antispartano de1l’al1eanza del 420 a. C. e di quella della prima-
stessa linea politica appare sostenuta da Nicia contro la spedizione in vera del 416 con la sola Argo Euripide poteva ragionevolmente sperare
Sicilia nella primavera de1l’anno dopo. Ma c’e una differenza. In Thuc.
VI 10.5 e solo agli abitanti del continente che Nicia fa riferimento co-
me potenziale fonte di pericolo, mentre in Thuc. V 99 i1 pericolo e vi- °‘ DOVER, Tbucydides VI cit., p. 17, osserva <<Nikias’ rhetorical statement is of a type
which cannot be effectively challenged ». Ma si trattava di qualcosa di pifi di un’afIermazio-
sto negli isolaniz dopo l’esempio fornito con la distruzione di Melo le nc retorica. La tesi di BELOCH, Attiscbe Politi/e cit., p. 57, secondo cui Nicia era soprattutto
isole vengono ritenute tranquille e Nicia — nel1’ambito della stessa linea interessato ad una iniziativa politica e militare di Atene nel Nord della Grecia (particolar-
mcnte Anfipoli) non ha trovato il consenso di HATZFELD, Alcibiade cit., p. 148, nota 1. Ma,
politica e prendendo in considerazione la possibilita di realizzare un suo in ogni caso, Thuc. VI 10.5 si deve intendere anche in connessione con V 83.4, dove sono
forniti i particolari di un tentativo, non riuscito, da parte di Nicia di fare una spedizione
contro Anfipoli e la Tracia (da datare, a quanto sembra, a1l’estate de1417 a. C.).
trattato con Argo e un’assegnazione di fondi per la spedizione a Melo avvengono durante 95 BELOCH, Attiscbe Politik cit., pp. 57-58, attribuisce chiaramente l’iniziativa contro
la stessa pritania de1l’Ai.otv1:£g: in Tucidide la contemporaneita dei due fatti <<steht [...] Melo a Nicia, anche se sottolinea il fatto che in questo periodo non ci doveva essere un con-
zwischen den Zeilen >>. llitto tra Nicia e Alcibiade. E cfr. anche A. MOMIGLIANO, Le cause della spedizione in Sici-
9* Cfr. IG I’ 96 1. 12 (secondo il testo dato da I-IATZFELD, Alcibiade cit., p. 121, nota 2): lia, <<RFIc», 57, 1929, pp. 371-77 (cfr. in particolare p. 374) e HATZFELD, Alcibiade cit.,
[édw at] épévev Bo13)\.ov'r[ou. itowiiou. Aotxa5ou.p.év1.o1.] 'Ap7sloz.g xoti. ’Ai1evotl.otg. Le inte- p. 125. Per quel che riguarda poi i rapporti tra Nicia e Alcibiade in relazione alla spedizio-
grazioni mi sembrano nel complesso abbastanza probabili. Dopo gli avvenimenti del1’in- ne di Sicilia si rimanda a1 recente lavoro di U. LAFFI, La spedizione ateniese in Sicilia del
verno del 417-416 a. C. i rapporti tra Sparta ed Argo erano di aperta ostilita; e d’altra par- .115 a. C., <<Rivista storica italiana», 82, 1970, pp. 277-307. Si vedano ir1 particolare le pp.
te - data l’al1eanza che si stipulava tra Argo ed Atene - una pace eventuale di Sparta con 280-81, relative all’atteggiamento di Nicia nelle fasi preliminari della decisione. Osserva i1
Argo coinvolgeva anche Atene. Questo puo sembrare incongruente con il fatto che dopo la I .afIi che la decisione di inviare un contingente in Sicilia fu presa durante la prima assem-
pace di Nicia Atene non era in guerra con Sparta, ma Pincongruenza era nelle cose. lvlca senza contrasti; d’altra parte pero mentre Nicia concepiva 1’intervento in Sicilia come
” La presunzione, dai fatti successivi dimostrata corrispondente alla realta, che gli la continuazione della politica tradizionale, Alcibiade intendeva con esso e tramite esso
glpaitani non sarebbero intervenuti a Melo é presupposta nel dialogo tucidideo tra iMe1i c una politica nuova.
1 ten1es1. ’° Cfr. [Andoc.] IV 22 e Plut. Ala. 16.
ll
190 La tragedia di Euripide e la realta politica e sociale Le Supplici e la perdita di contatto con la politica 191
che la politica di Alcibiade non finisse per portare a una guerra contro scidone e, alla lettera, si riferiscono ai Greci che si sono abbandonati a1
Sparta (e di fatto questo non avvenne, 0 soltanto per via molto indiret- saccheggio di Ilio e ora sono minacciati da un infelice destino sulla via
ta, al di la delle intenzioni di Alcibiade). L’iniziativa del giovane strate- del ritorno. Ma il carattere generalizzante della frase comporta un netto
go ne1Peloponneso durante l’estate del 419 a. C. era stata cosa di poco stacco con quello che precede; ed e difiicile supporre che i1 poeta quan-
conto e si era conclusa senza conseguenze rilevanti; e Mantinea, per chi do scriveva questi versi non avesse presente il comportamento di Atene
fosse stato appena un poco pregiudizialmente favorevole ad Alcibiade, nci confronti di Scione e 1e minacce che nell’estate del 41~6\a. C. veniva-
poteva essere considerata un 'incidente', tale da non compromettere ne- no rivolte contro i Meli. E molto significativo, pertanto, che si preveda
cessariamente una politica di prestigio di Atene che non sboccasse in la fine di colui che distrugge le citta altrui. La cosa trova un preciso pun-
una guerra con Sparta. Inoltre, come ha osservato i1 Kolbe 9’, durante il to di riferimento nel tucidideo dialogo dei Meli, in V 90-91, quando la
417 a. C., dopo la presa del potere ad Argo da parte dei democratici e possibilita della fine de11’impero ateniese viene presa in seria considera-
date le reazioni di Sparta, la situazione era stata tale che una guerra zione. C10 naturalmente non costituisce di per sé una prova de11"auten-
tra Sparta e Atene appariva come una possibilita reale e concreta °'; e il ticita' del dialogo; e pur tuttavia il passo delle Troiune dimostra come i1
fatto che il pericolo di guerra apparisse sventato nella primavera del senso di un possibile crollo della potenza ateniese potesse essere attuale
416 a. C. e che la cosa si fosse risolta semplicemente con una riaf1erma- nel 416 a. C. e come Euripide fosse pronto a recepire previsioni e stati
zione del1’egemonia ateniese su Argo senza uno scontro con Sparta non d’animo del genere. Ma c’e anche un altro aspetto della questione che
poteva non riuscire gradito ad Euripide. va preso in considerazione. Come E": stato visto 9°, i vv. 95-97 delle Troia-
In ogni caso, Alcibiade appariva nell’estate del 416 a. C. come l’uo- ne presuppongono con ogni probabilita anche un precedente letterarioz
mo le cui decisioni avrebbero condizionato in maniera determinante i1 in Pers. 807 sgg. Eschilo, per bocca di Dario, alla condanna del compor-
comportamento di Atene in una zona molto calda per quel che concer- tamento di Serse che ha devastato templi e altari associa la previsione
neva i rapporti con Sparta; e si puo ritenere che - a parte altre ragioni - di un’adeguata punizione della sua hyhris. Si puo desumere da cio che
Euripide cercasse di non perdere i contatti con Alcibiade anche nella Euripide considerava i1 comportamento di Atene nei confronti di alcu-
speranza di influenzare la sua politica in un senso pacifista. ne citta piu deboli come un tradimento di quegli ideali in nome dei qua-
Ma, per quel che riguarda1’atteggiamento di Euripide di fronte alla. li i Greci, e in primo luogo g1iAteniesi, si erano opposti a1 barbaro per-
situazione politica nel suo complesso, quel processo che si era iniziato siano; e non a caso nelle Troiime é confermato con forza quel rovescia-
negli anni intorno alla morte di Pericle era ormai irreversibile. Una mento del giudizio tradizionale sul binomio Greci-barbari che era gia
tragedia come le Supplici Euripide non la scrisse pifi, e si accentuava affiorato in qualche tragedia degli anni precedenti.
invece, nel profondo, un atteggiamento di amaro distacco di fronte alle In realta nelle Troiime piti che esprimere delle precise valutazioni
vicende politiche interne di Atene. su singoli fatti politici del suo tempo ad Euripide interessava afirontare,
Certo, anche le Troiuiie possono ‘agevolmente’ essere interpretate sia pure sotto lo stimolo della realta del suo tempo, un discorso di pi1'1
come un avvertimento che Euripide rivolgeva ai suoi concittadini a non largo respiro. Egli non aveva delle valide proposte politiche da ofirire
intraprendere di nuovo iniziative di guerra. Ma si trattava, per Euripi- agli spettatori, ma intendeva scavare in altre direzioni: il rovesciamento
de, di un discorso gia fatto negli anni precedenti e non e su questo che della concezione tradizionale che opponeva come termine positivo a ter-
batte l’accento della tragedia. Meritano di essere esaminati, a questo
proposito, i vv. 95-97, quelli dove piu chiaramente in tutta la tragedia ” Cfr. anche, tra gli altri, 1.. PARMENTIER e H. omicorns, Euripide, tomo IV, Paris
Euripide rivela il suo punto di vista sugli avvenimenti politici contem- 192 5, p. 10, nota 1. L'accostament0 del passo delle Troiane con Aesch. Pers. 807 sgg. ri-
sulta ancora piti convincente se si intendono i Sotttiévwv i.5p\5uot'ccz. del v. 811 come indi-
poranei: << stolto é tra gli uomini colui che distrugge le citta e abbandona canti dei cimiteri. Questa interpretazione, che é stata avanzata da P. PERDRIZET, Le té7710i-
alla desolazione i templi e le tombe, sacre dimore dei morti: egli stesso gnage d’Eschyle sur le sac1i’Athenes par les Perses, << REG», 34, 1921, pp. 74 sgg., E: consi-
derata << rather attractive » da H. D. BROADHEAD, The Persae 0]‘ Aeschylus, Cambridge 1960,
in seguito e destinato a perire ». Queste parole sono pronunziate da Po- p. 202. I1 Broadhead mette anche opportunamente a confronto il passo dei Persiani con
lldt. VIII 109, dove Temistocle condanna Serse come ritvédtév we noti. 6t1:o'to'z°1ot7tov, pro-
prio per il fatto che bruciava e distruggeva le statue degli dei senza distinguere tra le dimo-
” Cfr. KOLBE, Das athenisch-argivische Biindnis cit., pp. 11 1-12. re degli dei e le abitazioni degli uomini. Risulta probabile pertanto che dietro ai vv. 9 5-97
98 Cfr. Thuc. V 82.6 e Plut. Alc. I5. delle Troiaiie aleggi la concezione erodotea della hyhris.
192 La tragedia di Euripide e la realta politica e sociale
die euripidee a noi pervenute integre. La debolezza de11’indagine del mente, un margine piuttosto largo di rischio e di incertezza. Tuttavia
Nestle e costituita invece dal fatto che egli cerca di costruire un sistema sembra forse probabile che questi versi presuppongano una concezione
coerente e rigoroso delle teorie sociali di Euripide (con l’immancabile politica che solleciti i1 superamento per i poveri del loro stato di indi-
aggancio alla filosofia eraclitea), senza porsi i1 problema di una eventua- gcnza, con la conseguente eliminazione de1 pericolo di scontri violenti
le modificazione del suo atteggiamento. Non a caso i.l Nestle mostra una tra le varie classi sociali °.
insufficiente informazione 0 una eccessiva indifierenza riguardo agli av- In questo ordine di idee si colloca certo il fr. 21 de11’Eolo’. Si so-
venimenti politici contemporanei ad Euripide, precludendosi cosi la stiene infatti la teoria che e impossibile la vita politica senza la parteci-
possibilita di individuare i1 nesso tra le sue prese di posizione e la situa- pazione sia dei poveri che dei ricchi. L’opi‘iinurn risiede in una certa me-
zione reale. scolanza 8: il ricco da al povero cio che costui non ha e per cio che i ric-
Gia nella Vita di Euripide di Satiro si attribuisce al poeta una posi- chi non hanno (si deve intendere la disponibilita di forza lavorativa) es-
zione di equilibrio di fronte alle tendenze politiche pi1’1 radicali del suo si si servono dei poveri, e in tal modo si crea una situazione che permet-
tempo’. In realta, atfiora non di rado, nelle tragedie euripidee, l’ideale te ai ricchi di conservare i1 loro prestigio sociale 9. Qui siamo in grado di
pericleo della concordia tra le varie classi sociali, nel1’ambito di una con- ricostruire con sufficiente approssimazione i1 contesto. Il frammento in-
cezione che si propone di evitare scontri violenti. Ma si tratta di un idea- fatti e da attribuire a1 giovane Macareo ‘° che cerca di convincere il pa-
le politico che acquistava sfumature e coloriture diverse a seconda del- dre E010 a permettere i1 matrimonio tra fratelli e sorelle (la cosa ci risul-
l_a diversa situazione politica che Euripide veniva a trovarsi di fronte. ta ormai chiara grazie al P. Oxy. 2457, che ci ha conservato una parte
E necessario percio vedere pifi da vicino, sia pure sommariamente, in del1’argumentuni della tragedia) e rifiuta che si adotti, per il matrimonio,
che modo si manifesti nelle tragedie euripidee l’adesione del poeta al- la ricchezza come criterio discriminante. Macareo ha quindi interesse a
1’idea1e pericleo (e soloniano) della concordia tra le varie classi sociali. sminuire il valore della ricchezza pur parlando dal punto di vista di chi
Solo cosi ci si puo rendere conto adeguatamente di un fatto molto im- appartiene a un ceto sociale molto alto. Nel fr. 20, infatti, egli aflerma,
portante per 1’evoluzione de11’arte drammatica euripidea (anche su un a proposito della ricchezza, di non ammirare un dio (si gioca sull’a1ter-
piano piu propriamente formale), al quale abbiamo gia accennato a pro- nanza 1'D.oi3~cog/rckofirog) che anche un malvagio e in grado di acquista-
posito delle Supplici: la perdita di contatto del poeta con la realta po- re. Ma anche se la tesi di Macareo appare 'condizionata' — per altro so-
litica del suo tempo. lo in parte — dalla vicenda della tragedia, resta un fatto molto significa-
E opportuno accennare a questo proposito anche alle tragedie pifi tivo che Euripide abbia dato voce in una sua tragedia a una concezione
antiche. Del Teseo ‘, infatti, Stobeo ci ha conservato un frammento.mo1- politica che mirava alla eliminazione dei contrasti sociali. E ne1l’ambito
to significativo 5, dove si avverte che << l’uomo che E2 privo di beni ed é di questa dottrina politica rientra anche il fr. 22, dove si parla della ric-
capace di agire con la forza della sua mano non si asterra dallo strappare chezza come di un bene che ora tocca agli uni e ora agli altri: il presuppo-
con la violenza i beni a coloro che possiedono ». Valutare un frammen- sto di una certa circolazione della ricchezza era ovviamente necessario
to staccato dal contesto e un’operazione che presenta sempre, ovvia-
° Cfr. anche NESTLE, Euripides cit., p. 336. Un’interpretazione diversa si legge in GOOS-
SENS, Euripide et Athenes cit., p. 430.
’ Cfr. fr. 39 II 23 sgg. e le giuste considerazioni di ARRIGHETTI, Satiro cit., pp. 116-17. 7 Alla tragedia si allude in Aristoph. Nuh. 1371. Anche se non é possibile arrivare a
I1 biografo riassume in alcune formule le posizioni politiche di Euripide, senza porsi i1 jg-_ una datazione sicura, mi pare che il fr. 16, con l’invito ad eccellere nel valore militare e a
blema di una modificazione de1l’atteggiamento del poeta in corrispondenza con i mutamen- guidare in modo opportuno la polis, senza mostrarsi 16¢ xop.\]1dt 'n:ouci.)»o1., induca ad acco-
ti della situazione politica ateniese. Questa impostazione si riscontra anche in alcuni stu- stare l’Eolo a11’Andronuica.
diosi moderni: oltre al Nestle, cfr. anche per esempio SCI-IMID, GGL, I, 3, pp. 728-31. “ Cfr. v.4 600.’ iécr-:1. 11.; oziyxpoiomg 1360'-c’ ifxenv xot7»63g.
“ La tragedia E: presupposta dalle Vespe di Aristofane e quindi non puo essere stata 9 La lezione Ttptbpsfia alla fine del v. 7, attestata dai codici S M di Stobeo, deve esse-
scritta dopo il 424 a. C. WEBSTER, The Tragedies of Euripides cit., p. 32, propone una da- re difesa (cosi giustamente NESTLE, Euripides cit., p. 541, nota 46). Correzioni come i}1]po'.\-
tazione molto alta della tragedia, anteriore al 438 a. C. Secondo i calcoli dello stesso Web- |1ez‘)ot 0 'rcs1tdtp.s1°1ot muovono da1l’esigenza ingiustificata di trovare un verbo reggente all’ac-
ster, che e propenso ad attribuire al Teseo i frammenti di P. Oxy. 2452, la percentuale delle cusativo at wt)». del v. 6.
soluzioni é di appena il 3 per cento. E chiaro tuttavia che trattandosi di frammenti le dc- ‘° Secondo SCHMID, GGL, I, 3, p. 409, nota 5, ifrr. 20 e 22 apparterrebbero a Macareo
duzioni ricavabili dalle statistiche metriche sono ben lontane da11’essere definitive, e una c il fr. 21 invece sarebbe da attribuire ad E010. Ma nel fr. 21 l’accento batte sulla conside-
datapione pifi bassa della tragedia e in realta non da escludere. razione che oltre i ricchi anche i poveri sono necessari ad una vita sociale ordinata: ci si
Fr. 389. muove su una linea che é quella di Macareo e non del padre.
196 La tragedia di Euripide e la realta politica e sociale La teoria della classe media 197
per chi mirava alla concordia tra 1e varie classi sociali. In tal modo d’altra ranei la realta del proprio tempo raramente permette una decifrazione
parte veniva minato alla base il principio aristocratico della efiyéveta, univoca e definitiva. D’altra parte, e comprensibile che il rinnovamen-
della nobilta di sangue, che non puo pifi contare sulla stabilita dei propri to del mondo poetico di un artista possa presentare uno scarto di fron-
beni: la cosa E: esplicitamente sottolineata da Macareo. (Nel fr. 336, del te agli avvenimenti del proprio tempo, sia nel senso che questi sono re-
Dictys —- una tragedia rappresentata nel 43 1 a. C. -~ si nega valore alla no- cepiti con un certo ritardo sia anche nel senso che l’artista ‘legge’ nella
bilta di sangue e si sostiene che il vero nobile E colui che e, lui personal- realta del suo tempo delle tendenze che sono destinate a tradursi in
mente, giusto). realta solo nel futuro.
I1 carattere instabile della ricchezza E: sottolineato anche nel fr. 420, Sta di fatto che in Euripide l’invito alla concordia tra 1e varie classi
che appartiene all’Ino, una tragedia anteriore agli Acurnesi di Aristofa- sociali afliora anche ne11’Erei‘teo e nelle Supplici. Senonché, come abbia-
ne “. Significativamente, in questo frammento alla ricchezza 1- associata mo gia avuto modo di osservare, dopo il 42 5 a. C., vale a dire dopo Sfac-
la tirannide, nel senso che l’instabilita della tirannide viene confrontata teria,1e preoccupazioni politiche di Euripide si polarizzarono intorno al
e confermata con l’instabi1ita della ricchezza. Anche qui siamo in un or- successo di Cleone e dei democratici e di fatto egli veniva ad avere lo
dine di idee caratteristico dell’ideo1ogia periclea, come nel frammento stesso obiettivo polemico dei ‘moderati’. Del fr. 5 3 A. de1l’Erette0 e del-
del1’Eolo; e in particolare i1 nesso tirannide-ricchezza si deve con ogni le critiche che l’araldo tebano muove contro i demagoghi nelle Supplici
probabilita accostare al fatto che a un atteggiamento antiaristocratico si -i____ abbiamo gia detto. Meritano invece di essere esaminati da vicino i vv.
accompagnava in Pericle la valorizzazione del principio della liberta in 238-45 delle Supplici: << Tre sono infatti le parti in cui i cittadini si di-
senso antipisistratico e filoclistenico. D’altra parte, i1 motivo dell’insta- vidono. I ricchi sono inutili e cercano di avere sempre di piu. Quelli che
bilita della ricchezza fornisce 1’occasione per invitare i ricchi a non ac- non hanno e difettano di mezzi di sussistenza sono temibili: essi si la-
crescere eccessivamente i propri beni, perché questo puo essere la cau- sciano prendere da11’invidia e ingannati dalle lingue dei malvagi “difen-
sa della rovina totale. Un aumento eccessivo della ricchezza — e del pre- sori" lanciano perfidi strali contro coloro che possiedono. Delle tre parti
stigio '2 - dei ceti piti abbienti viene quindi considerato come un feno- quella che sta in mezzo salva la citta, custodendo l’ordine che la citta
meno pericoloso, da sconsigliare: un motivo tipicamente soloniano si dispone » '3.
innesta in un complesso di idee molto pifi recente. Qualche critico ha condannato questo passo come un’interpo1azio-
Tutti i frammenti esaminati sinora appartengono a tragedie scritte ne“, ma si tratta di un’ipotesi basata su argomenti poco convincenti.
sicuramente non dopo il 424 a. C. Non E: escluso che alcune di esse sia- Immediatamente prima, infatti, Teseo ha accusato coloro che nella polis
no state scritte prima della crisi che investi nel 430-429 a. C. il regime sostengono una politica bellicista, in vista di obiettivi puramente perso-
politico pericleo (questo E: positivamente attestato per il Dictys). Tut- nali e senza tener conto del danno che possono arrecare in tal modo alla
tavia sarebbe troppo semplicistico datare tutti questi frammenti a un’e- massa dei cittadini ‘S. E quest’ultima considerazione a fornire 10 spunto
poca anteriore alla scomparsa di Pericle dalla vita politica ateniese. Eu- alle considerazioni dei vv. 23 8-45: 1’excursus sulle varie classi sociali E:
ripide poteva continuare - e certamente continuo — a credere a certi suggerito infatti dalla preoccupazione di individuare quale e la classe
ideali periclei anche dopo la morte dello statista che li aveva imperso- che e in grado di salvare la polis, facendo cosi il bene di tutti i cittadini ‘°.
nati. Guardando le cose retrospettivamente noi siamo in grado di ren-
" Tpaig Yétp 'r1:o7t1.-c1I3v p.sp£5sg- 0'1) uév 257161.01. I dtvwcpeksig “re nketévmv -1:’ ép1I>o" drain I
derci conto che negli anni intorno a1 430 a. C. si determino nella vita oi) 6’ obx fixovrsg noti. onotvifiovrsg Biou I 5s1.voI., véuovrag 1:111 cpiiévqa itkéov p.épog, I ég
politica ateniese una situazione nuova e irreversibile che rese definiti- 10151; Exov-rag xévrp’ dtc,01.6'1.o'1.v xotxdt, I 'y7s1bo'ooc1.g 'rcov"np133v 11:poo"ro1'1:63\1 <p"r1Xo15p.avo1.- I
vamente inattuali gli ideali politici dell’eta periclea; ma per i contempo- 'cp1.11'1v 8% p.o1.pCZw 1‘) 'v p.éo'1p o'o§Z;s1. 1réM'.l-1;, I Xéopov cpu7».d1.o'o'ouo" Eiv-r1.v’ biv rdtfin 1t6M.<;.
"‘ Cfr. GREGOIRE, Euripide cit., III, p. 112, nota 1, i1 quale avanza l’ipotesi che i1 passo
appartenesse originariamente a un’a1tra tragedia euripidea e sia stato inserito qui nelle Sup-
plici in occasione di una rappresentazione successiva della tragedia. Anche GOOSSENS, Eu-
“ Cfr. Aristoph. Ach. 434. La tragedia quindi non puo essere stata scritta dopo il 427 ripide et Athenes cit., pp. 429-3o, prende in considerazione questa ipotesi.
a. C. I1 fr. 420 era pronunciato da Ino in un dialogo con Temisto: cfr. WEBSTER, The Tra- *5 Cfr. vv. 232-37. I1 fatto che in questi versi i fautori della guerra sono i giovani ser-
gedies of Euripides cit., p. 99. L’ipotesi del Webster che i1 fr. 417 segua al fr. 420 mi sem- viva ad Euripide a mettere meglio in cattiva luce l’irresponsab111ta d1 un atteggiamento bel-
bra molto probabile. licista. La cosa d’altra parte trovava efiettivamente riscontro nella realta.
" Cfr. fr. 419, 1. I1 motivo soloniano della ‘ricchezza giusta’ E: presupposto nel fr. 419 “ E del tutto normale che dopo la digressione Teseo s1 r1allacc1 alla vicenda drammati-
e nel fr. 417. ca con xbircstra.
La teoria della classe media 199
I98 La tragedia di Euripide e la realta politica e sociale
E chi r '
S€nZaflCl0e¢%,1fn:1i1Z1p1t[rep1bi:1ro ‘ r1ta/gliare
' - ' 1- vv. 238-4 5 dal C11SCO1’SO
. d1. Teseo so la valorizzazione, a detrimento delle altre, di una particolare classe
é un at Om p upfi e a sua r eszs ne venisse a soffrire; ma questo non sociale.
_ gfl f ento s ciente per proporre un espunzione. D’altra parte, Non siamo in grado di affermare se questa teoria politica risalga ad
prOpr10 atto che senza che 1 az1one drammatica lo imponesse Euripi- Euripide stesso; anzi, la frammentarieta della nostra documentazione
iijsillislg E0-t(IIfi)1;ll1;O a Teseo queste considerazioni dimostra come al poe- sulla produzione letteraria e il nostro difetto di informazione sulla pub-
t_ d I e ar conoscere agl1 spettatori 11 suo punto d1 vista su una blicistica politica ateniese di quegli anni deve rendere assai cauti nel-
Q1105 10116 e genere. Analogamente, l appello e1ett0rale' dei vv. 726- l’avanzare un’ipotesi del genere 2°. Certo E: che la teorizzazione della clas-
730 S1 aggggcia al resto del C11SCOI‘SO del messo in modo piuttosto labile se media come fondamento dello stato non doveva apparire agli spettato-
e s1 otr ' . ri ateniesi come un’arbitraria escogitazione. Tucidide, come abbiamo vi-
del1’z1)zionIe
far dire dal di-ai§§.hii€ senZa'11_n1eSSuna
messo 0 10a,_I11a datto cheConseguinza per 1°voluto
Eur1p1de abb1a SV°lg‘m€”t°
tuttavia sto, ci attesta che Alcibiade negli anni antecedenti alla spedizione di Si-
de l_ h_ f quest1 vers1 1mostra come 11 problema delle elezior1i cilia ricercava uno spazio politico che 10 diflerenziasse sia da Nicia che
gL1 strateg 1hOSS€ per lu1 1n quel momento di estrema importanza. dai democratici radicali. D’altra parte, la posizione politica di cui Teseo
bientia presggtfg
cr1t1 1:01:01' Vii. 238 sgg. delle Supplzcz
- - s1- muove a1- cet1- p1u
-, ab- si fa portavoce nelle Supplici non 2- certo identificabile, ma tuttavia puo
ti della ricchezza Eevo ipunti 1 contatto con le r1serve che ne1 confron- trovare un utile termine di confronto con l’atteggiamento che durante
la crisi istituzionale del 41 1 a. C. tennero Teramene e altri uomini poli-
via si insiste
Mend. non éanch
un e unpl C ‘WI-Va]-lespresso
SL11 perico 1 c e possono negli Sum precedenti‘
derivare Tutta"
da1 ceti meno ab- tici ateniesi, alla ricerca di una posizione intermedia trail regime oligar-
to e d-i disordine caso ti e7 1 poveri siano v1s_t1 come causa d1 turbamen- chico e la democrazia integrale. Ovviamente, quando Euripide scriveva
i vv. 2 38-45 delle Supplici non poteva prevedere quello che sarebbe ac-
Che gig, neH.Ecuba$:rC1fl 6 . _utto questo e 1n armon1a con gl1 attacchi caduto pit’1 di dieci anni dopo. Ma non sembra immetodico supporre
_ l_ _ _ h ano stat1moss1 a1 demagogh1, vale a d1re ag1iu0mi-
R/1I po 1t1c1 c e erano 1 espressione degli interessi delle classi piti povere "' che la ricerca di un equilibrio politico basato sulla valorizzazione di
a nuova
media e i
COme.laI1S81120810 - - la te0r_1zaaz1one
passo dplle Supplzoz, - - della classe' gruppi che tendevano verso un atteggiamento di mediazione tra 1e con-
f 1 _ P capace _1sa vare la polis. Non s1 ricerca, infatti, sulla trastanti posizioni potesse in alcuni ambienti essere presa in considera-
a sariga dell 1deolog1a periclea 1°, semplicemente un’armonia tra 1e Va zione anche negli anni antecedenti alla pace di Nicia 2‘.
rie classi > m a 1'1 mgglunglmento
' ' ' ' - della polis
dell’equilibrio » passa attraver-' In ogni caso, i1 passo delle Supplici 1- importante perché ci permette
di individuare alcuni punti-cardine de11’atteggiamento di Euripide di
" Non solo
_ si indu g1a
' d1' p1u
" (e con espressioni
' - 111 int ' ' ' - fronte alla situazione politica ateniese, che erano destinati, nella sostan-
POSSOI‘1Cl))él€1‘1Va1'€ dai ceti piu poveri, ma é anche significatixeilafeiiigcgllgr1?a1ttper1C°l.1 ch?
meno a ienti segua a quello rivolto contro i ' h’ ' ‘ - acco al ceti
- la Colpa dl. desidcrare sem
blta _ 0 ricc 1,' e moltre , e vero ch e a1 r1cch1
' ' s1' adde- ’° I1 GOOS SENS, Euripide et Athenes cit., p. 461, nota 46, ha opportunamente messo in
. pre maggiori ricchezze ma non risulta d T '
esPr1me che questi ulteriori arricchimenti vadan , ' "a Come - » 6860 S1 evidenza i punti di coincidenza di Suppl . 240-43 con Aristoph. Vesp. 1 102-21. L’immagine
(si pensi per esempio alle attivita merca 01111). ' ' O nec€'ssanam'eqte a Scaplto es del lici
pm poven della vespa sembra infatti presupposta da Euripide e d’altra parte nel passo delle Vespe
~ - -
la volop1;i1od)1nt‘p5’l1ere a1- r1cch1cpiirte
- - .. che mentre
d1. c10 hanno.
a1 poveri s1 attribuisce
p tamente Aristofane si riferisce all’attivita giudiziaria attraverso la quale i pifi poveri rastrellano de-
sfiuou H t _ 1tpoo'"co1'rou.
_ _ e v . 243 sono evidentemente
' 1- demagoghi,- 1- rcpoo-1:61-pm, -mu... naro ai pifi ricchi: cfr. in particolare v. 1113 1'cc5w'1:ot Ydtp xsvsofipsv éivfipot xétxnopilopev
Biov. L’ipotesi del Goossens che la spiegazione della coincidenza (le Vespe furono rappre-
H28 L.esp(i2;li1gf1>€¢1(;13o:)_11c<2'1cment0_a18demagogh1, s1 trova attestato gia in Aristoph. Equ. sentate alle Lenee del 422 a. C.) vada ricercata nella pubblicistica contemporanea mi sem-
larmente attribuita ai capi phlgolaiiii aEdi1I:sfp11li=:ll’e'.E1T11StaFmzI?It£),In Tufidige ed é rego- bra convincente. Meno probabile mi sembra invece l’ipotesi che nello stesso pamphlet do-
- . . vot Luv 0 1.12 at i ristotele. I1 ve compariva Pequiparazione del ‘popolo’ alle vespe fosse enunciata anche la teoria delle
g:§1t;V°rg01 P0131010 Ci'1€_V1€I1€_ ingannato, dalle parole dei demagoghi era tipico, ovviamente
HP Opagan a {go 1t1caide1 moderati . ’ tre classi (di questa non c’e nessuna traccia nel passo di Aristofane, e Plat. Resp. 564b.4
G OSSENS uri i e et Ath‘ ' ' ' - - sgg. si pone su un piano diverso, anche per ragioni cronologiche). Del tutto priva di fonda-
fin». Perick Si S’ia appfgggiato di 5:3) “£1-Z1l(3:>1-a;1S3e8I1;E1’[é?ne Pgssipile che, <1 surtout vers la mento e infine l’ipotesi che questa fonte comune fosse uno scritto di Protagora.
ne H anni tr .1 .1 > > _ e 1a e _c e 1 suo mantenersi al potere 2‘ W. NESTLE, Untersuchungen iiher die philosophischen Quellen des Euripides, << Phi-
, 3 , 0 1 431 0 1 429 a. C., contro una opposizione d1 destra e di sinistr
t1. una v1ttor1a di questa classe. I1 Goossens non cita pero alcuna testim ' a, mpprfisenl lologus », Supplbd. 8, 1902, p. 650, propende per 1’1potes1 del Dummler, secondo CH1 la fon-
della sua_ tesi_ - Difatti , dal rac conto d1' Thuc. II 59 sgg. s1' ricava ' i tt Omanza
" a con
' Ono' te della teorizzazione della classe media sarebbe un trattato di Antifonte. Ma si tratta di
rtfga osfillgzione del pcipolo tra un atteggiamento a favore e cogtlrlo (l);E1?idlEmElS;St1£:§ un’ipotesi che va incontro alla stessa difficolta di quella del Goossens, vale a dire 1’assoluta
uc. (a P30-’lI)OSitOPd<{>C1eOn1é1)
Tcowtv . one 1. aid 1.7.e0fié‘TIZr?éiE.Ig)riCr(I)1I:l)'
' ' 1' E;(ig <1:1o,n 1 ="pxlfloq all- IV 28.3 oiov'..0X7»oG <P1.).e1... insufficienza della documentazione. Anche 1’accostament0 che lo stesso NESTLE, Euripides
cit., p. 342, propone tra il passo delle Supplici e il fr. 285 del Bellerofonte non convince:
diff . . , _ _ _ e ne secon 0 0 SIIOIICO pensava ad una si tratta di una tripartizione diversa e il problema che Euripide si pone e diverso.
erenz1az1one interna che escludesse 1 teti.
200 La tragedia di Euripide e la realta politica e sociale La teoria della classe media 201
za, a restare costanti anche negli anni successivi. E interessante, a questo
Nel famoso stasimo del1’i51'aCl6n, d°V@ il P°eta_fa 1.adSua1(§1:1n;1n?:.::
proposito, il fatto che nella Pace, rappresentata nel 42 1 a. C., Aristofa-
professione di fede ne1 valori del canto e della P068132 SE1_ §Pi buoni dai
ne aflfermi ai vv. 5 32-34 che alla dea Eirene non sono gradite 1e tragedie
che non sia possibile distinguere 1n baae a un S1Cl11‘O 111 1z1o he Si ha
di Euripide. Questo puo sembrare sorprendente (e ingeneroso) dopo le
cattivi, e si constata con amarezza che invece soltanto a stlimalc ere dd
continue e appassionate prese di posizione a favore di un’immediata
della ricchezza é un dato che resta fermo nonostante 1 vo g
conclusione della guerra che caratterizzano la produzione tragica euri-
pidea dal Cresfonte alle Supplici. Aristofane giustifica questo suo giudi-
mmllgiiche nel Palamede, che com’é noto faceva parte del1_aE1tr'L1_08i_a 172%)‘
zio richiamandosi ai §mndt'rr.o1 Smowuzdt, ai <<discorsetti avvocateschi» che
presentata nel 415 a. C., 11 fr. 580 contiene delle lama? r1_ §S21€l1;1i1l:;1 dai
sarebbero propri delle tragedie di Euripide (il comico con ogni proba-
ricchezza. Tutti si danno_da fare per accresplere 1 or; elllib che possie-
bilita pensava a certi tipici dibattiti tragici, dove ognuno dei due inter-
pi1'1 E: pi1'1 saggio >>: il IHOIIIYO tradizionale de uomo 6 6 r6 nella sua
locutori, servendosi anche di mezzi mutuati dalla pratica giudiziaria del-
de e ripreso in termini tah che la critica del pr1nc1p1o traspat name an-
1’epoca, ribatte punto per punto le argomentazioni de1l’altro). Certo, la
stessa formulazione. Analogamente nell .f1lessandr0,_appar_€ Ontro
litigiosita non e una qualita che sia molto aifine alla pace; ma in realta
ch’esso alla trilogia troiana, cornpaiono chlare p_r€$fi Psfilzlongflctfi Che
quello di Aristofane é soltanto un pretesto, dal momento che i dibatti-
i ceti pi1.’1 abbienti. Nel fr. 53 viene ripreso 11 g1u1d%z1o s a fiigmbito di
ti giudiziari non riguardavano i rapporti tra Atene e Sparta in relazio-
era stato espresso gia nel fr. 3 36 C161 D"-W5‘; e_n° 5,4’ nell ricchezza
ne al problema della pace e della guerra. La ragione dell’attacco di Ari-
una contrapposizione tra ricchezza e_p0\f€rtfl, $1_at_t£1 Slice 3 sto di non
stofane ad Euripide deve essere un’a1tra. Si potrebbe ragionevolmente
(significativamente assoc1ata con g11_ag1 eccessiva ) 1 -¢11nfiIhtare men-
avanzare l’ipotesi che Aristofane avesse in mente l’adesione di Euripi-
costituire una buona educazione per 11 coraggio e va ore_ _ ,disa i
de alla politica di Pericle, al quale egli faceva risalire la responsabilita
tre la poverta, anche se E: infelice, tuttav1a meegna a 176818561? a1 Visui
della guerra del Peloponneso 2’. Ma quando Aristofane scriveva la Pace
e ad essere attivi. I1 problema deila ricchezzale aflrogtfiiti 31111:;mini é
Pericle era morto da sette anni e pifi che fare un processo al passato il
le pi1’1 larga nel fr. 52, dove 1 or1£;r1i1:r:1au§;fl§$315;ta é scafurita ,5. Nel
comico doveva essere preoccupato delle prospettive politiche del mo-
mento. In realta il dissenso tra Aristofane e Euripide che aiiiora in que-
fat1‘:?€iif1(‘1,iaf1i];i?£i3 ::1(o1:r1'11i1ea fin c’e spazio per la tradizionale- concezio-
co - _
sti versi della Pace va spiegato con il fatto che ambedue volevano si la
ne classista aristocratica. Le _differenz\e, che pu1‘_ $01110 PrfieitlggiznC11;
pace (e dopo la morte di Cleone e Brasida essa era ormai sicura, quando
dividuo e l’altro, risiedono 111 qL1a1_1tfl pfirsffilah, Y 6 Hg-‘HQ ansiste nel
Aristofane scriveva la commedia), ma i due - passata ormai la paura di
vedere con la classe sociale a cu1_s1_ a_ppart1ene:\ a 110 1 IQ Ciezza
Cleone - divergevano sul tipo di pace che auspicavano, vale a dire sulla
retto sentire e Pintefligenza E: la d1v_1r_11ta che la da, non a ricc mia in-
direzione politica che Atene avrebbe dovuto avere ne1l’imminente pe-
Ovviamente, il motivo della cr1t1ca odeila r1ccl"1ezza nan era; mri
riodo di pace.
venzione di Euripide ed aveva dietro d1 se 1ns1gn1 prece eniu ettteizzai
In questo contesto vanno viste le prese di posizione polemiche con-
ed Euripide stesso, come abbiamo V1StO> 1_° aveva 81a_P1\i V0 mt“ 1 S to
tro i ceti pi1’1 ricchi che si ritrovano nelle tragedie di Euripide scritte do-
po la pace di Nicia: ci dovremo limitare ad accennare sommariamente to. Ma degni di nota sono l’ins1stenza e 11 tono part1coErm.e1}d¢ Zan-
in proposito solo ad alcune delle cose pifi importanti. con cui in queste tragedie scritte tra 11 421 3 11 415 3- C- unpl e
na sul motivo dei demeriti della ricchezza.
2‘ SCHMID, GGL, I, 4, p. 397, nell’interno di dimostrare la non partigianeria di Aristo- 2’ La datazione de1l’Eracle a dOP° la Pa¢¢ di Nida» 6 Pifi Precisarminte tra 11 421 e 1!
fane. afferma che egli ammirava non solo Milziade, Aristide e Cimone, ma anche Temisto- 416 a. C., e* stata sostenu ta , tra 81i .altri dal WILAMOWITZ,
POéLENZ Hera/eles
La tragedia grew cit.,p_ 1,I39_
cit” H, PP-AI34 588-»
parte a1.
cle e Pericle; in nota tuttavia egli esprime qualche dubbio in proposito. In effetti, da Equ. SCHMID, GGL, I, 3, p. 437 e n01Ia I, _ » . al Ha ro O_
tre considerazioni > le statistiche
. . metnche
. - escludono una datazione
' ta c<1>m@ qllec
. .: R11 non
P
283 é impossibile dedurre ammirazione di Aristofane per Pericle; e per la responsabilita at-
tribuita a Pericle di aver provocato la guerra cfr. Ac/2. 515 sgg. e Pax 606 sgg. I1 fatto che in
Equ. 1321 sgg. si esprima compiacimento perché il Demos degli Ateniesi é diventato quale
da 6*-;;"’"r;.¢1;~i.as;.:a:%.%;.;%.?.:%¢.:z"§::. i:.1@2.. .1
aver . tenuto ne a 0V11t21CO1'1S1 eraz ' _ ’ _
t 1one
un 11bro come que1_1o del Goossens, 1n CH1 un errata da az
d1_ una trage di a puo~ Sv iare
era ai tempi di Aristide e Milziade contiene una chiara punta antipericlea, non solo per l’e-
sclusrone d1 Pericle ma anche per la menzione di Milziade, dato il contrasto tra costui e completamente la r1ce_rca. ' , ' L
Santippo. 2‘ Cfr. v. 2 6 TC)\.OUTOQ... ad. 1: évyotv 'FPU<P°‘ -
2‘ Cfr. anche sotto, p. 216-
202 La tragedia di Euripide e la realta politica e sociale La teoria della classe media 203
Particolarmente duro e, in proposito, i1 tono di alcuni frammenti zia, non mi par dubbio che questo frammento presupp011gE_l 11 Pass? et1'°'
dell’/llcmena, che possono legittimamente essere accostati a quelli esa- dgteo, che permette di spiegare un’espress1one a pr1ma v1sta cos1 s E1-
minati sopra, anche se la cronologia di questa tragedia non si puo deter- na come << mozza il demos » ‘°. I1 confronto con Erodoto perimetti altr:
minare con sicurezza“. Nel fr. 96, infatti, la ricchezza E: associata con di spiegare la sottolineatura a1 v. I delnfatto che chi cercja 1 1I1S au re
l’inesperienza e con la mancanza di destrezza: vengono quindi attribui- la tirannide E: pur sempre un uomo. C e stato chi ha vo uto corrgggji
te alla ricchezza delle qualita che tradizionalmente erano associate con éivgpwfioq -YEW’); - << essendo uomo.» — del v. I , ma 11 testo e sano . if-
la rozzezza dei ceti pi1’1 poveri 2’. I1 frammento si muove in un ordine di tro si intravede la concezione, trpicamente erodotea, ma .r1presa anc e
idee che ricorda da vicino il fr. 54 dell’Alessandr0. Analogamente nel da Euripide 3‘, secondo cui l’uomo che cerca d1 afl§ermars1 oltre 11111811136
fr. 95 l’amara constatazione che la ricchezza porta anche chi E: malvagio incorre nella punizione degii dei. _ H, ltimo eri0_
a primeggiare si puo accostare al fr. 580 del Palamede. Ma di particolare Anche 1n alcune traged1e che risalgono certamente a u p
interesse, in quanto, tra l’altro, fornisce una spia preziosa suH’atteggia- do della produzione drammatica euripidea compaiono delle prese C11
mento di Euripide di fronte alla vita politica ateniese del suo tempo, é posizione contro la ricchezza e i ceti p1u abbienti. Esse non possoqo, ov-
il fr. 92: << Sappia di essere stolto chiunque, essendo uomo, reprime il . - ' ' ' rono a v1ta
- O O 8 23
v1amente, essere staccate dagh avven1m1ent1Lch1e; caratter1€Z]aniSCOnO una
popolo facendosi vanto dei SL101 beni » . politica ateniese dopo la disfatta d1 S1c1 1a. e enzcze c1 , _ 1
Qui il risvolto politico é pifi scoperto che negli altri frammenti, dal sicura testimonianza che Euripide era ben lontano C1611 688611‘? Sohda 6
momento che 1’orgog1io del ricco e associato con un comportamento an- con il regime oligarchico che, con la violenza e gli assassini, s1 11'1S'£9.L11‘(i
tidemocratico. Ed e interessante che per indicare un atteggiamento ti- ad. Atene nel- 41 1 a ' C ' 32 ' I1 modo
rann1co si usi l’espressione Sfinov xokofist, che propriamente significa - come Polinlce
' ' difende la sua
1 causa ne
ronunzia
dialogo con 11 fratello 3’ e 1’e]og1o della tirannide che I-Iteoc e p
<<tag1ia», <<mozza il demos». I1 verbo compare in Hdt. V 92 C., nel fa- nei vv 499 sgg " dimostrano chiaramente che Eur1p1de intendeva su-
moso excursas relativo all’incontro tra Trasibulo di Mileto e il messo
di Peri.andro di Corinto: nel passo di Erodoto Pimmagine di Trasibulo 2° Anche .Aristot. Pol. 1313a.37 sgg. usa l’espress1one_1'§ 1'<§Gt%_:€PiX°I\iTp°;éS’g°3fi°E;‘8’
I
. - - - 1 _ '
che mozza le spighe che sopravanzano le altre vuole simboleggiare il dopo la menz1one d1 Penandro d1 Corinto come CSEIIIPIO t1p1co 1 d _ H O
comportamento del tiranno che liquida i cittadini che si mettono pi1'1 doto e quello di Aristotele sono S'[£lt1 accosta1:1 da HOW e WELLS, Hero 0tusc1;;, , P- 34:6 -
3° Alcune congetture sono menzionate nell’apparato del Nauck: 8o'1:1.g o 310% YEY G
in vista. Anche se in Erodoto la contrapposizione E: tra tirannide e oli- Herwerden, E50‘-c1.c_, dtpxbq 6311 111571-Ewé F- G- Schmldt» acc-
garchia, mentre nel frammento dell’/ilcmena é tra tirannide e democra- “ Cfr. sotto pp. 279 sgg- _ , . . . . . -
3’ Per la daiai della rappresentazione delle Femcze 11 parere'deg11 stud1os1 _osc11la tra 11
4 I o. e il 409 a . C ..- cfr 1 SCHMID 3 GGL 7 I I 3, P ' 559, _mm
’ 9» P L- MERIDIER1E“”p’de’
. '
togno
anto la tra edia sem ra V’
'
r1-
’° L’Alcmena é stata attribuita recentemente da WEBSTER, The Tragedies of Euripides
cit., pp. 32 e 92 sgg., al primo periodo della produzione tragica euripidea. Ma non ci sono SPFCC 13.“? C pre o Ccu p d' D -
f nto (cfr And. I 96-98) votato nel luglio-agosto del 410 ..
argomenti probanti. E vero che il numero delle soluzioni é molto basso, ma non si tratta di Ohgarchlch gal decmto 1 Smo at zione delle tensioni,interne' e la tragedia che si avvia
un indizio sufliciente, dato lo scarsissimo numero dei frammenti che ci sono pervenuti per al C. Era ‘facile prelvgdflat unigcdglfidgtirannico Eteocle che del ‘democratico’ Polinice (e su
via indiretta. Per di piti, recentemente il Pap. Hamb. 1:19 ci ha restituito un frammento che a¢l11¢$
Colidgzlgelifocdgllg xlrilgarngj
a ragione e stato considerato come appartenente al prologo dell’/llcmena (cfr. AUSTIN, N0- -O . miticq
. .‘ si insiste particolarmente:
- ' cfr. uvv. 1427
1 ter1or1 sgg.)
' ' sco sembra
ntri vo-
intestinl
ler nvolgere
. 5 agh- spettatori
- - un 1nv1to- alla mo de1-az1one _ e ad ev1tare
h e acetcato d1. r1appac1 . . fi ca_1
va fragmenta cit., pp. 84-85); e negli scarsissimi resti di pochi versi compaiono due soluzio- che s1 sarebbiro r_1so1t1dnel dalnno d1(itutt1].: anche Glocasta, c e av v
ni, una nella seconda e un’altra nella terza sede del trimetro. La posizione del Webster che - id e frate 1 s1 ucc1 e sul oro ca _ave _. _ _ _ . _
nega Pappartenenza del frammento all’Alcmena mi sembra piuttosto dommatica; e non 16 31'»u(jf1- vv ’ 6 sgg Polinice insiste srgmficativamente sul particolarechfi @811 Pd Em‘)
puo costituire un argomento a favore della datazione alta il fatto che la tragedia verte su 1 ' dovevanoae
ces1 ' .4 It mare ne11’esercizio della sovranita . .' Anche..18 Sottollneatura
. .d dd fatto
-heate-
una donna infelice, << with irregular babies >>, come altre che si debbono includere tra le tra- che ognuno doveva restare 111 ' carica
' per_u_n anno richiama le 1st1tuz1on1 /9 emocrat1c
t. Che Pmbleme
gedie pifi antiche di Euripide. - - Sulle r1sonanze
mesi. ' ' '
pohtiche della Femcze
_ _ cfr. anche \ BENGL,
_ Staatst eoreI1zs emf: lavoro
2’ Oltre alle testirnonianze che si possono desumere dalla Silloge teognidea, cfr. anche, - PP- 64fi€]:fYa1}j,C:-efig;;:?gSaneIf;:pd’Euripide
311-, E zde et Atbenes C111. pp. 600
ou Factaalité damsgg. rec _ grecque,
la tragedze
per esempio, Alcm. fr. 16 P., vv. 1-2 (con il nesso di dtypsilog e crxou.cSc_,); e in Aristoph.
Vesp. 1183 o‘xou.<5~; e usato insieme con dmotifisutog come un insulto. (In Thuc. IV 80.3 - a 1 1- DE R0 . ’ . ' - t da tro 0 a una valutazione
<< Revue de Ph1l11o1og1e>>(,1.39, 1965, pp. 28-47, m1 pare C116 611 PP
proposito degli Spartani che temono degli iloti 'c*i]v o"xou.61:'r]'cor. xoti. "co nkfiflog - mi pare ‘ oralistica’ de a trage 1a. . - -
che la lezione o'xou.é"c'm:ot vada accolta, dal momento che riproduce il punto di vista dei pa- m 3‘ Euripide ha dato intenzionalmente un tono accenttcliatamenfi-2 reto€1€0r?1(SgS;<gg$;(%1
droni: essi hanno di fronte gente rozza, da cui tutto ci si puo aspettare).
2* "Io"cw 1’ éicppwv dbv E5o'1:1.g éivzipwtcoq ysydog I Sfipov 2107101321 )(pr'1p.oto'1.v 7or.upo6-
psvog.
Cr dmaizapzra11:2;§;2“§?a::;;1t:.‘:. 16122.1: .12’ .. 86>. C1.
C L1
- - '
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s e ao
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Rhet. 1419a. 26 sgg. Savant, che s1 puo confrontare con 1l fr. 96 dell Alcrfizeéza e con 11 £11. 61411ngeSla§i>e1;Cc? (fif-
3’ SCHMID, GGL, I, 3, p. 605 e nota 3, ritiene che la tragedia si possa datare alla fine reiig 1:61 5’ 61701.01 pri] Séxat. Euvnévou.) e al fr. 378 de urzsteo, un ra _
del nono decennio del secolo. Con gli argomenti addotti dallo Schmid sembra accordarsi ficile datazione In questo
-- frammento -~ --dell’Euriste0
--. E da notare 11 tono molto ' violentoiatoia
e la
l’alta percentuale delle soluzioni (cfr. WEBSTER, The Tragedies of Euripides cit., p. 5: 26,5 contrappos1z1one tra 11 1‘1CCO e Cl'11 e mlgllore d1 lu1. <<se qualcuno, ha upa riccadmapgfwv) E
per cento. all’incirca come le Fenicie), che di per sé non sarebbe decisiva dato lo scarso nu- a casa
. sua (mi - pare che si debba accettare- al' v. 1 'la congettura
' ' otxcpr.
' a' poslto 1_1on1_ m mo
mero di frammenti a noi pervenuti. cons1de1-ato pfimo ehcomanda su gente migliore d1 lu1, e n01 cons1 eriamo e az
3‘ Sulla datazione della tragedia cfr. POHLENZ, La tragedia greca cit., II, p. 138; i mP ortanti
11 11 passo
de ee r1cc
Corrotto
ezze».e di assai incerta cost1tuz1one.
_ _ Ma la frase 51.'rc'r.'15)((€ Y7»11f>0'0'Q! ‘l
SCHMID, GGL, I, 3, p. 599 e nota 1; e le buone osservazioni del WEBSTER, The Tragedies . . ' ' - se orse e
of Euripides cit., p. 220 e nota 68. Questi studiosi accettano giustamente la datazione del- btcptka "cot 'n:p6'rEpor. cpilot "cuiiéyisvog niavrwv de1 vv. 286 87 sembra sana, anc e
lo Zielinski che poneva la tragedia tra il 415 e il 409 a. C. da preferire a rcdtvcwv la correzione '1cocv_1:wg_del Bothe-
‘” Cf1‘.HIGNETT, Athenian Constitution c1t.. pp. 280 sgg. ‘
206 La tragedia di Euripide e la realta politica e sociale La teoria della classe media 207
e dalla cultura “. I commentatori antichi videro a ragione “ in questi ver- come portavoce dei desideri del popolo. Tutto questo da un’idea d1 co-
si un’allusione a Cleofonte. I1 leader che guidava i democratici all’epoca me Euripide anche dopo la pace di Nicia restasse fedele alla prospett1va
in cui la tragedia fu scritta e rappresentata non incontrava dunque da che aveva indicato nelle Sapplici, ricercando una soluzione med1ana de1
parte di Euripide maggiore simpatia di quanta non fosse toccata a Cleo- contrasti che ad Atene opponevano una parte politica all’altra. Alla_teo:
ne una quindicina di anni prima; e il fatto che questo oratore riesca a ria della classe media,formu1ataintorno a1 423 a. C., Euripide continuo
imporre il suo punto di vista nell’assemb1ea che decreta la morte di Ore- a credere anche negli anni successivi. . _
ste e della sua sorella - due personaggi che precedentemente nella trage- I1 modo come nell’Elettra viene presentato i1 contadino, 11 marito
dia sono stati presentati in modo da riscuotere la solidarieta degli spet- della figlia di Agamennone, si intende appieno solo nel contesto d1 una
tatori - dimostra come Euripide fosse profondamente turbato per il fat- concezione del genere. E degno di nota anzitutto il fatto che nella trage-
to che uomini politici come Cleofonte riuscissero ad imporsi nella vita dia si sottolinei con insistenza la poverta del contadino. Natnralmente e
politica ateniese. da tenere presente che in conseguenza della guerra arch1dam1ca s1 dovet-
Molto significativi sono anche, ancora nel1’Oreste, i vv. 696 sgg.”, te avere una diminuzione della capacita produttivaagricola de1l’Att1ca
dove si vuole suggerire il modo pi1’1 opportuno di comportarsi nei con- (il processo continuo anche nei decenni success1v1: s1 pens1 al Ploutos d1
fronti del demos, nel senso che il popolo non deve essere aflrontaio di Aristofane). Tuttavia, la poverta del contadino serve anche a fornire lo
petto, ma si deve agire con abilita e aspettare i1 momento opportuno, spunto al discorso di Oreste ‘° dei vv. 367-400, dove, tra1’altro, s1,a1’:1ron-
quando 1’eccitazione degli animi é ormai sbollita. I1 demos quindi non ta il problema del criterio migliore per giudicare la nobrlta dell 11omo.
e visto certo come un nemico da combattere, ma tuttavia come una mas- La soluzione che da Oreste esclude, com’e noto, che questo criterio pos-
sa dalle reazioni violente ‘° che si deve cercare di guidare e di controllare. sa consistere nella ricchezza 0 nella poverta; il p.i1’1'valid0_ele1nento d1
Queste considerazioni presuppongono certamente la situazione creatasi giudizio - e qui Euripide riprendeva un discorso 1n1z1ato g1a pr1ma del-
ad Atene nel 410 e ne14o9 a. C.; tuttavia Euripide ribadisce qui una po- l’Elettra — consiste nella physis, vale a dire nelle caratter1st1che personali
sizione che aveva espresso gia alcuni anni prima. Gia prima delle Troiane, del singolo individuo, che si riconoscono attraverso 1a pratica ouot1d1a-
infatti, nel fr. 626 del Plistene " il demos E: visto come centro della vita na (si pensi anche a1 fr. 52 del1’Alessandro). Oreste sembra c1u1nd1 iarsi
politica, ma tuttavia ci si pone i1 problema che il suo potere non sia né portavoce di una posizione di assoluta imparzialita s1a nei r1guard1 dei
troppo limitato né eccessivo. Anche a proposito del capo che riscuote la ricchi che dei poveri. Tuttavia l’accento batte sulla sottolineatura degli
fiducia del popolo si fanno considerazioni analoghe: costui né deve es- aspetti negativi della ricchezza. Nei vv. 371-72 Oreste 1ndug1a.a 1‘1C01.‘—
sere emarginato dalla vita politica né d’altra parte deve assumere un po- dare che in un uomo ricco si puo riscontrare mancanza d1 111stO€1l1g€1'1Za e
tere eccessivo, in modo che da cittadino diventi tiranno *8. invece un povero puo essere dotato di un grande intelletto I Non sor-
I1 pericolo della ‘tirannide’ sembrava dunque ad Euripide che potesse prende quindi che nei vv. 394-9 5 Oreste esprima l’aug11r1o d1 poter go-
venire non solo - come di fatto fu - da gruppi oligarchici, appartenenti dere dell’ospitalita di un povero ben disposto anziché d1 u_n ricco: anche
ovviamente ai ceti pi1'1 ricchi, ma anche da uomini che si presentavano se questo 2- intonato con la situazione drammatica, e significativo che la
cosa venga esplicitamente sottolineata in term1n1 d1 contrappos1z1one
43
44
Cfr. v. 905 iiopfifitp “cs niouvog xduafiai rcotbhnoiqt. tra ricchezza e poverta. E che tutto questo presupponesse un g1ud1z1o d1
Si veda in proposito cio che ho osservato in Oreste: cit., pp. 179-80. carattere politico e dimostrato dai vv. 386-87 dove Oreste proclama che
45
I1 passo e discusso da GOOSSENS, Euripide et /lthenes cit., pp. 644-45.
46
E significativo il fatto che in tutto il passo il popolo venga equiparato con il vento. uomini come il contadino de1l’Elettra sono in grado d1 amministrare be-
47
La tragedia e presupposta dagli Uccelli di Aristofane, rappresentati nel 414 a. C. E
siccome il 415 a. C. e impegnato dalla trilogia troiana, i1 Plisterze non puo essere stato scrit-
to dopoi1417 a. C. “" Alcuni versi di questa rhesis sono stati sospettati di interpolazione, ma gli argomen-
‘*8 L’espressione usata al v. 3 per indicare l’emarginazione del capo popolare é molto ti addotti sono assolutamente inconsistenti. ‘ _ _ H _ _
forte: si usa il verbo éxfiotksiv, che suggerisce1’idea di una espulsione dalla polis. E interes- 5° Anche il modo come Euripide si esprime é segno della sua tendenz1os1ta . Per 1nd1-
sante inoltre al v. 6 xélous 8’ éivfipot rcapdt Sfixnv 1:1.p.t£>p.sv0v l’uso di un verbo come XO- care la carenza di rppévnpa nell’uom0 ricco si serve_del termine Mp._ég,. << fame »: la parola
710151» (la congettura del Pierson é sicura) che richiama Hdt. V 92 3,2: il termine che in Ero- C usata in senso traslato e con essa implicitamente s1 s11g_ger1sce che 11 r1cco, s1a pure s11 un
doto e riferito al comportamento del tiranno e usato qui da Euripide per indicare le misu- piano diverso, puo sperimentare una situazione che e t1p1ca de1 ceti che non hanno a d1Sp0-
re da prendere per evitare che si instauri la tirannide. sizione cibo sufficiente per nutrirsi.
V
208 La tragedia di Euripide e la realta politica e sociale La teoria della classe media 209
ne sia la loro casa che la polis (ritorna il nesso casa/citta caratteristico proprio di cui si parla al v. 920. Questo contadino, infatti, che nell’as-
del pensiero politico del secolo V a. C.). semblea prende le difese di Oreste e della sorella, e intenzionalmente
A questo proposito mi sembra poco convincente l’ipotesi del Goos- contrapposto al 'demagogo' che invece propone la condanna a morte dei
sens 5‘ (il quale per altro segue l’ipotesi tradizionale della datazione della due fratelli; e a diflerenza del demagogo, del contadinoil messo 5° sotto-
tragedia al 413 a. C.), secondo cui nel discorso di Oreste ci sarebbe una linea l’ineccepibile moralita. Riaffiora quindi, pur nel contesto di una
critica delle posizioni di Teramene. Il fatto che Oreste nei vv. 377-79 concezione politica che vede nella classe media il fondamento dello sta-
neghi che il criterio per giudicare la nobilta di un uomo possa essere fat- to, quel1’atteggiamento moralistico nei confronti della rappresentanza
to risiedere nelle armi si pone sulla linea di un discorso antibellicista che politica dei ceti popolari che era caratteristico dei tradizionali avversari
Euripide conduceva da anni ( si ricordi, tra l’altro, la critica in chiave an- dei democratici. La teoria della classe media presenta quindi una colori-
tieschilea che nelle Supplici Euripide muoveva a coloro che credono di tura ben diversa nelle due tragedie. Nell’Oreste i contadini sono visti
poter rendersi conto con precisione del valore che il singolo combattente soprattutto in termini di contrapposizione ai demagoghi che si fanno
dimostra nel corso di una battaglia). Tutto questo evidentemente ha po- portavoce dei ceti pi1'1 popolari, mentre nell’Elettra il polo che si con-
co a che fare con il fatto che nella costituzione dei cinquemila i diritti o- trappone ai contadini E: costituito dai ceti pi1'1 abbienti. La spiegazione
litici erano riservati a coloro che erano capaci di armarsi a proprie spege. piu probabile — ma non certa, data la frammentarieta della nostra docu-
Né d’altra parte si puo consentire con il Goossens quando sostiene che mentazione — di questo cambiamento E: da ravvisare nel fatto che con o-
il regime politico che Euripide suggerirebbe nell’Elettra sarebbe identico gni probabilita l’Elettra e stata scritta prima del processo delle erme 5',
a quello proposto da Formisio (il quale, tra l’altro, apparteneva al grup- mentre l’Oreste e stato scritto dopo l’esperienza della restaurazione del
po di Teramene 5’). La proposta, infatti, di riservare i diritti politici sol- regime democrati.cointegra1e nel 410 a. C. La riaflermazione della teoria
tanto ai proprietari di terre 5’ fu fatta da Formisio solo nel 403 a. C., va- della classe media assume quindi nel1’Oreste un carattere pi1'1 spiccata-
le a dire circa una quindicina di anni dopo che l’Elettra era stata scritta; mente antidemocratico e nella tragedia si fa nettamente luce il dubbio
e inoltre i1'regime di Formisio’ non faceva leva, per quello che siamo in sulla validita stessa delle istituzioni democratiche: e significativo il mo-
grado di giudicare, sulla distinzione tra contadini poveri e ceti pifi ab- do come il messo descrive lo svolgimento dell’assemblea e la sottolinea-
bienti che invece viene fuori con assoluta nettezza di contorni nell’E- tura del fatto che il contadino preferisce vivere in campagna, evitando
lettra. la citta e l’ag0ra 5°. Del resto anche il modo come nell’Ifigenia in Aulide
In realta, data la limitatezza della nostra documentazione, si puo dire si descrive il comportamento dello stratego, che prima delle elezioni ri-
solo, con certezza, che il discorso di Oreste nell’Elettra si pone sulla li- cerca l’amicizia di tutti e poi invece cambia radicalmente il suo modo
nea di quella valorizzazione della classe media come fondamento della d’agire 5’, e congruente con questo atteggiamento: anche un istituto elet-
polis che Euripide suggeriva gia nelle Supplici e continuo a proporre an- tivo come la strategia veniva messo implicitamente in discussione.
che negli ultimi anni della sua vita. Anche nell’Oreste, infatti, egli vede Si concludeva in tal modo, nell’arco di una ventina d’anni, il proces-
negli afrcoupyoi, nei lavoratori in proprio, coloro che soli sono in grado so di una progressiva spoliticizzazione, i cui primi sintomi si fanno luce
di salvare la polis. Il v. 920 dell’Oreste - << un lavoratore in proprio, di
quelli che appunto sono i soli a salvare la patria >> 5‘ - ricorda da vicino 5‘ E degno di nota che anche il messo e un otfiroupyogz cfr. vv. 866 sgg.
5’ In questi ultimi anni sembra prevalere giustamente l’opinione secondo cui 1’Elettra,
Suppl. 244: << delle tre parti quella che sta in mezzo salva le citta » 55. La in accordo con le statistiche metriche, debba essere datata prima della trilogia troiana: cfr.
classe media era quindi per Euripide costituita essenzialmente dai con- ZUNTZ, Political Plays cit., pp. 64-71 (con buone osservazioni sulle caratteristiche metriche
tadini che lavorano i1 fondo di loro proprieta. D’altra parte, e significa- e sulle presunte allusioni contenute nel discorso finale dei Dioscuri); K. MATTHIESSEN,
Elektra, Taurische Iphigenie and Helen, Gfiittingen 1964, pp. 66-88 (e anche p. 170); M. F.
tivo anche il modo come nell’Oreste viene presentato il lavoratore in GALIANO, Sohra la cronologia de las tragedias troyanas de Euripides, <<Dioniso», 41, 1967,
pp. 240-41, con ulteriore bibliografia al riguardo.
5‘ Cfr. in particolare v. 919 e la mia nota ad loc. Nelle Supplici Euripide aveva messo
51
Cfr. Euripide et Athenes cit., . 2s . in bocca al1’araldo tebano, ai vv. 420-22, un’osservazione che si muoveva in questa direzio-
5’ Cfr. Aristot. Athen. Pol. 34.3 .pp 55 gg ne; ma allora sembrava sufiiciente ad Euripide riafiermare, attraverso Teseo, l’uguaglian-
5’ Cfr. Lys. XXXIV, Arg. za, puramente formale, di tutti i cittadini: cfr. vv. 438-40.
5‘ Abtpupyég, oifrcsp xotl. uévoz. o'o§§ouo'r. yfiv. 5° Cfr. I. A. 337 sgg. Buone considerazioni sulla critica dell’istituto della strategia si
55 Tpunv as p.o1.pcI.w 1‘) ’v p.éo'q> o'¢>?;sz. nélsng. lcggono in GOOSSENS, Euripide et Athenes cit., pp. 673 sgg.
210 La tragedia di Euripide e la realta politica e sociale La teoria della classe media 211
nelle tragedie degli anni ’2o: la ricerca di una posizione intermedia nel di Teramene di ‘mitigate’ il regime dei Trenta tiranni da un’idea come
contesto dei violenti scontri sociali e politici che laceravano Atene in la realta politica ateniese durante la guerra del Peloponneso stritolasse
quegli anni si rivelo, di fatto, come velleitaria e non corrispondente alla qualsiasi tentativo di una soluzione intermedia. .
realta. Alla luce di questi fatti la teorizzazione della classe media da parte
In questo contesto devono essere inquadrate anche personalita tra di Euripide appare come l’espressione di un punto d1 vista che certo non
loro cosi diverse come Alcibiade e Teramene. Anche se, infatti, Alcibia- era frutto di una arbitraria escogitazione personale ma che tuttavia era
de, sostenuto dalla sua eteria, si mosse con estrema spregiudicatezza ne- destinato a scontrarsi irrimediabilmente con la realta. Tucidide era_per-
gli anni antecedenti alla spedizione siciliana, tuttavia non si puo certo fettamente consapevole di questa realta. In III 82, il famoso ‘capitolo
dire che egli sia riuscito ad imporre i suoi personali disegni politici al di dove, sforzando la lingua sino al limite estremo delle sue eapacita espres:
sopra dei contrasti di fondo che ormai caratterizzavano la vita politica sive, lo storico descrive la situazione provocata in Grecia dai contrasti
ateniese dalla crisi del regime di Pericle in poi. Il Beloch °° ha osservato interni e dalle lotte intestine, la possibilita di un_ att'egg1amen_to.neutrale
giustamente che per riuscire nel suo intento di essere eletto stratego ad o di una posizione politica che tendesse a prevemre 1 contrasti V1€l'1€ con-
Alcibiade erano necessari i voti dei democratici radicali, e questo era un siderata come del tutto irreale °‘.
condjzionamento di grande importanza. D’altra parte, l’alleanza tra Al-
cibiade e Nicia nel marzo del 417 a. C. in occasione dell’ostracismo di ‘*4 Cfr. in particolare III 82.5, 82.7 e 82.8: <<i cittadini neutrali venivano uccisi_da am-
Iperbolo °' era un chiaro segno che non c’era una reale coincidenza tra bedue le parti o perché non volevano unirsi a nessuna dglle ggrti 1n lotta o pefi 1
fatto che sopravv1vevano>>_. Non c e ClU.bb1O che Tuc1d1 e a 11a plresente 511116 e £010 H cu-
Alcibiade e la sua eteria da una parte e i gruppi politici democratici dal- ne ateniese, almeno a partire dal 415 a. gcfr. II 65.11). so o a 1n1z1o, e cap S
l’altra. Alcibiade non riusciva a crearsi uno spazio politico autonomo e il scorso appare formalmente limitato alle c1tta che dovevano Cl€C1Cl€1‘€ tra 1 alleanza con par-
suo successo era legato ad abili e spregiudicate intese. Ma era un gioco ta e quella con Atene Del resto tutto il capitolo e contrassegnato dal riferimento al fenome-
no delle eterie (cfr. 4 rivfipslot cpt-7\.€TOU-P°€> 5 TIIQ ‘T5 é'l7°“Pl'°‘9 M7)?" 6 ma’ T5 Eliyygvsg
che non poteva durare a lungo. L’accordo del 417 a. C. diede origine a ~ - '
érotnpwcou 6t7~.7»o'r:pum:spov éyévsro), certo non esclusivamente ateniese ma tuttav a 1 d1 es-
un breve periodo di relativa distensione tra Nicia e Alcibiade, ma il con- senziale importanza per la vita politica ateniese.
trasto riscoppio, com’e noto, appena due 3.I]I1i dopo a proposito della
spedizione in Sicilia; e con la mutilazione delle erme il giovane leader fu
liquidato politicamente, attraverso una manovra a tenaglia che univa
democratici come Androcle e un aristocratico come Tessalo.
Ad analoghe considerazioni porta l’esame della politica di Terame-
ne, anche se si tratta di due fenomeni sostanzialmente diversi. In e£Iet-
ti, la posizione di Teramene durante la crisi oligarchica del 411 a. C.
non fu in grado di creare realmente le condizioni di uno stabile regime
intermedio tra le due parti in contrasto tra di loro. La cosiddetta costi-
tuzione dei cinquemila, se riscosse l’approvazione di Tucidide °’ e di A-
ristotele (la parte diacronica della sua Costituzione degli Ateniesi ha un
taglio filoteramenico) si risolse ben presto, com’e noto, nel ritorno del
regime democratico tradizionale °’. E la tragica conclusione del tentativo
Capitolo decimo stracci 2; e nell’Ione la parte iniziale della tragedia eoccupata dalla rap-
presentazione del servizio che il giovanissnno figllo d1 ApOl10 6 <11 Cfeusa
Servi e padroni presta presso il tempio, spazzando 11 pavimento e irrorandolo co_n acqua.
Significativo e anche il fatto cbe 1n alcune. d1 queste tragedie persp-
naggi di condizione servile partecipano all az1one drammatica 111 mo 0
non subalterno, ma determinante:_ s1 pens1 al V€CCl‘11O cbe nellElet1£ra
prepara le condizioni del riconoscimento de1 due fratelli e al veccd 1p
servitore di Creusa che nell’Ione organ1zz_a 11 p1ano per la vendetta _ e -
la donna. In questo stesso ordine di idee s1 pone anche la creazione d1 al-
tri personaggi che si pongono 1n ‘sostanza al’d1fuor1 della_trad1z1one trig
Nel contesto delle considerazioni che abbiamo fatto nelle pagine pre- gica anteriore, come 8 la vecch1a che nell El€flfl,.C11St.0d1SC€ la casa
cedenti a proposito della teoria della classe media va visto anche l’atteg- Teoclimeno e trova parole di comprensione per l infelice Menelao o co-
giamento che Euripide rivela nell’ultimo periodo della sua produzione me 8, alla fine della stessa tragedia, il servo che sfida Ll sovrano per sal-
drammatica nei riguardi degli schiavi, e in genere degli strati piL'1 umili
vare Teonoe. _3 ,
della societa. Questi brevi cenni, anche se del tutto somrnari , permettono d1 cg;
Gia nel 43 8 a. C. Euripide aveva avuto il coraggio di far apparire sul- gliere l’impressione di novita che per questo rispetto lult1m0 t€atI0
la scena il re della Misia coperto di stracci, ed Aristofane non manco di Euripide doveva suscitare negli spettatori. S1 cap1sce,.pertan.to, come
mettere ripetutamente in caricatura quest’innovazione. Nuovo era anche nelle Rane ‘ Aristofane tra le caratterist1che del teatro d1 Eur1p1de anno-
il modo come Euripide, gia nelle tragedie pi1'1 antiche tra quelle a noi verasse l’eccezionale varieta dei suoi personaggl, nel cu1 novero rientrano
pervenute integre, faceva parlare personaggi di condizione servile: le << la donna e lo schiavo e il padrone e la ragazza e la vecch1a >>. Il fatto
considerazioni di carattere filosofico che la nutrice di Fedra espone nei che ai personaggi maschili si accenni semplicemente attraverso la caple-
vv. 191-97 dell’Ipp0lz't0 e le acute osservazioni che la nutrice fa nei vv. goria del << padrone », in quanto contrapposto allo schiavo, d1mostra <21 e
19o sgg. della Medea si ponevano, nella sostanza, al di fuori della tradi- per Aristofane la valorizzazione d1 personaggi d1 cond1z1one servile 3;
zione. Ma e nelle tragedie scritte dopo la pace di Nicia - e dopo la teoriz- veva apparire come una delle innovazioni p1u sorprendenti del teatrod
zazione della classe media -— che si assiste a un eccezionale sviluppo di Euripide. Tutto questo viene definito pser bocca dello stesso Eur1p1 e
quelli che prima erano, a quanto sembra, soltanto spunti isolati.
_—\__—-
Un’eco delle concezioni 'egualitaristiche' di Antifonte hanno visto filosofiche di questi cosiddetti sofistr della seconda gen'p1raz1lpne. 'I1i1i1€'tt3i
alcuni nel celebre fr. 52 dell’/llessandro “. Come si e osservato sopra,'1a via, sarebbe illegittimopostulare un adesione d1pEtpr}p1 e a Oittppano _
critica della ricchezza e dei ceti pifi abbienti e vista in questo fram- questi sofisti. Le dottrme elaborate da Ippia e t1 opts! ‘P 17 _ alla e1i_
mento in una prospettiva pifi larga, nell’ambito della quale si nega qual- questo e certo per Antifonte ed e molto p1u 1ncerto per ppia e schiavo
siasi diflerenza tra un uomo e un altro che non risieda nelle qualita indi- minazione, su un piano teorico, delle difierenze t_ra\uci)mol1 _ ero 6 abbia-
viduali del singolo individuo. E singolare la sottolineatura de11’ugua- e tra greco e barbaro. A questo Eur1p1de non ar_r1vol.l er 511, C0? non in_
glianza di tutti gli uomini, fatta con particolare forza nei vv. 6-7: << nien- mo visto, lo schiavo puo essere moralrnente o inte etttlia IiI11€1'1 e to di
te d1 proprio noi avemmo, e una sola nascita e cio che e nobile e cio che e feriore agli uominif liberia riurcldse pero conservi ed esa t1 rappor
ignobile >> '5. sudditanza nei con ronti e pa rone. _ . . . .
Un punto di vista analogo viene espresso da Euripide nel fr. 1 68 del- Per quel che riguarda poi la difierenza tra 1 G,r€C1 e 1barbar1, plpopég
1’Am‘z'g0ne, dove si afferma che 1’essere di nascita illegittimo e cosa ri- nelle ultime tragedie Euripide, rovesc1ando 1 atteggiamento ucil e
provevole in quanto a1 nome, ma la natura e uguale: ritorna, tra l’altro, alla base del1’ispirazione del1’Andr0rr2aca e dell Etubfls lnflsti 5 _l a Con"
il motivo della contrapposizione tra nome e playsis che 2: alla base anche trapposizione tra i due termini del binomio, emin modo tp e c e 1Os;eg‘1:a
di alcuni passi relativi a11"uguaglianza' degli schiavi con gli uomini li- do appaia chiaramente come quellownegativo . Questci enomcép Con‘
beri, a cui abbiamo accennato. E la teoria che troviamo espressa nel fr. le sue prime attestazioni ne11’Elena ,\rappresentata 116 412 3- _ -, 3? nel-
tinua” ne11’Ifigenz'a taurica (Toante e messo 1n una uce negafilvfl ,
52 de1l’Alessandr0 é riecheggiata, pochi anni dopo, da Giocasta, quando
contro Eteocle prende nelle Fenicie la difesa de11’uguag1ianza ‘°. l’Oreste 2‘ e nel1’Arcl9ela0 2. E in questo contesto v'a visto anc €d11I_1£a$'
so de11’Ifigenia in Aulide, dove la protagomsta 1Z€f)1‘1ZZa11(Z1_1Igtt(L e1 pi;
Ovviamente, sembra a evole vedere in tutti uesti assi i1 rieche -
ci di comandare sui barbari, in base alla concezione che 1 ar ar1 so
g1amento delle teor1e d1 _Ipp1a o d1 Antifonte, ed eflettivamente e proba-
I I I g O I I q I P g
0
schiavi e i Greci invece liberi B. ’ _ _ _ _ _ , _
bile che Euripide presupponga nelle sue ultime tragedie le elaborazioni E probabile che in questo passo dell Ifigenza m Aulzde c1 s1a 1 eco d1
406 a. C. conservarono il loro comando. E probabile pero che, essendovi stati due decreti, " Per Ippia la testimonianza pifi importante e solagneng-2 inéiirri-.3tta:l cfr.I Y: git?
uno relativo ai meteci e agli stranieri prima della battaglia sotto Antigene e un altro relati- - r. co . 2 — .
I '=' Plat PTOL 337c'6 5gg' PEI Anpfqnte cf.r'.s-oprattulllo 87' d411a 601.4 Antifonte de-
vo alla liberazione degli schiavi dopo la battaglia sotto Callia, Ellanico 1i riferisse tutti e ad afiermare 1’;11gu:i11g1iaf1121%d1 tut? gl_1 lfi(;II1éI£111.g;I‘1r}Z;i;:§ttatI;1'é1Z(§?E?1veepe ncgn 10 ré no. Anche in
due e lo sco1iasta(o la sua fonte) abbia riassunto impropriamente il testo dello storico. plora 11 fatto c e c e 1 uona _am1g V _ _ _ _ _ dale come non
“ Cfr. s. LURIA, Noe/:2 eimrzal iiber Antipbon in Euripides’ <</llexandros», << Hermes », ~
Antifonte dunque~ c “e una polemica contro 1e d1f1erenz1az1on1 d1 carattere
. so. d, a una pro_
64, 1929, pp._491-97; e cfr. anche BENGL, Staatstbeoretiscbe Probleme cit., pp. 31- 2; B. . - ' ' ' . ’ t 1 uestione e. v1sta
3
d1 rado nellci L1lt1IT1(131t1‘agf:C11€ d1 Eur(1)p11gp).iie]131$111ip)1}§emt a a q
SNELL, Eurzpzdes. Alexandros, << Hermes » - Emzelschriften 5, Berlin 1937, pp 39-40; e .'sP ettiv"
13 iiidiversd
arga catteggiamento
e non trova r1s_cd1 Eur1p1de
_ _ d1_ fronte- a1_ barlguéiirispetto
_ _ alle gléagt-lg;
. -,
SCHMID, GGL , I, 3, p. 727, nota 1, il quale propende a ritenere che la fonte comune di An-
tifonte e Euripide sia Ippia.
‘S "I5r.ov o138év €aXop.sv- [.1111 8% yovét I 1:6 1’ sfiysvég xai. 16 Suavsvég. Euripide con- antiche has rlifhlgmlto Opp'(1)rtun§1ment€e1cl111tgliZ)l(dIi§e1"s:dI1a11Idggiamehto %1,i115l)urilpide si possa
tinua a riferirsi all’epoca della prima comparsa dell’uomo sulla terra (sono res 1 9' ' 503 1° C ml ' S1' pen-e-1-pro
11t1c1 ma nonemaritiene
' ' che s1' possa arriva
' re a _ una conclusione
\ _sicura;
1potes1 cosmogoniche d1 Anassagora e della sua scuola), mentre invece erap caratteristico
upposte e -» - ' '
p1u grusta mvece 1n pI0P0$_1t° _ la pos1z1one d1 GOOSSENS, H urzpz e
61 H5 sgg_ ha> esa-
e a mentahta delle fam1g11e aristocratiche far r1sa11re 11 p1u 1n la possibile 1a loro nobilta.
Le distinzioni tra uomo e uomo sono reali per Euripide, 1-na_=dipendono solo dalle qualiti
640-41).
. - - m . Greek
. H. H. BACON, B6Z7'bd7‘MflS
- _ _ Tragedy » New t d1. aven
.
1sta 19. , PP-d
d1verso a queH0 Che qLu.
minato 11 problema de1 barbai-1 1n Euripide da 1111 Pun ° V
personali del singolo individuo: non ci puo essere una successione di nobilta da una gene- ci interessa. , -
razione al1’altra, ma ad ogni generazione il quadro puo essere completamente diverso. Non - - ‘ Teochmeno.
1’ S1 ens1 al modo come nella tragedia e presentato _ .
tutti i problemi posti dal testo del frammento possono considerarsi risolti. I1 WILAMOWITZ, 2° Cogcordo con gli studiosi che datano 1’Ifigenué taurllid (110130 1’El¢’"4- Ma 13 qufistlone
Lesefriic/ate 221, << Hermes >>, 62, 1927, pp. 288-90 (ora in << Kleine Schriften», IV, pp. 443- ‘- t ttora dibattuta e meriterebbe una d1scuss1one a_s ._
445) pensa che con i1 v. 4 816: 8’ i-fxpwsv 61 raxofiaa 751 Bporofig Euripide si riferisse alla L u 1‘ Cfr ' in .particolare vv. 1506 sgg. e 1le osservaziom che ho fatto ad loc, _
distinzione tra le diverse razze, dal momento che <<Agypter und Skythen sehen nicht wie - d 'de di uccidere 11 protagonista. Ovv1amente,
Hellcnen aus ». Ma e strano che Euripide accennasse a questo nel mentre affermava che la 22 I1 di
nessuno re quest1
C1856? casi,
Vlepepreso
menoper
allaS6,
Pa{OS€11g€I:'
E l1fiiC8.11I1V0
_ > ma_ il .fatto . che
.d i1 motivo1 essae
del ‘barbaro
{tutto
terra ha dato a tutti éuofiotv... 'o'\In.v. E probabile che con i1 verbo Stotxpivw Euripide si ri -
cattivo’ -
r1torn1~ con tanta 1I1S1St€I1Z9.
' ' ne lle ultrme traged1e d1 Eur1p1 e non P110
ferisse a1 nascere,‘separati l’uno da11’a1tro, dei singoli individui. Sul frammento cfr. anche d lcaso. . . - - ' ;
SNELL, Alexandros cit., pp. 14 e 40, nota 2. € 11 Qfr W 1409-401, che concludono 11 (11SCO1‘SO che_Iggeé11a_ r1vo1gcii1aeCl:1$1H21;;fi1’r*;lo
‘° Cfr. in particolare vv. 533 sgg. Per converso, i vv. 501-2 del discorso diEteoc1e espri- ' .' . - - - a
naturale che 1 Grec1 comandinoséi barbarigci figgriclgefin fguggs Xi Yélista énalogo tmspare
mono un punto di vista opposto a quello del frammento dell’/llessandro. Greci; ess1 1nfatt1 sono sch1av1, 1 rec1 1nv -
I
teorie simili a quelle espresse nel trattato del Corpus Hippoeraticum non ha creato niente di grande. Egli stesso sembrava avvertire la sfasa-
Sulle arze le acque e i luoglai. Tuttavia un cosi radicale rovesciamento di tura trail suo teatro degli ultimi anni e l’ef1ett1va realta de1 ceti p1u‘um1-
posizioni rispetto all’atteggiamento di universale solidarieta che ne11’An- li Nei vv 1678-79 de11’Elena i Dioscuri, dopo aver annunziato 11 l1eto
dromaca e nell’Ecul9a accomunava i barbari ai Greci (e ancora nel 416, fine’ per Elena e Menelao, concludono il loro d1scorso_con. queste consi-
con le Troiarze, Euripide scavava in questa direzione) non si puo spie- derazioni: <<g1i dei non odiano coloro che sono d1 nobile lignaggio, e g 1
gare se non in base a considerazioni di ordine politico, in relazione alla aflanni e le fatiche sono appannaggio piuttosto della gente che conta
situazione che sbocco ne1l’a11eanza 2‘ che i Persiani strinsero con gli Spar- poco ». 1
tani ai danni di Atene. Naturalmente, si deve tener conto del fatto che
Euripide era anche condizionato dal pubblico a cui si rivolgeva e questi)
pubblico era assai poco propenso, a partire dal 41 3 a. C., a sentire i vin-__
coli di una comune umanita tra i Greci e i barbari. Ma Euripide non solo
evito di riprendere quello che era stato uno dei pi1.'1 fecondi motivi ispi-
ratori di alcune sue tragedie, ma prese anche positivamente 1’iniziativa
di mettere in cattiva luce i barbari nel suo teatro. Tutto questo e incon-
ci_liabi1e con una sua adesione alle concezioni filosofiche di Antifonte.
In realta l’egua1itarismo di cui Euripide sembra essere — e in un certo
senso e - portavoce nelle tragedie piu tarde si colloca entro confini piut-
tosto angusti, che non vanno al di la del1’ordinamento sociale tradizio-
nale e degli interessi contingenti di Atene.
Anche i1 rinnovamento de11’u1timo teatro di Euripide per quel che
riguarda 1’apertura verso personaggi appartenenti agli strati piu umili
della societa 2- circoscritto nell’ambito di questi confini piuttosto angu-
sti. Esso non rispecchiava un discorso filosofico di grandi aperture ed
era piuttosto l’espressione di un atteggiamento volto alla ricerca di una
posizione politica intermedia nell’ambito del contrasto che opponeva i .
‘moderati’ con tendenze oligarchiche ai democratici radicali. Ma, come si
é avuto modo di osservare, si trattava di un tentativo nella sostanza vel-
leitario, che non trovava una reale corrispondenza nelle cose. Conse-
guentemente, anche su un piano pifi propriamente formale 1’apertura
verso i1 ‘popolo’ che caratterizza per certi aspetti 1’u1timo teatro di Eu-
ripide e di assai corto respiro. I personaggi come la vecchia guardiana
dell’Elena o i1 contadino de1l’Elettra hanno il fiato corto e scompaiono
dalla scena dopo una breve apparizione. In questa direzione Euripide '
nelle parole di Menelao ai vv. 370-72. Questi passi dimostrano che nel1’ostilit£1 verso i bar-
bari Euripide non escludeva i Troiani, i1 cui destino infelice aveva rappresentato con inten-
sa partecipazione in tragedie come 1’Ecuba e 1e Troiane.
2‘ Cfr. Thuc. VIII 18. L’a11eanza fu stipulata nel 412 a. C., ma l’intesa tra gli Spartani
e Tissaferne doveva essersi avuta gia ne11’inverno del 413-12 a. C.: cfr. Thuc. VIII 5, da
dove risulta che lo stato di tensione tra gli Ateniesi e Tissaferne era sorto anche prima, dal
momento che Tissaferne trovava diflicolta ad esigere i1 tributo dovuto a Dario a causa degli
Ateniesi: egli sperava dunque che un indebolimento degli Ateniesi avrebbe comportato un
miglioramento della situazione.
PARTE TERZA
L’ultz'mo teatro dz' Eurz'pz'de: verso la cultura ellenistica
Capitolo undicesimo
La poetica del dolore
‘ ‘Q; 1161‘) Sdtxpuot 1:05; xotxiiig 'n:a1:ov1‘16o'1. I fipfivwv 1:’ <’>8upp.oi. uofiad 1?’ '1) M1101;
Exam.
2 Cfr. in particolare vv. 601 e 606.
3 Cfr. v. 608 Sdtxpua con v. 601 Sompfiw, v. 605 Bdocpudt 1:’ éx Bocxpfiwv e v. 606 6 fia-
vtbv 8’... dtfidtxpurog; v. 609 fipfivwv 1’ 680141.01 con v. 604 old 1:2 néviin, ecc.
I
224 L’ultim0 teatro di Euripide: verso la cultura ellenistica La poetica del dolore 225
vedono in questo momento sulla scena immerse nel dolore. E si tratta zialmente — anche se ella si esprime in termini generalizzanti — il canto
di personaggi tragici che fanno uso di mezzi espressivi letterari ben pre- di dolore che ella stessa sta facendo risuonare sulla scena.
cisi. Si capisce pertanto perché i1 Coro oltre alle lacrime parli di ‘treni', Certo, 1’afIermazione che 1e lacrime costituiscono uno sfogo per gli
le lamentazioni funebri i cui moduli espressivi la tragedia greca aveva infelici non ha in sé nulla di peregrino; ma e significativo il fatto che que-
in parte fatti propri. Analogamente, con l’accenn0 alla poesia che si so- sto elemento 'banale' de11’esperienza umana venga trasferito, nei due
stanzia di avvenimenti dolorosi il Coro non si riferisce alla poesia tragica passi delle Troiarze che abbiamo esaminato, in una dimensione lettera-
nel suo complesso ‘ ma a1 canto doloroso che Ecuba e Andromaca hanno ria; ed E: degno di nota anche il fatto che questo punto di vista sia riba-
intonato immediatamente prima sulla scena. dito in due passi diversi della tragedia. Com’e noto, nelle Troiane la ri-
Sulla stessa linea dei vv. 608-9 si pongono, ancora nelle Troiane, cerca del patetico E: costante ed e essa che garantisce l’intrinseca unita
0|-so
vv. 120-21 che Ecuba pronunzia alla fine di una serie di anapesti liric1 della tragedia, anche se la ricerca esasperata di efletti patetici tende a
in cui da sfogo, nella parte iniziale della tragedia, a1 proprio dolore: mettere in crisi un certo tipo tradizionale di tragedia, caratterizzato dal-
<< Anche questa e poesia per gli infelici, far risuonare 1e loro tristi sven- lo svolgimento serrato e coerente di una ben precisa vicenda drammati-
ture » 5. ca. Colpisce il lettore moderno, nelle Troiane, l’us0 di moduli espressivi
Anche questi versi riflettono direttamente la situazione scenica e non finora poco usati da Euripide. Secondo il Murray la scena in cui Astia-
si possono intendere se non alla luce di cio che immediatamente prece- natte viene strappato alla madre e forse la pifi straziante di tutta la let-
de. Ecuba, infatti, stesa per terra, si lamenta per il << duro letto » su cui teratura tragica 5. E l’allocuzione che nei vv. 1 167 sgg. Ecuba rivolge al
e costretta a giacere e per l’irresistibi1e desiderio di girarsi ora su un cadavere del bambino non trova riscontro con cio che conosciamo della
fianco ora su un altro. Cio richiama evidentemente esperienze proprie precedente produzione tragica di Euripide: prima ella ricorda la testa
della vita quotidiana‘, e pur tuttavia, con un procedimento analogo a del bambino, che una volta la madre baciava e ne accarezzava i riccioli
quello osservato per i vv. 608-9, e immediato il trapasso in una dimen- e che ora e stata miseramente << tosata » per colpa delle mura di Ilio; poi
sione piu propriamente letteraria. I1 desiderio, infatti, di girarsi ora da Ecuba si rivolge alle mani di Astianatte, che le ricordano quelle del figlio
una parte ora da11’a1tra viene associato' con l’impulso al pianto; ma si Ettore; e poi infine invoca la bocca, con la quale tante volte il fanciullo
tratta di un pianto filtrato attraverso una ben precisa tradizione cultu- rivolgeva alla nonna parole afiettuosissime — e queste parole vengono ri-
rale, dal momento che viene usato un termine carico di risonanze lette- portate per esteso con 1’us0 del discorso diretto. Qui, e in altri passi ana-
rarie quale E: elegos. Nei vv. 120-21, pertanto, Ecuba parla non solo ir1 loghi delle Troiarze, i1 patetico 2- ricercato con l’uso di mezzi espressivi
quanto donna infelice, ma anche in quanto personaggio tragico, che fa che alcuni anni prima sarebbero sembrati ad Euripide andare al di la del
uso di moduli espressivi che non trovano un immediato riscontro nella suo senso della misura.
realta. La << poesia >> di cui Ecuba parla nei vv. 120-21 e pertanto essen- Si puo capire pertanto perché proprio nelle Troiane Euripide teoriz-
zi la ‘poetica’ del pianto. Ma qualche spunto in questa direzione aveva
‘ Cosi LANATA, Poetica pre-platonica cit., p. 170. tentato gia prima delle Troiarze. I1 canto che Andromaca intona sulla
_ 5 Mouoot 5% xaiirn 101:; 8u0"r:.'r'1vo1.g I éirag >_cs7Lot§s1.v dxopaxiroug. Ecuba chiama ov- scena nella tragedia omonima ai vv. 102-16 e la sola monodia e1egia-
viamente le sventure dtxopsuroug, 1n quanto 1_c0r1 venivano assoc1ati immediatamente con
feste ed eventi 11et1; ma é una singolare co1nc1denza che si tratti appunto non di uno stasi- ca contenuta nelle tragedie a noi pervenute integre di Euripide. Si trat-
mo, ma di una monodia lirica. ta, com’e noto, di una rievocazione del passato doloroso della donna
° Si pensi, per una situazione per certi aspetti analoga, ad Or._227 sgg. l'Jna spia del che si conclude con la disgrazia che l’ha colpita recentemente, ora che é
‘realismo’ d1 questo pezao de1le_Trozane.e 1’us0 al v. 117 d1 un ter_m1ne_ come rlosotviiot. (spi-
na dorsale), tipico del 11nguagg1o prosalco. Ma, come spesso avvlene 1n Euripide, questo minacciata dalla gelosa Ermione. L’elegia e strutturata in modo che le
termine prosaico e 1nser1t0 nel contesto d1 un’espress1one che s1 pone ad un ben pni alto li- varie vicende dolorose per cui Andromaca e passata si susseguono inca1-
vello stilistico.
7 Ecuba sente il desiderio di voltarsi ora su un fianco e ora su un altro, sig dtutpowépouq
10_{.)§0ug psLéwv. L’esp.ress10ne ricorda 1 fianchi della nave e 1n particolare 11 fenomeno per 8 Cfr. 0. MURRAY, Euripides and his Age cit., p. 67. Sugli elementi patetici delle Troia-
C111 1n 0ccas1one d1 osc111az10n1 durante la navigazione s1 cercava d1 raggiungere la fiancata ne - e in particolare sulla figura di Ecuba — ha richiamato giustamente l’attenzione J. DE Ro-
non immersa ne11’acqua (s1 r1cord1 11 gustoso quadretto descritto 1_n Aristoph. Ran. 536 sgg., MILLY, L’év0lutz'on du patloétique d’Escl9yle a Euripide, Paris 1961, pp. 80-81. I1 lavoro
e Eur. fr. 89), ma nella s1tuaz1one d1 Ecuba nessun conforto deriva dal preferire un fianco della De Romilly tende pero troppo, a mio parere, a mettere in secondo piano gli elementi
anziché un altro: 10 sbocco e pertanto 11 p1ant0, E111. 1:00; 011.21 Smtpfiwv éléyoug. ‘intellettualistici’ del teatro di Euripide.
I
226 L’u1timo teatro di Euripide: verso la cultura ellenistica _ La poetica del dolore 227
zanti e senza concedere un momento di pausa e di sollievo. Al ricordo al principio del sollievo arrecato dalle lacrime si intende dare una por-
di Elena che ha causato la rovina di Troia si accompagna con un nesso tata pifi generale.
molto stretto ’ la rievocazione de11’armata greca che ha messo a ferro e E degno di nota il fatto che la stessa Andromaca nel dialogo con Er-
fuoco Ilio e poi (il nesso e realizzato in modo immediato e diretto, con mione e poi in quello con Menelao si mostri perfettamente lucida ed e-
xou1all’inizi0 del v. 107) viene evocata1’immagine di Ettore che e trasci- stremamente consapevole del condizionamento che i dati di fatto, e i
nato intorno alle mura dal figlio di Tetide. Ma Andromaca non si acquie- rapporti di forza, esercitano sull’azione umana. A questo aspetto di An-
ta con la rievocazione dello scempio fatto da Achille sul cadavere del ma- dromaca abbiamo gia avuto modo di accennare ". Preme qui invece sot-
rito e passa '° a ricordare con raccapriccio l’episodio della sua cattura, tolineare 1’intima 'incongruenza’ del personaggio, tanto piu che nel dia-
quando veniva trascinata sulla spiaggia dove l’attendeva un destino di logo lirico tra la donna e il bambino dei vv. 501 sgg. risuonano di nuovo
schiava, e quindi ancora “ le lacrime che scorrevano sul suo volto, men- accenti fortemente patetici. Ritorna, nei vv. 523 sgg., il motivo del ma-
tre era costretta ad abbandonare la citta e il marito. Chi si esprime in rito che costituisce tanta parte de1l’elegia e ritorna poco dopo, per indi-
questo modo non 2- in grado di tenere la realta sotto controllo, ma e in care il pianto della donna, l’immagine della sorgente che chiudeva il pez-
uno stato di passivita di fronte a un destino che l’ha soprafiatto e con- zo elegiaco 1’. E intenzionale quindi la ripresa di motivi che Euripide a-
tinua a soggiogarlo. Non a caso questo incalzare di ricordi angosciosi cul- veva gia utilizzato nella parte iniziale della tragedia. E mentre nel dialo-
mina con una esplosione di dolore e di disperazione, resa attraverso una go con Ermione e con Menelao Andromaca ha una sua precisa dimensio-
interiezione e una concitata domanda, nella quale traspare i1 desiderio di ne storica (si ricordi la polemica contro il logos sofistico e la doxa pro-
morte ‘Z. L0 sbocco piu naturale di una situazione del genere e il pianto. tagorea), non a caso nel dialogo con il figlio si valorizzano degli aspetti
Alla fine de11’elegia, infatti, Andromaca passa a descrivere la situazione che pongono i1 personaggio in una dimensione ‘astorica’ e ‘naturale’:
presente (la diversita di tono e evidenziata dallo stacco di carattere me- sulla stessa linea dell’equiparazione del pianto allo stillare di una sor-
trico, dal momento che la nuova frase incomincia all’interno del penta- gente montana si pone la battuta iniziale del bambino, che equipara im-
metro, mentre nel resto de1l’elegia le singole frasi tendevano a coincide- plicitamente la madre a un uccello sotto le cui << ali » egli corre a ripa-
re con i singoli distici) e presenta se stessa come sorgente che sgorga da rarsi.
una roccia. Certo, su un piano verbale sarebbe forse possibile trovare una ‘me-
L’elegia di Andromaca e preceduta da una breve rbesis dove la don- diazione’ tra questi due diversi atteggiamenti cli fronte alla realta che so-
na si esprime in modo piu calrno e pifi riflessivo. Non manca infatti la no assunti in modo quasi desultorio dallo stesso personaggio, e possibi-
sentenza finale (relativa a1l’instabilita della condizione umana, per cui le sarebbe anche, credo, parlare di una polarita dialettica tra i due ter-
non si puo considerare felice nessuno prima di vedere il giorno della sua mini. Ma con questo la comprensione della tragedia non farebbe nessun
morte: la risonanza erodotea e evidente), e inoltre Andromaca enume- progresso: la dialettica spesso nella critica letteraria serve soltanto a mi-
ra, in modo piano e non concitato, i mali che 1’hanno colpita, gli stessi in stificare 1’assenza di una comprensione che non sia puramente tautolo-
sostanza su cui indugera ne1l’elegia. Ma piu importanti sono 1e conside- gica. E tautologica sarebbe anche, nella sostanza, un’interpretazione del
razioni che la donna fa all’inizio della breve rbesis, nei vv. 91-95. An- personaggio di Andromaca, secondo la quale i suoi diversi aspetti an-
dromaca annuncia infatti che intende intonare un canto di dolore " e ag- drebbero spiegati con la diversita della situazione.
giunge che per 1e donne e un sollievo ricordare con la parola i propri ma- I1 problema e piti complesso. La ricerca del patetico non coinvolge
li. Siamo quindi in un ordine di idee molto vicino a quello delle Troiane, solo una ‘parte’ di Andromaca, ma piu in generale una ‘parte’ della tra-
con la diflerenza che nei due passi delle Troiarze che abbiamo esamir1ato gedia vista nel suo complesso: non a caso dopo il contenuto dialogo tra
Ermione e Oreste l’Andromaca si chiude con il lamento funebre sul ca-
9 Cfr. v. 105 rig Evsxot.
davere diNeotto1emo, dove i1 Coro canta all’unisono con 11 vecchio Pe-
‘° Il nesso E: 52': all’inizio del v. 109. leo secondo i moduli tradizionali del treuo. In realta, come abbiamo vi-
" I1 nesso E: ancora Sé all’inizio del v. 1 1 1.
‘Z Cfr. vv. 113-14: << ahi, me infelice! perché mai, una volta schiava di Ermione, dovevo “ Cfr. sopra, pp. 89-90 e 98-99.
continuare a vedere la luce del sole? >> ‘S Cfr. vv. 533-34: in piu c’e un ulteriore tratto patetico, in quanto la sorgente 2- defini-
“ Si parla al v. 92 di lacrime, gemiti e fipfivotz si ricordino i vv. 608-9 delle Troiane. ta come non tocca dai raggi del sole.
. . . . . . I
228 L’u1t1m0 teatro d1 Euripide: verso la cultura ellenistica La poetica del dolore 229
sto, negli anni successivi al 430 a. C. tutto i1 mondo culturale di Euri- mente congruente con il tono di tutta la tragedia. Non credo che si possa
pide entro in crisi in modo radicale, portando il poeta a una progressiva consentire con i1 Murray quando in queste scene finali vede elementi d1
perdita di contatto con la realta politico-sociale del suo tempo. Questa misticismo e pensa che in questa tragedia Euripide riveli uno spiccato
crisi provoco — non immediatamente, ma tuttavia con implacabile pro- presentimento di qualche realta che dovrebbe celarsi dietro le apparen-
gressione — uno svuotamento di certi aspetti della tragedia di Euripide, ze "’. Siamo di fronte invece, alla fine delle Troiarze, a una situazione. sen-
attraverso i quali con particolare forza si esprimeva un atteggiamento di za prospettive, che il poeta, servendosi anche dei moduli caratteristici
lucida razionalita di fronte ai dati del reale. I1'vu0to' che in tal modo si delle lamentazioni funebri ", intende rendere in tutta la sua esasperaz1o-
creava nel mondo poetico euripideo tendeva ad essere colmato attraver- ne. I1 crollo che alla fine delle Troiane investe Ilio ricorda i1 terremoto
so l’esasperazione degli elementi patetici: a1 termine del processo si trova che alla fine de1l’Erez‘teo sconvolge con la casa di Prassitea tutta la citta,
una tragedia come le Troiane, la quale E: dominata dal pathos e dalla ri- evidenziando su un piano visivo la crisi dei valori 'patriottici' di cui la
cerca di uno sfogo al dolore nelle lacrime e nel canto. I1 pianto E: tipica donna si era fatta portavoce nella parte iniziale della tragedia ". Soltan-
espressione di un insufficiente controllo della realta esterna; e non e ca- to, nelle Troiane il crollo della citta 2- semplicemente il suggello di una
suale che alla perdita di contatto con la realta politica del suo tempo si situazione che E: tale sin dall’inizio della tragedia. Non c’e evoluzione, ma
accompagnasse in Euripide una sempre piu decisa teorizzazione di una un esasperato riecheggiare di stati d’anim0 gia noti. _ _ _
poetica che poneva al centro della creazione tragica lo sfogo del perso- In questo contesto vanno letti anche i vv. 1242-45: << Se la divinita
naggio attraverso il pianto. non avesse rovesciato e fatto sprofondare cio che stava in alto noi sarem-
L’Andromaca 2- stata scritta una decina d’anni prima delle Troiane, mo ignorati da tutti, né saremmo celebrati, dando motivo di canto alla
ma il processo che in questa tragedia raggiunge il culmine trova nel1’An- poesia dei mortali che verranno dopo di noi » '°. _
dromaca una delle prime manifestazioni. La dissonanza e l"incongruen- Si 2- detto a proposito di questi versi che nelle Troiane << l’un1ca voce
za' che si riscontra nel personaggio di Andromaca e pin in generale in di consolazione e quella che annuncia la catarsi del dolore nella poe-
tutta la tragedia non si puo quindi 'mediare' sul piano verbale e nemme- sia >> 2°. Ma prima di afirontare il problema della catarsi nella traged1a_d1
no si puo spiegare sulla base di una 'lettura' che resti circoscritta alla sin- Euripide occorre, preliminarmente, cercare di cogliere 1’ef1ett1v0 s1gmfi-
gola opera. Si deve prendere atto che, in conseguenza della crisi che ave- cato dei versi in questione. _
va investito i1 suo mondo poetico e culturale, quando Euripide scriveva E evidente, innanzi tutto, che qu1 c’e 11 riecheggiamento d1 un moti-
l’Andromaca, in lui si trovavano ad essere coesistenti - e non tarmonizza
bili tra di loro — due diversi e contrastanti modi di porsi di fronte alla ‘° Cfr. MURRAY, Euripides and bis Age cit., p. 67 e anche (un giudizio che riguarda la
realta. tragediéfnel suo complesso) p. 70.
r. vv. 1302 sgg.
Le Troiane sono caratterizzate invece da una molto maggiore coe- " Cfr. sopra, pp. 145 sgg. ‘ I _ ” ,
renza di tono e omogeneita di ispirazione, e per questo si puo capire per- " El. 5% pri] iiabg I €o":ps1I:s rbivw rtsptfialwv xovcoo xfigvég, I dtcpocvstq 61): ovrsg oux
ché alcuni la considerino la tragedia pifi riuscita e piu bella di Euripide. (iv \'1p.v'r']1‘}np.sv 6» I p.o150'ou.g 6101861; Bows; fiarépwv Bpowwv. A1 v. 1242 m1 sembra ne-
cessario accogliere la correzione di si. 5’ fiuig in £1. 52‘. 11:1]. Il Parmentier (cfr. Euripide, _to_-
In realta, questa omogeneita veniva pagata a un prezzo molto alto. Die- mo IV, Paris 1925) accetta la lezione di P V e la traduzione viene ad essere: <<si la d1v1n1-
tro a una tragedia come le Troiane c’e una concezione del mondo che té nous avait abimés dans le sein de la terre en refermant le sol sur nous» ecc. Ma n_0n a
questo i1 senso del v. 1243. I1 confronto con H. F. 1306-307 6'tv5p’ 'EM.dt50g wov rtpwrov
non lascia spazio a un intervento sulla realta esterna e trova il suo sboc- ou’11:oi.'o'w Bdu°lpo1.c_, éivm xriww 0"t'pé\I1or.o'ot (di Era che ha rovesciato la fortuna, ha distrutto
co nel lamento e nel pianto: anche i1 noto rovesciamento dei valori che moralmente Eracle, il quale continua pero ad essere presente sulla_scena) dimostra che con
Euripide operava nella tragedia in relazione al binomio vincitori/vinti il v. 1243 Ecuba allude a cio che e gia avvenuto, la rovina totale (11 Troia (cfr. per esempio
vv. 582 sgg. e in particolare vv. 612-13). Per il nesso di onrpécpw, nel senso d1 girare,
e Greci/barbari non aveva davanti a sé, all’interno del mondo poetico con bivw xdvtw cfr. anche Plat. P/Jaedr. 278d e Gorg. 511a. _In Troad. 1243 l’espressione e
euripideo, delle reali prospettive di sviluppo. Quella che E: alla base del- solo pi1'1 forte rispetto a H. F. 1306-307, dal momento che s1 ha non semplicemente xdvtto,
ma xdvroo Xiiovég (con riferimento al regno dei morti [_c.fr.'Soph. Aui. 24-25, Eur. Ale. 45
1’ispirazione delle Troiane E": una concezione disperata e senza la possibi- e Held. 592] e Ecuba equipara se stessa e Troia e 1 fam111ar1 superstiti a de1 l'I101‘t1Z cfr. per
lita di sbocchi 'risolutori'. Anche la famosa scena finale, quando Ecuba esempio v. 581 réxsot, 11:pI.v 1:01’ fiusv) e in p11'1 c’e_11:sp1.Bot7»wv, usato 1n un senso analogo
invoca, senza essere ascoltata, prima il figlio di Cronos e poi il marito a Tcsptrpércw, con 'rcsp1.- che da1’idea del moto semic1rc01are del rovesciamento. _
2° Cosi LANATA, Poetica pre-platonica cit., p. 171. E cfr. anche, sulla stessa hnea, PoH-
Priamo e assiste impotente alla distruzione della sua patria e perfetta- LENZ, La tragedia greca cit., II, p. 169.
I
230 L’u1tim0 teatro di Euripide: verso la cultura ellenistica ' La poetica del dolore 231
vo tipicamente omerico. Nel libro VI de1l’Iliade, infatti, Elena parlando do Troia E: incendiata e sta per crollare al suolo, Ecuba invoca i templi
con Ettore accenna alla sfortuna sua e di Paride in termini 2' che si pos- degli dei e tutta la citta”, ma il Coro, dopo un’2espress1one d1 lamento,
sono confrontare con Troad. 1242-45. E ancora pifi vicini al passo del- riecheggia la battuta di Ecuba-con queste parole : << Presto cadrete sulla
le Troiane sono i vv. 579-80 del libro VIII dell’Odissea, dove a pro- cara terra senza pifi un nome », dtvdwuuot. E lo stesso concetto 11 Coro r1-
posito del destino degli Achei e di Ilio Alcinoo si esprime in questo mo- badisce al v. 1322, quando afierma che il nome della sua terra << scom-
do: << Questo lo hanno fatto gli dei e hanno filato la morte agli uomini, parira >>, dtcpavég si.'crw. Non E: possibile affermare con sicurezza che_qu1
affinché anche per quelli che verranno ci sia materia di canto » 2’. Euripide intendesse polemizzare con la concezione omer1ca.a cui s1 _ac-
Tuttavia, nel passo delle Troiane lo stesso motivo ha un significato cennava nei vv. 1 242-4 5. Ma 2- certo che alla fine della traged1a_1l motivo
ben diverso da quello che esso ha nell’Ilz'ade e ne1l’Odissea. Per il poeta omerico della poesia che da gloria a Troia 2- implicitamente d1mostrat0
de11’Ilz'ade, infatti, l’accenno alle disgrazie di Elena e Paride come moti- falso. Troia non avra un nome e di essa scomparira anche la fama at-
vo di canto per le generazioni future E: perfettamente coerente nel con- tuale.
testo di una poesia che ha appunto per oggetto la 'ce1ebrazione' di questi
antichi fatti mitici. D’altra parte, nel libro VIII dell’Odissea é significa-
tivo il fatto che Odisseo, che é parte in causa, non trovi diletto nel canto Un finale di tragedia come é quello delle Troiane si poncilia poco con
di Demodoco come Alcinoo e gli altri Feaci. Si gapisce pertanto come l’opinione secondo cui Euripide sarebbe i1 'precursore della catarsi ari-
nel passo delle Troiane il motivo omerico acquisti una risonanza diver- stotelica. Questa ipotesi E: stata recentemente sostenuta, 1n con_test1 e con
sa, dal momento che esso e ripreso da Ecuba nel corso stesso di una vi- argomenti diversi, da G. Lanata e da C. Dianoz trattandosi d1 una que-
cenda luttuosa per lei e la sua patria ”. stione strettamente connessa con la ‘poetica del pianto e opportuno ve-
Teniamo presente il contesto. L’accenno ai canti che avranno come dere su quali fondamenti i suddetti studiosi hanno basato le loro 1potes1:
oggetto la fine della sua citta e renderanno celebri i Troiani E: seguito nel- Si e gia detto che secondo la Lanata nei vv. 1242-45 delle Irozane s1
la breve r/Jesis di Ecuba da1l’invito a procedere al seppellimento del po- annuncerebbe la catarsi del dolore nella poesia. Ma — a parte 1 problemi
vero Astianatte e da amarissime considerazioni sul1’inutil_ita, per i mor- posti da una adeguata comprensione del passo - non mi pare che qui L1
ti, dello sfarzo delle oflerte che a loro si fanno in queste tristi occasioni. termine catarsi possa in ogni caso essere preso ne11’accez1one che esso ha
Ma c’e di piu. La divinita che ha provocato la fine di Troia in modo che in Aristotele. Ad Aristotele invece la Lanata rimanda spec1ficamente a
essa sia motivo di canto nel futuro E: la stessa 2‘ che immediatamente pri- proposito dei vv. 608-9 delle Troiane che gta conosclamoz qu1 Euripide
ma Ecuba accusa, per l’0dio dimostrato verso Troia, nonostante le fre- avrebbe in qualche modo anticipato la dottrina ar1‘stotel1ca.seco,1}ad0 C111
quenti oflerte di buoi”. In questo contesto, pertanto, la considerazione la catarsi tragica si realizza attraverso la 'pieta _e la compassione . _
che ella e gli altri Troiani acquisteranno fama nel futuro attraverso la Mi pare che alla base di questa interpretaz1one c1 s1a un certo fra1n-
poesia suona come la ripresa di un motivo ovvio, che e svuotato di ogni tendimento del testo. Com’e noto, secondo Arrstotele — attraverso un
significato. meccanismo psicologico al quale accenneremo d1 qui a poco — la catarsl
La conferma e data dall’esame della parte finale della tragedia. Quan- si realizza nello spettatore che assiste allo spettacolo trag1c0;. nel passo
delle Troiane invece il pianto e il canto servono di sfogo, a g1ud1z_1o del
Z‘ Cfr. Il. VI 357-58: <<A noi Zeus ha imposto un duro destino, aflinché anche in futu- Coro, ai personaggi stessi che sono stati colpiti da un infelice destino. E
ro noi siamo materia di canto per gli uomini che verranno». vero che le parole del Coro presuppongono un attegg1ament0 d1 com-
*2 Tbv [scz'l. olrov] 81 iisoi. uév rsfifiav, é'rcsx7tr.b0'ow'c0 5' Elkeiipov I 6tvi)po'.mot.g, Eva.
fiat. xoti. é0'o'op.évoto"r.v 6101811. E cfr. anche Od. III 203-4. prensione e di commiserazione nei confronti di Ecuba e Andromaca, ma
7"‘ Diverso e il caso di Cassandra che ai vv. 394 sgg. utilizza il motivo del xkéoq nel - e qui e la differenza di sostanza rispetto alla concezione aristotelica —
contesto di un ben chiaro discorso col quale si intende dimostrare la superiorita dei Troia- coloro che sentono compassione sono persone diverse da coloro che ag-
ni di fronte ai Greci.
1‘ Cfr. v. 1240 1120301. e v. 1242 826;. traverso il pianto e il canto trovano sfogo al loro dolore. Siamo qu1n 1
*5 Cfr. vv. 1240-42 ofm fiv Zip’ év z‘}s0iI0'r. 'n:7.'hv 01'1p.01.11:évo1. I Tpofiot "rs 'n:<57\.swv iixxptrov
pnoouuévn, I uétrnv 8’ éfiouziurofiusv. E notevole il costrutto della frase, per cui p.1.0'ou;.ul- 2° Cfr.v. 1317.
VT] alla fine del v. 1241 giunge quasi come inaspettato, come una sorta di amaro 6t11:p00'86- 2’ Cfr.v.1319. q _
xmrov. Z“ Cfr. LANATA, Poetica pre-platomca c1t., pp. 169-70.
La poetica del dolore 2 33
232 L’u1timo teatro di Euripide: verso la cultura ellenistica
Oben lontani
I h da Aristot‘e 1 e. La Lanata cita
' una serie
- d1- passi- 1n
- cui 11 Coro to a che vedere con il fenomeno psicologico descritto nel frammento del-
qua c e personaggio 1nvest1to momentaneamente della funzione di 1’Enomao (e anche nei vv. 608-9 delle Troiane). Euripide si riferisce in-
splelttatore esprime la sua compassione per le vicende che si svolgono fatti al meccanismo attraverso cui chi e colpito dalla sciagura 0 comun-
su a scena e arriva a m ' - que si trova in una situazione dolorosa trova sollievo nel pianto e nelle
Verso H pianto Sgnonchznlfestafe qufifstfl S1_1a_compass10ne anche attra-
lacrime; in Aristotele invece la catarsi consiste nella liberazione da emo-
teratura
I _ tragica_ (es P r@$$10_11e_ ' quill passi cqstlmlsqollo
1 compassione un mp”
ne1 r1guardi della let‘
del1’infelicita zioni 0 passioni suscitate - quando si tratta della tragedia - nel corso
%21111;) e scclmo di11SO11'1Og€fl€1 rispetto a cio che e detto nei vv. 608-9 delle stesso della rappresentazione tragica 3’ e coloro in cui la catarsi si realiz-
He ove 1ant - . za non sono ovviamente quelli le cui sventure (e anche le lacrime che ad
cheIsiVvPfova Per alltri fi)1al)1Pare (101116 10 sfogo non
608 deue.T a _ 1 un 0 ore personalmente sofferto. d1 una compasslone esse danno sfogo) vengono rappresentate sulla scena 3‘.
d 1D_ - 9 rozane sono stati presi 1n considerazione anche L’attribuzione 0 meno di una concezione 'catartica' della poesia tra-
a 1ano nel contesto d1 un lavoro sulla catarsi tragica 2° I1 Diano 3Q
gica ad Euripide non e ovviamente cosa di poco momento; essa investe
costa iustamente
memegsi t’ '
parla del<qIg1i6:asCége>ri1l1:l '
fr: (5173 deg}-311017200, flove ana10ga-' il suo stesso modo di porsi di fronte alla sua esperienza di poeta e quin-
- . M .. . P110 are He a sciagura 11 lamento e 11 di di fronte alla realta. Nessuno pero degli argomenti addotti per soste-
P}fl11t0- << a v e un piacere anche nei mali e quello I di far 1am nere un’ipotesi del genere, quando sia esaminato da vicino, mi pare che
d1 allentare all’empito I delle lacrime il frend onde il dolor I d ll’enlO e
smllqvia-
e della pena I che di troppo peccede 119 Cor Si Sgmva»C3.. 6 anima si riveli persuasivo. E del resto la Stimmung di Euripide quando scrive-
I Diano ritien vale Troiane (0 anche, poniamo, l’Ecuba 0 le Supplici) era tale che non
to deufinomao e ilplfgp‘ d1' trovajelpna coincidenza
' - tra questo' fmmmen. consentiva nessuna fuga in avanti verso una 'purificazione' 0 una ‘subli-
_n , o_ passo ‘e a Polztzca d1 Aristotele relativo alla
catarsi . Senonche non s1 va al d1 la d1 alcune coincidenz b 1' 1 ' mazi0ne' del travaglio che 10 tormentava. A un poeta che ha avuto la
ve alla descrizione del meccanismo dello sfogo e del solliee with a 1 riiatll 'sincerita' di lasciare tracce profonde di questo suo travaglio nelle sue
va. In realta la situazione a cui si riferisce Aristotele e totlailhi iitnil em creazioni poetiche non si puo fare il torto ‘di attribuirgli delle ‘aperture’
sa da uella res > .6 e W131‘ in cui non credeva. ~
fatti, bloloro lfihe lSll(€1'1I)(§) ngltiltllo d'€H‘Enllma0. Sgcopdo Anstotdel ml
emozioni (e tutti 10 sonopchi "a1-lleta, a a paura e In gfimre alla ford
ste loro disPosizi0ni Anche se non annunciano la teoria della catarsi” molto importanti
dire qualcosa di similiro, a]\1ffl;1f? pm C l1l'menQ)
an 20 e Vengollo
ievo e una Stlmolau
specie d1 catarsi In que-a
(vale
tuttavia per la comprensione della poetica euripidea sono i vv. 176-83
sono state prodotte in lor lie O lfill-Ina purgai) quando le emozloni Che delle Supplici.
stato
1 di normalita'> e un fefi 0111§110_
anno d e legenere
Id eSS1'pOss'OnO ntomareAristo-
s1 verifica secondo a uno Com’e noto, i1 testo cosi come e stato tramandato dai manoscritti
te e appunto nelle rappresentaz1on1 tragiche 32 - Tutto questo non 1-, a mo 1- presenta tracce di corruzionei sembra necessario, tra l’altro, postulare
una lacuna tra il v. 179 e il v. 1 80, dal momento che leggendo i due ver-
2° Cfr. c. DIANO . Sdggezza e poetiche
pp. 21569. ' degli- antichi,
- - Ner1- Pozza editore,
. Venezia 1968,
‘3 Su questo punto, di essenziale importanza, cfr. SCHADEWALDT, Anti/ee und Gegen-
3° Riporto la bella traduzion d l - - wart cit., p. 46.
as E--~ 1-. 8+. --» »=3--1-13“-.%’§a.%%g§$i.iZz€%e§3i.’if.f‘§;. ?. fiZ"11° 1
" x0u<pt’.I;sz. cppsvtbv I xoti. xotpfilotg 1-f7I.u0's 100; éiyow névoug
ddwnfiévag 8% 1:otu'cot
collega questi versi con El. 294-96, ---
T mp
-
I1 out - I
1ano J
3‘ I1 Diano forse sforza la sorniglianza tra i due resti quando aflerma che ID\.UO'E nel
v 4 del frammento del1’Erz0mao e sinonimo. di éxdtiinpa. La conferma sarebbe data da
Pla t . Pb 4 ed. 6 7 c. 5 s BB . Ora, effettivamente nel passo del Fedorze i1 processo attraverso cui
3‘ Cfr. 1342a.14-15 stati, 11"‘ 5 . si realizza la catarsi consiste in un I:xM1so'fioL_I,. Ma va osservato ched lall catarsi
P0lz't' d1 C111erparla
1%. -----.i‘f;.:.:‘:.is?.“.%.s:;:':‘.r.2sr;s.:sL’:.‘:.‘:.*?.‘&s”°:'= 1°‘ " 62."
2} Ov , per in icare il soll' h - C accenno
ziong-:2 d§§Critta dg1‘Xlrist0tele.l€VO C e provano coloro Che S1 vengono a trovare nella Slum’
"
qui Platone E: diversa da quella a cui accenna Aristotele nel passo e a zca: p
tone infatti si tratta del fatto che 1’anima si separa il piii possibile dal corpo e si abitua per
cosi dire a stare tutta raccolta in se stessa, sciogliendosi (E)f.)\.UOI.LéV'I]V) da quelle che posso-
Pla-
$010 la ricerca del pianto e di una poesia incentrata sul lamento, ma an Capitolo dodicesimo
che la tendenza verso 1’evasione e verso una poesia 1ieta_e bella. La poe-
tica del dilettare, nel modo come essa b espressa nelle Supplici, b com- L’evasione verso la poesia bella
plementare con la poetica del pianto che viene formulata nelle Troiane.
Si tratta di due aspetti diversi, e solo apparentemente contrastanti, di u-
no stesso fenomeno.
tonare un canto funebre. Ma l’elemento patetico ha un rilievo molto mi. gine precisa e si resta colpiti soprattutto dalla preziosita del1’espressio-
nore che nello stasimo dell Ecuba. Le donne troiane si dilungano invece ne. In realta, il contrasto chiaroscurale che caratterizza lo stasimo del- 1
1
F
a descrivere come il cavallo fu introdotto nella citta e le feste e i canti l’Ecuba e, nella sostanza, assente nelle Troiane e l’ef1etto patetico E: 1
1
f,hEe aC¢°m_Pa811fl1‘0I1OPavvenimento. Anche qui, come nello stasimo del- molto minore. E significativo che alla descrizione della presa di Troia
h_¢‘"1’f1, $1 fa uso del discorso diretto, ma non per rievocare il grido ag- non segua nello stasimo delle Troimze niente pdi simile alla violenta in-
g iacciante che s1 diffuse per Troia nella notte tatale; sono i Troiani in- vettiva contro Elena di Hec. 943 sgg. L’attenzione degli spettatori era
Iscee She alla V1833 del cavallo gridano di mettere fine ai disagi della guer. subito distratta dal1’arrivo sulla scena del cocchio con Andromaca e A- __._
. ,. \
1
1 Portaffi _61}tr0m1l sacro idolo. L ingresso del cavallo e accompa- stianatte: alla esasperazione del pathos e dei sentimenti pi1'i violenti si
gnitodda canti di gioia , e tutto il tono della narrazione e lieto e festosoe sostituisce la ricerca di efletti spettacolari.
fiSCCi1d (file g1ovan1,)— si chiede _1l_Coro ai vv. 527-28 - chi dei vecchi 11011 La ricerca del chiaroscuro 2- presente invece in un altro stasimo del-
la tie a e sue casie.H>> La descrizione tocca uno dei punti culminanti con‘ le Troiane, quello che il Coro canta dopo l’uscita dalla scena diTa1tibio
accOn:7OCaZ1O1‘1i1 lefla esta notturna, quando risuonavano i canti frigid con Astianatte. E interessante in particolare la seconda coppia strofica 2'.
danza plalgnlati fin auto libico e le ragazze muovevano leggeri passi di Uno dei termini del contrasto, il polo negativo, e costituito dal1’infeli-
_ C c_ e so evavano dal suolo. (Ancora una volta 1’immagine belld cita di Troia che 1-; stata distrutta e saccheggiata dai Greci; il polo posi-
si sostanzia di canti e di danze). ~ tivo 2- costituito invece dalla rievocazione della felicita di Ganimede, i1
Nuova_e anche, rispetto all’Ecuba, l’estrema cura dei particolari giovane coppiere di Zeus. La vita di Ganimede presso i celesti E-2 descrit- 4+4_4
caratteristico del nuovo stile’ e il succedersi di una serie di 'quadri' 0- ta secondo la tecnica consueta del1’immagine bella. Le coppe sono << au-
gnuno dei quali é in se stesso completo e autonomo: la visione del caval- ree » e il figlio di Laomedonte incede con passi << armoniosi » e il servi-
lo dalle briglie d’oro davanti alle porte, i1 popolo che incita dall’alto i11 zio che egli presta e bellissimo; in piu c’é la sottolineatura della serenita
cavallo che come lo scafo di una nave viene tirato su con funi di lino’ del suo volto giovanile, che viene esplicitamente contrapposta nei vv.
la festa iiaioptupfiazall 9 aperto e la donna troiana
. _
che canta in onore ’ 8 3 5 sgg. alla distruzione che la terra di Priamo ha subito per opera della
lancia greca. La ricerca del chiaroscuro e quindi evidente, ma esso si rea-
;<g1'811l";@ hg lfldl €il11S, abitatrice dei monti. La sobrieta descrittiva lizza secondo moduli diversi rispetto allo stasimo dell’Ecuba che rievo-
daicu a_ alce_ uéo . passo a una cura. calligrafica e quasi miniaturis
cava la caduta di Troia. Nell’Ecuba il chiaroscuro si realizzava attraverso
G P_a1‘f1§0fi1r1. viceversa la descrizione dell’aggressione da parte il contrasto tra la descrizione di una tranquilla scena di intimita fami-
reci e e e stragi da loro perpetrate solo di rado si condensa 1
liare e la rievocazione della violenta aggressione dei Greci: lo schema e
nello stasimo dell’Ecuba in immagini forti e ricche di pathos 1° La se
+A -1- —A. In Troad. 82o sgg., invece, il chiaroscuro si articola in manie-
quenza dei fatti, che nell’Ecuba aveva un ritmo serrato e implacabile che
ra piu complessa, secondo lo schema +A‘ ¢ —A', +A’ -1- —A’, +A’ - —A’.
bruciava le fasi intermedie, nelle Troiane é pii’i lenta e articolata: viene
C’e infatti un’alternanza di termini positivi e negativi, che si dispongo-
descritta la scena d1 terrore che il grido dei Greci provoca - con i bam no in tre coppie: servizio di Ganimede presso gli dei e incendio di Troia
b. . . '
.1111 che protendono verso la madre le mani scosse dallo spavento -, ma con il pianto delle donne troiane”, serenita del volto di Ganimede e di-
ii trova poi il tempo di accennare al fatto che i soldati greci escono dal- struzione di Troia ad opera dei Greci 1’, rievocazione dell’amore di Zeus
agguatlo e d1 spiegare che tutto questo é opera di Pallade. Successiva- per Ganimede e ricordo del giorno che ha visto la fine di Ilio“. Rispet-
In t I a . , f , ' 1
So<i3i1:u¢d€nC01}‘]0 parlai dellg itragi dei Frigi e della XOtp0t"C0p.og £p'r]p,1,a,, della H
e c e nei etti e le donne troiane viene provocata dalla deca- *° Mi pare che i vv. 563 sgg. siano stati intesi bene, nella sostanza, dal Murray, che in
1
apparato parafrasava: << in cubilibus solitudo, maritis obtruncatis facta, effecit ut corona
puellarum raperetur, iuvenes Graeciae paritura>>. Diversa e a mio parere inaccettabile e
19" O
Cfr ..v . 5 2 9. E 0 d
vviamente uri ' " - - - -
l’interpretazione che si legge in Euripide, tomo IV cit., p. 51.
2‘ Cfr. vv. 820 sgg.
A1
Cuba: tra Pahm non mg; c aveva presenfe c_1o che aveva scritto alcuni anni prima n¢]_l’E.
_ _,’ _ ca un accenno a grido che nell Ecuba veniva riferito per esteso, *2 Cfr. vv. 819-34.
e su5%un“Ma
Xn pianodipiu H66. propria
933. men 1 e fonico Bpscpn
' 5% <p11.7t1.ot d1- Tread. 557 ricorda
- - -
da vicino M- 2’ Cfr. vv. 835-38.
2‘ Cfr. vv. 839 sgg.
246 L’ultimo teatro di Euripide: verso la cultura ellenistica L’evasione verso la poesia bella 247
to all’Ecuba il gioco formale E: piu complesso e raffinato, ma minore - Non mancano in - questo stasimo
'
tragedia. elementi' pat etici , come
M 1tra
1’intensita del pathos che dovrebbe scaturire dalla contrapposizione
l’altro l’invocazione dello sposo morto e la maledizione contro eneao
due termini antitetici. Nello stasimo dell’Ecuba nel passaggio dal
cd Elena. Ma E: significativo che nel contesto dellinvoilaziofiue al mjiéiltg
mine positivo a quello negativo il rovesciamento di segno appare
morto, a1- vv. 1081 sgg., quando la donna troiana
' '
ricor a a o s pd_ os
qualcosa di definitivo e irreparabile; nello stasimo delle Troiane,
sara trascinata ad Argo su una nave nemica, ella si prenda Culiil 1dq1;a-
si assiste piii volte alla negazione della negazione, per cui alla fine ‘- ' ' ' ' ra c e a r-
lificare Argo come << pastura di cavalli »_e di 1'lCi)1rd21t€ ancod no ergo H
che colpisce di piu non e il senso dell’infelicita che ha colpito Troia,
go si trovano mura di pietre, opera d1 Ciclopl, ¢ 6 $1 Prgten O V r es
la complicatezza del gioco formale. - - =1 - ' ' ' tanno e -
cielo. E 1’evocazione dellegiovani faI'1C111ll€,1Z1‘O1anf3_1 cil e lsoro malziri ha
Nonostante il tema che viene trattato, il pathos E: del tutto
sere trascmate via e terrorizzate invocano aiuto e 6 _l
nella prima parte dello stesso stasimo delle Troiane 2‘. Che si tratti di
ben poca forza patetica: il soggetto tende a diventare 1 1i1r€tf$t°_ Pfir
na vicenda luttuosa per Troia 2- detto ( si parla dell’attacco mosso a T - - ' ' b¢:1CClfl its anciu
un bel racconto e l’mvocazione che viene ifiessa m athosne
da Eracle e Telamone), ma - lo stile lo dimostra -— non é né sentito
non ha sul piano stilistico quella crudezza c e e segno 6 V P '
rappresentato. La narrazione lirica diventa fine a se stessa. La 1
viene sforzata in nessi rarissimi che vanno quasi al di la della c
sibilita e l’aggettivazione é straordinariamente ricca. La struttura Solo a prima vista pub sembrare contraddittorio che nelle Troiane,
tica, soprattutto, rivela ancora una volta, come nella monodia di
una tragedia che E: cosi ricca di efletti pa_tetici_e dove addirittura 8111650:
ai vv. 122 sgg., il rinnovamento della lirica euripidea che si realizza 1-izza sul pianto come fonte di poesia, S1 trovino non pochi pezzi irici
le Troianez il susseguirsi (o Pinseguirsi) di proposizioni introdotte
caratterizzati in misura cosi rilevante dalla ricerca dell iinmagine bella,
<<dove>> e <<quando» dimostra che al poeta pifi che suscitare em
che svuota di un vero contenuto patetico i1 ricordo dell’infelice destino
interessa raccontare e descrivere, articolando il racconto in una serie
di Troia. Ma, come abbiamo gia avuto modo di osservare, poesia di eva-
'quadri' solo formalmente connessi l’uno con l’altro. Significativo :-
sione ed esasperazione del pathos 1I1 senso elegiaco sono C(11Li1€ aspettl
particolare il fenomeno di una specie di autogerminazione dell
complementari della stessa realta. Non e casuale che imme atameigtti
ne, che dimostra come il poeta accarezzi con Pimmaginazione cio che
dopo la teorizzazione da parte di Ecuba della poesia che scatur1sc;=:)b_a
conta e indugi nella descrizione senza curarsi troppo di spingere il dolore si abbia nelle Troiane ai vv. 122 sgg.. un pezzo C116, ¢°1_n<'§ a 1%
scorso in avanti. All’inizio dello stasimo Salamina é detta <<nutrice
mo visto, e un tipico esempio del nuovo 811116. della lirica euripidea-
api» e poco dopo viene definita come <<isola circondata dal mare»
salto formale sembra enorme e incolmabile, e mvece proprio questo ag-
quindi ancora si precisa che essa sta di fronte alle sacre colline di A
costamento E-: una spia preziosa di un nesso reale del mondo poetico 1
ne, e questo fornisce 1’occasione per rievocare gli ulivi di Atene, e
Euripide. _ _ . . . .d
essi si ricorda che sono stati rivelati agli Ateniesi dalla glauca Pallade 1:
Il carattere, nella sostanza, di evasione della_nuova hrica euripib ela
quindi ancora che essi sono una corona celeste che fa da ornamento alla:
é confermato da una serie di pezzi lirici dove la ricerca di immagini e -
splendida citta dell’Attica. Analogamente, nei vv. 810 sgg., per descri-
le e luminose si accompagna al desiderio che porta verso terre lontane,
vere 1’arrivo di Eracle a Troia si racconta che presso il Simoenta dalle
in modo che la fuga dalla realta presente si esprime anche in una 11lII§1'i-
belle correnti egli fermo la sua nave che aveva varcato il mare e
sione spaziale. Tracce di questo fenomeno, che ‘s1 sviluppa a partire a:
con una tecnica che ricorda il calligrafismo dei miniaturisti, si
le Troiane, si trovano anche in tragedie anteriori al 415 a. C.‘ Bastcra
che egli annodo le funi della poppa: si evita pero di usare un termine ba-
nale quale puo essere << fune >> e si usa invece il termine vot1'18e:'coc — qual- accennare allo stasimo de1l’Ecuba, dove le prigioniere troiane S1 chiec1o-
cosa come << legami di navi >> —, che non e attestato prima di questo pas- no quale sara la meta del viaggio che le destina a un’esistenza d1 sch1a-
so ed E: stato probabilmente coniato da Euripide.
Considerazioni analoghe si possono fare per l’ultimo stasimo della 26 f . . 8 - \ \ '
. I’ g:i:ll:Vpa1?)l<?
. . d%Ile fanciulle apprendiamo ' che
_ la nave ' che le portera
ranno eortate
scura,- che
e sa-1
suoi remi tagliano le pnde dell) Ilgfirfi, ¢ht¢ fiilgflfglga Vigggrisg CL: gzgsgaig da dug mari ed é la
*5 Si tratta della prima coppia strofica, vv. 799-818. cra e che l’Istmo - a tra pro a e me a -
porta della dimora di Pelope.
248 L’ultimo teatro di Euripide: verso la cultura ellenistica L’evasione verso la poesia bella 249
ve“. Si accenna — prima in rapida successione e poi con un ritmo piti. l mminile e il verbo 3’ con cui si vuole accennare all’arrossarsi delle ac-
lento — al Peloponneso, a Ftia, alle isole e in particolare a Delo, e quindi Q ’ - - ' ' ' ' ' l eno in
que del fiume in corrispondenza di particolari efietti di luce a m U
ad Atene. L’immaginazione del poeta si accende al ricordo di Delo (po- 1.-121 classica non E: attestato in poesia al C11 fuori di Euripide e compare piu
co prima che l’Ecuba fosse scritta si era avuta la purificazione dell’isolI ' . - - - ' i tin eva-
iardi come termine tecnico relativo al colore con cui dang: gicflig Eu-
da parte degli Ateniesi) e quindi soprattutto di Atene: la rievocazione no artificialmente le loro. guance. Ma anche a p_r<_>P°$1 Qt .3 i intmvwde
del parto di Latona e la descrizione del peplo che le giovani ateniesi of- ripide lascia capire piu di quanto non dica <‘-Fl) 1¢1c1ia{nen _c' Iisti iosi suo
frono a Pallade e fatto in uno stile caratterizzato dal fasto e dalla ricchez- infatti lo splendore della corte d1 Gerone e eco ei suoi p. g
za dell’espressione. Tuttavia, secondo un procedimento che abbiamo a- cessi agonistici”. Al senso della distanza nello spazio si accompagna
vuto modo di analizzare per lo stasimo dell’Ecu£>a relativo alla cadutl ‘ . - ' ' ' r o un
quello della lontananza nel tempo, e 11 nostalgiclp Br(?l1€tti£i1 C1/paso dal
di Troia, alla lieta visione di Delo e di Atene si contrappone subito mondo lontano E: reso anche dall uso di axouw, c e e 1 ve er aveme
po, e in uno stile ben diverso, il lamento per l’infelicita che ha colpi Coro per indicare il modo come e venuto a con0SC¢flZfl _ P _ _
le donne troiane e la loro terra e i loro genitori. sentito parlare - della terra di Sicilia e della pianura tessalica, carica di
‘ _ - 34
Come gia per la descrizione della caduta di Troia, anche in opulenza e di una fiorente vegetazione . _ Hi Che in altm
caso E: possibile fare un confronto tra lo stasimo dell’Ecuba e un Questo tendere nostalgico verso_terre lontane ria ora anl memo es-
analogo delle Troiane 29. Ed e opportuno farlo, poiché attraverso il tragedie piii tarde di Euripide e S1 r,1velfi Per131113 Ccglfilfi-' un e ettiVit51et_
fronto é possibile individuare il primo afiiorare di alcuni elementi senziale del suo mondo poetico nell ultimo p€{1O .0 e a sgjoadelle B620
vi nel mondo poetico euripideo. teraria. E significativo a questo prop0S1t0 11¢dPY1m°€_1aS1 O in E M0,,
Colpisce anzitutto, nelle Troiane, gia a una prima lettura il canti il desiderio ai vv. 402 sgg. di_pot<_ir an flffi 3 1P1‘? 3
differente, per cui i lamenti sull’infelicita presente precedono e non oppure nella Pieria. Si tratta, e inutile dirlo, di un coro di donna seguai
guono l’evocazione delle varie localita in cui le prigioniere troiane . . . . . - - - - ' t ne
C1Cl1 Dioniso ed e ovvio che\esse immaginino (l11p0L€1? esscfire gilreflifi cui
maginano di poter essere portate. I1 rapporto reciproco viene in tal mo- loro viaggio da Dioniso ed e altrettanto natura e _el§1u<-ihflif i Ma tutto
do ad essere rovesciato rispetto all’Ecuba: e l’evasione che si sosti vogliono andare siano viste come sedi adatte ai riti acc c . '1
al lamento e non viceversa. Colpisce inoltre il fatto che ad Atene si questo E: piuttosto marginale ed ha eflettivamente assai poco SV1 uplplo
cenni solo di sfuggita: i vv. 207-8, dove il Coro si augura di andare nel corso della strofe: in realta. qui 11 Coroddelle Bacsantz S1e1;(;;1:eScOn9_-
la <<illustre, felice terra di Teseo >>, sanno di omaggio formale reso stessa linea di quello delle Trozane. Euripi e stesso oveva .
Euripide ad Atene e non e certo al pensiero di Atene che si accende l sapevole del 'modello'. La Pieria al V- 409 e detta <<P1'1m@881a11lt‘EPe1f
maginazione del poeta. Sarebbe sbagliato vedere in questo il segno bellezza » cosir come << primeggiante
' '
per bellezza >> veniva.
detto i' ra t1
un diminuito 'patriottismo' di Euripide; ma non c’e dubbio che sul nelle Troiane. Inoltre la Pieria e qualificata al v. 41 IdCO111¢_<< C0518 Ville"
no della creazione poetica Atene appare molto meno importante per randa dell’Olimpo >>, e questa espressione ricgr a a.vic1no njgedug
Euripide di quanto non fosse alcuni anni prima; ed ovviamente questo delle Troiane, dove il Coro chiama la terra de e,116<{ ($19-mfsié 111 Ti‘, _
si lega in un modo molto stretto con tutta l’impostazione generale dell! i casi nel nord della Grecia) << base bellissima dell O11IHp{)>> ;t¢ n:i%§:11;:;
tragedia”. Ben diverso 2- invece il modo come i1 Coro indugia a descri- vo <<veneranda», riferito alla Tessaglia, compare puntufl H1611 6
vere la pianura solcata dal Peneo, e la regione intorno all’Etna e la terrl
bagnata dal Crati dalla bionda chioma. A proposito del Crati in particoi 3’ Cfr. v. 2271tupo'oti.v1m.1. , ..
- - - 1 - ' ' 21:01cfopo
del al
v. 223.
lare l’espressione si fa delicata e morbida. Da come il Coro si esprime 81 Z E significativalespressione 2tot;?u0'0(;1€ti'1I'10!-1-I_<é'é'1-';<Pig’°1;::€ ggco V‘ 222 axoow, a
Cfr. v. 216 _'r'pcouo"on, a proposito e a g ,
capisce che per Euripide dietro il Crati c’e l’immagine di una giovane
donna: l’accenno alla bellezza del fiume“ richiama le gare di bellezza prop-£51611) den:6S1aIdE:tto la correzione (Ddcpov proposta dal Reisl-re al posto del1’enigmaticO
d Y. 4 L difesa che E R DODDS Euripides. Bacc/me, Oxford 19602, PP- 124'2_5>
Hdcpov $1 msshl a‘ ‘d't non mi sembra molto allettante e l’obiezione che lo studio-
2“ C_fr. vv. 444 sgg ha 'tentat0 della ezlolle tra lefitura del Reiske (<< he did not explain why the Ch0rL1$ $h°l11d
2° Si tratta dei vv. 197 sgg. 80' 11l1gt10ei/'elSll1'?tIl?1cSS:I€1)12211l£lS(1:1)Il1l(%7 stades from Alexandria ») rischia di essere pedantesca.
3° Cfr. sopra, pp. 228 sgg. W18 3° Cfr. Bacc/2. 411 o'ElJ-W51. x)1.1m‘J€ ’O7“1P-11°11 ¢ T"°4d- 215 919717115 OU1‘U1m°U x°O")‘1"
3‘ Cfr. v. 226 X(1.)\.)\.LO"l7E\§(.0V. O"\'.'(X.V.
2 50 L’ultimo teatro di Euripide: verso lacultura ellenistica L’evasione verso la poesia bella 25 1
precedente. Da questo punto di vista le seguaci di Dioniso sentono vece da una spinta centrifuga verso terre lontane. Anche un elemento a
stesso modo delle prigioniere troiane ed b analogo sia nelle une che prima vista irrilevante pub essere una spia di un fenomeno pi1’1 imppr-
le altre il protendersi verso un mondo lontano diverso da quello tante: in Soph. Ant. 1131 sgg. Nisa b certamente situata nella vicma
sente. . Eubea, mentre in Bacc/2. 5 56 lo stesso toponimo, qualificato come << ric-
Il motivo del vagheggiamento di terre lontane ritorna sign co di fiere >> (finpowpégoog) b da collocare con ogni probabilita nella lon-
mente anche nel contesto deH’invocazione che le baccanti rivolgono tana Tracia 3“.
Dioniso nel secondo stasimo, ai vv. 556 sgg. Il Coro si chiede C’e uno stasimo dell’Elena che 2- dominato dal principio alla finedal
dov’e che si trova Dioniso alla testa del suo tiaso, se a Nisa o sulle nostalgico vagheggiamento di siti lontani. Si tratta dell’ultimo stasimo
coricie oppure nei recessi boscosi dell’Olimpo. La lista dei posti della tragedia, quando il Coro esprime l’augurio che Elena, una volta
la divinita pub trovarsi era tradizionale nelle preghiere greche e ricongiuntasi al marito, possa tornare felicemente in patria. I1 Coro E:
passo delle Baccanti e stato accostato” alla preghiera di Glauco di composto di giovani greche, prigioniere in Egitto: la situazione che vie-
XVI 514 sgg. e a quella di Oreste in Aesch. Eum. 287 sgg. Sen ne immaginata da Euripide e quindi, come nell’Ecul2a e nelle Troiane,
sia nel passo omerico che in quello eschileo l’elenco delle varie 1 la pi1'i adatta a costituire il punto di partenza per un canto di evasione.
serve a mettere in evidenza la potenza del dio, che pub sentire anche Con un procedimento analogo a quello seguito da Ecuba in Troad.
lontano: la cosa b esplicitamente sottolineata da Glauco e da 1 22 sgg. il Coro comincia con l’i.nvocare il fenicio remo veloce della na-
In questo stasimo delle Baccanti, invece, l’intento di magnificare il ve che si immagina che riporti Elena in patria, e come nella monodia di
attraverso .l’enumerazione dei suoi luoghi di culto b solo implicito, Ecuba delle Troicme l’invocazione resta sospesa”. In effetti anche que-
in primo piano c’e quell’evasione del Coro verso terre lontane che sto stasimo del1’Elemz segue i moduli stilistici che sono caratteristici del
terizza 311C116’l0.St3S1II10\p1:€C6ClEI11Z€ della tragedia. L’associazione nuovo stile della lirica euripidea. L’immagine bella é realizzata attraver-
Dioniso con l Olimpo puo ritenersi sufficientemente documentata. T so nessi preziosi e sorprendenti: il remo b detto << madre >> del ritmato
tavia non b casuale che la Tessaglia e l’Olimpo fossero l’oggetto del inovimento che colpisce l’acqua del mare ed b visto come il << corego »
gheggiamento del Coro nelle Trozkme e nel primo stasimo delle dei bei delfini che danzano intorno, e l’immagine viene ulteriormente
ti; e non e privo di significato il fatto che in questo secondo stasimo rifinita con la precisazione che il mare e calmo e senza venti. Ma ad
le Baccanti l’Olimpo sia messo in relazione con Orfeo, il quale grazie un’immagine segue un’altra immagine senza soluzione di continuita,
suo canto e alla sua cetra era capace di muovere le piante e le fiere: ed ecco apparire Galatea che invita i marinai ad usare i remi per portare
fiora, anche in un contesto dionisiaco, il motivo tipicamente Elena verso le coste della djmora di Perseo: anche l’uso del discorso
dell’esaltazione della poesia. diretto e tipico della lirica del1’ultimo Euripide ‘°. Tutto questo b solo
Un ulteriore chiarimento per Pinterpretazione di questo stasimo l’invocazione; ed il Coro nel1’antistrofe si trasporta con l’immaginazione
le Eaccanti b il confronto con la preghiera a Dioniso che Sofocle lontano da]1’Egitto, a Sparta, e si rappresenta visivamente il momento
buisce al Coro nell’ultimo stasimo dell’Am‘z'g0ne. Anche in Sofocle del1’arrivo di Elena: b significativa la ripresa del motivo della festa al-
accennaialle varie localita che stanno a cuore a Dioniso, l’Italia, Eleusi lietata da fanciulle.
quindi anche appunto i monti coricii e Nisa. Ma in Sofocle b Tebe Ma nuovo b, nella seconda strofe, il desiderio che le donne del Coro
D
citta dove il Coro si trova, che ha nettamente una posizione di esprimono di poter diventare degli uccelli e volare nel cielo. Il termine
piano: le varie localita sono distribuite in due gruppi triadici e tutte di comparazione scelto dal Coro sono le gru, che a stormi lasciano le
due le volte l’elemento conclusivo della triade b costituito da Tebe e fredde regioni nordiche per avviarsi al sud. Il precedente letterario pi1.'i
Tebe il Coro invita i1 dio a venire. Nello stasimo dell’/1m‘z'g0ne c diretto b piifi che noto. Ma mentre in Omero le gru sono viste come ap-
la rassegna delle varie localita fa sempre ritorno al punto in cui il portatrici di morte, in questo stasimo del1’Elena invece anch’esse diven-
sitrova, e c’E: il senso di uno spazio che ha il suo centro ideale in T tano elemento costitutivo di un bel 'quadro'. Si evoca infatti l’immagi-
Niente di tutto questo nella preghiera delle Baccanti, caratterizzata in-
” Cfr. nouns, Bacc/Jae cit., ibid.
3° Cfr. in proposito KRAN2, Stasmzon cit., p. 240.
37
Cfr. norms, Baccbae cit., p. 146. ‘° Cfr. KRANZ, Stasmzon cit., p. 259.
252 L’ultimo teatro di Euripide: verso la cultura ellenistica
L’evasione verso la poesia bella 25 3
ne dello stormo che segue il grido del capo — ma questo grido b subito}
stalgico di terre lontane: alla base di ambedue questi fenomeni b sem-
trasportato in una dimensione musicale “ —, che risuona su terre aride,
pre un atteggiamento di fuga dalla realta presente.
asciutte, ma ricche di frutti ‘Z. D’altra parte, in Hom. Il. III 3 sgg. ilmo-1
Si b visto“ come il mito dell’attacco di Eracle e Telamone contro
vimento delle gru b colto nella sua fase invernale, quando esse lascianfli Troia fornisca in uno stasimo delle Troiane lo spunto per un pezzo rie-
le regioni pi1'1 nordiche. Nello stasimo dell’Elena le cose stanno diversi-
vocativo, dove, secondo i moduli propri della nuova lirica euripidea, le
mente. Quando il Coro accenna inizialmente alle gru, esse, come si i mmagini belle si susseguono l’una all’altra e la lingua viene sforzata 1I'1
detto, sono presentate nell’atto di volare verso sud; ma poco dopo nessi rari e preziosi. Anche nella monodia che Elettra canta nell’Ore1z‘e,
nel contesto dell’invocazione che il Coro rivolge, con l’uso del dopo che il messo l’ha informata della condanna a morte pronunziata
diretto, agli uccelli dal lungo collo — b invece il viaggio di ritorno contro di lei e suo fratello dagli Argivi, c’b la rievocazione delle vicende
la Grecia che viene preso in considerazione. In tal modo lo stesso mitiche relative alla famiglia dei Tantalidi. La parte della monodia _che
meno acquista in Euripide una carica nostalgica che in Omero manca dal punto di vista dello stile si pub accostare allo stasimo _delle Trozane
tutto. E stato osservato ” che il periodo in cui le gru muovono verso i: il pezzo astrofico dei vv. 982 sgg., che segue a una coppia strofica che
Nord coincide con quello delle rappresentazioni teatrali ad Atene contiene i lamenti della giovane donna per il suo infelice destino. Elet-
effetti, c’e una completa immedesimazione tra lo stormo delle gru e tra esprime, al v. 982, il desiderio di poter raggiungere il suo progen1-
Coro che canta lo stasimo: anche l’immagine dello stormo che segue tore Tantalo, che viene immaginato come sospeso tra la terra e la volta
capo richiamava immediatamente agli occhi degli spettatori i celeste. Riafliora un motivo - << vorrei volare » - che abbiamo gia visto
guidati dal corifeo (il grido della gru che conduce il gruppo e, come comparire nell’ultimo stasimo dell’Elena; e in pii'1, l’identificazione della
b visto, trasferito su un piano musicale) e il rapporto coreuti-corifeo celebre pietra del mito con il sole permette ad Euripide di creare un’im-
alla base dell’immagine dei delfini che danzano al seguito della nave magine aerea e luminosa caratteristica del suo nuovo stile. Nel Fetonte
l’inizio dello stasimo. Con un procedimento raflinato per cui il fatto il sole b definito - secondo suggestioni anassagoree - xpucréa BG'.>)1.og, qual-
tistico trova, per cosi dire, alimento in se stesso, la stessa esperi cosa come << aurea zolla >>; e qui nell’Oreste si parla di questo masso che
della rappresentazione teatrale, con la sua musica e le sue danze, si muove tra la terra e il cielo << in aurei giri ». Elettra dichiara di voler
ta elemento costitutivo del mondo poetico euripideo. andare dal <<vecchio padre Tantalo » per raccontargli le sciagure della
sua casa. Il tema b dunque, in sé, altamente patetico, ma -— come nello
stasimo delle Troiane a cui si b accennato sopra — in realta esso diventa
Nello stasimo dell’Elemz che abbiamo analizzato, quando il semplicemente il pretesto per un bel pezzo lirico. Le varie V1C€I'1Cl6"dC1
cerca di immaginare la scena del prossimo arrivo di Elena a Sparta, Tantalidi si susseguono l’una all’altra, in una successione di 'quadri u-
inserito “ un rapido accenno al mito di Giacinto. Il Coro rievoca l niti da nessi ‘T che costituiscono la fragile trama di un racconto esuberan-
dente per cui Apollo colpi l’eroe spartano con un disco provocandone te. Viene rievocato il viaggio di Pelope che butta il cadavere di Mirtilo
morte, ma l’aspetto luttuoso del mito b riscattato dal ricordo della festa= al mare (ma l’espressione b molto piu raflinata, poiché oI811a rcévcou ri-
che Zeus ordinb agli Spartani di celebrare in onore del giovane. Questa chiama sapientemente l’aspetto turgescente dell’onda marina e cpévog -
specie di flashback retrospettivo si inserisce senza alcuna dis propriamente << uccisione » - per indicare il cadavere b traslato audaceé
nel tessuto dello stasimo. In effetti, la rievocazione di avvenimenti _ e in piifi con procedimento miniaturistico si precisa che la spiaggia e
tici ‘S lontani nel tempo si pone sulla stessa linea del vagheggiamento no- <<biancospumante »); e successivamente si accenna alla pI‘OCl1g1OSfl. na-
scita de1l’agnello << dall’aureo vello >> e quindi al prodigio dell’inversione
“ Cfr. v. 1484 o'1Jp1.yY1. del corso degli astri (ma anche questo fatto si traduce in una immagine
“ A1 v. 1485 xoiprrocpépoi ricorda Troad. 217 sfifialsi 1:’ sfixapnsiqt riferito alla regio- precisa, con Eris che fa voltare l’alato carro del sole, e l’Aurora, presa
ne del Peneo. 1
" Cfr. DALE, Helen cit., p. 160.
come termine di riferimento, e pittoricamente rappresentata come 1101:6-
“ Cfr. vv. 1471 sgg.
‘S I1 fenomeno E: analizzato, da un diverso punto di vista, da KRANZ, Stasimon cit., pp.
252 sgg. “ Cfr. sopra, p. 246. u
" Cfr. v. 989 E512, v. 995 Zfifisv, v. 1001 ofisv.
IO
254 L’ultimo teatro di Euripide: verso la cultura ellenistica L’evasione verso la poesia bella 255
atwkog); e quindi, con piu rapida successione, all’orrido pasto di Tieste 9 monotonia. Si pub certo parlare ancora di fuga verso il passato mitico,
alla seduzione di Aerope. Ma la dove la fantasia del poeta non scatta ver- ma essa diventa qui occasione di un puro esercizio letterario e si dimen-
so l’immagine bella il discorso si fa rapido e veloce: dell’atroce cena ticano quasi le ragioni profonde che portavano il mondo poetico euripi-
Tieste non si dice altro che essa ha preso il nome da lui “. deo a uno sbocco del genere: si pensa invece a certi aspetti della cultura
Anche il nesso tra questo immaginifico pezzo lirico e i lamenti dei letteraria alessandrina.
vv. 960-81, dove non manca l’uti1izzazi0ne di moduli espressivi propri Piu complesso b invece l’altro stasimo delle Fenicie. L’antistrofe, nei
del t/arenas, b significativo e si pone sulla stessa linea di quello osserva- vv. 801 sgg., E: occupata dalla rievocazione delle vicende relative all’e-
to per la monodia iniziale di Ecuba nelle Troiane. Sono proprio nessi del sposizione del piccolo Edipo e all’arriv0 della Sfinge a Tebe; e nell’ep0-
genere 1° che ci permettono di penetrare negli intimi recessi del mondo do, con una significativa regressione verso il passato piu remoto, si trat-
poetico di Euripide e ci mettono in grado di cogliere in modo i ta del mito della fondazione della citta. L’antistrofe si articola quasi tut-
to il rapporto di complementarita che legava il lamento per la realta ta sotto forma di deprecazione, nel senso che secondo il Coro mai il Ci-
sente con l’evasi0ne verso la poesia bella, che nel caso di questa terone avrebbe dovuto dare nutrimento ad Edipo e mai la Sfinge avreb-
dia dell’Oreste si realizza attraverso una fuga verso il mondo mitico be dovuto venire a Tebe. Ma cib che b negato a parole e, per cosi dire,
passato. affermato nella realta, nel senso che i fatti mitici che il Coro depreca so-
Anche due stasimi delle Fenicie, il primo, che il C010 canta dopol no raccontati con la piena partecipazione del poeta, che trova modo di
scita di Polinice dalla scena nei vv. 638 sgg., e il secondo, che segue soddisfare il suo gus-to per l’immagine bella e l’espressione rafl-inata.
l’uscita di Eteocle che si avvia al fatale scontro con il fratello, si Con un procedimento analogo a quello osservato nella monodia di Elet-
per certi aspetti accostare alla monodia di Elettra nell’Oreste. tra, solo di scorcio nella parte finale dell’antistr0fe si accenna al dissidio
I1 primo stasimo b in gran parte (nella strofe e nell’antistr0fe; tra i due fratelli e alle altre disgrazie che hanno colpito la famiglia di E-
un breve epodo con una invocazione ad Epafo che venga in aiuto di dipo. Invece l’accent0 batte, anzitutto, sulla descrizione del Citerone,
be) il racconto del mito di Cadmo che arriva sulla terra indicatagli << dal divino fogliame >> e << occhio nevoso di Artemide »: se si pensa agli
vaticinio e uccide il serpente e ne semina i denti, da cui nascono i effetti patetici che scaturiscono nell’Edip0 Re di Sofocle da un’anal0ga
rieri armati. I1 racconto b del tutto privo di risonanze emotive e invocazione del Citerone (il passo di Sofocle era con ogni probabilita
al descrittivo, con una serie di 'quadri' che si susseguono l’un0 al1’al presente ad Euripide) ci si rende conto ancora meglio della novita costi-
secondo la tecnica analizzata gia per altri pezzi lirici, e anche per la tuita da un pezzo lirico come questo stasimo delle Ferzicie. E anche nella
nodia di Elettra. Ma qui il gioco b portato molto piifi in la. I1 racconto descrizione della Sfinge che attacca i Tebani cib che colpisce non b tanto
apre al v. 6 3 8 con una frase senza rilievo e incolore (<< Cadmo il Tirio l’0rr0re della scena descritta, quanto la preziosita dell’espressione, per-
rivb in questa terra >>), e poi e tutto un susseguirsi di proposizioni fettamente intonata — nella rarita dei suoi nessi — al fatto prodigioso che
darie 5°, che vanno da un capo all’altro della coppia strofica: l’antis viene rievocato.
stessa si apre con Evfia, << dove >>. Si rasenta il limite dell’artifici0 Nell’epod0 che segue subito dopo, le vicende relative alla nascita di
to e il fatto che quasi ognuna di queste frasi secondarie si condensi Tebe vengono presentate come la materia di un racconto che le fanciul-
piano visivo in immagini ben rifinite (la quadrupede giovenca che si le del Coro hanno sentito nella loro patria, in terra fenicia: << cosi come
batte sul suolo, i verdeggianti campi tocchi dalle gocce del1’acqua del io sentii, sentii una volta una voce barbara nella mia casa » ". Il punto di
fiume Dirce, Dioniso ancora bambino incoronato di edera, e cosi osservazione rispetto a Tebe di cui si rievoca il passato appare quindi e-
riesce a ravvivare solo in parte uno schema compositivo che tende normemente discentrato, in modo che al senso della lontananza nel tem-
po si associa quello della distanza nello spazio; e d’altra parte la rievoca-
‘*8 Cfr. v. 1008 1:61. 1:’ ércobvuua Seirwot ®uéo"cou. zione della fondazione di Tebe acquista una dimensione temporale pii'1
‘° Si pensi anche ad H. F. 669 sgg., dove la celebre affermazione della fedelta
poesia segue ad amare considerazioni sulla natura dell’uomo, e al primo stasimo delle Bac- profonda, dal momento che il Coro ricorda cib che un tempo ha sentito.
camfi, dove lo scatto verso terre lontane segue all’argomentata constatazione della limitl- Ma un altro elemento significativo di questo epodo b che la nascita di
tezza della natura umana.
5° Cfr. v. 639 Q3, v. 642 015, v. 645 ilvot, v. 649 Eviiot, v. 651 Eiv, v. 657 (inizio antistrofe)
i-fviiot, v. 662 6v, v. 670 Evfiev. 5‘ Cfr. v. 819.
256 L’ultimo teatro di Euripide: verso la cultura ellenistica L’evasione verso la poesia bella 257
Tebe viene associata con la cetra e la lira di Anfione, al cui suono le mu- fare per quella parte dell’epod0 dove le donne del Coro si augurano che
ra tebane sorsero in mezzo alla corrente dei due fiumi, la dove la verdeg- mai ad esse 0 alla loro prole possa toccare l’infelice destino che attende
giante Dirce inumidisce la pianura davanti all’Ismeno. Ancora una volta le donne troiane. L’infelicita di queste donne b detta ma non rappresen-
la poesia ‘bella’ si associa con l’esaltazione della musica e del canto, e la tata. Le parole che si immagina che le donne frigie si scambino tra di lo-
cosa b anche pin significativa in quanto il culto della poesia da parte di ro hanno come tema l’imminente schiavitii, ma per nulla turbato dall’e-
Anfione costituisce nell’Am‘iope uno dei motivi ispiratori della trage- mozione b il quadro che ci viene offerto davanti agli occhi, con queste
dia, nel contesto della problematica relativa all’ideale di vita che l’uomo donne << ricche d’oro >> che stanno presso i loro orditi e conversano tra di
deve proporsi. E non e irrilevante che nella strofe di questo stesso stasi- loro. E anche l’accusa che subito dopo viene rivolta ad Elena di essere la
mo delle Fenicie il Coro contrapponga la realta presente, contrassegnata causa di tutti i mali che colpiranno Troia e ben lontana dall’avere la ca-
dalla guerra e da stragi imminenti, al suo desiderio di musica e di canti e rica dell’invettiva che contro la moglie di Menelao viene lanciata, in una
di cori, in cui i giovani ornano di corone i loro capelli (riaffiora il noto situazione simile, in Hec. 943 sgg. Elena viene infatti definita come la
motivo del Cresfonte e dell’Erette0). In altri termini, l’evasi0ne verso 1.1 << prole del cigno dal lungo collo » e questo da lo spunto a riflessioni sul-
passato, associato con il canto e la musica e realizzato attraverso bellfl la veridicita del mito, se e vero che Leda si b unita a un uccello oppure
immagini, scaturiva dallo stesso atteggiamento che portava Euripide a se la leggenda che viene raccontata dai poeti non corrisponde a verita 5’.
rifiutare la realta presente, nel contesto di un confronto con un diverso L’invettiva quindi non viene nemmeno formulata interamente e il di-
ideale di vita che egli andava sviluppando e precisando negli ultimi anni scorso, con un nesso significativo, si allontana verso considerazioni che
della sua esistenza. 1 tendono a minare le basi stesse della condanna. E vero che il Coro mette
Il mito del1’epopea troiana b trattato nello stasimo dell’Ifigem'a in in dubbio soltanto il particolare del concepimento di Elena e non il suo
Aulide, che il Coro canta ai vv. 75 1 sgg. Ma qui, a differenza dei casi a- adulterio, ma che in questo contesto ci si fermi proprio su un particolare
nalizzati sinora, le vicende mitiche sono viste in una prospettiva rove- del genere non b affatto casuale. In effetti le figure del mito non sono pifi
sciata, dal momento che l’azione della tragedia b antecedente alla par- portatrici di affetti e di passioni, ma tendono a diventare elementi com-
tenza dei Greci per Troia. E frequente pertanto in tutto lo stasimo l’uso positivi di una rappresentazione decorativa 5‘, e su di esse si pub discute-
del futuro, che del resto appare singolarmente intonato con l’a re 'a freddo', in modo che il razionalismo viene strumentalizzato in fun-
mento di vagheggiamento di una realta lontana che b alla base dell zione della poetica dell’evasi0ne verso l’immagine preziosa. Se si con-
razione di questi pezzi lirici dell’ultimo Euripide. Naturalmente il fronta tutto questo con il rigore e la forza intellettuale che si sprigiona
parla di cose ben note agli spettatori (b significativo l’uso dj Sn all’ da alcuni personaggi delle tragedie piti antiche si capisce il lungo cammi-
dello stasimo). Ma cib che da validita, su un piano formale, allo stasimo: no percorso da Euripide negli ultimi decenni del secolo V a. C.
non b la rivelazione di fatti 'inediti', ma il modo come alcune vicende del
ciclo epico piu popolare in Grecia vengono presentate. Anche qui, come‘
nello stasimo delle Fenicie che abbiamo analizzato or ora, il senso della Mi sembra opportuno a questo punto cercare di cogliere, anche sulla
lontananza e sentito sia nella dimensione spaziale che in quella tempora- base delle osservazioni che sono state fatte sinora, le caratteristiche es-
9
le: quando ai vv. 757 sgg. viene a parlare di Cassandra che butta all’in- senziali di questa nuova lirica dell ultimo Euripide.
dietro le bionde chiome ornate dalla verde corona di alloro (b inutile ri-1 Del carattere di evasione di molti dei pezzi lirici che Euripide scris-
chiamare l’attenzione sulla precisione calligrafica dell’immagine) il se negli ultimi anni della sua vita si b gia detto. E proprio questo vagheg-
sottolinea che si tratta di cose di cui ha sentito parlare, con un procedi- giamento di una realta lontana da quella attuale pub spiegare il fen0me-
mento che ricorda la parodo delle Troiane e il secondo stasimo delle Fe-
nicie 5’. 5’ Secondo LANATA, Poetica pre-platonica cit., p. 167, le descrizioni degli amori c0lpe-
voli di Leda e di Zeus sono definite in I. A. 800 Ttapdt xotnpév per il fatto che, in quanto
Considerazioni analoghe a quelle fatte per la monodia di Elettra nel- aioxpdi, sarebbe stato meglio tacerle. Ma qui Euripide non b mosso da preoccupazioni mo-
l’Oresz‘e e per l’antistrofe del secondo stasimo delle Fenicie si possono ralistiche: il problema concerne esclusivamente la veridicita 0 meno di cib che i poeti rife-
riscono in proposito: cfr. v. 794 ei 5'11 cpd1.'1:1.g €'1:up.og.
5’ ’Axo13w del v. 757 richiama fixouoa e dxofiw di Troad. 216 e 222 e dtxodtv é8dmv 5‘ Allo stesso risultato p01‘t€I‘€l)lZ)C l’analisi di I. A. 573 sgg. (l’epodo del primo stasimo
11:o'r:’ év oiixotg di Phoen. 819. relativo al mito di Paride), che qui si omette per ragioni di brevita.
258 L’ultimo teatro di Euripide: verso la cultura ellenistica L’evasione verso la poesia bella 259
no per cui il discorso tende ad articolarsi in una serie di proposizioni se- carme in cui Saffo dichiara che secondo alcuni << la cosa pifi bella >> E: un
condarie, in una serie di quadri che si susseguono l’uno all’altro senza esercito di cavalieri, secondo altri di fanti e secondo altri ancora di navi.
soluzione di continuita: c’e alla base come il desiderio di protrarre il pifi E vero che Saffo contrappone a questo ideale di bellezza un suo persona-
possibile un sogno fortemente vagheggiato. E naturalmente, l’equi1ibrio .Ie ideale, tendente verso la sfera della soggettivita; tuttavia il carme di
formale si pub salvare solo al prezzo di mettere ai margini l’analisi e il Saffo documenta un aspetto essenziale della cultura greca arcaica, al cui
ragionamento, che bloccherebbero sul nascere la fuga, ed b necessario fascino del resto nemmeno la poetessa di Lesbo sfuggiva: la tendenza a
altresi evitare la dimensione dello sfogo e del sentimento immediato, tradurre la realta in un linguaggio puramente visivo e ben presente in
che turberebbero la serenita dell’immagine bella. Saffo e anche in questo carme della << cosa piu bella >> ai vv. 17 sgg. la
In effetti, l’accentuata tendenza ad esprimersi in una dimensione pu- nostalgia per Anattoria si esprime come un desiderio di << vedere » l’a-
ramente visiva b una delle caratteristiche piifi importanti di questa nuo- mabile passo e lo splendido fulgore del viso della fanciulla.
va lirica euripidea. E significativo a questo proposito il modo come le Il fenomeno per cui si sottolinea la bellezza di cib che viene descritto
donne calcidesi che costituiscono il Coro dell’Ifigenia in Aulide raccon- b presente non soltanto nella parodo dell’Ifigem'a in Aulide: si tratta
tano nella parodo il loro viaggio presso la flotta dei Greci. Lo spettacolo in realta di un Leitmotiv della nuova lirica euripidea. Bella b la chioma
che esse hanno visto b definito come << ineffabile » e lo scopo del loro di Ifigenia che i Greci incoroneranno prima del sacrificio 5°, bellissima b
viaggio b per loro quello di << soddisfare la vista dei loro occhi femmini.- naturalmente Cipride che suona i timpani e i bronzei strumenti °°, belli
li », e questo viene sentito come un << dolce piacere >> 55. Le donne del Co- sono i cori dei delfini che danzano intorno alla nave che riportera Elena
ro sono dunque consapevoli esse stesse di questa dimensione eminen- in patria“, il soffio di Zefiro nel cielo b << suono bellissimo » ‘Z, bello b il
temente visiva del mondo in cui esse si muovono e non a caso i verbi di fiume che irrora la pianura intorno a Tebe °’, bellissime sono le acque del
<< vedere >> costituiscono la trama ideale di tutta la parodo 5°. E importan- Lidia °‘, belle sono le zolle del monte Ida di cui parla il Frigio nell’O-
te d’altra parte il risvolto edonistico che l’att0 della visione assume; er reste °5, e le corone che allietano le feste di Dioniso sono anch’esse bel-
non si tratta di uno spunto isolato, dal momento che anche Protesilao e le °° e la Pieria spicca per la sua bellezza“. L’elenco potrebbe allungarsi
Palamede, che esse raccontano ai vv. 195 sgg. di aver visto nel campo con altri esempi, ma non si pub tacere del singolarissimo nesso di P/men.
dei Greci, sono presentati nell’atto di godere delle varie forme che la 821, dove la nascita dei guerrieri tebani dai denti seminati per terra e
scacchiera assume davanti ai loro occhi“. Tutto questo E: congruen definito << bellissimo obbrobrio » per Tebe.
con la funzione a cui la poetica dell’immagine bella assolveva e che era A questo gusto spiccato per la ‘bellezza’ in quanto tale si accompagna
quella, in sostanza, enunciata nelle Supplici sulla falsariga della poetica — come si b visto anche nelle analisi che abbiamo fatto di alcuni dei pez-
omerica del dilettare. Fra l’altro, scavando in questa direzione Euripide zi lirici piii significativi dell’ultimo Euripide - un senso coloristico esa-
era anche in grado di recuperare certi aspetti della cultura greca pifi ar- sperato, per cui i colori diventano parte essenziale dell’immagine bella °°.
caica. Nei vv. 1 7 1 sgg. il Coro afferma di essere venuto a vedere l’esercito Un passo come Hel. 179-83 (<< presso l’acqua scura io mi trovavo a ri-
degli Achei e i loro 5” vascelli capaci di solcare il mare. Piu d’una volta, scaldare ai raggi dorati del sole i rossi pepli sull’erbetta ricciuta e sui
d’altra parte, le donne del Coro sottolineano la bellezza di cib che hanno
visto: bellissimo tra gli Achei e Nireo e bellissimi sono i cavalli di Eu-
5° Cfr. I. A. 1080.
melo, forniti di auree ingegnose briglie. Tutto questo richiama il celebre ‘° Cfr. Hel. 1348, e anche I. A. 553.
'5‘ Cfr. Hel. 1454.
‘Z Cfr. P/men. 213.
55 Cfr .vv. 231-34 voufw 8’ sig 6ip1.1‘}11&v 'i‘]71.ui}ov I xotl. fléav 6u')éo'cpot'1:ov, I raw ‘naval.- ‘B Cfr. P/aoen. 645.
xsiov E51I.1w 6p.p.dt"1:wv I 6.11; 11:7»'r'Icrot1.1.11., uéknvov 6i5ovdw. ‘*1 Cfr. Bacc/J. 575.
5° Cfr. v. 171 dag é<11.6oI.p.ow, vv. 190-91 ilékouca... 1’.5éo'iiou., v. 192 xot'rei.'8ov, v. 209 65 Cfr. Or. I382.
eifiov, v. 218 i.5<5uow, v. 254 ei.8cSp.otv, v. 274 xoi'cs1.5<':p.ow. 6‘ Cfr. Bacc/9. 376.
5’ Cfr. vv. 196-97 'rceo'o'i5v fifioiiévoug p.op<poiEo'1. 11:o)1.u1':7\<5xo1.c_, e cfr. anche vv. 199-200 6’ Cfr. Baccb. 409. _ _ _ _
A1.op.1‘15edt 13’ fifiovoiig 61'.oxou xexapnuévov. ‘S Questo aspetto della lirica dell’ultimo Euripide é stato messo giustamente in rilievo
5“ ’A)¢otuI>v all’inizio del v. 172 e stato sospettato, a mio parere a toi-to: la ‘ridondan- da KRANZ, Stasimon cit., pp. 242-43. Q
za’1va inquadrata in quel fenomeno di ‘autogerminazione’ dell’immagine di cui si é gil °° Kuotvos1.8éq 6ip.cp' 1551010 I Eruxov I=§7u.xdt 1:’ dwdi xkéow I cpoivtxotg akiou 1'Eé‘TlI)\.OU§ I
par ato. ou’iyo(Io'1.v év xpuaéatg I diucpi. Bévoixog Epveow I 1‘}d0mouo'a.
26o L’ultimo teatro di Euripide: verso la cultura ellenistica L’evasione verso la poesia bella 261
germogli del giunco » °’) puo dare un’idea efficace del senso del colore mente il fatto che il rapimento l’ha strappata ai cori a cui ella parteci-
nell’ultimo Euripide. L’oro’°, il rosso" e anche il verde" sono tra le ’ pava, danzando in circolo, insieme ad altre giovani donne: i cori di Per-
componenti pifi importanti della tavolozza. Ma anche il bianco colpiva sefone acquistano qui il valore quasi simbolico di un bene perduto che si
in modo particolare l’immaginazione di Euripide: spesso E: la neve che cerca ad ogni costo di recuperare. Analogamente, ancora nell’Elena,
viene evocata in modo immediato attraverso la notazione coloristica ”, quando il Coro immagina il momento dell’arrivo di Elena in patria il
ma anche le onde del mare e le spiagge" e le giovenche di Paride sul pensiero corre, nei vv. 146 5 sgg., ai cori che vengono celebrati davanti
monte Ida 7’ si distinguono per la loro bianchezza. C’e in tutto questo al tempio di Pallade e ai festeggiamenti notturni in onore di Giacinto:
€Y1d€1'1t€I'I1€I1t€ la ricerca di particolari efietti pittorici, per cui l’imma- il tono nostalgico E: reso piti intenso dalla lontananza. Anche nel raccon-
gine spicca appunto per la luminosita dei suoi colori. In P/men. 168-69 to che il Coro fa nell’ultimo stasimo de]l’Ifigem'a in Aulide delle nozze
'— nel corso della teichoscopia, un altro pezzo che si sviluppa soprattutto di Peleo e Teti, oltre al1’evocazione di Ganimede che attingeva dai cra-
in una dimensione visiva - Polinice che spicca per le sue armi dorate teri con auree coppe, si ricordano con particolare rilievo, alla fine della
viene accostato per via di comparazione ai raggi del sole di prima matti- strofe, i cori che sulla <<biancolucente » spiaggia le cinquanta Nereidi
na; e per limitarci soltanto a un altro esempio, preso anch’esso dalle intrecciavano in circolo. L’associazione tra la danza e l’immagine bella E:
Fenicie, del monte Parnaso si mette in particolare evidenza ’° la luce che significativa; e nemmeno privo di significato E: il fatto che all’inizio dello
le sue cime irradiano durante le feste in onore di Dioniso: il aékag, lo stasimo tra i vari aspetti del mito l’attenzione venga richiamata esclusi-
splendore delle fiaccole e detto Snxépucpov in modo che nella formula- vamente su quello musicale: il Coro si chiede quale musica abbia potuto
» , . _ , .
zione dell’1mn1ag1nele due cime della montagna diventano un elemento intonare Imeneo con il flauto libico 0 con la cetra amante dei cori 0 con
puramente lummoso. la zampogna fatta di canne.
Molto importante, per la comprensione della poesia dell’ultimo Eu-
ripide, e l’associazione che nel secondo stasimo delle Fenicie, ai vv. 784
La tendenza verso l’immagine bella e luminosa, di cui abbiamo ripor- sgg., viene istituita trail culto di Dioniso e i cori di giovani, che danza-
tato alcuni dei dati pifi significativi, scaturiva in Euripide dal desiderio no al suono del flauto. La contrapposizione che c’é qui tra Dioniso da
d1 superare i confini di una realta che il poeta sentiva come costrittiva e una parte e Ares apportatore di morte dall’altra rivela la diretta discen-
ostile. Alla base di questa ispirazione c’era dunque da una parte il recu- denza di questo attacco dello stasimo dal motivo ispiratore di alcuni pez-
pero della poetica omerica secondo cui il fine della poesia E: il piacere e zi corali del Cresfonte e dell’Erette0. Non é diflicile riscontrare alcune
dall’altra parte lo sviluppo di certi motivi che erano afiiorati nel Cre coincidenze anche nei particolari: le corone di cui il poeta ha nostalgia
sfonte e nell’Erette0, quando Euripide associava il suo desiderio di pa- ritornano anche in Cresp/2. fr. 45 3 e in Erec/at/2. fr. 6o A., a )(o'LpL't£g di
ce alla nostalgia struggente per una attivita poetica e musicale che potessc P/men. 788 fa riscontro xapisaaav nel frarnmento del Cresfonte, la dan-
reahzzarsi senza costrizioni. Si spiega pertanto come negli stasimi e nelle za di belle giovani viene desiderata anche in Erec/at/2. fr. 65 A., nello
monodie dell’ultimo Euripide la musica e la danza e il canto abbiano stesso frammento dell’Erette0 compare anche l’accenno al << flauto libi-
spesso una posizione di grande rilievo T’. co », e infine il xakknxépong di P/ooen. 786 richiama il xakhxépoug del
In Hel. I 3 12 sgg. - nello stasimo dedicato al mito di Demetra e Per- frammento del Cresfonte. Il motivo, dunque, che si era sviluppato ne-
sefone - della giovane che la madre cerca si mette in evidenza esclusiva- gli anni ’2o sotto l’urgenza degli avvenimenti politici contemporanei,
continua anche in seguito ad essere produttivo nel mondo poetico di
7° Cfr. Hel. 241, 382, Pboen. 168, 176, 220, 805 xpuaofiéwoug nspévang é'n:f.o‘ap.ov (di
Edipo abbandonato sul Citerone), Or. 840, I467, Baccb. 97, 37:, I. A. 219, 239, 257, ccc, Euripide. D’altra parte, il fatto che ad Ares, che rappresenta l’incon1-
7‘ Cfr. Hel. 374, 1111, Or. 962, 1436, ecc. bente pericolo di morte, si rirnproveri di non presentarsi come un segua-
7’ Cfr. per esempio Hel. 349 e I. A. 759. ‘
7’ Cfr. Hel. 1323, I326, P/Joen. 206, ecc. ce di Dioniso é il 'sirnbolo' del1’insofierenza da parte di Euripide per
d 7f Cfr. Or. 992 lsuxoxuuoonv (E cf1;. anche I. A. 752 Siva; dcpyupoenfisig, a proposito una realta, che veniva da lui rifiutata e messa in discussione e dalla qua-
el Simoenta) e I. A. 1054 )»suxo<pa.'q wlaauoufiov. le evadeva verso la poesia bella e la musica.
7‘ Cfr. I. A. 574.
Z: Si noti )»dLp._'n:ouo'a in posizione di rilievo al v. 226. In questo contesto si spiega anche che alla musica venga attribuita
Su questo s1 veda anche KRANZ, Stasimorz cit., pp. 240 sgg. una funzione rasserenante. In Hel. 1346 sgg. il dolore di Demetra si
262 L’ultimo teatro di Euripide: verso la cultura ellenistica L’evasione verso la poesia bella 263
placa solo a sentire il suono dei bronzei strumenti e dei timpani << dalla Un primo avvio a un’indagine del genere puo fornire il motivo che
pelle ben tesa » suonati da Afrodite, e la dea stessa, sorridendo, prenda abbiamo gia osservato nell’Elemz e nell’Oreste, quello per cui 11 Coro o
in mano il flauto <<dalla voce profonda». Questa azione rasserenante un personaggio esprime il desiderio di librarsi, volando, dalla terra verso
della musica E: associata alle Cariti e alle Muse, che Zeus invita a conso- mete piu lontane. Si tratta di un motivo che ha unatgrande nsonanza
lare Demetra; si resta dunque sulla linea dei pezzi corali del Cresfomfe e nella fase pifi recente della produzione tragica di Eur1p1de. Esso s1 tro-
dell’Erette0, e il fatto che si sottolinei che Demetra viene divertita 7° dal- va accennato gia nelle Supplici 79 ed Ea uno dei temi p_11i fecond1 d1 uno
l’intervento di Afrodite conferma che ci si muove nell’ambito della poe- stasimo dell’Ifigem'a raurica che avremo modo di esaminare. E 1n P/aoen.
tica del dilettare enunciata nelle Supplici. I 63 sgg., quando intravvede dalle mura il fratello, Ant1gone per correre
In questo ordine di idee si spiega anche l’insistenza con cui talvolta ad abbracciarlo vorrebbe diventare simile a ventosa nub_e e poter vo-
il Coro o un personaggio chiedono che i propri lamenti vengano accom- lare nel cielo: il desiderio di volare scaturisce con immediatezaa, non _a
pagnati dal canto e dalla musica. Nella parodo Elena vuole che al suo caso, dalla nostalgia e dal senso di un bene ormai irraggiungibile (Anti-
canto di dolore si associno le Sirene (ritorna in questo contesto anche il gone rivedra Polinice solo al momento della sua morte). _ _ _
flauto libico). Ancora nell’Elena, ai vv. I107 sgg., il Coro invoca l’uc- Secondo il Kranz 8° il motivo e stato derivato dalla sfera de1 d1t1ram-
cello piu musicale di tutti, il melodioso usignolo (ma in greco l’usignol0 bografi. Esso infatti E‘: documentato per Cinesia, come risulta da Ari-
era di genere femminile, e cio da all’appello delle giovani donne un to- stoph. Av. 1372 sgg., dove Cinesia, introdotto accanto a Pistetero, e-
no piu intimo e delicato) perché unisca il suo canto ai suoi lamenti pet sprime il desiderio di diventare un melodioso usignolo e vuole volare
le sventure di Elena; e con un nesso significativo subito dopo lo stasimo con leggere ali verso l’Olimpo. L’ipotesi del I(ranz_mer1ta,pero qualcbe
si sviluppa secondo i moduli caratteristici del ‘nuovo stile’, con una fu- precisazione, dal momento che il motivo del vorrei volare compare gia
ga verso il passato, realizzata attraverso l’immaginifica rievocazione del nell’Ipp0lz't0'“, e un’influenza del ditirambo su Euripide g1a nel 429
viaggio di Paride verso Troia e del viaggio di ritorno dei Greci verso la a. C. non E: una cosa che sia agevolmente documentabile. Ya tenuto prez-
loro patria; e ancora una volta il preziosismo dell’espressione svuota il sente altresi che il motivo, com’e noto, era gia presente 1n Alcmane .
contenuto patetico del mito che viene trattato. In casi come questi, il E significativo anzi che in Alcmane esso si accompagnl alla constata21o-
lamento tende ad essere trasferito in una dimensione musicale che subli- ne della sopraggiunta veccbiaia; e si é visto come 1l tema della'v_ecch1a1_a
mail pathos. Cosi nelle Fenicie, dopo che ha visto morire i suoi due sia una componente non irrilevante nel rinnovamento della l1r1ca euri-
telli e la vecchia madre, Antigone intona nei vv. 1485 sgg. un canto di pidea e nell’atteggiamento di evasione nostalgica d1 fronte alla realta,
dolore, che si pone all’inizio nel solco tradizionale della lamentazione in cui anche il motivo del 'vorrei volare’ rientra”. Del resto, la fortuna
tragica. Ma piu avanti, ai vv. 1498 sgg., la giovane donna si chiede quale di Alcmane nel secolo v a. C. e confermata, mi pare, anche dal modo co-
accompagnamento di melodiosi lamenti ella debba invocare per le sue la- me Aristofane fa parlare Cinesia nella scena degli Uccelli: C1nes1a 1n-
crime, e ai vv. I 5 I 5 sgg. ritorna puntualmente il motivo osservato nello fatti dichiara di volare con mente impavida, e questo particolare richia-
stasimo dell’Elena: Antigone si chiede quale uccello, che propaghi it ma da vicino il frammento di Alcmane 8‘.
suoi gemiti dall’estrema cima (si noti il particolare di gusto miniaturisti-
co) dei rami di una quercia o di un abete, possa fare da accompagnamen- 7’ Cfr. vv. 618 sgg., dove una parte delle donne del Coro augura alle altre di diventare
to ai suoi lamenti. alate come uccelli in modo da poter vedere cio_ che succede a Tebe 1n un momento COSI 1m-
portante. Su un piano diverso si pongono passi come Hzpp. I290 sgg. 0 ec.1100 sgg., do-
ve lo scomparire verso il cielo - insieme con lo sprofondare sotto terra, visto come una pos-
Il rinnovamento che caratterizza la lirica delle tragedie piu recenti sibilita alternativa - é presentato come segno d1 d1speraz1one e d1 des1der1o d1 annulla-
di Euripide, a partire dalle Troiane sino all’Iflgem'a in Aulide e alle Bac- mento. _ _
8° Cfr. KRANZ, Staszmon cit., p. 237.
amti, e un fenomeno di grandi proporzioni che non puo essere visto so- 8‘ Cfr. vv. 732 sgg.
lo come fase ultima dello sviluppo dello stile e del mondo poetico dl 8’ Fr. 26 P. _ . . . ,
Euripide, ma deve essere inquadrato in un contesto storico pi1'1 largo. 8’ Si noti anche che Alcmane desidera di diventare un cer1lo, che e 11 maschlo dell al-_
cione; e con l’alcione il Coro confronta il suo destino nello stasimo, a cu1 s1 e accennato, d1
I. T. 1089 sgg. ,
"‘ Cfr. vv. I 349 sgg. yékaoév ts 1°}so'r....'::spgo13s'io'ot. 8‘ Cfr. Aristoph. Av. 1376 citcpéfiqa tppsvl e Alcm. fr. 26 P., 4 v'r15£éc_. fitop éxwv.
26 4 L’ultimo teatro di EuriP ide: verso la cultura ellenistica L’evasione verso 1a poesia bella 265
. . - ' ' ' ' fietti decora-
Detto questo, pero, l’accostamento fatto dal Kranz tra la nuova lirica senz1al1 sono la cura estrema de1 p21I‘t1((I1Ol1?I1]i€la rgiegjlridlige appare evi-
euripidea e il ditirambo conserva una sua validita, dal momento che il tivi: la som1gl1anza con 1l nuovo st1le_ e a dricfia triaw Contraddistim
motivo del librarsi in volo doveva essere abbastanza comune tra i diti- dente. In particolare, 1l cosiddetto p1tto_re_ 1 Ii irtuosismo del dise-
rambografi: in Aristoph. Pdx 827 sgg. alla domanda se ha visto qual- gue proprio per la raffinatezza m1n1atur1st1<l:a e 1 v Ondo una tecnica
cun altro in cielo Trigeo risponde di aver visto due o tre anime di diti- gno, che s1 compiace d1 l1nee complicate e eziose, steimine di Confron-
rambografi, che volando acchiappavano preludi <<nell’aria-fluttuanti». E Che trova appunto’ P1?mi) 1ett.er.anO’ un blfclso lizzato E il ten-
pifi in generale, anche nel ditirambo si dovette avere negli ultimi decen- to in alcuni de1 pezz1l1r1c1 d1 Euripide che aY 1lamo ana Bgazlé ARV2)
ni del secolo v a. C. un profondo rinnovamento, che, come ha osserva- tativo sperimentato nella lekyt/2'03 d1 NEW b_01? (= 11- 31121 a fi Yre rosse
to giustamente il Kranz “S, si puo confrontare con il nuovo stile della li- di unire nello stesso vaso la tecnica a fon. o _ 1ancO 6 C_1l1 8'“ _ _l
rica euripidea. E nota la programmatica dichiarazione di Timoteo di non s i uo confrontare con la mescolanza d1 st1l1 Cl1V€IS1
_ . - -1
che caratterizza
voler cantare cose vecchie e di preferire nuovi canti (e agevole cogliere ditlirambo contemporaneo e anche, per esempio, la monodia del F1181‘?
, . - - - ' ' ' di e ementi
il nesso con la poetica callimachea) e nota é anche dello stesso Timoteo nell Oreste, che e un singolarissimo ed artificial? lmpastoeri) e di 61%
la tendenza per le parole composte e I e perifrasi bizzarre ". Sul piano pifi narrativi (secondo la tecnica della narrazione e1 messagg
propriamente metrico-musicale il nuovo ditirambo era caratterizzata menti lirici. . .
. - - ' d l 1tto-
da pezzi lirici che non si inserivano in uno schema di responsione stro- Caratter1st1che eminentemente decorauve ha anche lo stile e p
fica, e cio si puo confrontare con lo sviluppo delle monodie liriche del- re del Deinos °°- la grande abbondanza di figure accessorie, nel contesto
. . ' - ~ t con una
l’ultimo Euripide. Il grande rilievo, d’altra parte, che si da alla musica d1 uno stile prezioso e raifinato, puo essere messa a conéron o H er
nella nuova lirica euripidea, se si spiega sufficientemente come fase fina- delle caratteristiche essenziali della nuova hricell eur1p1 fig; Q1? atlgn
. . . . - - ' ' 1tan e e -
le di uno sviluppo di certe tendenze presenti in Euripide gia prima del- cu1 le p1‘OpOS1Z101‘11 subord1nate_acqu1s_tano un r1 1€tV0 Z216 la tematica
le Troiane, tuttavia non si puo disgiungere dalle esperienze musicali che dono a racchiudere ognuna immagine a se stan e. _ H d nze e
i compositori di ditirambi facevano in quegli anni, producendo una mu- del pittore del Deinos, che s1 ispira soprattutto a1 S1mpO:;e9- ieélrenze
sica sempre piu elaborata e raffinata ". alle scene d1on1s1ache appare 1n singo are s1nton1a con c p
Dei ditirambi degli ultimi decenni del secolo V a. C. possediamo so-
lo scarsi frammenti, mail cambiamento del gusto artistico che si ebbe ad
Atene in quegli anni é documentato con maggiore ricchezza di
Ma.
dell’ultimo Euripide.
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-~ -Ppee“i1Y1v.‘11f*“1;*2..‘;“;t: . . .
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.
licata antomima a cui ' ' - . . traddistinguono per il calligrafismo raflinato del panneggio. Le Nikai di
tranqulillamente seduta T:>srSe:s[drl.?aQfaligfiirbocllellzciisaeeC%mp1a(Eluta’ questi bassorilievi si pongono certo sulla linea di Fidia (si pensi alle fi-
dre delle l\I1nfe, compagne di giuoco delle rapite. Verso di lui f ms, ilnfpw gure di Dione e Afrodite del frontone orientale del Partenone), ma del-
t1/lgaue la Meravigliosa', ma lo spavento 8 cosi poco che ugge fin. lo stile di Fidia rappresentano uno sviluppo in senso accentuatamente
vars1 graziosamente il mantelletto, come l’opposta Peit/agenlaa a so F- decorativo e manieristico, e il forte senso della struttura compositiva
personificazione della 'Persuasione’ deve fu ire di ' llc e‘, qua e che caratterizza l’arte di Fidia é quasi del tutto scomparso: la singola
ma volge indietro la testa a veder dome le feguci 'Id€ln2':1 a a Vlolenza figura non si inserisce pienamente nel contesto e tende a staccarsi come
facilmente al richiamo d’amore poiché l’una H2}? 1 S1 “F0 persuase qualcosa di a sé stante.
cemente la testa e sollevando il velo sembra,ann 6:m,lFeC mlmdqdoln
Polluce che l’invola sul carro e l’altra Eri /J le mm lieta a rapltore
store leziosamente muove quasi un passo dipdal)nz;1S[Ott§ a];t.retta.d11C'a' Le caratteristiche essenziali di queste nuove tendenze artistiche che
Enteresseg anlche l’0z'n0c/Joe del Metropolitan Museum. di11I\)I:;l;1c§){(:‘11-:1? affiorano negli ultimi decenni del secolo V a. C. sembrano dunque essere
= n. V686:
den‘? II eaz e ARV’ '
Hpgnneggig,écpa1g1aa1;1£g11;1(1;ai1pnq<; d1- donne <ibe Profumano da una parte il calligrafismo e la preziosita dell’espressione e dall’altra
la tendenza del singolo fatto espressivo a svincolarsi da un contesto piu
dia, ma qui colpisce soprattutto a mio parere Sleimplre n'e p1f;1tOm dl ampio. In tal modo ogni possibilita di risonanze patetiche veniva elimi-
lare, dal momento che il centro della rafligurafiioggaétgifie. e1dp"i'ft1C°' nata alla base, e nello stesso tempo era possibile una fruizione immedia-
st1 tenute sospese e alle quali arrivano i fumi dell’incenso LII“) la e ‘le- ta del fatto artistico, senza l’intervento di complicate operazioni intel-
mento che accosta questo pittore a certe caratteristich d. ll nlll ‘U0 e B- lettuali. Questa nuova arte sembra infatti ispirata, nel profondo. dalla
l’ultimo Euripide e anche l’esasperato senso del c 1 € he a Inca del’ poetica del piacere. Naturalmente, e inutile dirlo, anche l’arte di Eschi-
sfazione attraverso una tecnica speciale per cui il liigfie, C lc’ trova SUCH!- lo o di Polignoto o dell’Euripide della Medea poteva piacere e di fatto
applicati sul disegno: il bianco e l’oro sono tra i coloricq? On? fiigonp piaceva ai contemporanei; ma la novita del nuovo gusto artistico che
mo Euripide e anche il pittore di Midia li usa in modo gm uS'at1 a‘ uln- si ai-Ierma verso la fine del secolo e la ricerca di un piacere immediato,
un rilievo eccezionale, staccandosi quasi dal contesto CQE essi acqulstano cbe si realizza attraverso la singola immagine o la singola espressione,
loristica del pittore di Midia raggiunge efletti notev '1' Liesla tI1c’I'](;11c?c0: senza nessi eiiettivi con un contesto piu ampio, di cui ci si debba rende-
Populonia conservata al Museo Archeologico di Firo Isslml ne 1 ma d1 re conto mediante un complesso di operazioni intellettuali. Per Euripide
ARV2): diademi e collane sono costituire da seri dénze (E 2 Befizley abbiamo visto come il nuovo stile della sua lirica si colleghi strettamen-
lievo e braccialetti ed ali sono anch’essi rico ert'€d'1 punu Oran In H- te al recupero della poetica omerica del dilettare, ed a proposito delle
Il carattere decorativo di questo stile P1110115, a 1 1 unofsltrato dorafo. nuove mode che si aflermano nella lirica a partire dagli ultimi decenni
tro, nella figura di Faone, che ha il dorso nudo iparf all gnte, tr? I al: del secolo v a. C. Platone” osservava con riprovazione che questi poe-
passa dietro la spalla e si raccoglie sulla gamba de(;s1firfie<ili\l)ea1-lqtnqilglo gli ti nella loro mescolanza di diversi generi si lasciavano prendere piu del
un puro motivo ornamentale; ed e evidente a una prima lettufig l’O I08 necessario << dal piacere >>. E significativo anche, a proposito di Agatone,
ma Gin: mmiaturistica dd P‘-1F11¢01ari°‘: i sandali di Demonassa €SS0I1eO il poeta tragico che riporto la sua prima vittoria nel 416 a. C. e il cui
éornat ‘
a die :e'£1i:[Z11iCg(‘;ll<>1ifiocco e la corona d1- Leura, che e. a s1n1stra
. _ di Faone, stile si puo accostare per molti aspetti a quello dell’ultimo Euripide, che
nelle Tesmoforiazuse Mnesiloco dei canti di questo tragico colga soprat-
Lob2'i1a1flS1i11?;F:l0d<:?lt1gI11tl1£pi1éeCilil
della ' ' ' - 1E£§1i1I£‘]I21\¥3i1ita1£Ofirciostato
- . is ai bassorilievi tutto il carattere dolce e raffinato e a sentirli provi come un solletico di
piacere 9”. E anche il nuovo gusto che si aflerma negli ultimi decenni del
alla fine del secolo v a. C. 9° In eiietti anfhsu cliopoh’ Cb? Si d'atano
- , e questi bassorilievi s1 con-
zioni fotografiche (di M. I-Iirmer) si hanno in R. LULLIES, La scultura greca dagli z'm'zz' alla
fine dell’ellenism0, Firenze 1957, tavv. 187-89.
: anche ARIAS, in <<.Enciclopedia Classica», III cit. p. 388 9’ Leg. 7ood. ~
r ARIAS, Mzlle annz cit , 1 2 ’ ' 9“ Sulla poetica di Agamennone in relazione al nuovo St1l€ euripideo cfr. KRANZ, Stan'-
as I frammenti
' . s1. conservano
' p'
n cl 3M-useodell ’ Acropoli' d1' Atene. Delle ottime
- 1'1p1‘Odu.
. mon cit., pp. 235-36.
268 L’ultimo teatro di EuriP ide: verso la cultura ellenistica
L’evasione verso la poesia bella 269
secolo V a. C. nella pittura vascolare e nella scultura appare ispirato prin- tava sul nascere una situazione che era destinata a diventare caratte-
cipalmente all’esigenza di piacere su un piano immediatamente visivo, ristica di tutto un periodo storico: proprio attraverso la _vi0l<-Bntfl 611181
senza la mediazione del pathos e dell’intelletto.
politica della guerra delPeloponneso'c1 si avv’1ava in Crrecia a undnililovo
Questo rapporto di stretta somiglianza che si puo individuare tra la equilibrio politico, in cui la dissociazione dell uomo cultura e e ar-
nuova lirica euripidea e il nuovo gusto artistico che si aiierma ad Atene
tista rispetto all’esercizio della vita pOllt1C3. doveva diventare la normfii.
negli ultimi decenni del secolo V a. C. pone un problema che merita di
In tal modo il culto del 'bello' e l’approfon_d1mento d1 nuove tecnic e
essere chiarito. Da una parte, infatti, il culto dell’immagine bella e del-
formali sul piano dell’espressione raffinata rifletteva, nel profondo, una
l’espressione raflinata é apparso nel corso della nostra indagine come lo
tendenza reale che avrebbe trovato piena manifestazione nella cultciiirla
sbocco di un complesso di esperienze che Euripide aveva fatto negli an- ellenistica. Questo spiega il carattere alessandrino di certa lirica e -
ni precedenti, anche in relazione alle vicende politiche contemp oranee :
l’ultimo Euripide, e in questo senso nelle ultime tragedie d1 Eu1‘1p1(11€ e
la poetica del canto che si sostanzia del dolore umano e la poetica del- I in certe altre manifestazioni artistiche degli ultimi decenni del seco 0 V
l’evasione verso il ‘bello’ ci sono apparse come due facce di uno stesso a. C. E: possibile cogliere il trapasso dall’eta classica all eta ellenistica.
fenomeno, che va messo in stretta connessione con la progressiva perdi- l
ta di contatto di Euripide con la realta politico-sociale del suo tempo. I
D’altra parte, pero, certe caratteristiche essenziali di questa poetica eu- Questa collocazione delle ultime tragedie di Euripldfii 3 Qailalilq tra
ripidea dell’immagine bella e raffinata si ritrovano, come abbiamo vi-
due periodi storici notevolmente diversi nei loro tratti essenzia 121 Efra-
sto, in molte manifestazioni artistiche ateniesi degli ultimi decenni del gione della complessita del mondo poetico che esse esprimono e e in-
secolo V a. C.: quello che sembrava il frutto di un’esperienza individua-
tersecarsi in esse di linee di forza diverse e talvolta contrapposte. _La spe-
le appare, paradossalmente, patrimonio comune di tutta una cultura.
rimentazione di una lirica nuova incentrantesi intorno \all"immag1n§ pre-
L’antinomia sarebbe insolubile qualora si intendesse l’arte e la poesia
ziosa e all’espressione raifinata si inserisce in_u11a_realta ricca di articola-
come qualcosa di puramente personale, senza rapporti eiiettivi con la
zioni e dietro la quale si avverte non la serefiita di un equilibrio definilti:
realta in cui l’artista vive. Invece, proprio perché attraverso le creazioni
vamente raggiunto, bensi l’ansia e il turbamento di fronte a una rfiffl ta
del singolo artista si riflette una realta oggettiva che esorbita da una di-
mensione puramente individuale, non puo sorprendere il fenomeno per che il poeta non accetta e sente come irrazionale e assurda. L evasione
non cancella i motivi di fondo che la Cl€t€1‘II1111aI‘l€)._ .
cui per certi aspetti non inessenziali il gusto di Euripide viene a coinci-
dere, poniamo, con il pittore di Midia o con l’autore dei bassorilievi del- Si E: gia visto 9° come in uno stasimo delle Femcze il Coro contrappon-
la balaustrata di Athena Nike: l’orrore della guerra e il desiderio di pa- ga la situazione presente, con l’esercito argivo che ‘muove contro T6116,
ce, il senso della crisi delle istituzioni tradizionali e l’apertura verso al suo desiderio di pace e di feste e di cori g1.0VflI'11l1..I due poli del con-
nuove esperienze sia in politica che in altri campi, e quindi infine la ten- trasto sono costituiti da Ares e Dioniso. Il linguaggio tradizionalmente
denza a sentire il fatto artistico come soddisfazione di un bisogno di e_- dionisiaco viene usato anche per descrivere l’az1one di Ares, ma i termi-
vasione e di fruizione immediata non erano certo esperienze limitate al ni appaiono stravolti nel loro sign1ficato_: _il tiaso che Ares conducg ti
solo Euripide. armato e minaccioso e il komos che si avvicina a Tebe non e all1etato_ a
Si pone a questo proposito un problema di tempi brevi e di tempi suono di flauti né usa come vesti pelli di cerbiatto. In altri termini,
lungbi. Per quel che riguarda i tempi brevi, E: indubbio che dopo la cri- Coro E-: incapace di descrivere la realta presente, analizzandone le reali
si intervenuta ad Atene intorno al 43o a. C. si produsse in Euripide una componenti, ma cib che e attuale viene visto soprattutto come ‘negazione
dissociazione rispetto alla realta politica del suo tempo e i suoi tentativi di cio che dovrebbe essere: la dissociazione rispetto alla,realt_a attuale e
di riprendere i contatti erano destinati a rivelarsi velleitari: in questa totale - e non a caso subito dopo segue un pezzo lirico evasione. \
prospettiva il filone patetico-elegiaco e la poetica dell’immagine bella Il senso esasperato della CO1'11I1f21ppOSiZ1Ol'1§0 tra ll desiderio e la realta
appaiono come fenomeni circoscritti, legati alla situazione ateniese della e alla base anche della parodo delle Fenicie . La prima coppia strofica
fine del secolo V a. C. Ma per quel che riguarda i tempi lunghi, proprio
attraverso questa dissociazione con la realta politica Euripide sperimen- 9° Cfr. sopra, p. 261.
‘°° Cir. vv. 202-6o.
‘I
27o L’ultimo teatro di Euripide: verso la cultura ellenistica L’evasione verso la poesia bella 271
e l’epodo che ad essa si aggrega contengono la descrizione del viaggio qualche breve cenno. La prima parte ‘°‘ contiene la rievocazione imma-
che ha portato le giovani donne dalla Fenicia a Tebe e della regione che ginjfica delle fastose e splendide nozze di Peleo. Nell’epodo invece (il
esse dovranno raggiungere per poter prestare il loro servizio ad Apollo. 5é all’inizio del v. 1080 ha un chiaro valore contrappositivo) il Coro
Questa prima parte ‘°‘ si articola secondo i moduli tipici della nuova li- esprime il suo sbigottimento per il sacrificio, prossimo e incombente,
rica. Abbiamo gia accennato all’evocazione della luce che splende sulle dell’innocente Ifigenia. La realta presente ancora una volta Viene rifiu-
due cime del Parnaso e all’immagine preziosa per cui il soffio di Zefiro tata, e questa volta in nome di un ideale che fa capo alla Virtifi e al Pu-
diventa << celeste bellissimo suono >>. Inoltre ritorna I“, tra l’altro, e que- dore, che vengono presentati come impotenti di fronte all’an0mz'a (l’il-
ta volta in senso proprio, il motivo delle gare di bellezza che abbiamo legalita che prevale sulle leggi) e alla mancanza di pietas ‘°5.
notato °’ in Troad. 226 e in Bacc/2. 409: le donne che sono entrate sulla Lo schema compositivo di questo stasimo dell’Ifigem'a in Aulide e
scena sono state scelte come le piu belle della loro citta ed esse stesse si della parodo delle Fenicie puo ricordare per certi aspetti la tecnica del
paragonano a statue dorate. In questo contesto la presenza a Tebe} chiaroscuro che abbiamo analizzato a proposito di uno stasimo dell’E-
vista solo come un episodio marginale, una tappa di un viaggio che dalla cuba. Ma nello stasimo dell’Eculoa il risultato della contrapposizione di
Fenicia deve portare il Coro alla bella fonte Castalia, che inumidira ii un’immagine a un’altra di segno opposto era quello di accrescere il pa-
verginale fasto della loro chioma. Ma questo viaggio verso un mondo thos che scaturiva dal racconto. Invece nell’Ifigenia in Aulide e nelle
bello e luminoso appare spezzato dalla guerra che incombe: il sacro Fenicie il contrasto E: molto pi1'1 profondo. Due diversi modi di porsi di
monte bianco di neve e la vite prodigiosa che ogni giorno rinnova i suoi fronte alla realta vengono giustapposti e messi a confronto tra di loro’.
grappoli diventano una meta lontana e irraggiungibile. Il contrasto 5 Nelle Supplici, nel contesto di un recupero della poetica omerica del
esplicitamente evidenziato da vfiv Sé (<< ma ora, invece... >>) che apre 13 dilettare, si aflermava che il poeta non puo piacere agli altri se egli stesso
seconda coppia strofica ed e esasperato dal richiamo di termini e imma- non e lieto. Ma negli ultimi anni della sua vita, grazie alla sua estrema
gini usati gia nella prima parte della parodo. Alla fiamma che brilla sul mobilita intellettuale e capacita di ricezione di fronte alle suggestioni
Parnaso in occasione delle feste di Dioniso si contrappone Ares che da- che gli venivano dalla realta esterna, Euripide fu in grado di sviluppare
vanti alle mura << fiammeggia sangue crudele », aiua Sdiilov q))\.éYEL (riafli0- con piena autonomia espressiva un nuovo tipo di poesia lirica, che si
ra il nesso Ares - Dioniso), e l’immagine della fiamma ritorna, nelld ispirava alla fruizione immediata dell’immagine bella e della dizione
stessa sede metrica, nell’antistrofe, per rendere in modo immediato raffinata. Ma questo non era l’espressione di tutto il mondo poetico di
densa nube di scudi che fiammeggia forma di sanguinosa battaglia. (Ll Euripide e, guardando le cose nel profondo, l’evasione scaturiva da
realta, appunto perché é rifiutata e contrapposta a un dover essere, vie- un atteggiamento di ansiosa disaccettazione della realta presente.
ne stravolta dall’immaginazione e cio spiega il carattere 'barocco' di que- C’e uno stasimo dell’Ifigenz'a taurica (vv. 1089-1 15 1: si tratta di due
ste immagini). Analogamente, ad éicpofiog del v. 236 — nella prima parte coppie strofiche) in cui, piili che in qualsiasi altro, si sovrappongono e si
della parodo —, quando il Coro si augura di poter servire << senza pau- fondono insieme evasione e senso doloroso della realta.
ra >> Apollo, si contrappone al v. 2 57 Sstuaivw - << ho paura » -, nel con- Nell’antistrofe della seconda coppia strofica il Coro (una situazione
testo di una frase in cui il Coro esprime il suo terrore di fronte all’eser- analoga si ha nell’ultimo stasimo dell’Elena) esprime il desiderio di po-
cito argivo. E la contrapposizione tra la prima e la seconda parte 2- sot-
ter percorrere il cammino che il sole fa verso occidente e di poter arre-
stare il movimento delle ali sul suo dorso solo al suo arrivo in patria; e
tolineata anche dalla diversita della struttura metrica: ai gliconei e ai di-
il momento dell’arrivo viene immaginato con i particolari piu lieti e giu-
metri coriambici seguono versi trocaici.
livi. Senonché, il desiderio di volare richiama l’inizio dello stasimo,
Un caso analogo alla parodo delle Fenicie £2 costituito dallo stasimo) quando il Coro definisce se stesso << uccello senza ali >> e confronta il suo
dell’Ifigenz'a in Aulide dei Vv. IO 3 6-97, al quale qui dedicheremo solo lamento con quello dell’alcione che sugli scogli vicino al mare continua a
101
Cfr. vv. 202-38. '°‘ E costituita dalla strofe e dall’antistrofe, e fiusvaioug del v. 1079 richiama bui-
‘°f* Cfr. vv. 214-15. vottog del V. 1036, dando il senso di una struttura chiusa in se stessa.
“" Cfr. sopra, p. 249. ‘°5 Su questa parte dello stasimo cfr. anche sotto, p. 295.
W
piangere lo_sposo perduto: i1 motivo del ‘vorrei volare’, caratteristica Capitolo tredicesimo
di una poesia di evasione, si colora quindi di una risonanza patetica ed
elegiaca. E no_n a caso, alla fine dello stasimo, il momento del desiderato Vivere giorno per giorno
arrivo in patria é fatto coincidere con il ricordo del tempo in cui le don-
ne del Coro partecipavano ai cori e alle danze, ancora fanciulle: l’evasio-
ne s1 fonde con la nostalgia del passato e il rimpianto di un bene perdu-
tioi Del resto, alla fuga verso la lontana Delo che occupa buona parte
ela prima strofe e s1 sostanzia dei motivi piu caratteristici della nuovi
lirica (il Coro desidera di poter raggiungere l’isola che si orna della pal-
ma dalla bella chioma, del lauro dai bei rampolli e del sacro e glauca
olivo, la dove il cigno melodioso presta servizio alle Muse) fa da pendant Il rinnovamento della lirica di Euripide negli ultimi anni della sua
nell antistrofe la rievocazione patetica che le donne del Coro fanno della attivita letteraria E-2 un fatto importante, che meritava di essere ulterior-
loro cattura e del viaggio verso la terra barbara, in cui ora si trovano. mente chiarito. Ma é evidente che un fenomeno di queste proporzioni
Al movimento verso la bella Delo succede nell’antistrofe - integrandolo non puo essere considerato come qualcosa di 'isolabile' nel contesto del-
—-un movimento di direzione opposta, dalla Grecia verso la barbara re- la poetica dell’ultimo Euripide; esso E: invece anche il sintomo di un rin-
gione e la presente infelicita. La fuga verso l’immagine bella rientra 01 novamento che investiva la personalita del poeta nella sua totalita. Men-
suo punto d1 partenza e non 2': senza significato chel’antistrofe si chiudg; tre Euripide scavava nella direzione di un sempre maggiore ra£finamen-
con amare considerazioni sulla condizione umana. to formale dei suoi stasimi e delle sue monodie liriche, non per questo
egli si asteneva dal riflettere sui problemi che si possono globalmente
definire 'filosofici', relativi, per esempio, alla natura dell’uomo, alla teo-
dicea e all’ideale migliore di vita che l’uomo si deve proporre. Sarebbe
profondamente sbagliato considerate tutto cio come qualcosa di margi-
nale o comunque non essenziale alla comprensione della poesia dell’ulti-
mo Euripide. E vero il contrario, e le considerazioni di carattere filoso-
fico che hanno lasciato traccia nelle ultime tragedie di Euripide solo con
un procedimento astratto e mistificatorio potrebbero essere dissociate
dagli esperimenti che il poeta portava avanti su un piano pifi propria-
mente formale.
E opportuno esaminare a questo proposito il terzo stasimo delle Bac-
canti ‘. Le donne del Coro esprimono nella parte iniziale il desiderio di
partecipare a un rito bacchico ed equiparano in prospettiva se stesse a
una cerbiatta che sfugge all’inseguimento di un cacciatore e riesce a rag-
giungere una pianura bagnata dalle acque di un fiume e vicina ad un bo-
sco ombroso. Siamo, a prima vista, sul piano delle pure immagini, al di
qua di ogni riflessione. Ma se si considera lo stasimo nel suo complesso
si vede che le cose non stanno esattamente in questi termini. In realta,
un’eco della fuga della cerbiatta che sfugge all’inseguimento del caccia-
tore e dei suoi cani si ritrova nell’epodo dello stasimo, che ha un tono
completamente diverso.
<< Felice E: colui che dal mare sfugge alla tempesta e raggiunge il por- to, in un altro passo della tragedia. Quando Ti1.?€Si2l.Cl1f61'1Cl§2.1l culto di
to, felice e colui che degli aflanni viene a capo; in diverso modo l’uno su- Dioniso di fronte a Penteo egli fra l’altro mette in evidenza il fatto che
pera l’altro in felicita e potenza. Degli innumerevoli mortali anche innu- il vino, di cui il figlio di Semele ha fatto dono agli uomini, e capace di e-
merevoli sono le attese: alcune si realizzano felicemente, altre svanisc0- liminare i dolori e attraverso il sonno ci procura l’obl1o awv X013 TIP-1-1901”
no. Ma beato colui che ha una vita felice giorno per giorno » 2. %(ZX(I)V, dei mali che ogni giorno, giorno per g1orn0, C1 'f?1'ment_anP' E
Qui l’immagine della fuga ritorna, ma E: inserita nel contesto di con- pifi in generale l’invito a vivere 'alla giornata , cogliendo cio che di p19.C6-
siderazioni relative all’estrema instabilita della condizione umana, per vole ogni giorno della nostra vita E: in grado d1 oflrire, si lega strettamen-
cui e felice chi riesce a vivere << alla giornata >> e gode di cio che di pia- te con la sottolineatura degli aspetti edonistici della rehgione dionisiaca,
cevole la vita gli ofire giorno per giorno 3. Sarebbe sbagliato pertanto in- che e uno dei motivi conduttori di tutta la tragedia. 0 . _ \
tendere la descrizione della fuga della cerbiatta nella prima strofe sem- La cosa va vista da due punti di vista diversi. Anzitutto Dioniso e
plicemente come un ‘bel quadro’: il rapporto a distanza che si stabili- fonte di piacere nel corso stesso del rito bacchico e dell’esaltazion€ I111-
sce tra la strofe e l’epodo fa si che l’immagine della cerbiatta, braccata stica. La parodo, che riprende molti moduli espressivi caratteristici della
dalle mute dei cani, si carichi di un contenuto concettuale che a prima poesia religiosa, é pervasa dal senso della presenaa del dio ed esprime in
Vista sembra ad essa estranea. In tal modo si capisce, tra l’altro, la sotto- termini molto eificaci la gioia che nel corso del rito Dioniso provoca nel
lineatura dell’aspetto edonistico del pascolo della cerbiatta: nei vv. 866- suoi seguaci °. Effetti analoghi 7 sono ricercati anche nei racconti dei due
867 si dice con un nesso intenso che essa gioca con i Verdi piaceri del messaggeri: il primo“ descrive come le donne che.par.tec1pan0 al rito
prato e ai vv. 874 sgg. si ribadisce che essa gode della lontananza degli bacchico vedessero scaturire, a seconda del loro desiderio, acqua e vino
uomini e dei germogli del bosco dall’ombr0sa chioma ‘. E meno inaspet- e latte e << dolci correnti di miele >> (ritorna un motivo a cui S1 accenna gia
tate riescono, se ci si muove in questo ordine di idee, le considerazioni nella parodo); e il secondo messaggero° sottolinea come - prima dellla
che il Coro fa nell’antistrofe riguardo alla giustizia degli dei e alla ne- provocazione di Penteo - le baccanti fossero impegnate << in Placevo 1
cessita di accettare i costumi e gli usi che la tradizione ci ha tramandati. occupazioni >>. _
Il nesso tra strofe e antistrofe merita ancora qualche cenno di chiari- Ma c’e un altro aspetto della questione che deve essere_s0ttolmeat,o.
mento e sara discusso piu avanti. E significativo, in ogni caso, come Eu- Dioniso e in grado di procurare gioia e piacere anche al (l1,f1101f1 dell e-
ripide innesti riflessioni di carattere generale e concernenti problemi di stasi mistica Vera e propria, anche in chi non e possecluto daldio nel
grande portata concettuale a una strofe che a prima vista sembra esau- corso delle cerimonie religiose del tiaso. In tal modo il discorso s1 allarga
rire tutta la sua carica espressiva nell’eVocazione di belle immagini. e perde il suo carattere specificamente ‘dionisiaco’. _ .
Il tema della vita da vivere giorno per giorno con cui si chiude il ter- Cio E: possibile, per Euripide, attraverso una stretta associazione ‘tra
zo stasimo delle Baccazzti ricompare, anche se in un modo meno scoper- Dioniso e il vino. Si é gia accennato alle parole di Tiresia nella parte ini-
ziale della tragedia, ma occorre una precisazione. A1 vv. 279-80 Tiresia
2 Ed. Fraenkel (cfr. E. R. nonns, Bacc/nae cit., p. 190) ha visto come qui Euripide faccia parla del vino come 'scoperta', 'invenzi0ne di Dioniso, ma poco dopo S1
uso del procedimento letterario noto sotto il nome di Priamel. Per il iiotxoiptoiiog, di cui spinge piu avanti sino ad accennare chiaramente a una identificazione tra
sembra certa l’origine religiosa, cfr. SNELL, Scenes cit., pp. 93 sgg.
3 I1 nouns, Baccbae cit., p. 190, mi pare che legga nell’epodo piii (e meno) di quello
che vi e scritto. I1 Dodds ritiene infatti che cio che il Coro desidera e << the immediate 21'1- 5
Cf . . . . . . .
8ou.p.ovi.oi of present experience which Dion. gives in his nrivvuxot xopol, as they have told ° Pelr Eiiitggrggszione di "hfiifig del v. 135 concordo con Pinterpretazione data origina-
us in 72 Pf. >>. In realta di specificamente dionisiaco nei vv. 902-1 1 non c’e niente e non sia- riamente dal Dodds (cfr. Bacc/Jae cit., pp. 35-36); $11¢¢@5$1Vament? 11 ],3°d_dS, S1 S mostmto
mo autorizzati ad introdurvelo per via di deduzioni. Non convince nemmeno il Doddl >-
propenso ad accettare linterpretazione ' di_‘ K. ]. Dover, ‘5@§,°n d°_¢11E15 "116&:))G( s1 riferirebbe
_ 86 verrebbenon
ad
quando a p. 190, nota 2, nega che i vv. 902 sgg. richiamino - come molti giustamente han- 31 dio, ma, colleittivairifintle, ai suofi seguaci, e a correggere otow in g T1 Q
no fatto osservare sulla base anche di precisi rafironti verbali — il tema della fuga dell_a_gg.'- avere il valore 1 <<we p easing» . . . . . .
biatta dei vv. 866-76: il piacere di cui si riesce a godere giorno per giorno é analogo a quel- 7 E cfr. anche vv. 188-89, dove Cadmo osserva che lui e Tiresia si sono piacev0lmen-
lo di cui gode la cerbiatta, in quanto solo cosi l’u0mo si sottrae allo sfibrante succedersi di re - fifiéwg - dimenticati di essere vecchi.
speranze, di successi e di insuccessi. 8 Cfr. in particolare vv. 704 sgg.
“ Cfr. v. 867 'i18ovoiEg, v. 874 *i18op.évot. 9 Cfr. vv. 1053 sgg.
276 L’ultimo teatro di Euripide: verso la cultura ellenistica \‘ Vivere giorno per giorno 277
il vino e Dioniso: << Egli, che 2- un dio, viene versato in libagione agli dei,
discorso si allarga. Dioniso viene presentato come il dio che gode delle
cosicché a lui gli uomini devono il loro bene >> ‘°.
feste e ama la Pace: <<Il dio, che é figlio d1.Z811S, gode: delle ffisfé 6 @1113
E stata vista in questi versi l’eco delle teorie di Prodico relative alla
la pace, la dea che da la prosperita e nutre 1 giovani » . _
nascita del concetto di divinita tra gli uomini, e l’accostamento E: giusto
Ritorna qui l’associazione tra Dioniso e la pace, che —_come abbiamo
nella sostanza, anche se nei versi di Euripide non si accenna un processo
visto — compare gia in un celebre stasimo delle l_'7emcze.(1l motivodelle
in fieri, ma a una realta ormai ben definita, per cui il vino é il dio. In 0-
feste e dei cori che contraddistinguono il tempo pace S1 trova glfl, e 11111‘
gni caso, facendo leva su queste dottrine di stampo razionalistico Euri- tile ripeterlo, nel Cresfomfe e nell’Erette0). In piu, in questo stasimo_del-
pide era in grado di evitare di restringere il suo discorso ad una ristretta le Baccanti, dopo un accenno al fatto che Dioniso ha dato a tutti gli uo-
cerchia di adepti: Dioniso presenta motivi di validita che possono inte- mini il piacere del vino, si aggiunge che il dio <<odia chi non ha a cufoiie
ressare tutti gli uomini in quanto tali. Che la cosa stesse particolarmente queste cose: durante il giorno e durante le care notti vivere una vita e 1-
a cuore ad Euripide 2- dimostrata dal fatto che vi si insiste anche in altri ce » ". Il termine che abbiamo reso con <<fel1ce » e suaiinv, una parola —
passi della tragedia. Alla fine della sua relazione il primo messaggero ha osservato il Dodds “ - che implica una felicita continua e costante,
conclude il suo discorso invitando Penteo ad accogliere nella sua citta quale di regola si attribuisce agli dei. C’e dunque in ‘questi versi delle
il culto dionisiaco e richiamando particolare del dono della vite fatto Baccanti una chiara teorizzazione dell’edonismo, fatta in termini genera-
da Dioniso agli uomini: << ha dato ai mortali la vite, che allontana il do- li che non riguardano esclusivamente il culto Cl1'D101'11SO: si_eni_1nc1a una
lore: I e se non c’é il vino, non c’e Afrodite: I e non c’e un altro piacere, condotta di vita che viene presentata come valida per tutti gh uomini.
mai, per gli uomini >> 1'. Tutto questo non poteva essere frutto del caso, e, come vedreino d1
A Dioniso - naturalmente attraverso il vino - si attribuisce dunque qui a poco, l’edonismo delle Baccantz - appunto perche_ non specifica-
non solo la capacita di sedare gli afianni, ma anche, positivamente, di mente legato al culto dionisiaco - ha numerosi e significativi precedenti
fornire del piacere agli uomini. In questo, dunque, il messo va anche pifi in altre tragedie euripidee. E significativo, a questo proposito, il fatto
al di la di Tiresia, il quale parlava solamente della funzione del vino di che nello stesso stasimo venga proclamato un ideale d1_vita caratterizza-
provocare il sonno e di calmare cosi i mali da cui gli uomini sono afflitti to dal disiinpegno e dalla ricerca della << tranquillita >>: il termine T]O'U)(LG.
(e aggiungeva pessimisticamente che non c’é altro rimedio). che viene usato al V. 3 89 richiama un motivo che ha avuto _un importan-
I1 discorso di Tiresia viene ripreso, e ampliato, nel primo stasimo. za enorme nel rinnovamento del mondo poetico euripideo in conseguen-
Al termine della prima strofe il Coro parla di Dioniso come capace, tra za delle vicende politiche relative alla guerra ‘del Peloponneso. _I_l moti-
l’altro, di far cessare le preoccupazioni, attraverso il sonno che il vino Vo, é ovvio, non ha nulla di specificamente dionisiaco ed e anzi in con-
provoca negli uomini che partecipano alle feste e ai banchetti che accom- trasto 1’ con quell’esaltazione mistica che viene evocata nella parodo
pagnano i sacrifici agli dei. Ma nell’antistr0fe che chiude lo stasimo il
’° Si tratta dei vv. 284-85: ofitog fisoioi o'1I:év8s':1xt. flab; 'ysYo'ag, I 630'-cs 81.61 "cofiwov '1 Si tratta dei vv. 417-20: 6 Saiuwv 6 Aibg mai; I Xaipet uév i)aMou.o'w, I cpikei. 8’ 6)..-
"c&yo'u‘}’ dtvfipdmoug I-fxsw. W. NESTLE, Vom Mytbos zum Logos, Stuttgart 1942, p. 355, in- 86 E£- ow, xou otpé ov iisdw. ' ,
terpreta iisbg 727111; come <<zum Gott geworden », ma Ysytbg non E ysvéusvog ed equiva- Bo ‘IECEII-lvvv. 11102596’ C6 1%] tafita p.é7»si., acct-t'o‘t cpdtog vuxtotg ta <pi)~.qtg_ suaiwvi
le — in sostanza - ad 66v. Viene dunque a cadere la possibilita di vedere traccia in questo Stotlfiv. Nel v. 424 mi pare probabile, dato il tenore d1_tuttoéi)l passso, unafrfiilflgfgiliibe
passo delle Baccanti della teoria — che il Nestle attribuisce a Prodico - secondo cui alcuni Mimnermo, fr. 1 D. v. 2 tsfivainv, ES-cs uoi. unxéti tau-tot til on. 6dCOSt1 lqitegatura ‘edo-
che avevano scoperto delle cose particolarmente utili per gli uomini furono considerati dei. una spia interessante del fatto che Euripide teneva presente a prece en e
L’accostament0 con Prodico e tuttavia legittimo per l’equiparazione di ollvoq e Atévudo
(cfr. Sext. Adv. Mat/9. IX 18 = VS 84 B 5), anche se la cosa non é del tutto sicura. poichg mst1gaCfr. nonns, Bacebae cit., p. 128. Il Dodds non ha di_ffico%ta_a riC0n0S>5€frCttl(§.(E1}f:$fi?1:1Zi1
il confronto con Cycl. 519-28 mostra che << the god-wine equation was current in some sens: di una concezione edonistica nelle Baccantz, che egli mettedin pi: 1a)z1p11&e cone) man mi sembra
at Athens >> (cfr. nonns, Bacchae cit., p. 106). Il confronto con il passo del Ciclope, dove si siderio di una vita tranquilla e spesso espresso da Eur1p_1de.u, d 0_ 5 Pikue Bacmrm, che
scherza sul dio che abita in un otre e viene ruttato dal ciclope, fa giustizia dell’imprudente che si renda adeguatamente conto_ dei due diversi aspetti e e OI'l]11§I1'1O _ er i W 03-“
tesi (cfr. Euripide, Texte établi et traduit par H. Grégoire avec le concours de ]. Meunier, egli tende piuttosto a restringere in una sfera piu_prop(1:ig1mente re l%1OS£ii; (pha di edgnismo
tomo VI. 2, Paris 1961, p. 253), secondo la quale - sulla base di un confronto con Paul. cfr. sopra, p. 274, nota 3; e anche per 1 vv. 424-26_1l Do Gs osserva c e E1:-Jln ug H Dodds ri-
2Tz'm. IV 6 e Philip. II 17 - si vede in o'1tév5stott. flsbg ysyrbg una <<formule eucharisti- sarebbe pin esatto parlare di << religious eudaemonism ». lustamfifltfi C0 q
que >> e la prova della presunta << conversion » di Euripide. chiama in proposito la rcéxvr] édwitioig di Antifonte (cfr. VS 87 A 6)- , _
" Si tratta dei vv. 772-74. Il testo italiano e quello di E. Sanguineti, nella sua traduzio- *5 Il nonns, Baccbae cit., pp. 120-21, si e accorto chiaramente della cosa (fra 1 altro egli
ne delle Baccanti, Milano 1968, p. 59. fa un interessante confronto con Aristoph. Av. 1320 sgg. dove s_i dice ch_e_nella nplqva cétt-a
sono Zocpla 116130;, ’Ap.Bpo0'i.or., Xdtpi.-cs; e - citata con particolare rilievo - WX 01-
‘I . . .
278 L 2 ultimo
- . . .
teatro d1Euripide: _ _
verso la cultura ellenistica Vivere giorno per giorno 279
tcielle Baejantz. 5Ma e degno di nota ‘° il fatto che il primo messaggero met- daro, di Bellerofonte che stoltamente voleva raggiungere la sede degli
8.l1l1d€V1 enza acll tfanquillita e la compostezza delle seguaci di Dioniso dei trova un termine di confronto con i vv. 16 sgg. del Partenio, dove
e a_ escrizione e furore da cui esse sono prese e successiva - anche se Alcmane invita a non volare verso il cielo e a non voler sposare Afrodi-
tra i due fatti non c’e a rigore un rapporto di causa e effetto — alla deci- te. Il nesso tra l’invito a vivere alla giornata e la condanna della /aybris,
sione da piaiite dei pastori e dei bovari di dare la caccia alle donne; e nel di un atteggiamento che cerchi di travalicare i limiti della condizione
I.‘ill(iCO1'1tOd e secondio messaggero lo scoppio di violento furore che porta umana, é dunque - come ha mostrato il Frankel - presente sia in Alcma-
a_ orren a morte 1 _Penteo e direttamente conseguenza del suo atteg- ne che in Pindaro.
giamento provocatorio). D’altra parte, l’individuazione di questo nesso permette, a mio pa-
del1A1 di la quindi della rappresentaaione, letterariamente assai efficace, rere, di intendere meglio anche il celebre passo dei Persiani di Eschi-
teminlvasamento mistico Euripide riprendeva nelle Baccanti dei vecchi lo, in cui Dario alla fine di una lunga r/aesis invita a godere dei piaceri
1 ii e non avevano nulla di specificamente dionisiaco. Non a caso la che ogni giorno ci puo oflrirez <<E voi, vecchi, state bene, e pur nelle
secon a strqfe del primo stasimo esprime un atteggiamento di evasione sventure giorno per giorno seguite le vostre inclinazioni e godete, poi-
Ver_so_terre ontane, e vagheggiate dalla fantasia, secondo moduli carat- ché ai morti la ricchezza non E: di alcun giovamento>> 2°. Il Broadhead",
teristici della lirica di tutta la pin tarda produzione tragica cli Euripide e prima di lui altri studiosi, si sono posto il problema di vedere come si
E '
particolare
'
l "ideale dell 9 nouxia
Q 1
e\ presente anche nel terzo stasimo,
_ .
spieghino in bocca a Dario queste parole. Le soluzioni proposte” sono
ne immagine della cerbiatta che e sfuggita all’inseguimento e nell’im- molte (c’é stato chi vi ha voluto vedere tracce di un’etica orientale e
magine dell uomo che raggiunge il porto scampando alla tempesta; e non é mancato chi ha scoperto nei versi un’intonazione ironica), ma oc-
non a caso tutto questo S1 lega _c0n l’enunciazione del principio secondo corre prima di tutto cogliere il nesso che lega le ultime parole di Dario a
cui bisogna vivere giorno per giorno. cio che precede. In realta, in tutta la r/Jesis 2’ E: esplicita la condanna del-
d_ E questo un motivo che alla fine del secolo V a. C. aveva gia dietro la /oybris di Serse, che viene vista come qualcosa di empio e di stolto, e
Mia: iiigaflunga stolria nellalcultura greca. Per la prima volta esso é atte- la sconfitta di Serse di cui si parla immediatamente prima dei vv. 840
attmver (Mime; esp 1CC1lt€i ne Partenfo di Alcmane, dove esso e espresso sgg. appare come un esempio della punizione che colpisce chi si e mac-
Sums an$<I>1 if (Ema E makar_zsm\0s (<<felice colui, che ecc. »), che as- chiato di bybris 2‘. Il nesso tra la riprovazione della /aybris e il conseguen-
C e in uripi e. << Pelice e colui che riesce, contento, a trascor- te invito a vivere giorno per giorno e quindi lo stesso che si riscontra nel
rere la sua giornata senza pianto » ". H. Frankel '8 ha acutamente dimo- Partenio di Alcmane e nella VII Istmica di Pindaro. (Se — come sembra
str t
COriiS$n(;C1)1I;'l€ (<i]_ueCs1ta - parteldel Partenzo
- di- Alcmane presenti- una stretta probabile — si data l’ode di Pindaro al 456 a. C. la successione e: Alcma-
d _ a i 1 ee con ‘a parte finale della VII Istmzca di Pindaro, ne, Eschilo, Pindaro).
quan 0 il poeta esprime il desiderio che la << invidia degli dei >> non gli Tenendo conto di questi precedenti si e in grado di cogliere il legame
1IDp€Cl1S§211Cl1 raggiungere tranquillamente la vecchiaia e il termine e- profondo che unisce l’etica del vivere ‘alla giornata’ e il conseguente e-
_ emo e la vita,
str ' ricercando
' ilpiacere
' ' di- cui- si- puo~ godere giorno
- per donismo con la vicenda drammatica delle Baccanti. Piu volte e con for-
gl1]O1‘I10. Infatti questo motivo si connettg con la condanna della bybrjg, za — si pensi al secondo e al quarto stasimo — il comportamento di Pen-
c e compare anche nel Partemo - 19
; e anche il. ricordo,
.
nell , ode di_ Pin.
_ ,
teo e condannato come manifestazione di /aybris ed egli e equiparato ai
ora a Piearte
torgo] 'A
altre ocri ' Coulon accetta la lezione
inifilil ' di- A _6tp.Bpéo'i.ou., ma pare anche a me I flpaaaefcw cpfiévog, E511. tspitvbv écpdtpispov Subxwv Exotkog i-f1csi.pu. yfipag fig ta tbv pic'>po"i.-
. v a ricompaiono tutte in <1 uesto stasimo ) . S enonché il Dodds coeren-~ p.ov otimvot e vv. 43 sgg.
temente con 11 suo modo di' vedere l > edonismo - delle Baccarztz,. e. propenso a vedere nell’invi-
> , - 2° Si tratta dei vv. 840-42.
to allléa gguxia non pin che << a secondary theme or context of feeling». 2‘ Cfr. H. n. BROADHEAD, The Persae of Aesc/aylus, Cambridge 1960, pp. 209-10.
W Si t.rL1:tpr(p(12)io‘sito3a;1ghe (:qNgfJ§i)Ii1g, Euzzpzdearf Dram?! cit., pp. 67 e 71. 2’ Il Broadhead ne enumera parecchie, e cfr. anche P. GROENEBOOM, Aescbylos’ Perser,
.. . - gg-1 °_ f-°G _°6"I1-G EIKPPHW riuépotv [5I.](X.TE)»éXEL I 6ix3\.wJ- II, Gottingen 1960, pp. 173-74 e nota 444. L’interpretazione di C. Conradt - L. Schiller,
;I7a¢'1zi):‘:ANKEL, Dzchtzmg and P/Jzlosopbze cit., p. 185, ha dato del passo la giusta interpre- riportata dal Broadhead a p. 210, nota 2, mi pare che si muova nella direzione giusta.
2’ Cfr. in particolare v. 808 iifipswg éittowot xdcfiéinv cppovnuditwv, vv. 820-22, 831,
:: Cfl 1554-, PP- I83 sgg., e in particolare p. 185, nota 15. €CC.
Cfr. vv. 34-36 &)\.dO"L'G. Sé Fépyot rcdtcrov xoaxdt u.'qo'o'ip.svoi.- E0": (Ev 'i:l.o'1. Q 2‘ Per il motivo della bybris in tutta la rbesis di Dario cfr. M. POHLENZ, Herodot, Leip-
°2§-I Ru =-2avdtmvqpfl
J\
naturalmente, vv. 16 sgg. Per Pindaro cfr. in particolare i vv. 39 sgg on?‘ zig 1937, p. 116 e BROADHEAD, op. cit., p. XL, nota 2.
\
280 L 7 ultimo
'
teatro d1n Euripide:
1 -
verso la cultura ellenistica Vivere giorno per giorno 281
glilganti che volevano aggredire la sede degli dei; e il tristissimo scempio scaturisce la morale edonistica enunciata da Dario investe la Persia, ma
F e viene fatto delle membra di Penteo appare in questo contesto come Eschilo in quanto greco e in quanto cittadino ateniese si muove in un
Zpunizione della sua bybrzs. Da questo punto di vista la vicenda mitica ordine di idee diverso e crede nella 'liberta' dei Greci e nella giustizia di
c . e viene narrata nella tragedia appare come il background necessario Zeus. In questo contesto l’invito ad accontentarsi di vivere giorno per
d1 una concezione disincantata della condizione umana e dell’etica edg- giorno non puo trovar posto; e non é un caso che l’etica edonistica di
ni t'
DEOE?513:1viene ' proclarnata nelle Baccarztz.-. i- due aspetti- della divinita,
- - . Dario non abbia trovato sviluppi effettivi nelle successive tragedie di
suo culto eDprovoca }:p1(§::[3tflI11€I‘1t€ _la_ morte di chi ha osato turbare il Eschilo, a giudicare almeno da quello che del poeta ateniese ci é rimasto.
e 1011.180 c e a agli uomini vino e gioia e sonno, sono stret- La documentazione relativa ad Alcmane e assolutamente insufficien-
tamente connessi tra di loro. te perché si possa enunciare una qualsiasi ipotesi attendibile sui ‘pre-
Stando cosi le cose, piu che chiederci se le Baccanti siano o no la te- cedenti' dell’enunciazione della morale edonistica nel Partenio, anche
stimgpianza di una conversione di Euripide alla religione dionisiaca se sembra non improponibile la congettura che essa debba essere messa
(pro ema che di per se e mal posto), bisogna cercare di vedere in ch; in relazione con l’assenza di forti interessi politici e con l’acuto senso di
$830 S1 Svlluplfl 1? Sh€11?!iC91.1 In Euripide quella concezione della condi- un’esistenza umana disincantata e sgombra di ideali esaltanti che traspa-
ni d§H1111€;1fiaIc e e a a base della tragedia. In Pindaro, le considerazio- re in altri frammenti - si pensi a quello famoso del cerilo, a cui abbiamo
a stmzca (a parte le risonanze strettamente personali che es- avuto modo di accennare - del poeta 2'. Per Euripide invece la documen-
Fe potevano avere e che ci sfuggono quasi del tutto; ma e importante ii tazione é piii ricca. Gia nella piu antica delle tragedie a noi pervenute
a2‘171;at‘<;acl3i=:t,r§I<)>n ogn1_probabilita, l;ode sli)a stata Ecritta quando il poeta integre, nell’Alcestz', echeggia - in bocca ad Eracle” - l’invito a vivere
assa 0 1 sessant anni sem rano ri ettere la crisi dell’eta giorno per giorno e a godere di tutto cio che di piacevole la vita ci oflre.
a caica e di un mondo aristocratico, al d1 fuori del quale Pindaro 1109
r . I I . . . _
L’accentuazione edonistica E: molto piu forte che non nel terzo stasimo
trovava un altro modello a cui ispirarsi (e non sara casuale che un analo- delle Baccanti, ma la motivazione E: nella sostanza identica, in quanto
glq invito a godere del presente e a non impegnarsi pin del possibile e. si basa sull’estrema instabilita e imprevedibilita delle vicende umane.
c eggi in un frammento d1 Bacchilide); e se l’ode e stata veramente
' ' Z5 ' | ¢ \
Anche in un celebre stasimo dell’Ippolz't0 l’augurio che il Coro fa di po-
scritta dopo la sconfitta subita dai.Tebani ad Enofita dovevano entrare ter essere felice, adattandosi alla situazione che cambia dall’oggi al do-
in gioco, nel profondo, anche considerazioni di carattere politico mani, e messo in relazione con l’amara constatazione che le vicende u-
ne1A:Ihej>1n1;:om_plessa e la valutazione da dare delle parole di Dario, mane cambiano continuamente, senza che sia possibile scorgere in esse
d Pd Sp _ ei .e3.s:zanz riportato sopra. _Del nesso che lega l’invito a go-
Sieg‘? i§iP:1ceri 1 ogni giorno con la riprovazione della /aybris di Serse 2" La concezione della vita da vivere giorno per giorno é esplicitamente afferrnata an-
che in Sofocle in due frammenti del Tereo (fr. 535-36), per i quali ogni tentativo di colle-
d_ g _ e. 0, e va osservato inoltre che un tale atteggiamento da parte‘ garli con la vicenda della tragedia resta necessariamente ipotetico. E interessante come sul-
i Dario si spiega anche con la profonda crisi del regno persiano che l’im. la concezione omerica della brevita della vita umana si innestino considerazioni edonisti-
presa di Serse aveva provocato. D’altra parte a questo mondo persiano che (si pensi per questo a Mimnermo), che comportano la rinunzia a perseguire ideali che
vadano al di la del presente. Per Sofocle cfr. anche O. R. 977 sgg. (notevole il nesso tra la
in crisi si contrappone nella tragedia la fiducia e l’esaltazi0ne dell’El.lade “ potenza della tuxn e l’invito a slxfi Qfiv, ma le parole di Giocasta vanno in una direzione
e delle sue capacita militari e politiche. In altri termini la crisi da cui Q
diversa rispetto all’effettiv0 comportamento di Edipo) e Ant. 1165 sgg. (nesso tra 'ti3)m e
invito a godere: le parole dell’i’iY~(s7»og restano pero qualcosa di irrelato nell’ambito di
tutta la tragedia). Sulla questione dell’eudemonismo in Sofocle — che qui non puo essere
trattata in dettaglio — cfr. W. NESTLE, Sopbokles and die Sop/Jisti/e, << Classical Philology»,
25 Fr. 11 Sn.-M.
2° Per quel che riguarda l’interpretazione generale dell’ode mi r h '1 F "nk
5, 1910, pp. 129 sgg. (ora in Griecbiscbe Studien, Scientia Verlag Aalen 1968, pp. 195-
pure ha il merito di aver fatto l’illuminante confronto con Alcmafijg (ZICCCCIII ' I?’ ciiich. 239: cfr. in particolare pp. 208 sgg., dove il Nestle si pone il problema di Antifonte e della
§)€ESS§1‘10hli3. non incompatibilita di Ist/am. VII con una concezione eroica dell: awe‘;- sua téxvn dtkuniag).
2‘ Cfr. vv. 782 sgg. E cfr. anche Cycl. 336 sgg. I1 nonns, Bacchae cit., p. 128 (ai vv.
in ar — ' " ' - - - . .'
Alkman,iI11isinOdI:rSfihlfiaI1I<1::1KLIiisr€I'lI\,/I211:ghzliailPl)zlosoflte cu" -p' 543 I W16 sem“ 2°" 424-26) cita insieme ad altri passi di contenuto ‘edonistico’ anche il fr. 714 del Telefo, dove
Grenzen immer noch so weir dass sie nahe aif vgllt z(Ei¥'ucl'vl-Ilivqellfl so Stlackt er doch 4!. ci si augura di poter avere quanto basta a vivere giorno per giorno, senza soffrire. Qui pe-
kel intende inquadrare l’ode ih una visione g 1 0 b a l e (Iellaon lc at eranrelchenfix H Fr“. ro si tratta di un contesto particolare, in quanto si mette a confronto l’essere sani e l’esse-
<< Gedankenwelt» di P1I1d31'O‘ l’e- re malati: meglio poveri e sani, che ricchi e malati. DIANO, Saggezza e poetic/we cit., p. 232
sigenza
. puo essere _legittima, ma si rischia di non cog l'iere ade atamente il ' tono "
ha richiamato l’attenzione sul nesso che c’é tra il motivo del vivere giorno per giorno e
del singolo componimento. gu speclfim
quello del vivere senza preoccuparsi troppo, del xoti)’ 'i]p.épa.v e f>qt5i.wg Qfiv.
282 L’ultim0 teatro di Euripide: verso la cultura ellenistica Vivere giorno per giorno 233
un qualsiasi criterio ordinatore ”;\Un tono accentuatamente piii pessi- l’Ecuba, com’e noto, la consapevolezza della tyc/ae, di una ‘fortuna’ im-
mistico hanno le parole di Ecuba in Hec. 619 sgg.: il crollo della fortu- prevedibile che regola le cose umane, raggiunge gia un livello assai eleva-
na della famiglia induce Ecuba a fare amare considerazioni sull’incertez- to. Per bocca di Taltibio (che 1; presentato costantemente nella tragediafin
za e l’inutilita degli onori e delle ricchezze, e in questo contesto si inse- una luce positiva), e con la funzione di dare un fondamento. filosofico a H
risce l’afIermazione secondo cui piii felice di tutti E: colui a cui giorno per pieta dei vincitori per i vinti, uno dei sentimenti piuautentici della trage-
giorno non tocchi nulla di male. Il tono generale del discorso e piifi ama- dia, si afferma esplicitamente il dubbio nella giustizia di Zeus e fit
ro e pessimistico di quello fatto nell’Eracle da Anfitrione, il quale esor- la senza mezzi termini l’ipotesi che tutto sia gregolato dalla Tyc e .. 1 6
ta a vivere giorno per giorno (e ancora una volta l’es0rtazione E: messi parole di Taltibio fanno eco quelle di Ecuba , che, nel corso del dia ogo
in stretto rapporto con la constatazione dell’estrema instabilita delle con Agamennone, si mostra perfettamente consapevole dei cond1a1Qfi1fl-
cose umane), trascorrendo la vita nel modo piii piacevole possibile ’°. menti a cui l’uom0 E: sottoposto, di modo che parlare di liberta e 1 u-
L’invit0 a vivere alla giornata viene dunque volta per volta formula- sorio. Il tono generale della tragedia e _d1 un desolato pessimismo, e in
to in Euripide con sfumature diverse, dal momento che alcune volte ll, questo contesto l’enunciazione del motivo del vivere giorno pier gifirlw
felicita dell’uomo si riduce semplicemente all’assenza del male e altri. - spoglio qui di qualsiasi contenuto edomstico, che non risie a ne as-
volte invece viene fatta consistere positivamente nel godimento di pil- senza del male - E‘: perfettamente congruente. Anche per quel che _r1g3i;1ar-
ceri. Ma comune a tutti i passi menzionati E: la motivazione che viene da- da l’Eracle si possono fare considerazioni analoghe. Il Wilamowitz ,ha
ta e che consiste nella constatazione dell’instabilita delle vicende umane. colto il tono pessimistico della ‘morale proclamata da Anfitripne e lha
Il nesso tra il riconoscimento del potere della tyc/ae e l’invito a godere messa in relazione con la concezione omerica dell’al ‘d1 ‘la. d altra par-
di cio che di piacevole (0 di non spiacevole) la vita ci puo giorno per te, il dramma di Eracle che vede distrutta - e per di piu di sua ‘mano -
giorno oflrire E: sempre evidente. la sua famiglia ricorda quello di Ecuba; e alla fine della. traged1a_attra-
Tuttavia la cosa ha delle risonanze diverse a seconda delle diverse verso le parole di Teseo risuona l’invito a non cercaredi forzare 1lMpro-
tragedie. In particolare per quel che riguarda l’Ippolz'to l’enunciazione prio destino, ad avere il senso del limite della condizione umana _, un
dell’ideale del vivere alla giornata presuppone la tragedia di Ippolito, altro motivo che appare strettamente connesso con quello del vivere
che si é macchiato di /aylaris nei confronti di Afrodite e per questo vieni iorno er iorno. _
punito: e presente quindi nella tragedia il nesso alcmaneo e p g Ma lfinagconcezione sostanzialmente edonistica della vita umana ha
tra la condanna della /oyloris e l’ideale del vivere giorno per giorno che modo di venir fuori soprattutto nel teatro dell’ultimo Euripide. Nelle
riscontra anche nelle Baccanti. Tuttavia nei personaggi di Fedra e Ipp0- tragedie cosiddette d’intrigo, che sono una parte rilevante della produ-
lito ogni ideale di ordine edonistico viene negato ed essi, ben lungi dal- zione tragica dell’ultimo Euripide, la tyc/ae ha — e inutile 1‘1p€'E€1‘@ C086
l’adattarsi alla situazione, si comportano in modo rigoroso e conseguen note - un ruolo determinante e i personaggi, CO1'1.d1Z1OI13.t1.CO1T1€ sono da
te, sino a mettere in gioco la loro stessa esistenza. Da questo punto di vicende non dipendenti dalla loro volonta, appaiono tutti protesi nello
vista, l’enunciazione della morale edonistica del vivere giorno per gior- sforzo di assicurare la loro sopravvivenza”. Al rigore e_ alla lucidita in-
no tende a porsi ‘fuori campo' rispetto alla tragedia: l’accento del dram- teriore di personaggi come Fedra e Alcesti e Medea fa riscontro l abilita
ma batte invece proprio sulla 'positivita' dei due personaggi principali,
3‘ Cfr. vv. 488 sgg.
in quanto portatori di un modello di vita che si incentra intorno a unl 3* Cfr. vv. 824 sgg.
lucida e rigorosa consapevolezza. 31 Cf ,H it., .121. , , . .
Invece la concezione di una vita disancorata da ideali a lunga sca- 3‘ Cfi: vv?Hi 3191? gggi in particolare vv. 1320-21 xotlrcoi. ti cpnostq, st o'u‘p.év’ 1)v:f1TPG
ysydag I cpiépaifg fmépcpsu trig tfixag, fisoi. 51-E [xi]; e si ricordi Aesch. Pers. 820 tog oux unzip-
denza ha modo di svilupparsi in Euripide negli anni successivi all ’Ipp0li- q)EU flvntbv Eivtot Xpi] cppovsiv, in quella rbesis di Dario in cui - comeabbiamo visto — ad ii
to, proprio in conseguenza di un’accentuazione della crisi della fiducia deplorazione della bybris di Serse si accompagna lenunciazione dell ideale edonistico e
. I l 1110. _ . 2
nella giustizia degli dei e del riconoscimento del potere della tyc/we. Nel- Vwegse git-=:rsl)op§rsigal:)o
. . messo- in rilievo da molti studiosi;
' con ’ particolare finezza negltogeg;
u z
” Cfr . vv . 1102 s gg. di H. STROHM, Eurzpzdes cit.; e cfr. anche, a proposgo dell Orestet;lWérSi1;Eil;;-gédic dan-
3° Cfr. vv. 503-12 e in particolare vv. 504-5 tofitov 8’ Suing "i'15r.o"cot Startspdtoets, I ll ”‘”’
trigo “"'i/ea”
il lavoroD"-ma’ Mhnchm Zur
di F. SOLMSEN, I968’Gesta
pp 2961111
rung esF(lnta¥neIdrl€1z€;JfiI)Ss
11 "3" inpden Tragfidien des
'i1p.épag fig viixta pri] 7»u1to1'ip.svoi..
Sop/aokles und Euripidef, <<P1111°1°811$>>- 37> I932, PP- 1'17-
284 L’ultimo teatro di Euripide: verso la cultura ellenistica Vivere giorno per giorno 285
di organizzare intrighi in vista della propria salvezza. Un cosi profonda l’intrigo, con l’inganno perpetrato da Dioniso ai danni di Penteo, occu-
cambiamento del baricentrodel mondo poetico euripideo non si spiega pa la parte centrale della tragedia; tuttavia, proprio attraverso la rappre-
flenzgrla crisi ioffclrrta da Euripide negli anni ’2o: ,il ‘genere’ della trage- sentazione di un atteggiamento contrario all’etica che le tragedie della
1flIn11'l1I1‘1gO a 1 suo sviluppo _maggi0re dopo lEcuha e le Supplzcz“. tyche presuppongono e della tremenda punizione a cui questo atteg-
_ queste tragedie d intrigo 1 personaggi hanno uno 'spessore' ideo- giamento, qualificato come hyhris, va incontro Euripide aveva modo di
logicoe culturale molto pin sottile che non nelle precedenti tragedie til ribadire la sua affermazione cli un diverso modo di vita, nel quale gli
ELl1'1]5)1Cl.€'; essi sono privi delle articolazioni interne di alcuni dei perso- ‘ideali’ sono banditi e la ricerca della sopravvivenza nel modo pii'1 pia-
naggi p1u_grandi del teatro di Euripide, da Alcesti e Fedra sino a Cas- cevole possibile diventa essenziale.
sandra, e il loro gioco, teso c0m’e a uscire dalle difficili situazioni in cui La visione pessimistica delle vicende umane e una concezione ten-
V0112 a Volta S1 vengono a trovare, E: piuttosto semplice e scoperto. Si denzialmente edonistica sono dunque strettamente legate tra loro. An-
capisce pertanto come nel mondo poetico dell’ultimo Euripide una vi- che in questo Euripide riprendeva un discorso gia iniziato da altri, nel
sione edonistica della vita umana abbia un rilievo sconosciuto alle pre- contesto della crisi della cultura greca arcaica. Si e gia visto all’inizio di
cedenti tragedie. Quando nell’Ione il giovane servitore di Apollo vienfl questo lavoro come Euripide sia con ogni probabilita debitore a Simo-
invitato ad andare ad Atene, nella difesa che egli fa del genere di vitl nide per una pifi piena consapevolezza dei condizionamenti oggettivi
che conduce da particolare rilievo a considerazioni edonistiche °°: E: ve- che l’u0mo si trova di fronte nelle sue azioni. Ora, anche in Simonide 2-:
11:I<?O<g1‘\;.'Oe§ll(1:nal£Il|i)1elfi ha ppiche cogelp conduce una vita modesta (ritorna ii forte il senso dell’incertezza della condizione umana (si pensi al fr. 521
do di cib Che gofsopinmigtlqq. e ‘a cpndanna della hyhrzs e del deside- P.: l’uomo, in quanto tale, E incapace di prevedere i mutamenti che si
della Saggezza delfica) ma in t, le mg tre linterviene un elemento tipico possono verificare dall’oggi al domani e questi mutamenti sono piii ve-
Hi. Analogamente in L,m, It it modo Fig.1 vive contentp e senza afil1210- loci del battere d’ali di una mosca: é implicita l’etica del vivere giorno
per giorno); e d’altra parte E: viva in Simonide anche un’esigenza forte-
sa della vita ’contemplati°va1°a—Illugfioiflr Imt1°g9cOmIl°'Ant°Ope°la °h'fe. mente edonistica: <<Quale vita degli uomini e desiderabile e quale tiran-
e ,militare
_ 3, — é fatta
_ da Anfione
_ anche in°i1popn°i<Se1:l1iO11i1I)fivi1I<l°ipcegnO pohuco
arattere edo- nide senza il piacere? >> °°.
igistico . Merita anche di essere menzionata (per citare un parti Sotto lo stimolo della crisi della cultura periclea Euripide _si.ricollega-
lei Ligiiortanza limitata, ma che e una spia di un diverso modo di Va ad esigenze che erano germogliate sulla humus della crisi della cultura
. . si pensi alla recisa condanna di Ermione nell’Androm.'aca) Ii. arcaica. E interessante a questo proposito la diversa utilizzazione di spun-
sottolineatura dell’aspetto edonistico nell’incontro nell’Elena tra Me- ti simonidei che Euripide fa in diverse fasi della sua produzione tragica.
nelao e la moglie °°; e in questo contesto va inserito anche il ‘nuovo stile’ Al tempo della Medea e dell’Ipp0lz't0, infatti, il senso del reale e dei
della lirica euripidea, i cui risvolti edonistici, nel senso di una fruizionc condizionamenti oggettivi costituisce la base per la creazione di perso-
immediata dell’immagine bella, abbiamo gia avuto modo di osservare. naggi che attraverso una esasperata ed estremamente lucida consapevo-
Le Baccantz sono tutt’altr0 che una tipica tragedia d’intrigo, anche as lezza dei dati di fatto arrivano alla distruzione delle basi stesse della lo-
ro esistenza: la tragedia scaturisce da un atteggiamento rigoroso e intran-
3‘
Cio non esclude, ovviamente, che anche prima Euripide abbia potuto scrivere dello
. . - I I Q .
sigente per cui la realta viene affrontata senza mistificazioni. Nel mondo
gjaegqglg-:8t;)0tIgl§l§ITl%I1t1tfO1‘I'fl3l1 caratteristici delle tragedie d_’intrigo. Si pensi.al poetico dell’ultimo Euripide, invece, E: sempre presente, certo, il senso
dqntrigo PM in1(':1ertpe;6n14_5éa.4 sg1g._ci_tauaccanto all’Ifigenza taurzca _coine _tipica di un condizionamento da parte di fattori esterni; ma l’accento batte or-
le _ - _ _ _o i ati re ativi a Egeo e all Ino.‘ Sulla questione si vedano mai sulla ljmitatezza e la fragilita della condizione umana e l’incertezza
giuste osservazioni di K. MATTHIESSEN, Elektra, Tam-zsche Iphzgenze and Helena cit.,
pp. 111-14. del futuro spinge i personaggi a cercare scappatoie per la loro sopravvi-
” Su questo ha richiamato l’attenzione recenternente c. WOLFF The Design and M ll venza, nel contesto di una Weltanschauung che ha chiari risvolti edo-
m Eurfljldes I°"» <1 H561: >>, 69, I965, P- I75. Mi pare opportuno citare, in particolarcjrll I'11SlI1C1. ' ‘ 1
v. 632 em yé 1101. (uév) ustpta 1111 kuitouuévtp e 1 vv. 646-47 Eat 8’ E-fp.’ oufitoii §"i'1v' K011 ydp
1‘) Xoipu; I I18‘)/é.)»OLO'L xotipsw apixpdt ii’ +15:-Eco; i-f)(sw_
3° Cfr. sotto, pp. 303 sgg. ‘° Si tratta del fr. 584 P.: rig ydtp dtfiovfiiq bitsp iivatibv filo; 11013:-:i.vbg ’r‘| 1:01.01 "cupotv-
” Su tutta la questione del carattere edonistico dei riconoscimenti cfr. sotto pp viq; e si ricordi ancora di Simonide il fr. 512 P. itivs, rciv’ érti. duticpopaiq (un tema, questo,
315 sea ’ ' che aveva dietro di sé tutta una tradizione: si pensi ad Alcae. fr. 335 L.-P.).
II
286 L’ultimo teatro di Euripide: verso la cultura ellenistica
Vivere giorno per giorno 287
1
Il problema, tuttavia, dei presupposti ideologici delle tragedie dell! ma e importante soprattutto perché ci permette di capire meglio l’indi-
tyche é molto complesso e non si risolve con l’individuazione di certi scutibile cambiamento di atteggiamento che si ha nell’ultimo Euripide ll
‘I
spunti caratteristici della tarda cultura greca arcaica. Non par dubbio, nei riguardi della religione tradizionale. E significativo a questo propo-
infatti, che nell’ultima fase della sua attivita letteraria Euripide abbia sito lo stasimo dell’Elerza dei vv. 1 107 sgg.
<< Che cosa sia il dio 0 il non-dio 0 cio che E: intermedio — chi dei mor-
sentito in misura rilevante la suggestione di certi motivi fondamentali
tali puo dire di aver trovato, indagando, il limite estremo, quando vede
che avevano ispirato le Storie di Erodoto. L’eco nelle tragedie di Euri-
le cose degli dei saltare qua e la e poi ancora all’incontrari0 con vicen-
pide dell’0pera di Erodoto si E: gia avuto modo pifi volte di notarla. Ml
de contradittorie e impreviste? Tu, 0 Elena, sei figlia di Zeus, ché alato
piu in generale, la concezione per cui l’uomo e soggetto al capriccio di
ti genero tuo padre nel seno di Leda, e poi fosti rinomata nell’Ellade
forze non prevedibili e non controllabili e anche - E: inutile dirlo - tipi-
come traditrice infedele ingiusta empia. E non so che cosa e la chiarez-
camente, anche se non esclusivamente, erodotea; e caratteristicamente
za tra gli uomini. Veritiera trovai la parola degli dei >> °°.
erodotea e l’ass0ciazi0ne di una concezione del genere con un atteggia-
Alcuni studiosi hanno messo in discussione - a mio parere a torto -
mento di profonda pietas nei confronti della religione tradizionale.
l’ultimo verso della strofe, relativo alla veridicita della parola degli dei.
Il famoso discorso che Solone fa a Creso nel primo libro delle Storil
G. Zuntz ha trovato molto strana questa devota professione di fede do-
E: caratterizzato, com’e noto, da un senso fortissimo della instabilita del-
po il radicale agnosticismo sulla divinita che sarebbe stato espresso nei
le vicende umane e la forza della tyche é esplicitamente sottolineata. B
versi precedenti “. Le cose mi pare che stiano diversamente. In realta in
stato osservato giustamente °°, d’altra parte, come la teorizzazione dell!
questo pezzo corale c’e il nesso tipicamente erodoteo tra il riconosci-
divinita come <<invidiosa » in Hdt. I 32.1 presupponga l’<< invidia de-
mento della estrema incertezza delle vicende umane e un atteggiamento
gli immortali >> della VII Istmica di Pindaro. Nella condanna della hy-
di profondo rispetto nei confronti della divinita: come in Erodoto, ty-
hris, di un atteggiamento che non tenga conto dei limiti imposti alla na-
che e pietas sono strettamente associate. Certo, all’inizio della strofe
tura umana, Erodoto si riallacciava alle riflessioni pindariche, e anche ll
valorizzazione che c’é nel discorso di Solone di un genere di vita che " Ogni traduzione di un passo dai nessi cosi intensi come sono i vv. 1137-50 ‘taglia’ 1
si contenti del poco °° trova dei precedenti nell’ode di Pindaro. Ma nuo- necessariamente una parte del testo; nemmeno questa pretende di essere ‘completa’. Del
tutto approssimativa e in particolare la traduzione che si é data del v. 1149, dal momento
vo rispetto alla VII Istmica di Pindaro e il senso esasperato di una umlv che i problemi relativi a questo verso non mi sembrano risoltiz i passi addotti da R. KAN-
nita esposta e sottoposta a un gioco capriccioso di vicende alterne NICHT, Euripides. Helena, Heidelberg 1969, II, p. 300, a conferma di E511. 1101:’ év Bpotoic,
sono semplicemente dei pseudoparalleli. Per quel che riguarda i vv. 1137-40 il Kannicht se-
non E-2 in grado di tenere sotto controlloz nelle dichiarazioni program-1 gue il Wilamowitz, ma gli argomenti che a p. 295 egli adduce sono del tutto insufficienti.
matiche di I 5 il compito precipuo dello storico viene fatto consistere
ll
Fra l’altro, il nesso épsuvfiaag uocxpétatov itépotg che fa diflicolta al Kannicht nel testo
nella registrazione appunto di queste alterne vicende. Certo, in questo non c’é. Si nega infatti che nel corso della sua indagine l’uomo possa raggiungere il limite ll‘.
1
estremo, appunto per il fatto che non puo andare al di la del riconoscimento dell’incertez- ‘I
Erodoto sviluppava in modo personale dei motivi gia presenti nella cul- za delle 'i:1S)(ou.. La traduzione che il Kannicht da del testo tradito (<<das aufgrund von Er-
tura greca (si pensi a Simonide, e si ricordi che il principio per cui non forschungen bis an die ausserste Grenze herausgefunden zu haben») non da senso, ma ap-
punto perché é sbagliata.
bisogna considerate felice un uomo finché non lo si sia visto morire G: '“ Cfr. ZUNTZ, in <<Entretiens» cit., pp. 217 sgg. Sulla scia dello Zuntz anche i1 KAN-
nell’Agamenn0ne di Eschilo); ma se si tiene conto del fatto che l’influen- NICHT, Helena cit., II, pp. 300-1 considera to 'c<I>v z‘)siT>v Etcog del v. 1150 (10 tibv fisfiw
za di Erodoto su Euripide e positivamente documentabile, riesce alta- i-frcog dO\.a.i)ég nfipov) corrotto. Il Kannicht giustifica questa sua convinzione con la contrap-
posizione che ci sarebbe <<zwischen dem skeptischen Agnostizismus in 1137-43 und der
mente improbabile che nell’appr0f0ndire la concezione per cui l’uomo
_;L
naiven Gliiubigkeit in 1148-50 >>. Ma in tal modo non si tiene conto di tutta la problemati-
in balia della tyche Euripide non avesse presente anche l’opera dello sto- ca relativa all"adesione’ da parte dell’ultimo — e tuttora fortemente iinbevuto di ‘cultu-
ra’ - Euripide alle opinioni e agli usi del popolo: cfr. sotto, pp. 293 sgg. Proprio la Naivitdt l
rico di Alicarnasso. e un a’rg0mento a favore del testo tradito. Lo Zuntz e il Kannicht hanno naturalmente del-
La cosa non interessa soltanto per lo studio delle 'f0nti' di Euripide, le brillanti congetture da proporre, ma prima di riscrivere il testo a proprio piacimento sa-
rebbe dovere del filologo cercare di capirlo. Non c’e nemmeno la necessita di aggiungere,
come ha proposto il Barnes, seguito da molti editori (ma non dal Nauck), 5’ dopo iiefiw.
" Cfr. POHLENZ, Herodot cit., pp. 110-12. L’asindeto e particolarmente efficace a conclusione e quasi a sigillo di tutte le considerazio-
‘Z Cfr. in particolare I 32.5 013 Ydcp 1:1. 6 iiéyot TC.I\.O1.§O'LO_§ p.5t7t7tc_>v 105 €1t"i1p.ép'r1v Exow ni precedenti. Il confronto con El. 399 sg. non e un argomento sufficiente per giustificare
tog 6)»Br.tb".ep6c_, £011: si intravvede la concezione di una vita che si vive giorno per giornw l’ipotesi del Barnes; e per chi vada in cerca di paralleli si puo citare per l’asindet0 Bacch.
43° $88-
l
288 L’ultimo teatro di Euripide: verso la cultura ellenistica Vivere giorno per giorno 289
Euripide si esprime in un linguaggio sconosciuto ad Erodoto; ma i pre- come la parola degli dei; e non si dimentichi che in Erodoto Solone - il
cedenti, non a caso, si ritrovano in Eschilo ‘S e il tema della insondabili- cui discorso richiama motivi di fondamentale importanza per l’ultimo
ta del divino presuppone l’inno a Zeus dell’Agamenn0ne‘°. Tuttavia il teatro di Euripide - E: presentato come ispirato dal dio.
senso di una umanita sbattuta da alterne e incomprensibili vicende E E interessante, inoltre, che subito dopo Hel. 1 I 37-5o segua, nell’an-
congruente con la concezione del mondo di Erodoto; ed é significativo tistrofe, un violento attacco contro coloro che continuano a fare guerre,
che al v. I 140 le cose che concernono i1 destino degli uomini siano defi- credendo stoltamente“ di porre in tal modo fine alla loro infelicita e
nite come "ccic ilaébv - << le cose degli dei >> —, in quanto in realta sono gli senza accorgersi che guerra chiama guerra con una progressione che non
dei che agiscono ". Nella sostanza, <<1e cose degli dei >> di Hel. I 140 sono ha termine; e ai vv. I I 59-60 il Coro sostiene che la cosa migliore e cer-
la stessa cosa delle <<vicende dei mortali>>, le ~.-fixou. iivovrfiav di Hipp. care di appianare le contese con le trattative. Euripide riprendeva qui un
I_Io6; e chi si esprime in questi termini non deve sorprendere che fac- discorso che aveva svolto una diecina d’anni prima nelle Supplici; e il
c1a professione di fede nella << parola degli dei ». Si E: discusso anche sul confronto con le Supplici conferma come nel cambiamento dell’atteg-
significato da dare a questa espressione del v. I I 50. Che essa indichi in giamento di Euripide nei confronti della divinita i fatti politici giocasse-
primo luogo l’attivita oracolare non si puo disconoscere, ma questo non ro un ruolo molto importante. In realta, la continuazione della guerra
puo costituire un motivo per alterare il testo che i manoscritti ci hanno era per Euripide la dimostrazione di un comportamento 'irrazionale'
tramandato. E vero che Euripide polemizza spesso contro gli indovinij degli uomini e dell’impossibilita di trovare un qualsiasi ordine nelle vi-
come anche nell’Elena, ai vv. 744 sgg. Ma nell’EZemz c’é anche Teonoe, cende umane; e su una convinzione di questo genere si innestava — non
la profetessa che parla, e in modo veritiero, in nome degli dei", e non necessariamente, ma abbastanza facilmente - una concezione secondo
sara un caso che tragedie cronologicamente molto vicine all’Elemz, come cui gli uomini sono incapaci di agire autonomarnente e sono in balia di
l Ione e.l’Q1:este, s1 concludano con Paflermazione della veridicita di cio forze che essi non sono in grado di controllare. La dichiarata incapacita
chela .d1v1n1ta ha detto", né sara un caso che nell’Ifigem'a taurica, una di Euripide di spiegarsi il mondo in cui egli viveva (un atteggiamento
tragedia molto vicina all’Elena non solo cronologicamente, Toante dica che presuppone un processo lungo e complesso, di cui si 2- fatto cenno
sulla scena: << O signora Atena, chiunque ascoltando le parole degli dei nella seconda parte di questo lavoro) é alla base della Weltanscbauung
non c1 crede, non E: dotato di retto sentire » 5°. D’altra parte, anche una che le tragedie della tyc/2e presuppongono; e stando cosi le cose si capi-
sentenza delfica corne << conosci te stesso », particolarmente consonante sce perché Euripide recuperasse e facesse proprio uno dei motivi fonda-
con 11 mondo poetico dell’ultimo Euripide, poteva essere considerata mentali della concezione erodotea della storia. D’altra parte, la sfiducia
nella capacita degli uomini di controllare il mondo entro cui vivono por-
_ 45
Cfr. Aesch. Prom. 116 1‘)s6o'u1'oq, 1)1 Bpérsnog ‘H xexoauevn, crtato
‘
da DALE, Helen tava Euripide a ricollegarsi a quelle concezioni secondo cui gli dei so-
cit., p._ 141. _La studlosa fa osservare anche come Elena, figlia d1 Zeus e Leda, possa consi- no i veri artefici della storia umana. Nelle Supplici questo punto di vista
derarsi un t1p1co rappresentante del terzo termine. Dissento dal Diano quando (cfr Sag-
. - , ’ 7
gezza _e poetzcbe C1lZ., p. 309) spiega 12> p.so'ov come <<delle cause, che, pure operando ogni
'
e sostenuto” nel contesto di una concezione ottimistica e 'provviden-
volta lI'1 vlsta d1 un fine, non si curino né di un ordine né della giustizia e seguano solo ll
' I - I u . . 1
ziale' della divinita che - come abbiamo visto — si inseriva in un positi-
capriccio del loro_des1der1o_11:rrmed1ato», e quando a p. 312 interpreta i tre termini come
<<D1o o Nulla o D10 e Nulla insieme ». vo, anche se velleitario, programma di rinnovamento politico che Euri-
“° L’accostamento é stato fatto da DIANO, Saggezza e t' la 't. i1 pide intendeva suggerire agli Ateniesi; nell’Elena, invece, prevale un
cita anche Troad. 885 sg. e il fr. 48o. Poe Z6 6 C1 , pp 309 sgg‘, qua“ tono decisamente pessimistico, che E: da mettere in relazione con l’ormai
" Secondo ZUNTZ, in <<Entretiens » cit., p. 218, 1:62 ilsfizv << denotes all happening who-
se cause is hidden from us»; e cfr. anche KANNICHT, Helen cit., p. 297: << die Manifestati0- consumato distacco di Euripide rispetto alla realta politica del suo
nen files g6t_tlichen_Wirkens in der Welt ». tempo.
Cfr. in particolare vv. 13-14, 873 sgg. e 91 -20.
"9 Cfr. Ion 1606-607 *0 Abbe Hakldcg p.ey?r-rou fifiyawsp, 015x drmo"|:{.qz o'o\‘Jg 1.6701)‘ Dei problemi posti dal secondo stasimo dell’Elena non ci si puo
§,6s,‘E,orue<{iZa e Or. 1666-67 (T) Aolila uavwsia, o'63v 1?so"n:r.crp.dv:wv- or’: L]Jeu86p.ow"n.g 'fi0'0 quindi sbarazzare afiermando che esso si spiega con la particolare situa-
ocp , édrk swmruuog.
5° Cfr. vv. 1475-76 bivowcr’ ’A13o'woc, "coicn, 1:d'w 1‘}srTw Myer; ?50'1.'Lc; xbbwv Zi1'c!.o"ro , 5‘ Al v. 11 5 3 la correzione del Musgrave di 6u':ou363g in &p.ou?C>c_, e generalmente accet-
o\'J__x 5pi7_§'>¢;,<ppovaE. Come si vede, 'roEo'z. wibv fiszfav Myer; corrisponde precisamente a ‘ti tata. La difesa che DIANO, Saggezza e poetic/ne cit., pp. 215 sgg., ha tentato della lezione tra-
wwv flsoav énog, con lo stesso addensamento di articoli che impressionava tanto lo ZUNTZ dita non E: convincente.
in <<Entretiens » cit., p. 219. 0
' 5‘ Cfr. in particolare vv. 73_4 sgg. e 195 sgg.
29o L’ultimo teatro di Euripide: verso la cultura ellenistica Vivere giorno per giorno 291
zione della vicenda tragica (un accenno alle peripezie di Elena si trova condanna della laybris di Penteo si accompagna l’invito a vivere in modo
effettivamente nel pezzo che abbiamo esaminato). Le cose non stanno retto e pio: il Coro proclama di voler condurre di giorno e di notte una
1n ql1€St1 termini. Un pezzo corale simile a questo dell’Elena non si leg- vita pura e pia ed onorare gli dei respingendo gli usi contrari alla giusti-
ge, per esempio, ne nell’Ecuba né nelle Troiane. In realta é docu1nen- zia“. Ma particolarmente significativi sono a questo proposito il primo
tab1le, a partire dalle tragedie successive alle Troiane, una sensibile mo- e il terzo stasimo.
d.1fi_caz1one dell’attegg1amento di Euripide di fronte alla religione tra- La strofe del primo stasimo contiene una invocazione alla 'Oo'1'.ot, alla
d1z1onale. Bastera accennare solo ad alcuni dei fatti pi1.'1 importanti. 'Santita', definita con una arcaica formula religiosa 5' -n:61:vot 1‘)s63v. (Non
Mentre nell’1_-Elettra Apollo veniva attaccato in termini inequivoci e vio- si tratta di una divinita che avesse un suo culto, ma qui Euripide come
lentl, nell’Oreste la critica al dio di Delfi, che compare alla fine della tra- spesso altre volte personalizza, e divinizza, un concetto astratto). L’in-
gedla, e molto p1u sfumata e alla fine 11 protagonista riconosce la veridi- vocazione della 'Santita' E: evidentemente in funzione della condanna
Cltfl de1 vaticini di Apollo. Nell’Ione é messo sulla scena con evidente della bybris di Penteo, e non a caso nell’antistrofe, ai vv. 387 sgg., si ri-
partecipazione da parte del poeta (su questo ritorneremo piu avanti) i1 chiama l’attenzione sulla limitatezza della condizione umana e sulla ne-
giovane servitore d1 Apollo e la tragedia si conclude con il riconoscimen- cessita di non travalicare i limiti imposti all’uomo, perché gli dei, anche
to da parte d1 Creusa della giustizia dell’operato di Apollo e da parte se abitano lontano, sono in grado di vedere. E evidente la ripresa di una
del corifeo con Paffermazione che nei momenti difficili bisogna aver fidu- formula tipica delle preghiere e non mancano punti di contatto con la
cia negli de1, perché essi favoriscono i buoni e puniscono i cattivi (un mo- VII Istmica di Pindaro. Ma quello che pifi importa notare é che l’appel-
t1vo che puo trovare de1 term1n1 d1 confronto nella teod1cea eschilea e lo alla divinita (fra l’altro una divinita tutt’altro che tradizionale) scatu-
appare a prima vistasorprendente 111 una traged1a euripidea, tanto pifi risce dal senso della limitatezza dell’uomo e si accompagna a una visio-
che le parole del corifeo sono le ultime pronunziate sulla scena e sem- ne della religione dionisiaca in chiave esplicitamente e inequivocabil-
brano assurgere a morale di tutta la tragedia). In un altro stasimo del- mente edonistica 5“.
l Elena, a1 vv. 1 3 5 sgg., il triste destino della protagonista viene messo Considerazioni analoghe si possono fare anche peril terzo stasimo, a
1n relaz1one con l’1nosservanza del culto della Grande Madre”; e inol- cui si é gia accennato a proposito dell’ideale del vivere alla giornata.
tre, nella stessa tragedia, Teonoe invita Elena e Menelao a pregare A- L’antistrofe contiene infatti riflessioni sulla giustizia divina che arriva
frod1te e4 Era per trovare scampo dalla d1ffic1le situazione in cui essi si tardi ma colpisce senza scampo: si tratta di pensieri tradizionali, che si
trovano e la pregh1era viene effettivamente pronunziata sulla scena possono leggere anche nell’Ilz'ade e in Solone, ma Euripide solo qualche
ne1 vv. 1093 sgg. anno prima Ii aveva fatti proclamare ad Atene sulla scena alla fine del-
Le Iiaccaatr da questo punto di vista non rappresentano una novita l’Ione. A queste riflessioni si accompagna Paffermazione che non biso-
e non e poss1b1le individuare un salto qualitativo tra questa tragedia e,
poniamo, lElena o IIone. Soltanto, 11 fenomeno si presenta in modo 5° Cfr. vv. 997-1010. I1 testo dei vv. 1006 sgg. é molto incerto; una possibile (ma non
ancora pni accentuato. Frequenti sono infatti nella tragedia (e la cosa la sola) soluzione consiste nell’accettare al v. 1007 la congettura del Fix cpowép’ biyovt’ dual.
s1 splega anche, ma non esclusivamente, con la vicenda tragica che veni- Secondo i1 nonns, Bacc/Jae cit., pp. 225-26 in questi versi sarebbero descritti gli splendori
dell’irrazionalismo dionisiaco. Mi pare invece che almeno nei vv. 1008-1o (il cui testo fortu-
va rappresentata) gll 1nv1ti al rispetto della divinita. Il secondo messag- natamente e assolutamente sicuro) si esprima un ideale di vita che non e specificamente le-
gero dopo la narrazione dell’assurdo destino di Penteo conclude il suo gato alla religione dionisiaca.
5’ Su questo particolare e in genere su1l’analisi di tutta la prima strofe cose molto fini
Cl1SCO1‘SO'CO1'1 un appello a un atteggiamento di riverente ossequio nei sono state scritte dal DODDS, Baccbae cit., pp. I19-20.
confront1 degli de1 . Con un nesso analogo, nel quarto stasimo, alla 5" Cfr. sopra, p. 236. A proposito del primo stasimo cfr. anche R. P. WINNINGTON-1N-
GRAM, Euripides and Dionyxus, Cambridge 1948, pp. 59 sgg. Lo studioso osserva che in
d. 53 I1 testof de1' V1112. 1 3 53 sgg. presenta molti- pllfltl- dubbi,0 ma 11
.
senso generale E fuori questa ode Dioniso appare come dio della gioia e che, cosi come e presentato qui, Dioniso é
1scg1‘ss1one. c r. anc e DALE, Helen c1t., p. I53, e KANNICHT, Helena c1t., II, p. 353. un dio che puo agevolmente trovare posto tra gli dei dell’Ellade: il proposito di Euripide in
55 Cfr. vv. 1024 sgg. questo stasimo sarebbe quello di rendere attraente un aspetto della religione dionisiaca,
d Cfr. vv. 1150 sgg.: 11 r1spetto degl1_dé1 viene presentato come segnodi saggezza e Cli quale era la sua pace e la sua gioia. Senonché << the presentation of Dionysiac religion in
mo erazlrlone, e le parole del messo acquistano un s1gn1ficato ancora pni intenso, dal mo- this ode is [...] incomplete [...]. For there are two aspects to the experience and behaviour
mento c e sono seguite - subito dopo un breve pezzo corale - dalla terribile scena con of Bacchanals, sharply contrasted and yet complementary, since both are products of the
Agaue che porta la testa del figlio. same forces and the same approach to life; and [...] only one of them is presented here».
292 L’ultimo teatro di Euripide: verso la cultura ellenistica
Vivere giorno per giorno 293
gna porsi aldi sopra dei véuot, di cio che ci E: tramandato dalla tradizio-
ne, in nome di una male intesa saggezza 5°. Tutto questo, é facile accor- 'simpatia' per una divinita come I_)ioniso scaturiva da esigenze proprle
gersene, viene ad essere il fondamento di quell’etica edonistica del vive- del mondo poetico dell’ultimo Euripide, non va sottovalutata d altr_a,par-
re giorno per giorno che é proclamata alla fine dello stasimo. Questo te questa sintonia tra Patteggiamento del poeta e una tendenza piu ge-
ideale si puo infatti realizzare nel modo migliore se ci si inserisce nel nerale caratteristica del gusto del suo tempo. La cosa e particolarmente
contesto di un ritmo di vita gia fissato dalla tradizione e che non venga significativa dal momento che proprio nelle.Bacca.n1.‘z si insiste su]1a'n€-
sottoposto a una critica demolitrice; solo cosi E’: possibile assicurare le cessita di abbandonare un atteggiamento di ipercritica e di adeguarsi a -
condizioni necessarie per quella tranquillita interna che l’immagine del- ‘la mentalita dei ceti meno dotati di cultura. << E saggio — proclama 11
la cerbiatta presso il fiume ombroso simboleggia nella strofe. E signifi- Coro alla fine del primo stasimo °‘ - tener lontano la propria mente e il
cativo in questo contesto e anche l’efimnio, dove si afferma che non c’é proprio intelletto da uomini che rifiutano la norma comune. C10 che la
niente di pifi bello che porre la mano sulla testa del nemico assoggetta- massa degli uomini meno dotati di cultura hanno come loro norme e usi,
to °°: la realizzazione di un postulato tradizionale dell’etica greca viene questo io vorrei accettare >>. Non si tratta (I1 uno spunto isolato. Nel suo
qui fatto derivare esclusivamente dalla volonta degli dei“ e la ripresa, dialogo con Cadmo, ai vv. 200 sgg., Tiresia fa considerazioni analoghe
alla fine, del vecchio principio secondo cui <<cio che e bello e sempre e sostiene che nulla E: la saggezza degli uomini di fronte alla divinitaz le
caro >> appare in questo contesto come il rovesciamento di una conce- tradizioni che i nostri padri ci hanno tramandato << nessun_argoment_0 >>
zione soggettivistica quale era quella proclamata da Saffo. le puo abbattere“, nonostante qualsiasi sottigliezza. E << cio che e rite-
I fatti di cui abbiamo parlato sinora possono essere valutati in modo nuto saggio non E: vera saggezza » ammonisce il Coro al v. 39 5, nel coon-
adeguato se si tiene conto della circostanza che ancora nel 416 a. C. Eu- testo di considerazioni che invitano l’uomo a tener conto dei propri li-
ripide scriveva una tragedia come le Troiane, dove la sfiducia nella giu- miti °°. In realta, dunque, questo invito a rifiutare la saggezaa di chi sot-
stizia degli dei era totale e senza attenuanti ed Ecuba invocava Zeus topone a critica la tradizione e a seguire invece le opinioni della massa
prendendo in considerazione la possibilita che egli fosse in realta <<la 2- un motivo fondamentale di tutta la tragedia. E questo atteggiamento
necessita della natura » oppure << il nous degli uomini ». In una tragedia per cosi dire populistico va messo in relazione anzitutto con la valoriz-
greca, che faceva parte integrante di un complesso di cerimonie di carat- zazione delle classi umili. che é un motivo caratteristico della produzione
tere religioso, non possono sorprendere manifestazioni di rispetto nei letteraria dell’ultimo Euripide. _
confronti degli dei; ma cio che merita di essere messo in evidenza e di Abbiamo visto il contesto politico entro cui_essa va pollocata. Ma 11
essere spiegato é il cambiamento di tono dell’atteggiamento dell’ultimo problema E: di piifi ampie proporzioni. In realta, il populismo di Euripi-
Euripide di fronte alla religione rispetto a tragedie come l’Ecuba e le . de é il risultato finale di quella profonda e tormentata crisi che_aveva
Troiane. sconvolto le basi stesse della sua cultura e del suo mondo poetico. Si
Per quel che riguarda poi l’accentuato interesse per Dioniso e il suo tratta di una parabola impressionante. All’inizio si trovano personaggi
culto che si manifesta nelle ultime tragedie di Euripide °’ va tenuto pre-
sente che si doveva trattare di un fenomeno non limitato al solo Euripi- °‘ Cfr. vv. 428 sgg. oocpdt 5’ ti'.1'Cé)(,ELl) 11:pot'n:i'.5a Sppévot 1:2. 1tspto'o'(I>v,:rcotp6t cpw1§5v'
rckfifloc E5 "ct -.-<1 cpaulérspov évéutos xptrcoti 1:2 1:65 &v Ssxoluotv. Per 1 intergretazione _i
de. Le indagini del Metzger °’ hanno dimostrato come negli ultimi decen- to cpaukétapov accetto 1’interpretaz_1one del nonns, l3accba_e cit., p. 129, secon o cui 1 (potu-
ni del secolo V a. C. i soggetti relativi al complesso mitico dionisiaco Xot. sono << the ‘simple’ people both in the social and in the intellectual sense ». , 1
"5 In ofifialg otfrtdt xot"cotBot7tsi. Maytag del v. 2o2_e stata vista — sin dal Bernays f- usn a -
abbiano una particolare importanza nella pittura vascolare. Anche se la lusione polemica all’opera di Protagora che poi-tavail titolo di ‘Kot1:otQot)t4tov'§§/Q (C 1‘- 6*‘-mi
Adv. Mat/9. VII 60 in VS 80 B 1; 11 titolo A7\.1‘]?£i.ot e attestato invece in P at. Lgeaet. 1 1c
59 e che si apriva con la celebre proposizione dell uomo misura d1 tutte le coze. _ipotesi sen;
In questo contesto Euripide arriva alla identificazione di cio che e véuip e cio che é
cpificrat. bra convincente e in ogni caso -_ come osserva g1_‘~1§tamem@ 1_1 1301193, 15%?¢¢;1_¢§ Clt-» P- 95 -
°° Per questa immagine cfr. anche la metopa del Partenone, con il centauro in lotta con passo contiene un riferimento critico a pn agnosticismo del t1pO‘Cl1 que _o' 1 rotflg°§@§- L
un lapita, riprodotta da R. LULLIES, La scultura greca cit., tavv. 142 e 144. °° Cfr. vv. 395 sgg. -ts ooqobv 5 ou oocplot "co 1:5 U3] IIVTITOL <PP°\'Ef-V l3P°lX\il§ °§‘-¢°"- a
“ Cfr. v. 878 itotpdc iisfiiv. brevita della vita umana diventa un argomento a favore d1 un atteggiamentpl H1 révfgtlqlzaa
‘Z Per questo cfr. POHLENZ, La tragedia greca cit., II, p. I 97. nei confronti degli dei. Mi sembra possibile un 11'1tC1'1Z1OI1fll€\I‘OV€SC12tITl€I1t0 el af ovs 8
‘J Cfr. H. METZGER, Les representations dam la céramique attique du Iv‘ siécle, Paris zione agnostica di Protagora, che S1 basa_va anche sulla br_evit_a della vgta7i2mana).wcd|r.B at fig
1951, pp. 20-25. B 4: molte cose impediscono di saper niente intorno agli dei, “K1 1: on T1 ~ TTIQ P X
(bv 6 Bio; 105 6w1‘)piimou.
294 L 7 ultimo teatro di Euripide: verso la cultura ellenistica \ Vivere giorno per giorno 295
rigorosamente e tragicamente 'intel1ettualistici' come Fedra e Medea; mo quindi sulla linea del terzo stasimo delle Eaccanrz. Ma di partifcolgre
alla fine affiora un atteggiamento di semplice accettazione della tradizi_q- importanza e, nel primo stasimo dell’Iflgema we Aulzde, 1 fm'f1$t1'°_e_> £3‘
ne, che di per sé lasciava ben poco spazio alla critica e alle costruzioni ve la saggezza (la 'vera' saggezza, non quella 1I1t€ll€ttlJ.al1St1Ca7fZ1?1t1F9. a
intellettualistiche. A proposito delle affermazioni contenute nel primo nelle Baccanti) viene fatta coincidere con il pudore e_il_ rispetto e V1f.1'1€‘
stasimo il Dodds °’ ha osservato che esse non devono meravigliare dal esaltato il senso del dovere; s1 realizza in altri termini un sistefia e 1fiO
momento che, tra l’altro, come molti altri poeti Euripide puo benissi- in base al quale il valore dell’uomo S1 determina non tanto in asp 2; fr
mo aver sentito a volte un’affinita piu profonda con la saggezza intuiti- sue capacita di affermazione individuale (e tantomeno su un'giano_in c —
va del popolo che non con l’arida << cleverness >> degli intellettuali. In lettuale) quanto in base a quelle doti per cui 11 51118019 fnglvl 301151 315%
realta, a mio parere, Euripide nelle Baccanti non approva il ‘popolo’ per risce ordinatamente in un complesso sociale: mentre innatti e a 01:-
le sue capacita intuitive, ma piuttosto peril fatto che esso segue - senza na si loda il senso della misura nelle cose €I'Ot1Cll?> <16 u°n}°_ 51 ma"
porsi problemi di sorta - delle tradizioni che sono state tramandate dalle te in evidenza il fatto che comportandosi. in modo virtuoso _Sé3?_fl 111 gm 0
generazioni precedenti. I1 'populismo' di Euripide (E: pericoloso in casi di rendere piu prospera la polis in cui vive. Considerazioni ilcaratgiilrg
come questi generalizzare) va messo in relazione con il rifiuto della hy- politico sono ben presenti e nello stesso tempo il discorso si a , alga
bris — in quanto atteggiamento che cerca di travalicare i limiti imposti ad affrontare problemi di carattere piu generale come la virtu e agag;
dalla condizione umana - e, in ultima analisi, anche con 1’edonistico in- gezza. Analogamente, alla fine del terzo stasimodellla stessa tfagie ia
vito a vivere giorno per giorno. la virtu viene di nuovo associata con il pudore e il rispetto_de_g 1 a U1, e
Molto interessanti a questo proposito sono alcuni stasimi dell’Iflge- alla deplorazione che la virtu non venga praticata si associa, illamentio
nia in Aulide. Nel primo stasimo di questa tragedia“ l’invito a godere che sulle leggi domini 1’illegali_ta. Ancora una volta S1l'S(.?11t€\ 6.S1§€1';:19.u11
di un amore moderato, che é formulato nella strofe, si inquadra perfet- problemi specificamente politici, ma il problema po itico e_ O _ to
tamente in un ideale edonistico, dal momento che l’eccesso in questo contesto piu largo: non a caso lo stasimo s1’ conclude CO1'1,.1 riglnplgn 1_
campo viene presentato come fonte di infelicita: l’amore, infatti, quan- che gli uomini non gareggino tra di loro. per impedire che l invi ia 6%
do é moderato, provoca un destino felice; quando invece é eccessivo, dei li colpisca. Nel contesto, dunque, di consideraaioni sullfi virtu e s1_
provoca il turbamento della vita umana °’. Solo per una esterna conso- retto comportamento degli uomini (anche in riferimento a a vrtlalpo 1-
nanza di temi questo stasimo dell’Ifigem'a in Aulide puo essere accosta- tica, ma non esclusivamente) si inserisce, att_1'fl\:f_i1‘$_0 11_ 1333‘-1P@1'° 1? d1:‘?°'
to a quello della Medea dei vv. 627 sgg., dove sulla problematica dell’a- tivo pindarico ed erodoteo dell’invidia degli dei, il discorso sug 1 e1 e
more 'moderato' si inseriva la riprovazione di chi cerca la soddisfazione sulla religione.
dei propri desideri << in altri letti >>. Qui invece l’accento batte sulla pa-
ce, sulla tranquillita 7° che un amore eccessivo, in quanto tale, turba: sia-
I1 rifiuto della ‘saggezza’ degli uomini che si distinguonodalla mas§fi,
“ Cfr. nonns, B6166‘/746 cit., p. 13o. l’invito a seguire i costumi e le norme del popolo incolto, l identificazio-
“‘ Si tratta dei vv. 543-89.
59
ne della vera saggezza e della virtu con il senso delpudore, lideale di
Cfr. vv. 550-51 1:6 p.év éit 9 suotlwvi.
1
'rc6'tp.ip, "co 5 I siti.
1 I
o'uy)(uo"s1. ~
Btototg. La formu- una vita vissuta giorno per giorno sono tutti elementi di una conce21o11¢>
lazione di una distinzione netta e senza mezzi termini e congruente con la concezione e-
spressa nei vv. 558 sgg., secondo cui pur nella diversita delle indoli e dei comportamenti alla cui base c’e un esasperato senso dei ristretti limiti della condizione
cio che é veramente retto é sempre ben chiaro. L’a{fermazione secondo cui cio che e retto 1! umana e della estrema instabilita delle vicende in cui luomo ’volta per
o'or.<pég otisi puo sembrare in contrasto con Hel. 1148-49; ma ne1l’Elemz si tratta delle vi-
cende esterne in cui l’uomo si trova coinvolto, qui invece del giudizio da pronunziare sul volta si trova ad essere coinvolto. La condanna della I/oybrzs e l invito ad
singolo individuo, preso per sé. E notevole d’altra parte come aifiotlwvi. di I. A. 55o richia- evitare 1’ostilita degli dei sono strettamente connessi con la concezione
mi Baccb. 426 (che si inserisce in un ben preciso contesto edonistico); e cfr. anche I. A. 568 dell’uomo, quale E: quella che caratteriaza il mondo,poetico dell Li.l51111d(;
uéyot TL ilnpsbetv dtpetdtv con Bacc/9. 1oo6.
7° Cfr. vv. 546-47 yakotvsiqt Xpnodtiisvot uavtdtfiwv o’flo"i:pmv che non trovano riscon- Euripide. La radice del diverso atteggiamento dell ultimo Euripi e
tro nello stasimo della Medea; e anche la forma del uaxaptouég (cfr. l’attacco iidtxapsg 08
xflt.) richia ma 1'1 terzo stasimo' delle Baccantz.' Diverso
' e‘ anche, rispetto
' '
a questo stasimo
del1’Ifigenz'a in Aulide, Hipp. 443 sgg., dove si tratta del problema di non opporre resistan- " Cfr. v. 563 16 ts Ydtp oti.5sEo'i3ou. o'ocpi'.ot.
za alla forza, irresistibile, di Afrodite: niente di tutto questo in I. A. 543 sgg. " Cfr. vv. 1089 sgg.
296 L’u1timo teatro di Euripide: verso la cultura ellenistica Vivere giorno per giorno 297
fronte alla divinita va vista non in una poco documentabile conversione, ' ' del assato: il mondo
8ene0, completamente c_1ePurat(? da 018? feségtlé) E mglto PM articolato
ma in una Weltanscbauung, il cui centro ideale era un senso nuovo, e pes- poetico dell’ultimo Euripide, visto g 0 a I11 > _ d h€ u_
simistico, della condizione umana: piu che fede negli dei nell’ultimo Eu- e complesso (e anche piu ambigu0) ¢h¢ non quello d1 Mfinan IO’ C P
ripide si deve ricercare l’espressione accorata di una profonda sfiducia
nelle capacita degli uomini. re deve tanto
Questo alle ultime
carattere trageciué d1Edl'np1de.on
d1 ambiguita - o_ 1 una 11 ra88 iunta decantazione
_ h
In questa concezione dell’uomo Euripide si riallacciava, oltre che ad d‘1unp1'OC€SS 0 multiforme e magmatico - , appare , _ molto . . evidente
. anc
f e_
. , - E ri ide nei con ron
Erodoto, a Pindaro e a Simonide (e in ultima analisi anche alla visione
pessimistica che 2- tanta parte della poesia omerica). D’altra parte noi, per quel Che nguarda'1'attegg1anbI>1?to
ti della religione tradizionale. A iamo v s _ deniLi:1>nms)ia SHE: in modo molto
dd_ tin u0_
che siamo venuti dopo di lui e possiamo quindi avere una visione globa- succinto - gli elementi di novita che a questo riguardo contra 18 d_8E
le della storia della cultura greca, siamo in grado di renderci conto come - - - ione tra ica 1 u-
l’ultimo Euripide precorresse per molti rispetti 1’eta ellenistica 7’ e siamo no 16 ultlme tmg€d1€
ripide; ma s1 tratta lflspetto a]'la1~]1)re(E€€1€mi:€i gfgduizn una regalta molto
, di. .elementi
. . lo e s1 inse £110 Conseguentememe ra-
in grado anche di individuare la 'positivita' della poesia euripidea degli complessa. Tra 1 analisi .C1'1t18€l c1_ <33 $‘_-lcul} ii; e Prodico e la piems di So_
ultimi decenni del secolo V a. C. nel fatto che essa rispecchiava in modo zionalistico, facevano dei fatti re igiosi riz . 0 d_ uenw
autentico certe tendenze oggettive che erano destinate a permanere an- focle la posizione di Euripide era qualcosa di interme io, <3 6011568 _
che nei secoli successivi. Ma questa 'p0sitivita' non era necessariamente mente rischiava di apparire velleitaria e ambi%1ua.OE:$;pL<1:1i11;2ifingfiffé
altrettanto evidente ai contemporanei di Euripide, e tanto meno ad Eu- va i gruppi culturalmente piu evo uti e no lp 1 n ma iore inSi_
ripide stesso. In altri termini, l’operazione dello storico per cui di un cer- parte trovare 1’aidesioni-ildellceto contaélino, a qua e co 88
to fenomeno si individuano quegli aspetti che permettono di stabilire u- stenza egli guar ava ne e u time trage ie. _ . \ \ 1, _
na linea di continuita con cio che é venuto dopo, non E: certo illegittima, ,. - ' tte iamento ch e
ma rischia di presentare le cose in modo meno complesso di come efIet- Un
. . lmpresslone,
Euripide
- a nella Spstanza, (11c11'm1Zl'gIIeIfidaInaqu<;:gs%ta
tiene nell Ione Cl1.fri)1:11i€ a _19 _1
_ tragfidia di
_ _ hiami al pericolo _
tivamente sono state. Per il problema che qui ci interessa si devono fa- scritta dopo la catastrofe di Sicilia: gli insistenti ric . _ h _
re in proposito due ordini di considerazioni. Anzitutto, Euripide negli d om i n azione straniera ad Atene lo dimostrano e le statistic e me
ultimi anni della sua vita era certo ben consapevole della crisi che aveva Itlrticazlhe lo confermano “ - Euripide parte dfl 11118 1¢88¢nda Secondo 1%q1L.1a'
investito la societa ateniese e quella cultura ‘periclea’ che era alla base - - 1 avendone un g 10.
16 APQHO 51 era Conglunto con. una dpnnl nizoilltflifi, Senonché é costan-
della sua stessa formazione intellettuale; e per chi aveva creato perso-
naggi come Medea e Fedra e l’A1cmena della parte finale degli Eraclidi Si tratta d1un£attOFhe"mett€ Hdpesslmat L12 le cose in modo che risulti
il riconoscimento de1l’estrema instabilita delle vicende umane e delle ne- te in tutta
chiaro la tmgecila
11 senso 1'u'1tentO
di giustizia e la blerievo
preslm a di A P ollo verso glin,Andm_
6I1Zfl uomini.
cessita di vivere senza ‘ideali’ a lunga scadenza doveva apparire piu co- L’attentato di Ione nel suo tempio viene sventato (mfifltcli? Xe H
me un ripiegamento (su posizioni disincantate, meno ambiziose) che co-
me la conquista di un nuovo equilibrio culturale: la tendenza verso l’e-
vasione che caratterizza in modo cosi rilevante il mondo poetico dell’ul-
-
senza la complicita del clero di _ e ) 6
-
P
11 io 1
,
pollo da a Xuto complica all’inizio le cose, mialla fine. la V1Cfi1'1C%¢1n: Si) E:
o o non
. . 1_ 1
timo Euripide non é proprio di chi si sente in sintonia con la realta del - - - ie a a a
suo tempo. D’altra parte, date 1e precedenti esperienze culturali di Eu- Ve nel modo m1gh0r'e per lone a I:reuSa,Ce tin; Zglvfissero E soPrat_
ripide, gli elementi nuovi — per quel che concerne la concezione dell’uo- stato
tutto, Apollo a gare Invisto,
come abbiamo modo1§_tfa18e
che Odiela 6'
S} COriitlude controva
ana fina l’affermazione di
la Via di 1_ea_
mo e il modo stesso di fare poesia - che affiorano nelle ultime tragedie Arena che la giustizia degli dei el egta, $13, ntlatto uesto é giusto D,a1tra
di Euripide e che a noi appaiono, a ragione, come precorritori di certa lizzarsi; e 11 Coro consente con a ea _c e u n agrebbe mai potuto rico-
cultura ellenistica non potevano costituire un insieme organico ed oma- parte, pero, e certo che 11 popolo ateniese no
\ ' i ar omenti)
" E non solo 1’eta ellenistica, ma anche certi filoni importanti della cultura latina. Per 7‘ La
_ datazione
_ _ tarda dell’I0ne
. . e. stata sostenuta
GGL (e a1 mio
3, p,parere con buon
54o, nota g POH-
1, cfr. anche
la presenza in Orazio dei motivi dell’azitar/eeia e della metriotes cfr. ora A. LA PENNA, Orazio d 3 mQ1 U Stu di O51 zoltre aquellicitatida
- - SCHMID, _ t , zscbe
3 _
Dzchtzmg . p. I36,_ WEB‘
cit.
e la morale mondana europea (in Q. ORAZIO FLACCO, Tutte le opere, Firenze 1968), pp. LENZ. La L‘f6Zg€6lZd greca cit., H, P» I34: LESKY’ D” mg ’
44 $88- STER, The Tragedies of Euripides cit., pp. 163-65-
298 L ’L11t1II10
' teatro d1- Euripide:
- - verso la cultura ellenistica
Vivere giorno per giorno 299
noscere n ¢_l1’AP0 11 0 d c11’ Ione 11
' d1o
' che era oggetto del suo culto. Anche
se a fine d1 bene Ap0 11 0 nell ’ Ione d * nella tragedia sia frequente l’invito ad assumere nei confronti della divi-
Che é p i,u importante,
. > _ tutta 1a tragedia
1n a un Apollo
responso menzognero;
viene abbasgat e, quel
1i nita (e non di Dioniso soltanto) un atteggiamento di riverente rispetto
o a un e come vengano recuperati e valorizzati certi elementi fondamentali del-
vello umano > troPPQ 111118110 perche, s1. salvi. 11. senso della sua divinit5,_-
Nella parte iniz'la 1 e dC11 3 tragedla
- 15 Ione avverte Creusa che e inutile la pietas tradizionale. D’altra parte, pero, nella stessa tragedia i1 com-
h. d
c 1e ere un responso al dio dal m - - portamento di Dioniso viene sottoposto a critica stringente. Lo stesso
quello che ha fatto e alla fine del C1C1‘I211I1fi'3111-“Iris 1Cbet Cosni S1 Vergfogna per Cadmo che nella parte iniziale della tragedia si contrappone a Penteo
’ a s essa tena in orma gli per il suo rispetto della religione dionisiaca e che dopo la morte di Pen-
spettatori che A ll h - , _
d. _ _PO 0 a mandato lei perche nonuha avuto 11 Qraggio
1 presentarsi 1Ll1, temendo d1 e ssere rimproverato E un atte teo ammonisce a credere nella divinita e a non oflenderla con un atteggia-
razionalistico si fa luce piu " volte nella tragedia Creus - ggiamento mento di superbia, questo stesso Cadmo critica Dioniso per i1 modo co-
- a ' ' 11
critica ' com-
portamento di A ' - me si e vendicato di Penteo “: é giusto che il dio abbia punito chi si e mac-
anch’eg1iin nomepollo diunid In quanto' non ' 81115")
' ' 77; Ione arnmonisce gli dei - chiato di /aybris, ma egli é andato troppo in la, uniforrnandosi nel suo
. eale d1 1ust1z - - comportamento a un meccanismo psicologico (ofiesa - vendetta spietata)
e punire i mortali per 1e loro neqéiiizie da dnon Iljqretendem dl accusare
' modo riprovevole
in - 7”; 11. d1r1tto
_ _ di asiloHan
che0 anc1i deie essi
h si comportanq che é proprio degli uomini, ma che dovrebbe essere estraneo agli dei. (Af-
malfattori ~ co t
e d 3 . anno concesso a1 fiora, e la coincidenza e significativa, un motivo gia presente ne11’I0ne).
dv d b n estato a Ione sulla base della considerazione che gli
61 Ovre ihero La risposta di Dioniso (questa era la volonta di Zeus) proprio per 1a sua
,, piuttosto allon tanare da se ch1 s1 trova 1n una condizione convenzionalita appare elusiva e non pertinente *2.
di impurita . C"e quin ' dj a 1 fondo della tragedia, . per quel che riguarda
Apollo e in genere 1fatt1rel1g1osi
' ' - - una - Il confronto con 1’Ipp0lz't0 e istruttivo. Anche la vicenda de11’Ipp0-
stesso . CL11. s1. recu
1n ,
' elemen posizione
- per CLII, nel momentg lz't0 muove da un caso di bybris che viene spietatamente punito dalla di-
_ _ perano C€1‘t1
mito 6 11 costunm mligioso vengono sets) della rehgrosita tradizionale,' ' - ~ - - 11. vinita: Penteo e Ippolito vanno incontro allo stesso destino. Ma 1e pro-
pOSt1 a critica severa, nel senso
soprattutto di una 'de urazione' ' ' ' fessioni di fede nella religione tradizionale che si leggono nelle Baccanti,
Suzla
. . so. P 111 nome d1 un 1dea1e d1' equita
' \ e d1- gm.
.
con il rifiuto di una critica intellettualistica e l’invito a seguite 1a fede
del'popo1o', non trovano precisi termini di confronto nella tragedia che
_ Una posizione di ' ambi' uita
' " analo - -
ne1 confronti di Apollo vifne fuori angh a qL11e11a Che S1 'nVela neuqofle Euripide aveva scritto piu di venti anni prima, e del resto del tutto nuovo
Dioniso. Abbiamo gia visto _ e non e ne e 13accaf2tz_ a p1‘OpOS1t0 di rispetto a11’Ippolito E: il fatto che il dio sia presente — e in modo impres-
e necessario qui ripetere - come
sionante “ - sulla scena nel corso della tragedia e che il Coro sia costitui-
Z: Cfr. vv. 365 $gg_ to addirittura da fervide seguaci di Dioniso '“. D’altra parte, pero, nel-
Cff. VV -_ I556 sgg - Un partlcol
' d 1 1 sccjgnapare , nella analisi
. . della scena fina.
le della tragedia fatta da M. IMHOF a1g:urze:pz%eJ1;erIe0 1’Ippolito la critica del comportamento di Afrodite non ha nulla di simi-
p' 47- In alta plmh >
1'6 Smut of a Illpflffi H101t0_1nteressato
S1 mawmatica ' H.
a studiare. me Zzterarzsc/ae Studie,
la << chiara» << sem Ii
Bern 1966, le a1 rigore e a11a chiarezza con cuine11e Baccanti viene sottoposto a ripro-
ura» @113 tmgedla ma mostr . . _ _,_ \ p Ce», aqua.
altro genere. I1 giudizio conclusivo ch id 11 a assai mmom Senslblhta P¢1' P1'0b1emi di “‘ Cfr. vv. 1249-50 e vv. 1343 sg_g. P _ _ . _ _ _ _
menzionato. L’essenziale della tragwii ngnagagedla 1 Ifllhof <15 3 P- 53 5 dcgno di essere 8’ nonns, Baccbae cit ., p . 2 38, rifiuta linterpretazione d1 que1 cr1t1c1 come per esempio
patriottico, né nella critica agli dei, né Helm oeilperil Imhof’ne_ne_I suo aspetto politiq). il Bruhn che considerano la risposta di Dioniso << a weak evasion >> e cita senza nota di dis-
p0c0_.hMa CCCQ 13 formulazione deH,Imhof_ (‘DES Entse I: pgr sg. ?1 d11-ebbe che resti molto senso 1’osservazione diWINN1NG'r0N-INGRAM, Euripides and Dionysos cit., p. 146: << The ap-
vor 1 rem Schicksal , das heisst vor d em Gi Sc 61. en 6 legt_ dal Zwei
_ t M6115 hen
Verhéiltnis zu ihm und untere1nander>>.
' 0", welcher dieses Schicksal le1t d ' C flu- peal to Zeus is an appeal to ultimate mystery, to a world structure in which the forces Dio-
. . Senonché n ‘ - .6. un 13'?» nysus represents are an inescapable element. With that there is no quarrelling, and Agave
un t1n_11do sospetto che 1’apPr0ccio ‘strutturalista’,d 011116 fhrse del time lueglmmo avanzare recognizes that this word is final». Senonché, anzitutto, anche Zeus e fleég e quindi potreb-
P roP,7r1 8 t0 per cog 1'iere cio che e g 1'1 d efinisce
' 6 m- of non sia esattamente il piu ap-
<<das Entsche1d cl d I ' be essere compreso tra i fleet ai quali Cadmo ha rivolto la sua critica. E, quel che e piu im-
78 Cfr. vv. 384 sgg.; e cfr. anche vv. 251 sgg , vv 907 5;; Ce‘? 9%? tragedm ' portante, se Euridipe avesse anche soltanto voluto alludere a cio che il Winnington-Ingram
Cfr. vv. 436 sgg. Int ' ' ' ' . ' - pensa che sia il contenuto del verso lo avrebbe fatto capire e non avrebbe attribuito a Dio-
tacco eressame, 111 quanto del tutto a1 d1 fuor1 della tradizi ‘ 1’
. _ vouilswnréo Q Sé p.01. <I>oz.Boq, " L’a¢¢uSa Ch - 1. . 0116, c at- niso una frase, nella sostanza, convenzionale. La battuta di Agaue subito dopo rivela certo
il piacere senza preoccuparsi delle conseguenzg £1(111312 agljidel nel W' 44849 dl ricercare la consapevolezza di un destino a cui non si sfugge e del resto lo stesso Dioniso fa un ap-
. _
e contemporanee dottrine socratiche. D 5 Ca enza puo‘ nascondem rem del" pello alla étvdvywn, ma questa necessita non e qualcosa di irrelato, e invece condizionata dal
Z Cfr. vv. 1312 sgg. comportamento di Dioniso che Cadmo mette sotto accusa.
tutto vv. Una 903sottolin t
sgg.ee,z:,.u;15 dSig;
11 g1ust1z1a
' " della d1v1n1ta---1 s1. ha anche nel1>Elena: cfr. soprat. 8’ Si pensi fra1’a1tro, ai ‘miracoli’ che avvengono nel corso della traged1a.
, I I
8‘ Gli elementi caratteristicamente rel1g1os1 della parodo sono stati anal1zzat1 con mol-
ta finezza da nonns, Bacc/Jae cit., pp. 71 sgg.
300 L’ultimo teatro di Euripide: verso la cultura ellenistica
Vivere giorno per giorno 301
vazione l’operato di Dioniso. In altri termini, siamo in presenza di un
‘bene proibito' - il vecchio Euripide vagheggiasse 1mmag1n1 d1 vita tran-
processo a forbice. Paradossalmente, a un’i.nsistente operazione di recu-
quilla e serena. _ , 1,. .
pero della fede religiosa tradizionale si accompagna una di gran lunga Abbiamo gia accennato al terzo stasimodelle Baccarztz, con_ 1mmag1-
piu esplicita e rigorosa critica della divinita; e mentre piu volte echeggia ne della cerbiatta che riesce a sfuggire _agl1 1n_segu1tor1.€ rflgg1u1?8€ PM
nella tragedia l’invito ad accettare la tradizione e a rifiutare un atteggia- pianura ai bordi di un bosco ombroso,,1n1mag1ne che V1C11€ r1ec tigglflfifl
mento intellettualistico nei confronti della religione, le critiche a Dioni- nell’epodo dello stesso stasimo, dove uomo che riesce a scampare a a
so portano un chiaro stampo razionalistico. tempesta E: messo a confronto con ch1 r1esce a sfuggne agli aflanni ( Sq-3116
L’aporia non si risolve con costruzioni verbali. In realta le Baccanti quindi la enunciazione dell’ideale del vlvere giorno per giorno). l\/‘la 11011
e 1’I0ne dimostrano come nei confronti del problema religioso Euripide si tratta di un caso isolato. Nell’I0ne, all’1n1z1o,della tragedia, 1l.g1ovan€
fosse lontano dall’essere arrivato a una soluzione univoca. Piu precisa- servitore di Apollo si presenta sulla scena nell atto d1 eseguire 1 suoi u-
mente, l’esigenza del riconoscimento del potere della divinita e della ne- mili servizi, come pulire il suolo con la scopa, versare 1 acqua lustrale.e
cessita del recupero della fede tradizionale scaturiva da una profonda sfi- minacciare con l’arco gli uccelli che si avv1c1nano al tempio. La monodia
ducia nella capacita dell’uomo di far fronte al suo destino. Proprio per- che Ione canta, prima ancora dell’entrata del Coro, e pervasa dal senso
ché l’uomo e incapace di tenere sotto controllo una realta imprevedibile di una vita tranquilla e serena, che e _tutta occupata dal serv1z1o che
si sente il bisogno di richiamarsi alla coscienza dei propri limiti; ma que- << quotidianamente >> "5 Ione presta al d1o, con‘ gioia e senza r1mp1anto.
sta coscienza del limite viene raggiunta da Euripide attraverso il recu- Cio che nell’I0ne E: rappresentato, nelle Femcze e presentato come e-
pero del senso della divinita: l’uomo deve imparare a rispettare gli dei spressione di un desiderio non realizzato: Nella parodo, infatti, 11 Corr},
se non vuole oltrepassare, a suo danno, i limiti che la sua condizione gli composto di fanciulle fenicie, si augura d1 poter presto raggiungere De -
impone e se vuole realizzare quell’idea1e di una vita vissuta giorno per fi per mettersi al servizio di Apollo: la reg1one del Parnaso e evocata 11111
giorno, che al vecchio Euripide sembrava fosse il fine piu appropriato termini di struggente nostalgia “° e non a caso — 1n FOHtrapp1El)S1Z1(;5161&1 la
— e piu piacevole - che l’uomo si potesse proporre. In questo Euripide guerra che incombe su Tebe — vieneflsottohneato 11 fatto c e a e c
seguiva, e sviluppava, le indicazioni che gli venivano, tra gli altri, da fanciulle non avranno di che temere . I . . 1, H
Erodoto e Pindaro e Simonide. Senonché, l’esigenza di un recupero del- Abbiamo gia visto, del resto, come il tema della tranqulllita , de *1
la pietas tradizionale non significava ancora necessariamente l’adesione fiauxia — che si trova gia nel Cresfonte e nel1’Erette0'- sia enunciato ne
da parte di Euripide agli dei tradizionali. E un dato di fatto, di cui biso- primo stasimo delle Baccarzti (ne1.l’antistrofe della prima coppia strofica;
gna prendere atto, che Euripide non rinunzio a sottoporre a critica gli e la strofe seguente - con un nesso ormai perspicuo - contiene uno scat-
dei e i miti che intorno ad essi si tramandavano. Anzi, paradossalmente, to fantastico verso terre lontane, che vengono vagheggiate e carezzzilie
quanto piu i1 problema di un recupero della religione tradizionale si po- dall’immaginazione). E alla fine della tragedia Cadmo, accennanclo E1 6}
neva in modo urgente, tanto piu egli era portato a mettere in discussione peripezie che ancora lo aspettano, s1 lamenta che nemmeno neg 1 1r(1ier1
gli dei (in vista, magari, di una 'purificazione' della religione tradiziona- egli riuscira a trovare pace, e alla figlia che le chlede dove potra an aie
le) con quel conseguente processo a forbice di cui si e parlato. E chiaro una volta scacciata dalla patria risponde, con tono accorato, che 11011 0
che in tal modo la sua 'filosofia' dell’uomo entrava in crisi (ma Epicuro sa e che suo padre le puo dare poco a1l1tO: E questo 11 tono della scena
cerchera di risolvere diversamente il problema, senza far intervenire gli con cui si chiudono le Baccanti, la tragedia dell invasamento II11S'£1C(i e
dei nel destino dell’uomo), e proprio per questo le ultime tragedie di dell’esa1tazione dionisiaca. Sono sign1ficat1ve a questo riguardo le u t1-
Euripide sono percorse da una dissonanza interna che sarebbe ingiusto me parole che Agaue pronunzia prima d1lasc1are la scena: .<< Possa 10 an-
cercare di eliminate con artifici verbali. Proprio per questo acquista par- dare la dove né l’abominev0le Citerone mi veda _ne 11 Citerone 1o ve-
ticolare significato quella poetica dell ’evasione (verso terre lontane, ver- da con i miei occhi, né dove ci sia il ricordo del t1rso: ad altre baccan-
so la poesia bella) che caratterizza in modo cosi rilevante la lirica delle
ultime tragedie euripidee, comprese le Baccanti; e in questo contesto si ‘5 Cfr. v. 124 "co scout’ fiuotp.
capisce perché con tanta intensita - appunto perché si trattava di un 8° Cfr. anche sopra, p. 270. I
8’ Cfr. v. 236 XOPOQ YEV°l-IJ-OW 5¢<P°l5°¢-
302 L’ultimo teatro di Euripide: verso la cultura ellenistica
ti queste cose stiano a cuore » ”. I1 motivo della ‘evasione’ E: presente an- Capitolo quattordicesimo
che qui, ma é enunciato in termini negativi: Agaue non dice dove vuole
andare (né lo sa), ma da voce solamente al suo desiderio di lasciare que- Disimpegno e afletti familiari
sti luoghi che hanno visto la distruzione della sua famiglia e della sua e-
sistenza. Ma, a ben guardare, la difierenza e minore di quanto non ap-
paia a prima vista. Comune infatti alle parole di Agaue e ai molti pezzi
lirici dove compare i1 tema de1l’evasione verso terre lontane e la fuga
dalpresente, dalla situazione in cui ci si trova - da una realta che appare
ost1le e assurda.
8“ Cfr. vv. 1383-87. La tendenza verso un ideale di vita nel contesto del quale la ricer-
ca della 'tranqui1lita', della fiauxia e un elemento di fondamentale impor-
tanza si lega strettamente con la valorizzazione del cosiddetto ideale del-
la vita contemplative, vale a dire di una vita lontana il piu possibile da-
gli impegni pratici. La problematica della vita coutemplativa (ma l’e-
spressione fu coniata pi1.’1 tardi) caratterizza una tragedia che anch’essa
si pone tra quelle scritte da Euripide negli ultimi anni della sua vita. Ai
frammenti dell’/lntiope lo Snell ha dedicato recentemente‘ un impor-
tante saggio, dove tra l’altro ha proposto una ricostruzione abbastanza
convincente della vicenda drammatica. Per quel che riguarda il contra-
sto tra Anfione e Zeto, fra l’esponente — per cosi dire - della vita con-
templativa e quello della ‘vita attiva', giustamente lo Snell ha osserva-
to ’ che i valori in base ai quali Zeto giudica la vita sono il benessere del-
la famiglia e dello stato, e l’utilita che un uomo puo recare ai suoi. Nel
fr. 1 87, infatti, Zeto obietta che chi trova piacere nei canti e inattivo per
le faccende pubbliche e private, e in questo contesto si inserisce anche
il fr. 188, dove Zeto invita il fratello a smettere di fare lo sciocco 3 e a
mettere da parte le sottili elucubrazioni.
La difesa che Anfione fa del suo genere di vita presenta - anche per
quel poco che si puo giudicare in base agli scarsi frammenti - motivi di
notevole interesse. Nel fr. 194, infatti, Anfione fa la difesa della flau-
Xéa, che viene raccomandata come capace di assicurare sia il bene della
propria famiglia che quello della polis. Si potrebbe avere quindi l’im-
pressione che Anfione non rifiuti i fini ultimi che il fratello si propone e
diverga soltanto nel modo di realizzarli. Anfione non farebbe quindi che
‘ Cfr. SNELL, Scenes cit., pp. 70-98.
2 Ibz'd.,p. 83. _ _ _ _ _ _
3 Per la difesa di uardtfiwv al v. 2 contro usktpfiwv del Nauck cons1deraz1on1 definiti-
ve ha fattoi1W1LA1v1o\v1'1"z, Platon, II, Berlin 1919, p. 373; e cfr. anche SNELL, Scenes cit.,
p. 86, nota 35. Sul frammento e ritornato recentemente E. K. BORTHWICK, Two Textual Pro-
blems in Euripides’ Antiope, fr. 188, << Classical Quarterly», N. S. 17, 1967, pp. 41 sgg.: al-
la fine del v. 2 lo studioso propone xai. névwv 5’ z-:1’1p.oucl.ow.
304 L’ultimo teatro di Euripide: verso la cultura ellenistica Disimpegno e affetti familiari 305
riprendere ilvecchio discorso euripideo, in favore di una politica di di- corpo in quanto tale, ma l’esaltazione della forza fisica; in altri termini, 1'1
l
sngpegnoz, a1 vv. 3-_4 del fr. 194 egli afferma di non amare l’eccesso di Euripide riprendeva nell’Antz'0pe un motivo a cui aveva gia accennato
l
au acia ne nella guida della nave ne 1n quella della citta. Pur tuttavia, nell’Elettra e che si trova ampiamente sviluppato anche in un frammen-
f 11 considerano globalmente 1 frammenti che s1 possono attribuire ad to dell’Aut0lic0. In particolare, nell’Elettra alla forza fisica viene prefe-
n,_ one s1 vede ch1a1an1ente_che tutto questo doveva avere per lui rito — per cio che riguarda il comportamento da tenere in battaglia — il 1}
gnlimportanza piuttosto marginale. Una spia significativa e costituita coraggio di cui il singolo individuo deve essere naturalmente dotato ‘°. 1
danfr. 193. Qu1_Anfione enuncia la condanna della polypragnzosyne,
e eccesso .d_1 1n1z1at1va, ma ad essa non contrappone un positivo pro-
Nell’Aut0lz'c0 sono piu specificamente le qualita di ordine morale, come
la saggezza e la giustizia, che vengono messe in primo piano; e accanto
1
gramma politico, caratterizzato magari dalla cautela e dall’autocontrol- ad esse compare - in un contesto relativo al retto ordinamento dello sta-
lo. Al << fare troppo >> s1 contrappone mvece, come termine ‘positivo’, il to simile a quello del fr. 200 dell’/lntiope — anche la sop/via “. In un or-
<< non fare», 11 rifiuto dell’azione, che viene presentato come il presup-
dine di idee affine si colloca anche la posi.zione di Anfione, ma senza che
posto indispensabile per la realizzazione di un ideale di vita che ha il suo venga istituita una rigida dicotomia tra anima e corpo. La rivendicazio-
centro nel piacere 5. ne del primato della conoscenza e della sop/via non ha nulla di ascetico
l
l l
l
(she l ideale d1 v1ta sostenuto da Anfione fosse caratterizzato 1n sen-
,. . . I I
e non esclude un risvolto edonistico, che - come abbiamo visto — 2-. po-
l
so ecisamente edonistico r1_sulta anche dal fr. 1 87, dove, come si <2 det- sitivamente documentato ‘Z.
to, Zeto accusa 11 fratello d1 trovar piacere nei canti, ed e significativo Non c’é dubbio, pertanto, che la problematica che Euripide affronta
che subito dopo, nello stesso frammento, si rimproveri colui che si la- nell’/lntiope si connetta strettamente con i motivi ispiratori di altre sue
,.l
scia vincere dal << dolce piacere >> . Anche d1 maggiore interesse E: il fr. tragedie dell’ultimo periodo della sua attivita letteraria. In particolare,
196. clove Anfione dalla considerazione dell’estrema instabilita delle vi- il personaggio di Anfione presenta notevoli punti di consonanza con
cende umane trae la conseguenza della necessita di vivere nel modo pifi il giovane servitore di Apollo dell’Ione: la passione con cui Ione esegue
piacevole pOSS1l)1l€, allontanando da sé 1 dolori. I1 motivo dell’instabili- i suoi umili servigi nel tempio e il rifiuto che egli oppone a Xuto quando
ta delle cose umane che E: alla base delle tragedie d’intrigo (e anche l’An- lo vuole condurre ad Atene dove lo attenderebbe lo scettro del padre so- l
tzolpe r1entra in questo tipo di tragedia) qui viene utilizzato ancora una no strettamente connessi con la condanna che Anfione fa nell’/lntiope
vlo tag1n una direzione ch1_aramen_te edonistica. Non é casuale pertanto dell’eccesso di iniziativa. Anche Ione, nel discorso che rivolge a Xuto,
c e 7 etci,qf1i1al1fich_1 l att1v1ta musiscale d1 Anfione come << amica del vi- fa le lodi della tranquillita e del disirnpegno “ e anche per Ione chi 2-. vera-
no» , e a ermazione dello Snell secondo cui Anfione dovrebbe avere mente saggio si astiene dall’intervenire nelle vicende pubbliche “. A loro
sp1egato a suo fratello che 11 piacere per lui non consisteva nelle gioie volta Ione e Anfione sono strettamente imparentati con il contadino che
del §1II1pOlS1f) lsfugge alla poss1b1l1ta di una qualsiasi documentazione. nell’Oresz‘e prende le difese dei due fratelli e di cui si dice che preferiva 4
_ n rear; o Snell tende troppo a vedere l’attegg1a1nento di Anfione
1n terminii l1l’c<l)ntrSappos1z1one tra corpo da una parte e intelletto e co-
‘° Cfr. El. 386-90. E degno di nota che a Bpaxfiwv oflsvapbq di El. 389 corrisponda
noscenza a a tra . Ma la polemica d1 Anfione ha come obiettivo non il xaprspofi Bpaxiovoq del fr. 199 dell’/lntiope.
stin ‘ H. vogx ARNIM,_Sul€7plem€71lu77Z Euripzcieum, Bonn 1913, pp. 11-15, ha cercato di di-
“ E significativo il nesso crocpoug “cs xdtyotfioxlg di fr. 282.23, dove aogoég appare in so-
stituzione del xodtég della formula tradizionale.
d guere 1 rammenti c e s1 devono attribuire alla <<Rede des Zethos>> e quelli invece che
OV1;€1Jb€l.‘O appartenere alla << Bede des Arnphmn »,
‘Z Cfr. anche il fr. 183 (da attribuire a Zeto), a proposito del quale giustamente lo
SNELL, Scenes cit., p. 86 osserva — sulla base di Aristot. R/act. 1371b.26, secondo cui e an-
’ Cfr. fr. 193 9011; 81% 'n_:pow'o'sz. 'rco)~.7ta_ prh 11:poto'o'sw rcorpév, I pufépog, rtapbv Qfiv -£151. che piacevole l’apparire saggio — che << Euripides speaks of the personal pleasure Amphion
mg ogrtpayuova. S1 I'10lI_1 11n,s1stenza dell’1nv1t0 ad astenersi dall’azione.
finds in the pursuit of his individual talents».
_ __Cf£. v. 3 uo7\.'r:ou.cr1. 8 naflsig wt)». e vv. 5-6 "rfl cpzlatg -yclrp ollxerott, I Eirotv yluxeiaq " Cfr. v. 601. La tesi di ROHDICH, Die Euripideische Tragfidie cit., pp. 111-18, secon-
n8ovnc_, nacrwv rug fi. _ do cui << das religiijse Idyll Ions offenbart sich [...] als poetische Chiffre Sokratischen Welt-
W_1 Cfr._ f1-.d.184 'c_nv5e p.ouo'ow otpyév, (?O\.,OL'VO_\), xpnudtrwv dr'mp.s)\.'F1, La tesi dd
verstandnisses » non mi sembra convincente.
‘ 1t amovvitz 1 considerare 11 fr. adesp. 395 N come 11 primo verso del fr. 184 di Euripide “ Cfr. in particolare i vv. 598-99 E5o'o1. 8% )(p'r1a-col. Suvdrusvoi '1’ sivou. oocpoi, I o"w£I>-
e s_ ata giustamente accolta da B. Snell nel suo << Supplemento >> dell’ed1z1one dei frammenti
de1 trag1c1 greci del Nauck.
0'1. xofi crrcsmlfiouatv ég ":61 rcpdnyuomra. Secondo lo SNELL, Scenes cit., p. 9o, l’elogio della
8 Cfr. SNELL, Scenes cit., p. 90.
dtnpayuoofivn e della 'f1o'u)(,1'.ar. da parte di Anfione e in chiara contraddizione con l’afier-
mazione fatta nei frr. 199 e 200 secondo cui l’intelletto e la saggezza sono piu utili della
° Ibz'd., p. 89. forza fisica per il governo dello stato, sia in pace che in guerra. Secondo lo Snell nel corso
306 L’ultimo teatro di Euripide: verso la cultura ellenistica
_ Disimpegno e afietti familiari 307
ZL‘§1?§f§i§.L‘.i;’§f.‘;° i::§;:.i.v¢t1va.:arm~it
lide ‘° Agamennone is rime lacul H? a'¢ll'arte H112? e d‘eH 'Ifigema m Au-
E sede" frammento richiama alla mente la scienza ionica e le ricerche geografiche,
etnologiche e storiche basate sulla investigazione diretta 2°; e d’altra par-
senza fama e lontano ila carichcfua mm’ la per ‘C puo V1'Ver€':, Oscuro e te il modo come Euripide si esprime nei vv. 5-7, dove a propos1to del-
I1 rifiuto _ della vita p0 1'1t1ca ' - ealmeno
onori, ne1
un'a mod1
V1ta'SenZa
come nSch'L-
Euripide la ve- l’0rdine della natura ci si chiede << in che modo si e costituito e da dove
deva realizzata ad Atene negli ultimi anni della sua vita — e in realta uno e come >> 2', richiama anch’ess0 il ricordo di coloro che scrissero intorno
:i1:3)1n1:1eO:l111:'1 1sp1ratc(>i1i1 piu ninportanti delle sue ultime tragedie ed e.sec0n- alla natura e ricercarono - come dice l’autore della Medicina antica -
_ ficcesso _caute a ritenere che tra Anfione e Zeto le 1ncl1naz10- che cosa é l’uomo e << come si formo in origine e da dove derivarono i
n1 pers0na11 d1 Euripide non dessero la preferenza né all’un0 né all’al- suoi elementi costitutivi » H.
t10 . Fral alt10, 11 fatto stesso di mettere sulla scena un personaggio co- Un problema di particolare importanza che si pone per il fr. 910 E:
s1 poco tradizlonale come Anfione dimostra che era in quella direzione se in esso si debbano ravvisare tracce delle dottrine anassagoree. Io con-
cheéirjznfiepcgegptgagiffge $35111 gli intfressi e le simpatie di Euripide. cordo con quegli studiosi che hanno effettivamente visto nel frammento
l’influenza della filosofia di Anassagora 2’. In realta E: suflicientemente do-
nerale l’/lntiope e un acrientueifldrielite I personlagglo d1 Anfione e m ge- cumentato che per quel che riguarda la scienza della natura piii volte
ra, come oggetto preci uo dell’ tt1'1 ?r‘e§Se Ell]: a longsclinza della natu- Euripide nelle sue tragedie si ispiro al filosofo di Clazomene. Molto im-
zo lirico cantato
Smogonico. Ce 11% darimasto
Afifioneundoavelvlta mte etulacosa
va efserelqua e en uomo.
come ‘UH pez-
un 1nn0 co- portante E: in proposito il fr. 8 39 del Crisipp0 (una tragedia cronologica-
mm: I - H M I ' verso \0ve a terra e detta genitrice mente non molto distante dall’/lntiope). La teoria, espressa negli ultimi
e cose . a mo to importante e anche 11 fr. 910, che con 0gn1 versi del frammento, secondo cui cio che si chiama morte e in realta uno
probabilita deve essere riferito all’/lntiope '°. Ritorna qui il modulo let- scomporsi che provoca nuove composizioni degli elementi costitutivi
terario del makarismés, che come abbiamo visto compare anche - e l’ac- delle cose trova un preciso termine di confronto in un frammento di A-
iO;;filiIZ1;31;:1(‘E?u1;l(il1Si€ (1])iI(':1g7(c)l sl1lg:n11:fito - nel telflzohstasimo delle Baccanti. nassagora Z‘, e la coincidenza tra Euripide e il filosofo era stata vista gia
nell’antichita”. Ma anche in altri passi l’influenza delle dottrine fisiche
ricerca , enon _ pren.d e 1"m1z1at1va
- - d1.r'
far9 del
Io _C
malee a1.aconc1ttad1n1
potlilto aPPr‘*“‘l“"’e
0 d1 com- la anassagoree e quanto meno assai probabile 2°. Anche se quindi non sia-
mettere az1on1 1ng1uste, ma guarda l’ordine imperituro della natura i1n- mo autorizzati a parlare di Euripide come << anassagoreo » 2', c’é tuttavia
lllolglzliegilllilsmmgdgaeisp s1 e_c_0s1§1uit0 e _da dove e come: a tali perso-
2° Cfr. SNELL, Scenes cit., pp. 94-95.
mente OsS€1‘VatOIi)ngproposito
S-ercmo
che la 1.aZ10in
1.0"-roptot —turpwi LO Snell
la <<r1cerca» hav.glusta’
- del 1 del 2‘ Hf] “ca o'uvé0"c'n X<'in‘}sv )(_6'a11:wg.
2‘ Cfr. [Hipp.] V. M. 51.11-12 H. xotl. E5110); éyévsro 11:pG>1:ov noti énéilsv 0'uve1tdty'r|.
L’accostamento tra i due passi e stato fatto da A. J. FESTUGIERE, Hippocrate. L’ancienne
della discussione Anfione avrebbe ' ' 1 - - Médecine, Paris 19 8, p. 60, nota 70. Il confronto giustifica la correzione 582v al posto del-
be arrivati a qualche << agreement >>’.Sgul:i§ gfibzleasselfistlilfiéidplfifisibilitgdchlea lhdug Shsarebi l’impossibile 51:1] al v. 6 del fr. 910 proposta dal WILAMOWITZ, Antigonos von Karystos,
P011821 lglgmentaneamente dal punto di vista di Zeto per difendere la aocpla E l?ei5 gpgilgifil Berlin 1881, p. 180.
senzg acfranélonare 11 suo punto d1 vista che lo porta al rifiuto dell’attivita politica. , 2’ L’accostamento del fr. 910 di Euripide con Anassagora e fatto in VS 59 A 30; e cfr.
anche W. Nestle in E. ZELLER, Die Pbilosophie der Griecben in ihrer geschicbtlichen Ent-
1° Si 1}a1i5?1IlSgg' 6 Ch e1'1 proogo
evv.1-19. 1 deatra 11 d’ ' ' - . wic/elung, I, 2°, Leipzig 1920, p. 1203, nota 2; A. J. FESTUGIERE, Contemplation et vie con-
go tra Agamennone e il Vecchio ha dimostrato in ungestlfidsildl 1{i'i)ei3gi§1:Jr1zil)eS1f:,lt12-"111-21:11 dal (111519- templative selon Platon, Paris 1950‘, pp. 34-35; c. DIANO, Il concetto della storia nella filo-
Motiv aus Euripides in einer Szene der Neuen Konzédie in Studi in onore di U2? icfg sofia dei Greci, in Grande Antologia Filosofica, II, Milano 1955, p. 285.
Paoli, 64,
ma Firenze 1955, pp. 2 93 - 3 0 4 (or3 iI1 Kl 61116
RP. 487_5o2). ' B eztrege
' " ’zur klassischen
- .
P/nlologze, . I, rRo- 2‘ Cfr. VS 59 B 17: il rimando 2; fatto in A 112.
25 Cfr. Aa-21. V 10, 23 (= VS 59 A 112), e anche Vitruv. VIII Praef. 1.
is go? SNEIC.lLi Scenes cit.i1ppi 97-98. 2° Cfr. ARRIGHETTI, Satiro cit., pp. 105 sgg. Di particolare rilevanza sono il fr. 484, il
1 rattamle SFO
auch]? lgfsncn r.1023,c ei Wil amowitz
Supplemento. ' h a giustamente
' ' ' ad Anfione,, cosi
attr1bu1to fr. 228 (sulle piene del N110: cfr. in proposito anche A. PERETTI, Eschilo ed Anassagora sul-
le piene del Nilo, << SIFC>>, N. S. 27-28, 1956, pp. 384-85) e il fr. 783 del Fetonte, dove il so-
le e detto xpuaéa B5J7~.0g (cfr. anche Or. 982 sgg. e le osservazioni che ho fatto nel mio
D E - r-- SNELL,
- . CW6’! cit.,. pp. 90 sgg. Lo Snell rimanda alla . dissertazi 0116 d'1 H.
W213S:'];1l{’l‘,1éf;'7;‘-1£_¢£20l;Z'}£6g1‘1I2; I9_I4(,1a me nota s0l0\attra_vers0 11 lavoro dello Snell. Anchd commento a p. 196: l’acc0stament0 tra Euripide ed Anassagora per questo passo dell’Ore-
ste e gia in Sch. I 193.19-20). E cfr. anche Troad. 884 e Sch. II 366.14 sgg.
fmmment’ an, ,3 ”’]Pl 65 ¢1t-, P- 207» €_dec1samente propenso ad attribuire il 2’ Cosi DIANO, ll concetto della storia cit., p. 283. H0 l’impressi0ne che il Diano abbia
0 Antzope. Non cos1 invece 1-1. J. METTE 111 <<Lustrum» 12 1968 pp 62-75
esagerato la portata dell’inEluenza di Anassagora su Euripide. In particolare, l’0pini0ne che
308 L I ult1mo
'
teatro d1O Eur1p1de:
I 0
verso la cultura ellenistica Disimpegno e afietti familiari 309
una sufliciente
' documentaz1one' '
per ritenere - d1- Anassago-
che le dottrine do formulato 3'. E giustamente il Festugiere” ha fatto osservare che gli
ra abbiano lasciato notevoli tracce nelle tragedie di Euripide aneddoti su Anassagora vanno presi in maggiore considerazione che non
T
d€H,i3l;t<i qgelsito e\ d1- una certa importanza
. ' . .
anche per la teorizzazione quelli, poniamo, su Talete, dal momento che il filosofo di Clazomene
un Sa @106 el a pzta conteinplatzva. questo proposito, come é noto, visse ad Atene e il suo modo di comportarsi E: descritto da testimonian-
tro 1158 i mo to 1St1‘L1:EtL\{O e stato scritto da W. Jaeger, 11 quale tra l’al- ze relativamente antiche provenienti da Atene. In efietti, sembra dif-
1_ _ g ustamente 1‘1C lamato lattenzione sulla necess1ta di studiare ficile pensare che testimonianze come quella di Plat. Hipp. Ma. 283a e
pr;i1'I111'1fl1‘1‘I1€I1t€ 1n che ambiente s1 siano formati gli aneddoti relativi Aristot. E1‘/9. Eud. I2 16a.I I sgg. si possano spiegare come il risultato di
' ' I 0 I 28 , _
11rrepzsiofi .p1}1;1 ant1cl€)1 .. Tuttavia la tesi del jaeger se(j011d() ¢u1 tutte 1e una mitizzazione del filosofo, la quale, tra l’altro, sarebbe dovuta avve-
I on1 e attri urscono a1 filosofi piu ant1ch1 la professione consa- nire non molto tempo dopo la sua morte 3’.
pevo e dell 1deale della vzta contemplativa 0 derivano immediatamente In conclusione, molti elementi a nostra disposizione portano a rite-
dalla scuola platonica 0 sono nati in eta di poco posteriore 2° rischia di es nere come molto probabile l’ipotesi che Anassagora avesse consapevol-
sere troppo restrittiva. In realta in Plat. Hipp Ma 28Ib 5 sgg degli mente impersonato l’ideale del filosofo che si dedica alla ricerca aste-
<< an 1c » sapienti s1 afierma che s1 astenevano dall’att1v1ta pOl1tlC3. e - nendosi da1l’attivita pratica. E se si tiene conto del fatto che le dottrine
fisiche anassagoree hanno lasciato notevoli tracce nelle tragedie di Euri-
Zgiiiifftiuiniiriaififeiigiisgiivltii ifneii da qi1i§~ti°“i p“"i°h“’ a-“he pide, e difficile sottrarsi alla conclusione che l’ideale di vita enunciato
mente menzionati Talete Piiltaco e Eiaatg 1 <<ai1ti1(i 1» Vangijno esplicita- da Euripide nel fr. 910 presupponga la filosofia di Anassagora. E dove-
te, in ordine di tempo a , unto An n e e qlgm -‘Com? ultimo e§POnen' roso d’altra parte, pero, rendersi conto anche degli elementi che carat-
tico eso deve
tone essere
gia mi attrihtiiiio
primi decennialla riii1sa%Orad
ddpse: Eliclog
21 ase ec S'e‘11dla1Og(i e d1
att1v1taletterar1a amen-
Pla- terizzano specificamente il modello di vita a cui Euripide guardava con
sempre maggiore interesse negli ultimi anni della sua vita e che si trova
dizione che tendeva a vedere nei sa CO’ O Hi liq.‘ l'S1 gm foninaia un'a tra-
compiutamente enunciato nel fr. 910. Si deve ricordare anzitutto che
re vita
di 'teoretico"
Se rid 1 d H, e naturalment
_ ggl antlcdi
e questa tra 1z1one 1 espomlim dl unforma-
non\s1. poteva ldeale
gia piu di un decennio prima che scrivesse l’/lntiope Euripide aveva in
ea e e a vzta contemplatzva non fosse stato gia 1n qualche mo- un pezzo corale dell’Erette0 espresso la sua struggente nostalgia per
una vita dedicata alla lettura dei libri in cui risiede la fama dei sapienti
i1 Diano sostiene in Saggezza e oeticbe cit - . . (o"o<po1'.del fr. 6o A. e da intendere in un’accezione molto lata, che com-
turorum malorum che si trova gttestata nel, iip.9f5I5si1€glil)Sec(ind0<;lU1‘ la prfiemedmzo fu-
non mi sembra sufficientemente documentabile In4AZc oe 2 am enV’€ita' a AnaSsagOr?' prendera sia i poeti che i filosofi); e, com’é noto, successivamente in un
psnsare alla tecnica della praemeditatio e fra l’altro che %1u§sgton;2i1ss€>eci1ii:t1?n€:l€l:u%ii:)(ii: celebre stasimo dell’Eracle aveva trovato espressione l’augurio di una vi-
a Anassagora non pare che s1a dnnostrabile: cfr. cio che osserva A. M. DALE ad loc E so-
p_rattutto non m1 pare che s1 possa dimostrare che la tecnica della raem d '1! t' f i
ta spesa interamente, anche durante la vecchiaia, nel culto della poesia.
r1zzata 0 praticata da Anassagora: anche se il detto che li vi n P 'b '8 i asw Osse teo- Ora, tutto questo non deriva ovviamente da Anassagora, ma e il risulta-
f°5Se a‘~1t¢1"1ti¢0 (ma questo 5 tutt’altro che dimostrabile ge delereesiltitilii lgltl). nil VF HI 482 to di un’esperienza personale di Euripide, in cui il rifiuto della guerra e
A 1 si attesta che lo stesso detto veniva attribuito ancheia Solone 0 a Senofo-nte)Ia3n= VS 59
s1- potrebbe essere s1cur1
- - che Anassagora pratlcasse
_ la tecnica della praemeditatiocora non
futuro-
mm "M107um , ¢0$i 601116 viene descritta nel fr 964' l’essere consapevole che i propri fi li 3‘ Ibz'd., pp. 5 sgg., dove si vorrebbe trovare una soluzione di compromesso tra la tesi
sonom or tl'
D "
_a1 11°11 $1gP1fi¢_a @{1¢°1'a ‘ 311@11flY§1’,
- per
' cos1
'»-d1re, nel prefigurarsi. la loro morte.
g
de1l’autenticita del dialogo e il punto di vista del Iaeger: i nakatol si sarebbero astenuti,
61 Futto §n$uffi¢1¢1'1t1 P01 m1 sembrano gl1 argomenti addotti dal Diano per sostenere h E: vero, dai 11071.1.-cutcit npdtyuara, ma cio non escluderebbe che essi potessero proporre dei
la rsxvn G)\.U7Ci~(1.C_, di Antifonte si realizzasse attraverso la praemedit 1“ - ' [P1 C ‘e
consigli di natura politica o anche suggerire nuove leggi, ecc. Tutto questo non convince
X 0'“ I-833° (= VS 37 A 6) d0P0 l’accenno alla réxvn o't7w11:iotg si dizc<=i0’hmA ti]V”, molto, dal momento che in 28311.2 sgg. di questi 1tot7»ou.oi. si suggerisce un’immagine come
rava per mezzo di discorsi coloro che soffrivano e 1i consolava facendosicde lnn Ontfiémf
loro dolore (xoti. nuvflavéusvog "trig otirlag napsuuiiéko "tong xdt vowtitre) esgluse E di persone totalmente incapaci di un’attivita pratica in quanto tale.
qu1ndi di ben altro che di una praemeditatio futurorum malorum. U G i I rattava ‘Z Cfr. FESTUGIERE, Contemplation cit., pp. 33-34; e cfr. anche DIANO, Il concetto del-
2‘ Cfr. W. JAEGER, Uber Ursprzmg und Kreislauf des p/Jilosoplaisc/Jen L b ‘d l la storia cit., p. 285. Pifi recentemente D. LANZA, Anassagora, Firenze 1966, pp. XIII—XIV, si
<<Sitzb. Pr. Ak. _W158.»
_ > Phil - -Hist - Kl
_ - I 9 28-,_ la tr a <1 uz1one
" 1ta1ana
' 1" d1- questo sagg1o
6 85”’s1leg-
-8“ " é mostrato piuttosto scettico sull’attendibilita della tradizione che presenta Anassagora co-
ge come appendlce in W. JAEGER, Arzstotele, F1renze 1947, pp, 559-617 me tipico rappresentante della vita contemplativa.
” Cfr. JAEGER, Aristotele cit., p. 565. ' 3’ Recentemente anche W. K. c. GUTHRIE, A History of Greek Philosophy, II, Cam-
30
HippiasInMajor,
questaMfinchen
» 1
d1rez1oneI953.
.
s1 muove anch e 1'1 I avoro d1' M. SORETH, Der platomsclae ' -
Dzalog bridge 1965, p. 267, ha sostenuto che << clearly there was factual foundation for the charac-
ter of typical unworldly philosopher which he assumes in later writers ».
310 - L’ultimo teatro di Euripide: verso la cultura ellenistica
Disimpegno e afietti familiari 3II
una tendenziale dissociazione rispetto alla realta politica del suo tempo
costituiscono gli elementi determinanti. che aveva circoscritto notevolmente i confini della realta che la poesra
Da questo punto di vista, sembrerebbe possibile piuttosto trovare euripidea era in grado di riflettere e di far propria. Restava, tuttav1a, la
un ideale punto di contatto tra Euripide e Platone, dal momento che, consapevolezza del valore dell’attivita 1etterar1a_e dell e.spress1one rai-
come é stato osservato di recente 3‘, dietro la teorizzazione della ‘vita finata ed elaborata; restava i1 senso doloroso d1 una dissociazione r1-
contemp1ativa' del Gorgia 2- da vedere anche 1’esperienza personale di spetto a una realta amara ed ostile (e certo anche q_ues_ta dissociazione
Platone e il suo fallito tentativo di dedicarsi alla vita politica, che ci é era un fatto reale e non 'inventato' da Euripide); e s1 sviluppava 1I1Q1'¢1T¢
testimoniato dalla settima lettera. Ma in realta c’e uno stacco netto tra con una intensita sempre maggiore 1a tendenza verso la valorizzaaione
l’ideale della vita contemplativa che Platone teorizza e i1 modello di vita di certi rapporti sociali elementari, che s1 potessero reahzzare al d1 fuo-
che viene suggerito in alcune tragedie di Euripide. In Platone la ‘vita ri delle piu complesse articolazioni della vita della polzs. H , _ _
contemp1ativa' ha per oggetto la conoscenza delle forme eterne e si con- Non e un caso che proprio nelle ultime tragedie 1 va1or1 dell amici-
nette tramite nessi facilrnente individuabili con una concezione politica zia e della solidarieta familiare trovino una risonanza molto magglorfi
accentuatamente classista, secondo 1a quale i filosofi devono avere un che nel passato. K. Matthiessen ha di recente r1ch1amato l attenz1one sul
posto di assoluta preminenza nello stato. La 'teoresi' di Euripide e rivol- fatto che con il venir meno della fiducia un comportamento provv1-
ta invece essenzialmente alla poesia; ed accanto alla poesia viene presa denziale da parte degli dei si accompagna 1n Euripide un accentuata va-
in considerazione un’attivita conoscitiva che ha come oggetto non evi- lorizzazione dell’amicizia. Sono significatwe a questo proposito 1e parole
dentemente 1e forme eterne, ma la natura. Euripide quindi suggeriva che nella scena finale de11’Eraele Teseo pronunzia per consolare 1 am1<I<?
una direzione di ricerca ben diversa da quella proposta da Platone, ed che 2- stato colpito da una sciagura irreparahile e non vuole _p1u vivere.
e degno di nota i1 fatto che nel Gorgia e Callicle che si richiama a Zeto << Ora hai bisogno degli amici; quando s1_h_a 1l\favore degl1 de1 non c e 111-
per polemizzare contro la filosofia, ma Socrate non si richiama per parte sogno di amici e basta l’aiuto che la d1v1n1ta concede, quando essa 0
sua ad Anfione: Platone utilizzava un personaggio 'negativo' di Euripi- vuole >>. Coerentemente nel1’Ifigenz'a taurzca Eur1p1de_ha fatto d1 Oreste
de per caratterizzare un suo personaggio ‘negativo’, ma non intendeva e Pilade una coppia di amici che proprio 1131 una S1fl1flZ1011@ fistrfimflmenta
certo richiamarsi positivamente ad Euripide. difficile trova la verifica della sua validita . ‘ _ _
Inoltre, per quel che riguarda piu precisamente il rapporto con la A questa coppia si aggiunge anche Elettra. e 11 trio non a.caso I‘1CO1'I1-
politica, Patteggiamento di Euripide é ben diverso da colui che ha da pare anche nel1’Oreste. In questa tragedia, 1’11T11_11a81n@ d1 P113‘? che> al
proporre 'modelli' di societa: il tono predominante é invece consono ritorno dal1’assemb1ea che ha deciso la morte de1 due fratelli, piangendo
al1’atteggiamento di chi, insoddisfatto nel profondo del comportamento sostiene 1e membra inferme dell’amico, cosi come 11 cavallo che viene
dei suoi contemporanei, tende a circoscriversi un suo mondo dove non aggiunto a lato 3”, mi pare che possa simboleggiare un aspetto essenzia e
arrivi il tumulto di voci sgradite”. Senonché, e con questo si tocca il del mondo poetico dell’ultimo Euripide: 1e 1st1tuz1on1 politiche s1 rive-
punto essenziale della questione, Euripide non era uno scienziato e per lano uno strumento odioso ed ostile (e cio e esplicitamente sotto11nea’to
lui1’idea1e di una vita dedicata alla scienza della natura assumeva piu il nella narrazione del messaggero) e chi ne E: CO1p1tO trova conforto nell a-
carattere del vagheggiamento di un bene irraggiungibile" che non del- micizia. Non si tratta di un aspetto marginale del1’Oreste. E '1ntenz1ona-
1’enunciazione di un programma efiettivamente realizzabile. le infatti nella tragedia la contrapposizione tra Menelao che _s1 rivela infi-
do e imbelle e Pilade che invece E: pronto a r1sch1are la sua_v1ta_per 1 am1-
co: la contrapposizione é esasperata dal fatto che all;9usc1ta d1 Menelao
La formulazione dell’ideale della vita contemplativa, incentrato in- dalla scena segue immediatamente 1’arrivo di P1lade , la cui appar1f10-
torno alla conoscenza della natura, era i1 risultato di una crisi profonda, ne E: per Oreste piu gradita della vista della bonaccia per 1 mar1na1 (1 1m-
magine della bonaccia che segue alla tempesta era serv1ta ad Euripide nel-
3‘ Cfr. E. R. nonns, Plato. Gorgias, Oxford 1959, p. 31. la parte iniziale della tragedia per rendere 11 r1torno alla normalita dopo
35 E significativo che nel fr. 91o 1’astensione dalla vita politica venga presentata come
un astenersi dal far male ai propri concittadini e dall’intraprendere azioni ingiuste. 3’ Cfr. MATTHIESSEN, Elektra, Tauriscbe Iphigenie und Helen cit., pp. 185-86.
3° Si ricordi 1’utilizzazione dei moduli letterari tipici del p.otxotpr.o'p.ég nel fr. 910. 3“ Cfr. Or. 1013 sgg., e vv._949-5Q. _
3° Cfr. Or. 717 sgg.; e cfr. 111 particolare 1 vv. 727-28.
312 L’ultimo teatro di Euripide: verso la cultura ellenistica Disimpegno e affetti familiari 3I3
1’accesso di follia). Pifi avanti nella tragedia il motivo dell’amicizia di dialogo e costante nei due personaggi la tendenza a riflettere su quello
Pilade fornisce lo spunto a discorsi di grande effetto retorico: si pensi a che fanno e su quello che sentono ‘Z, in modo da smorzare 1 efietto pat?-
Pilade che dichiara di voler morire insieme con i suoi amici ‘° e alla parte tico che scaturisce in modo immediatoodalla s1tuaz1one._In £63113, C011 13
iniziale della r/aesis di Oreste dei vv. I I 5 5 sgg., dove si afferma che nien- rappresentazione di quest’a1’-letto in cu1 l’1ntens1ta e par1 all .autocontrod-
te é migliore di un amico sincero, non la ricchezza, non la tirannide. Si lo Euripide riesce a creare sul piano espressivo q,ua1cosa d1 nuovo e 1
tratta di un ‘pezzo’ dove la ricerca di frasi di grande effetto puo essere originale“; e questo conferma come il senso dell amicizia e dell affetto
facilmente sentita come eccessiva, ma é significativo che Euripide voles- familiare fosse in lui quando scriveva1’Oreste autent1co e sincero . _
se colpire gli spettatori proprio facendo leva sul ‘tema’ dell’amicizia". Anche altre tragedie, tra quelle scritte da Euripide negli ult1m1 anri1
Del resto, nella tragedia non c’e solo Pilade, ma anche Elettra; e l’af- della sua vita, sono profondamente caratterizzate dall esaltaz1one, e tal-
fetto che lega i due fratelli ispira alcune delle parti piu autentiche di tut- volta dall’esasperazione, degli afietti fam1l1ar1. l\Iel_pr1mo stasimo de -
to l’Oreste. In particolare, i1 dialogo di Oreste e Elettra che si svolge l’Ione il Coro dichiara di odiare colui al quale p1acc1a. una v1ta senza fi-
tra la parodo e il primo stasimo (Oreste e inizialmente disteso sul letto, gliz <<pur con beni modesti possa io essere 1mpegnata 1n una v1ta allieta-
con accanto la sorella che lo assiste affettuosamente) E: tra 1e pagine piu ta dai figli». Siamo ben lontani dalle amare cor_1s1dera_z1on1_ che le donne
grandi del teatro di Euripide. Dal punto di vista spettacolare la cosa piu di Corinto facevano — sia pure sotto l’urgenza d1 una s1tuaz1one dramma-
rilevante e l’attacco di follia che colpisce Oreste, il quale a un certo pun- tica del tutto eccezionale — nello stasimo della Medea dei :ro8 1 sggi
to crede di avere davanti a sé le Erinni e si agita convulsamente sulla e il tono e totalmente diverso anche rispetto al1e.nob1l1 d1ch1araz1on1
scena. Il ritorno alla ragione é rappresentato in un modo molto ‘realisti- che Prassitea faceva nell’Erette0 per giustlficare .11 sacrificlo della sua
co', con Oreste che si sorprende per l’affanno da cui e scosso e si chiede figlia in nome del bene della patria. In questo stasimo dell Ione l accen:
stupefatto come mai sia andato a finire cosi lontano dal letto e paragona no al compito della difesa della patria a cu1 1 figli possono assolvere e
la sua situazione a quella del marinaio che scampa dalla tempesta (si ri- assolutamente incidentale, e1’accento batte_su_lla rappresentazione (16116
cordi il terzo stasimo delle Baccanti). Ma subito dopo il discorso si svi- vita familiare intima, con la descrizione de1 g1ovan1\fig11 che << splendo-
luppa in tutt’altra direzione. Oreste si vergogna nel veder piangere la so- no » nella casa paterna e sono di aiuto ne1le_avve_rs1ta e sono gioia del
rella e si fa colpa di averle provocato tutto questo tormento. In una si- genitori nei momenti lieti. Il rapporto tra 1 fig11_e.1\gen_1tor1_e v1s_t0 111
tuazione del genere era facile cadere nel sentimentalismo, ma questo una chiave essenzialmente eudemonistica: a-1 la fel1c1ta de1 genitori 11 cr1-
Euripide riesce ad evitare. Le esortazioni che Oreste rivolge ad Elettra terio in base al quale la procreazione é vista come qualcosa d1 assoluta-
perché si prenda cura di se stessa e non si ammali sono fatte in modo da mente positivo “. _ _ ,
riuscire convincenti proprio dal punto di vista del bene di Oreste che La presenza di uno stasimo del genere 1n una traged1a come llone
sta tanto a cuore alla sorella: con argomentazioni molto lucide e ben mi- non E: aifatto casuale. Com’é noto, la v1cenda tragica prende le mosse
surate Oreste fa presente alla sorella che egli non ha altro aiuto all’in- dal fatto che Creusa e Xuto chiedono l’a1uto del d1o d1 Delfi per poter
fuori di lei e quindi e necessario che ella si riguardi e si sforzi di prende- avere dei figli; e, quel che e piu importante, proprio scavando 1n_queSti=}
re del cibo. Ed Elettra risponde nello stesso tono: la sopravvivenza dim direzione Euripide ha scritto alcune delle cose pm nuove e or1g1nal1 d1
Oreste é la sua ragione di vita, poiché se morisse il fratello ella non tro- tutta la tragedia. Quando Creusa apprende dell oracolp che Apollo ha
verebbe aiuto in nessun altro (ancora nella tragedia non E: comparso Pi- dato a Xuto esprime le sue reazioni in una monod1a_ ch€.11}¢1‘1t8, $1?
lade). L’affetto é qui espresso in termini di utilita e di convenienza per- pure succintamente, di essere analizzata. C1 sono alcuni mot1v_1 scontati,
sonale, e proprio in quanto i personaggi danno del loro atteggiamento come la condanna di Apollo e la rievocazione del momento 1n C111 ella
una giustificazione razionale — in nome di una razionalita immediata,
42 _ _ 8, , - 6. _ _ _ , .
come e quella della sopravvivenza e de1l’autoconservazione - si evita di
“ (Aii_cl:e,.sI1IIpiaIn<I21Zi€ pfiigrizlrliigte stilistico-formale_Eur1p1de usc1\lr1a <l11a811 5_E1t”1(';’=1'$
cadere nel1’effusione e ne1l’abbandono sentimentale. Del resto in tutto i1 consueti. Peri quel che riguarda in ggr6t1colare 1 vv. 307-II r1man€10 3 C10 C ¢ 0 SC“
' ' mento
PrOp4E’sé§;)r.11‘iVTTic;§)SI;g_ app. - 7. Ytip 1-ZXEI.
,3-r;-;p[5a)t7to1'1o'otg I _ eu8ou.p.ov£otg
ilvwcotg 9 axuvmrov
’ ' dtcpop_
‘° Cfr. vv. I085 sgg.
“ Cfr. anche vv. 804-6 in posizione di rilievo alla fine della lunga scena in tetrametri p.6r.v, Téxvwv ollg wt)».
trocaici catalettici. ‘S Cfr. vv. 859 sgg.
314 7 ‘ u I I
L ult1mo teatro d1 Eur1p1de: verso la cultura el1en1stica Disimpegno e affetti familiari 315
fu posseduta dal dio. Anche la contrapposizione tra l’infelice destino del die venivano scritte; e il 'significato' piu profondo di questi personaggi
figlio e Apollo che invece canta peani al suono della cetra non rag iun- non consiste (nemmeno in Alcesti) nel rivendicare la positivita dei valo-
ge l’intensita di certi efletti chiaroscurali dell’Ecuba. Ma nuovo e iiiten- ri familiari. Nell’Ione, invece, tutta la tragedia si muove in vista del re-
§:>i§O1lc1g1(_pilao come Creusa esprime 11 tormento della sua anima per i1. de. cupero della famiglia, in quanto essa E: uno dei pochi beni che si posso-
_ _cos.tr1nge a vivere senza figli. I1 personaggio rivela una mu- no salvare nel contesto di una crisi che ha investito la societa ateniese e
Zltialtalcapacita 1ntrospett1va: ‘non c’é solo la menzione (convenzionale) l’arte drammatica di Euripide. Personaggi come Ione e Creusa sono per
Cl; Ta §‘;111;1;é¢?§;§f5§@:;0Sélrzfitgptpi pcchl, ma sonofigli intimi sentimenti cosi dire complementari l’uno all’a1tro, e quando nella scena del ricono-
scimento Ione afferma che la gioia di Creusa E: anche la sua, coglie un a-
lare per alleviare il dolore scaricand: Ilua ammlj so re ed ella vuole par: spetto essenziale dei due personaggi. Creusa, in particolare, realizza pie-
assiste dunque _ , nell’Ione , all’ esasperaz1one
I ‘pawdella
C e gram? S-u-1 L10petto’
sens1b1l1ta S1
1nterna d_e_1 namente se stessa essenzialmente in quanto ella cerca e trova suo figlio;
p<=-:1l"_s0nagg1, e la cosa non sorprende in una tragedia in cui gli afletti fa- e dopo la scena del riconoscimento - che viene, a difierenza di altre tra-
gedie, verso la fine del dramma - ella ha ormai ben poco da dire.
lenil1;i~i£fi1l1il1(cioI1li ~lopfirrzi(Ifi1?1::1 $151-‘§.r.i.“‘*.;. Signlficgtivo .1 questo Pr<>P@sit<> Le scene di riconoscimento sono, com’e noto, uno degli elementi piu
importanti delle tragedie d’intrigo. Esse erano dei pezzi ad effetto che do-
si conoscono ma Ione si accor e sulilitl dallna re e 1 ‘figlio ancora non
la donna vevano piacere molto agli spettatori, e si capisce come Euripide non si
in ien e_ si affretta
_ d_ a chiederngle
_ _ . la _ s p1egaz1one,_e
9 e ' a cqmmozlone Cheparte
Creusa, da pervade
sua,
pi I a_s1nton1a 1 sentimenti, r1ch1ama 1 attenz1one sul comportamen- privasse di inserire in queste sue tragedie un elemento che doveva con-
tribuire notevolmente al loro successo (e la commedia nuova fu pronta
Egsts t§ig:?(1)1Z' sixlgfiligfiéénéilgtigS§LuE12'l1;§1C(2)IE:(i.'€lilSfld€SC€ dalla scena W, Ione a recepire l’innovazione). La cosa pero va considerata anche da un altro
e solo in un secondo momento mostr d' a ad Orina Venuta da Atene; punto di vista. Le scene di riconoscimento, infatti, attraverso la rappre-
mente nessun rapporto lo lega sentazione della gioia di chi dopo lungo tempo si ritrovava, costituivano
Sto atmggiamento di Ion \ alla
h fi lila En ersl Iilomo
retteo. che evidente-
coerente con que- un’occasione propizia per l’esaltazione degli affetti familiari e quindi per
\ e e anc e 1 modo come egli reagisce quando
apprende che e stato abbandonato da sua madre "1' e li ian e 1 la valorizzazione di un aspetto essenziale del teatro dell’ultimo Euripi-
infelicita perché E: stato allontanato dal petto della madfge gandéiw n: sua de. I dialoghi lirici“ che nell’Ifigenz'a taurica, ne1l’Elena e nel.l’Ione se-
va piu bisogno, ma trova anche parole di commossa simpeiltia per la clcifi: guono al riconoscimento presentano alcuni elementi caratteristici che
meritano di essere analizzati. Quando il riconoscimento é avvenuto ea
$313312?iEa‘:1‘;11t° Pefdfire la g1o1a del suo figho e ha sofferto una sventu- naturalmente un’esplosione di gioia da parte delle persone interessate.
Questo era ovviamente suggerito dalla situazione, ma il modo come Eu-
ai 1:Z;"fib§a2::;?i(:h3€b3€1iZ§’O)3115351deldgeilere aPPe1larsi alla natura e ripide indugia su questo aspetto della cosa dimostra che si trattava di un
senza rendersi conto del carattere r<(:l' tra '1‘ 0110 una madre e un figho’ elemento che gli premeva di mettere in particolare rilievo. Dopo aver e-
nel teatro diEuripide.Ovviamente spresso la sua stupefazione per l’inatteso arrivo del fratello Ifigenia con-
totalmenm dai rapporti familiari ii111e1slOV1ta C e 59%
ceS1l.11'l21Xi1g€ dial ‘genere
1a lei/1i1r1p1dea hanno
prescmde fida al Coro di aver concepito una gioia straordinaria, ed ella teme che
ca - per fare solo alcuni esem -iam 0, Cistlzi edea 6. A“dr°m“!' questa gioia, Oreste, non le sfugga dalle mani e voli verso il cielo 5°: con-
Ma non é di questo che s 'fi p lino pro on amante 1 him figh‘ gruente con questo atteggiamento e la sottolineatura da parte della gio-
to personaggi tra i _ h pec1 camente s1 tratta. Queste donne, 111 quan.
vane donna del possesso della persona che e la fonte del suo piacere“.
h _ d_ 8 <31, 311110 uno spessore e un_art1colazione interna che
2:1..1211;.;: 1?;1z?::;:E1£i;:1: r31a‘*1101°fig‘i;"“‘
complessa, le cui componenti vanno ricerc In e iinentlo 1 mia realta.‘ pm
Analogo E: il comportamento di Elena e di Creusa. Elena grida al Coro
che ella prende tra le sue mani suo marito e che dopo tanto tempo gli
stringe intorno le sue hraccia. La gioia della donna é espressa in un mo-
nel suo modo di porsi di fronte alla realtaaneg
e 1116 a C'u'1ntum'd1
1 anni Eunplck
CL11 quelle trage-e " Per un esame dettagliato di questi dialoghi lirici si rimanda a MATTHIESSEN, Elek-
‘° Cfr. vv. 238 sgg. tra, Tauriscbe Ipbigenie und Helen cit., pp. 134-38 e 142-43.
‘*7 Cfr. vv. 429 sgg. 5° Cfr. vv. 842 sgg.
‘B Cfr. vv. 1369 sgg. 5‘ Cfr. vv. 827-28 65 cpilvcotr’, o13'o'év 61701.0, rplkrarog ycitp si, I Ext» 0" ’Opéo'1:a, wt)».
3 16 L’ultimo teatro di Euripide: verso la cultura ellenistica Disimpegno e affetti familiari 317
do volutamente intenso: per la gioia i suoi capelli le si drizzano ritti sul-
to delle gioie di una volta >> 5“. Tuttavia, subito dopo il discorso di Gio-
la testa ed ella piange di gioia e butta le braccia intorno al corpo di Mene-
casta si sposta in tutt’altra direzione e diventa predomlnantfi 11 I1¢0I<1°
lao, che e la fonte del suo piacere. Gioia e piacere - xapoi e 6c‘6ovo'1 - sono
delle sciagure che hanno colpito la fam1gl1a d1 La1o, r1cordo tczlrmentoso
termini ricorrenti anche nell ’Ione, dopo che Creusa si E: accorta che quel
he nemmeno la vista del figlio riesce ad attenuare: la mono 1a s1 con-
giovane E: suo figlio; ed anch’ella sottolinea il fatto che ormai lo tiene tra C1 de con una maledizione contro chi é la colpa di tutti questi mali che s1
le sue mani 5’. E intenzionale quindi da parte di Euripide la sottolineatu-
$01110 riversati sulllinfelicei donna. In questo contesltqo jinseriscg(l’a;:<:§1)'1é
ra del piacere. che questi ritrovamenti tra familiari P rovocano = e‘ s1'anifi- - E questo_un avvelélllnélgfl
' r e << piacere
v
no alle nozze de1figl1o. C fital lgilasdi
cativo il confronto con l’analoga scena dell’Elettra di Sofocle dove alla
essere sentito come q;121lCOS3. d1_l1eto, e 1n att1 _ iocaj nPd Si soflep
gioia della giovane donna si sovrappone, contenendola, la preoccupazio-
procreatore di figli » . Ma subito dopo 11 pens1ero e . a onna
ne che da1l’interno della casa possano sentire. La valorizzazione dell’u-
ma sul fatto che Polinice si E: sposato 1n una ‘casa st€an1er3.edhai1cr<;nt:t1'£e<T;
nita della famiglia 5’ acquista cosi nelle ultime tragedie di Euripide un ri- - so Q
una parentela straniera e che tutto ques_to.e stgo onte .1 0 do pmmfi
svolto chiaramente edonistico, e la cosa non sorprende se si tiene conto
e per il vecchio La1o. Il senso della fam1gl1a a ora.qu1 1n mo. . .
delle profonde venature edonistiche che caratterizzano il mondo poeti-
diato ma la famiglia E: sentita come un bene ormai perduto 1rr1med1a-
co dell’ultimo Euripide. E significativo, a questo proposito, il fatto che . )
- - I
tr1mon1o non
a 0 0
bilmente; e la donna r1mp1ange che ella 1n occasione del mam madre fen
in tutte e tre le scene di riconoscimento ci sia l’invito ad essere felici, 0-
abbia potuto accendere 11 fuoco cos1 come s1 eonv1ene a u
ra finalmente, dopo tante traversie: le tristi vicende del passato vengo- Ce °‘ L’Ismeno - continua Giocasta - partecipo alle nozze senaa poter
no rievocate, ma prevale la convinzione che ormai E: meglio dimenticarle
ncedere lo splendore delle sue acque per il bagno nuziale e l’1ngresso
e pensare al futuro, cercando - per cosi dire - di salvare cio che ancora
iziirlla sposa nella citta fu accolto dal silenzio “Z: per chi ha visto la distru-
si puo salvare 5‘. La cosa acquista un valore 'simbo1ico' se viene rappor- . . . . - - -' "‘ ‘ tto—inoc-
z1one della fam1gl1a e de1 suo1 affetti p1u car1 c1o che non e. s a . _
tata a tutto l’arco di esperienza che Euripide aveva vissuto prima di arri-
casione. di un evento
- lieto
- quale avrebbe dovuto
' ' essere 11 1;1111atr1mon1o
' ens1one
vare a scrivere cose del genere.
del figho — acquista tragicamente e contraddlttorlamente la m
Per certi aspetti ai dialoghi lirici che abbiamo analizzato si puo acco-
del reale. . . .
stare la monodia che Giocasta canta nelle Fenicie in occasione dell’in-
L’intensita espressiva e Poriginalita formale della monod1a d1 Gioca-
contro con Polinice 5’. Come Elena con Menelao anche Giocasta richia- sta e una spia dell’eccezionale ‘importanza’ che aveva per Euripide la
ma l’attenzione sul fatto che rivede il figlio dopo lunghissima assenza “;
rappresentazione dell’afietto materno quando Scrivfiva 16 P6115656.» In
e soprattutto é notevole l’insistenza con cui la vecchia madre sottolinea
il piacere che la vista e l’abbraccio del figlio provocano in lei: il cingere . - -- ' ' ' 7~6'yo1.o'1.
quas1- come un danzare 1I11IOI‘I10 a 1111, In p1u , questo
_ abbracc1o
_ , s1 realizza Xspcrl. xotl.t on ha1
tutt’intorno il figlio con le sue braccia é per Giocasta un << piacere dai
molto viluppi >> 5’ e la donna vuole sentire ancora una volta << il godimen-
1- as we 16 Par @111 "son; £:h":ni2.a“2=:;§ :2“;:%:."..1 ..
nessuna g1ust1ficaz1one 1 €SpLII1Z10l'lC proposta _fl ,_ U X . .
315: non c’e nulla che re_nda anche sol_o probabile l1potes1 che questo verso s1a stato 1nte
1__
I2
3I3 L ultimo teatro d1 Eur1p1de: verso la cultura ellenistica
7 ' I n I
Euripide
I Alcesti: (45) 229 n 19; (177-81) 27; (177-82) 24 n 236; (378 $92,) 236; (387 122,) 291; (389) 277;
3; (179) 24 n 3; (180-81) 24 n 3, 29 n 18; (181- (393) 293; (393 sgg-) 293 11 66; (402 sgg-) 249;
182) 27; (244-43) 23; (244-72) 23, 27; (248-49) (406) 249 11 33; (409) 249, 239 11 67, 270; (409-
25; (252) 25; (259) 25 n 6; (280) 30 n 22; (280- 413) 236; (411) 249; (417-20) 277 11 12; (424)
289) 26 n 10; (280-325) 27, 28, 30; (280 sgg.) 29 277 n 13; (424-26) 277 1111 13 0 14; (426) 294
n 18; (281) 27 11 10; (282) 27; (287-88) 28; (290) 11 69; (428 sss-) 293 11 64; (430 sgg-) 287 11 44;
26 n 10; (297-98) 26; (308) 26 1:1 10; (312-19) (336) 231; (336 sag-) 230; (373) 239 11 64; (704
26; (319) 26 n 10; (320) 27 n 10; (328-68) 28; sgg-) 273 11 8; (772-74) 276 11 11; (862-911) 273
(329-30) 28 11 16; (332-33) 28 11 16; (336-37) 28 n 1; (866-67) 274; (866-76) 274 11 3; (867) 274
11 16; (338-39) 28 11 16; (341-42) 28 11 16; (337- 11 4; (874) 274 11 4; (874 133-) 274; (878) 292 11
360) 28 11 16; (373) 27; (381) 28; (383) 29; (383- 61; (902-11) 274 11 3, 277 11 14; (902 132-) 274
392) 30; (443 sag.) 241 11 12; (460) 242 11 13; n 3; (997-1010) 291 n 56; (1006) 294 n 69;
(461) 242 11 13; (462-63) 242;. (471) 242 11 13; (1006 sgg.) 291 n 56; (1007) 291 n 56; (1008-
(782,_ssg-) 281 11 28; (903 sgg-) 308 11 27; (940) 1010) 291 11 36; (1033 sgg-) 273 11 9; (1130 sss-)
148 n 11; (962-1005) 80 n 31; (963) 81; (978- 290 11 33; (1249-30) 299 11 81; (1343 129-) 299
979) 81; (993 892-) 81 11 36- " n 81; (1383-87) 302 n 88.
Alcmena: (fr. 92) 202; (fr. 92.1) 203; (fr. 95) 202; Bellerofontez (fr. 285) 199 n 21.
(fr -9 6) 202, 205, 205 n 40 - Ciclopez (336 sgg.) 281 n 28; (519-28) 276 n 10.
Alessandro: (fr. 44) 85 n 50; (fr. 52) 201, 207,
216; (fr. 52.6-7) 216; (fr. 53) 201; (fr. 54) 201, Cresfontez (fr. 449) 131; (fr. 453) 130, 131, 133,
202; (fr. 54.2) 201 n 24. 133 n 7, 149, 261; (fr. 453.3) 132; (fr. 66 A.)
Andromaca: (91-95) 226; (92) 226 n 13; (102-16) I33 n 9-
225; (105) 226 n 9; (107) 226; (109) 226 n 10; Cretesi: (fr. 82 A., 6-8) 80; (fr. 82 A., 9) 80 n 30;
(111) 226 1'1 11; (113-14) 226 n 11; (183-231) 98 (fr. 82 A., 10) 79.
n 91; (184 sgg.) 89 n 66; (186-90) 90; (186-91) Crisippoz (fr. 839) 307.
90 11 67; (189) 90 11 68; (243) 98; (309 1133-) 98 Dictys: (fr. 336) 196, 201.
11 93; (319 sgg-) 91 11 71, 98; (332) 99 11 93;
(333) 99 11 96; (384-420) 99 11 98; (449) 128; Ecuba: (123 sgg.) 141; (131 sgg.) 141; (132) 141;
(463 sgg-) 124; (471-73) 124; (471 ass-) 128; (176-213) 34; (177) 30 11 4; (177-78) 30 11 3;
(479 sgg-) 123 11 33; (481 122-) 123; (482) 123
11 32; (301 sag-) 227; (323 122-) 227; (333-34) (177-213) 33 11 16; (177 3112-) 49; (178-79) 30 11
227 11 13; (693-702) 126; (699-702) 126; (703 7; (184) 30 11 4; (192-93) 30 11 4; (203) 30 11 6;
sgg-) 126; (724-26) 128; (742 sss-) 84 n 47- (205 sgg.) 50 n 7; (206-7) 50 n 6; (209-10) 50 n
Antigonez (fr. 168) 216. 6; (209-11) 33 11 17; (234 122-) 141; (237) 141;
Antiope: (fr. 183) 305 11 12; (fr. 184) 304 n 7; (282 $22,) 137, 138; (332 sag-) 83; (333) 83 11
(fr. 187) 303, 304; (fr. 187.3) 304 n 6; (fr. 187. 48; (342-78) 30; (342 829-) 33 11 16, 34; (346)
5-6) 304 n 6; (fr. 188) 303; (fr. 188.2) 303 n 3; 31; (347-48) 31; (330 122-) 31 11 8; (333-36) 31
(fr, 193) 304, 304 11 3; (fr- 194) 303; (fr- 194-3- 11 9; (337) 33 11 13; (337 1211-) 31 11 9; (363-66)
4) 304; (fr- 196) 304; (f1- 199) 303 1111 10 0 14; 31 11 9; (367-68) 33 11 I3; (368) 31 11 10; (370-
(fr. 200) 305, 305 n 14; (fr. 910) 306, 307 11 23; 371) 32; (373-74) 31; (373-78) 31; (402-4) 32 11
(fr. 910.1) 306; (fr. 910.5-7) 307; (fr. 910.6) 11; (418) 33 11 17; (432 sag-) 34; (444 sgg-) 248
307 n 22; (£1. 1023) 306 n 18. 11 28; (438 3911-) 138 11 18; (479 123-) 138; (488
Arcbelao: (fr. 235) 205 n 39; (fr. 253) 85 n 50. sag.) 283 11 31; (343 sag-) 32; (347-32) 32 11 14;
Autolico: (fr. 282.23) 305 n 11. (347 sag-) 32 11 12; (369-70) 32 11 13; (371) 33
11 13; (619 sag-) 282; (629 sgg-) 139; (811) 89
Baccanti: (72 sgg.) 274 n 3; (97) 260 n 70; (135) n 64; (812-45) 89 n 64; (814—19) 88 n 61; (816
Ringrazio la dottor R. B ' ' - . . 273 11 6; (188-89) 273 11 7; (200 192-) 293; (202) sss-) 89 11 63; (836 sgg-) 89; (864 822-) 82 11 40,
la compilazione degli mai?’ °n¢°mP88n1, 11 dottor P. Fabr1n1 e 11 dottor F. Ferrari Per 293 11 63; (279-80) 273; (279 323-) 273 11 3; 283 11 32; (903 sgg-) 242; (913) 242; (914-27)
(284-85) 276 n 10; (371) 260 n 70; (378-81) 243, 243 11 13; (923 122-) 243; (928) 243; (933)
324 Indice dei passi citati
Indice dei passi citati 325
244 II I9; (935-36) 243 I1 I6; (942) 243 n 17; 60 A-, 2) I49 n 12, 150; (fr. 60 A., 1 n
(943 228-) 245, 257; (956-57) 137; (956 sgg-) I2; (f1'- 60 A-, 4) I49 11 12; (fr. 60 313,42-7) Ione: (124) 301 n 85; (238 sgg.) 314 n 46; (251 sgg-) 46; (1021) 40 n 47; (1021-39) 40, 40 11
137, 138; (958-59) 137; (1035) 53 n 15; (1187- I49 1'1 I2, 150; (fr. 65 A.) 261; (fr. 65 A., 11 sgg-) 298 0 77; (336 sgg-) 11 11 22; (365 sgg-) 46; (1021-80) 39; (1022) 40 n 47; (1024) 40 n
II9I) 89 n 65; (1187 sgg.) 101 n 104; (1206-7)
101 n 105; (1245-46) 101 n 106; (1252-84) 101
sgg-) 148; (f1- 65 A-, 35 sgg-) 168 n 34; (fr. 298 11 75; (384 sgg-) 298 n 77; (429 sgg-) 314 47; (1025) 40 n 47; (1025-26) 40 n 47; (1028)
362. 9-10) 91 n 71.
11 107; (1291-95) 144 n 28. - n 47; (436 sgg-) 298 0 78; (448-49) 298 n 78; 40 n 47; (1029-30) 40 11 47; (1030) 40 11 47;
E"'iIl¢’0= ((11 373) 205 n 40; (fr. 378.1) 205 n 40. (472 sgg-) 313 11 44; (598-99) 305 0 14; (601) (1032) 40 0 47; (1035) 40 11 47; (1037) 40 11
Elem (I3-I4) 288 11 48; (179-83) 259; (241) 2'60 305 0 13; (632) 284 11 37; (646-47) 284 I1 37; 47; (1040 sgg-) 40; (1042-43) 40; (1044) 41, 42;
1'1 70; (349) 260 n 72; (374) 260 n 71; (382) 260 Ffflifiei (I63 $88,) 263; (168) 260 n 70; (168-69)
11 70; (399 288-) 287 n 44; (420 sgg-) 213 11 2; (854-56) 213, 214; (859-922) 61; (859 sag-) 313 (1046-47) 40 11 46, 45; (1048) 41, 42; (1052)
260; (I76) 260 n 70; (202-38) 270 n 101; (202- 0 45; (907 088-) 298 0 77; (952) 298 n 77; (968 97; (1056) 43; (1058) 40 n 46, 41, 41 11 48;
(629) 148 11 10, 316 11 56; (644-45) 316 11 54; 260) 269 n 100; (206) 260 n 73; (213) 259 n 52;
sgg-) 61; (971) 61; (1312 sgg-) 298 0 79; (1369 (1059-61) 46; (1064) 46, 97 11 90; (1077) 45;
(646-47) 316 n 53; (652) 316 0 53; (726) 214 n (214-I5) 270 n 102; (220) 260 n 70; (226) 260
9; (728-33) 214, 214 0 6; (744 sgg-) 288; (873 II 76; (236) 270, 301 n 87; (257) 270; (266) 317
sgg-) 314 11 48; (1439-40) 316 0 52; (1445 sgg-) (1078) 45; (1078-80) 41, 42, 45, 47; (1079) 41,
888-) 233 H 43; (903 sgg.) 298 n 80; (915 sgg.) 0 57; (301-54) 59; (301 sgg-) 316 0 55; (305) 316 0 52; (1456-57) 316 n 54; (1556 088-) 298 42, 43; (1080) 43 0 60, 45; (1081 sgg) 313;
293 II 3°; (919-20) 233 n 48; (1024 sgg.) 290 n
n 76; (1606-7) 288 n 49. (1236-50) 46; (1236 sgg-) 45 0 64; (1240-41) 46-
54; (I093 888-) 290; (1107 sgg.) 262, 287;
316 0 56; (315) 317 11 57; (316-17) 317 n 58; Ip 1101170 I = (fr- 439) 83, 84, 85, 89, 91, 97; (fr-
(1111) 260 0 71; (1137-40) 287 0 43; (1137-43) (322 sgg-) 59; (338) 317 n 59; (339) 317 n 60; 439-4) 84 0 44- Ureste (221-22) 313 n 42; (227-28) 313 n 42;
(339-40) 59; (340) 317 11 60; (346) 317 n 61; Ippolito II: (191-97) 212; (191 sgg.) 8 n 14; (198- (227 sgg-) 224 n 6; (232) 313 0 42; (235-36)
237 11 44; (II37-50) 287 n 43, 289; (1140) 288; (347 888-) 317 n 62; (379 sgg.) 60; (469 sgg.)
(1148-49) 294 11 69; (1148-50) 287 n 44; (1149) 202) 17; (198 sgg.) 14; (208) 32 n 25; (208-211) 313 0 42; (277 sgg-) 14 0 31; (307-11) 313 11
203 H 33; (499 sgg.) 203; (501-2) 216 n 16; 17; (252 sgg-) 8 0 14; (335) 11, 12 n 26; (358- 43; (396) 79 n 26; (466-67) 79 0 26; (696 sgg-)
237 I1 43; (II5O) 287 n 44, 288; (1153) 289 n (504 888-) 203 11 34; (509-10) 204 n 34; (515-
51; (1159-60) 289; (1312 sgg-) 260; (1323) 260 359),8 0 14; (362-72) 12 11 24; (373-90) 8, 12 n 206; (717 sgg-) 311 0 39; (727-28) 311 n 39;
0 73; (1326) 260 n 73; (1346 sgg-) 261; (1348) 517) 203 I1 34; (523 888.) 60 n 30; (533 sgg.) 24; 1 73 sgg) 5 8 (375) 12 n 24, (376) 36 n
(3 ' I ; . (804-6) 312 n 41; (840) 260 n 70; (866 sgg.)
259 I1 60; (1349 sgg-) 262 n 78; (1353 sgg.) 290, 216 0 16; (638) 254; (638 sgg-) 254; (639) 254 37; (377) 12; (377-83) 5; (377 sgg-) 6; (378) 12; 209 n 56; (902 sgg-) 205; (905) 206 0 43; (917
290 0 53; (1454) 259 n 61; (1456) 132 0 5; II 5°; (642) 254 11 50; (645) 254 n 50, 259 n 63; (380) 12; (380 sgg-) 13, 47; (381-82) 18 11 38; sgg-) 306 0 15; (919) 209 0 58; (920) 208, 209;
(649) 254 I1 50; (651) 254 n 50; (657) 254 n 50; (382) 10 n 21; (383-85) 9; (383 sgg.) 10 n 21; (949-50) 311 0 38; (960-81) 254; (962) 260 n
(I465 sgg.) 261; (1471 sgg.) 252 n 44; (1434) (662) 254 11 50; (670) 254 n 50; (748 sgg.) 166
252 n 41; (1485) 252 n 42; (1630) 214; (1540 (384) 10 n 21; (385) 11, 12 n 26; (385-86) 18 n 71; (982) 253; (982 sgg-) 253, 307 11 26_ (989)
1641) 214 n 10; (1678-79) 219, 12 23; (734 888.) 261; (786) 261; (788) 261; (801 38; (385 sgg-) 10 11 21; (388-90) 19; (391 sgg) 253 0 47; (992) 260 n 74; (995) 253 11 47;
588-) 255; (305) 260 n 70; (819) 255 n 51, 256 11; (393 sgg-) 18 11 39; (394) 11 11 23; (395 sgg-) (1001) 253 n 47; (1008) 254 n 48; (1013 sgg.)
Elettra! (54 888-) 212; (294-96) 232 n 30; (367- 11 52; (821) 259; (1264 sgg-) 318 n 63; (1427
400) 207; (371-72) 207; (377-79) 208; (386-87) 588-) 203 n 32; (1485 sgg.) 262; (1498 sgg-.)
18 n 40; (398) 9 n 17, 12 0 27; (399) 8 n 14; 311 n 38; (1085 sgg.) 312 n 40; (1155 sgg.)
207; (386-90) 305 n 10; (389) 505 n 10; (394- (400-2) 12; (402) 12; (403-4) 18 n 38; (411-12) 312; (1171) 53 n 15; (1382) 259 n 65; (1436)
395) 207; (399 88-) 287 n 44. 2625 (I515 888-) 262; (1524 sgg.) 168 n 34; 18 0 40; (413) 8 n 14; (419) 12; (419-21) 19; 260 n 71; (1467) 260 n 70; (1506 sgg.) 217 n
Enomaoz (fr. 573) 232; (fr. 573.4) 233 n 34. (I710-36) 319 n 65; (1718-22) 319 n 66; (1723) (424-25) 18 n 40; (428-30) 18 n 40; (433-36) 87 21; (1666-67) 288 n 49.
319 11 65; (1725) 319 n 65; (1736) 319 n 65; n 54; (433-81) 89; (443 sgg-) 294 n 70; (473
E6101 (f1- 16) I95 0 7; (fr- 18) 85 n 50; (fr. 20) (1737-66) 319 11 65.
I95, I95 II I0; ((13 2I) I95, I95 n 10; (fr. 21.4) F etontez (fr. 776) 204; (fr. 733) 307 n 56_ sgg) 87 I1 54; (486-89) 86 11 53; (490 sgg-) 87 Palamede: (fr. 580) 201.
I95 H 8; (fr. 21.6) 195 n 9; (fr. 21.7) 195 n 9; Frisso: (fr. 831) 214. 11 57; (491) 87 n 58; (500 sgg-) 19; (501) 87 11 Plistene: (fr. 626) 206; (fr. 626.3) 206 n 48; (fr.
(fr, 22) 195, 195 n 10. 58; (503) 87 0 56; (503-6) 88 n 59; (507-24) 19; 626.6) 206 n 48.
Eracle: (503-12) 282 n 30; (504-5) 232 n 30; (669 (516-21) 12 n 26; (732 sgg.) 263 n 81; (916 Poliido: (fr. 641) 204, 205 n 40.
Ifigenia in Aulidez (16-19) 306 n 16; (171) 2 5 8 n sgg.) 88; (921) 88; (1102-10) 123; (1102 sgg.)
388-) 254 1'1 49; (673 888-) I50; (I160 sgg.) 14 n 56; (171 sgg-) 258; (172) 258 n 58; (199-91)
30; (II99 888-) I4 n 30; (1306-7) 229 n 19; 175 n 55, 282 n 29; (1110) 123. Sup1>li¢i= (42) 173 11 50; (42-43) 173 11 50; (45)
253 II 56; (I92) 253 n 56; (195 sgg.) 258; (195- 173 0 50; (48-51) 171; (52) 171 0 45; (54) 172
(I3_II_sgg.) 283 n 34; (1320-21) 283 n 34. 197) 258 11 57; (I99-200) 258 0 57; (209) 258
Eraclzdz: (62) 113 n 26; (113) 113 11 26; (159.52) Medea; (54-55) 215; (78-79) 34 0 31; (96) 32 11 11 46; (54-55) 172; (56 sgg.) 172 n 46; (59)
11 56; (213) 258 n 56; (219) 260 n 70; (231-34) 25; (96 sgg.) 32; (111) 32 n 25; (111-12) 32 n 171 0 45; (60) 172 11 46; (61) 171 n 43; (62)
112; (198-201) 113 11 26; (236 sgg.) 108; (244) 253 I1 55; (239) 260 I1 70; (254) 258 n 56; (257)
I13 I1 26; (237) II3 I1 26; (305-6) 112; (329- 26; (119 sgg-) 34 0 30; (144) 32 nn 25 0 27; 171 nn 43 0 45; (65-66) 172 0 48; (65-68)
26° I1 70; (274) 253 I1 56; (337 sgg.) 209 n 59; (144 sgg-) 32; (146) 32 n 25; (148) 32 11 27; 172; (66) 171 12 45; (68) 172 0 47; (68-70) 172,
332) II2, I12 n 25; (331) 112 n 21; (377 $gg,)
107; (422-24) 113; (592) 229 n 19; (608-17) (37072) 213 11 23; (543-39) 294 I1 68; (543
sgg-) 294 n 70; (546-47) 294 n 70; (550) 294 n
(148-50) 32 n 27; (160) 32 n 27; (160 sgg.) 32 173 11 50; (70) 171 0 43; (71 sgg-) 171; (79) 171
109; (609) 110; (748-52) 106 n 5; (748-83) 105, 69; (550-51) 294 0 69; (553) 259 n 60; (558 n 27; (169) 32 0 27; (190-203) 235; (190 sgg-) 11 45; (79 sgg-) 171; (86) 171 0 44, 172; (160)
I09; (759-69) I05, I06; (770 sgg.) 106; (781- 33 0 29, 212; (195-200) 235 11 43; (197-98) 236 182 n 76; (176) 234 11 37; (176-79) 234, 234 11
783) 106 n 3; (839-40) 168 n 35; (888-91) 215; 288-) 294 n 69; (563) 295 n 71; (568) 294 n 69; 11 45; (214-66) 34, 35, 36 n 36; (214 sgg-) 44; 37; (176-83) 233, 234 n 38; (176 sag-) 234 n
(392-90°) I09; (392-927) 105; (892 sgg.) 107;
(573 sgg-) 257 0 54; (574) 260 0 75; (751 sgg-) (215-18) 35 0 35; (225 sgg-) 36; (226) 36 n 37; 36; (177-78) 234; (179) 233, 234 00 36-37;
(893) 107 n 5; (899) 109, 109 0 10; (901 sgg-) 256; (752) 260 11 74; (757) 256 n 52; (757 sgg.) (228-29) 39 0 42; (230-31) 35 0 35; (241-43) 35 (180) 233, 234 0 40; (180-83) 234; (181) 235 11
I06; (904) I06 n 2; (919-20) 107; (924-25) 110;
256; (759) 260 n 72; (794) 257 11 53; (800) 257 n 35; (243) 36; (257) 35 n 35; (259) 35 11 35; 42; (190) 234 n 36; (190-91) 182, 182 n 76;
1'1 53; (I036) 271 n 104; (1036-97) 270; (1054) (259-63) 35; (292 sgg-) 35; (364-409) 38 n 39; (195 sgg.) 176, 289 n 52; (211-13) 176; (226
(941-60) 99 I1 99; (951-52) 100 n 100; (957) 26021 74; (I079) 271 n 104; (1080) 259 n 59,
113, 113 n 26; (983-85) 100 n 101; (983-1017) (368-69) 38 11 38; (369) 38 11 39; (372) 38 0 39, sgg-) 176 0 57; (229 sgg-) 165; (232-37) 165,
100 n 102; (1000) 100 n 103; (1016-17) 100 n 271- (I689 682-) 295 n 72; (1211-32) 63; (1211 41 0 51; (378-80) 38 0 39; (381) 38 11 39; (382) 197 n 15; (232 sgg.) 182 n 76; (238-45) 182,
101; (1026) 100 n 101.
sgg-) 63: 319 1'1 64; (I251-j2) 63 I1 34; (1275)
38 0 39; (386) 38 11 39; (386-88) 38 0 39; (386 197, 198, 199, 234 11 38; (238 sgg-) 198; (240-
Eretteo: (fr. 42 A.) 155; (fr. 43 A.) 155; (fr. 50 61: (1279-1335) 62; (1313 sgg-) 62; (1332) 62 n sgg-) 38 n 39; (389 sgg-) 51 n 10; (402) 38 243) 199 11 20; (243) I98 n 18; (244) 208; (277
31; (I363 $88.) 62; (1369-70) 63 n 33; (1370) 11 39; (404) 38 11 39; (407) 38 11 39; (446 sgg-) sgg-) 172 n 49; (282) 172 n 49; (283) 172 11 49;
A-) 62, I46, I46 n 3, 148, 156; (fr. 50 A., 32
888-) I46; (fr. 50 A., 38) 147; (fr. 50 A., 39
63; (I374) 64; (I400-I401) 217 1'1 13; (1433
sgg.) 64. 84 0 46, 96; (465 sgg-) 38 n 42; (496-97) 39 11 (285) 172 n 49; (321-25) 178; (321 688-) 178 11
588-) I46; (fI- 5° A-, 50 888.) 146 n 6; (fr. 53 Ifigenia taurica: (240) 61; (246 sgg.) 61; (655 5gg_) 42; (496-98) 39 n 42; (499 sgg-) 39 n 42; (522- 62; (328) 155 11 6; (340-41) 178 0 58; (342) 178
A-) I51, I52, I55, 169, 197; (fr. 53 A., 7-8) 575) 86, 89; (557-58) 39 n 42; (576) 86 11 51; 0 60; (348) 155 n 6; (349-50) 180; (349-53) 179;
168 1'1 34; (327-23) 315 I1 51; (832-33) 316 n 53; (579 sgg-) 86; (585) 86 0 52; (627 sgg-) 294; (379-80) 178 11 59; (403 sgg-) 178; (409-25) 180;
I51, I55; (f1‘- 53 A-, II-I3) 152; (fr. 53 A., 11 (841) 316 0 54; (842 sgg-) 315 n 50; (1089-1151)
888-) I51; (fr. 53 A., 18-20) 155; (fr. 53 A., 18 271; (1089 sgg-) 263 11 83; (1475-76) 288 n 50. (764-810) 97; (769) 41 0 51; (772) 41 n 51; (420-22) 209 n 58; (426-62) 180; (438-40) 209
sgg-) 152; (fr- 53 A-, 24-27) 155; (fr. 53 A., 28 Ina: (fr. 417) I96 nn 11-12; (fr. 419) 196 1-1 (773) 97 n 88; (776) 97 0 89; (791 sgg-) 45; n 58; (448-49) 181 0 71; (479-85) 165; (485)
588-) I51; (fl? 53 A-, 31 888-) I51 n 13; (fr. 60 I2; (ff- 419.1) 196 n 12; (fr. 420) 196, 196 n
(814-15) 97 0 87; (819) 96 0 86; (824-45) 107 165; (486-88) 91 0 70; (508-10) 165; (509) 165;
A-) 149, 154, 261, 309; (fr- 60 A-, 1) 150; (fr. 11. 0 6, 242; (824 sgg-) 242 n 14, 243; (829-30) (513-63) 175, 176; (531-36) 175 n 54; (549-55)
108 0 8; (846 sgg-) 242; (879) 42; (883) 42 11 175; (555-57) 175; (576-77) 178 n 62; (577)
53; (901-5) 41 n 49; (922 sgg-) 41 n 49; (976 178 n 61; (580) 182 11 76; (584-90) 166; (594-
26 Indice dei passi citati
397) 133; (398-633) 177; (630-723) 167; (630 Fr. 910 N.: 309, 310 nn 35-36.
sgg.) 156; (686-87) 168 n 34; (686 sgg.) 167; Fr. 964 N.: 308 n 27.
(694-96) 168 11 33; (694 022-) 168; (693) 168 11 Fr. adesp. 395 N2; 304 n 7.
33; (697) 168 11 33; (697-98) 168 11 33; (700) Fr. 1069 N.: 205 n 40.
168 n 35: (700-1) 168 n 35; (702) 168 11 35; Fr. 755 P.:185 n 82.
(704-6) 168 11 33; (706) 168 11 33; (720-23) 139;
(726-30) 138, 139. 163, 181, 198. 234 11 39; Pap. Berol. 21169: 317 n 61.
(726 022-) 168; (734 022-) 176, 289 11 32; (739 Pap. Hanib. 119: 202 n 26.
022-) 137. 163. 163; (740) 164 11 23; (741) 138; Pap. Oxy. 2452: 194 n 4.
(741-43) 131 11 13; (741-44) 138 11 11; (844 Pap. Oxy. 2458: 130.
888-) I67 n 31; (846-56) 166; (846 sgg.) 167; Pap. Strassb. W. G. 307: 319 n 65.
(849) 167 11 33; (849-30) 167; (834) 167; (860 Altri autori
022-) 133; (861 022-) 133; (862-63) 170. 170 11 Sch. I 193.19-20: 307 n 26.
39; (866) 169; (888 022-) 136; (894-93) 133; Sch. II 238.28-29: 80 n 33.
Di0d0r0: (XIII 97.1) 215 n 13.
(899-900) 133; (902 022-) 133; (990 022-) 174 Sch. II 366.14 sgg.: 307 n 26. Aezio: (V 10, 23) 307 n 25.
Diogcne Laerzioz (II 13) 308 n 27.
11 33; (1014-13) 174; (1019-21) 174; (1023-24) Alceoz (fr. 283 L.-P.) 15; (fr. 335) 285 n 40; (fr.
174; (1080-1113) 170 n 40; (1094 sgg.) 170 n 3472) 13 11 34-
40; (1123 022-) 171. 173; (1123-26) 173 11 31; Alcmane: (fr. 1.16 sgg. P.) 278 n 19, 279; (fr. Ef0r0: (F Gr H 70 F 119) 145 n 2.
(1127-31) 173 n 51; (1130-31) 173 n 51; (1134 1.34-36) 278 n 19; (fr. 1.37 sgg.) 278 n 17; (fr. Ellanicoz (F Gr H 4 F 171) 215 n 13.
022-) 173; (1133 022-) 173- 3.61 sg.) 15 n 35; (fr. 16.1-2) 202 n 27; (fr. 26) Eraclitoz (VS 22 B 85) 6 n 6, 42, 43 n 59.
263 n 82; (fr. 26.4) 263 n 84. E1-mippoz (fr. 46 K.) 120.
Telefoz (fr. 714) 281 n 28; (fr. 716) 6 11 8; (fr. Anassagora: (VS 59 A 30) 307 11 23; (B 12) 82 11 Erodoto: (I 5) 286; (I 32.1) 286; (I 32.5) 286 n
718) 6, 6 11 8; (fr. 1066) 6 n 8. 39; (B 17) 307 11 24- 42; (I 65.5-66.1) 125 n 51; (I 32.1 sgg.) I37;
Tes-20: (fr. 389) 194 n 5. Andocidez (I 96-98) 203 11 32; (I 97) 204 n 3 5; (I
98) 204 n 35.
(V 4) 131 11 3. 133 11 10; (V 92 C) 181 11 71;
T703435? (44) 55 9 I9; (9.'5'97) I90, I91, 191 11 202, 206 n 48; (VII 10) 137; (VII 16 on 2) I38;
99; (117) 224 n 6; (120-21) 224; (122) 239; [And0cide]: (IV 11) 183; (IV 22) 189 n 96. (VII 145.2) 139 n 19; (VII 148.1) 139 n 19;
(122-37) 239, 239 11 1; (122 022-) 246. 247; Antifontc: (VS 87 B 44 fr. B) 217 n 17. (VII 161) 111, 165; (VII 161.3) 112 n 19;
(123-29) 239 11 2; (126) 240 11 4; (127) 239; Archilocoz (fr. 7 D.) 6 n 6; (fr. 672) 43; (fr. 104) (VIII 109) 191 n 99; (IX 27) 111, 165; (IX
(128-29) 240; (132-33) 240 11 8; (134 022-) 239 16 n 37; (fr. 112) 16 n 37. 27.2) 112 n 19; (IX 27.5) 112 n 19.
11 3; (136-37) 240; (197 022-) 248 11 29; (207-8) Arifrone: (fr. 813.3 P.) 149 n 12. Eschilo: Agamennonez (369 sgg.) 110, 110 n 13;
248; (213) 249. 249 11 36; (216) 249 11 34. 236 Aristofanez Acamesi: (5-8) 120 n 43; (43 3-34) 212
11 1; (434) 196 11 11; (313 022-) 200 11 22; (633) (700) 109; (730 022-) 110; (737) 110 11 13; (996
11 32; (217) 232 11 42; (222) 249 11 34; 236 11 32; 120 n 43; (633 sgg.) 120; (652) 134; Bancl3et-
sgg.) 109 n 12; (1178 sgg.) 71 n 56, 65 n 39;
(223) 249 n 33; (226) 248 n 31, 270; (227) 249 Eumenidi: (287 sgg.) 250; Mirmidoni: (fr. 225
11 32; (232) 33 11 19; (282 022-) 203; (286-87) tanti: (fr. 230 K.) 112 n 25; Cavalieri: (191- M.) 78; (fr. 228 M.) 16 n 36; (fr. 229 M.) 16 n
203 11 41; (308-34) 33; (309) 36 11 24; (310) 36 193) 141 n 22; (283) 200 n 22; (475-79) 181 n 36; Persiani: (402-5) 146 n 6; (807 sgg.) 191,
11 24; (311-12) 36; (311-13) 36 11 20; (312-13) 72; (794 022-) 136; (793-96) 134 11 11; (1111- 191 11 99; (808) 279 11 23; (811) 191 11 99;
37 11 23; (321) 36 11 22; (328 022-) 36 11 24; 1150) 142; (1128) 198 n 18; (1321 sgg.) 200 n (820) 283 11 34; (820-22) 279 11 23; (831) 279
(331) 36 11 24; (333 022-) 36; (336-64) 37; (363- 22; Contadiniz (fr. 100) 130; (fr. 109) 130; Na-
vi: (fr. 402) 130 n 1; (fr. 403) 130 n 1; Nubi: 11 23; (840 022-) 279; (840-42) 279 11 20; (1072)
367) 33; (363-402) 37; (376) 38 11 27; (376-78) 108 n 8; Prometeoz (15) 149 n 12; (116) 288
38 11 27; (379) 38; (386) 38 11 28; (387) 38 1111 (1371) 193 11 7; P-1¢@= (332-34) 200; (382 022-) 11 43; (276) 123; (326 022-) 110 11 14; (643 022-)
27-28; (388-90) 38 11 27; (391) 38 11 28; (394 132; (606 sgg.) 200 n 22; (665 sgg.) 136; Ra- 16 n 36; Sette a Tebe: (425) 170, 170 n 39;
022-) 230 11 23; (403-3) 37; (311 022-) 243; ver (336 022-) 224 11 7; (694) 213 11 13; (948 (633 022-) 43; (677-719) 74; (686-87) 73 11 8;
(327-28) 244; (329) 244 11 18; (337) 244 11 19; 022-) 213 11 4; (932) 213-_ 11 3; (1021 022-) 170; (704) 73; Supplirir (83 022-) 110; (407) 76;
(363 022-) 243 11 20; (381) 229 11 19. (382 022-) (1045) 16 n 36; Uccellz: (639-40) 131; (1320 (407-9) 76 nn 11-12; (419-20) 76 n 12; (438-
229 11 19; (393-607) 223; (601) 223 1111 2-3; 022-) 277 11 13; (1372 022-) 263; (1376) 263 11 434) 76; (468 022-) 76; (473) 76 11 13; (478-
(601-2) 223; (604) 223 n 3; (605) 223 n 3; 84; Vespe: (1102-21) 199 n 20; (1113) 199 n
(606) 223 nn 2-3; (608) 223 n 3; (608-9) 223, 20; (1183) 202 n 27; Sch. Acb.: (6) 120 n 43. 479) 76; (393 022-) 110-
Esiodoz Opere: (317-19) 10; (587) 15 n 34.
224, 226 n 13, 231, 232, 233; (609) 223 n Aristotelez Costituzione degli Ateniesi: (26) 111
3; (612-13) 229 11 19; (799-818) 246 11 23; 11 13; (29-2) 204 11 36; (34-1) 210 11 63; (44-4) Ibicoz (fr. 286 P.) 15; (fr. 286.9 sgg.) 15 n 34;
(810 022-) 246; (819-34) 243 11 22; (820 022-) 158; (56.2) 152 n 14; (56.3) 160; Etica eude-
mea: (1216a.11 sgg.) 309; P0€ZiCd2 (1453b.28 (fr. 287) 15; (fr. 287.2) 15 n 35.
243. 243 11 21; (833-38) 243 11 23; (833 022-) IG I’: (63) 183; (96) 187 n 91, 188 11 92; (302)
243; (839 022-) 243 11 24; (884) 307 11 26; (883 022-) 34 11 33; (14342-4 022-) 284 11 36; (14342- 187 n 91; (324) 161.
sgg.) 288 n 46; (886) 78 n 21; (969 sgg.) 78; 31) 63 n 35; (1455a.22 sgg.) 235; Polmca:
(1313a.37 sgg.) 203 n 29; (1342a.14-15) 232 n Iperide: Epitafioz (5) 112 n 20; (15-19) 169 n 37;
(988) 78. 79; (1081 022-) 247; (1089 022-) 247 (28 sgg.) 169 n 37.
n 26; (1167 sgg.) 225; (1240) 230 n 24; (1240- 31 ; Retoricaz (1419a.26 sgg.) 204 n 36.
1242) 230 n 25; (1241) 230 n 25; (1242) 229 11
Ippia: (VS 86 C 1) 217 n 17.
Bacchilidez (fr. 11 Sn.-M.) 280 11 25. [lppocrate], Medicina antica: (51.11-12) 307 n
19. 230 11 24; (1242-43) 229. 230; 231; (1243) 22.
229 n 19; (1302 sgg.) 229 n 17; (1317) 231 n
26; (1319) 231 n 27; (1322) 231. Cicerone: Leggi: (II 63) 147. Isocratez Panegirico: (25) 112 n 20; (56) 112 n
Cratinoz (fr. 56 K.) 180 n 69. 20; (69) 112 n 20.
.89 N.: 224 n 7.
.228 N.: 307 n 26. Demostenez Mez'd.: (Argum. II) 160 n 17. Lic_u1g0: C0r_1tro Leocratez (98 sgg.) 146 n 3.
.480 N.: 228 n 46. [Dem0stene]: Epitafioz (16 sgg.) 169 n 37; (27) [L1s1a]: Epztafioz (20) 112 n 20; (23) 112 n 20;
. 484 N.: 307 n 26. 146 n 4. (67-70) 169 11 37-
Indice dei passi citati 32
328 Indice dei passi citati
- 2 _ 86, 187; (V 84-2) 187.187
Mimnermoz (fr. I. 2 D.) 277 n 13. 022-) 63 11 39; (1369-86) 63 11 40; (1369-1413) 1I8g01:IV, 9;-1I1I)1I86; (V 90-91) 191? (V 91)
63; (1371 022-) 66 11 41; (1373-76) 66 11 43; 186 n 87; (V 93) 186 n 87; (V 99) I33;8(V
Omero: Iliade: (III 3 sgg.) 252; (III 285) 173 11 (1377) 66 11 43; (1378-83) 66 11 41; (1382-83) 114) I86; (V I16) 185; (V I16-3) I35 n 5:
30; (IV 36) 243 11 16; (VI 337-38) 230 11 21; 66 11 41; (1384-83) 66 11 43; (1386) 66 11 43; (VI 10.5) 188; (VI I3-I) I55; (VI 25) I316
(IX 108 sgg.) 42; (IX 308 sgg.) 43; (XVI 514 (1386 022-) 63 11 40; (1391-1408) 66 11 44; (1391 (V1 39,3) 12¢; (VI 29.3-6) 193; (VI 103) 13
022-) 230; (XX 491) 13 11 34; (XX 490-92) 13 022-) 63 11 40, 68 11 30; (1391) 66 11 43; (1391- n 14; (VII 18) 136; I36 I1 I4; (VII 44-I) I67
n 34; Odissea: (III 203-4) 230 n 22; (VI 84) 1393) 66 1111 41 0 43; (1394-93) 66 11 41; n 31; (VII 69) 146 11 6; (VIII 1-3) 204 11 36;
10 n 21; (VIII 579-80) 230; (XX 9 sgg.) 6 n 6. (1397) 63 11 40; (1398-1403) 66 11 43; (1403) 66 (VIII 5) 218 n 24; (VIII I3) 213 I1 24; (VIII
n 41; (1410 sgg.) 67; Elettra: (129 sgg.) 69; 74) 181 n 72; (VIII 97.2) 210 n 62.
Paolo: Ep/3.: (5.22-23) 30 n 20; P/3z'lip.: (II 17) (234 022-) 63 11 39; (234-309) 69; (266-73) 69 11
276 n 10; 2Tim.: (IV 6) 276 n 10. 33; (283) 69 11 33; (283) 69 11 33; (289-92) 69 Vitruvioz VIII Praef.: (1) 307 I1 25-
Pindaro: Istmiche: (VII 39 sgg., 43 sgg.) 278 11 33; (293-98) 69 11 33; (301-2) 69 11 33; F1101-
n 19; Pitiche: (IV 24) 149 n 12. tete: (686) 132 n 5; Tereoz (fr. 535-36) 281 n
Platone: Fedonez (67c.5 sgg.) 233 n 34; (97b.8 27; Tracbinie: (445) 14 n 33; (983 sgg.) 68;
sgg.) 82 n 38; Pedro: (278d) 229 n 19; Gor- (1010 sgg.) 67; (1013) 68 n 50; (1026 sgg.) 67;
gia (5112) 229 n 19; Ippia maggiore: (281b.5 (1046 sgg.) 65 n 39, 68; (1046-1111) 67; (1071-
022-) 308; (2832) 309; (2832-2 022-) 308, 309 11 1072) 67 11 46; (1071) 67 11 47; (1073) 67 11 47;
31; Leggi: (817d) 160; Menessenoa (239b.2-3) (1079) 67 11 47; (1080 022-) 67; (1082) 67 n 48;
112 n 20; (240c.4 sgg.) 112 n 20; (246b.2- (1088 sgg.) 68 n 50; (1089 sgg.) 68; (1103) 68
2470.4) 169 n 37; (247c.5 sgg.) 170 n 40; Pro- n 50; (fr. 619) 14 n 33.
tagoraz (224d.1 sgg.) 115 n 29; (337c.6 sgg.) SVF (Stoicorum veterum fragmenta): (III 482)
217 n 17; Repubblica: (564b.4) 199 n 20; Tee- 308 n 27.
tetoz (166a.2 sgg.) 83 n 42; (167b.1 sgg.) 83
n 42. Teofrastoz Cause delle piante: (III 7.4) 240 n 7.
Plutarcoz Vita di Alcibiade: (13) 210 n 61; (14) Teognidez (629-30) 6 n 7; (631-32) 6 n 7.
183 n 78; (15) 190 n 98; (16) 189 n 96; Vita Teopompoz (F Gr H 115 F 92) 121 n 46.
di Demostene: (I 1) 185 n 83; Vita di Nicia: Timoteo: (fr. 20 P.) 264 n 86.
(0) 154 n 3; Vita di Pericle: (15.1) 116 n 31; Tucidide: (I 18.1) 125 n 51; (I 23.6) 95; (I 37.2
Vita di Teseo: (29) 165; De virt. m0r.: (448) 022-) 96 11 84; (I 39-1 022-) 96 11 84; (I 70) 112;
10 n 20. (I 70-9) 178 11 63; (I 80 022-) 123 11 33; (I 84-3)
[Plutarco]: Vit. X orat: (I 8830) 308 n 27. 126 n 53; (I 88) 95; (I 114.2) 118 n 35; (II
Prodico: (VS 84 B 5) 276 n 10. 8.1) 165; (II 8.4-5) 164 n 27; (II 11) 164 n 27;
Protagoraz (VS 80 A 21a) 84 n 45; (B 1) 84 n 45; (II 21.1) 118 n 35; (II 22.1) 92; (II 35 sgg.)
(B 4) 293 n 66; (B 6b) 90 n 69. 92; (II 36.1) 111 n 18; (II 36.2) 112 n 24; (II,
Pseudo-Senofontez Costituzione degli Ateniesi: 36.4) 111 n 18; (II 37.1) 117; (II 38.1) 112 n
(I 13) 118 n 35; (II 17) 117 n 34; (II 13-16) 23; (II 40.1) 117; (II 40.2-3) 92; (II 41.3) 112
132; (II 14) 118 nn 35-36. n 20; (II 42.2-4) 169 n 37; (II 44.1 sgg.) 170
11 40; (II 39 022-) 198 11 19; (II 39-2) 118 11 33;
Saffoz (fr. 1.19 L.-P.) 16 n 37; (fr. 34.2) 17 n 37: (II 60 sgg.) 93; (II 60.2-3) 146; (II 60.2) 114
(fr. 47) 15 n 34; (fr. 48) 39 n 42, 132; (fr. 112) n 27; (II 60.2-4) 114; (II 60.5) 93 n 73; (II
56 n 21; (fr. 116) 56 n 21. 61.2) 93 n 75; (II 62.2-3) 132; (II 63.1) 112 n
Satire: Vita di Euripide: (fr. 39 II 23 sgg.) 194 23; (II 63) 180; (II 63-2) 93 n 74; (II 63-4)
n 3. 198 n 19; (II 65.9) 93; (II 65.10) 141; (II
Senofontez Ellenicbe: (I 6.24) 215 n 13. 65.11) 211 n 64; (II 65.11-12) 133; (II 79) 157
Scsto Empiricoz Contra i Matematici: (VII 60) 11 9; (II 79-7) 137 11 9; (III 19) 119; (III 32-2)
293 n 65; (IX 18) 276 n 10. 164 11 27; (III 37 022-) 121; (III 37-3) 93 11
Simonide: (fr. 512 P.) 285 n 40; (fr. 521) 285; 77. 123 11 33; (III 38-7) 93 11 76; (III 42-2) 94
(fr. 531) 81 n 36; (fr. 541) 6; (fr. 541.7 sgg.) n 78; (III 81.5) 133; (III 82) 48, 211; (III
7; (fr. 541.8-10) 15 n 35; (fr. 542) 6; (fr. 542. 82.4) 204 n 34, 211 n 64; (III 82.5) 211 n 64;
27 sgg.) 6; (fr. 542.29-30) 81; (fr. 542.33 sgg.) (III 82.6) 181 n 72, 211 n 64; (III 82.7) 211
7; (f1- 342-34-33) 7 11 12; (f1- 384) 283 11 40; n 64; (III 82.8) 211 n 64; (III 91) 186; (III
(f1- 33 D_-) 7- 91.2) 187, 187 n 90; (III 93.1) 135; (III 104)
S0f0c1e: Azace: (361) 70 n 54; (367) 70 n 55; (374- 138 n 18; (IV 17.4) 158 n 11; (IV 19.1) 134 n
376) 67 11 46; (379 022-) 70 11 33; (394 022-) 70 11; (IV 21.2) 164; (IV 21.3) 141; (IV 22.1)
11 34; (404 022-) 70 11 33; (416-17) 70 11 34; 161 n 19; (IV 22.3) 164; (IV 28.3) 143, 198 11
(421) 70 11 34; (427-28) 70 11 33; (430 022-) 63 19; (IV 28.5) 140, 143; (IV 41.4) 164; (IV
11 39; (430-80) 69; 70; (437 022-) 70; (473-76) 65.4) 164; (IV 80.3) 202 n 27; (IV 81.2) 164
70 n 55; Antzgone: (24-25) 229 n 19; (178-91) n 26; (IV 85.1) 164 n 27; (IV 87.3) 164 n
114 11 27; (430 022-) 70; (790) 14 11 32; (806 27; (IV 92.2) 164; (IV 93 sgg.) 156; (IV 101)
022-) 70; (891 022-) 63 11 39. 70; (891-928) 69; 157; (IV 105.2) 164; (IV 108.2) 164 nn 26-27;
(1131 sgg.) 251; (1165 sgg.) 281 n 27; Edipo (IV 108.4) 96, 165; (IV 114.1) 164; (IV 118-
1'01 (997 022-) 281 11 27; (1313-66) 63; (1334- 119) 154; (IV 121.1) 164; (IV 122.6) 161; (IV
1339) 63 11 40; (1338-39) 63 11 40; (1340 022-) 123.3) 161; (IV 129.2) 162; (V 1.1) 154 n 4;
66, 67; (1349 022-) 66; (1360) 63 11 40; (1369 (V 18.8) 186 n 88; (V 82.6) 190 n 98; (V 83.4)
¢*
Indice dei nomz
Achillez 6, 38 11 40, 42, 43, 50, 62, 64, 75 n 10, Andromaca: 85, 89, 90, 98, 99, 100, 124, 223,
77, 78, 78 11 19, 141, 226. 224, 225, 226, 227, 228, 231, 245, 314.
Admetoz 24, 24 n 3, 25, 26, 26 n 10, 27, 28, 28 Androzionez 179.
1111 13-16, 29, 29 11 17; 30; 30 11 22; 33, 33; 36, A11fi011== 236. 284. 303. 304, 304 11 4- 303. 303
80, 148 n 11, 174. nn 12 e 14, 306, 306 n 18, 310.
Adrastoz 155, 156, 157, 158, 163, 165, 166, 168, Anfitrionez 282, 283.
Anitoz 142 n 23.
169. 176; 182 11 76.23-1,234 11 37- Antifontez 83 n 43, 88 n 63, 94, 199 n 21, 216,
Aeropez 254.
Afrodite: 7, 14, 16, 78, 79, 107, 242, 262, 266, 216 11 14, 217, 217 n 17, 218, 277 n 14, 281
267; 276. 279; 282, 290; 294 11 70, 299- n 27, 308 n 27.
A2a111011110110= 42; 43. 33. 37; 38. 61. 64 11 38. Antigene: 215 n 13.
82, 88, 89, 89 n 64, 1-00, 101, 101 n 107, 126, Antigone: 69, 70, 262, 263, 318, 319.
143, 144, 207, 212, 215 n 12, 283, 306, 306 11 Apollo: 55, 138 n 18, 148, 213, 252, 270, 284,
16, 319 11 64. 290; 297, 298; 301, 303- 313. 314-
Agatonez 267, 267 n 98. Apollodoro di Tarsoz 32 n 27.
Agaue: 266. Archclaoz 81.
Agaue (personaggio tragico): 290 n 55, 299 n 82, Archidamoz 125, 126 11 53.
301,302. A1-chi10c0: 6, 16, 16 n 37, 43, 137.
Agide: 134. Ares: 170, 261, 269, 270.
Aiace: 38 11 40, 69, 70, 70 n 55. Arias P. E.: 265, 265 nn 89 e 91, 266 1111 94-95.
Alccoz 15. Arifroncz 149 n 12.
Alcesti: 24, 24 nn 1-3, 25, 26, 26 nn 8-10, 27, Aristide: 200 n 22.
28, 28 nn 15-16, 29, 29 nn 17-18, 30, 30 nn 20 Aristofanez 80, 112, 112 n 25, 120, 120 n 43,
0 22; 31; 31 11 23. 32 11 24. 33. 33; 36- 36 11 36. 126, 130, 131, 132, 134, 136, 140, 142, 142 n
37. 38. 39. 31; 34. 33. 38, 60, 61; 63; 63. 72; 24, 143, 161 n 19, 170, 181 11 72, 183, 194 n
73 11 9. 81; 122. 174. 241. 242. 284, 314; 313- 4, 196, 199 11 20, 200, 200 n 22, 206 11 47, 207,
Alcibiadez 136 11 14, 141 n 21, 182, 183, 183 n 212,213, 263.
80, 184, 185, 185 n 83, 187, 188, 189, 189 n Aristofane di Bisanzio: 162.
95, 190, 193, 199, 210, 210 nn 61-62. Aristogitone: 204 n 35.
Alcidaz 164 n 27. ‘ Aristotelez 9 n 17, 22, 34, 63, 117, 152 n 14,
A1cin00: 230, 236. 160, 203 n 29, 210, 231, 232, 232 nn 31-32,
Alcmane: 16 n 37, 263, 263 11 83, 278, 279, 280 233; 233 11 34, 233; 284 11 36-
n 26, 281. Armodioz 204 n 35.
Alcmena: 39, 71, 99, 100, 101, 108, 113 n 26, Arnim H. von: 304 n 4.
215, 296. Arrighetti G.: 20 n 44, 194 n 3, 307 n 26.
Alcmconidiz 113, 182, 193. Artabanoz 137, 138.
Ameis K. F.: 11 n 21. Artemide: 14, 32, 64, 243, 255.
Amit M.: 186 nn 86-87, 187 n 89. Asclepioz 48.
Anacreontez 16 n 37. Aspasia: 122 n 48.
Anassagora: 81, 82, 94, 122, 122 n 48, 216 n 15, Astianattc: 225, 230, 245.
307. 307 1111 23 0 26. 307-8 11 27; 308; 309, 309 Ate: 8 n 13.
n 32. Arena: 106, 107, 145, 149, 150, 180 n 69, 288,
Anattoria: 259. 298. _
Androcle: 210. Arena Nike: 161, 162 n 21, 266, 268. I
* Sono omessi i1 nome di Euripide, i nomi ricorrcnti nei titoli delle opere, i nomi geografici e 1c
personificazioni di concetti astratti.
3 32 Indice dei nomi
Indice dei nomi 333
Atena Poliasz 161, 162 n 21.
Cleofontez 142 n 23, 206.
Atreoz 57. Cleomedez 187. 57, 293 1111 64-651 294' 294 n 67' 299 an 3 2 C Faonez 266.
Fedra: 5, 6, 7, 8, 8 1111 13-14, 9, 9 1111 I7 6 19»
Aurora: 253.
Cleonez 93, 94 n 78, 120, 120 n 43, 121, 121 n 34, 310 n 34, 317 n 62. 0 10 n 21 11 11 n 24, 12, 12 n 26, I3, I4,
Austin C.: 131 nn 2-3, 133 n 9, 145 n 1, I48 n I .1 J
Dover K. ].: 136 n I4, I35 T1 33> I89 n 94’ 275
10, 149 n 12, 154 n 2, 202 n 26.
46, 122, 125 n 53, 126, 130, 136, 140, 141,
n 6. 14 ’ n2z3,2i5,2136, 5;, 31,
17 11 37 I8 I9, I9 11 431
32 gm 2’4_25’ 33’ 35,
Autoclez 161.
141 n 21, 142 n 23, 143, 159, 159 n 15, 161,
Dfimmler F.: I99 11 21-
162, 164, 181 n 72, 182, 186, 197, 198 n 19, 23’ 6'11 36 37 38, 39, 43, 43 11 6°, 44» 46>
Bacchilidez 7 n 9, 280.
200, 206. 317’ 3.8 49 51 53, 54 55 8758,D 6°» 61» 63» 6%’
Cliniaz 184. Ebe: 107. 3 7
71, 72, 73,879, 80,
1' ’
58; 88; 9: 9 5
’ , 8
Ecuba: 39, 50, 52, j4, 78, 1'1 235 7%, 823133!
Bacon H. H.: 217 n 18.
Barnes 1.: 287 n 44.
Clistene: 113, 183. -
88 89, 100, 101, 101 n 107, I37, 43, 8,
, 8 , 2 4, 294, ~
Clitemesrra: 62, 64, 101, 217 n 23. Feztljgigrf A_ ]_; 307 nn 22-23, 309, 309 n 32.
Barrett W. S.: 5, 5 n 4, 9, 9 n 20, 10 n 21, 11 n Conacher D. 1.: 28 n 15, 36 n 36, 40 n 45, 45 n 22, 224 224 nn 5 6 7, 225» 225 H 8' 22 ’
24, 12, 12 n 26, 14 n 30, 19, 79 n 24, 88 n 60. 223,11 19,, 230, 231, 239, 2411,6241, 246» =47» Fetonte: 106 I1 2-
64, 50 n 3, 52 n 12, 56 n 25, 64 n 36, 278 n 2 2, 19 1'1 4- Fidia: 122, 180 n 69, 267-
Barthold T.: 5 n 2. 16.
Ed2ii>i>’= 24j3Lt,62<§,26f?,863 341366, 66 6“ 4343* 67’ F'l rate: 185 I1 35-
Bartoletti V.: 78 n 19. Conradt C.: 279 n 22.
Beazley J. D.: 114, 114 n 28, 117, 265, 265 n 90, 67 n 45,68,138 rm 59 <1 52, 69, 255, 26° 11 7°- ]. H.: 95,95 11 81632» 96196 “ 85'
Coulon V.: 278 n 15. Finley M. I.: 49 11 2» 142 n 23'
266. Cratinoz 180 n 69. 281 n 27, 319-
Efialte: 111. Firnhaber C. F.: 124 11 5°-
Becatti G.: 265, 265 n 92. Cr@<1111e= 34,35, 36, 37, 38, 38 11 39,39 11 42,46,
Bellerofontez 279. Eforo: 145, 215 11 I3- Fix T.:_291 11 56-
51, 70, 86. F0rmis10: 20:8. n 24
Beloch ].: 83 n 43, 116, 116 n 33, 117, 118 n 36, Cresfontez 133. Egeoz 37.
.2 Z ~
120, 120 n 44, 121, 121 n 47, 159 n 15, 184, Creso: 137, 286. Egistoz 62 I1 53-
184 n 81, 189 nn 94-95, 210. Egittoz 7 , 33Ii1 29, 52 11 I3, I°9 1‘ 12' 235'
Creusa: 11 n 22, 61, 213, 214, 290, 297, 298, 235 11 44, 274 11 1, 3°6 1‘ I6’ 319 H 658 8 n
Bengl H.: 133 n 7, 169 n 38, 179 n 64, 181 n Ehrenberg VJ I11, 117- n 221 I78 nf2'226 230
313,314,315,316- Elena: 15, 29, 33, 731 78 n 23’ 79’ 2 9’ 26I ’ 262’ F1iinkelH.: 7 I111 9 6 IP12» 16 n 37’ 27 ’ 27
71, 203 n 33, 216 n 14. Crisippoz 109. 17, 3,79, 280 1'1 26,
Bergk T.:125 n 53, 130 n 1. Crizia: 297. Z40: 243: 2455 247! 251’ 252, 2€7,D ‘C 56’
Friedrich W. H.: 22 n 47. n6
Bernays 1.: 293 n 65. Cr0n0s: 228. 287: 288 n 45: 290’ 315’ 316, 31 n 25$ 311'
Biante: 308. Elettra: 69, 215 11 I1, 253, 254, 255, 5 , > Frisch HJ
Fritz K. H7I3n 34’
von: H822n n35,
11 29» 47’I3?
4 n 62 ’ 74 11 1.
Blomfield C. 1.: 146 n 6. Dale A. M.: 24 n 3, 27 11 12, 29, 29 n 19, 30 n 312.
Bodin L.: 185 n 83. 22, 80 nn 32-33, 132 n 5, 252 n 43, 288 n 45, Ellanicoz 179, 215 I1 I3-
Elmsey P.t 45 11 63- Galateaz 251-
Boreaz 15. 290 n 53,308 n 27. Galiano M. F.: 205 11 57~
Borthwick E. K.: 303 n 3. Danaidi: 76. Eoloz 195, I95 T1 1°-
Epafoz 254. Ganimede: 245, 2 1-
Bothe F. H.: 234. Danao: 76. Garzya A.= 99 11 97,126 11 54, I27 I1 55-
Bowra C. M.: 16 n 37, 185, 185 nn 83-84. Dario (I): 191,279, 279 n 24, 280, 281, 283 n 34. Epicure: 300. I 290
Geissler P.: 130 I1 I-
Brasida: 159, 162, 164, 164 n 27, 200. Dario (I1): 218 n 24.
Broadhead H.: 108 n 8, 191 n 99, 279, 279 nn Decharme P.: 5 n 2, 214 n 8. 1%.i:é1?f’1i40oé;22711111?’47-48, 63, 63 11" 5° e 52' Gelzer H. I.: 117 11 34, I13 11 35'
Deianira: 68. 69 99, 100,, I00 n 100, 1°71 1°81 III’ 229 n Gentili B.: 7 1111 9-11, 15 1111 34-35, 16 11 37-
21-22 e 24. 19: 246, 253, 231, 133- Geronez 249. 6
Bruhn E.: 22 n 47, 299 n 82. Delebecque E.: 127 n 55. 1 ' - 1.
Del Grande C.: 26 n 9. Eraclidi: 111, 112, 112 n 20,133, I47-
Demetra: 28, 260, 261, 262. Eraclitoz 42, 43 I1 59- 3215232234, 38, 38 1111 41-42, 39,41,411
Cadmo: 254, 275 n 7, 293, 299, 299 n 82, 301.
Democritoz 48. Eretteoz 62, I45, I46» I471 I48’ I49’ HI’ I52’ lg 49 '42 ’45 ’46. 84, 85, 86, 87, 88, 39, 96»
Calliaz 215 n 13.
Demodoco: 33 n 29, 230, 235. 153,155,I69,314- 97, 203 11 34,236-
Calliclez 310. Erinni: 14, 312- Gigon 0.: 73 11;I- n IO
Cantarella R.: 77 n 15, 79 n 29, 176 n 56. Demofantoz 203 n 32, 204 n 35. - . 1 .
Demofontez 108, 113, 113 n 26. Eriphylez 266.
Canter W.: 107 n 5.
Demonassa: 266.
15596 16¢, 11 32, 204, 116» 281 1‘ 27'
Capaneoz 155, 156, 159, 169, 170, 174.
Demostene: 111 n 18, 126, 135, 143, 157. . 316, 317, 317 11 61» 313-
Capps E.: 130 n 1. Ermippo: 120, 121 n 4 - 8
Cariti: 262. Deanna W.: 180 n 69. ginargiiiz: i1,5O1>v.= 111 n 18, 112 n 25, I14 nn 27'
De Romilly 1.: 94 n 78, 95, 95 n 83, 134 n 11, Erodot0= 94, 112* I25’ I31’ I38, £2’
Carlini A.: 5 n 2, 8 n 14. 202, 203, 203 n 29, 206 n 4 , , , 28 119 n 33, I20, 12° n 42* I22 n 48’ I25 nn
135, 137, 182, 185 n 83, 203 n 33, 225 n 8. 51 e 53, 13% 11812, 141 nn 21-22, I59 n 15,
Carontez 25, 27, 28, 30.
Diano C.: 231, 232, 232 nn 29-30, 233 nn 34- E 289, 296, nn 34 35 I08 , 1 n7 -
Cassandra: 54, 55, 56, 56 nn 23-24, 56-57 n 25, rosz 14, I5, ‘ 1 '
35, 234 n 38, 237 n 48, 281 n 28, 288 nn 45- GI6s2eIi1sI6I’{I'7I38 n I8, I43 1111 25461 I56 n
57, 57 11 26, 58, 59, 61, 71 11 56, 72, 191, 230 46, 289 n 51; 307 nn 23 e 27, 309 n 32. Eschilo: 8 n 13, 16, 18 11 41, 52, 54, 74, 74 11 1, 330 1 n 10 159 n 14, 161 n 20, I79 11 64»
n 23, 256, 284. 75 75 n 10, 77, 78, 81, I63» 1°91 I°9 n II’
Dieterich A.: 71 n 57.
Castore: 240 n 8, 266.
Cauer P.: 10 n 21.
Ceadel E. B.: 128, 128 n 60, 138 n 18.
Diller H.: 41, 41 n 52.
Diodotoz 94 n 78, 121, 140.
Dione: 267.
11}, 111 113 I23, 139, I46 H 6» 148- 165'
166’ 1662, =s,’176, 176, 179 11 641 191- "-43 ”
7
15, 267, 279, 281, 286, 233, 313-
1 4 -1
180 5n7n 69-7,0 ’ 181 ’ 181 nn 72-73, I31
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