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Inoltre, possono essere impiegati riflessivamente solo verbi transitivi, in quanto il soggetto,
compiendo un’azione su di sé, si configura sempre anche come oggetto del verbo. Ciò è
dimostrato, ad esempio, dall’agrammaticalità dell’uso riflessivo di un verbo intransitivo come
cadere →*cadersi. Si osservi l’esempio:
1 La suddivisione qui proposta è quella fornita da Serianni. In: Serianni (2016), pp.387-390.
2 Definizione per la prima volta introdotta da Tullio De Mauro nell’Introduzione del GRADIT.
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I VERBI PRONOMINALI: CONOSCERLI ED INSEGNARLI – CARLO SFORNA, UNISTRAPG
A differenza dei riflessivi diretti, l’azione descritta dal verbo non si riflette direttamente
sul soggetto, ma si svolge comunque a suo beneficio, nel suo interesse o per sua iniziativa 3. In
questi verbi non c’è coreferenza tra soggetto e oggetto della frase, ed il pronome clitico [-si] non
svolge il ruolo di complemento oggetto come nei riflessivi diretti, ma quello di complemento
indiretto (o complemento di termine), segnalando che il soggetto è il destinatario dell’azione
verbale. Vediamo alcuni esempi:
Spesso, come anche si vede dagli esempi riportati sopra, l’oggetto dei verbi riflessivi indiretti è
una parte del corpo, e più in generale un oggetto che ha a che fare con la sfera personale del
soggetto. Peraltro l’utilizzo del riflessivo indiretto è l’unica maniera non marcata di indicare il
possesso o la relazione personale4:
Nei verbi riflessivi indiretti sin qui presentati si è visto come l’espressione clitico sia obbligatoria
perché, in qualità di complemento indiretto, esso completa la struttura argomentale del verbo,
indicando nel soggetto il destinatario dell’azione verbale. Tuttavia è possibile esprimere
facoltativamente il pronome clitico praticamente con qualsiasi verbo transitivo con lo scopo di
porre l’accento sul coinvolgimento che il soggetto ha nell’evento. Si confrontino a tal proposito
gli esempi seguenti:
(5) bere una birra → Bevo una birra al pub ogni venerdì
(6) bersi una birra → Mi bevo una birra al pub ogni venerdì
(7) guardare la partita → Ieri sera abbiamo guardato la partita dell’Italia
(8) guardarsi la partita → Ieri sera ci siamo guardati la partita dell’Italia
Come si può vedere dagli esempi, l’espressione del pronome clitico è facoltativa, in quanto, non
rivestendo il ruolo di argomento del verbo, la sua omissione non porta a frasi incomplete o mal
formate ((5) e (7)); d’altra parte l’impiego del pronome clitico riflessivo sottolinea una più intensa
partecipazione del soggetto nell’evento in questione ((6) e (8)).
Sono verbi che descrivono un’azione che due o più soggetti compiono e al tempo stesso
vicendevolmente subiscono. Data la pluralità del soggetto questa forma di riflessivo è possibile
solo con le persone plurali (4a, 5a e 6a). Vediamo alcuni esempi:
Nei due esempi qui proposti ((1) e (2)) il pronome clitico è oggetto del verbo e coreferente con il
soggetto, esattamente come avviene per i riflessivi diretti. Tuttavia vi sono verbi riflessivi
reciproci in cui l’azione verbale non investe direttamente i soggetti ma, come nei riflessivi
indiretti, si svolge a loro beneficio. Anche in questi casi il pronome clitico è complemento
indiretto del verbo e indica nei soggetti i destinatari dell’azione verbale:
Si tratta di verbi in cui il pronome clitico non ha valore riflessivo, e non è argomento del
verbo, ma rappresenta soltanto una sua componente formale che deve essere obbligatoriamente
espressa (arrendersi, incamminarsi, accanirsi, ecc.) o può essere omessa con diversa sfumatura di
significato (accostarsi, dispiacersi, spogliarsi, ecc.), o ancora, verbi che accanto all’uso con
pronome clitico ammettono un impiego transitivo privo di clitico con radicale cambiamento di
prospettiva (abbattersi, irritarsi, ritirarsi, ecc.). Vediamo esempi rispettivamente del primo tipo
(clitico obbligatorio, (1)), del secondo tipo (clitico facoltativo, (3)), e del terzo tipo ((5)):
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V. I verbi procomplementari
verbo + [-ne]
andarne → Devo assolutamente riuscirci: ne va del mio onore
farne → Insieme ne fecero di cotte e di crude
verbo + [-ci]
andarci → Nella torta ci vanno quattro uova
entrarci → Cosa c’entra con quello che ho appena detto?
ripensarci → Ci ho ripensato, non comprerò quelle scarpe
volerci → Per arrivare al mare ci vogliono almeno due ore
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Abbiamo visto come anche negli intransitivi pronominali del primo tipo il pronome clitico [-si] sia componente obbligatoria del
verbo, tuttavia è ancora individuabile il contenuto semantico del pronome: rafforzare il riferimento al soggetto.
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verbo + [-la]
piantarla → Piantala di dirmi cosa devo fare!
smetterla → Il cane non la smette di abbaiare
spuntarla → Alla fine il malvivente l’ha spuntata
6 Le forme polirematiche sono elementi lessicali formati da più di una parola, che hanno una particolare coesione strutturale e
semantica interna e possono appartenere a varie categorie lessicali. Nel nostro caso di tratta di verbi.
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(3) prendersela → Non te la sarai mica presa per quello che ho detto?
(4) prendersela + comoda → Marco se la sta prendendo troppo comoda. Di questo
passo non finirà mai gli esami
Questi pochi esempi sono sufficienti ad evidenziare la grande distanza semantica tra verbi
procomplementari e rispettive forme polirematiche, che, ricordiamo, sono realizzati per mezzo
dell’aggiunta di un elemento lessicale ad un verbo procomplementare. Tuttavia, non tutti i verbi
polirematici derivano da verbi procomplementari effettivamente esistenti nella lingua italiana, o,
per meglio dire, vi sono verbi polirematici il cui verbo procomplementare di base è
apparentemente privo di significato autonomo ((7), (9), (11), (14)). Vediamo allora alcuni esempi
per chiarire quest’ultimo punto:
(7) *darci
(8) darci + dentro → Dacci dentro con l’allenamento se vuoi vincere la gara
(9) *dormirci
(10) dormirci + sopra → Prima di prendere una decisione è meglio che tu ci dorma
sopra
(11) *farla
(12) farla + franca → I ladri riuscirono a farla franca
(13) farla + breve → Per farla breve, il film non mi è piaciuto per niente
(14) *prenderci
(15) prenderci + gusto → Roberto ci sta prendendo un po’ troppo gusto con quel
fucile
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1. Livello A1/A2: i verbi riflessivi diretti, indiretti e reciproci; i verbi intransitivi pronominali
Dopodiché introdurremo gradualmente i pronomi clitici (mi, ti, si, ci, vi, si) atti a realizzare
questa speciale relazione che il soggetto intrattiene con sé stesso, e lo faremo presentando i verbi
riflessivi diretti a più alta frequenza d’uso (alzarsi, vestirsi, svegliarsi, addormentarsi, divertirsi,
lavarsi, ecc.), al presente indicativo, per mezzo, ad esempio, di alcune frasi da completare che
possano anche far luce sulla collocazione delle particelle pronominali:
Quanto all’impiego dei verbi riflessivi al passato prossimo, sarà necessario spiegare agli
apprendenti che l’ausiliare da impiegare è essere (anziché avere), e il participio si accorda, come
di consueto, in genere e numero con il soggetto. Anche in questo caso un buon esercizio potrebbe
essere quello di completare alcune frasi, o un breve testo, cui siano stati omessi i pronomi clitici
riflessivi, gli ausiliari e le desinenze del participio passato.
I pronomi clitici (mi, ti, si, ci, vi, si) svolgono in questo caso la funzione di complemento
di termine, ovvero indicano nel soggetto, non l’oggetto, ma il destinatario dell’azione descritta
dal verbo. Per evidenziare quest’aspetto si potrebbe richiedere agli apprendenti di completare
delle frasi in cui venga enfatizzata la presenza di un complemento oggetto, oltre al soggetto:
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Da esercizi di questo tipo è possibile dedurre come la funzione del pronome riflessivo, oltre a
quella grammaticale di complemento di termine, sia anche quella di esplicitare la relazione che il
soggetto intrattiene con l’oggetto, che molto spesso si tratta di una parte del suo corpo ([la propria]
faccia, [il proprio] braccio) o in generale di un elemento appartenente alla sua sfera personale ([la
propria] colazione). Un altro tipo di esercizio potrebbe essere quello di individuare i riflessivi
diretti e indiretti all’interno di un breve testo.
due o più soggetti compiono, e, al tempo stesso, subiscono un’azione di cui sono i
destinatari. Il verbo transitivo sarà seguito da un complemento oggetto. Se ‘Marco e Anna
si stringono la mano’, significa che Marco stringe la mano ad Anna, e Anna stringe la mano
a Marco.
Talvolta, tuttavia, potrebbero sorgere dubbi sul valore di reciprocità di alcuni verbi
riflessivi: può essere necessario ricorrere ad espressioni avverbiali o pronominali (a vicenda,
reciprocamente, l’un l’altro, gli uni con gli altri) che chiariscano il carattere reciproco
dell’azione.
A questo punto un esercizio utile potrebbe essere quello di individuare in un testo i riflessivi
diretti, i riflessivi indiretti, i riflessivi reciproci diretti e i riflessivi reciproci indiretti, e ripartire i
verbi individuati in quattro colonne, una per ciascuna tipologia verbale. Un esercizio equivalente
potrebbe essere costituito da un testo da completare coniugando al presente, al passato prossimo
e all’imperfetto dei verbi riflessivi (delle quattro tipologie individuate) e dei verbi non riflessivi.
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le particelle pronominali (mi, ti, si, ci, vi, si) sono una componente puramente
formale in questi verbi, i quali non esistono nella forma priva di particella pronominale; si
pensi ad esempio a verbi come vergognarsi, accorgersi, pentirsi, arrabbiarsi, a all’inesistenza
di vergognare, accorgere, pentire, arrabbiare.
Importante sottolineare il fatto che si tratta per lo più di verbi ‘psicologici’, e più in generale
di verbi riferiti a esseri umani, dove il ruolo della particella pronominale è soltanto quello di
rafforzare il riferimento al soggetto. Data la loro somiglianza con i riflessivi diretti, un esercizio
da proporre potrebbe essere quello di individuare in un testo i verbi intransitivi pronominali (che
potremmo anche definire “verbi che descrivono eventi o atteggiamenti o azioni che si verificano
proprio all’interno della persona”) e, appunto, i verbi riflessivi diretti, dove invece il soggetto
compie un’azione su di sé.
si tratta di verbi transitivi attivi a cui viene applicato un pronome clitico riflessivo
con lo scopo di porre l’accento sul coinvolgimento del soggetto nell’azione verbale; una
strategia che è applicabile praticamente a qualsiasi verbo transitivo attivo.
L’espressione del clitico non è dunque obbligatoria, a differenza che nei riflessivi indiretti in senso
stretto. Un esercizio in cui vengano messi a confronto riflessivi indiretti intensivi e riflessivi
indiretti è senza dubbio utile a far luce sulla natura facoltativa della particella pronominale negli
uni e la sua obbligatorietà negli altri, pena l’ambiguità della frase:
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Mi mangio una bella pizza ogni sabato Mangio una bella pizza ogni sabato ✓
Che caldo! Mi bevo una birra fresca Che caldo! Bevo una birra fresca ✓
È ora di pranzo, va’ a lavarti le mani! È ora di pranzo, va’ a lavare le mani! ✕
Ieri ci siamo fatti una lunga passeggiata Ieri abbiamo fatto una lunga passeggiata ✓
… …
Anche ad un livello molto avanzato sarebbe possibile, e anzi auspicabile, lavorare sui verbi
procomplementari, data la loro vastità in termini numerici e la loro versatilità in termini diafasici.
Sempre partendo da un testo creato ad hoc, si potrebbe far notare come i verbi procomplementari
7 Sul piano storico non c’è dubbio che la presenza dei clitici sia motivata come riferimento anaforico o cataforico.
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In questo caso il referente di ‘-la’ è di facile identificazione e la sua omissione è dovuta perché si tratta di un tabù linguistico;
qualcosa di molto simile vale, ad esempio, per ‘farsela addosso’. Di ben più difficile individuazione è invece il ‘-la’ in ‘tirarsela’, o
il ‘-ne’ in ‘volerne’.
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BIBLIOGRAFIA
GRADIT (1999). Grande dizionario italiano dell’uso, 6 voll. + 1 CD-ROM, Torino, Utet.
Renzi, Lorenzo (a cura di) (1991). Grande grammatica italiana di consultazione. I. La frase. I
sintagmi nominale e preposizionale, Bologna, il Mulino (1a ed. 1988).
Viviani, Andrea (2007). “I verbi procomplementari tra grammatica e lessicografia”. In: Studi di
grammatica italiana (a cura dell’Accademia della Crusca), Vol. XXV, pp. 255-322.
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