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QUASIMODO

Quasimodo viene riconosciuto come capo scuola dell'ermetismo.

Cultura italiana durante il fascismo


Le parole chiave sono: impegno e disimpegno. Infatti vedremo oscillare gli intellettuali tra questi estremi.
Nel ventennio fascista vi è una politica culturale, avviata con una strategia vera e propria. All'inizio piuttosto
che censurare libri o essere aggressivi sugli intellettuali, Mussolini crea agenzie culturali, che incentivano la
funzione nuova dell'intellettuale. L'intellettuale viene messo in discussione, così Mussolini gli ridà il suo
ruolo. Queste agenzie sono di vario genere: es. l'Istituto Luce, che come mezzo di comunicazione ha la
televisione e la radio. C'era un certo orientamento a favore della tradizione italiana, un certo rifiuto e poi
censura della letteratura straniera, perché potevano venire spunti che potessero andare contro il regime.
Cultura paesana (Strapaese): valorizza la cultura agricola o della provincia, era l'opposto della
globalizzazione.

La reazione degli intellettuali


Non si resero conto subito della direzione del fascismo. E si fecero incantare dal recupero del ruolo
dell'intellettuale. Si illusero di poter rivivere un'idea di intellettuale impegnato nelle cose. Ma era un impegno
che doveva essere direzionato in un certo verso.
Intellettuali come Vittorini in una prima fase credevano veramente in ciò, credevano che Mussolini creasse
una cultura dell'impegno.
Un'altra fascia di poeti (tra cui gli ermeti) ebbero un comportamento, del silenzio e dell'assenza. Scrivevano
un tipo di poetica con temi e scelte formali che sembrava una sorta di bolla. Scelsero l'impegno, ma non
quello attivo. È un impegno esistenziale. Non storicizzano la condizione dell'uomo. È una condizione
universale.
La terza fascia di intellettuali scelse l'esilio o comunque alcuni furono incarcerati (es. Silone, Gramsci)
perché dicevano la loro opinione.

Gli ermetici affrontano il dolore, condizione esistenziale, disagio interiore. Anche per la forma attuano
una ricerca che evidenzi l'oscurità semantica. La poesia ermetica deve essere decifrata. E c'è un
compiacimento dell'aspetto criptico: il poeta cerca parole più difficili, analogie complesse.
Il poeta si stacca dalla realtà; i poeti furono accusati di non aver preso posizione, ma furono anche difesi
perché facendo così non rinunciarono e non si fecero compromettere dal regime, cantando comunque il
dolore dell'uomo. È una scelta con un suo valore.
Si ha l'oscurità espressiva, in cui manca la comunicabilitá e si giustificano per il periodo in cui operavano.
Quest'aspetto della forma permetteva al poeta di alludere senza dire esplicitamente.
Es. Quasimodo, Luzi, Sereni, per i quali l'ermetismo fu un passaggio.

Solaria è una rivista in cui scrissero molti intellettuali. Dava voce alla condizione esistenziale umana. Erano
pubblicati testi di narrativa. Poetica dell'assenza. Poi Vittorini e pavese alimentarono l'interesse alla
letteratura americana e per questo vi fu una rottura.

Ermetismo non nasce come scuola o come movimento ben definito. Si tratta di poeti che condividono una
visione della poesia e una scelta formale. Operano intorno agli anni 30. Vengono chiamati ermetici perché
ermetici erano figure, teologi e filosofi che avevano fondato un gruppo che si ispirava al dio Ermete. E come
caratteristica aveva l'elitarismo: poche persone potevano accedere a certi contenuti. Questi filosofi usavano
un linguaggio incomprensibile con chi non faceva parte di questo gruppo.

Quasimodo scrive 'oboe sommerso'. Nel '59 ha vinto il premio Nobel.

- “Ed è subito sera”


Ed è subito sera: sintesi della poesia. Intenzione del poeta di concentrarsi sulle parole. I temi familiari,
ricordo del passato, condizione esistenziale dell'uomo. Versi liberi (ancora non siamo nella fase
dell'ermetismo). C'è una costruzione discendente, dal verso più lungo al più breve. Nel primo verso,
condizione di solitudine dell'uomo. Secondo verso introduce due elementi contrapposti, ovvero il raggio di
sole (elemento positivo) in contrasto con il 'trafitto'. Il destino della gioia è interrotto dal dolore e dalla
sofferenza fisica. Alla fine del percorso, i due punti anticipano la conclusione: ed è subito sera. Al destino
fatto da solitudine, dalla gioia interrotta dalla sofferenza, si ha la conclusione rapida, la morte è qualcosa di
ineluttabile. È una poesia che appartiene alla prima fase, condensa il significato semantico, c'è la ricerca di
rendere intensamente in poco il concetto, il fulcro dell'ispirazione.
Gli ermetici condividono con Ungaretti e Montale la ricerca che si concentra sulle parole.

- “Oboe Sommerso”
Oboe sommerso: tratto dalla raccolta oboe sommerso. Poesia che testimonia la fase ermetica del poeta. Vi è
la dimensione dell'oscurità del significato. Emerge una condizione interiore di sofferenza, già dal primo
verso (amara pena). Sembrerebbe che il poeta si rivolga alla sua sofferenza e le chieda di rallentare, di
ritardare. Questa condizione di angoscia viene rappresentata da parole chiave come abbandoni v.3 gelido v.4
sera v.7 maceria v.13. Queste parole sono solo allusive, infatti la loro comprensione passa attraverso possibili
interpretazioni.
Seconda strofa, analogia dell'oboe che emettendo il suono è gelido. Prende dei concetti che non sono evidenti
al lettore. (Montale invece è chiaro). L'oboe scandisce sentimenti quasi sillabandoli.
Vi è l'insistenza morbosa di creare immagini.
Nella terza strofa, parlando della sera, spiega dopo 'l'acqua che tramonta sulle mani erbose', è una sinestesia:
l'acqua che scorre come su un prato.
Quarta strofa, gerbido è un termine inusuale e indica la fanghiglia d'autunno sulla base degli alberi. È un
misto di terra, acqua, foglie e fango. Accosta la sua condizione alla terra che è abbandonata.
Tra le figure retoriche troviamo molte antitesi come al verso 1 avara pena e dono perché chi è avaro non fa
doni, oppure ai versi 4 e 5 gelido e gioia la gioia di solito viene associata a calore non a freddo.
Infine molte espressioni utilizzate da quasimodo ci aiutano a comprendere la sua condizione, ad esempio al
verso 7 in me si fa sera rimanda alla sua disillusione esistenziale, o ancora ai versi 11 e 13 cuore che
trasmigra e maceria dei giorni traducono metaforicamente i motivi dell’aridità sentimentale e del vuoto
senso.
Quasimodo poi supera l'ermetismo. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, sceglie la strada dell'impegno. Il
poeta può modificare il mondo. Lui prende posizione rispetto alla seconda guerra.

- “Uomo del mio tempo”


Uomo del mio tempo: poesia dell'ultima fase di Quasimodo. Vi sono tanti spunti: il poeta deve incidere sul
suo tempo, deve vivere il suo tempo e nel farlo deve prendersi le responsabilità dei suoi gesti. L'uomo è
andato avanti nel progresso ma è rimasto l'uomo del neolitico e lo spiega all'inizio v.1. L'uomo durante il suo
tempo ha usato strumenti di morte.
Quasimodo critica il suo tempo e il progresso. (Scienza impoverisce l'uomo). Assimila la condizione
umana a quella degli animali, che obbediscono all'istinto. Poi vi è il riferimento a Caino, che uccise il fratello
nei campi v.10. Ciò avviene a causa della ferocia dell’umanità e della sua insaziabile voglia di potere.
Quattro versi finali: si rivolge alle generazioni future. Dice loro di dimenticare i padri, poiché le
generazioni precedenti non hanno nulla da lasciare a quelle future. Vi è l'immagine lugubre degli uccelli neri
che volano e coprono il cuore degli uomini.
Rappresentazione tragica dell'umanità.
Rinuncia all'oscurità e riprende la comunicabilitá. Il linguaggio è più chiaro.
Possibile parallelismo con Zeno Cosini e la sua visione dell’umanità.

Ermetismo è stato un momento per quasimodo necessario per continuare a dare voce alla propria
ispirazione in un momento in cui la voce era tappata dal regime.

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