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TRUA – Translation Utility Arch

Il TRUA nasce in tecnica segmentata bioprogressiva caratterizzata da vari aspetti: l’attacco era 018x030,
quindi lo spessore dei fili era fino a 018.
In tecnica segmentata nei casi di II classe si raggiungeva il rapporto di I classe canina con sezionali che
andavano da 7 a 3 ed elastici di II oppure nei casi estrattivi, con sezionali di retrazione sul canino per
chiudere lo spazio estrattivo ed arrivare in I classe canina. In questi casi, si creava uno spazio tra la distale
del laterale e la mesiale del canino; nella tecnica originale di Ricketts prevedeva un arco di utilità di
retrazione in Elgiloy (in acciaio meno rigido) con molte anse (quattro elici) per la retrazione del gruppo
incisivo, ma con il problema del controllo del torque, perché la chiusura dello spazio si otteneva per
inclinazione coronale.
Il TRUA oggi si usa in casi limitati, ovvero nei casi in cui si combina la necessità di chiudere lo spazio
con il controllo, o addirittura il miglioramento, dell’OVB.
Prima l’ansa si faceva molto grande per ridurre il rapporto carico/spostamento (minore rigidità), quindi si
riduceva la forza in modo da far prevalere il momento che controlla le radici. In realtà, ci si è accorti che le
caratteristiche del materiale (TMA) erano tali per cui non era necessario fare un’ansa così grande.

Immaginiamo di attivare tirando indietro il filo (rosso) dietro ai due molari, si sta producendo una forza
singola quindi a livello degli incisivi si ha una inclinazione.

Se, invece, si attiva in questo modo si applica una forza intrusiva, quindi con un controllo della verticalità.

Se si vuole trasformare il movimento in una traslazione

Le attivazioni sono:
 Tip-back progressivo a livello distale dietro l’ansa per il controllo della verticalità;
 Pieghe dietro i molari per l’arretramento;
 Piega mesiale all’ansa (chiudendo l’angolo che si crea mesialmente) per dare una attivazione di terzo
ordine alla porzione anteriore del filo. Con questa attivazione si applica il momento che serve per
contrastare il movimento di inclinazione coronale, per ottenere quindi una traslazione.
Quando non c’è un controllo sufficiente dell’OVB, si aumenta il tip-back progressivo.
Quando non c’è un controllo sufficiente del torque si aumenta la piega di terzo ordine.
Quando non c’è controllo della traslazione si aumenta la piega di terzo ordine e/o si riduce la forza.
In ogni caso, si deve ridurre e mantenere basso il valore della forza di attivazione per la distalizzazione.
Questo è vero anche oggi, perché dobbiamo usare un filo 19x25, mentre prima si usava un 16x22, infatti
l’ansa dovrebbe essere anche più grande.
Per avere una traslazione si deve avere un rapporto M/F=10 (momento che generi con la piega di terzo
ordine/forza che si applica = distanza tra centro di resistenza e punto di applicazione della forza).
Quindi, per gestire la traslazione con il TRUA ci sono due possibilità: aumentare il momento, ovvero
aumentare l’attivazione di terzo ordine oppure ridurre la forza.
Tutte le attivazioni sul TRUA devono essere molto leggere, soprattutto quelle della forza, mentre si può
essere più tranquilli sulle attivazioni di terzo ordine e di tip-back progressivo.

Domanda: c’è vantaggio rispetto all’arco con anse? La risposta si ottiene analizzando la biomeccanica del
TRUA. L’arco con anse veniva usato in tutti i casi in cui oggi si usa l’arco posted.

Se paragonato all’arco posted è completamente diverso: a differenza del posted, il TRUA lavora senza
frizione, sfruttando l’ansa, inoltre le pre-attivazioni sull’arco posted si fanno su un arco di acciaio che, anche
se sottodimensionato, tende a frizionare tanto quindi si paga in termini di scorrimento. Con il posted non si
può arretrare e dare torque agli incisivi.

Questo è l’obiettivo che si vorrebbe raggiungere: chiusura dello spazio con traslazione e controllo della
verticalità.

In tecnica bioprogressiva c’erano diverse fasi:


- Correzione dell’OVJ
- Correzione dell’OVB
Questa era la fase che, insieme con l’introduzione del TMA, ha ispirato la realizzazione del TRUA.

Nei casi estrattivi o di II classe, in cui è stata raggiunta la correzione del settore posteriore, quasi sempre la
correzione dell’OVJ richiede di aver già realizzato o di poter realizzare contestualmente la correzione
dell’OVB. Questo concetto si applica anche alla correzione dell’OVJ nei pazienti con Sander: non si può far
avanzare la mandibola perché c’è un OVB molto profondo.
Naturalmente, la correzione dell’OVB può avvenire sia all’arcata inferiore, in molti casi ci aiuta già una
quota di proclinazione degli incisivi, ma anche in questo caso è necessario fare o intrusione degli incisivi
inferiori oppure intrusione degli incisivi superiori (a seconda della decisione terapeutica basata sulla
diagnosi).
Ma se si deve realizzare tutta intrusione superiore, allora occorre un movimento importante sia di traslazione
che di intrusione.
Negli anni 80 si faceva molta più correzione dell’OVB con intrusione degli incisivi superiori, mentre adesso
si fa solo nei casi in cui c’è sorriso gengivale.

Originariamente il TRUA era fatto con TMA 16x22 ma in bracket 18x30. (18x30 perché in tecnica
bioprogressiva si usava il piggyback e il bracket era più profondo per consentire l’inserimento anche di due
archi sovrapposti).
Oggi, nel bracket 22x28 si usa un 19x25 perché il gioco è ridotto e si legge meglio il torque.

Il sezionale è in acciaio 16x22 o 18x22.


È importante che ci sia la barra per il controllo trasversale.

40 min
ATTIVAZIONI DEL TRUA

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