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La musica italiana è stata tradizionalmente uno degli indicatori culturali dell'identità nazionale ed

etnica italiana e occupa una posizione importante nella società e nella politica. L'innovazione
musicale italiana, nella scala musicale, nell'armonia, nella notazione e nel teatro musicale, ha
permesso lo sviluppo dell'opera, nel tardo XVI secolo, e gran parte della musica classica europea
moderna, come la sinfonia, il concerto e la sonata, spaziando tra un ampio spettro di opere e musica
strumentale classica e di musica popolare tratta sia da fonti locali che importate.
La musica popolare italiana è una parte importante del patrimonio musicale del paese e comprende
una vasta gamma di stili regionali, strumenti e danze. La musica classica strumentale e vocale è una
parte iconica dell'identità italiana, che spazia dalla musica colta sperimentale e dalle fusioni
internazionali alla musica sinfonica e all'opera. L'opera è parte integrante della cultura musicale
italiana ed è diventata un importante segmento della musica popolare. Anche la canzone
napoletana e la tradizione dei cantautori sono popolari stili nazionali che costituiscono una parte
importante dell'industria musicale italiana, accanto a generi importati come il jazz, il rock e l'hip
hop degli Stati Uniti.
L'Italia è stata a lungo un centro per la musica classica europea e all'inizio del XX secolo la musica
classica italiana forgiò un suono nazionale peculiare decisamente romantico e melodico. Come è
tipico delle opere di Giuseppe Verdi, era una musica in cui "...Le linee vocali dominano sempre il
complesso tonale e non sono mai messe in secondo piano dagli accompagnamenti
strumentali..."[16] La musica classica italiana resistette allo "Juggernaut armonico tedesco’’ - cioè le
dense armonie di Richard Wagner, Gustav Mahler e Richard Strauss. La musica italiana aveva anche
poco in comune con la reazione francese a quella musica tedesca - l'impressionismo di Claude
Debussy, ad esempio, in cui lo sviluppo melodico è in gran parte abbandonato per la creazione di
uno stato d'animo e un'atmosfera attraverso i suoni dei singoli accordi.
La musica classica europea cambiò notevolmente nel XX secolo. La nuova musica abbandonò gran
parte delle scuole storiche di armonia e melodia sviluppate a livello nazionale in favore della musica
sperimentale, dell'atonalità , del minimalismo e della musica elettronica, le quali impiegano
caratteristiche che sono diventate comuni alla musica europea in generale e non all'Italia in
particolare.[19] Questi cambiamenti hanno anche reso la musica classica meno accessibile a molte
persone. Compositori importanti di questo periodo sono Ottorino Respighi, Ferruccio
Busoni, Alfredo Casella, Gian Francesco Malipiero, Franco Alfano, Bruno Maderna, Luciano
Berio, Luigi Nono, Sylvano Bussotti, Salvatore Sciarrino, Luigi Dallapiccola, Carlo Jachino, Gian Carlo
Menotti, Jacopo Napoli e Goffredo Petrassi.
La storia della canzone italiana viene comunemente fatta iniziare dagli storici intorno alla metà
del XIX secolo, con la pubblicazione di Santa Lucia di Teodoro Cottrau ed Enrico Cossovich: pur
trattandosi di una traduzione di una barcarola originariamente scritta in napoletano, questo brano
appare come il primo tentativo in assoluto di armonizzare (sia dal punto di vista della melodia, sia
dal punto di vista del testo) la tradizione musicale colta con quella di matrice popolare. A differenza
di altri paesi, come la Francia (dove le radici del vaudeville derivarono dalla chanson del
Cinquecento) o la Germania (con il suo particolare connubio fra musica e poesia, il lied),[4] in Italia
per molti anni si è mantenuta una netta separazione fra le composizioni derivanti dalla cosiddetta
musica colta (come le romanze da salotto o le operette) e le canzoni popolari in dialetto. In
particolare, le tradizioni musicali locali hanno avuto molta difficoltà a superare il proprio confine
territoriale, con le significative eccezioni della canzone napoletana[5] e, in forma molto minore, di
quella romana e milanese.[6] La separazione fra i due stili iniziò ad attenuarsi solo a cavallo
fra XIX e XX secolo (anche con l'influenza del café-concert francese) e poté dirsi superata solo con la
fine della prima guerra mondiale.
L'opera italiana è sia l'arte dell'opera in Italia che l'opera in italiano. L'opera è nata in Italia intorno
al 1600 e l'opera italiana ha continuato ad avere un ruolo dominante nella storia della forma fino ai
giorni nostri. Molte famose opere in italiano sono state scritte da compositori stranieri, tra cui
Handel, Gluck e Mozart. Le opere di compositori nativi italiani del XIX e dell'inizio del XX secolo,
come Rossini, Bellini, Donizetti, Verdi e Puccini, sono tra le opere più famose mai scritte e ora sono
rappresentate nei teatri d'opera di tutto il mondo.

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