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Compositore russo
(Karevo 21 III 1839 – San Pietroburgo 28 III 1881)
1
Musicista del periodo romantico, è da ricordare come un
appartenente al cosiddetto Gruppo dei Cinque (compositori che alla
loro musica conferirono un'impronta nazionale, e anche nazionalista,
intesa come riscoperta delle musiche russe tradizionali e del loro
impatto sulla cultura nazionale).
2
Biografia
MUSORGSKIJ GIOVANE
3
Nel 1856 iniziò a frequentare l'ambiente da ufficiale, e conobbe il
musicista Dargomyžskij: quest'ultimo gli consentì di venire a contatto
con il gruppo di musicisti che intorno al 1860 formò il noto Gruppo
dei Cinque o Scuola Nazionale di Pietroburgo (in netta opposizione
con la tendenza occidentalizzante di Mosca, rappresentata da Pëtr Il'ič
Čajkovskij) che, con la sua partecipazione, si impegnò a cambiare le
caratteristiche della musica composta in Russia.
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I grandi capolavori
MODEST E IL FRATELLO
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CERCANDO I FUNGHI
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GALINA VISHNEVSKAYA
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DOVE SEI STELLINA?
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GOPAK
Testo
11
NIKOLAJ RIMSKIJ-KORSAKOV
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CALLISTRATO
Nel breve elenco delle sue opere sotto il nome di questa composizione
Mussorgsky scrive: «Primo tentativo di comicità - studio in stile
popolare ».
Boris Christoff
Testo
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sulla terra che non ho mai arato né seminato.
E mia moglie lavora duramente, mentre i nostri bambini corrono nudi.
Essa lava alla fonte e i suoi zoccoli cadono a pezzi.
« Sarai felice Kalistratuscka e vivrai da gran Signore »
BORIS CHRISTOFF
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LA CAMERA DEI BAMBINI
MAKOVSKI Y DARGOMYZSKIJ
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La musica, con i suoi prodigi espressivi e le sue novità formali, nasce
direttamente da questa impostazione. «Cela ressemble a un art de
curieux sauvage qui découvrirait la musique a chaque pas trace par
son émotion; il n'est jamais question non plus d'une forme quelconque,
ou du moins cette forme est tellement multiple qu'il est impossible de
l'apparenter aux formes établies - on pourrait dire administratives».
Così ne scrisse Debussy, quando questo portentoso capolavoro era
ancora quasi ignoto; e non ci dovrebbe essere nessuno, oggi, che
muterebbe una sillaba del suo giudizio.
Fedele D'Amico
Testi
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Il calabrone
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A cavallo del bastone
Hop, hop, hop ! hop, là, ta, ta, ta, ta, hop là ! Stop ! Vassia, senti,
vieni questa sera a giuocar con me, non venire troppo tardi.
Hop, hop! io seguito il mio viaggio, ma questa sera sarò già di ritorno,
perché mamma mi mette a letto presto. Vieni, vieni ! ta, ta, hop, hop !
Attenti! Ahi, che dolore; oh, il mio piede, la mia gamba!
Fanciullo caro, perché piangere? è finito, non senti più dolore! Su,
dritto! vedi, c'è lassù un bell'uccello blu e canta. Che belle penne, che
voce, che incanto! ebbene? ti fa più male il piede? È finito! Eccomi,
mammina, cara! Andiamo, andiamo, bisogna sbrigarsi, hop, hop !
Vieni, Vossia, presto presto!
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Il gatto birbante
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Ciclo di canzoni per canto e pianoforte, da Mussorgsky stesso
progettato per orchestra, ma orchestrato dopo la sua morte da
Glasunoff e da Rimski Korsakoff, su testi del principe Golenistchev-
Kutusoff. prima edizione 1882, Bessel.
Nel periodo dei Senza sole e dei Canti e danze della morte
Mussorgsky visse con il poeta Golenistchev-Kutusoff. L'anno 1871 gli
strappò anche questo amico che «approdò ai lidi da dove non c'è
ritorno», come diceva Mussorgsky. Scrisse a Stasof nella notte del 29
dicembre 1875: «ebbene resterò solo... tanto dovrò morire solo... Mi
dispiace tanto per Arsenio, mio generalissimo!».
Boris Christoff
BORIS CHRISTOFF
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Testi
Ninna Nanna
Il bimbo geme...
Ancor la candela manda un fioco chiarore.
La madre che ha cullato la sua creatura
non ha preso sonno.
E presto assai picchia alla porta
la morte pietosa. Toc!
La madre allor trasale paurosa...
«Madre, temuto hai assai!
Pallida l'alba s'affaccia ai vetri...
Ti sei stancata coi tuoi preghi, col pianto.
Riposati un poco, io veglierò per te
Non hai saputo calmare il tuo bambino
Canto più dolcemente di te».
«Taci! Il bimbo mio s'agita, geme,
e mi spezza il cuore».
«Eh! con me si calmerà assai presto.
Nanna, oh nanna oh, oh!».
«Più lieve è il soffio,
Il visino è bianco...».
«Ma taci taci ahimè!
Buon segno è questo, si calma il dolore.
Nanna, oh nanna, oh, oh».
«Via, via di qua maledetta!
Così tu uccidi il mio tesor!».
«No. Darò un sonno tranquillo al bimbo.
Nanna oh nanna, oh, oh!».
«Grazia! Deh, smetti di cantare un solo istante l'atroce canzone!».
«Vedi? La quieta canzone l'ha assopito. Nanna, oh nanna, oh, oh!».
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Serenata
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Trepak
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Il Condottiero
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Testo tratto dal programma di sala del Concerto dell'Accademia
di Santa Cecilia,
Roma, Sala Accademica di via dei Greci, 6 marzo 1973
VLADIMIR STASOV
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LA DISFATTA DI SENNACHERIB
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un arcobaleno sorretto da una orchestra vivacemente colorita ed
espressiva, che conclude il brano con accordi in pianissimo.
GEORGE BYRON
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Ecco il testo ricavato da un poema del poeta inglese George Byron:
La disfatta di Sennacherib
Al tramonto del sole quelle schiere, le loro schiere, furono come foglie
appassite sospinte dalla bufera e coprirono il campo, lo ricoprirono
tutto.
E nel silenzio della notte l'angelo della morte mosse le ali, e sulle tali
della morte si librò un spirito terribile, E l'angelo della morte agitò le
ali, colpì il nemico con un soffio mortale. Con un terribile soffio colpì
il nemico, l'angelo della morte agghiacciò il nemico. L'angelo della
vendetta percorse il nemico con il terrificante alito della morte. E i
cuori dei nemici palpitarono per l'ultima volta.
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QUADRI DI UN'ESPOSIZIONE
Promenade - Tranquillo
VLADIMIR STASOV
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“Voglio non solo conoscere il popolo, ma del tutto affratellarmi
ad esso” scriveva il cadetto e proprietario terriero Musorgskij ed a
questo motto restò fedele anche dopo aver perso ogni ricchezza
familiare con la liberazione nel 1861, dei servi della gleba. Nato a
Karevo nel 1839 entra nella Scuola dei Cadetti di Pietroburgo ma ben
presto si dedica completamente alla musica. Persa ogni risorsa
economica dal 1861 conduce una modesta esistenza alternando il
lavoro presso vari Ministeri con l’attività musicale.
Nel 1880 abbandona ogni impiego stabile e trascina nella miseria gli
ultimi mesi di vita finché nel 1881, muore d’infarto nell’ospedale
militare di Pietroburgo. Nonostante le sue precarie condizioni
finanziarie, non rincorre il successo e fa della musica un continuo
ricercare e sperimentare l’animo popolare russo. Nel 1874 per onorare
la memoria dell’amico architetto e pittore Viktor Hartmann morto
l’anno precedente, compone “Quadri di un’esposizione”, un’opera per
pianoforte, ispirata ad una serie di opere dell’amico esposte a
Pietroburgo.
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MAURICE RAVEL
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Promenade
Gnomus
Promenade
Il vecchio castello
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tema che viene poi ripreso dagli altri strumenti: archi, oboe, flauto e
corno inglese, flauto e clarinetto fino al sassofono finale.
Promenade
Bydlo
Promenade
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Samuel Goldenberg und Schmuyle
Limoges – Le marché
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La cabane sur des pattes de poule
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UNA NOTTE SUL MONTE CALVO
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Dal mattino fin verso mezzogiorno, Modinka si serviva del pianoforte
che poi prendeva Korsinka il quale, intanto, al tavolino, mandava
avanti la copia o la strumentazione di partiture.
NIKOLAJ RIMSKIJ-KORSAKOV
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Modinka e Korsinka si accordavano quotidianamente, «sfruttando»
l'uno le occupazioni dell'altro; si scambiavano idee e progetti e,
mentre l'uno era intento al Boris, l'altro componeva La Pskovitana. Si
scambiavano pure, reciprocamente, impressioni, e non era sempre
Modinka (di cinque anni più anziano di Korsinka) ad accettare i
consigli dell'amico.
Sono sei lenti rintocchi, dai quali si distacca una melopea dei violini
(con sordina), poi interrotta da altri sei colpi della campana, sostenuti
dall'area vibrazione dell'arpa.
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Dall'evanescenza del quarto rintocco di questa seconda serie, si libera
il canto del clarinetto che, dopo il quinto suono della campana, cede il
passo al flauto dischiudente, in sette battute, la limpida luminosità di
uno spazio nel quale fanno in tempo, prima dell'ultimo rintocco,
Modinka e Korsinka, a scambiarsi ancora un bagliore d'intesa.
Erasmo Valente
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SALAMMBÔ
• Salammbô (mezzosoprano)
• Mathô (basso)
• Baleario (baritono)
• Spendius (baritono)
• Aminachar (baritono)
• il primo sacerdote (basso)
• popolo cartaginese, guerrieri libici, sacerdotesse e sacerdoti
Atto primo
Atto secondo
Quadro primo
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Quadro secondo
Atto terzo
Quadro primo
Quadro secondo
Atto quarto
Quadro primo
Quadro secondo
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Da quando la prima versione del Boris Godunov (in sette quadri,
1868-69) ha cominciato a circolare anche in teatro, nell'orchestrazione
originale, si è potuto toccare con mano quanto la sua concezione sia
diversa rispetto alla seconda stesura, in quattro atti e nove quadri, del
1871-72: ed è difficile, se non opinabile, stabilire quale delle due vada
considerata definitiva.
GUSTAVE FLAUBERT
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La Chovanščina, cominciata nel ‘72, manca quasi completamente
della strumentazione e dell'ultima scena, ma l'idea compositiva è
interamente realizzata e l'orchestrazione di Šostakovič, più della
revisione di Rimskij-Korsakov, consente di apprezzarne a pieno tutte
le intenzioni. Nello stesso periodo Musorgskij lavorò a un'opera tratta
da Gogol', La fiera di Soročincy, di cui compose due atti o poco più;
mentre del progetto di una nuova opera da Puskin, La Pugacevščina,
rimase solo l'abbozzo. La sua carriera si arrestò alle soglie della morte,
lasciando un'eredità lacunosa ma comunque pesante.
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Nel 1862 Balakirev, l'indiscusso animatore del gruppo, fondò a
Pietroburgo una Scuola Musicale Libera e un'istituzione di concerti in
opposizione al Conservatorio e alla Società Musicale Russa, entrambi
diretti da Anton G. Rubinstejn con orientamenti filo-occidentali: la
nuova tendenza nazionalistica trovava così un canale ufficiale
attraverso il quale manifestarsi.
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letterati: e ciò può illustrare il clima nel quale avvenne la lettura e si
accese l'entusiasmo per un romanzo come Salammbô di Gustave
Flaubert, apparso in traduzione russa a puntate sulla rivista «Annali
patrii» nel 1863, a pochi mesi di distanza dall'uscita in Francia. Lo
scandalo che aveva accompagnato Madame Bovary aveva fatto di
Flaubert un beniamino dei giovani anticonformisti di tutta Europa, e a
Pietroburgo la cultura francese godeva di speciale attenzione, anche
come contraltare al diffuso germanesimo degli ambienti musicali
accademici.
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sacerdotessa Salammbô. Il 15 dicembre questa scena era interamente
composta ma non strumentata, se non per accenni (ossia, come
Musorgskij era solito fare, con indicazioni parziali per la realizzazione
della partitura).
MILIJ BALAKIREV
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Procedendo a sbalzi, evidentemente per fissare i momenti principali
della vicenda, Musorgskij compose nell'anno successivo altre tre
scene: i manoscritti recano le date del 23 luglio per la prima parte del
primo quadro del terzo atto (il sacrificio nel tempio di Moloch, fino
all'apparizione di Salammbô) e del 10 novembre per la sua
conclusione, del 26 novembre per la composizione del primo quadro
dell'ultimo atto, di cui già esisteva il testo. In mezzo, durante l'agosto,
una pagina più distesa si inserì tra questi grandiosi blocchi drammatici
e musicali: la canzone d'amore cantata dal giovane mercenario delle
isole Baleari (il baleario) durante il banchetto nei giardini di Amilcare
(atto primo). Qui Musorgskij si avvicina allo stile lirico delle sue
romanze da camera di quegli anni, quasi a voler decantare con una
parentesi gentile la forte tensione del dramma.
Non rinunciò però del tutto all'opera, se è vero che col miglioramento
della salute ritornò a lavorarci all'inizio del 1866: l'8 febbraio fu
composto il coro femminile per il secondo quadro del quarto atto («le
sacerdotesse consolano Salammbô e l'abbigliano con le vesti nuziali»),
due mesi più tardi fu la volta del Canto dei guerrieri libici per coro e
pianoforte (atto primo), orchestrato il 17 giugno probabilmente in
vista di una sperata esecuzione nei concerti della Scuola Musicale
Libera di Balakirev (in questo senso potrebbe parlare il biglietto a lui
indirizzato il 20 aprile 1866: «Caro Milij, fatemi sapere quando posso
trovarvi a casa. Da parecchio tempo non ci siamo visti ed ho voglia di
parlare con voi di molte cose e di mostrarvi una nuova cosetta [Canto
di guerra dei Libici] della mia Salammbô, un coro maschile sul tema a
voi noto con una variante a la géorgienne»). Questa esecuzione non
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ebbe luogo (al suo posto fu invece presentato il coro La disfatta di
Sennacherib su testo di Byron, completato il 29 gennaio 1867); di
modo che la seconda variante per coro e orchestra rimase l'ultimo
frammento scritto per la Salammbô.
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In tutto, dunque, Musorgskij musicò della Salammbô sei pezzi di
diverse dimensioni, e di questi ne strumentò per intero solo due: il
lamento di Mathô, ossia la prima scena presa in considerazione, e il
Canto di guerra dei libici, ovvero l'ultima composta. È un po' poco per
consentire una messa in scena quale fu per esempio quella proposta
dal San Carlo di Napoli nel 1981, con la regia di Jurij Ljubimov. Essa
si basava sulla revisione del materiale esistente e sulla strumentazione
completata dal direttore d'orchestra Zoltàn Peskó per l'esecuzione nei
concerti pubblici della stagione sinfonica della Rai di Milano nel
novembre 1980, di cui abbiamo anche la preziosa registrazione
discografica; cui solo in tempi recentissimi, per iniziativa del Teatro
Kirov di San Pietroburgo, si è aggiunta quella di Aleksandr
Nagovitzin, ora presentata al Maggio. Una novità assoluta tenuta
gelosamente in serbo come una sorpresa, al punto che neppure
all'estensore di queste note è stato possibile verificare la partitura e
dunque informare sul lavoro del revisore.
Frasi molto belle e chiare, quasi troppo per essere del tutto autentiche.
Più utile risulta la testimonianza di Rimskij-Korsakov nelle sue
Memorie, peraltro assai posteriori e non precisissime sulle date:
«Musorgskij era occupato a scrivere un'opera su un libretto tratto da
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Salammbô. Ogni tanto ne suonava qualche pezzo o da Balakirev o da
Kjui. Questi frammenti riscuotevano la più viva ammirazione per la
bellezza dei temi, ma anche la più severa censura per il disordine e la
stravaganza. Ricordo che Madame Kjui non riusciva a sopportare
l'episodio della tempesta rumorosa e assurda».
ALEKSANDR BORODIN
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Da essa si ha comunque la conferma che gli amici (e signore non
troppo tenere verso il misogino Musorgskij: l'episodio che non
piaceva a Madame Kjui, la scena nel tempio di Moloch, è appunto la
pagina più visionaria e originale del lavoro) nutrivano forti dubbi sulla
realizzazione del progetto: non a caso Balakirev, che non smise mai di
considerare Musorgskij un quasi idiota, aveva bocciato la «nuova
cosetta» dell'amico apostrofandolo «strambo autore dei Lidi e dei
Misolidi». E ciò può avere pesato sulla decisione del compositore di
abbandonare l'impresa.
Quale interesse rivestono allora per noi le sei scene della Salammbô?
Forse lo spunto dato dall'autore stesso, ulteriormente precisato, può
essere d'aiuto: «studi per un'opera futura». Dove il senso della frase
non sta tanto, o soltanto, nel fatto che alcuni frammenti furono
utilizzati in luoghi particolarmente importanti del Boris (in modo
riconoscibilissimo e specialmente impressionante il monologo di
Mathô in attesa del supplizio) e altrove (il canto di guerra dei libici fu
rielaborato nel coro Jesus Navin, o Josua su parole del Libro di
Giosuè, 1874 e 1875), ma soprattutto nell'esperienza che sarebbe
tornata utile in proiezione futura, nella scelta del tipo di opera da
coltivare: confrontandosi non con altri che con se stesso. E ciò
consente di affermare che la posizione raggiunta da Musorgskij nella
storia dell'opera russa dell'Ottocento fu il risultato di un processo di
maturazione e una conquista sempre più cosciente e radicale.
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riverberandosi nella lamentazione su una sorte di cui non sappiamo i
precedenti né le conseguenze, ma che sembra immodificabile,
eternamente umana.
NIKOLAJ RIMSKIJ-KORSAKOV
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Altrettanto significativo è il fatto che la trama erotico-amorosa, e
quella per così dire storico-politica (le lotte di potere tra i mercenari e
i nobili cartaginesi in un paesaggio di rovine), siano lasciate sullo
sfondo se non addirittura trascurate. Né traspare un'intenzione di
approfondimento psicologico o di evoluzione nel carattere dei
personaggi: Salammbô e Mathô non hanno spessore come individui,
sono piuttosto figure destinate fin dal principio a essere schiacciate, e
colte appunto sul limitare della fine: condizione nella quale tornano a
confrontarsi con la folla in monumentali affreschi corali dove il
destino dei singoli più che contrapporsi si annulla in quello della
massa. C'è già qui la definizione di un attrito drammatico che come
scintilla esploderà nel Boris.
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«variante à la géorgienne» che è pure essa, se si vuole, un
«anacronismo musicale»: e forse fu anche la coscienza di questa
contraddizione a convincerlo a fermarsi.
IL COMPOSITORE
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I due brani orchestrati, fra cui questo, sono tuttavia punti di
riferimento della massima importanza: giacché mostrano una energia
vitale, una ricchezza di colori e una varietà di soluzioni timbriche che,
al di là del colore locale, sono veicoli di definizione drammatica, tinta
dell'anima più che rivestimento decorativo. Se da questi saggi si deve
ricavare un'idea del suono di Musorgskij, essa contraddice l'immagine
di una tavolozza scabra ed essenziale, tutta in bianco e nero.
L'ipotesi che Salammbô non sia nata con un piano organico ma come
una serie di studi sul problema dell'opera, in una sfida nella quale
all'iniziale fervore subentrò a poco a poco la riflessione, non deve
essere scartata. E ciò cambierebbe il giudizio sulla sua incompiutezza
e valorizzerebbe invece l'impiego del suo materiale in lavori
successivi. Ma anche qui, più che di figure musicali compiute, si tratta
di incisi, di inflessioni del canto e di ritmi che denotano una situazione
o uno stato d'animo, quasi cifra di un'espressione: così la frase d'amore
che Mathô intona per Salammbô poteva corrispondere all'idea che
Musorgskij aveva in astratto di una passione amorosa ardente, e come
tale si ritrova, nel Boris, rivolta da Dmitrij a Marina. Le imprecazioni
di Salammbô e del coro nella scena del furto del velo sono il prototipo
di un furore scatenato, e in una situazione analoga non stupisce che
Musorgskij le affidi alla folla in tumulto nella foresta di Kromy.
Certo, le analogie tra il monologo di Mathô e quello di Boris, e
soprattutto tra il motivo della condanna a morte dei sacerdoti e quello
dei bojari che decretano la morte del falso Dmitri, sono anche
drammaturgicamente evidenti: ma rientrano anch'esse in una
rappresentazione ideale di una situazione nella quale i personaggi
sono in funzione di un' idea di verità teatrale, in una situazione
drammatica realisticamente osservata «in sé». Ed è in funzione di
questa che Musorgskij scriveva.
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E da questo punto di vista non solo Salammbô, ma tutto il teatro di
Musorgskij può essere considerato come la dilatazione di istanti
sospesi in quadri che racchiudono eventi smisurati.
ZOLTAN PESKO
Sergio Sablich
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IL MATRIMONIO
Organico: pianoforte
Composizione: San Pietroburgo, 11 giugno - 20 luglio 1868 (solo I°
quadro)
Prima esecuzione privata: San Pietroburgo, nell'abitazione di César
Cuj, 6/18 ottobre 1868 (con accompagnamento di pianoforte)
Prima rappresentazione pubblica: San Pietroburgo, Teatro della
Scuola teatrale Suvorin, 1 aprile 1909
Edizione: Bessel, San Pietroburgo, 1908 (riduzione per pianoforte
atto I°)
Incompiuta
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Dargomyzskij morì prima di aver terminato la sua opera, ma visse
abbastanza per vedere quale profonda influenza avrebbe avuto sul
futuro. Attorno al Convitato di pietra si realizza, infatti, l'incontro
decisivo tra il vecchio musicista e la nuova generazione che si era
andata raccogliendo alla scuola di Milij Balakiriev, erede e
continuatore del nazionalismo musicale di Glinka. «Verso la
primavera del 1868 - nota Rimskij-Korsakov nelle Memorie - la
maggior parte dei membri del nostro circolo si riuniva ogni settimana
a casa di Dargonmiskij. Egli ci aveva spalancato le porte mentre
componeva febbrilmente Il Convitato di pietra. Il primo quadro era
già completo; il secondo era giunto alla scena del duello, e il seguito
veniva composto, si può dire sotto i nostri occhi ammirati! In
precedenza Dargomyzskij si era circondato di ammiratori - dilettanti o
musicisti - a lui molto inferiori [...] Ma ora calatosi nel Convitato dì
pietra, un lavoro avanzato di cui valutava esattamente l'importanza,
egli sentì il bisogno di condividere le nuove idee con musicisti, con
artisti d'avanguardia. Ora gli ospiti delle sue serate erano Balakirev,
Kjuj, Musorgskij, Borodin e io».
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dove il nuovo lavoro viene presentato, discusso, analizzato con la
precisione di un chirurgo e la sofferenza di un paziente.
ALEXANDER PUSHKIN
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La serie si apre il 3 luglio, nel solito stile metà russo e metà francese
con una lettera di César Kjuj, il committente serio: «Mio caro Cesare,
salve. Eccomi alla pastura, en forme et matière. Mi sono insediato in
un'izba, bevo latte e me ne sto tutto il giorno all'aria, solo di notte mi
mettono a cuccia».
MIKHAIL GLINKA
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All'inizio della stagione ripresero le serate in casa di Dargomyzskij. Il
Convitato venne cantato dall'inizio alla fine. Il matrimonio sollevò
pure considerevole interesse. Tutti erano colpiti dall'impegno di
Musorgskij, entusiasti della caratterizzazione e da molte frasi del
recitativo, ma perplessi di fronte alla durezza degli accordi e
dell'armonia. Lo stesso Musorgskij cantava la parte di Podkolessin col
suo inimitabile talento, Nadezda (Purgold) accompagnava, mentre
Dargomyzskij, mosso dal più vivo interesse, aveva copiato di propria
mano la parte di Kotchkarev e la cantava con entusiasmo. Vladimir
Stasov era alle stelle, Dargomyzskij osservò talora che l'autore era
andato un tantino troppo lontano, Balakirev e Kjuj consideravano Il
matrimonio una semplice curiosità con qualche procedimento
interessante di declamazione». Manca il parere di Borodin, ma lo
ritroviamo in una lettera alla moglie: «Il lavoro è straordinariamente
bizzarro e paradossale, pieno di innovazioni e a tratti di umorismo, ma
nell'assieme è une chose manquée, quasi impossibile da eseguire.
Inoltre mostra i segni di una redazione affrettata».
Nel dicembre del 1869 la prima stesura del Boris Godunov è completa
anche di orchestrazione. Poi, come sappiamo, ricominciano i guai.
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Rubens Tedeschi
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LA FIERA DI SOROČYNCI
Atti Tre
Epoca di 1874-1880
composizione
Personaggi
• Čerevik (basso)
• Chivrija, sua moglie (soprano)
• Parasja, figlia di Čerevik e figliastra di
Chivrija (mezzosoprano)
• Kum (basso-baritono)
• Gric'ko, un ragazzo del paese (tenore)
• Afanasij Ivanovič, il figlio di un prete
(tenore)
• Uno zingaro (basso)
• Černobog (basso)
• Coro (mercanti, zingari, ebrei, ragazzi,
ragazze, cosacchi, ospiti, demoni, streghe,
nani)
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La fiera di Soročynci (in russo: Сорочинская ярмарка?, è
un'opera comica in tre atti di Modest Petrovič Musorgskij, composta a
San Pietroburgo tra il 1874 ed il 1880.
72
Il compositore scrisse anche il libretto, che è basato sull'omonimo
racconto di Nikolaj Vasil'evič Gogol', tratto dalla raccolta giovanile di
racconti ambientati in Ucraina Veglie alla fattoria presso Dikan'ka.
Alla morte di Musorgskij, nel 1881, l'opera era ancora incompiuta ed
ineseguita.
L'inserimento della musica di Una notte sul Monte Calvo, come una
sequenza che descrive un sogno del protagonista, fu frutto di una
modifica alla trama dell'opera decisa nel corso della composizione,
anche se questo episodio non è presente nel racconto originale di
Gogol'.
Dopo la morte di Musorgskij i tentativi di completare l'opera, così da
poterla rappresentare, furono molteplici. Nel 1881 Nikolaj Rimskij-
Korsakov propose che l'opera fosse completata da Anatolij Ljadov, e
il libretto da A. Goleniščev-Kutuzov, amico di Musorgskij. Tuttavia,
Ljadov orchestrò solo cinque numeri (pubblicati nel 1904) e non
terminò l'opera. Vjačeslav Karatygin successivamente pubblicò alcuni
frammenti dei manoscritti di Musorgskij, che furono orchestrati da
Ljadov ed eseguiti nel 1911.
73
Una notte sul Monte Calvo come preludio al terzo atto, anziché come
intermezzo nel primo atto, come aveva in origine pensato Musorgskij.
La trama
Atto
Intermezzo:
Atto II
ANATOLIJ LJADOV
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Atto III
Scena prima
Scena seconda
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