Musica leggera Insieme di tendenze musicali affermatesi a partire dal XX secolo,
caratterizzate da un linguaggio relativamente semplice e in alcuni casi schematico. La musica leggera è strettamente inserita nel circuito di diffusione commerciale mondiale con incisioni discografiche, video, festival, concerti-spettacolo, trasmissioni e reti televisive e radiofoniche. Se la semplicità del linguaggio musicale distingue la musica leggera dalla cosiddetta “musica colta” (vedi Musica occidentale), la presenza di una vera e propria industria la differenzia dalla musica popolare. Nello sviluppo della musica leggera europea è possibile riconoscere un graduale mutamento di influenze: tra l’Ottocento e il Novecento si è verificato infatti un lento e costante avvicinamento al modello angloamericano e un parallelo distacco dalle influenze e tradizioni locali. Queste sono costituite da una parte dalle forme del folclore musicale locale (che conservano ancora un notevole rilievo in paesi come la Grecia o la Spagna e negli stati dell’Est europeo), e dall’altra dalla tradizione colta ma popolare dell’opera lirica, mediata dall’operetta e dalle varie forme di intrattenimento pubblico (si pensi alla fortuna del café chantant in Francia o del cabaret nella Germania degli anni Venti e Trenta). In Italia, dove la tradizione leggera ottocentesca aveva conosciuto la grande fioritura della canzone napoletana, il distacco dal modello della romanza da salotto fu più lento, anche a causa della politica di autarchia culturale del ventennio fascista e nonostante la fortuna di un genere leggero come la rivista. Sino agli anni Sessanta in Italia la musica leggera non diede vita a produzioni di grande valore artistico; a parte qualche rara eccezione, essa presentava infatti contenuti di pura evasione con un linguaggio musicale convenzionale e poco innovativo. La maggiore manifestazione canora, allora come oggi panorama della musica leggera nazionale, era il Festival di Sanremo, che lanciò o consacrò cantanti come Claudio Villa, Nilla Pizzi, Domenico Modugno, Gigliola Cinquetti, Caterina Caselli, Adriano Celentano, Gianni Morandi, Iva Zanicchi, Rita Pavone e molti altri. Tra la metà e la fine degli anni Sessanta prese avvio l’importante fenomeno dei cantautori, autori di testi e musiche oltre che esecutori delle proprie canzoni. Con i cantautori (tra i capostipiti la cosiddetta “scuola genovese”, con Umberto Bindi, Gino Paoli, Bruno Lauzi, Luigi Tenco, Fabrizio De Andrè) la musica leggera italiana affronta temi che la collegano a quella europea e americana: i sentimenti non sono più trattati in chiave banale e consolatoria, ma anche nei loro aspetti problematici e contraddittori, mentre appaiono spunti di protesta giovanile, critica sociale e impegno politico. Nello stesso decennio emersero figure femminili come Milva, Ornella Vanoni e Mina – che avrebbero dominato a lungo il panorama musicale italiano spaziando anche al di fuori della musica leggera – e cantautori come Francesco Guccini e Lucio Dalla, che introdussero l’uno temi sociali di attualità e l’altro la poesia dei testi di Roberto Roversi. Ricchissima e variegata è la galleria di autori e interpreti di musica leggera che, tra gli anni Settanta e la fine del secolo, hanno scalato le classifiche discografiche contribuendo talvolta a diffondere la canzone italiana nel mondo. Al rigore e alla sobrietà stilistici mantenuti sin dagli esordi da artisti come Ivano Fossati, Paolo Conte e Francesco De Gregori si sono affiancati la grande popolarità di Lucio Battisti, Claudio Baglioni, Renato Zero e i Pooh, la breve ma intensa carriera di Rino Gaetano, le produzioni via via sempre più commerciali di Antonello Venditti, Pino Daniele, Roberto Vecchioni e Riccardo Cocciante, la ricerca e la sperimentazione di Franco Battiato, il rock melodico di Vasco Rossi, Gianna Nannini e Ligabue, i successi internazionali di Eros Ramazzotti, Laura Pausini, Fiorella Mannoia e Zucchero, il riuscito connubio tra rap e pop di Jovanotti.