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1.1 Educabilità, educazione, 2.1 sintesi storia pedagogia 3.

1 globalizzazione e complessità culturale


pedagogia struttura educ occidentale fondata su 3 -con globalizz aumento nazionalismo e conflitti quindi
-pedagogia:riflessione su elementi: compito di garantire principi democraz, cittadinanz.. e
educazione (elementi formali) -contenuti educativi: ordo, antichità cosmo, non rinunciare a integrazione
-educabilità:supposizione, cristianesimo sacre scritture, oggi scienza 3 mutamenti su 3 piani:
pessim ottimism e realism -ruolo maestro:insegna ordine -politico:cittadinanza dissoluta o frammentata(USA),
-autoeducazione:educaz in auto, -alunno:ascolta e comprende ordine flessibile, doppia
no violenze no costrizioni -vita lavorativa:oggi incertezza e precarietà, fluttuante
-insegnare il mestiere di regolato da leggi di mercato, disoccupati meno sostegno
e considerati colpevoli x loro stato
uomo:educatore trasmettere
-cultura e identità:crisi culturale xk identità xsonale oggi
valori e essere attivo
meglio se flessibile x adattarsi meglio a esigenze società
-nuovo millennio: crisi pedagogica investe
istituzioni=famiglia(nuove famiglie no tradizionali),
scuola(paesi poveri analfabeti, insegnanti autorevoli x
notorietà e non per competenza)
crisi educativa xk non si sa come reagire a
globalizzazione, x uscire investire cult edu e pedag
1.2 elementi formali discorso 2.2 Bildung come concetto fondamentale 3.2 bisogno di cultura, educaz e pedagogia
pedagogico pedagogia tedesca -ricchezza della cultura:greci(paideia bene + prezioso),
-fine educativo:autonomia -bildung nella mistica:ung=processo, latini(mette in rilievo le disposizioni naturali),
-contenuti:culturali ricevuti da bild=immagine (immagine di dio e tenderci) cristiani(carità eleva uoo a fede e saggezza),
società (VALORI, lingua, usi..) -bildung nel XIV sec:mistici tedeschi 3 fasi rinascim(uomo), illuminismo(ragione),
-metodo:modalità diverse a bildung=entbilden(svincolarsi), romanticismo(creatività).
seconda de educando einbilden(immedesimarsi), Gardner e intelligenze, x lui importante elevazione
-mezzi: istituzioni, strumenti, uberbilden(perfezionarsi) culturae uomo attraverso 3 componenti=verita(scienza),
tecnologia, facilitano -bildung come struttura:processo individuo bellezza, morale(valore regole e differenza bene male)
prende distanze egocentr -oggi crisi culturale x messa in discussione regole e
apprendim
-bildung tra 700 e 800:herder(susseguirsi valori, x promozione cultura3 fasi:1ricominciare da
-attori: educando e educatore,
resistenza e partecipazione, accentrare su di se famglia principale luogo educativo, sostegno economico
sempre relazione tra 2 pedagogico autostima, 2scuola trasmettere cultura e
esperienze), humboldt(obiettivo agire
-ambiente:indispensabile, amore x sapere, 3società trasmissione cultura
responsabile ), hegel(uomo si libera da cio che
attuale educazione ambientale e naturale e diventa quello che deve essere) -riconoscere valore educaz:informazione(trasmissione
-bildung oggi: presuppone esistenza di un nozioni), formazione(coinvolgimento capacità
ordine e presuppone che spirito umano sia autonome), istruzione(info ma con programmazione),
intenzionato a riconoscerlo) insegnamento(attività maestro x lasciare un segno
-imprescindibilità della pedagogia:pedagogia italiana 3
1.3 natura interdiscip pedag 2.3 crisi concetto di ordine, momenti formulazione discorso=1antropologia
-la pedagogia una disciplina delleducazione e della pedagogia pedagogica(comprende discipline studiano essere
composita:prende info da altre -idea di ordine in crisi no chiesa e no umano),2teologia pedagogica(comprende riflessioni
discipline sceinza riguardo fini educazione), 3metodologia
-il progetto educativo:educatore -distruttori ordine: darwin (essere), pedagogica(impiega discipline x individuare la
modulare intervento in base a einstein(assoluto), nietzsche(religione), comunicaz + efficace
caratteristiche educando marx(ordine e ragiona), freud (struttura)
1.4 educazione tra natura e 2.4 tentativi di ricostruire nuovi ordini 3.3 pedag interculturale come paideia per il XXI
cultura -i bisogni sociali sociologismo:valori -prossimi anni aumento migraz e società sempre +
-natura:potenzialità che dona la nascono da società (tutti diversi), multietniche, pedagog trovare forma migliore di educaz
natura devono essere migliorate Durkheim, scuola, uomo dipendente da 3 di fronte a differenze linguistiche, culturali..
-cultura:trasmissione valori ambienti,alienaz,critica mera trasmiss valori -3 concetti:1transcultura=strategie x sviluppo elementi
migliori della società -bisogni individuali psicologismo:maestro comuni a tutti umani sia x valori formali sia contenuti.
soddisfa bisogni bamb, umani implusi, il + Approccio troppo statico, 2pedag multiculturale=studio
alto autosviluppo, pedagogia del selvaggio, comunanza, rischia aumentare stereotipi e considera
individualità no base di riferimento, critica culture in maniera statica, 3pedag interculturale=identità
e cultura visti in maniera dinamica, emigrazionecome
educ no mera sodd bisogni
opportunità di arricchimento xsonale
2.5 la persona come misura de 3.4 bussole pedagogiche
educazione pedagog x fornire orientamento x combattere crisi di
-personalismo pedagogico:persona inizio e valori → bussole pedagogiche
fine pensiero pedag, recoeur 3 realta nord:obb educaz=progetto tenere conto elementi formali
persona, persona diversa da individuo, sud:paradigma teorico rifermento=prendere coscienza
D'Arcais quadrato e triangolo (apice xsona proprie teorie e orientamenti
accentra su di se esperienze con se e con ovest:rapporto educando=buona qualità x trasformaz
altri, conoscenze e azioni) est:contatto con se stessi=educat differenziare propri
valori e aspirazioni da quelli legati a educando
EDUCABILITÀ, EDUCAZIONE E PEDAGOGIA NELLA SOCIETÀ COMPLESSA
1.DALL'EDUCABILITÀ ALL'EDUCAZIONE: RIFLESSIONI PEDAGOGICHE (Di Luigi Secco)
1.1.Educabilità, educazione, pedagogia
→ Educazione come pratica: Educazione significa riferirsi all'azione praticata e verificatasi tutti i tempi per
aiutare la generazione più giovani a sviluppare la capacità necessaria per inserirsi nel contesto sociale del tempo.
L'autonomia è il fine specifico dell'educazione: aiutare i singoli a prevenire alla capacità di fare da sé, di
provvedere alle proprie necessità e all'inserimento nella società da protagonista. Su questi interrogativi nasce la
pedagogia, che si muove attorno alla riflessione sull'educazione.
→ Pedagogia, teoria dell'azione: mentre l'educazione è l'atto pratico, la pedagogia è il discorso teoretico
sull'educazione. Dell'una e dell'altra infatti possiamo scrivere la storia: possiamo indagare sull'educazione
nell'Antica Grecia costruendo gli usi, i costumi e i metodi educativi; oppure possiamo indagare sulle concezioni
che si sono affacciate nella storia da parte di pensatori, filosofi e pedagogisti. E da ogni concezione filosofica
dell'uomo si può trarre anche una concezione pedagogica, o almeno alcuni principi di essa.
→ Educabilità: supposizione secondo cui tutti gli esseri umani sono educabili. E' un bisogno dell'essere umano
ed è una pre-condizione perchè è una caratteristica fondamentale. La storia dell'educazione e la storia della
pedagogia testimoniano il diffuso convincimento dell'educabilità dell'uomo. Tuttavia possiamo riconoscere due
differenti correnti di pensiero: il pessimismo pedagogico e l'ottimismo pedagogico.
-La concezione pessimistica vede l'uomo misero, impotente e legato ad un ineluttabile destino. Essa affiora sempre
dove si trascuri o si neghi la libertà umana e, in questo caso, ogni opera educativa è condannata all'impotenza
(come ad esempio le teorie di Omero e di Esiodo).
-Una concezione più ottimistica (credenza nella capacità illimitata di educare) emerge nei filosofi greci: Socrate
attribuisce l'inclinazione al male all'ignoranza e non a costrizione; Platone afferma la responsabilità nelle scelte.
Anche il cristianesimo mette al centro la responsabilità dell'uomo, pur riconoscendo le insidie e le delimitazioni
della libertà umana. Così l'educabilità ha possibilità e limiti. Lutero crede illimitate possibilità dell'educazione.
-Vi è poi la posizione più realistica che considera opportunità e limiti dell'educazione e guarda al complesso delle
componenti della persona che attendono di essere sviluppate e potenziate (es. Pestalozzi). Il processo educativo
risente però dei limiti della educabilità: non tutti gli uomini hanno le stesse doti e possibilità. Il grado di
educabilità è favorito e condizionato dalla situazione della natura del soggetto. Le disposizioni individuali
attendono di esprimersi e affermarsi anche nei soggetti con particolari limiti. Resta al singolo utilizzare le sue
qualità psico-fisiche, il temperamento, l'intelligenza ecc. allo scopo di sviluppare la sua personalità. Per questo
ognuno deve essere educato in ordine all'attuazione delle proprie disposizioni personali. Se poi si vuole parlare di
limite (riferendoci all'handicap) allora bisogna prestare l'attenzione sulle facoltà residue (cioè sull'educabilità non
compromessa) e agire su questa per sviluppare tutte le capacità esistenti.
→ Autoeducazione: L'educabilità mostra il fatto che l'individuo non ha ancora raggiunto una perfezione. Tuttavia
questo è solo uno stato di tensione verso questa perfezione e non toglie nulla alla pienezza di vita del presente.
L'educazione può essere intesa semplicemente come passaggio da una pienezza di vita a un'altra. L'educazione
colloca la sua qualificazione negli atti di vita propri del soggetto, risolvendosi in autoeducazione. L'agire
dell'individuo, infatti, si potrà e dovrà stimolare con opportuni interventi, ma non si potrà costringere. Infatti è su
questa base che la pedagogia condanna le varie forme di violenza in educazione, cominciando dalle costrizioni
esterne (come percosse o altri espedienti) colte solo a ottenere la prestazione esteriore e trascurando l'adesione
interiore.
→ Insegnare il mestiere di uomo: Le virtualità insite nella costruzione originaria del soggetto, vanno sviluppate
secondo le esigenze loro naturali. Per Rousseau il processo educativo è un esprimersi di autonomia che cresce con
l'avanzamento delle forze naturali. L'educatore dovrà sostenere l'educando nell'obbedire alle esigenze di natura di
cui egli non è ancora consapevole. L'educatore entra nel processo educativo a sostegno dell'autonomia. Prima di
tutto, in educazione, occorre insegnare il mestiere di uomo. Pestalozzi ha rilevato che per la natura umana è
essenziale la conquista dei valori. L'educatore quindi non dovrà solo agire disponendo l'ambiente e i mezzi adatti a
soddisfare l'esplicitazioni delle esigenze naturali dell'educando, ma dovrà anche essere attivo sul piano morale. Si
tratta dunque di disporre il soggetto a evolversi mediante l'educazione, ad acquisire il suo valore attraverso
l'assimilazione, e tutto ciò nel rispetto delle sue disposizioni interiori. L'autonomia si fa indipendenza
dall'educatore, superamento dell'eteronomia e coscienza responsabile del soggetto che è in grado di rispondere di
sé e per sé.
1.2.Elementi formali del discorso pedagogico: Se educare è formare nell'uomo coscienza e responsabilità,
occorre potenziare il valore dell'uomo e realizzare nel singolo uomo il suo dover essere. Ma quali sono gli
elementi formali, costitutivi o indispensabili che caratterizzano il discorso pedagogico?
→ Il fine educativo: L'uomo è educato per diventare quello che può e che deve diventare. Per ogni soggetto sarà
dunque la propria e specifica forma migliore di vita la finalità da conseguire in educazione, ma sempre entro
quella visione ultima dell'uomo cosciente e responsabile delle sue scelte nell'ordine dei valori per cui egli è fatto e
con cui realizza in pienezza la sua umanità.
→ Contenuti dell'educazione: Per conseguire il suo fine l'educazione si avvale della cultura che va intesta nel
suo aspetto socio-antropologico come tutto ciò che è stato prodotto dall'uomo. L'educando riceve dal gruppo
sociale di appartenenza quei contenuti culturali che il gruppo ha elaborato e che costituiscono la piattaforma di
base per capirsi. Linguaggio, usi e costumi vengono comunicati per entrare nella appartenenza al gruppo. La
società deve trasmettere ai giovani quanto di meglio ha prodotto perché, senza questa comunicazione, l'educando
non potrebbe progredire. Bisogna vedere quali criteri sono da adottare per non violare la libertà dell'educando e
favorire l'attività interiore propria del soggetto che deve risultare attore dei suoi atti e protagonista del suo agire.
L'educazione si pone sempre tra natura e cultura: l'educatore agisce sulla natura del soggetto e la sorpassa. In tal
senso la natura offre le basi e la cultura è educativa quando sviluppa le capacità del singolo soggetto, ossia
promuove l'attività che porta alla maturazione. Parlando di cultura bisogna parlare anche di valori: l'uomo ne è
dipendente e allora è necessario che l'educatore sappia scegliere ciò che ha valore per lo sviluppo del soggetto e
per il raggiungimento della sua forma migliore di vita. Non esistono valori obiettivi che possono essere imposti,
ma solo valori che vanno scelti e rivissuti dal soggetto in piena attività e autonomia.
→ Il metodo educativo: Il metodo è la modalità che adottiamo per attuare un progetto educativo. Esso non è dato
dalla cultura, che vuole modellare l'educando facendogli conseguire competenze e comportamenti predeterminati,
ma esso si fa problema poiché si diversifica a seconda delle aspettative del soggetto e si modula secondo le
caratteristiche con cui la personalità del soggetto si rivela ed esprime. All'educatore vengono quindi a mancare
indicazioni chiare e distinte ma ciò è una conquista e non una perdita in quanto egli si dispone verso l'educando
con atteggiamenti della sua accettazione così come egli è e dell'offerta di aiuto così come egli può.
Nella concezione tradizionale l'intento era quello di conseguire un fine predeterminato portando alla ricerca di
regole per graduare le difficoltà delle discipline da insegnare in modo da costruire una “graduatoria” degli alunni.
Nella nuova prospettiva invece si parte dalla facoltà dei singoli individui: viene vista al centro l'attenzione alla
natura umana passando così da un metodo logico aduno globale e individuale; da oggettivo a soggettivo. Esso è
adeguato alle capacità di apprendimento del singolo soggetto e tiene conti delle diverse intelligenze: l'attenzione è
posta non sullo svolgimento di un programma ma sulle possibilità di apprendimento del soggetto.
→ I mezzi educativi: Il compito dell'educatore è sostenuto da tutti quei mezzi che la società mette a disposizione
attraverso le apposite istituzioni (scuola, strumenti per la didattica). Ci sono strumenti più tradizionali e facili da
utilizzare (es: lavagna, penna) e mezzi più tecnologici e complessi (es: computer, laboratori, televisioni). I gestori
di queste istituzioni non dovrebbero farli mancare perché essi facilitano l'apprendimento e sviluppano competenze
specifiche che introducono nell'attualità. I mass media offrono molte possibilità perciò è necessario educare al loro
utilizzo, comprendendo il loro linguaggio e assumendo un atteggiamento critico. Bisogna anche educate all'attività
di decodificazione e alla critica rispetto al linguaggio usato (ad es. linguaggio cinematografico).
→ Rapporto educatore-educando: L'educazione si concretizza come relazione tra due persone: educatore ed
educando. Il significato e l'incisività delle due persone fungono da fattori esecutivi della pratica educativa. Un
fatto educativo è sempre diverso da un altro soprattutto per la diversità delle persone che lo realizzano. La cultura
stessa è sempre mediata dalla personalità dell'educatore che può comunicarla in maniera assai variata. La
personalità dell'educatore si afferma sconvolgendo anche certi contenuti della tradizione. L'educando vive anche
in un carattere che gli consente di essere originale e creativo, per cui la cultura che gli viene offerta viene
interiorizzata secondo modalizzazioni proprie della sua individualità. Il fatto educativo si risolve nella trama di
relazioni tra le disposizioni personali dei due soggetti. Bisogna però ricordare che l'educazione è sempre l'atto
dell'educando che dovrà essere in grado di esercitare la sua libertà e di assumersi la sua responsabilità.
Gli atti educativi sono composti (entrano in gioco varie facoltà); perseguono delle finalità e si servono di altri
elementi o condizioni. Qualora l'educatore usi mezzi e condizioni per raggiungere un fine prestabilito, le
condizioni possono divenire condizionamenti. L'autentica educazione esige che ci si serva degli atti ma che ci si
liberi dalle condizioni: l'educazione diventa quindi un processo di liberazione dagli ostacoli e dalle condizioni
laddove al soggetto è riconosciuta la capacitò di essere protagonista e responsabile della sua attività. L'educatore
dovrà essere proattivo, ossia attivo nello stimolare l'attività dell'educando: non sarà la causa degli atti ma fornirà le
condizioni, il metodo e i mezzi idonei. Lo scopo ultimo sarà educare all'autonomia.
→ L'ambiente in educazione: L'educatore apporta all'educazione quelle note e modulazioni che sono proprie del
suo ambiente: l'educazione si attua in situazione ambientale. Tale realtà va conosciuta nella sua strutturazione e
organizzazione per essere gestita intelligentemente e criticamente. In passato si riteneva opportuno separare
l'educando da ambienti non ritenuti idonei. Oggi invece l'ambiente è considerato qualcosa di indispensabile da
includere sempre: l'atto educativo deve misurarsi con l'ambiente in cui il soggetto vive. Di forte attualità è anche
l'educazione ambientale (nel senso ecologico) per evitare il degrado e riportare l'ambiente a misura d'uomo: questa
va promossa perché la società si faccia educante.
1.3.Natura interdisciplinare della pedagogia
La pedagogia è una disciplina che riflette sul fatto educativo. Da ciò trae fondamento il suo statuto
epistemologico: indagare sul possibile educativo e prospettare soluzioni=inagare sul possibile educativo e
prospettare soluzioni.
→ La pedagogia: una disciplina composita: L'uomo è ordinato fin dall'inizio della sua esistenza a diventare
“autore” del proprio agire. Egli dovrà avvalersi delle sue facoltà per giungere alla completa loro maturazione e
possibilità di utilizzo. Sondare le reali possibilità, seguire e controllare il loro sviluppo, richiede alla pedagogia di
ricorrere a tutte quelle discipline che sono in grado di fornire notizie utili sul reale e che possono apportare
contributi utili. Inoltre essa dovrà trovare le modalità di elaborazione dei dati che servono a costruire il progetto
educativo: le singole discipline non verranno pedagogizzate ma i loro dati verranno utilizzati in maniera
pedagogica (razionalità pedagogica). Contemporaneamente la pedagogia è collegata, a monte, con altre discipline
e, a valle, con l'insieme degli eventi di cui deve essere la concettualizzazione e la elaborazione didattica. Ciò
dimostra che la pedagogia non esiste soltanto a un livello astratto ma che fa riferimento a differenti classi di
eventi. I dati provenienti da diverse fonti affluiscono al centro pedagogico dove vengono elaborati facendo della
pedagogia una disciplina composita. Essa con la sua strutturazione interdisciplinare è in grado di cogliere il
maggior numero possibile di elementi della situazione umana in questione, interpretarli oggettivamente e
ricondurli a organicità.
→ Il progetto educativo: L'elaborazione dei dati deve approdare al progetto educativo cioè a fornire all'educatore
concrete indicazioni operative. Questi strumenti tuttavia non devono essere applicati meccanicamente ma è
l'educatore che si deve fare “professionalmente” responsabile dell'educazione. Egli deve rivelare le peculiarità e
modulare il suo intervento adeguandolo al caso: deve operare con elasticità e saggezza. L'educatore si confronta
per un verso col progetto e per l'altro con le disposizioni particolari dell'educando. In questo secondo versante
l'educatore potrà agire ma potrebbe anche trovarsi di fronte a realtà che richiedono di ripensare il progetto per
evitare che l'intervento educativo si trasformi in diseducativo o in violenza. Le novità o variabili che l'educatore va
scoprendo possono essere riportate ad pedagogista per una ridefinizione del progetto o per offrire nuovo materiale
alla scienza pedagogica.
1.4.Educazione tra natura e cultura
→ Natura: Per fare chiarezza sul concetto di educabilità bisogna entrare nel profondo della natura umana. Solo
così si possono cogliere tutti gli aspetti inerenti allo stretto legame fra le qualità specificatamente caratterizzanti la
natura umana e i possibili interventi dall'esterno (cioè di tipo culturale) o dalla singolarità di ciascun soggetto. Si
tratta di “educere” (tirar fuori) le potenzialità proprie della natura umana e specifiche di ogni soggetto. È
necessario operare un incontro tra natura e cultura che sia funzionale all'educere e al potenziare le forze
dell'educando. Bisogna far maturare le forze naturali del soggetto mediante l'apporto di specifiche acquisizioni. Il
tutto avviene con il concorso di fattori endogeni o costituzionali (ciò che è biologicamente e psicologicamente
determinato) e di fattori esogeni o culturali (ciò che è acquisibile con l'apprendimento). La natura deve essere
considerata plastica e dinamica così da poterne favorire l'evoluzione e orientarne l'operatività mediante gli apporti
della cultura. Per altro verso l'azione della cultura è indispensabile allo svolgersi e allo svilupparsi delle forze
naturali: le potenzialità non esercitate deperiscono.
L'animale riproduce il comportamento della specie, ne ripete la dinamica de movimenti istintivi secondo norme
iscritte nella natura stessa. Nell'uomo, invece, la natura non è chiusa in se stessa ma p in grado di farsi proattiva,
ossia di assumere apprendimenti e comportamenti che oltrepassano la dinamica degli istinti: per questo per noi è
importante la cultura “educativa” che usa le capacitò della natura umana e del soggetto per elevarlo a conseguire
abilità superiori.
→ Cultura: La prima interazione nel processo tra educabilità e educazione, si ha con le situazioni culturali
concrete offerte dall'ambiente e che coinvolge realtà fisiche e umane. Da questa relazione dipende il tipo di
viluppo e di educazione che ne seguirà. Bisognerà anche esaminare quali sono le condizioni che garantiscono lo
sviluppo migliore del soggetto. Libertà, carattere ed età evolutiva pongono il problema di conoscere quali siano le
capacità accrescitive della persona o quali siano le sue risorse in ordine all'educazione. L'educazione si farà tanto
più autentica quanto più terrà in considerazione tutti gli aspetti della personalità nelle varie condizioni di
disponibilità in cui ciascuna si trova. La metodologia conseguente si imbatte nella necessitò si misurarsi con il
divenire del soggetto e nei tempi lunghi della sua maturazione. L'educazione ha dunque una natura processuale
che va moderata secondo i ritmi di crescita dell'educando. Con lo sviluppo il soggetto subisce una “riduzione”
della plasticità ma anche un aumento dell'educabilità in quanto si potranno prendere in considerazione le nuove
possibilità educative e il patrimonio culturale che il soggetto ha acquisito nel tempo. Occorre riconoscere il
soggetto e sostenerlo come attore che entra nel dialogo educativo con un suo patrimonio culturale che aumenta le
possibilità di progresso e che traccia all'educabilità direzioni ben precise.
1.5.Riflessioni conclusive: Diventa possibile aprirci al concetto di educabilità permanete che comprenda tutte le
fasi della vita. Ciò significa che ci si può e deve educare alla continua educabilità: la plasticità delle facoltà umane
può essere conservata e accresciuta attraverso modalità di affrontare esperienze mentali e comportamentali. Si
tratta anche della capacità di integrare con nuove realtà e con culture diverse (Secco e Portera).
2.EDUCAZIONE E PEDAGOGIA NEL XXI SECOLO (di Winfried Böhm)
2.1.Sintesi della storia della pedagogia: La struttura dell'educazione occidentale degli ultimi 2500 anni è stata
fondata su tre elementi: i contenuti e i fini dell'educazione, il maestro e lo scolaro.
→ Contenuti educativi: Fino al XX secolo i contenuti educativi muovono da concetto di ordo, ordine. Si tratta di
un ordine oggettivo che nel tempo mostra solo tre cambiamenti importanti:
• – Nell'antichità vi è un concetto di ordine costituito da una visione cosmica in quanto, nel cosmos Greco,
si trovava tutto ciò che era eterno e immutabile (ordine cosmico). Per la formazione antica esisteva
dunque una legge cosmica che dava forma al mondo, forniva le regole per l'uomo e la misura della sua
educazione. Nella tragedia greca, infatti, non c'era spazio per la colpa soggettiva ma solo una violazione
oggettiva di questa legge che doveva essere riaffermata ad ogni costo.
• – Nel Cristianesimo l'ordine è invece un ordine divino, della creazione, di Dio, colui che ha creato il
mondo. Tuttavia l'oggettività del concetto di ordine rimane incontestabile. La persona stessa viene inserita
in un essere stabilmente ordinato. Il principio della completezza vede che tutte le possibilità erano
realizzate all'interno dell'ordine del cormo ce è un ordine chiuso.
• – Nel mondo moderno il concetto di ordine scaturisce dalla ragione. Nella visione della scienza c'è solo
l'uomo che produce. Nel mondo della ragione la scienza si fonda sulle leggi della natura che è ordinata.
Da ciò emerge che l'educazione è stata considerata sempre come la strada maestra dal disordine all'ordine. Era
fondamentale figura pedagogica che, nel processo della sua educazione l'uomo deve sostare a un ordine dato
oggettivamente e la misura della sua educazione sta non nell'uomo ma in un'oggettività pensata.
→ Il ruolo del maestro: il maestro è colui in grado di rappresentare e insegnare l'ordine, il sapere. Egli è sempre
stato un uomo ordinato: nell'antica Grecia erano i filosofi; nel mondo cristiano erano i teologi, i sacerdoti e i santi;
nel mondo moderno sono gli scienziati.
→ L'alunno: Il compito dell'educando è fondamentalmente quello di ascoltare, deve riuscire a comprendere
l'ordine attraverso le parole del maestro (ascolto passivo). Tutta l'educazione implica un fattore cognitivo. Tuttavia
la semplice conoscenza non basta e l'alunno deve anche saper riconoscere.
2.2.La “Bildung” come concetto fondamentale della pedagogia tedesca
→ La Bildung nella mistica: Il concetto tedesco di Bildung divenuto fondamentale nella pedagogia tedesca del
XIX secolo, nasce nella mistica e ha uno sfondo chiaramente religioso. La parola tedesca Bildung appartiene a
quei verbi sostantivati con il suffisso -ung che indicano sia il processo che il risultato di un'attività. La parte
centrale della parola, Bild, significa invece immagine. La radice di questo concetto va ricercato nella Bibbia. Dalla
Genesi e dalla II lettera di Paolo ai Corinzi emerge, infatti, un doppio significato di immagine: da un lato l'uomo è
stato creato quale “immagine di Dio”, dall'altro l'uomo viene “trasformato in immagine di Dio”. L'uomo è stato
creato a immagine di Dio per essere trasformato in immagine di Dio. Questa tensione tra l'immagine che l'uomo è
e l'immagine che egli dovrà diventare, chiama in causa la “formazione” dell'uomo. Sempre partendo dalla Genesi
che parla di immagine e somiglianza a Dio, si distingue ora tra:
– l'immagine quale “creazione” data e ricevuta: questa immagine viene intesa come dotazione caratteristica
dell'uomo della ragione, del linguaggio e della libera volontà;
– somiglianza quale “autocreazione” attiva di ogni singola persona: nella somiglianza emerge la vocazione
dell'uomo a elevasi, attraverso il distacco da ciò che è sensorio e l'acquisizione di cognizioni e virtù.
→ La Bildung nel XIV secolo: I mistici tedeschi prelevarono i termini “formare” e “formazione” e ne coniarono
dei concetti pedagogici riferendosi ai pensieri di fondo sopra delineati. Essi parlano di tre fasi della Bildung:
entbilden (svincolarsi), einbilden (immedesimarsi) e überbilden (perfezionarsi): svincolarsi significa liberarsi
dalle immagini puramente sensoriali ed empiriche perchè solo così facendo l'anima può immedesimarsi
completamente in dio e, completando il processo mistico, perfezionarsi in lui. Nella mistica barocca del XVI
secolo a questa dottrina si aggiunge l'elemento nuovo della scissione dell'uomo attraverso il peccato che consiste
nella presunzione e nell'alterigia di voler formare se stessi conformemente alla propria immagine. È un falso
volere che mira egoisticamente alla formazione chiusa.
→ La Bildung come struttura: Il concetto di Bildung è stato progressivamente secolarizzato ma tuttavia ha
mantenuto sempre una struttura definita che può essere così descritta:
• Bildung NON significa né sviluppo né apprendimento (lezione); NON corrisponde nè a
un'autorealizzazione cieca né alla socializzazione muta o all'addestramento.
• Bildung corrisponde al processo dialettico del confronto tra l'uomo e i mondo in modo che l'individuo
prenda le distanze dal suo egocentrismo naturale e si liberi dalla prigionia dei sensi, si apra al mondo e
trovi se steso quale unità in termini spaziali e temporali.
La Blidung va intesa come doppio distanziamento dell'uomo: prima come distanziamento da se stesso attraverso
la dedizione all'altro, e poi come distanziamento dal mondo attraverso la retrospezione. Ciò garantisce la Ansicht
(visione) e consente una Übersicht (visione globale). Jaen Paul ha scorto nell'umorismo un indice per la Bildung
di una persona: solo chi sa ridere di se stesso da prova di quel doppio distanziamento che lo qualifica una persona
colta.
→ La Bildung tra Sette e Ottocento: La struttura di base della Bildung si manifesta sempre più palesemente
anche successivamente. Tre esempi chiarificatori sono sufficienti. Per Herder tutto ciò che è vivo si muove in un
alternarsi ritmico di attività e passività e in un continuo susseguirsi di resistenza e partecipazione. Tra i due poli si
compie anche la Bildung umana che l'uomo stesso deve compiere. Essa non è solo una raccolta di esperienze ma
bisogna accentrarle su di se e creare al centro della propria persona l'unità della visione del mondo. Per Humbolt il
confronto formativo dell'uomo con il mondo si compie anche attraverso le tre fasi: l'uomo va volontariamente
verso gli oggetti fuori da se stesso ma tutto ciò che egli intraprende al di fuori di sé riflette sempre la luce
illuminante e il calore benefico nel suo animo. L'obiettivo finale della Bildung è un'attività consapevole, vale a
dire un agire universale responsabile per avvedutezza e visione globale. Hegel parla di Bildung come delineato dai
mistici: l'uomo deve liberarsi da ciò che è naturale (poiché è solo la possibilità) e diventerà ciò che deve essere,
cioè ragionevole e libero, soltangto attraverso la formazione libera che inizia con la non formazione
(l'alienazione). La formazione è paragonata al lavoro (Arbeit) e definita anche come sparizione della propria
individualità a favore dell'universale.
→ La Bildung oggi: La struttura della Bildung costituisce tuttora un'idea regolativa per le teorie sulla formazione
e per l'attività formativa. Se però vogliamo andare oltre e cercare un “principio costitutivo” della formazione,
Hegel ci torna utile. La struttura della Bildung contiene due momenti costitutivi:
1. essa presuppone tacitamente o espressamente l'esistenza di un ordine oggettivamente dato;
2. presuppone che lo spirito umano sia in grado e anche intenzionato a comprendere e riconoscere adeguatamente
questo ordine.
Determinante per la formazione umana era quindi questo ordine, mentre la capacità dell'uomo alla riflessione, alla
comunicazione linguistica e all'attività libera era considerata mera condizione per la possibilità di formazione. Ciò
emerge ancora di più quando Hegel accorcia le fasi e definisce la formazione solo come sparizione
dell'individuale a favore dell'universale.
2.3.Crisi del concetto di ordine, crisi dell'educazione e della pedagogia: Dopo Hegel l'idea cdi un'ordine
oggettivamente dato cade in una profonda crisi. Le alternative sono due: o restare fedeli alla struttura di base della
formazione ponendo al posto dell'ordine qualcosa d'altro che sia sicuro e oggettivo, oppure basare la formazione
dell'uomo su un altro momento costitutivo. Negli ultimi decenni tale struttura non esiste più ed è considerata
totalmente sbagliata in quanto nessuno può garantire un ordine: la chiesa non è più in grado di dare un ordine
valido per tutti, a scienza non può più presentare certezze e anche le leggi della natura non sono così assolute
come sembrano. I “distruttori” principali di tale ordine, di tale struttura e dunque della pedagogia occidentale
sono:
• – Charles Darwin → distrugge l'essere, concetto di base della filosofia. Con la teoria dell'origine della
specie asseriva infatti che tutto è in movimento e che gli esseri viventi sono in continua evoluzione. Non
esiste alcun essere, ma solo un divenire.
• – Albert Einstein → distrugge il concetto di assoluto. Con la teoria della relatività si può affermare che se
tutto è relativo allora non c'è più l'assoluto. La verità non esiste una volta per tutte ma va continuamente
ricercata e ripensata.
• – Friedrich Nietzsche → distrugge completamente la struttura e la religione. Egli ha affermato che il vero
moro di tutte le idee e di tutte le cose che l'uomo fa è la ricerca di potere. L'ordine e l'etica formano
uomini deboli. Gli uomini forti non hanno bisogno di religione.
• – Karl Marx → distrugge il principio dell'ordine e della ragione. Afferma che le idee dominanti sono
sempre le idee dei dominatori. Egli dimostra che non esiste la verità ma che ognuno recepisce la realtà
degli eventi secondo la propria posizione sociale. La struttura è un'ideologia e non la verità.
• – Sigmund Freud → distrugge la struttura. Inventando l'inconscio come lotta contro la ragione, egli
afferma che solo una parte della nostra vota è dominata dalla pura ragione, il resto è dominato dal
subconscio che è più importante della ragione.
2.4.Tentativi di ricostruire nuovi ordini: Dal momento in cui si instaura una situazione di disordine è necessario
cercare di riorganizzare. Il concetto alla base della pedagogia e dell'educazione non è più l'ordine, ma il bisogno.
Attualmente esistono due grandi categorie di bisogni: quelli sociali e quelli individuali.
→ I bisogni sociali: il sociologismo: I valori nascono nella società e ciascuna società ha valori diversi. In seguito
a tale visione l'educazione dell'uomo si configura come assimilazione dell'individuo alla società, mediante la mera
trasmissione di regole, valori, leggi e comportamenti. I bisogni e le richieste della società sono al primo posto del
curriculum scolastico e formativo. Nel mondo esisto no molti esempi dii tali schiavizzazioni dell'uomo (cieca
aderenza a tabù, tirannia, rigorismo etico ecc.). alla base di ciò c'è una concezione antropologica che nega sia la
naturale individualità, sia una natura umana universale, e intende l'educazione come socializzazione e la
riproduzione della società stessa attraverso l'assimilazione della giovane generazione. A promulgare questa idea è
stato Durkheim, affermando che l'educazione è un fatto sociale e dunque lo scopo primario consiste nel soddisfare
i bisogni della società. Per lui le funzioni sociali più importanti della scuola sono: la socializzazione, la
qualificazione, la selezione, l'allocazione (assegnare un posto nella società) e la legittimazione (del sistema
politico-ideologico). Durkheim considera l'uomo dipendente da tre tipi di ambiente: il suo organismo, l'ambiente
esterno e la società. Egli assegna alla psicologia un ruolo preciso nell'indagine sul metodo adatto all'educazione,
ma ma per la determinazione degli scopi assegna il compito alla sociologia. Quando però è la società a decidere
ogni cosa, al posto del pericolo di un egoismo sublimizzato si presenta quello dell'estraniamento. Su questi
concetti l'alienazione viene considerata come l'incapacità di adattarsi alle norme correnti e alle aspettative della
società. Essa appare allora come un difetto fisico o psicosociale che esige un trattamento terapeutico. Che questo
trattamento sia volto a modificare il comportamento osservabile non è accidentale. È affine a un concetto di
educazione che viene ridotto all'apprendimento. Per poter analizzare quest'ultimo e organizzarne in modo ottimale
i processi, ci si serve del metodo e dei risultati della psicologia comportamentista. Come critica a questo modello
sociologico va notato che l'ordine sociale, pur essendo importante, non può essere imposto. Questo modello non
può dunque funzionare perché l'educazione non può essere pensata come una mera trasmissione di valori e di
conoscenze.
→ Bisogni individuali: lo psicologismo: Nel costruttivismo psicologico nasce l'idea che l'educazione sia un aiuto
allo sviluppo dell'individuo. I bisogni individuali rappresentano l'espressione sensuale del processo di
“autopoiesis” (cioè la divisione della cellula che genera l'inizio della vita). Secondo il costruttivismo, educazione
significa guardare ad un processo, osservarlo e controllare il suo procedimento. Il compito del maestro sarebbe
solo quello di riconoscere e soddisfare tutti i bisogni dei bambini. Gli esponenti della psicologia umanistica
pensano all'individuo come dotato di impulsi e focalizzano il loro sguardo sull'impulso più alto: quello verso
l'autosviluppo. La soddisfazione di questo istinto sarebbe legata alla soddisfazione dei bisogni naturali
dell'individuo. Theo Hermann ha affermato che si dovrebbe rinunciare al discorso sui bisogni naturali perché tali
acquisizioni sono comunque soggette al caso. A seguito di ciò nasce una cosiddetta pedagogia del selvaggio,
sostenuta dalla convinzione che l'agire umano sia suscitato e regolato da forze spontanee e naturali: i bisogni
naturali, le inclinazioni, gli istinti e gli interessi guidano il processo si sviluppo del divenire umano. L'evoluzione
biologica e lo sviluppo poligenetico dell'uomo vengono poste come principio filosofico di spiegazione dell'uomo e
della sua realtà socioculturale. Il particolare dell'uomo viene visto nella sua unica individualità e questa viene fatta
criterio di umanizzazione. Lo sviluppo dell'uomo viene rappresentato come un normale svolgimento che
l0ambiente socioculturale può bloccare attraverso barriere artificiali, oppure che può promuovere attraverso
un'attenzione scrupolosa delle forze operanti immanenti. La pedagogia a partire da ciò, afferma che l'educazione
deve mettere al centro il bambino e partire da esso (attivismo pedagogico di Montessori, Dewey e Piaget).
Tuttavia l'individualità di ciascun bambino è difficilmente pensabile come unica base di riferimento, come unico
ordine sul piano educativo. L'educazione non può essere considerata come mera soddisfazione dei bisogni: è un
punto di partenza sbagliato.
2.5.La persona come misura dell'educazione: Il personalismo pedagogico (la pedagogia della persona) ritiene
che la persona umana sia da considerare come principio di tutto il pensiero pedagogico: sia come inizio che come
fine. Ricoeur identificò una triplice realtà della persona: la sua autonomia morale, il rispetto verso l'altra persona e
l'esigenza e la realizzazione della giustizia distributiva. Il personalismo inserisce la proposta di un nuovo principio
costitutivo: la persona umana. La teoria personalistica parte infatti dalla persona umana che però è intesa come
una realtà esistenziale diversa rispetto all'individuo: la persona è di tipo dialogico ed è caratterizzata dalla capacità
alla riflessione, alla comunicazione linguistica consapevole e ad attività libere, all'insegna della propria
responsabilità. Giuseppe Flores d'Arcais ha rappresentato la figura umana sotto forma di un quadrato, i cui quattro
angoli indicano le direzioni cardinali lungo le quali la persona si estende e si espande: la propria interiorità (l'io);
la socialità (tu); la dimensione conoscitiva; le attività pratiche. Per rappresentare il processo formativo egli sceglie
una piramide che si innalza sopra il quadrato e il cui apice rappresenta le persona che accentra su di sé tutte le
esperienze con se stessa e con gli altri e tutte le sue conoscenze e azioni. Dal punto di vista pedagogico è infatti
importante tutto ciò che serve ad aumentare il valore della persona e le consente di progredire. La formazione
viene determinata non dai contenuti ma dal valore della persona e dall'idea del suo perfezionamento. Il progetto di
formazione e di vita personale è rivolto e orientato al confronto e all'armonizzazione con i progetti di altre
persone. Il carattere rappresentativo di valori, esempi di vita e il dialogo sostenuto da argomentazioni sono il
veicolo di una formazione personale e di ogni comunità di presone.
2.6.Riflessioni conclusive: la formazione così concepita può essere metodizzata e didattizzata in modo da poterne
trarre un insegnamento applicabile nella prassi quotidiana dell'insegnamento e dell'educazione? Una tale
metodizzazione ha dei limiti molto ristretti e se ne può parlare solo in un modo molto figurato. La formazione
autonoma può essere tutt'al più stimolata, provocata, indotta e suscitata dall'esterno, ma essa non potrà mai essere
prodotta con certezza scientifica in quanto essa è legata al discernimento e alla libertà dell'uomo.
3.EDUCAZIONE E PEDAGOGIA (INTERCULTURALE) NELL'ERA DELLA GLOBALIZZAZIONE E
DEL PLURALISMO (di Agostino Portera) Al fine di poter dischiudere tutte le sue potenzialità, il soggetto
necessità dell'azione educativa, intesa come atto pratico composto da due momenti:
• – l'educere: aiutare l'educando a tirar fuori tutto ciò che di potenzialmente positivo è insito in lui;
• – l'apporto esterno: stimolare l'educando ad assimilare tutto ciò che l'ambiente ha prodotto di buono.
La pedagogia si configura come la scienza dell'educazione: l'unica che ha come oggetto solo l'educazione della
persona. Un discorso pedagogicamente fondato dovrà contenere riflessioni circa le finalità da raggiungere, i
contenuti da utilizzare, il metodo idoneo, i mezzi adeguati, il rapporto interpersonale educatore-educando e
l'ambiente in cui si attua il progetto educativo. La pedagogia non si ferma all'osservazione ma studia interamente il
fatto educativo. Se esiste un punto di partenza per un nuovo ordine esso potrà essere trovato nella dignità e nella
realtà della persona umana: occorre ricominciare dalla persona e da una pedagogia della persona e per la persona.
3.1.Globalizzazione e complessità culturale: Con l'avvento della globalizzazione assistiamo a profondi
cambiamenti circa le modalità di pensiero, di comportamento e di vita sociale che sembrano stravolgere la vita di
tutti i cittadini. Tali trasformazioni sono accompagnate anche dalla crescita di fenomeni di nazionalismo e di
situazioni talmente conflittuali da destabilizzare comunità locali o nazionali. Accanto alla costituzione di identità
multiple si pone il compito di garantire i principi di democrazia, di stato nazionale e di cittadinanza senza, però,
rinunciare all'integrazione sociale di soggetti differenti per lingua, cultura, religione ecc. Per comprendere le
ripercussioni pedagogiche è possibile riassumere i diversi mutamenti che, su vari piani, investono la persona.
→ Il piano politico: Sul piano politico viene messo in discussione il concetto di cittadinanza all'interno degli
stati nazionali. Oggi non è più sostenibile un modello di cittadinanza intesa come unità di residenza, soggezione
amministrativa, partecipazione democratica e appartenenza culturale a una comunità delimitata, incluso il diritto
fondamentale per la democrazia di definire i confini e l'identità. In seguito a ciò si sfocia in vere forme di
dissoluzione o frammentazione dei diritti di cittadinanza (es: negli USA si può lavorare per lo stato anche se si è
immigrati irregolari senza però avere il diritto di usufruire dei servizi). Si assiste sempre di più anche a forme di
doppia cittadinanza o di “cittadinanza flessibile”. In seguito alla globalizzazione Bauman riscontra un
indebolimento delle pressioni democratiche, un'incapacità di agire politicamente e una fuga massiccia dalla
politica e dalla cittadinanza responsabile.
→ Il piano della vita lavorativa: La vita lavorativa è oggi caratterizzata da incertezze e precarietà. Il lavoro è
diventato fluttuante e sembra seguire le logiche di mercato internazionali, difficilmente comprensibili e prevedibili
dai singoli stati nazionali o dai cittadini. I disoccupati godono sempre meno di sostegno, di assistenza e di
considerazione: sono sempre più considerati colpevoli per il loro stato. Le nuove regole del mercato aumentano il
divario tra coloro che trovano una collocazione (anche se precaria) e coloro che sono esclusi dal gioco.
→ Il piano della cultura e dell'identità: La cultura permette di stabilire un certo ordine in quanto all'interno di
un gruppo culturale si costruiscono scale di valori, leggi e regole da rispettare, obiettivi da raggiungere: grazie a
questo si è assistito alla costruzione di universi culturali rispettosi della legge e essenzialmente ordinati e
preordinati. Nell'era della globalizzazione vi è però una profonda crisi culturale. Il mondo è sempre più concepito
come luogo dell'instabilità, della spontaneità e dell'incertezza: vi è una svalutazione dell'ordine in quanto tale. Per
il cittadino diviene sempre più importante evitare legami duraturi con beni e persone. L'identità personale che un
tempo veniva scandita dalla tradizione, dalla religione o dallo stato, oggi diventa il frutto delle costanti scelte della
persona. Oggi il problema non è più il come conquistare un'identità personale stabile, ma come rimanere flessibili
per poter fare altre scelte qualora il mercato o la società lo richieda.
→ Il nuovo millennio: Tali cambiamenti modificano radicalmente il concetto stesso di educazione e minano il
ruolo della pedagogia. La crisi pedagogica investe tutte le istituzioni educative esistenti, in particolare la famiglia
e la scuola. Per quanto riguarda la famiglia negli ultimi decenni si è assistito alla nascita delle cosiddette “nuove
famiglie”, cioè quelle diverse dal tradizionale sistema familiare basato sulla convivenza di una coppia uomo-
donna, legata dal matrimonio, e dei figli nati dalla loro unione. Questa novità testimonia un cambiamento sul
piano dei valori che regolano l'unione dei partner e che incidono su durata e stabilità dei rapporti, sulle scelte in
campo di procreazione e sulle modalità educative. Vi è un calo e un ritardo nei matrimoni, l'aumento delle
famiglie di fatto, delle separazioni e dei divorzi, delle famiglie monoparentali o ricostituite. A ciò segue anche una
preoccupante diminuzione delle nascite. Rispetto alla scuola invece vi è l'emergenza analfabetismo che è in forte
aumento soprattutto nei paesi più poveri della terra. Ma anche nei paesi industrializzati, le nuove generazioni
sembrano perdere rapidamente le competenze del leggere (capacità nel comprendere e riportare con le proprie
parole un testo scritto) e dello scrivere (capacità di trasferire in formato cartaceo o elettronico i propri pensieri o
sentimenti). Per quanto riguarda gli insegnanti oggi a determinarne l'autorevolezza nella costruzione di gerarchie
oggi prevale il concetto di notorietà su quello di competenza. Peraltro i saperi sono sempre più provvisori e le
competenze nel corso del tempo rischiano di diventare ostacoli. Da ciò nasce una forte crisi educativa perché si
reagisce in maniera impreparata alla sfida della globalizzazione e della modernità. Sul piano pedagogico vi è una
crisi circa gli obiettivi e le finalità da raggiungere. Ciò mina anche le stesse fondamenta del rapporto educativo
perché l'educazione presuppone delle decisioni e chi educa ha bisogno di fini educativi: deve sapere cosa vuole.
Dalla crisi educativa emerge anche la crisi pedagogica: cosa serve una scienza che ha come oggetto la riflessione
sull'educazione, quando quest'ultima è sempre più basata sull'improvvisazione e sulla spontaneità dell'educatore-
insegnante? Nonostante tutto ciò la pedagogia potrebbe e dovrebbe costituirsi come fulcro di cambiamento
positivo per il singolo soggetto e per la collettività. Per uscire dalla crisi di valori nel tempo della globalizzazione,
del pluralismo e della complessità, è indispensabile investire sulla cultura, sull'educazione e sulla pedagogia.
3.2.Bisogno di cultura, di educazione e di pedagogia
→ La ricchezza della cultura: Per la concezione greca il concetto di cultura corrispondeva a quello di paidèia,
ossia l'essere umano che raggiunge uno stato di spiritualità pienamente sviluppato. La cultura era definita come il
bene più prezioso che sia dato agli uomini ed era costituita dall'eloquenza e dal sapere. Nel mondo latino si
distinse fra cultura animi e cultura mentis che, richiamando il concetto di agricoltura, mette in rilievo la facoltà
dell'essere umano di raggiungere lo stato di cultura sulla base delle proprie disposizioni naturali. Il cristianesimo
fonda il concetto di cultura sulla carità: la cultura eleva l'essere umano verso la fede e la saggezza. Nel
rinascimenti nasce la cultura umanistica che colloca l'uomo al centro. Nell'illuminismo si sottolinea l'importanza
della ragione mentre nel romanticismo è introdotta l'importanza della creatività.
In tempi più recenti, Gardner fonda il discorso sulla pluralità delle intelligenze affermando che tutti gli esseri
umano possiedono almeno otto tipi di intelligenza, ognuno dei quali costituisce una forma diversa di
rappresentazione mentale e riflette potenzialità a risolvere problemi o a produrre qualcosa di apprezzabile
culturalmente. Accanto a quella linguistica e logico-matematica vi sono l'intelligenza spaziale, musicale,
naturalistica, corporea-cinestetica, l'intelligenza intrapersonale e interpersonale e quella esistenziale. Egli ribadisce
con forza la necessità di un'elevazione culturale dell'essere umano. Essa dovrebbe avvenire mediante la
trasmissione di tre componenti: la verità, intesa come conoscenza da costruire attraverso il metodo scientifico; la
bellezza, intesa come capacità di ricercare ciò che ci piace e di cogliere il senso estetico; la morale, nel senso di
saper riconoscere dei limiti apprezzando il valore delle regole e distinguendo il bene dal male.
Oggi la crisi culturale concerne la diminuzione di interesse verso il sapere e la conoscenza, la messa in discussione
di tutte le regole della vita sociale e la profonda incertezza sul piano morale dei valori e dell'orientamento. È
necessario, dunque, riscoprire la cultura e recuperare il suo valore, occorre promuovere l'amore per il sapere e per
la conoscenza. In passato il sapere e la conoscenza erano univoci e condivisi. Oggi il pluralismo culturale impone
attitudini e capacità radicalmente diverse, come quella di saper scegliere: riuscire a orientarsi tra le informazioni,
distinguere fra saperi fondanti e fantasticherie, fonti attendibili o meno. Il sapere e le conoscenze devono essere
considerate un mezzo per sviluppare il piacere di imparare, conoscere e scoprire. È importante che i soggetti
acquisiscano fin dall'infanzia un'identità stabile e culturalmente ben radicata, ma anche aperta al confronto,
all'interazione e al dialogo. Bisogna dunque sviluppare una fiducia in se stessi e nel mondo, acquisire metodo
scientifico, curiosità intellettuale e autonomia di giudizio: ciò apre le porta alla capacità di imparare a imparare. La
cultura dovrà essere concepita come altamente dinamica e in continua trasformazione e, essendo essa tutto ciò che
l'umanità ha prodotto, bisognerà distinguere la cultura educativa (che può far progredire l'uomo) da quella
diseducativa.
Per la promozione di una cultura intesa come conoscenza bisognerà seguire tre fasi:
1. in primo luogo bisognerà (ri)cominciare dalla famiglia riconoscendole il ruolo principale nella
trasmissione
della cultura educativa. Essa va supportata e sostenuta sul piano economico, giuridico e pedagogico. In
famiglia è necessario far fiorire autostima e amore per se stessi, per gli altri, per la vita e per la
conoscenza.
2. la scuola dovrà assumersi il compito di trasmettere quei contenuti culturali che servono al soggetto per il
raggiungimento della forma migliore di vita. Anche qua occorre continuare ad infondere l'amore per la
lettura, per il sapere e per la conoscenza, la curiosità per il nuovo e il rispetto per il diverso.
3. anche la società civile dovrebbe occuparsi della trasmissione della cultura. Tuttavia, nell'era della
comunicazione, essa impiega la tecnologia per scopi che denigrano l'essenza umana dell'uomo e ne
condizionano lo sviluppo. Internet e televisione costituiscono straordinari e pericolosi strumenti
comunicativi ed è necessario regolamentarli. Una formazione appropriata potrebbe favorire attori e
fruitori nell'impiego positivo di tutte le loro opportunità.
→ Riconoscere il valore dell'educazione: L'educabilità, ossia l'attitudine ad essere educato, è da considerarsi
caratteristica imprescindibile della persona umana. È però indispensabile l'apporto esterno dell'educazione, intesa
come stimolo per apprendere a pensare, a programmare e a costruire autonomamente. Il concetto di educazione è
da distinguere da quelli vicini spesso usati impropriamente come sinonimi:
• informazione: mera trasmissione occasionale di nozioni (neutra rispetto alle ideologie);
• formazione: implica il coinvolgimento di capacità autonome del soggetto ed è legata ad altro (es:
politica);
• istruzione: è fondata su informazioni ma presuppone una programmazione;
• insegnamento: attività del maestro verso gli alunni intesa a lasciare un segno, ad imprimere qualcosa. Essi
comunque non possono essere mai disgiunti dall'atto educativo.
Ogni essere umano ha il fondamentale biosogno di essere educato. Dall'etimologia del termine educare possiamo
comprendere l'essenza dell'azione che implica fattori sia endogeni che esogeni:
• – educare per prima cosa significa educere: aiutare l'educando a trarre fuori tutto il meglio di sé e che può
servirgli al raggiungimento della propria forma migliore di vita. Educare, in tal senso, si configura come
attività dell'educatore tesa a fornire gli stimoli ambientali nei giusti modi e nel giusto tempo.
• – educare nel contempo significa nutrire, edere: apportare e fornire all'educando quanto di meglio ha
prodotto la società. Si tratta di un nutrimento culturale, intellettivo e spirituale. Educare diventa premessa
di vita sociale ed equivale anche al promuovere il processo di socializzazione e assunzione dell'identità,
sostenendo i valori da interiorizzare e indirizzando le intelligenze al vero, al buono e al bello. Il termine
educazione indica sia il procedimento che il risultato realizzato e l'evento educativo è sempre voluto e
libero. Il rapporto educatore-educando dovrà essere fondato sul dialogo che vive del riconoscimento dei
propri limiti, dello scambio e della reciprocità. Una tale educazione affonda le radici nella tradizione,
tiene conto in maniera adeguata del presente e si proietta verso il futuro, al progresso e al rinnovamento
della società.
Nell'era della globalizzazione i rapidi cambiamenti che abbiamo già visto, rendono indispensabile una nuova
forma di governo che sappia ristabilire il potere politico, indicare gli obiettivi e la strada da percorrere in maniera
chiara. Il problema attuale consiste soprattutto nella scelta e i limiti migliori possono essere posti solo
riattribuendo all'educazione il ruolo che gli compete. È necessario riconoscere il valore dell'educazione. È essa che
aiuta il dischiudere delle varie forme di intelligenza prospettate da Gardner e di tendere vero il vero, il bello e il
buono. Bisogna recepire l'intervento educativo anche in termini di prevenzione: consente di prevenire possibili
disagi e disturbi sul piano organico, psichico e psicosomatico, nonché disorientamenti e devianze sociali.
→ Imprescindibilità della pedagogia: Muovendo dal fondamentale bisogno educativo dell'essere umano,
emerge l'importanza e l'urgenza di riflettere di tale atto: tale compito è esclusivamente della pedagogia. Essa è una
scienza teorico-pratica perchè essa non mira solo a conoscere il processo educativo, ma anche ad agire su di esso
influenzandolo e migliorandolo. La questione epistemologica non è semplice in quanto il suo “statuto” deve essere
ricercato nelle diverse discipline che concorrono in quanto la pedagogia integra tutte le scienze che studiano
l'educazione e la realtà stessa. La pedagogia italiana individua tre momenti per la formulazione del suo discorso:
• antropologia pedagogica (soggetto: chi è l'uomo): comprende le discipline dedite allo studio dell'essere
umano, utili per comprendere chi è l'educando, chi è l'educatore e il loro rapporto educativo. (sociologia,
psicologia, antropologia culturale, biologia, storia, filosofia ecc.)
• teologia pedagogica (oggetto: chi deve essere l'uomo): comprende le riflessioni che riguardano i fini
dell'educazione (ideali condivisi, valori e virtù da promuovere).
• Metodologia pedagogica (metodo: quale strada percorrere e come): impiega le discipline che concorrono
a individuare al meglio la comunicazione più efficacie, di interesse e di promozione.
Una pedagogia intesa in questo modo è imprescindibile in una società complessa che sceglie di reagire alla crisi di
valori e di orientamento investendo sulla cultura e sull'educazione. Essa non potrà essere sostituita nè dalla
psicologia né dalla sociologia. La paternità dell'attuale personalismo pedagogico è da attribuire a Mounier che,
nell'Europa degli anni '30, rileva una crisi di disgregazione sociale esplicitata nella depersonalizzazione dell'uomo
e nella decadenza dell'idea comunitaria (ad opera di nazismo, fascismo e comunismo staliniano). Come base per il
superamento di questa crisi, egli prospetta una terza via che persegua lo scopo di superare tanto l'esaltazione
dell'individuo, quanto il mito del collettivismo, per ancorarsi ad una visione personalistica che non riduce la
persona al semplice individuo, ma la vede in maniera totale. Il personalismo attribuisce valore alla persona umana
in base alla sua capacità di pensare (ragione), di decidere (libertà) e di dialogare (parola). Punto centrale è la
consapevolezza che il fanciullo non nasce persona, ma lo diventa mediante l'educazione. Esso porta alla
pedagogia dell'impegno perché compito dell'educatore non è quello di fare, ma di suscitare delle persone: pur
tenendo conto dell0ambiene si rivolge all'uomo nell'interezza del sue essere ed è incardinata sull'amore. Il
personalismo mira a decentrare l'individuo ed aprirlo al tu, all'amore. Secondo Flores d'Arcais l'uomo va sempre
visto come fine e mai come mezzo e il traguardo educativo consiste nell'aiutare il soggetto a trovare il senso del
tutto.
3.3.Pedagogia interculturale come “paideia” per il XXI secolo: Nei prossimi anni le migrazioni aumenteranno
inevitabilmente: le società sono “condannate” a divenire sempre più multietniche e multiculturali. La pedagogia
non può esimersi dal considerare concretamente tali mutamenti. Per prima cosa bisogna contrastare il preconcetto
circa l'esistenza di più razze: l'unica razza presente sulla terra è quella umana. Gli esseri umani sono dunque tutti
parenti ma sono anche tutti differenti. L'origine stessa della vita e dell'esistenza umana è fondata sulla differenza.
Alla luce di ciò la pedagogia è chiamata a interrogarsi circa la forma di educazione migliore a fronte di così tante
differenze sul piano etnico, linguistico, religioso, assiologico e culturale. In Europa la risposta più idonea sembra
essere contenuta nel concetto di pedagogia interculturale. Essa è sorta negli anni '80 e può essere considerata una
rivoluzione pedagogica in quanto ha permesso di superare le strategie educative a carattere compensatorio dove
l'immigrazione era intesa solamente in termini di rischio di disagio o di malattia. Per la prima volta l'alunno
straniero veniva considerato in termini di risorsa per l'arricchimento e la crescita personale che può scaturire dal
confronto con soggetti culturalmente ed etnicamente differenti.
Dal secondo dopoguerra l'immigrazione in Europa raggiunse cifre elevate e il consiglio d'Europa per molti anni
fece propria la strategia del multiculturalismo. I progetti avevano lo scopo primario di stimolare la conoscenza
delle diversità sul piano linguistico, religioso e culturale. Tuttavia tra gli anni '70 e '80 emerse la necessità di
un'educazione di natura non più multi o pluri culturale, bensì interculturale. Numerosi pedagogisti denunciano
però che la pedagogia interculturale manca di una chiara definizione semantica e di una condivisa elaborazione
epistemologica. Per questo occorre una chiarificazione semantica tra i concetti di Trans, Multi e Intercultura.
• – transcultura: esso rimanda a qualcosa che attraversa la cultura e, in questo senso, le strategie educative
mirerebbero allo sviluppo di elementi universali, comuni a tutti gli esseri umani, sia per quanto riguarda i
valori formali (rispetto, correttezza, autonomia...) che per i contenuti (persona, pace, difesa
dell'ambiente...). La teoria che sottende tale approccio è l'universalismo culturale. Tale approccio
enfatizza troppo la staticità e la permanenza, e non consente di tenere conto dei movimenti e dei processi
di cambiamento in atto nei singoli sistemi culturali.
• – pedagogia multiculturale: ha come obiettivo ultimo la convivenza pacifica delle differenze. L'intervento
educativo parte dalla situazione di fatto, dalla presenza di due o più culture, e mira allo studio delle
comunanze. Questo metodo, pur avendo il merito di educare alla conoscenza e al rispetto dell'alterità,
rischia di aumentare stereotipi e pregiudizi distanziando ulteriormente le persone di nazionalità o etnia
diversa. Inoltre vi è il pericolo di considerare le culture in maniera rigida e statica, nonché quello della
stratificazione e gerarchizzazione dei gruppi.
• – pedagogia interculturale: concetti come identità e cultura sono intesi in maniera dinamica, in continua
evoluzione. L'alterità, l'emigrazione e la vita in una società complessa e multiculturale sono considerati
non rischi, ma opportunità di arricchimento e di crescita personale e collettiva. L'incontro con l'altro
rappresenta possibilità di confronto e di riflessione sul piano dei valori, delle regole e dei comportamenti.
Questa pedagogia tiene conto delle opportunità e dei rischi dei due approcci precedenti, ma li supera
entrambi integrandoli in una nuova sintesi: aggiungendo la possibilità del dialogo, del confronto e
dell'interazione. Essa rifiuta la staticità e la gerarchizzazione delle culture ma si costituisce come
possibilità di dialogo, di confronto, senza però la costrizione di dover rinunciare a parti significative della
propria identità culturale. È una pedagogia dell'essere dove al centro è posta la persona umana nella sua
interezza, a prescindere dalla lingua, cultura o religione di appartenenza.
Sul piano epistemologico, la pedagogia interculturale può trovare i fondamenti scientifici nella psicologia sociale
sperimentale e nella psicologia transculturale, ma anche nella pedagogia generale, sociale e comparata,
nell'antropologia culturale, nell'etnologia, nella sociologia e nelle scienze del linguaggio e della comunicazione.
Sul piano operativo si tratta di stimolare un rapporto interdisciplinare tra le discipline utili al riconoscimento di
opportunità, rischi e modalità d'intervento educative interculturali. A scuola l'approccio interculturale non
dovrebbe tradursi in un approccio di tipo sommativo (accanto alle normali lezioni) e nemmeno come progetto da
attuare ad hoc in aggiunta o sostituzione a quelli previsti (es. settimana interculturale): occorre includere la
prospettiva didattica interculturale all'interno di ogni disciplina attualmente impartita nella scuola e in ogni attività
organizzata.
3.4.Bussole pedagogiche: L'arte di educare non è innata, non segue i criteri dello spontaneismo e non può essere
appresa per imitazione: essa deve essere opportunamente pensata, programmata e controllata. La pedagogia
dovrebbe fornire alcuni orientamenti specifici per combattere la crisi di valori e di orientamento attuale: servono
bussole pedagogiche. Nell'ambito della psicologia umanistica, nel rapporto di counselling, è stata elaborata una
“bussola del professionista” così composta: a nord si trova l'etica, il codice deontologico; a sud il paradigma
teorico di riferimento; ad est la relazione efficace con l'utente (empatia, accettazione e congruenza); ad ovest il
rapporto con se stessi (conoscenza del Sé). Trasportando queste dimensioni nel processo educativo e tenendo
conto della radiografia umana rappresentata da G. Flores d'Arcais (quadrato i cui angoli comprendono l'io, il tu, la
teoria e la pratica), è possibile costruire una bussola pedagogica da impiegare per l'educazione. Essa dovrebbe
avere le seguenti caratteristiche:
• Nord → obiettivi dell'educazione: ogni progetto deve tenere conto degli obiettivi previsti, delle capacità
del soggetto, del tempo e dei mezzi a disposizione, del rapporto educatore-educando e di tutti gli altri
elementi formali del discorso pedagogico (Secco). In tali obiettivi rientrano anche le questioni
deontologiche, morali, etiche, valoriali, religiosi e gli altri elementi legati al divenire dell'educando.
• Sud → paradigma teorico di riferimento: occorre acquisire consapevolezza sul fondamento scientifico
delle proprie idee. Oltre alla conoscenza disciplinare, multidisciplinare e interdisciplinare, è necessario
prendere coscienza delle proprie teorie e orientamenti (politici, religiosi o ideologici) di riferimento. Tale
adesione culturale e identità personale deve essere dinamica: se richiesto va spiegata ed esplicitata e, se
necessario, difesa, ma va anche integrata e modificata quando risulta insufficiente o di ostacolo per la
comprensione della realtà o per il percorso educativo dell'educando.
• Ovest → rapporto con l'educando: il concetto di educazione include sempre quello di azione. Nel
rapporto con l'educando, l'educatore mette alla prova la propria professionalità. Grazie alla qualità del
rapporto è possibile far progredire la persona dell'educando e aiutarla al raggiungimenti della sua forma
migliore di vita promuovendone l'autonomia e l'autoeducazione.
• Est → contatto con se stessi: per l'educatore amare se stesso equivale ad acuire la consapevolezza circa i
propri limiti, le proprie potenzialità, oltre che comprendere appieno la propria responsabilità educativa. Il
contatto con se stessi, grazie all'autoesplorazione e alla conoscenza di Sé, consente all'educatore di
differenziare ciò che dipende dalle proprie esperienze passate dai sentimenti che scaturiscono dalla
persona che ha di fronte. In questo modo potrà differenziare i propri valori e le proprie aspirazioni da
quelli legati alla persona dell'educando, riconoscendo eventuali aspettative, tentativi di manipolazione o
di coercizione.
3.5.Riflessioni conclusive: Nel 2005 la conferenza generale dell'UNESCO ha adottato una dichiarazione
“Identità. Diversità e Pluralismo” che afferma che la diversità culturale è necessaria per l'umanità quanto la
biodiversità per la natura. Essa è il patrimonio comune dell'umanità e dovrebbe essere riconosciuta e affermata per
il bene delle generazioni presenti e future. Perciò è essenziale assicurare un'interazione armoniosa e un voler
vivere insieme di persone e gruppi con identità culturali molteplici. Per raggiungere tali obiettivi l'UNESCO
assegna il ruolo preponderante alla “efficacia dei servizi educativi” e all'applicazione delle discipline pedagogiche.
Ancora una volta l'educazione e la pedagogia sono considerati centrali per l'affermazione del concetto di
democrazia e cittadinanza culturale, con diritti e doveri connessi. La strategia proposta per l'attuazione di ali
obiettivi è il dialogo interculturale teso a promuovere lo sviluppo di politiche di governo che considerino le
diversità culturali un capitale dell'umanità.
La pedagogia nel nuovo millennio si trova obbligata ad arginare la forte crisi di valori e di orientamento che
investe soprattutto il settore educativo. La risposta più idonea a cogliere la sfida della globalizzazione e del
multiculturalismo è l'approccio interculturale.

• POSSIBILI DOMANDE
• cosa intendi con educazione, pedagogia ed educabilità.
• quali sono gli elementi formali di un discorso pedagogico e saperli spiegare bene
• cos'è la Bildung
• la crisi educativa e pedagogica e come si esce
• modelli pedagogici (differenze tra il concetto di transcultura, multicultura e intercultura)
• entrambe le bussole pedagogiche

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