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Introduzione a La luna e i falò

La luna e i falò di Cesare Pavese è una delle opere più significative della
letteratura italiana del dopoguerra. La storia segue il protagonista, noto
semplicemente come "il bastardo", che torna nel suo paese natale nelle Langhe, in
Piemonte, dopo aver trascorso molti anni in America. Il romanzo esplora temi come
l'identità, il senso di appartenenza e il contrasto tra il mondo moderno e la vita
rurale tradizionale.

2La luna e i falò: la genesi editoriale


Cesare Pavese in una fotografia
Fonte: Ansa
Pavese scrive La luna e i falò tra il 18 settembre e il 9 novembre del 1949, come
racconta egli stesso nel manoscritto del romanzo, che verrà pubblicato nell’aprile
del 1950 dalla casa editrice Einaudi.
Si tratta dunque di una delle ultime opere dello scrittore, che morirà suicida
nell'agosto del 1950.

La luna e i falò è un romanzo importante perchè racchiude tutti i temi principali


della produzione di PavesePer questa ragione La luna e i falò assume un’importanza
speciale, come testimonianza di quei temi che tormentarono sempre lo scrittore e
che lo porteranno all’ultimo gesto disperato.
Un aneddoto interessante è legato alla dedica del romanzo La luna e i falò, che fu
indirizzata a Constance Dowling, l’ultimo amore di Pavese. Constance era un’attrice
statunitense con la quale Pavese ebbe in quegli anni una relazione finita
bruscamente per volontà di lei. E anche questo contribuì ad aumentare la
disperazione e la disillusione di Pavese negli ultimi mesi della sua vita. A
Constance Dowling Pavese dedicò anche la bellissima poesia Verrà la morte e avrà i
tuoi occhi.

3La luna e i falò: trama


Approfondisci
Vita e opere di Cesare Pavese
Il protagonista del romanzo La luna e i falò è “Anguilla”, un uomo che decide di
tornare nel suo paese natale sulle colline piemontesi dopo aver vissuto per molti
anni in America e aver fatto fortuna lì. L’autore non riferisce il nome del paese,
ma lo possiamo identificare con Santo Stefano Belbo, luogo dov’era nato lo stesso
Pavese.

Il protagonista è spinto a tornare dalla nostalgia per la sua terra di origine.


Anguilla aveva lasciato l’Italia prima dell’inizio della guerra, dopo essere
entrato in contatto con gli ambienti antifascisti durante il servizio militare.

La narrazione prosegue per salti temporali tra presente e passatoLa narrazione ne


La luna e i falò è in prima persona e procede attraverso eventi sparsi, non
ordinati cronologicamente. Il presente e il passato si accavallano di continuo,
tenuti insieme dai pensieri del protagonista che ricorda gli eventi del passato e
li confronta con il presente.
L’evocazione dei ricordi è vissuta insieme e attraverso il vecchio amico falegname
Nuto, che era stato per Anguilla una figura paterna e che è sempre rimasto nel
paese, vivendo i cambiamenti determinati dalla guerra partigiana.

Appunti
Scheda-libro del romanzo "La luna e i falò" Di Cesare Pavese
Il racconto parte dai primi momenti della vita di Anguilla, che viene abbandonato
di fronte all’ingresso del Duomo di Alba. Il bambino viene adottato da una famiglia
povera composta da Padrino, Virgilia e le loro due figlie, che prendendosi a carico
il trovatello possono ricevere le cinque lire offerte dallo Stato per il suo
mantenimento.
L'equilibrio iniziale nella vita del protagonista viene rotto dalla morte della
madre e da una grandinataAnguilla trova così un primo equilibrio, che però viene
rotto nel momento in cui muore Virgilia, la madre adottiva. In seguito una
grandinata distrugge la vigna, unico mezzo di sostentamento della famiglia, e
Padrino è costretto a vendere la cascina della Gaminella, cioè il luogo dove
vivono.
Dopo il matrimonio delle due figlie Padrino viene abbandonato al suo destino e
costretto a chiedere l’elemosina per strada fino alla morte.

Inizia allora un altro capitolo della vita di Anguilla, che va a lavorare presso la
fattoria dei Mora, gestita da Sor Matteo, con le cui figlie (Irene, Silvia e Santa)
stringe amicizia.
A questo punto la narrazione de La luna e i falò torna al presente. Sull’ondata di
questi ricordi Anguilla va a visitare la cascina della Gaminella e scopre che ora è
abitata da Valino, un contadino violento, e dalla sua famiglia, tra cui membri c’è
un ragazzo zoppo di nome Cinto.
Anguilla prende a cuore Cinto, che gli ricorda lui stesso da giovane, e instaura
con il ragazzo un rapporto paterno.
A questo punto, però, accade un’altra tragedia: in un eccesso d’ira Valino uccide
la famiglia, dà fuoco alla cascina della Gaminella e si suicida. Cinto riesce a
salvarsi scappando da Anguilla e Nuto.

In seguito Anguilla viene anche a sapere che Silvia e Irene, due delle figlie di
Sor Matteo, sono morte, e che la terza è stata giustiziata dopo aver lavorato come
spia sia per i tedeschi che per i partigiani durante la guerra.
Nel finale Anguilla affida Cinto a Nuto e decide di ripartire e non tornare mai più
nel paese.

4La guerra partigiana


Pavese non descrive la guerra in modo documentaristico, ma la usa come simboloCon
La luna e i falò Pavese torna al tema della guerra partigiana che aveva già
trattato nel romanzo La casa in collina. La presenza di questo argomento portò i
primi critici a considerare Pavese uno scrittore neorealista. Questo non è vero,
perché la descrizione della guerra ha in Pavese non uno scopo documentario, di
raccontare quello che è stato, ma si ricollega sempre alla volontà di esprimere la
sua visione tragica della vita, si carica di simboli e di riflessioni personali,
che lo avvicinano a una dimensione lirica.

Partigiani appostati sullo sperone di una roccia durante la Seconda Guerra


Mondiale.
Fonte: Ansa
In La casa in collina la guerra partigiana irrompeva all’improvviso nella vita di
un intellettuale che cercava di isolarsi e Pavese metteva così in scena la
contraddizione dell’intellettuale dominato dalle opposte tendenze della fuga dal
mondo e dell’intervento nella realtà.
Allo stesso modo in La luna e i falò la guerra è prima di tutto un’assenza, non
viene descritta in prima persona dal protagonista, ma ne veniamo a conoscenza solo
attraverso i racconti di Nuto.
Vediamo gli effetti distruttivi del conflitto attraverso lo sguardo di un
personaggio che non ha vissuto direttamente la guerra perché, mentre essa veniva
combattuta, si trovava a migliaia di chilometri di distanza.

Appunti
Storia della Resistenza in Italia dal 1943 alla liberazione nazionale del 1945
La guerra ne La luna e i falò è per Pavese più che una realtà concreta, più che la
storia, una realtà simbolica. Attraverso la guerra Pavese descrive la sua visione
del mondo, dominato dalla distruzione e condannato alla tragedia.

5Il tradimento della memoria e la perdita dell'infanzia


Nel romanzo c'è il contrasto tra la visione felice dell'infanzia e del passato e il
dolore del presenteIl protagonista, attraverso il quale Pavese costruisce un
proprio alter ego, torna nel paese natale alla ricerca della sua infanzia, per
ritrovare le sue origini.
L’infanzia, rievocata insieme al vecchio amico Nuto, rappresenta un mitico momento
di felicità passata, ma a questo fa da contraltare la realtà presente, fatta di
cambiamenti dolorosi.

I falò sono usati come simbolo del tradimento del passato e del mito
dell'infanziaIl simbolo di questo cambiamento e del tradimento del passato e della
memoria è rappresentato dai falò estivi che si accendevano in collina, che sono
stati sostituiti dai falò e dalle violenze della guerra.
Altro falò centrale nel romanzo è quello appiccato da Valino alla cascina della
Gaminella, il luogo in cui Anguilla ha trascorso i suoi primi anni di vita. In
questa immagine simbolica si condensa il significato del romanzo, in bilico tra il
tempo mitico dell’infanzia e l’irrompere distruttivo della storia.
Nel momento della ricerca di una memoria felice, irrompono quindi tradimenti e
orrori che determinano una trasfigurazione sia del passato che del presente, che si
rivelano dominati da una maledizione legata alla condizione naturale. Tutto ciò è
causato dalla visione fortemente pessimistica di Pavese, per il quale la vita di
tutti è dominata da un destino tragico e inevitabile.

6Lingua e stile ne La luna e i falò


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Neorealismo letterario: significato, storia, esponenti
La scrittura non è pienamente neorealista perchè gli eventi sono raccontati dal
punto di vista soggettivo di AnguillaCome abbiamo detto, la scrittura di Pavese non
può essere ricondotta del tutto al Neorealismo. Il racconto non tende
all’oggettività, perché è presentato attraverso una voce unica, quella del
protagonista Anguilla.
Lo stile segue il linguaggio parlato nel mondo contadino della collina piemontese,
dove La luna e i falò è ambientato, con lo scopo di restituire la freschezza e la
vitalità di quel mondo originario, che il protagonista cerca di ricostruire
attraverso il suo viaggio.
Il linguaggio è in generale paratattico e predilige l’uso delle elencazioni e dei
dialoghi tra i personaggi, anche nelle parti che si svolgono attraverso la memoria
del protagonista. Questo crea uno stile narrativo coinvolgente, fatto di fatti e
parole, in cui i ragionamenti e i significati si palesano attraverso l’episodio,
senza scendere in discorsi lunghi e articolati. In questo sta probabilmente la
grandezza di Pavese: nell’aver saputo trasmettere attraverso semplici vicende i
propri tormenti, le contraddizioni e la propria visione del mondo.

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