Cesare Pavese
La luna e i fal l'ultimo romanzo dello scrittore Cesare Pavese, scritto tra il 18 settembre e il 9
novembre 1949 e pubblicato nell'aprile del 1950. Il romanzo presenta elementi autobiografici dello
scrittore piemontese ed quello che conclude la sua carriera di narratore.
Il romanzo dedicato all'ultima donna della vita di Pavese, Constance Dowling.
Trama
La storia, raccontata in prima persona, non concerne solo il protagonista, di cui viene detto solo il
soprannome Anguilla, ma tanti altri personaggi che entrano in relazione con lui, in un paese della
valle del Belbo che non viene mai nominato ma che Santo Stefano Belbo.
Il romanzo un misto tra passato e presente e proprio per questo non narrato nei minimi dettagli,
ma vengono raccontati eventi che non sono (apparentemente) collegati tra loro, se non dai pensieri e
dalle riflessioni del protagonista.
In trentadue capitoli il lettore si perde nei ricordi, spesso tristi, che Anguilla rivive con l'amico Nuto
e capisce quanto sia importante per ognuno avere un paese, una famiglia, un punto di riferimento
che leghi alla vita; di questo Anguilla si rende conto quando, lontano dalla sua valle, viene
richiamato alla sua patria non da un amico o dalla patria stessa, bens da quel senso di appartenenza
al suo paese che lui si porta dentro insieme a tanta nostalgia.
La storia inizia quando Anguilla, tornato emigrante dall'America dopo la Liberazione, ritorna con il
pensiero al momento in cui neonato era stato abbandonato sugli scalini del Duomo di Alba e quindi
portato all'ospedale di Alessandria, dove era stato adottato da Padrino e da Virgilia che per questa
adozione ricevevano una mesata di cinque lire.
Quando, successivamente alla morte di Virgilia e a una grandinata che distrusse la piccola vigna,
Padrino decise di vendere il casotto dove vivevano, Anguilla si trasfer alla fattoria della Mora,
dove inizi a lavorare per la prima volta; c'era benessere in quel casale insieme a sor Matteo e alle
tre figlie: Irene, Silvia e Santa (la pi piccola e bella). Pur essendosi affezionato a loro, tornato
dall'America, preferisce non rivedere quel luogo.
Per prima cosa, invece, Anguilla va a vedere la casa del Padrino, rimasta uguale, e conosce il nuovo
proprietario, il Valino, e suo figlio Cinto, un ragazzo gracile e solitario. Quest'ultimo gli fa ricordare
i tempi in cui era ragazzo, quando Nuto, pi grande di lui, trattandolo sin da allora da amico,
cercava di insegnargli tutto ci che sapeva; ecco: Anguilla vuole essere per Cinto ci che Nuto era
stato per lui.
Trascorrono molto tempo insieme, nasce anche un'amicizia tra loro e Cinto sa di potersi fidare di
Anguilla e proprio per questo quando il Valino uccide la nonna e la zia, d fuoco alla casa e si
suicida, il ragazzo va subito da Anguilla, che insieme a Nuto cerca di tranquillizzarlo.
Anguilla sa che Irene e Silvia, come tanti altri, sono morte, ed entrambe male, ma gli rimane oscura
la sorte di Santa, che Nuto gli rivela solo alla fine: di notevole bellezza sin da quando era piccola, la
donna, inquieta, era diventata spia prima dei tedeschi e dopo dei partigiani, poi ancora dei tedeschi e
dei repubblichini; proprio allora era stata giustiziata, ancora in giovane et.
con la scoperta di questa triste vicenda che si conclude il romanzo, ma sicuramente non il viaggio
di Anguilla. Da ragazzo pensava che il paese in cui viveva fosse tutto il mondo, ma ora che,
viaggiando, ha capito come veramente fatto il mondo, si rende conto che il proprio paese in
fondo la propria famiglia, un paese vuol dire non essere mai soli, sapere che nella gente, nelle
piante, nella terra c' qualcosa di tuo che anche quando non ci sei resta ad aspettarti. Come lui
stesso dice: un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via.
Anguilla per aveva sentito il bisogno di tornare, perch quegli stessi vigneti, alberi di fichi e valli
non li ha trovati da nessun'altra parte; appena giunge alla valle del Salto si accorge che nulla
cambiato: ci sono gli stessi suoni, gli stessi odori e gli stessi sapori che il protagonista si sempre
portato dentro. vero che lui ritrova la stessa vita di un tempo, ma sicuramente non le stesse
persone: ritrova solo Nuto, il suo pi caro amico e mentore, a cui rivela tutti i suoi pensieri e con il
quale si perde nei ricordi passati, a volte anche allegri e spensierati, spesso tristi. Alla ricerca,
sempre, anche inconsapevolmente, della consapevolezza: se non si pu aggiustare il mondo - come
vorrebbe la coscienza sociale di Nuto, che infine si scopre propria anche del protagonista -, almeno
conoscere: gli archetipi, i ritmi, la terra, gli uomini e le loro storie, pi spesso disperate, sempre
inquiete.