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www.ilfotografo.it numero Tariffa R.O.C. - Poste Italiane Spa - Sped. In Abb. Post. - D.L. 353/2003 (conv. In L. 27.02.

Sped. In Abb. Post. - D.L. 353/2003 (conv. In L. 27.02.2004, n° 46), art. 1 comma 1 - Prezzo e codice a barre in IV di copertina
344
NOVEMBRE
DICEMBRE
Werner
in Bischof
MOSTRA Classics
André Kertész | Francesco
| Photolux Cito || Franco
Festival Stephanie
Carlisi | GuidoCircus
Gengotti | Mario
GuidiLove | Storie | Stefano
Lorenzo
De Biasi Zoppolato
Babic

storie, talenti ee immagini


immagini
Festival Identità
Fotografica Bergamo condivise
NOI, QUI: indagine sull’essere umano
Connessioni
tra Arte e Moda
Nuovi
linguaggi

© Cooper & Gorfer


RITRATTI CONTEMPORANEI
PRONTE PER OGNI SFIDA

ICONA DI VERSATILITÀ LA SCELTA DEI VIDEOMAKER

FUJIFIILM-X.COM
3

NOVEMBRE-DICEMBRE

Editoriale
in FOTOGRAFIA
la narrazione trasforma
l’ordinario in straordinario

S
Se scrutate le edicole, lo sguardo fugace si posa tra le
copertine delle riviste, e l’attenzione balza su un mare
di volti. Non paesaggi mozzafiato, non opere d’arte
astratte, ma volti umani che occupano lo spazio visivo.
E in questa osservazione, sorge
spontanea una domanda: per-
ché, tra tutte le meraviglie del
mondo, siamo così affascinati
È la dimensione condivisa che dà potere all’immagine.
Quando una fotografia ci fa riflettere o trasmette un’e-
mozione è perché è condivisa con il mondo.

Ripensando alle migliaia di fotografie che ho prodotto,


sorge un tema centrale: l’aspirazione alla copertina!
Ho davvero ritratto un numero inenarrabile di persone e
il privilegio è diventato prestigio, che, in questo campo,
da noi stessi? ci conduce inevitabilmente alla conclusione che fare un
di Maki Galimberti ritratto determina anche trasformarsi in un narratore
Fotografo La risposta, forse, risiede nelle visivo, in un tessitore di storie che vanno al di là del sin-
radici culturali della fotogra- golo momento.
fia. Fin dalla sua invenzione,
il ritratto è stato il focus pre- Le immagini che ora popolano le pagine di questo numero
dominante. Una scelta che va e che potrete ammirare in una mostra o nei festival in giro
al di là delle meraviglie natu- per l’Italia, sono state, in molti casi, scattate per un servi-
rali o artistiche. La macchina zio editoriale, per una campagna di comunicazione o per
fotografica sembra essere stata un progetto a lungo termine che si interroga sull’identità.
concepita come uno specchio, riflettendo il nostro desi- Ogni immagine è il frutto di una trasformazione, da espe-
derio innato di vederci immortalati. rienze private a narrazioni pubbliche.

Tempo fa, parlando del mio lavoro con Federica Berzioli, In fondo, dietro ogni fotografia c’è una storia. Ricordiamoci
che coordina la redazione de IL FOTOGRAFO, sono che dietro ogni volto abbiamo una storia svelata che
emerse riflessioni intriganti. Le fotografie che ci cattu- diventa un pezzo prezioso del mosaico della nostra uma-
rano e ci invitano al commento sono spesso quelle che nità. Una storia di connessioni umane e di momenti
trascendono la sfera privata, diventando pubbliche. condivisi con il mondo.
4

idee di 44 Arthur Elgort


Moda
e identità

Sommario
N° 344-novembre/dicembre 2023
| Silvia Taietti | Federica Berzioli | Giulia Spreafico | Giovanni Pelloso

18 Guy Bourdin 24 Vins Baratta

28 Luisa Dörr

Editoriale Mario De Biasi Azzedine Alaïa e Arthur Elgort Esercizio a tema: risultati
Maki Galimberti 3 Vita d’artista 16 Libertà, creatività e disinvoltura 44 I popoli del mondo 70
In Fotografia la narrazione trasforma
l’ordinario in straordinario Inserto Dido Fontana Esercizio a tema: proposta
Fotografica Festival di Fotografia A modo mio 48 Madre Natura 72
Mostre/Festival/Premi/Contest Bergamo Ritratti artefatti
Le foto dei nostri volti 52 Prossimamente 74
André Kertész 6 Moda e identità
Nuova Generazione Guy Bourdin
Cosa ho imparato
Sguardi contemporanei sugli Archivi Alinari 9 Il fotografo narratore 18 Samantha Casolari 56

Franco Carlisi e Francesco Cito Vins Baratta LE VOSTRE FOTO


Romanzo italiano 10 Intelligenza Artificiale e Fotografia 24
Giovani talenti
Guido Guidi Luisa Dörr Guido Cauli
Quando fotografia e architettura si incontrano 12 Donne con le gonne 28 Retrocomputing e archivi tecnologici 62
Gabriele Basilico Alisa Martynova Letture portfolio NOI RISPETTIAMO L’AMBIENTE!
Le mie città 14 Nowhere near 34 IL FOTOGRAFO è stato stampato su carta certificata
Emanuele Binetti 64
Diego Colombo 66 PEFC, proveniente da piantumazioni a riforestazione
Stefano Babic Nadine Ijewere
programmata e perciò gestite in maniera sostenibile
Luce e Ombra 15 Nuovi canoni di bellezza 39 Fabio Fischetti 68
SOMMARIO E CONTRIBUTORS 5

Hanno
collaborato

fotografie di

Alisa Martynova Guy Bourdin Vins Baratta

Dido Fontana Nadine Ijewere

Arthur Elgort Luisa Dörr

Guido Cauli Samantha Casolari


parole di

| Maki Galimberti | Giada Storelli | Marisa Zanatta | Manuela De Leonardis | Attilio Lauria
Editoriale Vins Baratta - Mostre - Festival Luisa Dörr Azzedine Alaïa e Arthur Elgort Ritratti artefatti

| Michela Frontino | Benedetta Donato | Livia Corbò | Francesca Orsi | Barbara Silbe
Giovani talenti Alisa Martynova Samantha Casolari Nadine Ijewere Guy Bourdin
6

Appuntamenti
A CAMERA Torino André Kertész
Mostre
di Giovanni Pelloso
e Nuova Generazione
1 | André Kertész. Elisabeth
et moi dans un café à
Montparnasse, Paris, 1931

2 | André Kertész. Danseuse


Satirique, Paris 1926

3 | André Kertész
Nageur sous l’eau, 1917

4 | André Kertész
Tour Eiffel, Paris, 1929

U n autunno di grandi mostre a CAMERA


- Centro Italiano per la Fotografia di
Torino. Fino al 4 febbraio 2024 è propo-
sta al pubblico l’antologica dedicata a uno
dei maestri assoluti della fotografia del
XX secolo: André Kertész. In contempora-
nea, nella Project Room (ingresso gratuito),
prende vita la collettiva Nuova Generazione:
a quattro giovani artisti è stato chiesto
di porsi in dialogo con l’Archivio Alinari.
L’investigazione sul prezioso patrimonio
fotografico dell’Archivio ha consegnato al
pubblico il frutto di una personale visione.

Ad André Kertész, a questo pioniere della


composizione fotografica, del reportage
fotografico, del fotogiornalismo, della foto-
grafia artistica e della fotografia di strada
“lirica”, CAMERA Torino rende omaggio
con una mostra curata da Matthieu Rivallin,
responsabile del Dipartimento di fotogra-
fia della MPP, e da Walter Guadagnini, 2

Le cose più preziose in una vita sono i ricordi di un uomo. E non hanno prezzo André Kertész
MOSTRE 7

INFORMAZIONI
Dove: CAMERA - Centro Italiano per la Fotografia
Via delle Rosine 18, Torino
Quando: fino al 5 novembre
Orario: lun. mer. ven. sab. e dom. ore 11-19, giovedì ore 11-21
Tel: 011.08.81.150
Ingresso: 12 euro
3
Web: www.camera.to

4
8 APPUNTAMENTI

direttore artistico di CAMERA, che ne riper- metafisica – ne è un chiaro esempio Nageur nell’ambito della ricerca surrealista. 5 | André Kertész
corre l’intera carriera. Organizzata in sous l’eau del 1917 –. Les deux amies, Paris, 1926
collaborazione con la Médiathèque du L’esposizione torinese getta poi una nuova
6 | André Kertész
patrimoine et de la photographie (MPP) Grande spazio è dato alle celebri icone rea- luce sulla seconda parte della sua esistenza
Chez Mondrian, Paris, 1926
di Parigi – istituto che conserva gli oltre lizzate nella Parigi degli anni tra Venti e trascorsa al di là dell’Oceano – raggiunge
centomila negativi e tutti gli archivi donati Trenta. Nella capitale del mondo cultu- New York nell’ottobre del 1936 insieme
dal fotografo allo Stato francese nel 1984 –, rale prenderanno vita le strepitose nature alla moglie Elisabeth –. In un clima cultu-
la proposta espositiva segue le tappe bio- morte realizzate nello studio del pittore Piet rale profondamente diverso, le immagini
grafiche dell’autore a partire dalle prime Mondrian, i ritratti di personaggi che hanno testimoniano quanto Kertész, da un lato,
fotografie amatoriali scattate nel suo Paese fatto la storia della cultura e del costume del intese proseguire sugli stessi temi e, dall’al-
d’origine – l’Ungheria – e durante gli anni Novecento, dal regista Sergej Ėjzenštejn alla tro, quanto fu influenzato nella sua ricerca
della Prima guerra mondiale – partito volon- musa Kiki de Montparnasse, allo scultore dalle nuove architetture, dai nuovi stili di
tario per il fronte russo-polacco portò con sé Ossip Zadkine, le scene di strada, diurne e vita, dai nuovi panorami cittadini.
una piccola Goerz Tenax con la quale docu- notturne. Tutti luoghi dove Kertész cerca, Tra questi scatti, alcuni inediti, si sco-
mentò la vita di trincea e le lunghe marce, secondo le sue stesse parole, «la vera natura prono gli spettacolari scenari offerti dal
evitando gli aspetti più crudi del conflitto –. delle cose, l’interiorità, la vita». Senza porto di New York o dallo skyline della
È il periodo nel quale l’autore affina il pro- dimenticare le “distorsioni”, quei magnifici Grande Mela e le immagini della casa
prio sguardo pur mostrando già la rara giochi visivi nati dall’utilizzo degli specchi dell’architetto Philip Johnson, quasi un
capacità di trasformare la quotidianità in deformanti dei baracconi del luna park, che contraltare rispetto a quelle scattate nella
immagini sospese tra sogno e apparizione lo resero una figura di primo piano anche casa di Mondrian mezzo secolo prima.

Attribuisco alla fotografia il compito di registrare


la vera natura delle cose, il loro interno,
la loro vita. L’arte del fotografo è una scoperta
continua che richiede pazienza e tempo André Kertész 6
MOSTRE 9

Nuova Generazione.
Sguardi contemporanei
sugli Archivi Alinari

1 | Wanda Wulz, Ritratto


di giovane donna, 1928

2 | Silvia Rosi
È un progetto di CAMERA, a cura di
Giangavino Pazzola e Monica Poggi,
finalizzato all’incremento del patrimonio
delle opere che, partendo dalle raccolte
Alinari, guardano agli archivi come a dei
fondamentali giacimenti di storie da inter-
di materiali, da quelli presenti, natural-
mente inediti, a quelli provenienti dalla
collezione FAF (Fondazione Alinari per
Self portrait, 2016
fotografico pubblico attraverso la commit- rogare e da ampliare. la Fotografia), che raccontano la fotogra-
tenza di lavori inediti a quattro giovani Attraverso il confronto tra immagini stori- fia nella sua dimensione più oggettuale:
artisti – è vincitore di “Strategia Fotografia che e contemporanee, la mostra desidera dagherrotipi, lastre, album.
2022”, promosso dalla Direzione Generale proporre una riflessione sulla funzione Le opere realizzate dai quattro artisti entre-
Creatività Contemporanea del Ministero odierna delle raccolte e sulle diverse pra- ranno a far parte della collezione FAF e,
della Cultura per promuovere e sostenere tiche artistiche che si stanno sviluppando prima dell’acquisizione, saranno esposte
la ricerca, i talenti e le eccellenze italiane oggi proprio a partire dagli archivi, pubblici anche a Firenze, dove continueranno a dia-
nel campo della fotografia –. o privati che siano. logare con le fotografie storiche e gli oggetti
Matteo de Mayda, Leonardo Magrelli, La mostra, offerta nella Project Room, con dell’archivio, evidenziando il rapporto tra
Giovanna Petrocchi e Silvia Rosi realizzano ingresso gratuito, mescola diverse tipologie passato, presente e futuro.
10 APPUNTAMENTI
di Giovanni Pelloso

Romanzo italiano
Franco Carlisi e Francesco Cito in mostra
al principesco Palazzo Brancaccio di Roma
U na location magnifica incornicia le
opere di due pluripremiati della foto-
grafia. Per la prima volta insieme, i due
inedito, toccante e convincente. I testi d’in-
troduzione al percorso espositivo sono
firmati da Andrea Camilleri, Michele
autori si confrontano lasciando dialo- Smargiassi e Giusy Tigano.
gare le proprie immagini per dar vita a
una narrazione a due voci su un tema Un intreccio di storie, culture, tradizioni,
comune: il matrimonio. Curata da Giusy ma anche uno sguardo sulla società in
Tigano e organizzata dall’agenzia foto- un giorno di festa. Il loro sguardo, a volte
grafica milanese GT Art Photo Agency in poetico, altre volte ironico e disincan-
collaborazione con SMI Technologies & tato, propone un quadro ricco di sorprese
Consulting Srl, la mostra propone al pub- emotive, ma anche di risvolti relazionali
blico centoventi fotografie in bianco e nero e sociali all’interno di uno dei riti di pas-
nel desiderio di costruire un romanzo visivo saggio della vita.
intenso, incalzante e sorprendente che
esce completamente dagli schemi e rimane Di Franco Carlisi è offerta una selezione del
impermeabile alle convenzioni classi- più ampio progetto Il Valzer di un giorno,
che della più comune fotografia di settore, il cui libro è stato vincitore del Premio
ancorata a stereotipi di stile e di linguaggio, Bastianelli nel 2011 e del Premio Pisa nel
per lasciare spazio a un’esplorazione del 2013. Il giorno è quello delle nozze in una 3
tema spiazzante e in controtendenza. Sicilia nascosta, periferica, esplorata oltre
Il percorso vede l’alternarsi costante il recinto delle codificazioni e delle con-
dell’una e dell’altra lettura in un duetto venzioni entro cui i protagonisti del rito 5

2
MOSTRE

matrimoniale costruiscono la loro recita. Napoletani, vincitore del prestigioso World


In un denso bianco e nero, le fotografie fis- Press Photo nel 1995. Anche in questo caso
sano, nel flusso caotico della giornata, le immagini non riportano alla staticità e
l’attimo in cui il senso si rapprende: un alla ripetitiva monotona della classica foto-
abbraccio, una movenza, una lacrima, un’a- grafia matrimonialista “di mestiere”, quella
zione improvvisa, un passaggio decisivo. che, solitamente, l’immaginario collettivo
ancora trattiene. A delinearsi è piuttosto
Di Francesco Cito, la selezione appar- una cifra espressiva fortemente autoriale e
tiene al più ampio progetto Matrimoni di stampo reportagistico.

1 | Franco Carlisi, Romanzo


italiano - Il Valzer di un giorno

2 | Franco Carlisi, Romanzo


italiano - Il Valzer di un giorno

3 | Franco Carlisi, Romanzo


italiano - Il Valzer di un giorno

4 | Francesco Cito
Romanzo italiano
Matrimoni Napoletani

5 | Francesco Cito
Romanzo italiano
Matrimoni Napoletani

6 | Francesco Cito
Romanzo italiano
Matrimoni Napoletani 4

INFORMAZIONI
Dove: Palazzo Brancaccio. Spazio Field - via Merulana 248, Roma
Quando: fino al 29 ottobre
Orari: da martedì a sabato ore 19-23
Tel: 06.4873177
Ingresso: libero
E-mail: info@gtartphotoagency.com
12 APPUNTAMENTI
di Giovanni Pelloso

Guido Guidi è al MAMbo


Quando fotografia e architettura si incontrano

A l Museo d’Arte Moderna di Bologna - in


collaborazione con il Dipartimento di
Architettura dell’Università di Bologna apre al
pubblico un progetto espositivo costruito sul
dialogo e sul confronto tra due diversi modi
di conoscere, quelli della fotografia e dell’ar-
chitettura. Ogni linguaggio, nella propria
autonomia, mira a un obiettivo comune: ren-
dere comprensibili quei luoghi costruiti in cui
risiede la nostra identità collettiva. La mostra,
a cura di Lorenzo Balbi, trova nel rapporto tra
architettura e fotografia una sintesi efficace
per raccontare i caratteri di un territorio sem-
pre meno visibile intersecando il lavoro visivo
di Guido Guidi, figura cardine della fotografia
italiana dal secondo Novecento, con le ricer-
che sull’architettura nella sua dimensione
territoriale di Maura Savini del dipartimento
di Architettura dell’Università di Bologna.

Se da un lato disegni, dipinti, carte e docu-


menti storici descrivono il territorio con i sembra in grado di spiegare le forme.
modi dell’architettura, dall’altro il lavoro Il progetto espositivo vive così di una doppia
di Guidi, che ha contribuito fin dagli anni anima, l’una architettonica, volta a ricono-
Sessanta a innovare e ridefinire lo statuto e le scere l’ingegnosità e l’immaginazione umana
possibilità espressive della fotografia di pae- di fronte ai vincoli imposti dalla terra che
saggio in epoca contemporanea, arricchisce abbiamo avuto in sorte e l’altra, fotografica,
di un nuovo capitolo la lunga meditazione diretta a rappresentare tale operosità attra-
per immagini sul tema del paesaggio, in par- verso la propria autonomia disciplinare e
ticolare quello marginale della provincia strumentale che è in grado di “pensare per
italiana. Alle sei nuove opere fotografiche forme” e di renderne evidente e conoscibile la
che entreranno a far parte della collezione bellezza in modi inediti ed efficaci. Entrambe
permanente del museo, si affiancano altre le letture sono accomunate dall’intento di
ventinove produzioni fotografiche inedite delineare una condizione ancora possibile per
INFORMAZIONI
di Guidi riferibili ai territori di Granarolo, la creazione di quella che Cattaneo chiama
Architettura e fotografia nelle campagne dell’Emilia-Romagna
Maura Savini, rilievi e progetti - Guido Guidi, fotografie Minerbio e San Giorgio di Cesena. Il corpus, patria artificiale, cioè l’ambiente trasformato
Dove: MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna così composto, offre un incontro con una dall’opera umana che costituisce la scena
Via Don Minzoni 14 | Bologna serie di disegni, rilievi architettonici, docu- fissa della nostra vita.
Quando: fino al 7 gennaio 2024 menti storici (mappe, cabrei, dipinti) che La mostra è parte del progetto Architettura
Orario: martedì e mercoledì ore 14-19, giovedì ore 14-20
documentano la ricerca condotta da Maura rurale in Emilia-Romagna, vincitore di
venerdì, sabato, domenica e festivi ore 10-19
Ingresso 6 euro Savini sulle architetture, sull’organizza- Strategia Fotografia 2022, promosso dalla
Tel: 051.64.96.611 zione del suolo e sugli insediamenti dell’area Direzione Generale Creatività Contemporanea
Web: www.mambo-bologna.org padana, dei quali la logica funzionalista non del Ministero della Cultura.
MOSTRE 13

| Minerbio, 2023
Courtesy Viasaterna, Milano
e MAMbo - Museo d’Arte
Moderna di Bologna
© Guido Guidi

Opera acquisita da MAMbo


Museo d’Arte Moderna di
Bologna grazie al progetto
Architettura rurale in
Emilia-Romagna vincitore
di Strategia Fotografia
2022, promosso dalla
Direzione Generale Creatività
Contemporanea del
Ministero della Cultura
14 APPUNTAMENTI
di Giovanni Pelloso

Gabriele Basilico. Le mie città


Milano rende omaggio al suo fotografo
con una mostra a Palazzo Reale e alla Triennale

C urata da Giovanna Calvenzi e da Matteo


Balduzzi, la mostra in Triennale pro-
pone una selezione di immagini di Milano
lavori dell’artista nel corso della carriera
realizzati in occasione di eventi internazio-
nali. Lo spazio del Lucernario è occupato
e delle sue periferie attraverso tredici serie da Sezioni del paesaggio italiano (96 stampe
fotografiche e centinaia di opere. 30x40 cm), un’indagine seminale sulla
Per la prima volta l’esposizione presenta trasformazione del paesaggio nazionale
in modo organico e completo il lavoro di realizzata per la VI Biennale di Architettura
documentazione che l’autore ha realiz- di Venezia (1996). Lo studio si sviluppa
zato sulla propria città nel corso di quasi lungo sei sezioni del territorio, da Nord a
quarant’anni, raccontando l’architettura, Sud dell’Italia, idealmente corrispondenti a
il tessuto edilizio, i monumenti, lo svi- circa 50 km ognuna, che uniscono un’area
luppo urbano, le trasformazioni della città urbana consolidata a una zona suburbana
della Madonnina e della sua area metropo- densamente popolata. Ciò risulta una sorta
litana. Più di ogni altra, Milano ha offerto di anticamera alle città del mondo che
a Basilico la possibilità di sperimentare, rappresenta un passaggio fondamentale
di intraprendere ricerche con ampiezza di nell’opera di Basilico, esercizio documen-
temi, tempo, capacità di movimento. Le tre- taristico che permette al fotografo milanese
dici serie esposte, che occupano lo spazio di sperimentare un linguaggio che troviamo
della Galleria di Triennale, ripercorrono la poi compiuto nelle fotografie delle metro-
carriera di Gabriele Basilico fin dagli esordi, poli del mondo.
inevitabilmente immersi nel clima del
reportage sociale, per giungere agli ultimi e
più spettacolari lavori in una traiettoria che
descrive per frammenti la trasformazione di
Milano. Un percorso che include il racconto INFORMAZIONE
delle periferie milanesi degli anni Settanta, Dove: PALAZZO REALE
la celebre inchiesta dedicata alle fabbriche P.za del Duomo 12, Milano
(Milano. Ritratti di Fabbriche, 1978-1980), Quando: 13 ottobre - 11 febbraio 2024
Orari: da martedì a domenica ore 10-19.30
l’indagine sulle architetture del moderni- giovedì chiusura alle 22.30
smo milanese (1985), il progetto sulla città Tel: 02.88.46.52.30
di notte realizzato per AEM (1989), i lavori Web: www.palazzorealemilano.it
per la costruzione del quartiere Porta Nuova
(dal 2004 al 2012), il restauro del tetto del
Duomo (2012).
INFORMAZIONE
A Palazzo Reale la mostra è curata da Dove: TRIENNALE MILANO
Giovanna Calvenzi e Filippo Maggia e pre- Viale Emilio Alemagna 6, Milano
Quando: 13 ottobre - 7 gennaio 2024
senta al pubblico una selezione di scatti Orari: da martedì a domenica ore 10.30-20.30
sulle grandi committenze internazionali. lunedì chiuso
Le duecento opere, provenienti dall’Archi- Tel: 02.72.43.41
vio Basilico, testimoniano i più importanti Web: www.triennale.org
MOSTRE 15
di Giada Storelli

Stefano Babic. Luce e Ombra


La Other Size Gallery di Milano ospita uno dei fotografi che
ha contribuito all’immagine glamour della moda italiana

I naugurata a Milano durante l’ultima set-


timana della moda di settembre, fino
al prossimo 17 novembre alla Other Size
pubblicità e nella moda, ha creato alcune
delle immagini più significative degli anni
Ottanta per brand dell’industria del lusso
Gallery ci si potrà immergere nell’universo come Moschino, Gianfranco Ferrè, e Dolce
visivo di uno dei più rilevanti fotografi di & Gabbana. In particolare, la sua colla-
moda italiani grazie alla personale dal titolo borazione con Moschino ha contribuito a
Stefano Babic. Luce e Ombra. rendere il marchio riconoscibile in tutto il
Curato da Claudio Composti, l’appunta- mondo. Lo sguardo unico di Babic ha par-
mento espositivo propone al pubblico tecipato a definire l’idea di “glamour”
quattordici scatti di grande formato che nell’immaginario collettivo, immortalando
spaziano attraverso le epoche e lo svi- l’eleganza, la vanità e la sensualità. Oggi
luppo artistico del fotografo italiano in un l’autore si dedica alla fotografia artistica
percorso visivo che offre un affascinante e all’insegnamento, con l’obiettivo di tra-
viaggio attraverso l’immaginario dell’autore. smettere ai suoi allievi il senso del glamour
È un arco temporale che abbraccia oltre come un’attitudine e il potere della fotogra-
quarant’anni, dai ritratti in bianco e nero fia nell’esprimere l’essenza della bellezza.
più iconici (primi anni Ottanta fine anni
Novanta) agli scatti più recenti, a testimo-
nianza di una profonda ricerca personale.
Stefano Babic è un autore riconosciuto per
la sua capacità di plasmare la luce e per cre-
are immagini di impatto visivo ed eleganza.
Le sue fotografie catturano profili di donne
in momenti di pura espressività, una rap-
presentazione cinematografica e dinamica
che va oltre la semplice esibizione dell’og-
getto-abito. La predilezione per il bianco
e nero è una scelta giustificata dalla sua
visione unica della fotografia, come ricorda
il curatore della mostra: «Per lui, il cinema
è a colori e la fotografia è in bianco e nero,
in quell’effetto di luce e ombra dove i
bianchi più intensi rendono il nero più pro-
fondo e drammatico, creando un contrasto
netto in cui gli opposti si bilanciano in INFORMAZIONI
modo armonioso». Dove: Other Size Gallery
Una fotografia, dunque, sempre dinamica, Via Andrea Maffei 1, Milano
mai statica, influenzata dalle tecniche cine- Quando: fino al 17 novembre 2023
Orari: lunedì–venerdì, ore 10–18. Chiuso sabato e domenica
matografiche apprese nei primi anni della Ingresso: libero
sua carriera quando ritraeva le celebrità Email: othersizegallery@workness.it
internazionali. Attraverso esperienze nella Web: www.workness.it
16 APPUNTAMENTI MOSTRE

Mario De Biasi. Vita d’artista


La Galleria 70 espone il talento del reporter italiano

ha raccontato gli eventi e le piccole grandi


storie della seconda metà del Novecento.
Il percorso espositivo presenta al pub-
blico, oltre a immagini tratte dal repertorio
delle fotografie di natura, che tanto appas-
sionavano De Biasi e che rendono una
testimonianza genuina del suo alto talento
compositivo, una selezione di scatti in cui
l’elemento estetico, stilistico e costruttivo
riveste un carattere evidentemente prima-
rio. Siamo di fronte a opere straordinarie,
come le geometrie sul sagrato del Duomo
con la neve (1951) o una sublime Brigitte
Bardot del 1958, o il piccolo gioiello delle
impronte sulla neve del ’64, tanto caro

S embra ieri e invece sono trascorsi dieci


anni dalla sua scomparsa. Di lui rimane
ancora fresco il ricordo di un uomo curioso,
a Bruno Munari, o uno scatto dal primo
reportage del 1953 sull’alluvione in Olanda.
Queste immagini, e quelle sulla natura,
affabile e sempre pronto al confronto e saranno articolate senza distinzione tema-
al racconto. Tutto ebbe inizio nel 1945 tica in un unico allestimento continuo,
quando, tra le macerie di Norimberga, lui, a evidenziare uno stile che rende le due
deportato, trova un manuale di fotografia espressioni manifestazione coerente della
e altro materiale fotografico. Pochi anni e, stessa grande personalità.
nel 1948, la sua personale a Milano diviene
la prima tappa nella costruzione di un
grande percorso professionale. La Galleria
70 di Milano rende omaggio all’opera e
all’uomo con una mostra curata dall’amico
Eugenio Bitetti. La proposta vuol guardare,
in primis, alla statura artistica del fotografo
bellunese che ha avuto grande impor-
tanza nella sua opera fotogiornalistica, dal INFORMAZIONE
momento che solo chi è in possesso di un Dove: Galleria 70
Via Pietro Calvi 2, Milano
naturale talento per la composizione e le La mostra fa parte del PHOTOFESTIVAL
geometrie costruttive può così ben riuscire Quando: fino al 29 febbraio 2024
a rappresentare gli eventi storici con tanto Orario: Da martedì a sabato ore 10-13.30 e 16-19
realismo e nitida chiarezza. Ingresso: libero
Una vita, la sua, ricca di missioni in Italia Web: www.galleria70.eu
Info: eugeniobitetti@libero.it
e nel mondo. Dal 1953, entrato a far parte
della redazione di Epoca, con centinaia di La mostra fa parte del PHOTOFESTIVAL
copertine e innumerevoli reportage “Aprirsi al mondo. La fotografia come impegno civile” 18ª edizione
ARCHITETTURA E FOTOGRAFIA
NELLE CAMPAGNE DELL’EMILIA-ROMAGNA
MAURA SAVINI, RILIEVI E PROGETTI / SURVEYS AND PROJECTS
GUIDO GUIDI, FOTOGRAFIE / PHOTOGRAPHS

29.09.2023
07.01.2024
MAMbo - Museo d'Arte Moderna di Bologna
Via Don Minzoni, 14 | Bologna
mambo-bologna.org

photo © Guido Guidi

In collaborazione con /
In collaboration with

La mostra è parte del progetto /


The exhibition is part of the project
Architettura rurale in Emilia-Romagna
vincitore di / winner of Strategia Fotografia 2022
promosso dalla Direzione Generale Creatività
Contemporanea del Ministero della Cultura /
promoted by the Directorate-General for Contemporary
Creativity of the Ministry of Culture
18

Moda All’Armani Silos di Milano, il più raffinato dei nostri stilisti ha scel- viaggio a ritroso nella fotografia di moda inventata dall’autore
e identità to di celebrare nei suoi spazi culturali la potenza evocativa del maestro che ebbe Man Ray per amico e mentore. Enigmatico, visionario
francese scomparso nel 1991. In questa intervista racconta le ragioni e innovativo come pochi altri colleghi, con le sue narrazioni sep-
della sua scelta e le suggestioni che ha suscitato in lui la produzio- pe sconfinare dalla fotografia commerciale fino a farla approdare nel
ne di Guy Bourdin. Tra scatti iconici e pezzi inaspettati, questa mondo dell’arte, assegnando per sempre alla figura femminile un
Intervista ampia mostra, prorogata fino al 19 novembre, è l’occasione per un nuovo ruolo nel nostro immaginario.
di Barbara Silbe

IL FOTOGRAFO
Guy Bourdin

NARRATORE
Giorgio Armani svela la libertà creativa del grande ritrattista francese

Si intitola Guy Bourdin. Storyteller l’antologica che rende omag- che sembrano scene del crimine o inseguimenti della polizia».
gio all’autore considerato uno dei padri della fotografia di moda.
All’Armani Silos sono proposte al pubblico cento opere selezio- Non ha mai lavorato con Bourdin per le sue campagne, ma cosa
nate personalmente da Giorgio Armani insieme a The Guy Bourdin pensa del suo lavoro?
Estate, la fondazione che oggi custodisce il lavoro del fotografo. «Non l’ho mai incontrato e confesso che, nel momento in cui ini-
Nato a Parigi nel 1928 e scomparso nel 1991, fu influenzato dal ziavo a fare moda e a lavorare con la fotografia, lo guardavo un po’
Surrealismo, dalla pittura, dal cinema, da Alfred Hitchcock e da da lontano, con ammirazione mista a esitazione. Il suo lavoro era
Edward Hopper, da Edward Weston, che gli infuse il gusto per caratterizzato da una forte sensualità e da colori estremamente
forme e colori, e dall’abbandono della madre che generò in lui vividi, molto diversi dal mio linguaggio. Ma con il tempo ho impa-
relazioni complicate con le donne e rappresentazioni non proprio rato a lasciarmi incuriosire da ciò che è distante, fino a esserne
classiche delle sue modelle. Propenso al dramma e alla diffidenza, attratto».
il suo linguaggio provocatorio si affidava a metafore e a criptiche
interpretazioni. Il concept di questa esposizione va però oltre i Il suo linguaggio è molto diverso dallo “stile Armani”, ma quali
luoghi comuni che da sempre stanno appiccicati all’artista: ne sono le similitudini tra voi?
approfondiscono l’eleganza compositiva e le potenti capacità nar- «Certo, il nostro linguaggio è molto diverso, ma ci sono alcuni
rative. Lo stesso Giorgio Armani ci confida cosa l’ha guidato nella tratti in comune nel modo di affrontare l’immagine tra le mie cam-
scelta delle opere: pagne e gli scatti di Bourdin. I riferimenti possono essere svariati,
«Il mio intento era quello di offrire al visitatore un’esperienza soprattutto quelli cinematografici.
coinvolgente scegliendo tra scatti iconici e immagini meno cono- Anch’io ho sempre lavorato sull’immagine fotografica come sug-
sciute. Con questa mostra volevo porre in risalto la libertà creativa gestione filmica, perché penso che uno scatto possa raccontare
e il grande amore per il cinema dell’artista. Ho deciso di esporle in molto più di quanto immaginiamo. Il mio è un mondo più vicino
stanze che esaltano l’uso dei colori saturi così tipico di Bourdin: al Neorealismo e meno al Noir e al Mystery cui si ispirava lui, ma
intere stanze di rossi, verdi e rosa. Ho scelto, inoltre, ventuno foto- la spinta è sostanzialmente identica. Quello che trovo straordi-
grafie in bianco e nero che mostrano quanto fosse incisiva la sua nario nel suo lavoro è la capacità di essere se stesso, che rimane
capacità espressiva anche quando lavorava con i contrasti più inalterata attraverso tutta la sua opera, la forza di raccontare le
semplici. Infine, ho deciso di esplorare il suo amore per il cinema, sue storie indipendentemente dalle tendenze. E anche questi sono
presentando una selezione di immagini di campagne pubblicitarie aspetti nei quali mi riconosco».
19

Anch’io ho sempre lavorato sull’immagine fotografica come suggestione filmica, perché penso
che uno scatto possa raccontare molto più di quanto immaginiamo Giorgio Armani
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2
GUY BOURDIN 21

4
1 | Charles Jourdan, Spring
1978 © 2023, The Guy
Bourdin Estate

2 | Charles Jourdan, 1972


© 2023, The Guy Bourdin
Estate

3 | Charles Jourdan, Autumn


1977 © 2023, The Guy
Bourdin Estate

4 | Vogue Hommes, June


July 1977 © 2023, The Guy
Bourdin Estate

5 | Guy Bourdin Archives


circa 1974 © 2023, The Guy
Bourdin Estate

6 | Vogue Paris, May, 1978


© 2023, The Guy Bourdin
Estate

7 | Vogue Paris, May, 1984


© 2023, The Guy Bourdin
Estate
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ospitare la mia collezione permanente, fosse anche un dono per la


mia città, Milano, un contenitore di idee e di progetti, un laborato-
rio per dare spazio a opere che fossero di ispirazione e di spunto,
un luogo espositivo vivo in cui celebrare la creatività e promuovere
oltre alla moda, anche fotografia e design, rivolgendomi soprattutto
alle generazioni più giovani. In particolare, ho voluto dare spazio
alla fotografia, un linguaggio espressivo che amo da sempre, una
forma d’arte complessa, che può essere documento, ricordo o nar-
razione e ci può avvicinare a ciò che non conosciamo. Come uomo e INFORMAZIONI
come creativo che lavora con le immagini, sono affascinato da que- GUY BOURDIN
sto aspetto. La realtà, e così la fotografia che ne cattura per sempre STORYTELLER
Dove: Armani Silos
il significato, appare diversa a seconda dello sguardo di chi la Via Bergognone 40, Milano
osserva. È questa l’emozione che mi suscita ogni volta la fotografia, Tel: 02.91.63.00.10
indipendentemente dal soggetto: la relazione personale che si crea Quando: Fino al 19
con l’autore e il punto di vista che esprime, che si tratti di immagini novembre
di moda, ritratti, immagini d’ambiente o di cronaca, che dà forma Orari: da mercoledì
a domenica ore 11-19
alla realtà dei fatti». Ingresso: 12 euro
Web:
www.armanisilos.com

Mi incuriosisce la scelta del sottotitolo Storyteller.


Che tipo di storie raccontava, secondo lei?
«Era prima di tutto un narratore, ed è questa qualità che ha
portato nella fotografia di moda. L’idea che, oltre a produrre un’im-
magine estetica, si possa suggerire un contesto narrativo che 6
incuriosisca lo spettatore. Per lui il prodotto era secondario rispetto
all’immagine, un’evoluzione audace nella fotografia di moda dell’e-
poca. In questo modo, ha portato una prospettiva nuova. Ma,
GUY BOURDIN. Nato nel 1928 a Parigi, inizia come pittore, passando alla fotografia da autodi-
nonostante il suo obiettivo fosse contemporaneo, riusciva anche ad
datta nei primi anni Cinquanta. Sviluppa da subito uno stile intriso di richiami surrealisti, anche
attingere dal passato. Il suo lavoro è stato fortemente influenzato
dai surrealisti e Man Ray era un amico oltre che un mentore». grazie all’amicizia con Man Ray. Per Vogue Paris, produce servizi fotografici, ma anche campa-
gne pubblicitarie, che si contraddistinguono per l’incredibile libertà creativa. La sua volontà è
Armani Silos in questi anni si è trasformato in uno dei luoghi mettere in primo piano la creazione dell’immagine, non il prodotto. Il suo background influen-
della fotografia milanese, a prescindere dal mondo Armani. za il suo approccio, dallo studio dei colori, alle composizioni sospese tra l’assurdo e il sublime,
Era nei suoi programmi? capaci di stimolare il subconscio dello spettatore. I colori iperreali, i giochi di luci e ombre, ma
«Era da tempo che accarezzavo l’idea di uno spazio che, oltre a anche il trucco “glossy” delle modelle, fanno parte del suo codice visivo, unico e riconoscibile.
GUY BOURDIN 23

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Moda Nel 1839 la fotografia fu presentata a Parigi e da quel giorno questo e intellettuali si ripresentano a noi mettendo in discussione il futuro del
e identità strumento rivoluzionò irreversibilmente la percezione del mondo, della linguaggio fotografico davanti alla creazione di immagini per mezzo
realtà e il modo di rappresentarla. L’avvento della riproduzione meccanica dell’intelligenza artificiale che sta entrando anche nel mondo
mise in profonda crisi la pittura, che fino a quel momento aveva assolto al dell’immagine. Con l’artista italiano Vins Baratta, fotografo di moda che
Intervista compito di documentazione visiva attraverso i secoli. Oggi, quelle stesse da qualche anno produce immagini attraverso l’IA divenendo uno degli
all’autore domande, discussioni e timori che si posero artisti, manovalanze, critici autori italiani di riferimento, riflettiamo sul futuro prossimo possibile.
di Giada Storelli
Vins Baratta
Intelligenza Artificiale e Fotografia

È IL PROSSIMO
FUTURO?
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Cerchiamo, anzitutto, di conoscerti. Qual è stato il tuo percorso


professionale fino a oggi?
«Nasco come graphic designer nei primi anni del 2000 e ho
lavorato in vari studi e agenzie di Milano. Nel 2008 ho iniziato a
studiare fotografia alla Bauer di Milano e in quegli anni mi sono
avvicinato alla fotografia analogica scattando in 35mm e in medio
formato. Ho sempre portato avanti l’amore per l’analogico e per un
genere di fotografia più “materica” e contemporaneamente ho ini-
ziato a lavorare per la moda facendo lavori commerciali».

Nasci professionalmente come grafico per poi passare alla foto-


grafia analogica e digitale al servizio della moda. Quando e
perché ti sei accostato all’intelligenza artificiale?
«Ancora oggi lavoro come fotografo per importanti fashion brand.
Sono un settore e una tipologia di fotografia che amo molto. Mi
sono avvicinato all’intelligenza artificiale dopo aver visto i primi
esperimenti di fotografi che mi avevano colpito moltissimo, uno dei
quali è il mio amico Federico Ciamei. Sono rimasto affascinato dalla
forza espressiva che erano riusciti a generare e alla complessità
dei set che nel mondo reale avrebbe implicato probabilmente setti-
mane di lavoro, decine di persone e budget stratosferici».

Ad oggi molti tuoi progetti e ritratti sono creati con l’intelligenza


artificiale, sei riuscito a conciliare l’utilizzo di questo strumento
con il tuo linguaggio fotografico?
«Penso che l’intelligenza artificiale possa essere un impor-
tante strumento creativo e che quindi richieda un gusto e una
visione fotografica ben definita. C’è un altissimo rischio di bana-
lizzare e omologare qualsiasi immagine. Credo che se si ha una
storia che parte dalla fotografia sia più semplice elaborare interes-
santi prompt – è la richiesta all’intelligenza artificiale – e riuscire a
gestirli anche tecnicamente per generare l’immagine e raccontare
la storia che si ha in mente. Il mio linguaggio creativo era fatto di
analogico e di pellicole ed è la stessa direzione e atmosfera verso le
quali vanno le mie immagini IA».

Secondo te è possibile integrare questi due strumenti al fine


di costruire un’immagine?
«Sono due linguaggi che potrebbero benissimo andare insieme.
Ho già visto degli esperimenti di fotografi che mischiano l’IA con la
fotografia, soprattutto con la ritrattistica. Penso che sia un ulteriore
strumento e, se gestito con consapevolezza, si può avere un con-
trollo ancora più preciso delle immagini generate».

Quanto e come incide la creatività umana nella creazione


di un’immagine con l’intelligenza artificiale?
«Incide moltissimo perché senza un’idea iniziale è molto com-
plesso generare un’immagine interessante, espressiva e non banale.
Credo anche che, essendo le immagini elaborate da testi, la cultura
personale e la conoscenza della tecnica e della storia della fotogra-
fia siano fondamentali per generare prompt efficaci. L’intelligenza
artificiale è uno strumento potente, ma la creatività umana e la
conoscenza del medium fotografico svolgono un ruolo chiave
nell’orientare e nel definire il risultato finale».
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VINS BARATTA 27
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Moda Ponendo la femminilità al centro della sua narrazione visiva, l’autri-


e identità ce brasiliana racconta con sguardo intimo e sensibile piccole storie che
uniscono tradizione e modernità e lanciano un messaggio di integra-
zione e accettazione della diversità. Nei suoi ritratti, abiti e acconciature
Intervista si fanno emblema culturale e identitario attraverso il quale recupera-
all’autore re dignità e valore per cambiare il futuro partendo dal passato.
di Marisa Zanatta
Luisa Dörr

DONNE
1 | María Belén Fajardo
Fernández (21), Pairumani
CON LE
GONNE
Cochabamba, Bolivia
2021 dal progetto Imilla
© Luisa Dörr

2 | Pairumani Park Entrance


Cochabamba, Bolivia
2021 dal progetto Imilla
© Luisa Dörr
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È difficile essere donna in America


Latina, una società caratterizzata
da un maschilismo endemico.
A Cochabamba ho scoperto
un gruppo di giovani donne che lotta
per abbattere gli stereotipi
in un contesto storicamente patriarcale
Luisa Dörr

Il tuo lavoro esplora la natura umana e la condizione femmi-


nile. Quale urgenza ti ha portato a farne il tuo campo d’indagine?
«Il mio racconto scaturisce dalla mia interiorità. Privilegio que-
sti temi perché capisco l’universo femminile, ma non ne faccio
una questione di genere. Amo raccontare storie di donne e di
tradizioni culturali perché la narrazione è stata a lungo domi-
nata dallo sguardo maschile. Ora le cose stanno lentamente
cambiando, ma il semplice fatto che una donna riesca ad avere
successo nel lavoro apre la strada ad altre che vorrebbero abbat-
tere le barriere e seguire i loro sogni».

Nel progetto Imilla indaghi l’identità Chola attraverso un gruppo


di skater boliviane di discendenza indigena.
«Imilla, il nome di questo collettivo di Cochabamba, significa
“ragazze” nella lingua degli Ayamará e dei Quechua. Nelle due set-
timane trascorse con le skater ho voluto chiarire il loro contesto
culturale documentando la vita di ogni giorno, i riti, gli oggetti e le
situazioni che manifestano la consapevolezza della loro identità.
La società indigena boliviana è saldamente matriarcale. Le donne
sono forti e rispettate e lavorano in ruoli inconsueti come project
manager o camioniste. La discriminazione è arrivata con i conqui-
stadores che le ha emarginate per secoli. Ora, grazie anche al lavoro
di Evo Morales, la popolazione indigena e le donne stanno recupe-
rando dignità e potere».

Le ImillaSkate indossano costumi tradizionali. Che ruolo hanno


gli abiti nel definire l’identità di una persona?
«Gli abiti sono al contempo un avatar e un’armatura. Si usano
per comunicare messaggi e raccontare storie. Anche chi li
trascura fa a suo modo uno statement identitario. A me interes-
sano gli abiti folkloristici, capi che raccontano chi li indossa e
il contesto sociale a cui appartengono. In Imilla ho fotografato
le polleras, ampie gonne a ruota tradizionalmente associate alle
contadine indigene. Simbolo di autenticità ma anche di stigma-
tizzazione, si indossano tuttora in contesto rurale. Le Imilla le
usano nelle esibizioni sportive come segno di emancipazione
2 femminile e di identificazione culturale.
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LUISA DÖRR 31

3 | Ellinor Buitrago Méndez


(23) Cochabamba, Bolivia
2021 dal progetto Imilla
© Luisa Dörr

4 | Alba Oriente, Valencia


Spagna, 2018 dal progetto
Falleras © Luisa Dörr

5 | Lola (10), Valencia


Spagna, 2018 dal progetto
Falleras © Luisa Dörr

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Il loro messaggio promuove un canone di bellezza non stereotipato Nella serie Falleras hai ritratto donne di diverse etnie in costumi
in cui la società boliviana, a lungo esclusa e umiliata dagli standard valenciani.
occidentali, può riconoscersi con i propri volti, capelli, volumi cor- «Volevo mostrare la questione migratoria e il cambiamento
porei, ma anche con la propria moda e stile di vita». culturale in Spagna in chiave positiva. Ho notato che persone pro-
venienti da altri Paesi si stanno integrando in questa pratica che
L’acconciatura è parte integrante della loro identità. affonda le radici nella tradizione rurale iberica. I costumi delle fal-
«Le donne boliviane attribuiscono grande importanza ai capelli. leras richiamano le contadine che lavoravano nei campi di riso
Li portano lunghi e raccolti in bellissime trecce. L’acconciatura intorno a Valencia, per cui ho tratto ispirazione da alcuni dipinti
è un rituale di bellezza in cui le donne si dedicano del tempo. d’epoca. Come nel ritratto di Lola, una ragazzina di origine etiope
Spazzolarsi a vicenda le lunghe chiome permette loro di fare rete e adottata da una famiglia valenciana, che si veste da Fallera da
di liberarsi da energie negative e cattivi pensieri». quando aveva due anni e partecipa al Festival delle Fallas con il
nonno adottivo ottantacinquenne».
Lo skateboard è però uno sport tradizionalmente maschile.
«Non è facile andare sulla tavola con queste gonne voluminose, Dal tuo lavoro emerge un’attenzione ai valori identitari e al
ma le ImillaSkate vogliono diffondere questo sport tra le ragazze legame tra le generazioni.
per lottare contro la discriminazione in un contesto storicamente «Il mondo è fatto di milioni di storie individuali. È la singolarità
patriarcale. La loro iniziativa sta aiutando molti a cambiare men- di ciascuna vicenda umana a renderlo un luogo straordinario.
talità. Il collettivo aprirà una ONG per aiutare donne e bambini Ciò che rende ogni essere unico è la sua identità culturale.
vittime di abusi attraverso lo sport». Possiamo negare le nostre radici o assumere una nuova identità,
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ma chi accoglie e sostiene le tradizioni come parte di un più grande


rituale umano contribuisce a mantenere in vita ciò che intere gene-
razioni hanno costruito, consentendo il tramandarsi di riti e valori.
Ora stiamo rompendo questo paradigma muovendoci verso una
coscienza globalizzata a scapito di questa singolarità. La cultura è
un’entità viva che necessita sempre di cura e nutrimento».

Hai fotografato alcune delle donne più influenti del mondo con
un’iPhone. Che ruolo ha la tecnica nel tuo processo creativo?
«I vari dispositivi agevolano il processo ma non sono in grado di
creare. Ciò che conta è l’idea, poi tutti abbiamo in tasca uno stru-
mento per esprimere la nostra visione. Io, ad esempio, uso un mix.
Per i ritratti preferisco il medio formato per concentrarmi su sog-
getto e ambiente. Ma se ho poco tempo, uso mezzi più veloci.
L’iPhone aiuta l’interazione con il soggetto perché viene percepito
come meno invasivo. Nel ritrarre una persona voglio coglierne la
complessità. Il mio approccio cambia a seconda del soggetto, ma
cerco sempre il dialogo e la collaborazione».

Quali autori hanno influenzato il tuo sguardo?


«Diane Arbus per l’emotività dei suoi ritratti che sanno cogliere
la fragilità e la diversità. Sally Mann per il racconto intimo e a volte
controverso della sua vita familiare. Evgenia Arbugaeva per le sue
immagini oniriche e nostalgiche che mi trasportano in un altro
tempo. E poi Rena Effend per il suo sguardo profondo sulla vita di
individui e comunità ai margini».

A cosa stai lavorando attualmente?


«Ho due lavori in cantiere. Un progetto multimediale su un
gruppo di levatrici indigene a Pau Brazil nel Nord-Est del Brasile.
Con la loro resilienza e saggezza ancestrale queste donne si ergono
a pilastri della loro comunità. Il secondo progetto è sulle ultime
maikos, le apprendiste geisha che vengono addestrate a Kyoto nelle
okiya, residenze per imparare l’arte della geisha. Vorrei riuscire a
documentare questo mondo, simbolo della cultura e della storia
giapponese, prima che scompaia».

LUISA DÖRR (Lajeado,1988) è una fotografa brasiliana che vive e


lavora a Bahia e utilizza il ritratto per esplorare la complessità del-
la natura umana. Le sue foto sono state pubblicate, tra gli altri, su
TIME Magazine, National Geographic, The New York Times ed
esposte in Brasile, Stati Uniti e in molti Paesi europei. Tra i vari rico-
noscimenti il POYi Documentary Project of the Year nel 2018 per
FIRSTS e il 3° premio nella categoria ritratto al World Press Photo
2019 per Falleras. È attualmente in mostra con Imilla al PhEST di
Monopoli e al Festival di Lodi dove ha ricevuto la menzione specia-
le Short Story al World Report Award. Sarà a Mantova a marzo 2024
6 per la Biennale della Fotografia Femminile.
LUISA DÖRR 33

6 | Maria Fernandez
Valencia, Spagna, 2018
dal progetto Falleras
© Luisa Dörr

7 | Emma and Eva, Valencia


Spagna, 2018 dal progetto
Falleras © Luisa Dörr

7
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Moda
e identità

Sguardo
d’autore

di Benedetta Donato
Alisa Martynova
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Il ritratto di persone o di paesaggi è utilizzato come veicolo per raccontare le sue fotografie emerge un’impronta assai originale, caratterizzata da
storie di culture e di mondi apparentemente distanti. Un lavoro dalle elementi inaspettati, capace di realizzare visioni trascinanti ed evocative, di
atmosfere indefinite, a tratti fantastiche e oniriche, il cui punto di partenza trasmettere la forza di storie e di persone rappresentate in maniera del tutto
è la convinzione che il fenomeno della migrazione rappresenti lo stato fuori dal comune. Un progetto che vede ogni tappa come un inizio. Cominciato
primordiale dell’uomo. Ciò che rende di valore la ricerca di Alisa Martynova in Italia, si è evoluto negli anni, esplorando la Francia e adesso vedrà l’autrice
è la prospettiva inedita con cui sceglie di raccontarlo. Guardando approdare in Inghilterra per un nuovo capitolo.

NOWHERE NEAR
Incontriamo Alisa Martynova dopo aver ammirato il suo progetto sviluppare un’attenzione particolare per le analogie, le metafore,
durante la scorsa edizione di EXPOSURE+PHOTO 2023, festival di le allusioni e tutti quegli elementi più evocativi, anche perché, per
fotografia di Kuala Lumpur, esposto insieme ai lavori di autori pro- sua stessa affermazione: «Dire le cose direttamente per me è troppo
venienti da tutto il mondo. A tal proposito, l’autrice ricorda che: facile».
«Steven Lee, tra i curatori del festival, aveva visionato il progetto
nella fase iniziale del lavoro, durante una lettura portfolio di qual- Da persona molto meticolosa, ha iniziato a studiare il tema della
che anno fa ed è stata una piacevole sorpresa apprendere che era migrazione di origine africana, a consultare riviste e pubblicazioni,
stato selezionato per questa edizione». Il lungo percorso di Alisa si è confrontata assiduamente con operatori e mediatori dei centri,
inizia quando frequentava il corso triennale di Fotografia e New con gli psicologi che supportano le persone all’arrivo e nel loro per-
Media della Fondazione Studio Marangoni, lavorando contempora- corso di adattamento a questa nuova situazione. Solo dopo questo
neamente come assistente al collettivo Riverboom. primo approfondimento ha iniziato a incontrare le persone da foto-
grafare, a parlarci e a conquistare la loro fiducia, così da conoscerne
«Nowhere Near è divenuto il mio progetto di tesi ed è nato da altre da includere in questo progetto tuttora in corso.
un compito sul ritratto. Ho scelto di raccontare storie di altri, cui
comunque mi sentivo vicina. Venendo dalla Russia e da una città «Ho cercato di instaurare un rapporto alla pari. Ho chiesto cose
vicina al confine con il Kazakistan, ho sempre avuto una certa molto personali come, ad esempio, conoscere le loro sensazioni o i
familiarità con il fenomeno della migrazione, che da noi veniva con- loro sogni ricorrenti. Erano tutte informazioni utili per visualizzare
siderato un fatto normale. Venendo in Italia, mi sono resa conto di dei simboli da riportare in fotografia. Ho sempre cercato di non
quanto il tema fosse al centro di un acceso dibattito politico, molto parlare mai dell’esperienza del viaggio, della traversata in mare
attenzionato dai media e assai discusso tra le persone. o del lungo cammino via terra che avevano dovuto affrontare per
C’era una narrazione con cui non mi trovavo d’accordo: spesso arrivare fin qui. Questa parte della loro esperienza era quella più
parziale, incompleta e anche ingiusta. Quindi ho pensato di entrare veicolata e diffusa dai media e soprattutto volevo evitare di urtare
in contatto con i diretti protagonisti, per capire in prima persona le loro fragilità e sensibilità, rispetto a momenti dolorosi di un’e-
come stavano le cose. Ho contattato alcuni centri ricettivi e di prima sperienza simile».
accoglienza a Firenze, la città in cui mi trovavo. Inizialmente ho rea-
lizzato un reportage, ma mi sono resa conto che, in quel periodo, Dall’Italia, e dalla Toscana in particolare, Alisa si sposta in
il mio approccio alla fotografia stava diventando più concettuale, Francia, a Deauville, dove viene selezionata per una residenza di
meno legato alla narrazione diretta della realtà. Ho pensato di poter giovani artisti presso il Festival Planches Contact, diretto da Laura
realizzare un lavoro in maniera più complessa». L’approccio di cui Serani. Se in Italia aveva lavorato molto sulle sensazioni, sui senti-
parla Alisa è frutto di una consapevolezza maturata nel tempo, deri- menti che si prova nella condizione di migrante, in Normandia si
vata certamente dalla sua passione per il teatro, così come dagli concentra sul rapporto con le origini. Incontra persone arrivate
studi universitari in Filologia straniera, che le hanno consentito di da dieci anni che avevano scelto questo luogo come la loro casa.
continua a pagina 38
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La costruzione del ritratto


è frutto di una collaborazione
con il soggetto,
di scelte precise
e combinazioni di tanti
elementi, come il luogo, le
luci e gli abiti
per far emergere la storia
della persona,
le sue sensazioni
e la sua cultura Alisa Martynova
ALISA MARTYNOVA 37

Preferisco un approccio meno diretto alla realtà e utilizzare metafore,


allusioni e simboli da riportare nelle fotografie Alisa Martynova

ALISA MARTYNOVA (Orenburg, 1994). Nel 2019 si diploma nel programma


triennale di fotografia professionale presso la Fondazione Studio Marangoni a
Firenze. Durante gli studi è stata assistente per il collettivo fotografico Riverboom.
Nel 2018 presenta il suo lavoro a Leica Story, nel 2019 vince la categoria fotogra-
fia del Premio Combat Prize ed è seconda classificata del Premio Canon Giovani
Fotografi. Proietta il suo lavoro alla serata di apertura di Les Rencontres d’Ar-
les e viene selezionata tra i finalisti del Photolux Award 2019 e del 2021Photo
Contest, categoria Portraits, di World Press Photo. È membro dell’agenzia foto-
grafica Parallelo Zero.
38 ARTHUR NAGER

| Le immagini dell’articolo
Alcuni rigettavano le loro origini, le rispondevano che si sentivano sulla recente immigrazione dal continente africano. La mia presenza
sono tratte da europei e si rifiutavano di condividere qualunque tipo di ricordo. qui ha lo scopo di raccontare proprio questo».
Nowhere Near, 2019-2021 Altri invece cercavano di manifestare le proprie origini, come modo
© Alisa Martynova per mantenere viva la propria cultura, per non rischiare di per- Questa parte della ricerca si aggiunge a due corpi di lavoro impor-
derla o di farla scomparire e anche per farla conoscere alle persone tanti, racchiusi in Nowhere Near. Già dal titolo del progetto si è
del luogo. Mentre si trovava a Deauville, riceve la notizia del World trasportati in un luogo che non è un luogo, ma uno spazio indefi-
Press Photo, per il quale il suo progetto si aggiudica il secondo posto nito, così come lo sono le atmosfere dei sogni. Allo stesso tempo,
della categoria Portraits series. emerge con precisione la forza di queste persone, la loro identità tra-
Terminata l’esperienza della residenza, decide di continuare il smessa da ritratti, in cui gli elementi allusivi e metaforici diventano
progetto perché «l’esperienza del World Press Photo mi ha fatto fondamentali per esaltare la cultura di provenienza dei soggetti.
comprendere che, come fotografa, potevo davvero fare qualcosa Con tutte le sfumature che esistono, tante sono le persone incon-
di importante, mostrando le cose in un’altra prospettiva. Ricordo trate dall’autrice e che possono essere colte in queste immagini.
le reazioni dei soggetti ritratti nel rivedersi in queste fotografie e
di sapere che di loro si venisse a conoscenza. È stata una grande «Un ritratto è un processo, una costruzione condivisa, per cui mi
emozione». Così Alisa decide di andare avanti e proprio in questi piace parlare di collaborazione. C’è stata un’occasione in cui da un
giorni si trova in Inghilterra. sogno ricorrente dove comparivano dei fiumi rossi, ho cercato di
ricreare quella sensazione attraverso l’enfasi del colore. Anche l’a-
«Mi è sembrato logico inserirla nel percorso perché, con l’Italia e bito rappresenta un messaggio molto forte. Come nel cinema o nel
la Francia, questo Paese rappresenta una sorta di rotta da seguire. teatro, bisogna scegliere con molta cura tutti gli elementi presenti
Questa terza parte del progetto è sempre orientata a offrire una nella scena allo scopo di far emergere sempre la persona».
visione alternativa rispetto a quella stereotipata dell’immigrato che
spesso ci viene restituita. Nelle ricerche affrontate prima di partire, Alisa riflette su quanto sia difficile pensare alla fine di questo pro-
ho notato la quasi totale assenza di progetti fotografici che trattas- getto, su come da ogni confronto nascano spunti per proseguirlo:
sero il fenomeno dell’immigrazione contemporanea in Inghilterra. «Se non avessi fatto queste foto nessuno avrebbe compreso come io
Approfondendo l’argomento, mi sono resa conto che la letteratura vedo il mondo. Ho la possibilità di riportare nella realtà le immagini
anglosassone è focalizzata sul fenomeno migratorio come conse- che ho nella mia testa con l’obiettivo di far avvicinare mondi e per-
guenza del post colonialismo, per esempio, ma nulla di significativo sone. Non credo che tutto questo possa terminare».
di Giovanni Pelloso
© COOPER & GORFER - between these folded walls, utopia
© Alessandro Gandolfi - Roma Revolution

© Deanna Dikeman - Leaving and Waving


Viviamo in un mondo sempre più incerto nel quale l’essere umano THE DAY MAY BREAK - Nick Brandt. Il fotografo britannico con-
appare meno capace di accogliere e gestire la crescente complessità, duce il visitatore alla scoperta di uomini e animali sopravvissuti.
di comprendere il presente e ciò che lo circonda. È in questo delicato Le persone ritratte sono tutte gravemente colpite dal cambiamento
passaggio che si ritrova il tema dell’edizione 2023 del Festival di climatico: alcune sfollate a causa dei cicloni e delle inondazioni che
Fotografia Bergamo che quest’anno si inserisce nella cornice dall’alto hanno distrutto le loro case, altre, come gli agricoltori, impoverite da
valore simbolico di Bergamo Brescia Capitale della Cultura 2023. anni di grave siccità. Gli animali al loro fianco sono stati salvati dal
bracconaggio. La nebbia rimane l’elemento visivo unificante a sim-
NOI, QUI è il titolo della quarta edizione del Festival, organizzato boleggiare un mondo che ora sta svanendo.
da Fotografica APS in collaborazione con il Comune di Bergamo.
Al centro dell’indagine è l’essere umano. Un percorso conoscitivo BETWEEN THESE FOLDED WALLS, UTOPIA - Cooper & Gorfer
costruito attraverso dodici mostre di respiro internazionale presentate Il duo artistico firma una serie di ritratti di donne creati con dinamici
e allestite nel monastero del Carmine e negli ex magazzini del sale, effetti di sovrapposizioni e vividi collage. Pur ammaliati dai colori
due contesti architettonici di grande pregio in Città Alta. e dall’estetica, non dobbiamo dimenticare che ogni volto raccoglie
in sé storie di abbandono, di migrazione e di lotta. Sono donne che,
Fotografica intende raccontare la vulnerabilità come forza, la giunte in Svezia, con forza e coraggio si sono ricostruite una vita, un
cultura come cura, il coraggio, la resilienza, l’integrazione, la ricerca cammino di integrazione, aggrappandosi ai propri sogni e desideri.
di un futuro migliore, la solidarietà e il riscatto. Tale osservazione è
costruita attraverso il personale registro emotivo ed espressivo degli ELEMENTI - Edoardo Delille. Il progetto, realizzato nel territorio
autori selezionati per l’occasione. Tutte opere capaci di suscitare bresciano, mette in relazione la vita di una grande realtà aziendale,
sentimenti e reazioni nell’invito a una reale presa di coscienza. Donati, con la storia, l’anima e l’identità degli abitanti. Brescia, le
sue montagne, le valli, i laghi di origine glaciale raccontano l’iden-
tità di una zona partendo dal suo passato. Gli elementi della natura
diventano lo specchio della vita.
MONASTERO DEL CARMINE
LEAVING AND WAVING - Deanna Dikeman. La fotografa ameri-
IN A WINDOW OF PRESTES MAIA 911 BUILDING - Julio Bittencourt cana offre il suo sguardo semplice e diretto riguardo a uno dei gesti
Julio Bittencourt ritrae uno dei più grandi centri sociali nel cuore di umani ritenuti più naturali: il saluto, l’arrivederci, l’addio.
San Paolo (Brasile) e occupato dal MSTC (Movimento dei senzatetto È il racconto di lei che negli anni saluta i propri genitori prima di
dal centro). Raccoglie le storie quotidiane che si affacciano su riprendere il viaggio. «Queste fotografie erano un modo per affron-
questo gigantesco edificio fatiscente di 22 piani con 364 finestre, tare la tristezza della partenza. Col tempo è diventato il nostro rituale
concentrandosi sulle differenze umane, sull’individualità delle persone, d’addio». Questa gestualità ha scandito ventisette anni di incontri.
sulla frammentaria esperienza proposta all’interno di questo blocco.
Le immagini non offrono una risposta, ma parlano della complessità ROMA REVOLUTION - Alessandro Gandolfi. Il reporter dell’a-
delle forze in gioco. Mostrano la decadenza dei materiali e la dignità di genzia Parallelozero racconta la prima “rom girl group” al mondo.
coloro che sopravvivono al loro interno. Sei giovani ragazze, impegnate in ambito musicale, costruiscono
© FAUSTO PODAVINI - Apnea
© JULIO BITTENCOURT In a window of Prestes Maia 911 building

LAURA LEONELLI - Io non scendo


messaggi (in lingua romaní) diretti alle loro coetanee: lottate con-
tro gli abusi, non abbandonate la scuola, non sposatevi a sedici
anni. Sul canale YouTube i video delle Pretty Loud sfiorano le
200mila visualizzazioni e la band ha già cantato per le Nazioni
Unite e per l’Obama Foundation, arrivando sulla prima pagina del
New York Times.

IO NON SCENDO - Storie di donne che salgono sugli alberi


e guardano lontano - a cura di Laura Leonelli
Per secoli le donne sono rimaste a terra, ai piedi degli alberi.
Destinate a nutrire le esistenze di padri, mariti e figli, a un certo

© NICK BRANDT The Day May Break


punto si sono ribellate, hanno abbracciato gli alberi e salendo di
ramo in ramo hanno raggiunto un altro punto di vista più aperto,
più alto, più profondo, più chiaro. E hanno detto: “Io non scendo”.

APNEA - Fausto Podavini per Medici Senza Frontiere


Oltre 200.000 persone sono costrette a vivere nei campi per sfollati
interni in Ciad, dopo che è stato colpito da una delle peggiori

© EDOARDO DELILLE - Elementi


© PATRIZIA RIVIERA - la liberazione della follia

alluvioni della sua storia. L’acqua ha inondato case, scuole, ospedali


e campi coltivati, trasformando persone, con vite già umili, in
sfollati intrappolati in una condizione di estrema povertà.
Quanto accaduto è un esempio delle conseguenze del cambiamento
climatico.

LA LIBERAZIONE DELLA FOLLIA - Patrizia Riviera.


Ha iniziato a collaborare come fotografa con la Fondazione Emilia
Bosis, ente no-profit che si occupa di salute mentale e opera nel ter-
ritorio Bergamasco con tre Comunità, due Centri diurni e diversi
appartamenti protetti, nel novembre del 2000, quando con un
gruppo di persone con disturbi psichiatrici, ospiti in Comunità, sono
andati a fare un viaggio nella Patagonia Argentina e Cilena.
In questi vent’anni, la fotografa li ha seguiti in tutte le loro iniziative.
Il progetto restituisce a queste persone dignità, grazie a un modo
diverso di mostrare la follia, senza la retorica delle immagini stan-
dard di sofferenza e isolamento.
© SEBASTIAN GIL MIRANDA Na Ponta dos Pés
© Gianmarco Maraviglia COVER ME WITH GOLD
EX MAGAZZINI DEL SALE

© Maurizio Galimberti PROGETTO SPORT, tra dada e movimento ritmo/dinamico in ready


PROGETTO SPORT - Tra dada e movimento ritmo/dinamico
in ready - Maurizio Galimberti.
Lo sport, le sue figure leggendarie e protagoniste, i grandi eventi vei-
colati dalla stampa mondiale, diventano oggetto di reinterpretazione
da parte dell’artista. Incentrandosi sul dinamismo dei corpi, sui
punti di vista complessi e sulla ricerca di effetti compositivi, si vive
l’illusione di essere trasportati in quei magici momenti e in quelle
atmosfere. Le opere realizzate da Maurizio Galimberti sono nuovi
ricordi ricchi di simbologia e di emozione.

NA PONTA DOS PÉS - Sebastian Gil Miranda. Il lavoro fotogra-


fico, sviluppato negli ultimi otto anni, dà luce al balletto Na Ponta dos
Pés di Rio de Janeiro. Coordinato dall’ex ginnasta Tuany Nascimento,
il progetto sociale offre l’opportunità a oltre duecento ragazze che abi-
tano una delle favelas più violente della città. Nel mezzo di una guerra
narco-territoriale tra le due più grandi fazioni criminali, tra sparato-
rie, violenza, droga e prostituzione, queste giovani donne coltivano un
sogno di bellezza. Grazie al lavoro continuo delle persone coinvolte,
alla copertura mediatica e alle campagne di crowdfunding, il progetto
è riuscito a svilupparsi: è stata costruita una sede (con materiali anti-
proiettile) che comprende una sala da ballo professionale e uno spazio
FOTOGRAFICA FESTIVAL DI FOTOGRAFIA BERGAMO
aperto a tutta la comunità nel quale sono proposte varie attività.
MONASTERO DEL CARMINE - Via Colleoni 21, Bergamo Alta.
COVER ME WITH GOLD - Gianmarco Maraviglia a cura
di Chiara Oggioni Tiepolo. L’oro è il colore della vittoria. EX MAGAZZINI DEL SALE - Via Arena 7b, Bergamo Alta.
Nello sport, come nella vita, ma è anche il colore delle coperte ter-
miche che avvolgono i migranti appena sbarcati sulle coste. 14 Ottobre 19 Novembre 2023
Cover me with gold è la storia di ragazzi e ragazze del Sant’Ambroeus,
l’incredibile squadra di calcio milanese dove giocano immigrati, Ingresso: 10,00 € ridotto 7,00 €
richiedenti asilo e persone in attesa di un permesso di soggiorno. www.fotograficafestival.it
Milita in seconda categoria e raccoglie storie di riscatto, di impe-
gno e di amicizia.
39

Moda L’artista è sicuramente un astro brillantissimo nel campo della sulla natura dell’immagine sia sulla rappresentazione del genere e
e identità fotografia di moda. Autrice assidua tra le pagine di un magazine impor- dell’identità, oltre che su quel processo di oggettivazione del corpo
tante come Vogue, vanta numerosissime collaborazioni con stilisti di ritratto che è stato tanto in voga nella fotografia di moda fino a poco
fama mondiale. Quello che affascina del suo pensiero è l’attenzione tempo fa. Le sue immagini non sono patinate, non sono artefatte, ma
Sguardo che la fotografa inglese, di origine nigeriana e giamaicana, pone nel- credibili perché tratte dalla sua esperienza, perché Nadine ha forgia-
d’autore la ricerca di un’estetica non convenzionale che fa riflettere sia to il suo concetto di estetica e di bellezza seguendo il suo sentire.
di Francesca Orsi

NUOVI CANONI
Nadine Ijewere

DI BELLEZZA
1
continua a pagina 42
40

Le immagini sono tratte


dal libro Nadine Ijewere.
Our own selves.

1 | Huitzili Espinosa
Que Onda?, Garage
Magazine, April 2020. Image
© Nadine Ijewere, 2021

2 | Achok Majak,
The Cowboy Who Fell
to Earth, Garage Magazine
September 2018. Image
© Nadine Ijewere, 2021

3 | Cuba Project, 2018. Image


© Nadine Ijewere, 2021
NADINE IJEWERE 41

Amo il senso di movimento all’interno delle mie immagini, in modo che non risultino statiche.
Mi piace ritrarre il corpo di alcuni modelli un po’ “tagliato fuori” o non perfettamente centrato
rispetto al frame, perché è l’energia che mi piace, il suo moto e il flusso che crea
Dall’intervista di Lynette Nylander a Nadine Ijewere nell’introduzione al libro Nadine Ijewere. Our own selves

3
42

La fotografia di moda è dominata dagli uomini e penso di fare quello che faccio
nella speranza che incoraggi le donne di colore a prendere la macchina fotografica
e ad avere la possibilità di essere fotografe, stiliste e truccatrici.
C’è spazio per loro in questo settore. Ne abbiamo bisogno, per favore
Dall’intervista di Lynette Nylander a Nadine Ijewere nell’introduzione al libro Nadine Ijewere. Our own selves

INFORMAZIONI

NADINE IJEWERE
NADINE IJEWERE. OUR OWN SELVES Nadine Ijewere (Londra, 1992) è nata e cresciuta a Londra, ma le
Pagine: 192 sue origini, le origini della sua famiglia, sono radicate in Nigeria
Formato: 240x280 mm
Copertina: rigida
e in Giamaica. Come ogni adolescente ha vissuto il periodo della
Anno edizione: 2022 sua crescita accompagnata da un profondo senso di inadegua-
Costo: € 51,23 tezza, di perenne sensazione di vergogna per come si è e per
Editore: Prestel come ci si mostra al mondo.
Web: www.prestelpublishing .penguinrandomhouse.de Nello specifico il suo maggior cruccio erano i suoi capelli, il loro
volume, la loro fattezza, simbolo della sua identità, del suo essere,
della sua storia e proprio, forse, per la loro valenza di manifesto,
della loro così esplicita apparenza, Nadine fino a poco tempo fa
non li aveva mai apprezzati, o meglio, mai accettati. Li stirava,
usava parrucche, tutto per occultare una capigliatura che la ren-
deva riconoscibile e che metteva in piazza la sua storia identitaria.
Nel frattempo, però, sfogliando le riviste di moda della madre
non si riconosceva in quei canoni di bellezza, in quella prospettiva
univoca, in quei visi e in quei corpi dalla pelle chiara, in quella
concezione estetica di cui si forgia il pensiero occidentale. E anche
se a posare erano modelle e modelli di colore tutto era architettato
per uniformare la loro identità a quella dell’“uomo bianco”, ini-
ziando dai loro capelli che erano “lisciati”, proprio come i suoi.
Su questa riflessione Nadine ha posto le basi del suo pensiero critico.
Aveva, poi, iniziato a studiare fotografia, appassionandosi in pri-
mis al processo di stampa delle immagini che produceva.
Con uno sguardo critico rispetto ai canoni di bellezza che soli-
tamente comparivano sulle riviste di moda e con le sue nuove
competenze fotografiche, per dare seguito a una voce interiore che
le suggeriva di trovare la propria lettura al concetto di bellezza,
improvvisava, con gli amici come modelli, shooting nei parchi
vicino a casa, riempendo le valigie di vestiti e di oggetti che pote-
vano servirle sul set. E così, un po’ per gioco, un po’ per spirito
critico, con una consapevolezza ancora non bene a fuoco, è ini-
ziata la carriera di Nadine Ijewere come fotografa di moda.

Le piaceva fotografare le persone, questo lo sapeva ed era un


concetto ben delineato nella sua testa; inoltre, più cresceva e più 4 | Tia Sinclair, Tallawah
si rendeva conto della sua voglia di riscoperta di se stessa, della January 2020. Image
sua identità e delle sue origini. I capelli, espressione di orgoglio © Nadine Ijewere, 2021
per la black culture, non sarebbero stati più un problema, ma anzi
5 | Shanelle Nyasiase,
sarebbero stati il suo punto di forza, sia per lei come donna, sia Haut Vogue Ukraine,
per quell’estetica altra che ha perseguito fin da adolescente e che, July 2019 Image
4 ad oggi, l’ha fatta diventare una dei giovani talenti più acclamati © Nadine Ijewere 2021
NADINE IJEWERE 43

e apprezzati in ambito fotografico. La sua cover story del gennaio


2019 per Vogue UK, con i ritratti di Dua Lipa, Binx Walton e Letitia
Wright, l’ha resa la prima donna nera a realizzare la copertina del
famoso magazine di moda in centoventicinque anni di storia.
Il concetto di bellezza che Nadine ha plasmato con lo studio,
la pratica e un viaggio interiore alla scoperta delle proprie radici,
getta le sue fondamenta in una sensibilità visiva dai colori sgar-
gianti, dalle pose anticonvenzionali, dalle inquadrature non
scontate, ma soprattutto abbraccia tutto ciò che, quando lei, da
adolescente, sfogliava le riviste di sua madre, sarebbe stato classi-
ficato come diverso e per questo non pubblicabile.
I suoi ritratti non seguono semplicemente la linea del black
power, categorizzando a sua volta un certo tipo di estetica, ma si
percepisce evidente l’urgenza del suo scatto, la necessità di dare
voce a una bellezza fino a poco tempo fa imbavagliata e occultata,
risucchiata da figure algide dai capelli lisci.
Ora, nelle immagini di Nadine, le acconciature dei suoi modelli
fanno pensare a opere d’arte, al senso sublime della composizione,
a un plus valore impareggiabile, alla storia di una cultura che
alla vivacità della sua manifestazione ha sempre dato un grande
rilievo. E poi nel pensiero fotografico di Nadine Ijewere compare
prepotentemente la riproduzione dell’ambiente naturale, i fiori,
gli alberi, il mare, la terra, tutto ciò che ricollega l’uomo con la
natura, con una vorticosa sensibilità che sta alla base della vita e
che forse ricorda alla fotografa i suoi primi shooting fatti nei par-
chi vicino a casa.

L’editore Prestel ha dedicato a Nadine, nel 2022, la sua prima


monografia, Nadine Ijewere. Our own selves. Un corposo e
attento omaggio a chi ha saputo invertire un certo modo di pen-
sare e di vedere il mondo, facendo della diversità l’elemento di
forza, di unicità, una polifonia di voci che, ognuno con il pro-
prio timbro, creano un’armonia deliziosa per gli occhi, ma anche
per la storia della civiltà. Fanno parte di questa opera omnia Ball
Gowns in cui compare la nostalgia della fotografa per quello che
era il look anni ’50 e ’60, un modo di vestirsi e acconciarsi che le
ricordano i balli e le feste; i lavori editoriali fatti per Vogue e gli
innumerevoli servizi fotografici per Stella McCartney, Dior, Gap,
Hermes e Valentino; oltre al progetto Tallawah del 2020 per cui
Nadine è volata in Giamaica per la prima volta per riconnettersi
con la sua storia, ma anche per sfatare, contemporaneamente,
l’immaginario che i media hanno creato attorno alla donna 5
giamaicana.
Per questo lavoro la fotografa ha collaborato con il parruc-
chiere Jawara Wauchope che ha saputo indirizzarla e introdurla
al significato rituale ed etnico delle specifiche acconciature,
dando luogo a immagini che sapessero esprimere appieno il
rapporto tra la forza delle donne giamaicane e l’energia strabor-
dante delle loro pettinature.
Nadine Ijewere è riuscita, con l’esplosività delle sue immagini, NADINE IJEWERE ha lavorato con Dior, Hermes, Nina Ricci, Valentino, Vogue, The Wall
ad andare oltre i limiti (razziali e di genere) posti dalla società Street Journal e Garage Magazine. La sua opera è stata presentata nella mostra Tate Britain
odierna e dal modo con cui essa comunica attraverso l’immagine, Generation del 2016, ai festival Unseen Amsterdam e Lagos Photo del 2017 e in The New
staccare argini di un’estetica colonizzante per lasciare spazio a un Black Vanguard-Photography between Art and Fashion di Antwaun Sargent. Nadine Ijewere
respiro visivo più ampio e leggero, unico e graffiante. ha ricevuto l’ICP Infinity Award 2020.
44

Moda Tre, le parole chiave che introducono la sinergia tra lo sguardo del anni Ottanta sulla passerella delle sfilate, tra le pareti dello studio
e identità fotografo e la genialità del couturier. Vestito e fotografia raccontano fotografico newyorkese, in strada, nell’atelier e intorno al tavolo della
un’intesa che va oltre la lunga parentesi del rapporto professionale. cucina al civico 7 di rue de Moussy nel quartiere parigino del Marais.
Denominatore comune: il corpo femminile esaltato nel suo valore Le idee, per entrambi, nascono e prendono forma proprio vivendo
Sguardo soggettivo, nel farsi portavoce di un’identità forte, moderna, consapevole. un momento di condivisione e di perfetta armonia in cui le pause di
d’autore Freedom è un libro che ripercorre la storia comune iniziata nei primi silenzio rincorrono, senza enfasi, le parole o magari una risata garbata.
di Manuela De Leonardis
Azzedine Alaïa e Arthur Elgort

LIBERTÀ, CREATIVITÀ
45

Arthur e io eravamo molto simili,


ci sentivamo bambini; tutto era puro
per noi, lo sentivamo nello scoprire
il mondo Azzedine Alaïa

A
Azzedine Alaïa era un visionario perfezionista che sapeva tra-
durre l’idea di abito in forma tridimensionale – in un certo senso
architettonica – attraverso una conoscenza impeccabile dell’uso
di ago e filo, del taglio, delle rifiniture. Niente doveva sfuggire al
controllo del suo sguardo esigente, mai soddisfatto quando si trat-
tava di lavoro. Le sue mani accarezzavano il tessuto percependone
le caratteristiche, seguivano la sua morbidezza e ne intuivano le
potenzialità nel trasformare in abito da sogno un semplice indu-
mento. Una delle caratteristiche più riconoscibili della sua arte era
il bodycon: avvolgere le forme del corpo femminile per rivelarne la
silhouette. Per la divina Greta Garbo, nel 1972, Alaïa aveva realiz-
zato pantaloni e cappotti dal taglio maschile.
Nel tempo avrebbe continuato a vestire donne giovanissime e
femme âgée con gonne cortissime, svasate e maxi, dritte o a por-
tafoglio, bustier, abiti da sera drappeggiati e plissettati, tuniche
arricciate o strutturate. La ricerca dei materiali innovativi era deci-
siva nel suo modo di interpretare la moda, come appare evidente
nell’abito a sirena – ispirato al noto capo dello stilista britan-
nico Charles James – in acetato, rayon, nylon, elastam o spandex
(fibra sintetica di poliuretano utilizzata per elasticizzare i tessuti)
e metallo del 1994 nelle collezioni del MET - Metropolitan Museum
di New York. «Qui, bande alternate di maglia bianca e nera eviden-
ziano i contorni della figura, riecheggiando l’effetto creato dalle
pieghe precise di James. Le sezioni nere sono composte da hou-
pette, un tessuto sviluppato per Alaïa che utilizza piccoli ciuffi
di nylon progettati per dare la sensazione di piumino di cigno.
La maglieria di Alaïa scolpisce sottilmente il corpo creando varie
tensioni in aree precise, ma alla fine si affida alla forma di chi
la indossa per il supporto strutturale», si legge nella scheda
museale. «La mia ossessione è rendere belle le donne. Quando
crei pensando a questo, le cose non possono passare di moda»,
diceva il couturier. Il tutto all’insegna di una sofisticata e rigo-
rosa declinazione della semplicità, ingredienti indispensabili
anche nella sua cucina. 2

1 | © Arthur Elgort, Arthur


Elgort e Grethe Holby

e DISINVOLTURA
Elgort, New York City, 1987
Courtesy Damiani Editore

2 | © Arthur Elgort, Veronica


Webb e Azzedine Alaïa
Paris, 1986 - Courtesy
Damiani Editore
46

Io faccio vestiti, le donne


fanno la moda Azzedine Alaïa

INFORMAZIONI
AZZEDINE ALAÏA, ARTHUR
ELGORT. FREEDOM
Editore: Damiani Editore, 2023
Lingua: Inglese
Pagine: 124, illustrazioni 70
Costo: € 70
ISBN: 9788862087957
www.damianibooks.com

AZZEDINE ALAÏA (Tunisi 1935 - Parigi


2017) studia scultura alla Scuola di Belle
Arti di Tunisi. Nel 1957 si trasferisce a Parigi
iniziando a lavorare alla maison Dior, allo-
ra diretta da Yves Saint Laurent. Nel 1979
firma la sua prima collezione e nel 1985
vince a Parigi due Oscar della Moda. Dalla
prima mostra personale dedicata alla sua
opera, nel 1996 a Palazzo Corsini (Firenze),
ne seguono numerose altre tra cui Alias a
Palais Galliera, Parigi (2013-14) e Azzedine
Alaïa: The Couturier, The Design Museum,
Londra (2018). Nel 2020 è stata creata a
Parigi la Fondation Azzedine Alaïa.

ARTHUR ELGORT (New York 1940) stu-


dia pittura all’Hunter College di New York
prima di iniziare a fotografare lavorando
come assistente del fotografo di moda
Gösta “Gus” Peterson (1923-2017). Nel
1971 inizia il suo impegno con British
Vogue e collabora con American Vogue,
Glamour, GQ, Rolling Stone e Teen Vogue.
Tra i suoi libri: Personal Fashion (1983),
Camera crazy (2004), The big picture
(2014), I love… (2019), Ballet (2020). 3
BREAKIN’ STREET 47

Ci siamo semplicemente divertiti


Arthur Elgort

Infatti, Azzedine Alaïa amava cucinare seguendo la tradizione


della nonna Manou Bia che accoglieva sempre ospiti inaspettati
intorno alla tavola imbandita nella casa di famiglia a Tunisi, dove
era cresciuto con la sorella gemella Hafida e il fratello Abdelhamid.
Con la stessa amorevole dedizione, il couturier andava al mercato
per comprare verdure di stagione, pesce e carne per la preparazione
di pietanze francesi e tunisine, soprattutto la tajine di pollo cotto a 4
fuoco lento nel limone. Olive e olio d’oliva erano ingredienti basilari
della sua cucina mediterranea, insieme alle spezie, al prezzemolo
e soprattutto al basilico con cui preparava l’omelette che piaceva
tanto a Naomi Campbell. Anche nella cucina del piccolo apparta-
mento dove viveva negli anni Ottanta, in rue de Bellechasse, e poi
dall’inizio del nuovo millennio in rue de Moussy, Alaïa ha sem-
pre amato invitare alla sua tavola celebrità e persone meno note
ma che riteneva interessanti: tra i numerosissimi ospiti scopriamo
Grace Jones, Tina Turner, Veronica Webb, Yasmin Le Bon, Miles
Davis, Serge Gainsbourg, Julian Schnabel, Stephanie Seymour,
Carla Sozzani e, naturalmente, Arthur Elgort. Malgrado il fotografo
non parlasse una parola di francese e il couturier una parola d’in-
glese, trovarono da subito un’intesa incredibile basata sul rispetto
e sulla reciproca stima. Avevano capito che nel riflesso del lavoro
dell’altro sarebbe stata esaltata la propria genialità. Entrambi, poi,
condividevano la qualità di saper mettere a proprio agio le persone
intorno a sé.
Nelle fotografie in bianco e nero, le modelle si muovono nello
spazio con estrema disinvoltura, sfiorate da quella luce prevalente-
mente naturale che entra nel racconto della moda. Come prima di
lui altri grandi maestri, tra cui Martin Munkacsi e Richard Avedon,
hanno tratto ispirazione dalla «vita reale» lavorando fuori dallo
studio, sia nell’ambiente urbano che naturale.
Nel libro Freedom, pubblicato in occasione dell’omonima mostra
(curata da Carla Sozzani e Olivier Saillard), organizzata nel corso
del 2023 alla Fondation Alaïa a Parigi, le giovanissime Veronica 3 | © Arthur Elgort, Naomi
Webb e Naomi Cambell – nel 1986-87 erano all’inizio della loro sfa- Campbell e Azzedine
villante carriera di mannequin – posano per le vie del centro della Alaïa, New York City, 1987
Courtesy Damiani Editore
capitale francese, nelle vicinanze dell’ex complesso di archeologia
industriale in rue de la Verrerie acquistato da Alaïa e trasformato nel 4 | © Arthur Elgort, Naomi
suo quartier generale. Le fotografie inquadrano la «leggerezza» di Campbell e Jennifer Jimenez
momenti che ricordano passi di danza e da lontano sembra echeg- Paris, 1985 - Courtesy
giare la voce della leggendaria cantante egiziana Oum Kalthoum, la Damiani Editore
diva del mondo arabo che il couturier amava ascoltare sin dall’infan- 5 | © Arthur Elgort, Naomi
zia. Insieme a queste fotografie e agli abiti che vi sono ritratti, questa Campbell e Azzedine Alaïa
mostra attraversa tempi e luoghi per sottolineare, ancora una volta, Paris, 1986
che le emozioni rappresentano il valore più importante. 5 Courtesy Damiani Editore
48

Moda Crudo, provocatorio, esplosivo, anti-fashion: così l’ha definito Nato a Mezzolombardo, in Trentino, nel 1971, ha scelto di rimanere
e identità un curatore spagnolo in occasione della mostra Deus Dei (super in questo territorio montuoso spostandosi all’occorrenza per offrire
ego) a Tenerife. E Dido Fontana in questo ritratto ci si ritrova appie- il proprio contributo in Europa e negli Stati Uniti a brand della moda
no. Non ama l’immagine stereotipata, da copertina, e non sopporta e dell’editoria. Una personalità carica di energia che ha saputo
Intervista quel finto posato, dove tutto appare eccessivo e colmo di orpel- coltivare il proprio stile ormai riconosciuto sia nel mondo della crea-
all’autore li tecnici, figlio di una scuola che vede la banalità nel quotidiano. tività che in quello commerciale.
di Giovanni Pelloso

A MODO MIO
Dido Fontana

Padre artista fotografo e madre agente musicale. un’attivazione, una compartecipazione. Non desidero che la per-
Parte tutto da qui? sona ritratta si riduca al semplice ruolo di esecutore di ogni mia
«Sì, sono cresciuto tra i libri di Mapplethorpe, le riviste Photo, pretesa».
Metal Hurlant, Progresso Fotografico, Zoom, Magnus e Manara, i
crocefissi del Seicento e le icone sacre che i miei genitori collezio- Spesso, nei tuoi lavori, anche commerciali, non utilizzi dei
navano. Avevo come parco giochi delle grandi tele, dei pennelli e professionisti.
anche delle macchine fotografiche. Ho avuto anche la possibilità di «Quando devo scattare con delle modelle o dei modelli profes-
conoscere molti nomi della musica e dello spettacolo. Ricordo gli sionisti per degli editoriali lo trovo meno divertente perché non ci
Skiantos, Arnoldo Foà, Lella Costa, Irio de Paula. Irio, musicista e sono grandi sorprese. L’abitudine a quel lavoro non apre grandi
compositore brasiliano, ha frequentato molto la nostra casa. spazi al gioco e al coinvolgimento. Realizzare un ritratto con una
Ho ancora in mente il suono della sua chitarra e io, ragazzino, che persona “non del mestiere” o comunque non abituata alla mac-
mi addormentavo la sera mentre lui, in sala, si rilassava con un china fotografica rende tutto più interessante. C’è sempre un po’
pezzo di bossa nova». di timore. Di sospensione. Ci sono meno certezze. Tutto si conqui-
sta in quei minuti».
Quando ti ritieni soddisfatto di una tua fotografia?
Quando senti di essere riuscito a ottenere ciò che avevi in mente? Sei sempre stato un autore molto netto, non accettando mai
«Quando riesco a creare un’immagine migliore di quella che di superare un certo limite o di assecondare quei desideri del
avevo in testa. Nel ritratto ambientato lavoro spesso con elementi committente che avrebbero snaturato la tua fotografia.
che trovo nelle location e quindi sfrutto al meglio quello che incon- «Diciamo che avendo uno stile e un atteggiamento ben definiti,
tro. Colgo le occasioni, gioco con ciò che, all’improvviso, appare. quando qualcuno mi cerca solitamente sa già a cosa va incontro.
Per me è quel qualcosa in più. Non amo il preordinato e il program- Quindi, anche nei lavori commerciali o per una campagna pubbli-
mato a tavolino e non lavoro in studio con precisi schemi di luce e citaria, rimango sempre molto libero. Ogni immagine che realizzo
un certo tipo di pulizia». la devo sentire mia al punto che potrebbe essere benissimo col-
locata in una galleria d’arte. Ho concluso da poco una campagna
Non parti da un layout definitivo, ma con una storia in mente. gioielli per un’azienda americana che ha presentato la sua linea
«Esattamente. Una storia, un piccolo film. Mi accordo con il a fine settembre a Milano che mi ha dato carta bianca nell’esecu-
modello o con la modella in linea di massima. Poi quello che ne zione, rimanendo molto soddisfatto del risultato. Non sempre è
esce è sempre una sorpresa. Sono contento quando, pur avendo così. Mi sono scontrato spesso con il desiderio da parte del mar-
una trama in mente, mi stupisco di quello che sono riuscito a chio di distinguersi, ma senza la capacità di osare e di fare un salto.
realizzare. Vorrebbero, ma spesso rimangono frenati dalla paura di sbagliare.
Perché riesca serve chiaramente che ci sia, da parte di tutti, Per questo motivo ho rinunciato a diversi lavori».
49

Scatto molto poco. Pur lavorando


in digitale ragiono ancora
in analogico. Otto, dieci fotografie
devono bastare per un ritratto
Dido Fontana

1 | ADV Gabriel Urist 2023

2 | Aya Ueto per Ginza Magazine Tokyo

3 | Naomi Watanabe per Numero


1 Magazine Tokyo
50 DIDO FONTANA

Creare un cortocircuito magico tra me e il soggetto e chi guarda.


Ciò che conta è ciò che entra nell’inquadratura Dido Fontana

C’è un territorio di elezione dove il tuo genere di fotografia senti


che è accolto con maggior favore? Hai lavorato in Germania,
negli Stati Uniti. Dove ti sei trovato bene?
«Direi ovunque. Ho una grande passione per la donna e per il
ritratto femminile, un genere che sta riscontrando ancora grande
interesse. La mia donna è forte. Corpo e occhi non sono un invito
ma un’arma. Sono tutte guerriere. Non mi piace la donna gattona,
che ti chiama – stile Playboy –. Preferisco la donna che ti tiene a
distanza. I giapponesi mi vogliono molto bene. Sicuramente Araki
ha spianato la strada. E anche lui non è un fotografo, ma un samu-
rai. Non fa fotografie. Ogni suo scatto sembra un colpo di katana.
In Giappone ho realizzato un servizio per Armani con la rivista
Ginza con l’attrice Aya Ueto e uno per Furla con Naomi Watanabe.
Fui contattato dalla direttrice che mi aveva trovato su Wikipedia».

Da quali memorie raccogli le tue ispirazioni?


A quale passato fa riferimento il tuo immaginario?
«Nobuyoshi Araki e William Eggleston come fotografi, poi soprat-
tutto libri e film. Da Conan il barbaro ai capolavori di Antonioni.
C’è anche Totò, per la sua grande ironia. Nei miei ritratti c’è il
gusto per una certa commedia all’italiana oltre a una sensualità
casereccia. Le mie donne non sono sicuramente in linea per una
copertina di Vogue».

Sembra che il non essere a Milano dia meno possibilità.


Tu vai a Milano ma poi senti di dover rientrare al tuo paese di
cinquemila abitanti. Un luogo che, per certi aspetti, potrebbe
essere considerato estrema periferia.
«Ho bisogno di stare qui, a Borgo Valsugana. A Milano, come in
altre grandi capitali, la vita scorre a trecento all’ora. Io ho bisogno
anche di ritmi lenti».

DIDO FONTANA è un artista italiano che utilizza la fotografia. Vive


vicino a un fiume, in Trentino, e lavora nel mondo. Il suo stile è stato
definito anti-fashion e onesto. Il suo lavoro si divide tra mostre per-
sonali e collettive in Europa e negli Stati Uniti (MIA-Minneapolis,
Basel Miami, ecc.) e i commissionati che gli sono affidati dal mondo
dell’arte, della moda e della comunicazione. Si tratta, nel complesso,
di una produzione di ampio respiro in cui due ambiti, quello della
creazione e quello commerciale, si fondono insieme per far emer-
3 gere una creatività onnivora e una forte personalità fotografica.
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52

Moda Nella dimensione materiale di oggetti spesso le fotografie sono al cen- consegnato a una fragile speranza di eternità, appena più che una
e identità tro di pratiche di varia natura, diverse a seconda dell’ambiente in cui scommessa, tanto che sembra incredibile che siano sopravvissuti al
maturano. Dalle mutilazioni familiari al gesto concettuale, fino alle Novecento, secolo di guerre e di stravolgimenti tecnologici. Eppure quei
appropriazioni ed elaborazioni della moda, si tratta di interventi che ritratti dai volti solenni, su vestiti a volte impacciati, sono arrivati fino a noi
Sguardo donano ai ritratti una nuova vita lontana dalle funzioni originarie, ren- e alle nostre serate all’insegna della nostalgia. E dove non poterono
d’autore dendoli al tempo stesso delle opere uniche. Ogni scatto fotografico è guerre, traslochi e calamità naturali, riuscì la mano dell’uomo.
di Attilio Lauria
Ritratti artefatti
COME FORBICI, AGO E FILO
TRASFORMANO
LE FOTO DEI NOSTRI VOLTI

Sebbene le fotografie di famiglia raccontino e custodiscano una sto- irreprimibile sensazione che nel processo fotografico ci sia qual-
ria privata, in realtà non tutte queste si conducono a un lieto fine. cosa di magico ha un fondamento autentico […]. Una fotografia
Quando fotografie senza più nomi né eredi transitano per i ban- non è soltanto una raffigurazione del suo soggetto […]. Ne è parte
chi dei mercatini degli oggetti vintage, capita di scoprire storie integrante, ne è un prolungamento, ed è un potente mezzo per
fatte di mutilazioni e di ogni sorta di manomissione magari attra- acquisirlo, per assicurarsene il controllo». Mentre il celebre sto-
verso amputazioni operate dagli stessi familiari – una pratica che rico dell’arte Ernst Gombrich, per fugare ogni ragionevole dubbio,
affonda le origini in credenze legate alla percezione popolare del propone un esperimento: chi di noi potrebbe strappare o bruciare
ritratto –, conferendo a quell’azione sulla fotografia un carattere la fotografia di una persona cara? Credo nessuno, si risponde, pur
quasi magico, come se la superficie avesse la capacità di trattenere sapendo benissimo che si tratta solo di carta. Ed è la stessa foto-
con sé qualcosa della persona ritratta. grafia a esprimere concettualmente questa visione già dal 1929 con
Una “magia” che Susan Sontag definisce il lato oscuro della La vengeance di Paul Nougé, in cui la protagonista si accanisce
fotografia, residuo di un’irrazionalità primitiva che porta a con le forbici sulla fotografia della sua rivale, cavandole gli occhi.
quell’identificazione fra ritratto e persona amata, definita consu- Ritratti come feticci dunque, oggetto di pratiche dal sapore icono-
stanzialità. C’è naturalmente lo zampino dell’analogico in questa clasta che Erik Kessels ha raccolto nei mercatini di tutto il mondo,
credenza, quando la fotografia era considerata un’impronta, un presentandoli poi ad Arles in una mostra dal titolo Album Beauty,
calco del reale, e dunque un’emanazione del suo referente al pari definita da lui stesso un’ode agli album di famiglia nell’epoca della
della Sacra Sindone. Sempre la Sontag sostiene che la «nostra loro sparizione.

La moda non è un qualcosa che esiste solo sotto forma di abiti.
La moda è nel cielo, nelle strade, la moda ha a che fare con le idee,
il modo in cui viviamo, ciò che accade Coco Chanel
53

4
1 | Anonimo, fotografia
di famiglia anni ’30,
Collezioni del Museo
Nicéphore Niépce

2 | © Maurizio Anzeri,
Ricamo su photo trouvée

3 | © Carolle Beìnitah,
Chez le photographe
da Photos Souvenirs

4 | © Erik Kessels,
da Album Beauty

5 | © Jose Romussi,
Ricamo da New Serie

1
54

6
RITRATTI ARTEFATTI 55

Nella nuova condizione di objet trouveé, i ritratti di famiglia Le nostre immagini sono i nostri custodi,
finiscono poi nel circuito dell’arte attraverso sperimentazioni e
contaminazioni fra linguaggi e pratiche diverse che vanno sotto il così come noi lo siamo di loro James Hillman
nome di risemantizzazione, alcune delle quali replicano concet-
tualmente il ritaglio popolare delle sagome. Nella serie I Have Done
Nothing Wrong, l’artista Mika Sperling racconta, attraverso la can-
cellazione, delle relazioni incestuose imposte dal nonno a lei e ad
altre sei bambine. Per lo statunitense Caleb Cole, la rimozione dal
contesto originario serve a dare voce agli eternamente soli in mezzo
alla folla, mentre per Alex Urso le figure sottratte tornano in vita nel
dispositivo espositivo grazie alla realtà aumentata. Tutto al femmi-
nile invece il filone dei ritratti ricamati che vanta discendenze dalla
fiber art, con Carolle Benitah che reinterpreta la sua storia personale
e identitaria – le donne, nella mitologia della virtù familiare maroc-
china, ricamavano in attesa del ritorno dell’uomo –, utilizzando ago
e filo per ricucire le ferite del passato con le sue indicibili verità.
Un uso che per Jessa Fairbrother serve a dialogare con la madre
morta di cancro, per cui cucire è un modo di trascorrere del tempo
con l’immagine di una presenza-assenza, quasi un prolungamento
del cordone ombelicale. Per queste come per altre autrici, si pensi
a Julie Cockburn e ad Amy Friend, il processo di appropriazione
e rielaborazione dell’oggetto fotografico si configura quindi come
l’espressione con altro linguaggio di quanto già rivelato dalle imma-
gini vernacolari, risultando un gesto terapeutico per elaborare un
passato doloroso o comunque da dimenticare, a dispetto della per-
sistenza delle tracce visive.
8
Ma ago e filo rimandano inevitabilmente anche alla couture e
all’uso che di questa fotografia si fa nel vasto territorio della moda,
dove è sempre più importante la potenza evocativa delle imma-
gini piuttosto che il prodotto in sé, avvicinando arte e fashion
photography. E nella capacità di suggerire immaginari si può par-
lare, per affinità, di una riconoscibilità di stile di ciascun artista:
alcuni, come nel caso del cileno Jose Romussi e della messicana
Victoria Villasana, realizzano interamente le proprie opere utiliz-
zando fotografie di moda o di personaggi dello spettacolo tratte
da riviste. Altre volte si tratta di joint venture tra fotografi e ricama-
tori, come per la lituana Ausra Osipaviciute, le cui creazioni sono 6 | © Alex Urso, da Past
Continuous
state pubblicate da numerose testate, da Harper’s Bazaar a Grazia,
da Cosmopolitan a Esquire, che si affida a Gintare Pasakarnyte, e di 7 | © Ausra Osipaviciute
Richard Burbridge, che ricorre allo stilista Robbie Spencer. Nella rise- ricamo: Gintare Pasakarnyte
mantizzazione rimane in sospeso l’interrogativo di Maurizio Anzeri, art director: Milda Cergelyte
uno dei primi e più noti artisti a utilizzare il ricamo su fotografia: make-up: Greta Babarskaite
modello: Vaclovas
siamo abituati a considerare una fotografia come un risultato finale,
ma cosa succede se questa è utilizzata come punto di partenza di un 8 | © Mika Sperling, da I Have
altro processo creativo? È ancora una fotografia? 7 Done Nothing Wrong

Se queste immagini potranno mai avere un significato per le generazioni future,
sarà questo: io c’ero, sono esistito. Sono stato giovane, sono stato felice e qualcuno a questo
mondo mi ha voluto abbastanza bene da farmi una fotografia dal film One Hour Photo
56

Cosa ho Piccole e grandi lezioni di vita e di lavoro raccolte in anni di violino e della musica. Da adolescente, ha l’ossessione di partire, prima
imparato esperienza dai più grandi professionisti internazionali del verso le capitali europee, poi a quindici anni è a New York e decide che
mondo dell’immagine. sarebbe stata la sua città – è stato amore a prima vista –. Una donna
curiosa, testarda, idealista, senza nessuna idea del tempo, leale e
Un autore Una modenese trapiantata negli Stati Uniti si descrive da bambina con decisamente daydreamer, sognante come le immagini e le atmosfere
racconta la testa da un’altra parte, un po’ timida, amante dei libri, dei cavalli, del che crea nelle sue fotografie.
di Livia Corbò
Ha collaborato
Marta Cannoni

Mi piace l’idea di scomparire dietro la macchina


Samantha Casolari

per non far sentire la mia presenza al soggetto

Una famiglia amante dei viaggi, della cultura e mio padre, foto-
grafo amatore che si dilettava in ritratti e paesaggi e che a un certo
punto mi ha regalato la sua prima Pentax, hanno indirizzato la
mia passione. Scattare una quantità infinita di rullini quando viag-
giavo con i miei genitori, portarli a sviluppare e aspettare con ansia
davanti al laboratorio sono i primi ricordi legati alla fotografia.

Il diner, che purtroppo ora non esiste più, di fronte a B&H, famo-
sissimo negozio di fotografia e video a New York, è la prima foto
che ricordo. Non proprio la prima che abbia fatto, ma la prima in
bianco e nero, con una reflex acquistata a NYC quando ho vissuto lì
per qualche mese a vent’anni.

Il Liceo Scientifico a Modena, Lingue e Letterature Straniere a


Bologna, un anno di exchange a Madison - Wisconsin e uno e
mezzo a Parigi. Un Master in International Affairs prima a Milano
e poi alla Columbia University a NY. La mia intenzione era lavorare
nelle organizzazioni internazionali o non governative.

L’Uganda, dove mi trovavo per Save the Children e poi per il


World Food Program, mi ha fatto capire che ero più a mio agio
quando fotografavo le persone che incontravo per strada piuttosto
che in un ufficio. Ho provato la stessa sensazione a New York
all’UNICEF. Ho impiegato del tempo per rendermi conto che il
campo delle organizzazioni internazionali non faceva per me.
Quando mi è stato chiaro, mi sono buttata completamente nella
fotografia in modo professionale.

Appena misi insieme il mio portfolio, Jody Quon, photo editor del 1

tutti questi quotidiani, riviste e libri sono frutto del lavoro esclusivo del sito eurekaddl.skin per favore lasci perdere i ladri parassiti che rubano soltanto vanificando il lavoro degli altri e venga a sostenerci scaricando da noi, la aspettiamo!
57

1 | Dakota Fanning per la campagna di Miu Miu


2 | Stella McCartney
3 | Neema per la campagna di Anna Sheffield
4 | Neema per la campagna di Arthur Arbesser

 Storie, spontaneità, ispirazione, bellezza, una risposta alle mie domande:


è ciò che cerco nell’altro Samantha Casolari
continua a pagina 60

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SAMANTHA CASOLARI 59

5 | La campagna per
la Compagnia di ballo
BalletCollective
6 | Jasmine Trinca per
D La Repubblica

5 6

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7 8

7-8 | Cardi B per Fader

New York Magazine, mi chiese di scattare otto pagine di ritratti di 9 | Editoriale A Trench Affair La maternità ha cambiato il mio approccio alla ricerca, i tempi e
per Icon Magazine
newyorchesi. È stato il primo commissionato e mi ha dato grande le libertà sono limitati e questo mi ha costretta a cambiare il modo
visibilità tra le testate locali. 10 | Editoriale Silent Motion lavorare.
per Icon Magazine
Giorgio De Mitri in Italia, un vulcano di idee e una delle per- L'incoraggiamento di mio marito, che nonostante non sia gene-
sone più interessanti che conosca, ha subito visto un potenziale roso di complimenti, mi sprona sempre a cercare nuove soluzioni
nei miei lavori, dandomi l’incarico per la prima campagna Nike visive.
e altri progetti magnifici e aiutandomi anche nella realizzazione
del mio primo libro. Alcune immagini hanno segnato il mio lavoro negli ultimi anni:
la copertina di Fader con Cardi B – per come mi sono trovata a diri-
La fiducia che i miei genitori hanno riposto in me e nella “pazzia” gerla – e l’autoritratto mentre allatto il mio secondogenito Isidoro.
che stavo facendo, nonostante il mio improvviso cambiamento di Non avevo mai ripreso qualcosa di così intimo. Questi, insieme alle
carriera e dopo tanti sacrifici, mi ha sempre supportata. fotografie di mia figlia Neema, sono gli scatti nei quali mi sembra
di aver colto il mio soggetto pienamente e attraverso i quali ho cam-
È stato il caso a condurmi verso la fotografia di moda. biato il mio modo di ritrarre.
All’inizio il mio interesse era principalmente per il reportage, in
seguito ho cominciato a scattare ritratti e a sperimentare nei miei Cardi B è stato il servizio più faticoso che ho mai realizzato:
lavori personali. Così ho ricevuto i primi incarichi per editoriali quattro ore di ritardo, un’esplosione di energia, costantemente al
di moda, che con il tempo si sono moltiplicati. Ora sono il mio telefono, una marea di persone, familiari e amici che andavano e
focus principale. venivano dal set. È stato difficilissimo restare concentrata su quello

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SAMANTHA CASOLARI 61

9 10

che stavamo facendo, ma è stato anche uno dei servizi fotografici dinamiche tra noi e cosa rappresentavano per me. La nascita del
più divertenti. secondo figlio mi ha permesso di conoscere donne straordina-
rie che crescono uno o più bambini da sole in questa grande città,
Steve Bannon per Bloomberg Businessweek invece è stato il sog- indirizzando la mia ricerca sulla maternità, soprattutto in relazione
getto più complicato. Non condividiamo molti ideali. Ho pensato alla creatività. Un percorso visivo parallelo alla mia vita personale.
parecchio prima di accettare e mi sono assicurata che il giornalista
che avrebbe scritto il pezzo sarebbe stato in grado di contestualiz- Quando sono di fronte al mio soggetto mi lascio guidare
zare un personaggio così controverso. Alla fine ho optato per un dall’istinto. Ho un approccio simile sia con i miei figli che con gli sco-
ritratto oggettivo. nosciuti. Li metto a loro agio per far sì che i ritratti siano naturali.
Mi piace l’idea di scomparire dietro la macchina piuttosto che far sen-
11
Il Festival The Burning Man, se pure uno stereotipo, è stato decisa- tire la mia presenza. Trovo che sia più facile catturarne la spontaneità.
mente un momento indimenticabile dal punto di vista visivo. 11 | Steve Bannon per
Il nervosismo prima di scattare i Sonic Youth mi ha impedito di ren- Bloomberg Businessweek La necessità di controllo dell’immagine da parte delle celebrities
dermi conto che non avevo messo il rullino dentro la macchina, mi costringe a una regia accurata dello shooting, anche se nell’edi-
uno dei più brutti ricordi legati al mio lavoro. ting prediligo le immagini più casuali rispetto a quelle più calcolate.

Lo shooting più bello è stato quello con mia figlia di tre anni per Storie, spontaneità, ispirazione, bellezza, una risposta alle mie
la campagna di Arthur Arbesser, un designer e amico meraviglioso. domande: è ciò che cerco nell’altro e negli sguardi dei miei soggetti.
La residenza d’artista a Villa Lena e poi la pandemia mi hanno Fotografare l’altro mi indirizza su un percorso di esplorazione este-
spinto a focalizzare l’attenzione su me stessa, la mia famiglia, le tica in continua evoluzione.

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straniere, fumetti,riviste, video per adulti, tutto gratis, senza registrazioni e prima di tutti gli
altri, nel sito più fornito ed aggiornato d'Italia, quello da cui tutti gli altri siti rubano soltanto.
Troverà inoltre tutte le novità musicali un giorno prima dell'uscita ufficiale in Italia, software,
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62

NUOVI SGUARDI
DELLA
FOTOGRAFIA
Le vostre foto
Giovani Retrocomputing e archivi
Talenti a cura di
Michela Frontino
tecnologici Guido Cauli
Dai laboratori delle
accademie artistiche
ai vernissage e alle
presentazioni editoriali,
il viaggio di questa
È opinione comune che l’avanzare della
ricerca e il perfezionamento dei pro-
dotti scalzino via tecnologie precedenti
Com’è nato il tuo interesse per questa pra-
tica che potremmo definire conservativa
e, al contempo, culturale?
cambiata anche l’informatica: i computer
non più macchine meravigliose, ma elet-
trodomestici, sono sempre più veloci e tutti
rubrica ci porterà alla ponendole nel dimenticatoio. Eppure, nel «Sono nato negli anni Ottanta, un momento identici tra loro, senz’anima. Così è comin-
scoperta dei giovani flusso inarrestabile dell’innovazione tec- storico in cui la tecnologia generava entu- ciata la nostalgia per questi oggetti. Dopo
talenti della fotografia nologica, esiste un fenomeno che cerca siasmo: la fantascienza, che fino a quel aver conosciuto moltissime persone con la
italiana. I luoghi e i di preservare la storia dell’informatica momento era solamente nei film come mia stessa sensibilità, la nostalgia perso-
contesti, in cui i loro attraverso il recupero di oggetti vintage, Guerre Stellari e Star Trek, sembrava più nale è diventata curiosità storiografica».
sguardi si fanno hardware, software in disuso, lettori di vicina a tutti. Quando, da piccolo, ebbi in
poetiche d’autore, VHS e musicassette, floppy disc e console regalo il mio primo Commodore 64, posso La scelta della serialità fotografica si
rappresentano un 8 e 16 bit degli anni Ottanta e Novanta. dire di essermene innamorato: una mac- presta molto bene all’indagine sociale
nodo cruciale dei nostri È l’anima del retrocomputing che Guido china totalmente da scoprire, molto diversa e antropologica. Potresti spiegare cosa
approfondimenti. Dove Cauli indaga ritraendone i protagonisti. dai computer di oggi. Negli ultimi cin- rappresenta per te questa particolare
trovano ispirazione I soggetti incontrati sono fotografati in quant’anni, invece, il marketing ci ha modalità espressiva?
le nuove generazioni ambienti interni, immersi in archivi pri- insegnato che servono macchine sem- «Sono convinto che questo approccio
di fotografi? In che vati che preservano dall’oblio la memoria pre più potenti per lavorare o giocare, e di tipo visuale e interpretativo sia un
ambiente germoglia di un passato recente che attiene alle tutto quello che per l’immaginario comune metodo valido, se non il migliore, per
il seme del loro abitudini, agli usi e consumi di intere diventa vecchio va scartato. Dimenticato. affrontare domande per cui possano esi-
estro creativo? generazioni. La società è cambiata, e di conseguenza è stere risposte diverse, o magari nessuna.
Queste le domande
da cui partiremo
per una ricerca su
tutto il territorio
nazionale: nelle
istituzioni scolastiche
consolidate, ma
anche nei club e nei
circoli culturali più
underground dove le
idee prendono forma e
spessore attraverso
il confronto e la libertà
di espressione.
Per questo la nostra
nuova rubrica si offre
sia come lettura di nuovi
talenti artistici, sia come
approfondimento per chi
intende intraprendere
un percorso
di formazione nel mondo
della fotografia
e delle immagini.

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GIOVANI TALENTI 63

È adatto per relazionarsi con tematiche in cui


emergono in maniera prepotente le opinioni
e i sentimenti. Piuttosto che fornire una tesi
fatta e finita, la fotografia è fondamentale per L’ACCADEMIA DI
presentare una data questione e lasciare che BELLE ARTI DI BARI
sia l’osservatore, in onestà, a elaborare un combina un corso
giudizio in base alla propria cultura ed espe- triennale in Cinema,
Fotografia e Audiovisivo
rienza. A qualcuno potrebbe sembrare strano con un imminente
che, parlando di informatica, si tenti di met- biennio specialistico
tere da parte il determinismo scientifico in in Fotografia, diretto
favore di uno sguardo orientato ai suoi effetti, dalla Prof.ssa
ai suoi riverberi, al risultato di una trasforma- Michela Fabbrocino.
L’istituzione mira
zione, nella società e nella cultura». a formare fotografi
con una precisa
Quanto ha influito il tuo percorso di studi consapevolezza,
nella progettazione e nella produzione di ponendo l’accento sulla
questo progetto? ricerca e sulle sfide
internazionali.
«Nella mia carriera di fotografo profes- Al centro del
sionista ho sempre scelto di studiare e curriculum c’è un
di approfondire. Il mio percorso di studi approccio didattico ma anche di una grande osservare in maniera critica la natura sem- laboratorio pratico,
all’Accademia di Belle Arti di Bari è stato e squisita umanità, mi hanno permesso di pre più profonda e inestricabile del legame che integra teoria
una conseguenza logica di quella scelta e andare oltre il semplice e necessario appro- che specialmente le giovani generazioni e applicazione per
un apprendimento
mi ha aiutato a organizzare le idee e, più di fondimento teorico». stanno sviluppando con la tecnologia, la vivo e coinvolgente.
tutto, a prendere una serie di decisioni. comunicazione e le reti. L’Accademia si
Una di queste è stata di investire il mio Quali sono i tuoi programmi per il futuro? Utilizzando la terminologia del filosofo configura come un
tempo e le mie forze nella ricerca foto- Hai altri progetti in fase di realizzazione? Luciano Floridi nel suo Onlife Manifesto, punto di riferimento
grafica. Questo lavoro è stato possibile «Il mio principale programma per il futuro non è più possibile trovare una differenza per chi ambisce
a eccellere nella
anche grazie alla fruttuosa interazione con è di continuare a lavorare e studiare. netta tra una esistenza online oppure carriera fotografica,
alcuni docenti, in primis con la professo- Al momento sto proseguendo un progetto offline. In altre parole, tra ciò che è reale e valorizzando l’unicità
ressa Fabbrocino, che, dotati di un giusto chiamato Iperconnessione, in cui tento di ciò che è virtuale». e il pensiero critico.

GUIDO CAULI, classe 1981,


si appassiona alla fotografia
a vent’anni. Dopo un periodo
di apprendistato, apre uno
studio fotografico a Bari,
dove mette a punto un
personale stile reportagistico nell’ambito
della fotografia di eventi e della ritrattistica.
Ha frequentato corsi presso la Fondazione
Fotografia di Modena, imparando la tecnica
e vari approcci della fotografia da autori
come Toni Thorimbert e Francesco Radino.
Interessato all’informatica fin da bambino,
integra l’esperienza artistica con l’utilizzo
dei computer. Nel suo studio è affiancato
dalla moglie Teodora, videomaker, con la
quale forma un duo inseparabile nella vita
e nel lavoro. Frequentano l’Accademia
di Belle Arti di Bari - Scuola di Cinema,
Fotografia e Audiovisivo.

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64

Desiderate
UN FEEDBACK
e comprendere
i possibili sviluppi?
Le vostre foto
Negli occhi dell’altro
Portfolio
LA LETTURA
a cura di
Michela Frontino Emanuele Binetti
PORTFOLIO
Da sempre
è l’occasione
per i fotografi
(professionisti e non)
di presentare il proprio
progetto.
È il sistema più
semplice ed efficace
per far conoscere a
esperti e addetti
ai lavori il racconto
visivo al quale state
lavorando
o che pensate
di avere concluso.
Un onesto confronto
vi consentirà di ricevere
elementi utili
di valutazione
e di perfezionamento.

Questo momento
di conoscenza
e di scambio ha
delle regole
non scritte per rendere
il nostro tempo
e il vostro ben spesi:

• è importante
preparare un portfolio
adeguato: 10/15
immagini e una breve
esposizione che
chiarisca il significato
e l’obiettivo della
proposta.

• ogni immagine deve


contribuire
alla produzione
«L’ adolescenza l’ho passata cono-
scendo, affrontando il mondo
dietro una macchina fotografica, nascon-
ritratto maschile mi sono sentito, come
pochissime volte fino ad allora, libero di
scegliere ed essere un corpo. L’adolescenza
introspettiva. Sprofondare negli occhi dei
ragazzi incontrati e fermati per la strada,
scoperti tramite social network, uscendo
di un gruppo dendomi o proteggendomi dietro di essa, non è stata veloce. Non ho bruciato le dalla mia comfort zone e iniziando a fare
omogeneo atto a tra una paura e l’altra. Quando ho scelto tappe come la maggior parte degli ado- cose a me più scomode come parlare con
formare un unico di volermi concentrare sulla ritrattistica e lescenti di oggi. La mia adolescenza è dei perfetti sconosciuti, entrare in un
nucleo narrativo. spostare totalmente la mia attenzione sul stata lenta, lenta come la mia ricerca campo da calcio, ad esempio, superando
PORTFOLIO 65

Progetto selezionato
alle letture portfolio
la vergogna del mio corpo magro, posi- passo del mio personale cambiamento. condurli alla luce e di risolverli mediante del Phest - See Beyond
the Sea - Festival
zionandomi dall’altra parte della paura, Considero questa ricerca un viaggio conti- il dialogo con l’esterno. Nelle fotografie
Internazionale
sentendomi piano piano un po’ meno un nuo che vorrei fosse una rivoluzione». di Emanuele Binetti c’è tutto questo. di fotografia e arte
pesce fuor d’acqua, mi ha permesso di cre- Per lui, il ritratto come forma di cono- (1 settembre - 1 novembre
scere e afferrarmi come individuo, una scenza interiore trova la massima 2023, Monopoli, Bari)
persona, e solo dopo come un fotografo. Il ritratto come strumento di compren- realizzazione nell’incontro con l’altro.
La fotografia è stata fondamentale come sione di sé stessi in relazione al mondo La macchina fotografica è la protezione
è stata fondamentale la mia voglia di con- che ci circonda è un tema caro alla foto- e allo stesso tempo lo strumento che lo
tinuare a cercare ciò che valga la pena grafia. Dietro una fotocamera è possibile aiuta a rompere il ghiaccio e a intrapren-
cercare: il bello. Vi sono e vi sono stati leggere i corpi degli altri mettendoli a dere quel percorso di crescita che lo ha
soprattutto dialoghi silenziosi interrotti confronto con ciò che conosciamo, con portato alla profonda conoscenza della
dagli sguardi. È questo ciò che caratterizza il nostro modo di vedere le cose e inter- sua stessa personalità. Lo sguardo di que-
il rapporto complicato con la figura di mio pretarle. In buona sostanza, attraverso sto giovane e promettente autore è una
padre: i giochi di sguardi, insopportabili la fotografia possiamo plasmare quello breccia nel cuore dell’età più delicata e
ma tante volte necessari per il vivere quoti- che osserviamo secondo il nostro alfabeto più difficile dell’uomo. Durante l’adole-
diano. Inevitabilmente mi ritrovo a scrivere visivo, selezionando dalla realtà quella scenza, sembrano dirci questi sensuali
e a parlare della mia vita personale. La mia porzione che sentiamo vicina al nostro e dolcissimi ritratti, l’anima traspare dai
fotografia, come la mia ricerca artistica, essere. Ciò accade quando nell’atto del corpi puri e limpidi dei giovani che emer-
è una riscoperta della mia stessa quoti- fotografare concentriamo le paure e i con- gono con candida e androgina bellezza
dianità. Aprirmi al mondo è stato il primo flitti che portiamo dentro, nel tentativo di sulla superficie delle fotografie.
66

Come una partita a scacchi


«L a vita in fondo non è altro che una lunga
partita a scacchi contro un dannatissimo
Garry Kasparov – è già chiaro in partenza chi sarà
pezzi immancabilmente si assottigliano, falciate
dai pezzi avversari. Finché, alla fine, Kasparov ti
priverà anche degli ultimi punti di riferimento.
e della tenebra nell’esistenza terrena, il bene e il
male, il corpo e lo spirito. Sulla scia dei racconti e
delle credenze che animano la fama leggendaria di
il vincitore –. Non hai possibilità di vincere e lo Guarderai le tue mani e saranno quelle rugose e questo gioco di strategia, Diego Colombo articola
sai da che hai cominciato a disporre i tuoi pezzi. tremanti di un vecchio. “Ma quando sono diventate il suo racconto fatto di parole e immagini. Da un
Ma non puoi e forse neppure vuoi alzarti da quella così?”, ti domanderai. Erano giovani e forti l’ul- lato, la narrazione di un’invincibile partita imma-
sedia e darti per vinto. Su quel quadrato di legno tima volta che ricordi di averle osservate. L’ultima ginaria contro il più grande giocatore di scacchi di
bianco e nero schieri competenze, ideali, espe- cosa che sentirai sarà Garry Kasparov che pronun- tutti i tempi, dall’altro, il reportage di una vita arri-
rienze, persone care e gioie, e cominci a giocare. cerà le fatidiche parole: “scacco matto”. E la partita vata al termine, quando i corpi si muovono lenti,
Cominci a vivere. Le regole non te le ha spiegate sarà finita. E tu avrai perso. Però, c’è sempre un sperimentano il dolore, cercano il conforto di un
nessuno, ma ti sono chiare dal tuo primo battito però, non conta che tu abbia perduto, conta che tu abbraccio, nel tentativo eroico di non essere soli al
di cuore: preservare il Re, quella scintilla divina abbia giocato con impegno e onore in ogni mossa, momento dell’ultimo respiro. Le immagini si sus-
che ti tiene in vita. Difenderlo dagli attacchi di e ancor di più è importante che tu ti sia goduto la seguono con ritmo cadenzato, in un bianco e nero
Kasparov e dei suoi pezzi: dolori, delusioni, anni, partita, l’unica a tua disposizione». morbido e luminoso. I soggetti sono ritratti senza
e chi più ne ha più ne metta. Ad aiutarti ci sono i filtri, negli ultimi anni della loro vita. Come al ter-
tuoi pezzi, ciascuno con una funzione e delle capa- mine di un’avvincente partita a scacchi, dove il
cità differenti. I Pedoni si buttano nella mischia confronto avviene in condizioni di assoluta parità
a capofitto, spesso incuranti del pericolo, come Metafora delle vicissitudini che regolano la vita, iniziale, e dove all’inizio e al termine della compe-
i tuoi anni di gioventù. Hai un esercito di tutto la scacchiera è spesso considerata emblema tizione i giocatori si stringono la mano in segno di
rispetto all’inizio, ma poi pian piano le fila dei tuoi della legge duale che guida l’universo, della luce lealtà reciproca.
PORTFOLIO 67

Diego Colombo
68

Contadini meridiani
Fabio Fischetti

«I l progetto si propone di esplorare i volti, i


corpi e le vite delle donne e degli uomini
che popolano le piccole aziende rurali di Gioia
meccanizzazione sono lontani anni luce.
C’è ancora un popolo che si oppone, un popolo
arcaico nelle forme e nei contenuti, che vive di se
che racconta un territorio diverso, più interno e
meno conosciuto, quello della campagna. È l’Alta
Murgia che nel cuore della Puglia si estende per
del Colle, in provincia di Bari. La Puglia che da stesso e che rivendica il valore della lentezza con chilometri con paesaggi aridi e stepposi, dediti pre-
qualche anno assurge a meta turistica per eccel- tempi e spazi che fanno resistenza alla legge della valentemente alla pastorizia. Ma di questo territorio,
lenza, indicata come luogo dalla luce vivissima, accelerazione universale. I duecento scatti realiz- nelle fotografie di Fabio Fischetti, possiamo solo
icona di bellezza e per questo sempre più spesso zati nelle contrade di Gioia del Colle (Montursi, intuire la presenza che, come un intimo senso di
set cinematografico, location di sfilate, ambienta- Marzagaglia, Carraro dei Terzi) rappresentano appartenenza, accomuna tutti i soggetti ritratti. Di
zione di romanzi, masserie extra lusso e di charme, un viaggio alla ricerca delle radici culturali di un fatto, lo sfondo bianco annulla il contesto della rap-
annovera ancora dei luoghi dove il tempo si è fer- territorio». presentazione, mettendo in evidenza i volti, le pose
mato, dove la modernità, Internet e i social non e i corpi di queste persone, lavoratori della terra
sono contemplati, dove la sua gente vive confi- All’immaginario dei dépliant turistici di un che appaiono in pose naturali come dinanzi a uno
nata nella propria realtà; piccole porzioni di civiltà Mezzogiorno ridente e assolato sullo sfondo del specchio. Eppure, guardando queste fotografie pos-
contadina in cui la tecnologia e anche la semplice mare, Fabio Fischetti oppone una serie fotografica siamo facilmente intuire l’ambiente in cui sono state
PORTFOLIO 69

realizzate: masserie, stalle, campi e colline pietrose.


Contadini meridiani
E così, il progetto si sviluppa con approccio seriale, è stato pubblicato
alternando differenti tipologie di soggetto, nell’ot- nell’omonimo libro
tica di una grande famiglia della civiltà contadina. fotografico edito
«L’autore – scrive Antonia Bellafronte, curatrice del dalla casa editrice
Radici Future.
progetto – mette a confronto i membri più anziani
e l’esiguo gruppo che appartiene alla nuova gene-
razione che ancora vorrà occuparsi di una faticosa
attività che non conosce sosta dall’alba al tramonto.
Uomini e donne che nei loro connotati, e per altri
versi, richiamano alla memoria i braccianti agricoli
che hanno abitato e attraversato il territorio di Gioia
del Colle nei primi del Novecento lottando per affer-
mare la dignità del loro lavoro».
I popoli del mondo
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I colori vivaci e luminosi, insieme al punto di vista ravvicinato e alta-
mente descrittivo, sono gli elementi che caratterizzano le fotografie
di Zino Citelli. Due primi piani che compongono un dittico fotogra-
appuntamenti fico sul deserto, in cui l’elemento umano è affiancato all’elemento
che ci vedranno faunistico più rappresentativo. Un beduino guarda l’obiettivo della
protagonisti. fotocamera con sguardo sicuro di sé, mentre un falco del deserto
osserva un oggetto fuori campo, probabilmente
una possibile preda. Insieme, le due fotografie
tecnica ••••• descrivono quel legame tra l’uomo e la natura
composizione ••••• che si realizza nella consuetudine sociale e cul-
colpo d’occhio ••••• turale della falconeria, con esiti compositivi
creatività ••••• davvero espressivi.
71

LORENZO BIFFOLI

D urante una ceri-


monia religiosa a
Pushkar, in India, l’au-
tecnica •••••
composizione •••••
colpo d’occhio •••••
tore incrocia lo sguardo creatività •••••
di una ragazza che lui
stesso, nel testo descrit-
tivo del suo lavoro, definisce “ipnotico”.
In effetti il momento dello scatto sem-
bra canalizzare tutta l’attenzione e la
curiosità di questa giovane donna, istin-
tivamente attratta dal fotografo davanti a
lei. L’esito è una fotografia coinvolgente
che valorizza la bellezza e l’espressi-
vità del soggetto. Il merito del fotografo
sta nella capacità di cogliere i soggetti
con sicurezza e istinto visivo, così come
dimostra nell’immagine di un pellegrino
che cammina serenamente nelle strade di
Varanasi.

IRENE FITTIPALDI

L e tradizioni cul-
turali e sociali, i
percorsi monumen-
tecnica •••••
composizione •••••
colpo d’occhio •••••
tali e artistici sono i creatività •••••
soggetti che più attrag-
gono lo sguardo dell’autrice nel corso dei
suoi viaggi intercontinentali. In partico-
lare, in questi due scatti, Irene Fittipaldi
porta alla luce, da un lato, il culto puri-
ficatore del tempio di Tirta Empul nella
zona montana centrale di Bali e, dall’al-
tro, l’incontro con una bambina sulla
strada del tempio madre di Besakih in
Indonesia. Entrambe queste immagini
spiccano per la spontaneità dei sog-
getti, ripresi in modalità istantanea, per
esaltarne la genuinità delle pose e delle
espressioni.
72

15/10/2023 345 20/12/2023


15/08/2023 344 20/10/2023 Le vostre foto
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346 20/2/2024
Esercizio a tema
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che rassicurano lo sguardo e aprono nuovi orizzonti
15/12/2023

N ella vicinanza con le cose della natura, si è por- di ambienti vergini e paesaggi remoti, ma anche
I popoli del mondo
Ritratto e identità

tati a riflettere sulla bellezza e sulla semplicità nell’attenta osservazione delle città che viviamo.
Madre Natura

degli elementi, dei colori, della luce e delle forme. Con buone probabilità, anche nella realtà quotidiana,
Per questo, fotografare la natura è una pratica che nel contesto urbano e domestico, è possibile perdersi
può condurre verso la pace interiore, nella ricerca di nella visione di un angolo fiorito, di decori floreali o
un’estetica rassicurante che concilia i nostri sguardi. di verdi e rigogliosi parchi. Pertanto «La natura che
Questo particolare approccio alla fotografia può ci circonda» è la giusta declinazione per sviluppare il
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