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SVILUPPO
Direttore editoriale
Chiara Lupi
chiara.lupi@este.it
Direttore responsabile
Gianfranco Rebora
&ORGANIZZAZIONE
sviluppo.organizzazione@este.it
&SVILUPPO
ORGANIZZAZIONE 274 Gennaio/Febbraio 2017
E.S.T.E. srl - Via Arnaldo Vassallo, 31 - 20125 Milano - Poste Italiane Spa - Spedizione in abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, DCB Milano
Comitato scientifico
NUOVE CULTURE ORGANIZZATIVE QUANDO IL LAVORO
INNOVANO NELLA PA ABILITA L’UOMO
Stefania Di Carlo Silvia Angeloni
Massimo Franco Elio Borgonovi
Paola Adinolfi • Franco Amigoni • Claudio Baccarani • Massimo Bergami • Renato Boccalari
UNA TRANSIZIONE DIFFICILE WELFARE DI PRODUTTIVITÀ
PER TUTTI O PER POCHI?
• Renato Boniardi • Elio Borgonovi • Federico Butera • Roberto Cafferata • Arnaldo Camuffo
• Pier Luigi Celli • Vittorio Coda • Anna Comacchio • Giovanni Costa • Barbara Czarniawska
• Maurizio Decastri • Carlo Dell’Aringa • Alberto Felice De Toni • Gianfranco Dioguardi •
Franco Fontana • Mauro Gatti • Giorgio Giorgetti • Luigi Enrico Golzio • Anna Grandori •
ELITE ALLO SPECCHIO
Francesca Polti
Direttore Generale
di Polti Spa
Paolo Gubitta • Emanuele Invernizzi • Riccardo Leoni • Nino Lo Bianco • Alberto Martinelli
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RIVISTA
274
• Marcello Martinez • Giovanni Masino • Mario Mazzoleni • Mario Molteni • Vladimir Nanut
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• Andrea Pontiggia • Gianfranco Rebora • Marino Regini • Enzo Spaltro • Francesco Varanini
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Stampa: Grafica Metelliana S.p.A. – Via Gaudio Maiori, Per ogni articolo pubblicato verrà indicata la data di
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Zona Ind. – 84013 Cava de’ Tirreni (SA) ricezione e la data di accettazione. ACCREDITATA
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ELITE ALLO SPECCHIO
Francesca Polti
5
UN’UNICA FILIERA
FORMATIVA È
POSSIBILE? PROPOSTE
DI TRANSIZIONE DALLA
SCUOLA AL LAVORO
16
Valentina Casali PREMIARE CON IL
WELFARE. AL CENTRO
L’MBO PER I TEAM
Valentina Casali
S O M M A R I O
1 Editoriale
Gianfranco Rebora
TEORIE E RICERCHE
45 Laboro ergo sum. Quando il lavoro abilita l’uomo
Silvia Angeloni, Elio Borgonovi
RUBRICHE
12 Le parole del manager – Cravatta
Francesco Varanini
16 La rosa dei venti – Un’unica filiera formativa è possibile? Proposte di transizione dalla scuola al lavoro
Valentina Casali
25 Scenari del lavoro – Occupazione in moderata crescita senza dimenticare le categorie a rischio
Marina Barbini
72 Il fabbricante di universi – Cambiare con coraggio e ambizione. La ricetta di BCG per l’innovazione
Dario Colombo
72
Dario Colombo
45
Elio Borgonovi UNA NUOVA CULTURA
ORGANIZZATIVA PER
L’INNOVAZIONE DELLE PA
Stefania Di Carlo
Massimo Franco
TEORIE E RICERCHE
Ricevuto: 2/9/2016
Revisionato: 14/12/2016
Accettato: 3/1/2017
Laboro
??? ergo sum
Quando il lavoro abilita l’uomo
???
Nonostante siano già decorsi dieci anni dall’approvazione della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, le
buone prassi per la inclusione della più grande minoranza del mondo, circa un miliardo di persone, continuano a essere disattese nei contesti
???
aziendali. Le più recenti emergenze sociali, rappresentate dalla persistente disoccupazione giovanile, dal crescente flusso dei migranti e dal
preoccupante aumento delle disuguaglianze e della povertà, sembrano aver posto in secondo piano la questione dell’occupazione delle persone
con disabilità. Tale questione costituisce il centro di riflessione del presente contributo, volto a illustrare l’importante ruolo che le aziende
dovrebbero svolgere per garantire una adeguata cittadinanza lavorativa e sociale alle persone con disabilità. Dopo una ricognizione di
natura concettuale e demografica, si analizzano alcune recenti ricerche internazionali in tema di disability management, per poi evidenziare
le sfide che le aziende italiane sono chiamate ad affrontare, anche in virtù di alcune novità legislative.
Despite more than ten years having passed since the Convention on the Rights of Persons with Disabilities was adopted by the United
Nations General Assembly, the best practices for the inclusion of the world’s largest minority, almost one billion people, are still not imple-
mented by companies. The more recent social emergencies, such as the persistent youth unemployment, the increasing flow of migrants, and
the worrying increase in inequality and poverty, seem to have overshadowed the question of employment of persons with disabilities. This
issue is at the heart of remarks made by this paper, which sheds light on the important role companies should play in ensuring a proper
L’autore
working and social citizenship for people with disabilities. After an overview of conceptual and demographic aspects, we review some recent
research concerning disability management and then we draw attention to the challenges Italian firms should face, also due to some new
• ???, ???
legislative changes.
Gli autori
• Silvia Angeloni, Professore Associato di Economia Aziendale presso il Dipartimento di Economia dell’Università degli Studi del
I
Molise.
• Elio???
Borgonovi, Professore Ordinario di Economia Aziendale presso il Dipartimento di Analisi delle Politiche e Management
Pubblico dell’Università Commerciale L. Bocconi di Milano e Presidente del Cergas.
1
www.un.org/development/desa/disabilities/convention-on-the-rights-of-persons-with-disabilities.html.
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ORGANIZZAZIONE
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Silvia Angeloni, Elio Borgonovi
Nell’impostazione dell’Organizzazione Mondiale della Sa- e/o la persistenza di storiche criticità nell’implementazio-
nità (OMS, 2004, p. 181), la disabilità è il risultato di una ne delle politiche di DM. I contributi scientifici di seguito
complessa relazione e indica gli “aspetti negativi dell’inte- illustrati sono stati selezionati in virtù della coesistenza di
razione tra un individuo (con una condizione di salute) e tre requisiti: un requisito temporale (rappresentato, per lo
i fattori contestuali di quell’individuo (fattori ambientali più, dal 2016 come anno di pubblicazione delle ricerche),
e personali)”. L’ICF ha quindi fornito un punto di riferi- un requisito contenutistico (avendo circoscritto il campo
mento, tuttora valido, basato sul modello biopsicosociale di indagine agli studi con un focus specifico sul DM nei
e universale della disabilità (Angeloni, 2013b). Il modello è luoghi di lavoro) e un requisito metodologico (essendo sta-
definito “biopsicosociale” perché la disabilità è interpretata te privilegiate le analisi di tipo evidence-based).
come la risultante di fattori biologici, psicologici e sociali. Il Infine, l’approfondimento di natura giuridica si è reso ne-
modello ha un carattere “universale”, in quanto la disabili- cessario per dar conto delle interessanti novità legislative
tà è una situazione che ogni persona può sperimentare nel che hanno rivisitato la formula del “collocamento mirato”
corso della propria vita, “poiché tutti possono avere una nel contesto italiano, con efficacia giuridica a decorrere
condizione di salute che, in un contesto ambientale sfavo- dal 1° gennaio 2017.
revole, diventa disabilità” (Leonardi, 2005, p. 89).
In coerenza con questo quadro concettuale, e secondo La più grande minoranza sociale nel mondo
un paradigma ormai largamente condiviso, anche le (dis) Come sopra evidenziato, l’esistenza di un problema di
abilità lavorative sono questioni non solo mediche o indi- salute è una condizione necessaria, ma non sufficiente,
viduali, ma fenomeni profondamente sociali e organizza- per avere una disabilità. Secondo il modello multidimen-
tivi, che richiedono il raccordo di vari servizi, il coordina- sionale e interattivo dell’ICF, un problema di salute non
mento di diversi attori nei luoghi di lavoro, il rispetto dei necessariamente sfocia in uno stato di limitazioni e restri-
principi dell’accessibilità e della progettazione universale zioni, essendo principalmente l’ambiente a decidere se
(universal design), nonché la promozione di una cultura in- una certa condizione di salute si abbini o meno a una si-
clusiva (Liukko e Kuuva, 2016; Pransky et al., 2004). tuazione di disabilità. La disabilità è un concetto relativo,
Come spiegato dall’International Labour Organization (ILO, dinamico e complesso, poiché dipende da varie dimen-
2015), per “inclusione della disabilità” si intende un pro- sioni: individuali, organizzative e sociali. Di conseguenza,
cesso che promuove e garantisce la partecipazione della anche il “confine tra abilità e disabilità al lavoro è, in re-
popolazione con disabilità nell’educazione, nella forma- altà, decisamente fluido e variabile posto che non tutte le
zione, nel lavoro e in tutti gli aspetti della vita sociale, persone reagiscono allo stesso modo (fisicamente ed emo-
fornendo quei necessari supporti e accomodamenti ragio- tivamente) alla medesima patologia” (Tiraboschi, 2015, p.
nevoli che sono strumentali a una piena partecipazione. 14). La complessità deriva altresì dalla eterogeneità della
“L’inclusione delle persone con disabilità è un problema disabilità che può assumere diverse forme: temporanea o
di rispetto di diritti umani e nello stesso tempo una con- permanente; visibile o non visibile; fisica, sociale/emotiva
venienza economica, per tutto il genere umano” (Griffo, o cognitiva (Mitra e Kruse, 2016).
2013, p. 23). “Misurato come percentuale della spesa so- Tale diversità spiega anche la rilevante percentuale della
ciale pubblica totale, il costo della disabilità è circa il 10% popolazione coinvolta, definita come la più grande mino-
in media in tutta l’area OECD con punte del 25% in al- ranza nel mondo. Le persone con disabilità costituiscono
cuni Paesi” (Tiraboschi, 2015, p. 6). il 15% della popolazione mondiale (circa un miliardo di
persone), di cui almeno l’80% (cioè, un numero di 785
Metodologia della ricerca milioni individui) è rappresentato da persone in età lavo-
Il fine della presente ricerca è quello di illustrare lo sta- rativa (ILO, 2015). Eppure, il diritto a un lavoro è, spesso,
to dell’arte in tema di disability management (DM) sotto tre loro negato, nonostante l’occupazione abbia un ruolo an-
punti di vista: dal punto di vista statistico-demografico, cora più importante proprio per le persone con disabilità,
dottrinale e legislativo. in quanto soggetti che tendono a essere socialmente emar-
Le recenti statistiche mondiali, integrate con le considera- ginati (Schur, 2002).
zioni sui cambiamenti indotti dalla globalizzazione, sono Il benessere psicologico e fisico di ogni persona è collega-
menzionate per documentare l’ampio raggio di azione del to anche allo status occupazionale, che ha una funzione
DM e per giustificare la sua utile spendibilità all’interno di terapeutica per la salute fisica e psichica degli individui
qualsiasi realtà aziendale. (McKee-Ryan et al., 2005; Schuring et al., 2011). “Il la-
L’analisi di alcuni contributi scientifici internazionali è voro è uno strumento essenziale di costruzione del diritto
strumentale a verificare l’esistenza di eventuali progressi alla cittadinanza, consente di entrare a fare parte della so-
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sabilità (Work Disability Prevention, WDP); la realizzazione di Mirando al benessere individuale e sociale (Roncallo e
forme di accomodamento ragionevole per le persone con Sbolci, 2011), il DM punta alla valorizzazione della Risor-
un problema di salute (Individual Placement and Support, IPS); sa Umana con disabilità quale opportunità per le aziende,
l’implementazione di attività volte a favorire un efficace invece che come vincolo derivante da semplici obblighi
ed efficiente reintegro in azienda di coloro che si assenta- normativi o etici (Migliaccio, 2015), sebbene il comporta-
no dal luogo di lavoro (Return-to-Work, RTW). mento responsabile ed etico sia alla base della buona go-
Il DM merita un’ampia diffusione in tutte le aziende per vernance e della buona reputazione di qualsiasi azienda
varie ragioni. Come spiegato da Main et al. (2016), l’a- (Pilotti, 2016). Povere politiche inclusive hanno effetti de-
dozione di proattive politiche di DM comporta almeno trimenti sulle organizzazioni non solo per le spese di natura
cinque benefici: legale, in caso di controversie scaturenti da politiche discri-
• la riduzione dei costi e l’aumento della produttività; minatorie, ma soprattutto per altre diseconomie, ricondu-
• la conformità alle prescrizioni di legge; cibili al danno d’immagine, alla non ottimale utilizzazione
• il conseguimento di un vantaggio competitivo; del personale, alle mancate opportunità di business. Le
• l’ottenimento del benessere di tutti i lavoratori; opportunità di business dischiuse dal DM (Akabas, Gates e
• il perseguimento dell’efficienza amministrativa. Galvin, 1992; Habeck et al., 1991; Rieth, Ahrens e Cum-
In particolare, le politiche di DM hanno un effetto posi- mings, 1995) si spiegano alla luce del suo inquadramento
tivo sul Return-on-Investment (ROI) aziendale, poiché mi- all’interno del più generale diversity management, un filone di
gliorano la produttività del personale e riducono i costi studi che, tra i presupposti del successo organizzativo e dei
legati alla disabilità, tra cui i costi connessi all’assentei- vantaggi competitivi, teorizza proprio la presenza di un ca-
smo, al presenteismo e al turnover dei dipendenti, con pitale umano diversificato, rappresentativo di una società
notevoli risparmi in termini di selezione, addestramento altrettanto diversificata per genere, orientamento sessuale,
e formazione di nuovo personale. La conformità alle etnia, età e condizione di salute (Cox e Blake, 1991; Patrick
leggi, oltre a evitare gli oneri legali, giudiziari e assicu- e Kumar, 2012; Tatli, 2010, 2011).
rativi di denunce, sanzioni e condanne per comporta- Malgrado i numerosi benefici del DM e nonostante la
menti discriminatori, impedisce che reiterati episodi di crescente presenza di supporti tecnologici che facilitano
inadempienza sfocino in tensioni organizzative, deterio- l’inclusione aziendale (Migliaccio, 2016), le persone con
rando il morale del personale e il rapporto tra i dipen- disabilità continuano a essere fortemente penalizzate dal
denti e il management, con conseguenti perdite di pro- punto di vista lavorativo rispetto ai soggetti semplicistica-
duttività e di fatturato. L’adozione di proattive politiche mente definiti “normodotati”. La letteratura ha cercato
di DM conferisce il vantaggio competitivo di un’azienda di esplorare le ragioni di tale discrepanza occupazionale,
moderna, evoluta e innovativa, capace di attrarre nuovi utilizzando un’ampia gamma di approcci teorici e pratici,
dipendenti, clienti e investitori, mediante un’immagine incentrati sull’analisi sia dei contesti lavorativi sia delle ca-
pubblica più positiva rispetto a quella dei concorrenti. Il ratteristiche, delle abilità e delle funzioni lavorative delle
DM, oltre a migliorare il benessere della PcD dal punto persone con disabilità (Araten-Bergman, 2016). Come elo-
di vista materiale (riducendo i periodi di disoccupazio- quentemente spiegato da Stone e Colella (1996), l’assun-
ne, vissuti, nel migliore dei casi, con sussidi aventi una zione lavorativa delle persone con disabilità dipende dalle
funzione compensativa soltanto parziale) e dal punto di politiche pubbliche, dal clima organizzativo dell’azienda
vista psicologico (aumentando l’autostima della perso- (in termini di norme, principi, valori) e dall’attitudine del
na, che si percepisce più funzionale, meno compromes- management verso le persone con disabilità. I pregiudizi
sa e meno stigmatizzata), contribuisce al benessere di e gli stereotipi sulla minore produttività delle persone con
tutti i lavoratori, rassicurati da un clima aziendale im- disabilità sono i principali fattori che ne ostacolano l’inclu-
prontato alla cultura dell’inclusione e dell’equità. Infine, sione lavorativa (Lengnick-Hall, Gaunt e Kulkarni, 2008;
l’implementazione del DM diventa l’occasione per risol- Schur, Kruse e Blanck, 2005, 2013).
vere le possibili lacune amministrative derivanti da casi
di disabilità gestiti in passato con interventi disordinati, Una rassegna della letteratura internazionale
in modo inappropriato ed eterogeneo, senza la dovuta più recente in tema di DM
supervisione e con uno scarso monitoraggio contabile. L’implementazione del DM è determinata da una serie
In sintesi, l’adozione di politiche inclusive si qualifica di condizioni interne (fattori e cultura organizzativa) ed
come una strategia win-win, che favorisce sia i datori di esterne (quadro istituzionale e legislativo) all’azienda. Sen-
lavoro, riducendo i loro costi aziendali, sia i dipendenti, za alcuna pretesa di esaustività, di seguito si fornisce una
migliorando il loro benessere personale. panoramica di alcuni recenti studi in tema di DM, mentre
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Laboro ergo sum. Quando il lavoro abilita l’uomo
si rinvia al lavoro di Kulkarni e Lengnick-Hall (2014) per nell’ambito dell’autismo. Il leader trasformazionale è colui
una più esaustiva rassegna della principale letteratura. che riesce a migliorare i livelli di performance, soddisfa-
Mitra e Kruse (2016) hanno esaminato il trend dell’oc- zione e motivazione dei lavoratori. Secondo Kensbock e
cupazione negli Stati Uniti nel periodo compreso tra il Boehm (2016), tale approccio dovrebbe giovare soprattut-
2007 e il 2013. L’analisi storica ha permesso agli studiosi to ai lavoratori con disabilità, in quanto persone indotte
di delegittimare la fondatezza delle preoccupazioni delle ad avere mediamente un più basso livello di autostima e
aziende, molte delle quali dichiarano di non assumere una un più alto livello di esaurimento emotivo, avendo speri-
PcD per timore della maggiore difficoltà di un suo even- mentato in passato rapporti lavorativi più problematici e
tuale licenziamento. In verità, i dati generali hanno ine- maggiori tassi di turnover.
quivocabilmente rivelato che la probabilità per le persone Kirk-Brown e Van Dijk (2016) si sono occupati dei la-
con disabilità di essere rimosse dal posto di lavoro è qua- voratori affetti da malattie croniche (leucemia, depres-
si doppia rispetto a quella che colpisce le persone senza sione, artrite, ecc.) nel contesto australiano e hanno
disabilità. Le principali ragioni dello scarto statistico non approfondito l’importanza nei luoghi di lavoro della
sono da addebitare alle differenze personali (per esempio, sicurezza psicologica, intesa come sensazione di poter
ai diversi livelli educativi), né alle differenze occupazionali apparire e lavorare senza il timore di conseguenze nega-
o industriali, ma derivano dalle discriminazioni aziendali tive per la propria immagine, per il proprio status o per
e dal mismatch lavorativo dovuto per lo più a un’imperfetta la propria carriera. Come ricordato dai due studiosi, un
informazione. clima organizzativo psicologicamente sicuro migliora le
Un’altra forma di contraddizione emerge anche nello condizioni lavorative di tutti i lavoratori, favorendo un
studio longitudinale condotto su 146 aziende israeliane clima improntato alla fiducia interpersonale, al rispetto
da Araten-Bergman (2016), il quale ha documentato la reciproco e alla inclusione. Lo studio ha, però, anche evi-
scarsa attendibilità dei propositi annunciati dai datori di denziato come la sicurezza psicologica abbia un ruolo di
lavoro, che spesso dichiarano di essere positivamente in- mediazione più determinante per i lavoratori con disabi-
clini e potenzialmente interessati ad assumere le persone lità. Se ne deduce una importante indicazione per i ma-
con disabilità. Lo studioso ha, infatti, dimostrato il man- nager, che, per realizzare politiche inclusive, dovrebbero
cato riscontro fattuale delle iniziali dichiarazioni di inten- dirigere i propri sforzi nella costruzione di un ambiente
to, che spesso non si traducono nella effettiva assunzio- lavorativo psicologicamente sicuro.
ne delle persone con disabilità. Per contro, l’indagine di Kulkarni (2016) ha intervistato 17 Responsabili del Perso-
Araten-Bergman ha individuato due predittori della reale nale di aziende indiane che si sono contraddistinte per le
assunzione delle persone con disabilità: la presenza di for- buone politiche inclusive nei confronti delle persone con
mali procedure e norme organizzative “scritte” sulla loro disabilità. Alcuni responsabili hanno testimoniato il sem-
inclusione; l’esistenza di “strutturali” attività formative ed plice desiderio della PcD di ricevere una parità di tratta-
educative volte a contrastare gli atteggiamenti discrimina- mento, ma non benefici extra. I responsabili intervistati
tori sulla disabilità. hanno, inoltre, convenuto sull’importanza delle seguenti
Gunderson e Lee (2016) hanno esaminato le differenze cinque buone prassi:
salariali della popolazione canadese, utilizzando come
punto di partenza il censimento demografico nazionale
effettuato nel 2006. Dalla loro indagine risulta che la re-
munerazione delle persone con disabilità è di circa il 21%
inferiore rispetto alla remunerazione delle persone senza
disabilità. Inoltre, persino quando la disabilità non in-
fluenza le performance lavorative, le persone con disabi-
lità ricevono una remunerazione inferiore di circa il 10%
rispetto alla remunerazione dei colleghi senza disabilità.
Se ne deduce che la penalizzazione salariale è la conse-
guenza delle politiche discriminatorie dei datori di lavoro.
Kensbock e Boehm (2016), studiando le buone prassi in-
clusive adottate da un call-center israeliano, hanno testato
nel campo della disabilità l’approccio della teoria della
leadership trasformazionale (transformational leadership), una
teoria che Parr, Hunter e Ligon (2013) avevano applicato Henry Ford (1863-1947), imprenditore
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Silvia Angeloni, Elio Borgonovi
• l’adozione di una terminologia adeguata, come in quanto il gruppo lavorativo giocherebbe un ruolo es-
quella di “persone con disabilità” o “persone diver- senziale nel fornire una diretta accettazione sociale e un
samente abili”; supporto psicologico alla PcD. La loro analisi ha anche
• la promozione di periodici programmi di sensibiliz- rivelato che le persone con disabilità sono avverse a cerca-
zazione per la diffusione e la condivisione delle poli- re forme di aiuto in modo proattivo. Le ragioni di questo
tiche inclusive; atteggiamento sono molteplici e spaziano da un senso di
• l’implementazione e l’audit di accomodamenti e so- gratitudine per ciò che i datori di lavoro hanno già fatto
luzioni flessibili per tutti i lavoratori (per esempio, per loro, fino a un senso di colpa nel chiedere ulteriori
anche per le lavoratrici madri); adattamenti, con conseguente tendenza della PcD ad af-
• la divulgazione di storie di successo, riguardanti an- fidarsi più a supporti di tipo esterno che non a supporti
che le persone con disabilità; interni all’organizzazione.
• la costruzione di programmi finalizzati al migliora- Gli stessi studiosi hanno dedicato un successivo lavoro alla
mento delle abilità di tutti i lavoratori, e non di sin- sistematica illustrazione dei principali ostacoli alla inclu-
goli sotto-gruppi. sione lavorativa. In tale più recente ricerca, Kulkarni e
Kulkarni sottolinea, quindi, l’importanza di iniziative fo- Lengnick-Hall (2014) hanno denunciato il pericolo della
calizzate sulle abilità, sul merito, sulla assegnazione a tut- cosiddetta “profezia che si autoavvera”, un fenomeno che
ti i lavoratori di compiti stimolanti e su una appropriata si manifesta quando le aspettative negative sulle attitudini
terminologia, evitando categorizzazioni e discriminazioni. dei reclutatori finiscono per provocare nelle persone con
Liukko e Kuuva (2016) hanno approfondito il DM nel disabilità comportamenti sbagliati che ne compromettono
contesto finlandese, intervistando 24 soggetti, costituiti da l’occupazione e le opportunità di carriera. Tale profezia si
esperti di DM e professionisti di return-to-work (RTW) del intreccia col rischio di barriere “auto-create” dalle stesse
settore pubblico e privato. Dalle interviste è emerso un persone con disabilità, a causa del loro approccio pessimi-
problema ampiamente noto agli studiosi di DM e comune stico sulle proprie chances di ingresso in azienda. Inoltre,
anche al sistema svedese (Nilsing et al., 2013; Wihlman et gli studiosi hanno confermato le difficoltà dei lavoratori
al., 2008), e cioè l’eccessiva frammentazione di responsa- con disabilità nel cercare aiuto, per timore di essere stig-
bilità e la scarsa comunicazione tra i diversi soggetti che matizzati, o di apparire come soggetti bisognosi o dipen-
dovrebbero gestire la disabilità (datori di lavoro, case mana- denti dagli altri.
ger, servizi di medicina del lavoro, assicurazioni, assistenti Da ultimo, merita attenzione un recente filone di ricerca
sociali, professionisti della riabilitazione, uffici pubblici intento a valorizzare l’efficace ruolo delle vignette nella
dell’impiego, servizi sanitari). Tra le principali criticità, i condivisione e nella diffusione dei principali messaggi sul-
responsabili intervistati hanno annoverato anche il mo- la disabilità lavorativa (Kristman et al., 2016). Labrecque
desto numero di case manager, che nelle aziende finlandesi et al. (2016), dopo avere dimostrato l’utilità delle vignette
sono, peraltro, figure diversamente denominate2, sebbene nella prevenzione della disabilità lavorativa, ne racco-
sia chiaro il loro ruolo: garantire il coordinamento orga- mandano l’utilizzo ai fini formativi, in quanto efficaci stru-
nizzativo del network multiprofessionale a supporto del menti con cui comunicare a tutti gli stakeholder concetti
lavoratore con disabilità, facilitando il confronto interdi- alquanto complessi in modo semplice e umoristico.
sciplinare. I soggetti contattati da Liukko e Kuuva hanno,
quindi, segnalato la necessità di una più capillare diffu- Il collocamento mirato
sione di queste figure di raccordo interprofessionale, con- Secondo l’ultima rilevazione dell’Istat (2015) sulle Limita-
siderando tale soluzione più efficace e realistica rispetto zioni nello svolgimento dell’attività lavorativa delle persone con pro-
all’accentramento delle attività di DM in capo a un ente blemi di salute, nel 2013 gli italiani (di età pari o superiore a
nazionale, che dovrebbe poi erogare i vari servizi alle sin- 15 anni) con limitazioni funzionali, invalidità o cronicità
gole aziende. gravi erano 13 milioni, cioè il 25,5% della popolazione
Kulkami e Lengnick-Hall (2011) hanno indagato i pro- totale di pari età. Nell’ambito delle persone tra 15 e 64
cessi di socializzazione delle persone con disabilità. Dai anni con limitazioni funzionali, invalidità o cronicità gra-
loro risultati emerge che l’integrazione organizzativa vi, la quota di occupati era pari al 44%, contro il 55,1%
sia influenzata più dai colleghi che non dai supervisori, registrato per l’intera popolazione della stessa fascia di età.
2
Le medesime funzioni del case manager sono spesso assolte da figure che, nelle varie organizzazioni, assumono denominazioni diverse, come quelle di disability
manager o di professionista del return-to-work o di consulente delle abilità lavorative.
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GENNAIO/FEBBRAIO 2017 53
Silvia Angeloni, Elio Borgonovi
indica nella prima colonna 1’articolo modificato e la ti- tere trasversale e multidisciplinare della disabilità. Se il
pologia di modifica, nella seconda colonna le novità della disability manager, usando il lessico dell’ICF, deve essere
normativa attuale e nella terza colonna la comparazione un “facilitatore” a tutto campo, è molto plausibile rite-
con la normativa previgente. nere che un team di esperti, piuttosto che una singola
L’insieme delle novità sopra menzionate testimonia la persona, possa meglio coniugare tutte quelle diverse
volontà del Legislatore di procedere nella direzione di conoscenze, competenze, prospettive, e professionalità
una più ampia inclusione lavorativa delle persone con che facilitano la buona inclusione e la produttività del
disabilità. In tal senso, vanno positivamente interpretate lavoratore con disabilità.
le nuove disposizioni che irrobustiscono le agevolazioni e
richiedono un immediato coinvolgimento di alcune pic- Conclusioni
cole aziende, i cui obblighi non sono più subordinati alle Nonostante i progressi in campo legislativo, le persone
eventuali nuove assunzioni dei c.d. “normodotati”. Non si con disabilità continuano a sperimentare tassi di disoccu-
nega, tuttavia, che altre novità abbiano suscitato reazio- pazione maggiori rispetto a quelli che riguardano il resto
ni di dissenso. In particolare, molte perplessità sono state della popolazione (Baldwin e Johnson, 2000; Burkhauser
sollevate in merito alla “generalizzazione” del sistema del- e Stapleton, 2003; Yelin e Trupin, 2003).
la “richiesta nominativa” nelle procedure di assunzione Le eccezioni a tale trend negativo sono piuttosto rare. Per
delle persone con disabilità, con correlata “abolizione” esempio, solo di recente, alcune grandi aziende operanti
del criterio della “richiesta numerica”, basata sull’ordine soprattutto nell’hi-tech (tra cui la Microsoft o il colosso te-
di graduatoria. La principale preoccupazione è che tale desco Sap), ma anche in altri settori (Eni, L’Oréal Italia),
modifica possa assecondare meccanismi discriminatori da hanno scoperto le straordinarie capacità delle persone af-
parte dei datori di lavoro che, avendo sempre la facoltà di fette dalla sindrome di Asperger, innescando vere e pro-
scegliere la persona da assumere, finirebbero per privile- prie campagne di reclutamento mirato (Chiale, 2016). La
giare i candidati con disabilità meno gravi. sindrome di Asperger è un disturbo che dal 2013 rientra
Va, invece, accolta con favore l’istituzione del “Respon- nello spettro autistico; le persone che ne sono affette de-
sabile dell’inserimento lavorativo nei luoghi di lavoro”, notano carenze relazionali e comunicative, ma possiedo-
una figura di cui è stato auspicato il carattere collegia- no eccezionali qualità in termini di capacità di concen-
le, in linea con il modello dell’“osservatorio aziendale” trazione, memoria fotografica e rapidità di calcolo, tant’è
proposto come progetto sperimentale nell’ambito del II che si parla di “autismo ad alto funzionamento”.
Programma di Azione Biennale per la promozione dei diritti e l’in- Queste doti spiegano l’attuale interesse delle aziende
tegrazione delle persone con disabilità. Secondo tale progetto per l’assunzione di tali persone, così come in passato e
sperimentale, le aziende di grandi dimensioni dovreb- in tempi più recenti quelle stesse doti hanno determina-
bero dotarsi non tanto di un singolo disability manager, to il successo di individui che, nonostante o, forse, grazie
ma di un “osservatorio aziendale”, e cioè di una unità alla sindrome di Asperger, sono diventati grandi artisti,
tecnica collegiale, dotata di un carattere di terzietà e scienziati o imprenditori. Tra le numerose persone che,
investita del ruolo di garante della corretta e reale in- con diagnosi anche solo informali o postume, sono sta-
clusione aziendale dei lavoratori con disabilità. “Tale te associate alla sindrome di Asperger (Brewer e Young,
struttura, composta dal disability manager, da rappresen- 2015; Wallace, 2014), se ne ricordano in ordine cronolo-
tanti dell’azienda e dei sindacati, dal rappresentante del gico soltanto alcune: Leonardo da Vinci, Michelangelo,
servizio di prevenzione e protezione (RSPP), dal medico Newton, Mozart, Beethoven, Van Gogh, Henry Ford,
competente, nonché da eventuali esperti interni indicati
dall’azienda (psicologo, sociologo, ecc.) e da eventuali
consulenti esterni (anche indicati dalle associazioni del-
le persone con disabilità in base alle disabilità prese in
considerazione), avrà il compito di monitorare costan-
temente il percorso formativo e di integrazione dei sin-
goli lavoratori con disabilità per identificare le cause che
ne impediscano eventualmente la piena valorizzazione
professionale e la produttività, indicando gli accomoda-
menti ragionevoli e gli altri interventi mirati al supera-
mento delle stesse” (Scacciavillani, 2016, p. 5).
La natura collegiale è sicuramente in linea con il carat- Andy Warhol (1928-1987), artista
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Silvia Angeloni, Elio Borgonovi
il significato di due doverose considerazioni. La prima BLS (2016), Economic News Release, Persons with a Disability: Labor Force
riguarda il titolo dell’articolo: laboro ergo sum. Il titolo è vo- Characteristics, http://www.bls.gov/news.release/disabl.nr0.htm.
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lutamente e provocatoriamente generico, sia perché, sul
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con disabilità non ha nulla di speciale rispetto al lavoro Borgonovi E. (2009), “Diversamente abili” in una economia concepita
di qualsiasi persona, sia perché non c’è organizzazione o per la persona, in G. Metallo, P. Ricci, G. Migliaccio (a cura di), La
individuo – a cominciare dal Responsabile del Personale Risorsa Umana “Diversamente Abile” nell’Economia dell’Azienda, Giap-
pichelli, Torino, 183-192.
di qualsiasi azienda – che non debba interessarsi di que-
Brewer N., Young R. L. (2015), Crime and Autism Spectrum Disorder:
stioni che riguardano tutti. La seconda considerazione, Myths and Mechanisms, Jessica Kingsley Publishers, London.
strettamente collegata alla precedente, è che speciali sono Bruzzone S. (2015), Salute Disabilità Lavoro, Blue Monkey Studio,
semmai gli accomodamenti ragionevoli, molti dei quali, Genova.
però, sono oggi economicamente accessibili e facilmente Burkhauser R. V., Stapleton D. (2003), Introduction, in D. C. Sta-
individuabili consultando il sito, in continua evoluzione, pleton, R. V. Burkhauser (a cura di), The Decline in Employment
of People with Disabilities: A Policy Puzzle, WE Upjohn Institute for
del Job Accommodation Network (JAN)3. Il JAN rappresenta
Employment Research, Kalamazoo, MI, 1-22.
la più ricca banca dati mondiale che, in base al problema Chiale S. (2016), Gli autistici in azienda, Il Corriere della Sera, 26
di salute, fornisce indicazioni di comprovato valore scien- luglio, 20.
tifico sulle più appropriate soluzioni di accomodamento Cox T. H., Blake S. (1991), Managing cultural diversity: implications for
ragionevole. Emerge, quindi, spontanea una riflessione organizational competitiveness, Academy of Management Executive,
5 (3), 45-56.
conclusiva, che è poi una constatazione di fondo: se ci
Ekberg K., Pransky G. S., Besen E., Fassier J. B., Feuerstein M.,
sono tante persone con disabilità che non lavorano è Munir F., Blanck P. (2016), New business structures creating organiza-
perché ci sono altrettante aziende che non conoscono i tional opportunities and challenges for work disability prevention, Journal
vantaggi del disability management, di cui sottovalutano gli of Occupational Rehabilitation, 26 (4), 480-489.
importanti risvolti per l’efficacia e l’efficienza dell’orga- Ferrucci F. (2014), Disability and work inclusion in Italy: between unfulfilled
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sultato al seguente link: https://askjan.org/links/atoz.htm.
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