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S O M M A R I O

SVILUPPO
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&ORGANIZZAZIONE
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&SVILUPPO
ORGANIZZAZIONE 274 Gennaio/Febbraio 2017
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Comitato scientifico
NUOVE CULTURE ORGANIZZATIVE QUANDO IL LAVORO
INNOVANO NELLA PA ABILITA L’UOMO
Stefania Di Carlo Silvia Angeloni
Massimo Franco Elio Borgonovi

DALLA SCUOLA AL LAVORO DISCUSSIONI

Paola Adinolfi • Franco Amigoni • Claudio Baccarani • Massimo Bergami • Renato Boccalari
UNA TRANSIZIONE DIFFICILE WELFARE DI PRODUTTIVITÀ
PER TUTTI O PER POCHI?

• Renato Boniardi • Elio Borgonovi • Federico Butera • Roberto Cafferata • Arnaldo Camuffo
• Pier Luigi Celli • Vittorio Coda • Anna Comacchio • Giovanni Costa • Barbara Czarniawska
• Maurizio Decastri • Carlo Dell’Aringa • Alberto Felice De Toni • Gianfranco Dioguardi •
Franco Fontana • Mauro Gatti • Giorgio Giorgetti • Luigi Enrico Golzio • Anna Grandori •
ELITE ALLO SPECCHIO
Francesca Polti
Direttore Generale
di Polti Spa

Paolo Gubitta • Emanuele Invernizzi • Riccardo Leoni • Nino Lo Bianco • Alberto Martinelli
DE
MIA ITA
L
RIVISTA
274
• Marcello Martinez • Giovanni Masino • Mario Mazzoleni • Mario Molteni • Vladimir Nanut
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• Andrea Pontiggia • Gianfranco Rebora • Marino Regini • Enzo Spaltro • Francesco Varanini
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ACCREDITATA
DI E

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AIDEA Gennaio/Febbraio 2017


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Caporedattore Procedura di submission dei paper Formato


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RIVISTA
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ELITE ALLO SPECCHIO
Francesca Polti

5
UN’UNICA FILIERA
FORMATIVA È
POSSIBILE? PROPOSTE
DI TRANSIZIONE DALLA
SCUOLA AL LAVORO

16
Valentina Casali PREMIARE CON IL
WELFARE. AL CENTRO
L’MBO PER I TEAM
Valentina Casali
S O M M A R I O
1 Editoriale
Gianfranco Rebora

5 Elite allo specchio – Intervista a Francesca Polti


Dario Colombo

36 Sfide e competenze per l’HR che vuole essere Business Enabler


Rossella Riccò

TEORIE E RICERCHE
45 Laboro ergo sum. Quando il lavoro abilita l’uomo
Silvia Angeloni, Elio Borgonovi

Una nuova cultura organizzativa per l’innovazione delle Pa


58 Stefania Di Carlo, Massimo Franco

RUBRICHE
12 Le parole del manager – Cravatta
Francesco Varanini

14 Di tanti palpiti, di tante pene – Una sfida


Pier Luigi Celli

16 La rosa dei venti – Un’unica filiera formativa è possibile? Proposte di transizione dalla scuola al lavoro
Valentina Casali

25 Scenari del lavoro – Occupazione in moderata crescita senza dimenticare le categorie a rischio
Marina Barbini

28 Discussioni – Premiare con il welfare. Al centro l’Mbo per i team


Valentina Casali

33 Letture e riletture – Ridare attenzione al lavoro per gestire la complessità


A cura della redazione

72 Il fabbricante di universi – Cambiare con coraggio e ambizione. La ricetta di BCG per l’innovazione
Dario Colombo

77 In maniche di camicia – L’inserzione


Paolo Iacci

78 Cinema e romanzi – 208 secondi, 24 minuti


Gianfranco Rebora

LABORO ERGO SUM. QUANDO


IL LAVORO ABILITA L’UOMO
Silvia Angeloni
58 CAMBIARE CON CORAGGIO
E AMBIZIONE.
LA RICETTA DI BCG
PER L’INNOVAZIONE

72
Dario Colombo

45
Elio Borgonovi UNA NUOVA CULTURA
ORGANIZZATIVA PER
L’INNOVAZIONE DELLE PA
Stefania Di Carlo
Massimo Franco
TEORIE E RICERCHE
Ricevuto: 2/9/2016
Revisionato: 14/12/2016
Accettato: 3/1/2017

Laboro
??? ergo sum
Quando il lavoro abilita l’uomo
???

Nonostante siano già decorsi dieci anni dall’approvazione della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, le
buone prassi per la inclusione della più grande minoranza del mondo, circa un miliardo di persone, continuano a essere disattese nei contesti
???
aziendali. Le più recenti emergenze sociali, rappresentate dalla persistente disoccupazione giovanile, dal crescente flusso dei migranti e dal
preoccupante aumento delle disuguaglianze e della povertà, sembrano aver posto in secondo piano la questione dell’occupazione delle persone
con disabilità. Tale questione costituisce il centro di riflessione del presente contributo, volto a illustrare l’importante ruolo che le aziende
dovrebbero svolgere per garantire una adeguata cittadinanza lavorativa e sociale alle persone con disabilità. Dopo una ricognizione di
natura concettuale e demografica, si analizzano alcune recenti ricerche internazionali in tema di disability management, per poi evidenziare
le sfide che le aziende italiane sono chiamate ad affrontare, anche in virtù di alcune novità legislative.

Despite more than ten years having passed since the Convention on the Rights of Persons with Disabilities was adopted by the United
Nations General Assembly, the best practices for the inclusion of the world’s largest minority, almost one billion people, are still not imple-
mented by companies. The more recent social emergencies, such as the persistent youth unemployment, the increasing flow of migrants, and
the worrying increase in inequality and poverty, seem to have overshadowed the question of employment of persons with disabilities. This
issue is at the heart of remarks made by this paper, which sheds light on the important role companies should play in ensuring a proper
L’autore
working and social citizenship for people with disabilities. After an overview of conceptual and demographic aspects, we review some recent
research concerning disability management and then we draw attention to the challenges Italian firms should face, also due to some new
• ???, ???
legislative changes.

Gli autori

• Silvia Angeloni, Professore Associato di Economia Aziendale presso il Dipartimento di Economia dell’Università degli Studi del

I
Molise.
• Elio???
Borgonovi, Professore Ordinario di Economia Aziendale presso il Dipartimento di Analisi delle Politiche e Management
Pubblico dell’Università Commerciale L. Bocconi di Milano e Presidente del Cergas.

M olti Paesi dispongono da tempo di una


legislazione volta a favorire l’inclusione
lavorativa delle persone con disabilità
(Schur, Colella e Adya, 2016). Nel 2017 sono almeno
160 i Paesi firmatari della Convenzione sui diritti delle
rale delle Nazioni Unite nel 2006 e ratificata dall’Italia
nel 20091. I progressi politico-legislativi sono il risulta-
to di un lungo dibattito culturale, culminato nel 2001
con la pubblicazione dell’International Classification of
Functioning, Disability and Health (ICF) della World Health
persone con disabilità, approvata dall’Assemblea Gene- Organization (WHO, 2001).

1
www.un.org/development/desa/disabilities/convention-on-the-rights-of-persons-with-disabilities.html.

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ORGANIZZAZIONE
GENNAIO/FEBBRAIO 2017 45
Silvia Angeloni, Elio Borgonovi

Nell’impostazione dell’Organizzazione Mondiale della Sa- e/o la persistenza di storiche criticità nell’implementazio-
nità (OMS, 2004, p. 181), la disabilità è il risultato di una ne delle politiche di DM. I contributi scientifici di seguito
complessa relazione e indica gli “aspetti negativi dell’inte- illustrati sono stati selezionati in virtù della coesistenza di
razione tra un individuo (con una condizione di salute) e tre requisiti: un requisito temporale (rappresentato, per lo
i fattori contestuali di quell’individuo (fattori ambientali più, dal 2016 come anno di pubblicazione delle ricerche),
e personali)”. L’ICF ha quindi fornito un punto di riferi- un requisito contenutistico (avendo circoscritto il campo
mento, tuttora valido, basato sul modello biopsicosociale di indagine agli studi con un focus specifico sul DM nei
e universale della disabilità (Angeloni, 2013b). Il modello è luoghi di lavoro) e un requisito metodologico (essendo sta-
definito “biopsicosociale” perché la disabilità è interpretata te privilegiate le analisi di tipo evidence-based).
come la risultante di fattori biologici, psicologici e sociali. Il Infine, l’approfondimento di natura giuridica si è reso ne-
modello ha un carattere “universale”, in quanto la disabili- cessario per dar conto delle interessanti novità legislative
tà è una situazione che ogni persona può sperimentare nel che hanno rivisitato la formula del “collocamento mirato”
corso della propria vita, “poiché tutti possono avere una nel contesto italiano, con efficacia giuridica a decorrere
condizione di salute che, in un contesto ambientale sfavo- dal 1° gennaio 2017.
revole, diventa disabilità” (Leonardi, 2005, p. 89).
In coerenza con questo quadro concettuale, e secondo La più grande minoranza sociale nel mondo
un paradigma ormai largamente condiviso, anche le (dis) Come sopra evidenziato, l’esistenza di un problema di
abilità lavorative sono questioni non solo mediche o indi- salute è una condizione necessaria, ma non sufficiente,
viduali, ma fenomeni profondamente sociali e organizza- per avere una disabilità. Secondo il modello multidimen-
tivi, che richiedono il raccordo di vari servizi, il coordina- sionale e interattivo dell’ICF, un problema di salute non
mento di diversi attori nei luoghi di lavoro, il rispetto dei necessariamente sfocia in uno stato di limitazioni e restri-
principi dell’accessibilità e della progettazione universale zioni, essendo principalmente l’ambiente a decidere se
(universal design), nonché la promozione di una cultura in- una certa condizione di salute si abbini o meno a una si-
clusiva (Liukko e Kuuva, 2016; Pransky et al., 2004). tuazione di disabilità. La disabilità è un concetto relativo,
Come spiegato dall’International Labour Organization (ILO, dinamico e complesso, poiché dipende da varie dimen-
2015), per “inclusione della disabilità” si intende un pro- sioni: individuali, organizzative e sociali. Di conseguenza,
cesso che promuove e garantisce la partecipazione della anche il “confine tra abilità e disabilità al lavoro è, in re-
popolazione con disabilità nell’educazione, nella forma- altà, decisamente fluido e variabile posto che non tutte le
zione, nel lavoro e in tutti gli aspetti della vita sociale, persone reagiscono allo stesso modo (fisicamente ed emo-
fornendo quei necessari supporti e accomodamenti ragio- tivamente) alla medesima patologia” (Tiraboschi, 2015, p.
nevoli che sono strumentali a una piena partecipazione. 14). La complessità deriva altresì dalla eterogeneità della
“L’inclusione delle persone con disabilità è un problema disabilità che può assumere diverse forme: temporanea o
di rispetto di diritti umani e nello stesso tempo una con- permanente; visibile o non visibile; fisica, sociale/emotiva
venienza economica, per tutto il genere umano” (Griffo, o cognitiva (Mitra e Kruse, 2016).
2013, p. 23). “Misurato come percentuale della spesa so- Tale diversità spiega anche la rilevante percentuale della
ciale pubblica totale, il costo della disabilità è circa il 10% popolazione coinvolta, definita come la più grande mino-
in media in tutta l’area OECD con punte del 25% in al- ranza nel mondo. Le persone con disabilità costituiscono
cuni Paesi” (Tiraboschi, 2015, p. 6). il 15% della popolazione mondiale (circa un miliardo di
persone), di cui almeno l’80% (cioè, un numero di 785
Metodologia della ricerca milioni individui) è rappresentato da persone in età lavo-
Il fine della presente ricerca è quello di illustrare lo sta- rativa (ILO, 2015). Eppure, il diritto a un lavoro è, spesso,
to dell’arte in tema di disability management (DM) sotto tre loro negato, nonostante l’occupazione abbia un ruolo an-
punti di vista: dal punto di vista statistico-demografico, cora più importante proprio per le persone con disabilità,
dottrinale e legislativo. in quanto soggetti che tendono a essere socialmente emar-
Le recenti statistiche mondiali, integrate con le considera- ginati (Schur, 2002).
zioni sui cambiamenti indotti dalla globalizzazione, sono Il benessere psicologico e fisico di ogni persona è collega-
menzionate per documentare l’ampio raggio di azione del to anche allo status occupazionale, che ha una funzione
DM e per giustificare la sua utile spendibilità all’interno di terapeutica per la salute fisica e psichica degli individui
qualsiasi realtà aziendale. (McKee-Ryan et al., 2005; Schuring et al., 2011). “Il la-
L’analisi di alcuni contributi scientifici internazionali è voro è uno strumento essenziale di costruzione del diritto
strumentale a verificare l’esistenza di eventuali progressi alla cittadinanza, consente di entrare a fare parte della so-

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ORGANIZZAZIONE
Laboro ergo sum. Quando il lavoro abilita l’uomo

cietà e di concorrere al suo bene. Inoltre, è un elemento


cardine dell’identità adulta e incide nella qualità della vita
e nella possibilità di sostentamento e indipendenza eco-
nomica. Infine, contribuisce alla realizzazione di sé stessi,
del proprio essere nel mondo e di rapportarsi con gli altri”
(Zappella, 2016, p. 92). Per la persona con disabilità (PcD)
il lavoro acquista un significato ancora più profondo, poi-
ché diventa il mezzo con cui entrare in relazione con la
società e dimostrare di essere un’utile risorsa, e non un
peso o un costo sociale.
Sia negli Stati Uniti che nell’Unione Europea, i tassi di
disoccupazione delle persone con disabilità sono più del
doppio dei tassi di disoccupazione che colpiscono le perso-
ne senza disabilità (BLS, 2016; WHO, 2011), ma il divario
è persino maggiore nei Paesi in via di sviluppo. Il gap oc-
cupazionale è destinato ad aumentare con il progressivo
invecchiamento della popolazione nei Paesi industrializ-
zati, poiché in età avanzata aumenta la probabilità di ave-
re un problema di salute e, quindi, anche la disabilità (An-
geloni e Borgonovi, 2016; Boehm, Kunze e Bruch, 2014).
Inoltre, non bisogna sottovalutare l’incremento della di-
sabilità che potrebbe scaturire dalla globalizzazione e, so-
Leonardo da Vinci (1452-1519), inventore
prattutto, dalla c.d. gig economy e dalle forme di telelavoro
(Ekberg et al., 2016).
Per gig economy si intende un sempre più comune modello
economico dove scompare la formula della prestazione la- terazione sociale, può provocare nel lavoratore uno stato
vorativa continuativa, basata sul posto fisso con contratto di isolamento, nonché una perdita del senso di affiliazione
a tempo indeterminato, mentre si diffonde lo schema del aziendale, con effetti psicologici negativi.
lavoro on demand, basato sulle prestazioni di lavoratori che Dunque, la disabilità, in mancanza di azioni mirate e
operano come contraenti indipendenti, con protezioni correttive, è destinata in futuro soltanto ad aumentare,
sociali scarse o inesistenti. La proliferazione delle forme andando a interessare sia la fascia delle persone anziane,
di impiego temporaneo e provvisorio, conseguenza delle che sono in continuo aumento, sia la fascia dei giovani,
crescenti esigenze di flessibilità delle aziende, determina che devono confrontarsi con un mercato del lavoro sem-
situazioni di precarietà e di insicurezza lavorativa, che pre più complesso, incerto e competitivo. È importante
possono degenerare in forme di stress; e lo stress, secondo rammentare che le politiche di DM sono utili a contenere
l’ICF, è una condizione di salute che può sfociare nella non solo gli oneri connessi alla disabilità, ma anche i costi
disabilità (Angeloni, 2011). Inoltre, le persone con rappor- dell’“assenteismo”, cioè i costi associati ai lavoratori che
ti di lavoro temporanei/intermittenti, ricevendo tenden- si assentano ripetutamente dal lavoro senza giustificati
zialmente meno formazione sulla sicurezza nei luoghi di motivi. Inoltre, il DM offre un contributo fondamentale
lavoro, sono più esposte al rischio di infortuni. per ridurre i costi nascosti del più intangibile, ma anche
Ulteriori casi di disabilità possono derivare anche dalla maggiormente diffuso, fenomeno del “presenteismo”, un
continua espansione delle forme di telelavoro. Il telela- termine usato per descrivere la situazione di persone che
voro, se da un lato costituisce un’alternativa interessan- sono fisicamente presenti nel luogo di lavoro, ma sono im-
te soprattutto per le persone con disabilità, poiché faci- produttive per via di malattie, stress, ansia, depressione,
lita la conciliazione delle esigenze di cura, vita e lavoro, disturbi dell’umore.
dall’altro può innescare nuovi casi di disabilità. Infatti, il Se ne desume quanto sia riduttivo ed erroneo considerare
telelavoratore svolge la prestazione nel proprio home office, limitato e circoscritto il raggio di azione del DM, che, in-
avvalendosi di una postazione lavorativa che, anche per vece, si occupa delle Risorse Umane nel loro complesso,
la mancanza di ispezioni, potrebbe non rispettare quei avendo come scopo la riduzione della disabilità e il mi-
principi ergonomici funzionali alla sua salute/sicurezza. glioramento del benessere di tutti i lavoratori. Infatti, il
Inoltre, il lavoro a distanza, per via della riduzione dell’in- DM si basa su tre grandi pilastri: la prevenzione della di-

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Silvia Angeloni, Elio Borgonovi

sabilità (Work Disability Prevention, WDP); la realizzazione di Mirando al benessere individuale e sociale (Roncallo e
forme di accomodamento ragionevole per le persone con Sbolci, 2011), il DM punta alla valorizzazione della Risor-
un problema di salute (Individual Placement and Support, IPS); sa Umana con disabilità quale opportunità per le aziende,
l’implementazione di attività volte a favorire un efficace invece che come vincolo derivante da semplici obblighi
ed efficiente reintegro in azienda di coloro che si assenta- normativi o etici (Migliaccio, 2015), sebbene il comporta-
no dal luogo di lavoro (Return-to-Work, RTW). mento responsabile ed etico sia alla base della buona go-
Il DM merita un’ampia diffusione in tutte le aziende per vernance e della buona reputazione di qualsiasi azienda
varie ragioni. Come spiegato da Main et al. (2016), l’a- (Pilotti, 2016). Povere politiche inclusive hanno effetti de-
dozione di proattive politiche di DM comporta almeno trimenti sulle organizzazioni non solo per le spese di natura
cinque benefici: legale, in caso di controversie scaturenti da politiche discri-
• la riduzione dei costi e l’aumento della produttività; minatorie, ma soprattutto per altre diseconomie, ricondu-
• la conformità alle prescrizioni di legge; cibili al danno d’immagine, alla non ottimale utilizzazione
• il conseguimento di un vantaggio competitivo; del personale, alle mancate opportunità di business. Le
• l’ottenimento del benessere di tutti i lavoratori; opportunità di business dischiuse dal DM (Akabas, Gates e
• il perseguimento dell’efficienza amministrativa. Galvin, 1992; Habeck et al., 1991; Rieth, Ahrens e Cum-
In particolare, le politiche di DM hanno un effetto posi- mings, 1995) si spiegano alla luce del suo inquadramento
tivo sul Return-on-Investment (ROI) aziendale, poiché mi- all’interno del più generale diversity management, un filone di
gliorano la produttività del personale e riducono i costi studi che, tra i presupposti del successo organizzativo e dei
legati alla disabilità, tra cui i costi connessi all’assentei- vantaggi competitivi, teorizza proprio la presenza di un ca-
smo, al presenteismo e al turnover dei dipendenti, con pitale umano diversificato, rappresentativo di una società
notevoli risparmi in termini di selezione, addestramento altrettanto diversificata per genere, orientamento sessuale,
e formazione di nuovo personale. La conformità alle etnia, età e condizione di salute (Cox e Blake, 1991; Patrick
leggi, oltre a evitare gli oneri legali, giudiziari e assicu- e Kumar, 2012; Tatli, 2010, 2011).
rativi di denunce, sanzioni e condanne per comporta- Malgrado i numerosi benefici del DM e nonostante la
menti discriminatori, impedisce che reiterati episodi di crescente presenza di supporti tecnologici che facilitano
inadempienza sfocino in tensioni organizzative, deterio- l’inclusione aziendale (Migliaccio, 2016), le persone con
rando il morale del personale e il rapporto tra i dipen- disabilità continuano a essere fortemente penalizzate dal
denti e il management, con conseguenti perdite di pro- punto di vista lavorativo rispetto ai soggetti semplicistica-
duttività e di fatturato. L’adozione di proattive politiche mente definiti “normodotati”. La letteratura ha cercato
di DM conferisce il vantaggio competitivo di un’azienda di esplorare le ragioni di tale discrepanza occupazionale,
moderna, evoluta e innovativa, capace di attrarre nuovi utilizzando un’ampia gamma di approcci teorici e pratici,
dipendenti, clienti e investitori, mediante un’immagine incentrati sull’analisi sia dei contesti lavorativi sia delle ca-
pubblica più positiva rispetto a quella dei concorrenti. Il ratteristiche, delle abilità e delle funzioni lavorative delle
DM, oltre a migliorare il benessere della PcD dal punto persone con disabilità (Araten-Bergman, 2016). Come elo-
di vista materiale (riducendo i periodi di disoccupazio- quentemente spiegato da Stone e Colella (1996), l’assun-
ne, vissuti, nel migliore dei casi, con sussidi aventi una zione lavorativa delle persone con disabilità dipende dalle
funzione compensativa soltanto parziale) e dal punto di politiche pubbliche, dal clima organizzativo dell’azienda
vista psicologico (aumentando l’autostima della perso- (in termini di norme, principi, valori) e dall’attitudine del
na, che si percepisce più funzionale, meno compromes- management verso le persone con disabilità. I pregiudizi
sa e meno stigmatizzata), contribuisce al benessere di e gli stereotipi sulla minore produttività delle persone con
tutti i lavoratori, rassicurati da un clima aziendale im- disabilità sono i principali fattori che ne ostacolano l’inclu-
prontato alla cultura dell’inclusione e dell’equità. Infine, sione lavorativa (Lengnick-Hall, Gaunt e Kulkarni, 2008;
l’implementazione del DM diventa l’occasione per risol- Schur, Kruse e Blanck, 2005, 2013).
vere le possibili lacune amministrative derivanti da casi
di disabilità gestiti in passato con interventi disordinati, Una rassegna della letteratura internazionale
in modo inappropriato ed eterogeneo, senza la dovuta più recente in tema di DM
supervisione e con uno scarso monitoraggio contabile. L’implementazione del DM è determinata da una serie
In sintesi, l’adozione di politiche inclusive si qualifica di condizioni interne (fattori e cultura organizzativa) ed
come una strategia win-win, che favorisce sia i datori di esterne (quadro istituzionale e legislativo) all’azienda. Sen-
lavoro, riducendo i loro costi aziendali, sia i dipendenti, za alcuna pretesa di esaustività, di seguito si fornisce una
migliorando il loro benessere personale. panoramica di alcuni recenti studi in tema di DM, mentre

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ORGANIZZAZIONE
Laboro ergo sum. Quando il lavoro abilita l’uomo

si rinvia al lavoro di Kulkarni e Lengnick-Hall (2014) per nell’ambito dell’autismo. Il leader trasformazionale è colui
una più esaustiva rassegna della principale letteratura. che riesce a migliorare i livelli di performance, soddisfa-
Mitra e Kruse (2016) hanno esaminato il trend dell’oc- zione e motivazione dei lavoratori. Secondo Kensbock e
cupazione negli Stati Uniti nel periodo compreso tra il Boehm (2016), tale approccio dovrebbe giovare soprattut-
2007 e il 2013. L’analisi storica ha permesso agli studiosi to ai lavoratori con disabilità, in quanto persone indotte
di delegittimare la fondatezza delle preoccupazioni delle ad avere mediamente un più basso livello di autostima e
aziende, molte delle quali dichiarano di non assumere una un più alto livello di esaurimento emotivo, avendo speri-
PcD per timore della maggiore difficoltà di un suo even- mentato in passato rapporti lavorativi più problematici e
tuale licenziamento. In verità, i dati generali hanno ine- maggiori tassi di turnover.
quivocabilmente rivelato che la probabilità per le persone Kirk-Brown e Van Dijk (2016) si sono occupati dei la-
con disabilità di essere rimosse dal posto di lavoro è qua- voratori affetti da malattie croniche (leucemia, depres-
si doppia rispetto a quella che colpisce le persone senza sione, artrite, ecc.) nel contesto australiano e hanno
disabilità. Le principali ragioni dello scarto statistico non approfondito l’importanza nei luoghi di lavoro della
sono da addebitare alle differenze personali (per esempio, sicurezza psicologica, intesa come sensazione di poter
ai diversi livelli educativi), né alle differenze occupazionali apparire e lavorare senza il timore di conseguenze nega-
o industriali, ma derivano dalle discriminazioni aziendali tive per la propria immagine, per il proprio status o per
e dal mismatch lavorativo dovuto per lo più a un’imperfetta la propria carriera. Come ricordato dai due studiosi, un
informazione. clima organizzativo psicologicamente sicuro migliora le
Un’altra forma di contraddizione emerge anche nello condizioni lavorative di tutti i lavoratori, favorendo un
studio longitudinale condotto su 146 aziende israeliane clima improntato alla fiducia interpersonale, al rispetto
da Araten-Bergman (2016), il quale ha documentato la reciproco e alla inclusione. Lo studio ha, però, anche evi-
scarsa attendibilità dei propositi annunciati dai datori di denziato come la sicurezza psicologica abbia un ruolo di
lavoro, che spesso dichiarano di essere positivamente in- mediazione più determinante per i lavoratori con disabi-
clini e potenzialmente interessati ad assumere le persone lità. Se ne deduce una importante indicazione per i ma-
con disabilità. Lo studioso ha, infatti, dimostrato il man- nager, che, per realizzare politiche inclusive, dovrebbero
cato riscontro fattuale delle iniziali dichiarazioni di inten- dirigere i propri sforzi nella costruzione di un ambiente
to, che spesso non si traducono nella effettiva assunzio- lavorativo psicologicamente sicuro.
ne delle persone con disabilità. Per contro, l’indagine di Kulkarni (2016) ha intervistato 17 Responsabili del Perso-
Araten-Bergman ha individuato due predittori della reale nale di aziende indiane che si sono contraddistinte per le
assunzione delle persone con disabilità: la presenza di for- buone politiche inclusive nei confronti delle persone con
mali procedure e norme organizzative “scritte” sulla loro disabilità. Alcuni responsabili hanno testimoniato il sem-
inclusione; l’esistenza di “strutturali” attività formative ed plice desiderio della PcD di ricevere una parità di tratta-
educative volte a contrastare gli atteggiamenti discrimina- mento, ma non benefici extra. I responsabili intervistati
tori sulla disabilità. hanno, inoltre, convenuto sull’importanza delle seguenti
Gunderson e Lee (2016) hanno esaminato le differenze cinque buone prassi:
salariali della popolazione canadese, utilizzando come
punto di partenza il censimento demografico nazionale
effettuato nel 2006. Dalla loro indagine risulta che la re-
munerazione delle persone con disabilità è di circa il 21%
inferiore rispetto alla remunerazione delle persone senza
disabilità. Inoltre, persino quando la disabilità non in-
fluenza le performance lavorative, le persone con disabi-
lità ricevono una remunerazione inferiore di circa il 10%
rispetto alla remunerazione dei colleghi senza disabilità.
Se ne deduce che la penalizzazione salariale è la conse-
guenza delle politiche discriminatorie dei datori di lavoro.
Kensbock e Boehm (2016), studiando le buone prassi in-
clusive adottate da un call-center israeliano, hanno testato
nel campo della disabilità l’approccio della teoria della
leadership trasformazionale (transformational leadership), una
teoria che Parr, Hunter e Ligon (2013) avevano applicato Henry Ford (1863-1947), imprenditore

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GENNAIO/FEBBRAIO 2017 49
Silvia Angeloni, Elio Borgonovi

• l’adozione di una terminologia adeguata, come in quanto il gruppo lavorativo giocherebbe un ruolo es-
quella di “persone con disabilità” o “persone diver- senziale nel fornire una diretta accettazione sociale e un
samente abili”; supporto psicologico alla PcD. La loro analisi ha anche
• la promozione di periodici programmi di sensibiliz- rivelato che le persone con disabilità sono avverse a cerca-
zazione per la diffusione e la condivisione delle poli- re forme di aiuto in modo proattivo. Le ragioni di questo
tiche inclusive; atteggiamento sono molteplici e spaziano da un senso di
• l’implementazione e l’audit di accomodamenti e so- gratitudine per ciò che i datori di lavoro hanno già fatto
luzioni flessibili per tutti i lavoratori (per esempio, per loro, fino a un senso di colpa nel chiedere ulteriori
anche per le lavoratrici madri); adattamenti, con conseguente tendenza della PcD ad af-
• la divulgazione di storie di successo, riguardanti an- fidarsi più a supporti di tipo esterno che non a supporti
che le persone con disabilità; interni all’organizzazione.
• la costruzione di programmi finalizzati al migliora- Gli stessi studiosi hanno dedicato un successivo lavoro alla
mento delle abilità di tutti i lavoratori, e non di sin- sistematica illustrazione dei principali ostacoli alla inclu-
goli sotto-gruppi. sione lavorativa. In tale più recente ricerca, Kulkarni e
Kulkarni sottolinea, quindi, l’importanza di iniziative fo- Lengnick-Hall (2014) hanno denunciato il pericolo della
calizzate sulle abilità, sul merito, sulla assegnazione a tut- cosiddetta “profezia che si autoavvera”, un fenomeno che
ti i lavoratori di compiti stimolanti e su una appropriata si manifesta quando le aspettative negative sulle attitudini
terminologia, evitando categorizzazioni e discriminazioni. dei reclutatori finiscono per provocare nelle persone con
Liukko e Kuuva (2016) hanno approfondito il DM nel disabilità comportamenti sbagliati che ne compromettono
contesto finlandese, intervistando 24 soggetti, costituiti da l’occupazione e le opportunità di carriera. Tale profezia si
esperti di DM e professionisti di return-to-work (RTW) del intreccia col rischio di barriere “auto-create” dalle stesse
settore pubblico e privato. Dalle interviste è emerso un persone con disabilità, a causa del loro approccio pessimi-
problema ampiamente noto agli studiosi di DM e comune stico sulle proprie chances di ingresso in azienda. Inoltre,
anche al sistema svedese (Nilsing et al., 2013; Wihlman et gli studiosi hanno confermato le difficoltà dei lavoratori
al., 2008), e cioè l’eccessiva frammentazione di responsa- con disabilità nel cercare aiuto, per timore di essere stig-
bilità e la scarsa comunicazione tra i diversi soggetti che matizzati, o di apparire come soggetti bisognosi o dipen-
dovrebbero gestire la disabilità (datori di lavoro, case mana- denti dagli altri.
ger, servizi di medicina del lavoro, assicurazioni, assistenti Da ultimo, merita attenzione un recente filone di ricerca
sociali, professionisti della riabilitazione, uffici pubblici intento a valorizzare l’efficace ruolo delle vignette nella
dell’impiego, servizi sanitari). Tra le principali criticità, i condivisione e nella diffusione dei principali messaggi sul-
responsabili intervistati hanno annoverato anche il mo- la disabilità lavorativa (Kristman et al., 2016). Labrecque
desto numero di case manager, che nelle aziende finlandesi et al. (2016), dopo avere dimostrato l’utilità delle vignette
sono, peraltro, figure diversamente denominate2, sebbene nella prevenzione della disabilità lavorativa, ne racco-
sia chiaro il loro ruolo: garantire il coordinamento orga- mandano l’utilizzo ai fini formativi, in quanto efficaci stru-
nizzativo del network multiprofessionale a supporto del menti con cui comunicare a tutti gli stakeholder concetti
lavoratore con disabilità, facilitando il confronto interdi- alquanto complessi in modo semplice e umoristico.
sciplinare. I soggetti contattati da Liukko e Kuuva hanno,
quindi, segnalato la necessità di una più capillare diffu- Il collocamento mirato
sione di queste figure di raccordo interprofessionale, con- Secondo l’ultima rilevazione dell’Istat (2015) sulle Limita-
siderando tale soluzione più efficace e realistica rispetto zioni nello svolgimento dell’attività lavorativa delle persone con pro-
all’accentramento delle attività di DM in capo a un ente blemi di salute, nel 2013 gli italiani (di età pari o superiore a
nazionale, che dovrebbe poi erogare i vari servizi alle sin- 15 anni) con limitazioni funzionali, invalidità o cronicità
gole aziende. gravi erano 13 milioni, cioè il 25,5% della popolazione
Kulkami e Lengnick-Hall (2011) hanno indagato i pro- totale di pari età. Nell’ambito delle persone tra 15 e 64
cessi di socializzazione delle persone con disabilità. Dai anni con limitazioni funzionali, invalidità o cronicità gra-
loro risultati emerge che l’integrazione organizzativa vi, la quota di occupati era pari al 44%, contro il 55,1%
sia influenzata più dai colleghi che non dai supervisori, registrato per l’intera popolazione della stessa fascia di età.

2
Le medesime funzioni del case manager sono spesso assolte da figure che, nelle varie organizzazioni, assumono denominazioni diverse, come quelle di disability
manager o di professionista del return-to-work o di consulente delle abilità lavorative.

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Nel panorama italiano il diritto al lavoro delle persone


con disabilità è tutelato dalla Legge 12 marzo 1999, n.
68, intitolata “Norme per il diritto al lavoro dei disabili”. Tale
normativa si ispira alla formula del collocamento mirato,
“che altro non è se non il tentativo di favorire l’incontro
tra la domanda e l’offerta di lavoro, salvaguardando il
criterio dell’utilità della prestazione lavorativa” (Angelo-
ni, 2010, p. 54). L’utilizzo sul piano dottrinale della più
felice espressione del collocamento mirato – in luogo del
collocamento obbligatorio – chiarisce l’approccio adotta-
to dal legislatore italiano, che non intende garantire un
sistema a vocazione puramente assistenziale, ma si preoc-
cupa di costruire un modello di piena inclusione sociale,
dove il ruolo delle aziende sia attivo e l’inserimento della
PcD sia produttivo, essendo le esigenze di economicità
di chi gestisce un’organizzazione altrettanto legittime e
degne di tutela quanto il diritto della PcD a lavorare.
Tuttavia, nella consapevolezza dell’oggettiva maggiore
difficoltà delle persone con disabilità nel trovare un im-
piego, il legislatore italiano non ha potuto rinunciare a
meccanismi vincolistici e autoritativi, che sanciscono la
presenza di un personale con disabilità nelle aziende che
occupano più di 14 dipendenti, con obblighi di assunzio-
ne proporzionali alla dimensione dell’organico aziendale. Albert Einstein (1879-1955), fisico
In generale, i datori di lavoro che occupano da 15 a 35
dipendenti hanno l’obbligo di assumere una PcD; i datori
di lavoro che occupano da 36 a 50 dipendenti devono alle condizioni di lavoro dei lavoratori con disabilità, in
assumere due persone con disabilità; i datori di lavoro raccordo con l’Inail per le persone con disabilità da lavo-
con oltre 50 dipendenti sono obbligati a riservare il 7% ro”. Purtroppo, mancano ancora i decreti attuativi, che
dell’organico a favore delle persone con disabilità, non- dovevano essere emanati entro 180 giorni dal 24 settem-
ché l’1% ad altre categorie protette. bre 2015 (data di entrata in vigore del provvedimento).
La normativa del collocamento mirato, i cui punti di forza Nella nuova L. n. 68/1999 c’è solo un cenno alla figura
e di debolezza sono stati analizzati da Ferrucci (2014) e del “Responsabile dell’inserimento lavorativo nei luoghi
spiegati da Bruzzone (2015), è qui richiamata per coeren- di lavoro”, laddove si sancisce che al suo finanziamento
za col disegno della presente ricerca, guidata dall’obiettivo sono destinati i contributi erogati dal Fondo regionale per
di evidenziare solo le dinamiche più recenti. Si dà infatti il l’occupazione dei disabili.
caso che, per effetto del Decreto legislativo 14 settembre Tra le altre modifiche introdotte dal D.lgs. n. 151/2015,
2015, n. 151 (uno dei decreti attuativi del Jobs Act), lo si segnalano: l’obbligo di assumere una PcD per i datori
storico impianto della L. n. 68/1999 abbia subìto alcune di lavoro che hanno un numero di dipendenti compreso
importanti modifiche, molte delle quali hanno efficacia tra 15 e 35, nonché per altre organizzazioni (partiti po-
dal 1° gennaio 2017 (Speziale e De Robertis, 2016). litici, organizzazioni non lucrative, ecc.), “a prescindere”
Oltre a modificare direttamente la L. n. 68/1999, il dalla realizzazione di “nuove assunzioni”; l’incremento
D.lgs. n. 151/2015, che ha tra l’altro soppresso l’albo na- della percentuale e della durata degli incentivi per i datori
zionale dei centralinisti telefonici privi della vista (art. 12), di lavoro che assumono persone con importanti riduzioni
rinvia alla successiva emanazione di uno o più decreti del della capacità lavorativa; la “generale applicazione” del
Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali per discipli- meccanismo della “richiesta nominativa”, che conferisce
nare importanti principi (art. 1), tra cui quello finalizzato al datore di lavoro il diritto di scegliere la PcD da assume-
a promuovere l’istituzione di un “Responsabile dell’in- re, con conseguente “eliminazione” del meccanismo del-
serimento lavorativo nei luoghi di lavoro”, “con compiti la “richiesta numerica”, basata sull’ordine di graduatoria.
di predisposizione di progetti personalizzati per le per- Dettagliate informazioni sulle principali novità apporta-
sone con disabilità e di risoluzione dei problemi legati te alla L. n. 68/1999 sono riportate nella Tabella, che

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Articolo modificato e Normativa attuale Normativa previgente


tipologia di modifica
Art. 1 (Collocamento dei disabili)
Inserimento di alcune parole Applicazione della L. n. 68/1999 anche ai percettori di La fattispecie non era prevista.
nel c. 1, lett. a). assegno ordinario di invalidità, di cui all’art. 1, c. 1, della L.
n. 222/1984.
Art. 3 (Assunzioni obbligatorie. Quote di riserva)
Abrogazione del c. 2. Obbligo di assunzione di una PcD da parte di datori di lavoro L’obbligo si applicava solo in caso di nuove
pubblici e privati, se occupano da 15 a 35 dipendenti. assunzioni.
Soppressione delle ultime Obbligo di assunzione per i partiti politici, le organizzazioni L’obbligo si applicava solo in caso di nuova
parole del c. 3. sindacali e le organizzazioni non lucrative operanti nel assunzione.
campo della solidarietà sociale, dell’assistenza e della
riabilitazione, fermo restando che la quota di riserva si
computa esclusivamente con riferimento al personale
tecnico-esecutivo e svolgente funzioni amministrative.
Art. 4 (Criteri di computo della quota di riserva)
Inserimento del c. 3-bis. Computo nella quota di riserva dei lavoratori, già disabili La fattispecie non era prevista.
prima della costituzione del rapporto di lavoro, anche se
non assunti tramite il collocamento obbligatorio, nel caso
in cui abbiano una riduzione della capacità lavorativa pari
o superiore al 60%, o minorazioni ascritte dalla I alla VI
categoria di cui alle tabelle annesse al testo unico delle
norme in materia di pensioni di guerra, o, nel caso di
disabilità intellettiva e psichica, una riduzione della capacità
lavorativa superiore al 45%.
Art. 5 (Esclusioni, esoneri parziali e contributi esonerativi)
Inserimento del c. 3-bis. Possibilità di autocertificare l’esonero totale dall’obbligo di L’autocertificazione non era prevista e l’esonero
assunzione, versando i dovuti contributi esonerativi, per i non era totale, ma parziale.
datori di lavoro privati e per gli enti pubblici economici che
occupano lavoratori dipendenti impegnati in lavorazioni a
rischio elevato.
Sostituzione del c. 8-ter. Possibilità per i datori di lavoro pubblici di assumere in La compensazione a livello regionale per i datori
una unità produttiva un numero di lavoratori con disabilità di lavoro pubblici era ammessa solo previa
superiore a quello prescritto, portando le eccedenze a autorizzazione, su loro motivata richiesta.
compenso del minor numero di lavoratori con disabilità
assunti in altre unità produttive della medesima regione.
Art. 7 (Modalità delle assunzioni obbligatorie)
Sostituzione del c. 1. Adempimento da parte dei datori di lavoro privati e degli Il meccanismo della richiesta nominativa poteva
Inserimento del c. 1-bis. enti pubblici economici degli obblighi di assunzione di essere applicato:
cui alla L. n. 68/1999 mediante richiesta nominativa di ➢ integralmente per i datori di lavoro aventi
avviamento agli uffici competenti. un numero di dipendenti compreso tra
Nel caso di mancata assunzione secondo il meccanismo 15 e 35, nonché per i partiti politici, le
della richiesta nominativa, gli uffici competenti avviano i organizzazioni sindacali e sociali e gli enti da
lavoratori secondo l’ordine di graduatoria per la qualifica essi promossi;
richiesta. ➢ per il 50% delle assunzioni obbligatorie per i
datori di lavoro con un numero di dipendenti
compreso tra 36 e 50;
➢ per il 60% delle assunzioni obbligatorie per i
datori di lavoro con un numero di dipendenti
superiore a 50.
Al di fuori di tali fattispecie, si applicava, invece,
il meccanismo della richiesta numerica, secondo
l’ordine di graduatoria.

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Art. 8 (Elenchi e graduatorie)


Sostituzione del primo periodo Possibilità per la PcD di iscriversi non necessariamente La PcD doveva iscriversi nell’elenco tenuto dai
del c. 1. nell’apposito elenco tenuto dai servizi per il collocamento servizi per il collocamento mirato nel cui ambito
mirato nel cui ambito territoriale si trova la residenza territoriale aveva la propria residenza.
dell’interessato, ma nell’elenco di altro servizio nel territorio
dello Stato, previa cancellazione dell’interessato dall’elenco
in cui era precedentemente iscritto.
Art. 9 (Richieste di avviamento)
Inserimento del c. 6-bis. Istituzione di una Banca dati del collocamento mirato, La fattispecie non era prevista.
deputata a raccogliere le informazioni concernenti i datori
di lavoro pubblici e privati obbligati e i lavoratori interessati.
Art. 13 (Incentivi alle assunzioni)
Sostituzione del c. 1. Concessione ai datori di lavoro, per un periodo di 36 mesi, I contributi erano pari al 60%, nella fattispecie
di: a), e al 25% nella fattispecie b).
a) un incentivo nella misura del 70% della retribuzione Non era prevista alcuna durata per l’incentivo,
lorda mensile, se l’assunzione a tempo indeterminato anche se, secondo la dottrina, si doveva dedurre
riguarda una persona con una riduzione della capacità che l’agevolazione fosse limitata al solo primo
lavorativa superiore al 79%, o con le minorazioni ascritte anno del rapporto di lavoro.
dalla I alla III categoria delle tabelle annesse al testo unico
delle norme in materia di pensioni di guerra;
b) un incentivo nella misura 35% della retribuzione lorda
mensile, se l’assunzione a tempo indeterminato riguarda
una persona con una riduzione della capacità lavorativa
compresa tra il 67% e il 79%, o con le minorazioni ascritte
dalla IV alla VI categoria di cui alle tabelle annesse al testo
unico delle norme in materia di pensioni di guerra.
Inserimento del c. 1-bis. Concessione ai datori di lavoro di un incentivo nella Nella normativa previgente l’incentivo era del
misura del 70% della retribuzione lorda mensile nel caso 60% e veniva concesso indipendentemente
di assunzione di un lavoratore con disabilità intellettiva dalle percentuali di invalidità.
e psichica che comporti una riduzione della capacità Non era prevista alcuna durata per l’incentivo,
lavorativa superiore al 45%. anche se, secondo la dottrina, si doveva dedurre
L’incentivo è concesso: che l’agevolazione fosse limitata al solo primo
➢ per un periodo di 60 mesi, nel caso di assunzione a anno del rapporto di lavoro.
tempo indeterminato;
➢ per l’intera durata del contratto, nel caso di
assunzione a tempo determinato, purché l’assunzione
riguardi un periodo non inferiore a 12 mesi.
Inserimento del c. 1-ter, con Corresponsione al datore di lavoro dell’incentivo di cui ai I procedimenti per la concessione dei contributi
con-seguente abrogazione del commi 1 e 1-bis da parte dell’Inps mediante conguaglio erano disciplinati dalle singole Regioni e dalla
c. 8 e del c. 9. nelle denunce contributive mensili. Province Autonome.
La corresponsione dell’incentivo avveniva, in
genere, al decorso del primo anno di lavoro
della PcD.
Art. 14 (Fondo regionale per l’occupazione dei disabili)
Sostituzione del c. 4, lett. b). Erogazione di contributi da parte del Fondo regionale per La precedente disposizione era diversamente
l’occupazione dei disabili per il rimborso forfetario parziale formulata e non comprendeva il riferimento al
delle spese necessarie all’adozione di accomodamenti Responsabile dell’inserimento lavorativo nei
ragionevoli in favore dei lavoratori con riduzione luoghi di lavoro.
della capacità lavorativa superiore al 50%, incluso
l’apprestamento di tecnologie di telelavoro o la rimozione
delle barriere architettoniche che limitano in qualsiasi modo
l’integrazione lavorativa della PcD, nonché per istituire il
Responsabile dell’inserimento lavorativo nei luoghi di lavoro.
Principali novità apportate alla L. n. 68/1999 e raffronto con la normativa previgente

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indica nella prima colonna 1’articolo modificato e la ti- tere trasversale e multidisciplinare della disabilità. Se il
pologia di modifica, nella seconda colonna le novità della disability manager, usando il lessico dell’ICF, deve essere
normativa attuale e nella terza colonna la comparazione un “facilitatore” a tutto campo, è molto plausibile rite-
con la normativa previgente. nere che un team di esperti, piuttosto che una singola
L’insieme delle novità sopra menzionate testimonia la persona, possa meglio coniugare tutte quelle diverse
volontà del Legislatore di procedere nella direzione di conoscenze, competenze, prospettive, e professionalità
una più ampia inclusione lavorativa delle persone con che facilitano la buona inclusione e la produttività del
disabilità. In tal senso, vanno positivamente interpretate lavoratore con disabilità.
le nuove disposizioni che irrobustiscono le agevolazioni e
richiedono un immediato coinvolgimento di alcune pic- Conclusioni
cole aziende, i cui obblighi non sono più subordinati alle Nonostante i progressi in campo legislativo, le persone
eventuali nuove assunzioni dei c.d. “normodotati”. Non si con disabilità continuano a sperimentare tassi di disoccu-
nega, tuttavia, che altre novità abbiano suscitato reazio- pazione maggiori rispetto a quelli che riguardano il resto
ni di dissenso. In particolare, molte perplessità sono state della popolazione (Baldwin e Johnson, 2000; Burkhauser
sollevate in merito alla “generalizzazione” del sistema del- e Stapleton, 2003; Yelin e Trupin, 2003).
la “richiesta nominativa” nelle procedure di assunzione Le eccezioni a tale trend negativo sono piuttosto rare. Per
delle persone con disabilità, con correlata “abolizione” esempio, solo di recente, alcune grandi aziende operanti
del criterio della “richiesta numerica”, basata sull’ordine soprattutto nell’hi-tech (tra cui la Microsoft o il colosso te-
di graduatoria. La principale preoccupazione è che tale desco Sap), ma anche in altri settori (Eni, L’Oréal Italia),
modifica possa assecondare meccanismi discriminatori da hanno scoperto le straordinarie capacità delle persone af-
parte dei datori di lavoro che, avendo sempre la facoltà di fette dalla sindrome di Asperger, innescando vere e pro-
scegliere la persona da assumere, finirebbero per privile- prie campagne di reclutamento mirato (Chiale, 2016). La
giare i candidati con disabilità meno gravi. sindrome di Asperger è un disturbo che dal 2013 rientra
Va, invece, accolta con favore l’istituzione del “Respon- nello spettro autistico; le persone che ne sono affette de-
sabile dell’inserimento lavorativo nei luoghi di lavoro”, notano carenze relazionali e comunicative, ma possiedo-
una figura di cui è stato auspicato il carattere collegia- no eccezionali qualità in termini di capacità di concen-
le, in linea con il modello dell’“osservatorio aziendale” trazione, memoria fotografica e rapidità di calcolo, tant’è
proposto come progetto sperimentale nell’ambito del II che si parla di “autismo ad alto funzionamento”.
Programma di Azione Biennale per la promozione dei diritti e l’in- Queste doti spiegano l’attuale interesse delle aziende
tegrazione delle persone con disabilità. Secondo tale progetto per l’assunzione di tali persone, così come in passato e
sperimentale, le aziende di grandi dimensioni dovreb- in tempi più recenti quelle stesse doti hanno determina-
bero dotarsi non tanto di un singolo disability manager, to il successo di individui che, nonostante o, forse, grazie
ma di un “osservatorio aziendale”, e cioè di una unità alla sindrome di Asperger, sono diventati grandi artisti,
tecnica collegiale, dotata di un carattere di terzietà e scienziati o imprenditori. Tra le numerose persone che,
investita del ruolo di garante della corretta e reale in- con diagnosi anche solo informali o postume, sono sta-
clusione aziendale dei lavoratori con disabilità. “Tale te associate alla sindrome di Asperger (Brewer e Young,
struttura, composta dal disability manager, da rappresen- 2015; Wallace, 2014), se ne ricordano in ordine cronolo-
tanti dell’azienda e dei sindacati, dal rappresentante del gico soltanto alcune: Leonardo da Vinci, Michelangelo,
servizio di prevenzione e protezione (RSPP), dal medico Newton, Mozart, Beethoven, Van Gogh, Henry Ford,
competente, nonché da eventuali esperti interni indicati
dall’azienda (psicologo, sociologo, ecc.) e da eventuali
consulenti esterni (anche indicati dalle associazioni del-
le persone con disabilità in base alle disabilità prese in
considerazione), avrà il compito di monitorare costan-
temente il percorso formativo e di integrazione dei sin-
goli lavoratori con disabilità per identificare le cause che
ne impediscano eventualmente la piena valorizzazione
professionale e la produttività, indicando gli accomoda-
menti ragionevoli e gli altri interventi mirati al supera-
mento delle stesse” (Scacciavillani, 2016, p. 5).
La natura collegiale è sicuramente in linea con il carat- Andy Warhol (1928-1987), artista

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Einstein, Alfred Hitchcock, Andy Warhol, Elvis Presley,


Steve Jobs. Ma la memoria di quelle persone è legata
alle loro qualità, così come oggi gli individui affetti dal-
la sindrome di Asperger sono ricercati dalle aziende per
le potenzialità che hanno, a prescindere dalle limitazioni
che quei lavoratori portano con sé in azienda e che sono,
peraltro, del tutto note a chi li assume.
Ciò è perfettamente in linea con le prassi e gli interessi del-
le aziende che, nelle consuete procedure di reclutamento,
sono solite chiedere al potenziale lavoratore “cosa sappia
fare”, e non “cosa non sappia fare”. Lo stesso curriculum
vitae, che spesso è il supporto o il veicolo per meritare un
colloquio di lavoro o, addirittura, per ottenere un impie-
go, è un elenco di titoli, di competenze e di abilità che si
possiedono, ma non una lista di inabilità.
Steve Jobs (1955-2011), fondatore di Apple
Questo è un aspetto cruciale che merita un’attenta rifles-
sione, perché “ogni” essere umano è anche una biografia
in fieri di difetti, di malattie, di carenze, di vulnerabilità, di imprenditoriale nei confronti della disabilità, così come
limiti, con l’unica differenza che molte persone – ovvero stenta ad affermarsi una maggiore condivisione accade-
quelle “apparentemente normodotate” – possono solo più mica degli studi sull’inclusione sociale, con implementa-
facilmente occultare e sistematicamente omettere i propri zioni di tipo trasversale anche nella didattica (Angeloni,
limiti quando il loro interlocutore è il potenziale o attuale 2011; Mattana, 2016). La situazione italiana non rap-
datore di lavoro. Ma i limiti esistono in ogni persona, e presenta un caso isolato nel panorama mondiale, poiché
poco importa se la loro origine sia di natura genetica, ac- l’excursus sui recenti contributi internazionali ha per-
cidentale, anagrafica o culturale. Poco importa, inoltre, se messo di constatare come anche in altri Paesi persistano
quei limiti abbiano una natura solo temporanea, perché limiti culturali che degenerano in discriminazioni (anche)
nulla esclude che altri e nuovi limiti – di natura tempora- lavorative nei confronti della PcD, sebbene la letteratura
nea o permanente, più o meno grave – possano di fatto abbia ampiamente documentato le best practice, i van-
prolungare una situazione di non piena funzionalità. taggi e l’ampio raggio di azione del DM.
Si rammenta tutto ciò non solo per sottolineare il carat- L’inclusione non può prescindere dalla socializzazione
tere “universale” della fragilità umana, ma soprattutto organizzativa, intesa come percorso che conduce il lavo-
per non sottovalutare la resilienza, la flessibilità, la cre- ratore con disabilità a sentirsi parte importante dell’or-
atività e l’intelligenza dell’uomo, capace di sopportare, ganizzazione. Lo stesso accomodamento ragionevole
di compensare e di nascondere – agli altri e, a volte, andrebbe rivalutato nella sua valenza sociale, frutto di
anche a sé stesso – i propri limiti, probabilmente per un un percorso di negoziazione e di confronto che dovrebbe
naturale meccanismo di difesa o anche per un sociale riguardare non solo l’adeguamento dell’ambiente fisico e
istinto di sopravvivenza. Ogni individuo, al pari di ogni della postazione/prestazione lavorativa, ma anche la ge-
persona con disabilità, tende a sviluppare e potenzia- stione delle relazioni con i colleghi delle persone con di-
re quelle capacità che gli consentono di annullare o di sabilità (Zappella, 2015). Riscoprendo il valore del lavoro
attenuare i deficit funzionali o comportamentali deri- nel suo significato più alto di “relazione sociale”, è possi-
vanti da qualche situazione di carenza. Questa capacità bile cogliere i profondi vantaggi derivanti dall’inclusione
di adattamento, che come ben sanno le aziende è una lavorativa delle persone con disabilità (Ferrucci, 2014).
“dote”, è nelle persone con disabilità soltanto più visibile Molto probabilmente, l’esigenza di una normativa ad hoc
e sviluppata. Ciò rende, allora, ancora più paradossale o addirittura di uno specifico responsabile di DM verreb-
l’emarginazione di persone cui, si ribadisce, un’azienda be meno, se solo si investisse in una cultura aziendale che
dovrebbe semplicemente chiedere: “Cosa sai fare? Cosa inverta l’ordine delle priorità con cui organizzare il lavo-
puoi fare? Cosa vuoi fare?”. ro: non più “trovare la persona giusta per il posto giusto”,
In Italia, sebbene non manchino casi virtuosi di azien- ma “trovare il posto, la funzione, le nozioni, i compiti
de che si rendono inclusive e accessibili per i lavoratori giusti, ossia aderenti, per ogni persona, quindi anche per
e i clienti con disabilità (Angeloni, 2013a), risulta ancora i diversamente abili” (Borgonovi, 2009, p. 192).
molto prudente e diffidente l’atteggiamento del mondo Alla luce di quanto sopra, dovrebbe risultare più chiaro

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GENNAIO/FEBBRAIO 2017 55
Silvia Angeloni, Elio Borgonovi

il significato di due doverose considerazioni. La prima BLS (2016), Economic News Release, Persons with a Disability: Labor Force
riguarda il titolo dell’articolo: laboro ergo sum. Il titolo è vo- Characteristics, http://www.bls.gov/news.release/disabl.nr0.htm.
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lutamente e provocatoriamente generico, sia perché, sul
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con disabilità non ha nulla di speciale rispetto al lavoro Borgonovi E. (2009), “Diversamente abili” in una economia concepita
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individuo – a cominciare dal Responsabile del Personale Risorsa Umana “Diversamente Abile” nell’Economia dell’Azienda, Giap-
pichelli, Torino, 183-192.
di qualsiasi azienda – che non debba interessarsi di que-
Brewer N., Young R. L. (2015), Crime and Autism Spectrum Disorder:
stioni che riguardano tutti. La seconda considerazione, Myths and Mechanisms, Jessica Kingsley Publishers, London.
strettamente collegata alla precedente, è che speciali sono Bruzzone S. (2015), Salute Disabilità Lavoro, Blue Monkey Studio,
semmai gli accomodamenti ragionevoli, molti dei quali, Genova.
però, sono oggi economicamente accessibili e facilmente Burkhauser R. V., Stapleton D. (2003), Introduction, in D. C. Sta-
individuabili consultando il sito, in continua evoluzione, pleton, R. V. Burkhauser (a cura di), The Decline in Employment
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del Job Accommodation Network (JAN)3. Il JAN rappresenta
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la più ricca banca dati mondiale che, in base al problema Chiale S. (2016), Gli autistici in azienda, Il Corriere della Sera, 26
di salute, fornisce indicazioni di comprovato valore scien- luglio, 20.
tifico sulle più appropriate soluzioni di accomodamento Cox T. H., Blake S. (1991), Managing cultural diversity: implications for
ragionevole. Emerge, quindi, spontanea una riflessione organizational competitiveness, Academy of Management Executive,
5 (3), 45-56.
conclusiva, che è poi una constatazione di fondo: se ci
Ekberg K., Pransky G. S., Besen E., Fassier J. B., Feuerstein M.,
sono tante persone con disabilità che non lavorano è Munir F., Blanck P. (2016), New business structures creating organiza-
perché ci sono altrettante aziende che non conoscono i tional opportunities and challenges for work disability prevention, Journal
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sultato al seguente link: https://askjan.org/links/atoz.htm.

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&SVILUPPO
ORGANIZZAZIONE
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