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Informazioni in tale senso arrivano, proprio da fonti antiche, grazie al paragone dell’arte musicale

con quella oratoria. È proprio dall’oratore che il musicista deve prendere esempio (N. Vicentino,
L’antica musica ridotta alla moderna pratica, 1555). Siamo infatti sulla scia di quelle tendenze
umanistiche che mirano a rinnovare il discorso musicale dalle rigidezze della polifonia gotica,
rifacendosi alla tradizione classica del musico che, con il canto e lo strumento, tocca l’animo di chi
lo ascolta.

Dal punto di vista pratico ciò significa che l’interprete deve ripercorrere il processo creativo del
compositore, per riconoscere il clima espressivo del testo e la sua trasformazione in suoni:

la scelta del modo determina la scala su cui impostare il brano, coi suoi intervalli caratteristici che
ne determinano l’affetto; il delineare le linee melodiche secondo dati intervalli può essere
associato a diversi stati d’animo. La divisione del brano in più sezioni, corrispondenti a frasi del
testo, segnate da cadenze, può corrispondere ad affetti contrastanti. 1

Spostando l’attenzione sul liuto, è interessante un passaggio di V. Galilei in Fronimo Dialogo (1584):

[i migliori organisti] non hanno possuto, non possano, ne potranno mai, esprimere gli affetti delle
Armonie come la durezza, mollezza, asprezza, & dolcezza; & conseguentemente i gridi, i lamenti,
gli stridi, i pianti, & ultimamente la quiete e ‘l furore, con tanta gratia, & maraviglia, come gli
Eccellenti Sonatori nel Liuto fanno…2

È proprio il liuto quindi uno strumento che si addice ad una interpretazione come quella sopra
proposta. E nel nostro caso è con tale sensibilità che dobbiamo apprestarci ad eseguire come interpreti
un brano scritto per liuto, nel momento in cui ci apprestiamo a farlo con uno strumento moderno come
la chitarra.

In particolare, tra i vari fattori che contribuiscono ad una esecuzione storicamente informata, quello
che questo elaborato si propone di indagare è quello relativo alla pratica dell’ornamentazione.

1
Damiani Andrea, Metodo per Liuto Rinascimentale, cap. 18.
2
Citato in Damiani Andrea, Metodo per Liuto Rinascimentale, cap. 18
2

La pratica dell’ornamentazione. Introduzione teorica

Possiamo definire l’ornamentazione come quella pratica che consiste nella sostituzione di note di un
dato valore con altre di valore più piccolo.

Sviluppatasi inizialmente in Italia, si diffonderà poi in Germania e Francia. Nel Seicento la tendenza
è per “scelte stilistiche eterogenee, nel Settecento si definiscono con chiarezza le scuole nazionali: la
scuola italiana di tradizione cacciniana si esprime prevalentemente nell’uso della “grande
ornamentazione”; la scuola francese si specializza nella pratica della “piccola ornamentazione”; la
scuola nazionale tedesca […]”3 si afferma acquisendo elementi peculiari sia dell’ornamentazione
italiana che di quella francese.

Dopo aver indagato alcuni problemi riguardanti la pratica in esame, l’analisi si focalizzerà sulle scuole
nazionali dei musicisti in esame: scuola italiana (Giovanni Zamboni) e scuola tedesca (Sylvius
Leopold Weiss).

3
Bonaccorsi Nunziata, L’ornamentazione, pg. X.

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