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La rivoluzione cinese

Agli inizi del nuovo secolo subiva la pressione imperialista delle potenze
straniere, contro la quale era nato il movimento xenofobo dei «Boxers».
Le potenze straniere intervennero con la forza per sedare la ribellione La Cina era sede di una
dei giovani combattenti cinesi, umiliando ulteriormente il paese. In questo monarchia plurimillenaria,
delicatissimo periodo di passaggio nasce un fortissimo partito nazionalista, situata al di fuori dei
chiamato «Kuomintang». Il 1º Gennaio del 1912 venne proclamata la cambiamenti del mondo
Repubblica, guidata prima da Sun Zhonshan, poi da Yuan Shi-K’ai. Nel contemporaneo
maggio del ’19, a Pechino, una manifestazione popolare costituì l’atto di
nascita del primo nucleo del partito comunista cinese, per il momento
inserito nel partito nazionalista il Kuomintang.
Nel 1921, nasce ufficialmente il partito comunista cinese e Sun Zhonshan viene rieletto presidente. Alla
morte di Sun, nel 1925, Chiang Kai-shek (principale capo militare dell’esercito nazionalista) inizia la liberazione
del paese, riuscendo a conquistare il nord tenuto sotto scacco dalle potenze straniere. Nel 1927, l’esercito
repubblicano conquista Shangai e prosegue la sua marcia per la liberazione del nord della Cina, riuscendo ad
unificare il paese ma Chiang Kai-shek rompe, clamorosamente, l’alleanza tra il Kuomintang e il partito
comunista, ordinando il massacro degli operai a Shangai, dove il partito comunista si era fortemente radicato.
Nel 1927 si concludeva la prima parte della rivoluzione cinese e il partito nazionalista del Kuomintang saliva al
potere rompendo col partito comunista. Fu solo con un nuovo protagonista Mao Zedong che il comunismo
cinese si riorganizzò fondando la propria visione su tre punti:
⁃ Il comunismo doveva essere fatto dai contadini e non dal proletariato urbano.
⁃ Fondarsi sull’autogoverno popolare e sulla ripartizione delle risorse.
⁃ Unire il popolo e non dividerlo.
All’inizio degli anni ’30, si combatté in Cina una lotta ferocissima tra i nazionalisti del Kuomintang e i comunisti
guidati da Mao. I nazionalisti di Chiang Kai-shek attaccarono per anni i comunisti di Mao, che seppero
resistere all’assedio fino al 1934, anno in cui furono scacciati. In quell’anno iniziò la «Lunga marcia» dei
comunisti cinesi, che attraversarono tutto il paese per diecimila chilometri al fine di insediarsi nel povero nord
della Cina, ai confini con la Manciuria, zona ambita anche dai nipponici. Nel 1938, infatti il Giappone dichiara
guerra alla Cina, lanciandosi alla conquista della Manciuria. Dopo la lunga marcia, la Cina era spaccata in due
zone: il sud, in mano ai nazionalisti del Kuomintang, e il nord, ai comunisti. Pur incarnando ideologie differenti, il
Kuomintang e il Partito comunista si avvicinarono per fare lega e difendersi dall’attacco giapponese. Dopo la
sconfitta del Giappone alla fine del secondo conflitto mondiale, Mao poté finalmente portare a termine la
rivoluzione cinese. Batté i nazionalisti (costringendoli a capitolare sull’isola di Taiwan) e proclamò la nascita
della Repubblica Popolare nell’ottobre del 1949. Mao morirà nel 1976 ma ancora oggi è vivo il contrasto tra i
nazionalisti e i comunisti.

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