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Sergio Gigante

PROVERBI SUL TEMPO,


SULLE STAGIONI
E SULLE RICORRENZE
DEI SANTI NEL CALENDARIO
nelle lingue e nei dialetti dell’Italia del Nord o Lombàrdia

trascritti con la nuova ortografia ‘alpadínica’


Sergj Gigant

PROVERBI SUL TEMPO,


SULLE STAGIONI
E SULLE RICORRENZE
DEI SANTI NEL CALENDARIO
nelle lingue e nei dialetti dell’Italia del Nord o Lombàrdia

trascritti con la nuova ortografia

‘alpadínica’
un’ortografia innovativa unitaria
per tutte le lingue e i dialetti dell’Italia del Nord o Lombàrdia

Sergj Gigant
sito: http://www.alpadin.altervista.org
mail: alpadin.italiadelnord@gmail.com

Stampato in proprio I edizione – 26 giugno 2012


Stampato in proprio II edizione – 26 luglio 2012
L’immagine sul frontespizio della copertina raffigura gli areali linguistici dell’Italia del
Pubblicata in internet III edizione – 20 luglio 2019
Nord o Lombàrdia.
rivista, corretta e arricchita
A tutte le genti alpine, padane e nord appenniniche
di ieri, di oggi e di domani.
INDICE

PREFAZIONE alla I edizione......…………………………..…........... 7


PREFAZIONE alla III edizione......……………….………..…........... 8

INTRODUZIONE - La grafia alpadínica…………………..……… 11


Definizione.………………………………………………………….…. 11
Quadro fonetico….………………………………………………………13

PROVERBI SUL TEMPO ATMOSFERICO………………………21


Proverbi di previsione meteorologica con fenomeni atmosferici…........ 21
Proverbi di previsione meteorologica con persone, animali o cose,
veritieri o scherzosi.................................................................................. 28
Proverbi di previsione meteorologica con aspetti geo-atmosferici.......... 34
Proverbi meteorologici legati all’agricoltura o al mare…...................... 42
Proverbi meteorologici di significato scontato, ironico, scherzoso,
superstizioso, saggio o anche metaforico................................................. 43

PROVERBI SULLE STAGIONI, SUI MESI


E SULLE RICORRENZE DEI SANTI NEL CALENDARIO….…45
L’anno in generale e le stagioni…………….…………………………...45
Gennaio………………………………………………………………….53
Febbraio………………………………………………….……………... 73
Marzo………………………………………………….………………... 91
Aprile……………………………………………….……………..….. 106
Maggio……………………………………………………………,,…. 127
Giugno…………………………………………………………..…….. 146
Luglio……………………………………….……………………..….. 159
Agosto……………………………………………………………..….. 169
Settembre………………………………………………………...……. 184
Ottobre………………………………………………………...………. 186
Novembre………………………………………………………..……. 206
Dicembre…………………………………….…………………..……. 220

BIBLIOGRAFIA…………………………………..……………….. 235
PREFAZIONE PREFAZIONE
alla I edizione alla III edizione

Nel presentare questa raccolta di proverbi dell’Italia del Nord in lingua o In questa seconda prefazione vorrei specificare alcuni concetti riguardanti i
dialetto legati al tempo atmosferico, alle stagioni dell’anno e alle ricorrenze dei proverbi e la grafia alpadinica che non ebbi fatto nelle due edizioni precedenti.
santi del calendario, colgo il duplice obiettivo di racchiudere in un unico testo Innanzitutto faccio notare che ho provveduto a disporre i proverbi in ordine
questo genere di proverbi, nonché quello di delineare le caratteristiche salienti cronologico in maniera tale che il libro lo si possa consultare quasi come un
dell’innovativa grafia ‘alpadínica’ di mia personale concezione. calendario. Per questo motivo diversi proverbi sono stati ripetuti se si riferivano a
Innanzi tutto questo insieme di proverbi, pur non essendo numeroso più mesi, o a più ricorrenze di santi. Personalmente ho sempre avuto un buon
nell’universo dei proverbi regionali, rappresenta uno spaccato della mentalità e rapporto con i detti, il parlare figurato e, appunto i proverbi veri e propri, anche in
della cultura contadina del passato con la sua religiosità, le sue scaramanzie e le dialetto, soprattutto quelli sul tempo atmosferico e le ricorrenze dei santi che mia
sue pratiche regole mnemoniche che aiutavano i mezzadri ad affrontare le madre mi citava spesso, ma è solo da poco che ho cominciato a capirli nel loro
incertezze meteorologiche, e il ciclo delle stagioni, in vista del buon raccolto significato più profondo, che nel caso dei proverbi meteorologici è in relazione alla
agricolo per la sopravvivenza alimentare di sé e della propria famiglia. Uno loro reale efficacia e capacità predittiva. Spesso sono rimasto sbalordito di quanto
spaccato della cultura patriarcale di due secoli or sono che il grande regista siano ancora attuali, nonostante il fatto che siano il bagaglio culturale dell’uomo
Ermanno Olmi ha mostrato magistralmente nel film “L’albero degli zoccoli”. dell’era preindustriale, in genere contadino, senza particolari istruzioni scolastiche,
In secondo luogo la traslitterazione dei proverbi dialettali in una grafia unitaria e e che non poteva avvalersi neppure dell’ausilio di elementari tecnologie quali
franca per tutte le lingue e i dialetti, mi è parso l’unico modo per poter scrivere una termometri e barometri. Inoltre, sebbene con le trasmissioni radiotelevisive,
raccolta come questa, col fine di renderla leggibile anche a chi sia estraneo ai l’informatica, le tecnologie satellitari e le telecomunicazioni in generale, il mondo
dialetti o non ne conosca che solo uno, il proprio. Infatti è davvero arduo riuscire a si sia rivoluzionato partendo dalla società patriarcale a quella industriale, abbiamo
conoscere tutte le differenti grafie che caratterizzano il variegato mondo dei dialetti anche ereditato, con quest’ultima, uno scomodo ed emblematico problema:
allo scopo di saperle leggere e scrivere correttamente. Inoltre, se mai si volesse l’intensificazione dell’effetto serra. Le sue implicazioni sul clima della terra,
tenere fede alle grafie storiche, tradizionali o moderne, sarebbe oltretutto difficile nonché sull’andamento delle stagioni, anche a scala regionale e locale, possono
scegliere quelle più rappresentative, anche di un solo dialetto, poiché se ne possono essere incisive ma nonostante ciò sembra che i proverbi meteorologici siano ancora
contare anche più di una così come si riscontra in letteratura. validi. Del resto se da un lato consideriamo, come spesso si sente dire, che “per
È quindi con piacere che presento al pubblico questo lavoro che, sebbene non fare un proverbio ci vogliono cent’anni”, ci si rende conto che i proverbi siano il
sia esente da errori e imprecisioni, date le difficoltà che ho innanzi accennato e al risultato, pure ben rodato, di andamenti secolari, immutabili e ciclici della natura
carattere sperimentale dell’opera, rappresenta sicuramente un elemento aggiuntivo (“I nòstri vèci stàva sènto àni col cul ala pjòva príma de far un provèrbjo!”), che
di condivisione e unione dei popoli e delle culture dell’Italia del Nord o, secondo forse pare non essere stati ancora stravolti dal riscaldamento globale. Dall’altro lato
una mia personale intuizione, della Lombàrdia. questi proverbi ci offrono il sapere di una cultura dell’uomo, quella agricola, che è
giunta nell’Italia del Nord circa 6.000 anni fa con l’avvento del Neolitico, e che è
4 maggio 2012, cresciuta sempre in costante rapporto con la meteorologia e il ciclo delle stagioni.
Revisione del 19 luglio 2019. Inoltre questo insieme di proverbi rappresenta uno spaccato della mentalità e della
Sergio Gigante cultura contadina del passato delle nostre terre di un paio di secoli or sono, con la
sua religiosità, le sue scaramanzie e le sue pratiche regole mnemoniche che
aiutavano i mezzadri ad affrontare le incertezze meteorologiche e il ciclo delle
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stagioni, in vista del buon raccolto agricolo per la sopravvivenza alimentare di sé e costituzione della Lega Lombarda nel 1167 a Pontida (Bergamo) riunì 20, 24, 28 o
della propria famiglia. Uno spaccato della cosiddetta cultura patriarcale che il probabilmente ancor più città del Nord d’Italia. L’aggettivo che deriverebbe da
grande regista Ermanno Olmi ha magistralmente mostrato nel film “L’albero degli questo neologismo sarebbe ‘lombardo’ ma siccome esso stesso è già aggettivo del
zoccoli”. Oltre a proverbi predittivi, di fondamentale importanza per l’economia termine ‘Lombardia’ che si riferisce chiaramente al territorio della nota regione
agricola, ve ne sono comunque anche di scaramantici e superstiziosi, che nulla politico-amministrativa italiana, ho dovuto ricorrere a un altro neologismo:
hanno a che fare con l’empirico determinismo dei primi; e accanto a questi ne ‘lombardese’. Per inciso la lingua italiana possederebbe già un termine concorrente
esistono anche di scherzosi, irriverenti, ironici, contraddittori, celebrativi, scontati o che esprimerebbe lo stesso significato di lombardese: cisalpino.
banali, criptici, metaforici, propiziatori, benauguranti e devozionali, ammonitori e Infine, per chiarezza, Lombàrdia e Italia del Nord sono sinonimi e
altri che lasciano qualche perplessità sia sul loro significato che sulla loro individuerebbero un territorio sia geografico che nazionale mentre Alpadín e
veridicità. Comunque nel complesso, e in modo variopinto, i proverbi rivelano il Ladinia, sinonimi anch’essi, rappresentano solo un territorio geografico ma più
carattere dei protagonisti della società agricola preindustriale o patriarcale, che esteso rispetto al precedente, che include aree territoriali ladine appartenenti ad altri
sono anche i nostri cari avi. stati, come per esempio l’area del romancio in Val Engadina (Svizzera) o l’area del
In questa III edizione sono contenuti 142 proverbi liguri, 13 proverbi occitani giuliano in Istria (Slovenia e Croazia).
piemontesi, 148 proverbi piemontesi, 180 proverbi lombardi occidentali, 281 Segnalo ai lettori che questo lavoro è stato svolto in parallelo a un altro simile
proverbi lombardi orientali, 188 proverbi veneti, 279 proverbi trentini, 73 proverbi per forma e contenuti che ha interessato solamente il territorio della Lombardia
ladini dolomitici, 367 proverbi friulani, 305 proverbi giuliani, 204 proverbi Orientale utilizzando però come grafia comune per i relativi dialetti una vera e
romagnoli e 197 proverbi emiliani per un totale di 2377 proverbi. Si tenga però propria ortografia chiamata GLOVU, acronimo di ‘Grafia Lombarda Orientale –
presente che in questo conteggio alcuni proverbi sono stati contati più di una volta Veneta Unitaria’. Per saperne di più sui caratteri di questa seconda grafia e per
poiché presenti in più mesi o parti del testo. Questa edizione è stata inoltre poter scaricare integralmente il testo in formato pdf vi invito ad accedere al sito
pubblicata in rete ed è interamente scaricabile in formato pdf all’interno del sito http://www.teradesanmarc.altervista.org.
http://www.alpadin.altervista.org. A sette anni dalla prima edizione sono stati
introdotti numerosi altri proverbi oltre a essere stati corretti errori e imprecisioni. 18 luglio 2019,
Inoltre sono state aggiunte e/o riscritte in maniera più chiara e completa, sia le Sergj Gigant
traduzioni che le interpretazioni. Infine sono stati aggiunti in coda anche dei
personali e brevi commenti secondo un punto di vista che spero possa essere stato
il più realistico possibile.
Per ultimo ritengo sia doveroso fornire alcuni chiarimenti relativamente ai
seguenti termini storici e geografici che stanno alla base di questo lavoro.
‘Alpadín’ è una sigla e un neologismo che nasce dalla fusione di tre vocaboli
geografici: ‘Alpi’, ‘Padania’ – intesa nel suo vero significato geografico di pianura
padano-veneta – e ‘Appennino’, per identificare il territorio plurilinguistico a nord
della linea La Spezia-Rimini, o Massa-Senigallia per taluni altri, caratterizzato da
lingue e/o dialetti affini appartenenti alla stessa famiglia delle lingue romanze o
neolatine: il ramo romanzo occidentale. Da questa definizione scaturisce
conseguentemente l’aggettivo ‘alpadinico’. In realtà questa definizione si
sovrappone a quella di ‘Ladinia’ poiché tutte queste lingue e/o dialetti
deriverebbero, secondo una mia convinzione, da un’antica unità linguistica ladina
le cui varietà romance, dolomitiche e friulane ne rappresenterebbero le forme
superstiti al giorno d’oggi.
‘Lombàrdia’ invece nasce da una mia personale intuizione come
denominazione di un possibile stato indipendente, sovrano, democratico e
repubblicano dell’Italia settentrionale. Si tratta di un nome storico derivato sia
dall’antico altomedievale ‘Longobardia’, la terra dei Longobardi, che dalla
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Introduzione – La grafia alpadínica

 Emilia e Lunigiana emiliana;


 Romagna e Marche romagnole.

Nella fattispecie si tratta di tutti i territori situati a nord della cosiddetta linea
INTRODUZIONE Massa-Senigallia, la linea linguistica che separa le lingue e i dialetti italiani del
gruppo romanzo occidentale, nel quale sono inclusi anche il francese e lo spagnolo,
La grafia alpadínica da quello romanzo orientale comprendenti anche l’italiano e il rumeno.
In sintesi si può delineare il seguente schema semplificato per le lingue neo-
latine o romanze:
 gruppo insulare (sardo);
 gruppo occidentale:
 sottogruppo iberico (aragonese, asturiano, galego, leonese,
portoghese, spagnolo o castigliano);
 sottogruppo gallo-romanzo (dialetti gallo-italici e veneti,
Definizione catalano, francese, franco-
La grafia alpadínica è una grafia innovativa unitaria per tutte le lingue e i provenzale o arpitano,
dialetti dell’Italia del Nord di radice latina, o romanza, con influenze di altre lingue provenzale od occitano,
indoeuropee quali il celtico, il venetico, il germanico e lo slavo. retoromanzo o ladino);
La grafia alpadinica si può considerare come una scrittura ibrida tra quella  gruppo orientale:
italiana, quella slovena e quella delle svariate grafie storiche, tradizionali, ufficiali,  sottogruppo italico (corso, gallurese, sassarese, italiano, toscano,
condivise o personali delle lingue e dei dialetti dell’Italia del Nord. dialetti italiani centro-meridionali);
Le basi ortografiche di tutte queste lingue, complementate con qualche  sottogruppo balcanico (arumeno, rumeno, dalmatico, istriota,
innovazione grafica e un esiguo numero di lettere dell’alfabeto greco, costituiscono meglerumeno).
il corpo di questa grafia innovativa molto articolata e precisa dal punto di vista
grafico e fonetico. La dislocazione delle suddette regioni linguistico-geografiche tra le alpi, la
La denominazione adottata per la grafia in oggetto trae spunto dalla pianura padano-veneta o Padania, l’appennino ligure e quello tosco-emiliano ha
collocazione geografica del territorio considerato che è costituito dalle seguenti condotto alla definizione del sostantivo geografico ‘Alpadìno’ per fusione dei tre
regioni linguistico-geografiche caratterizzate da elementi linguistici e filologici vocaboli Alpi, Padania e Appennino e da cui, per derivazione, l’aggettivo
comuni: ‘alpadìnico’ per sintesi tra gli aggettivi ‘alpino’, ‘padano’ e ‘appenninico’.
 Liguria; La grafia alpadinica è una grafia fonetica, cioè una grafia scritta in rigorosa
 Piemonte; osservanza della pronuncia delle parole, che si pone come scopo quello di
 Occitania piemontese; permettere a tutti i lettori di pronunciare il più correttamente possibile le parole di
 Lombardia Occidentale e Canton Ticino; un testo dialettale a prescindere dalla loro conoscenza o meno della lingua o del
 Lombardia Orientale e Trentino occidentale; dialetto del testo stesso.
 Veneto e Trentino orientale; Si registra spesso, nei testi dialettali, che la grafia usata per scriverli non
corrisponde fedelmente alla pronuncia, contrariamente al criterio invece usato dalla
 Ladinia dolomitica;
lingua italiana, criterio che tutti usiamo con naturalezza e che la scuola ci ha
 Ladinia friulana (Friuli);
insegnato sin dall’infanzia.
 Venezia Giulia (provincia di Trieste e Istria);
L’applicazione del criterio italiano alla lettura dei testi dialettali è fonte di
erronee interpretazioni fonetiche poiché in vernacolo si scrive spesso in maniera

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Introduzione – La grafia alpadínica Introduzione – La grafia alpadínica

diversa da come si pronuncia (come nella lingua francese o inglese ad esempio), e VOCALI e SEMIVOCALI
quindi la grafia alpadinica può fornire la chiave di lettura della grafia originale del
testo. Foni IPA Grafemi Esempi lessicali dell’italiano Grafemi/fonemi
Ecco quindi la potenziale portata culturale della grafia alpadinica: italiani alpadinici
accompagnare la traduzione italiana di un testo vernacolare, scritto nelle lingue e A/a non turbata
nei dialetti dell’Italia del Nord, con la sua traslitterazione fonetica mediante simboli - aperta breve/lunga e atona [a,a:] A,a amìco, salóne, ruòta; A,a,Ā,ā,ą
letterali (grafemi) in parte già adottati dall’italiano e in parte innovativi, e - aperta, breve e tonica [a] À,à,A,a àmo, pàce, bontà; À,à,A,a
appropriati, per le lingue e i dialetti considerati. - aperta, lunga e tonica [a:]   Ǎ,ǎ
Il connubio tra significato delle parole (la traduzione in italiano) e la loro
espressione fonetica (la traslitterazione in alpadinico) fornisce al lettore una A/a turbate
conoscenza aggiuntiva sulla lingua e sul dialetto che sta leggendo, permettendogli - aperta breve/lunga e atona [ɒ,ɒ:]  α,α
anche l’opportunità di impararla o di approfondirne lo studio. - aperta, breve e tonica [ɒ]   Å,å
Inoltre la grafia alpadinica può assumere un ruolo di scrittura di riferimento - aperta, lunga e tonica [ɒ:]   Ḁ̌,ḁ̌
standard condivisa per tutti gli scrittori in vernacolo dell’Italia del Nord e diventare [questa vocale si pronuncia come la ‘a’ italiana
una grafia di complemento a tutte le grafie storiche, tradizionali, ufficiali, condivise ma tendente a ‘ò’ (inglese ‘aunt’ (zia)]
o personali sinora esistite ed esistenti.
Ad ogni modo con l’introduzione della grafia alpadinica non si vuole - aperta breve/lunga e atona [æ,æ:]  Æ,æ
assolutamente imporre una veste grafica moderna e innovativa alle grafie originali - aperta, breve e tonica [æ]   Ȁ,ȁ
usate dai vari autori, ma solo consigliarne la loro traslitterazione a fronte, affinché - aperta, lunga e tonica [æ:]   Ạ̌,ǎ ̣
anche la pronuncia sia chiara e comprensibile, oltre al concetto spiegato dalla [questa vocale si pronuncia come la ‘a’ italiana
ma tendente a ‘è’ (inglese ‘man’ (uomo)]
traduzione in italiano.
Si coglie anzi qui l’occasione, di dissuadere chiunque voglia stampare antologie
E/e non turbate
letterarie dialettali con grafie diverse da quelle utilizzate dagli autori per scrivere le
- breve/lunga [,:,ᴇ,ᴇ:,e,e:] E,e etàno, petròlio, càse; E,e,Ē,ē,ę
loro opere, sia pur per ragioni di leggibilità, poiché la grafia è parte dell’opera e atona
stessa, coerente o non coerente che sia al suo interno.
- aperta, breve e tonica [] È,è èlica, tèmpo; È,è
- aperta, lunga e tonica [:]   Ě,ě
Quadro fonetico - media, breve e tonica [ᴇ] È,è  Ė,ė
La grafia alpadinica, essendo una grafia ibrida tra quella italiana, slovena e - media, lunga e tonica [ᴇ:]   Ė̄ ,ė̄ 
quella delle lingue e dei dialetti dell’Italia del Nord necessita di essere conosciuta e - chiusa, breve, e tonica [e] É,é élmo, séta, perché; É,é
compresa. - chiusa, lunga e tonica [e:]   Ê,ê
Ecco quindi qui di seguito il quadro riassuntivo della fonetica dell’italiano e
delle lingue e/o dialetti alpadinici in cui si individueranno i rispettivi e caratteristici E/e turbata
elementi grafici; il tutto accompagnato da eventuali chiarimenti fonetici. - media breve/lunga [ə,ɵ,ə:,ɵ:]   Ə,ə
Si faccia attenzione sia alle similitudini che alle differenze tra la grafia e atona
alpadinica e quella italiana, e alla numerosa mancanza nell’italiano di grafemi - media, breve e tonica [ə,ɵ]   Ë,ë
corrispondenti. - media, lunga e tonica [ə:,ɵ:]   Ẹ̄,ē ̣
[questa vocale si pronuncia come in inglese la ‘i’
della parola ‘bird’ (uccello)]

I/i non turbata


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Introduzione – La grafia alpadínica Introduzione – La grafia alpadínica

Foni IPA Grafemi Esempi lessicali dell’italiano Grafemi/fonemi Foni IPA Grafemi Esempi lessicali dell’italiano Grafemi/fonemi
italiani alpadinici italiani alpadinici
- chiusa breve/lunga [i,i:,ɪ,ɪ:] I,i intèrno, créscita, màni; I,i,Ī,ī,į - chiusa, breve e tonica [u] Ù,ù ùnico, lùce, bambù; Ú,ú,U,u
e atona - chiusa, lunga e tonica [u:]   Û,û
- chiusa, breve e tonica [i,ɪ] Ì,ì ìndole, catìno; Í,í,I,i
- chiusa, lunga e tonica [i:,ɪ:]   Î,î U/u turbata
- chiusa breve/lunga e atona[y,y:]   υ,υ
I/i turbata - chiusa, breve e tonica [y]   Ű,ű
- chiusa breve/lunga [ɨ,ʉ,ɨ:,ʉ:]  Ι,ι - chiusa, lunga e tonica [y:]   Ụ̂,û ̣
e atona
[questa vocale si pronuncia come in tedesco la
- chiusa, breve e tonica [ɨ,ʉ]   Ï,ï
‘ü’ della parola ‘fünf’ (cinque)]
- chiusa, lunga e tonica [ɨ:,ʉ:]  Î,ị̂ ̣
[questa vocale si pronuncia come in milanese la - chiusa breve/lunga e atona[ʊ,ʊ:]  φ,φ
prima ‘i’, tonica, della parola ‘fílibus’ (filobus)]
- chiusa, breve e tonica [ʊ]   Ů,ů
- chiusa, lunga e tonica [ʊ:]   Û̥,û̥
O/o non turbate [questa vocale si pronuncia come in inglese la ‘ü’
- breve/lunga [ɔ,ɔ:,σ,σ:,o,o:] O,o olièra, nùvola, felìno; O,o,Ō,ō,ǫ della parola ‘book’ (libro)]
e atona

- aperta, breve e tonica [ɔ] Ò,ò ònere, pòsa, vedrò; Ò,ò


- aperta, lunga e tonica [ɔ:]   Ǒ,ǒ SEMICONSONANTI o APPROSSIMANTI
Le semiconsonanti rispetto alle vocali e semivocali hanno suoni differenti, più
- media, breve e tonica [σ] Ò,ò  Ȯ,ȯ
- media, lunga e tonica [σ:]   Ȱ,ȱ arrotondati, sebbene ne riproducano in parte il suono. Inoltre svolgono la funzione
di connessione o di approssimazione a una vocale. Formano con le vocali i
- chiusa, breve e tonica [o] Ó,ó órma, pónte; Ó,ó dittonghi ascendenti.
- chiusa, lunga e tonica [o:]   Ô,ô Si ha quindi il seguente schema per le semiconsonanti o approssimanti.
O/o turbate Foni IPA Grafemi Esempi lessicali dell’italiano Grafemi/fonemi
- aperta breve/lunga e atona [œ,œ:]  Œ,œ italiani alpadinici
- aperta, breve e tonica [œ]   Ȍ,ȍ - Palatale [j] I,i ièri, iàto, ióne, viàle, fièno, pàia; J,j
- aperta, lunga e tonica [œ:]   Ọ̌,ǒ ̣ - Labiovelare chiuso [w] U,u uòvo, uòsa, buòno, vuòto, può; Y,y
[questa vocale si pronuncia come in francese la - Labiovelare semiaperto [ᵿ]   Q,q
‘eu’ della parola ‘fleur’ (fiore)] [questa semiconsonante si pronuncia come in
veneto la ‘o’ della parola ‘coalcún’ (qualcuno)]
- chiusa breve/lunga e atona[ø,ø:]   Ø,ø - Labiopalatale [ɥ]   Ÿ,ÿ
- chiusa, breve e tonica [ø]   Ő,ő (bilabiale anteriore chiusa)
- chiusa, lunga e tonica [ø:]   Ộ,ộ [questa semiconsonante si pronuncia come in
[questa vocale si pronuncia come in tedesco la francese la ‘u’ della parola ‘juin’ (giugno)]
‘ö’ della parola ‘Köln’ (Colonia)] - Labiopalatale [ ]   Q̈,q̈
(bilabiale anteriore semichiusa)
U/u non turbata [questa semiconsonante si pronuncia come in
- chiusa breve/lunga e atona[u,u:] U,u usàre, trèmulo; U,u,Ū,ū,ų bergamasco la ‘o’ della parola ‘sitöassiù’
(situazione)]

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Introduzione – La grafia alpadínica Introduzione – La grafia alpadínica

Foni IPA Grafemi Esempi lessicali dell’italiano Grafemi/fonemi Foni IPA Grafemi Esempi lessicali dell’italiano Grafemi/fonemi
italiani alpadinici italiani alpadinici
- Prevelare o dorso [j]   Ƚ,ƚ
[questa semiconsonante si pronuncia come in Nasali:
veneto la ‘l’ della parola ‘góndola’ (gondola)] - bilabiale [m] M,m,mmmàno, amìco, màmma, àmbo; M,m,mm
- labiodentale [ɱ] n ànfora, invèrno; n,nn
CONSONANTI - alveolare [n] N,n,nn nìdo, péna, sónno; N,n,nn
Infine si ha quest’ultimo schema per le consonanti. - palatale [ɲ] Gn,gn gnòmo, ràgno; Ǧn,ǧn,ǧǧn
- velare (faucale) [ŋ] n ànca, àngolo. ŋ,ŋŋ
Occlusive:
- bilabiale sorda [p] P,p,pp pónte, càpo, scàrpa, càppero; P,p,pp Liquide:
- bilabiale sonora [b] B,b,bb biànco, cabìna, colbàcco, sàbbia; B,b,bb - laterale alveolare [l] L,l,ll làna, pélo, cavàllo; L,l,ll
- dentale sorda [t] T,t,tt tìno, fàto, tétto; T,t,tt - laterale postalveolare [ì ]   Ĺ,ĺ,ĺĺ
- dentale sonora [d] D,d,dd dàdo, sórdo, rèddito; D,d,dd - laterale palatale [ʎ] Gli, gli gliélo, fermàglio; Ǧl,ǧl,ǧǧl
- postalveolare sorda [ʈ]   T́ ,t́,t́t
́ - vibrante alveolare [r] R,r,rr ràna, carìno, ferróso; R,r,rr
- postalveolare sonora [ɖ]   D́,d́ ,d́ d́  - vibrata alveolare [ɾ] R,r,rr bìro, càro, èrre. R,r,rr
- vibrante postalveolare [ɽ]   Ŕ,ŕ,ŕŕ
- palatale sorda [c]   Čhj,čhj,Čh,čh
- vibrante uvulare [ʀ]   Ȓ,ȓ,ȓȓ
(‘ch’ dura o gutturale alpina [es. friulana e occitana])
[questa consonante si pronuncia come in francese
[questa consonante si pronuncia nel friulano
la ‘r’ della parola ‘rue’ (via)]
come nella parola ‘čhjàśe’ (casa) emettendo
quasi contemporaneamente una ‘t’ seguita da una
Fricative o costrittive:
‘chi’]
“Spiranti”
- palatale sonora [ɟ]   Ǧhj,ǧhj,Ǧh,ǧh
(‘gh’ dura o gutturale alpina [es. friulana e occitana]) - labiodentale sorda [f] F,f,ff fèbbre, lìnfa, caràffa; F,f,ff
[questa consonante si pronuncia nel friulano - labiodentale sonora [v] V,v,vv vìno, léva, òvvio; V,v,vv
come nella parola ‘ǧhjàmbe’ (gamba) emettendo - interdentale sorda [θ]   Ŧ,ŧ,ŧŧ
quasi contemporaneamente una ‘d’ seguita da [questa consonante si pronuncia come in inglese
una ‘ghi’] la ‘th’ della parola ‘thank’ (grazie)]
- interdentale sonora [ð]   Đ,đ,đđ
- postpalatale sorda [k,]   C̀ hj,c̀ hj,C̀ h,c̀h [questa consonante si pronuncia come in inglese
(‘ch’ dura o gutturale alpina [es. lombardo occidentale]) la ‘th’ della parola ‘father’ (padre)]
- postpalatale sonora [ɡ,]   G̀hj,g̀ hj,G̀h,g̀ h
(‘gh’ dura o gutturale alpina [es. lombardo occidentale]) - glottidale o [h]   H,h
postvelare (sorda aspirata) [es. lombarda orientale o veneta])
- velare sorda [k] C,c,cc,Ch,ch,cch C,c,cc,Ch,ch,cch [questa consonante si pronuncia come in inglese
(‘ch’ dura o gutturale italiana) càne, cuòco, clàsse, reclàmo, la ‘h’ aspirata della parola ‘hot’ (caldo)]
chiòdo, tìrchio, bócca,
facchìno, chiàcchiera; “Sibilanti”
- velare sonora [ɡ] G,g,gg,Gh,gh,ggh G,g,gg,Gh,gh,ggh - dentale sorda A [s] S,s,ss sóle, pèsca, fìsso; S,s,ss
(‘gh’ dura o gutturale italiana) góla, fégato, glìcine, glòbo, (‘s’ aspra italiana [es. ‘s’ aspra piemontese, ligure o lombarda occidentale])
ghiàndola, larghézza, - dentale sonora A [z] S,s ròsa, positìvo, misùra; Ṡ,ṡ,ṡṡ
raggomitolàrsi, sogghìgno, (‘s’ dolce italiana [es. ‘s’ dolce piemontese, ligure o lombarda occidentale])
agghiacciànte.
- dentalveolare sorda [s]   Ş,ş,şş

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Introduzione – La grafia alpadínica Introduzione – La grafia alpadínica

Foni IPA Grafemi Esempi lessicali dell’italiano Grafemi/fonemi [questa consonante si pronuncia nel friulano
italiani alpadinici come nella parola ‘ćàśe’ (casa) emettendo quasi
(‘s’ aspra nord-italiana [es. lombarda orientale e ‘z’ aspra milanese assibilata]) contemporaneamente una ‘t’ seguita da una ‘ci’]
- dentalveolare sonora [ƶ]   S̒ ,s̒ ,s̒ s̒ 
(‘s’ dolce nord-italiana [es. lombarda orientale]) Foni IPA Grafemi Esempi lessicali dell’italiano Grafemi/fonemi
italiani alpadinici
- alveolare sorda [s̩ ]   S̖,s̖ ,s̖ s̖ 
- alveolare sonora A [dz̩]   Ǵ,ǵ,ǵǵ
(‘s’ aspra nord-italiana [es. ‘s’ aspra emiliano-romagnola, veneta, friulana e
(‘g’ dura addolcita [es. ‘gh’ addolcita friulana e ‘gi’emiliana])
‘z’ aspra milanese assibilata])
[questa consonante si pronuncia nel friulano
- alveolare sonora [z̩]   Ś,ś,śś come nella parola ‘ǵàmbe’ (gamba) emettendo
(‘s’ dolce nord-italiana [es. ‘s’ dolce emiliano- romagnola, veneta, friulana e quasi contemporaneamente una ‘d’ seguita da
‘z’ dolce milanese assibilata]) una ‘gi’]
- postalveopalatale [ʃ] Sci,sci,Sc,sc scèna, pésce, sciàrpa, Š,š,šš - postalveopalatale [tʃ] Ci,ci,cci,C,c,cc Č,č,čč,C,c,cc
sorda (palatoalveolare cascìna, asciùtto; sorda (‘ci’ dolce italiana) cièlo, vicìno, piccióne, cèrvo,
o alveoprepalatale o palatale italiana) sélce, bòcce;
- postalveopalatale [ʒ] G,g garàge; Ž,ž,žž - postalveopalatale [dʒ] Gi,gi,ggi,G,g,gg Ǧ,ǧ,ǧǧ,G,g,gg
sonora (palatoalveolare o alveoprepalatale o palatale italiana) sonora (‘gi’ dolce italiana) giàra, àgile, ràggio, gèlo,
vangèlo, maggése.
- dentale sorda B [θ)]   ȿ,ȿ,ȿȿ
(es. ‘z’ aspra assibilata [es. emiliana])
- dentale sonora B [ð)]   ɀ,ɀ,ɀɀ
(es. ‘z’ dolce assibilata [es. emiliana])

Affricate, occlu-costrittive o semi-occlusive:


“Zeta”
- dentale sorda [ts] Z,z,zz zùcca, paziènza, pèzzo; Z,z,zz
(‘z’ aspra italiana [es. ‘z’ aspra occitana])
- dentale sonora [dz] Z,z,zz zòna, zanzàra, azzùrro; Ż,ż,żż
(‘z’ dolce italiana) [es. ‘z’ dolce occitana]
- interdentale sorda [tθ]   Ƶ,ƶ,ƶƶ
(‘z’ aspra alpina [es. ‘z’ aspra camuna o trentino occidentale o ladino-veneta])
- interdentale sonora [dð]   Ƶ̇,ƶ̇,ƶ̇ƶ̇
(‘z’ dolce alpina [es. ‘z’ dolce camuna o trentino occidentale o ladino-veneta])
- alveolare sorda [t′s]   Z̖,z̖,z̖z̖
(‘z’ aspra prealpina A [es. ‘z’ aspra orobico-seriana, veneta o friulana])
- alveolare sonora [d′z]   Ź,ź,źź
(‘z’ dolce prealpina A [es. ‘z’ dolce orobico-seriana, veneta o friulana])

“Palatali dolci”
- alveolare sorda A [ts̩ ]   Ć,ć,ćć
(‘c’ dura addolcita [es. ‘ch’ addolcita friulana e ‘ci’emiliana])

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Proverbi sul tempo atmosferico

Veneto Cyàŋdo ƚa ƚúna ga ‘l cúƚo a mòǧa, pjòve, vòǧa o no


vòǧa.
Quando la luna ha il culo ammollo [ha il sedere bagnato], piove,
voglia o non voglia.

PROVERBI SUL TEMPO Piemonte Cyand la lűŋa à l’à ‘l rő, o vènt o brő.
Quando la luna ha il cerchio [l’alone], o vento o brodo [pioggia].
ATMOSFERICO Trentino S̖e la lúna là ga la coróna càmbja ‘l tèmp.
Se la luna ha la corona [l’alone] cambia il tempo.

Lombardia Orientale S̖ércol lontà, aįvα viśínα; s̖ ércol viśí, aįvα lontànα.
Friuli Cèrcli lontàŋ, plòę viz̖ íne; cèrcli viz̖ íŋ, plòę lontàne.
Proverbi di previsione meteorologica con fenomeni atmosferici Cerchio [alone] lontano, acqua [pioggia] vicina; cerchio [alone]
vicino, acqua [pioggia] lontana.
Lombardia Orientale Cyant ol s̖ ul àl túrna ‘ndré, (la matína) àm g’à l’àcya
aį pé. Friuli Lúne pelǒśe, źornàde plojǒśe.
Lombardia Occidentale Cyå~nd el sû él sé vúlta ι~ndrê, la matîna sé g’à l’àcya Luna pelosa, giornata piovosa. [Non ben definito l’aggettivo
aį pê. ‘pelǒśe’.]
Quando il sole si volta indietro [sbuca al tramonto tra le nubi], la
mattina (dopo) si ha l’acqua [la pioggia] ai piedi [cioè pioverà]. Emilia ȿèįrć avśéŋŋ, ǎcya luŋtéŋna.
Cerchio [alone] vicino, acqua [pioggia] lontana.
Emilia Cyànda al s̖ ul àl s̖ a vòlta indrè, admàn ag pjőva a dré.
Quando il sole torna indietro [sbuca al tramonto], l’indomani Emilia La lóŋna s̖ abadéŋna o c’la s̖ óppja o c’la s̖ pis̖ ajéŋna.
pioverà. La luna sabatina o che soffia o che zampilla. [Se la luna nuova si
verifica di sabato si ha vento o pioggia]. [Poco obiettivo.]
Emilia Cyannd al s̖ åųl as̖ vólta indrî, běla matéŋna téŋni drî.
Quando il sole si volta indietro [sbuca al tramonto], bella mattina Lombardia Orientale Cyant che ‘l cél èl fa la lànα, èl pjőf cóme ‘na
gli tiene dietro [lo segue].
fontànα.
Piemonte Cyand ‘l sul à s’vúlta andaré, ala matíŋ į avúma Quando il cielo fa la lana, piove come una fontana.
l’àcya daųṡíŋ. Lombardia Occidentale Cêl fǎ a lǎna, se no pjộf iŋcȍ pjộf ‘sta setimǎna.
Quando il sole si volta indietro [sbuca al tramonto], alla mattina
avremo l’acqua [la pioggia] vicina.
Emilia Cyannd al ȿîl àl fa la lěna, o àl pjôv iŋcû o dȁnnter la
s̖ tměna.
Lombardia Orientale Cyant la lűna là g’à ‘l s̖ erčú ‘l è s̖ èǧn de pjőf. Cielo fatto a lana, se non piove oggi piove in settimana.
Lombardia Occidentale Cyå~ndo la lụ̂na là g’à el serčú~n ‘l è sèǧn de pjộf.
Quando la luna ha il cerchione [l’alone] è segno di pioggia.
Trentino Cyàndo ‘l z̖ jél ‘l è fat a làna s̖ e non pjòve aŋcòį pjòve
s̖ ta s̖ etimàna.
Romagna Cya~nd la lóųna la j’a e’ z̖ êrč luntà~n pjòąv. Quando il cielo è fatto a lana se non piove oggi piove questa
Quando la luna ha il cerchio lontano piove. settimana.

Venezia Giulia Có i núvoli fa làna, la pjòva no śé lontàna.


Friuli S̖e il cîl ‘l è dut a làne, la plòę no jè lontàne.
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Proverbi sul tempo atmosferico Proverbi sul tempo atmosferico

Quando le nuvole fanno a lana, la pioggia non è lontana. Emilia Ělba rås̖ s̖ a, o vȁnnt o gåȿȿa. Alba rossa, o vento o goccia.
Friuli Cîl fat a làne, plóę a montàne. Emilia Cyannd ‘l ǎrja l’é rås̖ s̖ a, o c’là pés̖ s̖ a o c’là s̖ óppja.
Cielo fatto a lana, pioggia con acquazzone prolungato. Quando l’aria è rossa, o che piscia (cade la pioggia) o che soffia
(il vento).
Piemonte Cél faįt a làŋa, à pjőv ant’ la ṡmàŋa.
Cielo a fiocchi di lana, piove nel giro d’una settimana. Liguria Tàŋta tremàdda, pǒca čøvàdda.
Tanto tuonare, poco piovere. [Da confrontare con il seguente ma
Friuli Nûl a s̖ čhjalíŋs̖ , plóę a ślavíŋ. non è strano che diversi luoghi comportino meteorologie diverse].
Nuvola a scalini, pioggia a catinelle.
Lombardia Occidentale ‘L è rḁ̌r ch’él trúna che no’l pjộf.
Liguria Nụ̂vja rúsa, o che čộve o che bűfa. È raro che tuona e non piove. [Da confrontare con il precedente
Lombardia Occidentale Nîvul rus, o ch’él pjộf o ch’él búfa. ma non è strano che diversi luoghi comportino meteorologie
Lombardia Orientale Níǫla rósa, o che‘l pjőf o che‘l bófa. diverse].
Nuvola rossa, o che piove o che soffia. [Scherzoso.]
Friuli Fumàte la s̖ ère, bòŋ timp s̖ i s̖ père; fumàte la domàŋ,
Lombardia Occidentale Čar de matína e rus de sîra, él fa bèl vòt dí ala fîra. la s̖ ère àl è pantàŋ.
Chiaro di mattina e rosso di sera fa bello [bel tempo] otto giorni Nebbia la sera bel tempo si spera; nebbia il domani [a oriente,
di fila. [Poco obiettivo.] all’alba] la sera è in pantano.

Lombardia Occidentale Cêl rus, o vé~nt o àcya. Cielo rosso, o vento o acqua. Friuli Fumàta bàs̖ a, bòŋ timp làs̖ a.
Ladina dolomitica Móz̖ α bàsα bòŋ tèŋp là làsα.
Trentino Núgole rós̖ e de s̖ éra bòn tèmpo s̖ e s̖ péra. Liguria Nébja bàsa buŋ témpu à làsa.
Nuvole rosse di sera buon [bel] tempo si spera.
Lombardia Occidentale Nèbja bàsa bèl té~mp à làsa.
Trentino Núgole rós̖ e de matína o vènt o pjoveśína. Nebbia bassa buon [bel] tempo lascia.
Nuvole rosse di mattina o vento o pioggerellina.
Piemonte Nèbja da punènt à bàǧna la gènt, nèbja bàsa bèl tèmp
Friuli Ròs̖ la s̖ ère, bòŋ timp s̖ i s̖ père; ròs̖ la matíne, la plòę é à làsa.
jè vicíne. Nebbia da ponente bagna la gente, nebbia bassa bel tempo lascia.
Rosso di sera bel tempo si spera, rosso di mattina la pioggia è
vicina.
Veneto Caígo fís̖ o, pjòva a diròto, él caz̖ adòr pól far fagòto.
Nebbia fitta, pioggia a dirotto, il cacciatore può far fagotto (e
Friuli Nûl liśêr di s̖ ère bòŋ timp s̖ i s̖ père. tornarsene a casa).
Nuvola leggera di sera bel tempo si spera.
Liguria L’àrcu de matíŋ ú fa curî u Valeŋtíŋ, l’àrcu de séja ú
Emilia Ǎrja rås̖ s̖ a dla s̖ îra, båŋŋ tȁŋŋp gîra. fa lυžî u sû iŋ caŋdéja.
Aria rossa della sera, buon tempo gira [si farà]. L’arcobaleno di mattino fa correre il Valentino [preannuncia
pioggia], l’arcobaleno di sera fa splendere il sole in candela.
Romagna Éąrja rós̖ s̖ a o che pjóąv o che s̖ óffja. [Durante la sera il sole sarà così splendente che la sua luce
Aria rossa o che piove o che soffia [tira vento]. attraverserà la candela.]

Emilia Rås̖ s̖ ed matéŋna, běl tȁŋŋp s̖ ’avśéŋna. Liguria L’arcubalénu da séja fa lυžî u sû iŋ caŋdéja.
Rosso di mattina, bel tempo s’avvicina. L’arcobaleno di sera fa brillare il sole in candela. [Vedi il
precedente.]
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Proverbi sul tempo atmosferico Proverbi sul tempo atmosferico

Trentino Òra e tèmp í è cóntro ‘l bòn tèmp.


Romagna Eąrcbalé~ da ca~t dla s̖ éra e’ fa ars̖ čarèą la véla, Ora [il vento del lago di Garda] e tempo [vento?] sono contro il
eąrcbalé~ da ca~t dla maténa e’ fa rimpí la ps̖ culé~na. bel tempo].
L’arcobaleno dal canto [dal lato] della sera [a occidente] fa
rischiarare la vela [l’orizzonte], l’arcobaleno dal canto [dal lato] Liguria Càrma čàtta d’iŋvèrnu, sta all’ộǧu mainà che u témpu
della mattina [a oriente] fa riempire la pozzanghera. vộ caŋǧǎ.
Calma piatta d’inverno, sta all’occhio marinaio che il tempo vuol
Trentino Arcobalén de s̖ èra bòn tèmp ména, arcobalén de cambiare.
matína l’àcya là s̖ e śviz̖ ína.
Arcobaleno di sera buon [bel] tempo porta, arcobaleno di mattina Emilia Prémma al vȁnnt e pò la bréŋna, ǎcya in těra ala
l’acqua si avvicina. matéŋna.
Prima il vento e poi la brina, acqua [pioggia] in terra alla
Ladinia dolomitica Ercaboàŋ dadomàŋ, dα s̖ érα un pantàŋ. mattina.
Arcobaleno di mattina, di sera un pantano.
Romagna Cya~nd e’ vé~ la bré~na tót al pja~t al s̖ ’arvé ~na.
Trentino Néųle rós̖ e ala domàn, la s̖ éra ‘n gran paltàn. Quando viene la brina tutte le piante si rovinano.
Nuvole rosse al mattino, la sera un gran pantano.
Romagna S̖’u s̖ ’anúvla s̖ óųra la bré~na s̖ ’un pjòąv s̖ tas̖ èra e’
Piemonte Arc aŋ cél d’ matíŋ à fa giré ‘l mυlíŋ. pjòąv dmaté~na.
L’arcobaleno di mattina fa girare il mulino. Se si rannuvola sopra la brina se non piove stasera piove
domattina.
Piemonte Arc aŋ cél ‘d sèira à fa travajé ‘l baǧnúr.
L’arcobaleno di sera fa lavorare l’irrigatore. Piemonte S’à s’anívula sla bríŋa spèta l’àcya dumàŋ matíŋa.
Se si rannuvola sulla brina, aspetta l’acqua [la pioggia]
Friuli L’arc di S̖aŋ Marc la s̖ ère, bòŋ timp s̖ i s̖ père. domattina.
L’arcobaleno di sera, buon [bel] tempo si spera.
Trentino S̖e‘l s̖ e mèt s̖ ul mèź dí, él pjóųf tut el dí.
Friuli L’arc di S̖aŋ Marc la domàŋ, no vèŋ maį s̖ ère che no’l Se si mette (a piovere) a mezzogiorno, piove tutto il giorno.
s̖ èdi pantàŋ. [Scherzoso.]
L’arcobaleno il domani [a oriente, all’alba], non viene mai sera
che non sia pantano. Piemonte La fjòca à mèna ‘l sul. La neve porta il sole.
Friuli ‘L àjar di matíne é jè dúte midiśíne. Piemonte Serèŋ d’ nőįt à dűra nèŋ fiŋ c‘l diṡné sią cőįt.
L’aria di mattina è tutta medicina. Ladinia dolomitica Al s̖ arêŋ che véǧn de nǒt àl no dúra ǧnàŋca aŋ fiŋ che
Friuli S̖oréli a čandèla, plòja a curdèla. ‘l diśnà ‘l é cǒt.
Sole a candela, pioggia a nastro. [Non ben definito l’aggettivo ‘a Il sereno che viene di notte non dura neanche una cottura di un
čandèla’.] pranzo. [Assurdo e presumibilmente scherzoso.]

Veneto Àlba rós̖ a, o véŋto o ǧós̖ a. Lombardia Occidentale Seré~n de nòt él dụ̂ra cûme una vèǧa al tròt.
Alba rossa, o vento o goccia [pioggia]. [Scherzoso.] Il sereno di notte dura come una vecchia al trotto. [Vedi il
precedente.]
Trentino Núgola rós̖ a, o vènt o góz̖ a.
Nuvola rossa, o vento o goccia [pioggia]. [Scherzoso.]
Emilia S̖ràįŋ de nôt, s̖ ’àl dûra un’òųra àl dûra trôp.
Sereno di notte, se dura un’ora dura troppo. [Vedi i precedenti.]
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Proverbi sul tempo atmosferico Proverbi sul tempo atmosferico

Emilia Al vȁnnt aŋ va maį a lět coŋ la s̖ èįd.


Romagna E’ té~p maśéą ‘d nóta e’ dúra cya~t d’úna méla còta. Il vento non va mai a letto con la sete [nel senso che è sempre
Il tempo rasserenato di notte dura quanto una mela cotta. [Vedi i seguito dalla pioggia]. [Poco obiettivo.]
precedenti.]
Emilia Cyannd l’ǎcya fa i gargóį las̖ ûm pjôver féŋŋ c’à vóįi.
Friuli S̖eréŋ di ǧnòt e źuramènt di fèmine no vàliŋ un pêt. Quando l’acqua fa le bolle (cadendo) lasciamo piovere fin che
Il sereno di notte e il giuramento di donna non valgono un peto vuole.
[non valgono nulla]. [Vedi i precedenti.]
Emilia Cyannd pjôv iŋtla gyaȿè, pjôv tótt al dé, o pôc o as̖ è.
Friuli S̖telǎt di ǧnòt, s̖ ’àl dúre un’òre àl dúre tròp. Quando piove sulla rugiada, piove tutto il giorno, o poco o assai.
Stellata di notte, se dura un’ora dura troppo. [Vedi i precedenti.]

Friuli Bòŋ timp fat di ǧnòt s̖ ’àl dúre un’òre àl dúre tròp. Proverbi di previsione meteorologica con persone, animali o cose,
Chèl c’àl s̖ i fǎs̖ a miśdí àl dúre dut il dí. veritieri o scherzosi
Bel tempo fatto di notte se dura un’ora dura troppo. Quello che si
fa a mezzogiorno dura tutto il giorno. [Vedi i precedenti.] Ladinia dolomitica La pjóą fína là iŋbrója al vilǎŋ, i par che‘l no pjóę e là
i bàǧna al gabǎŋ.
Trentino S̖erén fàto de nòte dúra cóme ‘n molín fàto de s̖ tròpe. La pioggia fine imbroglia il contadino, gli pare che non piova e gli
Sereno fatto di notte dura come un molino fatto di ‘stroppe’ [rami bagna il pastrano.
di salice]. [Vedi i precedenti.]
Veneto Pjòva e s̖ ól, e múneghe va in amór.
Trentino S̖erén de nòte de ‘n àśen dúra ‘l tròt. Pioggia e sole, le monache vanno in amore.
Sereno di notte, dura il trotto di un asino. [Assurdo e
presumibilmente scherzoso. Vedi i precedenti.] Liguria Cyàŋde čộve e ú gh’é u sò, sóŋ e bàṡye che faŋ l’amò.
Cyàŋdu čộve e lűže u sû, tűte e stríę faŋ l’amû.
Veneto I órdeni deƚa marína dúra daƚa s̖ éra aƚa matína. Quando piove e c’è il sole, sono le streghe che fanno l’amore
I temporali della marina durano dalla sera alla mattina. [Poco [scherzoso].
obiettivo.]
Romagna Trè nèbi àl fa una pjúva, trè pjuv una fjumà~na e trè
Lombardia Occidentale I tempuràį de nòt fan pòc e nagòt.
I temporali di notte fanno poco e niente. [Poco obiettivo e
fèąs̖ t da bal una putà~na.
contradditorio con il seguente.] Veneto Trè caívi fa ‘na pjòva, trè pjòve fa na breŋtàna, trè
fes̖ tíni fa ‘na putàna.
Ladinia dolomitica Có ‘l é óra de tèrŧa, o che‘l đréta o che‘l roèrs̖ a. Tre nebbie fanno (come) una pioggia, tre pioggie una
Quando è l’ora della terza [9 del mattino], o che raddrizza o che fiumana/brentana [piena] e tre feste da ballo una puttana.
rovescia. [significato non chiaro e presumibilmente scherzoso.] [Scherzoso e scurrile.]

Lombardia Occidentale El vé~nt él mộr mï~ŋga dela sêt. Piemonte Trè nèbje à faŋ na pjőva, trè pjőve υŋ tempυràl e trè
Il vento non muore dalle sete. [Proverbio di previsione perché fèste da bal n’a catíva fűmna.
spesso il vento porta pioggia.] Tre nebbie (come) fanno una pioggia, tre pioggie un temporale e
tre feste da ballo una cattiva donna.
Lombardia Orientale Cyǎnt tîra věnt, fa frèt a tűti i těmp.
Quando tira vento, fa freddo tutti i tempi [tutte le stagioni]. [Il Emilia Trèį nàbbi í faŋŋ un’ǎcya, trèį s̖ curàɀɀ í faŋŋ una
vento in genere abbassa sempre le temperature.] cǎca.

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Proverbi sul tempo atmosferico Proverbi sul tempo atmosferico

Tre nebbie (come) fanno un’acqua [una pioggia], tre scoregge Quando canta il gallo e la gallina tutto il giorno pioggerellina.
fanno una cacca. [Scherzoso e scurrile.] [Scherzoso.]

Venezia Giulia Có la furlàna àlz̖ a le còtole el tèmpo s̖ čarís̖ i. Trentino S̖e il gal él cànta che ‘l s̖ ò tèmp no‘l è, s̖ e no vèǧn el
Quando la friulana alza le gonne il tempo si rischiara. s̖ ól él rès̖ ta cóme ‘l è.
Se il gallo canta che il suo tempo non è, se non viene il sole resta
Piemonte ‘L buntèmp à scàsa ‘l fra dal cuŋvènt. com’è. [Scherzoso.]
Il bel tempo caccia il frate dal convento.
Veneto Cyàŋdo el gàƚo càŋta źó de óra, domàŋ no śé pju ‘l
Friuli Daį còps̖ in su nis̖ úŋ àl à miśurǎt. téŋpo de s̖ ta óra.
Dai coppi in su nessuno può misurare [cioè nessuno può stabilire Quando il gallo canta fuori ora, domani non è più il tempo di oggi.
quello che succederà.] [Domani non farà più lo stesso tempo. Scherzoso.]
Lombardia Orientale Daį cóp an s̖ ő nótre cumàndem pő. Veneto Có càŋta el gàlo s̖ ula rośà, córe l’àcya par la careźà.
Dai coppi in su noi non comandiamo più. Quando canta il gallo sulla rugiada, corre l’acqua [la pioggia]
per la carreggiata [per la strada o per il solco delle ruote dei
Lombardia Occidentale Daį téci in sű èl cumànda sèmper Lű.
carri]. [Scherzoso.]
Dai tetti in su comanda sempre Lui.
Veneto Có la vàca tjéŋ s̖ u ‘l múśo, brúto téŋpo sàlta súśo.
Friuli Al timp e aę myart nisúŋ comànde. Quando la vacca tiene il muso, brutto tempo salta su [avverrà].
Al tempo e alla morte nessun comanda.
Friuli Cyaŋ’ che lis̖ vacis̖ à vèǧniŋ o à vaŋ in mònt, un
Lombardia Occidentale El té~mp e ‘l cụ̂ él vộr fà cúm’ él vộr lű.
Il tempo e il culo vuole fare come vuole lui.
montanòŋ àl è prònt.
Quando le vacche vengono o vanno al monte [vanno all’alpeggio],
Trentino El tèmp, el cul, i s̖ jóri, í fa cyél che í vól lóri. un nubifragio è pronto.
Il tempo, il culo, i signori, fanno quello che vogliono loro.
Emilia Cyannd æl mås̖ s̖ c pȿígheŋ de pjó, tȁŋŋp catîv s̖ ta par
Veneto Tèŋpo, dòne e s̖ jóri, í fa túti cóme í vól ƚóri. vǧnir s̖ ó.
Tempo, donne e signori, fanno tutto come vogliono loro. Quando le mosche pizzicano di più, tempo cattivo sta per venire
su.
Trentino Cyàndo cànta ‘l gal càmbja el tèmp.
Quando canta il gallo cambia il tempo. Lombardia Occidentale Àcya a balú~n, àcya a muntú~n.
Acqua a bolle (nelle pozzanghere), acqua [pioggia] a montoni [in
Trentino S̖e cànta el gal s̖ óra la céna s̖ e‘l è núgol él s̖ e s̖ eréna; grosse quantità].
s̖ e‘l cànta s̖ óra ‘l diśnàr s̖ e‘l è s̖ erén él s̖ e vól nugolàr;
Piemonte Se ‘l gal à s’ gràta ‘l daré, la pjőva pől nèŋ tardé.
s̖ e‘l cànta da meźanòt él pjòve ‘l dí e aŋca la nòt. Se il gallo si gratta il didietro, la pioggia non tarderà.
Se canta il gallo sopra la cena se è nuvolo si rasserena; se canta
sopra il pranzo se è sereno si vuol rannuvolare; se canta a Lombardia Orientale Cyant í cànta i gaį főra d’úra s̖ e’l è čar àl s̖ a śnigúla;
mezzanotte piove il giorno e anche la notte. [Scherzoso.]
cyant í cànta s̖ øla s̖ éna s̖ e‘l è niǫl àl s̖ a s̖ eréna.
Trentino Có cànta i gaį al cuèrt ‘l è s̖ èǧn che pjòve. Quando cantano i galli fuori ora se è chiaro si rannuvola; quando
Quando cantano i galli al coperto è segno che piove. cantano sulla cena [a ora di cena] se è nuvoloso si rasserena.
[Scherzoso.]
Trentino Có cànta ‘l gal e la galína tut el dí pjoveśína.
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Proverbi sul tempo atmosferico Proverbi sul tempo atmosferico

Romagna S̖e cà~nta e’ gal fúra d’óra, e’ té~p e’ va in malóra. Lombardia Occidentale Cyå~nd el gat él se lèca sûra i urèč, él pjộf de cèrt.
Se canta il gallo fuori ora il tempo va in malora [peggiora]. Quando il gatto si lecca [si passa lo zampino] sopra le orecchie,
piove di certo.
Romagna S̖e cà~nta e’ gal dóp a z̖ é~na, cya~nd ‘l è núval u
s̖ ’as̖ ré~na. Lombardia Orientale Cyant i gač í pàs̖ a s̖ øi orège ‘l è s̖ èǧn de pjőf.
Quando il gallo canta alla cena se è nuvolo si rasserena. Quando i gatti si passano (la zampetta) sulle orecchie è segno di
pioggia. [Scherzoso.
Emilia Cyannd cànnta al gǎl iŋtal pulěr, s̖ ’l’é běl tȁŋŋp a s̖ vôl
gyas̖ těr. Venezia Giulia Có el gàto s̖ e líca pjoverà. Quando il gatto si lecca pioverà.
Quando canta il gallo nel pollaio, se è bel tempo vuol gustarsi.
Romagna S̖e int una màs̖ s̖ a pr’al calér al furmíg àl dà fúra da e’
Emilia Cyannd cànnta la garlûda, al tȁŋŋp as̖ mûda. furmighér, e’ vò dí che tra póąc e’ pjóąv.
Quando canta il tordo maggiore, il tempo cambia. Se da un mucchio di calle le formiche danno fuori [escono] dal
formicaio, vuol dire che tra poco piove.
Friuli Cyaŋ’ che il ǵal àl ćànte la matíne plòę vicíne; cyaŋ’
c’àl ćànte la s̖ ère, bòŋ timp s̖ i s̖ père. Friuli Có s̖ tarnúdiŋ i mus̖ àl vèŋ bòŋ timp.
Quando il gallo canta la mattina, pioggia vicina; quando canta la Quando starnutiscono gli asini viene bel tempo.
sera, bel tempo si spera.
Lombardia Occidentale Cyå~nd el sû él tramú~nta ‘l ḁ̌ṡen él s’impú~nta.
Friuli Cîl a pjorèlis̖ , àghe a fontanèlis̖ . Quando il sole tramonta l’asino s’impunta [si ferma perché è
Cielo a pecorelle, acqua [pioggia] a catinelle. stanco e non ne vuole sapere di continuare a lavorare].

Friuli S̖îl a pjoròŋs̖ , plòja a s̖ eòŋs̖ . Lombardia Orientale ‘Nfína tat che i raǧn í tíra mią s̖ ő la rét ‘l è s̖ èǧn de bèl
Cielo a pecoroni, pioggia con trombe d’aria. tép.
Fino a quando i ragni non raccolgono la loro tela è segno di bel
Friuli Cyan’che i cyacs̖ s̖ ’iŋgrúmiŋ búta plòja s̖ un duč i tempo. [Scherzoso o veritiero?]
úmiŋs̖ .
Quando i corvi si radunano butterà pioggia su tutti gli uomini.
Trentino Caŋ che i ràǧni í des̖ tènt ‘l è s̖ èǧn de bèl tèmp.
Quando i ragni distendono la tela è segno di bel tempo.
Piemonte Cyand əl gat à s’bərlíca e à s’fèrta j’uríje cuŋ əl
Lombardia Orientale Cyant i róndene í gúla redét tèra ‘l è s̖ èǧn de pjőf.
ṡampíŋ, à pjőf dnaŋs c’à sią matíŋ. Quando le rondini volano radenti a terra è segno di pioggia.
Quando il gatto si lecca e si sfrega le orecchie con la zampetta,
pioverà prima che sia mattina. Trentino Cyàndo le ròndole lé s̖ friśa la tèra el pjòve de z̖ èrto.
Quando le rondini sfiorano terra piove di certo.
Liguria Cyàŋdu u gàttu se spàsa e uêge vộ dî che čộve.
Emilia Cyannd al gǎt pǎs̖ a l’uràćća àl pjôv. Trentino Cyàndo le ànedre lé s̖ chèrz̖ a s̖ ul’àcya près̖ t càmbja el
Quando il gatto si spazza [pulisce] le orecchie vuol dire che piove. tèmp.
Quando le anatre scherzano sull’acqua presto cambia il tempo.
Romagna E’ pjuvarà s̖ e e’ gat ú s̖ ’pàs̖ a la z̖ àmpa s̖ óra al’uréča.
Romagna Cya~nd al gat ú s̖ ’pàs̖ a la z̖ àmpa par d’s̖ óųra Trentino Cyàndo ‘l àśen él s̖ tranúda el tèmp él s̖ e múda.
dal’urèča, pjòąv. Quando l’asino starnuta il tempo muta.
Quando il gatto si passa la zampa per sopra l’orecchio, piove.
Trentino Cyàndo le s̖ armàndole lé va ‘n vòlta vèǧn de pjòver.
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Proverbi sul tempo atmosferico Proverbi sul tempo atmosferico

Quando le salamandre vanno in giro viene a piovere. Romagna Cya~nd ‘l invéran e’ va s̖ ótt, l’ins̖ téą u j è dla róba par
tót; cya~nd ‘l invéran ‘l è baǧnéą, ‘l è catív néca ‘l
Trentino Z̖avatóni ‘n vjàźo, àcya garantíą.
Rospi in viaggio [all’aperto], acqua [pioggia] vicina.
ins̖ téą.
Quando l’inverno va asciutto, nell’estate c’è poca roba per tutti;
Trentino Lumàz̖ i che gíra de matína, l’àcya là s̖ e śviz̖ ína. quando l’inverno è bagnato [umido], è cattiva anche l’estate.
Lumache che girano la mattina, l’acqua [la pioggia] si avvicina.
Ladinia dolomitica Še ‘l léǫ téǧne s̖ ó gyånt dadišté, ‘l frëįt a degúŋ ně fége
Trentino Ròs̖ po de s̖ éra bón tèmpo s̖ e s̖ péra. mé.
Rospo di sera buon [bel] tempo si spera. Se la lepre tiene su [mantiene] il suo vestito [mantello] dell’estate,
il freddo non farà male a nessuno.
Trentino Cyàndo s̖ e véde còrvo el cél devènta tòrvo.
Quando si vede corvo il cielo diventa torvo. Friuli Chèl che‘l s̖ ta ta l’ombrèna d’ins̖ tǎt àl varà mal di
pàns̖ a vią pal unvjǎr.
Lombardia Orientale Cyan’ la caǧàda là va ‘n lač s̖ urú ‘l è s̖ èǧn de pjőf. Quello [colui] che sta all’ombra d’estate avrà mal di pancia lungo
Quando la cagliata [latte rappreso] si squaglia in siero è segno di l’inverno. [Le attività agricole si svolgono prevalentemente
pioggia. [Veritiero?] d’estate e se non ci si presta, preferendo stare più comodamente
all’ombra, si rischia di non ricavarne un raccolto sufficiente per
Romagna Cya~nd che l’àcya là fa i caplèt là tèąrda pyóc e pu la affrontare l’inverno quando la terra riposa.]
śmèt.
Quando l’acqua fa i cappelletti tarda di poco e poi smette. Trentino Chi g’à paúra del s̖ ól del’is̖ tà patís̖ el mal de pànča ‘l
[Scherzoso.] invèrno.
Chi ha paura del sole dell’estate patisce il mal di pancia l’inverno.
Emilia Cyannd la lómm là fa al s̖ tupéŋŋ, l’ǎcya l’é avśéŋŋ. [Vedi il precedente.]
Quando il lume fa lo stoppino, l’acqua [la pioggia] è vicina.
Trentino Chi che s̖ ta al’ombríą d’is̖ tà él à frét d’invèrno.
Piemonte Cyand le liamé à fa i bulè, la pjőva à tàrda nèŋ a Chi sta all’ombra d’estate ha freddo d’inverno. [Vedi i
casché. precedenti.]
Quando il letame fa i funghi, la pioggia non tarda a cadere.
Lombardia Occidentale Seré~n d’in~vèrna, nîvul d’estḁ̌, amûr de dòna e carità
Trentino S̖e í trípola ‘l formént de aųtún tíreghe driǫ panéti; s̖ e de frḁ̌, ín trê còs che no g’àn stabilità.
í trípola de primavéra tíreghe driǫ s̖ as̖ àde. Sereno d’inverno, nuvoloso d’estate, amore di donna e carità di
Se trebbiano il frumento in autunno tiragli dietro pagnotte; se frate, sono tre cose che non hanno stabilità [sono per natura
trebbiano di primavera tiragli dietro sassate. [La trebbiatura instabili].
primaverile non fornisce un buon raccolto.]
Piemonte Serèŋ d’iŋvèrn, nívul d’istà, amúr d’dòna, d’prète,
Romagna Cya~nd che cà~nta e’ ranǧò~ e’ s̖ é~ fúra dl’aųtò~. d’fra: gyàja!
Quando canta la tordella siamo fuori dall’autunno. Sereno d’inverno, nuvoloso d’estate, amore di donna, di prete, di
frate: guai!
Emilia Cyannd cànnta al mêrel à s̖ ȁŋŋ fôra dl’iŋvêreŋ.
Romagna Cya~nd che cà~nta e’ méral à s̖ é~ fúra dal invéran.
Quando canta il merlo siamo fuori dall’inverno.
Proverbi di previsione meteorologica con aspetti geo-atmosferici

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Proverbi sul tempo atmosferico Proverbi sul tempo atmosferico

Liguria Nêǧa iŋ ta vallàda, pescòų fa a tò ǧurnǎ; Nêǧa iŋ ša Trentino Cyàndo i temporàį í vén da Trènt córi a càśa cóme ‘l
muŋtàǧna, stàttene a ca, nō te mešǎ. vènt.
Nebbia nella vallata, pescatore fa la tua giornata; nebbia sulla Quando i temporali vengono da Trento corri a casa come il vento.
montagna, stattene a casa, non ti muovere.
Trentino S̖e le núvole lé va vèrs̖ Veróna, čàpa la z̖ àpa e va a
Liguria Cyàŋdu e nívye vaŋ vèrsu u mǎ, píǧǧa a sàppa e va a z̖ apóna. S̖e le núvole lé va vèrs̖ Trènt, čàpa la z̖ àpa e
cavǎ; cyàŋdu e nívye vaŋ vèrsu u múŋte, píǧǧa a véį en drènt.
sàppa e va sútta a iŋ púŋte. Se le nuvole vanno verso Verona, prendi la zappa e va a ‘zapona’
Quando le nuvole vanno verso il mare [vento di tramontana], [vai a zappare]. Se le nuvole vanno verso Trento, prendi la zappa
prendi la zappa e va a zappare; quando le nuvole vanno verso il e vieni indietro [torna a casa perché pioverà di sicuro].
monte [vento di ostro], prendi la zappa e va sotto il ponte.
Trentino Cyàndo l’àrja là va vèrs̖ o Veróna, va entel càmpo e
Liguria Cyàŋdu e nụ̂vje vaŋ aų mǎ, píǧǧa a sàppa e va a laóra. Cyàndo l’àrja là va vèrs̖ o Bolz̖ àn, tóte la zès̖ ta e
sappǎ; cyàŋdu e nụ̂vje vaŋ aų bòscu, píǧǧa u cabbàŋ e va per pan.
càccitelu adòssu. Quando l’aria [il vento] va verso Verona, va nel campo e lavora.
Quando le nuvole vanno al mare, prendi la zappa e va a zappare, Quando l’aria [il vento], va [soffia] verso Bolzano, prenditi la
quando le nuvole vanno al bosco, prendi il gabbano e cacciatelo cesta e va per il pane [vai dal panettiere per poi tornare a casa].
addosso.
Romagna Cya~nd che al núval àl va a e’ méąr tàca i bu e va a
Liguria Cyàŋde aę núvje vaŋ aų múŋte, píǧǧa a sàppa e vàtte lavuréą; cya~nd al núval àl va ala muntà~ǧna s̖ tàca i
a scúŋde; cyàŋde aę núvje vaŋ aų mǎ, píǧǧa a sàppa e bu e va ala capà~na.
vànni a sappǎ. Quando le nuvole vanno al mare attacca i buoi e va a lavorare
Quando le nuvole vanno al monte [vento di ostro], prendi la zappa [perché non pioverà]; quando le nuvole vanno alla montagna
e vatti a nascondere; quando le nuvole vanno verso il mare [vento stacca i buoi e va alla capanna [perché pioverà].
di tramontana], prendi la zappa e vattene a zappare.
Romagna Cya~nd che S̖a~ Maré~ ‘l à més̖ s̖ e’ capèąl, andé a ca e
Liguria Cyàŋde e nụ̂vje vaŋ aų mǎ, píǧǧa a bàrca e vànne a tulív e’ mantèąl.
pescǎ. Quando San Marino ha messo il cappello [la rúpe di San Marino
Quando le nuvole vanno verso il mare, prendi la barca e vattene a rannuvolata], andate a casa e prendete il cappello. [Il fenomeno
pescare. segnala l’arrivo della pioggia.]

Piemonte Cyand le nívule à vaŋ ala muntàǧna, pią la sàpa e va Venezia Giulia Có ‘l mónte Maǧóre méti el capúz̖ o, el mónte de Oséro
aŋ campàǧna. se des̖ covèrźe: avíśo al marinèr che nàviga el Cyarnèr.
Quando le nuvole vanno alla montagna, prendi la zappa e va’ in Quando il Monte Maggiore (dell’Istria) mette il cappuccio
campagna. [s’imbianca di neve], il Monte (dell’Isola) di Lussino si rischiara:
avviso al marinaio che naviga al Golfo del Quarnero!
Trentino Núgola de montàǧna no bàǧna la campàǧna.
Nuvola di montagna non bagna la campagna. [Presumibilmente Emilia Cyannd ȁl nóvvel vaŋŋ da matéŋna, tû la ɀǎpa, va e
scherzoso.] màŋna.
Quando le nuvole vanno da mattina [verso levante], prendi la
Trentino Òǧni trè tóni í fa ‘n temporàl. zappa, va e mena [lavora].
Ogni tre tuoni fa un temporale.

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Proverbi sul tempo atmosferico Proverbi sul tempo atmosferico

Emilia Cyannd ȁl nóvvel vaŋŋ ed travérs̖ , tû i bû e métti al La bora tre giorni dura, se fa flic e floc, dura anche otto.
cyěrt.
Quando le nuvole vanno di traverso [in senso nord-sud], prendi i
Trentino Cyàndo la Vigolàna là ga el capèl o che vén brut o
buoi e mettili al coperto [perché pioverà e non si potrà lavorare]. che vén bèl.
Quando la Vigolana ha il cappello o che vien brutto o che vien
Romagna Cya~nd che al núval àl va ad travêrs̖ , s̖ tàca i bu e va a bello.
cyêrt.
Quando le nuvole vanno di traverso [da sud-ovest a nord-est?],
Trentino S̖e el Bondón él ga el capèl o fa pjòva o tèmpo bèl.
stacca i buoi e va al coperto. Se il (Monte) Bondone ha il cappello o fa pioggia o tempo bello.

Emilia Cyannd ȁl nóvvel vaŋŋ iŋŋ ɀa, tû i bû e métti al ɀå. Trentino Cyàndo ‘l Bondón él ga capèl làs̖ a la falz̖ e tò ‘l z̖ estèl.
Quando le nuvole vanno in giù [verso la pianura a settentrione], Quando il (Monte) Bondone ha il cappello lascia la falce e prendi
prendi i buoi e mettili al giogo [al lavoro poiché non pioverà]. il cestello. [Conviene andarsene dal campo col cestello col quale
si è raccolto perché pioverà.]
Emilia Cyannd ȁl nóvvel vaŋŋ iŋŋ s̖ ó, tû la s̖ crǎna e s̖ êdi s̖ ó.
Quando le nuvole vanno in su [verso la montagna a meridone], Trentino Cyàndo la Marźòla là g’à ‘l capèl as̖ jève ‘l ombrèl.
prendi la sedia e siedici su. [Il tempo peggiorerà e non conviene Quando la (il Monte) Marzola ha il cappello preparatevi
andare a lavorare.] l’ombrello.

Emilia Cyannd ȁl nóvvel vaŋŋ da s̖ îra, tû la råcca e fîla. Trentino L’àcya de S̖èla no bàǧna la gonèla.
Quando le nuvole vanno da sera [verso ponente], prendi la rocca L’acqua [la pioggia] (che viene) da Sella (Valsugana) non bagna
e fila. [Il tempo peggiorerà e non conviene andare a lavorare.] la gonnella. [Le pioggie che arrivano da quella direzione non sono
mai abbondanti].
Romagna E’ vé~t ad maré~na e’ pórta la buras̖ ché~na.
Il vento di marina porta la burrasca.
Trentino Caŋ che le núgole lé va vèrs̖ Bolz̖ àn s̖ čàmpa a čàśa a
tòrte ‘l gabàn.
Romagna E’ vé~t furlés è’ bà~ǧna e’ paés̖ . Quando le nuvole vanno verso Bolzano scappa a casa a prenderti
Il vento ‘forlése’ [che spira da Forlì] bagna il paese. il gabbano.

Romagna La buràs̖ ca c’là vè~ da e’ mér e’ s̖ rè~ l’à da purtéąr; Trentino Cyàndo ‘l làgo ‘l è s̖ cúro pjòve de s̖ ecúro.
mó s̖ ’là vè~ pu dala való~na là pórta una s̖ taśò~ bó~na, Quando il lago è scuro piove di sicuro.
e s̖ ’là vè~ pu dala búra là pórta de’ frédd ala s̖ icúra. Trentino S̖tèle čàre s̖ èǧn de bòn tèmp.
La burrasca che vien dal mare il sereno ha da portare, se viene Stelle chiare segno di buon [bel] tempo.
poi dalla valle porterà una stagione buona, e se poi vien da
tramontana porta freddo di sicuro. Trentino Vènt de levànte o de tramontàna le núgole ‘l ślontàna.
Vento di levante o di tramontana le nuvole allontana.
Romagna La búra, e’ s̖ rè ~
ala campà ǧna e la néva ala
~

muntà~ǧna. Veneto Có ƚa coína ga el capèǫ o che pjòve o che fa bèǫ.


La bora, il sereno alla campagna e la neve in montagna. Quando la collina ha il cappello [la nuvola] o che piove o che fa
bello [bel tempo].
Romagna La búra là pórta e’ s̖ rè~. La bora porta il sereno.
Veneto Có ƚa coína ga el capèǫ vèŋdi ƚa pjégora e cóŋpra el
Romagna La búra tri dè là dúra, s̖ ’la fa flic e flòc, là dúra néca maŋtèǫ.
òtt.
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Proverbi sul tempo atmosferico Proverbi sul tempo atmosferico

Quando la collina ha il cappello [la nuvola] vendi la pecora e Friuli Il priŋ tòŋ a s̖ oréli jevǎt, čhjól il s̖ ac e va a marčhjǎt;
compra il mantello. al priŋ tòŋ a s̖ oréli a mònt, čhjól il s̖ ac e va pal mònt.
Al primo tuono ad oriente, prendi il sacco e va a mercato. Al
Veneto Dòpo al vèŋt, trè dí de bòŋ tèŋp. primo tuono ad occidente, prendi il sacco e va per il mondo.
Dopo il vento, tre giorni di buon [bel] tempo.
Friuli Nul a s̖ oréli jevǎt, čàpa al fals̖ òt e va tal prǎt.
Friuli S̖iròc e tramontàŋ mèniŋ viŋ e paŋ, byeríŋ e garbíŋ Nuvola a oriente, prendi la falce e va nel prato.
čhjóliŋ paŋ e viŋ.
Scirocco e tramontana portano vino e pane, borino e garbino Friuli S̖cure la marine, mànǵe, bêf e s̖ ta iŋ cuśíne; clàre la
prendono pane e vino. montàǧne, bêf e va iŋ campàǧne.
Scura la marina, mangia, bevi e sta in cucina; chiara la
Emilia ‘L iŋvêrŋ àl n’é uŋŋ bas̖ těrd: s̖ ’aŋŋ véŋŋ prěs̖ t àl va vî montagna, bevi e va in campagna.
těrd.
L’inverno non è un bastardo: se non viene presto va via tardi. Trentino Cyàndo él tòna avànti él pjòver, s̖ ta entel càmpo e no
té mòver; ma s̖ ’él pjòve avànti el tón, s̖ càmpa a càśa
Emilia Nèįv iŋtla frǎs̖ ca, bôna iŋvarnǎȿa.
Neve nella frasca, buon ‘invernaccio’. [Se nevica quando ancora
de batón.
gli alberi non sono del tutto spogli, l’inverno non sarà mite.] Quando tuona prima di piovere, sta nel campo e non ti muovere;
ma se piove prima del tuono scappa a casa a gambe levate.
Trentino S̖’él fjòca s̖ ula fòja vjén ‘n invèrno che fa vòja.
Se nevica sulla foglia [poco prima che venga l’autunno o agli inizi Trentino S̖e‘l pjòve avànte ‘l làmpo s̖ ta férmo nel tò càmpo, s̖ e‘l
dell’autunno quando le foglie sono ancora sui rami] viene un pjòve avànte ‘l tón córi a càśa de batón.
inverno che fa voglia [perché sarà un inverno mite]. Se piove prima del lampo sta fermo nel tuo campo, se piove prima
del tuono corri a casa a gambe levate.
Emilia Cyannd nèįva iŋtla fójja, al fradd dà pôca nójja.
Quando nevica nella foglia, il freddo da poca noia. [Quando Ladinia dolomitica La pjóą có là véǧn da canǎl là no fa né bêŋ né mǎl, có
nevica quando ancora gli alberi non sono del tutto spogli, il la véǧn da Praŋpěr là é dúra cóme al fěr.
freddo non farà annoiare e ci si impegnerà a darsi da fare per La pioggia quando viene dalla valle [di Zoldo] non fa né bene e né
attenuarlo.] male, quando viene dalla Cima di Pramper è dura come il ferro.

Lombardia Occidentale El tempurḁ̌l che véǧn dala mu~ntàǧna, él ghe båǧna Lombardia Orientale Cyant ol S̖an Bernàrt àl g’à ‘l capèl ‘l è s̖ èǧn de pjőf.
nå ŋca el cû ala cavedàǧna.
~ Quando il (monte) S. Bernardo ha il cappello è segno di pioggia.
Il temporale che viene dalla montagna, non bagna il culo [il
fondo] neppure alla capezzagna [striscia di terreno incolto ai Friuli Il cîl serèŋ e la montàǧne s̖ cúre, no stǎ fidǎti s̖ e no tu
bordi dei campi coltivati]. s̖ ês̖ s̖ igúre.
Il cielo sereno e la montagna scura, non fidarti se non sei sicura.
Trentino S̖e ‘l prímo tyòno ‘l è a matína léva ‘l paról e mèti la
ramína; s̖ e tóna a s̖ éra léva ‘l paról e mèti s̖ u la Friuli Cyant che la Mònt Marjàne é à il čhjapjèl, mèt ju il
caldièra. falcèt e čhjàpe s̖ u il ris̖ čhjèl.
Se il primo tuono è a mattina [oriente] togli il paiolo e metti (sul Quando il monte Amariana ha il cappello, deponi la falce e prendi
fuoco) la ramina; se tuona a séra [occidente] togli il paiolo e metti il rastrello. [Smetti di falciare e raccogli perché presto pioverà.]
la caldaia.
Ladinia dolomitica Có ‘l S̖as̖ de Pèlf à la baréta, tarŧ o bonóra àl te la
péta.
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Proverbi sul tempo atmosferico Proverbi sul tempo atmosferico

Quando il Monte Pelmo ha il berretto, tardi o a buonora te


l’assesta [ti frega].
Proverbi meteorologici legati all’agricoltura o al mare
Ladinia dolomitica Có ‘l S̖as̖ de Pèlf à ‘l capèl, méte đu la fuŧ e tòl s̖ u ‘l
res̖ tèl. Lombardia Orientale La nif l’è la màder del formét.
Quando il Monte Pelmo ha il cappello, metti giù la falce e prendi La neve è la madre del frumento.
il rastrello. [Smetti di falciare e raccogli l’erba perché presto
pioverà.]
Lombardia Orientale L’àcya l’è la màder del’èrba.
L’acqua [la pioggia] è la madre dell’erba.
Piemonte Cyand Sυpèrga à l’à ‘l capél, o c’à fa brűt o c’à fa bél.
Quando (la collina di) Superga ha il cappello, o che fa brutto o
Piemonte Se i èrbu a bűtu la fjur príma d’ la főja à į è d’ frűta
che fa bello [bel tempo]. da gavése la vőja.
Se gli alberi fioriscono prima di metter foglia ci sarà frutta da
Romagna Cya~d che al núval àl va a Bulóųǧna, e pjòąv c’un cavarsi la foglia.
s̖ ’vargóųǧna.
Quando le nuvole vanno verso Bologna, piove senza vergogna.
Liguria Se čộve iŋ tu sò e uíve càṡṡaŋ séŋsa bastòŋ.
Se piove con il sole le olive cadono senza bastone [senza pertica,
Liguria Purtufíŋ scụ̂ų, cộve segụ̂ų. Portofino scuro, piove sicuro. cioè senza essere abbacchiate].

Liguria Cyàŋdu néva in šǒ múŋte de Purtufíŋ, néva séte vúte Liguria Fiŋ che aų mǎ nu ghe dížaŋ béŋ, navegǎ nu me
čű υŋ spruíŋ. convéŋ.
Quando nevica sul monte di Portofino, nevica sette volte più una Finché del mare non ne dicono bene, navigare non mi conviene.
pioggerella sottile.
Occitania piemontese Travàṡa pa viŋ ala lőŋa nuvèlla.
Piemonte Se la culíŋa à búta ‘l capél, vènd la cràva e càta ‘l Non travasare il vino con la luna nuova.
mantél. Piemonte Vènt d’ la meṡanőįt cyand ‘l graŋ à fjurís: catív racòlt.
Se la collina si rannuvola, vendi la capra e comprati il soprabito. Vento di mezzanotte quando fiorisce il grano/frumento: cattivo
raccolto.
Emilia Ǎrja ed s̖ åtta fa rimpîr la påȿȿa.
Aria [vento] di sotto [da meridione] fa riempire la pozzanghera Liguria Veǧǧǎ aą lűŋŋa e durmî aų sû, nu s’acyísta né rǒba
[porta pioggia].
né onû.
Emilia Vȁnnt muŋtàŋŋ, pôrta al fjǎs̖ c s̖ åtta al gabàŋŋ: s̖ ’aŋ Vegliare alla luna e dormire al sole, non si acquista né roba e né
onore.
pjôv iŋcû, àl pjôv edmàŋŋ.
Vento montano [dagli appennini a meridione, cioè lo scirocco], Romagna T’é da s̖ umnéą a lúna bó~na s̖ ’t’vu che e’ tu ca~p u
porta il fiasco (di vino per ristorarti) sotto il gabbano: se non
piove oggi, piove domani.
t’dèąga furtó~na.
Devi seminare alla luna buona se vuoi che il tuo campo ti dia
Liguria Levàŋte, se nu čộve l’è υŋ brigàŋte. fortuna.
(Vento di) Levante, se non piove è un brigante.
Piemonte Lűŋa mercuríŋa pés che tempèsta e bríŋa.
Emilia Tȁŋŋp c’lûś, ǎcya prodûś. Luna mercuriana peggio che tempesta e brina. [Di significato non
Tempo che luccica, acqua [pioggia] produce [porta]. [Poco chiaro.]
obiettivo.]
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Proverbi sul tempo atmosferico Proverbi sul tempo atmosferico

Piemonte Tempésta à fa nèŋ carestíą.


Trentino La tompèsta no fa cares̖ tìą. Liguria Dių n’avàrde dal’ěgya c’à véŋ cuų véŋtu, daų fràtte
La tempesta non fa carestia. šurtîų d’iŋ cuŋvéŋtu e daą dònna cuą bàrba iŋ šu
mèŋtu.
Veneto La cares̖ tíą vjéŋ in bàrca. Dio ci guardi dall’acqua che viene col vento, dal frate uscito di
La carestia viene in barca [col maltempo]. convento e dalla donna col la barba sul mento.

Emilia La matéŋna lôda la s̖ îra. Liguria Cun a lűna in abbundàŋsa níŋte cǒṡe d’impurtàŋsa.
La mattina loda la sera. [Il buongiorno si vede dal mattino.] Con la luna in abbondansa nessune cose d’importanza. [Con la
luna piena non si devono fare cose immportanti.]
Piemonte À val di pi na pjőva a suą staǧúŋ che ‘l chèr del rè
faraúŋ. Liguria Chi píša cúŋtru véŋtu sé bàǧna e scàrpe.
Vale di più una pioggia nella sua stagione che il carro del re Chi piscia (orina) contro vento si bagna le scarpe.
faraone.
Liguria Chi nō vộ passǎ pe belinúŋ, nō ǧűdiche a pàŋsa aę
Lombardia Occidentale Un’àcya ala suą staǧú n là vḁ̌r pυsê che tűt i richèṡṡ
~
dònne e ō témpu buŋ.
del rè faraú~n. Chi non vuol passare per stupido, non giudichi la pancia alle
Un acqua alla sua stagione vale più che tutte le richezze del re donne e il tempo buono.
faraone.
Emilia S̖’àl pjôv ala matéŋna l’é lòųva la s̖ puśléŋna; s̖ ’àl pjôv
Lombardia Orientale Àcya e s̖ ul, la campàǧna là é de gul. al dapp meɀdé l’é lòųv al maré.
Acqua [pioggia] e sole, la campagna cresce al volo [rigogliosa]. Se piove alla mattina, è lupa [affamata] la sposina; se piove nel
pomeriggio è lupo il marito.
Trentino Mólte nośèle, mólta néf. Molte nocciole; molta neve.
Trentino Chi vól provàr le péne del infèrno vàga a Trènt l’is̖ tà e
a Féltre ‘l invèrno.
Proverbi meteorologici di significato scontato, ironico, scherzoso, Chi vuole provare le pene dell’inferno vada a Trento d’estate e a
superstizioso, saggio o anche metaforico Feltre d’inverno.
Friuli Maį laųdǎ il bjèl dí priŋ di s̖ ère. Trentino S̖púz̖ a il cès̖ o, càmbja ‘l tèmp.
Mai lodare il bel giorno prima di [che venga la] sera. Puzza il cesso, cambia il tempo. [Presumibilmente scherzoso.]
Veneto No s̖ e pól dir bèl źórno s̖ e no śé s̖ éra. Trentino Cyàndo ‘l tèmp ‘l è bòn va ‘n gíro òǧni minčón.
Non si può dire bel giorno se non è sera. Quando il tempo è buono [bello] va in giro ogni minchione.

Liguria Dòppu ǒ nűvju véŋ ǒ sêŋ. Dopo il nuvolo viene il sereno. Lombardia Orientale Tűti i mês se fa la lűna e tűti i dé se n’impǎra jűna.
Dòpu u bèllu véŋ u brűtu. Dopo il bello viene il brutto. Romagna Tót i miś e’ fa la lúna, tót i dè u s̖ ’n’impéąra una.
Lombardia Occidentale Dǒpu el bèl vé~n el brűt. Dopo il bello viene il brutto. Tutti i mesi si fa la luna (piena), tutti i giorni se ne impara una.
[Scherzoso ma saggio.]
Friuli Dòpo la plòę àl vèŋ il bòŋ timp.
Dopo la pioggia viene il bel tempo.

Friuli No jè maį s̖ tàde plòę che il bòŋ timp no‘l s̖ èdi tornǎt.
Non è mai stata pioggia che il bel tempo non sia tornato.
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Proverbi sulle stagioni, sui mesi e sulle ricorrenze dei santi nel calendario

Veneto Àno biśèsto, àno s̖ èŋs̖ a s̖ èsto.


Anno bisestile, anno senza buon senso. [Superstizioso.]

Friuli ‘L aŋ biśès̖ t no’l à ni čhjǎf ni s̖ ès̖ t.


L’anno bisestile non ha né testa né garbo. [Superstizioso.]
PROVERBI
Friuli Aŋ biśès̖ t, pôc di s̖ ès̖ t.
SULLE STAGIONI, SUI MESI
Emilia Ǎn biśěst, ǧnénnt ed s̖ ěst.
E SULLE RICORRENZE Anno bisestile, niente/poco di sesto [di buono]. [Superstizioso.]

DEI SANTI NEL CALENDARIO Trentino An biṣès̖ t, an funès̖ t.


Anno bisestile, anno funesto. [Superstizioso.]

Lombardia Occidentale An biṡestîl,̣ fé~n sυtîl.̣


Anno bisestile, fieno [erba] sottile. [Superstizioso.]

Piemonte Anàda da bulé, anàda da tribulé.


Annata di funghi, annata di tribolazione.

Friuli Fòŋcs̖ iŋ cyantitǎt, aŋ tribulǎt.


Funghi in quantià [in abbondanza], anno tribolato.
L’ANNO IN GENERALE
Lombardia Orientale An de fóns̖ , che‘l s̖ tàghe de lóns̖ .
E LE STAGIONI Anno di funghi, che stia lontano [poiché implica molta pioggia].

Lombardia Orientale Gh’è sěmper stat i sèt an dele vache grase e i sèt an Friuli Aŋ di nêf, aŋ di bèŋ. Anno di neve, anno di bene.
dele vache mǎgre. Emilia Ǎn da nèįv, ǎn da śǧnòųri.
Ci sono sempre stati i sette anni delle vacche grasse e i sette anni
Anno di neve, anno da signori [poiché implica un ottimo raccolto].
delle vacche magre. [La persistenza e le variazioni delle
condizioni meteorologiche non sono prevedibili e il loro alternarsi
durante l’anno condizionano la produzione agricola. Inoltre sono Piemonte Anàda da féŋ, anàda d’ mèrda.
esse stesse espressione del clima che muta e mantiene le sue Piemonte Anà d’érba, anà d’mèrda.
condizioni per anni, almeno qui in Europa, in conseguenza delle Lombardia Occidentale An de èrba, an de mèrda.
variazioni delle caratteristiche termiche della corrente del Golfo.] Veneto Àno de èrba, àno de mèrda.
Piemonte An biṡést: trist cul c’à i véŋ aprés. Friuli Aŋ di jèrba, aŋ di mjèrda.
Anno bisestile: triste (l’anno) che gli viene appresso [che lo Friuli Anàde di jàrbe, anàde di mjàrde.
segue]. [Superstizioso.] Trentino Àni de èrba, àni de mèrda.
Venezia Giulia Àno de èrba, àno de mèrda.
Lombardia Occidentale ’L è catîf̣ ‘l an beṡèst ma péž ‘l últer che vé~n après. Anno di erba, anno di merda. [Anno con molto fieno, quindi
È cattivo l’anno bisestile ma peggio l’altro che gli viene appresso concime, anche se con poco prodotto agricolo poiché è dovuto a
[che lo segue]. [Superstizioso.]

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troppa pioggia. Da ciò si può predire anche una cattiva annata in Liguria Chi aų prímmu de l’ànnu ú nu fa né túrta né laṡàǧna,
generale.] tűtu l’ànnu ú sé stiràǧǧna.
Chi al primo dell’anno non fa né torta e né lasagne, tutto l’anno si
Piemonte Anàda da féŋ, anàda da nèŋ. arrabatta. [Superstizioso.]
Annata di fieno [di erba], annata da meno.
Liguria À nu l’è υŋŋa búŋŋa annǎ se l’uíva à nu l’é trě vòtte
Piemonte Anàda da vèspe, anàda d’ viŋ buŋ.
Annata di vespe, annata di buon vino.
arrappǎ.
Non è una buona annata se l’oliva non è tre volte aggrinzita.
Trentino An de bès̖ pe, an de néų. Anno di vespe, anno di neve.
Ladinia dolomitica S̖e Žené véŋ braglàŋ, no špetóns̖ e ‘n bòŋ aŋ.
Trentino An brodolà, an intravaśà. Se gennaio viene muggendo [rumoreggiando], non asperttiamoci
Anno con tante pigne, anno disgraziato. un buon anno [un’annata buona].

Trentino An enfaŋgà, an tribolà. Trentino S̖e ‘l Genàr ‘l vén pjanźèndo dóvén s̖ petàr en an
Anno infangato [con troppe pioggie], anno tribolato. tremèndo.
Se gennaio viene piangendo [piovendo] dobbiamo aspettare un
Ladinia dolomitica An dα ravanés̖ , i médiz̖ padéš. anno tremendo.
Anno di rape cotte, i medici deperiti. [Le rape sono molto salutari
e così i medici, in quell’anno, lavorano poco.] Trentino S̖e‘l pjòve de Marz̖ per tut ‘l an ars̖ .
Se piove di marzo, tutto l’anno prosciugato [siccità]. [Discutibile
Ladinia dolomitica Aŋ da plója, aŋ de čareštíą. e poco obiettivo.]
Anno di pioggia, anno di carestia.
Lombardia Occidentale Mač ve~ntûs, an bu~ndα~ns̖ jûs.
Ladinia dolomitica Aŋ da nëį, aŋ da paŋ. Lombardia Orientale Mač ventûs̖ , an bundans̖ jûs̖ .
Venezia Giulia Àno de néve, àno da paŋ. Maggio ventoso, anno d’abbondanza.
Anno di neve, anno di pane.
Trentino Cànta el cúco è fòra ‘l invèrn e ‘ndel cul te g’ò.
Trentino An de néf, an de gran. Anno di néve, anno di grano. Canta il cuculo è fuori l’inverno e nel culo ti ho. [La primavera
lascia il posto all’inverno che ce lo mettiamo alle spalle.]
Lombardia Occidentale ’L ‘an che cumé~ns̖ a in fèsta ‘l è ‘l an d’òǧni
te~mpèsta. Lombardia Orientale S̖e càntα el cúco denàč del tru ‘l è ‘n an de bu padrú,
L’anno che comincia di domenica è l’anno di ogni tempesta. s̖ e‘l tru ‘l è denàč del cúco ‘l è ‘n an de mamalúco.
[Superstizioso.] Se canta il cuculo davanti [prima] del tuono è un anno di buon
padrone [buona annata], se il tuono è davanti [arriva prima] al
Lombardia Occidentale ’L an ‘l è tremé~nt se‘l èntra pja~ngé~nt. cuculo è un anno di mammalucco.
L’anno è tremendo se inizia piangendo [piovendo].
[Superstizioso.] Trentino S̖e vén ‘l tón príma del cucúc ‘l è an mamalúc; s̖ e
cànta ‘l cucúc príma del tón ‘l è un an bón.
Liguria Chi renǒva aų prímmu de l’ànnu ú renǒva tűtu Se viene il tuono [i temporali] prima del (canto del) cuculo è un
l’ànnu. anno mammalucco [pessimo]; se canta il cuculo prima del tuono
Chi (si) rinnova [nel vestiario] al primo dell’anno rinnova tutto [dei temporali] è un anno buono.
l’anno. [Scaramantico.]

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Romagna S̖e Nadèąl la dmèŋga e’ vé~, ‘l an ‘l è śgraz̖ jèą bé~; s̖ e Il caldo e il freddo, non li mangia il lupo. [Vedi i precedenti.]
s̖ ’ ad mèąrt ‘l avnirà, furtunèą ‘l an e’ s̖ arà.
Se Natale viene di domenica, l’anno è disgraziato bene; se di
Romagna ‘L invéran ú n’s̖ ’l’è maį maǧnéą al pàs̖ s̖ ar.
martedì verrà, fortunato l’anno sarà. [Superstizioso] L’inverno non se l’è mai mangiato il passero. [Vedi i precedenti.]

Romagna S̖e e’ gra~ par Nadèąl e’ cóį a śvardźèą, pòąc batú t’è Trentino S̖tròpe lóŋghe, invèrno lóŋg.
‘Stroppe’ [i rami di salice] lunghe, inverno lungo.
da ramas̖ èą.
Se il grano per Natale comincia a verdeggiare, poco condimento Trentino ‘L invèrno ‘l è ‘l parènt del infèrno.
[raccolto] hai da ammucchiare. L’inverno è il parente dell’inferno.
Piemonte Búna anàda à n’a cumpèŋsa υna gràma. Friuli Il frêt e il čhjalt la s̖ urîs̖ no lú àŋ manǧhjǎt.
La buona annata ne compensa una cattiva. Il freddo e il caldo il topo non lo hanno mangiato. [vedi i
precedenti.]
Friuli Luį čhjalt, anàde byíne. Luglio caldo, annata buona.
Friuli Frêt d’unvjǎr e čhjalt d’is̖ tǎt, iŋ chès̖ t mònt àl è s̖ ímpri
Ladinia dolomitica S̖a pàre de ‘n bôŋ is̖ tà ‘l é aŋ bóŋ invěr.
Se sembra una buona estate sarà un buon inverno.
s̖ tǎt.
Freddo d’inverno e caldo d’estate, a questo mondo è sempre stato
Ladinia dolomitica Gràmi chi s̖ arà có no pi s̖ e coǧnos̖ arà ‘l invěr da l’is̖ tà. (così).
Tristi saranno quando non conosceranno più l’inverno dall’estate.
Venezia Giulia Invèrno càldo, primavèra fréda.
Liguria Dòppu a stě ú vêǧne l’iŋvèrnu: se ti nu à da maŋǧǒ ú Inverno caldo, primavera fredda.
te pǒ’ iŋ iŋfèrnu. Ladinia dolomitica D’utòŋ el tèŋp no à pèšter.
Dopo l’estate viene l’inverno: se non hai da mangiare è un po’ D’autunno il tempo non ha pastore.
d’inferno.
Veneto Aųtúno divertóśo per i s̖ jóri, śè iŋvèrno pelóśo par i
Liguria D’estǎę, chi allộga ‘na bíša, d’iŋvèrnu à ‘na sēṡűsa.
D’estate, chi protegge una biscia, d’inverno ha una salsiccia.
pitòchi.
Autunno divertente per i signori, è inverno peloso per gli
Veneto Òǧni àno pàs̖ a un àno. accattoni/mendichi/poveri.
Ogni anno passa un anno. [Le cose invecchiano.]
Veneto ‘L iŋvèrno ‘l è ‘l bòja deį vèci, el purgatòrjo deį -
Liguria Chi de stě nu sé procụ̂ą d’iŋvérnu ú bàte a cuą. puteéti e ‘l iŋfèrno deį poąréti.
Chi d’estate non si preoccupa d’inverno batte la coda [fa la fame]. L’inverno è il boia dei vecchi, il purgatorio dei bambini e l’inferno
dei poveri.
Trentino Né ‘l frèt, né ‘l calt, el lóf no ‘l li à maį maǧnàį.
Né il freddo, né il caldo, il lupo non li ha mai mangiati. [Le Veneto D’iŋvèrno túti i vèŋti pòrta àcya.
stagioni seguono il loro ritmo senza essere influenzate dal clima e D’inverno tutti i venti portano acqua [pioggia].
condizionano la vita degli animali e dell’uomo, e non viceversa!]
Veneto ‘L iŋvèrno s̖ e no mòrs̖ ega coį dèŋti él da coƚa cóą.
Veneto El ƚóvo no màǧna s̖ taǧóŋ. L’inverno se non morsica con i denti dà [frusta] con la coda.
Il lupo non mangia stagione. [Vedi il precedente.]
Veneto L’óŋbra del’is̖ tà fa mal ala pàŋz̖ a d’iŋvèrno.
Emilia Al chěld e al fradd, aŋ i mǎǧna brîśa al lòųv.
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Lombardia Orientale L’ombréą dela s̖ tǎt là fa dől la pans̖ a al invèren. Per un fiore non si resta di far [non si pensi che faccia]
Romagna L’óąra d’ins̖ téą là fa dulí la pà~z̖ a d’invéran. primavera.
L’ombra dell’estate fa dolere la pancia d’inverno. [D’estate
bisogna lavorare sodo sotto il sole per poter raccogliere il
Emilia Un fjåųr an fa grilàŋda.
prodotto agricolo se non si vuole patire la fame in inverno. È un Un fiore non fa ghirlanda [non fa primavera].
monito anche a chi non si dà da fare e riposa all’ombra.]
Veneto Cyàŋdo a Bas̖ àŋ vjéŋ primavéra, s̖ e vèrźe la ca e la
Friuli L’ombrène d’estǎt fǎs̖ mǎl d’invjěr. s̖ pareśéra.
L’ombra d’estate fa male d’inverno. [Vedi il precedente.] Quando a Bassano (del Grappa) viene (la) primavera si apre la
casa e l’asparagiaia.
Lombardia Orientale Chi cǎnta in Løį èl pjǎns̖ d’invěrno.
Chi canta [e non lavora] in luglio piange d’inverno [perché non Veneto Tèŋpo de vèrta s̖ u in colína, fjól de càvra e iŋs̖ alatína.
avvrà raccolto del prodotto agricolo]. Tempo di primavera su in collina, figlio di capra [capretto] e
insalatina.
Lombardia Occidentale Él vé~n ‘l ι~nvèrna, él vé~n ‘l ι~nfèrna.
Viene l’inverno, viene l’inferno [perché anche il freddo ‘brucia’ Friuli Źenǎr clip, vjàrte tàrde. Gennaio tiepido, primavera tardiva.
pungendo].
Friuli Fevrǎr čhjalt, vjàrte frède.
Lombardia Occidentale Lȍva bé n vestîda, ι nvèrnu frèč e maršuté nt.
~ ~ ~ Febbraio caldo, primavera fredda.
Pannocchia ben vestita [ricoperta da molti cartocci], inverno
freddo e fradicio [estremamente piovoso]. Piemonte Príma tardíja l’è maį màįra. Primavera tardiva mai magra.

Piemonte S’à fa nèŋ l’iŋvèrn, à fa nèŋ l’istà. Piemonte Ala príma tűt lòŋ c’à bűta fòra tèsta à va biŋ a fé
Se non fa l’inverno, non fa l’estate. d’mnèstra.
Alla primavera tutto quello che butta fuori la testa [che
Piemonte Serèŋ d’iŋvèrn e pjőva d’istà à faŋ maį puvertà. germoglia] va bene a fare da minestra.
Sereno d’inverno e pioggia d’estate non fanno mai povertà.
Emilia Chi s̖ ’mèįna p’r al baǧnà p’r tri àni ‘l è ruvinà.
Friuli Unvjěr di čhjaŋ àl s̖ àlva viŋ e paŋ. Chi semina in tempo umido per tre anni è rovinato.
Un inverno da cani [freddo], salva vino e pane.
Trentino Apríl pjovós̖ , an frutuós̖ .
Friuli S̖’àl tòne di Fevrǎr ó varíŋ un àltri unvjǎr. Venezia Giulia Apríl pjovóśo, àno frutuóśo.
Se tuona di febbraio avremo un altro inverno. Aprile piovoso, anno fruttuoso.
Lombardia Occidentale Un fjûr sul él fa mï~ŋga primavêra. Lombardia Orientale Màǧo pjøús̖ , an erbús̖ . Maggio piovoso, anno erboso.
Friuli Un flôr no‘l fǎs̖ primevère.
Un fiore (solo) non fa primavera. Veneto Avríl e Màǧo śé ƚa čàve de túto ‘l àno.
Venezia Giulia Apríl e Màjo í śé la čàve del àno.
Trentino El s̖ ól de primavèra vól far bèla cèra. Aprile e maggio sono la chiave di tutto l’anno.
Il sole di primavera vuol fare bella cera.
Veneto Túto vjéŋ par el càldo. Tutto viene [matura] per il caldo.
Friuli Une ciśíle no fǎs̖ is̖ tǎt. Una rondine non fa l’estate.
Emilia S̖e Nadèl ‘l è s̖ énza lóųna cyàtri pígri l’in fa p’r óųna.
Trentino Per en fjór no s̖ e rés̖ ta de far primavéra.

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Se Natale è senza luna (nuova), quattro pecore non fanno per una.
[Possibile carestia.] Veneto Genàro genéśa. Gennaio ‘gennareggia’. [Fa il suo mese.]
Piemonte Natàl sèŋsa lűŋa, chi l’à duę vàche n’à mànǧa υŋa. Friuli Źenǎr, dòŋǧa ‘l fogolǎr. Gennaio, vicino al focolare.
Natale senza luna, chi ha due vacche ne mangia una. [A Natale si
dimezzano le dispense o possibile carestia.] Romagna ‘D Źnéąr la néva là fa s̖ féąrz̖ mò int la s̖ tàla u s̖ ’źúga a
chéąrt.
Emilia Da Caraŋvěl a Pǎs̖ cya, tótta l’êrba é iŋs̖ alě. Di gennaio la neve fa sfarzo ma nelle stalle si gioca alle carte.
Da Carnevale a Pasqua tutta l’erba è insalata.

Trentino Is̖ tà frès̖ ca, entràda s̖ càrs̖ a. Emilia ɀněr ɀnaråŋŋ, la nèįv là dîś da båŋŋ.
Estate fresca, entrata scarsa. [Affinché il prodotto agricolo sia Gennaio ‘gennarone’, la neve dice davvero.
abbondante le temperature estive devono essere alte perché
stimolano la crescita dei vegetali.] Emilia ɀněr lóŋŋg e dûr, mò cras̖ s̖ al dé e cǎla al bûr.
Gennaio lungo e duro, ma cresce il giorno e cala il buio.

Lombardia Occidentale A Genḁ̌r tűt i Så~nt à g’àn al sò tabḁ̌r.


A gennaio tutti i santi hanno il proprio tabarro.
GENNAIO Piemonte Gené s’à pjőf o fjòca, carestíą nèŋ pòca.
Se piove o nevica di gennaio, la carestia non è poca. [Con gennaio
Venezia Giulia Genàro źapadòr. Gennaio zappatore. poco piovoso, e quindi secco, ma molto solivo e freddo, oppure
freddo e nevoso, il frumento sarà abbondante. In Lombàrdia basse
Friuli Źenǎr à jè la pyàrte del aŋ. Gennaio è la porta dell’anno. precipitazioni piovose in questo mese – dovute in genere a venti di
libeccio o di scirocco – indurrebbero abbondanti raccolti tra
Friuli Di Źenǎr s̖ i dòpre il tabǎr. Di gennaio si usa il tabarro. maggio e giugno.]

Trentino S̖e ‘l Genàr ‘l vén pjanźèndo dóvén s̖ petàr en an Lombardia Occidentale Genḁ̌r pulveré~nt, pòca pàja e susèn furmé~nt.
Gennaio polveroso [poco piovoso], poca paglia [erba] e molto
tremèndo. frumento. [Vedi il precedente.]
Se gennaio viene piangendo [piovendo] dobbiamo aspettare un
anno tremendo. Liguria Ṡenǎ séccu, šụ̂tu e saŋ, búŋŋa annǎ aų vilàŋ.
Gennaio secco, asciutto e sano, buona annata al villano
Occitania piemontese Le dóṡe premjè dṡòr de l’aŋ marcóŋ lo téŋ ché farét le [contadino]. [Vedi il precedente.]
dóṡe mèį.
I primi dodici giorni dell’anno marcano [segnano] il tempo che Piemonte Gené pòver d’àcya, à fa ‘l paįṡàŋ ric.
farà nei dodici mesi. Gennaio povero d’acqua [di pioggia], fa il paesano ricco. [Vedi il
precedente.]
Occitania piemontese Lo djéš Ǧœnè clàra geǫrnà deštjòt υŋa bòŋa annà.
Il dieci gennaio di chiara giornata dischiude una buona annata. Lombardia Occidentale Genḁ̌r sèc impjenís el granê.
Gennaio secco riempie il granaio. [Vedi il precedente.]
Veneto Dal prímo al viŋticyàtro de Genàro śé i ǧórni
eŋdegàri. Trentino Genàr s̖ éc cóme i còrni d’en béc.
Dal primo al ventiquattro di gennaio sono giorni indicatori [per Gennaio secco come le corna di un becco/caprone.
l’annata].
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Friuli Dių nus̖ vyàrdi di un bòŋ Genǎr par podê jemplǎ il


granǎr. Trentino S̖e‘l fjòca de Genàr puntèla ‘l tò granàr.
Dio ci guardi da un buon gennaio per poter riempire il granaio. Se nevica di gennaio puntella [rinforza] il tuo granaio [perché il
[Vedi il successivo.] raccolto sarà abbondante]

Trentino Primavéra de Genàr ‘l è putòs̖ t un brut afàr. Piemonte Sut l’àcya fam, sut la fjòca paŋ.
Primavera di gennaio è piuttosto un brutto affare. [Vedi il Emilia S̖att’ǎcya la fǎm e s̖ àtta la nèįv paŋŋ.
successivo.] Sotto l’acqua [la pioggia] la fame e sotto la neve pane [frumento].

Trentino La pólver de Genàr là ‘mpjenís̖ el granàr. Friuli S̖òt nêf paŋ, s̖ òt plòę faŋ.
Venezia Giulia La pólvere de Genàro impinís̖ e el granàro. Sotto la neve il pane [frumento], sotto la pioggia la fame.
La polvere di gennaio riempie il granaio. [Con gennaio poco
piovoso, e quindi secco, ma molto solivo e freddo, oppure freddo e
Romagna S̖ót la néva u í s̖ ta e’ pa~ e la faré~na de’ gra~.
nevoso, il frumento sarà abbondante. In Lombàrdia basse Sotto la neve ci sta il pane [frumento] e la farina del grano.
precipitazioni piovose in questo mese – dovute in genere a venti di
libeccio o di scirocco – indurrebbero abbondanti raccolti tra Venezia Giulia La néve iŋgràs̖ a la tèra. La neve ingrassa [concima] la terra.
maggio e giugno.]
Venezia Giulia La néve de Źenàro par la tèra źé bóŋ tabàro.
Friuli Il s̖ ut di Źenǎr àl jèmple il granǎr. La neve di gennaio per la terra è un buon tabarro.
L’asciutto di gennaio riempie il granaio. Primavera di gennaio è
piuttosto un brutto affare. [Vedi il precedente.]
Venezia Giulia S̖óto la néve s̖ ta la farína. Sotto la neve sta la farina.

Friuli Źenǎr s̖ ut, vilàŋ ric. Venezia Giulia Z̖úta la niǫ críśo el paŋ, z̖ úta el ǧàz̖ o s̖ a crípa de faŋ.
Sotto la neve il pane [frumento], sotto il ghiaccio si crepa di fame.
Venezia Giulia Genàjo s̖ éco, vilàŋ ríco.
Gennaio asciutto, villano [contadino] ricco. [Vedi il precedente.] Venezia Giulia S̖óto néve pàne, s̖ óto pjòva fàme. Sotto (la) neve il pane,
sotto (la) pioggia fame.
Venezia Giulia Pòca àcya/pjòva de Źenàro, as̖ àį viŋ; as̖ àį àcya/pjòva,
pòco viŋ. Trentino La filandèra, de Gènèr, là mète a dormír el crivèl.
Poca acqua (pioggia) di gennaio, assai vino; assai acqua La filandaia, in gennaio, mette a dormire [via] il crivello.
(pioggia), poco vino. [Vedi il precedente.]
Friuli Par vê un bòŋ favǎr, tòča s̖ amenǎ la favàta di Źenǎr.
Venezia Giulia S̖e l’èrba nàs̖ i de Źenàro, chi ga graŋ che ló mèti iŋ Per avere una buona pianta delle fave, tocca seminare il seme
granàro. della fava di gennaio.
Se l’erba nasce [cresce] di gennaio, chi ha (del) grano lo metta in
granaio. [Vedi il precedente.] Friuli Il frêt di Źenǎr àl s̖ cus̖ íę il morǎr.
Il freddo di gennaio solletica il gelso.
Friuli Źenǎr ajarôs̖ , formènt granarôs̖ .
Gennaio arioso, frumento pesante. [Vedi il precedente.] Lombardia Occidentale A pje~ntà i fḁ̌v de Ženê sé fa un bèl favê.
A piantare le fave di gennaio si fa un bel favaio.
Venezia Giulia De Genàjo va s̖ ul mónte: s̖ e ti védi vérde, pjànśi fòrte;
s̖ e ti védi el teréŋ núdo, cànta. Lombardia Orientale Chi ől υ bu aér, í la pjènte de Śenér.
Di gennaio vai sul monte: se vedi verde [la vegetazione], piangi Piemonte Chi vől avèį ‘n buŋ ajé, c’à lu pjànta ‘d Gené.
forte [è di brutto auspicio]; se vedi il terreno nudo [secco], canta Venezia Giulia Chi vól bóŋ àjo ló impjànti in Genàjo.
[è di buon auspicio]. [Vedi il precedente.]
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Chi vuol buon aglio, lo pianti in gennaio. Veneto Có s̖ e cópa ‘na mós̖ ca in Genàro s̖ e gh’iŋ cópa uŋ
s̖ entenàro.
Venezia Giulia Féįjo, čóte premúra a s̖ emenà ‘l órǧo: da Genàjo àl Quando si ammazza una mosca a gennaio se ammazzano un
véŋ cuŋ tri gàmbe, da Febràro cuŋ duį e da Màrzo centinaio.
cundòųna.
Figlio, prenditi [abbi] premura a seminare l’orzo: da gennaio Veneto Genàro túti i gàti va in gatàro.
viene con tre gambi, da febbraio con due e da marzo con una. Gennaio tutti i gatti vanno in amore.

Venezia Giulia Genàjo, el cul pjéŋ de àjo. Gennaio, il culo pieno di aglio. Emilia ɀněr, gatěr.
Gennaio, gattaio [perché in gennaio i gatti vanno in amore].
Veneto Có toníśa de Genàro chi ga cyàtro bò s̖ e ne màǧna un
pàro. Lombardia Occidentale Chi måṡṡa un pűres de Ženê ne måṡṡa un centenê.
Quando tuona di gennaio chi ha quattro buoi se ne mangia un Chi ammazza una pulce in gennaio ne ammazza un centinaio.
paio. [Scherzoso e superstizioso.]
Liguria A l’ànu nộvu tűte e galîne í faŋ l’ộvu.
Veneto Có s̖ e s̖ ènte él tróŋ de Genàro s̖ e pòrta vią i mòrti col Emilia Par ‘l an nôv tótti æl galéŋŋ faŋŋ ‘l ôv.
càro. All’anno nuovo tutte le galline fanno [ricominciano a fare] l’uovo.
Quando si sente il tuono in gennaio si porta via i morti col carro.
[Superstizioso.] Veneto De Genàro òǧni galína fa ǧnàro.
Di gennaio ogni gallina fa il nido.
Emilia ɀněr, dśgåmmbra lět.
Gennaio, sgombera letti [perché in gennaio molti anziani Friuli Di Źenǎr la ǵalíne tal ǵalinǎr.
moribondi muoiono]. Di gennaio la gallina nel pollaio.

Ladinia dolomitica Žené tèŋ dur z̖ ópα del fèŋ e tel šcriŋ dalα farínα. Romagna Źnéąr u n’làs̖ a galé~na a e’ pulér.
Gennaio, tieni duro [abbi parsimonia] del mucchio di fieno (nel Gennaio non lascia gallina al pollaio.
fienile) e nella cassapanca/madia della farina [perché è un mese
lungo e ostico]. Veneto Màrs̖ o matéśa. S̖e Genàro no genéśa e Febràro no
febréśa, Màrs̖ o genéśa, febréśa e matéśa.
Trentino Genarón daį dènti lóŋghi. Venezia Giulia S̖e Genàro no genaríźa e Febràro no febraríźa, Màrzo
‘Gennarone’ dai denti lunghi [mostra i denti perché, essendo genaríźa, febraríźa e matíźa.
tipicamente freddo, è cattivo]. Marzo fa il matto. Se gennaio non ‘gennareggia’ e febbraio non
‘febbreggia’, marzo ‘gennareggia’, ‘febbreggia’ e mattezza.
Trentino El s̖ ól de Genèr ‘l è ‘na màz̖ a de fèr.
Il sole di gennaio è una mazza di ferro. [Spesso in gennaio splende Ladinia dolomitica S̖e Žené no‘l ženeéα e Firé no‘l fereéα, Marz̖ e Oríl
il sole e il suo calore induce ad alleggerire l’abbigliamento, ma
esso è ingannevole perché le basse temperature ambientali sono
tírα nα corèα.
causa di infreddature e dolori articolari/muscolari.] Se gennaio non ‘gennareggia’ e febbraio non ‘febbreggia’, marzo
e aprile tirano [fanno] una scoreggia.
Veneto Genàro fòrte: túte e vèce s̖ e iŋgúra ƚa mòrte e e źóvene
Romagna Argyéąrdat da un bó~ Źnéąr c’u t’farà pjà~nźar a
s̖ e gòde drènto e fòra e pòrte.
Gennaio forte: tutte le vecchie si augurano la morte e le giovani se Fabréąr.
la godono dentro e fuori le porte. Guardati da un buon gennaio che ti farà piangere in febbraio.

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Proverbi sulle stagioni, sui mesi e sulle ricorrenze dei santi nel calendario Proverbi sulle stagioni, sui mesi e sulle ricorrenze dei santi nel calendario

Lombardia Orientale S̖e Śenér no‘l śenerèśa, Fevrér àl fa øna gran s̖ corèśa. Dio ci guardi da un buon gennaio, e se maggio è ortolano [fa
Se gennaio non ‘gennareggia’ [cioè è mite], febbraio farà una crescere molto], tanta paglia [erba] e poco grano!
gran scoreggia [compenserà con un freddo più lungo e intenso].
Emilia In Lóį i é graŋŋ calûra s̖ e iŋŋ ɀněr i fó graŋŋ fardûra.
Lombardia Orientale Śenér àl fa i puč e Fevrér ja dès̖ fa. Romagna In Luī i gra~ calúra s̖ e in Źnèą í fó gra~ fardúra.
Lombardia Occidentale Genḁ̌r fa i pu~nt e Febrḁ̌r je ru~mp. In luglio c’è gran calura se in gennaio ci fu gran freddo.
Romagna Z̖néąr e’ fa e’ pó~t e Fabréąr u’l ró~p.
Gennaio fa i ponti [di ghiaccio] e febbraio li disfa/rompe.
Emilia Al ȿîl am gyěrda dala pållver ed ɀněr e dal faŋŋg
Friuli La fumàte di Źenǎr é pyàrte nêf di Marz̖ . d’Agås̖ s̖ t.
La nebbia di gennaio porta la neve di marzo. Il cielo mi guardi dalla polvere di gennaio [la siccità] e dal fango
di agosto [i nubifragi].
Liguria Čű tempurîų ō čű tardîų, de Ṡenǒ l’è Carlevǒ.
Più precoce o più tardivo, in gennaio è Carnevale. Friuli L’ombrène dal mês̖ d’Avòs̖ t é fǎs̖ dulî la pàns̖ e il mês̖
di Genǎr.
Friuli Źenǎr clip, vjàrte tàrde. Gennaio tiepido, primavera tardiva. L’ombra del mese di agosto fa dolere la pancia il mese di gennaio.

Friuli Genǎr àl fǎs̖ pečhjǎt, Maį àl vèŋ iŋcolpǎt. Liguria Ṡenǒ ú ímpe u púsu, Setémbre ú ímpe i tími.
Gennaio fa il peccato, maggio viene incolpato. [Con gennaio poco Gennaio riempie il pozzo (di acqua), Settembre riempie i tini (di
nevoso/piovoso e molto solivo ma freddo, il frumento sarà vino).
abbondante. In Lombàrdia basse precipitazioni meteoriche in
questo mese indurrebbero abbondanti raccolti tra maggio e
giugno. Tuttavia non tutti i proverbi delle suddette aree 1 gennaio - Capodanno
concordano.]
Ladinia dolomitica S̖e Žené véŋ braglàŋ, no špetóns̖ e ‘n bòŋ aŋ.
Ladinia dolomitica La góces̖ de Žené, de Mé s̖ e šcoąrà i tobjé. Se gennaio viene muggendo [rumoreggiando], non asperttiamoci
Le gocce di gennaio, a maggio si scoperanno i fienili (perché un buon anno [un’annata buona].
saranno vuoti). [Vedi il precedente.]
Trentino S̖e ‘l Genàr ‘l vén pjanźèndo dóvén s̖ petàr en an
Ladinia dolomitica Có va le góŧe de Đeněr trè le brós̖ che s̖ ul alchěr. tremèndo.
Quando vanno le gocce [piove] di gennaio, ritira i rimasugli del Se gennaio viene piangendo [piovendo] dobbiamo aspettare un
fieno sulla soffitta del fienile. [Vedi il precedente.] anno tremendo.

Venezia Giulia Èrba de Genàjo, ǧàz̖ o e frédo de Màjo. Friuli A Nadǎl un pît di ǵǎl, al priŋ dal aŋ un pît di ćaŋ e aę
Erba di gennaio, ghiaccio e freddo di maggio. [Vedi il Pifaníę un pît di s̖ tríę.
precedente.] A Natale un piede di gallo, al primo dell’anno un piede di cane e
all’Epifania (6 gennaio) un piede di strega.
Venezia Giulia Colèźi òro e arźènto chi s̖ émina l’avéna inŋ Genàjo,
colèźi vènto chi là s̖ émina in Màjo. Friuli Priŋ dal aŋ, frêt di čhjaŋ. Primo dell’anno, freddo da cani.
Raccoglie oro e argento chi semina l’avena in gennaio, raccoglie
vento chi la semina in maggio. Veneto Chi no màǧna uą el prímo de Genàro no ga s̖ chèį par
túto ‘l àno.
Liguria Dių ne gyàrda da ‘n buŋ Ṡenàru, e se Màṡu g’é Chi non mangia uva il primo di gennaio non ha soldi per tutto
urtlàŋ, tàŋta pàǧa e pògu graŋ! l’anno. [Scherzoso e superstizioso.]
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A Natale (il giorno) cresce di un passo di gallo, da Pasquetta


Veneto Bóŋ priŋs̖ ìpjo de àno! S̖aƚúte e gyadàǧno. [dall’Epifania] un’oretta. [Vedi i precedenti.]
Buon principio di anno! Salute e guadagno.
Trentino A Nadàl el pas̖ de un gal, ala vecéta de ‘n’oréta.
Veneto Bóŋ priŋs̖ ìpjo de àno, un capèlo de pàno, un capèlo de A Natale (il giorno) cresce di un passo di gallo, alla vecchietta [la
òs̖ o, él me dàga un s̖ cheéto s̖ e no ghe pís̖ o dòs̖ o. Befana, e quindi all’Epifania] di un’oretta. [Vedi i precedenti.]
Buon principio dell’anno, un cappello di panno, un cappello di
osso, mi dia un soldino altrimenti gli piscio addosso. [Irriverente.] Venezia Giulia De S̖ànta Luz̖ íą fiŋ a Nadàl crés̖ e el ǧórno un pas̖ de
gal; da Nadàl fiŋ a Pas̖ cyéta crés̖ e ‘l ǧórno de
meźoréta.
6 gennaio - Epifania di Gesù Cristo Da Santa Lucia a Natale cresce il giorno di un passo di gallo; da
Natale fino a Pasquetta cresce il giorno di mezzoretta. [Vedi i
Friuli Pàs̖ ca S̖tefànja, al prèdi àl s̖ i diśmànja. precedenti.]
Epifania, il prete si sbraccia [per il freddo].
Veneto A S̖àŋta Ƚus̖ íą e źornàde pju cúrte che ghe s̖ ią. Da
Friuli Pàs̖ ca S̖tefànja, al frêt àl va in śmànja.
S̖àŋta Ƚus̖ íą a Nadàl é crés̖ e un pię de gal. Da Nadàl a
Friuli A Pàs̖ che Tafànje il frêt àl va in śmànje.
Pas̖ cyéta é crés̖ e ‘n’oréta.
Lombardia Orientale Al’Epifànja ol frèč àl iśmànja. A Santa Lucia (13 dicembre) le giornate più corte che ci siano. Da
All’Epifania il freddo si sbraccia [si apre]. Santa Lucia a Natale crescono di un piede di gallo [in realtà
stanno ancora accorciandosi]. Da Natale a Pasquetta crescono di
Friuli Pàs̖ ca S̖tefànja, s̖ i mànǧa la lujànja. un’oretta. [Vedi i precedenti.]
Epifania, si mangia la salsiccia.
Friuli A Nadǎl un pît di ǵǎl, al priŋ dal aŋ un pît di ćaŋ e aę
Friuli A Pas̖ cúta s̖ i ślúnǧa di un’orúta.
Pifaníę un pît di s̖ tríę.
Ladinia dolomitica Da Pas̖ chéta na mèđa oréta. A Natale un piede di gallo, al primo dell’anno un piede di cane e
A Pasquetta [all’Epifania] (il giorno) si allunga di una mezza all’Epifania (6 gennaio) un piede di strega. [Vedi i precedenti.]
oretta.
Emilia Par Naděl, s̖ ělt d’aǧněl; par ‘l an nôv, s̖ ělt ed bôv; par
Lombardia Occidentale A Natål un ṡbač d’un gål, a Pascyèta un cyårt d’urèta,
l’Epifǎǧna, s̖ ělt ed cǎǧna; par S̖aŋt’Antôni, un’òųra
a Så~nt A~ntǒni un’ûra bòna, a Så~n Sebastjå~n dò ûr
bôna.
in må~n. Per Natale, salto d’agnello; per l’anno nuovo, salto di bue; per
A Natale (25 dicembre) (il giorno) si allunga (quanto) uno l’Epifania, salto di cagna; per Sant’Antonio (Abate, 17 gennaio),
sbadiglio di un gallo, all’Epifania di un quarto d’ora, a un’ora buona.
Sant’Antonio (Abate, 17 gennaio) un’ora buona, a San Sebastiano
(20 gennaio) due ore in mano. Liguria A Pascyétta a ǧurnǎ à créše d’υŋ uétta.
Lombardia Orientale A Nedàl υ pas̖ de gal, a Pas̖ cyèta øn’urèta, a S̖ant Liguria A Pascyêta ō ǧúrnu ō créše ‘n’uêta.
A Pasquetta [all’Epifania] la giornata cresce di un’oretta.
Antóne øn’úra gròs̖ a.
A Natale (il giorno) si allunga di un passo di gallo [inteso come Liguria A Pascyétta méṡa urétta, a Saŋ Bastjàŋ ín’ûą e in
distanza percorsa dal raggio riflesso del sole su una meridiana], a
pasquetta (l’Epifania) un’oretta, a Sant’Antonio (Abate, 17
pàsu.
gennaio) un’ora grossa [piena]. A Paquetta mezza oretta, a San Sebastiano un’ora e un passo.
[All’Epifania il giorno cresce di mezza oretta, a San Sebastiano
Veneto Da Nadàle uŋ pię de gàle, da Pas̖ cyéta un’oréta. (20 gennaio) di un’ora e un passo di cane sulla meridiana.]

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Liguria A l’Epifanía túrta e laṡàǧne se nō tűtu l’ànnu ō va in


Trentino Dal’Epifaníą ‘l pas̖ di ‘na s̖ trią, a S̖ant’Antòni ‘n’óra magàǧne.
bóna. All’Epifania torta e lasagne altrimenti tutto l’anno va in magagne.
Dall’Epifania il passo di una strega, a Sant’Antonio (Abate) [Celebrativo e scaramantico.]
un’ora buona. [All’Epifania il giorno cresce di un passo di strega,
a Sant’Antonio (Abate, 17 gennaio) di un’ora.] Liguria Da Saŋ Bastjàŋ créše u ǧúrnu υŋ pàsu de caŋ, a
Pascyêta u créše čű d’υŋŋ’uêta.
Piemonte A la Pifaníą i dí s’ lúŋgu ‘n pas d’ furmíą. A San Sebastiano (20 gennaio) cresce il giorno di un passo di
All’Epifania i giorni si allungano un passo di formica. cane, a Pasquetta [all’Epifania] cresce più di un’oretta.
Romagna Per la Pas̖ cyèta, un pas̖ ad vidèla. Romagna Par la Pas̖ cyéta un’uréta.
A Pasquetta [all’Epifania], (il giorno si allunga di) un passo di Per la Pasquetta [l’Epifania] un’oretta.
vitella.
Friuli Cyaŋ’ c’à vèŋ la nêf priŋ dal’Epifaníą à vyèliŋ s̖ jèt
Lombardia Occidentale La Pifaníą tűt i fèst jé mèna vią.
comàris̖ par parǎle vię.
Veneto La Pifaníą túte e fès̖ te é s̖ còą vią. Quando viene la neve prima dell’Epifania ci vogliono sette comari
Trentino L’Epifaníą túte le fès̖ te là pòrta víą. per mandarla via.
Emilia L’Epifanî tótti æl fěs̖ t as̖ i pôrta vî.
L’Epifania tutte le feste porta/spazza via. Veneto Da Nadàle uŋ frédo coràle, dala vèča uŋ frédo che s̖ e
crèpa.
Veneto La s̖ tríga méte túte e fès̖ te in s̖ achéta. Da Natale un freddo corale [ovunque], dalla Befana (Epifania, 6
La strega [la Befana, all’Epifania] mette tutte le feste nel sacco. gennaio) un freddo che si muore.

Piemonte L’Epifaníą mèna le fèste vią, ‘l Carlevè à į túrna a Veneto Epifaníą, el pi graŋ frédo che ghe s̖ ią.
mné. Epifania, il più gran freddo che ci sia.
L’Epifania porta via le feste, il Carnevale le riporta.
Romagna Par la Pas̖ cyéta un fréd c’aratéz̖ a.
Liguria L’Epifanía tűte e fèste à e pòrta vią, véŋ u màttu Per la Pasquetta [l’Epifania] un freddo che rabbrividisce.
Carlevǎ c’ú ne pòrta υŋŋa carrǎ.
L’Epifania tutte le feste le porta via, viene il matto Carnevale che Romagna La nòta dla Pas̖ cyèta e’ s̖ cór e’ ču e la z̖ vèta.
ne porta una carrata [una gran quantità]. La notte della Pasquetta [dell’Epifania] discorrono il chiurlo e la
civetta.
Romagna Par la Pas̖ cyéta Carnvéąl a bachéta.
Per la Pasquetta [l’Epifania], Carnevale a bachetta. [Si va dritti Venezia Giulia Pàscya Epifànja, le oràde pèrdi l’ànema.
al Carnevale.] Pasqua Epifania, le orate perdono l’anima [muoiono perché
pescate: in questo periodo se ne pescano molte nell’Adriatico].
Liguria Epifanía, ǧàŋca laṡàǧna.
Epifania bianca lasagna. [Si cucinano le tradizionali lasagne di
farina. Celebrativo.]
8 gennaio – San Massimo vescovo di Pavia

Liguria A Pascyêta υŋŋa búŋŋa laṡaǧnàta à l’é consυêta. Lombardia Orientale S̖an Màs̖ imo ‘l è ‘n gran mercànt da néf.
A Pasquetta [Epifania] una buona ‘lasagnata’ è consueta. San Massimo è un grande mercante di neve. [È facile che nevichi.]
[Celebrativo.]

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13 gennaio – Sant’Ilario vescovo di Poitiers Romagna Par S̖a~ Lure~z̖ gra~ caldura, per S̖a~t Antóąni gra~
fardúra.
Lombardia Orientale S̖ǎnt Ilǎri èl pǒrta l’argenteríą del S̖an Bas̖ jǎn. Per San Lorenzo (10 agosto) gran calura, per Sant’Antonio
Sant’Ilario porta l’argenteria [intesa come neve e ghiaccio] di San (Abate) gran freddo.
Bassiano (19 gennaio).
Lombardia Occidentale A Så~nt A~ntǒni frèč de demǒni.
A Sant’Antonio (Abate) freddo da demonio.
15 gennaio - San Mauro abate di Glanfeuil
Friuli A S̖ant Antòni il frêt àl va in demòni.
Lombardia Orientale S̖an Màυro dela gran fredűra, S̖an Lorèns̖ dela gran A Sant’Antonio (Abate) il freddo va in demonio.
caldűra, ‘l ű e ‘l óter póc í dűra.
San Mauro del gran freddo, San Lorenzo (10 agosto) della gran Piemonte Sant Antòni à fa ‘l punt e Saŋ Bastjàŋ lu rump.
calura, l’uno e l’altro durano poco. Sant’Antonio (Abate) fa il ponte (col ghiaccio) e San Sebastiano
(20 gennaio) lo rompe.
Lombardia Orientale A metà Śenér metà pa e metà fé/paér.
A metà gennaio metà pane e metà fieno/pagliaio. [Le riserve di Lombardia Occidentale A Natål un ṡbač d’un gål, a Pascyèta un cyårt d’urèta,
pane e di fieno si si dovrebbero essere ridotte della metà a Så~nt A~ntǒni un’ûra bòna, a Så~n Sebastjå~n dò ûr
dall’inizio dell’inverno per poterlo attraversare del tutto senza
dover soffrire la fame per sé e per gli animali.].
in må~n.
A Natale (25 dicembre) (il giorno) si allunga (quanto) uno
sbadiglio di un gallo, all’Epifania (6 gennaio) di un quarto d’ora,
16 gennaio – San Tiziano vescovo di Oderzo a Sant’Antonio (Abate) un’ora buona, a San Sebastiano (20
gennaio) due ore in mano.
Veneto A S̖aŋ Tis̖ jàŋ bàte i dèŋti àŋca ‘l caŋ.
A San Tiziano batte i denti anche il cane. Lombardia Orientale A Nedàl υ pas̖ de gal, a Pas̖ cyèta øn’urèta, a S̖ant
Antóne øn’úra gròs̖ a.
A Natale (il giorno) si allunga di un passo di gallo [inteso come
17 gennaio - Sant’Antonio Abate distanza percorsa dal raggio riflesso del sole su una meridiana], a
pasquetta (l’Epifania, 6 gennaio) un’oretta, a Sant’Antonio
Piemonte Saŋ Luréŋs graŋ caųdűra, Sant Antòni graŋ freįdűra, (Abate) un’ora grossa [piena].
l’υŋ e l’aųtr pòc à dűra.
San Lorenzo (10 agosto) gran calura, Sant’Antonio (Abate) gran Trentino Dal’Epifaníą ‘l pas̖ di ‘na s̖ trią, a S̖ant’Antòni ‘n’óra
freddo, l’uno e l’altro durano poco. bóna.
Dall’Epifania il passo di una strega, a Sant’Antonio (Abate)
Lombardia Orientale S̖an Lurěns̖ dela grǎn caldû̦ra, S̖ant Antòni dela grǎn un’ora buona. [All’Epifania (6 gennaio) il giorno cresce di un
fredụ̂ra, tǎnt í fa ma pǒc í dụ̂ra. passo di strega, a Sant’Antonio (Abate) di un’ora.]
San Lorenzo (10 agosto) della gran calura, Sant’Antonio (Abate)
del gran freddo, tanto stanno ma poco durano. Friuli A S̖ant Antòni di Źenǎr un’òre bjelavyǎl.
A Sant’Antonio (Abate) di gennaio (il giorno si allunga di) un’ora
Emilia S̖aŋt’Aŋtôni dala graŋŋ fardûra, Saŋŋ Lurȁŋȿ dala piena.
graŋŋ calûra: ‘l óŋŋ e ‘l ěter pôc dûra.
Sant’Antonio (Abate) del gran freddo, San Lorenzo (10 agosto) Romagna Par S̖a~t Antóąni Abét, i dé í s̖ ’ślóŋga un’óra e un
della gran calura: l’uno e l’altro durano poco. cyéąrt.
Per Sant’Antonio Abate i giorni s’allungano di un’ora e un quarto.

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Emilia Par Naděl, s̖ ělt d’aǧněl; par ‘l an nôv, s̖ ělt ed bôv; par A San Valentino (14 febbraio) fa l’uovo l’oca del poverello, a
l’Epifǎǧna, s̖ ělt ed cǎǧna; par S̖aŋt’Antôni, un’òųra Sant’Antonio (Abate) quella dell’avaro.
bôna. Trentino S̖ant Antòni Abàte él vàrda le patàte.
Per Natale, salto d’agnello; per l’anno nuovo, salto di bue; per Sant’Antonio Abate guarda [protegge] le patate.
l’Epifania, salto di cagna; per Sant’Antonio, un’ora buona.
Venezia Giulia S̖ant’Antònjo Abà, čò la s̖ àpa e va a s̖ apà.
Lombardia Orientale A S̖ant Antóne dela bàrba bjàŋca la nif no là màŋca. Sant’Antonio Abate, prendi la zappa e va a zappare.
A Sant’Antonio (Abate) della barba bianca la neve non manca. [È
facile che nevichi.] Trentino S̖ant’Antòni, S̖an Bas̖ tjàm e S̖ànta Aǧnéśe ‘l è i
Trentino S̖ant’Antòni dala barba bjaŋca s̖ e no‘l pjòve la néf no mercànti dela néf.
Sant’Antonio, San Sebastiano (20 gennaio) e Santa Agnese (21
la màŋca. gennaio) sono i mercanti della neve.
Sant’Antonio (Abate) dalla barba bianca se non piove la neve non
manca.
19 gennaio - San Bassiano vescovo di Lodi
Romagna Par S̖a~t Antóąni, la béąrba bjaŋca s̖ ’u n’la í à, u s̖ ’la
fa. Lombardia Orientale S̖ǎnt Ilǎri èl pǒrta l’argenteríą del S̖an Bas̖ jǎn.
Per Sant’Antonio, la barba bianca [che ricorda la neve] se non Sant’Ilario porta l’argenteria [intesa come neve e ghiaccio] di San
l’ha, se la fa. [È facile che nevichi.] Bassiano (19 gennaio).

Friuli S̖ant Antòni de bàrbe blàŋčhje s̖ e no‘l plûf la nêf no Emilia S̖an Bas̖ àn, frëd da can. A San Bassiano freddo cane.
màŋčhje.
Sant’Antonio (Abate) della barba bianca se non piove la neve non
manca.
20 gennaio - San Sebastiano martire, San Fabiano Papa

Friuli S̖ant Antòni di Źenǎr mjèśa cèśa e mjèś granǎr. Piemonte A Saŋ Bastjàŋ à pàgu le spíę ‘n maŋ, a Saŋ Čafré à į
Sant’Antonio (Abate) di gennaio mezzo fienile e mezzo granaio. pàgu pər daré.
A San Sebastiano pago le spie sulla mano, a San Chiaffredo (7
Veneto S̖aŋt’Aŋtònjo Abàte protetóre dele dòne fjàpe. settembre) li pago nel didietro [a calci].
Sant’Antonio Abate protettore delle donne ammosciate.
[Irriverente.] Lombardia Occidentale A Natål un ṡbač d’un gål, a Pascyèta un cyårt d’urèta,
a Så~nt A~ntǒni un’ûra bòna, a Så~n Sebastjå~n dò ûr
Piemonte S’à fjòca ‘l dí ‘d Sant Antòni, aŋcúra vint dí ‘d frèįd in må~n.
aprés. A Natale (25 dicembre) (il giorno) si allunga (quanto) uno
Se nevica il giorno di Sant’Antonio, (abbiamo) ancora venti giorni sbadiglio di un gallo, all’Epifania (6 gennaio) di un quarto d’ora,
di freddo. a Sant’Antonio (Abate, 17 gennaio) un’ora buona, a San
Sebastiano due ore in mano.
Liguria Aį dīsètte de Ṡenǎ ú cυméŋsa Carlevǎ.
Al diciassette di gennaio comincia il Carnevale. Liguria Da Saŋ Bastjàŋ créše ō ǧúrnu υŋ pàssu de caŋ, a
Pascyêta ō créše čű d’υŋŋa uêta.
Friuli A S̖aŋ Valentíŋ à fǎs̖ ‘l ûf l’òće del puąríŋ, a S̖ant A San Sebastiano cresce il giorno di un passo di cane, all’Epifania
Antòni di Źenǎr chê dal avǎr. (6 gennaio) cresce più di un’oretta.

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Proverbi sulle stagioni, sui mesi e sulle ricorrenze dei santi nel calendario Proverbi sulle stagioni, sui mesi e sulle ricorrenze dei santi nel calendario

Liguria A Pascyétta méṡa urèta, a Saŋ Bastjàŋ ín’ûą e in Veneto S̖aŋ Bastjàŋ cola vjòla iŋ maŋ; vjòla o no vjòla, del
pàsu. iŋvèrno sémo fòra.
A Paquetta mezza oretta, a San Sebastiano un’ora e un passo. San Sebastiano con la viola in mano [vedi precedenti.]; viola non
[all’Epifania (6 gennaio) il giorno cresce di mezza oretta, a San viola, dall’inverno siamo fuori. [Possibile fioritura delle prime
Sebastiano di un’ora e un passo di cane sulla meridiana.] viole dell’anno nei prati.]

Liguria A Saŋ Bastjàŋ i mascàį vaŋ. Trentino Vjòla o no vjòla del invèrn ormàį s̖ émo fòra.
A San Sebastiano le maschere vanno [circolano, perché il Viola o non viola dall’inverno ormai siamo fuori.
Carnevale è alle porte].
Piemonte A Saŋ Bastjàŋ la vjulèta ‘n maŋ.
Emilia S̖an S̖ebastjà ‘l fa trəmlȁ la cuą ai can. A San Sebastiano la violetta in mano. [Possibile fioritura delle
Romagna Par S̖a~ Basčà~ e tréma la códa a e’ ca~. prime viole dell’anno nei prati.]
San Sebastiano fa tremare la coda ai cani [per il freddo].
Emilia S̖aŋŋ Bastjàŋŋ, dala nèįv iŋŋ maŋŋ.
Lombardia Occidentale A Så~n Sebastjå~n frèč de cå~n. San Sebastiano dalla neve in mano [perché è un mercante di
A San Sebastiano freddo da cani. neve].

Trentino S̖an Fabjàn dala vjòla in man. Lombardia Orientale S̖an Fabjǎn e S̖ebas̖ tjǎn í rîva cun la nêf in mǎn.
San Fabiano dalla viola in mano. [Cominciano a spuntare i primi San Fabiano e Sebastiano arrivano con la neve in mano. [Sono
fiori di primavera.] due mercanti di neve.]

Lombardia Orientale S̖an Bastjà cola vjőla in ma. Lombardia Orientale Per S̖an S̖ebas̖ tjǎn vǎrda el grǎn: s̖ e pǒc te vèdet, tǎnt
Trentino S̖an Bas̖ tjàn cola vjòla in man. te crèdet.
Friuli S̖aŋ Bastjàŋ cula vjòle in maŋ. Per San Sebastiano guarda il grano: se poco (ne) vedi, tanto credi
San Sebastiano con la viola in mano. [Possibile fioritura delle [puoi credere che ne faccia tanto al raccolto poiché restando
prime viole dell’anno nei prati.] ancora sottoterra si conserva dalle sferzate di freddo di gennaio].

Ladinia dolomitica S̖ǎŋ Bas̖ tjǎŋ cola vjòla in mǎŋ; vjòla o no vjòla del Trentino S̖ant’Antòni, S̖an Bas̖ tjàn e S̖ànta Aǧnéśe ‘l è i
invěr s̖ jóŋ s̖ cyàśi fúǫra. mercànti dela néf.
San Sebastiano con la viola in mano [possibile fioritura delle Sant’Antonio (Abate, 17 gennaio), San Sebastiano e Santa Agnese
prime viole dell’anno nei prati]. Viola o non viola dall’inverno (21 gennaio) sono i mercanti della neve.
siano quasi fuori.
21 gennaio - Santa Agnese martire
Venezia Giulia S̖aŋ Bastjàŋ cola vjòla in maŋ; s̖ e no vjéŋ cola vjòla,
el vjéŋ cola tremarjòla. Trentino S̖ant’Antòni, S̖an Bas̖ tjàn e S̖ànta Aǧnéśe ‘l è i
San Sebastiano con la viola in mano [vedi precedenti.]; se non mercànti dela néf.
viene con la viola, viene con la tremarella [con i brividi per il Sant’Antonio (Abate, 17 gennaio), San Sebastiano (20 gennaio) e
freddo]. Santa Agnese sono i mercanti della neve.
Romagna S̖a~t Bas̖ čà~ e’ vè~ cun la vjóla in s̖ é~. Veneto Da S̖àŋta Ǧnéśe el véŋto córe pa le s̖ féśe.
San Sebastiano con la viola in seno. [Vedi precedenti.] Da Sant’Agnese il vento corre per le fessure [delle finestre].

Veneto A S̖aŋt’Aǧnéśe le uśèrtole lé va par le s̖ éśe.


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Trentino Da S̖ànta Aǧnéśe cór le biśèrdole fór per le z̖ éśe.


Lombardia Orientale A S̖ant’Aǧnés̖ cór la løśèrta (fò) per la s̖ és̖ . Romagna Par S̖a~ Viz̖ é~z̖ i vintèąi.
A Sant’Agnese le lucertole vanno/corrono per le siepi [perché le Per San Vincenzo i ventagli. [Di significato non chiaro.]
giornate soleggiate cominciano a essere un po’ più calde e
spingono le lucertole a mettersi al sole].
Friuli S̖aŋ Vincènz̖ graŋ crjure.
Trentino S̖an Vincènz̖ dala gran fredúra.
Veneto A S̖àŋta Aǧnéśe el frédo él córe s̖ u pa’ e s̖ jéśe; se e San Vincenzo gran freddo.
s̖ jéśe nó é źé fàte, él córe s̖ u pa’ e cyejàte.
A Sant’Agnese il freddo corre su per le siepi; se le siepi non sono 25 gennaio - Conversione di San Paolo
fatte [formate], corre su per le natiche.
Lombardia Orientale Ol dé de S̖an Paǫl de convèrs̖ àl na fa de tőč i vèrs̖ .
Trentino Da S̖ànta Aǧnéśe el frèt va per le z̖ éśe. Il giorno della conversione di San Paolo ne combina/fa di tutti i
Da Sant’Agnese il freddo va per le siepi. [Un po’ in contrasto con versi. [Il tempo fa bizzarrie.]
i precedenti ma dovrebbe avere lo stesso significato.]
Romagna S̖a~t Péąval di s̖ éǧn e’ vóą s̖ iǧnéą, vé~t vólt ae’ dè ‘l à
Lombardia Occidentale A Så~nt’Aǧnêṡa cur la lυṡèrta per la šêṡa.
A Sant’Agnese la lucertola corre per la siepe.
da mudéą.
San Paolo dei segni vuol segnare, venti volte al giorno deve
Emilia Par Sannt’Aǧnèįś córr la luśêrta p’r al pajěįś. mutare. [Il tempo fa bizzarrie.]
Romagna Par S̖a~t’Aǧnéś la luśérta pr’e’ paéś. Romagna S̖e e’ dè ‘d S̖a~t Péąval ‘l è s̖ réą~ tót la źé~ta là s̖ tarà
Per Sant’Agnese corre la lucertola per il paese.
bé~; s̖ e è vé~t e’ tirarà la gyèąra là s̖ ’farà; s̖ e è vé~t e’
Lombardia Occidentale A Så~nt’Aǧnêṡa un’ûra distêṡa. tíra fóąrt e’ s̖ arà una gyèąra a móąrt; s̖ e è vè~ la nébja
A Sant’Agnese un’ora distesa [abbondante]. e là n’va vią, ‘l è s̖ éǧn ‘d muríą.
Se il giorno di San Paolo è sereno tutta la gente starà bene; se il
Friuli S̖ant’Aǧnîs̖ òris̖ dîs̖ . Sant’Agnese, ore dieci (di luce). vento tirerà la guerra si farà; se il vento tira forte sarà una guerra
a morte; se vien la nebbia e non va via, è segno di moria.
Venezia Giulia S̖ànta Ǧnéśa, el s̖ ól per òǧni céśa. [Scherzoso.]
Sant’Agnese, il sole per ogni chiesa.
Friuli S̖aŋ Pàųli s̖ cûr dal unvjǎr no s̖ iŋ fûr.
Paolo scuro dall’inverno non siamo fuori.
22 gennaio - San Vincenzo martire
Friuli S̖e S̖aŋ Pàųli àl è s̖ cûr il pàri àl s̖ jàre la cantíne parcè
Lombardia Occidentale Så~n Luré~nz la grå~n caldụ̂ra, Så~n Vι~ncé~nz la che la s̖ taǧóŋ no vèŋ pluį byíne.
grå~n freǧụ̂ra: una e l’últra pòc là dụ̂ra. Se San Paolo è scuro il padre chiude la cantina poiché la stagion
San Lorenzo (10 agosto) la gran calura, San Vincenzo il gran non viene più buona. [I prodotti agricoli non vi entreranno, in
freddo: l’uno e l’altro durano poco. senso figurativo, perché l’annata sarà scarsa.]
Veneto S̖aŋ Viŋcénso graŋ fredúra, S̖aŋ Loréŋso graŋ Trentino S̖an Paǫl frèt del djaǫl. San Paolo freddo del diavolo.
caldúra/cajúra l’úna e ‘st’àltra póco lé dúra.
Friuli S̖aŋ Vicènz̖ graŋ fredúro, s̖ aŋ Laųrínć graŋ ćaldúro, Trentino S̖e la nòt de S̖an Paǫl ‘l è s̖ erém, véndi la vàca e
un e ‘l ǎti póųc aį dúro. cómpra ‘l fém.
San Vincenzo gran freddo, San Lorenzo (10 agosto) gran calura:
l’uno e l’altro durano poco.
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Se la notte di San Paolo è sereno, vendi la vacca e compra il fieno Venezia Giulia Febràro potadòr. Febbraio potatore.
[perché si prospetta un inverno lungo]. [Contradditorio con il
successivo.] Romagna Argyéąrdat da un bó~ Źnéąr c’u t’farà pjà~nźar a
Fabréąr.
Ladinia dolomitica S̖e ‘l dí de S̖aŋ Paǫl ‘l è s̖ eréŋ, téǧni la vàča e véndi ‘l Guardati da un buon gennaio che ti farà piangere in febbraio.
féŋ.
Se il giorno di San Paolo è sereno, tieni la vacca e vendi il fieno Lombardia Orientale S̖e Śenér no‘l śenerèśa, Fevrér àl fa øna gran s̖ corèśa.
[perché si prospetta un inverno corto]. [Contradditorio con il Se gennaio non ‘gennareggia’ [cioè è mite], febbraio farà una
precedente.] gran scoreggia [compenserà con un freddo più lungo e intenso].

Ladinia dolomitica Né de pàta né de calénde no me ne cúro, pur che S̖ǎŋ Lombardia Orientale Śenér àl fa i puč e Fevrér ja dès̖ fa.
Pàųlo no ne vàrde s̖ cúro. Lombardia Occidentale Genḁ̌r fa i pu~nt e Febrḁ̌r je ru~mp.
Non di epatta né di calende non me ne importa, purché San Paolo Romagna Z̖néąr e’ fa e’ pó~t e Fabréąr u’l ró~p.
non mi guardi male [con brutto tempo]. [Non importano i noviluni Gennaio fa i ponti [di ghiaccio] e febbraio li disfa/rompe.
e i giorni che marcano l’inizio di ogni anno purché a San Paolo
non piova.] Venezia Giulia Féįjo, čóte premúra a s̖ emenà ‘l órǧo: da Genàjo àl
véŋ cun tri gàmbe, da Febràro cuŋ duį e da Màrzo
28 gennaio – San Tommaso d’Aquino monaco cundòųna.
Figlio, prenditi [abbi] premura a seminare l’orzo: da gennaio
Romagna Cya~nd che S̖a~t Tméąś e’ vnirà e’ tabàr ins̖ al s̖ pal ‘l viene con tre gambi, da febbraio con due e da marzo con una.
avrà .
Quando San Tommaso verrà il tabarro sulle spalle avrà. Emilia Chi à ‘l ȿôc ed Naděl, àl téǧǧna par Febrěr.
Chi ha il ceppo di Natale lo tenga (anche) per febbraio.

31 gennaio – San Giovanni Bosco sacerdote Friuli Il curt Fevrǎr àl è mjèč dólč e mjèč amǎr.
Il corto febbraio è mezzo dolce e mezzo amaro.
Romagna Par S̖a~ Źva~ i dè í crés̖ s̖ un pè de’ s̖ ca~.
Per San Giovanni i giorni crescono di un piede di scanno Veneto Febràro cúrto e amàro. Febbraio corto e amaro.
[mobiletto]. [La lunghezza dell’allungamento è da verificarsi sulle
meridiane.] Veneto Febràro cúrto, pèśo de túto. Febbraio corto, peggio di tutto.
Romagna Fibrèąr curt curt èl chèva la lèǧna dal cóųrt.
31 gennaio – San Geminiano vescovo di Modena Febbraio corto corto leva la legna dal cortile.
Lombardia Orientale S̖an Giminjǎn èl věn cun la nêf in mǎn. Romagna Fabrarét curt e maladét. Febbraio corto e maledetto.
San Geminiano viene con la neve in mano. [È un mercante di
neve.] Emilia Farvǎr cűrtu cűrtu ma pèǵu d’un tűrcu.
Emilia Febrěr cûrt cûrt, mò catîv cm’ uŋŋ tûrc.
Liguria Frevǎ u cűrtu ú l’é pêṡu che υŋ tűrcu.
Lombardia Occidentale Febrḁ̌r ‘l è cűrt ma‘l è péž d’un tűrc.
Venezia Giulia Febràr cúrto, pèźo ch’el túrco.
FEBBRAIO Febbraio è corto ma è peggio di un turco.

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Venezia Giulia Febràr cúrto, pèśo de túti. Febbraio corto, peggio de tutti. Febbraio della cinciallegra tutti gli uccelli scappano fuori [escono
dal nido].
Venezia Giulia Febraròl, s̖ coųrtaròl, pjèźo de dóųti.
‘Febbraietto’, cortino, peggio de tutti. Trentino Febraròt él va de tròt. ‘Febbraròtto’ va di trotto.

Occitania piemontese Fəvrè de tsőt le mèį l’ést lo pi cőr ét lo méŋ cortèį. Veneto Febràro febréśa. Febbraio ‘febbreggia’. [Fa il suo mese.]
Febbraio tra tutti i mesi è il più corto e il meno cortese.
Trentino L’èrba de Fevrèr l’eŋgàna el pegorèr.
Trentino El més̖ de Febràr ‘l è córt e putòs̖ t amàr. Liguria L’èrba d’Febràju l’eŋgàna ‘r peguràju.
Il mese di febbraio è corto e piuttosto amaro. L’erba di febbraio inganna il pecoraio. [I rigori dell’inverno
possono ancora continuare.]
Friuli Fevrǎr, Fevrǎr, curt s̖ í ma amǎr.
Febbraio, febbraio, corto sì ma amaro. Liguria Mòųžu de mǎ, sû de Frevǎ, čàŋṡe de dònna: nu te ne
fiǎ.
Friuli Fevrarút pjěs̖ di dut ma àl à viŋčhjevòt dîs̖ e intúŋ Maroso di mare, sole di febbraio, piangere di donna: non ti fidare.
momènt àl è fûr daį pîs̖ . Fevrarút tris̖ t e brut.
‘Febbraietto’ peggio di tutto ma ha ventotto giorni e in un Lombardia Occidentale El sû de Fevrê él mèna ‘l òm indel carlê.
momento se ne va fuori dai piedi. ‘Febbraietto’ cattivo e brutto. Il sole di febbraio conduce l’uomo nella bara. [Può tradire poiché
invita ad alleggerire il vestiario mettendo a rischio la salute.]
Venezia Giulia Febràro, febraréto, méśe cúrto e maledéto.
Febbraio, ‘febbraietto’: mese corto e maledetto. Lombardia Occidentale Chi vộr ca~mbjà miê la mèna al sû de Fevrê.
Piemonte Chi à vől fé mυrí suą mujè c’à la mèna al sul d’
Friuli S̖’àl tòne di Fevrǎr ó varíŋ un àltri unvjǎr. Fərvè.
Se tuona di febbraio avremo un altro inverno.
Veneto S̖e te vuį caŋbjàr mojèr, fàghe čapàr el s̖ ól nel méśe de
Friuli Fevrǎr čhjalt, vjàrte frède. Febrèr.
Febbraio caldo, primavera fredda. Chi vuole cambiare moglie la porti al sole di febbraio. [Spesso in
gennaio splende il sole e il suo calore induce ad alleggerire
Friuli S̖e Fevrǎr àl nas̖ mǎl di s̖ igûr àl mûr bèŋ. l’abbigliamento, ma esso è ingannevole perché le basse
Se febbraio nasce male di sicuro muore bene. [Si riferisce temperature ambientali sono causa di infreddature e dolori
probabilmente al fatto che un perido di freddo iniziale porterà in articolari/muscolari.]
seguito a un miglioraménto nell’ultima parte del mese.]
Lombardia Orientale Fevrér ‘l è fjől d’øna ferlòca, o che‘l pjőf o che‘l
Friuli Fevrǎr, une dí bèŋ e une dí mǎl. fjòca.
Febbraio, un giorno bene e un giorno male. Febbraio è figlio di una che straparla, o che piove o che nevica.

Friuli In Fevrǎr il s̖ oréli àl è avǎr. In febbraio il sole è avaro. Lombardia Orientale La nif de Fevrér là ‘ŋgras̖ a ‘l granér.
La neve di febbraio ingrassa il granaio.
Romagna Fabréąr la tèąra in caldéąr.
Febbraio la terra in calore [perché inizia a riscaldarsi]. Friuli La nêf di Fevrǎr é jèmple il granǎr.
La neve di febbraio riempie il granaio.
Trentino Febràr s̖ ut, èrba per tut.
Febbraio asciutto, erba per tutto (il campo). Emilia Nèįva d’Farvȁr, pan intal granȁr.
Neve di febbraio, pane nel granaio.
Trentino Febràr dela pariśòla túti i ośèį í scàmpa fòra.
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Piemonte La néįge d’ fevrí né fa plus bi. Con la luna di febbraio è necessario potare.
La neve di febbraio non fa più bene [non da più beneficio].
[Contradditorio con i precedenti.] Venezia Giulia Vènti de Febràro: primavèra vjéŋ près̖ to e bóna
anàda.
Ladinia dolomitica Caŋ’ che‘l fjócα de Firé el bacàŋ ‘l è contént perché Venti di febbraio: la primavera viene presto e buona annata.
el faš el ledamé.
Quando nevica di febbraio il contadino è contento perché fa Romagna Par fabraréǧn, i ghèąt í va in gatéǧn.
letame. Per ‘febbraragno’ [febbraio] i gatti vanno in ‘gattagno’ [in
amore].
Romagna S̖e pjóąv ad Febréąr ‘l impinés̖ e’ granéąr.
Romagna S̖e pjòąv ad Fabrèąr ‘l impinès̖ e’ granèąr. Venezia Giulia Ala fiŋ de Febràro la vída là pjànźi s̖ e ‘l s̖ ól él rídi ma
Se piove di febbraio si riempie il granaio. s̖ e‘l pjànźi el z̖ jèl la vída s̖ e la rídi.
Alla fine di febbraio la vite piange se il sole ride ma se piange il
Venezia Giulia La pjòva de Febràjo là ślàrga el granàjo. cielo la vite se la ride.
Venezia Giulia La pjòva de Febràro alàrga el granàro.
La pioggia di febbraio allarga [amplia] il granaio.
Venezia Giulia Febràro vjéŋ col muśóŋ e‘l s̖ e ne va col s̖ ól.
Febbraio viene col musone [broncio, perché è un mese cattivo] e
Lombardia Occidentale Àcya de Fevrê, l’ι mpís el granê.
~ se ne va con il sole [si preannuncia la primavera].
L’acqua [la pioggia] di febbraio riempie il granaio.
Emilia S̖e Febrěr aŋŋ febraràȿȿa e Měrȿ aŋŋ marȿàǵǵa,
Emilia L’ǎcya ‘d Febrěr rimpés̖ s̖ la caŋtéŋna e al graněr. Avréll měl pàŋŋs̖ a.
L’acqua [la pioggia] di febbraio riempie la cantina e il granaio. Se Febbraio non ‘febbreggia’ e marzo non ‘marzeggia’, aprile
male pensa. [Si prospetta un inatteso inizio di primavera.]
Ladinia dolomitica Forà mòl žlónfa ‘l fòl.
Febbario bagnato gonfia [riempie] il sacco (di granaglie). Romagna S̖e Fabréąr ú n’s̖ fabréz̖ a, Méąrz̖ é’ śmatéz̖ a.
Se febbraio non ‘febbreggia’, marzo matteggia. [Un mite febbraio
Lombardia Occidentale Febrḁ̌r pjuvé~nt, estǎ lυṡé~nt. verrà compensato da un freddo marzo.]
Febbraio piovoso, estate luminosa.
Liguria Se Frevǎ ú nu frevéṡa, Màrsu ú ghe péŋsa.
Venezia Giulia Febràro de fàŋgo: malatíą, dis̖ períą, cares̖ tíą. Se febbraio non ‘febbreggia’, ci pensa marzo.
Febbraio di fango [a causa di eccessive pioggie]: malattia,
disperazione, carestia. Emilia Febrěr fa al pånnt, Měrȿ àl råmp.
Febbraio fa il ponte (di ghiaccio), marzo lo rompe.
Piemonte Se Fervè ‘l è sèc e bél, guèrna ‘l fèŋ pər ‘l mèįs c’à į
véŋ. Friuli Fevrǎr cènce criúre, Marz̖ s̖ i vjès̖ t di verdúre.
Se febbraio è secco e bello, custodisci il fieno per il mese che Febbraio senza gelo, marzo si veste di verdura.
viene.
Veneto Màrs̖ o matéśa. S̖e Genàro no genéśa e Febràro no
Venezia Giulia S̖e no pjòvi de Febràjo no s̖ petàr praį vèrdi, né s̖ égala, febréśa, Màrs̖ o genéśa, febréśa e matéśa.
né frúti, né àjo. Venezia Giulia S̖e Genàro no genaríźa e Febràro no febraríźa, Màrzo
Se non piove di Febbraio non aspettare prati verdi, ne segale, ne genaríźa, febraríźa e matíźa.
frutti, ne aglio. Marzo fa il matto. Se gennaio non ‘gennareggia’ e febbraio non
‘febbreggia’, marzo ‘gennareggia’, ‘febbreggia’ e mattezza.
Occitania piemontese Ant la lűŋa d’ Fəvré à vènta pué.
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Ladinia dolomitica S̖e Žené no‘l ženeéą e Firé no‘l fereéą, Marz e Oríl Alla Madonna Candelora dall’inverno siamo fuori, ma se c’è sole,
tíra na corèą. solicello o solleone, ci siamo dentro a rotoloni [subito
Se gennaio non ‘gennareggia’ e febbraio non ‘febbreggia’, marzo nuovamente].
e aprile tirano [fanno] una scoreggia.
Veneto Ala fès̖ ta dela Caŋdelòra del iŋvèrno s̖ émo fòra ma s̖ e
Ladinia dolomitica Otóber calt, Forà frëįt. Ottobre caldo, febbraio freddo. pjòve o tíra véŋto ‘ndel iŋvèrno s̖ émo déŋtro.
Alla festa della Candelora dall’inverno siamo fuori ma se piove o
Venezia Giulia El prímo màrti de Febràro, che s̖ ią s̖ cùro o che s̖ ią tira vento nell’inverno siamo dentro.
čàro, vèrso nòte, s̖ e s̖ émina le caròte.
Il primo martedì di febbraio, che sia scuro o che sia chiaro, verso
Veneto Daƚa Madòna Caŋdeƚòra del iŋvèrno s̖ émo fòra ma s̖ e
notte, si seminano le carote. ghe śè pjòva del iŋvèrno s̖ émo dréŋto.
Dalla Madonna Candelora dall’inverno siamo fuori ma se c’è
pioggia dell’inverno siamo dentro.
1 febbraio
Venezia Giulia La Madòna Candelòra del invèrno s̖ émo fòra, s̖ e là
Friuli Al priŋ di Fevrǎr al s̖ oréli par òǧni agǎr. vjéŋ con pjòva e vènto del invèrno s̖ émo drènto, ma
Al primo di febbraio il sole per ogni solco [raggiunge tutti i con núvolo e s̖ eréŋ un meśéto ghe ne vjéŋ.
solchi]. Alla Madonna Candelora dall’inverno siamo fuori, se viene con
pioggia e vento nell’inverno siamo dentro, ma con nuvolo e sereno
Friuli Al s̖ oréli di Fevrǎr àl s̖ čalda ‘l agǎr. per un mesetto ne avremo ancora.
Il sole di febbraio scalda il solco.
Venezia Giulia La Madòna Candelòra del invèrno s̖ émo fòra s̖ e là
Veneto El prímo de Febràro fa tremàre el cúlo al pjegoràro.
Il primo di febbraio fa tremare il sedere al pecoraio.
vjéŋ con s̖ ól e bóra. S̖e là vjéŋ con pjòva e vènto del
invèrno s̖ émo drènto, ma con núvoli o s̖ erén un
meśéto ghe ne vjéŋ.
2 febbraio – Festa della Purificazione di Maria Alla Madonna Candelora dall’inverno siamo fuori se viene con
e Presentazione di Gesù al tempio sole e bora. Se viene con pioggia e vento nell’inverno siamo
(La Madonna Candelora) dentro, ma con nuvole o sereno un mesetto ne avremo ancora.

Veneto Ƚa Madòna Caŋdeƚòra s̖ e fa s̖ ól e tíra bòra del iŋvèrno Venezia Giulia La Madòna Candelòra del invèrno s̖ émo fòra s̖ e là
s̖ émo fòra, ma s̖ e pjòve e tíra véŋto del iŋvèrno s̖ émo vjéŋ con frédo e bóra.
dréŋto. La Madonna Candelora dall’inverno siamo fuori se viene con
Alla Madonna Candelora se c’è il sole e tira la bora dall’inverno freddo e bora.
siamo fuori, ma se piove e tira vento nell’inverno siamo ancora
dentro.
Venezia Giulia Ala Madòna Candelòra s̖ e là vjéŋ co pjòva e vènto del
invèrno drènto, s̖ e là vjéŋ co s̖ ól e byòra del invèrno
Veneto Dala Madòna Caŋdelòra del iŋvèrno s̖ émo fòra, ma s̖ e s̖ émo fòra.
pjòve e tíra véŋto del iŋvèrno s̖ émo dréŋto. Alla Madonna Candelora se viene con pioggia e vento
Alla Madonna Candelora dall’inverno siamo fuori, ma se piove e dall’inverno siamo dentro, se viene con sole e bora nell’inverno
tira vento nell’inverno siamo ancora dentro. siamo fuori.

Veneto Dala Madòna Caŋdelòra del iŋvèrno s̖ émo fòra, ma s̖ e


śé s̖ óle, s̖ oleśèlo o s̖ oleśóŋ, sémo dréŋto de rebaltóŋ.
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Venezia Giulia La Madòna Candelòra là va drènto, là véŋ fòra; s̖ e là


véŋ cun s̖ erenà, del invèrno s̖ émo là; s̖ e la véŋ cun Emilia Par la Madòna S̖irjőla adl invéran a s̖ ’è főra, ma tra
frédo e bóra, del invèrno s̖ émo fòra. pjővar e fjochèr a gh’è cyarànta dè da pas̖ èr.
La Madonna Candelora va dentro, viene fuori; se viene con Alla Madonna della Ceraiola [Madonna Candelora] dall’inverno
sereno, dall’inverno siamo là (dall’esserne fuori); se viene con siamo fuori, ma tra piovere e nevicare ci sono (ancora) quaranta
freddo e bora dall’inverno siamo fuori. giorni da (lasciar) passare.

Lombardia Orientale Ala Madóna Candelóra del invèren ‘m s̖ è fóra, ma s̖ e Emilia Par l’Iŋȿarjôla, o c’àl nèįva o c’àl pjôva, dal iŋvêreŋ à
gh’è čar o s̖ e gh’è s̖ eré ‘l invèren àl túrna ‘ndré; s̖ e‘l s̖ ȁŋŋ fôra; s̖ e s̖ ’àį é al s̖ uladěl a in avȁŋŋ aŋŋc p’r uŋŋ
pjőf o‘l fjòca ‘l invèren àl va che‘l tròta. mśarěl.
Alla Madonna Candelora dall’inverno siamo fuori, ma se c’è Per la Candelora, o che nevica o che piova dall’inverno siamo
chiaro o se c’è sereno l’inverno torna indietro; se piove o nevica fuori; se c’è il solicello ne abbiamo ancora per un mesetto.
l’inverno va che trotta [è in piena attività e si protrarrà ancora a
lungo].
Emilia Cyannd al s̖ òųl dà iŋtla caŋdèįla, una běla
premmavèįra.
Lombardia Orientale Per la Madǒna Candelǒra del invěrno s̖ émo fôra, ma Quando il sole dà nella candela [risplende alla Candelora], una
s̖ e pjǒve o tîra věnto del invěrno s̖ émo drěnto. bella primavera.
Alla Madonna della Ceraiola dall’inverno siamo fuori, ma se
piove o tira vento nell’inverno siamo ancora dentro.
Liguria A Madònna da Caŋdelòra del iŋvèrnu ne sémmu fòra,
ma à cjộve e à nevǎ, cyaràŋta ǧúrni àŋ aŋcúŋ da pasǎ.
Lombardia Occidentale Ala Madǒna dela Şerjộla del ι~nvèrna sèm fọ̌ra, ma se Aą Màdònna de Caŋdelộą de l’iŋvèrnu sémmu fộą,
sòrta vé~n, ghe sèm dé~nter pυsê bé~n. ma se čộve o sé méte a nevǎ, cyaràŋta ǧúrni àŋ da
Alla Madonna della Ceraiola [Madonna Candelora] dall’inverno pasǎ.
siamo fuori, ma se sorte vuole, ci siamo dentro ancor di più. Alla Madonna Candelora dall’inverno siamo fuori, ma se piove e
nevica, ancora quaranta giorni devono passare (prima che
Friuli A Madòne des̖ Ćandèlis̖ s̖ ’àl è nûl ó s̖ iŋ fûr, s̖ ’àl è clǎr finisca).
a mjèč unvjǎr.
La Madonna Candelora se è nuvoloso (ne) siamo fuori, se è chiaro Trentino Ala Candelòra del invèrno s̖ émo fòra.
(siamo) a metà inverno. Alla Candelora dall’inverno siamo fuori.

Friuli Ala Madòne Ćandelòre s̖ ’àl è nulǎt il frêt àl è lǎt, s̖ ’àl Trentino S̖e‘l fa bèl dala Cerjòla en cyarànta dí s̖ én fòra.
è seréŋ, il frêt àl vèŋ. Se fa bello [bel tempo] dalla Ceraiola [Madonna Candelora] in
Alla Madonna Candelora se è nuvoloso il freddo se n’è andato, se quaranta giorni siamo fuori.
è sereno il freddo viene.
Trentino Dala Madòna dela Z̖erjòla ‘l órs̖ dala tàna vén fòra.
Friuli Ala Madòne Cereòle il frêt àl va iŋ carjòle. Dalla Madonna della Ceraiola [Candelora] l’orso dalla tana
Alla Madonna Ceraiola il freddo va in cariola [se ne va piano viene fuori.
piano].
Romagna Per la Candelòra dal invérni à s̖ ém fòra, ma s̖ e pjòąv e
Ladinia dolomitica Z̖erjőlα žnigolarőlα, del invérŋ z̖ jóŋ fórα; Z̖erjőlα tíra vé~t dal invérni à s̖ ém dré~t.
s̖ erenarèlα z̖ ét óįt z̖ é la ščarpèlα. Alla (Madonna) Candelora dall’inverno siamo fuori, ma se piove e
Ceraiola ‘nuvolosella’, dell’inverno siamo fuori; Ceraiola tira vento dall’inverno siamo dentro.
‘serenella’ sette volte si scalpella (il ghiaccio che si è formato).
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Romagna Candilóra, candilóra, o che néva o che pjóva, da ‘l A San Biagio se non trova il ghiaccio, lo fa.
invéran à s̖ é~ fóra.
Candelora, candelora, o che nevichi o che piova, dall’inverno
Friuli S̖aŋ Blas̖ s̖ ’àl čhjàte la glàce là dis̖ fǎs̖ se no’n čhjàte
siamo fuori. aŋ fǎs̖ .
San Biagio se trova il ghiaccio lo disfa se non ne trova ne fa.
Romagna S̖e pjóąv par la Z̖arjóąla cyarà~ta dè d’invéran u
s̖ ’arnóąva. Lombardia Orientale A S̖an Bjas̖ la néf là ghe pjas̖ .
Se piove per la Ceraiola [Madonna Candelora] quaranta giorni Emilia A S̖aŋŋ Bjěś la nèįv aį pjěś.
d’inverno si rinnovano. A San Biagio la neve piace. [È facile che nevichi, è un mercante di
neve.]
Piemonte Ala Candlèra mèṡa fυghèra.
Alla (Madonna) Candelora mezza ‘foghera’ [un po’ di caldo in Friuli Pal dí di S̖aŋ Blas̖ òǧni polèce é fǎs̖ .
più]. Per il giorno di San Biagio ogni pollastra fa (l’uovo).

Trentino Dala Candelòra le bèle le vén fòra, driǫ ale bèle vén le Friuli A S̖aŋ Blas̖ il frêt àl s̖ cus̖ íę il nǎs̖ .
brúte e pò le vén fòr túte. Il giorno di San Biagio il freddo pela il naso.
Dalla (Madonna) Candelora le belle escono fuori, dietro le belle
vengono le brutte e poi vengono fuori tutte.
Friuli A S̖aŋ Blas̖ la ǵàte s̖ i lèche il nǎs̖ .
A San Biagio la gatta si lecca il naso.
Trentino Dala Cerjòla í la pàra cola carjòla.
Dalla Ceraiola [Madonna Candelora] la fronteggiano con la
Trentino S̖an Bjàśi el frét él va adàśi. San Biagio il freddo va adagio.
cariola. [S’intende la neve.]
Trentino S̖an Bjàśi fa nèt. San Biagio ripulisce (dalla neve).
Trentino Madòna s̖ erenèla s̖ ète vòlte la néf s̖ e z̖ opèla.
Madonna [Candelora] serenella [serena] sette volte la neve si
Trentino Da S̖an Bjàśi là vén źó adàśi.
spiana. Da San Biagio scende adagio. [La neve può ancora arrivare.]

Trentino La nòt dela Cerjòla ‘na núgola cóme ‘n crivèl val pu Venezia Giulia Bjàśjo, va adàśjo!
(San) Biagio, va adagio! [È un avvertimento a evitare di svestirsi.]
‘n gran cas̖ tèl.
La notte della Candelora una nuvola (grande) come un crivello
vale più di un gran castello. [Anche una piccolissima nuvola in 5 febbraio – Sant’Agata martire di Catania
cielo è preziosa perché porta via l’inverno. Discutibile.]
Lombardia Orientale Per S̖ǎnta Gǎda la tèra là s̖ e refjǎda.
3 febbraio – San Biagio vescovo di Sebaste Trentino Da S̖ant’Àgheda la tèra la s̖ fjàdega.
Emilia S̖annt’Ěgata, la těra arfjěda.
Veneto S̖aŋ Bjàśjo dale nóve s̖ orèle, nòve òto, òto s̖ ète, s̖ ète Da Sant’Agata la terra rifiata [perchè comincia a sgelare].
s̖ ię, s̖ ię s̖ íŋcye, s̖ íŋcye cyàtro, cyàtro trè, trè dó, dó úna:
S̖aŋ Bjàśjo śé restà s̖ èŋs̖ a ǧnàŋca úna. 9 febbraio – Sant’Apollonia di Alessandria d’Egitto
San Biagio dalle nove sorelle, nove otto, otto sette, sette sei, sei martire
cinque, cinque quattro, quattro tre, tre due, due una: San Biagio è
rimasto senza neppure una. Veneto Da S̖àŋta Polòǧna/Polònja la tèra pèrde la ròǧna.
Friuli A S̖aŋ Blas̖ s̖ e no čàta la glàs̖ a, là fǎs̖ .
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Da Santa Apollonia la terra perde la rogna. [La terra riprende Liguria L’Epifanía tűte e fèste à e pòrta vią, véŋ u màttu
vigore per le concimazioni.] Carlevǎ c’ú ne pòrta υŋŋa carrǎ.
L’Epifania tutte le feste le porta via, viene il matto Carnevale che
Friuli A S̖ànte Polònje il frêt àl va in Ślavònje. ne porta una carrata [una gran quantità].
A Santa Apollonia il freddo va in Slavonia [si sposta verso
oriente]. Romagna Par la Pas̖ cyéta Carnvéąl a bachéta.
Per la Pasquetta [l’Epifania], Carnevale a bachetta. [Si va dritti
Lombardia Occidentale Så~nta Pulònja ‘l è ‘l űltim mercå~nt de nêf.
al Carnevale.]
Santa Apollonia è l’ultimo mercante di neve.
Trentino O bèn o mal aríva s̖ èmpre Carnevàl.
Lombardia Orientale S̖ant’Apolònjα, fàmen crès̖ er ǧű’ pjő fórt ch’èl me O bene o male arriva sempre Carnevale.
dűre fin alα mórt.
Sant’Apollonia, fammene crescere uno [di dente] più forte che mi Veneto Śjòba gràs̖ o, túte le bóche líca.
duri fino alla morte. Giovedì grasso, tutte le bocche leccano [si sfamano].

11 febbraio – Madonna di Lourdes Carnevale


Friuli Ala Madòna di Fevrǎr, mjès̖ féŋ e mjès̖ granǎr, par Lombardia Orientale Per Carneàl tőte le búśere lé al.
partǎ fûr ‘l unvjǎr. Per Carnevale tutte le sciocchezze valgono. [Celebrativo e
Alla Madonna di febbraio, mezzo fieno e mezzo granaio, per scherzoso.]
portar fuori [sbarcare] l’inverno.

Martedì Grasso di Carnevale


12 febbraio – San Gaudenzio vescovo di Verona
Friuli No‘l è maį Carnevǎl c’à no s̖ èį lúne di Fevrǎr.
Veneto S̖aŋ Lorèŋz̖ o graŋ caldúra, S̖aŋ Gaųdèŋz̖ jo graŋ Non è mai Carnevale che non sia (fuori dalla) luna di febbraio.
fres̖ cúra, ‘l úno e ‘l àltro póco dúra.
San Lorenzo (10 agosto) gran calura, San Gaudenzio gran freddo, Liguria L’űrtimu ǧúrnu de Carlevǎ de ravjộ se ne fa υŋŋa
l’uno e l’altro durano poco. pansǎ.
L’ultimo giorno di Carnevale di ravioli se ne fa una scorpacciata.
13 febbraio – Santa Fosca martire Liguria Chi stréna ú vǒ dǎ, ú l’à témpu fíŋŋa a Carlevǎ.
Chi la strenna (natalizia) vuol dare, ha tempo fino a Carnevale.
Venezia Giulia S̖ànta Fós̖ ca rómpi ‘l ǧàz̖ o cola ròca.
Santa Fosca rompe il ghiaccio con la rocca. Liguria A Carlevǒ òǧni gràma galína à véǧne a fǒ.
A Carnevale ogni triste [poco producente] gallina si mette a fare
(le uova).
Giovedì Grasso di Carnevale
Venezia Giulia Da S̖aŋ Micèl pulènta e čúche, de Carlevà laśàǧne
Piemonte L’Epifaníą mèna le fèste vią, ‘l Carlevè à į túrna a
s̖ púrche.
mné. Da San Michele (Arcangelo, 29 settembre) polenta e lumache, da
L’Epifania porta via le feste, il Carnevale le riporta. Carnevale lasagne sporche [cucinate con i sanguinacci]

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Lombardia Orientale Nadǎl a ca suą, Pǎs̖ cya duą s̖ ’imbàt, Carnevǎl a ca di A ballare di Quaresima se fanno le gambe storte [perché in
mat. passato erano proibiti i balli].
Natale a casa sua [propria], Pasqua dove (ci) s’imbatte [dove
capita], Carnevale a casa dei matti. Giovedì di metà Quaresima
Emilia Nadȁl a ca di tò, Carnvȁl a ca di mat, Pàs̖ cya indó’ ‘t Lombardia Orientale Al ǧoȩdé de metà Cyaréśmα s̖ a brűśα la èčα.
t’imbàt. Il giovedì di metà Quaresima si brucia la vecchia. [Nel Carnevale
Natale a casa dei tuoi [della tua famiglia], Carnevale a casa di di mezza quaresima la tradizione vuole che si accendano dei falò e
matti, Pasqua dove t’imbatti. venga bruciata la ‘vecchia’, un fantoccio simbolico
rappresentante un’anziana signora. Il tradizionale rito, diffuso
Emilia Ad Carnvȁl òǧni búrla vȁl. A Carnevale ogni scherzo vale. anche in altre località dell’Italia del Nord, del segare o bruciare
una megera come simbolo di decadenza e di allontanamento
Emilia Da Caraŋvěl a Pǎs̖ cya, tótta l’êrba é iŋs̖ alě. dell’inverno e dei mali di salute che lo caratterizzano,
Da Carnevale a Pasqua tutta l’erba è insalata. recentemente ha assunto anche la personificazione di qualcosa di
sgradito e problematico per la comunità/società. Inoltre con
Friuli S̖i s̖ chèrce a Carnevǎl e s̖ i batíę aį S̖anz̖ . questa tradizione si vuole propiziare il rinnovamento della natura
Si scherza a Carnevale e si battezza ai Santi. e il buon andamento delle messi dei mesi successivi. Celebrativo.]
Friuli Carnevǎl àl va e‘l va, à viǧnarà Corèśima e judíz̖ i s̖ i
farà. 14 febbraio – San Valentino vescovo di Terni
Carnevale va e va, verrà Quaresima e giudizio si farà.
Venezia Giulia A Saŋ Valentíŋ ‘l amór sènsa barúfa àl sa de múfa.
Friuli Nêf par Nadǎl, s̖ oréli a Carnevǎl. A San Valentino l’amore senza baruffa sa di muffa. [Celebrativo e
Neve per Natale, sole a Carnevale. [Discutibile.] scherzoso.].

Lombardia Orientale Bèl Nedàl, brőt carneàl. Trentino Da S̖an Valentín s̖ e śmòrza ‘l lumín.
Bel Natale, brutto Carnevale. [Discutibile.] Da San Valentino si smorza [spegne] la lampada a olio.
[Terminano i filò serali.]

Mercoledì delle Ceneri e Quaresima Trentino S̖an Valentín metà pan e metà vin.
San Valentino metà pane e metà vino.
Lombardia Occidentale Cyå~nd la cyaréṡma la túca trî mês, nås la ròba å~ŋca
sυį šês. Friuli S̖aŋ Valantíŋ àl glàce il curiśíŋ.
Lombardia Orientale Cyan’ la Cyaríśma là tóca tri mis̖ , gh’è ròba a’ ső per i San Valentino ghiaccia il cuoricino.
s̖ éśe. Friuli S̖aŋ Valantíŋ s̖ ’iŋglàce la ròę cun dut il mulíŋ.
Quando la quaresima tocca [si svolge in] tre mesi [febbraio, San Valentino ghiaccia la roggia con tutto il mulino.
marzo e aprile] nasce roba [prodotto agricolo] anche sulle siepi.
[Di significato non chiaro, ma potrebbe darsi che il ciclo delle fasi Friuli A S̖aŋ Valentíŋ àl čhjànte ‘l odulíŋ.
lunari, col quale si stabilisce la posizione della Quaresima, possa A San Valentino canta il piccolo dell’allodola.
influire sulla crescita dei prodotti agricoli. Poco obiettivo ma
propiziatorio.] Friuli S̖aŋ Valantíŋ àl clàma la òdula e ‘l odulíŋ.
San Valentino chiama l‘allodola e l’allodolino.
Veneto A balàre de Cyaréśema s̖ e fa le gàŋbe stòrte.

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Friuli A S̖aŋ Valentíŋ àl nas̖ il jeųríŋ. 15 febbraio – San Faustino e Giovita martiri
A San Valentino nasce il leprotto.
Lombardia Orientale Per S̖an Faυs̖ tí metà pa e metà vi, tőtα la lardàjα e la
Friuli A S̖aŋ Valantíŋ la chèca a pàrta al s̖ piŋ. tèrs̖ α part delα finilàjα.
A San Valentino la gazza porta lo spino. Per San Faustino metà pane e metà vino, tutto il lardo e la tersa
parte del fieno. [La dispensa del contadino si è ridotta dall’ultimo
Friuli A S̖aŋ Valantíŋ la pjòra à mànǧa un frighiníŋ. raccolto e a metà febbraio rimaneva metà del pane, metà del vino,
A San Valentino la pecora mangia un pochettino. tutto il lardo, compresi i salumi, e un terzo di fieno.]
Romagna Par S̖a~ Valentè~ e’ ǧaz̖ e’ té~ s̖ ó bé~.
Per San Valentino il ghiaccio regge bene. 16 febbraio – Santa Giuliana martire
Veneto S̖aŋ Valentíŋ: dó tès̖ te s̖ ’oŋ cus̖ íŋ. Ladinia dolomitica S̖e cór l’àgα žu per lα pontàα de S̖ant’Uljànα, aįšúdα
San Valentino: due teste su un cuscino. bónα.
Se corre giù l’acqua per la discesa/salita [il giorno] di Santa
Veneto Da S̖aŋ Vaęntíŋ el ǧàso no tjéŋ ǧnàŋca uŋ Giuliana, primavera buona.
gardeíŋ/ośeíŋ/pulśíŋ.
Da San Valentino il ghiaccio non trattiene più neppur e un Veneto Da S̖àŋta Ljàna s̖ e búta vią la pèz̖ a de làna.
cardellino/uccellino/pulcino. Da Santa Giuliana si butta via [non serve più] la pezza [sciarpa]
di lana.
Veneto Da S̖aŋ Vaęntíŋ el pés̖ e ména el s̖ ó coíŋ.
Da San Valentino il pesce agita il suo codino. [Il pesce in laguna
esce dal torpore invernale e si fa pescare.] 24 febbraio – San Mattia apostolo
(in passato, perché ora è fissato al 14 maggio)
Veneto Da S̖aŋ Vaęntíŋ ghe śè el pas̖ aríŋ.
Da San Valentino c’è la passera di mare. [Torna a farsi pescare.] Emilia Per S̖aŋŋ Matî nèįv par s̖ trè o par vî.
San Mattia neve per strada o per via [perché è un mercante di
Lombardia Occidentale A Så~n Vale~ntï~n gh’èm la primavêra de viṡï~n. neve].
Lombardia Orientale Per S̖an Valentîn la primavêra l’è veśîn.
A San Valentino abbiamo la primavera vicino. Romagna S̖a~t Matíą ‘l impéja bé~, là cuns̖ érva à ‘l impiré~.
San Mattia ghiaccia bene, la conserva [ghiacciaia] riempiremo.
Friuli A S̖aŋ Valentíŋ à fǎs̖ ‘l ûf l’òće del puąríŋ, a S̖ant
Antòni di Źenǎr chê dal avǎr. Venezia Giulia S̖aŋ Matíą, s̖ ’él tròva ǧàs̖ o él ló pòrta vią.
A San Valentino fa l’uovo l’oca del poverello, a Sant’Antonio San Mattia, se trova il ghiaccio lo porta via.
(Abate, 17 gennaio) quella dell’avaro.
Friuli S̖aŋ Matíą cúla manarúta s̖ ’àl čàta la glas̖ là frús̖ a
Venezia Giulia S̖aŋ Valentíŋ, e l’ànera là va driǫ el maśoríŋ. dúta.
San Valentino, e l’anatra (selvatica femmina) va dietro il proprio San Mattia con l’accetta se trova il ghiaccio lo frantuma tutto.
maschio (il germano reale).
Friuli S̖aŋ Matíę s̖ ’àl čhjàte glàce lé pàre vię e s̖ e no’n čhjàte
Venezia Giulia S̖aŋ Valentíŋ, el cortelàs̖ o s̖ ul rampíŋ. in fâs̖ viǧnî.
San Valentino, la cortella (da mecellaio) sul gancio [per le San Mattia se trova il ghiaccio lo manda via e se non ne trova ne
consuete potature]. fa venire.

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Piemonte Saŋ Matíą à rump la ǧàsa s’à la trőva, s’à la trőva nèŋ Febbraio fa il ponte (di ghiaccio), marzo lo rompe.
à la fa.
San Mattia spezza il ghiaccio se lo trova, se non lo trova lo fa.
Friuli Fevrǎr cènce criúre, Marz̖ s̖ i vjès̖ t di verdúre.
Febbraio senza gelo, marzo si veste di verdura.
Lombardia Occidentale A Så n Matíą la nêf là va vią.
~
Veneto Màrs̖ o matéśa. S̖e Genàro no genéśa e Febràro no
Lombardia Orientale A S̖an Matíą la nêf là va vią.
A San Mattia la neve va via. febréśa, Màrs̖ o genéśa, febréśa e matéśa.
Venezia Giulia S̖e Genàro no genaríźa e Febràro no febraríźa, Màrzo
Friuli S̖aŋ Matíę, la vyíte s̖ ’invíę. San Mattia, la civetta s’avvia. genaríźa, febraríźa e matíźa.
Marzo fa il matto. Se gennaio non ‘gennareggia’ e febbraio non
‘febbreggia’, marzo ‘gennareggia’, ‘febbreggia’ e mattezza.

Ladinia dolomitica S̖e Žené no‘l ženeéą e Firé no‘l fereéą, Marz e Oríl
tíra na corèą.
MARZO Se gennaio non ‘gennareggia’ e febbraio non ‘febbreggia’, marzo
e aprile tirano [fanno] una scoreggia.
Trentino S̖e‘l pjòve de Marz̖ per tut ‘l an ars̖ .
Se piove di marzo, tutto l’anno prosciugato [siccità]. [Discutibile Veneto Càŋta, càŋta bèl fufiǧnóŋ! Iŋvèrno fòra e in cúlo al
e poco obiettivo.] paróŋ.
Canta, canta bel [uccello non ben identificato o semplicemente
Friuli La fumàte di Źenǎr é pyàrte nêf di Marz̖ . imbroglione]! Inverno fuori e nel sedere al padrone.
La nebbia di gennaio porta la neve di marzo. [Celebrativo.]

Venezia Giulia Féįjo, čóte premúra a s̖ emenà ‘l órǧo: da Genàjo àl Romagna S̖e Méąrz̖ carnevaléz̖ a, bàra caréz̖ a.
véŋ cuŋ tri gàmbe, da Febràro cun duį e da Màrzo Se marzo ‘carnevaleggia’, (la) bara ‘carreggia’. [Se marzo fa lo
spiritoso, il carro funebre correrà spesso per le strade, cioè sarà
cundòųna. un mese molto luttuoso. Scherzoso e superstizioso.]
Figlio, prenditi [abbi] premura a seminare l’orzo: da gennaio
viene con tre gambi, da febbraio con due e da marzo con una. Romagna Méral, ‘d Méąrz̖ no cantéą, che e’ bèąc u t’ s̖ ’ pò
Emilia S̖e Febrěr aŋŋ febraràȿȿa e Měrȿ aŋŋ marȿàǵǵa, aǧaz̖ éą; làs̖ a che chénta e’ ranǧò~ c’u n’à paúra
Avréll měl pàŋŋs̖ a. d’inčò~.
Se Febbraio non ‘febbreggia’ e marzo non ‘marzeggia’, aprile Merlo, di marzo non cantare poiché il becco ti si potrebbe
male pensa. [Si prospetta un inatteso e freddo inizio di assiderare/congelare; lascia che canti la tordella che non ha paua
primavera.] di nessuno.

Romagna S̖e Fabréąr ú n’s̖ fabréz̖ a, Méąrz̖ é’ śmatéz̖ a. Emilia Měrȿ, la bés̖ s̖ a córr p’r al bělȿ.
Se febbraio non ‘febbreggia’, marzo ‘smattezza’. [Un mite Marzo, la biscia corre per il balzo.
febbraio verrà compensato da un freddo marzo.]
Friuli Al priŋ tòŋ di Marz̖ al s̖ arpínt àl vèŋ fûr dal balz̖ .
Liguria Se Frevǎ nu frevéṡṡa, Màrsu ghe péŋsa. Al primo tuono di marzo il serpente esce dalla sua tana [dal
Se febbraio non ‘febbreggia’, ci pensa marzo. letargo].

Emilia Febrěr fa al pånnt, Měrȿ àl råmp. Piemonte Se d’ Mars à trúna, butài e àrbi catúma.
Se di marzo tuona, botti e bigonce prendiamo [compriamo].
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Marzo cambia sette berretti al giorno. [Il tempo è incostante e


Lombardia Occidentale In Mårs̖ ‘l è el sò té~mp de bêf él turčǎdeg. variabile in modo molto repentino.]
In marzo è il tempo di bere il vino novello.
Lombardia Orientale Mars̖ mars̖ ú, trè dé catíf e ǧυ bu.
Trentino De Marz̖ chi no ga s̖ càrpe va des̖ cólz̖ . Marzo ‘marzaccio’ tre giorni cattivi e uno buono [poiché è un
Di marzo chi non ha scarpe va scalzo. mese molto variabile.]

Veneto Màrs̖ o, òǧni màto va des̖ càls̖ o. Marzo, ogni matto va scalzo. Friuli Marč al mène la còde pal beàrč.
Marzo scodinzola nel cortile. [È un mese incostante di tempo.]
Liguria De Màrsu chi nō pő aŋdǎ cāṡòų vàdde descǎṡu ma chi
í à nō e làše in cǎ. Venezia Giulia Màrz̖ o màto, màrz̖ o dele vèdove, él ribàlta le bàrche e
De Màrsu chi n’à scàrpe vàdde descǎsu ma chi e à nu s̖ e la rídi.
e làše in cǎ. Marzo matto, marzo delle vedove [perché hanno perso il marito in
A marzo chi non ha scarpe vada scalzo ma chi ne ha non le lasci a una burrasca] ribalta le barche e se la ride.
casa [a causa dell’instabilità del tempo nel periodo.]
Liguria De Mòrsu, iŋ šu cappèllu di duttú, da ína pòrte ú cjộve
Romagna Méąrz̖ dal bó s̖ chéąrp.
~ dal l’òtra ú fa u sû.
Marzo dalle buone scarpe [per camminare tra fango e A marzo, sul cappello del dottore, da una parte piove e dall’altra
pozzanghere]. c’è [splende] il sole.

Romagna Méąrz̖ da e’ pè s̖ chéąlz̖ e Abríl, chi n’à al s̖ chéąrp ú i Venezia Giulia Màrz̖ o no va s̖ e no le fa.
tóca ‘d murí. Marzo non va [passa] se non le fa [le bizzarrie e i ritorni
Marzo del piè scalzo e aprile, chi non ha scarpe è costretto a inaspettati di freddo].
morire.
Venezia Giulia Púnti de s̖ téla: s̖ ète, diśis̖ ète, vintis̖ ète màrz̖ o, s̖ uzéde
Lombardia Occidentale El Mårs̖ él vộr pruvà cun fjûr de fat che ín mï ŋga in ~ s̖ èmpre cyàlche s̖ tralèca.
manicǒmi tűt i mat. Punti di stella: sette, diciassette, ventisette marzo, succede sempre
Marzo vuole provare con fiore [tanto] di fatti che non sono in qualche burrasca.
manicomio tutti i matti.
Friuli A Marč il timp bjèl àl vûl s̖ jarpe e čhjapjèl.
Lombardia Occidentale Mårs̖ fjȍ d’una baltròca, ûra él pjộf, ûra él fjòca, ûra A marzo il tempo bello vuole sciarpa e cappello.
él tîra vé~nt, ûra él fa bèl té~mp. Liguria Aų priŋsípju, ō dúŋcye in fiŋ, Mòrsu l’à sémpre veníŋ.
Marzo figlio di una baldracca, ora piove, ora nevica, ora tira All’inizio, oppure alla fine, marzo ha sempre del veleno.
vento, ora fa bel tempo.
Emilia Měrȿ marȿàŋŋ, téŋŋ s̖ ó al ɀibàŋŋ.
Venezia Giulia Màrz̖ o śé el méśe dele bagatèle, el ghe ne fa de brúte e Marzo ‘marzaccio’, tieni su il giubbone.
de bèle.
Marzo è il mese delle bagattelle, ne fa di brutte e di belle. Emilia Chi g’à un bèl s̖ òcu s̖ ’la tèǧna p’r Màrs̖ u.
Chi ha un bel ceppo se lo tenga per marzo [cioè per i suoi ritorni
Venezia Giulia Màrz̖ o boųfóŋ, óųra tréįs̖ to, óųra bòŋ. inaspettati di freddo.]
Marzo buffone, ora cattivo, ora buono.
Emilia Měrȿ e marȿèt e’ fa murí chèpra e caprèt.
Piemonte Mars à càmbja sèt bunèt al dí.

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Marzo e ‘marzetto’ fa morire capra e capretto [per certi acuti di Sole di marzo e aria di fessura mandano l’uomo alla sepoltura.
freddo che possono capitare]. [Bisogna guardarsi dall’esporsi al sole o alla brezza marzolini.]

Venezia Giulia Màrz̖ o, méśe deį dènti lóŋghi. Venezia Giulia Mèjo mors̖ egà de una vípera s̖ cónta nel śbàlzo che
Marzo, mese dei denti lunghi. [Non molla la presa del freddo.] becà dal s̖ ól de Màrz̖ o.
Meglio morsicati da una vipera nascosta in un balzo [anfratto di
Veneto Màrz̖ o ga coŋprà ƚa peíz̖ a a s̖ ó màre e trè dí dòpo él ƚ’à gradino] che beccati [morsi] dal sole di marzo.
veŋdúą.
Marzo ha comprato la pelliccia a sua madre e tre giorni dopo l’ha Trentino Al s̖ ól de Màrz̖ o e al amór dele tośàte no s̖ e ghe créde.
venduta. Al sole di marzo e all’amore delle ragazze non ci si crede.

Lombardia Occidentale Mårs̖ mars̖ òt, ‘l è ι~ŋgyḁ̌ el dí e la nòt. Trentino Del s̖ ól de Marz̖ e dele fèmene non te fidàr.
Emilia Měrȿ marȿǒt, lóŋŋg i dé cyannt æl nǒt. Del sole di marzo e delle femmine non ti fidare.
Romagna Mèąrz̖ marz̖ òt, lóŋg e’ dé cyant dla nòt.
Marzo ‘marzaccio’, lungo è il giorno quanto la notte. [Perché si è
Friuli In Marč òǧni s̖ tecút il s̖ ò butilút.
all’equinozio di primavera.] In marzo ogni stecchetto il suo germoglietto.

Emilia Cyannd cànnta al bǒt i éŋŋ lóŋŋg i dé cyannt æl nǒt. Trentino Vòja o no vòja Marz̖ ‘l vól fòja.
Quando canta il rospo [verso l’equinozio di primavera] i giorni Venezia Giulia Vòja o no vòja Màrz̖ o fa la fòja.
sono lunghi quanto le notti. Voglia o non voglia marzo fa/vuole la foglia.

Venezia Giulia Cyàndo el pèrs̖ ego fjorís̖ e, tànto el źórno che la nòte. Trentino S̖e là fjorís̖ de Marz̖ va col s̖ ac.
Quando il pesco fiorisce, tanto il giorno che la note. Se (la segale) fiorisce di marzo va’ con il sacco.

Venezia Giulia Pérs̖ igo fjuréį, tànto la nòto c’al dèį. Venezia Giulia Màrs̖ o no tròpo baǧnadís̖ o e no tròpo bruśadíŋ,
Pesco in fiore, tanto la note che il giorno. impinís̖ e ‘l granér ala mas̖ éra e ‘l cavéčo al contadíŋ.
Marzo non troppo umidiccio e non troppo bruciaticcio, riempie il
Friuli D’aųtúŋ e in Marz̖ la ǧnòt e il dí s̖ i s̖ part. granaio alla massaia e il tino al contadino.
D’autunno e in marzo la notte e il giorno si spartiscono [più o
meno la durata della giornata]. [La durata di entrambi è simile.] Liguria De Màrsu e prụ̂že sé lévaŋ de pàrtu.
A marzo le pulci si levano dal parto. [Dopo l’inverno si verifica la
Lombardia Occidentale Mårs̖ acyûs, bu~n dumà per i spûs. schiusa delle uova.]
Marzo acquoso, buono solo per gli sposi.
Lombardia Orientale A mas̖ à i pølès̖ mars̖ arőį s̖ e/s̖ a màs̖ α la màmα e pò i
Venezia Giulia L’àcya de Màrz̖ o śé pèźo che le màce s̖ uį dràpi. fjőį.
L’aqua di marzo è peggio che le macchie sui drappi. [La pioggia Chi ammazza le pulci marzaiole, uccide la madre e anche i figli.
di marzo può fare molto danno.] [Vedi il successivo.]
Romagna Méąrz̖ baǧnéą, de’ lénda filéą. Emilia Chi mǎɀa la pôlśa marɀarôla, mǎɀa la mêder e la fjôla.
Marzo bagnato, del lino da filare. Romagna Chi c’màz̖ a la pólśa marz̖ óąla, màz̖ a la màma e nèca
Venezia Giulia S̖ól de Màrs̖ o e àrja de fes̖ úra mànda ‘l yòmo in la fjóąla.
Chi ammazza la pulce marzolina, ammazza la madre e la figlia.
s̖ epoltúra. [Dopo l’inverno si verifica la schiusa delle uova.]

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Trentino Chi màz̖ a ‘n pulz̖ marz̖ ól màz̖ a ‘l pàre e àŋca ‘l fjól. Marzo polveroso, più che paglia [erba] dà frumento.
Chi ammazza una pulce marzolina ammazza il padre e anche il
figlio. [Vedi il precedente.] Romagna Méąrz̖ s̖ ré~ e s̖ ót, póąca pàja e gra~ per tót.
Marzo sereno e asciutto, poca paglia [erba] e grano per tutti.
Venezia Giulia I púleśi marz̖ olíni í bèca de as̖ as̖ íni.
Le pulci marzoline beccano [mordono] da assassine. Romagna Méąrz̖ urtlà~, mólta pàja e póąc gra~.
Marzo ortolano, molta paglia [erba] e poco grano.
Friuli Marz̖ cun nêf e criúre, ritàrde di s̖ emenǎ la verdúre.
Marzo con neve e gelo ritarda la semina della verdura. Venezia Giulia Màrz̖ o per la códa te àlz̖ o; che per trìs̖ to o bóŋ ch’él
s̖ ią, el mànźo al’èrba e ‘l caŋ al’ombríą.
Lombardia Occidentale La nêf mαrs̖ ulîna la dụ̂ra fína ala matîna. Marzo per la coda ti alzo [non deve far paura]; benché cattivo o
La neve marzolina dura fino alla mattina. buono che sia, il manzo (va) all’erba e il cane all’ombra. [È
inevitabile l’arrivo di un clima primaverile con giornate miti e
Lombardia Orientale La nêf mars̖ ulína là dụ̂ra dela s̖ êra ala matína. soleggiate.]
Emilia La nèįv marȿuléŋna dûra dala s̖ îra ala matéŋna.
Emilia La nêva marzulèįna la dúra dala s̖ íra ala matèįna. Venezia Giulia Màrz̖ o càpita de leóŋ e‘l s̖ càmpa de aǧnelóŋ.
Marzo capita [arriva] da leone e scappa da ‘agnellone’.
Romagna La néva marz̖ ulé~na la lúta dala s̖ éra ala maténa.
Trentino La néf marz̖ olína là dúra dala s̖ éra ala matína. Ladinia dolomitica Pàšca marz̖ éįra, gråŋ fam o gråŋ murîą.
La neve marzolina dura dalla sera alla mattina. Pasqua marzolina, gran fame o gran moria.
Ladinia dolomitica Lúnα marz̖ olínα, ciŋc méįs̖ là ‘ndoînα. Emilia Cyannd la Pǎs̖ cya sa ‘d marɀǎja, o la fǎm o la
Luna (piena) marzolina, cinque mesi indovina. [Cinque lune si murrǎja.
succederanno con lo stessa meteorologia. Poco obiettivo.] Quando la Pasqua sa [cade] di marzo, o la fame o la moria.
[Superstizioso.]
Trentino La lúna de Marz̖ là va fin a S̖etèmbre.
La luna di marzo va [influenza il tempo] fino a settembre. Lombardia Orientale Pjantǎ pǎį e cavǎ pǎį, dé e nòt í è iŋgyàį.
A piantare pali (delle viti) e a strappare pali, la notte e il giorno
Piemonte Aŋ Mars ǧnàŋca ‘n rat à duvríja pisé aŋ campàǧna. sono lunghi uguali. [Si riferisce alle attività di infissione dei pali
A marzo neanche un topo dovrebbe pisciare in campagna [perché di sostegno delle viti all’equinozio di primavera (21 marzo) e di
anche poca acqua potrebbe fare danni]. espianto degli stessi all’equinozio d’autunno (23 settembre).]
Friuli Al mês̖ di Mars̖ òǧni ǧalína à fǎs̖ al s̖ ó s̖ fyars̖ . Liguria Da Màrsu ad Arvî gh’é pǒcu da dî.
Nel mese di marzo ogni gallina fa il proprio sforzo. Da marzo ad aprile c’è poco da dire. [Non ci sono particolari
attività agricole da eseguire.]
Emilia Měrȿ s̖ ótt e noŋ tótt.
Marzo asciutto e non tutto [non del tutto asciutto, cioè con un po’ Lombardia Occidentale Chi g’à la víǧna sûva in tra Mårs̖ e Aprîḷ le brûva.
di pioggia, a beneficio di alcune coltivazioni]. [Propiziatorio.] Chi ha la vigna sua [propria], tra marzo e aprile la pota.
Occitania piemontese Mars ecőt, bòŋ a tsőt. Marzo asciutto, buono a tutto. Venezia Giulia A chi in Màrz̖ o no póda la víǧna, la vendémja ghe s̖ e
Lombardia Orientale Mars̖ polverét, póca pàja e tant formét. śbríǧna.
Marzo polveroso, poca paglia [erba] e tanto frumento. A chi in marzo non pota la vigna, la vendemmia gli sfugge dei
mano.
Emilia Màrs̖ u puvrèįntu, pű che pàja u da furmèįntu.
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Lombardia Orientale Mars̖ dele óre, Avríl dele póre. Trentino Marz̖ s̖ ut e Apríl baǧnà, beàto ‘l vilàn che à s̖ omenàt.
Marzo delle brezze, aprile delle paure [per gli improvvisi cambi di Venezia Giulia Màrz̖ o s̖ úto, Apríl baǧnà, beàto el vilàŋ che ga s̖ eminà.
tempo]. Marzo asciutto, aprile bagnato, beato il paesano/contadino che ha
seminato.
Romagna Méąrz̖ di vé~t, Abríl di té~p.
Marzo dei venti, aprile dei temporali. Venezia Giulia Màrz̖ o s̖ úto, Apríl baǧnà, śé la fortúna del contadíŋ
che ga s̖ eminà.
Friuli ‘L àjar di Marz̖ àl nète i bearz̖ . Marzo asciutto, aprile bagnato, è la fortuna del contadino che ha
L’aria di marzo pulisce i cortili rustici. [Le ventate tipiche di seminato.
questo mese sono molto intense.]
Veneto Màrs̖ o veŋtóśo, Apríle baǧnà, beàto el contadíŋ che ga
Emilia Měrȿ têŋɀ, Avréll dpênɀ; chi é ‘d bôna fòųrma, ‘d Maɀ
s̖ emenà.
artòųrna. Marzo ventoso, aprile bagnato, beato il contadino che ha
Romagna Méąrz̖ e’ té~ź, Abríl e’ dpé~ź, chi e’ ‘d bó~na fórma, ‘d seminato.
Maź u s̖ ’artórna.
Veneto Màrs̖ o inténśe, Apríl depénśe ma chi śé de bèla fórma Ladinia dololmitica Aųrí mòl e Mèrz̖ s̖ ut, pur ‘l paųr è ‘l dut.
de Màǧo ritórna. Aprile bagnato e Marzo asciutto, per il contadino è tutto.
Marzo tinge, aprile dipinge (i prati coi colori dei fiori) ma chi è di
bella forma a maggio torna (a mostrarsi). [il sole di marzo
Trentino S̖e ‘n Marz̖ búta èrba en Apríl búta mèrda.
comincia a dare il colore alla natura dopo i grigiori dell’inverno, Se in marzo butta [cresce] erba, in aprile butta [si ha] merda.
aprile la dipinge; lo stesso accade agli uomini che riprendono [Tanta erba implica tanto fieno e di conseguenza tanto letame.]
vigore, se in buona salute, a maggio.]
Trentino Marz̖ baǧnà e Apríl s̖ ut, gran dapertút.
Venezia Giulia Màrz̖ o intínge e Apríl dipínge. Marzo bagnato e aprile asciutto, grano dappertutto.
Marzo intinge e aprile dipinge (i prati coi colori dei fiori).
Romagna Cóntra Méąrz̖ s̖ ’avè~ d’andéą e’ vé~t ‘l à da tiréą,
Venezia Giulia Màrz̖ o imbròca e Apríle śbròca. cya~nd andé~ pu cóntra Abríl e’ vé~t ‘l à da finí.
Marzo imbrocca [fissa le gemme dei fiori] e aprile sboccia [le fa Se incontro a marzo abbiamo d’andare il vento deve tirare
sbocciare]. [soffiare], quando andiamo (sempre) più incontro ad aprile il
vento deve finire.
Veneto Àcya de Màrs̖ o, àcya de Apríle, púlśi ‘ŋdè fòra che no
ve pòs̖ o maŋteǧníre. Friuli Tàntis̖ rośàdis̖ di Marz̖ , tàntis̖ plòįs̖ d’Avrîl.
Acqua di marzo, acqua di aprile, pulci andate fuori che non vi Tante rugiade di marzo, tante pioggie d’aprile.
posso mantenere. [Rito di scongiuro e propiziatorio spruzzando
acqua in casa.]
Friuli A un bjèl Marz̖ àl tèŋ daûr un bjèl Avrîl.
A un bel marzo segue un bell’aprile.
Lombardia Orientale Mars̖ s̖ őt, Avríl baǧnàt: beàt el paeśà che g’à ins̖ ornàt.
Friuli Marč s̖ ut, Avrîl baǧnǎt e Maį temperǎt, beǎt il
Liguria Marsu šűtu e Arvî bagnǒų, beàtu cyéllu chi à
contadíŋ c’àl à s̖ emenǎt.
semenǒų. Marzo asciutto, aprile bagnato e maggio temperato, beato il
Emilia Měrȿ s̖ ótt, Avréll baǧně, beět al vilàŋŋ c’à s̖ ummně. contadino che ha seminato.
Emilia Màrsu s̖ űtu, Avrí baǧnà, beàtu al vilàn c’l’avrà
s̖ ’mnà. Lombardia Orientale Mars̖ polverènt, Avríl pjøènt, Mas̖ la s̖ ò s̖ eśú/s̖ taǧú, í
impjenés̖ ol car del rè S̖alomú.
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Marzo polveroso, aprile piovoso, maggio secondo la sua stagione, San Casimiro, il vento non dà respiro. [Periodo di giornate
riempiono il carro del re Salomone. ventose.]

Lombardia Occidentale A sumenà de Mårs̖ a Ǧűǧn sé fåla mï~ŋga.


A Seminare di marzo a giugno non si sbaglia [perché il raccolto di 7 marzo – Beato Tommaso sacerdote di Szombathely
giugno sarà sicuro].
Friuli A S̖aŋ Tomàs̖ il frêt àl va in pǎs̖ .
Romagna Méąrz̖ crés̖ s̖ i tu pénn, d’Abríl no ti cavéą, Maź va A San Tommaso il freddo va in pace.
pjanè~, Źóǧn fa cyél c’ú t’ péą.
Marzo cresci [aumenta] i tuoi panni (che indossi), aprile non te li
Venezia Giulia Púnti de s̖ téla: s̖ ète, diśis̖ ète, vintis̖ ète màrz̖ o, s̖ uzéde
cavare, maggio vai adagio, giugno fa quello che ti pare. s̖ èmpre cyàlche s̖ tralèca.
Punti di stella: sette, diciassette, ventisette marzo, succede sempre
Piemonte Mars e Maǧ sűįt, graŋ pər tűįt. qualche burrasca.
Marzo o maggio asciutti, grano [frumento] per tutti.

Friuli Marz̖ fumatôs̖ , Luį buras̖ čhjôs̖ . 9 marzo – Santa Francesca Romana fondatrice
Marzo nebbioso, luglio burrascoso.
Veneto Da S̖àŋta Francés̖ ca i ośèi pàrte pal mónte.
Venezia Giulia Con dódez̖ e źórni bèį Otóbre e Màrz̖ o í śé fradèį. Da Santa Francesca gli uccelli partono per il monte [cioè per
Con dodici giorni belli ottobre e marzo sono fratelli. ritornare in montagna dopo aver svernato in laguna].

Venezia Giulia Otóbre e Màrz̖ o per matíǫ í s̖ e s̖ omèja cóme pàre e fiǫ. 12 marzo – San Gregorio Magno Papa
Ottobre e marzo, per mattezzo, si assomigliano come padre e
figlio.
(in passato, perché ora è fissato al 3 settembre)

Ladinia dolomitica Niǫl de Mérz̖ , bur tëmp d’is̖ té. Trentino Da S̖an Gregòrjo Pàpa le róndole lé pàs̖ a l’àcya.
Nuvole di marzo, brutto tempo d’estate. Veneto Da S̖aŋ Gregòrjo Pàpa le s̖ iśíle/róndene pàs̖ a l’àcya.
Venezia Giulia S̖aŋ Gregòrjo Papa, le z̖ iśíle pàs̖ a l’àcya.
Ladinia dolomitica Šécye Mérz̖ , inší è l’is̖ té. Come marzo, così è l’estate. Da San Gregorio Papa le rondini passano [attraversano] l’acqua
[il Mar Mediterraneo per ritornare in Europa dopo aver
Venezia Giulia Aį prími de Màrz̖ o s̖ e prónta ‘l aràtro. svernato].
Ai primi di marzo si prepara l’aratro.
Venezia Giulia Pas̖ àr o no pas̖ àr, śé óra de aràr.
Passare o non passare [delle rondini, vedi il precedente], è ora di
2 marzo – San Prospero d’Aquitania arare.
Friuli A S̖aŋ Pròs̖ pero no į par ǧhjavǎ cumò il tabǎr.
A San Prospero non gli pare (vero) di togliersi il tabarro [perché 13 marzo
il freddo comincia a mollare la presa].
Lombardia Occidentale Tredeṡï~n, túrna la rú~ndena al sò nît.̣
Al tredici di marzo la rondine torna al suo nido.
4 marzo – San Casimiro Re di Polonia
Lombardia Orientale S̖an Caśmír, ol vènt nó‘l da respír. 17 marzo

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Venezia Giulia Púnti de s̖ téla: s̖ ète, diśis̖ ète, vintis̖ ète Màrz̖ o, s̖ uzéde
s̖ èmpre cyàlche s̖ tralèca. Trentino Da S̖an Ǧuśépe màndorli ‘n fjór.
Punti di stella: sette, diciassette, ventisette marzo, succede sempre Da San Giuseppe mandorli in fiore.
qualche burrasca.
Ladinia dolomitica S̖èŋ Ǧośèf štúdα lα lumès̖ .
San Giuseppe spegne la lampada a olio.
19 marzo – San Giuseppe sposo di Maria
Venezia Giulia S̖aŋ Ǧuśèpe ghe pòrta la pelís̖ a a s̖ ó màre.
Emilia Par S̖aŋŋ Juśěf a ȿànna e a lět. San Giuseppe gli porta la pelliccia a sua madre. [Perché porta in
Per San Giuseppe a cena e a letto [poiché i lavori agricoli serali, salvo i pescatori in pericolo per le burrasche che si verificano in
e al buio, del periodo precedente sono terminati]. genere prima di questa data.]

Veneto Da S̖aŋt’Iśèpo no s̖ e méte pi el fógo in lèto. Venezia Giulia Per S̖aŋ Ǧuśèpe ‘l invèrno s̖ còrla la bàrba.
Da San Giuseppe non si mette più il fuoco in letto [cioè lo scaldino Per San Giuseppe l’inverno scuote la barba. [Perché terminano in
per riscaldarlo]. genere in questa data le burrasche e i pericoli a cui sono esposti i
pescatori.]
Veneto Da S̖aŋt’Iśèpo s̖ e méte vią le crèpe.
Da San Giuseppe si mettono via gli scaldini di terracotta.
21 marzo – San Benedetto da Norcia abate
Lombardia Occidentale A Så n Ǧυṡèp se mèt vią el scaldalèt.
~ (in passato, perché ora è fissato all’11 luglio)
Lombardia Orientale Per S̖an Ğυśèp s̖ e trà ja el s̖ caldalét.
Lombardia Occidentale A Så~n Benedèt la rú~ndena sυl tèč.
A San Giuseppe si mette via lo scaldaletto.
Romagna Par S̖a~ Bandét la rundané~na ins̖ e’ tét.
Trentino Da S̖an Ǧuśépe no s̖ e s̖ càlda pu ‘l lèt. A San Benedetto la rondine sul tetto.
Da San Giuseppe non si scalda più il letto.
Veneto Biśòǧna pjantàre al nóme de S̖aŋ Benéto parché s̖ e
Veneto Da S̖aŋt’Iśèpe la fòǧa dela vída śé gràŋda un bés̖ e. no’l tàca col vérde él tàca col s̖ éco.
Da San Giuseppe la foglia della vite è grande un bezzo [un soldo]. Bisogna piantare (un albero) in nome di San Benedetto perché se
non attacca [attecchisce] col verde [con rigoglio], attacca col
Friuli Byíne anàde é vèŋ s̖ e a S̖aŋ Jośèf àl è s̖ erèŋ. secco [cioè seccherà].
Buona annata viene se a San Giuseppe è sereno.
Friuli A S̖aŋ Benedèt la s̖ iśíle é pàs̖ e il tèt; pàs̖ e o no pàs̖ e, il
Friuli A S̖aŋ Juśèf s̖ i marídiŋ i us̖ èį. frêt nus làs̖ e.
A San Giuseppe si sposano gli uccelli [si accoppiano]. A San Benedetto la rondine passa sul tetto; passa o non passa il
freddo ci lascia [ci abbandona].
Friuli S̖e a S̖aŋ Jośèf il ćamp s̖ ’injàrbe, al mus̖ di s̖ igûr no į
crès̖ la bàrbe. Friuli S̖aŋ Benedèt ‘l ajar àl par un s̖ oflèt.
Se a San Giuseppe il campo si inerbisce, all’asino di sicuro non gli San Benedetto l’aria [il vento] pare un soffietto/mantice.
cresce la barba.
Emilia Par S̖aŋŋ Beŋdàtt as̖ acǧnós̖ s̖ al věįrd dal s̖ acc.
Friuli La nevèra di S̖ant Juśèf: o s̖ jèt dîs̖ prima o s̖ jèt dîs̖ Per San Benedetto si conosce il verde dal secco. [All’inizio della
dòpo. primavera si distinguono le piante secche da quelle vive che
La nevata di San Giuseppe: o sette giorni prima o sette giorni cominciano a mettere nuove foglie.]
dopo.

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Emilia Par S̖aŋŋ Beŋdàtt, s̖ ’àl n’é fradd e s̖ ’aŋŋ bréŋna, All’Annunziata il sole è per la contrada.
tòųrna sàtta i cópp la rundanéŋna.
Per San Benedetto, se non è freddo e se non brina, torna sotto i
Romagna Par l’Annunz̖ jéąda la s̖ píga là í è néąda.
coppi la rondinella. Per l’Annunziata la spiga (di lino) è nata.

Trentino Dala Madòna lé vén, dala Madòna lé van.


21 marzo – Equinozio di primavera Dalla Madonna [all’Annunciazione] (le rondini) vengono
[tornano], dalla Madonna [alla Natività di Maria Santissima] (8
Lombardia Occidentale Mårs̖ mars̖ òt, ‘l è ι~ŋgyḁ̌ el dí e la nòt. settembre) vanno [partono].
Lombardia Orientale Mars̖ mars̖ òt, tant el dé cóme la nòt.
Emilia Měrȿ marȿǒt, lóŋŋg i dé cyannt æl nǒt. 27 marzo – San Lazzaro martire
Romagna Mèarz̖ marz̖ òt, lóŋg e’ dé cyant dla nòt.
Marzo ‘marzaccio’, lungo è il giorno quanto la notte. [Perché si è Lombardia Orientale Per S̖an Laśěr se mèt la s̖ àpa indel raśěr.
all’equinozio di primavera.] Per San Lazzaro si mette la zappa nel roveto [per ripulire fossi e
canali irrigui e le loro rive da erbacce e piante infestanti allo
Lombardia Orientale Pjantǎ pǎį e cavǎ pǎį, dé e nòt í è iŋgyàį. scopo di creare le condizioni migliori per lo scorrimento
A piantare pali (delle viti) e a strappare pali, la notte e il giorno dell’acqua d’irrigazione].
sono lunghi uguali. [Si riferisce alle attività di infissione dei pali
di sostegno delle viti all’equinozio di primavera e di espianto degli Venezia Giulia Púnti de s̖ téla: s̖ ète, diśis̖ ète, vintis̖ ète màrz̖ o, s̖ uzéde
stessi all’equinozio d’autunno (23 settembre).] s̖ èmpre cyàlche s̖ tralèca.
Punti di stella: sette, diciassette, ventisette marzo, succede sempre
Emilia Cyannd cànnta al bǒt i éŋŋ lóŋŋg i dé cyannt æl nǒt. qualche burrasca.
Quando canta il rospo [verso l’equinozio di primavera] i giorni
sono lunghi quanto le notti.

Venezia Giulia Cyàndo el pèrs̖ ego fjorís̖ e, tànto el źórno che la nòte.
Quando il pesco fiorisce, tanto il giorno che la note.
APRILE
Venezia Giulia Pérs̖ igo fjuréį, tànto la nòto c’al dèį.
Pesco in fiore, tanto la note che il giorno.
Venezia Giulia Apríl s̖ paraśèr. Aprile ‘asparagiaio’ [ricco di asparagi].
Friuli D’aųtúŋ e in Marz̖ la ǧnòt e il dí s̖ i s̖ part.
D’autunno e in marzo la notte e il giorno si spartiscono [più o Ladinia dolomitica S̖e Žené no‘l ženeéą e Firé no‘l fereéą, Marz e Oríl
meno la durata della giornata]. [La durata di entrambi è simile.] tíra na corèą.
Se gennaio non ‘gennareggia’ e febbraio non ‘febbreggia’, marzo
e aprile tirano [fanno] una scoreggia.
25 marzo – Annunciazione a Maria
dell’arcangelo Gabriele Emilia S̖e Febrěr aŋŋ febraràȿȿa e Měrȿ aŋŋ marȿàǵǵa,
Avréll měl pàŋŋs̖ a.
Lombardia Orientale S̖e ala Madóna de Mars̖ ‘la é la brína, dòpo no là fa Se Febbraio non ‘febbreggia’ e marzo non ‘marzeggia’, aprile
pjő røína/rυína. male pensa. [Si prospetta un inatteso inizio di primavera.]
Se alla Madonna di marzo viene la brina, dopo non fa più rovina.
Lombardia Occidentale Chi g’à la víǧna sûva in tra Mårs̖ e Aprîḷ le brûva.
Liguria Aą Nυŋsjǎ ō sû ǒ l’é peą cuŋtrǎ. Chi ha la vigna sua [propria], tra marzo e aprile la pota.
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Proverbi sulle stagioni, sui mesi e sulle ricorrenze dei santi nel calendario Proverbi sulle stagioni, sui mesi e sulle ricorrenze dei santi nel calendario

Liguria Marsu šűtu e Arvî bagnǒų, beàtu cyéllu chi à


Romagna Méąrz̖ da e’ pè s̖ chéąlz̖ e Abríl chi n’à al s̖ chéąrp u i semenǒų.
tóca ‘d murí. Emilia Měrȿ s̖ ótt, Avréll baǧně, beět al vilàŋŋ c’à s̖ ummně.
Marzo del piè scalzo e aprile chi non ha scarpe è costretto a
morire. Emilia Màrsu s̖ űtu, Avrí baǧnà, beàtu al vilàn c’l’avrà
s̖ ’mnà.
Lombardia Orientale Mars̖ dele óre, Avríl dele póre. Trentino Marz̖ s̖ ut e Apríl baǧnà, beàto ‘l vilàn che à s̖ omenàt.
Marzo delle brezze, aprile delle paure [per gli improvvisi cambi di Venezia Giulia Màrz̖ o s̖ úto, Apríl baǧnà, beàto el vilàŋ che ga s̖ eminà.
tempo]. Marzo asciutto, aprile bagnato, beato il paesano/contadino che ha
seminato.
Romagna Méąrz̖ di vé~t, Abríl di té~p.
Marzo dei venti, aprile dei temporali. Venezia Giulia Màrz̖ o s̖ úto, Apríl baǧnà, śé la fortúna del contadíŋ
che ga s̖ eminà.
Emilia Měrȿ têŋɀ, Avréll dpênɀ; chi é ‘d bôna fòųrma, ‘d Maɀ Marzo asciutto, aprile bagnato è la fortuna del contadino che ha
artòųrna. seminato.
Romagna Méąrz̖ e’ té~ź, Abríl e’ dpé~ź, chi e’ ‘d bó~na fórma, ‘d
Maź u s̖ ’artórna. Veneto Màrs̖ o veŋtóśo, Apríle baǧnà, beàto el contadíŋ che ga
Veneto Màrs̖ o inténśe, Apríl depénśe ma chi śé de bèla fórma s̖ emenà.
de Màǧo ritórna. Marzo ventoso, aprile bagnato, beato il contadino che ha
Marzo tinge, aprile dipinge (i prati coi colori dei fiori) ma chi è di seminato.
bella forma a maggio torna (a mostrarsi). [il sole di marzo
comincia a dare il colore alla natura dopo i grigiori dell’inverno,
Ladinia dololmitica Aųrí mòl e Mèrz̖ s̖ ut, pur ‘l paųr è ‘l dut.
aprile la dipinge; lo stesso accade agli uomini che riprendono Aprile bagnato e Marzo asciutto, per il contadino è tutto.
vigore, se in buona salute, a maggio.]
Trentino S̖e ‘n Marz̖ búta èrba en Apríl búta mèrda.
Venezia Giulia Màrz̖ o intínge e Apríl dipínge. Se in marzo butta [cresce] erba, in aprile butta [si ha] merda.
Marzo tinge e aprile dipinge (i prati coi colori dei fiori). [Tanta erba implica tanto fieno e di conseguenza tanto letame.]

Venezia Giulia Màrz̖ o imbròca e Apríle śbròca. Trentino Marz̖ baǧnà e Apríl s̖ ut, gran dapertút.
Marzo imbrocca [fissa le gemme dei fiori] e aprile sboccia [le fa Marzo bagnato e aprile asciutto, grano dappertutto.
sbocciare].
Romagna Cóntra Méąrz̖ s̖ ’avè~ d’andéą e’ vé~t ‘l à da tiréą,
Veneto Àcya de Màrs̖ o, àcya de Apríle, púlśi ‘ŋdè fòra che no cya~nd andé~ pu cóntra Abríl e’ vé~t ‘l à da finí.
ve pòs̖ o maŋteǧníre. Se incontro a marzo abbiamo d’andare il vento deve tirare
Acqua di marzo, acqua di aprile, pulci andate fuori che non vi [soffiare], quando andiamo (sempre) più incontro ad aprile il
posso mantenere. [Rito di scongiuro e propiziatorio spruzzando vento deve finire.
acqua in casa.]
Friuli Tàntis̖ rośàdis̖ di Marz̖ , tàntis̖ plòįs̖ d’Avrîl.
Liguria Da Màrsu ad Arvî gh’é pǒcu da dî. Tante rugiade di marzo, tante pioggie d’aprile.
Da marzo ad aprile c’è poco da dire. [Non ci sono particolari
attività agricole da eseguire e i prodotti non sono significativi.]
Friuli A un bjèl Marz̖ àl tèŋ daûr un bjèl Avrîl.
A un bel marzo segue un bell’aprile.
Lombardia Orientale Mars̖ s̖ őt, Avríl baǧnàt: beàt el paeśà che g’à ins̖ ornàt.

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Proverbi sulle stagioni, sui mesi e sulle ricorrenze dei santi nel calendario Proverbi sulle stagioni, sui mesi e sulle ricorrenze dei santi nel calendario

Friuli Marč s̖ ut, Avrîl baǧnǎt e Maį temperǎt, beǎt il Se/quando tuona in aprile è buon segno per i barili [perché si avrà
contadíŋ c’àl à s̖ emenǎt. una buona vendemmia].
Marzo asciutto, aprile bagnato e maggio temperato, beato il
contadino che ha seminato.
Piemonte Cyand à į fjurís iį briǧnèt, la mèlja ant əl surghèt.
Quando fioriscono le prugne, (si semina) la meliga
Lombardia Orientale Mars̖ polverènt, Avríl pjøènt, Mas̖ la s̖ ò s̖ eśú/s̖ taǧú, í [mais/granoturco] nel solco.
impjenés̖ ol car del rè S̖alomú. Romagna Abríl, àcya e s̖ ól dà fúra al s̖ prunz̖ óąl.
Marzo polveroso, aprile piovoso, maggio secondo la sua stagione, Aprile, acqua [pioggia] e sole spuntano le morchelle/spugnole
riempiono il carro del re Salomone. [funghi mangerecci].
Friuli Lúne clàre di Avrîl é ruvíne i źarmòįs̖ . Trentino S̖e le cas̖ tàǧne lé fjorís̖ d’Apríl té vaį a tórle col car e
Luna chiara di aprile rovina i germogli.
cola s̖ il.
Venezia Giulia Lúna čàra de Apríl, gème e botóni s̖ óto el badíl. Se le castagne fioriscono in aprile vai a prenderle col carro e con
Luna chiara di aprile, gemme e boccioli sotto il badile. la scala.

Trentino Chi che vól un bón fil s̖ oména s̖ ul cólmo de lúna Veneto In Apríę ƚa canèą póŋśe e el pas̖ aríŋ óŋśe.
In aprile la canna palustre punge e la passera di mare unge (la
d’Apríl. padella).
Chi vuole un buon filo (di lino) semini al colmo di luna [luna
piena] d’aprile. Venezia Giulia Apríl, el s̖ parís̖ pàs̖ a ‘l s̖ piŋ.
Aprile, l’asparago passa [mette] la spina [cominciano a spuntare
Friuli Lúne di Avrîl uę źentîl. Luna di aprile uva gentile. le prime spine della pianta].
Friuli Cyaŋ’ che la uę nas̖ d’Avrîl s̖ i bêf par s̖ utîl. Trentino Apríl fin ala s̖ il.
Quando l’uva nasce d’aprile si beve per sottile [con parsimonia Aprile (il carro sprofonda) fino all’assale [a causa delle pioggie
perché è in quantità limitata]. intense che rendono fangosi i terreni].
Trentino S̖e le víǧne lé búta de Apríl, no s̖ e fa ǧnàŋca ‘n baríl. Trentino La pjòźa d’Apríl là val en car de òro con túte le s̖ ó s̖ il.
Se le vigne germogliano in aprile, non si fa neanche un barile (di La pioggia d’aprile vale un carro di oro con tutti i suoi assali.
vino).
Venezia Giulia La príma àcya de Apríl val uŋ càro col as̖ íl.
Venezia Giulia Col ǧàz̖ o de Apríl va in malóra el viŋ gròs̖ o e àŋca el La prima acqua [pioggia] vale un carro con l’assale.
s̖ otíl.
Con il ghiaccio di aprile va in malora il vino grosso [il meno Venezia Giulia Úna pjòva de Apríl val pju che Venés̖ ja con túto el
pregiato] e anche il sottile [il più pregiato]. campaníl.
Una pioggia di aprile vale più che Venezia con tutto il campanile.
Friuli S̖e àl plûf il mês̖ d’Avrîl il viŋ àl vèŋ bòŋ e źentîl.
Se piove il mese d’aprile il vino viene buono e gentile [amabile]. Trentino La pjòźa d’Apríl là ‘mpjànta ‘l feníl.
Piemonte Cyand a trúna d’Avríl, graŋ ‘nt ‘l sac e viŋ ‘nt ‘l baríl. Venezia Giulia La pjòva de Apríl cólma el fjeníl.
Quando tuona in aprile, grano nel sacco e vino nel barile. La pioggia d’aprile impianta/colma il fienile.

Romagna S̖e tó~na in Abríl ‘l è bó~ s̖ éǧn pr’e’ baríl. Romagna Abríl, pjóąv, pjóąv che vé~ǧna gròs̖ i al cóąv.
Aprile, piovi, piovi che vengono grossi covoni.
Venezia Giulia Có toníźa de Apríl śé bóŋ s̖ éǧno pe’ ‘l baríl.
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Proverbi sulle stagioni, sui mesi e sulle ricorrenze dei santi nel calendario Proverbi sulle stagioni, sui mesi e sulle ricorrenze dei santi nel calendario

Liguria Arvî čuî čuî. Aprile piovere piovere.


Lombardia Occidentale Aprîl prilèt, un dí cålt, un dí frèt.
Liguria Arvî ú n’ǎ tréŋta ma se ú čộvése treŋtụ̂ŋ ú nu fajě mǒ Lombardia Orientale Brél brelèt, υ dé cólt υ dé frèč.
a nυšűŋ. Ladinia dolomitica Oríl orilé, en dí čaųt, en dí fréįt.
Arvî ú l’ǎ tréŋta e se čυvése treŋtụ̂ŋ ú nu fajéva mǎ a Aprile ‘apriletto’, un giorno caldo e un giorno freddo.
nišűŋ.
Emilia Avréll, òųra àl pjaŋŋɀ, òųra àl rédd.
Lombardia Occidentale Aprîḷ n’à trénta e se pjuvès tre~ntű~n faràf daǧn a
Aprile, ora piange, ora ride. [Pioggia e sole si alternano spesso.]
nisű~n.
Aprile ne ha trenta (di giorni) ma se piovesse il trentuno non Romagna Abríl, cya~nd é pja~nź e cya~nd é rid.
farebbe male/danno a nessuno. Aprile ora piange [piove] e ora ride [è sereno].
Liguria Arvî, òǧni pišàda iŋ barî. Ladinia dolomitica Del mëįs̖ d’Aǫrí né s̖ aŋ che dí: el fége có cyél ó, les̖
Aprile, ogni pisciata [pioggia] un barile. ëles̖ fége àŋche inší.
Del mese di aprile non si sa che dire: fa come quello (che) vuole
Lombardia Orientale Brína d’Avríl là impjenés̖ la baríl. [come gli pare], anche le donne fanno così.
Friuli Plóę d’Avrîl é jèmple il barîl.
Venezia Giulia Pjòva de Apríl impinís̖ i el baríl. Veneto In Apríle pjòve s̖ ète vólte al dí e s̖ e s̖ úga ‘na lís̖ ja.
Pioggia d’Aprile riempie il barile. In aprile piove sette volte al giorno e si asciuga un bucato.

Friuli Avrîl, di plòja un barîl. Friuli Di siśílis̖ e di flôrs̖ àl è plèŋ Avrîl.


Aprile, di pioggia un barile. Di rondini e di fiori è pieno aprile.

Lombardia Occidentale Òǧni gúta d’Aprîḷ là vḁ̌r un barîl.̣ Friuli I flôrs̖ d’Avrîl ti ríndiŋ ǵentîl.
Lombardia Orientale En Avríl òǧni gós̖ α ‘n baríl. I fiori d’aprile ti rendono gentile.
Venezia Giulia Òǧni ǧóz̖ a de Apríl val un baríl.
Veneto In Apríę fjorís̖ e aŋca el mànego del baíę.
Venezia Giulia Apríl, òǧni ǧóz̖ a un baríl. In aprile fiorisce anche il manico del badile.
Ogni goccia (di pioggia) d’aprile vale un barile.
Emilia In Apríl à tàca àŋca i mànag di badíį.
Lombardia Occidentale Aprîl,̣ òǧni dí un barîl.̣ In aprile attecchiscono anche i manici dei badili.
Lombardia Orientale Aprîl, tőti i dé en barîl.
Emilia Avréll, tótt i dé uŋŋ baréll. Lombardia Orientale In Avríl í róba ‘l fé fò del feníl.
Romagna Abríl, tót i dè un baríl. In aprile (le bestie) rubano il fieno dal fienile [perché non devono
Veneto Apríę, òǧni ǧórno un baríę. essere portate al pascolo].
Aprile, ogni giorno un barile (di pioggia).
Friuli La príme plóę d’Avrîl il caį àl s̖ àlte fûr dal s̖ ò covíl.
Lombardia Orientale Avríl èl g’à ‘na gós̖ α per fil. Alla prima pioggia d’aprile la lumaca esce dal covile.
Aprile ha una goccia (di pioggia) per ogni filo (d’erba).
Venezia Giulia De Apríl vjéŋ fòra la vèča dal covíl.
Lombardia Orientale Prîl prilèt, tőti i dé ‘n śgyas̖ èt. Di [in] aprile esce la vecchia dal covile. [Contradditorio con il
successivo ma mette in luce le bizzarrie di questo mese altalenante
Trentino Apríl aprilèt, òǧni dí un śgyaz̖ èt. tra caldo e freddo.]
Veneto Apríle apriléto, òǧni ǧórno un śgyas̖ éto.
Aprile ‘apriletto’, ogni giorno un piccolo scroscio di pioggia.
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Friuli Par dut Avrîl no jèši dal cuvîl. Aprile fa buon dormire [dolce dormire].
Per tutto aprile non uscire dal covile.
Trentino Apríl, dólz̖ e dormír.
Emilia Avréll aŋŋ t’alɀirîr. Aprile non ti alleggerire. Venezia Giulia Apríl, dólz̖ e dormír.
Aprile, dolce dormire.
Piemonte Avríl, chi c’à n’à, fa ŋcò béŋ teníl.
Chi in aprile ne ha, fa ancor bene a tenerselo [forse s’intende il Venezia Giulia Apríl no te s̖ covrír perchè Màjo te darà travàjo.
ceppo di Natale per i ritorni inaspettati di freddo]. Aprile non ti scoprire perché maggio ti darà travaglio. [Maggio è
un mese di lavori e fatiche nei campi che richiede al contadino di
Veneto Apríle no te s̖ copríre. essere in buona salute.]
Venezia Giulia Apríl no te s̖ covrír.
Aprile non ti scoprire. Veneto Avríl e Màǧo śé ƚa čàve de túto ‘l àno.
Venezia Giulia Apríl e Màjo í śé la čàve del àno.
Venezia Giulia Apréįle, myóǧle mèja no te des̖ cupréįre. Aprile e maggio sono la chiave di tutto l’anno.
Aprile, moglie mia non ti scoprire. [Contradditorio con il
successivo ma mette in luce le bizzarrie di questo mese altalenante Friuli Tròp bjèl àl è Avrîl, tant brut àl è Maį.
tra caldo e freddo.] Quanto bello è aprile, tanto brutto è maggio.

Friuli In Avrîl s̖ i búte la čhjàlz̖ e tal curtîl. Emilia Avrîl àl fa fjôr, Mǎź àl g’da ‘l udôr.
In aprile si butta la calza nel cortile. Romagna Avríl àl fa fjóųr, Maź àl g’da l’udóųr.
Venezia Giulia Apríl fa el fjór e Màjo ga ‘l odór.
Emilia Avrí: la s̖ èįra à n’vő vǧní. Aprile fa il fiore, maggio gli dà l’odore [il profumo].
Aprile: la sera non vuole venire. [Si sono allungate di molto le
giornate rispetto ai mesi precedenti.] Romagna Abríl e fa e’ fjór e Maź u i da e’ culór.
Trentino Apríl pjovós̖ , an frutuós̖ . Trentino Apríl él fa ‘l fjór, Màǧo el da ‘l colór.
Aprile fa il fiore, maggio gli dà il’colore.
Venezia Giulia Apríl pjovóśo, àno frutuóśo.
Aprile piovoso, anno fruttuoso. Piemonte Avríl fa ‘l fjur, Maǧ à i fa ‘l unúr.
Friuli Avrîl plojôs̖ , aŋ bondanz̖ jôs̖ . Lombardia Occidentale Aprîḷ él fa i fjûr e Mač él g’à i unûr.
Aprile piovoso, anno abbondante. Lombardia Orientale Avríl èl fa i fjur e Màǧo èl g’à i unúr.
Venezia Giulia Apríl fa el fjór e Màjo ga ‘l onór.
Friuli Avrîl clip, s̖ taǧhjóŋ byíne. Aprile tiepido, stagione buona. Aprile fa i fiori [sbocciano] e maggio ha gli onori [adornano i
campi].
Friuli Avrîl àl mène la còde pal curtîl.
Aprile scodinzola per il cortile. [È un mese incostante di tempo.] Emilia Avréll avrilàŋŋ, téŋŋ s̖ ó al ɀibàŋŋ; s̖ ’t’al cavarè, t’iŋŋ
pentirè; s̖ ’t’è di fǎs ed cavǎȿ, téŋni par Mǎɀ.
Friuli Avrîl fredulíŋ, tant paŋ e maŋcul viŋ. Aprile ‘aprilaccio’, tieni indosso il giubbone; se te lo toglierai, te
Aprile freddolino, tanto pane e meno vino. ne pentirai; se hai delle fascine e dei rami (di potatura), tienili per
maggio [perché potrebbero essere utili da bruciare].
Venezia Giulia Apríl, frédo matína e s̖ éra, viŋ e paŋ per la mas̖ éra.
Aprile, freddo mattina e sera, vino e pane per la massaia. Emilia Avréll pjuvòųś, Mǎɀ veneròųś: ǎn veŋturòųś.
Aprile piovoso, maggio veneroso [bello]: anno venturoso
Liguria D’Arvî fa buŋ durmî. [fortunato].

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Chi pianta zucche il primo giovedì di aprile gli vengono


Piemonte Cyand à fjurís əl sambű, le galíŋe à strèŋṡu ‘l cű. [crescono] grosse come un barile.
Quando fiorisce il sambuco [in genere tra aprile e maggio], le
galline stringono il buco [non fanno più uova]. Romagna S̖’t’vu che i cómar í vé~ǧna grós̖ cóma un baríl t’í à da
pjantéą la préma źóbja d’Abríl.
Romagna Méąrz̖ crés̖ s̖ i tu pénn, d’Abríl no ti cavéą, Maź va Se vuoi che i cocomeri vengano grossi come un barile li devi
pjanè~, Źóǧn fa cyél c’ú t’ péą. piantare il primo giovedì d’aprile.
Marzo cresci [aumenta] i tuoi panni (che indossi), aprile non te li
cavare, maggio vai adagio, giugno fa quello che ti pare.
(2 aprile) – Domenica delle Palme o degli Olivi
Friuli Viŋ d’Avrîl, pôc e s̖ utîl; viŋ di Maį, bòŋ e as̖ àį.
Vino d’aprile, poco e sottile; vino di maggio, buono e abbondante. Ladinia dolomitica S̖e‘l pjóę s̖ u ‘l aųlíf ‘l é al s̖ ôl s̖ uį uǫf.
Trentino S̖e‘l pjòve s̖ ul’olíva fa bèl s̖ ól s̖ ul òvo.
Lombardia Orientale Avríl ǧna’ ‘n fil, Màǧo va adàǧo, Śőǧn fa pò chèl che Se piove sull’olivo [alle Palme] c’è il sole sulle uova [a Pasqua].
ta vőt.
Aprile neanche un filo [di panno], maggio va adagio, a giugno fa Veneto S̖e pjòve s̖ ul oívo no pjòve s̖ uį vóvi.
poi quello che vuoi. Se piove sull’olivo [alle Palme] non piove sulle uova [a Pasqua].

Trentino Apríl no te deśligerír, Màǧo va adàśi, Ǧúǧno ślàrga ‘l Veneto S̖e pjòve s̖ ule pàlme, no pjòve s̖ uį vóvi.
púǧno, de Luį fa cyél che te vóį. Se piove sulle palme non piove sulle uova [a Pasqua].
Aprile non ti alleggerire, maggio vai adagio, giugno allarga il
pugno, di luglio (in poi) fa quello che vuoi.
Veneto S̖e no pjòve s̖ ule pàlme, pjòve s̖ uį vóvi.
Se non piove sulle palme piove sulle uova [a Pasqua].

1 aprile – Primo d’aprile o ‘Pesce’ d’aprile Romagna S̖’u n s̖ ’bàǧna la péąlma u s̖ ’bàǧna aǧli óąv.
Se non bagna la palma [la domenica delle Palme], bagna alle
Liguria Aų prímmu d’Arvî υŋŋa bűrla à se pộ dî. uova [a Pasqua].
Al primo d’aprile una burla si può dire. [È concessa e perdonata.]
Lombardia Orientale S̖øl’ølíą o s̖ øl őf àl vől pjőf.
Liguria Aų prímmu d’Arvî tűti i šémmi se faŋ curî. Sull’oliva [alle Palme] o sull’uovo [a Pasqua] vuole piovere.
Al primo d’aprile tutti gli scemi si fanno correre.
Friuli Ulîf s̖ ut, Pàs̖ che baǧnàde. Ulîf baǧnǎt, Pàs̖ che s̖ úte.
Lombardia Orientale Al prim d’Apríl s̖ a fa cór ‘l àśen s̖ éns̖ a s̖ aíl. Olivo asciutto, Pasqua bagnata; ulivo bagnato, Pasqua asciutta.
Il primo di aprile fa correre gli asini senza saperlo [a causa del
classico scherzo del pesce d’aprile]. [Scherzoso.] Lombardia Occidentale El sû sυi ulîf,̣ l’àcya sυi čap.
Il sole sugli olivi, l’acqua sui culetti [uova sode aromatizzate che
si mangiano a Pasqua].
Primo giovedì d’aprile
Lombardia Occidentale Ala Duměnega di Ulîf̣ tűt i υṡèį fan el nît.̣
Friuli La príma jòįba di Avrîl s̖ i s̖ amèna al baśíli źentîl. Alla Domenica degli Olivi [delle Palme] tutti gli uccelli fanno il
Al primo giovedì d’aprile si semina il basilico gentile. nido.

Veneto Chi pjànta s̖ úche el prímo śjòba de Apríe é ghe vjéŋ Friuli Pàs̖ che d’ulîf s̖ i jès̖ fûr dal nît.
gròs̖ e cóme un baríę. Pasqua d’olivo si esce dal nido.

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5 aprile – San Vincenzo Ferrer monaco Friuli Cyaŋ’ c’àl ćànte il cuc, une dí plòę e une dí s̖ ut.
Quando canta il cuculo [in primavera, prevalentemente in aprile],
Emilia Par S̖aŋŋ Viȿiŋȿéŋŋ s̖ ’l’é uŋ běl dé s̖ ra båŋŋ al véŋŋ. un giorno pioggia e un giorno asciutto.
Per San Vincenzo se è un bel giorno sarà buono il vino.
[Propiziatorio.] Venezia Giulia Cyàndo cànta el còųco, la mitéįna baǧnà e la s̖ íra
s̖ òųto.
Quando canta il cuculo [in primavera, prevalentemente in aprile],
La Settimana Santa la mattina bagnato e la sera asciutto.
Emilia S̖a pjőva la S̖màna ad pas̖ jòn, pjőva tut la s̖ taǧòn. Venezia Giulia Cyàndo cànta el cúco, ghe śé da per dúto; e cu ‘l à
Se piove nella settimana di Passione, piove per tutta la stagione.
finído de cantà, da per dúto śé da far.
Friuli Te S̖etimàne S̖ànte é ćàpe òǧni plànte. Quando canta il cuculo [in primavera, prevalentemente in aprile],
Nella settimana santa prende [attecchisce] ogni pianta. c’è dappertutto; e come ha finito di cantare [in maggio],
dappertutto c’è da fare. [Perché iniziano i lavori nei campi.]

6/7 aprile Veneto Cyàndo el cúco s̖ comíŋs̖ a a caŋtàr, gh’è s̖ úbito l’èrba
da taǧàr.
Lombardia Orientale S̖e aį prim de Avríl là bőtα la íǧnα, là rès̖ tα s̖ őtα la Quando il cuculo comincia a cantare [in primavera,
cantínα. prevalentemente in aprile], c’è subito l’erba da tagliare.
Se ai primi di aprile germoglia la vite, resterà asciutta la cantina.
[Si annuncia una vendemmia scarsa perché il freddo d’aprile può Trentino Cànta el cúco è fòra ‘l invèrn e ‘ndel cul te g’ò.
danneggiare i germogli.] Canta il cuculo è fuori l’inverno e nel culo ti ho. [La primavera
lascia il posto all’inverno che ce lo mettiamo alle spalle.]
Romagna Aį du o aį tri d’Abríl e’ cóc ‘l à da viní; aį òt, s̖ ’u n’è
vnu, ‘l è còt. Lombardia Orientale S̖e càntα el cúco denàč del tru ‘l è ‘n an de bu padrú,
Al due o al tre d’aprile il cuculo deve venire, all’otto se non è s̖ e‘l tru ‘l è denàč del cúco ‘l è ‘n an de mamalúco.
venuto è (stato) cotto. Se canta il cuculo davanti [prima] del tuono è un anno di buon
padrone [buona annata], se il tuono è davanti [arriva prima] al
Piemonte S’à į cànta ‘l cúcu, à į cànta la primavéra. cuculo è un anno di mammalucco.
Se canta il cuculo, canta la primavera.
Trentino S̖e vén ‘l tón príma del cucúc ‘l è an mamalúc; s̖ e
Emilia Cyannd cànnta al cócc àį é da fěr par tótt. cànta ‘l cucúc príma del tón ‘l è un an bón.
Quando canta il cuculo [in primavera, prevalentemente in aprile], Se viene il tuono [i temporali] prima del (canto del) cuculo è un
c’è da fare per tutti. [Perché iniziano i lavori nei campi.] anno mammalucco [pessimo]; se canta il cuculo prima del tuono
[dei temporali] è un anno buono.
Emilia Cyannd cànnta al cócc uŋŋ dé l’é móį e cl’ětr é s̖ ótt.
Quando canta il cuculo [in primavera, prevalentemente in aprile],
un giorno è bagnato e l’altro asciutto. (6 aprile) – Il Giovedì Santo

Liguria Aą staǧúŋ che càŋta u cűccu, aą matíŋ baǧnòų, aą Veneto E s̖ úche va pjantàę el Śjòba S̖àŋto.
séja šụ̂tu. Le zucche vanno piantate il Giovedì Santo [per una buona resa].
Nella stagione in cui canta il cuculo [in primavera,
prevalentemente in aprile], la mattina bagnato, alla sera asciutto.
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7 aprile – San Ermanno monaco A Natale il solicello [una tiepida giornata], a Pasqua il tizzonello
[un piccolo fuoco acceso per riscaldare]. [Bel tempo a Natale
Emilia Par S̖annt Ermàŋŋ s̖ ’aŋŋ pjôv iŋcú, pjôv edmàŋŋ. implica brutto tempo a Pasqua. Discutibile.]
Per Sant’Ermanno se non piove oggi, piove domani.
Liguria Natàle aų barcúŋ, Pàscya aų tisúŋ.
Natale al balcone [una tiepida giornata], Pasqua al tizzone [un
(7 aprile) – Il Venerdì Santo fuoco acceso per riscaldare]. [Vedi il precedente.]

Lombardia Orientale El Venerdé Sǎnt se diǧőna tőti cyǎnt. Lombardia Orientale Nadǎl al fôc, Pàs̖ cya al s̖ ûl; Nadǎl al s̖ ûl, Pǎs̖ cya al
Il Venerdì Santo si digiuna tutti quanti. [Una volta forse sì, s̖ tis̖ .
oggigiorno non più.] Natale al fuoco, Pasqua al sole; Natale al sole, Pasqua al tizzone.
Friuli S̖e‘l è ars̖ a Vínars̖ S̖ant, ‘l è ars̖ dut ‘l aŋ; s̖ e àl plûf Lombardia Occidentale Natål al fȍc, Pàscya al sû. Natale al fuoco, Pasqua al sole.
Vínars̖ S̖ant, àl plûf ‘l aŋ dut cyant.
Se è arso il venerdì Santo, tutto l’anno è arso; se piove il venerdì Lombardia Occidentale Natål al sû, Pàscya al fȍc.
Santo, piove tutto l’anno. Emilia Nadȁl a e’ s̖ ól, Pàs̖ cya a e’ fug.
Romagna Nadéąl a e’ s̖ ól, Pàs̖ cya a e’ fug.
Friuli Vínars̖ S̖ant, tant viŋ e tant saŋc.
Venerdì santo, tanto vino e tanto sangue. [Il vino bevuto il venerdì
Venezia Giulia De Nadàl al s̖ ól, de Pàs̖ cya al fógo.
Santo va in sangue; ammonitorio e malauguroso.] Natale al sole, Pasqua al fuoco.

Ladinia dolomitica La bròjα de Vènder S̖ènt brúžα dútes̖ ‘l àųtres̖ che vèŋ Venezia Giulia De Nadàl al fógo, de Pàs̖ cya al źógo.
A Natale al fuoco, a Pasqua al gioco.
vjå per ‘l aŋ.
La brina che cade il venerdì santo brucia tutte le altre che Friuli Nadǎl al źûc e Pàs̖ che dòŋǧhje dal fûc.
vengono lungo l’anno. Natale al gioco e Pasqua vicino al fuoco.

8/9 aprile Friuli Pàs̖ ca al źûc e Nadǎl dònǧa ‘l fûc.


Pasqua al gioco e Natale vicino al fuoco.
Lombardia Orientale Al rus̖ iǧnól s̖ e ’l vòt d’Apríl àl màŋca, al nóf àl cànta.
L’usignolo se l’otto di aprile manca, il nove canta.
Lombardia Orientale Nadǎl al s̖ ûl, Pǎs̖ cya aį s̖ tis̖ .
Emilia Nadȁl al s̖ ul e Pàs̖ cya al s̖ tizz.
Emilia Nadȁl al s̖ ól, Pàs̖ cya aį s̖ tiȿȿ.
(9 aprile) – Pasqua di Resurrezione di Gesù Cristo Venezia Giulia De Nadàl al s̖ ól, de Pàs̖ cya al tis̖ óŋ.
Natale al sole e Pasqua al tizzone.
Ladinia dolomitica Pàs̖ ca marz̖ éįra, graŋ fam o graŋ murîą.
Pasqua marzolina, gran fame o gran moria. Emilia S̖òųl a Naděl, rus̖ téȿȿ a Pǎs̖ cya.
Sole a Natale, tizzoni a Pasqua.
Emilia Cyannd la Pǎs̖ cya sa ‘d marɀǎja, o la fǎm o la
murrǎja. Friuli Vèrt di Nadǎl, blaŋc di Pàs̖ che; blaŋc di Nadǎl, vèrt di
Quando la Pasqua sa [cade] di marzo, o la fame o la moria. Pàs̖ che.
[Superstizioso.] Verde [bel tempo] a Natale, bianco [neve] a Pasqua; bianco
[neve] a Natale, verde [bel tempo] a Pasqua.
Piemonte A Natàl ‘l sulét, a Pàscya ‘l tisunét.

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Friuli Nadǎl in plàce, Pàs̖ che iŋ čhjàśe.


Natale in piazza, Pasqua in casa. Veneto S̖e pjòve s̖ ul oívo no pjòve s̖ uį vóvi.
Se piove sull’olivo [alle Palme] non piove sulle uova [a Pasqua].
Lombardia Orientale Nadǎl aį s̖ tis̖ ú, Pǎs̖ cya al balcú.
Natale ai tizzoni, Pasqua al balcone. Veneto S̖e pjòve s̖ ule pàlme, no pjòve s̖ uį vóvi.
Se piove sulle palme non piove sulle uova [a Pasqua].
Venezia Giulia De Nadàl al fógo, de Pàs̖ cya in pjàs̖ a.
A Natale al fuoco, a Pasqua in piazza. Veneto S̖e no pjòve s̖ ule pàlme, pjòve s̖ uį vóvi.
Se non piove sulle palme piove sulle uova [a Pasqua].
Friuli Vèrt di Nadǎl, blaŋc di Pàs̖ che; blaŋc di Nadǎl, vèrt di
Pàs̖ che. Romagna S̖’u n s̖ ’bàǧna la Péąlma u s̖ ’bàǧna aǧli óąv.
Verde a Natale, bianco a Pasqua; bianco a Natale, verde a Se non bagna la Palma [la domenica delle Palem], bagna alle
Pascqua. uova [a Pasqua].

Friuli Nadǎl cuį tjèį e Pàs̖ che cuŋ cuį che t’ûs̖ . Lombardia Orientale S̖øl’ølíą o s̖ øl őf àl vől pjőf.
Natale con i tuoi e Pasqua con chi vuoi. Sull’oliva [alle Palme] o sull’uovo [a Pasqua] vuole piovere.

Lombardia Orientale Nadǎl a ca suą, Pǎs̖ cya duą s̖ ’imbàt, Carnevǎl a ca di Friuli Ulîf s̖ ut, Pàs̖ che baǧnàde. Ulîf baǧnǎt, Pàs̖ che s̖ úte.
Olivo asciutto, Pasqua bagnata; ulivo bagnato, Pasqua asciutta.
mat.
Natale a casa sua [propria], Pasqua dove (ci) s’imbatte [dove Lombardia Occidentale El sû sυi ulîf,̣ l’àcya sυi čap.
capita], Carnevale a casa dei matti. Il sole sugli olivi, l’acqua sui culetti [uova sode aromatizzate che
si mangiano a Pasqua].
Emilia Nadȁl a ca di tò, Carnvȁl a ca di mat, Pàs̖ cya indó’ ‘t
t’imbàt. Ladinia dolomitica Da Pas̖ cóna na óra bóna.
Natale a casa dei tuoi [della tua famiglia], Carnevale a casa di A Pasqua (il giorno) si allunga di una buona ora.
matti, Pasqua dove t’imbatti.
Romagna O éąlta o bàssa ‘l è invéran fé~na a Pàs̖ cya.
Emilia Pǎs̖ cya e Naděl, tótt i gǎl al s̖ ô pulěr. O alta o bassa, è inverno fino a Pasqua.
Pasqua e Natale, tutti i galli al suo pollaio. [Ognuno trascorre le
due più importanti festività con la propria famiglia.] Veneto No ghe śé Pàs̖ cya al móŋdo che la lúna no gàbja fàto
el tóŋdo.
Romagna Par Nadéąl e’ livròt, par Pàs̖ cya e’ cyajòt. Non c’è Pasqua al mondo (senza) che la luna abbia fatto il tondo.
Pasqua e Natale, tutti i galli al suo pollaio. [Ognuno trascorre le [Da riferirsi alla regola che fissa la data della Pasqua.]
due più importanti festività con la propria famiglia.]
Piemonte Pàscya pjuvúṡa, anàda granúṡa.
Friuli A Pàs̖ che e Nadǎl àl s̖ crèę òǧni baśoǎl. Pasqua piovosa, annata granosa.
A Pasqua e Natale incignano [usano per la prima volta] (i vestiti)
anche gli sciocchi. Lombardia Occidentale Cyå~nd pjộf el dí de Pàscya, pυsê ụ̂ga che fràsca.
Quando piove il giorno di Pasqua, più uva che frasca. [La pioggia
Emilia Da Caraŋvěl a Pǎs̖ cya, tótta l’êrba é iŋs̖ alě. d’aprile è ottima per la crescita della vite.]
Da Carnevale a Pasqua tutta l’erba è insalata.
Veneto Pàs̖ cya àlta, iŋvèrno lóŋgo. Pasqua alta, inverno lungo.
Ladinia dolomitica S̖e‘l pjóę s̖ u ‘l aųlíf ‘l é al s̖ ôl s̖ uį uǫf.
Se piove sull’olivo [alle Palme] c’è il sole sulle uova [a Pasqua]. Veneto Àlta o bàs̖ a che s̖ ią Pàs̖ cya là ga s̖ èŋpre la s̖ ó fràs̖ ca.
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Lombardia Occidentale Ålta o bàsa che sią la Pàscya là g’à sé~mper la suą A San Giorgio il frumento ha il gozzo [ha la spiga nel cartoccio].
fràsca.
Lombardia Occidentale A Så~n Ǧòrč la spîga in l’òrś.
Alta o bassa che sia la Pasqua ha sempre la sua frasca [i suoi
rami verdi]. A San Giorgio la spiga nell’orzo. [L’orzo fa la spiga.]

Lombardia Orientale Gh’è mîą Pǎs̖ cya sěnsa frǎs̖ ca. Romagna S̖e e’ dè ad S̖a~ Źorź ‘l è baǧnéą i cavalír dla galéta í
Non c’è Pasqua senza frasca. n’t’n’à da féą, e s̖ e invéci e’ pjuvarà dla galéta í n’t’i
n farà.
Veneto Vòǧa o no vòǧa Pàs̖ cya vjéŋ cola fòǧa. Se il giorno di San Giorgo è bagnato i bachi da seta non fanno la
Voglia o non voglia Pasqua viene con la foglia. [Germogliano le galletta, e se invece pioverà la galletta non la faranno.
prime foglie delle piante.]
Lombardia Occidentale A Så~n Ǧòrč la sumé~ns̖ a di bigàt là sé mèt in cålt.
Emilia S̖e těrd véŋŋ la Pǎs̖ cya, véŋŋ těrd la frǎs̖ ca. A San Giorgio la semenza dei bachi da seta si mette al caldo.
Romagna Téąrd la Pàs̖ cya, téąrd la fràs̖ ca.
Se tardi viene la Pasqua, viene tardi la frasca. Lombardia Orientale A S̖an Ǧòrč s̖ e mèt la s̖ uměns̖ a al cǎlt; s̖ e i cavalêr í
g’ǎ běn metît, per S̖ǎnta Crûs̖ í g’ǎ d’és̖ er nas̖ ît.
Emilia Par Pǎs̖ cya garlûda fǎta. A San Giorgio si mette la semenza [le uova dei bachi da seta] al
Per Pasqua tordo maggiore fatto [nato]. caldo; se i bachi da seta hanno messo [crescono] bene, per Santa
Croce (3 maggio) devono essere nati.
Liguria A Pàscya: cyartétti, túrte, leįtụ̂ghe píŋŋe, abòŋdaŋ
davéį in tűte e cužíŋŋe. Friuli S̖’àl plûf al dí di S̖aŋ Źòrź il cavalîr àl va te còrt.
A Pasqua, capretti (macellati), torte, lattughe ripiene, abbondano Se piove il giorno di San Giorgio il baco da seta va nel cortile.
davvero in tutte le cucine. [Non chiaro, forse s’intende dire che viene buttato perché
ammalorato.]
Lombardia Occidentale A Pàscya sé må~nǧa el cavrèt e l’insalatï~na cunti čap.
A Pasqua si mangia il capretto e l’insalatina con i culetti [uova Friuli A S̖aŋ Źòrź s̖ i pjart la barète pe còrt.
sode aromatizzate]. A San Giorgio si perde il cappello in cortile [a causa dei frequenti
venti che si verificano nel periodo].

12 aprile – San Zeno vescovo di Verona Trentino Per S̖an Ǧòrǧo vòja o no vòja ghe la fòja.
Per San Giorgio voglia o non voglia c’è la foglia.
Lombardia Orientale Chi ől bèlα galètα, per San Śé là mètα.
Chi vuole bella galletta [il bozzolo del baco da seta], per San Zeno Trentino La s̖ úta de S̖an Źòrź là màǧna la pàja e àŋca ‘l òrź.
la metta. [Si riferisce al collocamento delle uova di farfalla, dalle La siccità di San Giorgio mangia [rovina] la paglia e anche
quali nasceranno i bachi da seta, nelle apposite gabbie in vista l’orzo.
delle successive fasi di produzione dei bozzoli di seta greggia.]
Trentino S̖e‘l tonèźa príma de S̖an Źòrź cyarànta dí de invèrno.
Veneto Da S̖aŋ Śéŋ la s̖ eméŋs̖ a in s̖ éŋ. Se tuona prima di San Giorgio quaranta giorni d’inverno [ritorna
Da San Zeno la semenza (del baco da seta) in seno [a scaldare, il freddo].
anche in senso letterale!].
Trentino S̖an Źòrź él pòrta cyaranténa.
San Giorgio porta quaranta giorni uguali.
23 aprile – San Giorgio il Grande martire
Lombardia Orientale A S̖an Śòrs ol formét àl g’à ‘l gós.
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Lombardia Orientale Śorśèt, Marchèt, Cruśèt í è tri mercànč de nif, de śélt, Chi vuole la galletta [il bozzolo del baco da seta] ben incartata
de bríne. [ben formato], per San Marco sia nata. [Si riferisce al periodo di
‘Giorgetto’ [San Giorgio (23 aprile)], ‘Marchetto’ [San Marco schiusa delle uova della farfalla sulle foglie di gelso assembrate in
(25 aprile)], ‘Crocetta’ [Santa Croce (3 maggio)] sono tre gabbie orizzontali. Le foglie sono il loro naturale nutrimento nel
mercanti di neve, di gelo e di brine. [È facile che nevichi, geli, o ciclo di produzione dei bozzoli di seta greggia in vista della loro
brini.] vendita.]

Lombardia Orientale Gh’è ‘l invernèl da S̖an Ğòrč, gh’è chèl da S̖ànta Crus̖ Trentino Chi vól ‘na bóna galèta da S̖an Marc él là mèta.
Chi vuole una buona galletta [raccolta di bozzoli di bachi da seta]
e amò ű pus̖ . da San Marco la metta [faccia in modo che a questa data avvenga
C’è l’invernello di San Giorgio, c’è quello di Santa Croce (3 la schiusa delle uova dei bachi e inizi il ciclo di vita che porti alla
maggio) e uno ancor dopo. formazione di bozzoli].

24 aprile – San Fedele martire Romagna Par S̖a~ Méąrc e’ bigàt ‘l è pós̖ t o néąd.
Per San Marco il baco da seta è posto (in incubazione) o nato.
Lombardia Orientale A S̖an Fedél tőč i àśeǧn í càmbjα pél.
A San Fedele tutti gli asini cambiano pelo. [Anche metaforico.]
Romagna Cya~nd che S̖a~ Méąrc e’ vnirà al bés̖ ci à ǧli andarà.
Quando San Marco verrà le bestie al pascolo andranno [perché
riprendono il pascolo dopo la stagione invernale].
25 aprile – San Marco evangelista
Friuli S̖’àl plûf al dí di S̖aŋ Marc nis̖ úne pòme va tal cyarp.
Veneto S̖aŋ Màrco del bòcoƚo. Se piove il giorno di San Marco nessun frutto va nel corpo. [Non si
San Marco del bocciolo. [A Venezia nel giorno di San Marco mangeranno frutti; un po’ malauguroso e pessimista.]
patrono della città e della Repubblica una usanza, ormai caduta in
disuso, vuole che il fidanzato doni una rosa rossa alla propria Friuli La plòę di S̖aŋ Marc é diśmôf il farc.
amata.] La pioggia di San Marco sveglia la talpa.

Veneto Da S̖aŋ Màrco la fòǧa dela vída śé gràŋda un ducàto. Venezia Giulia La pju bèla s̖ etemàna śé cyéla de S̖aŋ Màrco per
Da San Marco la foglia della vite è grande un ducato [un soldo]. s̖ emenàr.
La più bella settimana è quella di San Marco per seminare.
Lombardia Occidentale A Så~n Mårc e a Så~n Grigȍ, se da ‘l ôf ai buvarộ e la
merénda ai campaǧnộ.
A San Marco e a San Gregorio (vescovo, 9 maggio) si da l’uovo ai
27 aprile – San Liberale vescovo di Altino
bovari e la merenda ai campagnoli. [Iniziano le merende nei
campi per la lunga durata del giorno e le prolungate attività Veneto S̖aŋ Liberàle liberème da òǧni/s̖ tó màle.
agricole.] San Liberale liberatemi da ogni/questo male. [Detto benaugurante
e devozionale.]
Lombardia Occidentale S’él pjộf a Så~n Mårc o a Så~n Grigȍ l’ụ̂ga là va tűta
in cavriȍ. 29 aprile – Santa Caterina da Siena monaca
Se piove a San Marco o a San Gregorio (vescovo, 9 maggio) l’uva
va tutta in viticcio [cioè in pianta rampicante]. Friuli Di S̖ànte Luz̖ íę a Nadǎl s̖ i ślúŋǵe un pît di ǵǎl. Di
S̖ànte Luz̖ íę a S̖ànte Cataríne un pît di ǵalíne.
Lombardia Orientale Chi vôl la galéta běn iŋcartǎda, per S̖an Mǎrc là s̖ ią
nǎda.
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Da Santa Lucia (13 dicembre) a Natale (il giorno) si allunga di un


piede di gallo. Da Santa Lucia a Santa Caterina (da Siena) un Liguria Dių ne gyàrda da ‘n buŋ Ṡenàru, e se Màṡu g’é
piede di gallina. urtlàŋ, tàŋta pàǧa e pògu graŋ!
Dio ci guardi da un buon gennaio, e se maggio è ortolano [fa
Romagna Par S̖à~ta Cataré~na al bés̖ ci fúra dla cas̖ é~na. crescere molto], tanta paglia [erba] e poco grano!
Per Santa Caterina le bestie fuori dalla cascina [riprendono il
pascolo dopo la stagione invernale]. Venezia Giulia Apríl no te s̖ covrír perchè Màjo te darà travàjo.
Aprile non ti scoprire perché maggio ti darà travaglio. [Maggio è
un mese di lavori e fatiche nei campi che richiede al contadino di
30 aprile – San Mercuriale vescovo di Forlì essere in buona salute.]
(in passato, perché ora è fissato al 23 maggio)
Veneto Avríl e Màǧo śé ƚa čàve de túto ‘l àno.
Romagna S̖a’ Marcurjèąl, la brènda inte’ grimbjèąl. Venezia Giulia Apríl e Màjo í śé la čàve del àno.
San Mercuriale la merenda nel grembiule (della massaia) [che la Aprile e maggio sono la chiave di tutto l’anno.
porta nel campo al marito].
Friuli Tròp bjèl àl è Avrîl, tant brut àl è Maį.
Quanto bello è aprile, tanto brutto è maggio.

Friuli Viŋ d’Avrîl, pôc e s̖ utîl; viŋ di Maį, bòŋ e as̖ àį.
MAGGIO Vino d’aprile, poco e sottile [in quantità limitata]; vino di maggio,
buono e abbondante.

Venezia Giulia Màǧo odoróśo. Maggio odoroso (di fiori). Emilia Měrȿ têŋɀ, Avréll dpênɀ; chi é ‘d bôna fòųrma, ‘d Maɀ
artòųrna.
Friuli Genǎr àl fǎs̖ pečhjǎt, Maį àl vèŋ iŋcolpǎt. Romagna Méąrz̖ e’ té~ź, Abríl e’ dpé~ź, chi e’ ‘d bó~na fórma, ‘d
Gennaio fa il peccato, maggio viene incolpato. [Con gennaio poco Maź u s̖ ’artórna.
nevoso/piovoso e molto solivo ma freddo, il frumento sarà
abbondante. In Lombàrdia basse precipitazioni meteoriche in Veneto Màrs̖ o inténśe, Apríl depénśe ma chi śé de bèla fórma
questo mese indurrebbero abbondanti raccolti tra maggio e de Màǧo ritórna.
giugno. Tuttavia non tutti i proverbi delle suddette aree Marzo tinge, aprile dipinge (i prati coi colori dei fiori) ma chi è di
concordano.] bella forma a maggio torna (a mostrarsi). [il sole di marzo
comincia a dare il colore alla natura dopo i grigiori dell’inverno,
Ladinia dolomitica La góces̖ de Žené, de Mé s̖ e šcoąrà i tobjé. aprile la dipinge; lo stesso accade agli uomini che riprendono
Le gocce di gennaio, a maggio si scoperanno i fienili (perché vigore, se in buona salute, a maggio.]
saranno vuoti). [Vedi il precedente.]
Friuli Marč s̖ ut, Avrîl baǧnǎt e Maį temperǎt, beǎt il
Venezia Giulia Èrba de Genàjo, ǧàz̖ o e frédo de Màjo. contadíŋ c’àl à s̖ emenǎt.
Erba di gennaio, ghiaccio e freddo di maggio. [Vedi il Marzo asciutto, aprile bagnato e maggio temperato, beato il
precedente.] contadino che ha seminato.

Venezia Giulia Colèźi òro e arźènto chi s̖ émina l’avéna in Genàjo, Lombardia Orientale Mars̖ polverènt, Avríl pjøènt, Mas̖ la s̖ ò s̖ eśú/s̖ taǧú, í
colèźi vènto chi là s̖ émina in Màjo. impjenés̖ ol car del rè S̖alomú.
Raccoglie oro e argento chi semina l’avena in gennaio, raccoglie Marzo polveroso, aprile piovoso, maggio secondo la sua stagione,
vento chi la semina in maggio. riempiono il carro del re Salomone.

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De Màǧu e de maǧúŋ ne stàte a levàę er pelisúŋ.


Piemonte Mars e Maǧ sűįt, graŋ pər tűįt. Né pe Màṡu né pe maṡúŋ nu levàte u pelisúŋ.
Marzo o maggio asciutti, grano [frumento] per tutti. Né per maggio e né per ‘maggione’ non levarti il pelliccione [a
causa dei ritorni inaspettati di freddo che si verificano in questo
Emilia Avrîl àl fa fjôr, Mǎź àl g’da ‘l udôr. mese].
Romagna Avríl àl fa fjóųr, Maź àl g’da l’udóųr.
Venezia Giulia Apríl fa el fjór e Màjo ga ‘l odór. Piemonte Ni pir Maǧ ni pir maǧúŋ stàte nèŋ a t’alvé ir plisúŋ.
Aprile fa il fiore, maggio gli dà l’odore [il profumo]. Né per maggio e né per ‘maggione’ non toglierti il pelliccione.
[Vedi il precedente.]
Romagna Abríl e fa e’ fjór e Maź u i da e’ culór.
Trentino Apríl él fa ‘l fjór, Màǧo el da ‘l colór. Venezia Giulia Màjo, majóŋ, no s̖ ta cavérs̖ e el capotóŋ.
Aprile fa il fiore, maggio gli dà il’colore. Maggio, ‘maggione’, non sta a cavarti il gabbano/pastrano. [Vedi
i precedenti.]
Piemonte Avríl fa ‘l fjur, Maǧ à į fa ‘l unúr.
Lombardia Occidentale Aprîḷ él fa i fjûr e Mač él g’à i unûr. Venezia Giulia Màjo, majòto, no méti in pèvere el capòto.
Maggio, ‘maggiotto’, non mettere in pepe [via] il cappotto.
Lombardia Orientale Avríl èl fa i fjur e Màǧo èl g’à i unúr.
Venezia Giulia Apríl fa el fjór e Màjo ga ‘l onór. Veneto Màǧo dal dèŋte łóŋgo.
Aprile fa i fiori e maggio ha gli onori. Maggio dal dente lungo. [Non molla la presa del freddo.]
Emilia Avréll avrilàŋŋ, téŋŋ s̖ ó al ɀibàŋŋ; s̖ ’t’al cavarè, t’iŋŋ Lombardia Orientale Fínα alα metà de Mas̖ ‘l envéren èl pől riųltàs̖ .
pentirè; s̖ ’t’è di fǎs ed cavǎȿ, téŋni par Mǎɀ. Fino alla metà di maggio l’inverno può rivoltarsi. [Può avere
Aprile ‘aprilaccio’, tieni indosso il giubbone; se te lo toglierai, te colpi di coda.]
ne pentirai; se hai delle fascine e dei rami (di potatura), tienili per
maggio [perché potrebbero essere utili da bruciare]. Venezia Giulia La metà de Màjo per ‘l invèrno ga aŋcóra uŋ cas̖ óŋ
avèrto.
Emilia Avréll pjuvòųś, Mǎɀ veneròųś: ǎn veŋturòųś. La metà di maggio per l’inverno ha ancora un cassone aperto.
Aprile piovoso, maggio veneroso [bello]: anno venturoso
[fortunato]. Romagna S̖’t’è un bó~ z̖ ucàz̖ ténal pr’e’ més̖ ‘d Maź.
Se hai un buon ceppo tienilo per il mese di maggio [vedi i
Piemonte Cyand à fjurís əl sambű, le galíŋe à strèŋṡu ‘l cű. precedenti].
Quando fiorisce il sambuco [in genere tra aprile e maggio], le
galline stringono il buco [non fanno più uova]. Emilia Chi à uŋŋ baŋŋ ȿôc àl téǧǧna par Mǎɀ.
Chi ha un buon ceppo lo tenga per maggio.
Venezia Giulia Màjo, cànta el cúco, un’óra baǧnàda e un’óra s̖ úto.
Maggio, canta il cuculo, un’ora bagnata e un‘ora asciutto. Trentino Màǧo, provedéte de léǧna e de formàǧo.
Maggio, provvedete di legna [per eventuali ritorni del freddo] e
Venezia Giulia Cyàndo cànta el cúco, ghe śé da per dúto; e cu ‘l à formaggio [per le merende durante i lavori agricoli].
finído de cantà, da per dúto śé da far.
Quando canta il cuculo [in primavera, prevalentemente in aprile], Occitania piemontese Mié Mè, cőva d’ivèr. Metà maggio, coda d’inverno.
c’è dappertutto; e come ha finito di cantare [in maggio],
dappertutto c’è da fare [perché iniziano i lavori nei campi]. Lombardia Orientale De Mas̖ à’s̖ ’làga fò i s̖ tras̖ . Di maggio si lasciano gli stracci
[i vestiti, ma è contraddittorio col seguente.].
Liguria De Màṡu e de maṡúŋ nu lévate u pelisúŋ.

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Lombardia Orientale ‘Nfína aį cyarànta de Mas̖ no làs̖ a śó i tò s̖ tras̖ . Romagna Maź s̖ ót mó no tót.
Fino ai quaranta di maggio non lasciare i tuoi stracci [i vestiti]. Trentino Màǧo s̖ ut ma no del dut.
[Per tutto il mese è possibile un breve ritorno dell’inverno.] Maggio asciutto ma non del tutto [ogni tanto piove].
Venezia Giulia In Màjo càvete el bagàǧo. Emilia Mǎɀ tótt i dé uŋŋ tinǎȿ.
In maggio cavati il bagaglio [i vestiti]. Romagna Maź tót i dè un tinàź.
Maggio tutti i giorni un tino (di pioggia).
Veneto Màǧo, va adàǧo.
Maggio, vai adagio [nell’abbandonare l’abbigliamento pesante]. Lombardia Occidentale Mač pjuveràž, tűt i nîvuį van in grú~nda.
Maggio piovoso, tutte le nuvole vanno in grondaia.
Emilia Maɀ maɀéŋŋ, va’ adaśéŋŋ. Maggio ‘maggino’, va ‘adagino’.
Lombardia Orientale Tempès̖ ta de Mas̖ là rυína afàč.
Lombardia Occidentale Mač urtulå~n, tå~nta pàja e pòc grå~n.
Lombardia Occidentale Te~mpèsta de Mač là fa afàč.
Lombardia Orientale Mas̖ ortolà, tànta pàja e póc gra. La tempesta di maggio rovina sul serio.
Trentino Màǧo ortolàn, mólta pàja e pòco gran.
Venezia Giulia Màjo ortolàŋ, as̖ àį pàja e pòco graŋ. Friuli S̖e in Maį àl tampjès̖ te núje no‘l rès̖ te.
Maggio ortolano, tanta paglia [erba] e poco grano. [Se pioverà Se in maggio grandina non resta nulla. [Le grandinate di questo
molto andrà bene per gli orti e l’erba ma non per il grano.] mese possono essere devastanti per i prodotti agricoli in crescita
nei campi.]
Venezia Giulia Màjo mòl, ortolàŋ, poųris̖ é pàja e pòco graŋ.
Maggio molle [in ammollo, umido], ortolano, molta paglia [erba] Lombardia Occidentale Mač magé~ŋc, se pjộf sèm no cunté~nt.
e poco grano. Maggio maggengo, se piove non siamo contenti.

Trentino Màǧo da ghirlànda, ròśe e fjóri da òǧni bànda. Lombardia Orientale Màǧo pjøús̖ , an erbús̖ . Maggio piovoso, anno erboso.
Maggio dà ghirlanda, rose e fiori da ogni parte.
Friuli S̖e di Maį àl plûf òǧni momènt, tànte paę e pôc
Ladinia dolomitica S̖e‘l néįf de Mé óǧne méįs̖ là è. formènt.
Se nevica di maggio ogni mese c’è [rimane, perché non farà Se di maggio piove ogni momento, tanta paglia [erba] e poco
abbastanza caldo da scioglierla]. frumento.
Trentino Màǧo ridènte fa alégra la gènte. Piemonte ‘L mèįṡ d’ Maǧ frésc e baǧnà àl è buŋ per la víǧna e
Maggio ridente (soleggiato) fa allegra la gente. pər ‘l pra.
Il mese di maggio fresco e bagnato è buono per la vigna e per il
Venezia Giulia Màjo dela bèla vigoríą che intun’óra s̖ e súga la lis̖ íą. prato.
Maggio della bella vigoria che in un’ora si asciuga la liscivia.
Piemonte Maǧ pjuvúṡ, aŋ erbúṡ; Maǧ sűįt, buŋ per tűįt; Maǧ
Friuli L’àga di Maį à mèna vią il canàį.
L’acqua (la pioggia) di maggio porta via il bambino. [La stagione
ventúṡ, abundaŋsjúṡ.
delle pioggie e il primo disgelo fanno ingrossare torrenti e fiumi Maggio piovoso, anno erboso; maggio asciutto, buon per tutti;
rappresentando un pericolo per i bambini che vi si avvicinano per maggio ventoso, abbondante.
gioco o per curiosità.]
Piemonte Maǧ brűŋ, míche spèse. Maggio scuro, pagnotte spesse.
Romagna Maź s̖ carvàz̖ . Maggio acquazzoni.
Veneto El vèŋto de Màǧo da pòco torméŋto.
Il vento di maggio dà poco tormento [fastidio].
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Con il foraggio di maggio si fa un buon formaggio. [il taglio


Lombardia Occidentale Mač ve~ntûs, an bu~ndα~ns̖ jûs. ‘maggengo’ è da sempre ritenuto la miglior erba foraggera.]
Lombardia Orientale Mač ventûs̖ , an bundans̖ jûs̖ .
Maggio ventoso, anno d’abbondanza. Emilia Cyannd Mǎɀ va urtlàŋŋ, věl pjó al s̖ ǎc c’àŋ fa al
graŋŋ.
Lombardia Orientale El věnt de Mač èl pǒrta furměnt. Quando maggio va ortolano (per le abbondanti pioggie), val più il
Il vento di maggio porta frumento. sacco che non il grano. [Crescerà molta erba – e quindi paglia –
che riempirà numerosi sacchi, ma il grano sarà poco.]
Trentino Màǧo s̖ ut, gran da par dut.
Trentino Mač s̖ ut, gran dapartút. Trentino Àjo: s̖ oméneme de Màjo.
Maggio asciutto grano [frumento] dappertutto. Aglio: séminami di maggio.

Venezia Giulia Màjo s̖ úto, forménto per túto. Venezia Giulia Màjo in calígo, s̖ éca’l fígo. Maggio in nebbia, secca il fico.
Maggio asciutto, frumento per tutto [dappertutto].
Venezia Giulia Màjo, bruśèra de caŋ, val pju el s̖ àco che‘l caŋ.
Lombardia Occidentale Mač sűt, grå~n per tűt. Maggio, caldura di cane, vale più il sacco che il cane.
Lombardia Orientale Mas̖ sőč, gra per tőč.
Lombardia Orientale Màǧo s̖ polverènt, pócα pajα e tant formènt.
Emilia Mǎɀ s̖ ótt, graŋŋ par tótt. Maggio polveroso, poca paglia [erba] e tanto frumento.
Maggio asciutto, grano [frumento] per tutti.
Lombardia Orientale De Mas̖ ‘l è bu òǧne erbàs̖ .
Friuli Maį s̖ ut, graŋ dapardút; Maį agaźǎt, formènt ruvinǎt. Di maggio è buono ogni erbaggio [per sopperire alle riserve di
Maggio asciutto, grano [frumento] dappertutto; maggio fieno per gli animali che oramai sono esaurite].
annacquato, frumento rovinato.
Lombardia Orientale U bu Mas̖ àl pórta fò tőta la campàǧna.
Piemonte La tempésta d’ Maǧ à pòrta vią viŋ, paŋ e furmàǧ. Un buon maggio porta fuori tutta la campagna. [È un mese che
Lombardia Orientale Tempês̖ ta de Mač: vią pǎn, vên e furmàč. garantisce tutti i raccolti.]
La tempesta di maggio porta via vino, pane e formaggio.
Emilia Ed Mǎɀ as̖ métt la råcca intel rǎɀ.
Venezia Giulia Dilúvjo de Màjo fa pèrder el coràjo. Di maggio si mette la rocca nel rovo [perché la stagione
Diluvio di maggio fa perdere il coraggio. [Un maggio troppo invernale, dedicata dalle donne per lo più ai lavori di filatura,
piovoso mette a rischio la raccolta del frumento. Vedi il deve lasciare il posto a quella estiva dei lavori agricoli].
precedente.]
Piemonte Űve magíne à 'mpinísu né butàį né tíne.
Friuli S̖’àl tampjès̖ te in Maį ó s̖ iŋ čhjapǎs̖ tal tramàį. Le uve maggenghe [le prime uve di maggio] non colmano né le
Se grandina a maggio siamo presi nel tramaglio [nella trappola, botti né le tine.
perché il prodotto agricolo dei mesi successivi potrebbe essere
compromesso]. Emilia Maɀ, mêś di mat e di s̖ umèr.
Romagna Maź, méś di mèąt e di s̖ umèąr.
Friuli S̖e in Maį àl tampjès̖ te núje no‘l rès̖ te. Maggio, mese di matti e di somari.
Se a maggio grandina non resta nulla [vedi il precedente].
Romagna Maź da e’ cól lóŋg.
Friuli Plòą di Maį, viŋ as̖ àį. Pioggia di maggio, vino abbondante. Maggio dal collo lungo [perché tira il collo ai contadini per i vari
mestieri che richiede].
Friuli Cul foràǵo di Maį s̖ i fǎs̖ uŋ bòŋ formàį.
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Venezia Giulia L’àcya de Màjo fa le bèle dòne. Maggio ‘ciliegiaio’ [ricco di ciliegie], giugno fruttivendolo.
L’acqua (di rose) di maggio fa [rende] belle le donne.
Venezia Giulia Màjo s̖ areśèr. Maggio ‘ciliegiaio’ [ricco di ciliegie].
Venezia Giulia El Màjo pj bèl e pju ríco no pól far nóvo cyél che śé
antíco. Friuli Mês̖ di Maį ćarjèśis̖ cerćàį; mês̖ di Juǧn ćarjèśis̖ cul
Il maggio più bello e più ricco non può far nuovo quello che è puǧn; mês̖ di Luį ćarjèśis̖ no‘ndè pluį.
antico. [Da riferirsi al precedente.] Mese di maggio, ciliegie assaggiai; mese di giugno ciliegie col
pugno; mese di luglio ciliegie non ci sono più.
Venezia Giulia Źanès̖ tra in fjúr s̖ pàri in Pónte da Cruz̖ .
Ginestra in fiore, (si pescano gli) spari in Punta Croce [nel Liguria A Màṡu e fràsche, a Ṡụ̂ǧnu e bυràsche, d’Agústu ǒ
Canale di Lemme]. čộve mústu.
A maggio le frasche [pioggerelle], a giugno le burrasche, d’agosto
Venezia Giulia Cadéle de Màjo, impinéįs̖ o el bàjo. piove mosto.
Boccioli dei fiori d’olivo di maggio, riempiono la tinozza (di vino).
Romagna L’úva in chéąv d Maź ‘l à da fjurí e par S̖a~ Źva~ ‘l à
Venezia Giulia El pàmpo de Màjo impinís̖ o el bàjo. da garní.
Il pampino di maggio riempie la tinozza (di vino). L’uva a fine maggio ha da fiorire e per San Giovanni (24 giugno)
ha da granire.
Venezia Giulia Frédo de Màjo, càrega el bàjo.
Freddo di maggio, carica la tinozza (di vino). Piemonte Frèįd d’ Maǧ e caųd d’ Ǧuǧn à į n’àjè pər la ca e pər
‘l fra.
Lombardia Orientale Cyǎnt te vèdet i fjûr de s̖ pîn, imbutîlja ‘l vîn. Freddo di maggio e caldo di giugno ce n’è per la casa [per noi] e
Quando vedi i fiori della robinia [in maggio], imbottiglia il vino. per il frate.
Emilia Mǎź in fjåųr, in côr ‘l amåųr. Lombardia Occidentale Se i ulîf̣ grapísen in Maž prepḁ̌ra el campàž, se
Maggio in fiore in cuore l’amore.
grapísen in Ǧűǧn, prepḁ̌ra el pűǧn.
Friuli Maį floreǎl àl florís̖ il rivǎl. Se le olive fruttificano in maggio prepara la cesta, se fruttificano
Maggio fiorito fiorisce la riva (dei corsi d’acqua). in giugno prepara il pugno [perché sarà un brutto raccolto e le
mani serviranno solo per fare dei pugni].
Friuli Il clip di Maį àl śvèę il caį.
Il tiepido (clima) di maggio sveglia la lumaca.
Veneto Fàŋgo de Màǧo, s̖ píga in Agós̖ to.
Fango di maggio, spiga in agosto.
Lombardia Occidentale Mač ‘l è el mês de Maríą, ‘l è el mês di fjûr, ‘l è cyèl di
Emilia Chi dórm ed Mǎɀ dɀóŋna iŋŋ Setàmmber.
rusiǧnộ che van in amûr. Chi dorme di maggio digiuna in settembre [i lavori agricoli non
Maggio è il mese di Maria, è il mese dei fiori, è quello degli vanno trascurati a maggio per non pentirsene poi a settembre
usignoli che vanno in amore. quando si dovrà raccoglierne i frutti].
Liguria Màṡu, cjèįže al’assàṡu, Ṡụ̂ǧnu cjèįže aų púǧnu. Ladinia dolomitica Al s̖ éc al mês̖ de Maį ‘l é cóme la teŋpès̖ ta al mês̖
Màṡu, sêže all’assàṡu; Ṡűǧnu, sêže a pụ̂ǧnu. d’Aòs̖ t.
Maggio, ciliegie all’assaggio, giugno ciliegie a pugni [a Il secco nel mese di maggio è come la tempesta nel mese di agosto.
manciate].
Lombardia Occidentale Dês ǧurnḁ̌t de Mač e dês de Aúst, tűt i còs méten a
Romagna Maź z̖ rjér, Źóǧn frutér.
pòst.
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Dieci giornate di maggio e dieci giornate di agosto, tutte le cose


mettono a posto. 3 maggio – Ritrovamento della Santa Croce
Romagna Méąrz̖ crés̖ s̖ i tu pénn, d’Abríl no ti cavéą, Maź va Lombardia Orientale Śorśèt, Marchèt, Cruśèt í è tri mercànč de nif, de śélt,
pjanè~, Źóǧn fa cyél c’ú t’ péą. de bríne.
Marzo cresci [aumenta] i tuoi panni (che indossi), aprile non te li ‘Giorgetto’ [San Giorgio (23 aprile)], ‘Marchetto’ [San Marco
cavare, maggio vai adagio, giugno fa quello che ti pare. (25 aprile)], ‘Crocetta’ [Santa Croce (3 maggio)] sono tre
mercanti di neve, di gelo e di brine. [È facile che nevichi, geli, o
Lombardia Orientale Avríl ǧna’ ‘n fil, Màǧo va adàǧo, Śőǧn fa pò chèl che brini.]
ta vőt.
Aprile neanche un filo [di panno], maggio va adagio, a giugno fa Lombardia Orientale Gh’è ‘l invernèl da S̖an Ğòrč, gh’è chèl da S̖ànta Crus̖
poi quello che vuoi. e amò ű pus̖ .
C’è l’invernello di San Giorgio (23 aprile), c’è quello di Santa
Trentino Apríl no te deśligerír, Màǧo va adàśi, Ǧúǧno ślàrga ‘l Croce e uno ancor dopo.
púǧno, de Luį fa cyél che te vóį.
Aprile non ti alleggerire, maggio vai adagio, giugno allarga il Lombardia Occidentale A Så~nta Crûs ‘l invernï~n apûs.
pugno, di luglio (in poi) fa quello che vuoi. A Santa Croce l’invernello a ridosso [accanto]. [Vedi il
precedente.]
Trentino Chi pòda de Maǧo e z̖ àpa d’Agós̖ t no‘l gavrà né pan
né mós̖ t. Lombardia Orientale A S̖an Ǧòrč s̖ e mèt la s̖ uměns̖ a al cǎlt; s̖ e i cavalêr í
Chi pota di maggio e zappa d’agosto non avrà né pane e né mosto. g’ǎ běn metît, per S̖ǎnta Crûs̖ í g’ǎ d’és̖ er nas̖ ît.
A San Giorgio (23 aprile) si mette la semenza [le uova dei bachi
Trentino Tempèsta de Màǧo, s̖ ut d’Agós̖ t. da seta] al caldo; se i bachi da seta hanno messo [crescono] bene,
Tempesta di maggio, asciutto d’agosto. per Santa Croce devono essere nati.

Emilia S̖’àl pjôv aį prémm ed Mǎɀ, nûś e fîg í faŋŋ baŋŋ vjǎɀ. Romagna Par S̖à~ta Cróś e’ gra~ s̖ pigós̖ .
Se piove ai primi di maggio, noci e fichi fanno buon viaggio Per Santa Croce il grano spigoso [con la spiga].
[crescono bene].
Piemonte A Sànta Cruṡ sëmna l’úrdiŋ, ‘ché a Saŋ Gutàrd àl è
ǧa tròp tard.
1 maggio – San Giuseppe lavoratore A Santa Croce semina l’orzo, perché a San Gottardo (5 maggio) è
troppo tardi.
Romagna Par S̖a~ Michíl tót al brénd à’ va in z̖ il e al prém dè ad
Maź tót al brénd àl vè~n a braz̖ . Emilia Per S̖ànta Cròųś ‘s̖ pôrta la mranda al tòųś.
San Michele (Arcangelo, 29 settembre) tutte le merende vanno in Per Santa Croce si porta la merenda al ragazzo [poiché
cielo [sono sospese] e al primo di maggio tutte le merende impegnato nei prolungati lavori agricoli grazie alla lunga durata
vengono al braccio [ritornano per l’inizio della nuova stagione del giorno].
agricola].
Emilia Per S̖ànnta Cròųś o móį o tòųś.
Per Santa Croce o a mollo (la lana) o si tosa (le pecore).
Primo giovedì di maggio
Emilia Per S̖ànnta Cròųś furmȁnnt s̖ pigòųś.
Friuli Príma jòįba di Maį: mèt ju faśúį e à veǧnaràŋ as̖ àį. Per Santa Croce frumento spigoso.
Primo giovedì di maggio: metti giù fagioli e ne verranno assai.

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Venezia Giulia S̖e pjòvo ‘l dí de S̖ànta Cróśe le fíghe fa la fjór. Lombardia Orientale A S̖an Vitúr ol li ‘l è ‘n pendidúr.
Se piove il giorno di Santa Croce i fichi [gli alberi di fico] fanno il A San Vittore il lino è in bilico [è maturo].
fiore.
9 maggio – San Gregorio vescovo di Ostia
3 maggio – Santi Filippo e Giacomo (il minore) apostoli
Friuli S̖e àl śvínte a S̖aŋ Griôr, par cyarànte dîs̖ àl fǎs̖
Friuli S̖e‘l plôf al dí di S̖aŋ Jàcuŋ e Filíp, al pûr àl dovènta rumôr.
ric. Se tira vento a San Gregorio (vescovo), per quaranta giorni fa
Se piove il giorno di San Giacomo e Filippo, il povero diventa rumore [si sentiranno frequentemente dei temporali].
ricco.
Lombardia Occidentale A Så~n Mårc e a Så~n Grigȍ, se da ‘l ộf ai buvarộ e la
merénda ai campaǧnộ.
4 maggio – San Floriano martire A San Marco (25 aprile) e a San Gregorio (vescovo) si da l’uovo
ai bovari e la merenda ai campagnoli. [Iniziano le merende nei
Trentino S̖an Florjàn cola s̖ píga ‘n man. campi per la lunga durata del giorno e le prolungate attività
Veneto S̖aŋ Florjàŋ coƚa s̖ píga in maŋ. agricole.]
San Floriano con la spiga in mano.
Lombardia Occidentale S’él pjộf a Så~n Mårc o a Så~n Grigȍ l’ụ̂ga là va tűta
Trentino S̖e‘l pjóf el dí de S̖an Florjàn per cyarànta dí s̖ e pòrta in cavriȍ.
baǧnà ‘l gabàn. Se piove a San Marco (25 aprile) o a San Gregorio (vescovo) l’uva
Se piove il giorno di San Floriano per quaranta giorni si porta va tutta in viticcio [cioè in pianta rampicante].
bagnato il gabbano.
Lombardia Orientale A Mas̖ ol cőc àl tas̖ .
5 maggio – San Gottardo vescovo di Hildesheim Piemonte Al nőf d’ Maǧ ‘l cúcu a chíta d’ canté.
Al nove di maggio il cuculo tace o smette di cantare. [Il cuculo
Piemonte A Sànta Cruṡ sëmna l’úrdiŋ, ‘ché a Saŋ Gutàrd àl è arriva in genere in aprile e il suo caratteristico richiamo lo si
sente fino ai primi di maggio.]
ǧa tròp tard.
A Santa Croce (3 maggio) semina l’orzo, perché a San Gottardo è Emilia Cyannd arîva la ȿighěla al cócc śmétt ed caŋtěr.
già troppo tardi. Quando arriva la cicala, il cuculo smette di cantare. [Vedi il
precedente.]
7 maggio
II domenica di maggio
Trentino S̖e pjòve daį s̖ etóni là va mal per túti i cantóni.
Se piove nei ‘settóni’ (di maggio) [giorni che finiscono col numero Lombardia Orientale Per la s̖ ecûnda de Mač el furměnt èl mèt el s̖ pigàs̖ .
sette: 7, 17 e 27] va male dappertutto. [Superstizioso.] Per la seconda (domenica) di maggio il frumento mette la spiga.

8 maggio – San Vittore martire 12 maggio – San Pancrazio martire


Lombardia Occidentale A Så~n Vitûr mèt pụ̂r la pèl al sûl. Trentino S̖an Paŋcràz̖ i e S̖an Bonifàz̖ i ‘l è s̖ ànti del ǧaz̖ .
A San Vittore metti pure la pelle al sole. San Pancrazio e San Bonifacio (di Tarso, 14 maggio) sono santi
del ghiaccio.
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Lombardia Occidentale S’él pjộf el dí de l’Asé~nsja sḁ̌ra el på~n nela


14 maggio – San Bonifacio di Tarso martire cardé~ns̖ a.
Se piove il giorno dell’Ascensione chiudi il pane nella credenza
Trentino S̖an Paŋcràz̖ i e S̖an Bonifàz̖ i ‘l è s̖ ànti del ǧaz̖ . [per risparmiarlo].
San Pancrazio (12 maggio) e San Bonifacio (di Tarso) sono santi
del ghiaccio. Friuli S̖e àl plûf il dí de As̖ ens̖ jóŋ àl mančhjarà il paŋ a
golez̖ jóŋ.
17 maggio Se piove il giorno dell’Ascensione mancherà il pane a colazione.

Trentino S̖e pjòve daį s̖ etóni là va mal per túti i cantóni. Trentino S̖e pjòve el dí del’Ašens̖ jón vén ràve e formentón.
Se piove nei ‘settóni’ (di maggio) [giorni che finiscono col numero Se piove il giorno dell’Ascensione vengono rape e grano saraceno
sette: 7, 17 e 27] va male dappertutto. [Superstizioso.] [perchè non mancherà la pioggia che garantirà un buon raccolto].
[Notiamo però che altri proverbi simili contraddicono questa
versione.]
(19 maggio) – Ascensione al Cielo di Gesù Cristo
Venezia Giulia S̖e pjòvi per la S̖ènsa, òǧni farína śé bóna per polènta.
Lombardia Occidentale S’él pjộf el dí de l’Asé~nsja per cyarå~nta dí no sèm Se piove per l’Ascensione, ogni farina è buona per la polenta.
sé~ns̖ a.
Se piove il giorno dell’Ascensione per [altri] quaranta giorni non Emilia S̖’àl pjôv al dé dl’As̖ eŋs̖ jåŋŋ là va měl la graniśåŋŋ.
siamo senza. [Non mancherà la pioggia.] Se piove il giorno dell’Ascensione va male la granigione [la
crescita dei grani dei cereali].
Trentino S̖e pjòve el dí dela S̖ènz̖ a per cyarànta dí no s̖ émo
s̖ ènz̖ a. Romagna S̖e pjóąv e’ dè dl’Aśśans̖ jón e’ va da méąl la brénda e
Friuli S̖’àl plôf il dí da S̖ěns̖ e par corǎnte dîs̖ no s̖ i s̖ ta z̖ ěnz̖ e. la claz̖ jón.
Se piove il giorno dell’Ascensione va a male la merenda e la
Venezia Giulia S̖e pjòvi ‘l źórno dela S̖ènz̖ a par cyaràŋta źórni no colazione.
s̖ émo s̖ ènz̖ a.
Se piove il giorno dell’Ascensione per (altri) quaranta giorni non Romagna Cya~nd c’u í è la fjumà~na e’ dè dl’As̖ s̖ ans̖ jó~, par
si sta senza. [Non mancherà la pioggia.] cyarà~ta dè là dúra int e’ fjòn~.
Quando c’è la piena il giorno dell’Ascensione, per quaranta giorni
Veneto S̖e pjòve el dí deą S̖èŋs̖ a par cyaràŋta źórni no s̖ émo dura nel fiume.
s̖ èŋsa e s̖ e pèrde ƚa s̖ emèŋs̖ a.
Se piove il giorno dell’Ascensione per quaranta giorni non siamo Friuli S̖e la S̖ènse é mòle une plojàde, dúte la s̖ taǧhjóŋ é va
senza [non mancherà la pioggia] e si perde la semenza. fûr di s̖ tràde.
Se all’Ascensione (il tempo) rilascia una pioggia, la stagione va
Lombardia Orientale S̖e‘l pjőf ol dé dl’As̖ èns̖ a per cyarànta dé ‘m s̖ è pjő fuori strada [non andrà per il verso giusto e si perderà del
s̖ èns̖ a. raccolto].
Se piove all’Ascensione per (altri) quaranta giorni non ne siamo
senza. Liguria Se čộve u ǧúrnu de l’Ašeŋsjúŋ, l’annǎ à va in
perdisjúŋ.
Ladinia dolomitica S̖e‘l pjóve al dí del’As̖ éns̖ a par cyarànta dí àl s̖ e péns̖ a. Se piove il giorno dell’Ascensione, l’annata va in perdizione.
Se piove il giorno dell’Ascensione per quaranta giorni si pensa.
[Pioverà e si dovrà stare in casa a pensare.]

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Lombardia Occidentale S’él pjộf el dí de l’Asé~nsjú~n tűt i frűt van in Le vacche, San Bernardino le prende e San Michele (Arcangelo,
perdisjú n.
~ 29 settembre) le rende.
Se piove il giorno dell’Ascensione tutti i frutti vanno in
Lombardia Occidentale A Så~n Bernardï~n cåša la spîga el grå~nd e ‘l pinï~n.
perdizione.
A San Bernardino mettono la spiga sia il (grano) grande che il
Lombardia Orientale S̖e‘l pjőf ol dé dl’As̖ ens̖ jú àl va tőt al abandú. piccolino.
Se piove all’Ascensione va tutto in abbandono.
Lombardia Orientale A S̖an Bernardí èl fjorés̖ el li.
Lombardia Orientale S̖e‘l pjőf ol dé dla S̖èns̖ a tànta pàja e póca s̖ omèns̖ a. A San Bernardino fiorisce il lino.
Venezia Giulia S̖e pjòvi ‘l dí dela S̖ènsa, mólta pàja e pòca s̖ emèns̖ a. Venezia Giulia Per S̖aŋ Bernardíŋ fjorís̖ e paŋ, òjo e viŋ.
Se piove il giorno dell’Ascensione, molta/tanta paglia e poca Per San Bernardino fiorisse pane [frumento], olio [olivo] e vino
semenza. [vite].
Piemonte Cyand à pjőv al’Aseŋsjúŋ, prű d’ pàja e pòc d’ barúŋ.
Quando piove all’Ascensione, pere di paglia [erba] e poco di 21 maggio – San Donato martire
mucchio. [L’erba formerà dei mucchietti alti come pere.]
Venezia Giulia S̖e là vjéŋ per S̖aŋ Donà el formentóŋ śé comodà.
Piemonte S’à pjőf əl dí dl’Aseŋsjúŋ, mutbíŋ əd pàja e pòc barúŋ. Se viene [piove] per San Donato il granoturco è accomodato.
Se piove il giorno dell’Ascensione, molta paglia [erba] e poco
mucchio. [Vedi il precedente.]
22 maggio – Santa Rita da Cascia monaca
Liguria A l’Ašeŋsjúm e bèlle fię í ṡgàŋča garsúŋ e cyèlle che
nu ghe l’à s’o fa. Lombardia Orientale Per S̖ǎnta Rîta la rôśa l’è benedíta.
All’Ascensione le belle ragazze sganciano [mollano] il garzone Per Santa Rita la rosa è benedetta. [Celebrativo.]
[fidanzato] e quelle che non lo hanno se lo fanno. [Scherzoso.]

Veneto Chi no màǧna ƚa bòŋdoƚa el dí deą S̖èŋs̖ a pèrde ƚa 25 maggio – Sant’Urbano I Papa
s̖ emèŋs̖ a. Lombardia Occidentale A Så~nt Urbå~n el furmé~nt ‘l è grå~n.
Chi non mangia la ‘bondola’ [insaccato tipico veneziano] il
giorno dell’Ascensione perde la semenza. [Celebrativo,
Emilia Per S̖annt Urbàŋŋ al furmȁnnt é graŋŋ.
superstizioso e scaramantico.] A Sant’Urbano il frumento è (diventato) grano.

Piemonte Al’Aseŋsjúŋ i últim frisúŋ. All’Ascensione gli ultimi brividi. Trentino S̖e pjòve da S̖ant Urbàn òǧni s̖ píga pèrde ‘l gran.
Se piove da Sant’Urbano ogni spiga perde il grano.
Lombardia Orientale Per l’As̖ èns̖ α i ośèį í fa penitèns̖ α.
Per l’Ascensione (tutti) gli uccelli fanno penitenza. [Si racconta
Trentino S̖e pléų da S̖an Urbàn carànta dí ala man.
che in questo giorno gli uccelli digiunino. Discutibile e poco Se piove da Sant’Urbano quaranta giorni alla mano [pioverà di
obiettivo.] seguito].

Romagna Cya~nd che S̖a~t Urbà ‘l arivéą al nuvàl a e’ s̖ u móąd


20 maggio – San Bernardino da Siena frate ú li fa féą.
Quando Sant’Urbano è arrivato le nuvole a suo modo le fa.
Piemonte Le vàche, Saŋ Bernardíŋ à į píja e San Michél à į [Segnala che in quel periodo dell’anno si verificano dei capricci
rènd. imprevedibili del tempo.]

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Romagna Cya~nd che S̖a~t Urbà~ ‘l è arivéą la paǧnòca grós̖ s̖ a e’


vóą purtéą.
Quando Sant’Urbano è arrivato la pagnotta grossa (ai poveri)
GIUGNO
vuol portare. [Con l’arrivo della stagione estiva riprendono i
lavori agricoli con opportunità di lavoro per i meno abbienti.] Venezia Giulia Ǧúǧno frutèr. Giugno fruttivendolo.

26 maggio – Beata Regintrude badessa di Nonnberg Romagna Méąrz̖ crés̖ s̖ i tu pénn, d’Abríl no ti cavéą, Maź va
pjanè~, Źóǧn fa cyél c’ú t’ péą.
Ladinia dolomitica Có‘l nëį de S̖ànta Roźintrúda rovinàda ‘l è dúta Marzo cresci [aumenta] i tuoi panni (che indossi), aprile non te li
aįšőda. cavare, maggio vai adagio, giugno fa quello che ti pare.
Quando nevica a Santa Regintrude rovinata è tutta la primavera.
Lombardia Occidentale A sumenà de Mårs̖ a Ǧűǧn sé fåla mï~ŋga.
A Seminare di marzo a giugno non si sbaglia [perché il raccolto di
27 maggio giugno sarà sicuro].

Trentino S̖e pjòve daį s̖ etóni là va mal per túti i cantóni. Lombardia Occidentale Se i ulîf̣ grapísen in Maž prepḁ̌ra el campàž, se
Se piove nei ‘settóni’ (di maggio) [giorni che finiscono col numero grapísen in Ǧűǧn, prepḁ̌ra el pűǧn.
sette: 7, 17 e 27] va male dappertutto. [Superstizioso.] Se le olive fruttificano in maggio prepara la cesta, se fruttificano
in giugno prepara il pugno [perché sarà un brutto raccolto e le
mani serviranno solo per fare dei pugni].
(29 maggio) – Pentecoste
Liguria Màṡu, cjèįže al’assàṡu, Ṡúǧnu cjèįže aų púǧnu.
Liguria Aę Peŋtecòste ‘ŋ ši terapíŋ, símma píŋŋa e ộve iŋ tu Màṡu, sêže all’assàṡu; Ṡűǧnu, sêže a pụ̂ǧnu.
cavaǧníŋ. Maggio, ciliegie all’assaggio, giugno ciliegie a pugni [a
A Peŋtecòste vàttene in šî terapíŋ cuą símma píŋŋa e i manciate].
ộve in ti cavaǧníŋ.
A Pentecoste vattene sul terrapieno [in campagna], con la ‘simma’ Liguria A Màṡu e fràsche, a Ṡűǧnu e buràsche, d’Agústu ǒ
[pancetta tipica] ripiena e le uova nel cestino. [Celebrativo.] čộve mústu.
A maggio le frasche [pioggerelle], a giugno le burrasche, d’agosto
Trentino S̖e‘l pjòve dale Pentecòs̖ te túte le entràde no le è piove mosto.
nòs̖ tre.
Se piove dalla Pentecoste tutte le entrate non sono nostre. Romagna Maź z̖ rjér, Źóǧn frutér.
Maggio ‘ciliegiaio’ [ricco di ciliegie], giugno fruttivendolo.

31 maggio – Santa Petronilla martire Venezia Giulia Źúǧno, le s̖ arjèśe śé in púǧno.


Giugno, le ciliegie sono in pugno.
Lombardia Orientale S̖e pjôf per S̖ǎnta Petroníla per cyarǎnta dé èl pjôf o‘l
s̖ tíla. Venezia Giulia Źúǧno, impinís̖ i el púǧno.
Se piove per Santa Petronilla per quaranta giorni piove o stilla Giugno, riempi (di ciliegie) il pugno.
(pioggia).
Friuli Mês̖ di Maį ćarjèśis̖ cerćàį; mês̖ di Juǧn ćarjèśis̖ cul
puǧn; mês̖ di Luį ćarjèśis̖ no‘ndè pluį.

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Mese di maggio, ciliegie assaggiai; mese di giugno ciliegie col Chi semina grano saraceno con la luna (piena) di giugno ala fin
pugno; mese di luglio ciliegie non ci sono più. gliene resta [produce] (solo) un pugno.

Friuli Cyant che la cjàle é čhjànte, il formènt al palòmbe. Piemonte Vènt d’ la meṡanőįt cyand ‘l graŋ à fjurís: catív racòlt.
Quando la cicala canta, il frumento biondeggia. Vento di mezzanotte quando fiorisce il grano/frumento: cattivo
raccolto.
Veneto Có ‘l graŋ s̖ ’iŋcúrva, el coŋtadíŋ s̖ e dríz̖ a.
Quando il grano si incurva il contadino si drizza. Liguria Aą staǧúŋ du cavàǧnu se pérde l’amígu e o cuŋpàǧnu.
Alla stagione della raccolta (a giugno) si perde l’amico e il
Emilia ɀóǧǧn, la fělȿ iŋŋ póǧǧn. compagno. [Il lavoro nei campi impegna parecchio tanto da far
perdere le amicizie.]
Romagna Źóǧn, la félz̖ a int e’ póǧn.
Trentino Ǧúǧno con la falz̖ in púǧno. Friuli Có li’ s̖ arèśis̖ no’ndàŋ s̖ taǧòŋ, chèl aŋ al viŋ no‘l è
Giugno, la falce in pugno. bòŋ.
Quando le ciliegie non hanno [non vengono] di stagione,
Friuli Aį priŋs̖ di Juǧn la s̖ èśule tal puǧn. quell’anno il vino non è buono.
Ai primi di giugno la falciola da grano in pugno.
Piemonte Ǧűǧn travajőr à pòrta ‘ŋ ca ‘l bυnőr.
Lombardia Occidentale Ǧűǧn stré~nč el pűǧn. Giugno lavoratore porta in casa il benessere.
Giugno stringi il pugno (con la falce dentro).
Liguria Se l’é Ṡụ̂ǧnu séŋsa véŋtu, l’annǎ à va a sarvaméŋtu.
Lombardia Orientale De Śőǧn la rànśa in pőǧn, e s̖ e nó‘l’è ‘n pőǧn bé, Se giugno è senza vento, l’annata [il raccolto] va a salvamento
s̖ pèta che Lőį ‘l è ché. [male].
A giugno la falce in pugno, e se non è in pugno bene, aspetta che
luglio è qua (vicino). Venezia Giulia Źúǧno ris̖ plendènte, beàto el pos̖ idènte.
Giugno risplendente, beato il possidente.
Venezia Giulia De Źúǧno la fàlz̖ a in púǧno, e s̖ e no la śé béŋ, Lújo a
criàr ne vjéŋ. Piemonte Frèįd d’ Maǧ e caųd d’ Ǧuǧn à į n’àjè pər la ca e pər
Di giugno la falce in pugno, e se non è ben (in pugno), luglio a ‘l fra.
gridare (agli scansafatiche) viene. Freddo di maggio e caldo di giugno ce n’è per la casa [per noi] e
per il frate.
Friuli Alt o bǎs̖ il fèŋ in Juǧn s̖ i s̖ cúǧne s̖ eǎlu.
Alto o basso il fieno in giugno si deve segarlo. Trentino Ǧúǧno dal gran calór s̖ e s̖ čòpa dal s̖ udór.
Giugno dal gran calore si scoppia di sudore.
Lombardia Orientale S̖e Śőǧn èl fa calűrα, la s̖ pígα là s̖ e madűrα.
Se giugno fa la calura, la spiga matura. Occitania piemontese La plódṡe di mèį de Dṡőŋ féįt bàla avéįŋa et mavé féŋ.
La pioggia del mese di giugno fa bell’avena e cattivo fieno.
Trentino No s̖ omnàr formentón en lúna de Ǧuǧn perché no
s̖ ’én fa. Liguria L’ěgya in Ṡűǧnu à béįve ō viŋ e à fa nàše ō paŋ
Non seminare grano saraceno in luna (piena) di giugno perché piccíŋ.
non se ne fa. L’acqua [la pioggia] in giugno si beve il vino [lo sostituisce] e fa
nascere il pane piccino [fa crescere piccolo il granello di
Trentino Chi s̖ oména formentón con la lúna de Ǧuǧno ala fin frumento].
gh’én rés̖ ta ‘n púǧno.
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Venezia Giulia Có Źúǧno toníźa l’es̖ tà s̖ ’intúrbja.


Quando giugno tuona, l’estate s’intorbida. Veneto Ǧúǧno, càvete el codedúǧno, ma no s̖ tàlo iŋpeǧnàre
perché el frédo pòę tornàre.
Friuli Fres̖ cúre di Juǧn, il rap iŋ cyǎr e la ruvíne dal Giugno, togliti il cuticugno [sorta di giubbetto o sopravveste da
mulinǎr. uomo], ma non starlo a impegnare perché il freddo può tornare.
Frescura di giugno, il grappolo in corno e la rovina del mugnaio.
[Un giugno freddo ammalora sia l’uva che il frumento.] Venezia Giulia Źúǧno, càvete el cudedúǧno, ma no s̖ tàlo impeǧnàr
perchè aŋcóra frédo pól far.
Lombardia Orientale Śőǧn fredulí, pòȩr contadí. Giugno, togliti il cuticugno [sorta di giubbetto o sopravveste da
Giugno freddolino, povero contadino. uomo], ma non starlo a impegnare perché ancora freddo può fare.

Trentino De Ǧuǧn làs̖ a źó ‘l codegùǧn. Lombardia Orientale Avríl ǧna’ ‘n fil, Màǧo va adàǧo, Śőǧn fa pò chèl che
Di giugno lascia giù [abbandona] il cuticugno [sorta di giubbetto ta vőt.
o sopravveste da uomo]. Aprile neanche un filo [di panno], maggio va adagio, a giugno fa
poi quello che vuoi.
Venezia Giulia Ǧúǧno búta źó el codigúǧno.
Giugno butta giù [abbandona] il cuticugno [sorta di giubbetto o Trentino Apríl no te deśligerír, Màǧo va adàśi, Ǧúǧno ślàrga ‘l
sopravveste da uomo]. púǧno, de Luį fa cyél che te vóį.
Aprile non ti alleggerire, maggio vai adagio, giugno allarga il
Venezia Giulia In Ǧúǧno el tabàro no impeǧnàr perchè aŋcóra frédo pugno, di luglio (in poi) fa quello che vuoi.
pól far.
In giugno il tabarro non impegnare perché ancora freddo può Lombardia Occidentale Ǧűǧn segadûr, Lụ̂į batidûr e Vust pagadûr.
fare. Giugno segatore [per le mietiture], luglio battitore [per le
trebbiature] e agosto pagatore [per le vendite].
Emilia ɀőǧn, t’pu cavěrt al cuticóǧǧn mò aŋŋ ‘l impǧněr c’at
Lombardia Occidentale Ǧűǧn, Lụ̂i, Agúst, dòna mią no te cunús.
prêv abiśuǧněr.
Giugno, luglio, agosto, donna [moglie] mia non ti conosco. [Il
Giugno, puoi toglierti il cuticugno [sorta di giubbetto o
lavoro nei campi è talmente intenso che i coniugi non riescono
sopravveste da uomo], ma non l’impegnare perché ti potrebbe
quasi neppure a vedersi durante il giorno.]
abbisognare.

Veneto Ǧúǧno, càvite ‘l codegúǧno, ma no s̖ tàƚo iŋpeǧnàr 4 giugno – San Quirino vescovo di Siscia
parchè no ti s̖ a in Ƚúǧo còs̖ a che te pól capitàr.
Giugno, togliti il cuticugno [sorta di giubbetto o sopravveste da Venezia Giulia Pjòva de S̖aŋ Chiréįn, pòrta paŋ, òjo e véįŋ.
uomo], ma non starlo a mpegnare perché non sai in luglio cosa ti Pioggia di San Quirino, porta pane, olio e vino [è favorevole al
può capitare. frumento, all’olivo e alla vite].

Veneto Ǧúǧno, càvete el codedúǧno, ma no s̖ tàlo iŋpeǧnàre


par túto cyélo che té pòę capitàre. 5 giugno – San Bonifacio vescovo di Magonza
Venezia Giulia Źúǧno, càvete el cudedúǧno, ma no s̖ tàlo impeǧnàr Lombardia Orientale Per S̖an Bunifàs̖ i le s̖ pîghe lé věn fôra deli fàs̖ i.
per túto cyélo che te pól capitàr. Per San Bonifacio (vescovo) le spighe (di frumento) escono dagli
Giugno, togliti il cuticugno [sorta di giubbetto o sopravveste da steli
uomo], ma non starlo a impegnare per tutto quello che ti può
capitare.
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Proverbi sulle stagioni, sui mesi e sulle ricorrenze dei santi nel calendario Proverbi sulle stagioni, sui mesi e sulle ricorrenze dei santi nel calendario

(5 giugno) – Santissima Trinità Lombardia Orientale Per S̖an Barnabà l’űą là věn, el fjûr èl va.
Trentino A S̖an Barnabà la uą la vén e ‘l fjór el va.
Ladinia dolomitica S̖e‘l pjéf el dí dela Sànta Trinità, él pjéf dut is̖ tà. Emilia Per S̖aŋŋ Barnabà l’û véŋŋ e al fjòųr va.
Se piove il giorno della Santa Trinità, piove tutta estate. [Poco Per San Barnaba l’uva viene [si fa] e il fiore (se ne) va [il fiore
obiettivo.] lascia il posto all’acino, ma solo se non piove o tempesta però
altrimenti va in malora.]
10 giugno – Santa Margherita di Scozia Regina
Friuli A S̖aŋ Barnabà l’uę in flôr é va.
(in passato, perché ora è fissata al 16 novembre) A San Barnaba l’uva in fiore va [matura]. [Vedi il precedente.]
Lombardia Occidentale A Så~nta Margherîta s’àn de vedè i castèǧn lu~ntå~n Friuli A S̖aŋ Barnabà la uę à vèŋ e à va.
una pîca. A San Barnaba l’uva viene e va [matura].
A Santa Margherita si devono vedere le castagne lontano una
picca [un’asta lunga, cioè da lontano]. Piemonte A Saŋ Barnabà ‘l graŋ cum’ àl è à sta.
A San Barnaba il grano/frumento come è così rimane [cioè non
cresce più].
11 giugno – San Barnaba discepolo
Romagna Par S̖a~ Barnabé e’ gra~ é’ pérd e’ pè.
Lombardia Occidentale A Så~n Barnabà tàja el prǎ. Per San Barnaba il grano/frumento perde il piede [matura].
A San Barnaba taglia il prato (perché l’erba è già alta). [Si tratta
del primo taglio estivo dell’erba.] Emilia Per S̖aŋŋ Barnabà la s̖ pîga pêrd al pa.
Per San Barnaba la spiga perde il piede [perché viene mietuta].
Lombardia Orientale A S̖an Bàrnabα el prat s̖ a tajα.
A San Barnaba il prato si taglia [si falcia]. Lombardia Occidentale A Så~n Barnabà, ségra e mèį in tèra va.
A San Barnaba, segale e miglio in terra vanno.
Piemonte A Saŋ Barnabà ‘l dàį ant‘l pra.
A San Barnaba il “dai” nel prato [perché si comincia a falciare]. Romagna S̖e pjóąv par S̖a~ Barnabà l’úva bjàŋca là s̖ ’n’in va; s̖ e
[Vedi il precedente.]
pjóąv maténa e s̖ éra u s’n’in va néca la négra.
Piemonte A Saŋ Barnabà va a sié ‘l pra. Se piove a San Barnaba se ne va l’uva bianca; se piove mattina e
A San Barnaba vai a falciare il prato. [Vedi i precedenti.] sera se ne va anche la nera.

Trentino A S̖an Barnabà la falz̖ al pra. Friuli S̖’àl plûf il dí di S̖aŋ Barnabè còle la uę fiŋ che andè.
Se piove il giorno di San Barnaba cade l’uva fin che ce n’è [si
Venezia Giulia A S̖aŋ Barnabà la fàlce al pra. prospetterebbe una rovina per il raccolto].
A San Barnaba la falce al prato. [Vedi i precedenti.]
Venezia Giulia Có pjòvi el źórno de S̖aŋ Barnabà no gavémo uà.
Occitania piemontese Le pra flørí ala Saįnt Bernabò: bjéŋ, bòŋ et bjò. Quando piove il giorno di San Barnaba non abbiamo uva [il
Il prato fiorito a San Barnaba: molto, buono e blu. prodotto vitivinicolo sarà compromesso].
Piemonte Saŋ Barnabà ‘l dí pi luŋg c’à į sią. Venezia Giulia S̖aŋ Barnabà el vèrmo ghe śé ‘ntrà.
San Barnaba è il giorno più lungo che ci sia. [In realtà il giorno San Barnaba il verme è entrato (nelle ciliegie).
più lungo si ha al solstizio d’estate, cioè il 21 giugno.]
Venezia Giulia Per S̖aŋ Bàrnaba la z̖ erèśa ga el bàrba.
Piemonte A Saŋ Barnabà l’űva à véŋ e ‘l fjur à va. Per San Barnaba la ciliegia ha lo zio [il verme che è entrato].

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Venezia Giulia S̖aŋ Barnabí li s̖ arèśe yò el bibí. Lombardia Orientale S̖ant Imére ‘l è ‘l patrú dale ‘ns̖ ulnére.
San Barnaba le ciliegie hanno la bua. [Vedi il precedente] Sant’Imerio (vedi anche 1 ottobre) è il patrono delle seminagioni
[a giugno per il granoturco e gli ortaggi, ad ottobre del frumento].
Ladinia dolomitica S̖aŋ Bàrnaba tàje l’èrba, S̖aŋ Žaŋ pórte plòja; pju tèrt
fagéžla daŋ.
San Barnaba taglia l’erba, San Giovanni (24 giugno) porta
19 giugno – San Gervasio martire
pioggia; più tardi farebbe danno.
Lombardia Orientale S̖e‘l pjőf a S̖an Gervàs̖ per ‘na s̖ etimànα àŋche ‘l
s̖ carpulí èl g’à i pè baǧnàč.
13 giugno – Sant’Antonio di Padova frate Se piove a San Gervasio per una settimana anche il calzolaio ha i
piedi bagnati. [Periodo di piogge abbondanti.]
Lombardia Orientale A S̖ant Antóne de Śőǧn s̖ eréśe a pőǧn.
A Sant’Antonio (di Padova) di giugno ciliegie a pugni.
21 giugno – San Luigi Gonzaga gesuita
15 giugno – Santi Vito, Modesto e Crescenzia martiri Lombardia Orientale A S̖an Luís̖ s̖ e regòį en bris̖ .
A San Luigi si raccoglie un briciolo.
Lombardia Occidentale A Så~n Vît e Modèst ‘l è péž l’àcya che i te~mpèst.
A San Vito e Modesto è peggio l’acqua [la pioggia] che la Friuli Tal dí di S̖aŋ Luíǧh s̖ i pò lǎ fiŋ a Paríǧh.
tempesta. Nel giorno di San Luigi si può andare fino a Parigi. [Di significato
non chiaro.]
Lombardia Orientale S̖e‘l pjôf per S̖an Vît l’űą là g’ǎ falît.
Se piove per San Vito l’uva ha fallito.
24 giugno – Natività di San Giovanni il Battista
Venezia Giulia Có pjòvi el źórno de S̖aŋ Viǫ el prodóto del’úva śé
s̖ èmpre falíǫ. Ladinia dolomitica S̖aŋ Bàrnaba tàje l’èrba, S̖aŋ Žaŋ pórte plòja; pju tèrt
Quando piove il giorno di San Vito il prodotto dell’uva è sempre fagéśla daŋ.
fallito. San Barnaba (11 giugno) taglia l’erba, San Giovanni porta
pioggia; più tardi farebbe danno.
Friuli A S̖aŋ Vît la čhjarjèśe é va a marît.
A San Vito la ciliegia va a marito [vi si insedia il verme.] Piemonte Àcya d’ Saŋ Ǧuàŋ à gàva ‘l viŋ e dà nèŋ paŋ.
L’acqua [la pioggia] di San Giovanni toglie al vino e dà niente al
Venezia Giulia Per S̖aŋ Vído la s̖ arèśa ga el marído. pane. [Le pioggie del periodo possono essere abbondanti e ridurre
Per San Vito la ciliegia ha il marito [il verme che è entrato]. l’insolazione dell’uva ma contemporaneamente non giovano
neppure al frumento che richiedono molta più acqua.]
Venezia Giulia S̖aŋ Viǫ, el forménto s̖ e s̖ èca tànto la nòto che ‘l dí.
San Vito, il frumento si secca tanto la notte che il giorno [entra in Lombardia Occidentale S’él pjộf nò per Så~n Ǧuvà~n el sèc él fa pòc dan.
maturazione]. Se non piove (se c’è siccità) per San Giovanni il secco fa poco
danno.
Ladinia dolomitica L’èrbα che véŋ inànt S̖èŋ Vit nó vél un s̖ chit.
L’erba che viene [cresce] innanzi San Vito non vale una cacchetta. Lombardia Orientale La s̖ őča denàč a S̖an Ǧoàn là fa póc dan.
La siccità innanzi a San Giovanni fa poco danno.

17 giugno – Sant’Imerio vescovo di Amelia Emilia S̖aŋŋ ɀvǎn métt al sûg iŋtl û.
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San Giovanni mette il sugo nell’uva. Venezia Giulia S̖aŋ Źuàne, chèį nò e chèį s̖ í, a S̖aŋ Píįro dòųto a
vajèį.
Romagna L’úva ad Źóǧn ‘l à da fjurí e par S̖a~ Źva~ e’ s̖ ug u í à San Giovanni, quelli no e quelli si, a San Pietro (29 giugno) tutto
da vni. (da tagliare) pari pari [riferito alle spighe di grano, ormai maturo,
L’uva di giugno ha da fiorire e per San Giovanni il succo le ha da che sono da mietere].
venire.
Venezia Giulia S̖aŋ Źuàne brúśa, S̖aŋ Pjèro tàja.
Romagna L’úva in chéąv d Maź ‘l à da fjurí e par S̖a~ Źva~ ‘l à San Giovanni brucia [secca, matura], San Pietro (29 giugno)
da garní. taglia [miete].
L’uva a fine maggio ha da fiorire e per San Giovanni ha da
granire. Trentino S̖e‘l pjòve da S̖an Źoàn no màŋca né vin né pan.
Se piove da San Giovanni non mancano né vino e né pane.
Friuli A S̖aŋ Ǧhjuàŋ ‘l èntre il mòs̖ t ta l’uę.
A San Giovanni entra il mosto nell’uva. Trentino L’àcya de S̖an Źoàn là pòrta vią ‘l vin e no la dà
ǧnàŋca ‘l pan.
Friuli La ǧnòt di S̖aŋ Ǧuàŋ al mòs̖ t àl va tal graŋ. L’acqua [la pioggia] di San Giovanni porta via il vino e non da
La notte di San Giovani il mosto va nel grano [nell’acino di uva]. neanche il pane [arreca danno a tutte le colture]. [Contradditorio
con il precedente.]
Friuli A S̖aŋ Ǧhjuàŋ viŋ e paŋ. A San Giovanni vino e pane.
Trentino S̖an Źoàn con la ròśa in man.
Romagna Cya~nd che la lavà~nda là s̖ é~t S̖a~ Źva~ avní, là vóą San Giovanni con la rosa in mano.
fjurí.
Quando la lavanda sente venire (il giorno di) San Giovanni, vuole Friuli A S̖aŋ Ǵuàŋ la blàve é tapòne il ćaŋ.
fiorire. A San Giovanni il granoturco nasconde il cane. [È abbastanza
alto per superare l’altezza di un cane.]
Lombardia Orientale A S̖an Ǧoàn a gojà i bò s̖ e fa gyadàǧn.
A San Giovanni a pungolare i buoi si fa guadagno. Friuli S̖aŋ Źuàŋ, la blàva à plàta ‘l čaŋ; a S̖aŋ Pjèri al
pujèri; a S̖aŋ Ramàcul panòla e penàcul.
Romagna Dóp S̖a~ Źva~ e’ gra~ ‘l è da tajéą e e’ béąrc ‘l è da féą. San Giovanni il granoturco nasconde il cane; a San Piero (29
Dopo San Giovanni il grano è da mietere e la bica è da fare. giugno) il puledro; a Sant’Ermacora (12 luglio) pannocchia con il
pennacchio.
Trentino Da S̖an Źoàn el s̖ órgo ‘l va ‘n gran.
Da San Giovanni il granoturco va in grano [granisce, matura].
Emilia Chi ‘ŋ càmmpra i ǎį al dé ‘d S̖aŋ ɀvǎn, é puvràtt tótt
Lombardia Orientale La rυśǎda de S̖an Ǧuàn là gyarís̖ tőti i malǎn. l’ǎn.
La rugiada di San Giovanni guarisce (il bestiame ma non solo) da Chi non compra gli agli il giorno di San Giovanni, è povero tutto
tutti i malanni. l’anno. [Superstizioso.]

Venezia Giulia Da S̖aŋ Źuàne chi s̖ í e chi nò, da S̖aŋ Pjèro dúti chi Trentino S̖an Źuàn fa véder ‘l iŋgàn.
‘ndè jò. San Giovanni fa vedere l’inganno. [Di significato non chiaro.]
Da San Giovanni chi sì e chi no [non tutti], da San Pietro (29
giugno) tutti che vanno giù [riferito ai chicchi di grano, ormai Emilia S̖aŋŋ ɀvan amdòųr, S̖aŋŋ Pîr ligadòųr.
maturi, che cadono al suolo]. San Giovanni mietitore, San Pietro (e Paolo, 29 giugno) legatore
(di covoni).
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Veneto Òto ǧórni príma e òto ǧórni dòpo comàŋda ƚa màre de


Romagna S̖a~ Źva~ amdór, Sa~ Pir śgadór. S̖aŋ Pjèro.
San Giovanni mietitore, San Pietro falciatore. Otto giorni prima e otto giorni dopo comanda la madre di San
Pietro. [Il tempo atmosferico è instabile]
Friuli Il timp c’àl côr a S̖aŋ Ǵuàŋ àl côr dut ‘l aŋ.
Il tempo che corre [si verifica] a San Giovanni corre [si verifica] Lombardia Orientale De S̖an Péder àl s̖ a s̖ cónt ol poléder.
tutto l’anno. [Discutibile e poco obiettivo.] A San Pietro si nasconde il puledro (nel granoturco). [Il
granoturco è alto abbastanza per superare l’altezza di un
Trentino S̖an Źoàn ‘l è un galantòm, S̖an Michél ‘l è un gran puledro.]
bricón.
San Giovanni è un galantuomo [porta prodotto agricolo], San Friuli S̖aŋ Pjéri, la blàve é plàte il pujéri.
Michele (Arcangelo, 29 settembre) è un gran briccone [ci sono gli San Pietro, il granturco nasconde il puledro. [Vedi il precedente.]
affitti da pagare].
Friuli S̖aŋ Źuàŋ, la blàva à plàta ‘l čaŋ; a S̖aŋ Pjèri al
26 giugno – San Vigilio vescovo di Trento pujèri; a S̖aŋ Ramàcul panòla e penàcul.
San Giovanni (24 giugno), il granoturco nasconde il cane; a San
Trentino I púleśi da S̖an Vigíli da zénto í devénta míli. Piero il puledro; a Sant’Ermacora (12 luglio) pannocchia con il
Le pulci di San Vigilio da cento diventano mille. pennacchio.

Venezia Giulia Da S̖aŋ Źuàne chi s̖ í e chi nò, da S̖aŋ Pjèro dúti chi
29 giugno – Santi Pietro e Paolo apostoli ‘ndè jò.
Da San Giovanni (24 giugno) chi sì e chi no [non tutti], da San
Emilia S̖aŋŋ ɀvan amdòųr, S̖aŋŋ Pîr ligadòųr. Pietro tutti che vanno giù [riferito ai chicchi di grano, ormai
maturi, che cadono al suolo].
San Giovanni (24 giugno) mietitore, San Pietro (e Paolo) legatore
(di covoni).
Venezia Giulia S̖aŋ Źuàne, chèį nò e chèį s̖ í, a S̖aŋ Píįro dòųto a
Romagna S̖a~ Źva~ amdór, Sa~ Pir śgadór. vajèį.
San Giovanni mietitore, San Pietro falciatore. San Giovanni (24 giugno), quelli no e quelli si, a San Pietro tutto
(da tagliare) pari pari [riferito alle spighe di grano, ormai maturo,
Romagna Par S̖a~ Pir e’ s̖ tram à śgarí e e’ pajér à farí. che sono da mietere].
Per San Pietro lo strame falcerete ed il pagliaio farete.
Venezia Giulia S̖aŋ Źuàne brúśa, S̖aŋ Pjèro tàja.
Liguria A stě di Sàŋti s’à nu véŋ dòpu à véŋ avàŋti. San Giovanni (24 giugno) brucia [secca, matura], San Pietro
L’estate dei Santi se non viene dopo viene avanti [prima]. taglia [miete].

Lombardia Occidentale A Så~n Pêder sé cåta i širês. Lombardia Orientale S̖e Pêder e Pǎǫl í věn pjuvěnt per en mês̖ farà brőt
A San Pietro si colgono le ciliegie. těmp.
Se Pietro e Paolo vengono piovosi per un mese farà brutto tempo.
Lombardia Occidentale Se fa bèl el dí de Så~n Pàvul, s’ι~mpíchen tűt i fitǎvul.
Se fa bello [bel tempo] il giorno di San Paolo s’impiccano tutti i Friuli S̖aŋ Pàųli s̖ cûr, paŋ e viŋ s̖ igûr.
fittavoli. [Scherzoso o di significato poco chiaro.] San Paolo scuro [nuvoloso e piovoso], pane e vino sicuri.

Friuli S̖aŋ Pàųli luśènt, blàva e formènt; S̖aŋ Pàųli inulǎt,


čàpa su la màs̖ a e va al marčǎt.
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San Paolo lucente, granoturco e frumento; San Paolo annuvolato, Aprile non ti alleggerire, maggio vai adagio, giugno allarga il
prendi la borsa della spesa e va al mercato. pugno, di luglio (in poi) fa quello che vuoi.

Veneto S̖aŋ Pjèro ƚàva é bóte. Emilia In Lóį i é graŋŋ calûra s̖ e iŋŋ ɀněr i fó graŋŋ fardûra.
San Pietro lava le botti. [Quando tuona d’estate ci si raffigura San
Pietro in cielo che lava le botti che in passato si lavavano con Romagna In Luī i gra~ calúra s̖ e in Źnèą í fó gra~ fardúra.
acqua e con una catena sbatutta all’interno della botte.] In luglio c’è gran calura se in gennaio ci fu gran freddo.

Emilia Běli æl Calànnder, brótt al mèįś. Friuli Marz̖ fumatôs̖ , Luį buras̖ čhjôs̖ .
Belle le Calende [andamento dei primi dodici giorni dell’anno], Marzo nebbioso, luglio burrascoso.
brutto il mese. [Superstizioso.]
Friuli Mês̖ di Maį ćarjèśis̖ cerćàį; mês̖ di Juǧn ćarjèśis̖ cul
Emilia S̖e la nôt ed S̖aŋŋ Pěvel l’é bûra, del Calànnder aŋ puǧn; mês̖ di Luį ćarjèśis̖ no‘ndè pluį.
m’iŋŋ dǎg cûra. Mese di maggio, ciliegie assaggiai; mese di giugno ciliegie col
Se la notte di San Paolo è buia, delle Calende [andamento dei pugno; mese di luglio ciliegie non ci sono più.
primi dodici giorni dell’anno] non me ne dò cura. [I pronostici
fatti con le Calende non sono più validi. [Superstizioso.] Venezia Giulia De Źúǧno la fàlz̖ a in púǧno, e s̖ e no la śé béŋ, Lújo a
criàr ne vjéŋ.
Ladinia dolomitica Un bèl S̖èŋ Pjére, un bèl féŋ da čaśα; un bjèl S̖èŋ Di giugno la falce in pugno, e se non è ben (in pugno), luglio a
Ǧàcum, un bèl féŋ da mònt. gridare (agli scansafatiche) viene.
Un bel San Pietro, un bel fieno di casa; un bel San Giacomo (25
luglio), un bel fieno di monte. Lombardia Orientale De Śőǧn la rànśa in pőǧn, e s̖ e no l’è ‘n pőǧn bé, s̖ pèta
che Lőį ‘l è ché.
Venezia Giulia S̖aŋ Píįro in Véįŋcula, bjèǧna catà fòra la śbréįŋcola. A giugno la falce in pugno, e se non è in pugno bene, aspetta che
San Pietro in Vincoli [località], bisogna tirar fuori il ventaglio. luglio è qua (vicino).

Lombardia Occidentale Ǧűǧn, Lụ̂i, Agúst, dòna mią no te cunús.


30 giugno – Primi Martiri cristiani Giugno, luglio, agosto, donna [moglie] mia non ti conosco. [Il
lavoro nei campi è talmente intenso che i coniugi non riescono
Romagna E’ dè Méąrtir s̖ e bó~ é’ farà, cyarà~ta dè é’ starà; s̖ e quasi neppure a vedersi durante il giorno.]
catív, par cyarà~ta dè é’ pjuvarà.
Il giorno dei Martiri se buon (tempo) farà, quaranta giorni Trentino De Luį e de Agós̖ to móǧle mią no té conós̖ co.
rimarrà; se cattivo, per quaranta giorni pioverà. Veneto Ƚúǧo e Agós̖ to, mugjère mią no ti conós̖ o.
Luglio e agosto, moglie mia non ti conosco. [Vedi il precedente.]

Lombardia Occidentale Ǧűǧn segadûr, Lụ̂į batidûr e Vust pagadûr.


Giugno segatore [per le mietiture], luglio battitore [per le
trebbiature] e agosto pagatore [per le vendite].
LUGLIO
Venezia Giulia De Lújo la cyàja cànta als̖ àndo el pjè: vení e s̖ falz̖ é,
Venezia Giulia Lújo deį melòni. Luglio dei meloni. vení e s̖ falz̖ é!
Di luglio la quaglia canta alzando il piede: venite e falciate
Trentino Apríl no te deśligerír, Màǧo va adàśi, Ǧúǧno ślàrga ‘l [mietete], venite e falciate [mietete]!
púǧno, de Luį fa cyél che te vóį.
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Proverbi sulle stagioni, sui mesi e sulle ricorrenze dei santi nel calendario Proverbi sulle stagioni, sui mesi e sulle ricorrenze dei santi nel calendario

Venezia Giulia Lyòǧo, s̖ e bàto al graŋ, al contadèįŋ s̖ e jò cavà la faŋ. Venezia Giulia Có toníźa de Lújo a lúna nóva, la s̖ égala in vàle ‘l
Luglio, si batte [trebbia] il grano, il contadino si può cavare la òrźo in mónte ne pàśe ne víta no tròva.
fame. Quando tuona di luglio a luna nuova, la segale in valle e l’orzo in
monte né pace (e) né vita non trovano.
Lombardia Occidentale De Lụ̂i, che fa grå~nt cålt, bêf del vï~n se te vột stà sålt.
A luglio, quando fa gran caldo, bevi vino se vuoi stare saldo. Venezia Giulia S̖e de Lújo le àve fa el mjèl in àlto, compràrs̖ e léǧna
no śé de avànz̖ o.
Trentino Luį dal gran cald, bévi bén e bàti s̖ ald. Se di luglio le api fanno il miele in alto, comprarsi legna non è
Friuli Luį dal graŋ čhjalt, bêf bèŋ e bat s̖ alt. d’avanzo [verrà utilizzata tutta].
Luglio dal gran caldo, bevi bene e batti saldo (il correggiato)
[perché si deve spulare il frumento, ovvero fare la trebbiatura]. Venezia Giulia S̖e in Lúljo le àpi lé fa el mjèl in àlto, léǧni e carbóŋ
no s̖ arà de avànz̖ o.
Friuli Luį čhjalt, anàde byíne. Luglio caldo, annata buona. Se di luglio le api fanno il miele in alto, legna e carbone non
saranno d’avanzo [verrà utilizzata tutta].
Friuli Cul čhjalt di Luį é s̖ parís̖ iŋ i carûį.
Con il caldo di luglio spariscono i tarli. Trentino De Luį vén déntro s̖ ól de aǧnèl e‘l s̖ ortís̖ da león.
In luglio viene dentro [comincia un] sole di agnello ed esce
Friuli Le canícule di Luį é madúris̖ i faśúį. [finisce con un] sole di leone.
La canicola di luglio matura i fagioli.
Veneto Ǧúǧno, càvite ‘l codegúǧno, ma no s̖ tàƚo iŋpeǧnàr
Friuli S̖e le canícule di Luį é ćàte yéįs̖ i agǎrs̖ , ju implène; se
parchè no ti s̖ a in Ƚúǧo còs̖ a che te pól capitàr.
ju ćàte plèŋs̖ , ju diśvyède. A giugno, togliti il cuticugno [sorta di giubbetto o sopravveste da
Se la canicola di luglio trova vuoti i solchi, li riempie; se li trova uomo], ma non impegnarlo perché non sai in luglio cosa ti può
pieni, li svuota. capitare.
Venezia Giulia Chi vól un bèl rapújo ló s̖ émini in Lújo. Lombardia Occidentale Lụ̂į, la tèra là bụ̂į. Luglio, la terra bolle.
Chi vuole un bel raperonzolo lo semini in luglio.
Lombardia Orientale El s̖ ul de Lőį èl val per du bóį.
Venezia Giulia No far tempès̖ ta Lújo miǫ, s̖ e nò, el miǫ viŋ, adíǫ! Il sole di luglio vale per due bollori.
Non far tempesta luglio mio, se no, il mio vino, addio!
Romagna ‘D Lóį u s̖ ’méd e u s̖ ’racóį. In luglio si miete e si raccoglie.
Venezia Giulia No far tempès̖ ta Lúǧlo miǫ, s̖ e nò al miǫ viŋ ghe dígo
adíǫ. Liguria Cuŋ pjažéį màŋǧa in Lűǧǧu, ō vilàŋ, e laṡàǧne dō sò
Non far tempesta luglio mio, se no al mio vino gli dico addio. graŋ.
Con piacere mangia in luglio, il villano [contadino], le lasagne del
Lombardia Orientale Fǎ mîą pjôver per Lőį, bǒn Diǫ, s̖ e nò al bǒn vên ghe suo grano.
díśi adíǫ.
Non far piovere per luglio, buon Dio, se no al buon vino gli dico Occitania piemontese De Ǧœillé la sómbra matenà màrche pa cróje dṡornà.
addio. In luglio la scura mattina segna una giornata maligna.
Lombardia Orientale In Lőį el tempurǎl èl dụ̂ra pǒc e‘l fa mîą mǎl. Trentino De Agós̖ t no fa s̖ úta s̖ e Luį no ghe ajúta.
A/in luglio il temporale dura poco e non fa male (all’agricoltura). In agosto non fa siccità se luglio non lo aiuta.

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Proverbi sulle stagioni, sui mesi e sulle ricorrenze dei santi nel calendario Proverbi sulle stagioni, sui mesi e sulle ricorrenze dei santi nel calendario

Venezia Giulia Chi no àra i càmpi de Novèmbre s̖ e pentirà in Lújo e Venezia Giulia S̖aŋ Marcòra le mènole va in malòra.
S̖etèmbre. Sant’Ermacora le menole vanno in malora [non si possono più
Chi non ara i campi di novembre si pentirà in luglio e settembre. pescare].

Lombardia Orientale Chi cǎnta in Løį èl pjǎns̖ d’invěrno.


Chi canta [e non lavora] in luglio piange d’inverno [perché non
15 luglio – Santi Filippo e compagni martiri
avvrà raccolto del prodotto agricolo].
Venezia Giulia Có pjòvi per S̖aŋ Filípo el pòvaro no ga biśòǧno del
ríco.
3 luglio – San Tommaso apostolo Quando piovce per San Filippo il povero non ha bisogno del ricco.

Lombardia Orientale S̖ǎn Tumǎs̖ èl ghe púča el nǎs̖ .


San Tommaso gli intinge [mette] il naso. [Metaforico.] 16 luglio – Madonna del Carmine/Carmelo
Ladinia dolomitica Dalα Madònα daį Chèrmiŋ i òržes̖ dovéśα špjèr.
4 luglio – Sant’Ulrico vescovo di Augsburg Dalla Madonna del Carmine/Carmelo l’orzo dovrebbe spigare
[mettere la spiga].
Venezia Giulia Per S̖aŋ Dorlígo s̖ e mòla la pèle al fígo.
Per San Dorligo si toglie la pelle al fico. [Si cominciano a
mangiare i primi fichi.] 18 luglio – San Filastrio vescovo di Brescia
Lombardia Orientale A S̖an Filàs̖ ter pjő ǧna mèį ǧna polàs̖ ter.
9 luglio – Beata Marianna martire A San Filastro non più miglio e non più pollastri [poiché le riserve
di cibo sono praticamente esaurite].
Lombardia Orientale S̖ǎnta Marjàna, S̖ǎnta S̖υśàna, øna là me des̖ èda, øna
là me čàma.
Santa Marianna, Santa Susanna (11 agosto), una mi sveglia, una
22 luglio – Santa Maria Maddalena (o di Magdala)
mi chiama. [Sollecitano il contadino a non riposare troppo tra le discepola
due sante e a dedicarsi a tempo pieno ai lavori agricoli.]
Piemonte A Sànta Madlèna la nuṡ l’è pjèna.
A Santa Maddalena la noce è piena.
12 luglio – Santi Ermacora vescovo e Fortunato martiri
Lombardia Orientale Per S̖ànta Madaléna la nus̖ ‘l’è pjéna; o pjéna o de
Friuli S̖aŋ Źuàŋ, la blàva à plàta ‘l čaŋ; a S̖aŋ Pjèri al ‘mpjení, la nus̖ , i s̖ cèč í la ől derví.
pujèri; a S̖aŋ Ramàcul panòla e penàcul. A Santa Maddalena la noce è piena; o piena o da riempire, i
San Giovanni (24 giugno), il granoturco nasconde il cane; a San (nostri) ragazzi la vogliono aprire.
Piero (29 giugno) il puledro; a Sant’Ermacora pannocchia con il
pennacchio. Lombardia Orientale S̖àntα Madalènα le sò fúrje là s̖ caténα.
Santa Maddalena le sue furie (del tempo) scatena.
Friuli A S̖ant Armàcul la panòla cul s̖ ó penàcul.
A Sant’Ermacora la pannocchia col suo pennacchio. Friuli S̖ànte Maríę Madalène e vaį vulintîr.
Santa Maria Maddalena piange volentieri. [Piove facilmente.]
Friuli A S̖aŋ Ramàcul il s̖ òrc àl va in penàcul.
A Sant’Ermacora il sorgo [granoturco] fa il pennacchio. Friuli S̖ante Maríę Madalène, vaî di fǎ pène.
Santa Maria Maddalena, piangere da far pena.
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Da San Giacomo la segale dovrebbe girare/voltare [prendere un


Friuli S̖ante Maríę Madalène òǧni rǎf s̖ i s̖ emène. colore dorato].
Santa Maria Maddalena ogni rapa si semina.
Lombardia Orientale La s̖ őča de S̖an Ǧàcom l’è catíą.
Trentino Da S̖ànta Madalèna chi no à s̖ omenà s̖ oména. La siccità di San Giacomo è cattiva [poiché può arrecare danno].
Da Santa Maddalena chi non ha seminato semina.
Lombardia Occidentale Vinticï~ŋcu Så~n Ǧàcum, vintisês Så~nt’Àna e vintisèt
Trentino S̖e pjòve el dí dela Madaléna na bóna entràda ‘l an el el dilụ̂vi.
ména. Venticinque San Giacomo, ventisei Sant’Anna e ventisette il
Se piove il giorno della Maddalena una buona entrada (di diluvio.
prodotto agricolo) conduce/apporta.
Friuli Per S̖aŋ Jàcum la buràs̖ će no ti làs̖ e nànće ‘ne ràs̖ će.
Venezia Giulia S̖ànta Maríą Madalèna, la ménola vòlta la s̖ chèna. Per San Giacomo la burrasca non ti lascia neanche un racimolo.
Santa Maria Maddalena, la menole voltano la schiena [non si
possono più pescare]. Venezia Giulia Da S̖aŋ Jàcomo a S̖ant’Àna el formentóŋ fa la pàna.
Da San Giacomo a Sant’Anna (26 luglio) il granoturco fa la
Venezia Giulia La Mandalèna: nuśjèla pjèna. pannocchia.
La Maddalena, nocciola piena.
Venezia Giulia S̖aŋ Ǧàcomo deį melóni, chi no ga la brítola śé
miŋchjóni.
23 luglio – Santa Apollinare vescovo di Ravenna San Giacomo dei meloni, chi non ha il coltello serramanico è
minchione.
Romagna Par S̖a t’Apulinéąra l’úva là s̖ ’innéra.
~

Per Santa Apollinare l’uva si tinge di nero.


26 luglio – Santi Anna e Gioacchino genitori di Maria
Romagna Ala nóta ad S̖a~t’Apulinéąra u s̖ ’avéja i rundò~.
Nella notte di Sant’Apollinare partono i rondoni. Venezia Giulia Da S̖aŋ Jàcomo a S̖ant’Àna el formentóŋ fa la pàna.
Da San Giacomo (25 luglio) a Sant’Anna il granoturco fa la
pannocchia.
24 luglio – Santa Cristina di Bolsena martire
Lombardia Orientale Cyànd ol melgòt al càs̖ a ol canú, àl ghe ől l’àcya a
Trentino Fin a S̖ànta Cris̖ tína el gran créše ‘n la bína.
Fino a Santa Cristina il grano cresce cresce nella porca (dei
muntú.
campi). Quando il granoturco mette il cannone [la pannocchia] [in genere
verso la fine di luglio], ci vuole acqua [pioggia] a ‘montoni’ [in
gran quantità].
25 luglio – San Giacomo (il maggiore) apostolo
Friuli La blàve é s̖ ta taį nûį.
Ladinia dolomitica Un bjèl S̖èŋ Pjére, un bèl féŋ da čaśa; un bjèl S̖èŋ Il granoturco sta nelle nubi. [È necessaria molta pioggia per farlo
Ǧàcum, un bèl féŋ da mònt. crescere e maturare. Vedi il precedente.]
Un bel San Pietro (29 giugno), un bel fieno di casa; un bel San
Lombardia Occidentale A Så~nt’Àna cur l’àcya per la pjå~na.
Giacomo, un bel fieno di monte.
A Sant’Anna corre l’acqua (delle pioggie) per la pianura.
Ladinia dolomitica Da S̖èŋ Ǧàcuŋ lα s̖ jèles̖ dovés̖ α òųžer.
Lombardia Occidentale L’àcya de Så~nt’Àna l’è mèį dela mǎna.

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Emilia L’ǎcya ed S̖annt’Ǎna l’é méį che la mǎna.


Romagna L’àcya de S̖a~t’Àna ‘l è méį che la mà~na. Trentino Da S̖ànt’Àna le róndole lé s̖ e ślontàna.
L’acqua [la pioggia] di Sant’Anna è meglio della manna. Da Sant’Anna le rondini si allontanano.

Veneto Da S̖aŋt’Àna ƚa śé ‘na màna. Lombardia Occidentale Vinticï~ŋcu Så~n Ǧàcum, vintisês Så~nt’Àna e vintisèt
Da Sant’Anna (la pioggia) è una manna. el dilụ̂vi.
Venticinque San Giacomo, ventisei Sant’Anna e ventisette il
Lombardia Orientale A S̖ant’Anα s̖ e tajα la lanα. diluvio.
A Sant’Anna si taglia la lana [poiché si tosano le pecore].
Friuli S̖ant’Àne é S̖ante S̖uśàne: une mi śvèę e chê ǎtre mi
Lombardia Orientale A S̖ant’Àna i tirlú per la pjàna. clàme.
A Sant’Anna gli acini (nereggiano) per la pianura. Sant’Anna e Santa Susanna (11 agosto): una mi sveglia e
quell’altra mi chiama. [Sollecitano il contadino a non riposare
Lombardia Orientale A S̖ant’Àna àl pjőf inde tàna. troppo tra le due sante e a dedicarsi a tempo pieno ai lavori
A Sant’Anna piove nella tana. agricoli.]

Lombardia Orientale A S̖ant’Anα le nus̖ í è prónte per la cànα. Lombardia Orientale A S̖ant’Àna e a S̖an Pantiljú àcya a muntú.
A Sant’Anna le noci sono pronte per la canna. [Si possono A Sant’Anna e a San Pantaleone (27 luglio) acqua [pioggia] a
abbacchiare a colpi di canna per farle cadere per terra.] ‘montoni’ [in gran quantità].

Veneto Da S̖aŋt’Àna e nóśe va in tàna.


Da Sant’Anna le noci vanno in tana [cominciano a schiudersi dal 27 luglio – San Pantaleone martire
guscio e a cadere per terra.]
Lombardia Orientale A S̖an Pantiljú ‘l gh’è i ‘ntirlú.
Lombardia Orientale S̖e‘l pjőf a S̖ant’Anα ‘l è tőtα manα. A San Pantaleone ci sono gli acini (che nereggiano).
Trentino S̖e pjòve da S̖ànt’Àna l’è una màna.
Lombardia Occidentale Vinticï~ŋcu Så~n Ǧàcum, vintisês Så~nt’Àna e vintisèt
Se piove da Sant’Anna è una manna.
el dilụ̂vi.
Ladinia dolomitica S̖e‘l pjóę da S̖ǎnt’Àna àl pjóę aŋ mês̖ e na s̖ temàna. Venticinque San Giacomo, ventisei Sant’Anna e ventisette il
Friuli S̖e àl plûf il dí di S̖ant’Àne àl plûf une dí e une diluvio.
s̖ etemàne.
Se piove il giorno di Sant’Anna piove un giorno e una settimana. 28 luglio – Santi Nazario e Celso martiri
Friuli La dòte di S̖ant’Àne: un bjèl temporǎl iŋ càne. Lombardia Orientale Per S̖an Naśér i gra í fa ‘l pér.
La dote di Sant’Anna: un bel temporale in canna. Per San Nazario gli acini fanno il paio.
Friuli A S̖ant’Àne é compǎr l’agàne.
A Sant’Anna compare l’orchessa [nel senso che arriva qualcosa di 29 luglio – Santa Marta di Betania discepola
orribile, s’intendono i proberbiali temporali disastrosi].
Veneto Da S̖àŋta Màrta ƚa bràva dòna tàca ƚa ƚúme aƚa nàpa.
Friuli La canícule di S̖ant’Àne é fǎs̖ crès̖ i aę pjòre la làne. Da Santa Marta la brava donna (di casa) accende il lume alla
La canicola di Sant’Anna fa crescere alla pecora la lana. cappa del camino. [Le giornate si sono già un po’ ridotte.]

Friuli S̖ant’Àne é fǎs̖ la s̖ ô montàne. Sant’Anna fa il suo diluvio.


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Venezia Giulia Agós̖ to, agós̖ to, mólje mią no te conós̖ o, ma có


S̖etèmbre e Otóbre veǧnarà, te me conos̖ arà.
AGOSTO Agosto, agosto, moglie mia non ti conosco, ma quando settembre e
ottobre verranno, mi conoscerai.
Venezia Giulia Agós̖ to pers̖ eghèr. Agosto pesco [ricco di pesche].
Trentino De Agós̖ t no fa s̖ úta s̖ e Luį no ghe ajúta.
In agosto non fa siccità se luglio non lo aiuta.
Emilia Al ȿîl am gyěrda dala pållver ed ɀněr e dal faŋŋg
d’Agås̖ s̖ t. Liguria Chi màŋǧa e prímme mòę, ú nu màŋǧa e prímme
Il cielo mi guardi dalla polvere di gennaio [la siccità] e dal fango fîghe.
di agosto [i nubifragi]. Chi mangia le prime more, non mangia i primi fichi.

Friuli L’ombrène dal mês̖ d’Avòs̖ t é fǎs̖ dulî la pàns̖ e il mês̖ Lombardia Occidentale Vust, tal e cyǎl él trọ̌va el lȍva.
di Genǎr. Agosto, tale e quale trova la pannocchia [cioè non le fa crescere o
L’ombra del mese di agosto fa dolere la pancia il mese di gennaio. nascere più].

Liguria A Màṡu e fràsche, a Ṡűǧnu e buràsche, d’Agústu ǒ Veneto Méśe d’Agós̖ to, coƚóŋbo rós̖ to.
čộve mústu. Mese d’agosto, colombo arrosto.
A maggio le frasche [pioggerelle], a giugno le burrasche, d’agosto
piove mosto. Emilia S̖’àl pjôv in Agås̖ s̖ t, pjôv mêl e mås̖ s̖ t.
Venezia Giulia S̖e pjòvi d’Agós̖ to pjòvi mjèl e mús̖ to.
Lombardia Occidentale Ǧűǧn segadûr, Lụ̂į batidûr e Vust pagadûr. Se piove in agosto piove miele e mosto.
Giugno segatore [per le mietiture], luglio battitore [per le
trebbiature] e agosto pagatore [per le vendite]. Venezia Giulia Pjòva d’Agós̖ to l’òųva fa al mús̖ to.
Pioggia d’agosto l’uva fa il mosto.
Trentino Chi pòda de Maǧo e z̖ àpa d’Agós̖ t no‘l gavrà né pan
né mós̖ t. Lombardia Orientale El més̖ de Agós̖ t èl s̖ űgα i fòs̖ e àŋche i pós̖ .
Chi pota di maggio e zappa d’agosto non avrà né pane e né mosto. Il mese di agosto asciuga i fossi e anche i pozzi.

Veneto Fàŋgo de Màǧo, s̖ píga in Agós̖ to. Lombardia Orientale La príma àcya d’Agós̖ t la rinfrès̖ ca ‘l bós̖ c.
Fango di maggio, spiga in agosto. Friuli La príma plòja d’Avòs̖ t à rafrès̖ ča al bòs̖ c.
Veneto La príma pjòva de Agós̖ to riŋfrès̖ ca el bós̖ co.
Ladinia dolomitica Al s̖ éc al mês̖ de Maį ‘l é cóme la teŋpès̖ ta al mês̖ La prima acqua [pioggia] d’agosto rinfresca il bosco.
d’Aòs̖ t.
Il secco nel mese di maggio è come la tempesta nel mese di agosto. Lombardia Occidentale L’àcya de Agúst là rinfrèsca el busc.
Trentino L’àcya de Agós̖ t là rinfrès̖ ca ‘l bós̖ c.
Lombardia Occidentale Ǧűǧn, Lụ̂i, Agúst, dòna mią no te cunús. L’acqua [la pioggia] d’agosto rinfresca il bosco.
Giugno, luglio, agosto, donna [moglie] mia non ti conosco. [Il
lavoro nei campi è talmente intenso che i coniugi non riescono Venezia Giulia La pjòva d’Agós̖ to rinfrès̖ ca el mar e ‘l bós̖ co.
quasi neppure a vedersi durante il giorno.] La pioggia d’agosto rinfresca il mare e il bosco.

Veneto Ƚúǧo e Agós̖ to, mugjère mią no ti conós̖ o. Liguria Àįga d’Avústu à reŋfrésca u cústu.
Luglio e agosto, moglie mia non ti conosco. [Vedi il precedente.]
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Acqua [pioggia] d’Agosto rinfresca il cespuglio. [Perché non è D’agosto né donne e né mosto. [In questo mese il vignaiolo ha da
mai abbondante.] lavorare per le vendemmie imminenti senza sosta e senza
permettersi divertimenti mondani.]
Liguria Ěgya de méṡu Agústu, ō che ǒ sécca ō che ǒ riŋfrésca
ō cústu. Venezia Giulia Chi va a nudà d’agús̖ to nun bívo mús̖ to.
Acqua [pioggia] di metà agosto, o che secca o che rinfresca il Chi va a nuotare d’agosto non beve mosto. [Vedi il precedente.]
cespuglio. [Perché non è mai abbondante.]
Piemonte Per avèį d’ must sàpa la viṡ d’Aúst.
Liguria Ěgya dûse de l’Agústu à riŋfrésca l’ǒja e u cústu. Per avere del mosto zappa la vigna d’agosto.
Acqua dolce [pioggerellina] d’agosto rinfresca l’aria e il
cespuglio. [Perché non è mai abbondante.] Lombardia Occidentale Agúst, prepǎra la tína per el must.
Agosto, prepara il tino per il mosto.
Liguria D’Agústu reŋfrésca ‘r čòstru.
D’agosto rinfresca il chiostro. [La pioggia d’agosto non è mai Romagna Agós̖ t fa e’ móst. Agosto fa il mosto.
abbondante.]
Trentino D’Agós̖ t l’uą là fa ‘l mós̖ t. In agosto l’uva fa il mosto.
Liguria D’Agústu cjêve mústu.
D’Agústu cộve mústu. Trentino Cyèį che vól en bón mós̖ t z̖ àpa le vìǧne d’Agós̖ t.
D’agosto piove mosto. [La pioggia d’agosto produce mosto.] Quelli [coloro] che vogliono un buon mosto zappino le vigne
d’agosto.
Veneto Agós̖ to meśós̖ to, el méśe che s̖ é fa ‘l mós̖ to.
Agosto mezzo oste, il mese che si fa il mosto.
Trentino Chi vól avér tant mós̖ t śgàrz̖ a le vìǧne d’Agós̖ t.
Chi vuole aver tanto mosto stralci le vigne d’agosto.
Emilia A ɀapěr la véǧǧna d Agås̖ s̖ t as rimpés̖ s̖ la caŋtéŋna ed
Trentino Agós̖ t í da la s̖ aú al vin. Agosto gli dà il sapore al vino.
mås̖ s̖ t.
A zappare la vigna d’agosto si riempie la cantina di mosto. Trentino Àcya d’Agós̖ t fa morír i mós̖ c.
L’acqua [la pioggia] di agosto fa morire le mosche.
Friuli S̖’àl plûf al mês̖ d’Avòs̖ t, àl plûf graŋ e mòs̖ t.
Se piove il mese di agosto, piove grano e mosto. Trentino De Agós̖ t no las̖ àrte čapàr dal’ombríą del bós̖ c.
In agosto non lasciarti prendere [invogliare] dall’ombra del
Friuli Cyaŋ’ c’àl ríve Avòs̖ t prepàre brantjèį pal ǧnûf mòs̖ t. bosco.
Quando arriva agosto prepara tini per il nuovo mosto.
Liguria Chi dòrme d’Agústu dòrme a sǒ cústu.
Friuli Cuį c’àl śvàŋǵe la vît d’Avòs̖ t àl jèmple la ćànive di
Piemonte Chi à dőrm d’Agúst à dőrm a sò cust.
mòs̖ t.
Chi vanga la vigna d’agosto riempie la cantina di mosto. Emilia Chi dôrum d’Agås̖ s̖ t, dôrm a sô cås̖ s̖ t.
Chi dorme in agosto, dorme a suo costo [a sue spese]. [In agosto
Liguria Chi vộ dō mústu sàppe a víǧna d’Agǒstu. ci sono numerose attività agricole che richiedono di essere
condotte senza rimandi e non ottemperare a questo dovere
Liguria Chi vộ avéį du mústu sàpe a víǧna d’Agústu. comporta un mancato guadagno.]
Chi vuole (avere) del mosto zappi la vigna d’agosto.
Friuli D’Avòs̖ t oǧnidúŋ àl màŋǧhje a s̖ ò còs̖ t.
Liguria D’Agústu né dònne né mústu. In agosto ognuno mangia a suo costo [a sue spese]. [Di significato
non chiaro.]

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Lombardia Occidentale La prîma àcya d’Agúst là púrta vią un sac de pűres e Quando cominciano a cantare i grilli nel mese di agosto finisce
un sac de musc. l’estate.
Piemonte La príma àcya d’Agúst à pòrta vią υŋ sac d’ pűles e ‘d Friuli S̖oréli in Avòs̖ t ti cyèį in aròs̖ t.
músche. Sole in agosto ti cuoce arrosto.
La prima acqua [pioggia] d’agosto porta via un sacco di pulci e di
mosche. Friuli In Avòs̖ t tànte rośàde, unevóre di bjèl timp.
In agosto tanta rugiada, tanto bel tempo.
Venezia Giulia Per Agós̖ to baǧnà, ànema mią, no maį nàta la
cares̖ tíą. Romagna Agós̖ t e’ vò maduréą e S̖etémbar e’ vóą vindméą.
Per agosto bagnato, anima mia, mai nata la carestia. Agosto vuol maturare e settembre vuol vendemmiare.

Venezia Giulia Per Agós̖ to baǧnà, ànima mią, no śé maį s̖ tàta Trentino Agós̖ t el madúra e S̖etèmbre ‘l vendèma.
cares̖ tíą. Agosto matura (l’uva) e settembre (si) vendemmia.
Per agosto bagnato, anima mia, non è mai stata carestia.
Liguria De Setémbre e ad Agústu béįvi ō viŋ vêǧu e làša stǎ ō
Venezia Giulia S̖e de Agós̖ to la nòte no ga s̖ tèle el ǧórno driǫ pjòvi a mǒstu.
mas̖ tèle. Venezia Giulia In S̖etèmbre e in agós̖ to bévi il viŋ vèčo e làs̖ a s̖ tar el
Se in agosto la notte non ha stelle il giorno dopo piove a tini. mós̖ to.
[Discutibile.] A settembre e ad agosto bevi il vino vecchio e lascia stare il mosto.

Lombardia Occidentale Agúst, cap d’ι~nvèrna. Venezia Giulia D’agós̖ to lavóra al carèr, de S̖etèmbre al botèr.
Piemonte Agúst, cap d’iŋvèrn. In agosto lavora il carraio [che fa i carri per il trasporto
Agosto, capo [principio] d’inverno. dell’uva], in settembre il bottaio [che fa le botti per il vino].

Lombardia Occidentale Agúst, el sû ‘l è sé~mper fusc.


Agosto, il sole è sempre scuro [offuscato per l’umidità]. 2 agosto – Il Perdono di Assisi

Lombardia Occidentale Agúst, apěna ǧò el sû gh’è fusc. Lombardia Orientale Al dé dal Perdú s̖ a tíra la s̖ àpa ‘ndun cantú.
Agosto, appena scende il sole si fa buio. Il giorno del Perdono si lascia la zappa in un angolo [per andare
[Le giornate iniziano ad accorciarsi.] a riceverlo dopo la confessione ma anche perché è terminato il
lavoro di eliminazione delle erbacce da campi e orti].
Piemonte Agúst, ǧu ‘l sul e ‘l dí à rèsta fusc.
Agosto, giù il sole e il giorno resta [diventa] buio.
5 agosto – Madonna della Neve
Lombardia Occidentale El sû d’Agúst ‘l ι ŋgàna la masěra, el prêt e ‘l òst.
~

Il sole di agosto inganna la massaia, il prete e l’oste.


Trentino Dala Madòna ‘l èį aŋcòra bòna, da S̖an Ròc aŋcòra ‘n
pòc, da S̖an Bartolamè còreghe drè.
Veneto Ƚa ƚúna d’Agós̖ to s̖ pàca i meƚóni. Dalla Madonna (della Neve, 5 agosto) è ancora buona [la pioggia
La luna d’agosto spacca i meloni. è ancora in tempo a salvare il raccolto agricolo], da San Rocco
(16 agosto) è ancora poco [la pioggia non è ancora sufficiente],
Friuli Cyan’che à s̖ comènsiŋ a čantǎ i gris̖ al mês̖ d’Avòs̖ t à da San Bartolomeo (24 agosto) corregli dietro [in senso ironico la
finís̖ l’ins̖ tǎt. pioggia è passata senza bagnare e la siccità ha facilmente
compromesso il raccolto agricolo].

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Liguria A Saŋ Luéŋsu l’ěgya à l’é aŋcúŋ a témpu, a Saŋ


7 agosto – San Donato vescovo di Arezzo Ròccu à l’é stàta tròppu.
Venezia Giulia S̖aŋ Dunà, el tèmpo ‘l yò cujunà. A Saŋ Luéŋsu àl’è a témpu, a Saŋ Ròccu àl’è stěta
San Donato, il tempo l’ha coglionato. tròppu.
A San Lorenzo l’acqua [la pioggia] è ancora in tempo (a salvare il
raccolto agricolo), a San Rocco (16 agosto) ci ha messo troppo [la
7 agosto – San Gaetano da Thiene sacerdote siccità lo avrà facilmente compromesso].

Liguria A Saŋ Gaįtàŋ de ščàppe de meįṡàŋŋe sé ne ímpe uŋ Piemonte Saŋ Luréŋs graŋ caųdűra, Sant Antòni graŋ freįdűra,
tiàŋ. l’υŋ e l’aųtr pòc à dűra.
A San Gaetano di mezze melanzane se ne riempie un tegame. San Lorenzo gran calura, Sant’Antonio (Abate, 17 gennaio) gran
freddo, l’una e l’altro durano poco.
10 agosto – San Lorenzo martire Lombardia Orientale S̖an Lurěns̖ dela grǎn caldû̦ra, S̖ant Antòni dela grǎn
fredụ̂ra, tǎnt í fa ma pǒc í dụ̂ra.
Piemonte Saŋ Lurèŋs, mànǧa ‘l frűt e làsa la ṡmèŋs. San Lorenzo della gran calura, Sant’Antonio (Abate, 17 gennaio)
San Lorenzo, mangia il frutto e lascia il seme. del gran freddo, tanto stanno ma poco durano.
Piemonte A Saŋ Lurèŋs l’űva tèŋs. A San Lorenzo l’uva prende colore. Emilia S̖aŋt’Aŋtôni dala graŋŋ fardûra, Saŋŋ Lurȁŋȿ dala
Friuli S̖’àl plûf a S̖aŋ Lurínz̖ , la campàǧne là vinz̖ . graŋŋ calûra: ‘l óŋŋ e ‘l ěter pôc dûra.
Se piove a San Lorenzo la campagna vince [fa un ottimo Sant’Antonio (Abate, 17 gennaio) del gran freddo, San Lorenzo
prodotto]. della gran calura: l’uno e l’altro durano poco.

Ladinia dolomitica Da S̖aŋ Laǫrënz̖ àreŋ craǫt. Romagna Par S̖a~ Lure~z̖ gra~ caldura, per S̖a~t Antóąni gra~
Da San Lorenzo si arano [seminano] crauti. fardúra.
Per San Lorenzo gran calura, per Sant’Antonio (Abate, 17
Romagna Par S̖a~ Lurénz̖ la cócla t’la pu s̖ tachéą parchè ‘l è gennaio) gran freddo.
fàta da maǧnéą.
Per San Lorenzo la noce la puoi staccare perché è fatta per
Veneto S̖aŋ Viŋcénso graŋ fredúra, S̖aŋ Loréŋso graŋ
mangiare [è matura]. caldúra/cajúra l’úna e ‘st’àltra póco lé dúra.
Friuli S̖aŋ Vicènz̖ graŋ fredúro, s̖ aŋ Laųrínć graŋ ćaldúro,
Romagna Cya~nd che S̖a~ Lurénz̖ ‘l arivéą int la s̖ tàŋga va a un e ‘l ǎti póųc aį dúro.
cjapéą. San Vincenzo (22 gennaio) il gran freddo, San Lorenzo gran
Quando San Lorenzo è arrivato vai a prendere la stanga [pertica] calura, l’uno e l’altro durano poco.
(per abbacchiare le noci).
Veneto S̖aŋ Lorèŋz̖ o graŋ caldúra, S̖aŋ Gaųdèŋz̖ jo graŋ
Romagna S̖a~t Luré~z̖ , la fjumà~na dri o dné~nz̖ . fres̖ cúra, ‘l úno e ‘l àltro póco dúra.
San Lorenzo, la piena dietro o davanti [nei giorni prima o nei San Lorenzo gran calura, San Gaudenzio (12 febbraio) gran
giorni dopo]. freddo, l’uno e l’altro durano poco.
Trentino S̖an Lorènz̖ dala gran caldúra. Veneto Da S̖aŋ Ƚorèŋz̖ o ła śé a tèmpo.
San Lorenzo della gran calura. Da San Lorenzo (la pioggia) è in tempo.

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Proverbi sulle stagioni, sui mesi e sulle ricorrenze dei santi nel calendario Proverbi sulle stagioni, sui mesi e sulle ricorrenze dei santi nel calendario

Lombardia Occidentale Så~n Luré~ns̖ la grå~n caldụ̂ra, Så~n Vι~ncé~ns̖ la Bartolomeo (24 agosto) ci laviamo i piedi [non serve praticamente
grå n freǧụ̂ra: una e l’últra pòc là dụ̂ra.
~ a nulla e il suo ritardo ha causato un danno irreparabile al
San Lorenzo la gran calura, San Vincenzo (22 gennaio) il gran raccolto].
freddo: l’uno e l’altro durano poco.
11 agosto – Santa Susanna martire
Lombardia Orientale S̖an Màυro dela gran fredűra, S̖an Lorèns̖ dela gran
caldűra, ‘l ű e ‘l óter póc í dűra. Lombardia Orientale S̖ǎnta Marjàna, S̖ǎnta S̖υśàna, øna là me des̖ èda, øna
San Mauro (15 gennaio) del gran freddo, San Lorenzo della gran là me čàma.
calura, l’uno e l’altro durano poco. Santa Marianna (9 luglio), Santa Susanna, una mi sveglia, una mi
chiama. [Sollecitano il contadino a non riposare troppo tra le due
Lombardia Orientale Per S̖an Lorèns̖ l’uα là tèns̖ . sante e a dedicarsi a tempo pieno ai lavori agricoli.]
Per San Lorenzo l’uva tinge [è colorata e lascia macchia, quindi è
matura]. Friuli S̖ant’Àne é S̖ante S̖uśàne: une mi śvèę e chê ǎtre mi
Lombardia Orientale A S̖an Lorèns̖ la cas̖ tèǧnα l’è gròs̖ α ‘n dènt. clàme.
A San Lorenzo la castagna è (grossa) come un dente. Sant’Anna (26 luglio) e Santa Susanna: una mi sveglia e
quell’altra mi chiama. [Vedi il precedente.]
Ladinia dolomitica Da S̖aŋ Lorènz̖ àreŋ craǫt.
Di San Lorenzo si arano [seminano] crauti. 12 agosto – Sant’Ercolano vescovo di Brescia
Friuli A S̖aŋ Lurínz̖ il lat àl va cul byínz̖ ; a S̖aŋ Bartolomíǫ Lombardia Orientale A S̖ant Ercolà śbat le aŋgűrje endel lac.
il lat àl va cun Diǫ. A Sant’Ercolano sbatti le angurie nel lago (per tenerle al fresco).
A San Lorenzo il latte va [si sposta] (nei secchi) con il bicollo; a [Questo santo è il patrono della riviera gardesana.]
San Bartolomeo (24 agosto) il latte va con Dio [finisce, non ce n’è
più].
15 agosto – Assunzione di Maria Santissima al Cielo
Ladinia dolomitica Da S̖aŋ Lorènz̖ čàra ‘l altóŋ s̖ úra munt ca; da S̖aŋ Ferragosto
Bèrtol véǧnel žó par la val.
Da San Lorenzo comincia l’autunno sopra [sui] monti; da San Venezia Giulia Per S̖aŋ Lorènz̖ o là vjèŋ a tèmpo, per la Madòna là śé
Bartolomeo (24 agosto) vien giù per la valle. aŋcóra bóna, per S̖aŋ Bartolomíǫ pétitela s̖ ul da driǫ.
Per San Lorenzo (10 agosto) (la pioggia) viene a tempo, per la
Venezia Giulia Per S̖aŋ Lorènz̖ o là vjèŋ a tèmpo, per la Madòna là śé Madonna [all’Assunta] (la pioggia) è ancora buona, per San
aŋcóra bóna, per S̖aŋ Bartolomíǫ pétitela s̖ ul da driǫ. Bartolomeo (24 agosto) [se piove] prenderla nel didietro.
Per San Lorenzo (la pioggia) viene a tempo, per la Madonna
[all’Assunta] (15 agosto) (la pioggia) è ancora buona, per San Lombardia Orientale S̖e pjôf per S̖an Lurěns̖ l’ǎcya l’è amò a těmp, s̖ e là
Bartolomeo (24 agosto) [se piove] prenderla nel didietro. věn per la Madúna l’è amò búna, a S̖an Ròc là g’ǎ bèl
e s̖ petàt tròp, per S̖an Bartulumé s̖ e lavúm i pé.
Lombardia Orientale S̖e pjôf per S̖an Lurěns̖ l’ǎcya l’è amò a těmp, s̖ e là Se piove per San Lorenzo (10 agosto) l’acqua [la pioggia] è
věn per la Madúna l’è amò búna, a S̖an Ròc là g’ǎ bèl ancora a tempo; se viene per la Madonna [all’Assunta] è ancora
e s̖ petàt tròp, per S̖an Bartulumé s̖ e lavúm i pé. buona; a San Rocco (16 agosto) ha bell’e aspettato troppo; per
Se piove per San Lorenzo l’acqua [la pioggia] è ancora a tempo; San Bartolomeo (24 agosto) ci laviamo i piedi [non serve
se viene per la Madonna (all’Assunta, 15 agosto) è ancora buona; praticamente a nulla e il suo ritardo ha causato un danno
a San Rocco (16 agosto) ha bell’e aspettato troppo; per San irreparabile al raccolto].

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Lombardia Occidentale S’él pjộf ala Madǒna ‘l è α~nmò búna. Romagna Cya~nd che e’ vè e’ s̖ ól aǧló~ gyéąrdat dal vèąs̖ par e
Se piove alla Madonna [all’Assunta] è ancora buona [per la dai garavlò~.
crescita dei prodotti agricoli]. Quando viene il solleone guardati dalle vespe e dai calabroni.
[Scherzoso.]
Veneto Daƚa Madòna ƚa śé uŋcóra bòna.
Dalla Madonna (d’agosto) [dall’Assunta] (la pioggia) è ancora Lombardia Orientale El dé del’As̖ uns̖ jú àŋche i àśen í è pjő bu.
buona. Il giorno dell’Assunzione anche gli asini sono più buoni. [Di
significato non chiaro. Scherzoso e metaforico.]
Lombardia Occidentale Dǒpu el cyï~ndes d’Agúst låset mï~ŋga čapà indel
busc. Friuli Ala Madòne d’Avòs̖ t aŋgúrje e polèz̖ aròs̖ t.
Dopo il quindici di agosto non farti cogliere nel bosco [perché Alla Madonna d’agosto [alla’Assunta] anguria e pollo arrosto.
inizia la caccia].
Trentino Le vèje de Nadàl e dela Madòna de Agós̖ t deźúna aŋca
Friuli Dių nus̖ vyàrdi dal s̖ ut, ma fra li’ dôs̖ Madònis̖ pjès̖ di i aųśèį ‘ntel bós̖ c.
dut. Le vigilie di Natale e alla Madonna d’agosto [all’Assunta]
Dio ci guardi dal secco, ma [se piove] fra le due Madonne (15 digiunano anche gli uccelli nel bosco [per la devozione che si
agosto, l’Assunta e il 22 agosto, Santissima Maria Regina) peggio dovrebbe portare in queste due feste].
di tutto. [Farà gran danno.]

Friuli La plòę pe Madòne é jè byíne s̖ e no‘l tòne. 16 agosto – San Rocco di Montpellier frate
La pioggia per la Madonna (d’agosto) [l’Assunta] è buona se non
tuona. Trentino Dala Madòna ‘l èį aŋcòra bòna, da S̖an Ròc aŋcòra ‘n
pòc, da S̖an Bartolamè còreghe drè.
Lombardia Orientale L’ǎcya dòpo Feragús̖ t là rinfrěs̖ ca el cǎmp e ‘l bûs̖ c. Dalla Madonna (della Neve, 5 agosto) è ancora buona [la pioggia
L’acqua dopo ferragosto rinfresca il campo e il bosco. è ancora in tempo a salvare il raccolto agricolo], da San Rocco è
ancora poco [la pioggia non è ancora sufficiente], da San
Trentino S̖e pjòve dal’As̖ unz̖ jón, fén, ràve e formentón. Bartolomeo (24 agosto) corregli dietro [in senso ironico la
Se piove dall’Assunzione, fieno, rape e grano saraceno. pioggia è passata senza bagnare e la siccità ha facilmente
compromesso il raccolto agricolo].
Romagna Par l’Aśśans̖ jó~ e’ gra~ in garniśó~.
Per l’Assunzione il grano in granitura [mette i chicchi]. Lombardia Orientale S̖e pjôf per S̖an Lurěns̖ l’ǎcya l’è amò a těmp, s̖ e là
věn per la Madúna l’è amò búna, a S̖an Ròc là g’ǎ bèl
Romagna Tra al dó Madó~ s̖ e e’ s̖ éc ‘l avnirà, l’arvé~na dla e s̖ petàt tròp, per S̖an Bartulumé s̖ e lavúm i pé.
campà~ǧna la s̖ arà. Se piove per San Lorenzo (10 agosto) l’acqua [la pioggia] è
Se tra le due Madonne (15 agosto e 8 settembre, Natività di. Maria ancora a tempo; se viene per la Madonna (all’Assunta, 15 agosto)
Santissima) verrà del secco, sarà la rovina della campagna. è ancora buona; a San Rocco ha bell’e aspettato troppo; per San
Bartolomeo (24 agosto) ci laviamo i piedi [non serve praticamente
Romagna Int e’ s̖ ól aǧló~ s̖ ’t’à t’iŋcantaré, al févar t’ čaparé. a nulla e il suo ritardo ha causato un danno irreparabile al
Se al solleone t’incanterai, le febbri prenderai. [Discutibile.] raccolto].
Romagna S̖’t’cèąp al févar int e’ s̖ ól aǧló~ a t’dúra una s̖ taśó~. Liguria A Saŋ Luéŋsu l’ěgya àl’é aŋcúŋ a témpu, a Saŋ
Se ti prendi la febbre al solleone ti dura tutta la stagione. Ròccu àl’é stàta tròppu.
[Discutibile.]

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Proverbi sulle stagioni, sui mesi e sulle ricorrenze dei santi nel calendario Proverbi sulle stagioni, sui mesi e sulle ricorrenze dei santi nel calendario

A Saŋ Luéŋsu àl’è a témpu, a Saŋ Ròccu àl’è stěta Dio ci guardi dal secco, ma [se piove] fra le due Madonne (15
tròppu. agosto, l’Assunta e il 22 agosto, Santissima Maria Regina) peggio
A San Lorenzo (10 agosto) l’acqua [la pioggia] è ancora in tempo di tutto. [Farà gran danno.]
(a salvare il raccolto agricolo), a San Rocco ci ha messo troppo
[la siccità lo avrà facilmente compromesso]. 24 agosto – San Bartolomeo apostolo
Veneto Da S̖aŋ Ròco ƚa ghe né pòrta uŋ tòco. Ladinia dolomitica Da S̖aŋ Lorènz̖ čàra ‘l altóŋ s̖ úra munt ca; da S̖aŋ
Da San Rocco (la pioggia) ce ne porta pezzo [un po’].
Bèrtol véǧnel jó par la val.
Friuli S̖aŋ Ròc í dà la clǎf a òǧni pitòc e S̖aŋ S̖imóŋ í tòrne Da San Lorenzo (10 agosto) comincia l’autunno sopra [sui]
monti; da San Bartolomeo (24 agosto) vien giù per la valle.
al s̖ ò padróŋ.
San Rocco dà la chiave a ogni accattone [lo fa padrone] e San Venezia Giulia Per S̖aŋ Lorènz̖ o là vjèŋ a tèmpo, per la Madòna là śé
Simone (28 ottobre) gli torna [restituisce] la chiave al padrone.
aŋcóra bóna, per S̖aŋ Bartolomíǫ pétitela s̖ ul da driǫ.
Friuli A S̖aŋ Ròc le panòle pal pòc. Per San Lorenzo (10 agosto) (la pioggia) viene a tempo, per la
A San Rocco la pannocchia sull’attaccatura [sulla base del fusto]. Madonna [all’Assunta] (15 agosto) (la pioggia) è ancora buona,
per San Bartolomeo [se piove] prenderla nel didietro. [La pioggia,
Lombardia Orientale Per S̖an Ròc s̖ e mǎnǧa i ǧnòc. arrivando troppo tardi, non servirà a nulla e talvolta farà maggior
Per San Rocco si mangiano gli gnocchi [poiché in questo periodo danno per l’intensità con cui si manifesta.]
le patate sono ben mature.]
Trentino Dala Madòna ‘l èį aŋcòra bòna, da S̖an Ròc aŋcòra ‘n
Lombardia Orientale Per S̖an Ròc l’armǎndula ins̖ øl bròc. pòc, da S̖an Bartolamè còreghe drè.
Per San Rocco la mandorla sul ramo. Dalla Madonna (della Neve, 5 agosto) è ancora buona [la pioggia
è ancora in tempo a salvare il raccolto agricolo], da San Rocco
Lombardia Orientale A S̖an Ròc le cyàje lé va da tròt. (16 agosto) è ancora poco [la pioggia non è ancora sufficiente],
A San Rocco le quaglie vanno di trotto. da San Bartolomeo corregli dietro [in senso ironico la pioggia è
passata senza bagnare e la siccità ha facilmente compromesso il
Friuli Par S̖aŋ Ròc la s̖ ins̖ íla à fǎs̖ fagòt. raccolto agricolo].
Per San Rocco la rondine fa fagotto.
Lombardia Orientale S̖e pjôf per S̖an Lurěns̖ l’ǎcya l’è amò a těmp, s̖ e là
Romagna Cya nd che S̖a Ròc ‘l è arivéą i gapún t’é da féą.
~ ~
věn per la Madúna l’è amò búna, a S̖an Ròc là g’ǎ bèl
Quando San Rocco è arrivato i capponi devi fare [devi castrare i e s̖ petàt tròp, per S̖an Bartulumé s̖ e lavúm i pé.
polli] Se piove per San Lorenzo (10 agosto) l’acqua [la pioggia] è
ancora a tempo; se viene per la Madonna (all’Assunta, 15 agosto)
Trentino Fíno a S̖an Ròco él ga tèmp a trar el fjòco. è ancora buona; a San Rocco (16 agosot) ha bell’e aspettato
Fino a San Rocco ha tempo di gettare [maturare] il frumento. troppo; per San Bartolomeo ci laviamo i piedi [non serve
praticamente a nulla e il suo ritardo ha causato un danno
irreparabile al raccolto].
22 agosto – Santissima Maria Regina
Friuli A S̖aŋ Lurínz̖ il lat àl va cul byínz̖ ; a S̖aŋ Bartolomíǫ
Friuli Dių nus̖ vyàrdi dal s̖ ut, ma fra li’ dôs̖ Madònis̖ pjès̖ di
il lat àl va cun Diǫ.
dut. A San Lorenzo (10 agosto) il latte va [si sposta] (nei secchi) con il
bicollo; a San Bartolomeo il latte va con Dio [finisce, non ce n’è
più].
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San Bartolomeo, la penna l’ha davanti o di dietro. [Sta per


Veneto Da S̖aŋ Bartoƚamíǫ petàrs̖ eą sul dadríǫ. iniziare o è già iniziata la caccia.]
A San Bartolomeo [se piove] prenderla nel didietro. [La pioggia,
arrivando troppo tardi, non servirà a nulla e talvolta farà maggior Romagna Par S̖a~ Bartlàz̖ u s’bà~ǧna e’ tinàz̖ .
danno per l’intensità con cui si manifesta.] Per San Bartolomeo si bagna il tino.

Piemonte La pjőva a Saŋ Bertrumé à va biŋ a lavése i pé. Trentino Da S̖an Bartolamíą i tavàni i śgóla víą.
La pioggia a San Bartolomeo va bene [solo] a lavarsi i piedi. [È Da San Bartolomeo i tafani volano via.
quantitativamente piuttosto scarsa.]

Lombardia Occidentale L’àcya dǒpu Så~n Bartulamê l’è búna de lavà i pê. 26 agosto – Sant’Alessandro martire
L’acqua [la pioggia] di San Bartolomeo è buona per lavarsi i
piedi. [È quantitativamente piuttosto scarsa.] Lombardia Orientale S̖an Lis̖ ànder dacyaről, o che‘l pjőf o che‘l s̖ e dől.
Sant’Alessandro ‘acquarolo’, o che piove o che si duole [o che
Trentino De S̖an Bartolomíǫ la s̖ tajón là tórna indríǫ. minaccia pioggia].
A San Bartolomeo la stagione torna indietro [le giornate si
accorciano e le temperature cominciano a scendere].
29 giugno – Martirio di San Giovanni il Battista
Trentino Da S̖an Bartolamè s̖ èga o no s̖ èga al bestjàm no s̖ e
Lombardia Orientale De S̖an Ğoàn l’arís̖ ‘l è cóme ‘n raǧn.
ghe vàrda pu drè. Sant’Alessandro ‘acquarolo’, o che piove o che si duole [o che
Da San Bartolomeo sega o non sega [che si abbia o meno tagliato minaccia pioggia].
il fieno] al bestiame non gli si guarda più.

Friuli S̖e a S̖aŋ Bartolomíǫ ‘l è bòŋ timp, ‘l è bòŋ timp dúte


la vendème.
Se a San Bartolomeo c’è bel tempo, è bel tempo tutta la
vendemmia. SETTEMBRE
Friuli S̖aŋ Bartolomíų, la ciśíle é va cun Díų.
San Bartolomeo, la rondine va con Dio [se ne va, parte per Venezia Giulia S̖etèmbre fighèr. Settembre fico [ricco di fichi].
svernare].
Liguria Ṡenǒ ú ímpe u púsu, Setémbre ú ímpe i tími.
Venezia Giulia S̖aŋ Bartolomíǫ, le róndole va con Diǫ. Gennaio riempie il pozzo (di acqua), Settembre riempie i tini (di
San Bartolomeo, le rondini vanno con Dio [partono per svernare]. vino).

Venezia Giulia S̖aŋ Bartolomíǫ, čàpa la brènta e s̖ èra il calíǫ. Trentino La lúna de Marz̖ là va fin a S̖etèmbre.
San Bartolomeo, prendi la brenta e chiudi la serranda della La luna di marzo va [influenza il tempo] fino a settembre.
salina. [Detto dei salinai che finita la stagione calda tornano a
fare i contadini.] Emilia Chi dôrm ed Mǎɀ dɀóŋna iŋŋ S̖etàmmber.
Chi dorme di maggio digiuna in settembre [i lavori agricoli non
Venezia Giulia S̖aŋ Bartolomíǫ, čàpa la s̖ àpa e s̖ èra il calíǫ. vanno trascurati a maggio per non pentirsene poi a settembre
San Bartolomeo, prendi la zappa e chiudi la serranda della salina. quando si dovrà raccoglierne i frutti].
[Vedi il precedente.]
Romagna Agós̖ t e’ vò maduréą e S̖etémbar e’ vóą vindméą.
Emilia S̖aŋŋ Bartelmî, la pànna àl à dinàŋŋɀ o di drî. Agosto vuol maturare e settembre vuol vendemmiare.
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Trentino Bràghe de téla e melóni de S̖etèmbre no í è bóni.


Trentino Agós̖ t el madúra e S̖etèmbre ‘l vendèma. Piemonte Bràje ‘d tèila e mluŋ a Stèmber suŋ pi nèŋ buŋ.
Agosto matura (l’uva) e settembre (si) vendemmia. Pantaloni di tela e meloni in settembre non sono più buoni.
[Comincia ad essere un po’ fresco e i meloni sono fuori stagione.]
Liguria De Setémbre e ad Agústu béįvi ō viŋ vêǧu e làša stǎ ō
mǒstu. Friuli Cidivòc, tant il dí e tant la ǧnòt.
Venezia Giulia In S̖etèmbre e in agós̖ to bévi il viŋ vèčo e làs̖ a s̖ tar el Colchico, tanto il giorno e tanta la notte. [Quando fiorisce il
mós̖ to. colchico, o zafferano bastardo, giorno e notte sono lunghi uguali;
A settembre e ad agosto bevi il vino vecchio e lascia stare il mosto. cioè all’equinozio d’autunno il 23 settembre.]

Venezia Giulia Agós̖ to, agós̖ to, mólje mią no te conós̖ o, ma có Friuli Cyaŋ’ c’àl florîs̖ il ciśiǧnòc il dí àl è cóme la ǧnòt.
S̖etèmbre e Otóbre veǧnarà, te me conos̖ arà. Quando fiorisce il colchico, il giorno è come la notte. [Vedi il
Agosto, agosto, moglie mia non ti conosco, ma quando settembre e precedente.]
ottobre verranno, mi conoscerai.
Lombardia Orientale Pjantǎ pǎį e cavǎ pǎį, dé e nòt í è iŋgyàį.
Venezia Giulia D’agós̖ to lavóra al carèr, de S̖etèmbre al botèr. A piantare pali (delle viti) e a strappare pali, la notte e il giorno
In agosto lavora il carraio [che fa i carri per il trasporto sono lunghi uguali. [Si riferisce alle attività di infissione dei pali
dell’uva], in settembre il bottaio [che fa le botti per il vino]. di sostegno delle viti all’equinozio di primavera (21 marzo) e di
espianto degli stessi all’equinozio d’autunno (23 settembre).]
Piemonte Cyand à trúna d’ Setèmber ‘l viŋ a vèrse dal butàl.
Quando tuona a settembre il vino a dirotto [abbondantemente]
Venezia Giulia De S̖etèmbre l’úva e ‘l fígo pènde.
dalla botte. In settembre l’uva e il fico pendono.

Veneto S̖etèŋbre s̖ eteŋbríŋ, el méśe che s̖ e fa ‘l viŋ. Liguria De Setémbre sé tàǧǧa cyéllu che péŋde.
Settembre settembrino, il mese che si fa il vino. A settembre si taglia [raccoglie] quello che pende [cioè fichi e
uva].
Friuli S̖etèmbar ajarôs̖ àl mèt il viǧnàl iŋ crôs̖ .
Settembre arioso mette il vigneto in croce.
Liguria Chi vǒ vè e υríve ú vàgghe aę fíghe.
Chi vuole vedere le olive vada (alla stagione) dei fichi [cioè a
Lombardia Orientale Cyant S̖etèmber èl pasα sőt, sta sicűr che ta fét de tőt. settembre].
Quando settembre passa asciutto, stai sicuro che farai di tutto. [Si
riusciranno ad eseguire molteplici lavori agricoli.]
Liguria De Setémbre u fígu ú péŋde.
A settembre il fico pende [è maturo].
Friuli Il clip di S̖etèmbar àl môf il ǧhjàmbar.
Il tiepido di settembre muove il gambero.
Romagna In S̖etémbar i fig i cmé~z̖ a a péndar.
In settembre i fichi cominciano a pendere [sono maturi].
Friuli S̖etèmbar o c’àl pyàrte vię i pyinz̖ o c’àl s̖ èće lis̖
Venezia Giulia Có la pàna mós̖ tra el múśo la vèča ména l fúśo.
riśultívis̖ . Quando la pannocchia mostra il muso [in settembre quando
Settembre o che porta via i ponti o che secca le risorgive. spunta dall’involucro fogliare] la vecchia mena [muove] il fuso
[inizia a filare].
Friuli Bregòŋs̖ di tèle e melòŋs̖ in S̖etèmbar no s̖ óŋ pluį
bòįŋs̖ . Venezia Giulia La pjòva de S̖etèmbre per el teréŋ śé òro, per la vída
Veneto A S̖etèŋbre bràghe de téla e melóni no í śé pi bóni. veléŋ.

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Proverbi sulle stagioni, sui mesi e sulle ricorrenze dei santi nel calendario Proverbi sulle stagioni, sui mesi e sulle ricorrenze dei santi nel calendario

La pioggia di settembre per il terreno è oro, per la vite veleno.


Emilia A lóŋna s̖ etembréŋna s̖ ět lóŋŋ s̖ ’iŋchéŋna.
Venezia Giulia La pjòva s̖ etembrína per l’uą śé una rovína. Romagna Ala ló~na s̖ itimbré~na s̖ èąt ló~ a ǧli s̖ ’iŋché~na.
La pioggia settembrina per l’uva è una rovina. Trentino A lúna s̖ etembrìna s̖ ète lúne lé s̖ e iŋchína.
Romagna Cya~nd e’ cà~ta la z̖ ghéąla ‘d S̖etémbar, marcà~t no Venezia Giulia Ala lúna s̖ etembrína s̖ ète lúne ghe s̖ e iŋchína.
Alla luna (piena) settembrina sette lune s’inchinano [seguono].
tòą garnèąl d’arvéndar. [La valutazione della luna di settembre può predire le lune di altri
Quando canta la cicala a settembre, mercante non prendere grano sette mesi. In altre parole sette lune si succederanno con lo stessa
da rivendere. meteorologia. Poco obiettivo.]
Lombardia Occidentale In Seté~mber e sete~mbrï~n må~ngen pulàster å~ŋca i Friuli A lúna s̖ etembrína òǧni ǎtra s̖ ’iŋchína.
šavatï~n. A luna (piena) settembrina ogni altra s’inchina. [Vedi il
In settembre e settembrino mangiano polli anche i ciabattini. [Si precedente.]
vendevano polli a basso prezzo per abbondanza.]
Lombardia Orientale La lűnα sitimbrínα sèt lűne là ‘nduínα.
Lombardia Orientale Cyant là cànta la s̖ igàla de S̖etèmber no s̖ ta crompà Friuli La lúne s̖ etembríne s̖ jèt lúnis̖ é induvíne.
bjaą de reènder. La luna (piena) settembrina sette lune indovina. [Vedi il
Se canta la cicala a settembre non comprare grano/biada da precedente.]
vendere. [Poiché la cicala canta col caldo, quando al mercato
agricolo il prezzo del grano o della biada è più alto, se lo si Venezia Giulia La lúna de S̖etèmbre pju dele àltre s̖ plènde.
compra non si farà guadagno nel rivenderlo.] La luna (piena) di settembre più delle altre splende. [Poco
obiettivo.]
Lombardia Occidentale Cyå~nd cå~nta la šigǎla de Seté~mber no tȍ rǒba de
revé~nder. Liguria La spòṡa setembrína préstu préstu veduvína.
Quando la cicala canta in settembre non comprare roba da La sposa settembrina presto presto vedovella. [Superstizioso.]
rivendere. [Per la spigazione si potrebbe collegare al proverbio
precedente ma non è chiaro cosa s’intenda per ‘roba’.] Venezia Giulia S̖etèmbre s̖ éco e càldo, Otóbre frédo e baǧnà.
Settembre secco e caldo, ottobre freddo e bagnato.
Trentino L’àrja s̖ etembrìna là s̖ e fa fres̖ colína.
L’aria settembrina si fa frescolina. Lombardia Occidentale Seté~mber e Utûber mês che sé pertêga i rûgur.
Settembre e ottobre sono mesi in cui si abbacchiano i roveri [si
Trentino La bàmpa de S̖etèmbre là től el dur e àŋca ‘l tènder. raccolgono le ghiande facendole cadere con una pertica].
La gran fiammata [siccità] di settembre prende il duro e anche il
tenero [rovina tutto]. Romagna S̖etèmbar e Utóbar cun dal běl ǧurnèądi, té~p ad fèą
s̖ campaǧnèądi.
Trentino El méś de S̖etèmbre le z̖ éśe lé s̖ e fa s̖ pès̖ e. Settembre e ottobre con delle belle giornate, tempo per fare
Nel mese di settembre le siepi si fanno folte. scampagnate.
Lombardia Orientale S̖etèmber, cúla pjómp. Piemonte Cyand tànte stèįle à cúru ’n Setèmber, i butàį à suŋ cit
Settembre, cola piombo. [Ci sono ancora giornate caldissime.] a Nuvèmber.
Quando tante stelle corrono [cadono] a settembre, (tante) botti
Lombardia Occidentale In Seté~mber nòt e dí sotsûra ín lí.
sono piccole a novembre.
In settembre notte e giorno sottosopra [più o meno] sono lì. [La
durata di entrambi è simile.] Ladinia dolomitica S̖etëmber é ‘l Ma dadaltóŋ.
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Proverbi sulle stagioni, sui mesi e sulle ricorrenze dei santi nel calendario Proverbi sulle stagioni, sui mesi e sulle ricorrenze dei santi nel calendario

Settembre è il maggio dell’autunno. Alla Madonna di settembre gli alberi [i castagni] devono pendere.
[I rami devono pendere poiché già carichi di ricci.].

1 settembre – Sant’Egidio frate


9 settembre – San Pietro Claver gesuita
Friuli S̖ant Egídi nus̖ dirà che S̖etèmbar àl faśarà.
Sant’Egidio ci dirà che settembre farà. Romagna Par S̖a~ Pir i fic i~t e panír.
Per San Pietro i fichi nel paniere.
Friuli S̖ant Egídi ti dirà cé colôr che il mês̖ àl varà.
Sant’Egidio ti dirà che colore il mese (di settembre) avrà.
9 settembre – Santi Gorgonio e Doroteo martiri
7 settembre - San Chiaffredo martire Lombardia Orientale Cyant àl pjőf ol dé de S̖an Gorgóǧn àl pjőf tőt øtőrno.
Quando piove il giorno di San Gorgonio piove tutto autunno.
Piemonte A Saŋ Bastjàŋ à pàgu le spíę ‘n maŋ, a Saŋ Čafré à į
pàgu pər daré. Friuli S̖e àl plûf il dí di S̖aŋ Gorgóŋ la vendème é va in
A San Sebastiano (20 gennaio) pago le spie sulla mano, a San malóŋ.
Chiaffredo li pago nel didietro [a calci]. Se piove il giorno di San Gorgonio la vendemmia va malissimo.

Friuli S̖e‘l è bòŋ timp il dí di S̖aŋ Gorgóŋ la vendème é va


8 settembre – Natività di Maria Santissima benóŋ.
Se c’è bel tempo il giorno di San Gorgonio la vendemmia va
Trentino Dala Madòna lé vén, dala Madòna lé van. benissimo.
Dalla Madonna [all’Annunciazione] (25 marzo) (le rondini)
vengono [tornano], dalla Madonna [alla Natività di Maria Friuli S̖e‘l è bòŋ timp il dí di S̖aŋ Gorgóŋ s̖ jèt bòŋ timps̖ e un
Santissima] vanno [partono].
bontimpóŋ.
Lombardia Orientale Cyǎnt nas̖ Maríą le rundǎne í è ‘ndàte vią. Se c’è bel tempo il giorno di San Gorgonio sette buon tempi e un
Quando nasce Maria le rondini sono andate via. buontempone.

Romagna Tra al dó Madó~ s̖ e e’ s̖ éc ‘l avnirà, l’arvé~na dla Ladinia dolomitica S̖e‘l pjéf el dí de S̖èŋ Gorgòŋ, él pjéf s̖ èt bréntes̖ e uŋ
campà~ǧna la s̖ arà. brentóŋ.
Se tra le due Madonne (15 agosto, Assunzione di Maria Se piove il giorno di San Gorgonio, piove sette tinozze e un
Santissima, e 8 settembre) verrà del secco, sarà la rovina della tinozzone.
campagna.
Trentino S̖e‘l pjòve da S̖an Gorgòǧn en vén ‘na brènta e ‘n
Romagna La Madó na ‘d S̖etémbar cya nd c’l è arivé, i canavún
~ ~ brentanón.
t’é da tajéąl. Se piove da San Gorgonio viene una brenta e un brentanone [in
La Madonna di settembre quando è arrivata, i gambi (da seme abbondanza].
della canapa) devi tagliare.
12 settembre – Santissimo Nome di Maria
Friuli Par S̖ànta Maríą ‘l uśeladôr al’utíą.
Per Santa Maria l’uccellatore all’uccellanda. Friuli Par S̖ànta Maríą ‘l uśeladôr al’utíą.
Per Santa Maria l’uccellatore all’uccellanda.
Lombardia Orientale Delα Madónα de S̖etèmber i èrbor í g’à da pénder.
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Venezia Giulia S̖e pjòvi el źórno de S̖ànta Cróśe no gavémo le nóśe.


14 settembre – Esaltazione della Santa Croce Se piove il giorno di Santa Croce non abbiamo le noci.
Friuli A S̖ànte Crôs̖ paŋ e còculis̖ . Venezia Giulia S̖ànta Cróśe śbúśa le nóśe.
Trentino Da S̖ànta Crós̖ pan e nós̖ . (Se piove il giorno di) Santa Croce (si) bucano le noci.
Piemonte Per Sànta Cruṡ paŋ e nuṡ.
A/per Santa Croce pane e noci.
16 settembre – Santa Eufemia di Calcedonia martire
Piemonte A Sànta Cruṡ supàta le nuṡ.
A Santa Croce scuoti (e raccogli) le noci.
Venezia Giulia Per S̖ant’Ufímja s̖ cumènsja li vandíme.
Per Santa Eufemia cominciano le vendemmie.
Trentino Da S̖ànta Crós̖ s̖ e bàte le nós̖ .
A Santa Croce si battono le noci [perché sono mature]. 21 settembre – San Matteo apostolo
Lombardia Orientale S̖e‘l pjőf de S̖ànta Crus̖ per cyarànta dé ‘l è pjøús̖ . Lombardia Orientale A S̖an Maté la rét en pé.
Se piove per Santa Croce per quaranta giorni è piovoso. A San Matteo la rete in piedi. [È il momento di preparare il
roccolo per la caccia degli uccelli.]
Lombardia Orientale S̖e‘l pjőf de S̖ànta Crus, màrs̖ a la cas̖ tèǧna e bőga la
nus̖ . Liguria A San Matě caččatúre sàlta in pjě.
Se piove di Santa Croce, marcia la castagna e vuota la noce. Emilia Par S̖aŋŋ Matî l’uśladòųr s̖ ělta in pî.
[Questo giorno è indicatore: se pioverà, preannuncerà un intero
mese piovoso che non gioverà a questi prodotti.]
Friuli A S̖aŋ Matíę ‘l ośeladôr àl s̖ àlte in pię.
A San Matteo il cacciatore o l’uccellatore salta in piedi. [Inizia la
Romagna S̖e e’ dè ‘d S̖à ta Cróś e’ pjuvarà al cócal búśi àl
~ stagione della caccia con le reti.]
dvintarà. Veneto Da S̖aŋ Matíǫ òǧni frúto śé coŋpíǫ.
Se il giorno di Santa Croce pioverà le noci diventeranno buche. Da San Matteo ogni frutto è compiuto [maturo].
Romagna S̖e e’ pjóąv e’ dè ‘d S̖à~ta Cróś e’ va a falí al nóś. Emilia P’r S̖an Maté l’cas̖ tàǧn s̖ útu ai pé.
Se piove il giorno di Santa Croce vanno a fallire tutte le noci. A San Matteo le castagne sotto ai piedi.
Veneto S̖e pjòve el dí deą Cróśe, e nóśe va túte śbúśe. Lombardia Orientale Fína S̖an Maté l’èrba là deènta fé.
Se piove il giorno della Croce, le noci vanno [resteranno] tutte Fino a San Matteo l’erba diventa fieno.
bucate [vuote].
Lombardia Orientale Per S̖an Maté l’ǎcya fína aį pé.
Trentino S̖e pjòve de S̖ànta Cróśe vén śbúśe le nóśe. Per San Matteo l’acqua [la pioggia] fino ai piedi.
Se piove di Santa Croce vengono [crescono] buche [vuote] le noci.
Piemonte Se Matè à pjúra ‘ŋvèce d’ ríje al pòst del viŋ à farà
Trentino S̖e‘l tóna ‘l dí de S̖ànta Crós̖ no vén né nośèle né nós̖ .
Se tuona il giorno di Santa Croce non vengono [maturano] ne
l’aṡíl.
nocciole e ne noci. Se San Matteo piange invece di ridere al posto del vino ci sarà
l’aceto.
Lombardia Occidentale L’àcya de Så~nta Crûs là ṡlé~ns̖ a tűč i nûs.
Lombardia Occidentale Cumí~nča a fà brűt té~mp a Så~n Matê e gh’è ‘l fič de
L’acqua [la pioggia] di Santa Croce annacqua tutte le noci.
pagà per Så~n Michê.

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Comincia a fare brutto tempo a San Matteo e c’è l’affitto da


pagare per San Michele (Arcangelo, 29 settembre). Friuli Cyaŋ’ c’àl florîs̖ il ciśiǧnòc il dí àl è cóme la ǧnòt.
Quando fiorisce il colchico, il giorno è come la notte. [Vedi il
Lombardia Occidentale Dǒpu el dí de Så~n Matê pòc bèį dí te vedarê. precedente.]
Dopo il giorno di San Matteo pochi bei giorni vedrai.
Lombardia Orientale Pjantǎ pǎį e cavǎ pǎį, dé e nòt í è iŋgyàį.
Friuli A S̖aŋ Matíų un bjèl s̖ erèŋ àl čàpa la s̖ jaràda A piantare pali (delle viti) e a strappare pali, la notte e il giorno
adimplèŋ. sono lunghi uguali. [Si riferisce alle attività di infissione dei pali
A San Matteo un bel sereno prende l’autunno in pieno. di sostegno delle viti all’equinozio di primavera (21 marzo) e di
espianto degli stessi all’equinozio d’autunno.]
Trentino Da S̖an Matè tó la źèrla s̖ e te vóį binàr gran e no èrba.
A San Matteo prendi la gerla se vuoi raccogliere grano e non
erba.
24 settembre – Martirio di San Giovanni Battista
(in passato, perché ora è fissato al 29 agosto)
Venezia Giulia Per S̖aŋ Matíǫ pjànta le capuz̖ íne e no pens̖ àrghe driǫ.
Per San Matteo pianta le verze e non pensarci dietro [non averne Lombardia Orientale Per el dé de S̖an Ǧuàn càta le nûs̖ che lé fa mîą de
pensiero]. iŋgàn.
Per il giorno di San Giovanni (Battista) raccogli le noci che non
Venezia Giulia Per S̖aŋ Matíǫ le nóśe s̖ e córi driǫ. fanno da inganno [che non sono bacate].
Per San Matteo le noci si corrono dietro [maturano e cadono una
dopo l’altra]. Lombardia Orientale Cul nuśîn de S̖an Ǧuàn te s̖ cǎmpet cěnt an.
Con il nocino di San Giovanni (Battista) campi cent’anni. [Nocino
Venezia Giulia S̖aŋ Matíǫ chi búta in tèra s̖ péra in Diǫ. fatto con le noci raccolte in tale data. Detto benaugurante Detto
San Matteo, chi butta in terra spera in Dio [per la semina di benaugurante e scherzoso. Vedi il precedente.]
frumento e orzo].

Lombardia Orientale Per S̖an Maté la ǧurnǎda là dà indré. 26 settembre – Santi Cosima e Damiano martiri
Per San Matteo la giornata va indietro [cominciano ad
accorciarsi sensibilmente le giornate]. Liguria A i Sàŋti e fíghe í suŋ di fàŋti, a Saŋ Michê í suŋ du
pasegê.
Ladinia dolomitica S̖aŋ Mattî valivëja la nèt e ‘l dí. Ai Santi [Cosma e Damiano] i fichi sono dei fanciulli, a San
San Matteo uguaglia la notte e il giorno [poiché si è praticamente Michele (Arcangelo, 29 settembre) sono dei passanti.
giunti all’equinozio di autunno].
Liguria Aį Sàŋti vêgi nō sé gh’é asénde čű candéja.
Trentino Da S̖an Matjòt ‘l è lóŋg al dí cúmi la nòt. Ai Santi vecchi [Cosma e Damiano] non si accende più (alcuna)
Da San Matteo il giorno è lungo come la notte. [Vedi il candela.
precedente.]
Liguria Aį Sàŋti un pê iŋ tu cű a tűti i ōžellàŋti.
Ai Santi [Cosma e Damiano] un piede nel culo a tutti gli uccellanti
23 settembre – Equinozio d’autunno [ai cacciatori poiché inizia la caccia].
Friuli Cidivòc, tant il dí e tant la ǧnòt.
Colchico, tanto il giorno e tanta la notte. [Quando fiorisce il 29 settembre – Santi Michele, Gabriele
colchico, o zafferano bastardo, giorno e notte sono lunghi uguali; e Raffaele arcangeli
cioè all’equinozio d’autunno.]
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Trentino S̖an Źoàn ‘l è un galantòm, S̖an Michél ‘l è un gran


bricón. Liguria A Saŋ Michê, tra e castàǧne peų seŋtê.
San Giovanni (24 giugno) è un galantuomo [porta prodotto A San Michele, tra castagne per il sentiero.
agricolo], San Michele è un gran briccone [ci sono gli affitti da
pagare].
Liguria A Saŋ Michê trě castàǧne pe sentê.
A San Michele tre castagne per sentiero.
Lombardia Occidentale Cumí~nča a fà brűt té~mp a Så~n Matê e gh’è ‘l fič de
Liguria A Saŋ Michê i cǒdu sé ne va iŋ sê.
pagà per Så~n Michê. A San Michele il caldo se ne va in cielo [se ne va].
Comincia a fare brutto tempo a San Matteo (21 settembre) e c’è
l’affitto da pagare per San Michele. Lombardia Occidentale A Så~n Michêl el cålt él mú~nta in cêl.
A San Michele il caldo monta in cielo.
Liguria A i Sàŋti e fíghe í suŋ di fàŋti, a Saŋ Michê í suŋ du
pasegê. Friuli A S̖aŋ Michêl il maraŋgóŋ àl impíę il pavêr.
Ai Santi [Cosma e Damiano, 26 settembre] i fichi sono dei A San Michele il falegname accende il lucignolo. [Le ore di luce si
fanciulli, a San Michele sono dei passanti. sono oramai ridotte parecchio e la sera scende presto.]
Trentino S̖e S̖an Michél él s̖ e bàǧna le àle, àcya fin a Natàle. Friuli A S̖aŋ Michêl la mònt cènce vêl.
Se San Michele si bagna le ali, acqua [pioggia] fino a Natale. A San Michele il monte senza velo [nubi].

Piemonte Cyand it vëde le rundúŋe a Saŋ Michél, l’iŋvèrn à véŋ Friuli S̖aŋ Michêl la ćas̖ tíne tal fos̖ êl.
nèŋ fína dòp Natàl. San Michele la castagna nel fosso.
Quando vedi le rondini a San Michele, l’inverno non viene fino a
dopo Natale. Friuli Vòt dîs̖ devànt S̖aŋ Michêl e vòt dîs̖ dòpo àl è un bòŋ
s̖ amenǎ.
Lombardia Orientale Per S̖an Michêl la rundǎna là va in cêl. Otto giorni davanti [prima di] San Michele e otto giorni dopo è un
Per San Michele la rondine va in cielo. [Inizia lo svernamento buon seminare.
delle rondini.]
Emilia S̖’àl pjôv par S̖aŋŋ Michêl, aŋŋc ‘l iŋvêreŋ al s̖ ra uŋŋ
Piemonte A Saŋ Miché tűti i pra à suŋ d’i vaché. mêl.
A San Michele tutti i prati sono dei vaccari. Se piove per San Michele anche l’inverno sarà un miele [sarà
mite].
Piemonte Le vàche, Saŋ Bernardíŋ à į píja e San Michél à į
rènd. Venezia Giulia S̖aŋ Micèl, le brènte sul aśinèl.
Le vacche, San Bernardino (20 maggio) le prende e San Michele le San Michele, le brente sull’asinello. [Le vendemmie sono in pieno
rende [le restituisce]. svolgimento.]
Liguria Čυvűsi a Saŋ Michê, se nu véǧnaŋ avàŋti véǧnaŋ Venezia Giulia S̖aŋ Micèl pòrta la merènda in cèl e ‘l lúme in tèra per
iŋderrê. lavoràr la s̖ èra.
Piovaschi a San Michele, se non vengono avanti [prima] vengono San Michele porta la merenda in cielo e il lume in terra per
indietro [dopo]. lavorare la sera. [Si sospende la merenda per chi lavora nei
campi, e che è d’uso durante le belle stagioni, e si accendono le
Liguria A Saŋ Michê e ōžellêę suŋ iŋ pê. lampade per poter continuare a lavorare di sera poiché le
A San Michele le uccelliere [i capanni dei cacciatori] sono giornate si sono accorciate.]
montate [si caccia].
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Proverbi sulle stagioni, sui mesi e sulle ricorrenze dei santi nel calendario Proverbi sulle stagioni, sui mesi e sulle ricorrenze dei santi nel calendario

Venezia Giulia Da S̖aŋ Micèl la merènda va in z̖ jèl; e alúra bacalà Venezia Giulia Da S̖aŋ Micèl pulènta e čúche, de Carlevà laśàǧne
núvo, pulènta núva e vèįŋ núvo. s̖ púrche.
Da San Michele la merenda in cielo; e allora baccalà nuovo, Da San Michele polenta e lumache, da Carnevale lasagne sporche
polenta nuova e vino nuovo. [Si sospende la merenda per chi [cucinate con i sanguinacci]
lavora nei campi e che è d’uso durante le belle stagioni si rinnova
il prodotto agricolo sulla tavola.] Venezia Giulia Chi no àra i càmpi de Novèmbre s̖ e pentirà in Lújo e
S̖etèmbre.
Venezia Giulia El źórno de S̖aŋ Micèl ghe pòrta el lúme s̖ ul candeljèr. Chi non ara i campi di novembre si pentirà in luglio e settembre.
Il giorno di San Michele porta il lume (delle candele) sul
candeliere. [Vedi il precedente.]

Lombardia Orientale S̖an Michêl èl pǒrta el candilêr.


San Michele porta il candeliere. [Oramai la sera scende presto in
casa. Vedi il precedente.] OTTOBRE
Liguria A Saŋ Michê a merénda à va in sê.
Lombardia Orientale S̖an Michél àl pórta la marènda in cél. Venezia Giulia Otóbre de mós̖ to. Ottobre (ricco) di mosto.
Emilia S̖aŋŋ Michêl pôrta la mrànnda in ȿîl. Ladinia dolomitica Otóber calt, Forà frëįt. Ottobre caldo, febbraio freddo.
Trentino Da S̖an Michél le marènde lé va ‘n zjél.
San Michele porta la merenda in cielo. [Si sospende la merenda Venezia Giulia Con dódez̖ e źórni bèį Otóbre e Màrz̖ o í śé fradèį.
per chi lavora nei campi e che è d’uso durante le belle stagioni.] Con dodici giorni belli ottobre e marzo sono fratelli.

Romagna Par S̖a~ Michíl tót al brénd à’ va in z̖ il e al prém dè ad Venezia Giulia Otóbre e Màrz̖ o, per matíǫ, í s̖ e s̖ omèja cóme pàre e
Maź tót al brénd àl vè~n a braz̖ . fiǫ.
San Michele tutte le merende vanno in cielo [sono sospese] e al Ottobre e marzo, per mattezzo, si assomigliano come padre e
primo di maggio tutte le merende vengono al braccio [ritornano figlio.
per l’inizio della nuova stagione agricola].
Lombardia Occidentale Seté~mber e Utûber mês che sé pertêga i rûgur.
Romagna Cya~nd che S̖a~ Michíl ‘l è arivéą, la lóma t’é da Settembre e ottobre sono mesi in cui si abbacchiano [si
impiéą. raccolgono le ghiande facendole cadere con una pertica] i roveri.
Quando San Michele è arrivato, la lucerna devi (cominciare) ad
accendere. [Le giornate sono già piuttosto corte e l’oscurità arriva Lombardia Orientale S̖ant Imére ‘l è ‘l patrú dale ‘ns̖ ulnére.
presto.] Sant’Imerio (vedi 17 giugno) è il patrono delle seminagioni [a
giugno per il granoturco e gli ortaggi, ad ottobre del frumento].
Romagna E’ dè ‘d S̖a~ Michíl s̖ ’l è bó~ té~p, i purét í s̖ tarà
aligramé~t. Romagna S̖etèmbar e Utóbar cun dal běl ǧurnèądi, té~p ad fèą
Il giorno di San Michele se è buon tempo i poveretti staranno s̖ campaǧnèądi.
allegramente. Settembre e ottobre con delle belle giornate, tempo per fare
scampagnate.
Romagna S̖a~t Michíl, cya~nd ‘l è arivéą int ‘l invéran t’a t’si
caz̖ z̖ éą. Venezia Giulia Agós̖ to, agós̖ to, mólje mią no te conós̖ o, ma có
San Michele, quando è arrivato nell’inverno ti sei cacciato. S̖etèmbre e Otóbre veǧnarà, te me conos̖ arà.

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Agosto, agosto, moglie mia non ti conosco, ma quando settembre e Friuli S̖e àl tòne e àl làmpe in Otúbar ‘l invjǎr àl s̖ arà
ottobre verranno, mi conoscerai. capričôs̖ .
Se tuona e lampeggia in ottobre l’nverno sarà capriccioso.
Venezia Giulia S̖etèmbre s̖ éco e càldo, Otóbre frédo e baǧnà.
Settembre secco e caldo, ottobre freddo e bagnato.
1 ottobre – Santa Teresa del Bambin Gesù
Occitania piemontese Octòbre dṡalà, tsnenéje trapasà.
Ottobre gelato, (ogni) bruco trapassato [ammazzato]. Trentino Da S̖ànta Teréśa prepàra la téźa.
Friuli Per S̖ànte Terèśe prepàre la tèśe.
Lombardia Occidentale El sû de Utûber ala matîna él regôį i bachít e dǒpu
Per Santa Teresa prepara il fienile.
meśdí je brụ̂ṡa.
Il sole di ottobre alla mattina raccoglie gli sterpi e dopo
mezzogiorno li brucia. 4 ottobre – San Francesco d’Assisi frate
Trentino De Otóbre le mós̖ che no le mòrde pu. Lombardia Orientale A S̖an Frans̖ ès̖ c sómnα el formènt s̖ e ta vő’t troàs̖
In ottobre le mosche non mordono più. contènt.
A San Francesco semina il frumento se vuoi trovarti contento.
Trentino De Otóbre la víǧna là s̖ e s̖ pòja e i àlberi í pèrde la fòja.
In ottobre la vigna si spoglia e gli alberi perdono la foglia. Romagna Cya~nd che e’ dè ‘d S̖a~ Franz̖ ésc bèąl ‘l è, e’ cuntadé~
u s̖ ’à da aligréą.
Piemonte Nèbja d’Utúber e pjőva d’ Nuèmber, tànti biŋ dal cjél Quando che il giorno di San Francesco bello è, il contadino ha di
à fa disènde. che rallegrarsi [perché potrà cominciare le semine].
Nebbia d’ottobre e pioggia di novembre, tanti beni dal cielo fa
discendere. Romagna Par S̖a~ Franz̖ ésc la nèąs̖ pula int e’ z̖ ést.
Per San Francesco la nespola nel cesto.
Venezia Giulia Otóbre, viŋ e cantína, de s̖ éra a matína.
Ottobre, vino e cantina, di sera a mattina. Venezia Giulia S̖aŋ Francés̖ co, túto cyél che s̖ e tròva s̖ e méti in cés̖ to.
San Francesco, tutto quello che si trova si mette nel cesto.
Friuli In Otúbar te cantíne de s̖ ère fiŋ aę matíne.
In ottobre nella cantina dalla sera alla mattina. Venezia Giulia S̖aŋ Francés̖ co, l’olíva ga ‘l òjo drènto.
San Francesco, l’oliva ha l’olio dentro [è matura e pronta per
Friuli S̖úbit in Utúbar s̖ i čhjàpe il lujǎr. andare al frantoio].
Subito in ottobre si prende il lucherino.
Lombardia Orientale Per S̖an Francěs̖ c gh’è bèl e frěs̖ c.
Friuli Ó s̖ óį Otúbar s̖ trac, ó čhjàpi il ljèvri e il corvàt. Per San Francesco c’è bell’e fresco.
Sono ottobre stanco, prendo la lepre e il corvo.

Friuli Utúbar buras̖ čhjôs̖ , invjěr es̖ trôs̖ . 6 ottobre – San Bruno abate di Grenoble
Ottobre burrascoso, inverno estroso.
Lombardia Orientale A S̖an Bru durč a muntú.
Friuli S̖e i corvàs̖ à vèǧniŋ ju adòra, àl vèŋ frêt unavòra. A San Bruno tordi a montoni [in gran quantità].
Se i corvi vengono giù presto, viene il freddo in abbondanza.

Friuli Utúbar bjèl, invjěr brut. Ottobre bello, inverno brutto. 7 ottobre – Santa Giustina martire
Maria Santissima Regina del Rosario
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Se fa bello [bel tempo] il giorno di San Gallo, fa bello [bel tempo]


Veneto Da S̖àŋta Ǧus̖ tína la uą corbinèla devéŋta marśemína. fino a Natale.
Da Santa Giustina l’uva corbinella diventa marzemina.
[Raggiunge la massima maturazione.] Lombardia Orientale S̖e‘l fa bèl a S̖an Gal, èl dűrα finα a Nedàl.
Se fa bello [bel tempo] a San Gallo, dura fino a Natale.
Veneto S̖àŋta Ǧus̖ tína túte e fès̖ te là s̖ e s̖ tras̖ ína.
Santa Giustina tutte le feste si trascina (via con sé) [perché si Lombardia Orientale S̖e pjôf per S̖an Gal, pjôf fína a Nadǎl.
concludono le sagre paesane]. Trentino S̖e pjòve da S̖an Gal, el pjòve fin a Nadàl.
Se piove a San Gallo, piove fino a Natale.
Trentino El dí del Rośàri túti i s̖ colàri í pàra vią i paracàri.
Il giorno del Rosario tutti gli scolari mandano via i paracarri. [Di Emilia S̖’l’é båŋŋ al dé ‘d S̖aŋŋ Gǎl, as̖ s̖ àmma aŋŋc iŋtla vǎl.
significato non chiaro.] Se è buono il giorno di San Gallo, si semina anche in valle.
Lombardia Orientale A S̖àntα Ǧus̖ tínα i durč in cυśínα. Romagna Par S̖a~ Gal chi c’s̖ émna un cyéąrt u n’arcóį un car.
A Santa Giustina i tordi in cucina. Per San Gallo chi semina un quarto ne raccoglie un carro [è il
momento migliore per i prodotti agricoli della stagione].
12 ottobre – San Serafino di Montegranaro frate Trentino Da S̖an Gal àra al mónt e s̖ oména ‘n val.
Da San Gallo ara al monte e semina in valle.
Friuli Aį dódis̖ àl è S̖aŋ Serafíŋ: ćas̖ tínis̖ e un bocàl di viŋ.
Ai dodici è San Serafino: castagne e un boccale di vino.
18 ottobre – San Luca evangelista
15 ottobre – Santa Teresa d’Avila monaca Lombardia Orientale De S̖an Lőca ol formét inda s̖ őca.
A San Luca il frumento nella zucca. [Dopo San Luca si termina la
Lombardia Orientale A S̖àntα Tiriśínα s̖ é impís̖ α la candilínα. semina del frumento per cominciare quella delle zucche.]
A Santa Teresina si accende la candelina. [Le giornate si sono
ormai accorciate molto.] Trentino Da S̖an Lúca la ràva à fat la z̖ úca, fàta o da far la
Lombardia Occidentale A Så nta Terêṡa lǒder ala distêṡa.
~ ràva biśòǧn cavàr.
A Santa Teresa allodole a distesa [in quantità abbondanti]. Da San Luca la rapa ha fatto la zucca, fatta o da fare la rapa
bisogna cavare. [Dopo San Luca le rape devono lasciare il posto
Lombardia Occidentale A Så~nta Terêṡa sé sumèna ala distêṡa. alla semina delle zucche.
A Santa Teresa si semina a distesa [in quantità abbondanti].
Venezia Giulia S̖aŋ Lóųca, làmpo e tòŋ in s̖ óųca.
San Luca, lampo e tuono in zucca. [Le pioggie autunnali
16 ottobre – San Gallo di Bangor abate stimolano la maturazione delle zucche.]

Lombardia Occidentale A Så~n Gal sé suměna al pjå~n e a val. Friuli A S̖aŋ Lúca s̖ i bêf il viŋ tala la s̖ úča.
A San Gallo si semina al piano e a valle. A San Luca si beve il vino nella zucca. [Dopo San Luca si termina
la semina del frumento per cominciare quella delle zucche.]
Romagna S̖e s̖ ta bó~ e’ dè ‘d S̖a~ Gal u s̖ ’s̖ ómna néca la val.
Se fa buono [bello] il giorno di San Gallo si seminano anche le Lombardia Occidentale O baǧnḁ̌ o sűt a Så~n Lụ̂ca sumé~nen tűt.
valli. O bagnato o asciutto a San Luca seminano tutti.

Lombardia Occidentale Se fa bèl el dí de Så~n Gal, él fa bèl fin a Natḁ̌l. Piemonte A Saŋ Lűc ‘n buŋ buè ‘l à semnà tűt.
201 202
Proverbi sulle stagioni, sui mesi e sulle ricorrenze dei santi nel calendario Proverbi sulle stagioni, sui mesi e sulle ricorrenze dei santi nel calendario

A San Luca un buon bifolco ha seminato tutto. A San Crispino tutti lo sanno che le mosche vanno via [partono].
[In realtà entrano in letargo.]
Piemonte A Saŋ Lűca o mòl o sűt, sëmna per avèį buŋ frűt.
A San Luca o molle o asciutto, semina per avere un buon frutto.
28 ottobre – Santi Simone e Giuda apostoli
Emilia Par S̖aŋŋ Lócca as̖ s̖ àmma tótt, o móį o s̖ ótt.
Per San Luca, si semina tutto, o umido o asciutto. Friuli S̖aŋ Ròc į da la clǎf a òǧni pitòc e S̖aŋ S̖imóŋ į tòrne
al paróŋ.
Lombardia Orientale Chi che‘l s̖ ómnȧ miα a S̖an Lőcα, delα ràbjα èl s̖ a San Rocco (16 agosto) dà la chiave a ogni accattone [lo fa
s̖ pelőcα. padrone] e San Simone gli torna [restituisce] la chiave al
Chi non semina (il frumento) per San Luca, dalla rabbia si strappa padrone.
i capelli. [Commetterebbe un imperdonabile errore.]
Friuli A S̖aŋ S̖imóŋ s̖ i ǧhjàve il rǎf e il raviz̖ óŋ.
Emilia Par S̖aŋŋ Lócca chi n’à s̖ ummnè s̖ e s̖ plócca. A San Simone si raccoglie la rapa e il ravizzone.
Trentino Da S̖an Lúca chi no à s̖ omenà s̖ pelúca.
Per San Luca chi non ha seminato si strappa i capelli dalla
Friuli A S̖aŋ S̖imóŋ s̖ i tíre s̖ u la čhjàlce e il s̖ cufóŋ.
rabbia. [Commetterebbe un imperdonabile errore.] A San Simone si tira su la calza e la cuffia.

Friuli S̖ut o baǧnǎt, per S̖aŋ Lúche c’àl s̖ èį s̖ emenǎt. Friuli A S̖aŋ S̖imóŋ la òdule tés̖ rês̖ a tombolóŋ.
Asciutto o bagnato per San Luca che sia seminato [il frumento]. A San Simone l’allodola nelle reti a precipizio.

Romagna Par Lóca la balúśa in bóca. Lombardia Occidentale El dí de Så~n Simú~n, lǒder a mu~ntú~n.
Per San Luca la castagna lessa in bocca. Il giorno di San Simone, allodole a montoni [abbondanti].

Friuli S̖aŋ Lúche àl pyàrte vię la mirindúte. Lombardia Orientale Per S̖an S̖imǒn lǒduli a balǒn.
San Luca porta via la merendina. [Si sospende la merenda per chi Per San Simone allodole a palloni [in gran quantità].
lavora nei campi e che è d’uso durante le belle stagioni.]
Lombardia Occidentale A Så~n Simú~n sé strépa la rǎva e ‘l ravú~n.
Ladinia dolomitica Da S̖an Lúcα s̖ e pelúcα. A San Simone si strappa la rapa e il “ravone” [nel senso che si fa
Da San Luca si bruca [si raccolgono le rape]. gran raccolto].

Venezia Giulia S̖aŋ Lóųca, li nís̖ pule s̖ e manǧyóca. Lombardia Orientale Per S̖an S̖imú e Ǧűdα s̖ trèpα la raα che l’è bunα.
San Luca, le nespole si mangiucchiano. Per San Simone e Giuda strappa la rapa che è buona.

Venezia Giulia S̖e la pjòva noŋ vjéŋ avànti S̖aŋ Lúca, ‘l òjo trabúca. Lombardia Orientale De S̖an S̖imú e Ǧűda la raą l’è marűda, marűda o de
Se la pioggia non viene prima di San Luca l’olio trabocca. marυdà la raą l’è de s̖ trepà.
A San Simone e Giuda la rapa è matura, matura o da maturare la
rapa è da strappare.
25 ottobre – Santi Crispino e Crispiniano martiri
Trentino Da S̖an S̖imón le ràve a cantón.
Liguria A Saŋ Crispíŋ a rě e a šàbega in maṡaṡíŋ. Da San Simone le rape le rape a ‘cantoni’ [in gran quantità].
A San Crispino la rete e la sciabica [rete da pesca] in magazzino.
Piemonte A Saŋ Simúŋ la ventajíŋa ‘nt ‘l cantúŋ.
Lombardia Orientale A S̖an Cris̖ pí tőč í là s̖ à che le mós̖ che lé va vja. A San Simone il ventaglio (si mette) in un angolo. [lo si mette via
perché la stagione estiva è definitivamente terminata].
203 204
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Veneto S̖àŋta Bàrbara e S̖aŋ S̖imóŋ liberème da s̖ tó tóŋ! Da


Romagna Par S̖a~ S̖imó~ e’ vintàį u s̖ ’arpón~. s̖ tó tóŋ, da s̖ ta s̖ aéta, S̖àŋta Bàrbara benedéta.
Per San Simone il ventaglio si ripone. [Termina definitivamente la Santa Barbara (4 dicembre) e San Simone liberatemi da questo
stagione calda.] tuono [i temporali]! Da questo tuono e da questa saetta, Santa
Barbara benedetta. [Detto di scongiuro e scaramantico.]
Emilia Al dé ‘d S̖aŋŋ S̖imåŋŋ chěva i bû d’iŋtal timåŋŋ e métt
la vàŋŋga iŋtal bas̖ tåŋŋ. Emilia S̖ànnta Běrbæra e S̖aŋŋ S̖imåŋŋ liberěs̖ dal s̖ ajàtt e
Il giorno di San Simone togli i buoi dal timone (dell’aratro) e metti dal tråŋŋ.
la vanga nel bastone [perché comincia il lavoro manuale]. Santa Barbara (4 dicembre) e San Simone liberateci dalla saetta e
dal tuono. [Detto di scongiuro e scaramantico.]
Romagna Par S̖a S̖imò atàca i bu a e’ tmò .
~ ~ ~

Per San Simone attacca i buoi al timone (dell’aratro). Friuli S̖ànte Bàrbure e S̖aŋ S̖imòŋ yardàįnus̖ dal fûc e dal
[Contradditorio col precedente.]
tòŋ.
Lombardia Orientale Per S̖an S̖imǒn śó l’ulîva del brucǒn. Santa Barbara (4 dicembre) e San Simone guardateci
Per San Simone giù l’oliva del ramone [dal ramo grosso]. [proteggeteci] dal fuoco e dal tuono.

Friuli S̖aŋ S̖imóŋ, i ‘mprés̖ č intal caśóŋ. Liguria Saŋ Šimúŋ avàrdene daų làŋpu e daų trúŋ e da chi
San Simone, gli attrezzi nel casotto. [Termina definitivamente la védde u Scréįva daų barcúŋ.
stagione calda e le attività lavorative.] San Simone guardaci dal lampo e dal tuono e da chi vede lo
Scrivia dalla finestra. [Detto di scongiuro, scaramantico, ma
Friuli S̖aŋ S̖imóŋ pas̖ ǎt, invjǎr entrǎt. anche di sottile ironia nei confronti di coloro che abitano nei
San Simone passato, inverno entrato. paraggio dello Scrivia se non si tratta di una trovata per far rima.]

Venezia Giulia S̖aŋ S̖imóŋ, śbréga le véle e rómpi il timóŋ. Friuli S̖ànte Bàrbure e S̖aŋ S̖imòŋ yardàįnus̖ dal fûc e dal
San Simone, lacera le vele e rompe il timone. [È un periodo tòŋ.
particolarmente ventoso.] Santa Barbara (2 dicembre) e San Simone guardateci
[proteggeteci] dal fuoco e dal tuono.
Piemonte Sànta Bàrbara e Saŋ Ṡmuŋ, dlibaréme da u lamp e da
u truŋ.
Santa Barbara (4 dicembre) e San Simone (28 ottobre), liberatemi
dal lampo e dal tuono. [Detto di scongiuro e scaramantico.]

Lombardia Orientale S̖an S̖imǒn s̖ ǎlveme dela s̖ aéta e del trǒn. NOVEMBRE
San Simone salvami dalla saetta e dal tuono. [Superstizioso e
scaramantico.] Venezia Giulia Novèmbre de viŋ. Novembre (ricco) di vino.
Lombardia Orientale S̖àntα Bàrbarα e S̖an S̖imú líberem dale s̖ aète e daį Venezia Giulia Chi no àra i càmpi de Novèmbre s̖ e pentirà in Lújo e
tru, dal tru e dala s̖ aètα S̖àntα Bàrbarα benedètα. S̖etèmbre.
Santa Barbara (4 dicembre) e San Simone liberatemi dalle saette e Chi non ara i campi di novembre si pentirà in luglio e settembre.
dai tuoni; dal tuono e dalla saetta Santa Barbara benedetta.
[Detto per scongiuro e scaramantico.] Piemonte Cyand tànte stèįle à cúru ’n Setèmber, i butàį à suŋ cit
a Nuvèmber.

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Quando tante stelle corrono [cadono] a settembre, (tante) botti


sono piccole a novembre. Friuli S̖e di Novèmbar no tu varǎs̖ arǎt, dut ‘l aŋ tu
tribularǎs̖ .
Piemonte Nèbja d’Utúber e pjőva d’ Nuèmber, tànti biŋ dal cjél Se di novembre non avrai arato, tutto l’anno tribolerai.
à fa disènde.
Nebbia d’ottobre e pioggia di novembre, tanti beni dal cielo fa Trentino Novèmbre ‘nǧazà adíǫ s̖ omenà.
discendere. Novembre ghiacciato, addio seminato [ciò che si è seminato è
perduto, non si raccoglierà].
Lombardia Orientale Che Nuěmber èl s̖ ią bèl o brőt in campàǧna môr tőt.
Che novembre sia bello o brutto in campagna muore tutto. [Il ciclo Trentino Novèmbre de brúma, davànti ‘l me s̖ càlda e dríǫ ‘l me
natuale della vegetazione deve fare il suo corso.] cons̖ úma.
Novembre di brina, davanti mi scalda e dietro mi consuma.
Liguria De Novémbre cuų cabbàŋ, šúrte u vilàŋ e dà aį súrchi [Scherzoso e riferito al fatto che stando di fronte al fuoco si scalda
graŋ. il davanti e il didietro è “bruciato” dal freddo.]
A novembre col gabbano, esce il villano [contadino] e dà ai solchi
il grano.
1 novembre – Tutti i Santi
Lombardia Occidentale Nuvé~mber ghe n’à tré~nta, scålda el vé~nter e del vï~n
bêven una bré~nta. Liguria Chi fa i Saŋti séŋsa béccu ǒ fa Natàle séccu séccu.
Novembre ne ha trenta, scalda il ventre [la pancia] e di vino Chi fa [festeggia] Tutti i Santi senza ariete (a tavola) fa il Natale
bevine una brenta [una misura abbondante]. secco secco [povero povero]. [Celebrativo, superstizioso e
scaramantico.]
Veneto Cyàŋdo in Novèŋbre el viŋ no śé pju mós̖ to, ƚa píta śé
Liguria Aį Sàŋti vésti i fàŋti, a Saŋ Martíŋ gràŋdi e piccíŋ.
próŋta par el rós̖ to.
Quando in novembre il vino non è più mosto, la tacchina è pronta
Aį Sàŋti sé véste i fàŋti, a Saŋ Martíŋ i gràŋdi e i
per l’arrosto. piccíŋ.
A Tutti i Santi vesti i fanciulli, a San Martino (11 novembre) (vesti)
Venezia Giulia Novèmbre baǧnà, as̖ àį èrba s̖ ui pra. grandi e piccoli.
Novembre bagnato, assai [abbondante] erba sui prati.
Lombardia Occidentale Al dí de Tűt i Så~nt sé vestís i grå~nt, per Så~n Martï~n
Friuli Novèmbar di byère, ucèį té voljère. sé vestís i grå~nt e i pišinï~n.
Novembre di bora, uccelli nella voliera. Per Tutti i Santi si vestono i grandi, per San Martino (11
novembre) si vestono grandi e piccolini.
Friuli Novèmbar di fumàte, bòŋ timp àl las̖ e.
Novembre di nebbia, buon [bel] tempo lascia. Friuli S̖i s̖ chèrce a Carnevǎl e s̖ i batíę aį S̖anz̖ .
Si scherza a Carnevale e si battezza ai Santi.
Friuli A Novèmbar s̖ i àlce la fumàte e į las̖ e il pyès̖ t aę glàce.
A novembre si alza la nebbia e lascia il posto al ghiaccio. Lombardia Orientale Aį S̖anč s̖ a vistés̖ i piciní e i granč.
Per Tutti i Santi guantini e guanti.
Friuli Novèmbar glaz̖ ǎt màndi s̖ emenǎt.
Novembre ghiacciato saluta il seminato. Veneto Daį S̖àŋti s̖ e vès̖ te i fàŋti.
Venezia Giulia Deį S̖ànti s̖ e vès̖ ti i fànti.
Venezia Giulia La néve de Novèmbre fa béŋ ale s̖ emènz̖ e. Da Tutti i Santi si vestono i neonati.
La neve di novembre fa bene alle sementi.

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Venezia Giulia Daį S̖ànti s̖ e vès̖ to dóųti cyànti. Emilia P’r i S̖ànti la nèįva inti càmpi, p’r S̖an Martèįn la
Dai Santi si vestono tutti quanti. nèįva inti camèįn.
Per Tutti i Santi la neve nei campi, per San Martino (11 novembre)
Lombardia Orientale Per Tőti i S̖ǎnt gabanǒn e gyǎnt. la neve nei camini.
Per Tutti i Santi mantello e guanti.
Romagna Nuvèmbar e’ tréma tòt, Diz̖ èmbar ‘e s̖ ples̖ ‘l an.
Venezia Giulia Túti i S̖ànti, tabàro e gyànti. Novembre trema tutto, dicembre seppellisce l’anno.
Tutti i Santi, tabarro e guanti.
Venezia Giulia S̖e i S̖ànti rídi i mòrti pjànźi.
Piemonte Pər Túti i Sant manicòt e gyant. Quando i Santi ridono i morti piangono. [Se c’è bel tempo ai Santi
Lombardia Orientale Per Tőti i S̖ǎnt maníśa e gyǎnt. piove ai Morti. Discutibile.]
Per Tutti i Santi manicotto e guanti.
Lombardia Orientale Tőč i S̖anč í àmbjα el més̖ , S̖ant Andréα èl là fenés̖ .
Lombardia Occidentale Per Tűt i Så~nt gyantï~n e gyå~nt. Tutti i Santi iniziano il mese, Sant’Andrea lo chiude.
Per Tutti i Santi guantini e guanti.

Emilia Par Tótt i S̖annt, capǒt e gyannt. 2 novembre – Commemorazione dei defunti
Per Tutti i Santi cappotto e guanti.
Friuli I Myarz̖ o c’à jústiŋ o c’à dis̖ jús̖ tiŋ.
Romagna Pr’i S̖é t i gyé t. Per i Santi [Tutti Santi], guanti.
~ ~ I Morti o che aggiustano (il tempo) o che (lo) alterano. [All’arrivo
del giorno dei morti il tempo migliora se era brutto, peggiora se
Lombardia Orientale A Tőč i S̖anč šàrpe e gyanč. A Tutti i Santi sciarpe e guanti. era bello.]

Friuli Pa dí daį S̖anz̖ la šàrpa e i gyanz̖ . Veneto I mòrti cóŋz̖ a e i mòrti des̖ cóŋz̖ a.
Per il giorno dei Santi la sciarpa e i guanti. I morti acconciano e i morti guastano. [Come precedente.]

Friuli Paį S̖aŋs̖ : s̖ e‘l plôf S̖aŋ Pjèri lu comèda e s̖ e‘l è bjèl Veneto Daį Mòrti s̖ e vès̖ te i pòrchi/fòrchi.
S̖aŋ Pjèri lu dis̖ comèda. Dai Morti si vestono i porci/freddolosi. [Scherzoso e riferito a
Per i Santi: se piove San Pietro lo ripara e se è bello San Pietro lo soggetti poco avvezzi a sacrifici e disagi.]
rovina.
Lombardia Orientale S̖e i Mórč í vé coį pé s̖ őč, í va coį pé baǧnàč; s̖ e í vé coį
Venezia Giulia I S̖ànti, fòra ‘l buréčo. I Santi, fuori il capppotto. pé baǧnàč, í va coį pé s̖ őč.
Se i Morti vengono con i piedi asciutti, se ne vanno con i piedi
Venezia Giulia Dòpo i S̖ànti capòto e gyànti. bagnati; se vengono con i piedi bagnati, vanno con i piedi asciutti.
Dopo i Santi cappotto e guanti.
Liguria Aį Mòrti, bacílli e stōchefíše nu gh’é càṡa che nu i
Venezia Giulia Có s̖ e mòvi i S̖ànti pjòve de s̖ icúro. cuŋdíše.
Quando si muovono i Santi [arriva la festività di Tutti i Santi] Ai Morti, fave secche e stoccafisso non c’è casa che non li
piove di sicuro. [Discutibile.] condisce. [Celebrativo.]

Trentino Daį S̖ànti la néf là s̖ e fa avànti.


Dai Santi la neve si fa avanti. 3 novembre – San Giusto martire
Venezia Giulia S̖aŋ Źóųsto, ‘l yòjo źi par dóųto.
San Giusto, l’olio va per tutto (il frantoio).
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Per San Martino si ubriacano grandi e piccoli.

4 novembre – San Gregorio abate di Burtscheid Romagna Par S̖a~ Marté~ u s̖ ’imbarjèąga gré~nd e pz̖ né~.
Per San Martino si ubriacano grandi e piccolini [per affrontare il
Romagna S̖e pjóąv par S̖a~t Gregóąri tót Nuvémbar ‘l è un primo freddo].
dimóąni.
Se piove per San Gregorio (abate) tutto novembre è un demonio. Trentino El dí de S̖an Martín túti i òmeni í va per vin.
Il giorno di San Martino tutti gli uomini vanno per vino.

11 novembre – San Martino vescovo di Tours Lombardia Occidentale L’estḁ̌ de Så~n Martï~n là dụ̂ra trî dí e un cicï~n.
Lombardia Orientale L’es̖ tàt da S̖an Martí là dűra tri dé e ‘n briśiní.
Liguria Aį Sàŋti vésti i fàŋti, a Saŋ Martíŋ gràŋdi e piccíŋ.
Venezia Giulia L’is̖ tà de S̖aŋ Martíŋ là dúra tré ǧórni e un fjatíŋ.
Aį Sàŋti sé véste i fàŋti, a Saŋ Martíŋ i gràŋdi e i
Liguria A stě de Saŋ Martíŋ à dụ̂ą tré ǧúrni e υŋ stisiníŋ.
piccíŋ.
Ai Tutti i Santi (1 novembre) vesti i bambini, a San Martino (vesti)
Emilia L’es̖ těd ed S̖aŋŋ Martéŋŋ dûra tri dé e uŋŋ puctéŋŋ.
adulti e piccoli. L’estate di San Martino dura tre giorni e un pochino. [Verso
questa data si verifica un breve periodo di sereno.]
Lombardia Orientale Per S̖an Martí s̖ e es̖ tés̖ i granč e i piciní.
Per San Martino si vestono i grandi e i piccolini.
Veneto Ƚa is̖ tadèą de S̖aŋ Martíŋ.
La piccola estate di San Martino. [Verso questa data si verifica
Trentino Da S̖an Martín s̖ e ves̖ tís̖ el grand e ‘l picolín. spesso un breve periodo di sereno.]
Veneto De S̖aŋ Martíŋ s̖ e vès̖ te el gràŋdo e ‘l piciníŋ. Lombardia Orientale La s̖ taǧunína de S̖an Martí là dűra tri dé e υ falí.
Venezia Giulia S̖aŋ Martíŋ él vès̖ ti el gràndo e ‘l pis̖ iníŋ. Venezia Giulia L’is̖ tadèla de S̖aŋ Martíŋ là dúra trè ǧórni e un
Da San Martino si veste il grande e il piccolino.
fjantíŋ.
Emilia P’r i S̖ànti la nèįva inti càmpi, p’r S̖an Martèįn la La piccola estate di San Martino dura tre giorni e un pochino.
nèįva inti camèįn. Friuli Is̖ tǎt di S̖aŋ Martíŋ, tré dîs̖ e un fregheníŋ.
Per Tutti i Santi (1 novembre) la neve nei campi, per San Martino Estate di San Martino, tre giorni e un pochettino.
la neve nei camini.
Liguria A stě de Saŋ Martíŋ à dụ̂ą da séja a mattíŋ.
Liguria A Saŋ Martíŋ méttite u ferjolíŋ.
A San Martino mettiti il ferraiolo [il mantello o tabarro].
Piemonte L’istà d’ Saŋ Martíŋ à dűra dala sèįra ala matíŋ.
Lombardia Orientale L’es̖ tǎt de S̖an Martên là dụ̂ra dela s̖ êra al matên.
Lombardia Occidentale A Så~n Martï~n ‘l ι~nvèrna ‘l è viṡï~n. L’estate di San Martino dura dalla sera alla mattina.
A San Martino l’inverno è vicino.
Trentino I vènti de S̖an Martín.
Emilia Per S̖aŋŋ Martéŋŋ la nèįv é iŋti s̖ péŋŋ. I venti di San Martino [in genere sono venti di scirocco che quindi
Per San Martino la neve è nelle spine [è sulle spine, nel senso che apportano aria calda e umida].
non vede l’ora di cadere].
Lombardia Orientale S̖an Martí, per vergú en bèl laúr, per àlter en dulúr.
Venezia Giulia S̖aŋ Martíŋ cola bàrba bjàŋca. San Martino, per qualcuno una bella cosa, per altri un dolore.
San Martino con la barba bianca [è un mercante di neve]. [Perché o si rinnovavano i patti agricoli, o si davano gli sfratti ai
mezzadri.]
Romagna Par S̖a~ Martè~ u s̖ ’imbarjéąga gré~nd e pz̖ è~.
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Lombardia Orientale Dòpo S̖an Martí l’èrba l’è dol bez̖ z̖ í. A San Martino il mosto è/diventa, o si fa, vino.
Dopo San Martino l’erba è dell’agnellino. [Si riferisce a dei patti
di pascolo stipulati in loco in cui pastori potevano far pascolare Friuli Per S̖aŋ Martíŋ dut il mòs̖ t s̖ i fǎs̖ viŋ.
ovunque il proprio gregge.] Per San Martino tutto il mosto si fa vino.

Venezia Giulia S̖aŋ Martíŋ, el gràs̖ o va s̖ ul s̖ piŋ. Friuli S̖aŋ Martíŋ, iŋ cantíne àl ból il viŋ.
San Martino il grasso [il bue] va sullo spino [sulle spine a brucare San Martino, in cantina bolle il vino.
perché oramai l’erba non cresce più].
Venezia Giulia De S̖aŋ Martíŋ s̖ ’imbòta el viŋ.
Venezia Giulia A S̖aŋ Martíŋ la càrne del cas̖ trà va s̖ ul s̖ piŋ. Da San Martino s’imbotta il vino.
San Martino la carne del castrato [del bue] va sullo spino. [Vedi il
precedente.] Friuli A S̖aŋ Martíŋ ‘te bòte dut il viŋ.
A San Martino nella botte tutto il vino.
Friuli A S̖aŋ Martíŋ à s̖ comènsa la pòls̖ a dal contadíŋ.
A San Martino comincia il riposo del contadino. Romagna Par S̖a~ Marté~ al bót píni ‘d vé~.
Per San Martino le botti piene di vino.
Friuli S̖aŋ Martíŋ, il graŋ va a mulíŋ.
San Martino, il grano va al mulino. Friuli S̖aŋ Martíŋ, àl s̖ i s̖ pína il viŋ. San Martino, si spina il vino.

Friuli S̖aŋ Martíŋ, il formènt tal čhjamp o tal mulíŋ. Friuli S̖aŋ Martíŋ bòŋ e bjèl, s̖ pína ‘l caratèl.
San Martino, il frumento nel campo o nel mulino. San Martino buono e bello, spina il caratello [la botticella].

Trentino S̖e avànti S̖an Martín enǧàz̖ a òǧni méś deśǧàz̖ a. Friuli Òćis̖ , ćis̖ tínis̖ e viŋ à s̖ óŋ plaz̖ di S̖aŋ Martíŋ.
Se avanti [prima di] San Martino ghiaccia [fa gelo], ogni mese Oche, castagne e vino sono piatti di San Martino.
(dopo) dighiaccia/sgela.
Veneto A S̖aŋ Martíŋ càs̖ ca le fòje e s̖ e s̖ pína el bóŋ viŋ.
Trentino Da S̖an Martín, s̖ e ‘l s̖ ól va źó s̖ erén, vèndi la vàca e A San Martino cascano le foglie e si spina il buon vino.
tèǧni ‘l fén.
Da San Martino, se il sole va giù sereno, vendi la vacca e tieni il
Venezia Giulia Per S̖aŋ Martíŋ s̖ e bévi ‘l bóŋ viŋ.
fieno [perché si preannuncia un inverno lungo.] Per San Martino si beve il buon vino.

Lombardia Orientale S̖e‘l pjőf ol dé de S̖an Martí l’è malfà la fòja e belfà Liguria A Saŋ Martíŋ métti maŋ aų caratellíŋ.
A San Martino metti mano alla botticella. [Perché il mosto diventa
mars̖ í; s̖ e l’è bèl tép, l’è belfà la fòja e malfà mars̖ í. vino.]
Se piove il giorno di San Martino è difficile (raccattare) la foglia
[lo strame] e facile farla marcire; se è bel tempo, è facile Venezia Giulia S̖aŋ Martíŋ, de dúte le bóte s̖ e s̖ érca el viŋ.
(raccattare) la foglia e difficile farla marcire. San Martino, da tutte le botti si assaggia il vino.
Liguria A Saŋ Martíŋ u mústu ú véŋ víŋ. Trentino De S̖an Martín s̖ e tàs̖ ta el vin.
Piemonte A Saŋ Martíŋ ‘l must àl è viŋ. Da San Martino si assaggia il vino.
Lombardia Occidentale Per Så~n Martï~n tűt el must ‘l è vï~n.
Lombardia Orientale A S̖an Martí al mós̖ t ‘l è bèl e (v)i. Romagna Par S̖a~ Marté~ arvés̖ la bót e s̖ ént e’ vé~.
Veneto Da S̖aŋ Martíŋ el mós̖ to devéŋta viŋ. Per San Martino apri la botte e assaggia il vino.
Venezia Giulia De S̖aŋ Martíŋ el mós̖ to s̖ e fa viŋ. Venezia Giulia Per S̖aŋ Martíŋ s̖ e travàśa el viŋ.
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Per San Martino si travasa il vino.


21 novembre – Presentazione di Maria al tempio
Romagna Par S̖a~ Marté~ u s̖ ’travéąśa e’ bó~ vé~. (La Madonna della Salute)
Per San Martino si travasa il buon vino.
Veneto Deą S̖aƚúte s̖ e vès̖ te e bèę púte.
Romagna Par S̖a~ Marté~ nèąs̖ pul e bó~ vé~. Dalla Madonna della Salute si vestono le belle ragazze.
Per San Martino nespole e buon vino.
Veneto Dala Madòna dela S̖aƚúte s̖ e vès̖ te le bèle e le brúte.
Piemonte Òca, castàǧne e viŋ, téŋ tűt pər Saŋ Martíŋ. Dalla Madonna della Salute si vestono le belle e le brutte
Oca, castagne e vino, tieni tutto per San Martino. (ragazze).

Venezia Giulia Per S̖aŋ Martíŋ cas̖ tàǧne e viŋ. Veneto Dala Madòna dela S̖aƚúte s̖ e vès̖ te túte le púte.
Per San Martino castagne e vino. Dalla Madonna della Salute si vestono tutte le ragazze.
Venezia Giulia S̖aŋ Martíŋ śé imborjóŋ.
San Martino è imbroglione [per il fatto che invoglia ad assaggiare 23 novembre – San Colombano abate di Bobbio
il vino novello ma che poi fa perdere il senno].
Emilia S̖an Clumbàn àl ríva cun la név in man.
Venezia Giulia S̖aŋ Martíŋ śé bóŋ compàǧno, mí no bévo s̖ e no San Colombano arriva con la neve in mano [perché è un mercante
màǧno. di neve].
San Martino è buon compagno (di bevute), io non bevo se non
magno. [Per non perdere il senno conviene accompagnare il vino
a un pasto.]
23 novembre – San Clemente I Papa

Romagna Da S̖a~ Martè~ a Nadéąl íǧną purét s̖ ta méąl. Piemonte A Saŋ Clemènt l’iŋvèrn à bűta i dènt.
A San Clemente l’inverno butta i denti [cioè si materializza].
Trentino Da S̖an Martín a Nadàl òǧni porét s̖ ta mal.
Da San Martino a Natale ogni povero sta male. [Con l’arrivo Lombardia Occidentale A Så~n Clemé~nt cyèla lọ̌ǧa del’ι~nvèrna él cåša el
della stagione fredda cessano i lavori agricoli e vengono a
mancare opportunità di lavoro per i meno abbienti.]
prim dé~nt.
A San Clemente quella scrofa [porco] dell’inverno caccia il primo
Lombardia Orientale A S̖an Martí s̖ tópa ‘l tò i e a Nedàl comèns̖ a a tas̖ tàl. dente.
A San Martino stappa il tuo vino (novello) e a Natale comincia ad
assaggiarlo.
Lombardia Orientale Per S̖an Clemènt el frèt èl bőtα ‘l dènt.
Per San Clemente il freddo butta il dente [cioè si materializza].

13 novembre – Sant’Omobono di Cremona benefattore Friuli A S̖aŋ Clemènt s̖ i finís di méti la s̖ jàle e il formènt.
A San Clemente si finisce di mettere [seminare] la segala e il
Lombardia Orientale Per S̖ant Umubú el vi ‘l è bu. frumento.
Per Sant’Omobono il vino (novello) è buono.

Lombardia Orientale Per S̖an’ Mubǒn tőti i s̖ tras̖ í s̖ ěnt de bǒn. 25 novembre – Santa Caterina d’Alessandria d’Egitto
Per Sant’Omobono tutti gli stracci sentono [profumano] di buono. martire
[Si tornano a usare i vestiti pesanti che erano negli armadi dopo
essere stati lavati al termine del passato inverno.] Veneto Da S̖àŋta Caterína s̖ e vès̖ te òǧni parigína.

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Proverbi sulle stagioni, sui mesi e sulle ricorrenze dei santi nel calendario Proverbi sulle stagioni, sui mesi e sulle ricorrenze dei santi nel calendario

Da Santa Caterina si veste ogni parigina. [Scherzoso e riferito alle


ragazze più belle e vezzose.] Romagna Par S̖a~ta Cataré~na la néva ala finis̖ tré~na.
Per Santa Caterina la neve alla finestrina.
Emilia Per S̖ànnta Cataréŋna o c’àl nèįva o c’àl bréŋna o
c’àį é la paćacaréŋna; e s̖ ’àį é al s̖ uladěl àl dûra féŋna Friuli S̖ànte Cataríne à mène il frêt cúla caretíne.
a Naděl. Santa Caterina conduce il freddo con il carrettino.
Per Santa Caterina o che nevichi o che brini o che fa la
fanghiglia; e se c’è il solicello dura fino a Natale.
Friuli S̖ànte Cateríne, la nêf ala culíne.
Santa Caterina, la neve alla collina.
Emilia Par S̖ànnta Cataréŋna o che nêva, o che brêna, o che
Friuli A S̖ànte Cataríne s̖ i mèt su la tabaríne.
tîra la curéŋna, o che fa la paćaréŋna. A Santa Caterina si indossa il tabarrino.
Emilia Par S̖a~ta Cataré~na o che néva, o che bré~na, o che
tíra la curé~na, o che fa la pačaré~na. Trentino Da S̖ànta Caterína el frét él s̖ e combína.
A Per Santa Caterina o che nevica, o che brini, o che tiri la Da Santa Caterina il freddo si combina [si genera e si alimenta].
supposta [nel senso che faccia ventosità, la brezza], o che fa la
fanghiglia [le pozzanghere]. Trentino Da S̖ànta Caterína s̖ ’enǧàza l’àca ‘n la cuśína.
Da Santa Caterina ghiaccia l’acqua in cucina.
Emilia S̖ànta Catarëįna tíra ‘l bő ala caśëįna.
A Santa Caterina tira il bue alla cascina [perché termina Trentino S̖ànta Caterína là vén źó cola s̖ ò farína.
definitivamente il pascolo]. Santa Caterina viene giù con la sua farina [neve].

Piemonte A Sànta Catlíŋa sé stàla la bucíŋa. Trentino Da S̖ànta Caterína le ròde no le camína.
A Santa Caterina si installa la vitellina [perché termina Da Santa Caterina le ruote (del mulino) non camminano (più).
definitivamente il pascolo]. [Non si muovono più perché il freddo gela l’acqua.]

Lombardia Occidentale A Så~nta Caterína vé~n ǧò i vac ala casîna. Venezia Giulia S̖ànta Caterína, el jàs̖ o per marína;. s̖ i nò, Andréą
A Santa Caterina vengono giù (dai pascoli) le vacche alla cascina. s̖ pétime.
Santa Caterina, il ghiaccio per [si forma in] marina; se no [se non
Lombardia Orientale A S̖ànta Caterína la àca ala cas̖ ína. si forma], Andrea aspettami [si formerà a Sant’Andrea (30
A Santa Caterina la vacca alla cascina o in stalla [perché termina novembre).
definitivamente il pascolo stagionale].
Venezia Giulia S̖ànta Caterína, el ǧàz̖ o ala marína: śé mèjo una
Piemonte L’istà d’ Sànta Catlíŋa à dűra dala sèįra ala matíŋ. canòča che una galína.
L’estate di Santa Caterina dalla sera alla mattina. Santa Caterina, il ghiaccio alla [si forma in] marina: è meglio una
canocchia, o cicala di mare, che una galllina [perché in questo
Piemonte A Sànta Catlíŋa la fjòca ‘n culíŋa. periodo le canocie sono particdolarmente prelibate].
A Santa Caterina la neve in collina.
Venezia Giulia Per S̖ànta Caterèįna ‘l òjo s̖ e rafèįna.
Liguria A Sàŋta Cataíŋŋa a ṡgyàssa la devéŋta bríŋŋa. Per Santa Caterina l’olio si raffina.
A Santa Caterina la rugiada diventa brina.
Friuli Cuį c’àl ûl la òčhje fíne, là còmpri a S̖ànte Cateríne.
Lombardia Occidentale A Så~nta Caterína o nêf o brîna.
Chi vuole la oca fine la compri a Santa Caterina.
Lombardia Orientale A S̖àntα Caterínα o néf o brínα.
A Santa Caterina o neve o brina. Friuli Di S̖ànta Catína a Nadǎl un mês̖ bjèl avyǎl.
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Proverbi sulle stagioni, sui mesi e sulle ricorrenze dei santi nel calendario Proverbi sulle stagioni, sui mesi e sulle ricorrenze dei santi nel calendario

Liguria Da Sàŋta Catāéŋŋa a Dēnǎ gh’é υŋ méįṡe iŋgyǎ. Lombardia Orientale A S̖ant Andréą del gabà i bès̖ tje í è de s̖ tàla.
Da Santa Caterina a Natale (passa) un mese esatto. Sant’Andrea del gabbano [del pastrano o del cappotto perché
comincia a far freddo] le bestie sono di stalla.
30 novembre – Sant’Andrea apostolo Piemonte A Sant Andrèja l’iŋvèrn à múnta in carèja.
A Sant’Andrea l’inverno monta sulla sedia [in sella].
Lombardia Orientale Tőč i S̖anč í àmbjα el més̖ , S̖ant Andréα èl là fenés̖ .
Tutti i Santi iniziano il mese, Sant’Andrea lo chiude. Lombardia Orientale A S̖ant Andréα móntα ‘l frèt en càtedrα.
A Sant’Andrea il freddo ti annega [ti soffoca].
Venezia Giulia S̖ànta Caterína, el jàs̖ o per marína;. s̖ i nò, Andréą
s̖ pétime. Romagna Par S̖a~t André o che néva o c’l’à anvé.
Santa Caterina (d’Alessandria, 25 novembre), il ghiaccio per [si Per Sant’Andrea o nevica o ha nevicato.
forma in] marina; se no [se non si forma], Andrea aspettami [si
formerà a Sant’Andrea]. Romagna Cya~nd che S̖a~t André e’ vè~ e’ fréd e’ bèąca bé~.
Quando Sant’Andrea viene il freddo becca [punge] bene.
Friuli S̖ant Andrěje, le purz̖ íte s̖ ule brěje.
Friuli S̖ant Andrèę, il purcít s̖ ula brèę. Trentino Da S̖ant Andréą s̖ éra ‘l bò e mànda vią la famèą.
Sant’Andrea, il maiale sull’asse o sul tavolo [per essere macellato Da Sant’Andrea chiudi [nella stalla] il bue e manda via la
dal norcino]. famiglia [perché comincia a far freddo].

Lombardia Orientale A S̖ant Andréα čapα ‘l s̖ í per la bréα. Trentino S̖ant’Andrèą mercànte de néf.
A Sant’Andrea prendi il maiale per la briglia [poiché è il Sant’Andrea mercante di neve.
tradizionale giorno per la macellazione del maiale].
Trentino S̖ant’Andrèą él vén cola s̖ ò famèą.
Lombardia Orientale Per S̖ǎnt Andréą al cavàl mèt la bréą. Sant’Andrea viene con la sua famiglia [vale a dire il freddo, il
Per Sant’Andrea al cavallo (gli si) mette la cavezza/briglia gelo e la neve].
[perché è complessivamente terminato tutto il lavoro agricolo].
Trentino S̖e fa frét da S̖ant’Andrèą no te far maravèa.
Ladinia dolomitica S̖ǎnt’Andréą dal gabǎŋ s̖ e no te tel méte aŋcúį, te tel Se fa freddo da Sant’Andrea non ti far meraviglia.
méte domǎŋ.
Sant’Andrea del pastrano se non te lo mette [assesta] oggi, te lo
mette [assesta] domani.

Veneto Da S̖aŋt’Andréą s̖ e vès̖ te túta la faméǧa. DICEMBRE


Da Sant’Andrea si veste tutta la famiglia.

Lombardia Occidentale A Så~nt A~ndrêja el frèč te nêga. Venezia Giulia Dicèmbre de fàve e s̖ ènz̖ a morbíŋ.
A Sant’Andrea il freddo ti annega [ti soffoca]. Dicembre di fave e senza allegrezza o voglia di scherzare.

Lombardia Occidentale Se a Så~nt A~ndrêja no ’l veǧnarà a Så~nt A~mbrộs no Venezia Giulia Dicèmbre čól e no rènde. Dicembre prende e non rende.
’l falarà.
Se a Sant’Andrea non verrà (il freddo) a Sant’Ambrogio (7 Venezia Giulia Dicèmbre, davànti él te ǧàz̖ a, de driǫ él te s̖ culàz̖ a.
dicembre) non sbaglierà. Dicembre, davanti ti ghiaccia [per il gelo], dietro ti sculaccia [per
il vento].

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Occitania piemontese Dṡesèmbro tròp bè màrche pa bòŋ aŋ novè.


Veneto Dis̖ éŋbre davàŋti él me s̖ càlda e da driǫ él me iŋs̖ éŋde. Dicembre troppo bello segna un buon anno novello.
Dicembre davanti mi scalda e di dietro mi incendia. [Scherzoso e
riferito al fatto che stando di fronte al fuoco si scalda il davanti e Veneto Ƚa néve des̖ eŋbrína diśis̖ ète vólte ƚa s̖ e rafína.
il didietro è “bruciato” dal freddo.] La neve decembrina diciassette volte si raffina.

Lombardia Occidentale Dicé~mber grå~n’ turmé~nt: denå~ns̖ te ǧåṡṡa e dedrê Lombardia Occidentale La fjòca deṡembrîna per trî mês là cunfîna.
él te ufé~nd. Lombardia Orientale Nif deśembrína, per tri mis̖ là s̖ e confína.
Dicembre gran tormento: prima ti ghiaccia e poi ti offende [con La neve dicembrina, per tre mesi confina [dura].
l’arrivo di gennaio].
Piemonte Fjòca dsembríŋa pər trè méįs í l’avúma vṡíŋa.
Liguria L’è Dicémbre píppa e fộgu, ǧàŋca néve p’òǧni lộgu. La neve decembrina per tre mesi l’avremo vicina.
È dicembre pipa e fuoco, bianca neve in ogni luogo.
Friuli Dicèmbar ineveǎt, racòlt s̖ igurǎt.
Trentino Dez̖ embrín canàja o berechín. Dicembre innevato, raccolto assicurato.
‘Dicembrino’ canaglia o biricchino. [‘Dicembrino’ è l’appellativo
della neve che cade in quel mese e che fa brutti o divertenti scherzi Friuli Dicèmbar s̖ cûr, aŋ ǧnûf s̖ erèŋ.
alla stregua di un diavoletto.] Dicembre scuro, anno nuovo sereno.
Trentino S̖e él fjòca el dez̖ embrín là tàca cóme la ràśa al pin. Friuli Nêf a Dicèmbar, unvjǎr luŋc.
Se fiocca il ‘dicembrino’ attacca come la resina al pino. [Vedi il Neve a dicembre, inverno lungo.
precedente.]
Friuli Dicèmbar àl s̖ jàre ‘l aŋ e s̖ i ripartís̖ cul ćadalàŋ.
Trentino La néf dez̖ embrína maį la camína e là fa la bína. Dicembre chiude l’anno e si riparte col capodanno.
La neve ‘dicembrina’ non cammina mai [non se ne va mai] e fa i
solchi.
2 dicembre – Santa Bibiana martire
Venezia Giulia Dicèmbre de néve, trè méśi de néve.
Dicembre di neve, tre mesi di neve. Piemonte Brűt a Sànta Bibjàna, cyarànta dí e na ṡmàŋa.
Brutto tempo a Santa Bibiana, quaranta giorni e una settimana.
Occitania piemontese I téŋ de l’Avéŋ, plòdṡe et véŋ.
Tempo dell’Avvento, pioggia e vento. Veneto S̖e pjòve da S̖àŋta Bibjàna ghe né gavémo par
cyaràŋta dí e ‘na s̖ etimàna; e àŋca par só śermàna.
Piemonte Aŋ Dṡèmber, fjòca sèŋsa gelé à val per i graŋ pi d’υŋ Se piove da Santa Bibiana ne avremo per quaranta giorni e una
liamé. settimana; e anche per sua cugina.
In dicembre la neve senza il gelo vale per i grani [cereali] più di
una concimazione. Lombardia Occidentale S’él pjộf el dí de Så~nta Bibjǎna, pjộf cyarå~nta dí e
una setimǎna.
Piemonte Fjòca per ‘l graŋ, per ‘l véį ‘l pastràŋ. Se piove il giorno di Santa Bibiana, piove quaranta giorni e una
[la] Neve per il grano, [come] per il vecchio il pastrano. settimana.
Piemonte ’L səmné dṡembríŋ à val ǧnàŋca ‘n cyatríŋ. Lombardia Orientale S̖e pjôf per S̖ǎnta Bibjǎna, pjôf per cyarǎnta dé e na
Lombardia Occidentale Sumenêri deṡembrí~n el vḁ̌r nå~ŋca trî cyatrí~n. s̖ timǎna.
Il seminare decembrino non vale neanche un quattrino.

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Emilia S̖’à pjóva par S̖ànta Bibjàna à pjóva par cyarànta dí e Santa Barbara e San Simone (28 ottobre) guardateci
‘na s̖ tmàna. [proteggeteci] dal fuoco e dal tuono.
Liguria Se čộve a Sàŋta Bibjàŋŋa, čộve cyaràŋta ǧúrni e υŋŋa Friuli S̖ànte Bàrbure benedète yàrdinus̖ dal tòŋ e da s̖ aète.
settimàŋŋa. Santa Barbara benedetta guardaci [proteggici] dal tuono e dalla
Se piove per Santa Bibiana piove per quaranta giorni e una saetta.
settimana.

Emilia S̖ànnta Bibjěna, cyarànnta dé e una s̖ tměna. 6 dicembre – San Nicola vescovo di Mira/Bari
Romagna Par S̖a~ta Bibjà~na cyarà~nta dè e una s̖ tmà~na.
Santa Bibiana, quaranta giorni e una settimana [di brutto tempo]. Friuli A S̖aŋ Nicolò il frêt àl è ca cumò.
A San Nicolò il freddo è qua adesso.
Trentino S̖e pjòve da S̖ànta Bibjàna él pjòve ‘n méś e ‘na
s̖ etimàna. Veneto S̖aŋ Nicòla da Bàri, fès̖ ta paį somàri; ma s̖ e fès̖ ta no
Se piove a Santa Bibiana piove un mese e una settimana. farémo ghe darémo.
San Nicola di Bari, festa per i somari [o scolari!], ma se festa non
faremo gli daremo (bastonate alla maestra!). [In alcune località
4 dicembre – Santa Barbara di Nicomedia martire del Trivento è San Nicola di Bari il portatore di doni ai bambini e
non Santa Lucia.]
Piemonte Sànta Bàrbara e Saŋ Ṡmuŋ, dlibaréme da u lamp e da
u truŋ. Venezia Giulia S̖aŋ Nicolò de Bàri, la fès̖ ta deį s̖ colàri e deį marinàri.
Santa Barbara e San Simone (28 ottobre), liberatemi dal lampo e San Nicola di Bari, la festa degli scolari e dei marinari.
dal tuono. [Detto di scongiuro e scaramantico.]

Lombardia Orientale S̖àntα Bàrbarα e S̖an S̖imú líberem dale s̖ aète e daį 7 dicembre – Sant’Ambrogio vescovo di Milano
tru, dal tru e dala s̖ aètα S̖àntα Bàrbarα benedètα. Lombardia Occidentale Se a Så~nt A~ndrêja no ’l veǧnarà a Så~nt A~mbrộs no
Santa Barbara e San Simone (28 ottobre) liberatemi dalle saette e
dai tuoni; dal tuono e dalla saetta Santa Barbara benedetta.
’l falarà.
[Detto per scongiuro e scaramantico.] Se a Sant’Andrea (30 novembre) non verrà (il freddo) a
Sant’Ambrogio non sbaglierà.
Veneto S̖àŋta Bàrbara e S̖aŋ S̖imóŋ liberème da s̖ tó tóŋ! Da
Lombardia Occidentale A Så~nt A~mbrộs el frèč él cộs.
s̖ tó tóŋ, da s̖ ta s̖ aéta, S̖àŋta Bàrbara benedéta. A Sant’Ambrogio il freddo cuoce [punge].
Santa Barbara e San Simone (28 ottobre) liberatemi da questo
tuono [i temporali]! Da questo tuono e da questa saetta, Santa Lombardia Occidentale Per Så~nt A~mbrộs bυràta e cộs.
Barbara benedetta. [Detto di scongiuro e scaramantico.] Per Sant’Ambrogio abburatta (la farina) e cuoci (il pane). [Un
sollecito a scaldarsi per il freddo che comincia a farsi sentire.]
Emilia Saŋ Běrbæra e Saŋ Simåŋŋ liberěs dal sajàtt e dal
tråŋŋ. Lombardia Orientale A S̖ant Ambrős̖ el frèt ‘l s̖ pis̖ ígα.
Santa Barbara e San Simone (28 ottobre) liberateci dalla saetta e A Sant’Ambrogio il freddo punge o pizzica.
dal tuono. [Detto di scongiuro e scaramantico.]

Friuli S̖ànte Bàrbure e S̖aŋ S̖imòŋ yardàįnus̖ dal fûc e dal 8 dicembre – Immacolata Concezione
tòŋ. di Maria Santissima

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Lombardia Orientale Del’imaculǎda a S̖ǎnta Lus̖ íą ghe rěs̖ ta pòca vią. Liguria Da Sàŋta Lυsíą créše ō ǧúrnu cyàŋtu ō gàllu pią.
Dall’Immacolata (Concezione di Maria Santissima) a Santa Lucia A Sàŋta Lυsíą créše a ǧurnà cyàŋtu u gàllu ú pią.
(13 dicembre) ci resta poca via [pochi giorni]. A Santa Lucia il giorno cresce di quanto il gallo pigola [cioè di
molto poco].
13 dicembre – Santa Lucia di Siracusa martire Lombardia Orientale Per S̖àntα Lυs̖ íα ‘l envéren èl s̖ ’envíα.
Per Santa Lucia l’inverno s’avvia.
Lombardia Orientale A S̖ànta Løs̖ éą là é la s̖ péą, e a Nedàl là é s̖ èns̖ a fal.
A Santa Lucia viene la spia (della neve) e a Natale viene senza Trentino Da S̖ànta Lúz̖ ja ‘l frét él crúz̖ ja.
fallo [di certo].
Veneto S̖àŋta Ƚús̖ ja el frédo crús̖ ją.
Veneto Da S̖àŋta Lús̖ ja una púnta d’ús̖ ja. Veneto Da S̖àŋta Ƚús̖ ja el frédo crús̖ ja.
Da Santa Lucia (i giorni crescono di) una punta d’ago. [In realtà Friuli A S̖ànta Lús̖ ja al frêt àl crús̖ ja.
stanno ancora accorciandosi.] Venezia Giulia S̖ànta Lúz̖ ja el frédo crúz̖ ja.
(A/Da) Santa Lucia il freddo punge/tormenta.
Veneto Da S̖àŋta Lús̖ ja a Nadàl i dí s̖ e ślóŋga d’uŋ pjè de gal.
Da Santa Lucia a Natale i giorni crescono di un piede di gallo. Veneto S̖àŋta Lusíą el fréd pi graŋt che ghe s̖ ią.
[Vedi il precedente.] Santa Lucia il freddo più grande che ci sia.
Veneto A S̖àŋta Ƚus̖ íą e źornàde pju cúrte che ghe s̖ ią. Da Veneto Da S̖àŋta Ƚús̖ ja e vèce s̖ e méte ƚa cúfja.
S̖àŋta Ƚus̖ íą a Nadàl é crés̖ e un pię de gal. Da Nadàl a Da Santa Lucia le vecchie [anziane] si mettono la berretta da
Pas̖ cyéta é crés̖ e ‘n’oréta. notte.
A Santa Lucia le giornate più corte che ci siano. Da Santa Lucia a
Natale crescono di un piede di gallo. [In realtà stanno ancora Trentino S̖ànta Lúz̖ ja cola s̖ cúfja.
accorciandosi.] Da Natale a Pasquetta [dall’Epifania (6 Santa Lucia con la berretta da notte.
gennaio)] crescono di un’oretta.
Romagna Par S̖a~ta Luz̖ í e’ fréd ‘l aǧàz̖ a vi.
Friuli Di S̖ànte Luz̖ íę a Nadǎl s̖ i ślúŋǵe un pît di ǵǎl. Di Per Santa Lucia il freddo raggela.
S̖ànte Luz̖ íę a S̖ànte Cataríne un pît di ǵalíne.
Da Santa Lucia a Natale (il giorno) si allunga di un piede di gallo.
Veneto S̖àŋta Ƚús̖ ja el frédo s̖ e méte vią.
Da Santa Lucia a Santa Caterina (da Siena, 29 aprile) un piede di (A) Santa Lucia il freddo si mette via. [A Venezia si dice che
gallina. l’inverno se tarda a venire per Santa Lucia non arriverà, tuttavia
questo ritardo durerà comunque poco.]
Venezia Giulia De S̖ànta Luz̖ íą fiŋ a Nadàl crés̖ e el ǧórno un pas̖ de
Friuli A S̖ànte Lus̖ íę il frèįt àl s̖ cus̖ íę.
gal; da Nadàl fiŋ a Pas̖ cyéta crés̖ e ‘l ǧórno de A Santa Lucia il freddo scortica.
meźoréta.
Da Santa Lucia a Natale cresce il giorno di un passo di gallo; da Friuli A S̖ànte Lus̖ íę il frêt s̖ ’invíę. A Santa Lucia il freddo s’avvia.
Natale fino a Pasquetta cresce il giorno di mezzoretta. [Vedi i
precedenti.] Friuli Di S̖ànta Lús̖ ja a Nedǎl trèdis̖ dîs̖ bjèl avyǎl.
Da Santa Lucia a Natale tredici giorni esatti.
Venezia Giulia De S̖ànta Luz̖ íą a Nadàl crés̖ i el ǧórno un pię de gal.
Da Santa Lucia a Natale cresce il giorno di un piede di gallo. Friuli S̖ànte Lus̖ íę benedète la canàę uśǧnòt ti s̖ pjète.
[Vedi i precedenti.] Santa Lucia benedetta il bambino stanotte di aspetta.

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Lombardia Orientale S̖ànta Løs̖ éą, ol dé pjő cőrt che ghe s̖ éą. Piemonte Natàl sèŋsa lűŋa, chi l’à duę vàche n’à mànǧa υŋa.
Lombardia Occidentale Så~nta Lυṡíą ‘l è el dí pυsê cűrt che ghe sią. Natale senza luna, chi ha due vacche ne mangia una. [A Natale si
Piemonte Saŋ Lυsía, ‘l dí pi cűrt c’à į sią. dimezzano le dispense o possibile carestia.]
Veneto S̖àŋta Lus̖ íą el ǧórno pi cúrto che ghe s̖ ią. Trentino Le vèje de Nadàl e dela Madòna de Agós̖ t deźúna aŋca
Venezia Giulia El dí de S̖ànta Lúz̖ ja, el pju píčo dí che ghe s̖ ią. i aųśèį ‘ntel bós̖ c.
Santa Lucia è il giorno più corto che ci sia. [In realtà il giorno più Le vigilie di Natale e alla Madonna d’agosto [all’Assunta] (15
corto si ha al solstizio d’inverno, cioè il 21 dicembre.] agosto) digiunano anche gli uccelli nel bosco [per la devozione
che si dovrebbe portare in queste due feste].
Lombardia Orientale La nòt de S̖ǎnta Lυs̖ íą l’è pυs̖ ě lûŋga che ghe s̖ ią.
La notte di Santa Lucia è la più lunga che ci sia. [In realtà la notte Trentino Chi avànti Nadàl no fíla dòpo Nadàl s̖ os̖ píra.
più lunga si verifica al solstizio d’inverno il 21 dicembre.] Chi prima di Natale non fila dopo Natale sospira.
Liguria A Sàŋta Lυsîą nőte čű lúŋga che ghe sią. Romagna Da S̖a~ Martè~ a Nadéąl íǧną purét s̖ ta méąl.
Emilia S̖ànnta Luȿí, la pjó lóŋŋga nǒt c’s̖ i s̖ í. Da San Martino a Natale ogni povero sta male. [Con l’arrivo
Veneto S̖àŋta Lus̖ íą la nòte pi lóŋga che ghe s̖ ią. della stagione fredda cessano i lavori agricoli e vengono a
Venezia Giulia S̖ànta Lúz̖ ja, la nòte pju lóŋga che ghe s̖ ią. mancare opportunità di lavoro per i meno abbienti.]
Santa Lucia, la notte più lunga che ci sia. [In realtà la notte più
lunga si ha al solstizio d’inverno, cioè il 21 dicembre.] Emilia El tȁŋŋper ed Naděl caŋŋ e gǎt li téŋneŋ fěr.
Al tempo di Natale cani e gatti li tengono a fare [intesi i digiuni].
Romagna Par S̖a~ta Luz̖ í e’ dè e’ cór vi. [Il digiuno di Natale è così importante che viene osservato
Per Santa Lucia il giorno corre via [le giornate sono ormai molto addirittura anche da cani e gatti.]
corte].
Lombardia Orientale De Nedàl øna cantàda de gal.
Lombardia Orientale S̖ànta Lus̖ éą là ta cuns̖ èrve la és̖ ta. A natale (il giorno cresce di) una cantata di gallo.
Veneto S̖àŋta Lús̖ ja te cons̖ èrva la vís̖ ta.
(Che) Santa Lucia ti conservi la vista. [Detto benaugurante,
Lombardia Orientale A Nedàl υ pas̖ de gal.
devozionale e scaramantico.] Lombardia Occidentale Nadàl pas d’un gal.
Trentino Da Nadàl en pas̖ d’en gal.
Veneto Da S̖àŋta Lús̖ ja a Nadàl śé úndiśe ǧórni agyàl agyàl. Ladinia dolomitica Da Nadǎl na pèdega de ‘n gal.
Da Santa Lucia a Natale sono undici giorni uguale uguale [esatti]. A Natale (il giorno si allunga di) un passo di gallo [inteso come
[Ovvio.] distanza percorsa dal raggio riflesso del sole su una meridiana].

16 dicembre – Santa Adelaide di Borgogna imperatrice Trentino S̖e ślúśe le s̖ téle la nòt de Nadàl s̖ omèna al mónt e làs̖ a
s̖ tar la val.
Lombardia Orientale S̖àntα Adelàįde, gran regínα, pórtα la néf o la brínα. Se splendono le stelle la notte di Natale semina al monte e lascia
Santa Adelaide, gran regina, porta la neve o la brina. star la valle. [Discutibile o di significato non chiaro.]

25 dicembre – Natale di Gesù Cristo Lombardia Occidentale A Natål un ṡbač d’un gål, a Pascyèta un cyårt d’urèta,
a Så~nt A~ntǒni un’ûra bòna, a Så~n Sebastjå~n dò ûr
Emilia S̖e Nadèl ‘l è s̖ énza lóųna cyàtri pígri l’in fa p’r óųna. in må~n.
Se Natale è senza luna (nuova), quattro pecore non fanno per una. A Natale (il giorno) si allunga (quanto) uno sbadiglio di un gallo,
[Possibile carestia.] all’Epifania (6 gennaio) di un quarto d’ora, a Sant’Antonio

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(Abate, 17 gennaio) un’ora buona, a San Sebastiano (20 gennaio) Venezia Giulia De S̖ànta Luz̖ íą a Nadàl crés̖ i el ǧórno un pię de gal.
due ore in mano. Da Santa Lucia a Natale cresce il giorno di un piede di gallo.
[Vedi i precedenti.]
Lombardia Orientale A Nedàl υ pas̖ de gal, a Pas̖ cyèta øn’urèta, a S̖ant
Antóne øn’úra gròs̖ a. Emilia Par Naděl, s̖ ělt d’aǧněl; par ‘l an nôv, s̖ ělt ed bôv; par
A Natale (il giorno) si allunga di un passo di gallo [inteso come l’Epifǎǧna, s̖ ělt ed cǎǧna; par S̖aŋt’Antôni, un’òųra
distanza percorsa dal raggio riflesso del sole su una meridiana], a bôna.
pasquetta (l’Epifania, 6 gennaio) un’oretta, a Sant’Antonio Per Natale, salto d’agnello; per l’anno nuovo, salto di bue; per
(Abate, 17 gennaio) un’ora grossa [piena]. l’Epifania, salto di cagna; per Sant’Antonio (Abate, 17 gennaio),
un’ora buona.
Veneto Da Nadàle uŋ pię de gàle, da Pas̖ cyéta un’oréta.
A Natale (il giorno) cresce di un passo di gallo, da Pasquetta Lombardia Orientale A Nedàl s̖ a ślóŋgα el dé, el frèt, la fam.
[dall’Epifania (6 gennaio)] un’oretta. [Vedi il precedente.] A Natale si allunga il giorno, il freddo, la fame.
Trentino A Nadàl el pas̖ de un gal, ala vecéta de ‘n’oréta. Ladinia dolomitica La nêf che vèŋ davǎnt Nadǎl là fa aŧǎl.
A Natale (il giorno) cresce di un passo di gallo, alla vecchietta [la La neve che viene prima di Natale (si) fa acciaio.
Befana, e quindi all’Epifania (6 gennaio)] di un’oretta. [Vedi i
precedenti.] Venezia Giulia Iŋ fiŋ a Nadàl che frédo pól far? De Nadàl indríǫ el
Veneto Da S̖àŋta Lús̖ ja a Nadàl i dí s̖ e ślóŋga d’uŋ pjè de gal. frédo śé andà con Diǫ.
Da Santa Lucia (13 dicembre) a Natale i giorni crescono di un Fino a Natale che freddo può fare? Da Natale indietro [in poi] il
piede di gallo. [In realtà stanno ancora accorciandosi.] freddo è andato con Dio. [Fino a Natale l’intensità del freddo è
indeterminata ma da Natale in poi il freddo è andato via.
Veneto A S̖àŋta Ƚus̖ íą e źornàde pju cúrte che ghe s̖ ią. Da Discutibile nella seconda parte visto e considerato che gennaio è
notoriamente il mese più freddo dell’anno.]
S̖àŋta Ƚus̖ íą a Nadàl é crés̖ e un pię de gal. Da Nadàl a
Pas̖ cyéta é crés̖ e ‘n’oréta. Venezia Giulia Fiŋ a Nadàl ni tànto béŋ, ni tànto mal e de Nadàl
A Santa Lucia (13 dicembre) le giornate più corte che ci siano. Da indríǫ el frédo e la fàme córi driǫ.
Santa Lucia a Natale crescono di un piede di gallo [in realtà Fino a Natale né tanto bene, né tanto male e da Natale indietro [in
stanno ancora accorciandosi]. Da Natale a Pasquetta poi] il freddo e la fame corrono dietro. [Fino a Natale le intensità
[dall’Epifania (6 gennaio)] crescono di un’oretta. [Vedi i del freddo e della fame sono sopportabili ma da Natale in poi si
precedenti.] fanno sentire maggiormente, ti inseguono.]
Friuli A Nadǎl un pît di ǵǎl, al priŋ dal aŋ un pît di ćaŋ e aę Venezia Giulia Fino a Nadàl né frédo né fam; da Nadàl indríǫ frédo
Pifaníę un pît di s̖ tríę. e fàme túto vjéŋ driǫ.
A Natale un piede di gallo, al primo dell’anno un piede di cane e Fino a Natale né freddo né fame; da Natale indietro [in poi]
all’Epifania (6 gennaio) un piede di strega. [Vedi i precedenti.] freddo e fame tutto viene dietro (ti insegue). [Fino a Natale freddo
e fame non si fanno sentire ma da Natale ti inseguono
Venezia Giulia De S̖ànta Luz̖ íą fiŋ a Nadàl crés̖ e el ǧórno un pas̖ de inesorabilmente.]
gal; da Nadàl fiŋ a Pas̖ cyéta crés̖ e ‘l ǧórno de
meźoréta. Friuli A Nadǎl frêt mortǎl. A Natale freddo mortale.
Da Santa Lucia a Natale cresce il giorno di un passo di gallo; da
Natale fino a Pasquetta cresce il giorno di mezzoretta. [Vedi i Friuli La nêf denànt Nadǎl e fǎs̖ s̖ olǎr; la nêf dòpo Nadǎl no
precedenti.] fǎs̖ s̖ olǎr.

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Proverbi sulle stagioni, sui mesi e sulle ricorrenze dei santi nel calendario Proverbi sulle stagioni, sui mesi e sulle ricorrenze dei santi nel calendario

La neve prima di Natale rimepie il granaio; la neve dopo Natale Lombardia Occidentale Natål al fȍc, Pàscya al sû. Natale al fuoco, Pasqua al sole.
non fa granaio.
Lombardia Occidentale Natål al sû, Pàscya al fȍc.
Veneto Da Nadàle uŋ frédo coràle, dala vèča uŋ frédo che s̖ e Emilia Nadȁl a e’ s̖ ól, Pàs̖ cya a e’ fug.
crèpa. Romagna Nadéąl a e’ s̖ ól, Pàs̖ cya a e’ fug.
Da Natale un freddo corale [ovunque], dalla Befana (Epifania, 6
gennaio) un freddo che si muore.
Venezia Giulia De Nadàl al s̖ ól, de Pàs̖ cya al fógo.
Natale al sole, Pasqua al fuoco.
Veneto Fiŋ Nadàle frédo no fa, dòpo Nadàle bràghe da is̖ tà.
Da Natale freddo non fa, dopo Natale pantaloni dell’estate.
Venezia Giulia De Nadàl al fógo, de Pàs̖ cya al źógo.
[Scherzoso e riferito a coloro che per ristrettezze economiche non A Natale al fuoco, a Pasqua al gioco.
potevano permettersi indumenti pesanti.]
Friuli Nadǎl al źûc e Pàs̖ che dòŋǧhje dal fûc.
Friuli Nêf par Nadǎl, s̖ oréli a Carnevǎl. Natale al gioco e Pasqua vicino al fuoco.
Neve per Natale, sole a Carnevale. [Discutibile.]
Friuli Pàs̖ ca al źûc e Nadǎl dònǧa ‘l fûc.
Lombardia Orientale Bèl Nedàl, brőt carneàl. Pasqua al gioco e Natale vicino al fuoco.
Bel Natale, brutto Carnevale. [Discutibile.]
Lombardia Orientale Nadǎl al s̖ ûl, Pǎs̖ cya aį s̖ tis̖ .
Liguria A Natǒle ú sé màŋga u bibíŋ e i berseghétti tυchě iŋ tu Emilia Nadȁl al s̖ ul e Pàs̖ cya al s̖ tizz.
viŋ. Emilia Nadȁl al s̖ ól, Pàs̖ cya aį s̖ tiȿȿ.
A Natale si mangia il tacchino e i biscotti intinti nel vino. Venezia Giulia De Nadàl al s̖ ól, de Pàs̖ cya al tis̖ óŋ.
Natale al sole e Pasqua al tizzone.
Liguria A Natǒle, ō gròsi ō picíŋ, tűti í pòrta in tǒą ō sò bibíŋ.
A Natàle, o gròsu o picíŋ, tűti pòrtaŋ in tǒą u sò bibíŋ. Emilia S̖òųl a Naděl, rus̖ téȿȿ a Pǎs̖ cya.
A Natale, o grossi o piccoli, tutti portano in tavola il proprio Sole a Natale, tizzoni a Pasqua.
tacchino.
Friuli Vèrt di Nadǎl, blaŋc di Pàs̖ che; blaŋc di Nadǎl, vèrt di
Emilia Nis̖ ûn pjǎt gósta e vêl cóme i caplètt al dé ‘d Nadêl. Pàs̖ che.
Nessun piatto si gusta come i cappelletti il giorno di Natale. Verde [bel tempo] a Natale, bianco [neve] a Pasqua; bianco
[neve] a Natale, verde [bel tempo] a Pasqua.
Piemonte A Natàl ‘l sulét, a Pàscya ‘l tisunét.
A Natale il solicello [una tiepida giornata], a Pasqua il tizzonello Friuli Nadǎl in plàce, Pàs̖ che iŋ čhjàśe.
[un piccolo fuoco acceso per riscaldare]. [Bel tempo a Natale Natale in piazza, Pasqua in casa.
implica brutto tempo a Pasqua. Discutibile.]
Lombardia Orientale Nadǎl aį s̖ tis̖ ú, Pǎs̖ cya al balcú.
Liguria Natàle aų barcúŋ, Pàscya aų tisúŋ. Natale ai tizzoni, Pasqua al balcone.
Natale al balcone [una tiepida giornata], Pasqua al tizzone [un
fuoco acceso per riscaldare]. [Vedi il precedente.] Venezia Giulia De Nadàl al fógo, de Pàs̖ cya iŋ pjàs̖ a.
A Natale al fuoco, a Pasqua in piazza.
Lombardia Orientale Nadǎl al fôc, Pàs̖ cya al s̖ ûl; Nadǎl al s̖ ûl, Pǎs̖ cya al
s̖ tis̖ . Friuli Nadǎl cuį tjèį e Pàs̖ che cuŋ cuį che t’ûs̖ .
Natale al fuoco, Pasqua al sole; Natale al sole, Pasqua al tizzone. Natale con i tuoi e Pasqua con chi vuoi.

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Friuli Pàs̖ ca e Nadǎl, oǧnidúŋ tal s̖ ó čaśǎl.


Pasqua e Natale, ognuno nel suo [proprio] casale. [Vedi il Romagna Cya~nd che S̖a~t Tméąś e’ vnirà e’ tabàr ins̖ al s̖ pal ‘l
precedente.] avrà .
Quando San Tommaso verrà il tabarro sulle spalle avrà.
Lombardia Orientale Per Nedàl tőtį al sò caśàl.
Per Natale tutti al proprio casale. [Vedi il precedente.] Romagna Par S̖a~ Tméąś la góz̖ la a e’ néąś.
Per San Tommaso la gocciola al naso. [Cominciano i primi
Lombardia Orientale Nadǎl a ca suą, Pǎs̖ cya duą s̖ ’imbàt, Carnevǎl a ca di raffreddori.]
mat.
Natale a casa sua [propria], Pasqua dove (ci) s’imbatte [dove Trentino Per S̖an Tomè čàpa ‘l pòrco per ‘l pè .
capita], Carnevale a casa dei matti. Per San Tommaso prendi il porco per il piede [è arrivato il
momento di macellarlo].
Emilia Nadȁl a ca di tò, Carnvȁl a ca di mat, Pàs̖ cya indó’ ‘t
t’imbàt. Trentino Da S̖an Tomè túte le bèle lé s̖ e córe drè.
Natale a casa dei tuoi [della tua famiglia], Carnevale a casa di Per San Tommaso tutte le belle si córrono dietro. [Di significato
matti, Pasqua dove t’imbatti. non chiaro.]

Emilia Pǎscya e Naděl, tótt i gǎl al sô pulěr. 31 dicembre – San Silvestro I Papa
Pasqua e Natale, tutti i galli al suo pollaio. [Ognuno trascorre le
due più importanti festività con la propria famiglia.] Veneto Ƚa nòte de S̖aŋ S̖ilvès̖ tro í dòrme (iŋ) dó par lèto.
La notte di San Silvestro dormono in due per letto. [Scherzoso e
Romagna Par Nadéąl e’ livròt, par Pàs̖ cya e’ cyajòt. riferito a coloro che per ristrettezze economiche non potevano
Pasqua e Natale, tutti i galli al suo pollaio. [Ognuno trascorre le permettersi adeguati corredi per il letto.]
due più importanti festività con la propria famiglia.]
Friuli A S̖aŋ S̖alvjès̖ tri oǧnidúŋ il vyés̖ tri.
Friuli A Pàs̖ che e Nadǎl àl s̖ crèę òǧni baśoǎl. A San Silvestro (a) ognuno il vostro (cenone/festeggiamento).
A Pasqua e Natale incignano [usano per la prima volta] (i vestiti)
anche gli sciocchi. Lombardia Orientale A S̖an S̖ilvès̖ ter la fojàdα søl manès̖ ter.
A San Silvestro la lasagna sul mestolo [per il cenone tradizionale].
Emilia Chi à ‘l ȿôc ed Naděl, àl téǧǧna par Febrěr. [Celebrativo.]
Chi ha il ceppo di Natale lo tenga (anche) per febbraio.
Lombardia Orientale S̖e per tőt ‘l an ‘l è s̖ tadα dűrα, a S̖an S̖ilvès̖ ter fa bunα
27 dicembre – San Giovanni apostolo čυśűrα.
Se per tutto l’anno è stata dura, a San Silvestro fai buona
Lombardia Orientale A S̖an Ğoàn chi che‘l g’à lanα fa paǧn. chiusura. [Benaugurante.]
A San Giovanni chi ha la lana fa i panni.
Lombardia Orientale Per ‘l ộltim del an tőti í divěnta mat.
Per l’ultimo dell’anno tutti diventano matti.
29 dicembre – San Tommaso Becket arcivescovo
di Canterbury
Lombardia Orientale A S̖an Tomàs̖ ol dé ‘l s̖ e ślóŋga dela bóca al nas̖ .
A San Tommaso il giorno si allunga dalla bocca al naso. [Le
giornate cominciano ad allungarsi di poco.]
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Bibliografia

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