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Gli ormoni estrogeni vengono prodotti dai precursori androgeni formatisi nella steroidogenesi
a livello tecale e stromale dell’ovaio. La steroidogenesi è un processo LH dipendente.
A livello della granulosa gli androgeni vengono convertiti in estrogeni grazie all’enzima
aromatasi (nella PCOS l’ovaio produce un numero aumentato di ormoni maschili, con
fenomeni di acne, irsutismo, anovulazione, ecc.).
Dai centri corticali la produzione ormonale viene regolata costantemente anche sulla base di
stimoli esterni (alimentazione, stress, stile di vita), che intervengono sull’asse
ipotalamo-ipofisi-gonadi.
L’ipotalamo rilascia CRF, TRH e GnRH che stimola la produzione di LH ipofisario (quindi per
il feedback positivo degli estrogeni sull’ipofisi, anche l’FSH verrà prodotto) e la
concentrazione di estrogeni causerà la contro-regolazione a livello superiore.
2. PUBERTA’
La pubertà è il completamento del processo di maturazione sessuale che iniziava già
durante la vita fetale in cui si assiste a modificazioni fisiche e neuropsicologiche importanti.
Il menarca, ovvero la prima mestruazione è solo l’epilogo della pubertà che è meglio definita
dalla “growth spurt” (con maturazione ossea e aumento staturale e ponderale, grazie a GH
ed insulina), passaggio dalla sterilità alla fertilità e acquisizione della libido.
Durante la vita fetale si verifica, intorno alla 7-8 settimana di vita, la differenziazione
sessuale XX, XY a seguito di un picco ormonale androgenico o estrogenico (un insulto
farmacologico durante questo periodo può condurre a pseudoermafroditismo, feti nati - morti
- prima del 3 mese dove il picco di GnRH non c’era stato, manca una differenziazione
sessuale). Dopo di cui per tutta la prima infanzia abbiamo una “pausa giovanile” che sarà
interrotta dalla pubertà.
Essa inizia quando un gruppo di neuroni ipotalamici, il “gonadostato”, situati probabilmente a
livello del nucleo arcuato si risvegliano (sotto influenza di insulina, estradiolo, leptina) e
producono GnRH attivando l’asse gonadotropico.
L’inibizione di questi neuroni è naturalmente spiegato dal fatto che l’organismo deve essere
pronto per la conduzione di una gravidanza prima di tutto fisicamente: è necessario che si
raggiunga un peso minimo di 45kg (a prova di ciò, l’asse riproduttivo di soggetti gravemente
sottopeso, affetti da anoressia o altri disturbi del comportamento alimentare hanno un asse
riproduttivo prepuberale).
Nel periodo prepuberale l’ipofisi secerne LH ed FSH senza essere stimolata dal GnRH, e la
secrezione ormonale è episodica, non pulsatile. Quando inizia la secrezione di LH ed FSH
regolamentata dall’ipotalamo, si da il via al GONADARCA: maturazione delle gonadi.
La maturazione delle gonadi si accompagna alla maturazione della ghiandola surrenale :
ADRENARCA (precede di circa 2 anni il gonadarca) che produce DEHA, DEHA solfato e
androstenedione, tutti ormoni androgeni (l’iperplasia surrenale congenita secondaria a deficit
della 21-idrossilasi, è caratterizzata da pubertà precoce falsa, in cui si ha pubarca senza
telarca).
Quindi inizia lo sviluppo mammario, TELARCA, e dei peli pubici ed ascellari, PUBARCA e
IRCARCA.
Le ovaie cominciano ad aumentare di volume ed ecograficamente acquisiscono un aspetto
policistico per l’apparizione dei follicoli, mentre l’utero aumenta il volume del corpo uterino
acquisendo la forma di un bulbo e infine di pera rovesciata.
In ultimo compare la prima mestruazione: il MENARCA, simbolo di completa maturazione
dell’asse ipotalamo-ipofisi-gonadi.
3. MENOPAUSA
Il CLIMATERIO è un periodo di transizione della durata variabile durante cui si riduce
progressivamente la capacità riproduttiva femminile fino alla menopausa.
Si tratta di un processo fisiologico che la donna attraversa e che si manifesta in modo
diverso da donna a donna.
Per la definizione di MENOPAUSA occorre che la cessazione delle mestruazioni duri da 12
mesi e che essa derivi dall’esaurimento del patrimonio follicolare ovarico.
In questo caso si parla di menopausa SPONTANEA. La sua insorgenza varia intorno ai 50
anni di età, e si definisce PRECOCE se avviene prima dei 40 anni.
Le cause non fisiologiche di menopausa comprendono:
- la rimozione chirurgica di entrambe le ovaie con o senza isterectomia
- la soppressione iatrogena secondaria a chemio o radioterapia
Pre-menopausa iniziale -> è caratterizzata da diminuzione lieve di inibina con aumento
dell’FSH, mentre sono ancora normali i livelli di estrogeni ed i cicli sono ovulatori.
Pre-menopausa avanzata -> i livelli di estrogeni cominciano a diminuire (il 17 beta
estradiolo, prodotto per il 90% dall’ovaio durante l’età fertile, con la menopausa è prodotto
prevalentemente da tessuti extra ovarici come il tessuto adiposo e a più bassi livelli),
l’ipotalamo perde la sua attività ciclica e i cicli diventano anovulatori, alterazioni della
funzione tiroidea e surrenalica con riduzione della massa ossea.
Il calo degli estrogeni interessa clinicamente diversi apparati, determinando una riduzione
del senso di benessere della donna con riduzione generale della qualità di vita:
- amenorrea saltuaria
- sindrome uretrale (assottigliamento della mucosa uretrale con prolassi vescicali che
possono causare incontinenza urinaria)
- atrofia di mammella, ovaio, endometrio
- riduzione delle grandi labbra
- assottigliamento del derma, con cute meno elastica (comparsa delle rughe)
- disturbi vasomotori (vampate di calore, sensazioni di calore che divampa
improvvisamente a livello toracico per diffondersi a collo viso o a tutto il colpo,
seguite da sudorazione profusa e sensazione di freddo)
- insonnia, ansia, irritabilità, perdita della fiducia in sé stessi, deterioramento cognitivo
- caduta di capelli e perdita dei peli
- lassità dei tessuti sottomentonieri
- aumento delle patologie cerebrovascolari (gli estrogeni hanno un effetto
cardioprotettivo: aumentano l’HDL, riducono l’LDL, diminuiscono il tono vasale e
aumentano la produzione di NO)
In questa fase di transizione il compito del ginecologo è quello di controllare gli ultimi cicli
mestruali, eseguire esami per il controllo della funzionalità tiroidea, MOC, ecografia
transvaginale, mammografia e pap test, e qualora trovasse indicazione, proporre la
TERAPIA ORMONALE SOSTITUTIVA, in cui si somministrano ormoni sessuali sotto forma
di cerotti transdermici, compresse o gel cutanei.
Questa terapia deve essere iniziata precocemente in presenza di menopausa precoce,
sintomatica ma è controindicata in tutte le pazienti che hanno avuto tumori endometriali,
mammari, sanguinamenti vaginali di natura non determinata, patologie epatiche gravi,
malattie tromboemboliche o apoplessia cerebrale.
Può essere protratta per 5 anni o illimitatamente, avendo cura di tenere sotto controllo la
paziente costantemente e finché i benefici sono maggiori dei rischi. Tenendo conto che la
terapia ormonale sostitutiva presenta comunque effetti collaterali e aumenta il rischio di K
endometriale, mammario e di accidenti tromboembolici. Gli estrogeni causano tensione
mammaria, aumento di peso, ritenzione idrica, cefalea, dolore agli arti inferiori e
sanguinamenti anomali. I progestinici possono causare acne, gonfiore, seborrea,
depressione, insonnia, tensione mammaria e sanguinamenti anomali.
4. DISMENORREE
Il ciclo normale è detto eumenorroico. Dura tra i 24 ed i 35 giorni.
Per OLIGOMENORREA si intende la comparsa di flusso mestruale ad intervelli di tempo
superiori ai 36 giorni.
Per POLIMENORREA e IPERPOLIMENORREA si intende la comparsa di flussi mestruali
molto abbondanti che avvengono ogni 21 giorni o meno (è alterato il processo di secrezione
endometriale dovuto al progesterone, che trasforma l’endometrio da proliferativo, sotto
stimolo estrogenico, a secretivo). E’ caratteristica dell’immaturità dell’asse gonadico, per cui
la secrezione di progesterone è ridotta e la mestruazione in un utero proliferativo è
sovrabbondante, emorragico. Si tratta di un sanguinamento disfunzionale, che viene trattato
con progesterone.
Un’altra condizione in cui i flussi possono manifestarsi in modo continuo e abbondante
(escludendo fibromi sottomucosi sanguinanti) è il periodo perimenopausale. La perdita di
sangue dopo la menopausa, anche di una goccia, deve sempre far sospettare un cancro
dell’endometrio soprattutto in donne ipertese, diabetiche, obese, iperinsulinemiche, nullipare.
L’AMENORREA è l’assenza di mestruazione spontanea in età fertile per un periodo
superiore ai 6 mesi. Le amenorree sono tante:
- corticali: tumori cerebrali
- ipotalamiche: deficit ipotalamico di secrezione (solitamente associate a DCA,
ipogonadotropa o normogonadotropa).
- ipofisarie: l’ipofisi non risponde ai fattori di rilascio ipotalamici.
- ovariche: POF (premature ovarian failure, il patrimonio follicolare per motivi genetici,
immunitari è molto ridotto, si giunge alla menopausa anche a 20 anni).
- uterine: agenesia uterina, imperforazione dell’imene
- iatrogene: chemioterapia (in particolare in pazienti oncoematologici che non possono
ritardare l’inizio della chemioterapia per fare l’LH-RH analogo e mettere a riposo
l’ovaio, nel tentativo di preservarlo), radioterapia pelvica.
Possono anche essere suddivise in:
1. ALTE - ipogonadotrope
2. BASSE - ipergonadotrope
3. PRIMARIE - non si ha mai avuto il menarca (agenesia uterina, imperforazione
dell’imene, DM1)
4. SECONDARIE - le mestruazioni scompaiono successivamente (celiachia, sindromi
da malassorbimento)
Ultima cosa da attenzionare, è l’attività osteoblastica estrogeno dipendente. Specialmente
durante la pubertà 6 mesi di amenorrea sono sufficienti a causare osteopenia. Il tessuto
osseo è quello che più risente dell’amenorrea. I caratteri sessuali secondaari si conservano,
l’utero può rimpicciolirsi (ma se si cerca una gravidanza si possono eseguire protocolli
specifici che ristorano il suo volume ideale, mentre terapie per riprendere tessuto osseo
sono molto costose ma possono soltanto limitare l’ulteriore perdita di calcio che a seguito di
trattamenti cortisonici, stati infiammatori, gravidanza e menopausa causeranno in futuro).
- IMPERFORAZIONE DELL’IMENE -
L’imene imperforato copre totalmente il passaggio tra parete vaginale posteriore e vestibolo
e non presenta alcuna apertura. Questa evenienza è rara e rappresenta una patologia
ginecologica.
Viene riscontrato solitamente al momento della comparsa dei primi cicli mestruali e richiede
un piccolo intervento chirurgico per essere risolto (imenectomia).
In pratica, la membrana viene incisa per creare un'apertura e consentire la fuoriuscita delle
perdite mestruali. Se tale condizione non è corretta chirurgicamente, il rischio è quello di
incorrere alla formazione di un ematocolpo (accumulo di sangue all'interno della vagina per
impossibilità di deflusso).
- SINDROME DI MORRIS -
La sindrome di Morris o sindrome da insensibilità agli androgeni o femminilizzazione
testicolare è una sindrome determinata da un diverso percorso nella differenziazione
sessuale: persone con corredo cromosomico 46XY (a cui corrisponde un genotipo maschile)
sviluppano caratteri sessuali femminili.
Il cariotipo 46XY dà luogo allo sviluppo di gonadi (testicoli) ritenute nell’addome, ma la
refrattarietà agli androgeni determina la mancata soppressione dei caratteri femminili,
pertanto l’individuo è fenotipicamente femmina, senza utero e ovaie, e con possibilità di
ipoplasia vaginale.
L'insensibilità dei tessuti agli androgeni è causata da un allele recessivo che si trova nel
cromosoma X e la mutazione associata al recettore dell'androgeno che porta alla sua
inattività. Il quadro è molto variabile.
In genere gli individui sono longilinei, con un bacino stretto. I peli pubici e ascellari sono
diminuiti, la mammella può presentare un capezzolo più chiaro. Il fenotipo e l'identità
sessuale di queste persone è femminile.
- SINDROME DELL’OVAIO POLICISTICO (PCOS) -
La sindrome dell'ovaio policistico è un complesso di sintomi derivante da uno squilibrio
ormonale nelle donne in età riproduttiva.
Secondo la convenzione di Rotterdam del 2003, per fare diagnosi di PCOS è necessario
riscontrare almeno due delle tre seguenti condizioni:
- anovulazione, con conseguenti amenorrea e infertilità anovulatoria;
- eccesso di ormoni androgeni, che può manifestarsi con acne, irsutismo e disturbi
dell'umore;
- presenza di cisti ovariche, dalla caratteristica disposizione a "collana di perle”.
Le donne affette presentano inoltre un maggiore rischio di sviluppare resistenza all'insulina,
che si associa a obesità, diabete mellito di tipo 2, malattie cardiovascolari e
ipercolesterolemia.
Le cause della PCOS non sono ancora note, ma si pensa che siano correlabili a fattori
genetici e ambientali.
SINTOMATOLOGIA
- Alterazioni del ciclo mestruale, per esempio oligomenorrea (ciclo di durata superiore
a 35 giorni) o amenorrea (assenza di mestruazioni);
- Infertilità femminile (a causa dell'anovulazione cronica);
- Alopecia androgenica
- Acne, pelle unta e dermatite seborroica;
- Acanthosis nigricans
- Prolungati periodi di sindrome premestruale, con sintomi come gonfiore addominale,
sbalzi di umore, cefalea, dolore, ritenzione idrica e mal di schiena;
- Elevati livelli nel sangue di androgeni (testosterone, androstenedione e DHEAS) che
causano irsutismo;
- Obesità;
- Cisti multiple nella zona sottocorticale delle ovaie, che ad un esame ecografico
possono rassomigliare ad una collana di perle;
- Ingrossamento delle ovaie a causa delle cisti;
- Superficie ovarica spessa, liscia, color perlaceo;
- Rapporto tra livelli di LH (ormone luteinizzante) e FSH (ormone stimolatore del
follicolo) maggiore di 2.5, quando vengono misurati al terzo giorno del ciclo
mestruale;
- Bassi livelli di SHBG (globulina che trasporta gli ormoni sessuali);
- Iperinsulinemia per aumentata resistenza all'insulina dei tessuti periferici.
Le donne che soffrono di questa sindrome corrono il rischio di:
- Iperplasia e carcinoma dell'endometrio: a causa dell’eccesso di estrogeni e della
carenza di progesterone si può avere un ispessimento del rivestimento uterino che,
alla lunga, può sfociare nella neoplasia;
- Insulino-resistenza o diabete mellito, conseguenze dell'iperinsulinemia;
- Ipertensione;
- Disturbi del metabolismo lipidico (prevalentemente dislipidemia);
- Malattie cardiovascolari.
DIAGNOSI
Procedure diagnostiche standard:
1. Riscontro anamnestico di obesità, irsutismo, ed assenza di sviluppo mammario.
2. Ecografia pelvica alla ricerca di cisti ovariche: queste sono il risultato della mancata
ovulazione (Nella mestruazione fisiologica un follicolo dominante viene selezionato
ad ogni ciclo mestruale e dopo l'ovulazione, esso collassa e scompare. Nella PCOS,
la mancata ovulazione porta il follicolo a rimanere nelle ovaie per molti mesi. Si
possono trovare 10 o più follicoli per ovaio che possono assumere l'aspetto
ecografico di una "collana di perle”.)
3. Elevati livelli sierici di androgeni (DHEAS ed il testosterone): il rapporto LH/FSH è
maggiore di 1, al 3º giorno del ciclo mestruale.
Procedure diagnostiche per le condizioni associate di rischio:
1. Profilo lipidico ed analisi ematiche a digiuno
2. Test di tolleranza del glucosio a 2 ore dalla somministrazione orale di glucosio
(OGTT) nelle pazienti con fattori di rischio.
Esclusione di altre endocrinopatie mediante dosaggi ormonali:
1. Prolattina per escludere iperprolattinemia
2. TSH per escludere un ipotiroidismo
3. 17-idrossiprogesterone per escludere il deficit di 21-alfa idrossilasi.
TERAPIA
La terapia deve tendere a rompere il circolo vizioso dell'anovulazione cronica.
Si basa pertanto su:
- correzione dello stile di vita mediante dieta e attività fisica.
- contraccezione orale
- aumento della produzione di FSH con clomifene
- miglioramento del microambiente periovarico
- miglioramento della condizione di resistenza insulinica tramite metformina.
5. CONTRACCEZIONE
In italia nel 1975 la legge istituisce i consultori per la diffusione dei metodi contraccettivi.
Un contraccettivo è un mezzo o un farmaco atto a prevenire la fecondazione, in modo
sicuro, efficace, di semplice utilizzo, reversibile e a basso costo.
L’indice di PEARL valuta statisticamente l’efficacia di un contraccettivo, identificando il
numero di gravidanze su 100 donne che usano il sistema contraccettivo prescelto per un
anno. L’indice è per la pillola anticoncezionale di 0,5, per l’IUD di 2, per il preservativo oscilla
tra 2 e 12, per il coito interrotto di 13, per il diaframma vaginale di 14, per le creme
spermicide di 28 e per l’ogino-knaus di 30.
I metodi contraccettivi si distinguono in:
1. ORMONALI, come la pillola anticoncezionale, spirale (IUD), cerotto, anello vaginale,
iniezioni intramuscolo o sottocute.
2. DI BARRIERA, come il preservativo, il diaframma, il cappuccio cervicale.
3. NATURALI, come il metodo di Billings o ogino-knaus, il coito interrotto, l’osservazione
della temperatura basale.
4. INTERCETTIVI, come la PDG assunta entro 24-48 ore dal rapporto a rischio o la
pillola dei 5 giorni dopo (es. ULIPRISTAL modulatore selettivo dei recettori del
progesterone, con azione abortigena per il ritardo di maturazione endometriale che
provoca).
5. DEFINITIVI, come la legatura delle tube durante il parto cesareo o con l’occlusione
per via trans isteroscopica degli osti tubarici.
Nella contraccezione ormonale di associano progestinici ed estrogeni che inibiscono
l’ovulazione e l’impianto dell’ovulo eventualmente fecondato.
Gli ormoni possono anche essere usati per modulare, ovvero stabilizzare, un flusso
mestruale come emmenagogo o anti emmenagogo a seconda del fatto che la donna a cui lo
si somministra sia amenorroica o voglia ritardare il flusso mestruale.
L’associazione più conosciuta è Levonorgestrel + Estrogeno (quasi sempre etinil-estradiolo a
50 microg), con uso del progestinico a basse dosi (0.05 mg). Oppure altre associazioni
all’estrogeno possono essere Desogestrel, Gestodene o Dienogest.
La combinazione di farmaci viene assunta a combinazioni fisse e dose costanti:
terapia MONOFASICA per 21 giorni con 7 giorni di pausa (o assunzione del placebo) con
pseudo mestruazioni;
terapia BIFASICA per 15 giorni con 7 di pausa e pseudo mestruazioni;
terapia TRIFASICA con assunzione di 3 farmaci differenti ed un placebo usati per 5, 5, 11 e
7 giorni rispettivamente.
Si possono usare anche formulazioni di soli progestinici o formulazioni in cui non c’è
l’interruzione e non si ha la pseudo mestruazione.
L’uso di contraccettivi non è esente da rischi o complicazioni. Tra le complicazioni di
maggiore rilievo ricordiamo l’aumentato rischio trombotico (per cui tra le controindicazioni
alla terapia ormonale vi sono le varici, la trombosi venosa periferica, cardiopatie, diabete
mellito, ipertensione severa, epatopatie, tumori mammari ed endometriali).
Effetti collaterali comuni comprendono cefalea, nausea, vomito, calo della libido, aumento di
peso, ritenzione idrica e spotting ematico.
Alla sospensione si può osservare la Sindrome di Sheraton con galattorrea ed amenorrea.
6. FECONDAZIONE ASSISTITA
Le tecniche di fecondazione assistita si sono diffuse a partire dal 1978 quando è nata la
prima bambina concepita con fecondazione in vitro. Sono tutte tecniche finalizzate
all’ottenimento di una gravidanza in soggetti infertili o sterili.
STERILITA’ - difficoltà nel riuscire ad iniziare una gravidanza dopo un anno di rapporti non
protetti (difficoltà ad ottenere una gravidanza)
INFERTILITA’ - impossibilità a portare a termine la gravidanza
Sono sintomi di una patologia idiopatica o di cause note a carico del sistema
endocrino-riproduttivo di uomo o donna.
CAUSE ENDOCRINE: da mancato funzionamento dell’asse ipotalamo-ipofisi-gonadi, come
prolattinomi, policistosi ovarica, menopausa precoce, insufficienza del corpo luteo.
CAUSE ORGANICHE: che danneggiano l’organo riproduttivo come endometriosi, tumori,
PID, cisti benigne, alterazioni uterine congenite come malformazioni ovariche o uterine o
acquisite come sinechie (aderenze), polipi e fibromi.
ALTRE: immunologiche (ag antispermatozoo, antifosfolipidi, autoanticorpi), trombofilia,
infezioni.
Migliore è l’embrione selezionato, maggiori sono le possibilità di successo della tecnica, tra
l'altro sempre correlate all’età: questo per quanto riguarda la fecondazione omologa.
Ovociti e spermatozoi possono essere anche donati da altri soggetti.
7. ABORTO
Esiste un cut-off legale che distingue l’aborto dal parto pretermine se avviene entro e non
oltre il 180° giorno di gestazione (25 settimane e 5 giorni), ed un cut-off medico che definisce
aborto la morte di un feto di massimo 500g di peso alla 22-23 esima settimana.
La definizione di aborto dal punto di vista medico-legale è importante per la distinsione tra
parto pretermine ed aborto stesso.
Il parto pretermine o prematuro si ha dopo la 22-24 esima settimana e l’eventuale morte
neonatale o intrauterina non viene considerata abortiva.
Dal punto di vista etico, si parla di aborto quando il prodotto del concepimento, allo stadio
considerato non ha possibilità di vita autonoma.
Esistono diversi tipi di aborto:
spontaneo -> sporadico o ricorrente
provocato -> interruzione volontaria di gravidanza
L’aborto SPONTANEO può avvenire durante il primo trimestre o durante il secondo
trimestre.
La sua INCIDENZA varia a seconda dei periodi in cui lo si riscontra, in fase preclinica
avvengono la maggiorparte degli aborti, ovvero quando la camera gestazionale si è formata
e produce beta HCG ma l’embrione non è visibile, in fase clinica l’incidenza diminuisce, sino
a diventare minima nelle forme in cui il feto cresce sino alla rilevazione del battito cardiaco.
Le CAUSE più frequenti degli aborti del primo trimestre sono genetiche o ovulari dovute a
cromosomopatie incompatibili con la vita. Altre cause comprendono: malformazioni uterine,
insufficienza del corpo luteo, insufficienza placentare, patologie materne come trombofilia o
altre patologie autoimmuni, iperandrogenismo severo, ma anche età avanzata, fumo di
sigaretta, obesità, assunzione di alcol, deficienze alimentari e stress acuti.
Una causa di aborto importante è l’INSUFFICIENZA CERVICO SEGMENTARIA o Beanza
Cervicale. Può essere congenita o acquisita ed è una condizione in cui il collo dell’utero si
dilata precocemente durante la gravidanza, potendo causare un aborto o un parto
prematuro. La diagnosi si pone quando in una donna non gravida il passaggio di un
dilatatore di Hegar n°8 avviene senza difficoltà o durante la gravidanza sulla base di alcuni
criteri ecografici: FUNNELING, DILATAZIONE > 25 MM, LUNGHEZZA < 20 mm.
Il trattamento consiste nel CERCHIAGGIO CERVICALE: si posizione in anestesia generale
o spinale, un nastro (fettuccia in mersilene) in corrispondenza dell’orifizio uterino interno.
La SINTOMATOLOGIA più frequente di un aborto o di una minaccia di aborto è: dolore
addominale o pelvico e metrorragia (un’altra patologia con sintomi simili è la gravidanza
ectopica).
I sanguinamenti vaginali sono frequenti in gravidanza, compaiono nel 20-25% di tutte le
gravidanze e solo il 15% delle metrorragie gravidiche sono dovute ad un’aborto.
Per verificare il benessere fetale si ricorre al dosaggio di beta HCG (che diminuisce sempre
più dopo l’aborto), oppure, se il battito cardiaco fetale BCF era apprezzabile ci si basa sulla
sua assenza o presenza.
L’aborto PROVOCATO o interruzione volontaria di gravidanza è regolata dalla legge 194 del
1978 che disciplina e depenalizza le modalità di accesso al’aborto.
L’interruzione volontaria di gravidanza può essere praticata:
- entro 90 giorni, rivolgendosi ad un consultorio pubblico o ad un medico di fiducia che
rilascia un certificato che attesta lo stato di gravidanza e la richiesta di interruzione,
con assenso dei genitori o del giudice se la donna è minorenne, che le consente di
presentarsi 7 giorni dopo in un ospedale pubblico per la procedura e gli interventi che
saranno effettuati da personale sanitario non obiettore di coscienza.
- dopo 90 giorni qualora la gravidanza o il parto comportino un grave pericolo per la
vita della donna o quando siano stati accertati processi patologici come anomalie e
malformazioni del nascituro che determinino un grave pericolo per la salute fisica o
psichica della gestante.
L’interruzione di gravidanza farmacologica con MIFEPRISTONE (RU486), un modulatore
selettivo per i recettori del progesterone associato a MISOPROSTOLO (analogo sintetico
della prostaglandina E1) avviene per vasocostrizione, anossia del feto, atrofia placentare ed
espulsione.
8. GRAVIDANZA
La gravidanza è un evento fisiologico che inizia quando l'ovocita fecondato dallo
spermatozoo completa la seconda divisione meiotica, bloccata fino ad allora in metafase,
avviene il dimezzamento cromosomico e l’espulsione del secondo globulo polare.
Il giorno successivo alla fecondazione si forma lo zigote, per unione dei pronuclei materno e
paterno e comincia ad andare incontro ad una serie di divisioni mitotiche per cui ad esso
segue la morula e la blastocisti. Tutte queste trasformazioni avvengono nelle tube uterine.
Al 6°-7° giorno la blastocisti si rompe, esce dalla zona pellucida dell’ovocita e giunta su
endometrio secretivo dove si impianta e inizia a formare i villi coriali che si trasformeranno
successivamente in placenta. A questo punto si comincia a parlare di EMBRIONE.
Tra le cellule embrionali alcune secernono beta HCG, più o meno a partire dal 14° giorno
dalla fecondazione, rilevabile nel siero materno e utile per la diagnosi di gravidanza.
Durante questa fase, si potrebbe verificare la divisione della blastocisti, quindi la formazione
di un GRAVIDANZA GEMELLARE (o multigemellare).
Se la divisione avviene prima dell’impianto della blastocisti potremmo avere una gravidanza
gemellare BICORIALE e biamniotica (per cui gli embrioni si sviluppano in 2 sacche diverse
con membrane separate e corredi cromosomici diversi, poiché provengono da due diversi
ovociti fecondati separatamente). Se invece la divisione avviene dopo l’impianto in utero, si
ha una gravidanza gemellare MONOCORIALE (gli embrioni condividono un'unica sacca, un
unica placenta e assetto cromosomico uguale).
A partire dalla 9° settimana di gestazione si parla di FETO, è qui che inizia ad essere
apprezzabile l’attività cardiaca.
ETA’ GESTAZIONALE - è la durata della gravidanza calcolata a partire dal giorno dell’ultima
mestruazione.
EPOCA CONCEZIONALE - è la durata della gravidanza calcolata a partire dal giorno
dell’ovulazione, il 14° dopo l’ultima mestruazione, giorno in cui presumibilmente è avvenuta
la fecondazione.
DIAGNOSI DI GRAVIDANZA
SEGNI DI PRESUNZIONE
Sono la conseguenza di un incompleto adattamento dell'organismo materno alla gravidanza.
Insorgono precocemente e sono rappresentati da: nausea, vomito, ptialismo (salivazione
abbondante), varici (come conseguenza della stasi venosa degli arti inferiori), emorroidi,
aumento del volume dell'addome, ecc.
SEGNI DI PROBABILITA'
Includono:
- amenorrea: se una donna ha le mestruazioni regolari è il segno più significativo.
- alterazioni mammarie: dalle prime settimane - si possono avvertire sensazioni
dolorose e un senso di tensione al seno e talvolta piccole secrezioni di colostro.
Nel seno compaiono i tubercoli di Montgomery (ghiandole sebacee areolari
ipertrofiche) e talvolta le smagliature.
- alterazioni vulvari e vaginali: si può osservare la comparsa o l'aumento della
leucorrea. La vulva appare iperemica.
- l'utero aumenta di volume;
- compressione dell'utero: l'aumento volumetrico dell'utero gravido può portare alla
compressione della vescica e del retto e l'aumento della pressione addominale può
causare vene varicose, emorroidi, idronefrosi (dilatazione del bacino e dei calici
renali).
SEGNI DI CERTEZZA
- test di laboratorio che rivelano l'esistenza dell'uovo in via di sviluppo, come il
dosaggio di B-HCG;
- l'ecografia,
- l'apprezzamento di:
parti fetali (nel terzo trimestre, tramite le manovre di Leopold),
i loro movimenti (avvertiti dalla gestante dopo il quarto mese),
percezione del battito cardiaco fetale (che si può apprezzare con il SonicAid dopo la
decima settimana).
ESAME OSTETRICO
Include:
La raccolta dell'anamnesi. Uno dei segni più rilevanti è la presenza o assenza di
amenorrea.
Si procede quindi alla visita che comprende: sopralluogo; palpazione; auscultazione;
esplorazione; test di laboratorio; esami strumentali.
L'ISPEZIONE ci mostra l'aumento volumetrico dell'addome dal secondo trimestre;
pigmentazioni della pelle come cloasma gravido sul viso; la linea alba addominale tende a
trasformarsi nella linea nigra.
La PALPAZIONE viene eseguita con il paziente in posizione rilassata e supina. Dal quarto
mese in poi, l'utero diventa un organo addominale e il suo fondo sarà progressivamente più
alto:
4° mese: area sotto-ombelicale inferiore
5° mese: area sotto-ombelicale media
6° mese: area sopra-ombelicale inferiore
7° mese: zona ombelicale
8° mese: zona medio-sopra-ombelicale
9° mese: zona sopra-ombelicale superiore.
Dopo la 26esima settimana di gravidanza si possono eseguire le manovre di Leopold.
- PRIMA MANOVRA DI LEOPOLD
La prima manovra di Leopold serve a determinare il livello del fondo uterino rispetto
alla linea xifo-pubica.
L'esaminatore identifica con il lato palmare delle mani il livello a cui è arrivato il fondo
dell'utero. Con l'aumento del volume dell'utero, anche il livello del suo fondo si
sposta. La distanza tra la sinfisi pubica e il fondo dell'utero è espressa in cm; viene
valutato durante ogni visita.
Alla fine della gravidanza (40' settimana) la distanza misura circa 32 cm sopra la
sinfisi pubica.
- LA SECONDA MANOVRA DI LEOPOLD
Questa seconda manovra è necessaria per localizzare le parti piccole e il dorso del
feto, valutando contemporaneamente la riducibilità del diametro trasversale a livello
dell'ombelico. Le mani dell'esaminatore sono posizionate piatte lateralmente all'utero
e si tenta di portarle verso la linea mediana, con la manovra di riducibilità. La
riducibilità è massima nella situazione longitudinale, è diminuita nella situazione
obliqua, è minima o assente nella situazione trasversale.
- TERZA MANOVRA DI LEOPOLD
L'ingresso pelvico è attento a capire quale parte è presentata (estremità cefalica o
estremità podalica). La manovra consiste nel posizionare il palmo della mano destra
sopra la sinfisi pubica. Quando la parte presentata è fissa, non c'è il segno del
ballottaggio, al contrario quando la parte presentata è mobile, lo scrutinio si osserva.
- LA QUARTA MANOVRA DI LEOPOLD
La quarta manovra di Leopold è utile come conferma della terza. L'operatore, posto
accanto alla donna di fronte ai suoi piedi, affonda le dita di entrambe le mani e
scivola lungo la superficie dello stretto superiore. Permette di stabilire il grado di
discesa della parte presentata (testa o podio) nella cavità pelvica.
- QUINTA MANOVRA DI LEOPOLD (O MANOVRA DI ZANGEMEISTER)
Serve per stabilire la presenza o meno del segno del passo tra la sinfisi pubica e la
parte presentata. Una mano è posta sulla sinfisi pubica e l'altra sulla testa del feto.
Quando è presente il segno del gradino, la parte presentata si trova all'esterno dello
scavo. Questa manovra è sempre positiva quando c'è sproporzione cefalo-pelvica.
L'AUSCULTAZIONE viene effettuata mediante lo stetoscopio, che consente la rilevazione
acustica del battito cardiaco del feto (BCF) dopo la 20esima settimana.
Oggi un dispositivo ad ultrasuoni (SonicAid) viene utilizzato più frequentemente.
Il bcf si distingue dal battito materno perché è asincrono rispetto al battito materno e perché
è pendolare. Infine, la frequenza media bcf è di circa 140 battiti al minuto.
L'ESPLORAZIONE vaginale viene eseguita in posizione ginecologica, dopo aver svuotato la
vescica. Come primo passo, l'esame viene eseguito con lo speculum vaginale, al fine di
rilevare l'aumentata secrezione vaginale durante la gravidanza, il colore cianotico della
mucosa vaginale e della cervice.
È possibile apprezzare l'aumento del volume dell'utero e il suo cambiamento di consistenza:
a partire dalla 7° settimana è possibile apprezzare un rammollimento della portio.
TEST DI LABORATORIO
Durante la gravidanza, gli esami di laboratorio rilevano la presenza di gonadotropina
corionica (hCG) nelle urine o nel sangue. Questi test sono già positivi a partire dalla 6-7
settimana di amenorrea. Il dosaggio della frazione beta (B) della gonadotropina corionica
(B-hCG) è molto sensibile e ha un'elevata specificità.
ULTRASUONI
Fino alla 7° settimana, il periodo gestazionale viene stabilito in relazione alle dimensioni
della camera ovale.
Alla 7° settimana è possibile rilevare l'attività cardiaca del feto.
Dalla 7° alla 10° settimana, i dati ecografici utilizzati ai fini della biometria sono la
determinazione del CRL (lunghezza vertice-sacrale dell'embrione).
Dopo la 10° settimana, la grandezza antropometrica del feto più studiata è il BPD (diametro
cefalico biparietale), da correlare sempre con il periodo gestazionale.
Altre misure importanti sono: la lunghezza del femore; la lunghezza dell'omero e la
circonferenza della testa; la circonferenza addominale (AC).
DIAGNOSI PRENATALE
ECOGRAFIE TRIMESTRALI
Nel primo trimestre hanno l'obiettivo di constatare l’effettiva gravidanza, vedere la sede
dell’impianto, valutare il numero di camere gestazionali e la presenza dell’embrione e
cercare il battito cardiaco.
GRAVIDANZA ANEMBRIONICA: può essere diagnosticata in questo periodo. Si visualizza
un uovo “chiaro” in cui la camera gestazionale presenta un trofoblasto senza embrione.
Regredisce spontaneamente.
Nel secondo trimestre si valuta l’anomalia fetale con una pre-morfologica alla 16-17
settimana o con l’ecografia morfologica alla 20-21 settimana. Lo scopo è quello di escludere
eventuali patologie o malformazioni che possono pregiudicare la sopravvivenza del feto e
causare problemi alla madre. Nel caso in cui ci fossero malformazioni incompatibili con la
vita si da inoltre alla madre la possibilità di interrompere la gravidanza. Altrimenti la diagnosi
prenatale servirà comunque a scegliere il presidio adatto alla nascita e a evidenziare
l’eventuale necessità di seguire la gravidanza con più attenzione.
CRANIO - si considerano il diametro biparietale, la circonferenza cranica, il diametro del
cervelletto e la presenza del verme cerebellare, i ventricoli cerebrali, le orbite oculari, la
mascella (labbro leporino, difetti del cavo orale), il rachide (spina bifida).
TORACE E ADDOME - si valutano cuore e camere cardiache, stomaco, reni, vescica,
parete addominale (oncocele, onfalocele) e le estremità e gli arti (assenza, asimmetria,
sproporzioni).
ANNESSI FETALI - placenta, membrane amniotiche e visualizzazione del cordone
ombelicale con i 3 vasi.
Nel terzo trimestre l’ecografia ha l'obiettivo di valutare la crescita (confronto con le curve
standard) ed il benessere generale del feto, valutare il liquido amniotico e l’inserzione
placentare.
La valutazione del liquido amniotico si fa con la sonda addominale e la paziente supina. Ci
sono 3 modi:
1. qualitativo, operatore dipentente in cui sulla base dell’esperienza dell’operatore si
valuta in modo superficiale se il liquido è normale, aumentato o ridotto.
2. semi-quantitativo, in cui si ricerca la tasca massima verticale.
3. AFI (amniotix fluid index) in cui si valutano le tasche massime dei 4 quadranti e si
sommano, sopra i 24 cm si parla di polidramnios, sotto i 3 di oligoamnios, mentre se
non si evidenziano tasche di fluido si parla di anidramnios.
FLUSSIMETRIA
E’ un esame aggiuntivo che si esegue quando l’ecografia evidenzia un ritardo di
accrescimento fetale. Serve a valutare i flussi ematici e gli indici di resistenza tra placenta e
feto e il flusso delle arterie cerebrali (quando si riscontra dilatazione delle arterie cerebrali, il
feto è in grave sofferenza).
In poche parole serve per evidenziare alterazioni della circolazione intrafetali o extrafetali.
Si studia attraverso l’effetto doppler e raccoglie un indice di perfusione che indica ad
esempio la riduzione delle arterie dei villi, il difettoso sviluppo primario dei villi e condizioni di
vasocostrizione o di ischemia.
CELOCENTESI
Si effettua tra la 5-9 settimana di gestazione, con un anticipo notevole rispetto ad altri esami
fetali invasivi come la villocentesi e l’amniocentesi. Il metodo consiste in un prelievo di fluido,
effettuato per via transvaginale, dalla cavità celomatica: uno spazio che, a livello della
camera gestazionale, contiene liquido e cellule fetali e materne.
AMNIOCENTESI
Si esegue tra la 12esima e la 17esima settimana, più precocemente rispetto agli altri esami
ed è utile per lo studio dell’assetto cromosomico. Si può anche eseguire (più tardivamente)
per la valutazione di infezioni materno-fetali.
VILLOCENTESI
Con un ago di calibro maggiore rispetto all’amniocentesi si esegue il prelievo dei villi coriali.
Il rischio di questa procedura è quello di indurre un travaglio ebortico. E’ consigliata solo nel
caso in cui i genitori siano portatori di malattie genetiche familiari o nel caso in cui la
gravidanza è sospetta.
BI-TEST - valuta la beta HCG e la PAPP-A e la translucenza nucale.
TRI-TEST - valuta 3 elementi nel sangue, alpha feto proteina, estradiolo non coniugato e
beta HCG.
DIAGNOSI SU SANGUE MATERNO
Comprende una serie di test di nuova generazione utili a valutare malattie genetiche o
cromosomiche del feto, con un’attendibilità del 99% circa. Questi test si pongono a metà tra
lo screening e l’amniocentesi, per evitare il rischio abortivo di un esame più invasivo.
CARDIOTOCOGRAFIA
La cardiotocografia è la registrazione dell'attività cardiaca fetale, delle contrazioni uterine e
dei movimenti attivi fetali ed è uno dei metodi più validi con cui è possibile diagnosticare la
sofferenza fetale prima del travaglio.
Non stress Test (NST):
Si esegue con il cardiotocografo e ci permette di valutare la frequenza cardiaca fetale, le
contrazioni uterine e i movimenti fetali attivi. L'attività cardiaca del feto viene registrata
mediante elettrodi, mentre le contrazioni mediante trasduttori di pressione.
Quando si valuta la reattività fetale, è importante tenere a mente i momenti di sonno e veglia
fetale, infatti, i due momenti si susseguono con una frequenza di circa 20 minuti.
Nel tracciato cardiotocografico vanno considerati:
- frequenza cardiaca fetale basale e sua variabilità (che dovrebbe essere sempre
maggiore di 5 battiti/min e che se manca significa perdita di reattività del feto);
- movimenti fetali e contrazioni uterine;
- la risposta della frequenza cardiaca alle contrazioni uterine spontanee, che in
condizioni normali provocano accelerazioni della frequenza fetale.
La registrazione cardiotocografica viene generalmente eseguita per almeno 20 minuti.
Si può eseguire in 2 modi:
- diretto (gli elettrodi sono a contatto con la testa del feto);
- indiretto (gli elettrodi sono a contatto con l'addome materno, nella pratica clinica è il
più utilizzato).
In caso di febbre materna o parto pretermine, il feto sarà tachicardico, con frequenza che
supera i 160 battiti/min.
Si parla invece di bradicardia fetale quando la frequenza è inferiore a 120 battiti/min.
In assenza di altre anomalie del tracciato può essere una conseguenza di un difetto cardiaco
congenito. Nel caso in cui sia associato ad altre anomalie può essere conseguenza di una
condizione di asfissia fetale.
In base alla varianza si distinguono quattro tipologie di tracciato:
1. silent;
2. limitated;
3. normal;
4. jumping.
Le modificazioni della linea basale rappresentano:
1. accelerazioni;
2. decelerazioni;
3. picchi.
Le accelerazioni sono l'aumento della frequenza cardiaca fetale della linea di base, con
un'ampiezza di 15 battiti/min per almeno 15 secondi.
Rappresentano la risposta del feto ad uno stimolo di varia natura. Sono solitamente un
segno di benessere fetale.
Le accelerazioni possono essere classificate in:
- accelerazioni combinate (si tratta di un'accelerazione seguita da una decelerazione
che può verificarsi sia in condizioni di benessere che di sofferenza);
- doppie accelerazioni periodiche (indicano la parziale compressione del funicolo);
- accelerazioni sporadiche (non hanno alcuna correlazione con l'inizio della
contrazione uterina, sono prodotte da una stimolazione del feto. Rappresentano un
indice di benessere fetale);
- accelerazioni periodiche (si verificano principalmente durante il travaglio e in
associazione con l'attività contrattile).
Le decelerazioni sono rallentamenti periodici e transitori della frequenza cardiaca fetale.
Si classificano in base alla loro relazione con la contrazione uterina: precoci, tardive e
variabili.
Le decelerazioni precoci iniziano e finiscono in corrispondenza delle contrazioni; sono
dovute alla compressione della testa fetale e generalmente non sono patologiche;
Le decelerazioni tardive iniziano tardivamente rispetto alla contrazione uterina e sono
conseguenza della riduzione degli scambi materno-fetale. Hanno un significato patologico e
sono causate dall'ipossia e dai possibili esiti neonatali.
Le decelerazioni variabili si verificano in modo variabile rispetto alla contrazione. Sono la
combinazione di decelerazioni anticipate e tardive. Possono essere ricondotti a patologie
funicolari.
I picchi sono rappresentati da un brusco calo della frequenza cardiaca fetale con un
altrettanto rapido recupero della frequenza e della variabilità.
Hanno una durata sempre inferiore ai 30 secondi e non hanno significato patologico, ma
semplicemente indicano una particolare suscettibilità dei feti agli stimoli.
SITUAZIONE - per situazione si intende il rapporto che si stabilisce tra l’asse cefalo podalico
del feto e l’asse longitudinale dell’utero.
Se questi sono Paralleli, si ha una situazione longitudinale, la più fisiologica.
Se questi formano un angolo di 45°, la situazione è detta obliqua.
Se formano un angolo di 90°, la situazione è trasversa, la più patologica (rientra tra le
indicazioni assolute per il taglio cesareo, per il rischio che comporta di “duplicazio corporis”.
PRESENTAZIONE - per presentazione si intende la parte del feto che si impegna nello
stretto superiore della vagina. Durante la discesa della testa del bambino si usa definire un
punteggio (CURVA MECCANICA DI PROGRESSIONE) che va da -3 a +3 man mano che la
testa di mette in contatto con l’ingresso pelvico (per calcolare questo punteggio si effettuano
delle MANOVRE DIGITALI per vedere se si riesce a far entrare qualche dito tra la sinfisi
pubica e la testa, in questo caso la testa non è impegnata nel canale del parto).
Se la testa è a contatto con la vagina, si ha una presentazione Cefalica, la più fisiologica.
Se il podice (il culetto) si mette in rapporto con la vagina, la presentazione è Podalica.
Se la spalla si mette in rapporto con la vagina, la presentazione è Di spalla, la più
patologica.
PRESENTAZIONE DI VERTICE - presentazione fisiologica, in cui si tocca la piccola
fontanella, quando è spostata in avanti e verso sinistra si ha VERTICE SINISTRO
ANTERIORE (VSA) la più fisiologica delle presentazioni
PRESENTAZIONE DI BREGMA - quando si tocca la grande fontanella
PRESENTAZIONE DI FRONTE - quando si tocca il naso
PRESENTAZIONE DI FACCIA - quando si tocca il mento
12. PARTOGRAFIA
La PartoGrafia è la registrazione grafica dei fenomeni del travaglio e del parto. E’ un metodo
efficace per rappresentare la progressione del travaglio. Questa raccolta di informazioni
inizia ad essere presa al momento della diagnosi di travaglio.
Comprende:
- la dilatazione cervicale
- lo stato delle membrane (rotte o integre)
- la pressione arteriosa della madre
- la posizione della testa del feto rispetto al canale del parto
- il battito cardiaco fetale e materno
- il colore del liquido amniotico
- le contrazioni uterine
Ogni 2 ore circa viene ripetuta la visita vaginale e i dati vengono aggiornati. L'obiettivo del
monitoraggio del travaglio è quello di individuare più precocemente possibile anomalie del
fisiologico travaglio di parto in modo da evitare e prevenire qualunque esito negativo in
madre e bambino.
Nel partogramma, la dilatazione cervicale e la presentazione della parte fetale vengono
riportati graficamente con cerchietti e triangolini che verranno uniti da 2 linee che si
incrociano, a dimostrazione del corretto andamento del parto (all’aumentare della dilatazione
la progressione aumenta).
La scelta del dispositivo dipende dalle preferenze e dall’esperienza del ginecologo. Ma una
condizione necessaria prima di usare uno degli strumenti è che la testa del bambino si trovi
almeno in posizione +2 (2 cm sotto le spine ischiatiche materne) o più in basso, oltre
ovviamente ad aver ottenuto il consenso informato.
Le complicanze maggiori sono le lacerazioni materne vaginali e perineali e i traumi fetali
come ematomi neonatali, distocia di spalla, cefaloematoma, ittero ed emorragie retiniche.
La ventosa è uno strumento a pressione negativa che si posiziona sulla testa del feto e
mediante un processo di trazione dall’alto verso il basso porta il feto verso l’esterno.
Il forcipe è uno strumento metallico costituito da due branche, una femmina e una maschio
costituita da un perno, a differenza della ventosa che ha solo un’azione di trazione, con il
forcipe si riesce anche a ruotare la testa ed il feto. Ormai il suo utilizzo è sconsigliato per il
rischio di emorragie e di traumi fetali.
14. PARTO CESAREO
Il primo ad essere nato di parto cesareo fu Gorgia di Leontini, filosofo sofista greco, della
provincia Siracusana. In passato il parto cesareo si effettuava post-mortem nelle donne
morte in travaglio, nel tentativo di salvare il feto.
Ogni anno nel mondo sono eseguiti circa 20 milioni di tagli cesarei, con un'incidenza in
progressivo aumento dagli anni 80 ad oggi in Italia e nel mondo.
Dal 1985 l’OMS ha ritenuto che il tasso ideale di tagli cesarei dovesse essere compreso tra il
10 ed il 15%.
Il taglio cesareo se eseguito sulla base di una specifica indicazione medica, può
effettivamente ridurre la mortalità e la morbilità materna e perinatale ma non ci sono
evidenze scientifiche che dimostrino i benefici del parto cesareo per le donne e i bambini in
cui la procedura non sia necessaria.
Con la classificazione di ROBSON dei 10 gruppi, creata allo scopo di identificare in modo
prospettico gruppi di donne ben definiti e clinicamente rilevanti per valutare le differenze nel
ricorso al taglio cesareo all’interno di questi gruppi relativamente omogenei.
I. nullipare, gravidanza singola, > 37 w, travaglio spontaneo
II. nullipare, gravidanza singola, > 37 w, travaglio indotto o TC in assenza di travaglio
III. multipare, senza precedente cicatrice uterina, gravidanza singola, presentazione
cefalica, > 37 w, travaglio spontaneo
IV. multipare, senza precedente cicatrice uterina, gravidanza singola, presentazione
cefalica, > 37 w, travaglio indotto o TC in assenza di travaglio
V. multipare, con cicatrice uterina, gravidanza singola, presentazione cefalica, > 37 w
VI. nullipara, gravidanza singola, presentazione podalica
VII. multipara, gravidanza singola, presentazione podalica, incluse donne con precedenti
cicatrici uterine
VIII. gravidanza multipla, incluse donne con precedenti cicatrici uterine
IX. gravidanza singola, presentazione trasversa o obliqua, incluse donne con precedenti
cicatrici uterine
X. gravidanza singola, < 37 w, incluse le donne con precedenti cicatrici uterine
Il taglio cesareo è l’intervento chirurgico per mezzo di cui si estrae il feto dall’utero attraverso
una breccia aperta artificialmente con laparotomia ed isterotomia.
L’incisione cutanea viene praticata preferibilmente in senso trasversale 2.5 cm sopra la
sinfisi pubica (incisione di Pfannestiel). Incisioni mediane, a T, J o verticali (incisione di
Maylard) sono molto meno comuni.
Le potenziali indicazioni per l’incisione verticale sono: segmento uterino inferiore poco
sviluppato, come in caso di parto pretermine a 23-25 settimane, presentazione trasversa del
feto con dorso posteriore, miomi uterini che ostruiscono il segmento uterino inferiore (mioma
previo), placenta previa centrale o accreta.
Quindi si procede all’estrazione della testa fetale con manovra tradizionale se non si è già
impegnata nello stretto superiore, caso in cui si effettua una duplice manovra di
disinserimento (un assistente introduce in vagina una mano per spingere cranialmente la
parte presentata, mentre l’altro operatore fa trazione sulle clavicole fetali disimpegnando la
testa che potrà essere estratta attraverso l’incisione).
La placenta viene estratta manualmente se il secondamento non avviene spontaneamente
massaggiando l’utero dall’esterno entro 5 minuti.
Quindi si procede alla sutura uterina con punti staccati o continua con filo sintetico
riassorbibile 0 o 1. Si può eseguire un secondo strato di sutura muscolo muscolare mentre
generalmente il peritoneo parietale e viscerale non vengono approssimati (ciò avverrà
spontaneamente nel giro di qualche giorno), tuttavia alcuni autori suggeriscono
l'accostamento dei piani per ridurre le aderente.
Le fasce muscolari vengono suturate con punti continui o staccati ed il tessuto sottocutaneo
se lo spazio è maggiore di 2 cm per evitare ematomi e deiscenza della ferita. La cute viene
chiusa con punti di sutura o punti metallici.
Il taglio cesareo elettivo dovrebbe essere programmato non prima della 39 esima settimana.
Se gemellare anche alla 38 esima.
Qualora un taglio cesareo venga effettuato prima della 39 esima settimana, si procede a
profilassi corticosteroidea RDS.
Un taglio cesareo senza indicazione medica è eticamente ingiustificabile. Analizziamone
rischi e benefici potenziali:
RISCHI - aumento della morbilità materna a breve termine, aumento di endometriti,
trasfusione di sangue e trombosi venosa periferica, aumento dei giorni di degenza in
ospedale, lieve aumento del distress respiratorio alla nascita, aumento della morbilità
materna e neonatale a lungo termine, amentato rischio di placenta accreta e di isterectomia
nei successivi tagli cesarei.
BENEFICI - riduzione della morbilità e mortalità prenatale, riduzione di asfissia prenatale ed
eventi traumatici da parto, minore incidenza di disfunzioni del pavimento pelvico e riduzione
delle emorragie post-partum.
Il taglio cesareo è un intervento addominale maggiore con rischi potenziali sia per la madre
che per il feto, che aumentano in presenza dei seguenti fattori di rischio: obesità, patoloie
preesistenti, precedenti interventi chirurgici. Le complicanze che possono sopraggiungere
sono:
- isterectomia post partum 7-8:1000
- necessità di ulteriori procedure chirurgiche (RCU) 5:1000
- ricovero in terapia intensiva 9:1000
- trombosi venosa profonda ed embolia polmonare 4-16:1000
- lesioni vescicali 1:1000
- lesioni ureterali 3:10000
- rottura d’utero in gravidanze future 2-7:1000
- morte endouterina del feto in gravidanze future 1-4:1000
- placenta previa o accreta in gravidanze future 4-8:1000
- emorragia 5:100
- ri-ospedalizzazione 5:100
- infezione 6:100
- dolore e discomfort alla ferita 9:100
- morte materna 1:12000 (specialmente associata ad emorragia, sepsi, EP, problemi
anestesiologici legati all’anestesia generale indicata nei tagli cesarei d’emergenza)
Tutte le donne con pregresso taglio cesareo dovrebbero essere adeguatamente informate
dei benefici e dei rischi associati al travaglio di prova, al parto vaginale e al taglio cesareo
elettivo ripetute ed essere incoraggiate ad effettuare un travaglio di prova (a meno che
l’incisione precedente non sia stata verticale o qualora vi sia anamnesi positiva per
deiscenza o rottura dell’utero).
Particolare attenzione deve essere prestata alla comparsa di segni e sintomi di rottura
d’utero: dolore uterino che non regredisce nella pausa tra le contrazioni, perdite ematiche
anomale vaginali o urinarie, riduzione improvvisa delle contrazioni, risalita del livello della
parte presentata e shock.
L’uso di analgesia epidurale, ossitocina o prostaglandine non è controindicato.
OVAIO
- CISTI OVARICHE -
CISTI FUNZIONALI
Anomalie nel processo dell’ovulazione. Esagerata risposta dell’ovaio ad uno stimolo
ormonale.
Si distinguono in:
1. Cisti follicolari: C’è una sovradistensione del follicolo di Graaf conseguente
ad accumulo di liquido da mancata deiscenza che genera una formazione
tondeggiante, uniloculare, solitamente contenuto giallo citrino e delle
dimensioni di 3-10 mm.
2. Cisti luteiniche: Possono essere asintomatiche (generalmente prive di
attività endocrina) o provocare irregolarità mestruali se si ha la produzione di
progesterone. E’ possibile la loro rottura con emoperitoneo (CORPO LUTEO
EMORRAGICO): evenienza di addome acuto, spesso si pensa che si tratti di
una gravidanza extrauterina invece è un corpo luteo emorragico che mette a
repentaglio la vita della paziente.
3. Cisti teco-luteiniche: Dovuta alla mancata rottura del follicolo in presenza di
luteinizzazione delle cellule della teca e della granulosa. Possibile causa
iatrogena (iperstimolazioni per indurre gravidanze). Sono spesso associate
ad altre patologie: mola idatiforme, corioncarcinoma, tireopatie, gravidanza ad
elevata placentazione (es. gemellare)
4. Luteoma gravidico;
Le cisti funzionali possono essere:
- di riscontro episodico in donne sane;
- di riscontro frequente in donne con endocrinopatie;
CLINICA
Frequentemente asintomatiche. A volte possono comportare dolore pelvico tipo
colico- gravativo in fossa iliaca fino a quadri di addome acuto (compressione,
torsione, rottura) ed irregolarità ciclo ovarico e/o mestruale.
DIAGNOSI
Visita ginecologica che mostra una tumescenza monolaterale, teso-elastica, mobile,
rotondeggiante. Tutti questi sono parametri di tranquillità: in caso contrario bisogna
pensare a delle patologie maligne.
All’ecografia (trans-vaginale o trans-uretrale) si riscontra una cisti uniformemente
anecogena, uniloculare.
EVOLUZIONE
1. Riassorbimento spontaneo;
2. Complicanze: rottura, torsione sul peduncolo.
TERAPIA
- Osservazione (frequente regressione spontanea);
- Terapia estro/progestinica;
- Enucleazione chirurgica: laparascopica e non laparatomica.
CISTI ORGANICHE
Derivano da alterazioni istologiche più o meno complesse del tessuto ovarico.
Comprendono:
1. Cisti dermoidi o teratomi cistici: Neoplasia benigna che origina dalle cellule
germinali primordiali. La cisti ha parete spessa, opaca e biancastra, al taglio
fuoriesce una sostanza sebacea densa, pastosa, associata a peli, tessuto
osseo, denti ecc.
2. cartilagine (possono essere presenti tutti i tessuti derivanti dai tre foglietti
embrionali).. Rappresentano il 15% tumori ovarici benigni che si presentano
in donne giovani (20-30 anni). Possono essere bilaterali (15-25%) e con
diametro di 5-15 cm. La torsione è una complicanza frequente, mentre la
degenerazione maligna è rara (1-2%)
3. Cisti endometriosiche: Localizzazione ovarica di malattia endometriosica. Si
presenta come una massa cistica isolata o bilaterale (50% dei casi),
uniloculare, di dimensioni variabili da pochi millimetri a 10-15. Presenta
contenuto ematico (marrone scuro): “cisti cioccolato”. All’ecografia hanno
contenuto ipoecogeno con spessa granulazione di fondo.
4. Cistoadenomi Sierosi;
5. Cistoadenomi Mucinosi.
- TUMORI DELL’OVAIO -
Rispetto ai tumori di endometrio e cervice, sono meno frequenti ma più mortali,
perchè, essendo organi profondi e non palpabili, hanno una diagnosi casuale e
tardiva; Non si può fare screening perché non ci sono markers specifici: il CA125
(aumenta nel tumore sieroso, ma anche nella flogosi, nella malattia del pancreas,
nell’endometriosi), e l’α-FP (che aumenta nel tumore al seno endodermico e in alcuni
seminomi).
Il rischio di cancerogenesi è elevato se c’è mutazione dei geni BRCA1 e BRCA2.
La sintomatologia è tardiva con dolore addominale inferiore, disturbi disurici e
gastrointestinali, ascite con cellule neoplastiche per disseminazione peritoneale;
Sono distinti in:
- BENIGNI = 80% <40 anni, spesso monolaterali;
- MALIGNI = 20% >40 anni, spesso bilaterali
- BORDERLINE = a circa 40 anni.
E stadiati a seconda della loro espansione e disseminazione:
T1 = intraovarico
T2 = cavità pelvica
T3 = extrapelvico
M1 = metastatico
CLASSIFICAZIONE ISTOPATOGENETICA
1. Dell’EPITELIO CELOMATICO SUPERFICIALE
La maggior parte delle neoplasie primitive dell’ovaio rientrano in questa
categoria.
L’epitelio celomatico dà origine, per ispessimento ed invaginazione, ai dotti di
Müller, che formeranno gli epiteli del tratto genitale.
L’epitelio celomatico può differenziarsi, come quello del dotto di Müller, in
epitelio TUBARICO, ENDOMETRIALE, ENDOCERVICALE, e può farlo in
direzione neoplastica.
Classificazioni secondo 3 parametri:
1) Per DIFFERENZIAZIONE CELLULARE MULLERIANA
- SIEROSI -> tumori differenziati in senso epiteliale tubarico:
cilindrico ciliato non secernente muco.
- MUCINOSI -> in senso epiteliale endocervicale: cilindrico non
ciliato mucosecernente.
- ENDOMETRIOIDI -> in senso epiteliale endometriale:
eterogeneo, cilindrico ghiandolare parzialmente ciliato e non
mucosecernente.
- A CELLULE TRANSIZIONALI DI BRENNER -> nidi di cellule
transizionali simili alle vie urinarie. E’ un tumore fibroepiteliale
costituito da nidi di epitelio pseudosquamoso immersi in uno
stroma denso. E’ unilaterale, ha consistenza dura, capsulato.
Possiede dimensioni variabili (da pochi cm fino a 30 cm).
2) Per ACCRESCIMENTO
- CISTICI O CISTICI-PAPILLARI -> (accrescimento endofitico
con vegetazioni solido-papillari intracistiche), sono i più
frequenti, da epitelio delle “cisti da inclusione” che sarà
simil-tubarico, cervicale o endometriale.
- DI SUPERFICIE -> (accrescimento esofitico = l’ovaio resta
indenne), molto meno frequenti, la lesione protrude dalla
superficie ovarica verso l’esterno.
3) Per COMPORTAMENTO BIOLOGICO (in base a invasione stromale
e/o peduncolo vascolare della papilla, e anaplasia)
- BENIGNI = <40 anni, può progredire in borderline e maligno.
Possono avere aree cistiche, fibromatose, cistiche e
fibromatose assieme.
- MALIGNI = >40 anni, hanno invasività.
- BORDERLINE = circa 40 anni, hanno basso potenziale di
malignità: Sono uno stadio intermedio tra un benigno e un
maligno; Hanno una evidente anaplasia cellulare, ma assenza
di invasione stromale fibrovascolare! Possono avere aspetti
microinvasivi, ma non c’è superamento della capsula.
SIEROSI
Sono neoplasie delimitate da cellule alte, colonnari, ciliate e non
ciliate, simil-tubariche, riempite con liquido sieroso chiaro.
Sono molto frequenti (>50% dei tumori epiteliali dell’ovaio).
Hanno maggiore incidenza tra i 25 e i 45 anni.
Li classifichiamo in:
- BENIGNI (CISTOADENOMA SIEROSO;
CISTOADENOFIBROMA; ADENOFIBROMA): essi
rappresentano il 60% dei tumori sierosi con sopravvivenza del
100%; hanno parete liscia, sono bilaterali nel 20% dei casi, si
tratta di cisti rivestite da epitelio colonnare con ciglia
abbondanti ed esili papille.
- BORDERLINE: essi rappresentano il 15% con sopravvivenza
dell’85%; hanno tante proiezioni papillari, sono bilaterali nel
30% dei casi, c’è atipia cellulare ma non c’è infiltrazione.
- MALIGNI (CISTOADENOCARCINOMA SIEROSO): essi
rappresentano il 25% con sopravvivenza del 13%; sono
bilaterali (sincrona o metacrona) nel 66%, la massa tumorale è
grande, irregolare, con papille solide, capsula nodulare o con
aderenze; L’atipia nucleare si manifesta con pleomorfismo,
mitosi atipica e più nuclei; C’è tendenza all’infiltrazione.
Fattori di rischio: anamnesi familiare positiva, mutazioni ereditarie.
Mutazioni:
- K BASSO GRADO = KRAS, BRAF.
- K ALTO GRADO = BRCA1, BRCA2, p53.
Sia quelli a basso che ad alto grado diffondono all’omento e danno
ascite. Possono andare incontro a infarto emorragico per torsione del
peduncolo vascolare e dare addome acuto.
I K a basso grado hanno lenta progressione, i K ad alto grado hanno
spesso metastasi alla diagnosi.
MUCINOSI
Sono il 30% di tutte le neoplasie dell’ovaio.
L’80% è BENIGNO, il 10% è BORDERLINE, il 10% è MALIGNO.
E' correlato con alterazioni del protoncogene KRAS.
Sono spesso PALPABILI, perchè danno masse anche >25 kg!
Hanno cisti multiloculari rivestite da epitelio cilindrico mucosecernente
senza ciglia, con contenuto gelatinoso e attorno una capsula fibrosa
liscia (benigni) o nodulare (maligni) con papille intracistiche.
1. Un gruppo di tumori mucinosi originano dall’endometriosi ->
CISTOADENOMA MUCINOSO MULLERIANO.
2. Un altro gruppo ha abbondante crescita di similghiandolare o
papillare, con atipia e stratificazione -> PRECURSORI DEL
CISTOADENOK che hanno crescita solida, perdita
dell’architettura, cellule atipiche.
3. Un’altra categoria sono i NON INVASIVI -> che hanno atipia
epiteliale senza alterazioni stromali. Gli impianti peritoneali
sono di solito non invasivi.
ENDOMETRIOIDI
Rappresentano il 20% di tutti i cancri ovarici.
I BENIGNI (chiamati ADENOFIBROMI ENDOMETRIOIDI) e i
BORDERLINE sono rari, i MALIGNI sono K ovarici endometrioidi.
Possono svilupparsi in un quadro di endometriosi (15-20%) ed essere
accompagnati anche da un K all’endometrio.
Sono correlati con mutazioni di PTEN (presente anche
nell’endometriosi e nel K endometrioide dell’endometrio), KRAS,
β-catenina.
Hanno aree solide e cistiche, con epitelio ghiandolare colonnare simile
a quello endometriale, che risponde agli estrogeni e al progesterone,
con conseguente fenomeno emorragico (e “cisti cioccolato”).
2. Da CELLULE GERMINALI TOTIPOTENTI
Si ha nel 15-20%, è il 3-5% dei tumori maligni ovarici, >0-25 anni d’età. Nel
testicolo sono il 90% perché mancano gli epiteliali.
3. Da STROMA E CORDONI SESSUALI
Derivano da quelle cellule che fisiologicamente danno granulosa e teca nella
F e Sertoli e Leydig nel M.
FIBROMA OVARICO: Rappresenta il 4% dei tumori ovarici. Ha origine
connettivale dallo stroma ovarico. E’ monolaterale 90% dei casi. Si presenta
come una massa solida, sferica o lievemente lobulata, incapsulata,
consistenza dura grigia-biancastra.
ESAME ISTOLOGICO
Fibroblasti ben differenziati immersi in tessuto connettivo
CLINICA
Se di notevoli dimensioni può provocare la Sindrome di MEIGS : fibroma
associato ad ascite e/o versamento pleurico (Idrotorace Dx) per
compressione della vena cava.
TUMORE DELL’ILO OVARICO: Tumore rarissimo; 2% casi maligno.
- Età perimenopausale;
- Unilaterale, solido, mal delimitabile;
- Piccole dimensioni generalmente (non >6cm);
- A volte iperplasia endometriale (ipersecrezione di estrogeni da cellule
ilari).
4. METASTASI
Derivano da K mammella, K gastroenterico, tumore di Krukenberg con cellule
con castone.