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IL TEMPO E LA MEMORIA

Salvador Dalí, Persistenza della memoria, 1931.

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LA DIMENSIONE DEL TEMPO


L a dimensione del tempo è da sempre oggetto di studio e di indagine da parte dell’uomo. Scien-
ziati, filosofi, psicoanalisti, scrittori si sono occupati, ciascuno con gli strumenti della propria di-
sciplina o arte, di scoprire e di definire la natura di qualcosa di sfuggente e misterioso come il tempo.
Già nell’antichità la concezione del tempo non era univoca.
s La lingua greca utilizzava due parole per indicare il tempo. Kronos era il tempo lineare, immagi-
nato come una linea retta che procede in avanti, sulla quale si distinguono un prima e un dopo;
kairos era invece l’attimo fuggente, una situazione particolare e irripetibile in cui avviene un
certo fatto, che in italiano indichiamo a volte con la parola occasione.
s Anche la lingua latina aveva più parole per indicare il tempo, corrispondenti a significati diversi.
Il termine latino tempus deriva etimologicamente da temno, cioè tagliare: il tempus era una di-
mensione che può essere tagliata, misurata, mentre la parola aetas indicava il tempo della vita
umana contrapposto a sua volta all’aevum, il tempo ciclico dell’universo.
I romani distinguevano quindi anche lessicalmente una dimensione estesa, non misurabile del
tempo e una invece relativa a un tempo più breve, a misura d’uomo, il quale riesce a percepirne
materialmente i momenti, i prima e i dopo.
Tempo significa infatti comunemente per gli uomini passaggio delle stagioni e quindi cambiamenti
visibili della natura; significa la durata della loro vita, segnata dai cambiamenti fisici del corpo sino
alla morte, cioè la fine del tempo individuale; significa lo spazio del giorno con il susseguirsi delle ore
e delle attività della vita quotidiana.
Tuttavia l’uomo ha sempre saputo, prima in modo intuitivo e poi con l’appoggio della scienza, che
accanto al tempo materiale della sua giornata scorre quello infinito dell’Universo, rispetto al quale il
suo breve tempo è quasi insignificante.
Nel corso del Novecento si è affermata la concezione dell’esistenza di più dimensioni temporali, pa-
rallele tra loro. All’idea di un tempo lineare, uguale per tutti gli uomini, la cui misura è quella dell’oro-
logio, si è affiancata quella di un tempo personale, legato alle emozioni e alla coscienza dell’indivi-
duo. La concezione del tempo come coscienza riguarda ogni singolo uomo, il suo rapporto con la
realtà. Un’interrogazione di dieci minuti può sembrare eterna a uno studente poco preparato, i mo-
menti passati con gli amici «volano» e non sembrano corrispondere al tempo segnato dall’orologio.
Nel tempo della coscienza passato e presente si confondono e si intrecciano, e il tempo dell’uomo si
dilata e si restringe in relazione ai suoi stati d’animo, alla sua percezione della realtà.

La poesia e il tempo
I poeti hanno da sempre espresso la consapevolezza della profonda diversità tra la durata della vita
di ogni singolo uomo e quella del mondo in cui si trova.
Giacomo Leopardi nell’Infinito accosta e distingue questi diversi spazi temporali

… e mi sovvien l’eterno / e le morte stagioni, e la presente / e viva e il suon di lei.

Ungaretti in Sereno oppone la transitorietà dell’uomo all’immortalità dell’Universo. Se la dimen-


sione dell’eternità può essere oggetto di desiderio come di spavento proprio per la sua estensione,
il tempo degli uomini, misurato in giorni, stagioni e anni, viene spesso percepito e rappresentato
come troppo breve. L’immagine, ricorrente in molti testi poetici, di un tempo che fugge e consuma
la vita dell’uomo svela la paura della morte, la consapevolezza che il tempo umano è limitato.
Nella poesia Candele del poeta greco Kavafis, l’io lirico afferma di voler guardare solo al futuro,
non tanto perché sia curioso di conoscerlo o desideri viverlo, quanto piuttosto perché rifiuta l’idea
di avere un lungo passato alle spalle.

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Giorgio De Chirico, L’enigma


di un pomeriggio di autunno, 1910.

Orazio, poeta latino, allontana il pensiero della morte e invita a vivere ogni singolo momento della
vita, senza preoccuparsi del futuro, perché questo è incerto, mentre l’uomo può avere certezza
solo del presente, di cui deve imparare a godere appieno.
Alda Merini, poetessa contemporanea, dichiara di voler vivere solo il presente, rifiutando l’idea di
un tempo segmentato in ieri, oggi e domani. Ci sono tuttavia anche poeti, come Attilio Bertolucci,
che guardano con serenità al passato, consapevoli che esso è prezioso, perché è un tempo che è
stato vissuto e di cui hanno fatto parte.
Nella poesia del primo Novecento il tempo è spesso quello della coscienza, vissuto dall’io lirico,
svincolato sia dal tempo lineare, sia dal tempo della storia. Molti poeti di quegli anni mettono in
primo piano non il tempo che «batte al polso», come Montale definisce il tempo lineare, ma quello
più intimo e personale del proprio mondo interiore.

La memoria
Nella mente umana nulla viene cancellato, nessun momento della vita è perduto: il meccanismo
della memoria immagazzina e conserva. Dimenticare non significa eliminare, ma solo mettere da
parte. A volte la memoria rievoca consapevolmente il passato, a volte invece i ricordi riemergono
inaspettatamente. Può bastare un suono, un odore, un sapore, un’immagine per riportare alla luce
fatti o persone che erano svaniti, che non ricordavamo in alcun modo, ma che sono stati parte della
nostra vita.
La memoria è parte integrante dell’identità dell’uomo, costituita sia da un passato comune a tutti gli
uomini sia da un passato individuale, di nessuno dei quali egli può fare a meno. La perdita traumatica
della memoria comporta infatti un totale disorientamento, non solo della personalità ma dell’identità
stessa della persona, che deve ricostruire tutto il proprio percorso di vita.
La memoria è inoltre un’arma contro il passare del tempo, tiene vivo il proprio mondo affettivo anche
quando le persone che ne hanno fatto parte non ci sono più. Per gli esseri umani il timore di essere
dimenticati è molto forte e vivere nella memoria degli altri viene considerato un modo di sopravvi-
vere alla propria morte.
La memoria a volte deforma nel tempo le immagini del passato e non sempre ciò che si ricorda cor-
risponde esattamente alla realtà: le immagini spesso si conformano all’idea di passato che si adatta
meglio ai nostri desideri. Idealizzare il passato è un rischio della memoria, ma essa è anche uno stru-
mento per riviverlo criticamente, per scoprirne, alla luce delle esperienze successive e del presente,
significati del tutto nuovi o che all’epoca dei fatti non si era stati in grado di cogliere.
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La poesia e la memoria
Nel mondo greco e latino la poesia è stata il luogo della memoria: vicende di popoli e di eroi sono
state tramandate oralmente in racconti la cui composizione in versi ne favoriva la memorizzazione;
Mnemosine, madre della Muse, era la dea della memoria, quasi a significare che proprio l’arte sia
depositaria del passato degli uomini, e che da esso prenda vita.
Montale scrive che «La poesia fu un genere letterario / quando ancora non era nata la scrittura» (La
memoria); ad essa infatti è stata spesso affidata la memoria storica dei popoli.
Ugo Foscolo, uno dei maggiori poeti dell’Ottocento italiano, attribuisce alla poesia il compito e il
merito di rendere eterno il ricordo dei grandi uomini contro l’implacabile distruzione del tempo:
senza i versi di Omero la memoria della guerra di Troia, dei suoi eroi, vincitori e vinti, sarebbe
andata perduta.
La memoria non è però nella poesia solo rievocazione storica, ma svolge anche un ruolo molto più
personale e intimo. Nella poesia lirica la memoria è rievocazione del passato del poeta, che rivive
momenti e incontri della propria vita e spesso li riconsidera alla luce del presente. La memoria dei
poeti corre frequentemente all’infanzia, rivissuta nostalgicamente come momento mitico o felice,
che a volte coincide con un mondo che ormai non c’è più, superato dalla storia e dal progresso
tecnologico.
Nella poesia di Leopardi così come in quella di Montale il ricordo ha un ruolo fondamentale. Le-
opardi vede nella lontananza temporale un filtro che gli consente di rivivere in modo più sfumato
anche gli aspetti più dolorosi della propria vita.
Nelle prime raccolte di Montale la memoria ha una dimensione tutta personale: è il tempo delle
«occasioni», momenti in cui i ricordi del passato affiorano inaspettatamente e dai quali il poeta si
aspetta una chiave di lettura per la propria esistenza.

Vincent Van Gogh,


Memoria del giardino
di Etten (Donne di Arles),
1888.

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UN TESTO SPIEGATO
Eugenio Montale
NON RECIDERE, FORBICE, QUEL VOLTO
Le occasioni, 1939
I temi del tempo e della memoria occupano uno spazio importante nell’opera di Montale. Nella
raccolta Le Occasioni il ricordo di una persona o di una situazione scatta improvvisamente e dà
la possibilità non solo di rivivere, ma soprattutto di comprendere momenti del passato.
Questa lirica, scritta nel 1937, fa parte dei Mottetti, brevi componimenti di origine musicale, in
cui il poeta parla di una figura femminile, Clizia, che emerge nella sua memoria.
In questo mottetto, uno dei più famosi, il tema è lo smarrimento e il dolore di fronte allo sfumare
del ricordo della donna. La memoria soccombe davanti alle forbici del tempo, e non lascia al
poeta la possibilità di recuperare e comprendere il proprio passato.
La sensazione della perdita è netta e dolorosa.
Metrica: due quartine, ciascuna costituita da tre endecasillabi e un settenario

Non recidere, forbice, quel volto,


solo nella memoria che si sfolla,
non far del grande suo viso in ascolto
la mia nebbia di sempre.
5 Un freddo cala… Duro il colpo svetta.
E l’acacia ferita da sé scrolla
il guscio di cicala
nella prima belletta di Novembre.

E. Montale, Tutte le poesie, Mondadori, Milano 1984

1. recidere: tagliare in modo netto. 6. acacia: albero dai fiori bianchi a grappolo; è detto anche
2. si sfolla: il volto della donna era l’unico (solo) a resistere nella robinia.
memoria, che va perdendo tutti quei volti e quei ricordi, che 7. guscio: della cicala è rimasto attaccato alle foglie solo il gu-
prima la riempivano, la affollavano. scio, il rivestimento duro che copre il corpo dell’insetto.
5. Un freddo: può riferirsi al clima dell’inverno (Novembre), 8. belletta: fanghiglia; il termine, colto, ricorre sia in D’An-
o alla sensazione di freddo che prende il poeta, ma anche nunzio, che intitola una sua poesia Nella belletta, sia in Dan-
alla lama che taglia il ramo dell’acacia e al dolore provato te, che colloca un gruppo di dannati nella belletta dello Stige,
dall’albero; svetta: taglia i rami dell’albero, ma anche spicca, uno dei fiumi infernali (Inferno, canto VII).
emerge per la sua violenza.

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R ACCOGLIAMO LE IDEE

IL TESTO momento di attesa e di speranza per il poeta: il


Il testo è costituito da due quartine apparente- ricordo consente di rivedere e di comprendere il
mente molto diverse tra loro, sia come contenu- passato, dando un senso anche al presente.
ti sia come tono. Nella prima strofa il poeta si
rivolge alla forbice del tempo pregandola di non
IL LESSICO
cancellare dalla sua memoria, già priva di molti
In entrambe le strofe prevalgono parole dalla
ricordi, anche l’immagine di un volto, che sem-
connotazione negativa: recidere, la doppia ne-
bra essere in comunicazione con lui.
gazione non, sfolla, nella prima; freddo, duro,
Nella seconda strofa l’io del poeta lascia il po-
colpo, svetta, ferita, guscio, nella seconda. Un’al-
sto all’immagine di un’acacia, alla quale all’inizio
tra serie di parole rimanda al campo semantico
dell’inverno vengono tagliati alcuni rami.
della stagione fredda: nebbia, freddo, guscio di
Le due strofe non sono unite da alcun legame
cicala, belletta, Novembre. Il lessico costruisce
grammaticale, ma da una corrispondenza analo-
nel suo insieme un’idea forte di negatività e di
gica: la perdita di un ricordo è per il poeta una
desolazione, corrispondente allo stato d’animo
ferita, dolorosa e irrimediabile, come quella dei
privato del conforto della memoria.
rami per l’albero di acacia. La seconda strofa dice
Come sempre nelle sue poesie, Montale unisce
indirettamente che la preghiera rivolta alla me-
poi termini di uso comune – forbice, cicala – ad
moria non è stata esaudita: l’immagine del volto
altri più colti, come sfolla o belletta, o raffinati,
è stata tagliata. Lo smarrimento del poeta per la
come il verbo svettare, usato nel suo duplice si-
perdita di qualcosa che sente intimamente come
gnificato di «tagliare» e di «emergere».
proprio, si rispecchia in oggetti reali, l’acacia, il
guscio della cicala, correlativi oggettivi del suo
mondo interiore. LA METRICA
Nella poesia di Eugenio Montale sentimenti e La poesia è costituita da due quartine, ciascuna
concetti astratti trovano un corrispettivo in og- corrispondente a un’immagine; il quinto verso,
getti, definiti correlativi oggettivi, che costitui- nettamente separato in due emistichi, lega le due
scono un codice personale, un cifrario del poeta; immagini: il freddo della lama che taglia il ricor-
alcuni sono ricorrenti nella sua opera e riman- do e i rami è anche il freddo che cala nell’animo
dano a significati assodati, altri invece compaio- del poeta nel momento in cui si rende conto che
no solo occasionalmente e il loro significato può il ricordo è svanito. La forte cesura e i tre pun-
essere oggetto di interpretazione (vedi p. 304). tini di sospensione creano un senso di attesa; la
parola freddo, infatti, anticipa ciò che dopo vie-
IL TEMA E IL POETA ne spiegato: il taglio dei rami.
Tema della poesia è la memoria, che consente di Il poeta riprende la musicalità originaria del
sottrarre all’oblio fatti e persone che altrimen- mottetto attraverso una fitta trama di corri-
ti verrebbero irrimediabilmente perduti. È una spondenze foniche. Non c’è uno schema di rime
perdita che il poeta sente e vive come lacerante, regolare, ma sono presenti rime di vario genere e
in quanto spezza i legami della sua vita, è il se- numerose assonanze. Nella prima strofa la rima
gno di una fine. volto/ascolto mette in relazione due termini, vol-
La memoria svolge secondo Montale una dop- to e viso, entrambi riferiti al ricordo.
pia azione: prima dimentica, poi fa riemergere L’assonanza volto/solo/ascolto/colpo, la rima
brandelli di passato che, rivisti con l’occhio del sfolla/scrolla e la rima imperfetta sempre/No-
presente, acquisiscono significato. Il ricordo vembre legano le due quartine. Nella seconda
non è mai volontario, ma emerge in modo oc- strofa due rime interne – svetta/belletta, cala/
casionale, non sollecitato da elementi esterni; cicala – e le assonanze duro/guscio, ferita/pri-
la sua improvvisa comparsa tra la nebbia è un ma completano la trama musicale della poesia.

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Quinto Orazio Flacco


CARPE DIEM
Odi, I, 11 ƒ Lingua originale latino
La fuggevolezza del tempo è stata sempre oggetto dell’attenzione dei poeti. Famosa è l’espres-
sione carpe diem di un grande poeta latino, Orazio, il quale invita gli uomini a cogliere l’attimo,
a godere di ciò che il presente offre senza preoccuparsi del domani.
Orazio teme le insidie del tempo lungo (invida aetas) e invita gli uomini a cogliere (carpe) tutto
ciò che di buono ogni frazione di tempo (diem, cioè giorno) è in grado di darci.
Rispetto all’incertezza del futuro il presente appare come l’unica dimensione in cui l’uomo possa
muoversi consapevolmente.

Non chiedere, o Leuconoe (è illecito saperlo) qual fine 7 Il tempo è rapidissimo


abbiano a te e a me assegnato gli dèi, e sarà già fuggito, mentre
e non scrutare gli oroscopi babilonesi. Quant’è meglio accettare il poeta e il suo interlocutore
parlano.
quel che sarà! Ti abbia assegnato Giove molti inverni,
5 oppure ultimo quello che ora affatica il mare Tirreno 8 Il verbo nella forma latina,
contro gli scogli, sii saggia, filtra vini, tronca carpe, aggiunge all’idea
di prendere tenendo stretto
lunghe speranze per la vita breve. Parliamo e intanto fugge l’astioso quella di saper cogliere,
tempo. Afferra l’oggi, credi al domani quanto meno puoi. di approfittare.

Orazio, Tutte le opere, trad. L. Canali, Mondadori, Milano 2007

Tu ne quaesieris, scire nefas, quem mihi, quem tibi


finem di dederint, Leuconoe, nec Babylonios
temptaris numeros. Ut melius, quidquid erit, pati,
seu plures hiemes seu tribuit Iuppiter ultimam,
quae nunc oppositis debilitat pumicibus mare
Tyrrhenum: sapias, vina liques, et spatio brevi
spem longam reseces. Dum loquimur, fugerit invida
aetas: carpe diem quam minimum credula postero.

1. Leuconoe: una delle donne amate da Orazio; il nome significa 4-6. Ti abbia … scogli: sia che Giove ti conceda molti anni di
«dalla mente candida» e forse, implicitamente, «ingenua»; ille- vita (inverni, è una metonimia) sia che questo sia invece il
cito significa che non è consentito, non è permesso agli uomini tuo ultimo inverno, quello che ora porta burrasche (affatica)
conoscere il proprio destino (qual fine). sul mare Tirreno.
3. oroscopi babilonesi: gli astrologi venivano spesso dalla Me- 6-7. tronca … breve: lascia perdere ogni speranza proiettata
sopotamia, e per questo sono definiti babilonesi. nel tempo, in una vita che è invece breve.
7. astioso: nemico; in latino l’aggettivo è invida, invidioso.
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L AVOR ARE SUL TESTO

Analizzare e comprendere
1. Individua ed elenca quali cose il poeta invita a non fare.
2. L’invito a Leuconoe a «filtrare vini» è un invito a:
occuparsi di cose concrete
lavorare
divertirsi
pensare al domani
3. Per quale motivo il poeta invita a non avere speranze?
Perché la vita è breve
Perché non vi è certezza del domani
Perché comunque il destino umano è già deciso dègli dai
Perché comunque verranno deluse
s Individua attraverso quale figura retorica semantica sottolinea questo concetto.
4. In che cosa consiste la saggezza alla quale il poeta invita Leuconoe?
5. Perché il tempo è considerato astioso per l’uomo?
Scorre troppo in fretta
Sottrae vita all’uomo
Non porta all’uomo ciò che desidera
Non consente all’uomo di fare ciò che vuole

Riflettere
6. Secondo te il consiglio di Orazio di vivere giorno per giorno e di cogliere tutto ciò che il momento
offre è determinato:
dalla paura della morte
dal desiderio di godere di tutto ciò che la vita può offrire
dall’ansia di non riuscire a fare tutto ciò che desidera
dalla convinzione che ciò di cui non si gode vada irrimediabilmente perduto
Spiega la tua risposta.
7. Secondo te la concezione di Orazio esprime una visione ottimistica o pessimistica della vita? Spiega
la tua risposta.
8. L’idea di vivere giorno per giorno ignorando il passato e senza pensare al futuro può essere, secondo
te, condivisa a ogni età della vita?
Sì, perché …
No, perché …
9. Secondo te la concezione del tempo espressa da Orazio lascia spazio per i ricordi del passato? Spiega
la tua risposta.

Scrivere
10. Scrivi un testo argomentativo di almeno 150 parole esprimendo la tua opinione sull’espressione di
Orazio carpe diem e sulla concezione del tempo che essa esprime.

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TESaTIFRONTO
CON IL TEMPO DELL’UOMO

Giuseppe Ungaretti esprime in questi versi dell’Allegria la percezione della brevità e della temporaneità
della vita umana contrapposte all’eternità dell’Universo.

Sereno
bosco di Coupon, Luglio 1918
Dopo tanta
nebbia
a una
a una
si svelano
le stelle
Respiro
il fresco
che mi lascia
il colore del cielo
Mi riconosco
immagine
passeggera
Presa in un giro
immortale

G. Ungaretti, Vita di un uomo, Mondadori, Milano 1971

Max Ernst, A moment


of calm, 1939.

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Constantinos Kavafis
CANDELE
Poesie, 1896-1910 ƒ Lingua originale greco moderno
La misurazione ossessiva del tempo è spesso collegata all’idea della morte:
più il tempo scorre più si sente la vita accorciarsi, fuggire via. Fermare il
tempo significa quindi concedere più spazio alla nostra esistenza.
Il poeta greco Constantinos Kavafis (1863-1933) paragona la vita a una
fila di candele: spente quelle che indicano il passato, accese quelle che si
riferiscono al futuro.
Il suo sguardo in avanti è dettato soprattutto dalla consapevolezza che la fila
di candele del tempo passato è molto lunga e che il futuro gli riserva quindi
un tempo sempre più breve.
Ritratto del poeta greco Metrica: quattro strofe di versi liberi sia nel testo originale sia nella traduzione.
Constantinos Kavafis.

Stanno i giorni futuri innanzi a noi


come una fila di candele accese,
dorate, calde e vivide.
Restano indietro i giorni del passato,
5 penosa riga di candele spente:
le più vicine danno fumo ancora,
fredde, disfatte, e storte.
Non le voglio vedere: m’accora il loro aspetto,
la memoria m’accora del loro antico lume.
10 E guardo avanti le candele accese.
Non mi voglio voltare, ch’io non scorga, in un brivido,
come s’allunga presto la tenebrosa riga, 5. penosa: che suscita pena.
come crescono presto le mie candele spente. 8. m’accora: mi rattrista.

C. Kavafis, Poesie, trad. F. M. Pontani,


Mondadori, Milano 1972

Κεριὰ

Τοῦ μέλλοντος οἱ μέρες στέκοντ’ ἐμπροστά μας


σὰ μιὰ σειρὰ κεράκια ἀναμμένα —
χρυσά, ζεστά, καὶ ζωηρὰ κεράκια.
Οἱ περασμένες μέρες πίσω μένουν,
μιὰ θλιβερὴ γραμμὴ κεριῶν σβυσμένων ˚
τὰ πιὸ κοντὰ βγάζουν καπνὸν ἀκόμη,
κρύα κεριά, λυωμένα, καὶ κυρτά.
Δὲν θέλω νὰ τὰ βλέπω ˚ μὲ λυπεῖ ἡ μορφὴ των,
καὶ μὲ λυπεῖ τὸ πρῶτο φῶς των νὰ θυμοῦμαι.
Ἐμπρὸς κυττάζω τ’ ἀναμμένα μου κεριά.
Δὲν θέλω νὰ γυρίσω νὰ μὴ διῶ καὶ φρίξω
τί γρήγορα ποῦ ἡ σκοτεινὴ γραμμὴ μακραίνει,
τί γρήγορα ποῦ τὰ σβυστὰ κεριὰ πληθαίνουν.
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L AVOR ARE SUL TESTO

Analizzare e comprendere
1. Individua ed elenca le parole appartenenti ai due campi semantici relativi alle candele accese e a
quelle spente.
candele accese candele spente

............................................................................. .............................................................................

............................................................................. .............................................................................

............................................................................. .............................................................................

s Sono parole denotative o connotative?


2. Individua i termini della similitudine che è alla base della poesia.
3. Che cosa significa l’espressione le più vicine danno fumo ancora?
Gli effetti e le conseguenze del passato durano nel presente
Del passato rimangono solo cose inconsistenti
Il passato non si dimentica presto
Il passato è sempre presente
4. Individua le parole con cui il poeta indica il proprio atteggiamento verso il passato.
s Quale sentimento emerge dalle sue parole?
5. Nell’ultima strofa l’anafora, come… come, mette in relazione due significati diversi. Individua:
s che cosa indica l’espressione tenebrosa riga;
s che cosa indica l’espressione le mie candele spente;
s quale differenza di significato c’è tra il verbo s’allunga, riferito a tenebrosa riga, e il verbo crescono,
riferito a le mie candele spente.

Riflettere
6. Perché il poeta ha scelto proprio le candele per rappresentare l’idea del tempo? Non poteva ad esem-
pio pensare a strumenti che misurano il tempo, come gli orologi o la clessidra?
s Ci sono altri oggetti che ti fanno pensare al tempo che passa?
7. Quale sentimento provoca nel poeta la memoria del passato?
tristezza nostalgia paura rimpianto
8. Quale ti sembra l’atteggiamento del poeta nei confronti del futuro?
fiducioso timoroso pieno di aspettative
privo di speranze sfiduciato rassegnato
Spiega la tua risposta facendo riferimento alle parole del testo.
9. Il fatto di vedere alle proprie spalle molti anni passati è comunque secondo te un fatto negativo, in-
quietante?
Sì, perché … No, perché …

Scrivere
10. Scrivi un testo argomentativo di almeno 200 parole sul seguente argomento: «La mia idea del futuro,
l’idea del mio futuro».

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Attilio Bertolucci
GLI ANNI
Lettere da casa, 1951
In questa poesia di Attilio Bertolucci lo sguardo verso il passato è sorridente. Il poeta osserva,
forse dal tavolino di un caffè, l’andirivieni delle persone sui marciapiedi della sua città di provin-
cia. Le figure di oggi si alternano lietamente a quelle di ieri e il loro ricordo è sereno.
Metrica: tre strofe di versi liberi

Le mattine dei nostri anni perduti,


i tavolini nell’ombra soleggiata dell’autunno,
i compagni che andavano e tornavano, i compagni
che non tornarono più, ho pensato ad essi lietamente. 4 Il passato remoto (tornarono)
indica un fatto che è avvenuto
5 Perché questo giorno di settembre splende e si è concluso, appartenendo
così incantevole nelle vetrine in ore totalmente al passato.
simili a quelle d’allora, quelle d’allora
scorrono ormai in un pacifico tempo,
la folla è uguale sui marciapiedi dorati,
10 solo il grigio e il lilla
si mutano in verde e rosso per la moda,
il passo è quello lento e gaio della provincia.

A. Bertolucci, Opere, Mondadori, Milano 1997

Hartmut Ehreke, Bologna, estate, 2007.


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L AVOR ARE SUL TESTO

Analizzare e comprendere
1. Dove si trova il poeta?
s Il poeta dice che è autunno. Individua tutte le parole del testo che rimandano a questa stagione.
2. Che cosa e chi ricorda il poeta?
s Che cosa sollecita il suo ricordo?
3. Quali somiglianze e differenze avverte il poeta tra passato e presente?
4. Individua quali elementi costruiscono l’atmosfera che circonda il poeta nella mattina d’autunno.
s Definisci questa atmosfera con due o tre aggettivi.
5. Individua nel testo rime, ripetizioni di parole, assonanze, consonanze e inseriscile nella tabella.
figure retoriche parole del testo
rime
..............................................................................

..............................................................................

ripetizioni di parole
..............................................................................

..............................................................................

assonanze
..............................................................................

..............................................................................

consonanze
..............................................................................

..............................................................................

s Individua gli enjambement.


s Quale effetto hanno sul ritmo figure retoriche foniche ed enjambement?

Riflettere
6. Qual è lo stato d’animo del poeta nel momento descritto?
s Da che cosa è determinato secondo te?
7. Quale ti sembra il rapporto del poeta con il passato?
s Ha nostalgia di quel tempo?
8. Che cosa significa secondo te che le ore del passato (quelle d’allora) scorrono in un pacifico tempo?
9. Quale atteggiamento credi che sia necessario per poter guardare al passato con serenità?

Scrivere
10. Scrivi un testo descrittivo/narrativo di circa 200 parole sul seguente argomento: «Una mattina a scuo-
la, negli anni delle elementari».
Cerca di ricostruire l’atmosfera della classe, le tue emozioni di allora, mettendo in luce ciò che di
quegli anni ti è rimasto nel cuore.

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TESaTIFRONTO
CON TEMPO CHE PASSA

A volte sono piccoli fatti quotidiani che danno la sensazione del tempo che passa, di un tempo che non
potrà più ritornare. In questa poesia di Luciano Erba l’ultimo giorno di scuola della figlia è, per motivi
diversi, un giorno di addii sia per il poeta sia per la bambina. Entrambi hanno la consapevolezza che il
tempo presente si avvia a diventare passato.

Gli addii
Potrebbe essere l’ultima volta che li vedo
mi dici dei tuoi compagni di classe
che ti hanno fatto far tardi
oggi che è finita la scuola
dovrei sgridarti e sto invece ad ammirare
i tuoi quaderni ben ordinati
(con qualche sbavatura d’inchiostro
di dita sudate di giochi di giugno)
in autunno andrai alle superiori
e questa tua bella scrittura un po’ tonda
potrebbe essere l’ultima volta che la vedo.
L. Erba, Il cerchio aperto, Scheiwiller, Milano 1983

Karl Hubbuch, La classe, 1925.

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Giacomo Leopardi
ALLA LUNA
Canti, 1831
Il tema del tempo, che travolge ogni aspetto della vita umana e la condanna all’oblio, e quello
del ricordo, che sfuma gli aspetti dolorosi del passato, sono centrali nel pensiero e nell’opera di
Leopardi. Rimembrare e ricordanza sono parole del lessico leopardiano. La rimembranza è per
il poeta sempre positiva, perché attribuisce alle cose e ai fatti un senso di indeterminatezza, di
indefinito che li rende piacevoli e, togliendo loro confini netti e precisi, dà spazio alla facoltà
dell’immaginazione. Alla luna, pubblicata per la prima volta nel 1826 su un giornale, in un primo
momento si intitolava La luna o la ricordanza e ancora La ricordanza nell’edizione dei Canti del
1831. Le ricordanze è anche il titolo di un’altra poesia di Leopardi.
Metrica: idillio di endecasillabi sciolti. L’idillio è un breve componimento poetico, di origine greca,
che ha per oggetto la descrizione della natura, in genere di tipo pastorale o campagnolo.

O graziosa luna, io mi rammento 1-5 Il poeta si rivolge alla luna


che, or volge l’anno, sovra questo colle e ricorda che un anno prima si trovava
nello stesso luogo ad ammirarla.
io venia pien d’angoscia a rimirarti:
e tu pendevi allor su quella selva
5 siccome or fai, che tutta la rischiari.
Ma nebuloso e tremulo dal pianto 6-10 Il volto della luna appare
che mi sorgea sul ciglio, alle mie luci sfocato a causa delle lacrime del poeta
per la sua vita piena di affanni,
il tuo volto apparia, che travagliosa allora come adesso.
era mia vita: ed è, né cangia stile,
10 o mia diletta luna. E pur mi giova 10-16 Secondo il poeta ricordare,
la ricordanza, e il noverar l’etate soprattutto quando si è giovani,
ha sempre effetti positivi.
del mio dolore. Oh come grato occorre
nel tempo giovanil, quando ancor lungo
la speme e breve ha la memoria il corso,
15 il rimembrar delle passate cose,
ancor che triste, e che l’affanno duri!

G. Leopardi, Poesia e prose, Mondadori, Milano 1987

1. graziosa: bella e cara; Dante usa l’espressione «animal gra- vagliosa) era la mia vita e lo è tuttora, né cambia modo di
zioso e benigno» nel V canto dell’Inferno. essere (cangia stile).
2. or volge l’anno: or è trascorso un anno, un anno fa; il colle è il 10. diletta: amata.
monte Tabor, presso Recanati, che viene citato anche nell’In- 11. noverar l’etate: rievocare tutti i momenti del mio dolore.
finito. L’espressione volgere l’anno è di uso letterario; Petrarca 12. grato occorre: gradito arriva il ricordare (rimembrar); oc-
nel Canzoniere scrive: «Or volge… l’undecimo anno»(LXII). corre è un latinismo.
3. venia: venivo. 13-14. quando … corso: quando la speranza (speme) ha un
4. pendevi: eri sospesa. lungo cammino davanti a sé mentre la memoria lo ha bre-
5. siccome or fai: come fai adesso. ve, perché ancora breve è il tempo vissuto; speme è un ter-
6-8. nebuloso e tremulo … apparia: ma il tuo volto appariva mine letterario.
ai miei occhi (luci) offuscato e tremolante per il (dal) pianto 16. ancor che triste: anche se dolorose e anche se il dolore (af-
che sorgeva sulle mie ciglia (ciglio). fanno) dura ancora; triste si riferisce a passate cose, ed è
8-9. che travagliosa … stile: poiché piena di affanni (tra- plurale femminile di tristo.
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L AVOR ARE SUL TESTO

Analizzare e comprendere
1. Tema della poesia è il «ricordo». Individua le parole chiave che rimandano a questo significato.
s Verifica sul dizionario se si tratta di parole di uso comune, colto, letterario, ecc.
2. Il poeta afferma che la sua vita non è cambiata nel giro di un anno ed è rimasta travagliosa. Individua
nella poesia il campo semantico che rimanda a questo concetto.
3. Il testo è divisibile in tre parti. Individuale, riassumile brevemente e dai a ciascuna un titolo, comple-
tando la tabella.
versi riassunto titolo
la descrizione del luogo

10-16 il valore del ricordo

4. Per quale motivo secondo il poeta è piacevole ricordare quando si è giovani?


Perché si ricordano solo le cose belle
Perché le cose spiacevoli da ricordare sono poche
Perché si dà meno importanza alle cose spiacevoli
Perché si passa meno tempo a ricordare
5. La poesia ha un andamento pacato, che il poeta ottiene attraverso una sintassi ricca di subordinate e
l’uso frequente dell’enjambement che accentua il tono discorsivo.
s Individua gli enjambement e in quale delle tre parti del testo, individuate nella risposta 3, sono
maggiormente presenti.

Riflettere
6. Il poeta non accenna nella poesia ai motivi della sua vita travagliosa. Leggi la sua biografia in Appendi-
ce e individua quali possono essere stati i motivi della sua affermazione. Ricorda che la poesia è stata
scritta negli anni tra il 1819 e il 1820.
7. Perché secondo te il poeta si rivolge alla luna?
s Quale rapporto sembra avere con lei?
8. Qual è la funzione del ricordo per il poeta?
Attenua i dolori passati Aumenta i dolori passati
Attenua i dolori presenti Aumenta i dolori presenti
9. Sei d’accordo con l’affermazione che ricordare è comunque piacevole?
s Secondo te il ricordo attenua il dolore provato nel passato o lo rende più vivo e quindi ancora più forte?

Scrivere
10. Leggi i brani dello Zibaldone proposti nella rubrica Le parole dei poeti, alla pagina seguente. Scrivi
quindi un testo espositivo di 200 parole sul seguente argomento: «La funzione del ricordo secondo
Leopardi».
11. Scrivi un testo narrativo/argomentativo di almeno 150 parole sul seguente argomento: «Un ricordo
della mia infanzia dal quale non so separarmi».
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LE PAROLE DEI POETI


Leopardi ha dedicato al tema della ricordanza alcune pagine dello Zi-
baldone, una sorta di diario in cui annotava avvenimenti della sua vita,
riflessioni filosofiche e letterarie. La ricordanza è per il poeta stretta-
mente legata all’idea di poesia. Le cose lontane nel tempo sono infatti
per lui poetiche perché vaghe, non definite, capaci perciò di suscitare
emozioni e fantasie.

A. Ferrazzi, Ritratto di Giacomo Leopardi, 1820.

Un oggetto qualunque, per esempio un luogo, un sito, una campagna, per bella che sia, se
non desta alcuna rimembranza, non è poetica punto a vederla. La medesima, ed anche un
sito, un oggetto qualunque, affatto impoetico in sé, sarà poetichissimo a rimembrarlo. La
rimembranza è essenziale e principale nel sentimento poetico, non per altro, se non perché
il presente, qual ch’egli sia, non può esser poetico; e il poetico, in uno o in altro modo, si
trova sempre consistere nel lontano, nell’indefinito, nel vago (14 dicembre 1828).
Per la copia e la vivezza delle rimembranze sono piacevolissime e poeticissime tutte le im-
magini che tengono del fanciullesco e tutto ciò che ce le desta. E son piacevoli per la loro
vivezza anche le ricordanze d’immagini e di cose che nella fanciullezza ci erano dolorose o
spaventose. E per la stessa ragione ci è piacevole nella vita anche la ricordanza dolorosa, e
quando bene la cagion del dolore non sia passata (25 ottobre 1821).
G. Leopardi, Zibaldone, vol II, Mondadori, Milano 1996

TESaTIFRONTO
CON IL PASSATO

In questa poesia Emily Dickinson invita a guardarsi dal passato. Ricordarlo può far rivivere momenti
felici o dolorosi, e il ricordo, secondo la poetessa, può anche essere molto pericoloso. Il testo originale
inglese è ONLINE.

È una curiosa creatura…


È una curiosa creatura il passato
Ed a guardarlo in viso
Si può approdare all’estasi
O alla disperazione.
Se qualcuno l’incontra disarmato,
Presto, gli grido, fuggi!
Quelle sue munizioni arrugginite
Possono ancora uccidere!
E. Dickinson, Tutte le poesie, Mondadori, Milano 1997

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Marina Cvetaeva
UN GIORNO, MERAVIGLIOSA CREATURA
Versi per la figlia, 1919 ƒ Lingua originale russo
La poetessa russa Marina Cvetaeva visse nella prima metà del Novecen-
to. Ebbe una vita difficile, oppressa da una costante e terribile miseria;
inoltre il suo carattere naturalmente ribelle rese difficili i suoi rapporti
con gli altri, per i quali non sempre era semplice aiutarla.
In questa poesia dedicata alla figlia Ariadna, detta Alja, fa un autoritrat-
to di se stessa da giovane, affidando alle parole il compito di sopperire
alla memoria della figlia, aiutandola così a non perdere l’immagine della
sua giovane mamma.
Metrica: sei distici di versi liberi

La poetessa
Marina Cvetaeva.

Un giorno, meravigliosa creatura,


io per te diventerò un ricordo,
là nella tua memoria occhi-turchina
sperduto – così lontano-lontano.
5 Tu dimenticherai il mio profilo col naso a gobba,
e la fronte nell’apoteosi della sigaretta, 8 La poetessa associa il lavoro
letterario a quello manuale, ma di fatto
e il mio eterno riso, che tutti intriga, ella fu costretta anche a ogni tipo
e il centinaio sulla mia mano operaia – di lavoro a causa delle gravi difficoltà
economiche.
di anelli d’argento – la soffitta-cabina,
10 La parola sedizione allude da
10 la divina sedizione delle mie carte… una parte al disordine, alla confusione
delle sue carte, ma dall’altra anche al
E come, in un anno tremendo, innalzate dalla sventura, significato provocatorio dei suoi versi,
tu piccola eri e io – giovane. al senso di ribellione che essi esprimono.

M. Cvetaeva, Poesie, trad. P. A. Zveteremich, Feltrinelli, Milano 2000

3. occhi-turchina: la memoria è associata allo sguardo, attra- 10. sedizione: ribellione del popolo contro l’autorità.
verso il quale la figlia conserverà l’immagine della madre. 11. innalzate dalla sventura: rese più grandi e più forti; l’an-
6. apoteosi: esaltazione; il fumo della sigaretta conferisce im- no tremendo si riferisce a quelli successivi alla rivoluzione
portanza al profilo della poetessa, quasi fosse una cornice russa, durante i quali la poetessa fu costretta a vivere a Mo-
che ne mette in risalto i lineamenti. sca lontana dal marito con due bambine piccole, di cui una
7. intriga: affascina. morì nel 1917 di denutrizione; solo nel 1922 poté raggiun-
9. soffitta-cabina: la soffitta in cui abitavano era così piccola da gere il marito in Germania.
sembrare un cabina.

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L AVOR ARE SUL TESTO

Analizzare e comprendere
1. Nell’ultima strofa c’è una ellissi del verbo. Individua di quale verbo si tratta e fai la parafrasi dei due versi.
2. Nel tratteggiare il proprio ritratto, la poetessa unisce tratti fisici ad altri propri del carattere. Individua
gli uni e gli altri e inseriscili nella tabella.
tratti fisici tratti del carattere

.............................................................................. ..............................................................................

.............................................................................. ..............................................................................

s Quale immagine di donna costruisce la poetessa?


3. Per elencare le caratteristiche che costruiscono la propria immagine la poetessa ricorre a due figure
retoriche. Individuale e spiega quale effetto producono sul significato.
parole del testo figura retorica significato
accumulazione

4. Come definiresti il ritmo della poesia?


monotono spezzato allegro
veloce affannato lento
Spiega la tua risposta indicando attraverso quali accorgimenti stilistici è stato costruito il ritmo individuato.
5. Quale significato ha l’accostamento nell’ultimo verso degli aggettivi piccola e giovane?
Sottolinea il rapporto tra mamma e figlia
Indica che entrambe erano agli inizi della loro vita
Sottolinea il contrasto tra la loro giovane età e la grandezza delle sventure
Indica che da allora molto tempo è passato

Riflettere
6. L’immagine della mamma che la bambina custodirà nella memoria passa attraverso lo sguardo, che
la poetessa associa proprio al ricordo (memoria occhi-turchina). Quali delle caratteristiche elencate
avranno secondo te maggiormente colpito la bambina e perché?
7. Quale immagine di sé la poetessa vuole che rimanga nel ricordo della figlia?
8. La poetessa definisce la propria attività creativa con attributi in antitesi tra loro; definisce infatti ope-
raia la propria mano e poi divina la confusione creata dalle sue carte. Quale concezione della poesia
rivelano questi due aggettivi?
9. Secondo te per quale motivo la poetessa ha voluto lasciare questo ritratto di sé e di quegli anni alla
propria figlia?

Scrivere
10. Che cosa pensi che un giorno, quando magari non ci sarà più, ricorderai di una persona che ami? Scrivi
un breve testo poetico costituito da almeno quattro distici, ognuno dei quali inizia con le parole «Di
te ricorderò…».

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Tiziano Rossi
STANZA
Miele e no, 1988
La distanza di tempo consente spesso di rivolgere uno sguardo a oggetti o fatti marginali del
passato e di scoprirvi un’importanza che all’epoca non era stata compresa.
In questa poesia Tiziano Rossi, poeta contemporaneo, rivisita e rivaluta luoghi e momenti della
propria infanzia. La casa di allora porta i segni di un mondo passato, semplice e povero, verso
il quale si può provare un senso di superiorità. Il tempo trascorso consente invece di guardare
a quelle serate tranquille con una maggiore consapevolezza e di fissarle nella memoria, come
pezzi fondamentali della propria vita.
Metrica: due strofe di versi liberi

Quatte le nevi si avvicinavano


e rovente la stufa nell’angolo bolliva,
tua madre il violino sognante suonava,
tuo padre – che tutto ammirava – a quelle belle
5 arance sulla tavola esclamava: “che rosso!”.
E c’era lo zio Pino così grosso che ridendo
nel corridoio cascava, e più non si levava;
e tu chino su storti disegni, i pensierini
di gennaio o i re di Francia. Era 9-10 L’affermazione chiude la prima
10 in questa maniera che combaciava la sera. parte descrittiva. La tripla rima le dà
un tono quasi proverbiale, sentenzioso.
Pulita miniatura di una stanza e
11-16 All’immagine del passato segue
da non disistimare, la riflessione del poeta, che guarda
perché la bellezza viene anche da distanza; a quella stanza della sua infanzia
e ciascuno – se tu guardi – è ancora là con occhio diverso, rivalutandone
bellezza e valore.
15 come pupazzo di stoffa stupito
nella sua discreta eternità.

T. Rossi, Tutte le poesie (1963-2000), Garzanti, Milano 2003

1. Quatte: senza farsi sentire, leggere. dipinto con precisione, senza particolari abbellimenti; la
3. sognante: riferito alla madre. miniatura (da minio, una vernice rossa) era un genere di
4. che tutto ammirava: il padre era pittore e il poeta stesso lo pittura usata nei secoli XIII e XIV per decorare i codici di
definisce «portato più alle fantasticherie che alle cose pra- pergamena.
tiche». 12. disistimare: sottovalutare.
8-9. pensierini … Francia: sono i compiti a casa. 13. da distanza: a distanza di tempo; guardando le cose a di-
10. combaciava: trovava una sua armonia, riuscendo a mette- stanza di tempo si è maggiormente in grado di valutarle e di
re insieme tutti i membri della famiglia, anche se ciascuno apprezzarle o meno.
immerso nel proprio mondo. 16. discreta eternità: il pupazzo è stupito della propria durata,
11. Pulita miniatura: l’immagine della stanza, spettatrice discreta perché poco visibile ai più.
delle ore serali della famiglia, sembra un piccolo quadro

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L AVOR ARE SUL TESTO Il poeta Tiziano Rossi.

Analizzare e comprendere
1. Individua ed elenca quali persone sono presenti nella stanza e che
cosa fa ciascuna.
s Di quale stanza può trattarsi?
s Individua ed elenca tutte le parole che rimandano al periodo
dell’anno cui si riferisce l’immagine.
s Nei primi due versi è presente un’antitesi. Individuala e spiega qua-
le significato sottolinea.
2. Tutti gli elementi costitutivi della stanza sembrano essere piccoli, di poca importanza. Individua nel
testo tutte le parole che costruiscono questa idea di un mondo fatto di piccole cose.
3. La conclusione della poesia è costituita da una doppia figura retorica: una similitudine e un’antitesi.
Spiega il loro significato.

parole del testo figura retorica spiegazione


Ciascuno … è ancora là similitudine
come pupazzo di stoffa stupito
nella sua discreta eternità

pupazzo di stoffa / eternità antitesi

4. Nei versi ricorre spesso la figura retorica dell’anastrofe. Individua quelle presenti nel testo.
s Quale effetto hanno sul ritmo della poesia?
s Quali figure retoriche foniche concorrono a costruire il ritmo?
s Come definiresti il ritmo della poesia?

Riflettere
5. A chi è rivolto il «tu» del poeta?
6. Quale immagine di vita familiare viene tratteggiata nella prima strofa? Puoi scegliere due opzioni.
felice
comica
serena
originale
quotidiana
semplice
Spiega la tua risposta.
7. Perché il quadro di vita familiare ricostruito dal poeta potrebbe essere sottovalutato?
s Perché invece il poeta invita a non sottovalutarlo? Quali valori positivi può avervi riconosciuto?

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8. La prima strofa è descrittiva, la seconda riflessiva. Quali differenze di linguaggio puoi notare tra l’una
e l’altra?
9. Ritieni anche tu che la distanza di tempo aiuti a valutare meglio persone e fatti del passato?
Sì, perché …
No, perché …

Scrivere
10. Scrivi un testo descrittivo-argomentativo di almeno 150 parole che presenti un luogo o una situazione im-
portante e indimenticabile, o, a tua scelta, da dimenticare, della tua infanzia. Segui la seguente scaletta:
– breve descrizione del luogo o della situazione;
– elementi che lo/la resero importante o meno allora;
– elementi che lo/la rendono importante oggi.

LE PAROLE DEI POETI


In una breve nota biografica sul padre, il pittore Vanni Rossi, Tiziano Rossi descrive la situazione che è
diventata poi oggetto di poesia e di riflessione sulle cose del passato.
Nell’agosto 1945, tre mesi dopo la fine della guerra, mio fratello Silvano rientra dalla pri-
gionia e nel marzo 1946 si torna a Milano: si va ad abitare in via Carlo Forlanini 15 (zona
Città Studi) in un bilocale più cucina. Nella cucina, unico vano riscaldato (con stufa a
legna), si passa la maggior parte del tempo, almeno quando fa freddo (e l’inverno 1946-47
è molto rigido): lì accade spesso che contemporaneamente mia madre suoni il violino, mio
padre lavori ai suoi quadri, mio fratello prepari i suoi esami di chimica e io faccia i compiti.

T. Rossi, VanniRossiBiografia,
www.comune.pontesanpietro.bg.it/images/stories/.../VanniRossiBiografia.pdf

Aleksander Veliscek,
Freud, 2008.

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VERIFICA FORMATIVA
Alda Merini
IL MIO PASSATO
La Terra Santa, 1983
La percezione della fugacità della vita e la volontà di viverla appieno
comportano anche una diversa concezione del tempo. In questa poesia
la poetessa Alda Merini dichiara con enfasi di non voler vivere di ricordi
e di voler vivere solo il presente, annullando ogni dimensione temporale.
La poesia procede attraverso una sequenza di affermazioni forti,
che tolgono valore a ogni momento che non sia quello presente,
dell’istante che si sta vivendo.
Metrica: versi liberi, variamente rimati

La poetessa Alda Merini.

Spesso ripeto sottovoce


che si deve vivere di ricordi solo
quando mi sono rimasti pochi giorni.
Quello che è passato
5 è come se non ci fosse mai stato.
Il passato è un laccio che
stringe la gola alla mia mente
e toglie energie per affrontare il mio presente.
Il passato è solo fumo
10 di chi non ha vissuto.
Quello che ho già visto
non conta più niente.
Il passato ed il futuro
non sono realtà ma solo effimere illusioni.
15 Devo liberarmi del tempo
e vivere il presente giacché non esiste altro tempo
che questo meraviglioso istante.

A. Merini, La Terra Santa, Scheiwiller, Milano 1983

14. effimere: che durano poco; la parola deriva dal greco ephéme-
ros, composto da epí (in) ed heméra (giorno).
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VERIFIC ARE LE COMPETENZE

Analizzare e comprendere
1. Nel corso della poesia la poetessa dà alcune definizioni di quello che secondo lei è il passato. Indivi-
duale e spiegale.

definizioni del passato significato

2. Le parole che si riferiscono al passato e al futuro hanno tutte un senso negativo. Individuale ed elencale.
s Individua quale parola invece connota il presente.
3. Che cosa pensa la poetessa del futuro?
4. I versi della poesia sono liberi. Individua le rime presenti, specificando di che tipo di rima si tratta;
le ripetizioni di parole; le assonanze.

rime ripetizioni di parole assonanze

s Quale figura retorica sintattica scandisce il ritmo della poesia?

Riflettere
5. Secondo te perché secondo la poetessa si deve vivere di ricordi solo quando sono rimasti pochi giorni?
s Leggi la biografia di Alda Merini in Appendice; quali motivi possono essere alla radice della sua
affermazione?
6. Con quali delle definizioni di passato individuate nella risposta 1 sei d’accordo?
s Quali invece ritieni discutibili e perché?
7. Che cosa intende la poetessa definendo il futuro un’illusione?
s Pensi che si possibile vivere senza l’idea del futuro?
8. La poetessa dice che vuole liberarsi del tempo. Quale concezione del tempo può rendere possibile
questo suo desiderio?
un tempo continuo, non misurabile
un tempo continuo privo delle stagioni
un tempo che scorre senza incidere sulla vita degli uomini
un tempo in cui non esiste la dimensione del passato
9. La concezione del tempo e del presente espressa nella poesia è secondo te simile o diversa rispetto
a quella espressa da Orazio nella poesia che puoi leggere a p. 218?

Scrivere
10. Scrivi un testo espositivo (200 parole circa) sul seguente argomento: «Il tempo nelle parole dei poe-
ti». Fai riferimento ai testi letti in classe, cercando di individuare quali esprimono concezioni simili.

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