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Cristiano Tripodi - 2020-08-03

Le indagini della polizia giudiziaria :analisi scientifica


degli istituti e applicazione pratica di nuove tecniche
investigative

1.Introduzione

Il potere investigativo di matrice statale trova la sua massima espressione nel


procedimento delle indagini preliminari viene riconosciuto dal codice di rito in
primis al pubblico ministero il quale dovrà determinarsi ex legem all’esito delle
indagini suddette di cui è il titolare, in ordine all’esercizio dell’azione penale; in
secundis, detto potere investigativo viene riconosciuto ex codice agli organi della
polizia giudiziaria. La disciplina de qua risiede principalmente nell’art.55 comma I
il quale prevede che: <<La polizia giudiziaria deve, anche di propria iniziativa,
prendere notizia dei reati, impedire che vengano portati a conseguenze ulteriori,
ricercarne gli autori, compiere gli atti necessari per assicurare le fonti di prova e
raccogliere quant’altro possa servire all’applicazione della legge penale(326,347
ss.)>>.[1]Dalla norma dell’articolo in parola si evincono le funzioni proprie della
polizia giudiziaria in un contesto investigativo tipico della fase procedimentale
delle indagini preliminari; il codice di rito, tramite il disposto normativo dell’art.55
comma I sopra enunciato, prevede che la polizia giudiziaria prenda (anche tramite
il proprio sensorio ) notizia dei fatti di reato , obbliga la stessa di ricercarne i
presunti autori, di compiere gli atti investigativi necessari ad assicurare le fonti di
prova, di raccogliere gli elementi utili ai fini dell’esercizio dell’azione penale . Da
quanto sin qui riferito si apprende la pregnante valenza del contributo
investigativo tipico degli organi di polizia giudiziaria i quali sono chiamati ex lege
anche a collaborare con il l’ufficio del pubblico ministero nell’esercizio dell’attività
di indagine al fine dell’esercizio dell’azione penale.[2]L’attività collaborativa posta
in essere dalla polizia giudiziaria nei confronti dell’organo dell’azione penale non
si estrinseca in una forma di “ sudditanza” operativa nei riguardi del pubblico
ministero, bensì si concretizza in un regime collaborativo in un’ ottica di

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dipendenza funzionale, in altri termini , la polizia giudiziaria percorre in apparente
autonomia il proprio iter investigativo ( dopo aver tempestivamente informato
l’autorità giudiziaria ) in ordine ad un determinato fatto di reato contestualmente
all’opera istruttoria compiuta dall’ufficio del pubblico ministero, obbedendo alle
direttive emanate da questo in ordine a indirizzi investigativi da seguire o
verificare, al contempo agisce ex delega al compimento di determinati atti di
indagine ( ex. art 55. comma II, III c.p.p. ) di precipua competenza dell’organo
delegante, mantenendo però una autonomia gerarchica e strutturale dall’organo
dell’azione penale. Sul punto si impone un riferimento al codice di rito del 1930 [3]
,pervaso dall’ideologia politica di quel tempo che, in tema di indagini di polizia
giudiziaria prevedeva una totale libertà di iniziativa inquirente in capo al suddetto
organo che in presenza di un fatto di reato si adoperava in un’autentica “istruttoria
di polizia”[4] che trovava il suo naturale compimento in sede di assunzione
probatoria e quindi rappresentando la base argomentativa delle sentenze
emanate dagli organi giurisdizionali. Il codice di rito vigente, con i suoi numerosi
elementi di novazione normativa ha modificato gran parte degli istituti del
procedimento delle indagini preliminari del codice del 1930, ridimensionando i
poteri investigativi in capo alla polizia giudiziaria, ridefinendo in termini di
dipendenza operativa il rapporto dualistico che intercorre tra la P.G. e l’ufficio del
pubblico ministero al fine di mettere ordine tra gli istituti tipici del procedimento
penale incidendo su problematiche codicistiche congenite in termini di economia
organizzativa. Nei paragrafi seguenti si analizzeranno in dettaglio gli istituti tipici
delle indagini della polizia giudiziaria i quali, secondo una visione generalista in
merito alle funzioni procedurali dagli stessi esplicate, si possono sostanzialmente
distinguere in attività di informazione con fase attiva, e attività di informazione
con fase passiva, attività di assicurazione degli elementi probatori utili alla
ricostruzione del fatto di reato, attività di investigazione tipica e atipica.

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1.1 “L’avvio delle indagini preliminari: acquisizione e iscrizione della


notitia criminis.”

Gli istituti facenti parte del corpus delle indagini preliminari trovano la loro
dislocazione normativa nel libro V ( titolo: I-VIII) del codice di procedura penale. A

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norma dell’art. 326 c.p.p. <<> Il pubblico ministero e la polizia giudiziaria svolgono,
nell’ambito delle rispettive attribuzioni, le indagini necessarie per le determinazioni
inerenti all’esercizio dell’azione penale..>1.La norma sopracitata esplica lo scopo
primario delle indagini preliminari: raccolta di elementi utili alla ricostruzione del
fatto storico criminoso descritto nella notitia criminis pervenuta all’autorità
giudiziaria al fine dell’eventuale esercizio dell’azione penale del pubblico
ministero.Tuttavia la funzione del corpus procedimentale delle indagini preliminari
non è soltanto prodromica all’esercizio dell’azione penale, bensì è strettamente
correlata al ruolo e alla pronunciarsi tramite un giudizio prognostico sulla
concreta funzione dell’organo giurisdizionale :G.I.P ( giudice per le indagini
preliminari ), il quale dovrà pronunciarsi durante il procedimento penale su
questioni endoprocedimentali anche attinenti la sfera personale del soggetto
indagato,e G.U.P (giudice dell’udienza preliminare ), il quale dovrà possibilità di
condanna del soggetto indagato in un futuro giudizio sulla base degli elementi
acquisiti a conclusione delle indagini preliminari dal p.m. e dal difensore del
soggetto indagato.Gli esiti endoprocedimentali ,tipici delle indagini preliminari,
possono produrre i propri effetti risonanti nella fase giurisdizionale che incide il
procedimento penale ancora in corso di svolgimento ( provvedimenti emessi dal
G.I.P), nella fase susseguente la conclusione formale del procedimento
investigativo in sede di udienza preliminare (provvedimenti emessi dal G.U.P).,fino
a varcare le porte del dibattimento del processo penale luogo deputato alla
formazione della prova ; a conferma della facoltà riconosciuta al giudice del
dibattimento di conoscere di elementi acquisiti nel corso delle indagini preliminari
contenuti nel fascicolo del pubblico ministero nei modi e nei casi disciplinati
512-515 c.p.p. Le indagini preliminari hanno inizio con la acquisizione e la relativa
iscrizione della notitia criminis. Col termine notitia criminis si intende la notizia di
reato comunicata oralmente o per iscritto da privato cittadino agli organi di polizia
giudiziaria o alla Procura della Repubblica o da queste direttamente acquisite
nell’esercizio delle loro funzioni. Il momento successivo all’acquisizione della
notitia criminis è la sua iscrizione nel registro delle notizie di reato ex art.335
c.p.p. il quale, al primo comma così recita: <<Il pubblico ministero iscrive
immediatamente , nell’apposito registro custodito presso l’ufficio, ogni notizia di
reato che li perviene o che ha acquisito di propria iniziativa……..>>Dall’esordio del
articolo in parola si percepisce in termini categorici l’importanza di iscrivere
immediatamente la notitia criminis nel registro proprio, perché dal momento
dell’iscrizione possono iniziare le attività di indagine, da quel momento inizia una
concatenazione di eventi investigativi che si estrinsecano negli atti di indagine

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tipici ed atipici ad iniziativa della polizia giudiziaria, atti di indagine ad iniziativa del
pubblico ministero e gli atti delegati dal pubblico ministero alla polizia giudiziaria
rivolti all’acquisizione di elementi utili alla prosecuzione delle indagini al fine
dell’esercizio dell’azione penale a conclusione delle stesse.

1.2 ”L’iscrizione del nominativo del soggetto indagato.”

In base alle disposizioni normative dell’art.335 c.p.p. si ha iscrizione soggettiva


della notizia di reato quando risulta il nome della persona il cui reato è attribuito.
Da quanto appena espresso, discende che il P.M., nell’esercizio della sua funzione
inscrittiva, provvede a indicare nel registro delle notizie di reato mod.21,21 bis2 la
notitia criminis e il soggetto a cui la stessa è riferita. Tale operazione compiuta
dal P.M. può anche essere successiva ad una precedente iscrizione contro ignoti
tramite mod.45 in ragione della successiva individuazione del presunto colpevole
del fatto di reato rispetto all’iscrizione del fatto stesso. Ciò che è precipuamente
rilevante in ordine alla registrazione soggettiva della notizia di reato è la mera
conoscenza di un possibile autore ( che si evince dall’atto nel quale è riportata la
notizia di reato qualificata o non qualificata )che dovrà essere inscritto
nell’apposito registro dal P.M. ,senza che questi compia accertamenti preventivi in
ragione di una verifica sulla effettiva responsabilità penale del soggetto da
inscrivere, non deve prodursi in “giudizi in facto” o prognostici sulla colpevolezza
del soggetto indagato; l’iscrizione soggettiva della notitia criminis è una semplice
presa di cognizione, una mera osservazione di dati soggettivi reali, una mera
apprensione di un nominativo da indicare nel registro delle notizie di reato . Al fine
di poter inscrivere il soggetto indagato nel registro ex.art.335 c.p.p. è necessario
estrapolare direttamente dall’atto che contiene la notitia criminis il nominativo
della persona a cui è attribuibile il fatto criminoso. Non è ammissibile, ai fini sopra
descritti, l’inscrizione di una notitia criminis dalla quale si evinca “indirettamente”
il nominativo del presunto autore del reato. Sul punto la giurisprudenza di merito
si è pronunciata affermando che l’iscrizione soggettiva è possibile solo nel caso in
cui nei riguardi del soggetto indagato emergano indizi di colpevolezza.In altri
termini , da quanto sin qui esposto si assume che l’indicazione nominativa in
ordine all’iscrizione ex.art.335 c.p.p. deve essere desumibile direttamente nell’atto
che informa l’autorità procedente circa la notizia di reato e non dedotta da altre
informazioni ivi contenute. Dal quanto sin qui considerato si può riassumere che
non costituisce notizia di reato soggettiva un’informazione relativa alla presunta
condizione di responsabilità di un soggetto non identificato o di un soggetto non

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determinabile soggettivamente. Un aspetto fondamentale dell’istituto in
argomento che deve essere in specie analizzato attiene ai requisiti di segno
positivo che devono connaturare sotto il profilo formale il nominativo del soggetto
( presunto autore del fatto criminoso ) ai fini di sicura attribuzione del nominativo
al fatto di reato.Sul punto è necessario fare riferimento al dettato normativo che
promana dall’art.66. c.p.p.3, il quale prevede che in caso di impossibilità di
attribuire all’imputato le sue esatte generalità non pregiudica il compimento di
alcun atto dell’autorità procedente, quanto sia certa l’identità fisica della
persona.4) Dalla suddetta disposizione legislativa si evince che il termine “ nome”
ad uso nella terminologia contenuta nell’art.335 c.p.p. equivalga (ai fini
identificativi in ordine all’iscrizione de qua ) a “identità fisica” in ragione di una
analogica applicazione di tutte le disposizioni in merito al soggetto imputato. In
ordine alle formalità imposte dall’ordinamento giuridico in tema di iscrizione della
notizia di reato si segnala che l’iscrizione della notizia soggettiva ex mod.21,22 bis
seguente l’iscrizione ex mod.45 ( contro ignoti ) deve contenere specifica
indicazione di provenienza, la segreteria poi deve provvedere a richiedere i
certificati anagrafici e i certificati del casellario ai fini di una completa
identificazione del soggetto presunto autore del reato. Soltanto agli esiti di tale
procedura si è in presenza di una notizia di reato inscritta soggettivamente; in
conclusione dell’analisi in argomento si ribadisce l’insindacabilità dell’ iscrizione
in sede di impugnazione, essendo un atto processuale di parte non sindacabile in
virtù del principio di tassatività e tipicità delle impugnazioni, ravvisandosi in caso
di intempestive iscrizioni ex.art. 335 c.p.p. da parte del P.M. soltanto ipotesi di
azioni per responsabilità disciplinare.

2. “Gli atti di indagine tipici della polizia giudiziaria:


Identificazione della persona nei cui confronti vengono svolte le
indagini e di persone che possono riferire circostanze utili alla
ricostruzione dei fatti di reato.”

L’istituto del procedimento penale disciplinato dall’art.349. c.p.p. costituisce in


specie il primo incontro di matrice investigativa tra l’organo inquirente ( polizia
giudiziaria ) e il soggetto indagato o soggetti che possano riferire su circostanze
rilevanti sulla ricostruzione del fatto di reato . Col termine “identificazione” si
suole intendere una presa di cognizione nominativa del soggetto indagato o delle
persone in grado di riferire su circostanze utili alla ricostruzione dei fatti criminosi

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ad opera dell’organo inquirente ( nella specie la polizia giudiziaria ); è proprio in
questa forma di forzata conoscenza di matrice investigativa tra l’organo statale(
in tale ottica operativa , oltre alle forze dell’ordine statali è ricompresa la polizia
locale quale organo investigativo geneticamente investito delle funzioni di polizia
giudiziaria) e il soggetto indagato e/dei soggetti sopra richiamati, che si può
giungere alla determinazione soggettiva del presunto autore del fatto criminoso e
dei futuri testimoni dello stesso; a tal fine la polizia giudiziaria invita la persona
sottoposta alle indagini, informandola precipuamente sulle conseguenze che
possono speficitatamente scaturire in ordine al possibile rifiuto di fornire le
proprie generalità o alla falsità delle stesse nell’atto di dichiararle. Pertanto
l’organo investigatore in commento, sollecita il soggetto indagato, a rivelare i
propri dati anagrafici invitandolo a dichiarare il suo attuale domicilio o ad
eleggerlo ai fini delle notificazioni tipiche degli atti del procedimento. In ordine alla
disciplina codicistica rappresentata dall’articolo in parola si assume che il potere
di iniziativa investigativa in capo agli organi di polizia giudiziaria, gli consente di
porre in essere una serie di atti di matrice codicistica finalizzati alla materiale
acquisizione di elementi utili all’esercizio dell’azione penale. Sul punto si rileva
che la norma de qua prevede inoltre che ( e tale ulteriore modalità conoscitiva non
è prevista per la persona informata sui fatti) l’organo di polizia giudiziaria possa
procedere all’identificazione della persona sottoposta alle indagini , se
necessario,anche tramite scpecific rilievi dattiloscopici [5], fotografici e
antropometrici o altri tipi di accertamenti. Nel caso in cui la persona indagata
rifiuta di farsi identificare o fornisca dati contraffatti ai fini identificativi l’organo di
polizia giudiziaria ha facoltà di accompagnamento coattivo nei propri uffici della
persona su menzionata e ivi trattenerla per non più di dodici ore, informando
l’organo dell’azione penale, del suddetto accompagnamento e dell’ora in cui è
avvenuto tale atto temporaneamente incisivo la libertà personale del soggetto
sottoposto alle indagini. Nel caso in cui l’identificazione sopra descritta risulti
difficile a mettersi in pratica nei tempi sopra enunciati o nell’evenienza
dell’intervento di un’autorità consolare o di un interprete, i soggetti menzionati
dalla suddetta norma possono essere trattenuti presso gli uffici di polizia
giudiziaria sino a 24 ore con facoltà per di avvertire un familiare o un convivente.
soggetti sopra citati devono[6]Gli atti attestanti l’avvenuta identificazione sopra
menzionati, andranno rigorosamente riprodotti in forma documentale come
disposto dal comma II ex art 357 lett. e[7] potranno essere inserite nel fascicolo
dibattimentale ai sensi dell’art.431 lett. b[8] stesso codice. Sul punto, si segnala
che il pubblico ministero può autorizzare il prelievo coattivo di capelli o saliva al

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fine di estrarre il profilo del DNA della persona nei cui confronti vengono svolte le
indagini, riconoscendo tale tecnica di identificazione personale come la più
affidabile ed economica. Al riguardo, è fatto obbligo all’organo inquirente di
operare nel rispetto della dignità personale del soggetto sottoposto al suddetto
atto invasivo della sfera personale, previa autorizzazione scritta o orale
dell’autorità giudiziaria.

2.1 “L’acquisizione delle sommarie informazioni della persona


sottoposta ad indagini.”

Nell’ambito procedimentale delle indagini preliminari , in ordine all’attività


investigativa propria della polizia giudiziaria, si rinviene un istituto di matrice
codicistica, dal titolo << Sommarie informazioni della persona nei cui confronti
vengono svolte le indagini>> ex.art.350 c.p.p.[9] L’istituto de quo si compone di 7
punti nodali che ne caratterizzano la sua specificità funzionale in ossequio della
corrispondente attività di indagine tipica dell’ufficio del pubblico ministero. Al
primo punto si prevede che gli ufficiali di polizia giudiziaria assumono con le
modalità previste dall’art.64 c.p.p. sommarie informazioni ( utili ai fini delle
indagini) dalle persone nei cui confronti vengono svolte le indagini che si trovi in
stato di libertà. Sul punto appena esposto, si avverte, in questa sede, la necessità
di sviluppare una serie di riflessioni: la prima , di natura comparatistica interna,
pone in risalto <<la continuità tipologica>>[10] tra due atti di indagine molto simili
tra di loro sotto l’aspetto formale disciplinati da due istituti di matrice codicistica (
il primo , che è quello che in questa sede ci sta occupando è disciplinato
dall’art.350 c.p.p., il secondo è disciplinato specificatamente dagli artt. 64-65
c.p.p.)ma che sono separati geneticamente da una differenza di carattere
sostanziale; infatti, l’istituto disciplinato dal 350 c.p.p. non fa riferimento ad un
“interrogatorio”( termine ad uso generico usato per definire l’atto di indagine con
oggetto l’assunzione di informazioni da parte della P.G e dal P.M.) di polizia
giudiziaria, bensì ad una assunzione di informazioni da parte dell’organo suddetto,
in ragione di una previgente disciplina codicistica che prevede con gli artt. 64-65 (
stesso codice ) [11] in capo all’ufficio del pubblico ministero la potestà
interrogante nei confronti del soggetto sottoposto alle indagini. Quindi, l’attività di
indagine, posta in essere dalla polizia giudiziaria con oggetto l’assunzione di
informazioni da persone sottoposte ad indagine che si trovino in stato di libertà,
non si estrinseca in un interrogatorio atipico o<<quasi-interrogatorio>>[12] ma in
una mera assunzione di dati conoscitivi rivelati spontaneamente o dietro

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specifiche domande ( ad opera dell’ufficiale di polizia giudiziaria ) da parte dei
protagonisti sopra menzionati ( in status libertatis )in ordine ad un determinato
fatto di reato. La seconda riflessione sul punto in esame, ha origine dal richiamo
codicistico evocato dal comma I dell’art.350 c.p.p. il quale fa specifico
riferimento alle garanzie previste dall’art.64 c.p.p.[13]Dalla lettura del primo
comma dell’articolo in parola si avverte la mancanza di uno specifico riferimento
all’art.65 c.p.p. (norma processuale di fondamentale importanza nell’assetto delle
garanzie codicistiche in ordine alla fase procedimentale delle indagini preliminari)
a dimostrazione dell’intenzione del legislatore del codice di rito, di non uniformare
le due discipline in argomento, prevedendo, quindi, un “interrogatorio” nel merito
ad opera dell’ufficio del pubblico ministero ex.art 64, 65 c.p.p., e l’assunzione di
informazioni ex.art 350 c.p.p. o l’interrogatorio su delega ex art.370 c.p.p. in capo
alla polizia giudiziaria con conseguente degradazione in facto del tessuto
garantista del diritto di conoscenza dell’ipotesi di reato a carico del soggetto
indagato e contestuale compromissione dell’esperita attività difensiva. I punti
nodali 2,3,4 della trattazione dell’istituto de quo sono contraddistinti dal momento
precedente l’assunzione delle sommarie informazioni, in questa fase del
procedimento l’organo di polizia giudiziaria invita la persona nei cui confronti
vengono svolte le indagini a nominare un difensore di fiducia, e qualora ciò non
accadesse, il suddetto organo inquirente provvede alla nomina ex art.97, comma
III c.p.p.[14] E’ proprio la presenza dell’organo difensore che conferisce all’atto
suddetto il presupposto di validità procedimentale in mancanza del quale si
configurerebbe una nullità di ordine generale ex.art.178 comma I ,lett. c c.p.p.,
una nullità assoluta ex.art.179, comma I,c.p.p.). La portata semantica del punto
in analisi consegna al ruolo dell’organo difensore una valenza totalizzante, infatti
in sua assenza non può compiersi l’atto sopra descritto, in altri termini, il difensore
ha l’obbligo di assistere al compimento dell’atto di indagine in parola al fine di
tutelare secondo precisi canoni normativi la persona sottoposta alle indagini
protagonista dell’atto stesso, contro possibili abusi perpetrati a suo danno
dall’organo inquirente anche in ragione di uso processuale del predetto atto di
indagine. Se il difensore non è stato rintracciato o non è comparso la polizia
giudiziaria informa l’ufficio del pubblico ministero ex.art.97 comma IV., c.p.p. .Il
punto 5 e 6 dell’analisi sin qui svolta si riferiscono al momento acquisitivo delle
sommarie informazioni nell’immediatezza del fatto di reato o sul luogo ove lo
stesso è avvenuto.In base a quanto appena detto in premessa, l’organo
inquirente,può, anche in assenza del difensore assumere dal soggetto sottoposto
ad indagini (nel luogo o nell’immediatezza del fatto di reato), notizie o indicazioni

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utili ai fini di una proficua prosecuzione del procedimento penale anche in stato di
arresto in flagranza ( cfr. art 380 e ss c.p.p.) o di fermo di indiziato di delitto ex.
art. 384 c.p.p. [15] Quando è richiesta la presenza del difensore e quello di fiducia
o di ufficio nominato a norma dei commi 2 e 3 non è stato reperito, non è
comparso o ha abbandonato la difesa, il giudice designa come sostituto un altro
difensore immediatamente reperibile per il quale si applicano le disposizioni di cui
all’articolo 102c.p.p. Il pubblico ministero e la polizia giudiziaria, nelle medesime
circostanze, richiedono un altro nominativo all’ufficio di cui al comma 2, salva, nei
casi di urgenza, la designazione di un altro difensore immediatamente reperibile,
previa adozione di un provvedimento motivato che indichi le ragioni dell’urgenza.
Nel corso del giudizio può essere nominato sostituto solo un difensore iscritto
nell’elenco di cui al comma 2 c.p.p. Dal contributo conoscitivo fornito dal soggetto
indagato acquisito dalla polizia giudiziaria senza la presenza del difensore nelle
circostanze modali e temporali sopra descritte, è vietata ogni documentazione e
utilizzazione ( ex art. 350 comma VI c.p.p. ).Il punto 7 della presente analisi sin qui
svolta fa precipuo riferimento alle dichiarazioni spontanee fornite dal soggetto
indagato alla polizia giudiziaria. Le suddette dichiarazioni hanno mero valore
investigativo e quindi non possono essere utilizzate ai fini processuali ( nel
dibattimento )ad eccezione delle ipotesi evocate dagli artt.503 comma III[16] , 357
comma II lett. b. Per quanto attiene agli strumenti legali di garanzia difensiva, già
citati nei punti precedenti, si assume che trovino precipua attuazione anche nel
punto in commento sia che il contributo conoscitivo assunto dalla polizia
giudiziaria provenga libera sponte da parte del soggetto indagato sia che sia stato
provocato da proposizioni interrogative ad opera dell’organo di polizia giudiziaria
inquirente. Per quanto riguarda invece la documentazione dell’atto in parola si
assume a conclusione di quest’analisi, l’analogica applicazione della
verbalizzazione integrale, al fine di poter rifondere il suddetto contributo
conoscitivo in sede dibattimentale in ragione di un’esigenza sopravvenuta di
chiarimento circa la credibilità della persona sottoposta ad esame attestando in
facto l’assoluta corrispondenza tra dichiarato[17] in sede di assunzione di
sommarie informazione e quanto in essa verbalizzato.

2.2 “Le sommarie informazioni assunte dalla polizia giudiziaria da


persone che possono riferire circostanze utili ai fini delle indagini.”

Nel genus delle attività tipiche della polizia giudiziaria in un procedimento penale
dirette all’assicurazione delle fonti di prova si riscontra l’istituto della ricerca e

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individuazione delle persone che possono riferire circostanze utili ai fini della
prosecuzione delle indagini che trova apposita disciplina codicistica nell’art.351
c.p.p. Nella fase primordiale delle indagini preliminari è precipuo compito
dell’organo di polizia individuare i futuri testimoni e anche coloro che possono
fornire indicazioni utili allo scopo sopra specificato, come possono assumere
informazioni da soggetti indagati anche per reati collegati o da soggetti
imputati in procedimenti connessi o collegati. La disciplina codicistica
contenuta nell’art. 351, prevede specifici richiami a norme contenute nello stesso
codice assumendo cosi la conformazione di un macro-istituto
endoprocedimentale “atipico” in ragione anche di una sua ipotetica applicazione
processuale, ( date le disposizioni normative dell’art.500 “Contestazioni
dell’esame testimoniale”[18],503 “esame delle parti private”[19]richiamate
dall’articolo in esame).Sul punto si richiama il d. l 8.6.1992 n 306 convertito dalla
L. 7.8.1992,n.356 , che ha inserito al secondo periodo del I comma dell’articolo in
parola uno specifico richiamo all’art.362 c.p.p sancendo cosi un’equiparazione sul
piano endoprocedimentale della disciplina de qua tra attività di [20]assunzione di
informazioni compiuta dalla polizia giudiziaria e attività di assunzione di
informazioni compiuta dal pubblico ministero; data l’equiparazione contenutistica
sin qui menzionata, si assiste nell’applicazione della disciplina in commento, ad
una serie di precauzioni procedurali ( sintomo della presenza nella norma de qua
di un alone garantista) messe in atto dalla polizia giudiziaria a tutela del soggetto
dichiarante .Sul punto si segnala il disposto normativo del citato art.362 ( stesso
codice ) che al primo comma prevede che << Alle persone già sentite dal
difensore o dal suo sostituto non possono essere richieste informazioni sulle
domande formulate e sulle risposte date. Si applicano le disposizioni degli
articoli197, 197 bis , 198, 199, 200,201, 202,203.>> . Da quanto sin qui enunciato
emerge una complessa disciplina incisa da numerosi interventi normativi di
modifica e integrazione della stessa, in merito si rileva la novazione operata con la
L.172/2012 tramite la quale è stata ratificata la Convenzione di Lanzarote per la
protezione dei soggetti minori da reati come lo sfruttamento e l’abuso sessuale.
Pertanto l’adeguamento operato dal nostro ordinamento con la legge suddetta ha
apportato un adeguamento normativo al codice di procedura penale, al codice
penale, al codice antimafia, alla legge sull’ordinamento penitenziario etc,
incidendo ( per il caso in esame) profondamente l’art 351 c.p.p. modificandolo
tramite l’aggiunta del comma I ter [21] ad opera dell’art.5 , comma 1, lett. c (
L.172/2012)[22] al fine di prevedere che nei delitti di adescamento di minori (
artt.600-bis, 600 ter, 600 quater .I e 600-quinques c.p., di tratta di persone ex . artt.

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600,601e 602c.p., di violenza sessuale ex.artt.609 bis, 609 quater, 609
quinques,609 octies c.p., di adescamento di minori ex. art. 690-undecies c.p. se
l’organo di polizia giudiziaria debba assumere ( per evidenze investigative emerse
nel corso delle indagini ) informazioni da soggetti minorenni sia assistita da
personale esperto in psicologia o psichiatria infantile nominato dal pubblico
ministero. Medesimo trattamento è previsto in caso di assunzioni di informazioni
da una persona offesa maggiorenne in condizioni di particolare vulnerabilità. In
ogni caso, l’organo di polizia giudiziaria, in occasione dell’assunzione di
informazione da parte di persona in condizioni di particolare vulnerabilità, si
assicura che questa non abbia alcun tipo di contatto con il soggetto indagato nel
procedimento al quale l’atto de quo fa specifico riferimento.

2.3 ” Le perquisizioni ad iniziativa della polizia giudiziaria :


presupposti di legittimità e garanzie difensive.”

Le perquisizioni, all’interno del codice di rito, costituiscono tipico mezzo di ricerca


della prova di elevata capacità intrusiva della sfera personale degli individui (
comprensiva anche dei connotati inerenti l’inviolabilità domiciliare
costituzionalmente garantiti) pertanto sono riservate alla specifica competenza
dell’autorità giudiziaria ex.art.247 c.p.p., la quale procede al compimento del
suddetto atto personalmente o tramite la longa manus della polizia giudiziaria
per mezzo dei suoi ufficiali delegati con decreto motivato.[23]Tuttavia, in
alcune fattispecie previste dal vigente ordinamento giuridico , la polizia giudiziaria
è legittimata ad assumere l’iniziativa di eseguire attività perquisitive in ossequio di
precisi presupposti posti in essere dal legislatore nel rispetto di una rigorosa
procedura di convalida delle stesse. La sfera personale degli individui, ( oggetto di
incisione da parte dell’atto di perquisizione ) è tutelata dalla Carta Costituzionale
in riguardo a svariati profili connaturanti l’essenza della stessa; nello specifico la
libertà personale ( art.13 Cost. ) , la libertà domiciliare ( art. 14 Cost.), la libertà e la
segretezza della corrispondenza ( art.15 Cost ) sono posti a tutela di
corrispondenti diritti riconosciuti ai cittadini e pertanto sono protette da un
particolare scudo ( normativo ) protettivo dalle ingerenze investigative promananti
dall’autorità e/o dalla polizia giudiziaria, che può essere superato solo dietro atti
motivati dall’autorità giudiziaria. Tuttavia il citato art.13 Cost. contiene al suo
interno una clausola di riserva prevista in capo al camma II il quale prevede che:
<< In casi eccezionali di necessità e urgenza , indicati tassativamente dalla legge,
l’autorità di pubblica sicurezza può adottare provvedimenti provvisori, che devono

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essere comunicati entro quarantotto ore all’autorità giudiziaria e, se questa non li
convalida nelle successive quarantotto ore, si intendono revocati e restano privi di
effetto.>>Da quanto enunciato nell’articolo in parola ,si apprende che l’organo di
polizia giudiziaria sia autorizzato a compiere perquisizioni e,o, ispezioni personali,
locali, o sottoporre determinati individui a forme di detenzione temporanee e che
tali atti invasivi della loro sfera personale siano comunicati all’autorità giudiziaria
entro quarantotto ore dal loro compimento, alla quale spetterà il compito di
concedere o negare la relativa convalida entro e non oltre le successive
quarantotto ore.[24]Di pari tenore garantista è la norma contenuta nell’art.14
Cost. la quale prevede che non si debba violare il domicilio, all’interno del quale
non si possono eseguire perquisizioni o sequestri se non in specifici casi e nei
modi stabiliti dalla legge in ossequi di garanzie prescritte a tutela della libertà
personale dei cittadini.[25]La riserva di legge contenuta nell’articolo in parola si
riferisce sia alle condizioni legittimanti l’atto perquirente ( connaturato in specie
da condizioni di necessità e urgenza ) sia alle fattispecie di matrice normativa
legittimanti il compimento dell’atto stesso ad opera della polizia giudiziaria. Sul
punto si segnala l’intento del legislatore delegante di prevedere (con apposita
norma contenuta nell’art.2 comma 21 L.81/1987 )[26] la possibilità in capo
all’organo di polizia di procedere in casi di predeterminati di evidente necessità e
urgenza a perquisizioni o ad attività di pari portata invasiva consistenti nella
<<diretta osservazione di luoghi , cose o persone tendente a ricercare cose
pertinenti al reato, che possono essere sottoposti a sequestro ( perquisizioni
personali e locali ), ovvero persone da sottoporre a provvedimenti limitativi della
libertà personale>>.[27]Da quanto sin qui esposto discende che alla polizia
giudiziaria è riconosciuto ex lege un potere coercitivo provvisorio, in quanto
esercitabile solo in relazione al verificarsi di determinati casi e condizioni, sia
perché gli atti in nuce sono soggetti a convalida da parte dell’organo
giurisdizionale. Nel contesto normativo appena enunciato si inserisce la disciplina
codicistica contenuta nell’art.352 c.p.p.[28] la quale individua tre ipotesi astratte di
perquisizione personale o locale, dovendosi intendere in relazione alla prima
ipotesi l’atto [29]perquisitivo << su una persona o sugli abiti che indossa >>[30]
nella seconda ipotesi il legislatore si riferisce ad una attività di ricerca della prova
esperibile in luogo di privata dimora o domicilio con specifico riferimento in
specie ai casi di flagranza di reato e di evasione ( art.351, comma I stesso codice
) oppure con riferimento all’esecuzione di misure limitative della libertà personale
in ipotesi di reato per le quali è previsto l’arresto obbligatorio in flagranza di reato
o il fermo di indiziato di delitto[31] ( II comma, stesso articolo ), con la terza e

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ultima ipotesi il codice di rito prevede in capo alla polizia giudiziaria la facoltà di
compiere su sistemi informatici l’atto in commento in costanza di stato di
flagranza e nelle ipotesi previste dal comma II del suddetto articolo . In ragione
del primo requisito legittimante l’atto in parola si assume che in situazioni di
flagranza di reato o di evasione l’urgenza del compimento dell’atto suddetto
debba essere individuata in una presunzione normativa connessa alla circostanza
di chi venga colto nel momento di commettere un reato oppure sia sorpreso con
addosso cose o tracce pertinenti il reato commesso in un momento
immediatamente precedente ( ex. art 382 c.p.p. comma I [32]) o del soggetto che
<< legalmente arrestato o detenuto per un reato evade>>[33], ex.art.385 c.p. In
presenza delle ipotesi appena enunciate gli ufficiali di polizia giudiziaria potranno
fondatamente ritenere che il soggetto da perquisire occulti su di sè cose o tracce
pertinenti al reato le quali possono essere disperse o cancellate, oppure che in un
determinato luogo si trovino i suddetti indizi materiali pertinenti al reato o che ivi
si trovi il soggetto sottoposto alle indagini o evaso. In regime di perquisizione
operata in flagranza di reato, quindi, è consentito ricercare una persona al fine di
arrestarla o di rinvenire su di essa cose o tracce pertinenti al reato . In ordine alla
ricerca del soggetto evaso, si impone in questa sede chiarire che in detta
situazione tipica del procedimento penale si trova colui che si sia sottratto
volutamente alla sfera di custodia alla quale era ex legem sottoposto in quanto si
trovava in stato di arresto o di fermo di indiziato di delitto, oppure, perché tale
soggetto si trovi in stato di detenzione o sottoposto a misura cautelare di tipo
custodiale, oppure perché il soggetto su indicato è latitante. In materia di
perquisizione locale è necessario fare un riferimento intra codice richiamando
l’art.251 c.p.p. che disciplina l’istituto della perquisizione domiciliare che si
riferisce all’atto perquirente che si svolge in abitazioni o luoghi chiusi ad esse
adiacenti per il quale il III comma ( stesso articolo ) opera un estensione
temporale sui termini già previsti dalla norma in una fascia oraria compresa tra le
ore sette e le ore venti. L’urgenza scatenante il compimento dell’atto in parola
trova il suo fondamento nel periculum in mora dovuto alla concreta possibilità di
dispersione delle cose o delle tracce pertinenti al reato oppure dal timore di non
poter rintracciare il soggetto indagato, imputato, condannato o evaso.[34]Per
quanto attiene, invece, le circostanze endoprocedimentali che rendono l’atto
perquisitivo legittimo si assume che l’ufficiale di polizia giudiziaria (o il semplice
agente in situazioni di particolare urgenza richiamate dall’art.113 disp.att. c.p.p.)
che redigerà il verbale da trasmettere al pubblico ministero dovrà enucleare
puntualmente le ragioni fondanti l’iniziativa investigativa in commento

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specificandone l’elemento finalistico (scopo dell’atto di indagine ) e motivandone
l’urgenza del suo esperimento ( periculum in mora )[35], in caso contrario l’atto in
parola non verrà convalidato dall’autorità giudiziaria. Pertanto ai fini sin qui
descritti si assume irrilevante la sussistenza in specie di un fondato motivo come
condizione sufficiente all’esperimento dell’atto oggetto della presente analisi
finalizzato alla ricerca della notizia di reato anche se scaturito da una denuncia
anonima; come irrilevante al fine sopradescritto è il mero sospetto( in riferimento
a determinate circostanze indizianti ritenuti sussistenti in un dato momento
dell’indagine ) che muove l’organo inquirente a compiere l’atto de quo dovendosi
al contrario , presumere in ispecie l’esistenza di un quadro indiziario già formato
da elementi di evidente peso accusatorio al fine di legittimare l’iniziativa posta in
essere dalla polizia giudiziaria in termini di assoluta fondatezza delle motivazioni
sottostanti il compimento dell’atto stesso. Per quanto attiene all’oggetto
dell’attività perquirente si segnala l’ampiezza del raggio d’azione investigativo e
acquisitivo concesso ex legem[36] alla polizia giudiziaria; infatti secondo il
disposto dell’art.352 comma I c.p.p. cita come elementi materiali pertinenti al rato
ogni entità materiale , diversa dalla persona o dal luogo del ritrovamento, sui quali
si indirizza l’attività perquirente e che sia di facile apprensione <<coattiva tramite
sequestro>>[37] essendo in facto elementi materiali asportabili dal sito sul quale
o nel quale sono stati rinvenuti.[38]L’istituto della perquisizione ad iniziativa della
polizia giudiziaria presenta in alcuni dei suoi più salienti tratti operativi una quasi
totale autonomia strutturale come si evince dall’analisi dell’art.352 comma II
c.p.p. il quale prevede l’attività perquisitiva ad opera della polizia giudiziaria in
sede di esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare o di un ordine di
carcerazione emesso nei confronti di persona imputata o condannata per reati
che prevedono la possibilità di procedere ad arresto obbligatorio in flagranza o al
fermo di indiziato di delitto. Pertanto, al fine di inquadrare in un’ottica operativa il
contenuto del comma I dell’articolo in commento si assume che i presupposti
condizionanti l’esercizio libera sponte dell’attività perquirente non si riferiscono
sic et simpliciter alle ipotesi di flagranza o di evasione ma alle ragioni ad esse
sottese di necessità e urgenza dell’atto investigativo suddetto e quindi ad un
probabile esito negativo in caso di ritardo nell’esperimento dell’atto stesso,
all’esigenza di natura investigativa di evitare che ( in relazione al reato per cui si
procede o al luogo ove potrebbe nascondersi l’autore materiale dell’azione
criminosa )il materiale probatorio possa disperdersi vanificando gli sforzi
investigativi profusi,vanificando pressocchè definitivamente le chance
accusatorie in ordine all’esercizio dell’azione penale. Nonostante i presupposti

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applicativi della disciplina in esame, si colgono tratti comuni con la disciplina in
specie prevista per l’autorità giudiziaria sotto il profilo delle modalità attuative
dell’atto perqisitivo, sotto il profilo della sua approvazione con effetti ex tunc in
sede di convalida ad opera del pubblico ministero, sia per la presenza di un
corredo garantista che accompagna lo svolgersi delle suddette attività
investigative. In ordine al primo profilo è d’obbligo ( in ragione della provvisorietà
esecutiva degli atti incidenti la libertà personale del soggetto indagato poste in
essere dall’organo di polizia giudiziaria nei casi sopra descritti) richiamare i
contenuti garantistici enunciati negli art.13 comma III e IV comma II Cost. che
scandiscono le fasi temporali entro le quali eseguire tali atti perquisitivi,
subordinandoli all’approvazione dell’ufficio del pubblico ministero (tramite
comunicazione del verbale ) entro quarantotto ore dal compimento dell’atto, il
quale entro le successive quarantotto ore si pronuncerà ( dopo un’attenta analisi
in ordine ai presupposti legittimanti l’attività perquirente compiuta dall’organo di
polizia giudiziaria connessa ad un esame quantitativo e qualitativo degli elementi
materiali acquisiti), ai fini di un’ emissione di apposito decreto motivato, sull’an
dell’ attività perquirente ( in precipuo riferimento ai presupposti legittimanti
l’iniziativa intrapresa dalla polizia giudiziaria ) sia sul modus operativo seguito nel
compimento dei suddetto atto diindagine. In caso di mancata convalida dell’atto
in commento si assume la non utilizzabilità processuale dello stesso in quanto
acquisiti per mezzo di un atto illegittimo nell’ipotesi gravescente di illegittimità ab
origine causata dalla totale mancanza dei presupposti legittimanti l’esercizio
dell’attivita perquirente ad iniziativa della polizia giudiziaria si prevedono in capo
agli operatori subordinati a quest’ultima ipotesi di responsabilità disciplinare ( ex
art.16 disp.att. c.p.p. )[39] ipotesi di responsabilità penale ex art.609 c.p[40](
perquisizione ed ispezione personali arbitrarie ) e di violenza privata e violazione
di domicilio ex. artt. 610 ,614 c.p. Dopo aver esaminato in dettaglio la portata
generale della norma codicistica dell’art.352 c.p.p. è necessario in questa sede
richiamare alcune disposizioni di matrice normativa che disciplinano l’istituto
della perquisizione ad iniziativa della polizia giudiziaria in determinati contesti
operativi o circostanziali. In ordine a quanto sin qui premesso si richiama l’art.225
disp. att. c.p.p. il quale dispone che sono tuttora vigenti le ipotesi procedurali ad
oggetto attività perquisitiva disciplinate dall’art.33, L.7.1.1929n.4 ( in merito a
repressione delle violazioni finanziarie) e dall’art.41 t.u.l.p.s [41]; pertanto in
presenza delle condizioni previste dall’art.33 L.4/1929 si può essere in presenza
di una perquisizione domiciliare esperita dagli ufficiali di polizia giudiziaria che
trova il suo fondamento endoprocedimentale nella motivata notizia di reato o da

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fondati sospetti di violazione delle leggi finanziarie costituenti reato come
previsto dalla normativa[42] in commento. In merito alle ipotesi applicative della
disciplina in esame, si assume che l’atto perquirente disciplinato dall’art.41
t.u.l.p.s. è funzionale alla ricerca di armi, munizioni e materie esplodenti , e
lambisce come locus criminis luoghi aperti al pubblico, pubblici e privati; tale
forma perquirente non prevede le perquisizioni personali. L’attività con finalità
perquisitiva sin qui citata è compiuta da ufficiali ed agenti di polizia giudiziaria al
fine di indagare in ordine a reati di omessa denuncia o consegna , abusiva
detenzione di armi, munizioni , esplosivi. Sul punto il giudice delle leggi da tempo
mantiene immutata la propria giurisprudenza riconoscendo la compatibilità
costituzionale dell’art.41 sopra citato con l’art.14 Cost. in materia di garanzia della
libertà domiciliare giustificando l’ipotesi applicativa in nuce in ragione di
consentire alla polizia giudiziaria di svolgere attività investigativa e di contrasto in
merito a reati di detenzione illecita di armi o esplosivi che rappresentano al giorno
d’oggi un vero e proprio segnale di allarme sociale. Sul punto si segnala che il
corredo garantista che pervade le norme codicistiche del 351,352 ( stesso codice
) invade anche la sfera applicativa delle disposizioni extra codice sin qui
esaminate, pertanto troveranno applicazione le norme contenute negli artt. 356
c.p.p. ( Assistenza del difensore ) 352 comma IV c.p.p. ( in materia di
Perquisizioni ).Alle ipotesi appena enunciate di matrice normativa extra codice si
aggiungono fattispecie applicative di atti di indagini con finalità perquirente ad
iniziativa della polizia giudiziaria per contrastare reati di criminalità organizzata,
traffico di sostanza stupefacente, discriminazione razziale e immigrazione
clandestina. [43]In merito all’attività posta in essere dalla polizia giudiziaria in
contrasto al crimine organizzato è d’obbligo riferirsi (per l’analisi dell’istituto della
perquisizione ad iniziativa della polizia giudiziari a) all’art.27 , commi I e II
L.55/1990, il quale prevede la possibilità per gli ufficiali di polizia giudiziaria di
procedere a perquisizione nel caso in cui in presenza delle richiamate condizioni
legittime di operatività (necessità e urgenza dell’atto perquirente ) si agisca per la
prevenzione e repressione del reato di associazione a delinquere di stampo
mafioso ex art.416 bis c.p. il quale contiene una clausola applicativa “in bianco”
demandando all’organo inquirente l’individuazione delle fattispecie criminose
commesse in funzione del reato associativo de quo, dei reati ex art 648 bis, ter, e
delle fattispecie criminose in essi richiamate disciplinate dagli art.624 c.p. comma
III , 629 comma II ,630 c.p. [44]Da ultimo , in ambito di atti di indagine di natura
perquirente, si segnalano due norme di matrice extra codicistica in materia di
discriminazione razziale, etnica e religiosa e in materia di immigrazione

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clandestina. Per quanto riguarda la prima si richiama la norma contenuta nell’art.5
d.l 122/1993 convertito con modifiche dalla L.205/1993[45] il quale dispone che
l’autorità giudiziaria e alla polizia giudiziaria il potere di compiere l’atto
perquisitivo dell’immobile che si ritiene sia servito all’autore del fatto criminoso
come luogo di riunione o rifugio [46]per attività connesse al reato in argomento.
Anche nel caso di specie trova applicazione la tabula garantista già prevista dal
codice di rito per le richiamate ipotesi perquisitive con conseguente trasmissione
all’ufficio del pubblico ministero del verbale redatto dall’organo di polizia
giudiziaria, al fine della convalida dell’atto in parola. Da ultimo, in questa sede si
richiama la disciplina degli atti perquisitivi esperiti in casi di immigrazione
clandestina; in tali fattispecie applicative, la polizia giudiziaria che opera nelle
provincie di confine e in acque territoriali, può procedere( in corso di svolgimento
di operazioni mirate al contrasto dei reati di immigrazione clandestina ) a
perquisizione dei mezzi di trasporto e delle cose in essi trasportate in ossequio
delle disposizioni impartite dal ministro dell’interno ex art 11 comma III
L.205/1993.La stessa legge prevede una analogica applicazione degli istituti
disciplinati dall’art.352 comma III e IV c.p.p. legittimando l’applicazione in specie
della disciplina codicistica prevista dall’istituto della perquisizione domiciliare
imponendone quindi la convalida degli atti ( ad essa subordinati ) dall’ufficio del
pubblico ministero, al quale i relativi verbali vanno trasmessi entro quarantotto ore
dal compimento degli atti ai quali si riferiscono.

2.4 “La disciplina extra codice in materia di perquisizioni e/o


ispezioni e controlli ad iniziativa della polizia giudiziaria ex.art.103 d.p.r
309/1990 .”

Con l’emanazione del d. p. r. 9/10/1990 n.309 l’organo presidenziale ha realizzato


un corredo normativo extra codice ad oggetto la disciplina della perquisizione ( e
delle ispezioni e controlli ) in materia di controllo,repressione e prevenzione di
reati ad oggetto il traffico di sostanze stupefacenti o psicotrope. Sul punto si
richiama l’art.103, comma III , il quale legittima gli ufficiali di polizia giudiziaria a
perquisire bagagli, effetti personali e mezzi di trasporto nell’ipotesi in cui , in caso
di urgenza e necessità, ritengano di poter rinvenire le sostanza descritte in
premessa e non sia possibile chiedere e ottenere in maniera immediata
l’autorizzazione al compimento dell’atto suddetto da parte dell’ufficio del pubblico
ministero.L’articolo sopra menzionato non opera in analogia con il corrispondente
art.352 c.p.p. bensì lo integra in facto in relazione a determinate circostanza

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investigative o teatri operativi di particolare complessità prevedendo in specie
alcuni accorgimenti endoprocedurali che rendono la disciplina in esame molto
particolareggiata in ragione della tematica di indubbio allarme sociale che la
pervade .Da quanto si apprende dalla lettura dell’articolo 103 d.p.r. 309/1990 si
può affermare che esso presenta una funzione di controllo e ispettiva ab origine
scevra da vincoli garantistici ( come invece si nota in ordine al corrispondete
art.352 c.p.p.) che subordinano l’atto perquisitivo / ispettivo alla commissione di
un fatto di reato, pertanto i poteri perquisitivi e/o ispettivi riconosciuti dalla
normativa in esame all’organo di polizia giudiziaria trovano fondamento nella
stessa funzione preventiva e di controllo che caratterizza la disciplina in
commento. [47]Sul punto si è espressa di recente la Suprema Corte affermando
che << La perquisizione effettuata ai sensi dell’art.103, comma 3, d.p.r n. 309 del
1990 si differenzia da quella d’iniziativa della polizia giudiziaria disciplinata dal
codice di rito per il fatto che non presuppone l’esistenza di una notizia di reato e
rientra in un’attività di carattere preventivo , ma al pari di quella, seppure sia
eseguita illegittimamente , non rende illegittimo l’eventuale sequestro della
sostanza stupefacente e delle altre cose pertinenti al reato, all’esito rinvenute >>
[48] ( Cass. Pen ., sez .IV , 6 maggio 2009 n.26668 ).All’esperimento degli atti
perquirenti in esame, l’organo di polizia giudiziaria può procedere
immediatamente o all’esito di una pre-inchiesta ( connaturata da controlli e
ispezioni “generici”) che ha fornito spunti investigativi sui quali fondare il più
invasivo atto perquirente “ extra codice” personale e o locale. L’opera investigativa
in commento messa in atto dall’organo di polizia giudiziaria incontra un limite di
carattere sostanziale al suo compimento: necessità e urgenza di intervento in
ordine al fondato motivo di ritenere presenti sulla persona o in un determinato
luogo sostanze stupefacenti o psicotrope. In mancanza di detto requisito viene
meno l’applicazione in ispecie della disciplina suddetta, con conseguente rinvio
intra codice alla potestà investigativa in capo all’ufficio dell’ufficio del pubblico
ministero ex. artt 347-348.c.p.p.In regime di totale operatività dell’art.103 d.p.r.
309/1990 si segnala l’applicazione analogica della garanzia endoprocedimentale
contenuta nel citato art.352 c.p.p. che prevede la procedura convalidante dell’atto
compiuto ad opera dell’organo dell’azione penale. Nello specifico la norma de qua
prevede che deve essere comunicata al pubblico ministero la notizia dell’atto
esperito con annesso verbale (a firma dell’ufficiale di polizia giudiziaria
procedente) delle perquisizioni, senza ritardo e entro quarantotto ore, affinché
l’ufficio giudiziario procedente lo convalidi nelle quarantotto ore successive. Per
quanto attiene alle ipotesi menzionate di ispezione e o controllo si assume che gli

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ufficiali di polizia giudiziaria possano procedere in ogni luogo al controllo e alla
ispezione dei mezzi di trasporto, dei bagagli e degli effetti personali soltanto
quando in atto si stia compiendo un’operazione di polizia avente ad oggetto il
traffico di stupefacenti e che sussista acclarato motivo di rinvenire in situ
sostanze del genere appena descritto. A differenza della perquisizione sopra
esaminata, la disciplina delle ispezioni e controlli non prevede che tali atti
investigativi possano svolgersi sulla persona o nel domicilio ad essa riferito.
All’esito dell’atto ispettivo gli ufficiali e gli agenti della polizia giudiziaria
procedenti redigono apposito verbale delle operazioni esperite, indicandone gli
esiti, rilasciandone copia al diretto interessato, inviando l’originale all’ufficio
giudiziario competente entro quarantotto ore dal compimento dell’atto
investigativo [49] de quo al fine della sua convalida entro le successive
quarantotto ore.

2.5 “La perquisizione di edifici o blocchi di edifici ex. L. 7 agosto 1992,n


356.”

La disciplina oggetto della suddetta previsione normativa agisce in parziale


modifica della norma precedentemente vigente oggetto di specifica trattazione
dall’art.25 [50]bis d.l. 8 giugno 1992, n.306.Ad oggi il suddetto articolo 25 bis
prevede la pratica perquisitiva dei locali di interi edifici o blocchi di edifici ad opera
degli ufficiali della polizia giudiziaria quando hanno fondato motivo di ritenere che
nei luoghi su indicati si possano trovare armi , munizioni, o esplosivi collegabili a
una attività criminosa di stampo mafioso, o che nei suddetti luoghi si sia rifugiato
un latitante o un evaso in relazione all’ipotesi criminose previste dall’art.51[51],
comma III bis, c.p.p. oppure che nella stessa operazione di polizia possano
rinvenirsi armi , munizioni, o esplosivi ricollegabili a attività criminali di stampo
mafioso. Da quanto emerge dalla lettura dell’articolo in parola si assume che l’atto
perquisitivo in essa richiamato si fondi sull’avvenuto compimento di gravi reati; in
ordine ai presupposti applicativi ad esso riferibili si assume necessaria la
sussistenza di fondati motivi ( gravi indizi ) che nei luoghi su menzionati possa
essersi rifugiato un latitante, o un evaso in relazione al disposto dell’art.51 comma
III bis c.p.p. In caso di perquisizione finalizzata alla ricerca di armi, munizioni,
esplosivi si impone il compimento dell’atto de quo nel contesto di una
prefinalizzata operazione di polizia negandone in facto l’esperibilità in circostanze
sopravvenute ad opera di estemporanee iniziative investigative degli operanti
organi di polizia giudiziaria nel contrasto tramite prevenzione e repressione di fatti

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criminosi .Nel corso delle attività investigative oggetto della presente trattazione,
è possibile isolare una sezione dell’<<agglomerato urbano>>[52] oggetto della
citata perquisizione, sospendendo la circolazione di veicoli e persone nelle aree
interessate . Delle suddette operazioni di polizia è data immediatamente (o entro
le dodici ore dall’inizio delle stesse ) notizia al procuratore della Repubblica
presso il Tribunale del luogo in cui le stesse sono state compiute, il quale in
presenza di specifiche condizioni legittimanti le convalida entro le successive
quarantotto ore.

2.6 “Il sequestro di plichi e/o di corrispondenza.”

In materia di attività investigative ad iniziativa della polizia giudiziaria finalizzate


all’acquisizione delle fonti di prova si segnala il sequestro di plichi o di
corrispondenza disciplinato dall’art.353 c.p.p. il quale si compone di tre parti che
ne caratterizzano le sue fattispecie applicative : la prima ( comma I ) opera nella
circostanza in cui vi sia in facto necessità assoluta di acquisire plichi sigillati o
altrimenti chiusi, in tal caso l’ufficiale di polizia giudiziaria dopo averli acquisiti li
trasmette al pubblico ministero al fine di disporre un eventuale sequestro. La
seconda( comma III ) definita “fermo reale”[53] o di corrispondenza si riferisce ad
un intervento diretto della polizia giudiziaria finalizzato a bloccare l’invio o l’inoltro
di spedizioni di ogni genere in attesa dell’intervento in specie dell’ufficio del
pubblico ministero[54].Pertanto in specie la previsione normativa appena
specificata può definirsi come clausola operante di “garanzia di acquisizione
tempestiva degli elementi probatori”, la quale prevede che se l’organo inquirente
ritiene con un elevato grado di probabilità sussistente il pericolo di dispersione ( in
attesa dell’intervento del pubblico ministero ) di notizie utili alla ricerca e
all’assicurazione di fonti di prova contenuti in plichi chiusi si attiverà per informare
con il mezzo di comunicazione più rapido il pubblico ministero il quale potrà
subito autorizzare l’operazione perquirente. La terza ( comma III ) si riferisce ad
un intervento diretto della polizia giudiziaria finalizzato a bloccare l’invio o l’inoltro
di spedizioni di ogni genere in attesa dell’intervento in specie dell’ufficio del
pubblico ministero. Nei casi di assoluta urgenza , nel caso in cui l’organo di polizia
giudiziaria ritenga che siano stati spediti all’imputato o a lui diretti tramite l’utilizzo
di dati identificativi personali non veritieri o tramite persona diversa, sarà
specifico compito degli ufficiali di polizia giudiziaria ordinare la sospensione delle
procedure di spedizione. Contestualmente, l’organo investigativo procedente
dovrà comunicare dell’avvenuto “fermo reale” l’organo dell’azione penale, il quale

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entro quarantotto ore potrà disporre il relativo sequestro; nel caso in cui non sia
disposto il sequestro gli oggetti provvisoriamente “fermati” potranno essere
spediti. Per quanto attiene invece alle garanzie difensive alle operazioni di
apertura dei plichi potrà assistere il difensore della persona sottoposta alle
indagini, la lo stesso non ha diritto al preavviso essendo gli atti perquirenti sin qui
descritti, atti investigativi a sorpresa.

2.7 “Le indagini in ambiente informatico ad iniziativa della polizia


giudiziaria.”

Una dimensione investigativa “autonoma” all’interno dell’ordinamento giuridico


vigente riveste l’istituto delle indagini informatiche .Con il termine “indagini
informatiche” si intende un attività investigativa ad iniziativa della polizia
giudiziaria o delegata dal pubblico ministero incidente prodotti informatici o
telematici ;in altri termini l’indagine informatica non attiene soltanto ai casi di
computer crime dove il mezzo tramite il quale è stata perpetrata l’azione
criminosa è appunto un personal computer o altro prodotto ad esso assimilabile o
materiale informatico di altro genere, bensì la suddetta opera investigativa
informatica può inserirsi in un contesto criminis totalmente avulso dal genus dei
reati informatici. E’ fatto ormai noto che le tracce informatiche o telematiche (
digital evidence ) di un reato “ generico” siano considerate di pregnante significato
probatorio da parte degli organi inquirenti in ragione di un uso totalizzante dei
prodotti sin qui menzionati nell’era della digitalizzazione da parte dei consociati
.In relazione a quanto sin qui riferito si assume che un soggetto ( autore del reato
) tramite l’utilizzo dei suddetti prodotti possa lasciare tracce attinenti la sua
condotta criminosa nel web o all’interno di un PC ( hardware e software ) o di un
smartphone o di un tablet e da tali indizi la polizia giudiziaria possa ricostruire
l’evento criminoso e produrre all’ufficio del pubblico ministero gli elementi
necessari all’esercizio dell’azione penale. L’istituto in commento è disciplinato dal
nostro ordinamento tramite la L.48 /2008 che ha adeguato la normativa
codicistica vigente alla convenzione di Budapest su cyber-cryme del 2001 [55]
.Tramite il recepimento della suddetta convenzione il codice di rito ha subito delle
modifiche in ordine agli istituti attinenti i mezzi di ricerca della prova e nello
specifico delle attività di indagine della polizia giudiziaria in riferimento alla
tematica oggetto della presente analisi; sono state inserite, quindi nuove modalità
perquirenti, ispettive, e di acquisizione giudiziaria ( sequestri ) degli elementi di
prova con annesse nuove modalità conservative degli elementi sin qui descritti a

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tutela della genuinità e corrispondenza sostanziale dei dati investigativi da essi
estratti. Sul punto si segnalano in materia di mezzi di ricerca della prova gli artt.
244 , 247 comma I bis[56],352 comma I bis[57],c.p.p. senza tralasciare la novella
contenuta nell’artt.353[58] e 354[59] c.p.p. in ordine al compimento di attività
investigative urgenti su sistemi informatici .Dall’analisi delle norme sin qui
richiamate si assume che all’organo di polizia giudiziaria operante è consentito in
urgenza di intervenire in ambiente informatico e/o telematico tramite il
compimento in specie di un << immediata duplicazione su adeguati supporti,
mediante una procedura che assicuri la conformità della copia all’originale e la
sua immodificabilità>>.[60]In altri termini l’organo di polizia nell’esperimento
dell’attività descritta in nuce deve effettuare una copia dell’elaboratore tramite la
tecnica del bit stream image[61] al fine di ottenere attraverso una comprovata
guide line dati probatori rilevanti per l’indagine in corso, in tal modo gli operatori di
polizia possono operare direttamente su dati “copiati” non originali senza il rischio
di danneggiare irrimediabilmente i dati originali, ottenendo così una “fotografia
digitale” dell’elemento informatico originale. Da quanto sin qui enunciato discende
che l’organo di polizia giudiziaria che interviene sulla scena criminis prima
dell’autorità giudiziaria non può effettuare accertamenti tecnici di natura
irripetibile, o atti ad essi equivalenti, essendogli concesso soltanto l’esperimento
di attività di osservazione, individuazione, rilievo e o acquisizione “temporanea” di
dati al fine di assicurarne la loro conservazione e di impedirne l’alterazione o
l’accesso a soggetti non autorizzati. L’organo suddetto è autorizzato anche ad
effettuare copie degli stessi non modificabili. Da quanto sin qui riferito si assume
che all’organo di polizia giudiziaria è affidato un ruolo meramente assicurativo
dell’elemento di prova informatico e/ telematico al fine della sua preservazione in
ordine alle valutazioni successive dello stesso operate dall’organo dell’azione
penale finalizzate all’eventuale atto di sequestro.

2.8 “La documentazione dell’attività della polizia giudiziaria:


annotazioni, relazioni di servizio , verbali.”

In riferimento all’attività documentativa operata dagli organi di polizia giudiziaria


in ordine alle attività d’indagine svolte dagli stessi direttamente o su delega del
pubblico ministero è necessario in questa sede svolgere alcune considerazioni di
carattere sostanziale: il genus della documentazione tipica posta in essere
dall’organo in commento comprende :l’annotazione, le relazioni di servizio, i
verbali. Oltre agli atti sin qui menzionati si cita in questa sede l’informativa di

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polizia che non è atto propriamente ricognitivo delle attività investigative svolte
non è un’ annotazione, non è una relazione di servizio, non è un verbale ;pertanto
non può essere annoverata tra gli atti sopramenzionati però è un documento
promanante dalla polizia giudiziaria che dovrà essere accompagnato dai
sopracitati atti ricognitivi delle attività investigative al fine di informare l’organo
dell’azione penale delle attività d’indagine compiute. In ordine all’attività
documentativa oggetto dell’analisi in svolgimento si assume che la relazione di
servizio è un atto scritto tramite il quale gli agenti e gli ufficiali di polizia giudiziaria
relazionano al superiore gerarchico sulle attività di indagine compiute
nell’esercizio delle rispettive funzioni. Di diverso tenore contenutistico oltre che di
diversa funzione endoprocedimentale è il verbale, atto tramite il quale si
documenta in maniera dettagliata l’attività investigativa oggetto dell’atto di
indagine esperito indicandone il luogo, il mese,l’anno, il giorno e l’ora in cui lo
stesso sia stato aperto e chiuso a pena di nullità ex art.146,142 c.p.p. Inoltre in
caso di verbale ad oggetto assunzioni di informazioni ex art.350 e 351 c.p.p.
l’organo redigente deve indicarne anche le generalità delle persone intervenute,
facendo apposita menzione delle persone che avrebbero dovuto prendere parte
all’atto de quo con annessa motivazione della loro mancata presenza ,
descrivendo compitamente quanto compiuto o constatato nell’esperimento
dell’atto in commento, specificando in specie se le risposte ottenute
dall’operatore di P.G. siano state rese dietro sua apposita domanda ( anch’essa
descritta nel verbale ) o siano dichiarazioni spontanee rese dall’interrogato
.Quanto appena enunciato è una manifestazione semantica di matrice garantista
operante ab origine nelle disposizioni sin qui descritte in ragione di una futura
valutazione prognostica operata da un organo giurisdizionale in sede di indagini
preliminari ; sul punto si rileva la nullità assoluta dell’atto de quo qualora sia
sprovvisto di sottoscrizione da parte dell’ufficiale di polizia giudiziaria redigente
apposta dallo stesso su ogni pagine del suddetto verbale o non siano state
identificate le persone che in esso sono intervenute. In ultimo, l’annotazione è una
trascrizione compiuta dagli operatori di polizia giudiziaria con un contenuto
necessario previsto dalla norma dell’art.115[62] disp. att. c.p.p. che sul punto
prevede l’indicazione dell’ufficiale o dell’agente di polizia giudiziaria che ha
compiuto le attività investigative con relativa annotazione delle circostanze di
tempo e di luogo in cui le suddette attività sono state svolte con relativo esito
esplicato. Ogni documento promanante dalla polizia giudiziaria viene da
quest’ultima conservato in copia presso presso i relativi uffici in ragione di uso
interno degli stessi. In chiusura è d’obbligo specificare che l’annotazione presenta

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la forma giuridica tipica del pro-memoria contendendo la stessa descrizioni
fattuali sommarie pertanto non è atto destinato ab origine ( se al suo interno non
sono presenti notitiae criminis ) all’obbligatoria conoscenza dell’organo
dell’azione penale; anche se la stessa potrà fare parte del fascicolo su richiesta
del pubblico ministero inquirente come elemento secondario attinente ad una
indagine di polizia giudiziaria. Sul punto si segnala l’eccezione
endoprocedimentale ad oggetto un’annotazione di polizia che presenti tutte le
caratteristiche di un’informativa di reato in tal caso è obbligo dell’ufficiale di
polizia giudiziaria trasmetterla immediatamente all’ufficio del pubblico ministero
nei tempi e nelle forme descritte nei paragrafi precedenti.

2.8 “Le perquisizioni preventive.”

L’analisi degli istituti funzionali alla ricerca nella notizia di reato prosegue con la
trattazione della tematica inerente le “perquisizioni preventive”. E’ un dato
procedimentale inoppugnabile l’uso diretto e/ o indiretto dell’istituto della “
perquisizione” da parte degli operatori delle forze dell’ordine ( Polizia Locale e
forze di polizia statali ) in funzione di polizia di sicurezza ex .art 55 c.p.p32.
comma I al fine di evitare la commissione tipologie di reato. Nello specifico l’art
33, L.7.01.1929 n.433 ( in materia di violazioni di leggi finanziarie) consente le
perquisizioni domiciliari quando vi è il sospetto di un reato,l’art.4, L.22.05.1975
n.15234 ( in materia di possesso di armi, esplosivi e strumenti di infrazione)
autorizza gli ufficiali e gli agenti di polizia giudiziaria, se sia in corso un operazione
di polizia , a eseguire nei confronti della persona ( il cui atteggiamento o la cui
presenza sul posto non appare giustificabile ) perquisizione personale; sul punto
una recente normativa dettata dalla L. 128/2001 all’art 19 riconosce la facoltà
anche ai militari delle forze armate di poter procedere a perquisizione sul posto in
caso di operazioni di sorveglianza e controllo di obiettivi fissi al fine di verificare
sul soggetto perquisito la presenza di armi ma anche quello di impedire condotte
potenzialmente rischiose per l’incolumità delle persone o la sicurezza delle
strutture. In materia di delitti di criminalità organizzata, l’art 27 .comma II, L
19.03.1990 n. 5535 regola le perquisizioni personale e locali durante le operazioni
di polizia,mirate alla prevenzioni dei reati afferenti alla criminalità organizzata di
stampo mafioso e altre grave forme di pericolosità sociale; il d.p.r. n.309/1990 art
10336 e 9937 in materia di produzione e traffico di sostanze stupefacenti dispone
la perquisizione locale o personale durante lo svolgimento di un operazione di
polizia al fine di rinvenire nei luoghi o nei soggetti perquisiti, sostanze stupefacenti

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o psicotrope; in materia di contrasto dell’immigrazione clandestina, secondo il
disposto dell’art 12, comma VII d.lg. 25.7.1998 n.286 38 se durante lo svolgersi di
un’operazione di polizia (di contrasto al reato citato dalla richiamata normativa)
possono eseguirsi perquisizioni locali, domiciliari, in presenza di fondato motivo
che i mezzi di trasporto utilizzati o le cose trasportate possono essere utilizzate al
fine di commettere reati collegati al favoreggiamento dell’immigrazione
clandestina. Alle tipologie perquisitive preventive sin qui richiamate si aggiungono
quelle previste dalle norme di diritto penitenziario ( art.34 ,35 , L.26.7.1975
n.354.39 art.74, d.p.r. 30.06.2000, n.23040 ), in tema di produzione e commercio
di sostanze alimentari, bevande, sostanze a uso agrario o prodotti agrari
L.30.04.1962 n.283 e L.30.12.1959, n.1234; in materia di illeciti amministrativi, art
13 L.24.11..1981 n.689 .Dall’elencazione sin qui proposta degli istituti trattati è
possibile operare una suddivisione in due categorie: alla prima appartengono le
perquisizioni preventive che presuppongono il sospetto di un reato già compiuto,
alla secondo appartengono le perquisizioni preventive che sottointendono il futuro
accadimento di un fatto di reato. A prescindere dalla suddetta distinzione la
finalità dell’atto perquisitivo sarà sempre quella di evitare la commissione di un
fatto di reato, anche se questo sia successivo ad altri fatti della stessa specie. Il
momento immediatamente successivo all’acquisizione di una notitia criminis
seguente una persquisizione preventiva è rappresentato dalla stesura
dell’informativa a firma dell’operatore di P.G. e della sua relativa trasmissione al
P.M.

2.9 “Sequestro probatorio e sequestro preventivo.”

In ordine agli esiti determinati dal compimento delle attività ispettive e/o
perquirenti l’ordinamento giuridico vigente prevede ex art. 354 comma II (ultimo
capoverso) c.p.p. la possibilità in capo all’organo di polizia procedente di
sequestrare il corpo del reato e delle cose ad esso pertinenti necessari
all’accertamento dei fatti in presenza di un fumus commissi delicti che possa
indurre l’organo inquirente a ritenere sussistente la quasi certezza in relazione alla
commissione di un fatto di reato.Per quanto attiene il sequestro probatorio si
assume che esso sia finalizzato alla conservazione degli elementi probatori in
ragione di una probabile dispersione o cancellazione degli stessi .Alle operazioni
al fine ricondotte provvedono gli ufficiali della polizia giudiziaria , tuttavia in
presenza di evenienze residuali previste dall’art 113. disp.att. c.p.p. è permesso
procedere al sequestro de quo anche agli agenti di polizia giudiziaria in presenza

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di motivi di necessità e urgenza . In ogni caso l’autorità procedente dovrà fornire
all’autorità giudiziaria adeguata motivazione del provvedimento intrapreso in
ragione del presunto elevato peso probatorio del materiale oggetto del sequestro
compiuto. Pertanto il provvedimento di sequestro è da considerarsi pienamente
rispondente alle ragioni di urgenza investigativa legittimanti gli accertamenti sulle
cose, sui luoghi e sulle persone; da quanto appena enunciato discende che
l’organo inquirente deve compiere una valutazione anticipativa degli esiti
investigativi in ragione di un sequestro probatorio “anticipato” manu propria (
sequestrando quindi di propria iniziativa il materiale probatorio rinvenuto ) senza
attendere quindi la presa in carico dell’atto di indagine da parte dell’organo
dell’azione penale, o di un sequestro probatorio “posticipato” all’intervento diretto
del pubblico ministero . In ordine alla prima possibilità sopra richiamata l’attività
posta in essere dagli organi di polizia sarà svolta con particolare dovizia e
meticolosità rappresentando in specie un atto irripetibile (svolto senza la
presenza di un organo giurisdizionale) con inevitabili risvolti processuali in ordine
all’assunzione dei mezzi di prova e la loro formazione. In merito alla seconda
possibilità menzionata discende che l’attività espletata dagli organi inquirenti sia
solo di natura conservativa del corpo del reato e delle cose ad esso pertinenti in
attesa dell’intervento diretto dell’organo dell’accusa. Sul piano operativo quanto
appena riportato comporta che in caso di sequestro di bene mobile questo sia
oggetto di apprensione materiale da parte dell’organo di polizia operante, in caso
invece di bene immobile o non trasportabile il suddetto organo provveda alla
nomina di un custode e all’apposizione dei sigilli. In riguardo alla prima ipotesi di
sequestro probatorio sin qui richiamata ,l’ordinamento giuridico vigente assicura
una presenza difensiva “occasionale” ex art.356[63] c.p.p. nel senso di una
possibilità di intervento da parte del difensore durante le operazioni di sequestro
urgente e contestualmente si priva l’autorità procedente , nel caso di specie,
dell’obbligo dell’avviso al difensore in ragione di un preminente interesse statale al
buon andamento delle indagini preliminari sacrificando in facto il diritto alla difesa
spettante ex. art 24 Cost. in ogni stato e grado del procedimento al soggetto
indagato e/o inciso dal provvedimento di sequestro, in altri termini si riconosce al
difensore la facoltà di assistere all’atto in specie ma non si attribuisce alla
presenza dello stesso importanza rilevante alla piena validità dell’atto in parola.
Per quanto attiene invece alla verbalizzazione delle operazioni di polizia sopra
enunciate si ritiene che all’organo di polizia procedente compete la trasposizione
in forma di verbale << contenente l’indicazione del reato commesso,
l’enunciazione succinta delle ragioni su cui si fonda il timore che, prima

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dell’intervento dell’autorità giudiziaria, possa andare disperso il bene e , infine, la
valutazione della pertinenza del reperto alla situazione di fatto e di diritto>> [64]
delle operazioni di sequestro esperite . Copia del su menzionato verbale deve
essere consegnata dall’organo di polizia procedente alla persona presso la quale
sono stati sequestrati gli elementi probatori ex. art 355 c.p.p., altra copia dovrà
essere consegnata dal suddetto organo alla persona presso cui sono stati
sequestrati i suddetti elementi utili alle indagini. Sull’ atto di sequestro compiuto
in specie dalla polizia giudiziaria pende una condizione operativa di provvisorietà
in quanto tale atto necessita di una approvazione ex tunc da parte dell’autorità
giudiziaria al fine di una sua completezza operativa e della definitiva acquisizione
degli elementi tramite l’atto in esame “provvisoriamente” acquisiti. In altri termini
l’autorità giudiziaria dovrà compiere una valutazione in ordine ai requisiti di
legittimità dell’atto in commento, all’esito di tale valutazione la suddetta autorità
darà il suo parere tramite decreto motivato che potrà essere oggetto di un
riesame ad opera dell’organo giurisdizionale. Da quanto sin qui riferito discende
che l’attività analitica dei presupposti fattuali e legali fondanti l’atto in esame ad
opera dell’organo dell’azione penale debba compiersi in tempi brevi ( il verbale di
sequestro deve essere trasmesso dall’organo di polizia giudiziaria al P.M entro
quarantotto ore dal compimento dell’atto in parola, entro le successive
quarantotto ore il pubblico ministero può sciogliere la prognosi di legalità
emettendo decreto motivato e notificandolo in tempi brevi alla persona alla quale
sono stati sottratti gli elementi materiali sequestrati oppure ad esito negativo
della valutazione suddetta potrà disporne la restituzione alla stessa.) al fine di non
compromettere il risultato investigativo perseguito con il compimento dell’atto de
quo. Nel caso in cui i termini sopra descritti siano disattesi l’atto esperito dalla
polizia giudiziaria perde la sua efficacia in quanto non sono stati osservati i
termini temporali perentori imposti a titolo di garanzie difensive dalla Costituzione
agli artt. 13 e 14.I soggetti legittimati a proporre riesame (contro il decreto di
convalida innanzi il tribunale in composizione collegiale del distretto provinciale
nel quale ha sede l’ufficio del pubblico ministero che ha emesso il decreto
suddetto ) sono la persona nei cui confronti vengono svolte le indagini e il suo
difensore, la persona a cui sono stati sequestrati gli oggetti e le persone che
hanno diritto alla loro restituzione[65], entro dieci giorni dalla notifica del decreto
oppure entro lo stesso limite temporale decorso da quando l’interessato ha avuto
notizia del sequestro. Al giudice del riesame è affidato il compito di vagliare gli
aspetti formali e sostanziali del procedimento in esame, al fine di convalidarlo o
rigettarlo seguito da puntuale motivazione. In ordine all’istituto del sequestro

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preventivo disciplinato dall’art.321 comma III bis c.p.e. si assume che in caso che
la disponibilità di una cosa pertinente al reato possa aggravare le conseguenze da
esso derivate o causare la commissione di altri fatti di reato in regime di indagini
preliminari data la situazione di urgenza che non consente di attendere il
provvedimento autorizzativo da parte dell’organo giurisdizionale, il sequestro è
disposto con decreto motivato dal pubblico ministero ed è eseguito soltanto dagli
ufficiali di polizia giudiziaria . Nelle successive quarantotto ore l’organo di polizia
procedente deve trasmettere il verbale all’ufficio del pubblico ministero il quale
qualora decidesse di non disporre la restituzione degli oggetti sequestrati
richiederà all’ organo giurisdizionale la convalida e l’emissione del decreto
motivato entro quarantotto ore dalla ricezione del verbale.

2.10“L’arresto in flagranza di reato ad opera della polizia giudiziaria.”

L’istituto dell’arresto in flagranza di reato attiene allo strumento coercitivo


privativo della libertà personale in uso alla polizia giudiziaria che ha come
destinatario colui che viene colto nell’atto di commettere un’azione criminosa o
subito dopo il compimento di essa viene inseguito dalla polizia giudiziaria, dalla
persona offesa, o da altre persone o nella circostanza in cui viene sorpreso con
cose o tracce dalle quali appaia commesso il reato immediatamente prima.
Pertanto l’istituto in commento si configura come una misura pre-cautelare tipica
della fase procedimentale penale e trova pieno riconoscimento nell’art.13 comma
II[66] della carta Costituzionale il quale riconosce all’autorità di pubblica sicurezza
la possibilità di adottare in casi di necessità e urgenza, provvedimenti restrittivi
della libertà personale provvisori i quali dovranno essere convalidati dall’autorità
giudiziaria nelle quarantotto ore successive all’emissione del provvedimento
suddetto in caso contrario lo stesso perderà la sua efficacia. In questa sede è
bene precisare che la misura pre-cautelare in commento non costituisce titolo
autonomo di detenzione oltre le strette tempistiche dell’ordinamento
procedimentale penale,(l’organo procedente di polizia giudiziaria non può irrogare
sanzioni penali) bensì è un provvedimento prodromico all’applicazione di
provvedimenti cautelari “ definitivi” dei quali lo stesso ne costituisce l’antecedente
procedimentale provvisorio e stato di flagranza ne rappresenta il presupposto
giuridico ex art.382 c.p.p. [67] Da quanto sin qui enunciato discende che lo stato
di flagranza “ propria” si riscontra in quella circostanza in cui sia possibile stabilire
un nesso immediato tra il soggetto e la condotta criminosa tramite la necessaria
percezione “diretta” dell’azione criminosa da parte dell’organo di polizia operante,

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mentre la circostanza definita come “quasi flagranza” o “flagranza impropria” si
riferisce alla condizione di chi subito dopo aver commesso un fatto di reato venga
sorpreso con cose o tracce pertinenti il reato da lui commesso poco prima , la
stessa fa riferimento alla circostanza in cui il soggetto dopo aver commesso il
reato si sia dato alla fuga e sia stato inseguito dagli operatori di polizia, dalla
persona offesa dal reato o da altre persone; nella circostanza appena descritta
alla percezione oculare diretta del fatto di reato menzionata prima si sostituisce
una percezione di <<fattori probatori>> [68] chiaramente rivelatori di un
accadimento criminoso e del suo autore. I termini temporali in uso nell’analisi in
svolgimento anche se generici circoscrivono la portata operativa dell’istituto in
commento ; pertanto per esserci “flagranza” o “quasi flagranza” deve sussistere
un nesso di strettissima contiguità tra la commissione del reato e la percezione
dello stesso[69] . In merito all’ipotesi di “flagranza impropria” Il genus normativo
previsto dal I comma dell’art.382 c.p.p. ricomprende anche la condotta di ricerca
ed individuazione[70] del presunto autore del reato protratta senza soluzione di
continuità a brevissima distanza dal fatto di reato. Sul punto si segnala che
l’organo di polizia giudiziaria che ha eseguito l’arresto è destinatario di specifici
obblighi e doveri; pertanto il suddetto organo deve dare immediatamente notizia
dell’arresto al pubblico ministero del luogo in cui è stato esperito l’atto in parola.
La polizia giudiziaria pertanto deve redigere verbale d’arresto contenente
l’indicazione del giorno, dell’ora e del luogo in cui la misura precautelare è stata
eseguita indicandone le ragioni investigative che l’hanno posta in essere e il
nominativo del difensore di fiducia al fine di informare l’autorità giudiziaria in
ragione di un’analisi penetrante del provvedimento in commento di natura formale
e sostanziale. Il suddetto atto deve essere trasmesso all’ufficio del pubblico
ministero entro ventiquattro ore dall’arresto ( il pubblico ministero in limitate
circostanze può autorizzare una dilazione della trasmissione dell’atto de quo ma
non deve superare mai il termine delle quarantotto ore dall’arresto. ) tramite
strumenti idonei per intero.Entro le successive quarantotto ore [71] l’organo di
polizia giudiziaria procedente deve mettere il soggetto arrestato nella disponibilità
del pubblico ministero tramite la conduzione nella casa circondariale o
mandamentale del luogo dove l’arresto è stato eseguito. In ordine alla procedura
di arresto in flagranza è d’obbligo fare riferimento al contributo di garanzia di
matrice comunitaria ( Direttiva 2012/13/UE sul diritto all’informazione nei
procedimenti penali) recepita dal d.lgs. 1 luglio 2014, n.101 art.1 il quale ha
modificato l’art. 386 c.p.p. disponendo che gli operatori di polizia giudiziaria
devono consegnare al soggetto in vinculis una comunicazione scritta redatta in

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forma chiara e precisa e tradotta in una lingua a lui comprensibile ( nel caso il
soggetto arrestato non conosca la lingua italiana) con la quale viene informato di
una sequela di diritti in ragione di una precipua conoscenza da parte del soggetto
arrestato dell’accusa mossagli,di una garantita fruizione da parte dello stesso di
un interprete, tramite la suddetta comunicazione lo stesso viene informato circa la
facoltà a lui riconosciutagli di non rispondere alle domande postagli dall’autorità
procedente, di accedere agli atti sui quali si fonda il provvedimento precautelare,
la facoltà di avvisare i familiari o l’autorità consolare di riferimento dell’avvenuto
arresto. Contestualmente al soggetto in vinculis viene riconosciuto il diritto di
avvisare immediatamente il difensore di fiducia ( qualora ne fosse sprovvisto
viene contattato tempestivamente un avvocato d’ufficio designato dal pubblico
ministero ex.art. 97c.p.p.). Il mancato avviso al difensore dell’esperimento del
provvedimento in nuce comporta la nullità ex. art 178 e 180 c.p.p. dell’arresto .[72]

2.11 “Il fermo di indiziato di delitto ad iniziativa della polizia


giudiziaria.”

Per sua tipica vocazione endoprocedimentale l’istituto del fermo di indiziato di


delitto fa parte del genus di atti ad iniziativa del pubblico ministero come sancito
nella norma contenuta nell’art.384 comma I c.p.p[73]Tuttavia l’articolo in parola
prevede al suo interno delle ipotesi residuali ( comma II , III stesso articolo ) che
conferiscono ex tunc la facoltà all’organo di polizia operante di poter procedere a
fermo di indiziato di delitto nell’ipotesi in cui prima che il pubblico ministero abbia
assunto la direzione delle indagini quando in specie sussistano specifici elementi
che, anche in ordine alla conclamata impossibilità di indentificare il presunto
autore del fatto di reato, facciano ritenere sussistente il fumus commissi delicti e
il conseguente concreto pericolo di fuga .Pertanto dalla disposizione normativa de
qua discende un intervento operativo dell’organo di polizia operante in
“sostituzione temporanea” del pubblico ministero ( che in facto non ha ancora
assunto la direzione delle indagini ) disponendo il fermo di indiziato di delitto ad
oggetto un’ipotesi di reato per il quale la legge penale prevede la pena
dell’ergastolo o della a reclusione non inferiore nel minimo a due anni e superiore
nel massimo a sei anni oppure di un delitto concernente le armi da guerra ed
esplosivi , delitto commesso per finalità di terrorismo ( anche internazionale ) o di
eversione dell’ordine democratico. Un’ ulteriore licenza operativa è concessa dal
legislatore all’organo di polizia operante ( che risiede al comma III dell’articolo in
commento ) nella circostanza in cui la polizia giudiziaria individui ( dopo che

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l’organo dell’azione penale abbia assunto la direzione delle indagini ) il presunto
autore del fatto di reato, oppure sopraggiungono specifici elementi indizianti in
ordine al concreto pericolo di fuga del soggetto indagato ( quali il possesso di
documenti falsi ) e non sia possibile, data la situazione di estrema urgenza
investigativa, attendere il provvedimento del magistrato(per quanto
attiene al procedimento di convalida giudiziaria della misura pre-cautelare in
commento si rinvia al capitolo III della presente tesi), sempre nel rispetto dei
requisiti di diritto sostanziale sopra menzionati. In conclusione dell’esame
dell’istituto in parola si segnala che a seguito dell’entrata in vigore del d.lgs. 20
febbraio 2006 ( in materia di riorganizzazione dell’ufficio del pubblico
ministero)[74] il fermo di indiziato di delitto disposto da un procuratore aggiunto o
da un magistrato del pubblico ministero deve essere, confermato per iscritto dal
procuratore capo della Repubblica o da un procuratore aggiunto o da un
magistrato all’uopo delegati.

2.12 “L’allontanamento d’urgenza dalla casa familiare.”

Il d. l. 14 agosto 2013, n 93 convertito con modificazioni dalla legge 15 ottobre


2013,n.110 è stata introdotta una nuova misura precautelare: l’allontanamento
d’urgenza dalla casa familiare. L’istituto de quo è disciplinato dal codice di rito
all’art.384 bis c.p.p. che sul punto prevede che << Gli ufficiali ed agenti di polizia
giudiziaria hanno facolta’ di disporre, previa autorizzazione del pubblico ministero,
scritta, oppure resa oralmente e confermata per iscritto, o per via telematica,
l’allontanamento urgente dalla casa familiare con il divieto di avvicinarsi ai luoghi
abitualmente frequentati dalla persona offesa, nei confronti di chi è colto in
flagranza dei delitti di cui all’articolo 282-bis, comma 6, ove sussistano fondati
motivi per ritenere che le condotte criminose possano essere reiterate ponendo in
grave ed attuale pericolo la vita o l’integrita’ fisica o psichica della persona offesa.
La polizia giudiziaria provvede senza ritardo all’adempimento degli obblighi di
informazione previsti dall’articolo 11 del decreto-legge 23 febbraio 2009, n. 11,
convertito, con modificazioni, dalla legge 23 aprile 2009, n. 38, e successive
modificazioni.”.2. Si applicano in quanto compatibili le disposizioni di cui dagli
articoli 385 e seguenti del presente titolo. Si osservano le disposizioni di cui
all’articolo 381, comma 3. Della dichiarazione orale di querela si da’ atto nel
verbale delle operazioni di allontanamento.>>Dalla portata normativa promanante
dal suddetto articolo si evince che la misura coercitiva in commento si attua con
l’allontanamento urgente dalla casa familiare (del soggetto colto in flagranza di

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reato ai sensi dell’art.282 bis c.p.p.) disposto da ufficiali ed agenti di polizia
giudiziaria subordinata all’autorizzazione del pubblico ministero in forma scritta o
orale( che sarà confermata per iscritto o per via telematica).La misura coercitiva
appena descritta può essere adottata quando in specie sussistano fondati motivi
per ritenere che le condotte antigiuridiche di cui in facto sia stata registrata la
flagranza [75] possano essere reiterate ponendo in grave ed attuale pericolo la
vita o l’integrità fisica o psichica della persona offesa ed è applicabile ad un
ristretto numero di fattispecie criminose previste dall’art.282 comma VI c.p.p.

3 – “Atti di indagine atipici ad iniziativa della polizia


giudiziaria.”

Gli atti di indagine atipici ad iniziativa della polizia giudiziaria rappresentano


l’attività di indagine storicamente riconosciuta totalmente pertinente all’organo di
polizia operante. Tramite lo svolgimento degli atti in commento l’organo
inquirente si dedicherà ad una puntuale “osservazione” del soggetto indagato e
della realtà ( o anche in sede di pre- inchiesta nell’osservazione di fenomeni che
presentino una sintomatologia criminale da approfondire ai fini della ricerca della
notitia criminis ) a lui circostante declinata attraverso svariati momenti
investigativi contraddistinti dall’uso di tecniche investigative “non codificate” quali
il pedinamento ( a piedi, tramite mezzi di locomozione , telematico)
l’appostamento e la videosorveglianza , l’utilizzo di DRONI[76] . Per pedinamento
si intende seguire un determinato soggetto senza che questi. si accorga di essere
seguito; l’attività di pedinamento presuppone una conoscenza preventiva delle
abitudini del soggetto pedinato, una conoscenza approfondita dei luoghi
frequentati dallo stesso e la presenza di un dispositivo operativo di coordinazione
della attività in svolgimento anche in ragione di prevenire eventuali condotte di
“aggiramento” del dispositivo di pedinamento poste in essere dal soggetto
pedinato. Il pedinamento può svolgersi con “dispositivo operativo in vicinanza” a
piedi o con l’utilizzo di mezzi di locomozione tramite l’impiego degli operatori di
polizia in abiti civili, oppure tramite l’utilizzo di dispositivi GPS ( global position
system ) con “dispositivo operativo a distanza” tramite il quale seguire un
determinato soggetto attraverso l’utilizzo di segnali gestiti da appositi software
che in tempo reale permettono all’operatore di polizia di seguire gli spostamenti di
un soggetto ( per.es. tramite il segnale GPS diffuso dal suo cellulare) anche
tramite l’inserimento di un sensore GPS all’interno o all’esterno di auto. In ordine
alla tecnica di appostamento si assume che essa sia precipuamente l’attività

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investigativa che maggiormente impegna il sensorio dell’operatore di polizia
inquirente. Nell’appostamento infatti, l’operatore di polizia può trascorre ore
interminabili in un determinato luogo (sotto un’abitazione, strada isolata,
all’interno di un’auto più o meno attrezzata allo scopo) in attesa che un
determinato soggetto entri od esca da un portone, che si incontri con una o più
persone, che scambi qualcosa con queste o da esse riceva qualcosa ecc. Allo
stesso scopo funge la videosorveglianza con il vantaggio in termini di minore
impiego unità operative e di una continua registrazione del luogo sorvegliato
anche in ragione di una attenta analisi ex post degli elementi interessanti ai fini
investigativi oggetto della tecnica sin qui descritta. Stessa valenza investigativa è
connaturata alle immagini in presa diretta o (registrate su apposito supporto
informatico) riprese dai DRONI utilizzati dagli operatori di polizia in contesti
operativi diversificati, dalle attività di prevenzione generale in luoghi poco
accessibili ai comuni mezzi di locomozione, all’impiego in operazioni di polizia
giudiziaria in teatri operativi complessi.La cronaca degli utlimi due mesi segnata
dall’emergenza COVID-19 , per quel che qui ci occupa, ha visto l’uso frequente ed
intensivo di DRONI ai fini del controllo del territorio e di prevenzione di
assembramenti e/o di uscite ingiustificate di persone dalle loro abitazioni ;tale
strategia operativa è stata adottata in larga parte dalle Polizie Locali , su tutte mi
preme sottolineare in questa sede ( in quanto verificatosi nella città dove vivo e
svolgo la mia professione ) , l’utilizzo dei DRONI ai fini sopra descritti , posto in
essere dal sindaco della Città di Messina on. Cateno De Luca il quale , come
autentico antesignano , ha introdotto nella Città di Messina l’uso dei DRONI a
scopo preventivo non solo in un’ ottica di prevenzione anti COVID-19 ma anche e
soprattutto in ragione di un capillare e più proficuo controllo del territorio
cittadino, al fine quindi di individuare prontamente illeciti penali e/o amministrativi
perpetrati all’interno del territorio comunale in zone che sono difficilmente
raggiungibili tramite l’impiego dei normali mezzi in uso alla Polizia Locale o ad
altre forze dell’ordine .[77]

4- “Atti di indagine delegati dall’autorità giudiziaria.”

Il codice di procedura penale[78] vigente prevede che sia l’organo dell’azione


penale l’organo deputato allo svolgimento degli atti di indagine al fine della
ricostruzione del fatto criminoso e al conseguente accertamento della
sussistenza del fumus commissi delicti in relazione al suddetto evento criminis in
ragione dell’esercizio dell’azione penale. Tuttavia, in determinati casi, ( come si è

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già riferito nei paragrafi precedenti ) il pubblico ministero può delegare il
compimento di alcuni atti investigativi alla polizia giudiziaria o nel caso le
suddette indagini devono svolgersi presso altra circoscrizione giudiziaria , al
pubblico ministero competente territorialmente. Pertanto tramite la “delega
operativa” trasmessa all’organo di polizia giudiziaria il pubblico ministero si
spoglia in facto temporaneamente della potestà inquirente limitatamente al
singolo atto di indagine oggetto della stessa, per affidare il compimento dell’atto
investigativo manu propria all’operatore di polizia giudiziaria il quale in specie
appare investito di “titolarità apparente” dell’atto de quo adempiendo la sua
funzione delegata perseguendo lo stesso fine che contraddistingue l’attività
inquirente propria dell’ufficio del pubblico ministero nei modi e nei tempi previsti
dalla delega in commento. In termini operativi, la suddetta attività delegata si
riferisce generalmente all’identificazione della persona nei cui confronti vengono
svolte le indagini ex art.349 c.p.p., alle sommarie informazioni ex art.350 e 351
c.p.p., alle perquisizioni ex art 352 c.p.p., acquisizioni di plichi o di corrispondenza
ex.art 353 c.p.p. , agli accertamenti urgenti sui luoghi , sulle cose e sulle persone
.Sequestro. ex. art. 354 c.p.p. etc. Dopo l’esperimento degli atti delegati, l’ufficiale
di polizia giudiziaria delegato trasmette tempestivamente al delegante pubblico
ministero le risultanze investigative degli atti delegati al fine dell’esercizio da parte
di quest’ultimo dell’azione penale.

5- “L’assistenza del difensore nel corso delle indagini della


polizia giudiziaria.”

Il codice di rito in materia di indagini preliminari prevede delle “finestre di


garanzia” in favore del soggetto indagato ma tali spazi endoprocedimentali di
matrice garantista sono ristretti e non riguardano tutti gli istituti tipici della fase
del procedimento penale che qui ci occupa. Pertanto, per quanto appena detto, si
assume che la presenza del difensore necessariamente limitata dal legislatore è
ammessa ,su base facoltativa e senza obbligo di preavviso, durante lo
svolgimento di atti di indagine “irripetibili” destinati ex ante o anche ex post a
divenire elementi di prova come è previsto dal codice di procedura penale o che
semplicemente contengono in re ipsa pericula moralis libertatem in ordine ad atti
di indagini aventi ad oggetto perquisizione personale o locale, o all’apertura (
subordinata ad autorizzazione del pubblico ministero ) di plichi che potrebbero
contenere al loro interno notizie utili per la ricerca e la relativa assicurazione delle
fonti di prova, gli accertamenti e/ o rilievi urgenti sullo stato dei luoghi , di cose o

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persone. In ordine alle fattispecie incise dalla scure garantista è d’obbligo in
questa sede menzionare l’arresto in flagranza ( ex artt. 380-382 c.p.p.) e il fermo
di indiziato di delitto ( ex art.384 c.p.p. ) che comportano l’obbligo in capo
all’organo procedente di avvisare immediatamente il difensore dell’indagato ai fini
dell’esercizio del diritto riconosciuto al soggetto indagato di conferire con il
difensore << subito dopo l’arresto o il fermo [79]>> tranne che per specifiche
ragioni di cautela della segretezza delle indagini l’organo dell’azione penale non
ritenga opportuno differire il colloquio difensivo ex .art 104 commi II e IV
c.p.p.154, l’assunzione di sommarie informazioni rese dal soggetto sottoposto
alle indagini che a norma dell’art.350 c.p.p. prevede la necessaria presenza del
difensore in quanto le dichiarazioni ricevute dall’organo di polizia giudiziaria
interrogante possono avere anche valenza processuale tramite l’istituto delle
contestazioni ( sul punto si fa riferimento all’art.503 comma III c.p.p.) facendo il
loro ingresso nel fascicolo del dibattimento , assumendo un ruolo probatorio
decisivo ai fini del convincimento dell’organo giudicante. In ultimo si segnala che i
verbali degli atti sopra descritti compiuti dagli operatori di polizia giudiziaria per i
quali è prevista la presenza del difensore vanno depositati nella segreteria
dell’ufficio del P.M. entro tre giorni affinché il difensore possa esaminarli ed
estrarne copia.

6. Strumenti operativi della polizia giudiziaria in materia di


“Codice Rosso”

Nell’estate 2019 il nostro ordinamento giuridico è stato oggetto di un’innovazione


normativa che mira a colmare un vuoto legislativo insostenibile ( in materia di
reati contro la persona, nella specie in tema di delitti di violenza domestica e di
genere ) e che grazie alla L.69 del 10.07.2019 ( cosidetta “ codice rosso”) il
legislatore è riuscito a colmare assicurando alle emergenze tipiche delle violenze
domestiche e/o di genere una pronta risposta da parte delle Istituzioni ( Procura
della Repubblica e forze di polizia locali e/o statali ) anche grazie a nuovi istituti
inseriti nei codice penale e di procedura penale, ai fini della prevenzione e della
repressione delle correlate ipotesi di reato .

In altri termini la a legge n. 69 del 19 Luglio 2019, , fornisce alle vittime delle azioni
antigiuridiche sopra indicate una “Corsia Preferenziale” su quelli che sono i canali
operativi di cui si servono gli operatori di p.g. quando questi devono occuparsi , in
particolar modo di reati contro donne e minori, e nello specifico , in riguardo alle

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più disparate condotte criminali riconducibili ai maltrattamenti e alle violenze di
genere.Sul punto, le modifiche normative poste si caratterizzano principalmente
nella crezione di quattro nuove fattispecie di reato che concernono la:1)
violazione dei provvedimenti di allontanamento dalla casa familiare e del divieto di
avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa (ex.art.
387-bis);2)costrizione o induzione al matrimonio (ex.art 558-bis);3) deformazione
dell’aspetto della persona mediante lesioni permanenti al viso (art.
583-quinquies)4 )diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti c.d.
revenge porn (ex.art 612 ter).In ossequio al taglio operativo dell’articolo scientifico
de quo, in questa sede si prospetta all’interprete la seguenza operativa che
l’operatore di polizia locale e/o l’operatore delle polizie statali devono porre in
essere quando siano posti in essere ipotetici fatti di reato attinenti i soggetti , e i
reati sopra descritti.

La principale e più innovativa innovazione procedurale posta in essere dal


legislatore si concretizza nel dare maggior impulso e celerità nella comunicazione
agli organi inquirenti della notizia di reato (innovazione apportata al comma III
dell’art 347 del codice di procedura Penale,in ordine ad uno dei delitti previsti dagli
articoli 572, 609-bis, 609-ter, 609-quater, 609- quinquies, 609-octies, 612-bis e
612-ter del codice penale, ovvero dagli articoli 582 e 583-quinquies del codice
penale nelle ipotesi aggravate ai sensi degli articoli 576, primo comma, numeri 2,
5 e 5.1, e 577, primo comma, numero 1, e secondo comma, del medesimo codice
penale, e, in ogni caso, quando sussistono in specie sussistanto speficifiche
ragioni di urgenza, la comunicazione della notizia di reato è data immediatamente
anche in forma orale . Alla suddetta comunicazione orale deve seguire senza
ritardo quella scritta con le indicazioni e la documentazione previste dai commi 1
e 2).; nella specie, la nuova norma procedurale , impone agli organi di polizia
giudiziaria di portare a conoscenza dell’organo dell’azione penale senza indugio,
anche in forma orale, una notizia di reato attinente a delitti di violenza domestica
e di genere. Quanto appena descritto, deve avvenire con rigore scientifico, sia
nelle ipotesi di ricezione di denuncia e sia nelle ipotesi di intervento demandato
dalla centrale operativa la quale abbia ricevuta precipua richiesta di intervento da
parte del richiedente .Sul punto è opportuno precisare che in ogni caso, anche
qualora la persona offesa dal reato non intenda formalizzare una denuncia, gli
organi di p.g. operanti dovranno, sin da quando ne hanno avuto notizia, procedere
egualmente ad escuterla, nella immediatezza del fatto, ai sensi dell’art 351
c.p.p..La funzione strettamente operativa di tale disposizione, specificatamente

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dell’obbligo congenito alla stessa dell’immediata comunicazione all’organo
dell’azione penale , anche in forma orale, è quella di consentire al suddetto
dominus delle indagini preliminari , un immediato coinvolgimento nel
coordinamento delle stesse e quindi anche di evitare che un eccessivo ritardo
possa precludere in specie, l’adozione di misure e provvedimenti urgenti ed
assolutamente necessari perché specificataemnte volti sia alla tutela della vittima
e sia all’acquisizione di eventuali elementi probatori.In tale contesto operativo è
quindi da sottolineare la locuzione “immediatamente” utilizzata dal legislatore per
evidenziare l’obbligo in capo agli operatori di p.g. della tempestiva comunicazione
al dominus inquirente.Alla suddette esigenza di tempestività della comunicazione
si collega l’ulteriore obbligo, introdotto dal Legislatore in capo all’organo
dell’azione penale , di escutere la vittima entro tre giorni dall’iscrizione della notitia
criminis nell’apposito registro a patto che sussistano imprescindibili esigenze di
tutela di minori di anni diciotto o che sia garantita la riservatezza delle indagini,
anche nell’interesse della persona offesa come specificatamente previsto dall’art
362 comma ter c.p.p.Tale disposizione ha generato nel mondo accademico alcuni
dubbi in ordine all’’escussione della persona offesa da parte dell’organo
inquirente, nel termine perentorio di tre giorni,in quanto tale norma potrebbe non
solo aggravare enormemente la macchina della Giustizia ;per chi scrive , tale
disposizione emergenziale è necessaria, e proprio perché geneticamente
preordinata alla tutela di situazioni alquanto delicate, è assolutamente
giustificabile per la sua quasi fulminea cadenza operativa in quanto, se cosi non
fosse, non potrebbe fornire alle vittime le specifiche tutele previste dalla legge
stessa.

Volume consigliato

Note

[1] Cfr.art.55,comma I Codice penale e di procedura penale e leggi


complementari. A cura di Luigi Alibrandi , Piermaria Corso, 44ͣͣ ed.La Tribuna.
2016.

[2] Cfr. sul punto art.55, comma II, I II. Codice penale e di procedura penale e leggi
complementari. A cura di Luigi Alibrandi , Piermaria Corso, 44ͣͣ ed.La Tribuna.
2016.

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[3] Cfr.sul punto codice di procedura penale emanato con R.D 19 ottobre 1930
n.1399( codice Rocco )

[4] Cit.D.Siracusano, A.Galati,G.Tranchina, Diritto processuale penale, Giuffrè


editore,2013, a cura di G.Di Chiara, V.Patanè,F.Siracusano,pag.424.

[5] Cfr.sul punto ,M.Picozzi, A.Intini,Scienze forensi.Teoria e prassi


dell’investigazione scientifica,Utet Giuridica, pag.319 dove si apprende
che:<<Tradizionalmente la dattiloscopia si articola in due branche denominate
rispettivamente “ dattiloscopia preventiva “ e “ dattiloscopia giudiziaria “.La prima
è finalizzata all’identificazione intesa come ricerca dell’identità “ esatta “ di una
persona ed è volta al riconoscimento del soggetto e dei suoi eventuali trascorsi (
alias ) .La dattiloscopia preventiva cura, pertanto , l’elencazione e l’aggiornamento
dei cosiddetti elenchi dei precedenti dattiloscopici , funzionali a molteplici attività
di Polizia e più in generale , di Giustizia. Nell’ assolvere ai suoi compiti utilizza
tutte le impronte digitali rilevate a un soggetto all’atto del
fotosegnalamento.Attualmente,per ottimizzare la gestione dei precedenti
dattiloscopici , specie da parte di Uffici in cui non è prevista la presenza di esperti
di impronte digitali, è stato introdotto un codice alfanumerico , univocamente
associato alle impronte,denominato Codice Univoco Identificativo ( CUI) .La
dattiloscopia giudiziaria prevede lo studio delle impronte evidenziate sulla scena
del crimine a seguito , quindi, della commissione di un reato ; ne valuta
l’utilizzabilità e , laddove questa sia accertata , ne cura ogni possibile indagine
tecnica così da giungere al riconoscimento di colui che le ha lasciate.Oltre che su
piccole porzioni di impronte papillari reperite sul luogo del reato, l’accertamento di
identità giudiziaria è spesso eseguito su tracce dattiloscopiche esaltate su reperti
attinenti al caso.In considerazione della ridotta quantità di informazione sovente
presente nel rilievo, della complessità o della frammentarietà della porzione
d’impronta ,l’attività richiede una particolare perizia.Entrambe le attività richiedono
all’operatore una specifica competenza e la qualifica di “ dattiloscopista “ ,
ottenuta a seguito di un adeguato corso di specializzazione presso l’organo
scientifico delle diverse forze di Polizia.La professionalità degli esperti del settore
e l’applicazione di procedure rigorose e consolidate, ha contribuito a fare della
dattiloscopia uno dei settori di maggiore affidabilità in ambito criminalistico.>>

[6] Cfr.sul punto, Luigi Carli, Le indagini preliminari nel sistema processuale
penale,accusa e difesa nella ricerca e predisposizione della prova penale, II

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ed.Giuffrè editore.pag.297-298 ove si parla di “ fermo di identificazione” come
disposto dall’art.11, D.L21.3.1978, n.59 conv.con L.18.5.1978 n.1901.

[7] Cfr.sul punto, Luigi Carli, Le indagini preliminari nel sistema processuale
penale,accusa e difesa nella ricerca e predisposizione della prova penale, II
ed.Giuffrè editore.pag.297-298 ove si parla di “ fermo di identificazione” come
disposto dall’art.11, D.L21.3.1978, n.59 conv.con L.18.5.1978 n.1901.

[8] Cfr.art.431 c.p.p. lett.b :<< Articolo 431. 1. A seguito del decreto che dispone il
giudizio, la cancelleria forma il fascicolo per il dibattimento, nel quale, secondo le
prescrizioni del giudice, sono raccolti: a) gli atti relativi alla procedibilità
dell’azione penale e all’esercizio dell’azione civile; b) i verbali degli atti non
ripetibili compiuti dalla polizia giudiziaria; c) i verbali degli atti non ripetibili
compiuti dal pubblico ministero; d) i verbali degli atti assunti nell’incidente
probatorio e di quelli assunti all’estero a seguito di rogatoria (1).e) il certificato
generale del casellario giudiziale e gli altri documenti indicati nell’articolo 236;f) il
corpo del reato e le cose pertinenti al reato, qualora non debbano essere custoditi
altrove.>> . Commentario breve al codice di procedura penale , Conso, Illuminati,
nona edizione Cedam,2015.

[9] Cfr.art.350 c.p.p.:<< 1. Gli ufficiali di polizia giudiziaria assumono, con le


modalità previste dall’articolo 64ͣͣ, sommarie informazioni utili per le
investigazioni dalla persona nei cui confronti vengono svolte le indagini che non si
trovi in stato di arresto o di fermo a norma dell’articolo 384ͣͣ, e nei casi di cui
all’articolo 384ͣͣ-bis.2. Prima di assumere le sommarie informazioni, la polizia
giudiziaria invita la persona nei cui confronti vengono svolte le indagini a
nominare un difensore di fiducia e, in difetto, provvede a norma dell’articolo 97
comma 3.3. Le sommarie informazioni sono assunte con la necessaria
assistenza del difensore, al quale la polizia giudiziaria dà tempestivo avviso. Il
difensore ha l’obbligo di presenziare al compimento dell’atto.4ͣͣ. Se il difensore
non è stato reperito o non è comparso, la polizia giudiziaria richiede al pubblico
ministero di provvedere a norma dell’articolo 97, comma 4ͣͣ.5. Sul luogo o
nell’immediatezza del fatto, gli ufficiali di polizia giudiziaria possono, anche senza
la presenza del difensore, assumere dalla persona nei cui confronti vengono
svolte le indagini, anche se arrestata in flagranza o fermata a norma dell’articolo
384ͣͣ, notizie e indicazioni utili ai fini della immediata prosecuzione delle
indagini6. Delle notizie e delle indicazioni assunte senza l’assistenza del difensore

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sul luogo o nell’immediatezza del fatto a norma del comma 5 è vietata ogni
documentazione e utilizzazione.7. La polizia giudiziaria può altresì ricevere
dichiarazioni spontanee dalla persona nei cui confronti vengono svolte le indagini,
ma di esse non è consentita la utilizzazione nel dibattimento, salvo quanto
previsto dall’articolo 503 comma 3.>> Codice penale e di procedura penale e leggi
complementari, a cura di Luigi Alibrandi e Piermaria Corso, ed.La Tribuna ,2016.

[10] Cit.G.Garuti, Trattato di procedura penale, Le indagini preliminari e l’udienza


preliminare, a cura di Giorgio Spangher,volume III, Utet Giuridica, 2009, pag.201.

[11] Cfr.artt.64-65 c.p.p. in Codice penale e di procedura penale e leggi


complementari, a cura di Luigi Alibrandi e Piermaria Corso, ed.La Tribuna ,2016.

[12]Cit.G. Garuti, Trattato di procedura penale, Le indagini preliminari e l’udienza


preliminare, a cura di Giorgio Spangher, volume III, Utet Giuridica, 2009, pag.203.

[13] Cfr.art.64 c.p.p.:<< 1. La persona sottoposta alle indagini, anche se in stato di


custodia cautelare o se detenuta per altra causa, interviene libera
all’interrogatorio, salve le cautele necessarie per prevenire il pericolo di fuga o di
violenze.2. Non possono essere utilizzati, neppure con il consenso della persona
interrogata, metodi o tecniche idonei a influire sulla libertà di autodeterminazione
o ad alterare la capacità di ricordare e di valutare i fatti [c.p.p. 188].3.Prima che
abbia inizio l’interrogatorio, la persona deve essere avvertita che: a) le sue
dichiarazioni potranno sempre essere utilizzate nei suoi confronti ;b) salvo quanto
disposto dall’articolo 66, comma 1, ha facoltà di non rispondere ad alcuna
domanda, ma comunque il procedimento seguirà il suo corso ;c) se renderà
dichiarazioni su fatti che concernono la responsabilità di altri, assumerà, in ordine
a tali fatti, l’ufficio di testimone, salve le incompatibilità previste dall’articolo 197 e
le garanzie di cui all’articolo 197-bis (1).3-bis. L’inosservanza delle disposizioni di
cui al comma 3, lettere a) e b), rende inutilizzabili le dichiarazioni rese dalla
persona interrogata. In mancanza dell’avvertimento di cui al comma 3, lettera c),
le dichiarazioni eventualmente rese dalla persona interrogata su fatti che
concernono la responsabilità di altri non sono utilizzabili nei loro confronti e la
persona interrogata non potrà assumere, in ordine a detti fatti, l’ufficio di
testimone (2).>>Codice penale e di procedura penale e leggi complementari, a
cura di Luigi Alibrandi e Piermaria Corso, ed .La Tribuna ,2016.

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[14] Cfr.art.97 c.p.p. comma IV ,il quale recita che:<< Quando è richiesta la
presenza del difensore e quello di fiducia o di ufficio nominato a norma dei commi
2 e 3 non è stato reperito, non è comparso o ha abbandonato la difesa, il giudice
designa come sostituto un altro difensore immediatamente reperibile per il quale
si applicano le disposizioni di cui all’articolo 102. Il pubblico ministero e la polizia
giudiziaria, nelle medesime circostanze, richiedono un altro nominativo all’ufficio
di cui al comma 2, salva, nei casi di urgenza, la designazione di un altro difensore
immediatamente reperibile, previa adozione di un provvedimento motivato che
indichi le ragioni dell’urgenza. Nel corso del giudizio può essere nominato
sostituto solo un difensore iscritto nell’elenco di cui al comma 2 (8). ).>>Codice
penale e di procedura penale e leggi complementari, a cura di Luigi Alibrandi e
Piermaria Corso, ed .La Tribuna ,2016.

[15] Cfr.art.384 c.p.p. :<< Anche fuori dei casi di flagranza, quando sussistono
specifici elementi che, anche in relazione allaimpossibilità di identificare
l’indiziato, (1) fanno ritenere fondato il pericolo di fuga (2), il pubblico ministero
dispone il fermo della persona gravemente indiziata di un delitto per il quale la
legge stabilisce la pena dell’ergastolo o della reclusione non inferiore nel minimo
a due anni e superiore nel massimo a sei anni ovvero di un delitto concernente le
armi da guerra e gli esplosivi o di un delitto commesso per finalità di terrorismo,
anche internazionale, o di eversione dell’ordine democratico (3).2. Nei casi previsti
dal comma 1 e prima che il pubblico ministero abbia assunto la direzione delle
indagini [348], gli ufficiali e gli agenti di polizia giudiziaria procedono al fermo di
propria iniziativa [352 2].3. La polizia giudiziaria procede inoltre al fermo di propria
iniziativa qualora sia successivamente individuato l’indiziato ovvero
sopravvengano specifici elementi, quali il possesso di documenti falsi, che
rendano fondato il pericolo che l’indiziato sia per darsi alla fuga e non sia
possibile, per la situazione di urgenza, attendere il provvedimento del pubblico
ministero. Codice penale e di procedura penale e leggi complementari, a cura di
Luigi Alibrandi e Piermaria Corso, ed.La Tribuna ,2016

[16] Cfr.art.503 comma III c.p.p. :<< Fermi i divieti di lettura [514] e di allegazione
[515], il pubblico ministero e i difensori, per contestare in tutto o in parte il
contenuto della deposizione, possono servirsi delle dichiarazioni
precedentemente rese dalla parte esaminata e contenute nel fascicolo del
pubblico ministero. Tale facoltà può essere esercitata solo se sui fatti e sulle
circostanze da contestare la parte abbia già deposto [500 2] Codice penale e di

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procedura penale e leggi complementari, a cura di Luigi Alibrandi e Piermaria
Corso, ed .La Tribuna ,2016

[17] Cfr. sul punto G.Garuti, Trattato di procedura penale, Le indagini preliminari e
l’udienza preliminare, a cura di GiorgioSpangher,volume III, Utet Giuridica,
2009.pag.209

[18] Cfr.art.500 c.p.p. comma I :<<Fermi i divieti di lettura [514] e di allegazione


[515], le parti, per contestare in tutto o in parte il contenuto della deposizione,
possono servirsi delle dichiarazioni precedentemente rese dal testimone [351,
362, 422] e contenute nel fascicolo del pubblico ministero [433]. Tale facoltà può
essere esercitata solo se sui fatti o sulle circostanze da contestare il testimone
abbia già deposto>> tratto da Codice penale e di procedura penale e leggi
complementari, a cura di Luigi Alibrandi e Piermaria Corso, ed .La Tribuna ,2016

[19] Cfr.art.503 c.p.p. :<< Il presidente dispone l’esame delle parti che ne abbiano
fatto richiesta o che vi abbiano consentito, secondo il seguente ordine: parte
civile, responsabile civile, persona civilmente obbligata per la pena pecuniaria e
imputato (1).2. L’esame si svolge nei modi previsti dagli articoli 498 e 499 (2). Ha
inizio con le domande del difensore o del pubblico ministero che l’ha chiesto e
prosegue con le domande, secondo i casi, del pubblico ministero e dei difensori
della parte civile, del responsabile civile, della persona civilmente obbligata per la
pena pecuniaria, del coimputato e dell’imputato. Quindi, chi ha iniziato l’esame
può rivolgere nuove domande.

3. Fermi i divieti di lettura [514] e di allegazione [515], il pubblico ministero e i


difensori, per contestare in tutto o in parte il contenuto della deposizione,
possono servirsi delle dichiarazioni precedentemente rese dalla parte
esaminata e contenute nel fascicolo del pubblico ministero. Tale facoltà
può essere esercitata solo se sui fatti e sulle circostanze da contestare la
parte abbia già deposto [500 2] (3).4. Si applica la disposizione
dell’articolo 500 comma 2.
4. Le dichiarazioni alle quali il difensore aveva diritto di assistere assunte dal
pubblico ministero o dalla polizia giudiziaria su delega del pubblico
ministero [350, 351 1 b i s, 370] sono acquisite nel fascicolo per il
dibattimento [431], se sono state utilizzate per le contestazioni previste
dal comma 3 (4).6. La disposizione prevista dal comma 5 si applica anche

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per le dichiarazioni rese a norma degli articoli 294, 299, comma 3ter, 391 e
422.>> tratto da Codice penale e di procedura penale e leggi
complementari, a cura di Luigi Alibrandi e Piermaria Corso, ed .La Tribuna
,2016.

[20] Cfr.art.362 c.p.p.:<< Il pubblico ministero assume informazioni dalle persone


che possono riferire circostanze utili ai fini delle indagini. Alle persone già sentite
dal difensore o dal suo sostituto non possono essere chieste informazioni sulle
domande formulate e sulle risposte date. Si applicano le disposizioni degli articoli
197, 197-bis, 198, 199, 200, 201, 202 e 203.1-bis. Nei procedimenti per i delitti di
cui all’articolo 351, comma 1-ter, il pubblico ministero, quando deve assumere
informazioni da persone minori, si avvale dell’ausilio di un esperto di psicologia o
psichiatria infantile.>> estratto da Codice penale e di procedura penale e leggi
complementari, a cura di Luigi Alibrandi e Piermaria Corso, ed .La Tribuna ,2016.

[21] Cfr.sul punto art.351 comma I ter c.p.p. :<< Nei procedimenti per i delitti
previsti dagli articoli 572, 600, 600 bis, 600 ter, 600 quater, 600 quater 1, 600
quinquies, 601, 602, 609 bis, 609 quater, 609 quinquies, 609 octies, 609 undecies
e 612 bis del codice penale, la polizia giudiziaria, quando deve assumere
sommarie informazioni da persone minori, si avvale dell’ausilio di un esperto in
psicologia o in psichiatria infantile, nominato dal pubblico ministero (3). Allo
stesso modo procede quando deve assumere sommarie informazioni da una
persona offesa, anche maggiorenne, in condizione di particolare vulnerabilità. In
ogni caso assicura che la persona offesa particolarmente vulnerabile, in
occasione della richiesta di sommarie informazioni, non abbia contatti con la
persona sottoposta ad indagini e non sia chiamata più volte a rendere sommarie
informazioni, salva l’assoluta necessità per le indagini.>> estratto da Codice
penale e di procedura penale e leggi complementari, a cura di Luigi Alibrandi e
Piermaria Corso, ed .La Tribuna

,2016.

[22]Cfr. Cfr.art.5 comma I lett.c L.172/2012 :<< all’articolo 351 e’ aggiunto, in fine,
il seguente comma: «1-ter. Nei procedimenti per i delitti previsti dagli articoli600,
600-bis, 600-ter, 600-quater, 600-quater.1, 600-quinquies, 601,602, 609-bis,
609-quater, 609- quinquies, 609-octies e 609-undecies del codice penale, la
polizia giudiziaria, quando deve assumere sommarie informazioni da persone

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minori, si avvale dell’ausilio di un esperto in psicologia o in psichiatria infantile,
nominato dal pubblico ministero»>;>> estratto da
http://www.gazzettaufficiale.it/gunewsletter/dettaglio.jsp

[23] Cfr.sul punto art.247 c.p.p. il quale dispone che :<< Quando vi è fondato
motivo di ritenere che taluno occulti sulla persona il corpo del reato o cose
pertinenti al reato [253], è disposta perquisizione personale . Quando vi è fondato
motivo di ritenere che tali cose si trovino in un determinato luogo ovvero che in
esso possa eseguirsi l’arresto dell’imputato o dell’evaso [c.p. 385], è disposta
perquisizione locale (1).1-bis. Quando vi è fondato motivo di ritenere che dati,
informazioni, programmi informatici o tracce comunque pertinenti al reato si
trovino in un sistema informatico o telematico, ancorchè protetto da misure di
sicurezza, ne è disposta la perquisizione, adottando misure tecniche dirette ad
assicurare la conservazione dei dati originali e ad impedirne l’alterazione.2. La
perquisizione è disposta con decreto motivato [34ͣͣ3 2, 365, 352].3. L’autorità
giudiziaria può procedere personalmente ovvero disporre che l’atto sia compiuto
da ufficiali di polizia giudiziaria delegati con lo stesso decreto (2).>> Codice
penale e di procedura penale e leggi complementari, a cura di Luigi Alibrandi e
Piermaria Corso, ed .La Tribuna ,2016.

[24] Cfr. in argomento G.Garuti, Trattato di procedura penale, volume III Le indagini
preliminari e l’udienza preliminare, a cura di G.Spangher, ed.Utet giuridica 2009,
nota pag .213

[25] Cfr.sul punto art.14 Cost. il quale recita che :<< Il domicilio è inviolabile. Non
vi si possono eseguire ispezioni o perquisizioni o sequestri se non nei casi e modi
stabiliti dalla legge secondo le garanzie prescritte per la tutela della libertà
personale. Gli accertamenti e le ispezioni per motivi di sanità e di incolumità
pubblica o a fini economici e fiscali sono regolati da leggi speciali.>> estratto da
Costituzione della Repubblica italiana in
http://www.quirinale.it/qrnw/costituzione/pdf/costituzione.pdf

[26] Cfr.art.2 L.81/1987 ( codice di procedura penale )

[27] Cit.contenuta in G.Garuti , Trattato di procedura penale, Le indagini preliminari


e l’udienza preliminare, a cura di Giorgio Spangher,volume III , Utet Giuridica,
2009,pag.214.

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[28] Cfr.art.352 c.p.p. il quale prevede che << Nella flagranza del reato o nel caso
di evasione, gli ufficiali di polizia giudiziaria procedono a perquisizione personale
o locale quando hanno fondato motivo di ritenere che sulla persona si trovino
occultate cose o tracce pertinenti al reato che possono essere cancellate o
disperse ovvero che tali cose o tracce si trovino in un determinato luogo o che ivi
si trovi la persona sottoposta alle indagini o l’evaso.

1-bis. Nella flagranza del reato, ovvero nei casi di cui al comma 2 quando
sussistono i presupposti e le altre condizioni ivi previsti, gli ufficiali di polizia
giudiziaria, adottando misure tecniche dirette ad assicurare la conservazione dei
dati originali e ad impedirne l’alterazione, procedono altresì alla perquisizione di
sistemi informatici o telematici, ancorchè protetti da misure di sicurezza, quando
hanno fondato motivo di ritenere che in questi si trovino occultati dati,
informazioni, programmi informatici o tracce comunque pertinenti al reato che
possono essere cancellati o dispersi. 2. Quando si deve procedere alla esecuzione
di un’ordinanza che dispone la custodia cautelare o di un ordine che dispone la
carcerazione nei confronti di persona imputata o condannata per uno dei delitti
previsti dall’articolo 380 ovvero al fermo di una persona indiziata di delitto, gli
ufficiali di polizia giudiziaria possono altresì procedere a perquisizione personale
o locale se ricorrono i presupposti indicati nel comma 1 e sussistono particolari
motivi di urgenza che non consentono la emissione di un tempestivo decreto di
perquisizione.3. La perquisizione domiciliare può essere eseguita anche fuori dei
limiti temporali dell’articolo 251 quando il ritardo potrebbe pregiudicarne l’esito. 4.
La polizia giudiziaria trasmette senza ritardo, e comunque non oltre le quarantotto
ore, al pubblico ministero del luogo dove la perquisizione è stata eseguita il
verbale delle operazioni compiute. Il pubblico ministero, se ne ricorrono i
presupposti, nelle quarantotto ore successive, convalida la perquisizione. >> tratto
da Codice penale e di procedura penale e leggi complementari, a cura di Luigi
Alibrandi e Piermaria Corso, ed .La Tribuna ,2016.

, Le indagini preliminari e l’udienza preliminare, volume III, ed.Utet Giuridica ,


pag.214ͣͣ.

[29] Cfr.per approfondimenti in tema di perquisizioni informatiche nota n.142


contenuta in G.Garuti Trattato di procedura penale

, Le indagini preliminari e l’udienza preliminare, volume III, ed.Utet Giuridica ,

Page 45/56
pag.214ͣͣ.

[30] Cit.contenuta in G.Garuti, Trattato di procedura penale, a cura di G.Spangher,


Le indagini preliminari e l’udienza preliminare, volume III, ed.Utet Giuridica ,2009,
pag.214.

[31] Cfr. sul punto G.Garuti, Trattato di procedura penale, a cura di G.Spangher, Le
indagini preliminari e l’udienza preliminare,volume III, ed.Utet Giuridica ,2009,
pag.214.

[32] Cfr.art.382 comma I c.p.p. che sul punto dispone che :<< È in stato di
flagranza chi viene colto nell’atto di commettere il reato ovvero chi, subito dopo il
reato, è inseguito dalla polizia giudiziaria, dalla persona offesa o da altre persone
ovvero è sorpreso con cose o tracce dalle quali appaia che egli abbia commesso il
reato immediatamente prima >> tratto da Codice penale e di procedura penale e
leggi complementari, a cura di Luigi Alibrandi e Piermaria Corso, ed .La Tribuna
,2016.

[33] Cit. in G.Garuti, Trattato di procedura penale, a cura di G.Spangher, Le indagini


preliminari e l’udienza preliminare, volume III,ed.Utet Giuridica ,2009, pag.215.

[34] Cfr.sul punto G.Garuti ,Trattato di procedura penale, a cura di G.Spangher, Le


indagini preliminari e l’udienza preliminare,volume III, ed.Utet Giuridica
,2009,pag.215

[35] Cfr.art.113 disp.att c.p.p.:<< Nei casi di particolare necessità e urgenza, gli atti
previsti dagli articoli 352 e 354 commi 2 e 3 del codice possono essere compiuti
anche dagli agenti di polizia giudiziaria.>>tratto da Codice penale e di procedura
penale e leggi complementari, a cura di Luigi Alibrandi e Piermaria Corso, ed .La
Tribuna ,2016.

[36] Sul punto cfr. G.Garuti ,Trattato di procedura penale, a cura di G.Spangher, Le
indagini preliminari e l’udienza preliminare, volume III, ed.Utet Giuridica ,2009, pag
216.

[37] Cfr.in argomento ,G.Garuti, Trattato di procedura penale, a cura di G.Spangher,


Le indagini preliminari e l’udienza preliminare, volume IIICit.e III, ed.Utet Giuridica

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,2009, pag 216

[38] In riferimento si legga Felicioni,Le perquisizioni e le ispezioni, cit.in G.Garuti in


Trattato di procedura penale , , a cura di G.Spangher, Le indagini preliminari e
l’udienza preliminare, volume III, ed.Utet Giuridica ,2009, pag 216.

[39] Cfr. art.16 disp.att c.p.p. il quale recita che<<Gli ufficiali e gli agenti di polizia
giudiziaria che senza giustificato motivo omettono di riferire nel termine previsto
all’autorità giudiziaria la notizia del reato, che omettono o ritardano l’esecuzione di
un ordine dell’autorità giudiziaria o lo eseguono soltanto in parte o
negligentemente o comunque violano ogni altra disposizione di legge relativa
all’esercizio delle funzioni di polizia giudiziaria, sono soggetti alla sanzione
disciplinare della censura e, nei casi più gravi, alla sospensione dall’impiego per
un tempo non eccedente sei mesi.2. Nei confronti degli ufficiali e degli agenti
indicati nell’articolo 56 comma 1 lettera b) del codice può essere altresì disposto
l’esonero dal servizio presso le sezioni.3. Fuori delle trasgressioni previste dal
comma 1, gli ufficiali e gli agenti di polizia giudiziaria rimangono soggetti alle
sanzioni disciplinari stabilite dai propri ordinamenti.>> tratto da Codice penale e di
procedura penale e leggi complementari, a cura di Luigi Alibrandi e Piermaria
Corso, ed .La Tribuna ,2016.

[40] Cfr. sul punto art.609 c.p. in Codice penale e di procedura penale e leggi
complementari, a cura di Luigi Alibrandi e Piermaria Corso, ed .La Tribuna ,2016.

[41] Cfr .sul punto art.41 TULPS il quale prevede che :<< Gli ufficiali e gli agenti
della polizia giudiziaria, che abbiano notizia, anche se per indizio, della esistenza,
in qualsiasi locale pubblico o privato o in qualsiasi abitazione, di armi, munizioni o
materie esplodenti, non denunciate o non consegnate o comunque abusivamente
detenute, procedono immediatamente a perquisizione e sequestro.>> tratto da
http://www.siulp.it/siulp/wp-content/risorse/2013/07/tulps.pdf

[42] Al riguardo cfr.G.Garuti, Trattato di procedura penale a cura di G.Spangher, Le


indagini preliminari e l’udienza preliminare, volume III, ed.Utet Giuridica ,2009,
pag.219.

[43] Per ulteriori chiarimenti sul punto si legga,Felicioni ,Le perquisizioni e le


ispezioni , Manganelli , Gabrielli ,L’investigazione pag.82 ss.,.

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[44] Cfr.art 630 c.p. in Codice penale e di procedura penale e leggi complementari,
a cura di Luigi Alibrandi e Piermaria Corso, ed .La Tribuna ,2016.

[45] Cfr. sul punto art 5 L. 205/1993 il quale dispone che:<< Quando si procede per
un reato aggravato ai sensi dell’articolo 3 o per uno dei reati previsti dall’articolo 3,
commi 1, lettera b), e 3, della legge 13 ottobre 1975, n. 654, e dalla legge 9 ottobre
1967, n. 962, l’autorità giudiziaria dispone la perquisizione dell’immobile rispetto
al quale sussistono concreti elementi che consentano di ritenere che l’autore se
ne sia avvalso come luogo di riunione, di deposito o di rifugio o per altre attività
comunque connesse al reato. Gli ufficiali di polizia giudiziaria, quando ricorrano
motivi di particolare necessità ed urgenza che non consentano di richiedere
l’autorizzazione telefonica del magistrato competente, possono altresì procedere
a perquisizioni dandone notizia, senza ritardo e comunque entro quarantotto ore,
al procuratore della Repubblica, il quale, se ne ricorrono i presupposti, le convalida
entro le successive quarantotto ore. E’ sempre disposto il sequestro dell’immobile
di cui al comma 1 quando in esso siano rinvenuti armi, munizioni, esplosivi od
ordigni esplosivi o incendiari, ovvero taluni degli oggetti indicati nell’articolo 4
della legge 18 aprile 1975, n. 110. É sempre disposto, altresì, il sequestro degli
oggetti e degli altri materiali sopra indicati nonché degli emblemi, simboli o
materiali di propaganda propri o usuali di organizzazioni, associazioni, movimenti
o gruppi di cui alle leggi 9 ottobre 1967, n. 962, e 13 ottobre 1975, n. 654, rinvenuti
nell’immobile. Si osservano le disposizioni di cui agli articoli 324 e 355 del codice
di procedura penale. Qualora l’immobile sia in proprietà, in godimento o in uso esc
Con la sentenza di condanna o con la sentenza di cui all’articolo 444 del codice di
procedura penale, il giudice, nei casi di particolare gravità, dispone la confisca
dell’immobile di cui al comma 2 del presente articolo, salvo che lo stesso
appartenga a persona estranea al reato. É sempre disposta la confisca degli
oggetti e degli altri materiali indicati nel medesimo comma 2>> estratto da

http://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/1993/06/26/093G0275/sg

[46] Sul punto cfr. G.Garuti, Trattato di procedura penale a cura di G.Spangher, Le
indagini preliminari e l’udienza preliminare, volume III, ed.Utet Giuridica ,2009
pag.221.

[47] Cfr.sul punto Cass.pen.., sez.VI, 10 aprile 1996, n.5547 .

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[48] Cit.in Commentario sistematico al codice di procedura penale a cura di
Stefano Guadalupi, terza edizione La tribuna, pag.136.

[49] Sul punto si richiama la disciplina dettata dall’art.27 comma 1,2 L.55/1990 la
quale dispone che : gli ufficiali di polizia giudiziaria possono effettuare
autonomamente qualsiasi tipo di perquisizione personale, locale , domiciliare in
caso di operazioni in atto finalizzate alla prevenzione e repressione del reato
associativo di stampo mafioso e dei reati commessi in conseguenza ad esso , dei
reati di riciclaggio , di impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita.A
garanzia della legittimità dell’atto in commento è sempre richiesta la sussistenza
della condizione di necessità e urgenza e del fondato motivo di ritenere che
possano essere rinvenuti denaro o valori costituenti il prezzo della liberazione
della persona sequestrata o provenienti dai reati sopra indicati o di reati ad
oggetto armi, munizioni ed esplosivi.Per quanto riguarda la documentazioni delle
operazioni compiute , la norma in esame prescrive la stessa procedura prevista
dall’art.103 d.p.r. n. 309/1990.

[50] Art.25 bis d.l.8 giugno 1992: <<1. Fermo quanto previsto dall’articolo 27,
comma 2, della legge 19 marzo 1990, n. 55, gli ufficiali di polizia giudiziaria
possono procedere a perquisizioni locali di interi edifici o blocchi di edifici dove
abbiano fondato motivo di ritenere che si trovino armi, munizioni o esplosivi
ovvero che sia rifugiato un latitante o un evaso in relazione a taluno dei delitti
indicati nell’articolo 51, comma 3-bis, del codice di procedura penale. 2. Nel
corso delle operazioni di perquisizione di cui al comma 1 puo’ essere sospesa la
circolazione di persone e di veicoli nelle aree interessate. 3. Delle operazioni di
perquisizione di cui al comma 1 e’ data notizia immediatamente, e comunque
entro dodici ore, al procuratore della Repubblica presso il tribunale del luogo in
cui le operazioni sono effettuate il quale, se ne ricorrono i presupposti, le
convalida entro le successive quarantotto ore.>>

[51] Cfr.art.51 comma III bis c.p.p. il quale recita che :<< Quando si tratta di
procedimenti per i delitti, consumati o tentati, di cui agli articoli 416, sesto e
settimo comma, 416, realizzato allo scopo di commettere taluno dei delitti di cui
all’articolo 12, commi 3 e 3ter, del testo unico delle disposizioni concernenti la
disciplina dell’immigrazione e norme sulla condizione dello straniero, di cui al
decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, 416, realizzato allo scopo di commettere
delitti previsti dagli articoli 473 e 474, 600, 601, 602, 416-bis, 416-ter e 630 del

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codice penale, per i delitti commessi avvalendosi delle condizioni previste dal
predetto articolo 416bis ovvero al fine di agevolare l’attività delle associazioni
previste dallo stesso articolo, nonché per i delitti previsti dall’articolo 74 del testo
unico approvato con decreto del Presidente della Repubblica 9 ottobre 1990, n.
309, dall’articolo 291-quater del testo unico approvato con decreto del Presidente
della Repubblica 23 gennaio 1973, n. 43, e dall’articolo 260 del decreto legislativo
3 aprile 2006, n. 152, le funzioni indicate nel comma 1 lettera a) sono attribuite
all’ufficio del pubblico ministero presso il tribunale del capoluogo del distretto nel
cui ambito ha sede il giudice competente.>> estratto da Codice penale e di
procedura penale e leggi complementari, a cura di Luigi Alibrandi e Piermaria
Corso, ed .La Tribuna ,2016

[52] Cit. tratta da Commentario sistematico al codice di procedura penale a cura


di Stefano Guadalupi, terza edizione La tribuna, pag 343.

[53] Cit.tratta da G.Garuti Trattato di procedura penale a cura di G.Spangher, Le


indagini preliminari e l’udienza preliminare, volume III, ed.Utet Giuridica ,2009,pag.
230

[54] Cfr. sul punto art.353 c.p.p. il quale dispone che : << Quando vi è necessità di
acquisire plichi sigillati o altrimenti chiusi, l’ufficiale di polizia giudiziaria li
trasmette intatti al pubblico ministero per l’eventuale sequestro [254ͣͣ].2. Se ha
fondato motivo di ritenere che i plichi contengano notizie utili alla ricerca e
all’assicurazione di fonti di prova che potrebbero andare disperse a causa del
ritardo, l’ufficiale di polizia giudiziaria informa col mezzo più rapido il pubblico
ministero il quale può autorizzarne l’apertura immediata [356] e l’acceertamento
del contenuto(1). 3. Se si tratta di lettere, pieghi, pacchi, valori, telegrammi o altri
oggetti di corrispondenza, anche se in forma elettronica o se inoltrati per via
telematica, per i quali è consentito il sequestro a norma dell’articolo 254, gli
ufficiali di polizia giudiziaria, in caso di urgenza, ordinano a chi è preposto al
servizio postale, telegrafico, telematico o di telecomunicazione di sospendere
l’inoltro. Se entro quarantotto ore dall’ordine della polizia giudiziaria il pubblico
ministero non dispone il sequestro, gli oggetti di corrispondenza sono
inoltrati.>>estratto da Codice penale e di procedura penale e leggi complementari,
a cura di Luigi Alibrandi e Piermaria Corso, ed .La Tribuna ,2016.

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[55] Cfr.sul punto Convenzione sul crimine informatico del 2001 in
:http.//www.dirittoegiustizia.it/news/17/0000008011/Il
progetto_di_Convenzione_europea_sul cybercrime.html

[56] Cfr.art.247 comma I bis c.p.p. che sul punto dispone :<<Quando vi è fondato
motivo di ritenere che dati, informazioni, programmi informatici o tracce
comunque pertinenti al reato si trovino in un sistema informatico o telematico,
ancorchè protetto da misure di sicurezza, ne è disposta la perquisizione,
adottando misure tecniche dirette ad assicurare la conservazione dei dati originali
e ad impedirne l’alterazione.>> tratto da Codice penale e di procedura penale e
leggi complementari, a cura di Luigi Alibrandi e Piermaria Corso.44 ® ed.La
Tribuna 2016.

[57] Cfr.art.352 comma I bis che sul punto prevede:<< Nella flagranza del reato,
ovvero nei casi di cui al comma 2 quando sussistono i presupposti e le altre
condizioni ivi previsti, gli ufficiali di polizia giudiziaria, adottando misure tecniche
dirette ad assicurare la conservazione dei dati originali e ad impedirne
l’alterazione, procedono altresì alla perquisizione di sistemi informatici o
telematici, ancorche protetti da misure di sicurezza, quando hanno fondato
motivo di ritenere che in questi si trovino occultati dati, informazioni, programmi
informatici o tracce comunque pertinenti al reato che possono essere cancellati o
dispersi (2).>>tratto da Codice penale e di procedura penale e leggi
complementari, a cura di Luigi Alibrandi e Piermaria Corso.44 ® ed.La Tribuna
2016.

[58] Cfr.art.353 comma III c.p.p. che sul punto dispone:<< Se si tratta di lettere,
pieghi, pacchi, valori, telegrammi o altri oggetti di corrispondenza, anche se in
forma elettronica o se inoltrati per via telematica, per i quali è consentito il
sequestro a norma dell’articolo 254, gli ufficiali di polizia giudiziaria, in caso di
urgenza, ordinano a chi è preposto al servizio postale, telegrafico, telematico o di
telecomunicazione di sospendere l’inoltro. Se entro quarantotto ore dall’ordine
della polizia giudiziaria il pubblico ministero non dispone il sequestro, gli oggetti di
corrispondenza sono inoltrati (2).>> tratto da Codice penale e di procedura penale
e leggi complementari, a cura di Luigi Alibrandi e Piermaria Corso.44 ® ed.La
Tribuna 2016.

[59] Cfr.art.354 comma II c.p.p. che sul punto dispone che :<< Se vi è pericolo che

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le cose, le tracce e i luoghi indicati nel comma 1 si alterino o si disperdano o
comunque si modifichino e il pubblico ministero non può intervenire
tempestivamente, ovvero non ha ancora assunto la direzione delle indagini, gli
ufficiali di polizia giudiziaria compiono i necessari accertamenti e rilievi sullo stato
dei luoghi e delle cose. In relazione ai dati, alle informazioni e ai programmi
informatici o ai sistemi informatici o telematici, gli ufficiali della polizia giudiziaria
adottano, altresì, le misure tecniche o impartiscono le prescrizioni necessarie ad
assicurarne la conservazione e ad impedirne l’alterazione e l’accesso e
provvedono, ove possibile, alla loro immediata duplicazione su adeguati supporti,
mediante una procedura che assicuri la conformità della copia all’originale e la
sua immodificabilità (2). Se del caso, sequestrano il corpo del reato e le cose a
questo pertinenti [att. 113].>>tratto da Codice penale e di procedura penale e leggi
complementari, a cura di Luigi Alibrandi e Piermaria Corso.44 ® ed.La Tribuna
2016.

[60] Cit.G.Garuti, Trattato di procedura penale, a cura di G.Spangher, Le indagini


preliminari e l’udienza preliminare, volume III, ed.Utet Giuridica ,2009, pag. 233.

[61] Cit tratta da G.Garuti, Trattato di procedura penale, a cura di G.Spangher, Le


indagini preliminari e l’udienza preliminare, volume III, ed.Utet Giuridica ,2009, pag.
233.

[62] Cfr.art.115 disp.att c.p.p. il quale dispone che: << Le annotazioni previste
dall’articolo 357 comma 1 del codice contengono l’indicazione dell’ufficiale o
dell’agente di polizia giudiziaria che ha compiuto le attività di indagine, del giorno,
dell’ora e del luogo in cui sono state eseguite e la enunciazione succinta del loro
risultato. Quando assume dichiarazioni ovvero quando per il compimento di atti si
avvale di altre persone, la polizia giudiziaria annota altresì le relative generalità e
le altre indicazioni personali utili per la identificazione. 1-bis. Le annotazioni di cui
al comma 1, se riguardanti le attività di indagine condotte da ufficiali o agenti di
polizia giudiziaria nel corso delle operazioni sotto copertura ai sensi dell’articolo 9
della legge 16 marzo 2006, n. 146, e successive modificazioni, contengono le
generalità di copertura dagli stessi utilizzate nel corso delle attività medesime
(1).2. Copia delle annotazioni e dei verbali redatti a norma dell’articolo 357 del
codice è conservata presso l’ufficio di polizia giudiziaria.1) Comma aggiunto dalla
lettera a) del comma 4 dell’art. 8, L. 13 agosto 2010, n. 136.>> estratto da Codice
penale e di procedura penale e leggi complementari, a cura di Luigi Alibrandi e

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Piermaria Corso.44 ® ed.La Tribuna 2016.

[63] Cfr. sul punto l’art 356 c.p.p. il quale dispone che :<< Il pubblico ministero,
quando procede ad accertamenti, rilievi segnaletici, descrittivi o fotografici e ad
ogni altra operazione tecnica per cui sono necessarie specifiche competenze, può
nominare e avvalersi di consulenti, che non possono rifiutare la loro opera [233]
(1).2. Il consulente può essere autorizzato dal pubblico ministero ad assistere a
singoli atti di indagine.>> estratto da Codice penale e di procedura penale e leggi
complementari, a cura di Luigi Alibrandi e Piermaria Corso.44 ® ed.La Tribuna
2016.

[64] Cit. in G.Garuti, Trattato di procedura penale, a cura di G.Spangher, Le indagini


preliminari e l’udienza preliminare, volume III, ed.Utet Giuridica ,2009,pa.g 228.

[65] In rifetimento a quanto riportato in G.Garuti , , Trattato di procedura penale, a


cura di G.Spangher, Le indagini preliminari e l’udienza preliminare, volume III,
ed.Utet Giuridica ,2009, pag 229.

[66] Cfr.art.13 Cost. il quale dispone che :<< La libertà personale è inviolabile. Non
è ammessa forma alcuna di detenzione, di ispezione o perquisizione personale, né
qualsiasi altra restrizione della libertà personale, se non per atto motivato
dell’autorità giudiziaria e nei soli casi e modi previsti dalla legge. In casi
eccezionali di necessità ed urgenza, indicati tassativamente dalla legge, l’autorità
di pubblica sicurezza può adottare provvedimenti provvisori, che devono essere
comunicati entro quarantotto ore all’autorità giudiziaria e, se questa non li
convalida nelle successive quarantotto ore, si intendono revocati e restano privi di
ogni effetto. È punita ogni violenza fisica e morale sulle persone comunque
sottoposte a restrizioni di libertà. La legge stabilisce i limiti massimi della
carcerazione preventiva.>> estratto da
http://www.quirinale.it/qrnw/costituzione/pdf/costituzione.pdf

[67] Cfr.art.382 c.p.p. in Codice penale e di procedura penale e leggi


complementari, a cura di Luigi Alibrandi e Piermaria Corso.44 ® ed.La Tribuna
2016.

[68] Cfr.art.382 c.p.p. in Codice penale e di procedura penale e leggi


complementari, a cura di Luigi Alibrandi e Piermaria Corso.44 ® ed.La Tribuna

Page 53/56
2016.

[69] Cfr.sul punto Cass., pen .sez. IV , 5 febbraio, 2004 17619

[70] Sul punto si segnalano le norme contenute nella L.30 giugno 2009 ,n.85, che a
seguito dell’adesione dello Stato italiano al trattato concluso il 27 maggio 2005 (
Trattato di Prum ) che ha istituito la Banca dati nazionale del DNA ed il laboratorio
nazionale del DNA prevedendo che dopo la convalida dell’ arresto o il fermo di
indiziato di delitto operata dall’organo giudicante , la polizia giudiziaria tramite
personale altamente addestrato o tramite personale sanitario proceda ex.art 9
della legge in commento, al prelievo di campioni biologici dai soggetti sottoposti
alla pre-cautela nei casi in cui si proceda per delitti non colposi per i quali è
consentito l’arresto facoltativo in flagranza , tranne i casi previsti dal comma 2
dell’art. de quo .Tali operazioni incidenti la libertà di autodeterminazione del
soggetto in vinculis devono essere eseguite secondo il disposto dell’art.359 bis
c.p.p. introdotto dall’art.35 della L.85/2009 nel rispetto della dignità, del decoro , e
della riservatezza del soggetto che vi è sottoposto.

[71] Cfr. sul punto Cass. Pen.sez II ,10 ottobre 2003 n42829

[72] Sul punto crf. Cass.pen.sez I ,26 ottobre 1992 . n.42829

[73] Cfr.art. 384 c.p.p. il quale dispone che :<< Anche fuori dei casi di flagranza,
quando sussistono specifici elementi che, anche in relazione alla impossibilità di
identificare l’indiziato, fanno ritenere fondato il pericolo di fuga , il pubblico
ministero dispone il fermo della persona gravemente indiziata di un delitto per il
quale la legge stabilisce la pena dell’ergastolo o della reclusione non inferiore nel
minimo a due anni e superiore nel massimo a sei anni ovvero di un delitto
concernente le armi da guerra e gli esplosivi o di un delitto commesso per finalità
di terrorismo, anche internzazionale, o di eversione dell’ordine democratico. 2.
Nei casi previsti dal comma 1 e prima che il pubblico ministero abbia assunto la
direzione delle indagini [348], gli ufficiali e gli agenti della polizia giudiziaria
procedeno al fermo di propria iniziativa [352 2]. 3. La polizia giudiziaria procede
inoltre al fermo di propria iniziativa qualora sia successivamente individuato
l’indiziato ovvero sopravvengano specifici elementi, quali il possesso di
documenti falsi, che rendano fondato il pericolo che l’indiziato sia per darsi alla
fuga e non sia possibile, per la situazione di urgenza, attendere il provvedimento

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del pubblico ministero.>> estratto da Codice penale e di procedura penale e leggi
complementari, a cura di Luigi Alibrandi e Piermaria Corso.44 ® ed.La Tribuna
2016.

[74] Sul punto cfr. G.Lozzi ,Lezioni di procedura penale, decima edizione
G.Giappichelli 2015, pag 237.

[75] Cfr sul punto art.282 bis comma VI c.p.p. che sul punto dispone:<< Qualora si
proceda per uno dei delitti previsti dagli articoli 570, 571, 582, limitatamente alle
ipotesi procedibili d’ufficio o comunque aggravate, 600, 600bis, 600ter, 600quater,
600 septies 1, 600 septies 2, 601, 602, 609bis, 609ter, 609quater, 609quinquies e
609octies e 612, secondo comma del codice penale, commesso in danno dei
prossimi congiunti o del convivente, la misura può essere disposta anche al di
fuori dei limiti di pena previsti dall’articolo 280, anche con le modalità di controllo
previste all’articolo 275 bis (2).>> Codice penale e di procedura penale e leggi
complementari, a cura di Luigi Alibrandi e Piermaria Corso.44 ® ed.La Tribuna
2016

[76] Sul punto si da conto all’inteprete della scoperta scientifica dell’autore e


descritta in commento il cui contenuto è ben stratificato nel frammento di articolo
di seguito richiamato : << Le modifiche all’ultimo Decreto Antiterrorismo (7/2015)
introducono un emendamento che autorizza le Forze dell’Ordine all’utilizzo dei
droni con finalità di contrasto a reati ambientali, criminalità organizzata e atti di
natura terroristica. E il 2015 passerà alla storia come l’anno in cui la Polizia di
Stato ha adottato FlySecur, drone ad ala fissa appositamente studiato per attività
di sicurezza e intelligence.Nel nostro paese, alcune divisioni di Polizia locale
hanno già iniziato a usare i droni per attività di monitoraggio ambientale,
protezione civile e Polizia giudiziaria. In particolare, lo scorso anno la Polizia di
Stato ha adottato FlySecur, un drone ad ala fissa sviluppato dalla società romana
FlyTop,Questo drone possiede un’apertura alare di poco inferiore ai 2 metri, un
peso al decollo di solo 1,5 kg e un’autonomia di circa 60 minuti.A bordo possono
essere imbarcati una serie di sensori ottici e a infrarosso per il volo notturno: le
immagini raccolte da una telecamera Full HD vengono trasmesse in tempo reale
alla sala di controllo remota, con segnale crittografato per evitare intercettazioni.Il
sistema di navigazione consente a FlySecur di mantenere anche una rotta
automatica intorno a un obiettivo preselezionato.Il velivolo può essere impiegato
anche per la gestione delle emergenze e dei soccorsi in caso di disastri e grandi

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incidenti.>>estratto da: https://www.sicurezzamagazine.it/la-polizia-di-stato-
adotta-i-droni-per-attivita-di-sicurezza-e-intelligence/

[77] E’ importante far notare all’interprete come l’uso dei DRONI in attività di
prevenzione generale sia , per chi scrive , di indubbia valenza operativa ,come
dimostra la scoperta ad opera della Polizia Locale di Messina, tramite l’utilizzo di
DRONI, di una discarica abusiva che è stata sequestrata ed dove venivano posti in
essere specifi reati ambientali.

[78] Cfr.sul punto art.370 c.p.p. il quale dispone che :<< Il pubblico ministero
compie personalmente ogni attività di indagine. Può avvalersi della polizia
giudiziaria per il compimento di attività di indagine e di atti specificamente
delegati, ivi compresi gli interrogatori [375, 388] ed i confronti [364] cui partecipi la
persona sottoposta alle indagini che si trovi in stato di libertà, con l’assistenza
necessaria del difensore.2. Quando procede a norma del comma 1, la polizia
giudiziaria osserva le disposizioni degli articoli 364, 365 e 373.3. Per singoli atti da
assumere nella circoscrizione di altro tribunale, il pubblico ministero, qualora non
ritenga di procedere personalmente, può delegare, secondo la rispettiva
competenza per materia, il pubblico ministero presso il tribunale [o la pretura] (del
luogo.4. Quando ricorrono ragioni di urgenza o altri gravi motivi, il pubblico
ministero delegato a norma del comma 3 ha facoltà di procedere di propria
iniziativa anche agli atti che a seguito dello svolgimento di quelli specificamente
delegati appaiono necessari ai fini delle indagini.>>Estratto da Codice penale e di
procedura penale e leggi complementari, a cura di Luigi Alibrandi e Piermaria
Corso.44 ® ed.La Tribuna 2016

[79] Cit.D.Siracurano,Diritto processuale penale, ed.Giuffrè 2013 , pag 451

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