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BERTOLINI

RAGAZZI DIFFICILI
1. tracce di vita: quattro storie di minori che compiono atti vandalici, furti… hanno avuto un’infanzia
segnata da morte o separazione dei genitori.
2. I ragazzi difficili: si tratta di storie diverse, ma condividono una implicazione comune:
Cui comportamento sono percepite come dissonanti rispetto a un certo modello condiviso di
competenza sociale.
SCEGLIERE UN’UNICA CATEGORIA come (ragazzi difficili) NON da luogo a una delimitazione Ma sono
quelli che vengono percepiti come tali; quindi, non sta nel permettere una individuazione di soggetti
MA nell’indicare dei soggetti possibili.
3. La difficolta come categoria pedagogica: i ragazzi a rischio sono quelli che vivono in situazioni
caratterizzate da carenze di ordine MATERIALE (povertà, insicurezza) o RELAZIONALE (storie
familiari→ rifiuto, abbandono). Queste fonti sono considerate FONTI DI DISAGIO SOCIALE, perché
sarebbe più a rischio di altri.
Ragazzo a rischio→ immagine inconsistente MA immagine pericolosa
Questi ragazzi dal punto di vista PEDAGOGICO e vista come un luogo caratterizzato da limiti e da carenze che
sono tali nel presente.
DUNQUE, l’intervento educativo si fonda in costruire intorno al ragazzo un contesto adeguato e risolvere un
disagio attuale.
• I RAGAZZI DISADATTATI: adolescente che in risposta a situazioni dolorose o critiche hanno consolidato
atteggiamenti lesivi di sé o del contesto. E non viene individuata nel contesto materiale e relazionale.
• I RAGAZZI DELINQUENTI: sono i ragazzi che hanno rotto le norme del Codice penale.
Importante:
-L’atteggiamento antisociale e indice di maggior stato di tensione.
-Il reato e il mezzo per soddisfare i bisogni (autonomia, indipendenza, autostima…)
4. Da una categoria generale a un approccio locale: L’aver proposto una classificazione unitaria NON
significa optare per un processo educativo generale. Perché dietro un agire, anche se antisociale, c’è
sempre un soggetto e le sue motivazioni.
DEVIANZA MINORILE E PARADIGMA POSITIVISTI
1. Individuare le cause: Scegliere una particolare e definita collocazione rispetto al problema delle cause
della devianza minorile.
2. Dalle cause organiche alla psichica: I fattori di ordine biologico possono rivelarsi responsabili di
comportamenti devianti MA la validità generale e debole.
3. Il contesto famigliare:
-La disgregazione
-La carenza di cure
-L’appartenenza della famiglia ad una subcultura criminale
-La presenza di soggetti che hanno intrapreso una “carriera deviante” SONO tutte le condizioni che creano
una situazione esistenziale di essere vissuta come DIFFICILE.
Ma non necessariamente il ragazzo che vive in famiglia con elementi devianti, prende la stessa strada.
4. Il contesto sociale:
-l’azione antisociale e vista come canale di accesso ad uno status.
-Atteggiamenti distruttivi come reazione dell’impossibilita di raggiungere gli standard culturali.
Da questo e necessario interpretare e interrogarsi sulle MOTIVAZIONI.
5. La costruzione sociale della devianza: La devianza viene individuato nelle interazioni sociali, scambi
comunicativi, e manipolazioni simboliche.
La costruzione sociale della devianza→ non è individuata più in situazioni, contesti e ambiente di vita
MA nel valore simbolico di alcune pratiche e forme di comunicazione interpersonale.
6. Verso un nuovo paradigma: Descrivere il comportamento deviante come frutto di un insieme di
interazioni simboliche e pratiche intersoggettive situazionale, significa indirizzare la riflessione verso
la ricerca del contributo soggetto nella costruzione della devianza.
7. Il soggetto e una variabile indispensabile del paradigma pedagogico.
PARADIGMA FENOMENOLOGICO
1. Il senso oggetti o e senso soggettivo: per comprendere il comportamento antisociale non bisogna
limitarsi a una diagnosi Ma comprendere il senso che quel ragazzo da a suo comportamento in base
al valore e al significato che per lui hanno.
2. Verso una propria visione del mondo: La realtà assume il significato che ciascun oggetto le presta.
-Attribuire significato al mondo: si rapporta alla realtà dando un significato e un valore reale.
-Il mondo per l’altro come legittimazione del mondo per sé: il riconoscimento dell’altro come soggetto
dotato di capacità intenzionale, garantisce la possibilità che la mis esperienza del mondo sia oggettiva.
3. Il soggetto tra autonomia e dipendenza: Costruire la propria visione del mondo e un processo di continua
mediazione tra i vincoli del reale e la possibilità del soggetto.
-Corpo e immagine del corpo: la prima forma di dipendenza →il nostro corpo e il primo punto di vista sul
mondo.
-Il sapere condiviso: uno sfondo vincolante: Il secondo e la famiglia, l’ambiente sociale e culturale.
-L’intenzionalità dell’altro: questo inizia entro un territorio con confini tracciati.
4. Dal concetto di causa all’idea di motivazione: Per comprendere la visione del mondo, non ha senso
interrogarsi sulle cause esterno al soggetto, Ma interrogarsi sul tipo di motivazione.
5. Genesi passiva e genesi attiva: comprendere la realtà sono processi che implicano la consapevolezza di
essere coinvolti nel mondo e di avere nella relazione con l'oggetto e con l'altro da sé.
6. I luoghi dell'educare. Si traduce in uno sguardo alla storia familiare, culturale del ragazzo, nella necessità
di conoscere il passato per trovare le tracce che possono guidare le comprensioni del suo comportamento
antisociale.
-Il corpo
-L'intervento pedagogico NON può limitarsi ad esaminare gli incontri passati del soggetto con gli altri, il limite
e le lacune delle sue esperienze di formazione, MA deve recuperare la potenzialità racchiuse in quelle
dipendenze che legano il soggetto all'incontro con l'altro.
-Il mondo dato per-scontato: Si tratta di riconoscere che ciascun individuo, proprio per la sua capacità di
intenzionare, si costruisce una propria visione del mondo.
7. Verso una prassi pedagogica. Una relazione educativa per essere autentica deve fondarsi su una reale
comunicazione con l'altro, ossia scambio.
DEVIANZA MINORILE E PARADIGMA PEDAGOGICO
1. Lo sviluppo di ogni individuo non dipende dalle situazioni esterne, ma dipende anche dall'attività
intenzionale. Interpretare il fenomeno dei ragazzi difficili significa focalizzare lo sguardo sul processo,
tra mondo e soggetto.
2. L'assenza dell'intenzionalità. La disperazione di non voler essere sé stessi. Con assenza di
intenzionalità→Intendiamo l'incapacità del soggetto di riconoscere l'ultima struttura relazionale della
realtà. Da questa assenza. Il ragazzo si lascia trascinare dagli eventi passivamente. E scaturisce una
intensa insoddisfazione o disadattamento interiore.
-Di fronte a questo eccesso di mondo:
• Classe di comportamenti. Ricerca e la soddisfazione immediata=Non può regolare il suo
comportamento in funzione di un fine da raggiungere. Fuga di sé= quando un ragazzo non riesce in
alcun modo a sentirsi attore nel mondo e nella sua assistenza. E lo porta una svalutazione di sé. E
condurre a una dipendenza di sostanze. svalorizzazione consapevole di sé= E un comportamento
reattivo. Da questo scaturisce un sentimento totale di svalutazione, in quanto non riesce a trovare il
mondo per superarsi e proiettarsi in un futuro.
i comportamenti che emergono dall’autosvalutazione.
✓ Carica vitale→ si impegna
✓ Senza carica vitale→suicidio.
3. La distorsione dell'intenzionalità. la disperazione di voler essere sé stessi. Questo ragazzo difficile
vive una sorta di autonomia immaginaria a qualunque occorrenza del principio di realtà, non
riconoscendo il limite imposti dalla Comunità. E ritengono di poter disporre e fare di tutto.
-Di fronte a questo eccesso dell’io:
• Impossibilità di riconoscere l'altro. Rifiutando la validità dell'esperienza altrui.
• La difficoltà a cui vanno incontro questi ragazzi è di due tipi:
✓ Quando la realtà quotidiana contraddice il senso di sicurezza. Il ragazzo si sente disorientato e
abbattuto
✓ Quando la realtà quotidiana contraddice la onnipotenza di ragazzi. Conducono il ragazzo verso
atteggiamenti reattivo.
4. Uno e sguardo retrospettivo. Non si tratta di rieducare l'agire sociale, MA di condurre il ragazzo verso
una rivisitazione del suo modo di pensare la realtà e deve riformulare la sua percezione di sé e del
mondo.
VERSO UNA PEDAGOGIA DEI RAGAZZI DIFFICILI
1. Cosa significa rieducare? Non si tratta di puntare sulla scomparsa del comportamento irregolare, ma
di eliminare i motivi che avevano condotto il ragazzo assumere tale comportamento.
-Rieducare significa procedere a una profonda trasformazione della visione del mondo, sé stesso e gli altri.
• Educare o ri-educare?
Educare, guarda sia lo sviluppo psico fisico, sia lo sviluppo della sua capacità intenzionale.
SIMILITUDINE:
-Affinché la trasformazione si compia, il ragazzo deve fare esperienze che stimolino in una direzione adattiva
la sua attività intenzionale per renderlo consapevole della necessità di rivedere le proprie convinzioni e i
propri valori.
-Ri-educazione e educazione= scopo verso l'orientamento al futuro
DIFFERENZE:
-Qualità delle difficolta.
Perché: educazione e in modo graduale e progressivo.
Ri-educazione e di carattere immediato e drastico e proiezione nel futuro.
2. I momenti del percorso rieducativo: Come un insieme coerente di orientamenti che dichiara fin
dall'inizio la sua flessibilità e non significa stabilire una rigida tabella di marcia.
-Il percorso deve essere genuino (bisogna anche flessibilità)
-Riflessione di BECK → “parlando della libertà” si danno esperienze di libertà che formano la responsabilità.
-Si deve tentare a proporre un modello ma non “IL MODELLO” → non come un libro di istruzione, si deve
guardare altre via di uscita.
L’INTERVENTO EDUCATIVO INIZIA DOPO L’OSSERVAZIONE E POI AVVIENE IN DIVERSI MOMENTI:
-La conoscenza del ragazzo: l’educatore deve mettersi dal punto di vista del ragazzo. NON si tratti di
raccogliere dati.
-La destrutturazione e la ristrutturazione: interventi rivolti alla dimensione psicofisica.
-La dilatazione del campo di esperienza: azioni o forme di comunicazione volte a rendere dinamica la vita
del ragazzo.
-La costruzione di una nuova visione del mondo: e quello in cui il ragazzo fa proprio questo modo di pensare.
E la chiave e la ricostruzione dell’intenzionalità.
3. Ragazzi difficile e educatori, tra autonomia e dipendenza: L'intervento rieducativo deve educare a una
criticità responsabile, alla consapevolezza sia del vincolo sociale che della propria autonomia. Si tratta di
mettere il ragazzo nelle condizioni di poter costruire il proprio senso è di saperlo proporre con apertura alla
negoziazione.
CONOSCERE E COMPRENDERE
1. La sfida dell'incontro: durante l'incontro educatore e ragazzo. Si mettono in scena molti modi.
-La consapevolezza e il senso di vulnerabilità→ e questo lo porta a che il suo sguardo non sia immune
delle contaminazioni.
2. La ritualità dell'incontro. Ogni ragazzo sa bene che il primo scopo dell'educatore che sta di fronte a lui, è
quello di conoscerlo. Il messaggio implicito che l’educatore deve riuscire a inviargli E liberarsi della sensazione
di perdere tempo.
3. Conoscere per comprendere:
-Descrivere le sue caratteristiche
-E spiegarne la genesi e il funzionamento.
Si tratta di assumere uno stile educativo fondato sulla enteropatia ossia quella tecnica pedagogica volta a
cogliere la visione del mondo del ragazzo.
4. Il lavoro di equipe.
5. Il ruolo Dell'educatore all'interno dell'equipe. Implica la consapevolezza di ogni punto di vista.
-La valutazione della EDUCABILITÀ.
VERSO IL CAMBIAMENTO: LE PRIME STRATEGIE EDUCATIVE.
Ogni ragazzo attribuisce a qualche trauma, a modelli, a quegli interventi educativi un particolare significato
e queste esperienze possono essere talmente vincolate da annullare ogni possibilità di superamento.
1. Dalla destrutturazione alla ristrutturazione educativa. Il passaggio a nuove forme di vita quotidiana
costituisce un evidente momento di discontinuità con il passato. Le trasformazioni dovrebbero essere
presentate al ragazzo non come costrizioni gratuite ma come situazione dotate di un preciso
significato.
2. Partire dalla superficialità per accedere al profondo.
-Il valore di una profezia, trasformare l’Immagine: La trascuratezza nel vestire. Il rifiuto per l'etichetta che
regoli la presentazione di sé. In genere è il modo in cui il ragazzo percepisce se è il mondo. Lo scopo di questi
interventi è proporre un diverso stile di vita, lavorando sull'immagine di sé e sui segni più manifesti visibili di

-E stare con gli altri. I primi momenti di un cambiamento possibili.
3. Un richiamo alla sistematicità. Si deve mantenere vigile i suoi sguardi durante tutto il percorso
rieducativo.
La dilatazione del campo di esperienza.
1. Nuovi orizzonti di senso: Il ragazzo difficile è cresciuto troppo in fretta.
Ogni pratica rieducativa che si limiti allontanare il ragazzo dalla sua vita senza che ciò sia accompagnato dalla
proposta di nuovi possibili modi e stare al mondo rischia di mancare l’obiettivo. Offrire al ragazzo e
l'opportunità di interagire con diverse versioni del mondo significa offrirgli la possibilità di costruirsi una
visione di esso meno deformata di quella che aveva lavorato a partire esperienze sempre desolanti.
2. Verso un ottimismo esistenziale: Le strategie pedagogiche indirette:
-Il limite dell'attività intenzionale dei ragazzi difficili sono di due tipi.:
• Assenza di intenzionalità?
• Distorsione delle intenzionalità.
In primo luogo. L'ottimismo assistenziale deve formarsi su Pratiche di restituzione. Secondo, Incontri con
figure del mondo, adulti capaci di colmare i suoi bisogni. Terzo, gratificare il ragazzo
3. L'educazione al bello, una strategia diretta: Nei ragazzi difficile c'è una totale assenza di esperienze
di questo tipo. Quindi l'educazione estetica deve partire dall'incontro di quelle realtà già presenti nel
modello cognitivo. Attraverso queste esperienze il ragazzo si è appropriato di una nuova categoria
→la bellezza: con cui interpretare la realtà. Il ragazzo non avrà introiettato una lista di cose belle MA
la capacità di esercitare un giudizio sul reale.
-valore cognitivo dell’educazione al bello. Si tratta di fargli sperimentare la possibilità di emettere un giudizio
e quindi attribuire un significato. Sia sull'attività cognitiva ma anche sugli argomenti. L’educazione al bello si
configura come una strategia valida per produrre una ridefinizione del mondo.
-Il valore pragmatico dell’educazione al bello: Lo scopo principale è far sì che il ragazzo percepisca la bellezza
come una definizione possibile della realtà. Questo obiettivo aiuta a capire che il mondo non è bello, ma può
esserlo a certe condizioni.
4. L’educazione al difficile. Verso l'impegno e il senso di responsabilità.
La vita del ragazzo difficile scorre sotto il segno della non responsabilità. L'educatore dovrà progettare
esperienze in cui il percorso per raggiungere il suo scopo significativo per il ragazzo sia costellato di ostacoli,
di prove da superare.
5. Le esperienze dell'altro: la costruzione di nuove esperienze deve sempre prevedere versioni di queste
esperienze caratterizzate da pratiche di scambio, negoziazione ed accordo con l'altro. Le identità si costruisce,
decostruisce e ricostruisce, sempre in relazione e in situazioni.
-la vita di gruppo. Costruire esperienze dell'altro nella forma della vita di gruppo è la strategia più adeguata
a far maturare nel ragazzo un senso di appartenenza.
-Dimensione dei gruppi e obiettivi formativi. Un rapporto privilegiato tra due ragazzi non è
controproducente. Nei gruppi grandi tendono a formarsi gerarchie e non si deve evitare perché permette
un'organizzazione del gruppo, MA attenzione, L'educatore deve regolare la dimensione del gruppo.
6. Educare con l'avventura: L'educatore deve individuare una motivazione all'avventura. Se esisti. E
provocarla se è assente? E trasformarla in una spinta, partecipare a quelle esperienze che sono gestibili come
contesti formativi.
-Una identità personale e svalorizzata→Può essere ricostruita se ci si scopre inaspettatamente capace di fare
qualcosa di nuovo.
-È una identità eccessivamente sicura di sé→si può incrinare di fronte a un'esperienza che si riveli impossibile.
La figura e il ruolo dell'educatore professionale.
1.Essere esperienza dell'altro. Predisporre situazioni in cui il ragazzo possa sperimentare il valore dell'essere
con gli altri è una delle strategie centrali dell'educazione dei ragazzi edifici.
2.Le strategie pedagogiche di tipo relazionale.
-La disponibilità. L'incontro e le relazioni con l'educatore devono trasformarsi per il ragazzo in un'occasione
per sperimentare che l'auto può essere anche diversa. Di cui è possibile fidarsi. A cui guardare con rispetto,
interesse e stima. L'educatore non deve conquistare il ragazzo, tessendo una trama di complicità.
-La autorevolezza autorità. L'educatore diventa garanzia di quella stabilità fatta di norme che indirizzano
l'agire verso degli scopi significativi per il ragazzo, ma accettati e condivisi anche nell'altro.
3. Il linguaggio delle cose concrete.
4. Essere esempio di intenzionalità. L'agire Dell'educatore si trasforma in un modello di relazione.
5. Il transfer pedagogico. Non tutti ragazzi reagiscono allo stesso modo al medesimo intervento degli
educatori, ciascuno di loro vivrà e interpreterà i gesti dell'educatore nei suoi confronti in modo personale.
-Transfert pedagogico e identità sessuali. i modi per costruire un transfer pedagogico o per trasformare in
transfer pedagogico un investimento affettivo spontaneo dipendono anche, ovviamente, l'identità sessuale
dei soggetti coinvolti nella relazione.
-Ambiguità e rischi del transfer pedagogico. La situazione è caratterizzata dal desiderio di compiacere
l'educatore, sono più delicati. E il pericolo più grave è che l’educatore ceda alle manovre di seduzione che a
volte caratterizzano il comportamento del ragazzo.
LA COSTRUZIONE DI UNA NUOVA VISIONE DEL MONDO
1.L'obiettivo del lavoro rieducativo è quello di provocare una modificazione di quel sistema profondo del
significato.
2. Ripensarci nel presente. Man mano che il ragazzo matura, nasce un senso di autonomia e di autostima, la
dipendenza emotiva, cognitiva si fa il superamento del transfer.
3. ripensare nel passato. L'educatore ha il compito di provocare un riconoscimento e un superamento di ciò
che il passato ha significato per il ragazzo e di come questo abbia influito nel dar forma alle relazioni.
4. Il ragazzo come protagonista del suo cambiamento. Riconoscere il ruolo attivo del soggetto. L'educatore
deve suggerire percorsi di interpretazione e provocazione al ripensare la realtà attuale, passata e futura, alla
luce di quelle nuove modalità di approccio al mondo acquisite.
5. Pensarci nel futuro. L'educazione dei ragazzi difficile è orientata a un futuro che deve essere aperto al
possibile. Questo andamento ricorsivo del pensarsi nel presente e del pensarsi nel futuro colloca quest'ultimo
all'interno del processo rieducativo.
G.RICCI, F. NURRA
EDUCAZIONE ALLA LEGALITà: un cammino da continuare con coraggio
-Parlare di legalità e di educazione alla legalità costringe a pensarci e a ripensarci.
-Una società aperta, correre dei rischi MA una società chiusa, di più.
-L’azzardo (quando si prende con cura) si trasforma in un’occasione di crescita e sviluppo.
-Tutti gli operatori coinvolte nei settori della giustizia devono passare dalle parole ai fatti concreti.
CONCETTI IMPORTANTI INERENTI ALLA LEGALITà:
1. Convivenza civile
2. Soddisfazione di vivere
Vivere nella legalità e per la legalità ci consente di esistere in un contesto ben vissuto.
3. L’intercultura
4. La responsabilità
5. Inclusione
Elementi per la costruzione di una società.
LEGALITà significa rispetto delle regole MA anche un sentimento di crescita vissuta e partecipata. E per
raggiungere questo obbiettivo occorre coerenza mediante un programma di pedagogia della legalità.
• La cultura occidentale affonda le proprie radici nella cultura greco-romana e racconta il passaggio
DALLA legge caratterizza dalla vendetta e dai delitti di sangue ALLA istituzione di un tribunale
destinato a far rispettare la legge.
• Tra le pietre miliari che costituiscono le radici della cultura occidentale ci sono:
-La legge naturale: l’uomo di fronte alla necessita dell’obbedienza alla legge di Dio.
-La legge antica: Il popolo del vecchio testamento di fronte a una legge positiva, rivelata da Dio stesso
(Legge esterna all’uomo)
-La nuova legge: Legge scritta in fondo ai cuori.
LEGALITA E LEGAMI FAMILIARI
Legalità in famiglia assume il senso di un progetto più ampio. Una pedagogia delle relazioni genitori-figli e
chiamata a sviluppare una epistemologia della legalità.
• La legalità come atmosfera.
• La legalità e una esperienza
• La legalità e un codice che guida il modo di essere.
• La legalità e un comportamento.
Quindi, il compito della famiglia e far respirare ai figli un’atmosfera di legalità.
• La legalità e connessa alle relazioni primarie
• Alla regolazione emotiva
• Al tipo di comunicazione
• Stili educativi
• Alle norme
Le regole devono essere poche, chiare e valide.
1.L’autorevolezza (autorità) e l’empatia sono lo strumento principale che il genitore può utilizzare per far
rispettare le norme. 2. Il dialogo.
Educare al senso critico e politico. È importante che i genitori prestino attenzioni ai seguenti aspetti:
1.Coerenza interna (verbali e comportamentali) 2. Utilizzo della normatività 3. Attenzioni ai discorsi
spontanei. 4. Non utilizzare le forze 5. Tempo al gioco 6. Famiglia come mediatore 7. sentirsi participi
CONFINE (fronteras) TRA LEGALITà E ILLEGALITà NEL QUOTIDIANO E NELLA SCUOLA.
Nel caso delle MAFIE si possono considerare:
1. Le pratiche educative
2. La marginalità sociale
3. Rapporti tra pedagogia nera e sviluppo di condotte criminali
Settore d’intervento:
1. Riconoscere le radici
2. Modalità
I confini sono:
1. Indifferenza pensiero ambiguo (confuso) e cittadinanza attiva: quel pensiero sottile, ambiguo e
ambivalente nei confronti delle regole della vita sociale, nei confronti della legalità favorisce al
pensiero mafioso.
Quindi, la cittadinanza attiva si pone come educazione a evitare il rischio e come misura rieducativa e anche
come strumento di contrato alla criminalità.
ANTIDOTI contro la mafia:
1. Valori 2. Democrazia 3. Sicurezza 4. Solidarietà 5. Buone prassi quotidiane 6. Spirito civico 7.
Cittadinanza attiva.
Attenzione: spesso si mostra indifferenza verso il fenomeno mafioso perché viene trattato come qualcosa
che non appartiene ai comuni e per la sua lontananza culturale la cultura mafiosa si alimenta di OMERTà
(silenzio).
Il compito e: denunciare l’indifferenza, il pensiero ambiguo, fornire spunti e indicazioni per affermare la
cultura.
FIDUCIA E RELAZIONE D’AIUTO TRA POLIZIA E CITTADINI
Gli spazi urbani risultano più turbolenti e il contatto con le differenze culturali contribuisce a generare, se
vissuto nella prospettiva errata una sensazione di rischio→ e questo si rappresenta con ansia e aggressività.

2. Il ruolo della polizia di stato: la società impaurita esprime una forte richiesta di sicurezza.
L’attività della polizia e le relative culture organizzative hanno seguito negli anni un’evoluzione di progressivo
avvicinamento ai cittadini.
Le strategie della polizia assumono un carattere preventivo →non solo in situazioni di rischi MA anche nella
dimensione sociale. E per la sicurezza e fondamentale la mediazione e l’ascolto.
La polizia non deve essere un organo punitivo.
LA PEDAGOGIA COME USCITA DALLA SUBCULTURA MAFIOSA, LA CULTURA E LA CONOSCENZA COME
ANTIDOTI ALLA PEDAGOGIA MAFIOSA
Le mafie sono un insieme di organizzazioni criminali che agiscono all’interno di un sistema.
In Italia si trova: Camorra, Sacra Corona Unita, Cosa Nostra, Ndrangheta.
Le mafie educano attraverso una pedagogia mafiosa e si avvale della pedagogia nera→E questa e uno stile
educativo che legittima l’uso della violenza e delle punizioni.
La pedagogia nera considera i bambini piccoli uomini da formare. I principi di tale pedagogia possono causare
sofferenze e creare ADULTI (emotivamente instabili, regole del più forte→per paura all’abbandono) BAMBINI
(mancanza di dignità, mancanza di rispetto).
L’ONORE E L’OMERTA SONO due regole fondamentali della mafia.
Per questo e importante parlare di CULTURA E CONOSCENZA.
IMMIGRAZIONE COME FATTORE DI VULNERABILITà E DI DEVIANZA
Si emigra per: 1. Economico 2. Lavorativo 3. Ricongiungimento familiare 4. Personali.
E risulta un grande atto di forza interiore e di coraggio, per esempio, sfide di fronte a 1. Creare nuove relazioni
2. La lingua 3. Cultura 4. Rete di relaziono lontane 5- adattamento.
Ma se il migrante e MINORE porta altri rischi/sfide:
1.Vulnerabilità 2. Soli in un paese nuovo 3. Carenze di cura.
E i suoi bisogni sono: 1. Identità 2. Appartenenza 3. Protezione 4. Sostegno 5. Rispetto 6. Ricchezza 7.
Benessere
L’IMMAGINARIO MAFIOSO TRA GLI STUDENTI LIGURI
Per Libera → l’indagine sulla percezione del fenomeno mafioso nelle scuole svolge:
1. Una funzione di ricerca-azione
2. Strumento di sensibilizzazione
I ragazzi che hanno un’elevata conoscenza sulla mafia partecipano alle iniziative e alle attività antimafia.
IL RIUTILIZZO DEI BENI CONFISCATI ALLA CRIMINALITà ORGANIZZATA
Se non siamo in grado di rigenerare e valorizzare un bene confiscato IL RISCHIO e che quella collettività
continui a preferire una gestione mafiosa a discapito di quella legalitaria dello stato.
L’EDUCAZIONE ALLA LEGALITà COME ANTIDOTO ALLE MAFIE
La tempestività dell’attivazione di un intervento educativo peraltro risponde alla considerazione in base alla
quale il reato compiuto da un minore va considerato soprattutto come richiesta di aiuto.
SPEM e un servizio minorile che, progettato per rispondere alle esigenze dei minori segnalati dal centro di
prima accoglienza e dall’ufficio di servizio sociale a partire dal 2006 sviluppa una forte rete tra l’area penale
e quella civile perché e qui che spesso si incontrano le problematiche dei minori difficili.
SPEM attiva una rete di sostegno immediato.
• Gli obbiettivi: 1. Raccogliere sintomi di disagio 2. Risposti ai bisogni 3. Sostenere le famiglie 4.
Informazioni del minore (a breve termine)
1.Trattamento 2. Attivazione di reti 3. Lavoro educativo (a medio termine)
1. Prevenzione 2. Sicurezza 3. Risorse territoriali (a lungo termine)
L’ESPERIENZA DELLA COMUNITA DI SANT EGIDIO CON GLI IMMIGRANTI
Mostra come il BINOMIO immigrazione – criminalità sia il frutto di un atteggiamento diffuso.
Quindi, bisogna lavorare sull’integrazione.
VOLOTARIATO E LAGALITA
PEDAGOGIA DELLA DEVIANZA (FONDAMENTI, AMBITI, INTERVENI)
FONDAMENTI:
Devianza tra: natura, storia e cultura.
La pedagogia della devianza e un settore delle scienze pedagogiche e si presenta come un problema di elevata
complessità per il mutare dei tempi, si manifesta in forme differenti:
-Paradigma interpretativi / - Paradigma pedagogici.
Per DEVIANZA si intende:
1. Allontanamento delle norme sociali
2. La distanza rispetto alle attese.
3. Trasgressione ai valori
4. Scelta di una condotta alternativa.
5. Ricerca e costruzione di una identità autonoma ed Independiente.
6. La affermazione incondizionata della propria libertà di espressione.
Queste manifestazioni mette in evidenza la necessità di un rilevante impegno educativo.
E inaccettabile l’idea di una devianza “PER NATURA” la natura umana si presenta in forme plurali (non
prevedibili e programmabili). Quindi, non una natura deviante, MA una natura declinata singolarmente.
Il fenomeno della devianza si intreccia con quello del POTERE che definisce l’anormale, il patologico, l’illegale
e ne decreta un destino di MARGINALITA sociale.
Secondo SIMONETTA ULIVIERI i marginali sono coloro che non sono nel testo, MA si collocano o vengono
collocati ai margini della pagina principale. Sono coloro che non rientrano nelle norme e negli stili di vita delle
classi più ricche e privilegiate, ma vivono ai margini della società, in una dimensione esistenziale “altra”.
La pedagogia della devianza e una delle scienze pedagogiche MA vi e la necessità di un APPROCCIO
INTEGRATO
• Inizialmente: la pedagogia della devianza era subordinata all’etica ed alla medicina e vi era prevalente
connotazione correttivo – punitivo.
• Oggi: Centralità del soggetto nella sua sostanzialità di persona, con la sua storia, i suoi vissuti, le visioni
di sé e del mondo, e finalizzate ad individuare il possibile evento patogeno della sua condizione.
Passaggio della correzione alla promozione e valorizzazione.
LOMBROSO parla di DELINQUENTE NATO: prende un campione di detenuti e realizza una complessa serie di
misurazioni delle proprietà scheletriche, in particolare del cranio. Giunge a presupporre l’esistenza di un tipo
antropologico specifico (delinquente nato) riconoscibile per la presenza di alterazioni, malformazioni,
irregolarità e destinato a compiere atti criminali.
Criticità:
• Attenzione sul determinismo biologico.
• Scarsa considerazione dei contesti educativi che possono modificare condotte devianti.
Attualmente:
Hanno cercato di individuare correlazioni tra alterazioni cromosomiche e genetiche ma non ce ancora la
certezza.
Rapporto tra devianza e mostruosità:
Bambini mostri, donne e uomini deformi si associano spesso a sentimenti di malvagità (esempio: mostro
creato dal dottor FRANKENSTEIN → My Hyde: la deformità del corpo che contagia la mente).
BRONFENBRENNE parla di PROSPETTIVA ECOLOGICA:
Il comportamento deviante non può essere spiegato facendo riferimento esclusivamente ad un fattore
patologico individuale, ma al rapporto che tali fattori individuali assumono nell’intreccio con una particolare
costruzione sociale.
Psicologia sociale→Emerge il concetto di NICCHIA ECOLOGICA: particolare regione dell’ambiente che puo
rivelarsi più o meno favorevole per lo sviluppo.
LABELLING THEORY → Processo di etichettamento e stigmatizzazione.
Poi, si delinea un nuovo paradigma:
Per comprendere la devianza occorre mettersi dal punto di vista del deviante.
LEMERT distingue tra:
• Devianza primaria: Condotte anomale o irregolari che in qualche modo vengono tollerate e
concedendo al soggetto in crescita la possibilità di acquisire una responsabilità sociale.
• Devianza secondaria: In funzione delle relazioni della comunità alla devianza primaria, senza
escludere le motivazioni e gli interessi del soggetto, si vengono a strutturare un’identità come
deviante.
LA SCUOLA E:
- Ambiente educativo e di apprendimento
- Luogo dove sperimentare un clima fiducioso
- Ambiente in cui accogliere e valorizzare le differenze.
- Luogo di negoziazione
- MA anche un luogo dove si può amplificare le condotte devianti.
IDENTITA E COMPLESSITA DELLA PEDAGOGIA DELLA DEVIANZA
-Riconoscere il valore della persona come soggetto di diritti
-Considerare sempre l’uomo come fine e mai come mezzo
-Riconoscere i limiti ma anche le potenzialità
-Recuperare i principi e il valore dell’educazione.
-Intervento precoce
-Reti di sostegno
C’è una reciprocità necessaria tra devianza e norma che le rende entrambe possibili, ma tale reciprocità e
instabili.
Continuum fa pensare ad uno spazio:
-Positivo: come una zona di autentica sperimentazione di sé.
-Negativo: come l’anticamera di comportamenti antisociali.
E in quella zona intermedia e necessario un intervento educativo che sappia riequilibrare gli eccessi.
Da questo derivano altre COORDINATE PEDAGOGICHE che orientano l’intervento preventivo e ri-
educativo:
-Concedere fiducia
-Disposi all’ascolto→ sia dei bisogni ma anche del silenzio.
-Sospendere il giudizio
-Costruire contesti alternativi
-Sostenere la consapevolezza di sé creatività, assunzione di decisioni…
-Coinvolgere nel progetto di formazione al soggetto.
EDUCARE ALLA DIFFERENZA E COSTRUZIONE CULTURALE DELLA DEVIANZA:
Il concetto di devianza da un lato l’idea della differenza e dall’altro a quello della valutazione sociale negativa.
I temi delle differenze, del pregiudizio, dell’ambito di espressione e della costruzione sociale della devianza
sollecitano l’attenzione verso ulteriori CRITERI PEDAGOGICI:
• Educare alla differenza
• Educare alla tolleranza
• Promuovere relazioni (scambi)
• Sospendere pregiudizi
• Indagare le responsabilità delle comunicazioni di massa→ e importante citare la violenza televisiva e
l’indifferenza con cui la si esercita nella forma virtuale dei videogiochi.
DEVIANZA E RESPONSABILITA EDUCATIVA IN UNA SOCIETA COMPLESSA
• Leggere per comprendere il reale: società contemporaneo e una società complessa. Il cambiamento
se correttamente gestito, diventa una risorsa per il futuro.
• La nostra società complessa e caratterizzata da:
-Anomia (crisi dei valori)
-Incertezza
-Disorientamento
-Pluralismo
-Nichilismo (pessimismo)
-Relativismo culturale
La complessità ci spinge a scegliere vie apparentemente facili per la ricerca del successo.
Di fronte alla possibilità di puntare ad obbiettivi grandi, capita spesso che si scelgano per opportunità
obbiettivi a basso impatto sociale.
• Dal disagio alla devianza:
Il disagio si trasforma in emarginazione, conflittualità→ questo sia terreno di coltura delle più forme di
devianza.
Di fronte a famiglie in crisi, disorientate, sfilacciate, i minori subiscono influssi devastanti. Dove mancano
figure adulte genitoriali, la dove tutto e rapido…
Là dove i giovani che hanno quasi paura di farsi uomini perché colpiti dalla sindrome di Peter Pan non riescono
a superare le proprie insicurezze. Sindrome di Peter Pan→situazioni psicologica in cui si trova una persona
che si rifiuta o è incapace di crescere, di diventare adulto o assumere responsabilità.
• Tra desiderato e desiderabile. È fondamentale l’educazione rispettosa del sé, di ciascun. L'obiettivo è
quello di formare un adulto maturo, sano, sereno, equilibrato.
→EDUCAZIONE TOUT – COURT
Desiderati: sazietà della riuscita di raggiugere.
Desiderabili: sforzo per l’obbiettivo.
• Le incertezze del dopo e le incertezze del presente. La sindrome di Peter Pan risulta sempre più da
contenere e da curare. La complessità e la velocità dei ritmi della vita comportano una crescita
rapidissima verso l’adolescenza e poi un suo lentissimo ed indefinito protrarsi quasi un drammatico
arrestarsi dello sviluppo.
• La gioia come categoria educativa. Da sempre si è parlato della licenza come di un'età difficile e
delicata. Ma anche i giovani adulti ormai risentono di simili problematiche.
Si parla sull'attività sportiva come occasione essenziale di educazione e quindi di crescita umana. Questo
sapere mettersi in gioco fa sì che l'attività fisica e sportiva possa assumere caratteri e cifre consapevoli,
gratificante, liberanti e quindi financo gioiose. La competizione è una impareggiabile forma di dialogo.
• È meglio passeggiare che correre. Le qualità umane quali la sobrietà, il pudore, l'amore per il vero,
l'onestà devono essere inseriti e declinati in qualsiasi processo educativo e formativo. Grazie a un
lavoro di squadra tra la famiglia e la scuola e tutte le altre agenzie extrascolastiche.
• Economia e finanza da educare per educare:
-Paesi industrializzati. Che puntano ad accelerare i ritmi di crescita. Così permettendo che la filiera della
produzione - consumo diventi sempre più veloce, sempre più arricchente.
-Paesi in via di industrializzazione. Lascia tutto nelle mani di pochissimi→paesi poverissimi dove la
sopravvivenza è talmente difficile che le malattie, la denutrizione e la morte precoce sono i tragici marci
dell'egoismo e dell'indifferenza mondiale.
• Cittadinanzattiva. Partecipare per prevenire.
Deve esistere una cittadinanza attiva. Partecipazione, promozione allo sviluppo socioeconomico e culturale,
impegno a prevenire emarginazione, disaggi, difficoltà, aiutare stando attenti a non lasciare nessuno indietro
da soli. La devianza nasce negli emarginati.
• Conclusioni e si ricominciassimo a educare? Per educare è importante l'impegno e la comunità per
migliorare la qualità della vita di ogni essere vivente. Se non c'è educazione c'è una catastrofe.
Pedagogia della marginalità e della devianza.
-Difficoltà educativa: Rischi della relazione educativa→ La relazione educativa è una relazione che, ponendo
norme, rischia la omologazione dei soggetti che forma. Ma senza tali norme, non diventerebbero uomini a
tutti gli effetti, quindi l'equilibrio da raggiungere nel processo educativo e delicato.
Nello spazio educativo convivono forme di dissocialità diversificate: Disturbi della condotta scolastica,
borderline, bullo, piccolo delinquente, soggetti con disturbi antisociali di personalità e che ha consolidato
una carriera criminale e un'identità negativa.
Motivo per il quale si deve:
-ricomprendere il fenomeno.
-Radice del problema.
-Interpretazioni.
-Restaurazione di tutte quelle capacità intenzionali.
-Riconoscere nella conquista dell'autonomia e dell’identità alcune forme di devianza.
Quali sono i rischi del concedere e del reprimere?
Secondo Freud, il frutto di un'educazione troppo autoritaria e la nevrosi, bisogna evitare ogni inopportuna
severità educativa perché, quando le pressioni del superi-io divengono trasbordante, è possibile che si
sviluppi un senso di colpa così forte da mostrare un comportamento disadattato.
• Bisogni e doveri:
La persona possiede quattro bisogni fondamentali.
1. Bisogno di riconoscimento? L'uomo diventa io al contatto con il tu Quindi la genesi del sé è sempre
sociale. La juventinità nasce dal contatto con il diverso.
Il bisogno di contatto nelle relazioni di cura è sempre una sorta di rispettoso Addomesticamento. Nel caso
del deviante o dell’antisociale e stato mancato.
MONTUSCHI parla di divieti genitoriali radicati nelle paure che fanno sentire il bambino, di non avere diritto.
-Ad essere felici.
-Di appartenere. Il bambino può avere la impressione di essere estraneo
-Di crescere. Quando i genitori lo desiderano, sempre piccolo.
-Ad essere bambino. Quando i genitori lo spingono ad essere grande per guidare i fratelli più piccoli.
Posizioni nel gestire la relazione educativa.
-Posizione da attiva. ti do, ricevi
-Posizione propositiva. io propongo, tu scegli.
-Posizione progettuale. scegliamo insieme per realizzare.
-Proposizione prospettiva. scegliamo di essere.
2. Bisogno di individuazione: Processo di differenziazione che ha per metta lo sviluppo della
personalità individuale.
• Le dinamiche disfunzionali:
-Iper-interpretazioni.
-la banalizzazione.
→Il sarcasmo.
→L'iper semplificazione.
→ Il paragone
-L'amplificazione
-La mitizzazione.
3. Di strutturare il tempo. Riguarda la capacità di avvicinarsi all'altro, rispettano i tempi dell'incontro
4. Bisogno di significato. Assunzione di una responsabilità personale nei confronti di noi stessi e del
mondo.
Nei Ragazzi difficili, lo stravolgimento e la categoria dell'intenzionalità possono assumere due fondamentali
direzioni:
-Eccesso di mondo: Ricerca di una soddisfazione immediata.
-Fuga da sé. Non riesce a sentirsi attratto rispetto al mondo. Rischia di provare una svalutazione di sé.
• Educare per una pedagogia dell'ascolto.
Spesso i ragazzi difficili presentano sofferenze in aree formative specifiche.
-Difficoltà nel senso di identità.
-Difficoltà a riconoscere il proprio e l'altrui valore.
-Difficoltà nel prendersi carico della propria assistenza.
-Incapacità di attingere con piacere e successo alla sfera simbolica, estetica e cognitiva.
Aspetti su cui incentrare il processo di recupero:
-Promuovere un contesto di accoglienza.
-Rielaborare riflessivamente le dinamiche connesse al reato.
-Proporre e sviluppare una relazione di cura di sé.
-Focalizzare e ricostruire la vicissitudine e i rapporti familiari.
• Intimità e solitudine, educare il carattere.
-Ottenere le Capacità di fare scelte.
-E scoprire ciò che si può e si vuole essere.
-Assumersi delle responsabilità.
-Farsi dei programmi coscienti di vita, scoprendo la propria vocazione.
Non si può portare avanti un rapporto di attaccamento se non si è capaci di vivere piacevolmente la
solitudine. Secondo WINNICOTT→ poiché ci si sente collegati agli altri, si può stare fisicamente soli, senza
sentirsi psicologicamente abbandonati.
• Implicazioni educative, prospettive e sviluppi.
-La pedagogia della famiglia come sostegno.
-Pedagogia della scuola, bisogna renderla significativa.
-Pedagogia dell'extra scuola. Come modalità, più produttive.
Il quadro di intervento e importante valorizzare:
-Empatia, Motivazione, Lealtà e fiducia, Piena espressione di sé, Integrazione cognitivo emotiva.
• CBE→un modello per la formazione pertinente degli educatori.
-la formazione basata sulla comunità.
-L'apprendimento basato sui problemi.
-La valutazione Della formazione basata sulla comunità.
→ Valutazione formazione: Deve essere frequente, non giudicante.
→ Valutazione somatica: Permette certificare il raggiungimento di una competenza acquisita.
-Esempio di educazione basata sulla comunità, il progetto uni (Unione, università è una nuova iniziativa)
• la famiglia dal luogo di cura al luogo di alienazione.
-la famiglia È una agenzia di socializzazione.
-La famiglia come contesto di apprendimento relazionale.
-La famiglia come prototipo delle dinamiche coniugali.
-la famiglia come fondamento della dimensione affettiva e della cura.
-La famiglia come campo di esercizio e di apprendimento di pratiche educative / diseducative.
-La famiglia come luogo di protezione rispetto alle tentazioni. Ho rispetto a un ambiente socioculturale.
-la famiglia come struttura sociale in equilibrio provvisorio.
-La famiglia come sostegno sui versanti economico, culturali, educativo.
• Maltrattamento, abuso e devianza.
KEMPE, SILVERMAN e collaboratori Di fronte alla evidenzia dei traumi, lezioni, fratture, bruciature riscontrati
In varie parti del corpo, anche di bambini molto piccoli, giungono ad elaborare il costrutto diagnostico della
Battered Children Syndrome, Ovvero la sindrome del bambino batutto maltrattato fisicamente da uno da
entrambi genitori, da altri familiari o da tutori.
Negli anni seguente il concetto viene riformulato, è definito come Child abuse and neglect.
Possiamo identificare tre categorie di abuso e violenza dell'infanzia.
-Maltrattamento. Sia fisico sia psicologico.
-Patologia e la fornitura di cure. Mancanza o eccesso→ sindrome di Munchausen
-Abuso sessuale.
→Abusi manifesti.
→Abusi mascherati.
→Pseudo – abusi.
Esempi:
➔ ALICE MILLER. Riferisce una ricerca di come un gruppo di giovani sfruttatori in carcere per aver
violentato delle donne fossero stati a loro volta tutti violentati durante l'infanzia delle loro madri.
➔ FRATELLI SCHREBER. Entrambi malati di mente. Vittime di una forma estrema di sevizia educativa
imposta dal loro padre.
➔ SCHATZMAN.

• Per una pedagogia della / nella famiglia


Legge 149/2001 ha previsto la chiusura degli istituti di accoglienza dei minori, sostituiti da Comunità. Si
adottano risposte differenziate in relazione alla gravità di rischio, alle possibilità di recupero o meno della
situazione.
E importante: una formazione integrale, prevenire e potenziare, recuperare la funzione di cura.
IL BULLISMO
Comportamento aggressivo e ripetuto da un BULLY o da un gruppo che in modo sistematico, vittimizzano un
pari più debole. Possiede tre caratteristiche strutturali:
-Persistenza nel tempo.
-Intenzionalità.
-La simmetria di potere. Il bullo è in posizione up. La vittima in posizione down.
Le due forme di bullismo sono:
-Diretta. È evidente e riconoscibile.
-In diretta. Agisce a livello emotivo e psicologico ed è più difficile da individuare.
Differenze di genere
-Le femmine. Utilizzano forme indirette.
-I maschi. Utilizzano forme dirette.
Differenze di età.
-Primaria, prevaricazione fisica e insulto verbale con modalità diretta.
-Scuola secondaria di primo grado, diminuzione dell'uso della forza fisica a favore di quella verbale.
Analfabetizzazione emotiva→Recenti studi. I BULLI sono sia reattivi che proattivi.
-Apatia emotiva. Disagio sociale.
-Analfabetizzazione emotiva. E scarsa consapevolezza delle conseguenze.
Il comportamento bullo rientra all'interno della categoria comportamenti aggressivi.
ADRIAN RAINE. Distinguono due tipi di aggressività:
-aggressività reattiva. Ed è tipo impulsivo. Sì, dai risposta da cui il soggetto ritiene di doversi difendere.
-aggressività proattiva. Caratterizzata da un atteggiamento di freddezza scarsa empatia con il prossimo e
dalla senza di sensi di colpa.
Una forma di devianza? Occhiogrosso. Ha messo a confronto il bullismo come forma di devianza, con il
comportamento deviante tradizionale.
QUADRO
Il bullismo è innanzitutto un fenomeno di gruppo. E sono proprio gli spettatori che con i comportamenti
come il silenzio, la non disapprovazione, sono percepiti dal bullo come a suo favore.
Cyberbullismo.
Termine dall’educatore canadiense BILL BELSEY → Si riferisce a una serie di comportamenti lesivi della
reputazione della privacy.
Il bullismo elettronico include:
-Flaming. Diffusione di messaggi violenti.
-Harassment. E spedizione ripetuta e molesta di messaggi con il fine di creare disagio.
-Interpersonation. Usare l'identità di altri.
-Exposure. Pubblicazione di informazioni private su un'altra persona.
-Trickery. Prima la fiducia per poi rendere pubbliche informazioni della sfera intima.
-Esclusione. Isolamento di una persona.
-Cyberstalking. Molestie o minacce A fine di turbare la serenità.
Norme penali: il nostro ordinamento non prevede una norma penale specifica per questo fenomeno. Si
applicano norme che, previste per altre situazioni, vengono adattate alle nuove situazioni. Tra le norme a
cui si fa più frequente ricorso.
-Articolo 494 del c.p: punisce la sostituzione di persona.
-Articolo 528 c.p: punisce le pubblicazioni oscene.
-Articolo 594 c.p: punisce l’ingiuria (applicabile a particolari messaggi che offendono l’onore ed il decoro.
-Articolo 595: punisce la diffamazione.
-Articolo 600 ter c.p: punisce che diffonde materiale pornografico relativo ai minori.
-Articolo 615 bis c.p: punisce le interferenze illecite nella vita privata.
Educazione ai New media: Uso corretto del web, educare alla cittadinanza, interiorizzare i confini tra
legalità e illegalità.
Giustizia Penale minorile.
Tribunale dei minori. La giustizia minorile rappresenta l'integrazione tra l’esigenza di applicare sanzione e il
fine educativo. La violazione delle normi penali porta l'applicazione di sanzioni penali. Tre strategie di politica
criminale.
-Retribuzioni. L'uomo che viola la norma penale ed è destinatario di una giusta sanzione. Reato - pena.
-Riabilitazione.
-Modello riparativo.
Legge n 104/1934 Istituisce il Tribunale dei minori. Fin da questo momento erano previsti alcune norme
specifiche applicabili nei confronti dei minori che violano la legge penale. I minori erano considerati come un
adulto particolare. Tale limite fu poi superato e si sono individuati i diritti personalissimi del minore.
• Messa alla prova e mediazione penale:
Nel processo penale minorile è prevista la sospensione del procedimento con messa alla prova. La messa alla
prova rappresenta un crocevia virtuale tra l’istanza sanzionatoria ed educativa. Non si incide in modo rigido
sulla libertà del minore, bensì si compie un atto di fiducia nei suoi confronti.
SCOPO: far sì che il minore→
-Prenda coscienza di sé e del significato delle proprie azioni.
-Comprenda la dimensione valoriale dell'intervento istituzionale.
-Non si limita a riparare il danno, ma prende coscienza di aver leso una persona.
Si dà attenzione particolare ai minori stranieri perché le difficoltà di comunicazione e la mancanza di punti di
riferimento familiare rendono spesso difficile l’accesso alle stesse opportunità processuali usate dai minori
italiani si aggiunge poi il frequente coinvolgimento di organizzazioni criminali dei diritti allo sfruttamento di
minori.
Il giudice Minorile di carriera. In quanto deve possedere strumenti e capacità personali specifiche per
individuare il trattamento rieducativo più adeguato.
È importante anche la specializzazione della polizia giudiziaria, perché spesso tagli operatori sono il primo
simbolo dell'istituzione con il quale il minore entra in contatto.
Queste figure consentono la creazione di una rete.
Formazione professionale e devianza.
Condizione di rischio in adolescenza: L’adolescenza è un periodo molto complesso che accompagna il
soggetto verso la costruzione di una identità matura.
Un tempo Il raggiungimento della maggiore età era considerato a tutti gli effetti come il passaggio che sanciva
la fine dell'adolescenza per segnare l'ingresso nella età adulta, oggi non è più così.
Ci sono precisi compiti di sviluppo.
-Compiti di sviluppo relativi alla pubertà.
-all'ampliamento dei propri interessi.
-Relativi alla costruzione dell'identità e alla ridefinizione del sé.
Oltre ai coetanei e alla famiglia anche la scuola e la formazione professionale sono un'importante contesto
per una maggior definizione, comprensione e costruzione del sé.
La formazione professionale. Orientata all'inserimento nel mondo del lavoro.
Coloro che sostengono tale visione della formazione professionale si fondano su:
-Teoria dei sistemi evolutivi.
-Teoria dell'attaccamento di Bowlby. Ruolo del caregiver.
-Psicologia della salute. Stile di vita
Concetti LIFE SKILLS Ovvero quell'insieme di competenze cognitive, emotive e relazionali Permettono
all'individuo di operare con consapevolezza.
Lavoro pedagogico in comunità minorile.
• Comunità come contesto di attaccamento e sviluppo.
• Le devianze possono essere esito di:
-Incapacità di esprimere il proprio mondo emozionale.
-Incapacità di contatto con la propria interiorità.
-Relazione poco sensibile.
Importanza della teoria dell'attaccamento.
-Diventare una base sicura dai cui ripartire.
-Ridefinire il MOI (Modello operativo interno)→Rappresentazione mentale del ragazzo, delle proprie
relazioni fondamentali. Senza confondere gli educatori con un improprio sostituto genitoriale.
L'educatore in carcere.
Il carcere è caratterizzato da un ferreo sistema gerarchico.
-direttore, -Agenti di custodia, -Educatori.
Nell'ordinamento penitenziario sono racchiusi gli elementi fondamentali dell'attività educativa in carcere:
-Rispetto della dignità della persona.
-Trattamento rieducativo.
-Trattamento penitenziario sia umano.
LA VULNERABILITA DEL MIGRANTE

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