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Testi di immedesimazione
Davide
Cera una voltae c ancora adesso!
Non giusto! Non pu essere cos!. Le grida del Lupo rimbombano nella sala
dattesa.
Non possono avermi preso per questa parte! Io il personaggio pi figo fra gli attori,
ammesso alla fiaba come il debole, la vittima. Per il resto della mia vita!.
Non un respiro fra i personaggi, neanche un minimo movimento.
Se ne stavano tutti l, impietriti, quasi terrorizzati.
Come se avessero avuto paura di quello che era stato preso come la vittima.
Questa storia andava avanti da annima che dico! Secoli!
E da quando hanno scritto Cappuccetto Rosso che a fare i provini per le Fiabe non ci
va pi nessuno!
Avete capito bene, cari umani. Non siete gli unici, insieme agli alieni, a popolare il
cosmo. C anche il Regno della Fantasia!
Il Regno della Fantasia una stella lontana 999.999.999.999.999.999 miliardi di anni
luce dalla terra.
Ora vi starete chiedendo chi pu vivere cos lontano?. Modestamente, solo noi! Chi
siamo noi? Noi siamo gli abitanti del Regno della Fantasia, i Fantastici. Bel nome,
eh?! Comunque, quando uno di noi viene al Regno, perch uno di voi umani, che sia
uno scrittore, un regista o un qualcunaltro ha bisogno di fantasia per inventare
una fiaba.
Ma come fare ad entrare nel cervello di un umano? Vedete, noi nasciamo tutti attori
ed ogni giorno partecipiamo al provino per diventare qualcuno, un personaggio. E
quando un umano ci scrive dentro un libro, il carattere del personaggio inventato
diventa il nostro carattere. E sarebbe una cosa bella, se anche i cattivi non venissero
dal Regno.
Infatti, nella vita di tutti i giorni, i buoni incontrano sempre i cattivi. Come me.
Aspetta
Voi non mi conoscete!
Cio credete di non conoscermi. Mi chiamo Anonimo. S, s. Quello che fa venire in
mente frasi stupende a scrittori sconosciuti. Per questo sono anonimo anchio.
Qui, nel Regno della Fantasia, tutti sono qualcuno tutti tranne me.
Tutti conoscono nessuno, ma, come forse giusto, nessuno amico a nessuno. In
compenso tutti i cattivi si accaniscono su di me. Tanto Anonimo nessuno, e
nessuno prova niente. Qualsiasi cosa gli si dice nessuna reazione. Questo Anonimo.
Ultimamente, per, una buona notizia nella mia vita c stata: sono stato ammesso
alla Fiaba! Purtroppo come bullo e non come aiutante. Questa parte non mi riesce
bene. Dovevano darla al Lupo. Il Lupo di Cappuccetto Rosso. Quello che sbraitava
nella sala dattesa. Il capo del gruppetto che mi bullizza. A lui s, che sarebbe riuscita
bene quella parte!
Oggi il giorno della prima della Fiaba, e, finalmente, dopo non essere riuscito nella
mia parte essendo escluso dal gruppo dei cattivi, si recita! E cos iniziava la Fiaba.
Cera una volta, in un regno lontano, un luogo dove si riunivano tutti i cattivi delle
fiabe. Capitan Uncino, Mangiafuoco, la Matrigna Cattiva, la Strega di Biancaneve e
Ursula, stavano a capo di tutto.
Questi ultimi, a volte, sparpagliavano per i regni nemici (quasi tutti), gruppetti di
personaggi da loro sottomessi inviati per vendetta, per massacrare ed uccidere.
Talvolta gli stessi capi scendevano in campo, sempre tutti insieme (mai da soli), per
umiliare e sottomettere.
Si sentivano forti, grandi, invincibili proprio come i re che un tempo li avevano
sconfitti.
Ecco era il mio turno! Cosa facevo? Fare il bullo non mi riesce bene. Nel copione
cera scritto che dovevo prendere un bastone e sbatterlo addosso al Lupo, al mio
bullo, fino a terrorizzarlo o di pi! Poi sarebbero dovuti intervenire il Gatto e la
Volpe per aiutare la vittima. Ma dico! Come caspita sono state scelte le parti?! I
cattivi dovrebbero diventare buoni (cosa che non accadr mai) e i buoni dovrebbero
essere cattivi! Ecco il Lupo lo vedevo!
Avanzava indugiante mentre teneva in mano la coda, non sapendo ancora che i veri
cattivi lo avrebbero accerchiato e e e. non poteva andare avanti cos, basta!
Non potevo vedere qualcun altro, chiunque esso fosse, patire ci che ho patito io per
tutta la vita. Era il momento di stravolgere la storia! Dovevo aiutarlo!
- Lupo, vieni! - urlai. Il Lupo mi raggiunse nellangolino da dove stavo osservando
tutto.
- Tu mi aiuti? - chiese lui.
Io risposi: S, perch noi due siamo uguali per dignit!.
Allora egli inizi a dire:
- Senti perdonami per tutto quello che ti ho fatto in questi secoli, ti prego,
perdonami! -
- Io ti perdono, ma dobbiamo trovare un modo per salvare le altre vittime ( le
comparse ) che si sono procurati i cattivi - dissi.
Non avrei voluto osservare quella scena pietosa.
I bulli tappavano la bocca alla vittime con lo scotch, mentre quelle cambiavano
volto che diventava un ammasso di terrore.
Li mordevano, li calciavano, li schernivano, gli urlavano contro, li bastonavano, li
umiliavano, li schiacciavano contro il muro.
Ci sarebbe stato bisogno di un miracolo per risolvere le coseoppure una magia!
Dietro il camerino cera la bacchetta magica della Fata Smemorina. Ovviamente
laveva scordata.
La presi easpettacom che si diceva?
Guardai alla mia destra come per chiedere aiuto al Lupo, ma vidi solo il suo volto,
anzi, il suo muso, rivolto verso la scena terrorizzato.
Personaggi picchiati che urlavano di dolore, personaggi dallaria depressa, in piedi
sul davanzale della finestra, personaggi incollati allo schermo di un cellulare
mentre piangevano.
Alcuni lavevano fracassato a terra, quello schermo che nascondeva le facce dei
bulli.
Le vittime in silenzio, con la bocca tappata. Gli spettatori omertosi scappavano per
non essere coinvolti. I bulli, senza ragione, continuavano con laria trionfante.
La Fiaba si era dimprovviso trasformata in un film dellorrore.
Ricordai la formula magica che avrebbe dovuto far funzionare la bacchetta, allora
gridai:
- Bibidi, Bobidi, bu! - ma nulla accadde.
Il Lupo disse:
- Funziona solo se siamo insieme a voler sconfiggere il mostro! -
afferrammo la bacchetta e gridammo in coro:
- Bibidi, Bobidi, bu! -.
In quel preciso instante una luce immensa, una specie di enorme flash, riemp lo
spazio accompagnata da un tintinnio.
Lo scotch si scoll dalla bocca delle vittime che urlarono, ma di gioia.
Quellurlo fece arrivare a testimoniare spettatori una volta omertosi. Lo stesso
grido provoc la polverizzazione dei bulli e del silenzio. I visi tornarono sereni.
Finalmente la fiaba conobbe un lieto fine ed il pubblico dei lettori applaud per ore!
Giulia C.
Ogni week-end mi vedo con Piero, un amico che frequenta un' altra scuola. Lui
sempre allegro e divertente ma gli scorsi fine settimana mi sembrato diverso.
Allora gli ho chiesto perch fosse cos triste. Quindi lui ha iniziato a raccontarmi che
era stato vittima di cyberbullismo. Piero un ragazzo molto bravo a scuola ,forse
uno dei motivi per cui stato preso di mira. Alcuni suoi compagni hanno cominciato
a prenderlo in giro. Quei ragazzi,che erano anche pi grandi di Piero,avevano
creato una chat su facebook nella quale si burlavano di lui usando esempi sciocchi.
Inizialmente il mio amico rideva insieme a loro prendendo gli scherzi alla leggera.
Ma andando avanti con i giorni gli insulti cominciavano a diventare sempre pi
pesanti e le parole delle chat si sentivano anche nei corridoi di scuola. Cos Piero
cominci a starsene per conto suo, anche durante la ricreazione stava da solo
all'angoletto senza parlare con nessuno. Piero si sentiva solo e credeva di non
potersi fidare pi di nessuno. Pensava che il problema venisse da lui, invece non era
cos. I suoi genitori si sono accorti che era triste quindi gli chiesero cosa stava
succedendo. Piero all'inizio non voleva parlare ma poi si convinse di dire quello che
stava succedendo ai genitori. Loro lo riferirono ai professori che non sapevano
nulla. Il giorno dopo gli insegnanti e il preside convocarono i genitori dei tre bulli
per dirgli dei fatti accaduti. I compagni di Piero ora sono stati sospesi. Ora a scuola
nessuno prende pi in giro Piero, perch hanno capito che non bello burlarsi delle
persone vedendo anche come ora Piero cambiato.
Diego
Cenerentola e le sorellastre
Ero l ad aspettare la mia matrigna con le sue figlie,ero agitata ma allo stesso tempo molto
emozionata,mi sentivo come una statua;non riuscivo a muovermi ero immobile .Sentii un
rumore,uno scricchiolio,era la carrozza con dentro le nuove arrivate. Scese per prima la
matrigna. Era una donna abbastanza vecchia,capelli neri,occhi verdi,alta e magra. Portava
un vestito verde smeraldo di pizzo,stupendo!Le sue scarpe erano bianche come la neve e
sicuramente molto preziose. Poi uscirono le sue due figlie con unaria altezzosa e anche
abbastanza fastidiosa. Erano vestite molto elegantemente ma una pi brutta dellaltra. La
pi grande si chiamava Anastasia e la pi piccola si chiamava Geltrude. Entrarono subito in
casa e rimasero deluse perch venivano da un castello e invece noi, io e mio padre, eravamo
poveri e di conseguenza anche la nostra casa. Cominciarono subito a darmi ordini, come se
fossero arrabbiate e non so per cosa. Gi le odio pensai!Mi davano sempre ordini:lava i
piatti,fai il bucato,prepara da mangiare La matrigna non era da meno, anche peggio. Mi
sentivo bloccata in una palla di vetro,ero un oggetto inutile da maneggiare facilmente. Ah!E
volete sapere perch mi chiamo Cenerentola? Quelle tre streghe vedendomi sempre sporca
di cenere mi hanno soprannominato cos. Ogni tanto mi prendevano in giro, erano odiose.
Una volta mi hanno persino picchiata ero veramente sconvolta. Non ce la facevo pi e mi
volevo vendicare.
Era una sera come tante, quando vidi una luce: era una fata! La conoscete?S era
proprio lei, la fata madrina!Mi chiese subito di darle una zucca e dei topi ma io le
dissi di prendere in prestito la macchina della mia matrigna cos avremmo fatto
prima. In seguito mi fece indossare un vestito azzurro come il cielo e delle scarpe di
cristallo (erano proprio scomode avrei preferito indossare delle scarpe basse come
delle ballerine).Sono andata al ballo nel castello del principe e indovinate chi
cera?S, proprio loro le due sorellastre. No!Non sapevo cosa fare: tornare a casa o
andare dal principe? Ero terrorizzata. E se mi avessero visto? Mi avvicinai pian
piano al principe ma mi videro. Che fare?Scappare? No troppo banale. Allora chiesi
al principe il numero di telefono e poi scappai velocemente. Le mie sorellastre mi
inseguirono ma il principe le ferm dicendo loro di lasciarmi in pace. Il giorno dopo
per mi riempirono di schiaffi e calci. Io NON mi chinai al loro potere. Io ero una
persona,non una bambola. Urlai chiamando mio padre le denunci!
Il giorno dopo mi sposai con il principe ,insomma come nella fiaba originale!E
vissero felici e contenti. E spero sar lo stesso anche per voi ragazzi che siete vittime
di bullismo. Il silenzio uccide, un nemico orribile. Ah!Se volete saperlo la matrigna
si lasci con mio padre,and in prigione con le sorellastre e vissero tristi e depresse!
:-)
Anna
Tre giorni fa sono stato spettatore di un atto di bullismo.Una banda di ragazzi tra i
dodici e i tredici anni stava bullizzando un bambino tra i sette e gli otto anni,io come
ogni giorno passavo di l appena vista la scena mi sono nascosto dietro un muretto e
cercavo di capire cosa stava succedendo. La vittima era stata picchiata con brutale
forza,sembrava che quel povero ragazzino avesse un conto in sospeso con quella
banda. Il ragazzo e' rimasto due settimane all'ospedale con radio e ulna rotti,
frattura del polso sinistro e un occhio nero. Io ci ho riflettuto molto su quell atto e
mi dicevo che se fossi intervenuto quel ragazzo non avrebbe riportato tutti quei
danni. La cosa che mi fa arrabbiare ' che una "banda" di ragazzi compresi fra i
dodici e i tredici anni hanno bullizzato un bambino tra i sette e gli otto anni.
Gabriele I.
Era un mercoled come tutti, stavo uscendo da scuola insieme alle mie amiche.
Arrivate davanti la Chiesa di San Carlo, ci siamo divise, quindi io ho continuato il
percorso per arrivare a casa da sola. Davanti la piazzetta principale qualcosa non
mi quadrava, mi sentivo come osservata e seguita, ad un certo punto mi sono girata
di scatto ed effettivamente cera un gruppo di ragazzi pi grandi di me, a qualche
metro di distanza, che venivano dalla mia parte. Inizialmente non ci avevo dato
troppa importanza, visto che da quelle parti non ci abito solo io, ma loro
continuavano a seguirmi, fino a che girando la curva, me ne ritrovai altri tre
davanti, probabilmente loro amici, che mi avevano completamente accerchiata.
Non sapevo cosa fare, avevo paura, le gambe mi tremavano, i denti mi battevano. Mi
chiesero se volevo delle sigarette, io risposi di no, e come se non bastasse se ero
iscritta a dei social-network e quali, io risposi di si che ero iscritta a Instagram, mi
chiesero inoltre come mi chiamavo, a quello non risposi, avevo troppa paura, non ce
la facevo pi, lunica cosa che desideravo era tornare a casa. Ma loro me lo
impedivano. Continuavano a farmi domande strane, mi insultavano perch stavo
ancora alle medie. Io avrei voluto rispondergli che anche loro cerano stati e che non
dovevano sentirsi superiori a me solo perch erano pi grandi. Ma non avevo il
coraggio, non volevo neanche immaginare quello che poteva succedermi se glielo
avessi detto. Forse qualcuno aveva sentito le mie paure, le mie preghiere, perch
proprio in quel momento pass una macchina dei carabinieri, che si ferm perch si
insospettirono. Mi chiesero se cerano dei problemi, io scoppiai a piangere, ma non
riuscii a dire una parola. I carabinieri capirono lo stesso, mi dissero di andare a casa
e che a quei ragazzi ci avrebbero pensato loro. I bulli seguirono i carabinieri in
caserma e vennero convocati i genitori. Purtroppo da quel giorno le mie paure non
se ne andarono e io cercavo di non tornare a casa da sola, lunica cosa positiva che
quei ragazzi capirono la lezione e a me non davano pi fastidio.
Angelica