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Capitolo 11 - Soluzione delle controversie


internazionali e accertamento del diritto
Premessa
Occorre dis=nguere tra accertamento del diri4o internazionale e soluzione delle controversie
internazionali:
1) La soluzione di una controversia internazionale non si traduce necessariamente in un a4o
di accertamento del diri4o,potendosi tradurre nella creazione di nuovo diri4o nei rappor=
tra le par=;
2) Nel diri4o internazionale l’accertamento del diri4o presuppone sempre uan
controversia internazionale, esistono numerosi tra4a=, e persino alcuni aM di org.int. che
is=tuiscono meccanismi per l’accertamento del diri4o.

Nozione di controversia internazionale


Ha luogo una controversia internazionale quando la pretesa di uno Stato viene contestata da un
altro. L’esistenza di una pretesa e la sua contestazione, ovvero la resistenza alla stessa, sono dunque
elemen= cos=tu=vi della controversia.
Nel caso Mavromma=s la CPGI definì la controversia come un disaccordo su un fa4o o una legge,
un confli4o di visioni o interessi fra due persone giuridiche di diri4o internazionale. La controversia
viene definita anche come una situazione in cui i pun= di vista delle due par= rela=vamente
all’esecuzione o alla non-esecuzione di cer= obblighi derivan= da un tra4ato sono ne4amente
oppos=.
La dis=nzione tra le due categorie di controversie (giuridiche o poli=che) ha scarso fondamento,
anche se ogni tanto viene invocata davan= alla CIG per contestare la competenza della Corte,
specialmente quando la controversia è deferita unilateralmente in virtù di una clausola
compromissoria o del meccanismo predisposto dall’art.36 par. 2 dello Statuto della CIG.

Natura consuetudinaria dell’obbligo di risolvere pacificamente le


controversie
Esistono due metodi per risolvere le controversie internazionali:
1) Attraverso mezzi pacifici;
2) A4raverso mezzi non pacifici.
Il diri4o internazionale contemporaneo ha defini=vamente ripudiato i mezzi non pacifici di
soluzione delle controversi internazionali, stabilendo, con la Carta delle NU l’obbligo di risolvere in
modo pacifico le controversie internazionali.
Un obbligo più incisivo venne affermato dal Pa4o della Società delle Nazioni. Secondo l’art.12 del
Pa4o, gli Sta= avevano un dovere generale di so4oporre ad arbitrato, regolamento giudiziale o
all’esame del Consiglio della Società le controversie che potessero condurre ad una ro4ura. La
giurisdizione o l’arbitrato dovevano essere preferi= per le controversie rela=ve all’interpretazione
di un tra4ato.
L’art.2 par.3 della Carta delle NU obbliga gli Sta= a risolvere pacificamente le controversie
internazionali. Questa disposizione è complementare a quella contenuta nell’art.2, par. 4 che fa
divieto della minaccia o dell’uso della forza nelle relazioni internazionali. I mezzi di risoluzione
pacifica sono indica= nell’art.33 della Carta delle NU.

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Metodi di risoluzione delle controversie internazionali


I metodi di soluzione delle controversie internazionali sono:
1) Negoziato;
2) Mediazione;
3) Inchiesta;
4) Buoni Uffici;
5) Conciliazione;
6) Arbitrato;
7) Giurisdizione.
Sono considera= mezzi diploma=ci, che si propongono come mezzi aM a facilitare un accordo tra le
par= della controversia mentre 6 e 7 sono considera= mezzi obbligatori.

Recentemente, si è assis=to ad una prevalenza del negoziato come mezzo di risoluzione delle
controversie. Il negoziato tra le par= può condurre alla conclusione di un accordo che dia
sistemazione al confli4o di interessi. Il negoziato raramente si traduce in un accordo di mero
accertamento, che risolve la controversia secondo diri4o; più spesso conduce ad una soluzione di
compromesso che innova il diri4o preesistente, cosicché l’accordo si configura come fonte di nuovo
diri4o nei rappor= tra le par=.
Nell’inchiesta le par= affidano ad un terzo l’accertamento imparziale dei faM che possono essere
all’origine della controversia. Di regola l’inchiesta si conclude con un rapporto indirizzato alle par=,
che non ha valore obbligatorio. L’accertamento imparziale di un fa4o aiuta ovviamente a risolvere
la controversia. L’inchiesta può essere parte di un ulteriore procedimento di soluzione della
controversia.
Nella mediazione, il terzo ha il compito di cercare di avvicinare le posizioni delle par=, in modo da
ridurre il contrasto di interessi e facilitare la soluzione della controversia.
Mediante la conciliazione, viene is=tuito un procedimento volto alla soluzione della controversia, di
regola per mezzo di una commissione composta da individui. La procedura si conclude con un
rapporto, contenente una o più raccomandazioni in ordine alla soluzione della controversia. Il
rapporto della commissione non è vincolante per le par=.
L’arbitrato invece si conclude con un a4o che comporta la soluzione obbligatoria della controversia.
Il Tribunale arbitrale è cos=tuito da uno o più individui scel= di comune accordo tra le par= ed
opera secondo una procedura specificata dalle par= all’a4o dell’is=tuzione del tribunale o fissata
dal tribunale stesso, oppure prestabilita da un accordo preesistente all’insorgere della controversia.
La giurisdizione si dis=ngue dall’arbitrato poiché la soluzione della controversia è deferita ad un
organo permanente compostada individui indipenden= ed operante secondo le regole prestabilite.

Combinazione tra i vari metodi di soluzione delle controversie


internazionali
La combinazione di più metodi per la risoluzione di controversie è spesso is=tuzionalizzata.
Un combinato tra inchiesta, buoni uffici, mediazione, conciliazione è reperibile nell’art.90 del I
protocollo addizionale alle qua4ro Convenzioni di Ginevra del 1949. La commissione indaga sui
faM che una parte indica come violazione delle norme di D.I. umanitario; presta i propri buoni uffici
per facilitare il ritorno all’osservanza delle disposizioni; presenta alle par= un rapporto con i risulta=
delle indagini e formula raccomandazioni che ri=ene opportune. La procedura si conclude con un
procedimento quasi-concilia/vo.
Inchiesta e giurisdizione possono coesistere nel processo dinanzi la CIG. Inchiesta, conciliazione e
giurisdizione sono a disposizione della CEDU; questa non solo può disporre un’inchiesta ma è

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tenuta ad esperire un tenta=vo di “regolamento amichevole” della controversia, prima di pervenire


all’adozione della sentenza.
Il meccanismo della “compliance procedure” può coesistere con un sistema di soluzione delle
controversie. Il Covenant sui diriM civili e poli=ci del 1966 stabilisce un sistema di rappor= periodici
che le par= devono inviare al Comitato dei diriM dell’uomo. Una clausola opzionale, inserita nel
Covenant, legiMma il Comitato a svolgere una funzione concilia=va nel caso in cui una parte ritenga
che un altro Stato parte non adempia agli obblighi stabili= dal pa4o.

La Corte permanente di arbitrato


La CPA è stata is=tuita in virtù della Convenzione dell’Aja del 1899. La Corte, con sede all’Aja, ha di
permanente un’esile stru4ura is=tuzionale cioè:
1) Ufficio Internazionale di Cancelleria;
2) Consiglio di amministrazione permanente;
3) Arbitri designa= dagli Sta= par=;
4) Regole di procedura.
La Corte offre le sue facili=es per la soluzione di taluni arbitra= internazionali.

Corte internazionale di gius9zia


La CIG ha sede all’Aja, opera in base ad uno Statuto, annesso alla Carta delle NU, ed è composta da
15 giudici che durano in carica per circa nove anni. I giudici sono eleM dall’Assemblea Generale e
dal Consiglio di Sicurezza delle NU, sulla base di una lista di persone designate dai gruppi nazionali
della CPA. L’Assemblea ed il Consiglio operano come due camere dis=nte.
La Corte opera in base allo Statuo ed a un regolamento di procedura non derogabile dalle par=.
Solo gli Sta= possono essere par= della procedura contenziosa davan= alla Corte. Poiché la
giurisdizione ha base consensuale, le par= debbono acce4are la competenza della Corte mediante
una propria manifestazione di volontà. Il principio del consenso nell’a4ribuzione della competenza
alla Corte non viene meno, neppure qualora sia violata una norma impera=va del diri4o
internazionale.
Quando il consenso preesiste all’insorgere della controversia, ciascuna parte può rivolgersi alla
Corte mediante un ricorso unilaterale. In pra=ca lo Stato parte di una controversia può adire la
Corte internazionale se ha depositato la propria dichiarazione unilaterale di acce4azione della
giurisdizione della Corte e se una dichiarazione unilaterale è stata depositata dall’altro Stato parte
della medesima controversia. Uno Stato può riconoscere come obbligatoria ipso facto e senza
speciale convenzione la giurisdizione della CIG. Tale meccanismo consiste in una dichiarazione
unilaterale di acce4azione della competenza della Corte, comporta che uno Stato si obblighi ad
acce4are la competenza della Corte nei confron= di qualsiasi altro Stato che abbia effe4uato la
medesima dichiarazione. La dichiarazione di acce4azione della competenza della Corte può essere
delimitata ra5one temporis, ra5one materiae o ra5one personae.
Il consenso all’acce4azione della competenza della CIG può essere espresso successivamente
all’insorgere della controversia e dopo che questa sia stata deferita da una delle par= della CIG.
Poiché l’espressione del consenso non richiede una par=colare formalità, esso può anche essere
ricavato dal comportamento processuale della parte. La condo4a dello Stato deve essere tale da
dimostrare la sua inequivocabile volontà di acce4are la giurisdizione della CIG.
Lo Statuto della Corte, prevede l’intervento in causa e si dis=ngue in:
1) Intervento in una controversia non avente ad ogge4o l’interpretazione di una convenzione
di cui il terzo sia parte;
2) Intervento avente ad ogge4o l’interpretazione di una convenzione mul=laterale di cui il
terzo sia parte.

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La prima ipotesi è disciplinata dall’art.62 dello Statuto ed amme4e l’intervento del terzo, il quale
ri=ene che un suo interesse di natura giuridica possa essere pregiudicato dalla decisione della
Corte. Lo Stato interveniente non diventa parte in senso processuale e la sentenza non ha efficacia
di cosa giudicata nei suoi confron=.
La seconda ipotesi è disciplinata dall’art.63 dello Statuto e riguarda l’intervento del terzo in un
controversia rela=va all’interpretazione di una convenzione mul=laterale di cui esso sia parte. In
questo caso, il terzo interveniente è vincolato dall’interpretazione della convenzione resa nella
sentenza della CIG.
L’art.41 dello Statuto abilita la Corte ad indicare misure cautelari per la salvaguardi dei diriM delle
par= in lite. La Corte giudica in base a diri4o, secondo quanto stabilito dall’art.38 par. 1, del suo
Statuo. Ha anche la facoltà di giudicare ex aequo et bono sele par= così decidano.
Le sentenze della Corte sono defini=ve ed hanno efficacia di cosa giudicata in senso soggeMvo e in
senso oggeMvo. Esistono due mezzi di gravame diversi dall’appello, consisten= nell’interpretazione
o nella revisione della sentenza. Il primo ha luogo in caso di contestazione sul significato e la
portata della sentenza; il secondo può essere promosso, sempre ad istanza delle par=, nel caso in
cui si alleghi la scoperta di un fa4o di natura tale da cos=tuire un evento decisivo per la revisione.
La revisione deve essere richiesta entro sei mesi dalla scoperta del fa4o nuovo e la domanda non
può più essere presentata trascorsi dieci anni dalla data dell’emanazione della sentenza.
La CIG ha anche una competenza consul=va, può infaM essere richiesto un parere consul=vo, su
qualsiasi ques=one giuridica, dall’Assemblea Generale e dal Consiglio di sicurezza. Anche gli altri
organi delle NU e le is=tuzioni possono chiedere un parere consul=vo, ma solo su ques=oni che
insorgano nell’ambito della loro aMvità.
Gli Sta= non sono legiMma= a chiedere pareri alla Corte, ma possono sempre presentare un
proge4o di risoluzione in Assemblea Generale, affinché questa chieda un parere. Il parere sarà
decisivo, cioè risolverà la controversia tra le par= con effeM giuridici vincolan=.

Esecuzione delle sentenze internazionali


Nella comunità manca un organo accentrato che possa assicurare la realizzazione coerci=va del
diri4o. A4ualmente l’art.2 par. 4 della Carta delle NU esclude che si possa ricorrere alla forza
armata per costringere lo Stato soccombente ad adempiere, ma è ammissibile l’esercizio di una
contromisura che non compor= l’uso della forza armata.
La Carta de4a un par=colare meccanismo, all’art.94. In caso di inadempimento della sentenza da
parte dello Stato soccombente, , l’altra parte può ricorrere al Consiglio di sicurezza affinché questo
prenda le misure appropriate. Il Consiglio puòdecidere o raccomandare le misure in ques=one. È da
notare che la delibera del Consiglio di sicurezza deve essere presa con il voto posi=vo dei 5 membri
permanen=.

CIG e Consiglio di sicurezza delle NU


Il problema dei rappor= tra CIG e Consiglio di sicurezza ha due aspeM:
1) La li=spendenza, cioè la contemporanea presenza della ques=one di fronte ad ambo gli
organi;
2) La competenza della CIG a pronunciarsi sulla legiMmità delle risoluzioni del Consiglio.
Quanto al primo punto, la ques=one è stata affrontata dalla CIG che ha osservato come non esista
nessuna disposizione della Carta delle NU che precluda alla Corte di rendere la sentenza, qualora il
Consiglio ne sia pienamente inves=to. La Corte ha anche affermato che non esiste nessuna
irregolarità nel caso di contemporaneo esercizio da parte de due organi. Quanto al secondo,, buona
parte della do4rina ri=ene che alla CIG, purché ne sussista competenza, non sia inibito pronunciarsi
sulla validità delle rela=ve risoluzioni, almeno incidenter tantum, poiché una pronuncia erga omnes

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potrebbe pregiudicare l’efficacia inter partes del giudizio.

Poteri del Consiglio di sicurezza in materia di soluzione delle


controversie
Il Consiglio di sicurezza è un organo poli=co, tu4avia esercita funzioni di natura non giurisdizionale
nel campo della soluzione delle controversie internazionali, che gli sono assegnate dal Capitolo VI
della Carta.
Oltre a portesi aMvate motu proprio, il Consiglio di sicurezza può essere aMvato da qualsiasi
membro delle NU, dal Segretario Generale o dalla stessa Assemblea in caso di controversie la cui
con=nuazione sia susceMbile di me4ere in pericolo la pace e la sicurezza internazionale.
Il Consiglio:
1) Ha potere d’inchiesta;
2) Può invitare le par= a risolvere pacificamente la controversia;
3) Può suggerire un metodo specifico per la risoluzione;

Giurisdizione penale internazionale


I tribunali penali internazionali sono una novità abbastanza recente, essi hanno giurisdizione su
individui accusa= di aver commesso un crimine internazionale. Sono sta= is=tui= con risoluzione
del Consiglio di Sicurezza due tribunali internazionali ad hoc:
1) Tribunale per la ex-Iugoslavia;
2) Tribunale per il Ruanda.
Il primo è competente per le infrazioni gravi alle Convenzioni di Ginevra del 1949, le violazioni alle
leggi ed alle consuetudini di guerra, il genocidio ed i crimini contro l’umanità. La competenza del
Tribunale per il Ruanda ha per ogge4o solo crimini commessi durante la guerra civile, come il
genocidio, i crimini contro l’umanità e le violazioni gravi dell’art.3 della Convenzionedi Ginevra.
Lo Statuto della CPI è stato ado4ato a Roma il 17 luglio 1998. È una stru4ura piu4osto complessa, e
consiste in:
1) 18 giudici;
2) 1 procuratore;
3) Cancelleria.
I giudici sono eleM dall’Assemblea degli Sta= par=, che è composta da tuM gli Sta= par= dello
Statuto. Il procuratore è ele4o a scru=nio segreto dalla stessa Assemblea. Il procuratore ha poteri
non trascurabili.
La Corte ha giurisdizione secondo l’art.5 per i seguen= crimini:
1) Genocidio;
2) Crimini contro l’umanità;
3) Crimini di guerra;
4) Aggressione.
Per quanto riguarda il genocidio, s è voluto tenere dis=nto dai crimini contro l’umanità , l’art.6
ripete la definizione stabilita dalla Convenzione del 1948 sulla repressione del genocidio.
La sua competenza è fondata sul principio di complementarietà: la Corte può giudicare solo nei casi
in cui un tribunale nazione non intenda o sia effeMvamente incapace di svolgere corre4amente
l’indagine o di indiziare il processo. Il principio accolto è quello secondo cui coloro che hanno
commesso crimini internazionali non debbono godere d’impunità.
La Corte non ha giurisdizione universale. Essa può giudicare solo quando:
1) Il crimine sia commesso da un ci4adino di uno Stato parte;
2) Il crimine sia commesso nel territorio di uno Stato parte;

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3) Una situazione in cui uno più crimini sia deferita alla Corte. Un procedimento dinanzi alla
Corte può essere messo in moto da:
• Stato parte;
• Consiglio di sicurezza;
• Procuratore.

Corte di gius9zia della CE


Il sistema giurisdizionale dell’ordinamento comunitario è composto da una Corte e da un
Tribunale di I grado. Le differenze stru4urali tra giurisdizione comunitaria e giurisdizioni
internazionali sono le seguen=:
1) La giurisdizione comunitaria ha natura obbligatoria;
2) È generalmente cara4erizzata dal doppio grado di giurisdizione;
3) È aperta ai ricorsi individuali.
La Corte si compone i 27 giudici ed è assis=ta da 8 avvoca= generali. L’avvocato generale presenta
le sue conclusioni prima della fine della procedura. La durata del mandato è di 6 anni. Anche il
Tribunale di I grado è composto da 27 giudici ma non ha un corpo di avvoca= generali.
L’art.225 CE a4ribuisce al Tribunale la competenza a conoscere in primo grado di tuM i ricorsi
direM ad eccezione di quelli devolu= ad una camera giurisdizionale e di quelli che lo Statuto riserva
alla Corte di Gius=zia. Alla Corte compete conoscere anche il ricorso per infrazione. Inoltre, per
materie specifiche da determinare tramite modifiche dello Statuto, è previsto che il Tribunale abbia
anche la competenza a =tolo pregiudiziale.
La Corte e il Tribunale esercitano competenze in materia di:
1) Controversie n materia d’impiego tra personale e Comunità;
2) LegiMmità degli aM comunitari che abbiano natura vincolante e non siano pertanto
raccomandazioni o pareri.
LegiMma= aMvamente sono gli Sta= membri, il Consiglio, la Commissione e il Parlamento Europeo.
I vizi per cui l’a4o può essere impugnato sono =pici di tale diri4o(amministra=vo interno):
incompetenza; violazione di forme sostanziali, violazione del Tra4ato CE o di qualsiasi regola di
diri4o rela=va alla sua applicazione; sviamento di potere. Un ricorso in annullamento, per gli stessi
mo=vi, può avere per ogge4o anche una decisione-quadro o una decisione ado4ata nel c.d. III
Pilastro.
3) Ricorso in carenza.
Anche in questo caso si tra4a di un =pico ricorso del diri4o amministra=vo interno. Il ricorso è volto
ad accertare un’omissionedell’organo e ad obbligare l’organo ad agire (art.232 CE).
4) Inadempimento del Tra4ato.
La Commissione(art.226 CE) e gli Sta= membri(art.227 CE) possono iniziare un procedimento
contro uno Stato per violazione degli obblighi derivan= dal Tra4ato CE.
5) Competenza a =tolo pregiudiziale.
È volta ad assicurare l’uniforme applicazione del diri4o comunitario all’interno degli Sta= membri,
quantunque le sentenze della Corte non siano fonte di diri4o e non valga nel diri4o comunitario la
regola stare decisis. Il diri4o comunitario deve essere applicato dal giudice interno, con la
conseguenza che può essere sollevata una ques=one d’interpretazione del Tra4ato CE o di
interpretazione o validità di un a4o delle is=tuzioni.
6) Azione in materia di responsabilità extracontra4uale della Comunità.

Controversie di caraPere commerciale


Le controversie di cara4ere commerciale sono risole nell’ambito dell’OMC, con un sistema
autosufficiente. Poiché la maggior parte degli Sta= membri della comunità internazionale è

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membro dell’OMC, tale sistema è diventato quasi universale.


Il sistema di soluzione delle controversie è regolato dall’Intesa sulle norme e sulle procedure che
disciplinano la soluzione delle controversi. Essa è contenuta in un allegato all’Accordo di Marrakesh
e quindi ha natura vincolante. L’Intesa è amministrata dall’OMC e pertanto i suoi organi incidono a
vario =tolo sul sistema di soluzione delle controversie.
Gli organismi addeM a questa funzione sono i Panels, cos=tui= di volta in volta, e l’Organo di
appello permanente, composta dise4e membri, che siedono a =tolo individuale.
I Panels hanno una composizione eminentemente tecnica e possono includere anche persone
appartenen= ad una pubblica amministrazione, ma non ci4adini degli Sta= par= della controversia,
salvo accordo contrario. I membri del Panel sono propos= dal Segretario alle par= della
controversia.
Prima della cos=tuzione del Panel, le par= della controversia debbono esperire una fase
obbligatoria di consultazioni, che vengono avviate a richiesta di una parte. Se entro 60gg. Dalla
data di ricezione di consultazione la controversia non è risolta, la parte che ha presentato reclamo
può chiedere l’is=tuzione del Panel. Dinanzi al Panel si apre una procedura contenziosa con
argomentazioni scri4e e orali delle par=. Il Panel invia una relazione interinale alle par=.
Successivamente le par= sono di nuovo udite e il Panel ado4a una relazione defini=va e
giuridicamente vincolante.
L’Organo d’appello esamina la relazione del Panel solo so4o il profilo della legiMmità e non entra
nel merito. Esso può confermarne, modificarne o annullarne le conclusioni. Solo le par= della
controversia possono partecipare alla procedura contenziosa dinanzi all’Organo d’appello.
Con l’adozione da parte del DSB della relazione del Panel o dell’Organo di appello, la fase
contenziosa è conclusa. Si apre quindi la fase rela=va all’esecuzione delle decisioni contenute nella
relazione. Questa ha luogo so4o l’egida del DSB che può assegnare alla parte soccombente un
termine ragionevole, qualora essa non sia in grado di adempiere immediatamente.

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