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Le obbligazioni contrattuali
di Francesco Sbordone
1
Cfr. in generale S.M. Carbone e R. Luzzatto, Il contratto internazionale, To-
rino, 1994.
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2
Cfr. N. Boschiero, Verso il rinnovamento e la trasformazione della Conven-
zione di Roma: problemi generali, in Aa.Vv., Diritto internazionale privato e diritto
comunitario, a cura di P. Picone, Padova, 2004, p. 360 ss.
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3
Cfr. F. Ferrari, Vendita internazionale tra forum shopping e diritto interna-
zionale privato: brevi note in occasione di una sentenza esemplare relativa alla con-
venzione delle Nazioni Unite del 1980, in Giur. it., 2003, p. 896 ss.
4
Cfr., per tutti, U. Villani, La Convenzione di Roma sulla legge applicabile ai
contratti, Bari, 1997, p. 3 ss. e T. Treves (a cura di), Verso una disciplina comunita-
ria della legge applicabile ai contratti, Padova, 1983, p. 4 ss.
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5
Dal 10 gennaio 2015, il Regolamento UE n. 44/2001 sarà sostituito dal testo
di rifusione contenuto nel Regolamento UE n. 1215/2012.
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6
Cfr. P. Picone, La riforma italiana del diritto internazionale privato, Padova,
1998, p. 132 ss.
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7
Cfr. B. Ubertazzi, Il regolamento Roma I sulla legge applicabile alle obbliga-
zioni contrattuali, Milano, 2008, passim.
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8
V. P. Bertoli, Criteri di giurisdizione e legge applicabile in tema di responsa-
bilità precontrattuale alla luce della sentenza «Fonderie meccaniche Tacconi», in Riv.
dir. int. priv. e proc., 2003, p. 109 ss. e il più recente Id., La definizione dell’ambito
di applicazione del regolamento Roma I: criteri generali e responsabilità precontrat-
tuale, in Aa.Vv. (a cura di N. Boschiero), La nuova disciplina comunitaria della
legge applicabile ai contratti (Roma I), Torino, 2009, p. 227 ss.
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9
M. Giuliano e P. Lagarde, Relazione sulla Convenzione relativa alla legge
applicabile alle obbligazioni contrattuali, in T. Treves (a cura di), Verso una disci-
plina comunitaria della legge applicabile ai contratti, cit., p. 380.
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mento posti dal Regolamento Roma I. Potrebbe darsi, difatti, che sia
competente il giudice cinese il quale individuerà la legge applicabile
secondo le proprie norme di conflitto interne. Per tali ragioni, che
attengono in primis al profilo giurisdizionale, tra alcuni Stati U.E. e
altri paesi extracomunitari spesso si stipulano delle convenzioni bila-
terali volte ad evitare un conflitto tra giudicati (nell’esempio appena
proposto, ciò si verificherebbe qualora l’impresa italiana ottenesse un
provvedimento a lei favorevole dinanzi al giudice italiano e altret-
tanto facesse, in Cina, l’impresa cinese) prevedendo criteri di giuri-
sdizione univoci, oppure stabilendo quali siano i criteri che sovrin-
tendono al riconoscimento reciproco dei provvedimenti di natura giu-
diziale. La problematica appena evidenziata – che ovviamente non
comprende le ipotesi in cui la controversia sia connessa in via esclu-
siva al territorio dell’U.E. (intracomunitaria) pur coinvolgendo giu-
dici di diversi Stati membri – determina, nella prassi contrattuale, il
ricorso all’arbitrato commerciale internazionale, quale organo di giu-
stizia c.d. «privata». Difatti, le parti di un contratto internazionale
connesso a leggi di paesi extracomunitari, proprio per scongiurare
complesse questioni di giurisdizione statale (non sempre risolvibili,
come avviene nel contesto U.E., da norme uniformi), si affidano (me-
diante una convenzione arbitrale oppure una clausola compromisso-
ria) ad istituzioni arbitrali prestigiose sul piano internazionale per
comporre, con l’emissione di un lodo arbitrale di valore analogo ad
una sentenza, l’eventuale controversia relativa al contratto concluso
(ad es., nei rapporti commerciali tra imprese italiane e cinesi è fre-
quente il ricorso alla C.I.E.T.A.C., China International Economic and
Trade Arbitration Commission, ma anche alla Camera di Commer-
cio Internazionale – in sigla I.C.C., sede di Parigi o di Roma): di-
versamente, rischierebbero di trovarsi o esposte a tutte le incertezze
circa l’individuazione del giudice competente (forum) e della legge
applicabile (ius) oppure addirittura sprovviste di tutela in relazione al
rapporto controverso.
10
Sul tema cfr. G. Carella, Autonomia della volontà e scelta di legge nel di-
ritto internazionale privato, Bari, 1999, p. 12 ss. e ivi ulteriori riferimenti bibliogra-
fici; Y. Nishitani, Mancini e l’autonomia della volontà nel diritto internazionale pri-
vato, in Riv. dir. int. priv. e proc., 2001, p. 30 ss.; L. Ranouil, L’autonomie de la
volonté: naissance et évolution d’un concept, Paris, 1980, p. 13 ss. Sia consentito il
rinvio a F. Sbordone, La «scelta» della legge applicabile al contratto, Napoli, 2003.
Da ultimo, N. Posenato, Autonomia della volontà e scelta della legge applicabile ai
contratti nei sistemi giuridici latino-americani, Padova, 2010.
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11
Cfr. T. Perassi, Sull’autonomia dei contraenti, in Scritti giuridici, II, Milano,
1958, p. 173 ss.; Id., Legge regolatrice dei contratti e volontà delle parti, in Scritti
giuridici, II, Milano, 1958, p. 199 ss. il quale afferma che la designazione autonoma
della legge applicabile costituisce un mero fatto, ma al contempo (in ciò evidenziando
le più volte rilevate incertezze ricostruttive) rappresenta il potere giuridico (esplica-
zione di autonomia) dei contraenti di determinare, con il loro accordo, il contenuto
del rapporto giuridico posto in essere con il contratto. V., altresì, R. Ago, Teoria
del diritto internazionale privato, Padova, 1934, p. 192 ss.; G. Morelli, Nozioni di
diritto internazionale, Padova, 1967, p. 58, 59, secondo cui l’istituto in esame è un
criterio di collegamento oggettivo (ma non territoriale): la «volontà delle parti in
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quanto criterio di collegamento, essendo contemplata, non già da una norma mate-
riale, ma da una norma di diritto internazionale privato, non è esercizio di autono-
mia». Cfr., inoltre, E. Betti, Problematica del diritto internazionale, Milano, 1956,
p. 479 ss.; Id., Autonomia privata e competenza della «lex loci actus» nelle obbliga-
zioni civili e commerciali, in Riv. dir. int., 1930, p. 14, il quale sostiene che le parti,
nell’indicare la legge regolatrice del contratto, si limitano a porre in essere «il pre-
supposto di fatto, cui la norma, ed essa sola, provvede a ricollegare effetti giuridici».
In generale, v. E. Vitta, Diritto internazionale privato, III, Torino, 1975, p. 238; G.
Carella, Autonomia della volontà e scelta di legge nel diritto internazionale pri-
vato, Bari, 1999, p. 36 ss. e ivi ulteriori indicazioni bibliografiche.
12
Cfr. E. Betti, o.u.c., p. 15, il quale sostiene che, in presenza di una norma che
«espressamente» consenta alle parti di scegliere la legge, la designazione autonoma co-
stituisce l’esercizio di un ufficio delegato ai privati dall’ordinamento cui appartiene la
norma di diritto internazionale (sebbene tale «abdicazione», di un «compito suo spe-
cifico ed esclusivo», si manifesti «poco conforme alla dignità del legislatore»).
13
Il punto identifica una delle questioni più dibattute dalla dottrina nel tenta-
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come risolverlo»15. L’interesse delle parti alla scelta della legge appli-
cabile alla fattispecie contrattuale, può essere, quindi, così precisato:
a) un interesse delle parti ad evitare che si possano verificare dubbi
o incertezze circa l’individuazione della legge in ragione dell’applica-
zione di altri criteri di collegamento16; b) un interesse delle parti a
scegliere la legge la quale consenta loro, con riferimento agli interessi
evidenziati nel contratto, di realizzarli in maniera reputata dalle stesse
più efficiente o, comunque, più soddisfacente, in grado cioè di assi-
curare loro una migliore tutela17; c) un possibile interesse a selezio-
nare una legge «neutrale», inidonea ad avvantaggiare una delle parti
(ad es., perché più «familiare» per una di esse).
Evidente, sotto questo profilo, la posizione di strumentalità di sif-
fatti interessi rispetto a quelli racchiusi nella causa del contratto al
quale la designazione si riferisce: l’interesse alla scelta della legge ap-
plicabile non sembra percepibile se non unitamente all’autosistema-
zione di interessi e al programma realizzativo di questi ultimi rap-
presentato nel contratto internazionale.
È il caso di ribadire, altresì, che il potere di scelta della legge ap-
plicabile (c.d. kollisionrechtliche Verweisung) si distingue decisamente
dal potere di predisporre il contenuto contrattuale attraverso l’appo-
sizione al contratto di una clausola che recepisce al suo interno la di-
sciplina dettata dalla legge richiamata (determinazione del contenuto
15
Così E. Vitta, Diritto internazionale privato, III, cit., p. 254.
16
Sulla c.d. «funzione preventiva» o di «profilassi» cfr. O. Kahn Freund, Ge-
neral Problems of Private International Law, Leyden, 1976, p. 195 ss.; da tale fun-
zione, inoltre, discenderebbe la priorità dell’electio iuris rispetto ad altri criteri di col-
legamento disciplinati, nel sistema previgente, dall’art. 25 disp. prel. c.c. (così Cass.,
3 agosto 1968, n. 2795, in Riv. dir. int. priv. proc., 1969, p. 777 ss.); nella attuale di-
sciplina, viceversa, il riferito carattere di prevalenza non sembra più potersi revocare
in dubbio.
17
Riconosce la presenza di tale interesse, non soltanto quella parte della dottrina
alla quale si deve la configurazione originaria della c.d. «autonomia della volontà»
ma anche la rara giurisprudenza che si è occupata dell’istituto in esame. Rileva, di-
fatti, Cass., 30 aprile 1969, n. 1409, in Riv. dir. int. priv. proc., 1970, p. 332 ss., che
«il contratto può essere meglio disciplinato dalla legge che le parti hanno scelto, in
relazione alle concrete peculiarità del caso». Per Cass., 27 marzo 1996, n. 2756, in
Foro it., 1996, I, p. 2427 ss., in tema di individuazione della legge regolatrice dei rap-
porti di lavoro sorti in Italia, fra soggetti di cittadinanza italiana, ed eseguiti all’e-
stero, si attribuisce «rilievo prevalente alla volontà delle parti stipulanti di scegliere
la legge ritenuta più idonea per il regolamento dei rispettivi rapporti contrattuali».
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18
V. E. Zitelmann, Internationals Privatrecht, I, Lipsia, 1897, p. 270 ss. e E.
Frankestein, Internationals Privatrecht, I, Berlino, 1929, p. 164 ss.
19
La distinzione tra le due ipotesi, del vero e proprio pactum de lege utenda o
della recezione negoziale di una legge straniera, rileva anche sotto il profilo erme-
neutico. Secondo alcuni, difatti, la prima imporrebbe un’interpretazione della legge
«secondo i propri criteri di interpretazione e di applicazione nel tempo» (v. art., 15,
l. n. 218 del 1995), mentre la seconda, attribuendo al contenuto della legge il valore
di mero patto, sarebbe governata dai criteri ermeneutici dettati dalla legge straniera
aliunde definita per la materia contrattuale. Cfr., in generale, N. Boschiero, in S.
Bariatti (a cura di), Riforma del sistema italiano di diritto internazionale privato (l.
31 maggio 1995, n. 218), sub art. 15, in Nuove leggi civ. comm., 1996, p. 1043 ss.
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20
Nel sistema di d.i. privato svizzero non si dubita che la scelta (Verweisung-
vertrag) abbia carattere di contratto autonomo e indipendente. «La qualificazione
contrattuale dell’elezione di diritto ha per conseguenza l’esclusione di modi d’e-
spressione non contrattuali della volontà o dell’aspettativa delle parti quanto alla legge
applicabile. La seconda conseguenza che deriva dalla qualificazione contrattuale della
scelta della legge applicabile è la necessità di determinare la legge applicabile all’ele-
zione di diritto. L’elezione di diritto, quale figura contrattuale, è sottoposta ai ca-
noni di interpretazione applicabili ai contratti» (così P.M. Patocchi, I contratti in-
ternazionali, in Aa.Vv., Il nuovo diritto internazionale privato in Svizzera, Milano,
1990, p. 217 s.).
Le obbligazioni contrattuali 87
21
La compiuta elaborazione di tale categoria di effetti si deve a R. Scognami-
glio, Contributo alla teoria del negozio giuridico, Napoli, 1956, p. 285 ss. il quale
– muovendo dalla difficoltà nella quale versa la dottrina nell’identificazione di quel
quid intermedio tra negozio e i suoi effetti (definiti, poi, dall’a. come «finali») – os-
serva che la rilevanza del negozio giuridico deve ricercarsi al di fuori degli effetti fi-
nali, là dove l’effetto che identifica il fenomeno in esame (la fattispecie negoziale) va
ravvisato nell’«impegnatività» del vincolo e nella correlativa «irrevocabilità» del me-
desimo.
22
Nel sistema previgente, l’art. 30 disp. prel. c.c. vietava il meccanismo del rin-
vio. Si osserva come la novità introdotta con la legge di riforma sia ispirata alla «forte
relativizzazione dell’ordinamento e del diritto italiano rispetto ai valori giuridici stra-
nieri», ma al tempo stesso, persegua l’obiettivo di ricercare la c.d. «armonia delle so-
luzioni» (così F. Munari, in S. Bariatti (a cura di), Riforma del sistema italiano di
diritto internazionale privato (l. 31 maggio 1995, n. 218), sub art. 13, in Nuove leggi
civ. comm., 1996, p. 1019 s.). Si rinvia, pertanto, oltre al lavoro già citato, a E. Vitta,
Diritto internazionale privato, I, Torino, 1972, p. 331 ss., ed ivi indicazioni biblio-
grafiche e, per una sintesi sulle diverse posizioni della dottrina, J.G. Collier, Con-
flict of Laws, Cambridge, 2001, p. 20 ss.
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F. Scalisi, Il negozio giuridico tra scienza e diritto positivo, Milano, 1998, p. 53.
23
25
Cfr. P. Perlingieri, Dei modi di estinzione delle obbligazioni diversi dall’a-
dempimento, Comm. del cod. civ. Scialoja e Branca, Bologna-Roma, 1975, p. 19 ss.
26
Sui quali, in generale, G. Gitti, Contratti regolamentari e normativi, Padova,
1994, p. 10 ss.; E. Del Prato, I regolamenti privati, Milano, 1988, p. 390 ss.; P.
Perlingieri, o.u.c., cit., p. 31 ss., 117 ss., 407 ss.; Id., La dilazione come vicenda
modificativa del regolamento del rapporto, in Dir. e giur., 1969, p. 699 ss.; F. Ru-
scello, I regolamenti di condominio, Napoli, 1980, p. 23 ss.; Id., «Pactum de non
petendo» e vicenda modificativa del rapporto obbligatorio, in Riv. dir. civ., 1976, II,
p. 198 ss.; G. Criscuoli, Contributo alla specificazione del negozio modificativo, in
Giust. civ., 1957, I, p. 848 ss.
27
Cfr. V.E. Redenti, Dei contratti nella pratica commerciale, Padova, 1936, p.
16; P. Perlingieri, Dei modi di estinzione dell’obbligazione diversi dall’adempi-
mento, cit., p. 118 ss.
90 Capitolo II - Francesco Sbordone
28
P. Perlingieri, Forma dei negozi e formalismo degli interpreti, Napoli, 1987,
p. 144 s.
29
Per una ricostruzione del dibattito dottrinale v. G. Gitti, Contratti regola-
mentari e normativi, Padova, 1994, p. 233 ss.; A. Orestano, Intese prenegoziali a
struttura normativa e profili di responsabilità precontrattaule, in Riv. crit. dir. priv.,
1995, p. 55 ss. La dottrina prevalente definisce il contratto normativo come l’accordo
diretto a determinare il contenuto di contratti futuri ed eventuali, distinguendo tra
contratti normativi unilaterali e bilaterali (cfr., per tutti, L. Cariota Ferrara, Ri-
flessioni sul contratto normativo, in Arch. giur., 1937, XXXIV, ora in Id., Scritti mi-
nori, Napoli, 1986, p. 144; G. Guglielmetti, I contratti normativi, Padova, 1969,
p. 3 ss.
30
Reputa che la funzione regolatrice del contratto si manifesta anche mediante
Le obbligazioni contrattuali 91
determinazioni astratte, suscettibili di applicazioni solo eventuali, come nel caso del
contratto normativo, F. Galgano, Diritto civile e commerciale, II, Le obbligazioni
e i contratti, I, Obbligazioni in generale. Contratti in generale, Padova, 1990, p. 123.
31
La questione si è posta in prevalenza sotto il vigore dell’abrogato art. 25 disp.
prel. c.c., laddove, in coerenza al metodo conflittuale tradizionale, si è affermato che
le parti potevano addivenire ad una libera determinazione della legge applicabile sol-
tanto ove questa fosse «ragionevole» e conforme all’«indole del rapporto» (e cioè,
trattarsi di una legge, tra quelle già oggettivamente collegate al rapporto; così D. An-
zilotti, Corsi di diritto internazionale privato, a cura di F. Salerno, Padova, 1996,
p. 156 ss.); nella medesima direzione G. Balladore Pallieri, L’autonomia dei con-
traenti nel diritto internazionale privato, in Studi in onore di B. Biondi, IV, Milano,
1965, p. 91 ss.
32
Il problema delle qualificazioni ha assunto nella dottrina internazionalprivati-
stica un ruolo centrale, poiché anch’esso risolto in virtù dei diversi modi di conce-
pire le funzioni delle norme di conflitto. Con specifico riferimento alle disposizioni
di d.i. privato comunitarie, cfr. S. Bariatti, Qualificazione e interpretazione nel di-
ritto internazionale privato comunitario: prime riflessioni, in Riv. dir. int. priv. proc.,
2006, p. 301 ss. Per una sintesi delle diverse posizioni (qualificazione lege fori, lege
causae, oppure «autonoma», secondo il metodo della «comparazione giuridica fun-
zionale» sostenuto, per primo, da E. Rabel, Il problema della qualificazione, in Riv.
it. dir. int. priv. proc., 1932, p. 97 ss.) v. E. Vitta, Qualificazione (dir. int. priv.), in
Enc. giur. Treccani, XXV, Roma, 1991, p. 1 ss. e A. Giardina, Collegamento (cri-
teri di) – Dir. int. priv. proc., in Enc. giur. Treccani, VI, Roma, 1988, p. 3, il quale
osserva che la qualificazione lege fori del criterio di collegamento deve essere con-
dotta soltanto al fine di stabilire se quest’ultima sia applicabile, sotto il profilo «so-
stanziale»; una volta accertato che la fattispecie non sarà regolata dall’ordinamento
nazionale, il criterio di collegamento dovrà essere riqualificato lege causae.
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33
Così M. Allara, La teoria generale del contratto, Torino, 1955, p. 38 s.
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34
Così E. Vitta, Diritto internazionale privato, III, cit., p. 266 s.
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35
Sui c.dd. negozi configurativi, cfr. G. Palermo, Contratto preliminare, Padova,
1991, p. 108 ss., secondo il quale codesti negozi hanno «preciso carattere qualificante».
36
Sembra muoversi in tale prospettiva G. Balladore Pallieri, Diritto inter-
nazionale privato italiano, in Tratt. di dir. civ. e comm. Cicu e Messineo, XLV, Mi-
lano, 1974, p. 321, per il quale sarebbe da escludere «ogni determinazione astratta,
senza riferimento a un determinato contratto di cui siano già determinate o quanto
meno previste le clausole essenziali».
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37
Così Cass., Sez. un., 28 giugno 1966, n. 1680, in Giust. civ., 1966, I, p. 1909
ss. Nella medesima direzione, E. Vitta, Diritto internazionale privato, III, cit., p.
266; contra, T. Treves, Sulla volontà delle parti di cui all’art. 25 delle preleggi e sul
momento del suo sorgere, in Riv. dir. int. priv. proc., 1967, p. 321 ss. Cfr., in sintesi,
P. Mengozzi, Le disposizioni sulla legge in generale: gli articoli da 16 a 31, in Tratt.
di dir. priv. Rescigno, 1, Torino, 1982, p. 432 s.
38
Così R. De Nova, Obbligazioni (dir. intern. priv.), in Enc. dir., XXIX, Mi-
lano, 1979, p. 470.
39
S.M. Carbone, L’autonomia privata nel diritto internazionale privato delle ob-
bligazioni, in Dir. scambi int., 1982, p. 25.
96 Capitolo II - Francesco Sbordone
40
Così R. Perchinunno, Appunti sulla modificabilità della legge regolatrice del
contratto secondo la Convenzione di Roma, in La convenzione di Roma sulla legge
applicabile alle obbligazioni contrattuali II. Limiti di applicazione. Lectio notariorum,
Atti del Convegno di studi tenuto a Treviso nei giorni 27-28 novembre 1992, Mi-
lano, 1994, p. 254 ss.
41
Testualmente G. Gorla, La riproduzione del negozio giuridico, Padova, 1933,
p. 46. Sulla tematica dei negozi rinnovati e ripetuti, v., in generale, C. Granelli,
Riproduzione e rinnovazione del contratto, Milano, 1988, p. 65 ss.; N. Irti, La ri-
petizione del negozio, Milano, 1970, p. 25 ss.
42
R. Perchinunno, o.l.u.c.
Le obbligazioni contrattuali 97
43
Testualmente, M. Giuliano e P. Lagarde, Relazione sulla Convenzione rela-
tiva alla legge applicabile alle obbligazioni contrattuali, in T. Treves (a cura di), o.c.,
p. 379.
44
Cfr. S. Tonolo Sacco, I criteri di collegamento accolti dalla convenzione di
Roma, in Aa.Vv., I contratti in generale, I, Torino, 2000, p. 186. Per U. Villani,
La Convenzione di Roma sulla legge applicabile ai contratti, Bari, 1997, p. 75, si im-
pone di ravvisare «negli atti iniziali del processo il limite massimo entro il quale può
operare la professio iuris». Particolarmente interessante il saggio di P. North, Vary-
ing the Proper Law, in Id., Essays in Private International Law, Oxford, 1993, p. 57.
98 Capitolo II - Francesco Sbordone
47
Con riferimento alla specificazione dei criteri interpretativi ai quali la Corte
di Giustizia dovrà attenersi nell’ermeneutica del Reg. Roma I, si è sostenuto che,
dalla necessità di riferirsi alla scopo della disciplina indicata (ampliare il ruolo della
c.d. autonomia della volontà), si dovrebbe reputare esistente una scelta di legge «in
tutti i casi in cui risulti un effettivo consenso delle parti», come ad es., nelle ipotesi
di scelta per relationem, in condizioni generali di contratto conoscibili con la nor-
male diligenza e più in generale in ogni «forma conforme agli usi del commercio
internazionale», escludendo rilevanza a requisiti formali; così P. Bertoli, Il ruolo
della Corte di Giustizia e l’interpretazione del futuro regolamento «Roma I», in Riv.
dir. int. priv. proc., 2006, p. 1011 s.
100 Capitolo II - Francesco Sbordone
48
Cfr. Pret. Milano, 12 agosto 1987, in Giust. civ., 1987, I, p. 2974 ss., per la
quale «il rapporto di lavoro costituito all’estero tra soggetti italiani è regolato dalla
legge straniera [...] se le parti contraenti abbiano manifestato la loro comune volontà
di derogare alla legge italiana; tale volontà può essere desunta oltre che da una clau-
sola espressa del contratto di lavoro anche dalle modalità di conclusione del con-
tratto e del comportamento negoziale tenuto dalle parti contraenti (nella specie, re-
lativa ad un contratto concluso in forma orale tra un prestatore di lavoro e una fi-
liale di un istituto bancario, il pretore ha ritenuto rilevanti, al fine dell’applicazione
della legge straniera, la consegna di un manualetto di istruzioni contenente anche le
principali disposizioni della legge straniera in materia di tutela del lavoro e la paci-
fica applicazione di tale norme nello svolgimento del rapporto di lavoro)».
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49
V. S. Ferreri, Il diritto uniforme, in Tratt. di dir. priv. Rescigno, 1, Torino,
1982, p. 84, ed ivi citata Cass., 30 aprile 1969, n. 1403, in Riv. dir. int. priv. proc.,
1970, p. 340. Per Pret. Roma, 6 aprile 1998, in Giur. lav. Lazio, 1998, p. 417 ss., «il
disposto dell’art. 3 della convenzione di Roma, in forza del quale la scelta della legge
da applicarsi al contratto deve essere espressa, o risultare in modo ragionevolmente
certo dalle disposizioni del contratto o dalle circostanze, rimandando ai tradizionali
criteri per l’individuazione della volontà tacita dei contraenti ed escludendo, al con-
tempo, ogni ricerca della volontà presunta o ipotetica delle parti, implica la neces-
sità di individuare gli elementi interni al contratto e/o le circostanze esterne ad esso
che siano rivelatori di un’implicita scelta della legge applicabile».
50
In argomento, senza poter in questa sede approfondire tutte le questioni sol-
levate dalle regole ermeneutiche in materia di contratti, si rinvia, per tutti, a V. Rizzo,
Interpretazione dei contratti e relatività delle sue regole, Napoli, 1985, p. 11 ss., ed
ivi amplissima bibliografia, e a M. Pennasilico, Il principio di conservazione dei
«valori giuridici», Napoli, 2002, p. 21 ss.,
51
Il fenomeno degli State contracts comprende anche i contratti internazionali
in cui le parti sono entrambe degli Stati. In tal caso risulta particolarmente com-
102 Capitolo II - Francesco Sbordone
plessa l’identificazione del diritto applicabile in sede di arbitrato (si esclude il riferi-
mento sia alla giurisdizione statale sia alla legge di uno degli Stati, per ragioni che
attengono alla «terzietà»). Si è suggerita, nelle ipotesi di assenza di scelta, l’applica-
zione dei c.dd. princípi di diritto internazionale generalmente riconosciuti dalle «na-
zioni civili», o quelli comuni tra gli Stati-parte del contratto, oppure riferibili ad una
certa area geopolitica nella quale il contratto internazionale si ambienta. Cfr. E. Gail-
lard e J. Savage (a cura di), Fouchard Gaillard Goldman on International Com-
mercial Arbitration, L’Aja, 1999, p. 814 s.
52
Sul punto v. le osservazioni di S. Chaillé de Néré, Les difficultés d’exécu-
tion du contract en droit international privé, cit., p. 73 ss.
53
Connesso al problema delle clausole indicate è quello, più generale, dell’iden-
tificazione del momento nel quale si realizza l’effetto di «richiamo o rinvio», da cui
discende l’applicabilità, alla fattispecie dotata di elementi di estraneità, della legge
straniera individuata in ragione di un criterio di collegamento. La dottrina interna-
zionalprivatistica identifica tale momento, anche nelle ipotesi di criteri di collega-
mento c.dd. «variabili», con il verificarsi degli elementi costitutivi della Tatbestand
(fattispecie) dotata di elementi di estraneità (cfr. E. Vitta, Diritto internazionale pri-
Le obbligazioni contrattuali 103
bile che cambi anche la legge regolatrice»55. Altre volte ancóra la legge
regolatrice sarà precisata e, quindi, scelta, soltanto in un momento
successivo rispetto alla definizione autonoma del foro, sí da deter-
minare una coincidenza tra forum e ius. Non pare sussistano osta-
coli circa il riconoscimento della validità di dette clausole, poiché co-
stituiscono esercizio di autonomia privata ex art. 3 Reg. Roma I.
55
Sul punto v. l’interessante saggio di A. Saravalle, Clausole con scelta di legge
variabile e Convenzione di Roma del 1980, in Riv. dir. int. priv. proc., 1995, p. 17
ss., spec. p. 23. Per la giurisprudenza cfr. Cass., Sez. un., 10 marzo 2000, n. 58, in
Giust. civ., 2000, I, p. 3203 ss., per la quale «non è configurabile un idoneo accordo
delle parti sulla legge da applicare al contratto quando la clausola relativa sia stata
inserita dal contraente estero nei documenti da lui redatti e sottoscritti, ma il docu-
mento di accettazione della proposta contrattuale sottoscritto dal contraente italiano
non contenga alcun riferimento a tale opzione».
Le obbligazioni contrattuali 105
56
La nomenclatura, e la correlativa distinzione, risalgono a E. Zitelmann, In-
ternationals Privatrecht, I, Lipsia, 1897, p. 270 ss., ripresa da E. Frankestein, In-
ternationals Privatrecht, I, Berlino, 1929, p. 164 ss. Così è orientata la prevalente
dottrina internazionalprivatistica: cfr., con specifico riferimento alla scelta dei Princípi
Unidroit, A. Giardina, I Principi Unidroit quale legge regolatrice dei contratti in-
ternazionali (i principi ed il diritto internazionale privato), in M.J. Bonell e F. Bo-
nelli (a cura di), Contratti commerciali internazionali e Principi Unidroit, Milano,
1997, p. 57 ss., spec. p. 61, il quale evidenzia come «dans la plupart des cas, le ren-
voi aux Principes constitue exercice d’autonomie contractuelle, le Commentaire au
Préambule ajoute que «la situation peut être différente» lorsque les parties décident
de porter leur différend devant un tribunal arbitral». Per un’attenta disamina v. G.P.
Romano, Le choix des Principes Unidroit par les contractans à l’épreuve des dispo-
sitions impératives, in Clunet, 2007, p. 35 ss.
106 Capitolo II - Francesco Sbordone
57
Cfr. F. Galgano, La globalizzazione nello specchio del diritto, Bologna, 2005;
F. Sbordone, Contratti internazionali e lex mercatoria, Napoli, 2008; M.R. Ferra-
rese, Diritto sconfinato. Inventiva giuridica e spazi nel mondo globale, Roma-Bari,
2006; F. Marrella, La nuova lex mercatoria. Principi Unidroit ed usi del commer-
cio internazionale, in Tratt. dir. comm. e dir. pubbl. dell’econ. Galgano, XXX, Pa-
dova, 2003.
Le obbligazioni contrattuali 107
58
Sulla codificazione del diritto degli scambi internazionali v. anche la proposta
di un Global Commercial Code a cura dell’UNCITRAL; cfr. M.J. Bonell, Do we
need a Global Commercial Code?, in Dir. comm. int., 2000, p. 849.
59
Nella stessa direzione dei P.E.C.L. v. le regole predisposte da altra commissione
(c.d. «Gruppo di Pavia») sulle quali, G. Gandolfi (a cura), Code européen des con-
tracts. Livre I – Avant projet, 2a ed., Milano, 2003; cfr. altresì il progetto relativo alla
ricerca del Common Core of European Private Law coordinato dai Proff. U. Mattei
e M. Bussani (sul quale cfr. D.J. Gerber, The Common Core of European Private
Law: The Project and Its Books, in Amer. Jour. of Comp. Law, 2004, p. 995 ss.). Tali
regole in materia di contratti comunitari sono state prese in considerazione, accanto
ad altre iniziative, dalla Commissione delle Comunità Europee, la quale con COM(2001)
n. 398 ha dato notevole impulso all’armonizzazione del diritto sostanziale dei con-
tratti in àmbito comunitario, prevedendo una prossima adozione di regolamenti e di-
rettive volte ad un complessivo restatement law della materia. Cfr. G. Alpa, La co-
municazione n. 398/2001/CE sulla armonizzazione del diritto privato. Una premessa
al dibattito, in Nuova giur. civ. comm., 2001, II, p. 425 ss.
60
Così F. Galgano, The New Lex Mercatoria, in Annual Survey of Interna-
108 Capitolo II - Francesco Sbordone
tional and Comparative Law, 2, 1995, p. 99, ripreso da M.J. Bonell, Un «Codice»
Internazionale del Diritto dei Contratti, 2a ed., Milano, 2006, p. 12.
61
Cfr., in generale, P. Bernardini, Arbitrato commerciale internazionale, in Enc.
dir., Aggiornamento, I, Milano, 1997, p. 89 ss. e Id., L’arbitrato commerciale inter-
nazionale, Milano, 2000, p. 391 ss.
62
V. L. Ruggeri, La prassi mercantile nella contrattazione internazionale, Na-
Le obbligazioni contrattuali 109
è quello di acquisire, per questa via, una disciplina del loro rapporto
che sia internazionalmente uniforme e un sistema di soluzione della
controversia (arbitrato) reputato più efficiente e tecnicamente meglio
attrezzato per rispondere alle esigenze tipiche del commercio inter-
nazionale (spesso misconosciute in sede di giudizio statale).
In altri termini, quindi, le parti di un contratto internazionale po-
tranno o «delocalizzare» il loro rapporto (con le modalità appena de-
scritte) oppure – con una vera e propria scelta della legge applicabile
ex art. 3 Reg. Roma I e mediante clausole di c.d. «proroga»/«deroga»
della giurisdizione – indirizzare la loro eventuale controversia verso
il giudice (forum) e la legge statale (ius) che meglio rappresenta i loro
interessi. Nel primo caso («delocalizzazione») potranno veder rego-
lato il loro rapporto contrattuale, in sede di arbitrato commerciale
internazionale, anche da regole uniformi di origine non statale (lex
mercatoria, strumenti di soft-law), mentre nel secondo – posta per
quanto detto la tendenziale irrilevanza dinanzi al giudice statale sia
della lex mercatoria (se non nei limiti in cui possono rilevare gli usi
normativi e/o negoziali) sia degli strumenti di soft-law (se non nei li-
miti della mera recezione negoziale) – dovranno far esclusivo riferi-
mento alla legge di uno Stato (spesso, però, poco familiare per le parti
e comunque «voluta» dallo Stato in relazione a fattispecie «domesti-
che» e non internazionali, quindi poco adatta a comprendere e re-
golare gli specifici interessi di tali relazioni).
Tale situazione, soprattutto con riferimento ai rapporti commer-
ciali internazionali, produce di fatto una tendenziale «fuga» del con-
tratto internazionale dal diritto e dal giudice statale, laddove i privati,
soprattutto nelle relazioni economiche di maggior rilevanza, ricor-
rono all’arbitro e all’applicazione di regole non etatiques. Il fenomeno
non è trascurabile, posto che, nelle ipotesi di «delocalizzazione» del
contratto, non sempre l’arbitro è in grado di assicurare la necessaria
e corretta applicazione al contratto di principi e regole statali di na-
tura imperativa e/o di ordine pubblico, non essendo sempre suffi-
ciente in tale direzione il controllo successivo di conformità all’or-
dine pubblico del lodo arbitrale, demandato al giudice statale in fase
di omologa/riconoscimento del lodo per la sua esecuzione (exequa-
tur). Per tali ragioni, si è più volte sollecitata e prospettata l’applica-
poli, 1994 e B. Goldman, La lex mercatoria dans les contracts et l’arbitrage inter-
nationaux: réalité et perspectives, in Clunet, 1979, p. 480 ss.
110 Capitolo II - Francesco Sbordone
63
In G.U.C.E. del 26 dicembre 2006, C 318/56.
Le obbligazioni contrattuali 111
64
V. la proposta di Reg. Roma I, n. 2005/0261 (COD).
112 Capitolo II - Francesco Sbordone
da contratto tali regole perché scelte dalle parti (nel caso di mancanza
di scelta – art. 9 – dovrà comunque tener conto, nel verificare il col-
legamento più stretto del contratto con una data legge statuale, dei
princípi generali del diritto commerciale internazionale accettati da
organismi internazionali). Riguardo tale soluzione, adottata nei Paesi
dell’America latina, si è affermato che essa introduce anche per «i
giudici del Re» una rinnovata attenzione per la lex mercatoria (ma
anche dei Princípi Unidroit e, più in generale, per tutti i sistemi di
regole a-nazionali del commercio internazionale)65.
In tale direzione, autorevole dottrina sostiene, infine, che non do-
vrebbero sussistere ostacoli nel riconoscere alle norme di diritto in-
ternazionale privato una capacità di «richiamare», quale effetto pro-
prio di tali norme, anche «diritti» e «regole» di origine non statale,
non potendosi limitare, come da tradizione, tale effetto alle sole leggi
dello Stato. Gli argomenti a sostegno della tesi sono molteplici e ten-
denzialmente orientati a riconoscere a tali «regole» valore analogo alla
norma statale. In ogni caso si rileva che l’applicazione, in sede di con-
troversia dinanzi al giudice statale (national court), di tali regole por-
rebbe fine ad una ingiustificata discriminazione tra «court litigation
in favor of arbitration»66.
65
Così F. Marrella, La nuova lex mercatoria. Principi Unidroit ed usi del com-
mercio internazionale, cit., p. 121.
66
V. L. Radicati di Brozolo, Non-national rules and conflicts of law, in Riv.
dir. int. priv. e proc., 3, 2012.
Le obbligazioni contrattuali 113
67
Cosí U. Villani, Sulla scelta della legge applicabile ai contratti nel Regola-
mento comunitario Roma I, in Scritti in onore di Francesco Capriglione. Le regole
del mercato finanziario, Padova, 2010, p. 738.
114 Capitolo II - Francesco Sbordone
68
Cfr. N. Posenato, Autonomia della volontà e scelta della legge applicabile ai
contratti nei sistemi giuridici latino-americani, cit., p. 134.
116 Capitolo II - Francesco Sbordone
69
In generale, cfr., O. Lopes Pegna, Il rilievo del collegamento più stretto dalla
convenzione di Roma alla proposta di regolamento «Roma I», in Riv. dir. internaz.,
2006, p. 756 ss. e R. Baratta, Il collegamento più stretto nel diritto internazionale
privato dei contratti, Milano, 1991.
70
Cfr. U. Villani, Aspetti problematici della prestazione caratteristica, in Riv.
dir. int. priv. e proc., 1993, p. 513 ss.; M. Magagni, La prestazione caratteristica nella
convenzione di Roma del 19 giugno 1980, Milano, 1990.
Le obbligazioni contrattuali 117
71
Cfr. per il principio di prossimità in d.i. privato, P. Lagarde, Le principe de
proximitè en droit international privé, in Recueil des cours de La Haye, I, 1986, p.
9 ss.
72
Cfr. per tutti U. Villani, Il ruolo della prestazione caratteristica dalla Con-
venzione di Roma al regolamento «Roma I» sulla legge applicabile ai contratti, in
Studi sull’integrazione europea, 3, 2010, p. 577 e ss.
73
Così M. Giuliano e P. Lagarde, Relazione sulla Convenzione relativa alla
legge applicabile alle obbligazioni contrattuali, in T. Treves (a cura di), Verso una
disciplina comunitaria della legge applicabile ai contratti, Padova, 1983.
118 Capitolo II - Francesco Sbordone
74
Cfr. U. Villani, La legge applicabile in mancanza di scelta dei contraenti, in
Aa.Vv. (a cura di N. Boschiero), La nuova disciplina comunitaria della legge appli-
cabile ai contratti (Roma I), Torino, 2009, p. 149 ss. e B. Ubertazzi, La legge ap-
plicabile alle obbligazioni contrattuali nel Regolamento «Roma I», in Aa.Vv. (a cura
di A. Bonomi), Diritto internazionale privato e cooperazione giudiziaria in materia
civile, Torino, 2009, p. 345 ss.
120 Capitolo II - Francesco Sbordone
75
Cfr. F. Seatzu, Contratti con i consumatori e regolamento Roma I, in Aa.Vv.
(a cura di N. Boschiero), La nuova disciplina comunitaria della legge applicabile ai
contratti (Roma I), Torino, 2009, p. 299 ss.
Le obbligazioni contrattuali 121
pria residenza abituale (cfr. art. 19 Reg. cit.). L’applicazione del cri-
terio di collegamento è, però, condizionata alla verifica di una delle
seguenti circostanze:
a) il professionista deve svolgere le sue attività commerciali o pro-
fessionali nel paese in cui il consumatore ha la residenza abituale;
b) oppure il professionista deve dirigere tali attività, con qualsiasi
mezzo, verso tale paese o vari paesi tra cui quest’ultimo.
Ovviamente, il contratto deve essere funzionale e collegato alle at-
tività indicate.
La definizione del criterio di collegamento in esame si fonda sul
c.d. metodo delle considerazioni materiali (di cui si è trattato nella
parte generale del presente volume) in ragione del quale si tende a
perseguire con la norma di conflitto una specifica finalità sostanziale,
nel caso quella di tutelare al meglio il contraente «debole». Tale obiet-
tivo è perseguito rendendo applicabile al contratto la legge non sol-
tanto più «familiare» per il consumatore ma anche quella che, di re-
gola, tutela quest’ultimo nei rapporti contrattuali «domestici» (la legge,
appunto, del paese in cui risiede abitualmente). Da altro punto di vi-
sta, però, la tutela internazionalprivatistica del consumatore non può
conseguirsi nei confronti del professionista che, rispetto al paese in
cui il consumatore risiede abitualmente, non svolga o non diriga al-
cuna delle attività in ragione delle quali si è stipulato il contratto. In
questa ipotesi, pertanto, la legge regolatrice il contratto va individuata
ricorrendo ai criteri di collegamento generali di cui agli artt. 3 e 4
Reg. cit. (art. 6, comma 3, Reg. cit.).
Alle parti del contratto in esame, purché siano verificate le con-
dizioni di cui ai cui alle lettere a) e b) di cui sopra, non è preclusa
la possibilità di scegliere la legge applicabile ex art. 3 Reg. cit. Tutta-
via la scelta autonoma della legge (electio juris) non può privare il
consumatore della protezione assicuratagli dalle norme imperative e
inderogabili presenti nella legge del paese in cui risiede abitualmente.
Ciò costituisce un limite al potere di scelta della legge regolatrice che
solleva non pochi dubbi interpretativi: tra i tanti, in particolare ci si
interroga sul se sia ammissibile comunque derogare alle disposizioni
inderogabili e imperative della legge del paese in cui il consumatore
risiede abitualmente scegliendo di applicare al contratto una diversa
legge che però assicuri livelli sostanziali di tutela maggiori (una sorta
di deroga in melius).
Quanto disposto dai commi 1 e 2, non si applica alle fattispecie
122 Capitolo II - Francesco Sbordone
descritte al comma 4 del medesimo art. 6 Reg. cit. Deve, quindi, ri-
cercarsi con criteri diversi dalla residenza abituale del consumatore la
legge applicabile, tra gli altri: a) ai contratti di fornitura di servizi,
quando questi ultimi devono essere forniti al consumatore esclusiva-
mente in un paese diverso da quello in cui egli risiede abitualmente;
b) a quelli di trasporto diversi dai contratti riguardanti un viaggio
«tutto compreso» ai sensi della Direttiva 90/314/CEE; c) ai contratti
aventi per oggetto un diritto reale immobiliare o la locazione di un
immobile diversi dai contratti riguardanti un diritto di godimento a
tempo parziale (multiproprietà) ai sensi della Direttiva 94/47/CE [v.,
altresí, le ipotesi di cui alle lettere d) ed e), art. 6, comma 4, Reg.
cit.]. Giova, in ultimo, segnalare che nei rapporti contrattuali tra pro-
fessionisti e consumatori si assiste ad una tendenziale coincidenza tra
forum (giudice competente) e ius (legge applicabile): difatti, l’art. 16,
comma 2, del Regolamento n. 44/2001, cd. Bruxelles I, dispone che
un’azione contro il consumatore può essere proposta esclusivamente
dinanzi ai giudici dello Stato membro in cui quest’ultimo è domici-
liato.