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Italo Calvino

Italo Calvino è stato uno tra i maggiori scrittori del secondo Novecento.
La sua opera spazia dai romanzi e i racconti in cui racconta la guerra e la Resistenza, fino allo
sperimentalismo a cui lo scrittore approda negli ultimi decenni. Autore principalmente di racconti e
romanzi, Italo Calvino si interessò però anche al mondo del teatro, del cinema, della musica, del
fumetto e dell’arte.
Italo Calvino nasce nel 1923 a Cuba, dove i genitori risiedevano e svolgevano la professione di
agrotecnici. Torna in Italia, a Sanremo, dove frequenta la scuola. Nel 1944 partecipa alla guerra
partigiana, esperienza che lascerà traccia nelle sue prime opere. Nel dopoguerra Italo Calvino inizia
a militare nel Partito Comunista Italiano e si iscrive alla Facoltà di Lettere a Torino, città in cui si
trasferisce. Nel 1962 conosce la traduttrice argentina Esther Singer, che due anni più tardi diventerà
sua moglie. Tra la fine degli anni 70 e inizio 80, Italo Calvino pubblica le sue opere più importanti:
Il castello dei destini incrociati, Le città invisibili, Se una notte d’inverno un viaggiatore e Palomar.
Muore improvvisamente nel 1985, mentre stava lavorando alle Lezioni Americane, un ciclo di
conferenze che avrebbe dovuto tenere quell’anno ad Harvard, ma che usciranno solo postume.
Dagli anni Cinquanta, Italo Calvino opera una svolta verso le letteratura fantastica, che si
concretizza nella trilogia I NOSTRI ANTENATI. Qui Calvino mescola elementi fantastici
all’ambientazione storica. I romanzi che compongono la trilogia sono:
• Il visconte dimezzato (1952) • Il barone rampante (1957) • Il cavaliere inesistente (1958)
Si può affermare che questi tre romanzi siano divertenti già a partire dalle trame stesse: assurde,
improbabili, paradossali. In ordine cronologico, la prima delle tre ad essere stata scritta è “Il
Visconte Dimezzato, storia di un nobile che, durante le guerre fra austriaci e turchi, viene diviso a
metà da una palla di cannone; egli torna così a casa “vivo e dimezzato”. Ma, mentre la sua metà
destra è cattiva, la sinistra è buona. Gli stessi sudditi del visconte non sanno, tuttavia, dire quale sia
la migliore, poiché entrambe esagerano, chi nella crudeltà, chi nella gentilezza. La soluzione viene
trovata nell’ultimo capitolo, quando le due metà vengono unite di nuovo.
Il visconte dimezzato
Il nipote del visconte Medardo di Terralba narra che lo zio durante la guerra viene tagliato in due da
una palla di cannone. I medici ne trovano dapprima la parte destra, la curano e la rimettono in
condizione di vivere. Questi fa ritorno in patria e si dimostra malvagio e crudele in ogni suo atto. Si
diffonde poi la notizia «d'una doppia natura di Medardo»: la parte del visconte buona e fa ritorno
anche l'altra metà del visconte, anch'essa medicata e rimessa in sesto. Il visconte dimezzato agisce
ora nelle due persone opposte del Gramo e del Buono anche se non si capisce quale parte sia
migliore, in quanto la parte buono lo è fino allo sfinimento. Alla fine le due parti vengono ricucite
insieme e riportano il visconte alla normalità.
Il barone rampante
Il narratore racconta la storia del fratello, Cosimo Piovasco di Rondò, barone di Ombrosa, che
all'età di dodici anni, per protesta contro l'educazione autoritaria, decide di salire sugli alberi e
formula la promessa di non scendere mai più. I ragazzi lo scherniscono, i genitori lo disprezzano,
molti lo osservano incuriositi, ma egli tiene fede alla promessa. Si costruisce così un mondo aereo
pienamente autosufficiente: si fa portare dal fratello e dal precettore dei libri e si istruisce. Elabora
anche una teoria secondo cui stando sugli alberi si può osservare e comprendere meglio la vita che
si svolge sulla terra e comincia a scrivere un Progetto di Costituzione d'uno Stato ideale fondato
sopra gli alberi. Ormai vecchio e malato, un giorno il barone si aggrappa alla fune di una
mongolfiera di passaggio e vola via sul mare.
Il cavaliere resistente
Suor Teodora narra la storia di Agilulfo, un cavaliere privo del corpo che solo per forza di volontà e
di fede anima un'armatura e milita nell'esercito cristiano di Carlomagno. Durante l'assedio di Parigi
Agilulfo desta l'ammirazione del giovane Rambaldo. Dopo essersi mostrato valoroso in guerra,
Agilulfo decide di abbandonare il campo per ricercare Sofronia che quindici anni prima aveva
salvato e nascosto in un convento. Parte accompagnato dallo scudiero Gurdulù, che è il suo esatto
opposto e dalla guerriera Bradamante, che è innamorata di lui. Quando incontra finalmente
Sofronia, crede erroneamente che costei si macchi di un incesto, e decide di abbandonare l'armatura.
Rambaldo veste l'armatura che riceve in eredità dal cavaliere inesistente e Bradamante lo scambia
per l'altro: quando dopo si accorge dell'errore si rifugia in un convento. Nell'ultimo capitolo si
scopre che Suor Teodora (la narratrice) è Bradamante ma al convento giunge Rambaldo alla ricerca
di Bradamante, che ora decide di abbandonare il racconto e il convento per fuggire con lui.

Non bisogna scordare che negli stessi anni Calvino milita nel Partito Comunista, scrivendo molti
articoli impegnati e pubblica anche opere in cui descrive l’Italia del dopoguerra e del boom
economico, tra cui ricordiamo:
La giornata di uno scrutatore
Lo spunto del romanzo è stato offerto da un'esperienza che Calvino ha vissuto durante le elezioni
politiche del 1953 presso l'Istituto Cottolengo di Torino. Il romanzo si svolge in un solo giorno: il
sette giugno del 1953. Uscì nel 1963, ma la vicenda è ambientata dieci anni prima: il protagonista
della storia è Amerigo Ormea, rappresentante del Partito comunista per le elezioni del 7 giugno
1953, all’interno dell’ospizio del Cottolengo, tutt’ora in funzione e la cui funzione, è dare asilo a
infelici, minorati, ai deformi, giù giù fino alle creature nascoste che non si permette a nessuno di
vedere. Amerigo è un giovane intellettuale, uno scapolo che vive da solo in un piccolo
appartamento, con una donna a ore per servizi domestici; intrattiene una relazione amorosa con la
giovane Lia, ma è un rapporto movimentato da litigi e incomprensioni. Egli rinuncia a espletare pil
proprio ruolo di garante delle norme elettorali. Davanti a quei disabili, l’inquieta coscienza del
protagonista si pone numerose domande sulla vita e sul perché del dolore e atti di solidarietà. La
conclusione del racconto sembra riflettere lo scacco della ragione, la sfiducia nelle istituzioni: Può
sembrare una conclusione negativa, ma in realtà, al termine del romanzo, prevale l’ottimismo verso
un progeto di società diversa. Il finale del racconto risponde dunque a un’utopia laica.

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