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Quando Victor Gollancz vers un anticipo a Eric Arthur Blair, figlio della buona borghesia
colonialista e fresco di studi etoniani, perch scrivesse un libro sulla disoccupazione di massa, non
si aspettava certo che il giovane idealista partito da Londra per un viaggio nellinferno della
deindustrializzazione che piagava il nord dellInghilterra, vi tornasse un anno dopo con un libro che
avrebbe causato notevoli imbarazzi sia al Left Book Club che lo aveva commissionato che alla
famiglia Blair. Gollancz ovvi al primo problema inserendo nel libro una prefazione personale che
stemperava e faceva da contrappunto alle pi crude osservazioni dellautore e al secondo,
consegnandolo al mondo con lo pseudonimo di George Orwell. Sar Orwell e non Blair, quindi, a
denunciare le condizioni spaventose in cui si ritrova a vivere quella che era stata forgiata per
essere la classe lavoratrice, nel momento in cui, per effetto della Grande Depressione, il lavoro
viene loro sottratto, quando la stampa nazionale occupata per mesi da una squallida
agghiacciante querelle che li vede protagonisti involontari per determinarne i fabbisogni
attraverso il Means Test: qual la quantit minima di cibo per tenere un uomo in vita? Quali sono i
bisogni minimi da soddisfarne? Quante patate, pane, carne, avena? Se queste orde di disoccupati
che a Sheffield, Wigan, Barnsley, nei distretti minerari del nord sono passati da essere piccoli
salariati sottopagati a gusci vuoti senza dignit, consumassero i propri pasti crudi, si potrebbe
risparmiare sul carburante loro assegnato? Se i loro 10 scellini a settimana non sono minimamente
sufficienti a pagarne la pigione e i pasti nemmeno nella pi squallida delle pensioni, come quella
gestita dai Booker e da Orwell stesso abitata nella prima parte del libro, quale sar il destino di una
classe che solo pochi decenni prima si era affrancata dalla servit per salire il gradino del lavoro
salariato? I vecchi minatori in disuso condividono la stessa disperazione degli operai, dei bottegai
come i Booker, la cui merce marcisce nei banconi della loro tripperia, che offrono ai propri
pensionanti cibi avariati e letti in cui solo a turno si possono allungar le gambe, ospitandoli in una
casa che sovraccarica di rottami grandiosi, vestigia di tempi sontuosi di cui qualcuno si disfatto
forse per mangiare
La strada per Wigan Pier brillantemente diviso in due parti, una prima che porta alla luce le
spaventose condizioni di vita di milioni di persone che allimprovviso vengono private dellaccesso
a mezzi di sostentamento, e una seconda che delinea le possibili soluzioni. Orwell parte dallanalisi
delle condizioni dei minatori ( La nostra civilt, con buona pace di Chesterton, si fonda sul
carbone[..] Le macchine che ci conservano vivi, e le macchine che creano le macchine, dipendono
tutte direttamente o indirettamente dal carbone), poi procede prendendo in considerazione
come loro potenziali alleati nella lotta per il riscatto, tutti i variegati componenti dei livelli pi bassi
della piramide sociale: la maestra con un reddito da fame, lo studente di Cambridge disoccupato, il
comandante senza nave, i commessi, i bottegai, i piazzisti, gli statali Ritiene, in linea con il
pensiero socialista dellepoca, che se tutti loro riusciranno ad unificare i propri sforzi contro la
plutocrazia, arriveranno ad uno stadio di serena convivenza, di intimit tra classi, superando il
senso di estraneit e il feroce revanchismo tipico della lotta per la mera sopravvivenza quotidiana
basata sulla sopraffazione del pi debole, o peggio lincapacit a reagire generata dallapparente
ineluttabilit della sopraffazione per sopravvivere. Ripercorrendo La strada di Wigan Pier
nellanno in cui compie 80 anni, scopriamo che lanalisi talmente acuta ed attuale che non solo le
soluzioni proposte da Orwell mantengono intatto il proprio potenziale, ma le critiche che muove ai
socialisti dellepoca sono per gran parte risultate purtroppo tra le esatte cause del loro fallimento
nel mondo occidentale. Dinanzi alla miseria non vi sono lirismi letterari che tengano, i paesaggi del
Nord che si dipanano davanti al finestrino del suo treno, le colline nelle cui viscere infernali si
muovono uomini con corpi anneriti e anime abbrutite, sono gli stessi descritti da David H.
Lawrence eppure le sue parole non li rappresentano pi. Limpegno di autori che, come Hilton
sono stati suoi maestri, nulla pu contro la nuda forza espressiva degli sguardi vuoti di uomini
privati del proprio ruolo sociale, o peggio, degli sguardi altrettanto vuoti di uomini che sono meri
mezzi di produzione in un mondo che fronteggia la prima grande crisi economica dellera
industriale. Solo il plain English che Orwell privileger sempre a partire da questopera ne rende
comprensibile il dramma, le contraddizioni e lo fa senza rinunciare allironia. A darle il titolo ha
scelto, infatti, il Molo di Wigan, un luogo che non esiste se non nelle ballate da osteria e nella
mitologia popolare.
Part2
In the second part Orwell describes his personal idea of socialism, and what socialism is like in
England. The general idea of Orwells is that socialism and communism are no longer movements
of the working class. The movement is lead by the middle-class, the bourgeoisie. But firstly he
explains how the English class-system works. In Britain it isn't possible to determine the class of a
person by simply looking at his income. In England the tradition plays a very important part, and
therefore one can find middle-class persons with an income up to 2,000 pounds a year, and down
to 300 pounds a year. The things that make up a middle-class person are his behaviour, birth and
profession. The people around 400 pounds led a life on two social levels; so, for example, they had
a standard of living comparable to a well-situated worker, but knew everything about good
behaviour, how to give a servant a tip, how to ride a horse, about a decent dinner, although they
could never afford a servant or a good dinner. One could say that they are struggling to live
genteel lives on what are virtually working-class incomes. So the colonies (India and Africa) are
very attractive to this social caste, for the people would earn as much as in England (if they had a
job in the administration or army), and could afford a servant and many things more and, what
was most important, they could act like big gentleman. Another aspect of the class-system in
Britain is the almost inherited rejection of the lower classes. Orwell here tells a story of his early
boyhood, when he felt that lower-class people were almost subhuman, that they had coarse faces,
hideous accents, gross manners, and that they hated everyone who was not like themselves. This
rejection somehow results from the time before the war (World War One) when it was impossible
or at least very dangerous for a well-dressed person to go through a slum street. Whole quarters
were considered unsafe because of hooligans. But nevertheless the rejection of the lower-class
also has physical roots. So the children of the middle-class were always taught that the working-
class smelled. And this is obviously an impassable barrier, for no feeling of like and dislike is so
fundamental as a physical feeling. Class hatred, religious hatred, differences of education, of
temperament, of intellect, even differences of moral code can be got over; but physical repulsion
cannot. But what about those middle-class people whose views are not reactionary but
"advanced"? Beneath his revolutionary mask, is he so much different from the other? Are there
any changes in his habits, his taste and his manners, his ideology, as it is called in the communist
jargon? Is there any change at all except that he votes Labour or Communist? It can be observed
that the middle-classed communist still associates with the middle-class, still lives among the
middle-class, and his tastes are those of a bourgeois person. The main thing Orwell criticises is that
middle-class communists and socialists often speak against their own class, but that they evidently
have the behaviour and manner of a middle-class person. The socialists who make propaganda for
"proletarian solidarity" generally don't even have a lot of contact with the class they are "fighting
for". The only contact with the working-class that socialists generally have is with the lower-class
intelligentsia at the various political workshops. Generally, Orwell says that socialism is a nearly
impossible thing.
Down and Out in Paris and London, 1933
Senza un soldo a Parigi e Londra , pubblicato nel 1933, la prima opera completa di George
Orwell. un libro di memorie in due parti che tratta il tema della povert nelle due citt. La prima
parte una descrizione picaresca di un'esistenza sulla soglia della povert a Parigi e l'esperienza
del lavoro occasionale nelle cucine dei ristoranti. La seconda parte un diario di viaggio della vita
sulla strada all'interno e nei pressi di Londra, con le descrizioni dei tipi di sistemazione disponibili e
con alcuni personaggi che si trovano a vivere ai margini.
Il denaro diventato il banco di prova del valore. In questa prova i mendicanti falliscono e per questo sono
disprezzati. Se si potessero guadagnare dieci sterline alla settimana con lassiduo accattonaggio,
immediatamente laccattonaggio diventerebbe una professione rispettabile. Un mendicante, considerato
realisticamente, semplicemente un uomo daffari che, come altri uomini daffari, si guadagna la vita come
capita. Egli non ha perduto lonore pi di quanto labbiano perduto la maggior parte degli uomini moderni:
ha solo commesso lerrore di scegliere un mestiere col quale impossibile diventare ricco.
Senza un soldo a Parigi e a Londra, opera prima di Gorge Orwell, un racconto, lucido e spietato,
della condizione dei poveri e degli emarginati che ha come sfondo le note e ricche citt europee;
lautore traccia un ritratto di implacabile realismo di ci che vive e vede dapprima attraverso la
stupefatta esperienza di povert in un alberghetto di Parigi e poi nel resoconto di unautentica
esistenza da vagabondo a Londra.
Orwell illumina con questa opera uno scorcio di mondo per lo pi sconosciuto o, comunque,
ricostruito nella fantasia, rendendo possibile la trasformazione di una narrazione in un
documento di alto spessore sociologico.
Non c critica, non c denuncia ma una semplice constatazione di una realt che coinvolge gruppi
sociali che vivono ai margini, lontani dai lussi della modernit e dalle bellezze che le capitali
europee possono vantare.
I toni assunti dallautore non risultano mai polemici o violenti e questo non fa che rendere ancora
pi tragico il tutto; non ci sono contentini per rassicurare la coscienza di chi legge.
Tutto appare per ci che : degradazione, indifferenza, opportunismo.
Il cinismo e lamarezza sono i sentimenti che fanno da sfondo allo svolgersi delle vicende e della
lettura; una descrizione minuziosa delle condizioni di vita di questi uomini sventurati, insulto ai
tempi moderni e al benessere, sembra voler violentare il lettore che, inerme davanti a una realt
che non conosce e di cui ha paura, fatica, per pudore o per pigrizia, a costruire immagini nella sua
testa cos lontane dalla condizione di normale benessere in cui vive.
Immaginare lenzuola usate e coperte di cimici in cui riposare il proprio corpo stanco dopo quindici
e pi ore di lavoro, magari a pochi centimetri da un perfetto sconosciuto coperto di piaghe e di
odore rappreso raccapricciante per chiunque. Eppure questo solo lincipit di una vita che offre
lavabi di acqua sporca in cui immergersi in unillusione di pulizia o cicche di sigaretta raccolte da
terra come trofei della provvidenza.
Le pagine scorrono sul filo di unesigenza di libert. Gli uomini di questo libro, singolarmente o a
gruppi, difendono il loro diritto di assomigliare a se stessi e non importa se sono costretti a sacrifici
e soprusi per riuscirci; conoscere il loro modo di vivere agita le nostre coscienze anche se lintento
dellautore non di polemizzare ma solo di far conoscere laltro lato della realt.
Vittima di uninsaziabile sete di verit, Orwell illumina questa societ del sottosuolo senza
chiedere niente in cambio n al lettore, n ai signori del potere; tanto meno lautore si rivolge a
Dio che sembra non arrivare in quei luoghi e che quindi pu continuare a farsi i fatti suoi fra la
gente per bene, nei parchi o nei palazzi.
Non c un elemento consolatorio; non legami amicali e solidali che durino al di fuori della
convenienza del momento, non uno sfogo dei piaceri pi istintivi, non una volont di
cambiamento, non una speranza di qualcosa di diverso.
La vita degli emarginati di Londra e Parigi ci che rimane delle loro forze quando si spogliano
della schiavit del patron del momento; la loro esistenza un ritaglio del giorno di poche ore e di
troppa stanchezza per avere il diritto di essere chiamata tale.
Non permessa umanit: come i loro vestiti anche le loro anime sono ridotte a brandelli, e in caso
di emergenza vendute ai migliori offerenti.
Questo libro ha, infatti, come tema fondamentale la solitudine dovuta a emarginazione,
unemarginazione che trae origine da comportamenti desueti e / o diversi rispetto a quelli della
stragrande maggioranza delle persone.
Luomo che cerca nuovi orizzonti di speranza o che semplicemente non conforme agli standard
del socialmente desiderabile contrasta con tutti i canoni di ci che viene chiamato, sentito e
vissuto come benessere e, per questo, destabilizza.