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consapevolezza e responsabilità per le scelte attuali e future, sia per favorire la più ampia
convivenza nella conoscenza e nel rispetto delle diversità. D’altronde la storia siamo noi: nel
nostro patrimonio genetico sono contenute tutte le tracce e le conseguenze degli eventi passati
oltre che delle vicende attuali. L’ insegnante, oggi, deve far fronte agli accelerati mutamenti che
investono tutti i campi della vita umana attraverso un costante aggiornamento dei metodi e dei
contenuti, in modo da proporre forme di apprendimento della storia che siano appropriate alle
esigenze attuali e dunque diffondere un insegnamento utile ed efficace.
Storia e storiografia
La storia propriamente detta è l’insieme di tutto ciò che è avvenuto e avviene dalla comparsa del
Storia e storiografia
La storia propriamente detta è l’insieme di tutto ciò che è avvenuto e avviene dalla comparsa del
STORIA E STORIOGRAFIA
La storia propriamente detta è l’insieme di tutto ciò che è avvenuto e avviene dalla comparsa del
Storia e storiografia
La storia propriamente detta è l’insieme di tutto ciò che è avvenuto e avviene dalla comparsa del
genere umano fino all’attimo fuggente e inafferrabile del presente; è dunque l’insieme di
eventi accaduti in questa piccola porzione del passato la storia propriamente detta ha i
caratteri dell’oggettività e dell’inscindibilità.
La storiografia invece è soggettiva, parziale e provvisoria. La differenza fra storia e storiografia è
La storiografia invece è soggettiva, parziale e provvisoria. La differenza tra storia e storiografia è
analoga a quella che c’è tra un fatto e il suo ricordo, tra vivere una vicenda e raccontarla; se
si volesse essere rigorosi tutti i libri andrebbero detti di storiografia e non di storia. Fatta la
distinzione, possiamo affermare che i percorsi della storiografia non conducono mai a verità
assolute; in pratica gli storici non dispongono mai della totale obiettività.
Gli insegnanti di storia, essendo persone vive e pensanti, sono ovviamente portatori di opinioni e
questa loro condizione non li autorizza a trasmettere le proprie visioni agli scolari, ma li
deve
indurre ad un autocontrollo attento e responsabile. Tuttavia sia per gli storici che per gli insegnanti
è doveroso cercare di non trasporre nelle rispettive attività le proprie visioni e i propri
convincimenti.
Un modo per sperimentare la storiografia in classe è quello di far accadere in classe un
evento improvviso e poi chiedere ad ogni alunno di descriverlo, si avranno descrizioni diverse a
seconda dell’autore; oppure far osservare dalla finestra il panorama, quando questo verrà
descritto si noterà che ogni scolaro farà una descrizione soggettiva e peculiare.
REVISIONI E REVISIONISMI
Le revisioni derivano dalla crescita della disponibilità delle fonti e delle tecnologie atte a
Revisioni e revisionismi
Le revisioni derivano dalla crescita della disponibilità delle fonti e delle tecnologie atte ad
interpretarle; i revisionismi storici sono intesi come pregiudiziali adattamenti interpretativi
che pertanto di presentano come ulteriori tentativi di piegare e di storcere la storia a
proprio uso e
consumo secondo i filtri ideologici vigenti. Sono deformazioni che si rivelanno al massimo grado
quando la storia viene usata, cercandovi premesse e giustificazioni a visioni, atteggiamenti e
comportamenti odierni. Discuterne apertamente e problematizzare il rapporto tra fonti e
interpretazioni è la contromisura più efficace all’uso strumentale della storia.
STORIA E MEMORIA
Storia e memoria
Un ulteriore chiarimento è necessario a proposito del concetto di memoria, troppo spesso
frainteso e accomunato a quelli di storia, di storiografia e di conoscenza storica; tale conoscenza si
acquisisce attraverso le opere della storiografia, a sua volta tratta dalle interpretazioni e dalla
ricostruzioni dei
fatti della storia per mezzo delle sue fonti, ma non può diventare memoria finché non viene
recepita e fatta propria da ciascuno. Ogni memoria fa riferimento e risale ad un vissuto; storia e
memoria sono pertanto complementari ma non coincidenti: non tutto ciò che accade si traduce in
memoria ma solo ciò che è stato vissuto, di cui si conservano immagini, sensazioni, prospettive e
non può
formarsi alcuna memoria storica se non passando per un’assunzione a livello personale.
VINCITORI E VINTI
Vincitori e vinti
La maggior parte delle sfide che si sono svolte ci sono state tramandate dai vincitori, mentre le
ragioni e le narrazioni dei vinti sono perlopiù scomparse o rimaste ignote. Oggi le scoperte di fosse
comuni in scenari di guerra recenti confermano o rivelano ex novo crimini che gli esecutori stessi
vollero nascondere. Le mutilazioni della storiografia sono molteplici anche in ragione delle
testimonianze che ne sono pervenute.
I PERIODI
I periodi
La nostra stessa vita è scandita da momenti più significativi di altri che danno inizio o termine a
periodi particolari (es: il primo giorno di scuola). L’egemonia economica e culturale che
negli ultimi secoli i suoi popoli hanno imposto ad altri continenti con conquiste e colonizzazioni, ha
reso
questa periodizzazione eurocentrica una delle più diffuse; tuttavia essa perde di significato
in relazione a tutte le altre aree geografiche in cui le ripartizioni storiche sono autonome e
peculiari.
CONOSCENZA E LIBERTA’
La disponibilità di conoscenze e strumenti per raggiungerle, non è ancora oggi considerata un
diritto universale; nel mondo permangono infatti regimi dispotici, dove la facoltà di pensare, di
capire, è considerata una prerogativa per pochi eletti. L’ insegnamento della storia non solo non è
scontato, ma è necessario se punta davvero all’ emancipazione e alla crescita di autonomia di
scelta delle persone. Quando venne introdotto per la prima volta questo insegnamento,
generalmente nel corso del XIX secolo, lo scopo principale era quello di consolidare l’identità della
nazione e fornire un esempio morale e civile per la creazione di una società ordinata e di un
cittadino modello; Per tale ragione, verteva su racconti di episodi edificanti (“exempla”) e
l’attenzione per gli eventi brevi, prevaleva nettamente rispetto a quella per i fenomeni di lunga
durata. Fino alla seconda metà del secolo scorso, la scuola era orientata a selezionare gli scolari
per ceto d’origine e ad educarli secondo i valori e i modelli dominanti che sono mutati
profondamente anche negli ultimi secoli. Le finalità formative dei sistemi scolastici si sono quindi
evolute e sono cambiate in relazione ai diversi contesti politici che le hanno espresse. Nonostante
ciò, l’insegnamento della storia è ancora legato a modalità ampiamente superate, riducendosi
spesso ad un mero racconto acritico di un elenco di fatti da memorizzare passivamente. Le cause
di questo problema vanno ricercate all’interno delle sedi di formazione dei docenti, dove
abitualmente si tende a trascurare eccessivamente l’intercomunicazione con gli altri gradi
scolastici e in genere con il resto della società. A questo si aggiunge il fatto che spesso i vari
insegnamenti di discipline storiche si limitano a perseguire la conoscenza della materia in esame,
trascurando i problemi della didattica.
Chiunque svolga funzioni connesse alla valorizzazione e all’ insegnamento della storia dovrebbe
essere consapevole dell’importanza della sua conoscenza e della sua diffusione, troppo spesso
invece ciò non accade ed essi divengono i primi detrattori del proprio ruolo vivendo con disagio e
senza alcun entusiasmo il proprio impiego. Ciò si riflette inevitabilmente, nel caso dell’insegnante,
sugli allievi, che non essendo stimolati, difficilmente si appassionano alla materia, considerandola
artificiosa e inutile.
Di conseguenza il primo passo su cui impostare i successivi obiettivi e metodi di insegnamento
consiste proprio nel far comprendere come la conoscenza storica sia funzionale alle necessità
attuali.
L’ESIGENZA DI RINNOVARSI
Nella scuola il conflitto fra le vecchie modalità e queste novità non si ancora risolto a causa del
permanere di resistenze e chiusure anche all’interno del corpo docente; d’altronde
l’incontro tra eredità consolidate e nuove sollecitazioni deve considerarsi una condizione
permanente per una scuola capace e propensa ad adeguarsi alle necessità insorgenti. È ovvio che
gli insegnanti meno inclini al cambiamento abbiano vissuto con disorientamento e disagio
l’abbandono in pochi anni di certezze e garanzie su cui si basava il loro prestigio (autoritarismo,
disciplina, incontestabilità dei contenuti e della valutazione). È fondamentale l’approccio che gli
insegnanti sono in grado di proporre e i tanti sono stati metodi adottati per stimolare nuove e
efficaci forme d’apprendimento. Persisteva il nozionismo come elemento portante
dell’insegnamento della storia e comportava la memorizzazione di dati e eventi senza capirne i
nessi e senza trarne deduzioni. Il cambiamento ha prodotto smarrimento e resistenze: alle
certezze delle cronologie oggettive delle interpretazioni preconfezionate si sostituiva la soggettiva
valutazione di una complessità di eventi e trasformazioni non rispondenti a disegni semplificati.
L’insegnamento della storia può fornire a ciascuno l’opportunità di cogliere i fili conduttori
dell’evoluzione umana, le continuità e le fratture, consentendogli di scoprire che alcuni fenomeni
odierni hanno premesse lontanissime e portandolo ad attribuire un nuovo senso alla
successione degli eventi (non causale ed esegetica ma complessa e vitale).
EDUCARE AL PATRIMONIO
Un lato per valutare come il passato influisca sul presente è quello dei “beni culturali”, cioè del
patrimonio artistico che racchiude l’identità profonda di un popolo e delle sue comunità;
conoscerlo e stimarlo significa percepire il senso di appartenenza alla nazione e anche
rendersi conto dell’eredità culturale di cui si è partecipi e responsabili. Si tratta di risorse
per definizione
(patrimonio è l’insieme dei beni culturali).
Nell’ambito della cultura e degli studi scolastici è ormai invalsa la distinzione netta tra un settore
scientifico e uno umanistico, attribuendo al primo la competenza di incidere sulla creazione
di ricchezza e lavoro produttivo. L’Italia dispone di risorse incommensurabili, quei beni culturali
che
sono multiformi componenti di un patrimonio artistico sedimentatosi per millenni; ci si è chiesti in
che modo tale patrimonio posso essere sfruttato adeguatamente senza contare solo sulle
attività turistiche indotte dalla sua presenza. La politica culturale del nostro paese solo
episodicamente ha valutato di investire nei nostri “giacimenti culturali” e, nella latitanza dello
Stato, l’esigenza di far fronte ai bisogni è stata assunta a livello periferico. È per questi motivi che
oggi alcuni esperti di didattica parlano di “Educazione al patrimonio”, cioè dell’esigenza e
dell’urgenza di promuovere già dall’età scolare la conoscenza e la fruizione del ricco patrimonio
culturale italiano.
NOI E LA STORIA
Il mondo attuale può essere visto come una grande vetrina degli esiti della storia, il presente
infatti, racchiude segni tangibili del passato dell’ umanità, di conseguenza, come abbiamo più volte
sottolineato, la conoscenza storica può contribuire a comprendersi meglio sia come singoli che
come comunità. Oltre che ogni persona, anche ogni gruppo, istituzione e popolo, ha una sua storia
che entra a far parte di quella dell’ intera umanità nella quale tutti i fatti che sono accaduti e che
accadono si influenzano a vicenda. Così come affermava Francesco De Gregori in una sua canzone
“La storia siamo noi”: “La storia siamo noi nessuno si senta escluso” poiché siamo tutti partecipi e
soggetti di uno stesso cammino che nessuno può fermare; pertanto conoscere ciò che è accaduto
e sta accadendo, ci deve interessare poiché può consentirci scelte più consapevoli sia per il nostro
presente che per il nostro futuro. Indipendentemente dalla nostra volontà, ogni gesto che
compiano è influenzato dal passato: se percorriamo certe strade, se parliamo certe lingue, se
festeggiamo certe ricorrenze, cerimonie, se ci alimentiamo con certi cibi, è perché siamo la
risultante di un’ evoluzione lunghissima e ciò è evidente anche soltanto guardandoci allo specchio.
Il nostro patrimonio genetico infatti, contiene tracce, caratteri, ereditati da generazioni vissute nei
tanti millenni della preistoria. Dunque, tutti noi, siamo portatori di un’eredità immensa da
trasmettere al futuro con le nostre azioni col nostro impegno.
MEMORIA E AUTONOMIA
A dimostrare che proprio in presenza di uno straordinario strappo col passato è necessario un
generale recupero di conoscenza storica è sufficiente constatare come lo smarrimento sia il primo
effetto per chi perde la memoria. Chi conosce il proprio vissuto, non disporrà di riferimenti
essenziali e sarà subordinato alla volontà altrui. Se conoscere la nostra storia personale è dunque
essenziale per vivere il presente e fare progetti, anche sul piano collettivo conoscere il passato
consente di programmare più consapevolmente il futuro.
ATTIVARE
“Se ascolto dimentico, se vedo ricordo, se faccio capisco (o imparo)”questo detto di Confucio,
riassume in poche parole il significato del cosiddetto “attivismo pedagogico” del metodo euristico
e del “costruttivismo”, ovvero, quelle scelte metodologiche che si avvalgono di procedure che
puntano ad una progressiva costruzione di conoscenze, attraverso l’attivazione da parte degli
scolari. Già nei primi decenni del Novecento, John Dewey, sosteneva che la scuola, come
istituzione sociale, non avrebbe più dovuto essere “un luogo per la trasmissione passiva di dati e
informazioni aride”, bensì un luogo di esperienze comunicative e socializzanti. Piaget a sua volta,
sosteneva che “il conoscere non consiste nel copiare la realtà ma nell’agire su di essa e nel
trasformarla”. In tal modo l’ apprendimento diventa attivo, induttivo e intuitivo. Per coinvolgere gli
scolari, l’ insegnante non deve limitarsi alle attività di ricerca, ma aprire discussioni circa gli eventi
e confronti sulle diverse opinioni in merito; si crea così curiosità ed interesse e si stimola la ricerca
di chiarimenti, di nuove fonti e soluzioni. Occorre dunque coinvolgere gli alunni riuscendo ad
integrare ricerca e apprendimento, puntando alla loro conquista personale e collettiva di
competenze e di conoscenze. La curiosità è l’incentivo più efficace per renderli attivi e protagonisti
del loro percorso educativo, è infatti attraverso la “problematizzazione” di ogni operazione
cognitiva che gli alunni si confrontano con la realtà e imparano ad assumere un atteggiamento
critico, partecipe e attivo nei suoi confronti.
ATTENZIONI METACOGNITIVE
Attraverso la riflessione sulle varie fasi dell’indagine svolta e l’autovalutazione dei risultati
raggiunti, ciascuno può acquisire orientamenti per costruirsi strategie efficaci ad apprendere;
a questo scopo l’insegnante può indurre nelle discussioni e dello svolgimento delle attività a
riflettere e a comunicare le diverse esperienze degli scolari. Si stimola e sviluppa
quell’attenzione che consente di divenire autonomi ed efficaci in tutti i percorsi
d’apprendimento, mettendo in atto metodi validi come quelli di lettura e comprensione di testi e
immagini.
LA RICERCA FRAINTESA
Ogni attività d’indagine, per quanto appaia empirica e finalizzata, risponde ad un’esigenza insita
nella natura stessa dell’uomo; gli itinerari della ricerca portano difficilmente a uno stato duraturo
di appagamento appena giunti allo scopo, anzi è la ricerca stessa a contenere in sé tutte le
pulsioni, tensioni, fascino che le sono propri (ci si proietta verso nuovi ostacoli da superari).
Nel quadro delle attività scolastiche la ricerca può costituire un formidabile stimolo alla creatività,
tanto da rendere accattivante anche la materia più ostica; nessun percorso d’indagine può
essere precostituito rigidamente. La ricerca propinata come tale nella didattica spesso
corrisponde alla
negazione della stessa, poiché è fatta consistere in noiose compilazioni di testi altrui; la ricerca
vera e propria si articola in stadi e operazioni diverse in cui possono confluire numerosi aspetti e
così diviene creativa e personale.
IL DIALOGO CON LE FONTI: MAGIA E MOZIONE DI SCOPRIRE E SCOPRIRSI
La ricerca e l’interpretazione delle fonti possono essere le basi da cui partire per assumere
quell’atteggiamento attivo nell’assunzione delle conoscenze, passando dallo stadio
dell’osservazione al campo d’indagine concreta; il coinvolgimento degli scolari nell’acquisizione di
competenze e nella costruzione di conoscenze porta in sé stimoli meta cognitivi e per la
loro
potenzialità motivante tali sperimentazioni possono inserirsi all’inizio dell’intero percorso
didattico.
Si può anche scegliere di interrogare una fonte del tutto estranea ai percorsi didattici, proponendo
di sentirsi archeologi del futuro. La risposta individuale e collettiva è in genere positiva e
porta ad un’attivazione e ad un desiderio di partecipazione. Infatti il bambino che si pone
davanti alla fonte e la fa parlare, in realtà viene ripetutamente stimolato dallo scoprirsi
capace di farlo; la magia del contatto con le fonti sta nel fatto che, essendo gli oggetti presi in
esame muti, è la mente del bambino a parlare e così scopre se stesso e le sue
facoltà di dar voce e significato a quanto osserva, mettendo in azione e associando le sue
conoscenze e abilità e acquisendone gradualmente delle nuove.
LA STORIA PERSONALE
Nei primi anni scolari la storia può essere proposta solo dopo un graduale avvicinamento alle sue
dimensioni, ai suoi codici, alle competenze e alle conoscenze che esige: un avvicinamento che
parta dal vissuto reale e quotidiano di ogni soggetto. Ricostruendo e narrando la sua storia
personale il soggetto impara in primo luogo a selezionare gli eventi per diversità di importanza, poi
ad ordinarli in sequenza acquisendo così i concetti di successione e di contemporaneità, scoprendo
i nessi che li collegano, il senso del cambiamento delle situazioni, quello della durata e della
ciclicità di alcune ripartizioni del tempo (giorni, mesi, anni…). Amplierà in questo modo i suoi
orizzonti fino ad acquisire i concetti di prima, dopo, mentre. Nel rintracciare e ricomporre i fatti
rilevanti del proprio passato ogni bambino comincia a confezionare la propria storiografia, ovvero
il racconto di sé, attraverso delle vere e proprie fonti: dai documenti alle testimonianze dei
genitori e parenti, ai ricordi personali. Egli giunge così a comprendere come, accanto al suo
presente, ne esistano altri che interagiscono con il suo e che del proprio passato siano testimoni
anche altre persone che ne conservano ricordi e tracce. Tale percorso non è però sempre
adottabile, sta all’ insegnante valutare se in presenza di particolari situazioni non sia il caso di
rinunciarvi sostituendolo con altri approcci; uno di questi potrebbe essere quello di ricorrere alla
rievocazione e al racconto di storie e di personaggi noti o immaginari, reali o fiabeschi, con cui
curare ugualmente la percezione della successione, della contemporaneità e della ciclicità dei fatti
nel tempo. In ogni caso, è essenziale che i bambini possano raccontare e raccontarsi: sollecitare i
bambini a ricordare e narrare di sé li fa sentire parte attiva del gruppo classe oltre a formare
l’identità personale. L’autobiografia diviene così un ottimo strumento di connessione tra il
contesto della vita scolastica e quelli delle esperienze vissute in famiglia e nella vita
extrascolastica. La storia personale, può essere percorsa tramite diverse attività, tra cui quelle di
annotazione e registrazione delle vicende quotidiane che accomunano i bambini della classe. Fin
dalla scuola materna, è utile registrare lo scorrere del tempo riportando ad esempio su cartelloni
ben visibili a tutti, i giorni, le settimane, i mesi, le stagioni, gli anni. La registrazione sarà ancora più
efficace se corredata da aspetti distintivi dei vari contenitori del tempo: caldo, freddo ecc.
Questi concetti possono essere consolidati attraverso un gioco: ai bambini si propone di
confezionare dei cartelli con i nomi dei giorni della settimana, dei mesi e delle stagioni da
raccogliere in una scatola. In un’altra scatola verranno raccolti altri cartelli con le caratteristiche di
giorni, mesi e stagioni. Fatti estrarre i cartelli della prima scatola ognuno andrà a cercare nella
seconda le caratteristiche che gli si addicono, poi si andrà a collocare in una fila andandovi ad
occupare la propria posizione secondo l’ordine di successione dei giorni, mesi e stagioni. Questo
gioco potrà essere ripetuto più volte in modo che i bambini siano in grado di collocarsi
correttamente anche senza l’indicazione dei giorni, dei mesi e delle stagioni.
LA DIDATTICA MUSEALE
In ambito formativo inserire i beni museali in un percorso euristico coerente crea occasioni
importanti e qualificanti, basilari per promuovere una maggiore coscienza generale sui temi della
tutela e valorizzazione delle risorse storico-artistiche, facendo convergere sulle funzioni didattiche
e divulgative del mondo scolastico forme di collaborazione e coordinamento tra istituzioni.
La necessità di interazione tra attività d’apprendimento della storia nella scuola e il ricorso
a collaborazioni coi musei sono le fondamenta sulle quali edificare progetti e collaborazioni
importanti.
L’ICOM (International council of museum) è la struttura dell’UNESCO che coordina i musei del
mondo e definisce un museo come “un’istituzione permanente senza scopo di lucro che ha come
obiettivi la conservazione, acquisizione, esposizione al pubblico per scopi di studio ed educativi,
delle testimonianze materiali dell’umanità.
La didattica museale fa parte del più ampio ambito di esperienze della didattica dei beni culturali,
cioè un settore formativo che attraverso l’osservazione e l’attivazione di sensibilità ed
emotività porta a considerare le realtà attuali come patrimonio da fruire e rispettare.
Abbiamo 3 fasi evolutive museali:
• Museo - collezione (18° secolo, collezione di oggetti rari);
• Museo – laboratorio (i visitatori compiono esperienze per arricchire le loro conoscenze);
• Musei virtuali (siti che riproducono il museo in uno spazio cibernetico).
La didattica museale non può ridursi al solo momento di presenza nel museo, deve prevedere una
fase di preparazione e approccio che susciti motivazione alla scoperta e alla conquista durante la
visita. Le attività a scuola in vista della visita al museo devono prevedere momenti di
apprendimento in cui la visita museale sia solo una tappa del percorso formativo, che deve creare
curiosità, desiderio di esplorazione e scoperta e soprattutto sviluppare capacità osservative
spendibili fuori dal museo.
La didattica museale va promossa e incrementata stimolando la tensione alla scoperta e rendendo
protagonisti gli scolari del loro apprendimento; il museo assume quindi un ruolo educativo,
divenendo una tappa funzionale alla conoscenza dei beni culturali.
I QUADRI DI CIVILTA’
LA MUSICA E LA DANZA
Una delle note più dolenti del nostro sistema formativo è la carenza della formazione musicale sia
in relazione a specifici percorsi di educazione alla musica, al suo ascolto e alla sua esecuzione sia in
merito alle innumerevoli opportunità educative che si potrebbero attivare attraverso il suo
linguaggio.
Per decodificare il linguaggio musicale e saperlo usare in maniera creativa è opportuno puntare fin
dalla scuola materna all’ educazione all’ ascolto di rumori e suoni a partire dalla scoperta degli
effetti sonori del corpo e dei suoi gesti, di quelli della natura e della quotidianità e di quelli che
producono gli oggetti e gli strumenti, provando a riprodurli per comprendere il ritmo e le sue
variazioni. Questa esplorazione può essere accompagnata da attività di vocalizzazione con l’ascolto
e la riproduzione dapprima di suoni vocali informali e successivamente di canti. E’ essenziale
perseguire il coordinamento fra suono e movimento espressivo passando dai gesti spontanei
ispirati dall’ ascolto alla riproduzione di danze strutturate. Lavorare creativamente con la danza
soddisfa il bisogno di espressione e diventa inoltre un modo per esplorare lo spazio, la forma, il
ritmo e il nostro corpo.
NOMI E TOPONIMI
I nostri nomi e cognomi sono cariche di storia; il cognome subentrò con l’allargamento
delle comunità e l’esigenza di un ulteriore elemento identificativo. La denominazione
derivata dal capostipite fu tratta dal suo nome, da un suo soprannome o dal mestiere; la
fissazione del cognome
si è avuta nella nostra cultura come: patronimico (nome di padre), soprannome, mestiere,
provenienza. Col proprio cognome ognuno porta un segno intangibile del suo passato che
può indurlo a indagare l’albero genealogico . Anche i nomi di luogo rivelano eventi del passato, i
toponimi individuano punti, aree, vie e centri urbani e derivano da caratteristiche
geomorfologiche, presenza vegetali, presenza di attività umane.
VIAGGIARE IN RETE
Bisogna trarre dalla rete le cose positive, evitando di incorrere nell’inaffidabilità di siti e portali.
Promuovere e indurli a trovare “pezzi” inerenti gli argomenti in trattazione per poi
sottoporli al
vaglio critico e alla ristesura da parte degli stessi studenti. Per rendere formativa la fruizione della
rete (tecnologia come supporto alla didattica) occorre che la navigazione sia orientata dagli
insegnanti, che a loro volta devono essere competenti sull’uso dello strumento e sulla selezione
dei siti affidabili e utili.
ESIBIRE E SALVARE
Per stimolare le attività d’apprendimento dei percorsi annuali può essere utile conservare e
valorizzare il lavoro svolto, cioè organizzare mostre ed eventi custodendone la memoria in
quaderni cartacei o informatici. Ciò va incontro ad un obiettivo del progetto didattico, cioè
tradurre in testo e
immagini le attività condotte e mostrarne i risultati. Si può fare soprattutto quando
l’oggetto di ricerca è il patrimonio storico-artistico locale per tutelarlo e valorizzarlo.
FINE 😊