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INTRO: L’insegnamento della storia appare oggi quanto mai necessario sia per fornire

consapevolezza e responsabilità per le scelte attuali e future, sia per favorire la più ampia
convivenza nella conoscenza e nel rispetto delle diversità. D’altronde la storia siamo noi: nel
nostro patrimonio genetico sono contenute tutte le tracce e le conseguenze degli eventi passati
oltre che delle vicende attuali. L’ insegnante, oggi, deve far fronte agli accelerati mutamenti che
investono tutti i campi della vita umana attraverso un costante aggiornamento dei metodi e dei
contenuti, in modo da proporre forme di apprendimento della storia che siano appropriate alle
esigenze attuali e dunque diffondere un insegnamento utile ed efficace.

INSEGNARE STORIA OGGI CAP 1


La storia non deve essere bandita dai percorsi della scuola di base ma riconsiderata sul
piano
motivazionale e metodologico; la funzione di insegnante si rivela insostituibile per la capacità di
affrontare e superare insieme ai propri scolari le diverse difficoltà, comprese quelle frapposte dalla
mancanza di chiarezza negli orientamenti istituzionali. L’insegnamento della storia deve
necessariamente privilegiare gli aspetti duraturi e costanti: quello dalle finalità essenziali che si
chiedono all’insegnamento e quello della storia in particolare,
Dall’epistemologia disciplinare alla metodologia della ricerca e della didattica.
Chi insegna storia è tenuto ad assumere incombenze e a porsi obiettivi coerenti con quelli
dell’intera formazione scolastica, caratterizzata da un’inedita accelerazione nei processi di
cambiamento; richiamando Rousseau l’educatore oggi dovrebbe porsi come scopo principale
quello di formare persone più consapevoli e preparate a vivere. Affinché l’insegnamento della
storia non sia nozionistico si deve tener conto sia dell’esigenze sia dei problemi posti dalle
trasformazioni; gli insegnanti devono lasciare la palude degli equivoci e delle nebbie che ancora
avvolgono la storia e i suoi significati.

Storia e storiografia
La storia propriamente detta è l’insieme di tutto ciò che è avvenuto e avviene dalla comparsa del
Storia e storiografia
La storia propriamente detta è l’insieme di tutto ciò che è avvenuto e avviene dalla comparsa del
STORIA E STORIOGRAFIA
La storia propriamente detta è l’insieme di tutto ciò che è avvenuto e avviene dalla comparsa del
Storia e storiografia
La storia propriamente detta è l’insieme di tutto ciò che è avvenuto e avviene dalla comparsa del
genere umano fino all’attimo fuggente e inafferrabile del presente; è dunque l’insieme di
eventi accaduti in questa piccola porzione del passato la storia propriamente detta ha i
caratteri dell’oggettività e dell’inscindibilità.
La storiografia invece è soggettiva, parziale e provvisoria. La differenza fra storia e storiografia è
La storiografia invece è soggettiva, parziale e provvisoria. La differenza tra storia e storiografia è
analoga a quella che c’è tra un fatto e il suo ricordo, tra vivere una vicenda e raccontarla; se
si volesse essere rigorosi tutti i libri andrebbero detti di storiografia e non di storia. Fatta la
distinzione, possiamo affermare che i percorsi della storiografia non conducono mai a verità
assolute; in pratica gli storici non dispongono mai della totale obiettività.
Gli insegnanti di storia, essendo persone vive e pensanti, sono ovviamente portatori di opinioni e
questa loro condizione non li autorizza a trasmettere le proprie visioni agli scolari, ma li
deve
indurre ad un autocontrollo attento e responsabile. Tuttavia sia per gli storici che per gli insegnanti
è doveroso cercare di non trasporre nelle rispettive attività le proprie visioni e i propri
convincimenti.
Un modo per sperimentare la storiografia in classe è quello di far accadere in classe un
evento improvviso e poi chiedere ad ogni alunno di descriverlo, si avranno descrizioni diverse a
seconda dell’autore; oppure far osservare dalla finestra il panorama, quando questo verrà
descritto si noterà che ogni scolaro farà una descrizione soggettiva e peculiare.

FONTI, LE SORGENTI DELLA RICERCA STORICA


FONTI;LE SORGENTI DEFonti, le sorgenti della conoscenza storica
Alla base della conoscenza della storia ci sono le fonti, cioè le impronte lasciate da tutti i
fatti sottoforma di manufatti, testimonianze, documenti, resti, tracce, sintomi e indizi. Ogni
essere vivente e ogni oggetto è prova degli eventi, dei tempi che l’hanno generato e trasformato.
Le fonti possono essere considerate le radici delle ricerche storiche e per dedurre conoscenze
affidabili si deve analizzare e decifrare, dato che spesso si mostrano con un’apparenza
ingannevole. Sono fonti non soltanto quelle scritte ma anche l’infinita varietà delle altre impronte
del passato: le indagini storiche possono essere paragonate alle composizioni di mosaici ed
essere tanto più complete e attendibili quanto più ampia è la disponibilità di notizie.

REVISIONI E REVISIONISMI
Le revisioni derivano dalla crescita della disponibilità delle fonti e delle tecnologie atte a
Revisioni e revisionismi
Le revisioni derivano dalla crescita della disponibilità delle fonti e delle tecnologie atte ad
interpretarle; i revisionismi storici sono intesi come pregiudiziali adattamenti interpretativi
che pertanto di presentano come ulteriori tentativi di piegare e di storcere la storia a
proprio uso e
consumo secondo i filtri ideologici vigenti. Sono deformazioni che si rivelanno al massimo grado
quando la storia viene usata, cercandovi premesse e giustificazioni a visioni, atteggiamenti e
comportamenti odierni. Discuterne apertamente e problematizzare il rapporto tra fonti e
interpretazioni è la contromisura più efficace all’uso strumentale della storia.

STORIA E MEMORIA

Storia e memoria
Un ulteriore chiarimento è necessario a proposito del concetto di memoria, troppo spesso
frainteso e accomunato a quelli di storia, di storiografia e di conoscenza storica; tale conoscenza si
acquisisce attraverso le opere della storiografia, a sua volta tratta dalle interpretazioni e dalla
ricostruzioni dei
fatti della storia per mezzo delle sue fonti, ma non può diventare memoria finché non viene
recepita e fatta propria da ciascuno. Ogni memoria fa riferimento e risale ad un vissuto; storia e
memoria sono pertanto complementari ma non coincidenti: non tutto ciò che accade si traduce in
memoria ma solo ciò che è stato vissuto, di cui si conservano immagini, sensazioni, prospettive e
non può
formarsi alcuna memoria storica se non passando per un’assunzione a livello personale.

VINCITORI E VINTI
Vincitori e vinti
La maggior parte delle sfide che si sono svolte ci sono state tramandate dai vincitori, mentre le
ragioni e le narrazioni dei vinti sono perlopiù scomparse o rimaste ignote. Oggi le scoperte di fosse
comuni in scenari di guerra recenti confermano o rivelano ex novo crimini che gli esecutori stessi
vollero nascondere. Le mutilazioni della storiografia sono molteplici anche in ragione delle
testimonianze che ne sono pervenute.

EVENTI, FENOMENI ED EVOLUZIONI


Eventi, fenomeni, evoluzioni
Per comodità i fatti accaduti (res gestae) della storia si possono distinguere in:
• Eventi: sono gli avvenimenti di breve o brevissima durata che hanno un’incidenza limitata ma
che possono avere ripercussioni molto differenti, sia irrisorie che ampie; di eventi è scandita
in particolare la storia istituzionale e politica, a cui tradizionalmente presta molta
attenzione la gran parte della manualistica scolastica.
• Fenomeni: sono andamenti che si svolgono durante periodi più lunghi, estesi almeno oltre l’arco
di una generazione; si tratta di tendenze di portata ampia che si compiono in campo economico,
sociale e culturale.
• Evoluzioni: sono le trasformazioni di lunghissima durata e di portata amplissima che a volte
risalgono anche a tempi precedenti la comparsa umana; vi si possono comprendere le
mutazioni astronomiche e geologiche o i cambiamenti climatici. Esistono poi costanti e variabili
importantissime nella storia umana che rientrano nel novero dei fattori oltre che quelli
ambientali ci sono fattori umani cioè tipici del genere umano
fattori; oltre che quelli ambientali vi sono fattori umani, cioè tipici del genere umano,
indipendentemente dai suoi contesti spaziali, cronologici e culturali. Ad occuparsene sono la
psicostoria e la sociologia storica, che consentono stimolanti raffronti con l’attualità;
pertanto piuttosto che per derivazioni lineari, la storia procede per processi di trasformazione (o
evolutivi)
attraverso una transizione continua. Tutto ciò confluisce a formare le congiunture, ovvero
quelle combinazioni eterogenee di situazioni e di fatti che, proprio per la loro complessità interna,
sono irripetibili.

I PERIODI
I periodi
La nostra stessa vita è scandita da momenti più significativi di altri che danno inizio o termine a
periodi particolari (es: il primo giorno di scuola). L’egemonia economica e culturale che
negli ultimi secoli i suoi popoli hanno imposto ad altri continenti con conquiste e colonizzazioni, ha
reso
questa periodizzazione eurocentrica una delle più diffuse; tuttavia essa perde di significato
in relazione a tutte le altre aree geografiche in cui le ripartizioni storiche sono autonome e
peculiari.

QUANDO E’ INIZIATA LA STORIA?


Quando è iniziata la storia?
Fin dalle più remote considerazioni, la storia è stata associata alla presenza umana: una comparsa
considerata istantanea da coloro che credono in un atto creativo improvviso è corrispondente ad
un periodo di gestazione per coloro che credono che la specie umana sia frutto di un lungo
processo di evoluzione. Questa contraddizione si è generata dal fraintendimento della divisione
della storia in periodi. Non solo quindi non corrisponde all’inizio della storia ma per di più non può
avere un valore universale.
MOTIVAZIONI, METODI, CONTENUTI PER L’APPRENDIMENTO DELLA STORIA CAP 2

CONOSCENZA E LIBERTA’
La disponibilità di conoscenze e strumenti per raggiungerle, non è ancora oggi considerata un
diritto universale; nel mondo permangono infatti regimi dispotici, dove la facoltà di pensare, di
capire, è considerata una prerogativa per pochi eletti. L’ insegnamento della storia non solo non è
scontato, ma è necessario se punta davvero all’ emancipazione e alla crescita di autonomia di
scelta delle persone. Quando venne introdotto per la prima volta questo insegnamento,
generalmente nel corso del XIX secolo, lo scopo principale era quello di consolidare l’identità della
nazione e fornire un esempio morale e civile per la creazione di una società ordinata e di un
cittadino modello; Per tale ragione, verteva su racconti di episodi edificanti (“exempla”) e
l’attenzione per gli eventi brevi, prevaleva nettamente rispetto a quella per i fenomeni di lunga
durata. Fino alla seconda metà del secolo scorso, la scuola era orientata a selezionare gli scolari
per ceto d’origine e ad educarli secondo i valori e i modelli dominanti che sono mutati
profondamente anche negli ultimi secoli. Le finalità formative dei sistemi scolastici si sono quindi
evolute e sono cambiate in relazione ai diversi contesti politici che le hanno espresse. Nonostante
ciò, l’insegnamento della storia è ancora legato a modalità ampiamente superate, riducendosi
spesso ad un mero racconto acritico di un elenco di fatti da memorizzare passivamente. Le cause
di questo problema vanno ricercate all’interno delle sedi di formazione dei docenti, dove
abitualmente si tende a trascurare eccessivamente l’intercomunicazione con gli altri gradi
scolastici e in genere con il resto della società. A questo si aggiunge il fatto che spesso i vari
insegnamenti di discipline storiche si limitano a perseguire la conoscenza della materia in esame,
trascurando i problemi della didattica.
Chiunque svolga funzioni connesse alla valorizzazione e all’ insegnamento della storia dovrebbe
essere consapevole dell’importanza della sua conoscenza e della sua diffusione, troppo spesso
invece ciò non accade ed essi divengono i primi detrattori del proprio ruolo vivendo con disagio e
senza alcun entusiasmo il proprio impiego. Ciò si riflette inevitabilmente, nel caso dell’insegnante,
sugli allievi, che non essendo stimolati, difficilmente si appassionano alla materia, considerandola
artificiosa e inutile.
Di conseguenza il primo passo su cui impostare i successivi obiettivi e metodi di insegnamento
consiste proprio nel far comprendere come la conoscenza storica sia funzionale alle necessità
attuali.

UN ANTIDOTO ALLE NUOVE ANGUSTIE


Negli ultimi decenni si sono fatalmente acuite le lacerazioni tra le diverse generazioni del presente;
alla difficoltà di comunicare tra loro si è inoltre aggiunta una diffusione quasi endemica di una
solitudine individuale apparentemente paradossale in una società con ampie opportunità
intercomunicative. Per far fronte a questo divario generazionale, è necessario perseguire una
conoscenza del passato che consenta un effettivo radicamento di persone e di comunità, di gruppi
e di generazioni diversi nelle rispettive realtà storiche.

LA NECESSITA’ DI CONOSCERE PER SCELTE CONSAPEVOLI E RESPONSABILI


Tra le finalità da perseguire nei processi formativi vengono generalmente indicate l’autonomia di
pensiero e la capacità creativa e progettuale; in tale prospettiva l’insegnamento della storia va
finalizzato oltre che ad una maggiore conoscenza delle origini, anche ad una fondata capacità
critica e di comprensione nei confronti dei processi evolutivi in atto e alle conseguenti possibilità di
progettare il proprio futuro individuale e collettivo. La necessità di attenzione verso il passato si
rivela essenziale anche in riferimento al complesso delle questioni più drammatiche che
incombono sul futuro dell’umanità e che già da tempo destano allarme e preoccupazione. I danni
maggiori di tali eventi si registrano infatti laddove non si è tenuto conto del patrimonio di
conoscenze accumulato nel passato. E’ necessario dunque, non voltare le spalle al passato e
dimenticarlo, ma imparare da quest’ ultimo in modo da migliorare il presente e preservare il
nostro futuro.

L’ESIGENZA DI RINNOVARSI
Nella scuola il conflitto fra le vecchie modalità e queste novità non si ancora risolto a causa del
permanere di resistenze e chiusure anche all’interno del corpo docente; d’altronde
l’incontro tra eredità consolidate e nuove sollecitazioni deve considerarsi una condizione
permanente per una scuola capace e propensa ad adeguarsi alle necessità insorgenti. È ovvio che
gli insegnanti meno inclini al cambiamento abbiano vissuto con disorientamento e disagio
l’abbandono in pochi anni di certezze e garanzie su cui si basava il loro prestigio (autoritarismo,
disciplina, incontestabilità dei contenuti e della valutazione). È fondamentale l’approccio che gli
insegnanti sono in grado di proporre e i tanti sono stati metodi adottati per stimolare nuove e
efficaci forme d’apprendimento. Persisteva il nozionismo come elemento portante
dell’insegnamento della storia e comportava la memorizzazione di dati e eventi senza capirne i
nessi e senza trarne deduzioni. Il cambiamento ha prodotto smarrimento e resistenze: alle
certezze delle cronologie oggettive delle interpretazioni preconfezionate si sostituiva la soggettiva
valutazione di una complessità di eventi e trasformazioni non rispondenti a disegni semplificati.
L’insegnamento della storia può fornire a ciascuno l’opportunità di cogliere i fili conduttori
dell’evoluzione umana, le continuità e le fratture, consentendogli di scoprire che alcuni fenomeni
odierni hanno premesse lontanissime e portandolo ad attribuire un nuovo senso alla
successione degli eventi (non causale ed esegetica ma complessa e vitale).

LE OPPORTUNITA’ DEGLI INSEGNANTI


In una società in continua evoluzione, è compito degli insegnanti trovare strade efficaci per
far acquisire competenze e conoscenze essenziali per l’intero percorso formativo; rischiano di
essere percepiti come una voce noiosa, che si ascolta e segue per dovere.
L’insegnamento deve abbandonare il modello puramente trasmissivo e non può più limitarsi
ai linguaggi verbali e libreschi né esimersi dall’uso degli strumenti forniti dalle nuove
tecnologie; gli insegnanti non potranno essere sempre brillanti e piacevoli ma dispongono della
grande chance di poter aprire un dialogo reale con i loro interlocutori.
La gratificazione non va perseguita solo spianando la strada dell’apprendimento ma anche
rendendo consapevoli che per acquisire conoscenze bisogna impegnarsi; ogni conquista è tanto
più efficace e gratificante quanto maggiore è il coinvolgimento sensoriale, mentale ed emotivo che
deriva dalla
coscienza delle difficoltà che si debbono superare per raggiungerla.
È stato verificato che promuovere l’apprendimento motivando e attivando i soggetti in un
percorso coscientemente impegnativo e verso una meta ambita, comporta sempre per
insegnanti e scolari un ulteriore incentivo e un consolidamento della stima reciproca dalla quale
si sentono vincolati reciprocamente ad esprimere il meglio di sé.
Un tempo l’apprendimento scolastica, la cultura ufficiale e le sue sedi erano facilmente
identificabili , i contenuti indiscutibili; la crescita culturale procedeva senza troppi dubbi verso le
vette inamovibili della conoscenza, selezionando i nuovi depositari del sapere ed escludendone la
massa prevalente. Oggi non è più così, poiché la concorrenza di modelli, linguaggi e
messaggi alternativi alla formazione scolastica è più forte.
La scarsa efficacia degli insegnamenti impartiti dalla scuola deve indurre a ripensamenti autocritici
tutti i suoi operatori; la questione si pone per tutte le discipline proposte dalla scuola.

EDUCARE AL PATRIMONIO
Un lato per valutare come il passato influisca sul presente è quello dei “beni culturali”, cioè del
patrimonio artistico che racchiude l’identità profonda di un popolo e delle sue comunità;
conoscerlo e stimarlo significa percepire il senso di appartenenza alla nazione e anche
rendersi conto dell’eredità culturale di cui si è partecipi e responsabili. Si tratta di risorse
per definizione
(patrimonio è l’insieme dei beni culturali).
Nell’ambito della cultura e degli studi scolastici è ormai invalsa la distinzione netta tra un settore
scientifico e uno umanistico, attribuendo al primo la competenza di incidere sulla creazione
di ricchezza e lavoro produttivo. L’Italia dispone di risorse incommensurabili, quei beni culturali
che
sono multiformi componenti di un patrimonio artistico sedimentatosi per millenni; ci si è chiesti in
che modo tale patrimonio posso essere sfruttato adeguatamente senza contare solo sulle
attività turistiche indotte dalla sua presenza. La politica culturale del nostro paese solo
episodicamente ha valutato di investire nei nostri “giacimenti culturali” e, nella latitanza dello
Stato, l’esigenza di far fronte ai bisogni è stata assunta a livello periferico. È per questi motivi che
oggi alcuni esperti di didattica parlano di “Educazione al patrimonio”, cioè dell’esigenza e
dell’urgenza di promuovere già dall’età scolare la conoscenza e la fruizione del ricco patrimonio
culturale italiano.

IL TERRITORIO COME RISORSA CULTURALE


Ogni territorio è fonte della sua storia e anche delle vicende delle comunità che l’hanno abitato;
stravolgerne i caratteri significa non solo comprometterne gli equilibri ma anche perdere le tracce
di tali vicende. I beni culturali oltre ad essere i segni tangibili di popoli e comunità sono oggetto di
curiosità e attrattiva che, con l’odierna apertura degli orizzonti culturali, possono richiamare
l’affluenza di visitatori e attivare i relativi indotti nel campo dei servizi. In questo contesto la scuola
può svolgere un ruolo trainante e avvalersi di un campo d’indagine funzionale all’apprendimento
attivo della storia.

NOI E LA STORIA
Il mondo attuale può essere visto come una grande vetrina degli esiti della storia, il presente
infatti, racchiude segni tangibili del passato dell’ umanità, di conseguenza, come abbiamo più volte
sottolineato, la conoscenza storica può contribuire a comprendersi meglio sia come singoli che
come comunità. Oltre che ogni persona, anche ogni gruppo, istituzione e popolo, ha una sua storia
che entra a far parte di quella dell’ intera umanità nella quale tutti i fatti che sono accaduti e che
accadono si influenzano a vicenda. Così come affermava Francesco De Gregori in una sua canzone
“La storia siamo noi”: “La storia siamo noi nessuno si senta escluso” poiché siamo tutti partecipi e
soggetti di uno stesso cammino che nessuno può fermare; pertanto conoscere ciò che è accaduto
e sta accadendo, ci deve interessare poiché può consentirci scelte più consapevoli sia per il nostro
presente che per il nostro futuro. Indipendentemente dalla nostra volontà, ogni gesto che
compiano è influenzato dal passato: se percorriamo certe strade, se parliamo certe lingue, se
festeggiamo certe ricorrenze, cerimonie, se ci alimentiamo con certi cibi, è perché siamo la
risultante di un’ evoluzione lunghissima e ciò è evidente anche soltanto guardandoci allo specchio.
Il nostro patrimonio genetico infatti, contiene tracce, caratteri, ereditati da generazioni vissute nei
tanti millenni della preistoria. Dunque, tutti noi, siamo portatori di un’eredità immensa da
trasmettere al futuro con le nostre azioni col nostro impegno.

MEMORIA E AUTONOMIA
A dimostrare che proprio in presenza di uno straordinario strappo col passato è necessario un
generale recupero di conoscenza storica è sufficiente constatare come lo smarrimento sia il primo
effetto per chi perde la memoria. Chi conosce il proprio vissuto, non disporrà di riferimenti
essenziali e sarà subordinato alla volontà altrui. Se conoscere la nostra storia personale è dunque
essenziale per vivere il presente e fare progetti, anche sul piano collettivo conoscere il passato
consente di programmare più consapevolmente il futuro.

LE SCELTE METODOLOGICHE DI FONDO CAP 3


IL CURRICOLO VERTICALE E I CICLI
Il curricolo verticale di storia va inteso come necessaria integrazione e armonizzazione delle varie
fasi del percorso formativo; spesso è stato frainteso e concepito da molti teorici della didattica
come un excursus unico sulla storia, che presume che il contatto con le sue vicende si debba
completare
solo al termine della scuola secondaria.
L’osservazione e le verifiche sulle modalità rivelano invece che la ciclicità (il ripetersi dell’intero
ciclo cronologico della storia nell’arco del percorso formativo) ha effetti negativi e
controproducenti quando il suo insegnamento viene condotto in maniera superficiale e
nozionistica.
Limitarsi nei primi anni scolastici ad operare solo in funzione degli apprendimenti successivi
significa privare gli scolari di conoscenze che costituiscono gli strumenti basilari per cercare
di comprendere ed esprimersi sulle grandi questioni del presente.

STIMOLARE, MOTIVARE E INTERESSARE: LO “SPESSORE STORICO” DEL PRESENTE


L’apprendimento della storia è un’esigenza essenziale a cui la scuola deve rispondere
efficacemente, occorre anche valutare quali metodologie e strumenti adottare; vedere la storia
così strumentalizzata e deformata non aiuta a far fronte alla crescente carenza di cultura storica
generale.
Come in genere viene proposta a scuola, appare priva d’interesse e avida di energie profuse solo
per acquisire passivamente nozioni e contenuti destinati esclusivamente al superamento di
interrogazioni e esami; questa percezione è allarmante e paradossale, poiché mai come
oggi di fronte alle sfide inquietanti dell’attualità si avverte il bisogno di conoscenza del passato.
Per cercare di capire la storia occorre vivere intensamente il proprio tempo, occuparsi dei
problemi dell’attualità visto che alle nostre spalle ci sono le vicende umane di chi ci ha preceduto
su questo pianeta; la conoscenza di vicende, usi e tradizioni di un tempo serve a ricucire il
presente alle sue
premesse per avere maggiore consapevolezza e autonomia di scelta.

ATTIVARE
“Se ascolto dimentico, se vedo ricordo, se faccio capisco (o imparo)”questo detto di Confucio,
riassume in poche parole il significato del cosiddetto “attivismo pedagogico” del metodo euristico
e del “costruttivismo”, ovvero, quelle scelte metodologiche che si avvalgono di procedure che
puntano ad una progressiva costruzione di conoscenze, attraverso l’attivazione da parte degli
scolari. Già nei primi decenni del Novecento, John Dewey, sosteneva che la scuola, come
istituzione sociale, non avrebbe più dovuto essere “un luogo per la trasmissione passiva di dati e
informazioni aride”, bensì un luogo di esperienze comunicative e socializzanti. Piaget a sua volta,
sosteneva che “il conoscere non consiste nel copiare la realtà ma nell’agire su di essa e nel
trasformarla”. In tal modo l’ apprendimento diventa attivo, induttivo e intuitivo. Per coinvolgere gli
scolari, l’ insegnante non deve limitarsi alle attività di ricerca, ma aprire discussioni circa gli eventi
e confronti sulle diverse opinioni in merito; si crea così curiosità ed interesse e si stimola la ricerca
di chiarimenti, di nuove fonti e soluzioni. Occorre dunque coinvolgere gli alunni riuscendo ad
integrare ricerca e apprendimento, puntando alla loro conquista personale e collettiva di
competenze e di conoscenze. La curiosità è l’incentivo più efficace per renderli attivi e protagonisti
del loro percorso educativo, è infatti attraverso la “problematizzazione” di ogni operazione
cognitiva che gli alunni si confrontano con la realtà e imparano ad assumere un atteggiamento
critico, partecipe e attivo nei suoi confronti.

LA SCELTA DEI CONTENUTI


Dopo i “perché?” e i “come?” vanno affrontati conseguentemente i “cosa?”, cioè i contenuti. In
genere, la questione dei contenuti, viene interpretata come scelta delle nozioni da raggiungere,
quasi in contrapposizione con quella delle competenze e delle abilità. In realtà, si tratta di aspetti
connessi e comunicanti. L’apprendimento di competenze , si colloca infatti alla base dei processi di
costruzione delle conoscenze.
Tutti i contenuti (quindi sia le competenze che le nozioni), vanno perseguiti nel rispetto delle
capacità cognitive degli scolari e delle loro fasi di formazione senza ignorare le loro conoscenze
precedenti. Non si punta pertanto all’accumulo di nozioni, ma a far acquisire di volta in volta
nozioni basilari che portino poi ad apprendere concetti più specifici. Per quanto riguarda i
contenuti, perdura un dibattito molto vivace e serrato sulle scansioni della storia da proporre in
tutti i gradi scolastici; il presupposto comune è che per un paese come l’Italia, la cultura storica
non possa essere trascurata oltre che per comprendere e tutelare il nostro immenso patrimonio
culturale, anche per restare al passo in una società sempre più multietnica, multiculturale e
multireligiosa.

IL LABORATORIO COME METODO E STILE PER APPRENDERE LA STORIA


In senso letterale ed etimologico un laboratorio è per definizione un luogo nel quale si ottengono
prodotti nuovi elaborando, modellando o riparando, materiali vecchi. In senso più ampio, è un
contesto in cui si lavora per produrre qualcosa di nuovo partendo da ciò di cui si dispone e dalle
competenze e conoscenze acquisite. In prospettiva didattica, il laboratorio è essenzialmente una
modalità di lavoro in cui
l’ insegnante illustra, chiarisce, i momenti costitutivi del sapere e gli alunni ripercorrono questi
momenti imparando a trasformarli in competenze. Dunque, prima di un luogo fisico, si tratta di
una scelta metodologica, di uno stile di lavoro didattico con cui promuovere attività cognitivo-
operazionali ma anche affettivo- relazionali. Si giunge così ad un ribaltamento della prospettiva
trasmissiva e nozionistica, dato che le finalità sono la costruzione di capacità cognitive e lo
sviluppo di facoltà critiche e interpretative. Il laboratorio rappresenta un’alternativa al modo
tradizionale di insegnare la storia, consentendo di abbinare ricerca e didattica per costruire e
conquistare, individualmente e collettivamente, nuove conoscenze ed interpretazioni sulla base
delle competenze e delle nozioni acquisite.

ATTENZIONI METACOGNITIVE
Attraverso la riflessione sulle varie fasi dell’indagine svolta e l’autovalutazione dei risultati
raggiunti, ciascuno può acquisire orientamenti per costruirsi strategie efficaci ad apprendere;
a questo scopo l’insegnante può indurre nelle discussioni e dello svolgimento delle attività a
riflettere e a comunicare le diverse esperienze degli scolari. Si stimola e sviluppa
quell’attenzione che consente di divenire autonomi ed efficaci in tutti i percorsi
d’apprendimento, mettendo in atto metodi validi come quelli di lettura e comprensione di testi e
immagini.

PROGRAMMAZIONI E STRATEGIE… I PROGETTI DIDATTICI


3 fasi
• Progettuale: analisi bisogni e prerequisiti; finalità e obiettivi; metodi; strumenti.
• Attuativa: dibattito; valutazione motivazioni e prerequisiti; ricerca nuove fonti e strumenti.
• Verifica e Valutazione: verifiche su progetto; correzioni; efficacia e esiti.

LA CONQUISTA DELLA CONOSCENZA CAP 4


DALLO SGUARDO ALL’OSSERVAZIONE
Ogni entità che entri nel nostro campo percettivo può essere captata in maniera differente;
in qualsiasi campo, fare ricerca equivale ad assumere un atteggiamento attivo nei confronti
della conoscenza, passando dallo sguardo all’osservazione, dal vedere al leggere e quindi ai
gradi di visione e indagine corrispondenti.

LA RICERCA FRAINTESA
Ogni attività d’indagine, per quanto appaia empirica e finalizzata, risponde ad un’esigenza insita
nella natura stessa dell’uomo; gli itinerari della ricerca portano difficilmente a uno stato duraturo
di appagamento appena giunti allo scopo, anzi è la ricerca stessa a contenere in sé tutte le
pulsioni, tensioni, fascino che le sono propri (ci si proietta verso nuovi ostacoli da superari).
Nel quadro delle attività scolastiche la ricerca può costituire un formidabile stimolo alla creatività,
tanto da rendere accattivante anche la materia più ostica; nessun percorso d’indagine può
essere precostituito rigidamente. La ricerca propinata come tale nella didattica spesso
corrisponde alla
negazione della stessa, poiché è fatta consistere in noiose compilazioni di testi altrui; la ricerca
vera e propria si articola in stadi e operazioni diverse in cui possono confluire numerosi aspetti e
così diviene creativa e personale.
IL DIALOGO CON LE FONTI: MAGIA E MOZIONE DI SCOPRIRE E SCOPRIRSI
La ricerca e l’interpretazione delle fonti possono essere le basi da cui partire per assumere
quell’atteggiamento attivo nell’assunzione delle conoscenze, passando dallo stadio
dell’osservazione al campo d’indagine concreta; il coinvolgimento degli scolari nell’acquisizione di
competenze e nella costruzione di conoscenze porta in sé stimoli meta cognitivi e per la
loro
potenzialità motivante tali sperimentazioni possono inserirsi all’inizio dell’intero percorso
didattico.
Si può anche scegliere di interrogare una fonte del tutto estranea ai percorsi didattici, proponendo
di sentirsi archeologi del futuro. La risposta individuale e collettiva è in genere positiva e
porta ad un’attivazione e ad un desiderio di partecipazione. Infatti il bambino che si pone
davanti alla fonte e la fa parlare, in realtà viene ripetutamente stimolato dallo scoprirsi
capace di farlo; la magia del contatto con le fonti sta nel fatto che, essendo gli oggetti presi in
esame muti, è la mente del bambino a parlare e così scopre se stesso e le sue
facoltà di dar voce e significato a quanto osserva, mettendo in azione e associando le sue
conoscenze e abilità e acquisendone gradualmente delle nuove.

ATTUALITA’ E STORIA: LEGGERE IL PRESENTE


La lamentela più frequente è quella di non trattare i decenni di storia più recenti. In primis la scelta
di un tema generale può partire dall’esame delle questioni più pressanti del mondo attuale,
rintracciando linee evolutive attraverso cui risalire verso il passato e trovarne premesse e origini,
stimolando il bambino alla conoscenza di una storia di cui egli è partecipe.
Finalizzando l’apprendimento ad una migliore comprensione del presente si conferisce nuovo
significato e valore a espressioni come “radici, identità, memoria collettiva”, che per quanto
dotate di fascino sono entrate da tempo nel novero dei modi di dire e quindi percepite
come formulazioni astratte e retoriche. Occasioni per trasgredire l’ordine delle sequenze
cronologiche imposte dai corsi di storia possono essere fornite da avvenimenti attuali di notevole
rilevanza, dai quali partire per effettuare escursioni
diacroniche che raggiungano le radici del problema in questione; si può dire che nel passato sono
contenute le premesse del presente.
Un primo approccio semplice può essere dato dall’esame degli ambienti e edifici scolastici
attraverso il censimento di segni e testimonianze concrete delle loro evoluzioni (l’aula, lo
stabile, il giardino, offrono spunti d’indagine e si rintracciano elementi); dopo si può fare lo stesso
col territorio, quartiere, città, mantenendo come punto di partenza e di lettura le situazioni e le
immagini attuali (può far acquisire concretamente il concetto di fonte).
Le molti fonti trovate possono essere classificate dagli scolari e la loro varietà comporterà
un’ampia gamma di conoscenze conferendo allo spessore storico la stessa ricchezza di aspetti
riscontrati nel presente; anche se tutti gli interrogativi non trovano risposta, il solo porli suggerirà
metodi e strumenti per non subire la storia ma per farla attivamente.

FUNZIONALITA’ E RISCHI DELLA STORIA GENERALE


Ogni proposta storiografica è per sua natura astrazione, interpretazione e sintesi, poiché è
impossibile descrivere fenomeni e eventi del passato nel loro esatto svolgersi. La “storia generale”
riportata sui manuali vuole fornire una soglia minima di conoscenza del passato ma porta
delle deformazioni ma tuttavia le visioni ad ampio raggio spazio-temporale permettono di cogliere
linee evolutive e tendenze di lungo periodo difficilmente percepibili in ambito circoscritti.
La storia generale rimane insostituibile in campo didattico per fornire quel quadro complessivo in
cui calarsi per gli approfondimenti ma essa conserva sempre il suo carattere di astrazione
che costringe a selezionare sequenze cronologiche in cui prevalgono i grandi eventi della
storia politica e
istituzionale. La storia globale invece è complessità, pluridiversità, apertura di orizzonti a
comprendere le interconnessioni fra culture e civiltà, fra vicende e evoluzioni di diversa portata.

LA DIMENSIONE LOCALE E LE SUE OPPORTUNITA’ GLOBALI


Le aperture e le convergenze che costituiscono l’essenza della storia globale si possono
raggiungere anche attraverso il territorio, la dimensione locale, visti come punti di partenza
per la lettura. I progetti didattici sul territorio, oltre che utili alla conoscenza, possono essere utili
a verificare alcuni problemi metodologici fondamentali connessi con la ricerca, la didattica e la
percezione della storia; oltre che coinvolgere le risorse e le istituzioni culturali presenti induce a
ricorrere alle testimonianze dirette degli anziani e a fornire occasioni di dialogo tra generazioni. La
lettura del presente come esito della storia può far acquisire senso di responsabilità e capacità di
progettazione in un periodo
di mutamento delle condizioni individuali e collettive.

LA MULTIDISCIPLINARIETA’ NELLA RICERCA TERRITORIALE


L’apporto di varie competenze e discipline sono fondamentali per la ricerca territoriale e locale. Il
sopralluogo, la perlustrazione, sono il primo approccio da cui derivare gli itinerari di ricerca;
il ricorso successivo alla cartografia e all’iconografia consente di accedere concretamente al
concetto
di stratificazione ed evoluzione del paesaggio e delle sue forme. Altro passo essenziale è l’indagine
bibliografica che non si limita alle opere storiche ma considera una molteplicità di
argomenti e di discipline.
Nell’ utilizzazione diretta delle fonti, si deve poi attingere ad altre conoscenze specifiche, quali
l’archivistica, la paleografia e la codicologia. Le indagini sul territorio dovrebbero servire a
programmare interventi e piani di sviluppo, cercando di armonizzare le nuove scelte con quelle
passate.

VECCHIE E NUOVE IDENTITA’ A CONFRONTO


L’apprendimento della storia è essenziale da un lato, per comprendere identità e diversità attuali,
dall’altro, deve contribuire a far acquisire senso di responsabilità e capacità di progettazione.
Pesanti fraintendimenti possono riguardare i concetti di identità e di appartenenza, che non sono
univoci e vanno perciò distinti. Ciascuno di noi, dispone di un’identità personale e nel contempo è
partecipe e appartenente ad identità collettiva, da quella familiare a quella comunitaria, da quella
civica a quella nazionale e così via… Pertanto, curare una di queste identità e appartenenze, non
deve comportare la rinuncia o il ripudio delle alle altre. Non bisogna perciò, chiudersi in visioni
ristrette per riesumare presunte identità civiche ed etniche. Non esistono identità fisse né a livello
personale né a livello collettivo.

OPPORTUNITA’ E PRATICHE DIDATTICHE 5 CAPITOLO


Nella preparazione e programmazione da parte degli insegnanti è importante che trovino spazio
duttilità e capacità di adattamento, inventiva e creatività per far fronte nel modo più efficace alla
varietà di situazioni e di problemi all’ interno della classe.

LA STORIA PERSONALE
Nei primi anni scolari la storia può essere proposta solo dopo un graduale avvicinamento alle sue
dimensioni, ai suoi codici, alle competenze e alle conoscenze che esige: un avvicinamento che
parta dal vissuto reale e quotidiano di ogni soggetto. Ricostruendo e narrando la sua storia
personale il soggetto impara in primo luogo a selezionare gli eventi per diversità di importanza, poi
ad ordinarli in sequenza acquisendo così i concetti di successione e di contemporaneità, scoprendo
i nessi che li collegano, il senso del cambiamento delle situazioni, quello della durata e della
ciclicità di alcune ripartizioni del tempo (giorni, mesi, anni…). Amplierà in questo modo i suoi
orizzonti fino ad acquisire i concetti di prima, dopo, mentre. Nel rintracciare e ricomporre i fatti
rilevanti del proprio passato ogni bambino comincia a confezionare la propria storiografia, ovvero
il racconto di sé, attraverso delle vere e proprie fonti: dai documenti alle testimonianze dei
genitori e parenti, ai ricordi personali. Egli giunge così a comprendere come, accanto al suo
presente, ne esistano altri che interagiscono con il suo e che del proprio passato siano testimoni
anche altre persone che ne conservano ricordi e tracce. Tale percorso non è però sempre
adottabile, sta all’ insegnante valutare se in presenza di particolari situazioni non sia il caso di
rinunciarvi sostituendolo con altri approcci; uno di questi potrebbe essere quello di ricorrere alla
rievocazione e al racconto di storie e di personaggi noti o immaginari, reali o fiabeschi, con cui
curare ugualmente la percezione della successione, della contemporaneità e della ciclicità dei fatti
nel tempo. In ogni caso, è essenziale che i bambini possano raccontare e raccontarsi: sollecitare i
bambini a ricordare e narrare di sé li fa sentire parte attiva del gruppo classe oltre a formare
l’identità personale. L’autobiografia diviene così un ottimo strumento di connessione tra il
contesto della vita scolastica e quelli delle esperienze vissute in famiglia e nella vita
extrascolastica. La storia personale, può essere percorsa tramite diverse attività, tra cui quelle di
annotazione e registrazione delle vicende quotidiane che accomunano i bambini della classe. Fin
dalla scuola materna, è utile registrare lo scorrere del tempo riportando ad esempio su cartelloni
ben visibili a tutti, i giorni, le settimane, i mesi, le stagioni, gli anni. La registrazione sarà ancora più
efficace se corredata da aspetti distintivi dei vari contenitori del tempo: caldo, freddo ecc.
Questi concetti possono essere consolidati attraverso un gioco: ai bambini si propone di
confezionare dei cartelli con i nomi dei giorni della settimana, dei mesi e delle stagioni da
raccogliere in una scatola. In un’altra scatola verranno raccolti altri cartelli con le caratteristiche di
giorni, mesi e stagioni. Fatti estrarre i cartelli della prima scatola ognuno andrà a cercare nella
seconda le caratteristiche che gli si addicono, poi si andrà a collocare in una fila andandovi ad
occupare la propria posizione secondo l’ordine di successione dei giorni, mesi e stagioni. Questo
gioco potrà essere ripetuto più volte in modo che i bambini siano in grado di collocarsi
correttamente anche senza l’indicazione dei giorni, dei mesi e delle stagioni.

(Vedi esempio di tracciato della storia personale pag 120)

DALLA STORIA PERSONALE ALLA STORIA “PROSSIMA”


Non si può dare per scontato che i concetti fondamentali per l’apprendimento storico introdotti su
base personale, siano stati anche acquisiti automaticamente per la storia in generale.
Bisogna rivolgersi al passato recente avendo individuato un campo d’indagine delimitato, in
quanto uno
sbalzo alla storia remotissima non sarà concepito dalle capacità percettive del bambino
appena introdotto al concetto di diacronia; non si deve rinunciare al passato lontano e alla
sua capacità
attrattiva ma è opportuno accentuarne gli aspetti propriamente strutturali e interdisciplinari
(geografici, antropologici, culturali) a discapito degli aspetti strettamente cronologici e mnemonici.
La “storia prossima” (cioè vicina nello spazio e nel tempo) diviene l’approdo e l’ambito di naturale
sviluppo della storia personale.

LIMITI DELLE MONOGRAFIE DIACRONICHE


Fra i metodi per presentare una materia così vasta e complessa c’è quello di promuovere
l’interesse attraverso le monografie, che si sostituiscono alla scansione degli eventi
tradizionalmente trattati dalla storia generale; sono tentativi lodevoli ma affiancare la storia
generale a specifiche indagini tematiche può rivelarsi gravoso in termini di tempo e spesso i
risultati non si dimostrano adeguati agli sforzi.

LE INDAGINI SUGGERITE DA EVENTI ATTUALI


Oggi si susseguono eventi di grande portata che il sistema dei media
amplifica e i bambini compartecipano emotivamente a notizie drammatiche; accade che di
fronte a grandi eventi si approntino in via estemporanea ricerche, cui i docenti però fanno i conti
con le carenze dell’attuale fase evolutiva delle discipline storiche.
Il quadro storiografico offre alla didattica strumenti divulgativi obsoleti e inadeguati rispetto
all’attualità e da qui le difficoltà per gli insegnanti di rintracciare le radici e le premesse
storiche di situazioni attuali. Per sopperire a tale deficit gli insegnanti possono avvalersi da
qualche anno di strumenti di documentazione tratti dalle reti telematiche.

LA DIDATTICA MUSEALE
In ambito formativo inserire i beni museali in un percorso euristico coerente crea occasioni
importanti e qualificanti, basilari per promuovere una maggiore coscienza generale sui temi della
tutela e valorizzazione delle risorse storico-artistiche, facendo convergere sulle funzioni didattiche
e divulgative del mondo scolastico forme di collaborazione e coordinamento tra istituzioni.
La necessità di interazione tra attività d’apprendimento della storia nella scuola e il ricorso
a collaborazioni coi musei sono le fondamenta sulle quali edificare progetti e collaborazioni
importanti.
L’ICOM (International council of museum) è la struttura dell’UNESCO che coordina i musei del
mondo e definisce un museo come “un’istituzione permanente senza scopo di lucro che ha come
obiettivi la conservazione, acquisizione, esposizione al pubblico per scopi di studio ed educativi,
delle testimonianze materiali dell’umanità.
La didattica museale fa parte del più ampio ambito di esperienze della didattica dei beni culturali,
cioè un settore formativo che attraverso l’osservazione e l’attivazione di sensibilità ed
emotività porta a considerare le realtà attuali come patrimonio da fruire e rispettare.
Abbiamo 3 fasi evolutive museali:
• Museo - collezione (18° secolo, collezione di oggetti rari);
• Museo – laboratorio (i visitatori compiono esperienze per arricchire le loro conoscenze);
• Musei virtuali (siti che riproducono il museo in uno spazio cibernetico).
La didattica museale non può ridursi al solo momento di presenza nel museo, deve prevedere una
fase di preparazione e approccio che susciti motivazione alla scoperta e alla conquista durante la
visita. Le attività a scuola in vista della visita al museo devono prevedere momenti di
apprendimento in cui la visita museale sia solo una tappa del percorso formativo, che deve creare
curiosità, desiderio di esplorazione e scoperta e soprattutto sviluppare capacità osservative
spendibili fuori dal museo.
La didattica museale va promossa e incrementata stimolando la tensione alla scoperta e rendendo
protagonisti gli scolari del loro apprendimento; il museo assume quindi un ruolo educativo,
divenendo una tappa funzionale alla conoscenza dei beni culturali.

I QUADRI DI CIVILTA’

Il significato di “civiltà” si sovrappone a quello antropologico di “cultura” e richiama le accezioni


positive in passato attribuite alle città (cives, civica, civilitas); cultura indica un complesso di valori,
conoscenze e atteggiamenti condiviso da un gruppo umano (dal latino colere: coltivare,
abitare).
Braudel diceva che parlare di civiltà equivale a parlare “..delle società che le nutrono, animano con
le loro tensioni e progressi). Le civiltà attuali sono gli esiti del sommarsi di condizioni ed evoluzioni
naturali e artificiali svoltesi nel passata e confluite nel presente, dove sono insediate dai fenomeni
di appiattimento e massificazione indotti dall’imposizione di modelli globali.
Definizioni di “Quadri di civiltà”:
• Descrizione dei tratti caratterizzanti la vita collettiva di gruppi umani in un ambiente e
periodo ben determinati.
• Unità tematica in cui una civiltà è presentata nei suoi aspetti caratterizzanti allo scopo di
evidenziare continuità e fratture tra passato e presente.
• Modi di vivere, abitare, vestirsi.
Per riconoscere le culture/civiltà si devono considerare i contesti ambientali e spaziali che
occupano, le organizzazioni sociali che esprimono, i beni che producono, i valori religiosi e
culturali, individuando se la loro continuità abbia creato caratteri stabili e riconoscibili.

PARAMETRI COMPARATIVI DEI QUADRI DI CIVILTA’


Parametri comparativi dei quadri di civiltà
Ci si deve basare sugli interessi e le conoscenze già possedute dai bambini, facendo leva sulle loro
curiosità; uno spunto può essere la presenza di scolari di altre nazioni, con cui fare
raffronti e indagini su sfondi comuni a tutti i bambini del mondo (es: gioco, alimentazione,
feste).
Il passo preliminare è la ricerca di aspetti peculiari e comuni che caratterizzano i diversi quadri di
civiltà; per avviare le comparazioni occorre individuare i riferimenti del confronto partendo dalla
realtà più percepibile e l’osservazione della quotidianità è utilissima (riferimenti possono essere
l’ambiente, la
religione, il clima, la famiglia). Di ogni quadro si potrà realizzare un cartellone con i tratti distintivi
per fare i paragoni. Si stimola ad un apprendimento motivato con cui acquisire capacità di
raffronto, conoscenze durature ed efficaci attivando processi logici, associativi e selettivi.

MODULI E DIDATTICA MODULARE


Moduli e didattica modulare
Un modulo è un progetto didattico che fa parte del percorso o curricolo didattico annuo e mira a
far acquisire competenze e conoscenze eterogenee in un quadro organico e unitario. Può
avere uno sviluppo prevalentemente sincronico quando il suo oggetto è una situazione delimitata
nel tempo
oppure diacronico quando di un fenomeno si segue lo svolgimento nel tempo.
Le fasi attraverso le quali si svolge un modulo didattico sono 4:
1. la riflessione sul presente (discussione per individuare in tema nell’attualità)
2. risalita al passato attraverso le conoscenze già possedute dagli scolari
3. ricostruzione e analisi del passato (problematizzando la ricerca)
4. ritorno al presente per verificare i retaggi attuali del fenomeno o del tema considerato.

PRETESTI LUDICI E TRACCIATI OPERATIVI CAP 6 (ULTIMO)


Per mantenere nei confronti della storia un atteggiamento attivo che stimoli la comprensione e
l’avvicinamento al passato, può essere utile ricorrere alla cosiddetta “macchina del tempo”,
ovvero, un pretesto ludico con il quale si punta a coinvolgere il gruppo degli scolari a viaggiare con
la fantasia a ritroso nel tempo. Conducendo gli scolari nei loro viaggi immaginari nel tempo li si
può indurre ad eliminare man mano tutti gli elementi che non possono corrispondere al periodo e
all’area raggiunti; si può chiedere a ciascuno degli scolari quali oggetti si porterebbero nel viaggio
nel tempo mettendo in luce così come alcuni strumenti utili nell’ attività quotidiana, non
avrebbero alcun senso in contesti del passato. Il gioco diventa così una sfida e un incentivo alle
capacità associative e creative di ogni alunno e uno stimolo a trovare personalmente e insieme
soluzioni ragionevoli e meditate.

TRA FANTASIA E REALTA’


I miti, le tradizioni, le fiabe e le leggende benché evochino fatti e personaggi almeno in parte
immaginari, riflettono sempre le mentalità, le aspirazioni e le conoscenze dei contesti umani in cui
si generarono e a volte nascondono vicende, figure, situazioni realmente accadute. Le stesse
tradizioni legate allo scorrere delle stagioni o ai calendari liturgici sono il risultato di usi,
comportamenti e riti che spesso risalgono ben oltre le origini delle stesse società e religioni che le
celebrano; esemplare in proposito è il sincretismo del Natale.
Le favole sono narrazioni irreali che possono contenere ammaestramenti morali e che vedono
come protagonisti personaggi tratti per lo più dal mondo animale ma a volte anche da quello
vegetale e inanimato, i quali acquistano voce e parola in vicende emblematiche dei
comportamenti umani.
Le fiabe sono racconti immaginari, per lo più di origine popolare in cui agiscono sia creature
umane che esseri fantasiosi provvisti di poteri magici. Narrano vicende quasi sempre a lieto fine e
a differenza delle leggende non si riferiscono a precisi contesti temporali né ambienti riconducibili
nella realtà.
I miti sono le narrazioni derivate dalla sacralità primordiale e ancestrale con cui ogni gruppo
umano ha inteso sondare i misteri e svelare i motivi e cause dei grandi fenomeni dell’esistenza,
delle origini del mondo, a quelle dell’ umanità, dalle manifestazioni naturali ai grandi eventi di un
popolo o della vita individuale. Contengono e racchiudono caratteri e modelli peculiari della
cultura che li immagina e li coltiva quindi raramente possono essere assunti da altre comunità che
nel caso ciò accada, ne mutano profondamente alcuni aspetti.In didattica si pongono come ambiti
di introduzione per la conoscenza di culture e società attuali e passate.
Le leggende, sono racconti di argomento per lo più religioso, magico o epico, che contengono
molti elementi fantastici. A differenza del mito e della favola si calano in contesti umani ben
circoscrivibili in cui agiscono sia personaggi eccezionali ed emblematici sia persone comuni, inoltre
contengono sempre riferimenti e tracce di realtà accadute e vissute anche se è importante
mantenere netta la distinzione tra visioni leggendarie e conoscenze acquisite.
Le tradizioni sono tutte le eredità culturali trasmesse dalle generazioni passate, comprese alcune
presunte conoscenze. A differenza di ogni elaborazione storiografica che è sempre parziale e
provvisoria, si evolvono solo nelle varianti della trasmissione orale, ma una volta divenute scritte
rimangono fisse e immutabili. Se per i bambini della scuola materna e dei primi anni della primaria
sarebbe inutile scindere esattamente gli apporti fantastici da quelli realistici, per gli anni successivi
tali distinzioni divengono essenziali e spesso utili per mettere a fuoco il problema dell’attendibilità
sia delle fonti sia dei testi storiografici. In prospettiva didattica non si debbono trascurare
nemmeno l’attenzione, la curiosità e l’attrazione che sanno suscitare sia i misteri irrisolti sia gli
episodi avvolti dall’alone della leggenda.

LA MUSICA E LA DANZA
Una delle note più dolenti del nostro sistema formativo è la carenza della formazione musicale sia
in relazione a specifici percorsi di educazione alla musica, al suo ascolto e alla sua esecuzione sia in
merito alle innumerevoli opportunità educative che si potrebbero attivare attraverso il suo
linguaggio.
Per decodificare il linguaggio musicale e saperlo usare in maniera creativa è opportuno puntare fin
dalla scuola materna all’ educazione all’ ascolto di rumori e suoni a partire dalla scoperta degli
effetti sonori del corpo e dei suoi gesti, di quelli della natura e della quotidianità e di quelli che
producono gli oggetti e gli strumenti, provando a riprodurli per comprendere il ritmo e le sue
variazioni. Questa esplorazione può essere accompagnata da attività di vocalizzazione con l’ascolto
e la riproduzione dapprima di suoni vocali informali e successivamente di canti. E’ essenziale
perseguire il coordinamento fra suono e movimento espressivo passando dai gesti spontanei
ispirati dall’ ascolto alla riproduzione di danze strutturate. Lavorare creativamente con la danza
soddisfa il bisogno di espressione e diventa inoltre un modo per esplorare lo spazio, la forma, il
ritmo e il nostro corpo.

LE RAPPRESENTAZIONI DELLA STORIA


Il teatro e le forme di drammatizzazione della storia sono opportunità da mettere in gioco nell’
apprendimento della storia per diversi motivi; in primo luogo, le rappresentazioni teatrali
comportano sempre una convergenza di differenti codici espressivi, mettendo in scena il corpo,
con la sua gestualità, la parola e le sue potenzialità evocative, il linguaggio visivo attraverso la
scenografia e quello sonoro. Il teatro permette di misurarsi tra realtà e finzione, di assumere ruoli
differenti, di utilizzare l’espressione verbale in modo creativo, di rivivere attraverso simulazioni
questioni e vicende davvero accadute. L’evento teatrale per il suo carattere polifunzionale può
essere perseguibile dalla totalità dei nostri alunni, per tutti c’è un posto adeguato alle
competenze, attitudini e desideri; questo suo aspetto permette inoltre agli insegnanti di attuare
progetti interdisciplinari in una prospettiva di integrazione dei saperi.
Drammatizzare i fatti storici permette di comprenderne il senso muovendo l’immaginazione del
bambino che acquisisce oltre ai contenuti, una coscienza storica critica e attitudine ad esprimere il
proprio punto di vista.

INVESTIGATORI DEL TEMPO


Per far acquisire competenze e abilità e far pervenire attivamente alle conoscenze si possono
adottare procedimenti che inducano gli scolari ad assumere atteggiamenti e procedimenti mentali
adatti. Lo si può fare con simulazioni e pretesti ludici che stimolino la curiosità e la voglia di fare
degli scolari. Tra questi si può proporre loro di assumere il ruolo di “archeologi del futuro”
immaginando di vivere in tempi lontani e di trovare reperti tratti dalla nostra attualità. Esperienze
simili si possono condurre con altri giochi come:
-Cacce al tesoro, che inducono ad orientarsi nel territorio
-Identikit da ricostruire, come il noto gioco della borsa perduta che con gli oggetti che contiene
può portare alla progressiva identificazione della persona che l’ha smarrita.
-con i giochi detti “role playing” nei quali ogni partecipante è chiamato ad interpretare un
personaggio, immedesimandosi nei suoi tempi e nelle sue particolari vicende
-con le indagini da condurre sulla base delle feste che punteggiano l’anno scolastico tratte dalle
diverse culture
Anche le analisi di immagini di diverso tipo permettono inoltre di attivare gli scolari alla scoperta
individuale e collettiva, immagini che possono riguardare graffiti rupestri, dipinti, sculture,
fumetti…
Il messaggio delle opere iconografiche è duplice: da un lato vi è il soggetto della rappresentazione,
dall’ altro si possono cogliere gli elementi che per gli autori potevano essere accessori ma che per
lo storico divengono essenziali per scoprire i molteplici aspetti della vita quotidiana di quel
determinato periodo, i modi di vestire, gli edifici e i paesaggi che fanno da sfondo…
Un modo molto utile di utilizzare l’analisi iconografica è quella dei fotoconfronti che possono
essere resi possibili dall’ uso di macchine fotografiche e dal recupero di fotografie del passato. In
tutte le attività che rendono gli scolari investigatori del tempo li si induce a documentarsi e a
documentare, fotografando, filmando, raccogliendo e possibilmente pubblicando. Oltre alla
funzione documentativa dunque, essi rispondo anche a una funzione creativa.

NOMI E TOPONIMI
I nostri nomi e cognomi sono cariche di storia; il cognome subentrò con l’allargamento
delle comunità e l’esigenza di un ulteriore elemento identificativo. La denominazione
derivata dal capostipite fu tratta dal suo nome, da un suo soprannome o dal mestiere; la
fissazione del cognome
si è avuta nella nostra cultura come: patronimico (nome di padre), soprannome, mestiere,
provenienza. Col proprio cognome ognuno porta un segno intangibile del suo passato che
può indurlo a indagare l’albero genealogico . Anche i nomi di luogo rivelano eventi del passato, i
toponimi individuano punti, aree, vie e centri urbani e derivano da caratteristiche
geomorfologiche, presenza vegetali, presenza di attività umane.

VIAGGIARE IN RETE
Bisogna trarre dalla rete le cose positive, evitando di incorrere nell’inaffidabilità di siti e portali.
Promuovere e indurli a trovare “pezzi” inerenti gli argomenti in trattazione per poi
sottoporli al
vaglio critico e alla ristesura da parte degli stessi studenti. Per rendere formativa la fruizione della
rete (tecnologia come supporto alla didattica) occorre che la navigazione sia orientata dagli
insegnanti, che a loro volta devono essere competenti sull’uso dello strumento e sulla selezione
dei siti affidabili e utili.

ESIBIRE E SALVARE
Per stimolare le attività d’apprendimento dei percorsi annuali può essere utile conservare e
valorizzare il lavoro svolto, cioè organizzare mostre ed eventi custodendone la memoria in
quaderni cartacei o informatici. Ciò va incontro ad un obiettivo del progetto didattico, cioè
tradurre in testo e
immagini le attività condotte e mostrarne i risultati. Si può fare soprattutto quando
l’oggetto di ricerca è il patrimonio storico-artistico locale per tutelarlo e valorizzarlo.

FINE 😊

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