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Storia Antica
primo anno

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Storia Antica - primo anno

Revisione 2016
a cura di:

• Coordinatore:
Fehi Annamaria Itis “Malignani”, Udine

• Collaboratori:
Maria Buonocore Isis “Carlo Anti”, Villafranca di Verona
Gabriella Dell’Unto IIS “S. Pertini”, Alatri
Stefania De Mauro ITIS “Majorana”, Brindisi
Vincenzo Santopolo IIS “Paolo Frisi”, Milano
Domenico Scarangella IIS “Bona”, Biella
Antonella Zocchi ITE “Enrico Tosi”, Busto Arsizio (VA)

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Storia Antica - primo anno

U.d.A. 0
INTRODUZIONE ALLO STUDIO DELLA STORIA
Il termine storia è antico e deriva dal greco istorein, che significa “ricercare, informarsi”. Indagare sul passato è infatti il
compito della storia.
La nostra lingua lo utilizza sia per intendere lo svolgimento delle vicende umane nel corso del tempo (quelle che i Latini
chiamavano res gestae), sia la narrazione e l’interpretazione degli avvenimenti della società umana nel suo svolgimento
(historia rerum gestarum). Tale ambiguità del sinonimo italiano è oggi risolta con l’uso del termine storiografia, che sta ad
indicare l’elaborazione e la stesura di un’opera di argomento storico secondo una precisa metodologia.
In entrambe le precedenti definizioni compare lo stesso soggetto-oggetto: l’uomo. Senza di lui non esiste storia, perché
non ci sarebbe chi la produce, la narra, la interpreta.

ALESSANDRO MAGNO ERODOTO ERIC JOHN HOBSBAWM

Un grande uomo che ha fatto storia il primo a scrivere una grande opera Uno storico contemporaneo che è un grande
storica interprete della storia

Il primo fattore della storia, quindi, è l’uomo, perché egli la produce, la narra, la interpreta.
Altro elemento fondamentale della storia è il tempo, quindi la storia è la scienza degli uomini nel tempo.
Con questa affermazione lo storico francese Marc Bloch vuole sottolineare sia l’aspetto umano della storia, sia il fatto
che un fenomeno storico si spiega pienamente tenendo conto del tempo in cui avviene.
Di quali uomini si occupa la storia?
In passato trattava solo “le gesta dei re”, dando cioè spazio esclusivamente alle vicende dei
grandi eventi, solitamente di natura politica e militare, e mettendo al centro di ogni interesse
le grandi personalità, quali: re, papi, condottieri e imperatori.
La ricerca storica contemporanea si muove invece in un campo più vasto e complesso:
quello che ha come attori anche gli uomini comuni e si propone di ricostruire i cambiamenti
della società in una dimensione più ampia, occupandosi, per esempio, degli aspetti
economici, sociali, culturali e della vita quotidiana del passato.
Vita umile nel Medioevo

IL TEMPO E LO SPAZIO
Il tempo oggetto della storia è quello passato, quindi immutabile. Per convenzione lo si divide in periodi o epoche, in ognuno
dei quali possono essere compresi fatti e fenomeni relativamente omogenei. Si può dunque cogliere sia la continuità
all’interno di un periodo, che la rottura fra periodi differenti. La storia quindi spiega la continuità e il mutamento.
Il divenire storico segue ritmi differenti. Si possono verificare eventi che segnano un cambiamento repentino (es:
l’affermazione di un regime dittatoriale oppure una guerra). Altri fenomeni, invece, durano più a lungo (es. l’importanza della
borghesia in ambito economico). Per questo il noto storico francese Fernand Braudel ha proposto il concetto di durata.
Il ritmo rapido degli avvenimenti politici e militari si caratterizza per la sua breve durata. C’è poi quello di media durata, che
contraddistingue le trasformazioni economiche e sociali. Infine quello della
LO SPAZIO FISICO TERRESTRE
lunga durata, che studia le strutture che mutano molto lentamente, fra cui
le mentalità dei popoli oppure le trasformazioni degli ambienti naturali.
Altro elemento fondamentale della storia è lo spazio, perché gli spazi fisici
hanno sempre posto precise condizioni all’esistenza e allo sviluppo
dell’uomo e delle civiltà. A sua volta l’uomo interagisce con essi,
modificandoli in base alle proprie necessità. Geografia e storia, perciò,
vanno un po’ a braccetto ed è del massimo interesse comprendere i
rapporti che legano le culture e le civiltà umane con gli ambienti che le
circondano e nei quali risultano inserite.

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Storia Antica - primo anno

LO STORICO E IL METODO STORICO


Le opere storiche, quelle che fanno parte della cosiddetta storiografia, vengono per lo più scritte da specialisti,
genericamente definibili come storici, i quali si propongono di ricostruire il passato avvalendosi di precise tecniche e
criteri, che costituiscono il metodo storico. Le testimonianze del passato non avrebbero alcun significato senza
l’interpretazione dello storico, perché i fatti si trasformano in storia solo grazie alla loro spiegazione.
Nello svolgimento del proprio lavoro lo storico deve innanzitutto reperire i documenti, detti anche fonti, utili per la sua
ricerca, selezionarli, eventualmente datarli, catalogarli, analizzarli e valutarne l’autenticità. I documenti scritti ufficiali sono
in genere conservati negli archivi.
Deve inoltre farsi un’ipotesi di lavoro, analizzare i documenti ponendosi delle domande, in base alla ricerca che intende
effettuare.
Come tutte le scienze umane, anche la storia pone un problema di obiettività. Spesso ci si è chiesti come possa essere
obiettivo uno studioso, quale è lo storico, che si accosta ai documenti partendo dai suoi interessi personali, dalle sue
convinzioni ideologiche, dagli inevitabili condizionamenti che il tempo in cui vive gli impone. Non dobbiamo inoltre
dimenticare che, in ambito storiografico, esistono diverse correnti, che si caratterizzano per la loro natura marcatamente
ideologica. Basti ricordare quella marxista oppure quella cattolica. Eppure anche lo storico può e deve essere obiettivo
e ciò è possibile solo se applica con correttezza e rigore il suo metodo di ricerca. I documenti, per esempio, vanno
studiati senza pregiudizi, infatti lo storico deve innanzitutto porsi il fine di comprendere e non di giudicare. Deve inoltre
provare ciò che afferma ed eventualmente modificare le sue ipotesi di partenza, se non vengono confermate dalle fonti.

LE FONTI DELLA STORIA


La storia si basa su una conoscenza per tracce, in quanto lo storico studia fatti che non
ha direttamente vissuto. Queste tracce sono le fonti o
documenti, termini con cui si indica ciò che gli storici
utilizzano per poter ricavare informazioni sul passato.
Un tempo le fonti scritte erano le privilegiate. Ora tutto
quello che l’uomo produce, costruisce e che in qualche
modo lo riguarda si ritiene possa dare preziose informazioni
Finte scritte rotolo del Mar Morto su di lui; per questo hanno assunto particolare importanza
anche le fonti materiali: i manufatti, le opere iconografiche
Vaso Etrusco
e i monumenti, le fotografie, le modificazioni apportate dall’uomo sul paesaggio, i resti di
esseri viventi ecc.
Fra le fonti scritte si annoverano i documenti ufficiali (atti pubblici e privati, trattati, leggi, bilanci, verbali ecc.) e le fonti
narrative (cronache, opere letterarie, diari, lettere private, opere storiche, biografie ecc.). Non meno fondamentale è la
classificazione delle fonti in primarie o dirette e secondarie o indirette. Le prime mettono lo storico a contatto con un
frammento del passato senza una mediazione, perché appartengono al periodo studiato e riguardano specificamente
l’oggetto trattato, Tali sono i resti archeologici, ma anche molte fonti scritte archivistiche (un atto notarile, un diploma
imperiale, una mappa catastale ecc.) Sono primarie anche le fonti orali, che ci restituiscono la testimonianza di chi ha
partecipato ad un evento.
Le fonti indirette, invece, mettono a conoscenza di un avvenimento tramite un mediatore (un cronista, un pittore, un
letterato.). A questa categoria appartengono le opere storiografiche scritte in passato ed anche le opere letterarie che
contengono informazioni storiche.
Le fonti si possono suddividere in
volontarie e involontarie. Del primo
gruppo fanno parte tutti quei
documenti che sono stati realizzati
anche con la precisa consapevolezza
di lasciare una testimonianza ai
posteri: cronache storiche, ma anche
monumenti, quali le piramidi o gli archi
di trionfo, sono tutti esempi di fonti
volontarie.
Arco di Costantino

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Molto spesso, però, il passato ci parla attraverso indizi e testimonianze che non sono nati con l’intenzionale volontà di
lasciare un ricordo. In questo caso si parla di fonti involontarie. Il soldato che durante la prima guerra mondiale scriveva
dal fronte lettere ai suoi familiari, sicuramente non faceva ciò con l’intento di lasciare un ricordo ai posteri, eppure i suoi
scritti forniscono una miniera di informazioni sulla vita nelle trincee e sull’andamento del conflitto.

LA MEMORIA STORICA TRA CUSTODIA DEL PASSATO E PROGETTO PER IL FUTURO


«Il tempo di oggi risale nel contempo a ieri, ad un passato più lontano e ad uno remotissimo».
Questa affermazione dello storico Braudel ci invita a ricordare che gli uomini sono figli del loro passato, in quanto da
esso derivano situazioni, tradizioni, valori, istituzioni, idee che caratterizzano la società in cui vivono ed il loro presente.
L’interesse di studiare il passato risiede innanzitutto nel fatto di poter meglio comprendere il presente, ma è anche
essenziale per soddisfare il bisogno di identità individuale e collettiva, perché ciò che siamo è strettamente correlato a
ciò che siamo stati. Dal passato derivano infatti idee, valori, situazioni, istituzioni e tanto altro ancora, che caratterizzano
le società in cui viviamo.
La storia accresce inoltre la conoscenza degli uomini uniti in società e gruppi, facendo
comprendere la complessità. Educa alla responsabilità, mostrando ciò che accade come
conseguenza delle libere scelte degli uomini
I Latini dicevano che la storia è maestra di vita. Più efficacemente bisognerebbe dire che è
maestra degli uomini. Gli avvenimenti del passato sono infatti unici e irripetibili, tuttavia dalla
loro conoscenza si possono trarre alcune analogie con ciò che avviene nel presente, in modo
da poterlo meglio comprendere.

LE PRINCIPALI SCIENZE AUSILIARIE


Per le sue ricerche e i suoi studi, lo storico contemporaneo può avvalersi del contributo di alcune
MARCO TULLIO CICERONE discipline, solitamente definite scienze ausiliare della storia.
“historia magistra vitae”
Per le fonti materiali un ruolo di spicco riveste sicuramente l’archeologia, che si occupa della
ricerca, della classificazione e dello studio dei resti materiali dell’antichità. La paleontologia
invece studia i fossili, ossia i resti pietrificati di animali e vegetali.
Numerose sono le scienze per lo studio delle fonti scritte: la paleografia, che riguarda le antiche forme di scritture;
l’epigrafia che studia testi incisi su materiale durevole, come la pietra, il metallo, la terracotta, gli intonaci; la papirologia
analizza scritti riportati sui papiri; la filologia studia l’origine, la struttura e l’evoluzione della lingua ed è utilissima per
risolvere problemi di datazione, di autenticità e di attribuzione dei documenti.
Altrettanto fondamentale il contributo della numismatica, che riguarda lo studio delle monete, non
solo per quanto concerne la loro tipologia, ma anche per le importanti notizie che esse forniscono
sull’economia, la politica, la società e le istituzioni delle civiltà e delle epoche che le hanno coniate.
Nello studio del territorio fondamentali risultano la topografia, scienza che ha per oggetto la
rappresentazione grafica dettagliata della superficie terrestre e la toponomastica, che studia i
nomi dei luoghi, con particolare attenzione alle loro origini linguistiche.
Di rilevante importanza sono inoltre i contributi dell’antropologia, la disciplina che si occupa
MONETA ROMANA
degli aspetti biologici e comportamentali della razza umana, della sociologia, con i suoi studi
“numismatica” sui comportamenti sociali, della demografia storica, della statistica, dell’economia e della
geografia.

L’APPARATO SCHELETRICO DELLA STORIA: LA CRONOLOGIA


Per “mettere ogni cosa al proprio posto”, nella storia bisogna servirsi della cronologia, che non a caso è definita come:
“Disciplina che si occupa di stabilire la datazione dei fatti storici, la loro successione nel tempo”o, più semplicemente,
come: “Ordine temporale in cui determinati fatti si sono verificati”. Il termine dal punto di vista etimologico deriva dal
greco chrónos, che significa «tempo» e lógos, che significa discorso. Considerato che il tempo è, come abbiamo visto,
non solo uno dei fattori fondamentali della storia, ma anche il più peculiare, possiamo affermare che la cronologia è
intrinseca a questa disciplina. Essa ne costituisce il sostegno, l’apparato scheletrico. Nell’ambito della cronologia,
converrà distinguere due concetti fondamentali: diacronia e sincronia. Col primo termine s’intende lo svolgimento lineare
del tempo in un ambito spaziale singolarmente preso o nello spazio in generale. Col secondo termine, invece, s’intende
lo svolgimento parallelo e simultaneo del tempo in due o più ambiti spaziali diversi.

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CRONOLOGIA GENERALE
Chiarito tutto questo, diamo qui di seguito una cronologia di carattere generale e tradizionale, che ha più un valore pratico
che scientifico, giacché la storia è un flusso continuo, nel quale gli studiosi collocano dei punti d’inizio e di fine solo per
comodità; tant’è vero che tra gli storici sorgono spesso controversie e polemiche sulla scelta di queste “svolte”.
La cronologia che proponiamo consiste in una suddivisione della storia in tre grandi periodi, detti Evi, preceduti dalla
lunghissima preistoria. Mentre quest’ultima sembra aver avuto una durata di circa due milioni di anni, gli evi storici hanno
avuto una durata assai più breve, poco più di cinquemila anni, ripartiti assai diversamente tra ciascuno di essi. Ciascun
Evo, poi, viene suddiviso in sottoperiodi, anch’essi di durata assai variabile.
Occorre mettere in rilievo il fatto che le datazioni fino al Mesolitico sono espresse in migliaia di «anni fa» [in inglese si usa
la sigla “b. p.”– before present-], perché le cifre sono così grandi che il margine d’errore renderebbe ridicolo considerare
i duemila anni che ci separano dalla nascita di Cristo. Dal Neolitico in poi, invece, usiamo il sistema di datazione
tradizionale, che trova il suo punto zero nell’anno della nascita di Cristo (che in realtà andrebbe corretto, anticipandolo
di 4 o 7 anni) e che, pertanto, suddivide le date in a. C. – avanti Cristo – e d. C. - dopo Cristo – [in inglese si usano le
sigle “b. C.”– before Christ – e “a. C.”- after Christ].

SCHEMA DI CRONOLOGIA GENERALE

Inferiore 2.000.000 – 80.000 anni fa circa


Paleolitico Medio 80.000 – 50.000 anni fa circa
PREISTORIA Superiore 50.000 – 10.000 anni fa circa
Dalla comparsa dei primi manufatti
umani all’invenzione della scrittura - Mesolitico 10.000 – 8.000 anni fa circa
2.000.000 di anni fa – 3.300 a. C.
VI millennio – prima metà del IV millennio
circa Neolitico
a. C. circa

Età del Bronzo fine IV millennio a. C. – 1200 a. C. circa

Eneolitico Seconda metà del IV millennio a. C.


Età del Ferro dal 1200 a. C. in avanti
Vicino Oriente Antico IV millennio a. C. – 330 a. C.

EVO ANTICO Egeo e Grecia III millennio a. C. – 146 a. C.


Dall’invenzione della scrittura alla Egitto IV millennio – 331 a. C.
caduta dell’Impero Romano
d’Occidente - 3.300 a. C. circa – 476 Italia e Roma II millennio a. C. – 476 d. C.
d. C. Alto Medioevo 476 – XI secolo
Basso Medioevo XI secolo - 1492
Età Moderna 1492 – 1815
Età Contemporanea 1815 – gg. nn.

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U.d.A. 1
LA PREISTORIA

SEZ 1: L’ORIGINE DELLA VITA


DAL BIG BANG ALLA FORMAZIONE DELLA TERRA E DEI PRIMI ORGANISMI VIVENTI

IL PROBLEMA DELLE ORIGINI DELL’UNIVERSO, DELLA VITA E DELL’UOMO


Da sempre l’uomo si è posto alcune fondamentali domande: «Chi sono? Cos’è l’universo ? In che rapporto siamo l’uno
con l’altro? Qual è la nostra origine? Qual è il nostro destino?».Le risposte ipotizzate e poi formulate in ambito religioso,
filosofico, scientifico, sono state varie e spesso in contrasto tra loro. Infatti alcuni hanno immaginato di poter conciliare i
tre diversi punti di vista, altri, invece, li considerano in conflitto irrisolvibile.
Le posizioni più in conflitto sembrano essere quelle poste dalla Religione e dalla Scienza, perché la prima parte da verità
rivelate, nelle quali crede per fede, mentre la seconda accetta solo ciò che la ragione può dedurre per via sperimentale
e logico-matematica dall’osservazione e studio della Natura.
La Storia, però, essendo una scienza umana, ha, come la Filosofia, una collocazione intermedia, che consente di spaziare
liberamente tra le diverse posizioni, scegliendo quelle che rispondono alle più oggettive e scientifiche conoscenze culturali,
intellettuali e morali.

Il problema delle origini dell’uomo è strettamente connesso a quello delle origini dell’universo e della vita (cosmogonia).

MICHELANGELO BUONARROTI: “Creazione dell’uomo”

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GENESI E STORIA DELL’UNIVERSO E DELLA TERRA


Con assoluta precisione non si conosce l’origine e la formazione dell’universo.
Secondo una delle più note teorie scientifiche, oggi maggiormente
accreditate, l’universo sarebbe scaturito da una grande esplosione, il Big
Bang, verificatasi circa 15 miliardi di anni fa, nel corso della quale si sarebbero
formate le galassie, le stelle, i pianeti e tutti gli altri corpi celesti.
La Terra, appartenente alla galassia detta Via Lattea, si sarebbe formata circa
4,6 miliardi di anni fa per aggregazione del materiale in orbita intorno al sole.
Raggiunta la massa propria di un pianeta, essa si sarebbe infuocata e poi
lentamente raffreddata all’esterno, formando una crosta soggetta a movimenti
e conseguenti trasformazioni.

L’idonea distanza dal sole e la massa sufficiente a trattenere i gas, ha


consentito la formazione dell’atmosfera e dell’acqua, fattori indispensabili alla
nascita della vita (miliardi di anni fa), passando dalla comparsa di semplici
organismi (batteri, alghe…) a quelli più complessi (pesci,anfibi, rettili, uccelli,
mammiferi). Gli scienziati chiamano questo processo: evoluzione.

In questo immenso universo, la Terra non occupa alcuna posizione centrale ed ha dimensioni così piccole da sembrare
un granello di sabbia in un deserto. Quale peso può avere l’uomo in questo contesto? Mettiamo a confronto la Terra
con gli altri pianeti del sistema solare, poi questi col Sole ed ancora il Sole con altre stelle giganti Nella nostra galassia
ci sono 100 o 200 miliardi di stelle e nell’universo miliardi di galassie. Le distanze cosmiche si calcolano in anni luce,
cioè nella distanza che la luce, che viaggia a circa 300 mila Km. al secondo, percorre in un anno. Di conseguenza, risulta
un po’ difficile continuare a sostenere ogni illusoria teoria geocentrica.

LESSICO
Evoluzione: teoria naturalistica che sostiene la lenta ed incessante trasformazione degli organismi viventi nel corso
del tempo, determinando l’affermazione di nuovi caratteri ereditari.
Geocentrica: concezione secondo la quale la Terra è posta al centro dell’universo.

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TEORIA DELL’EVOLUZIONE:
DISPUTA TRA CREAZIONISTI ED EVOLUZIONISTI

DARWIN E LA TEORIA EVOLUZIONISTICA PER «SELEZIONE


NATURALE»
Il naturalista inglese Charles Robert Darwin (1809-1882), col libro Sull’origine
delle specie mediante la selezione naturale o preservazione di razze favorite nella
lotta per la vita, enunciò nel 1859 la «teoria dell’evoluzione».
Questa teoria potrebbe essere sintetizzata, più o meno, in questo modo:
«Tutte le specie viventi sul nostro pianeta sono derivate da una primitiva ed
occasionale forma di vita, inizialmente molto semplice, ma poi evolutasi e
diramatasi, per un processo di adattamento all’ambiente (anch’esso mutevole
nello spazio e nel tempo) definibile come “selezione naturale”, in forme sempre
più complesse, fino a quelle attuali (pur esse transitorie e destinate a mutare
nel tempo per le successive
Charles Darwin inevitabili variazioni ambientali)».

La teoria evoluzionistica si oppone a quella creazionista, configurando un contrasto tra due visioni del mondo:
- quella religiosa, basata sulla fede, che sottopone l’uomo a Dio, ma lo antepone ad ogni altra creatura
- quella scientifica, basata sulla ragione, libera l’uomo dai vincoli della “ divinità”, riducendolo ad una “ comparsa”
sulla scena del mondo.
Non sono mancati tentativi di conciliazione da parte di chi “crede”, senza però negare il valore della ragione. Infatti costoro
sostengono che la Bibbia abbia usato un linguaggio figurato, consono al popolo cui era diretto, mentre la scienza spiega
oggettivamente come Dio abbia operato realmente nella sua onniscienza ed onnipotenza.
Critiche alla teoria evoluzionista però vengono anche dal mondo scientifico, per le difficoltà che gli studiosi incontrano
nel trovare gli anelli mancanti della catena evolutiva (filogenesi). Tuttavia oggi la ricerca storica si avvantaggia
progressivamente di nuovi apporti scientifici, oltre a quelli tradizionali, di scienze ausiliarie, quali ad esempio l’embriologia,
la genetica, la biogenetica…nella rigorosa ricostruzione del nostro percorso evolutivo.

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SEZ. 2: FILOGENESI DELL’UOMO

PREISTORIA
“Preistoria” è una parola composta, formata dal prefisso “pre”, che vuol dire «prima», e dal sostantivo “istoria”, che sta
per «Storia». Perciò, etimologicamente, questa parola significa: «Prima della Storia».

Con il termine Preistoria convenzionalmente intendiamo il periodo che precede la Storia, che si fa coincidere
con la nascita della scrittura (3000 a.C.)
La Preistoria va dalla
a) comparsa dei primi ominidi (circa 5 milioni di anni fa)
oppure
b) dalla comparsa dell’homo habilis (2 o 1.8 milioni di anni fa) all’invenzione della scrittura
(3.000 anni fa circa)

Linea del tempo

PREISTORIA STORIA

La durata della Preistoria può essere calcolata in 5 o 1.8 milioni di anni, a seconda dell’evento che si considera come
inizio (comparsa dei primi ominidi o comparsa dell’homo habilis).

RICOSTRUZIONE DELL’EVOLUZIONE DELL’UOMO E DELL’AMBIENTE


METODI DI DATAZIONE
Non potendo usufruire di documenti scritti, tutte le nostre conoscenze relative al periodo preistorico ci sono state fornite
principalmente dall’ausilio di due scienze complementari:
a) la Paleontologia umana o Paleoantropologia, che studia prevalentemente i fossili degli ominidi e dei primi uomini;
b) l’Archeologia preistorica, che ricerca e studia i manufatti degli uni e degli altri.
Accanto ad esse l’apporto di altre discipline e di sistemi di datazione ci ha permesso di ricostruire l’evoluzione dell’uomo
e dell’ambiente in epoca preistorica:
- Dendrocronologia, datazione delle piante fossili attraverso lo studio dell’accrescimento degli anelli delle piante
- Palinologia, ricostruzione dell’ambiente attraverso lo studio dei pollini e delle spore che permettono la diffusione
e la sopravvivenza di una specie
- Paleoecologia, ricostruzione degli ambienti attraverso lo studio dei resti faunistici
- Biologia molecolare, studio dell’origine dell’uomo attraverso le tecniche di ricombinazione del DNA
- Stratigrafia, scavo stratigrafico di rocce sedimentarie che permettono lo studio e la comprensione di tutte le
variazioni climatiche, ambientali e culturali
- Datazione al radiocarbonio, carbonio 14, cioè attraverso la valutazione in termini temporali e quantitativi
dell’isotopo radioattivo del carbonio, si può stabilire l’età di un reperto archeologico
- Datazione incrociata, confronto tra due o più reperti di cui si conosce l’età con altri di cui non si sa nulla

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PERIODIZZAZIONE
La Preistoria viene suddivisa in tre macroperiodi in base all’uso e alla lavorazione della pietra ed in altri tre
periodi, di durata assai minore, per l’utilizzo dei metalli:
1) una fase più antica e molto più lunga, detta Paleolitico («Antica età della pietra»),
in cui la pietra veniva scheggiata;
2) una fase di transizione durata pochi millenni, detta Mesolitico («Media età della pietra»), caratterizzata
dai microliti, che alcuni studiosi preferiscono integrare nell’ultima fase
del Paleolitico;
3) una fase più recente, durata anch’essa alcuni millenni, detta
Neolitico («Nuova età della pietra»), in cui la pietra veniva levigata.

Seguono quindi altri tre periodi in cui all’uso della pietra si va sostituendo quello dei metalli:
l’Età del rame, detta Eneolitico, ma anche Calcolitico o Cuprolitico;
l’Età del bronzo
l’Età del ferro

LESSICO
Microliti: manufatti in pietra di piccole dimensioni

Occorre rilevare che:


ÿ le età in periodi sono convenzionali
ÿ la loro durata è molto approssimativa, sia perché varia da zona a zona, sia perché tra gli studiosi possono
esserci profonde divergenze di opinioni
ÿ l’approssimazione è maggiore per le fasi più antiche e tende a diminuire per le fasi più recenti
ÿ alla suddivisione in macroperiodi, si aggiungono delle ripartizioni degli stessi in sottoperiodi sempre più
limitati come durata, per consentirne una migliore determinazione cronologica (vedi tabella relativa alla
scansione cronologica);
ÿ l’invenzione della scrittura viene convenzionalmente considerato fattore di separazione della preistoria dalla
storia; ma la scrittura è comparsa in tempi diversi nei diversi luoghi, sicché in alcune zone la preistoria è
finita già nell’età del Bronzo (Mesopotamia, Egitto ecc.), in altri durante l’età del ferro (Italia, Francia ecc.),
mentre esistono ancora zone dove alcuni uomini vivono nella tarda preistoria.

SCANSIONE CRONOLOGICA

La Preistoria va dalla comparsa dei primi manufatti umani all’invenzione della scrittura (1.800.000 di anni fa – 3.000
a. C. circa)

Inferiore 1.800.000 – 80.000 anni fa circa

Paleolitico Superiore 50.000 – 10.000 anni fa circa

Medio 80.000 – 50.000 anni fa circa

Mesolitico 10.000 – 8.000 anni fa circa

Neolitico VI – prima metà del IV millennio a.C. circa


Età del Rame o Eneolitico
(detta anche Calcolitico o Fine IV - inizi III millennio a. C.
Cuprolitico)
Età del Bronzo Inizio III millennio - 1200 a. C. circa

Età del Ferro Dal 1200 a. C. in avanti

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Storia Antica - primo anno

COMPARSA DEI PRIMATI


Nell’Era Cenozoica, circa 50 milioni di anni fa, si assiste alla diversificazione dei mammiferi e allo sviluppo dell’ordine dei
Primati. Questi presentano come caratteristica principale, l’adattamento alla vita arboricola, in un habitat definito “foresta
pluviale”. Le scimmie si erano impadronite della nicchia ecologica rappresentata dalla cima degli alberi, dove potevano
godere di una notevole sicurezza e di una certa abbondanza alimentare (foglie, fiori, frutti, insetti…), favorita
dall’irradiazione solare.

La vita sugli alberi aveva determinato molteplici benefici:


- visione binoculare stereoscopica, percezione delle distanze e dei colori
- funzione prensile degli arti, pollici opponibili
- accorciamento e raddrizzamento del tronco
- ampliamento del torace
- acquisizione iniziale della stazione eretta
- sviluppo e differenziamento dell’encefalo
- aumento del cranio e riduzione dello scheletro facciale
- sviluppo di un apparato digerente adatto ad un regime alimentare onnivoro.

Questi Primati, che preannunciano le scimmie attuali, si


evolvono in due grandi gruppi: Platarrine e Catarrine.
Dal secondo gruppo, nel corso del Miocene inferiore
emerge il Proconsul, il più antico rappresentante della
famiglia degli Ominoidei, da cui derivano gli Ominidi.

LESSICO
Habitat: ambiente caratterizzato da una serie di
elementi fisici e chimici che determinano una specificità
di vita per ogni specie animale e vegetale
Visione binoculare stereoscopica: percezione del rilievo
volumetrico di un oggetto mediante l’uso di tutti e due
gli occhi contemporaneamente.

PROCONSUL

DALLE SCIMMIE AGLI OMINIDI


FATTORI DETERMINANTI IL PROCESSO DI EVOLUZIONE
Circa 10 milioni di anni fa, un nuovo
cambiamento climatico ed
ambientale determinò il parziale
riadattamento al suolo dalla vita
arboricola. Nell’Africa sud-orientale,
in particolare, si susseguirono
terremoti talmente violenti da
causare una profonda spaccatura
nel suolo: la Rift Valley.
Le piogge incominciarono a
diradarsi, poiché l’aria umida che
proveniva dall’Oceano Indiano, era
ostacolata dai venti che soffiavano
da Nord. Una parte della foresta
lasciò il suo posto ad un nuovo
ambiente: la savana.

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Storia Antica - primo anno

Fu proprio allora che i Primati si evolsero, seguendo percorsi differenziati.


Infatti alcuni si ritirarono nella parte occidentale della foresta che rimaneva, conservando abitudini di vita arboricola; da
questi ebbero origine le diverse specie di scimmie antropomorfe, tra cui i gibboni, i gorilla, gli oranghi, gli scimpanzé.
Altri invece, chiamati Ominidi, si adattarono gradualmente al nuovo habitat: la savana. Il ritorno al suolo determinò di
conseguenza il riadattamento degli arti inferiori e l’acquisizione graduale, nel tempo, di una stazione eretta. Veniva
conservata la capacità prensile delle mani, nonché la vista binoculare stereoscopica per scrutare l’orizzonte, al fine di
localizzare facilmente prede e pericoli. La coda invece, essendo ormai di impaccio nella posizione bipede, andò man
mano atrofizzandosi.
I più antichi resti di ominide, noto con il nome di Australopiteco, sono stati rinvenuti nell’Africa sud-orientale.

LESSICO
Savana: ambiente posto ai margini della foresta equatoriale, caratterizzato da una vegetazione costituita da distese
di erba e alberi sparsi, influenzata da stagioni secche e, per brevi periodi, umide.

L’AUSTRALOPITHECUS AFARENSIS
Comparve, anzitutto, un Pre-australopithecus,
detto anche Australopithecus Afarensis. Esso
è noto soprattutto per almeno due
straordinarie scoperte: quella di alcune orme a
Laetoli (al confine tra Kenia e Tanzania, datate
tra i 3,8 e i 3,6 milioni di anni), effettuata
dall’équipes di Mary D. Leakey, e quella di una
parte di uno scheletro di femmina, poi
chiamata Lucy, nella località di Hadar (Etiopia,
circa 3,5 milioni di anni fa), ad opera di
un’équipe franco-americana guidata da
Johanson e Taieb.
Indubbiamente questa sottospecie presenta già caratteristiche molto vicine a quelle umane, ma anche notevoli differenze.
Tra le prime si segnalano un marcato bipedismo ed una discreta stazione eretta.
Tuttavia l’insieme degli elementi ne fanno ancora un essere equidistante tra le scimmie e noi: era alto circa un metro,
con una capacità cranica tra 400 e 500 cm³ (più o meno un terzo della nostra) e provvisto di una dentatura in parte
scimmiesca ed in parte umana.

AUSTRALOPITECI AFRICANUS, BOISEI E ROBUSTUS


Molto prima che l’Afarensis si estinguesse, non prima di 2,8 milioni di anni fa, si aggiunsero altre sottospecie: l’
Australopithecus Africanus, l’ Australopithecus Boisei e l’Australopithecus Robustus.

MANI E CERVELLO
La capacità cranica è indicativa dello sviluppo
della massa cerebrale e, conseguentemente,
delle capacità intellettive.
Infatti, anche se il rapporto tra grandezza del
cervello e intelligenza rimane ancora tutto da
chiarire, non si può negare l’evidenza che
nell’uomo l’incremento del cervello sia andato
di pari passo con le manifestazioni della sua
potenza intellettiva.
Oggi si tende a credere che sia stato soprattutto l’uso specializzato delle mani a dare
impulso allo sviluppo del cervello e non viceversa.

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Storia Antica - primo anno

L’OMINAZIONE (Homo habilis)


Il primo rappresentante della specie homo è l’Homo habilis, detto
così perché è il primo ad aver lasciato manufatti sicuramente
ascrivibili alla nostra specie. Compare innanzitutto nell’Africa sud-
orientale, in particolare ad Olduvai, in Tanzania, circa 2,5 - 2 milioni
di anni fa e sopravvive, probabilmente, fino ad 1.450.000 anni fa.
Appare diffuso anche in Etiopia, Kenia e Sudafrica dove convive per
un lungo periodo di tempo con gli ultimi rappresentanti degli
Australopiteci. È bipede, nomade e sa orientarsi, si adatta a vivere
sia nella foresta che ai margini della savana. Si nutre di vegetali, frutti
e carne, però consumata ancora cruda. Sa appena scheggiare gli
strumenti di uso quotidiano ( chopper) ed organizza cacce di animali
di piccole dimensioni. È alto 125-135 cm. e può pesare dai 30 ai 42
kg. La sua capacità cranica è compresa fra i 650-750 cm³.
La dentatura è quella di un onnivoro, relativamente vicina a quella
dell’uomo. Mostra alcuni segni di sviluppo del linguaggio.
Homo erectus
La specie cronologicamente successiva è Homo erectus e per circa 250.000 anni, questa
specie è convissuta con la precedente, pacificamente o antagonisticamente. Apparsa,
sembra, nella stessa area africana delle precedenti sottospecie, nell’arco di uno o due
centinaia di migliaia di anni, l’homo erectus si è diffuso in una vastissima area tra l’Asia e
l’Europa. Ciò determina anche una grande differenziazione nell’evoluzione anatomica e
culturale dei vari gruppi.
Nel corso della sua evoluzione l’Homo erectus vide aumentare la sua capacità cranica dagli
850-900 cm³, fino a raggiungere i 1200-1300 cm³ di alcune forme tardive (300.000-
250.000 anni fa). Ha un cranio allungato e appiattito, con fronte sfuggente, rilievo
sopraorbitale massiccio, mandibola pesante con mento sfuggente, molari e scheletro simili
a quello dell’uomo attuale.
Vive maggiormente ai margini della savana in gruppi numerosi e ben organizzati nelle
battute di caccia (gli uomini), e nella raccolta delle erbe e frutti ( le donne), sa usare e
conservare il fuoco.
È abile nell’uso di strumenti di selce finemente scheggiata e lavorata (amigdale).

Homo sapiens
Dopo l’Homo erectus abbiamo il primo passaggio cruciale verso l’uomo attuale, rappresentato dalla specie chiamata
Homo sapiens, con la quale compaiono le prime manifestazioni culturali (arte, sepoltura dei morti, ecc.).
Questa si divide in svariate sottospecie, di cui le seguenti sono quelle fondamentali: Homo sapiens arcaico, Homo
sapiens Neanderthalensis ed infine l’Homo sapiens sapiens (alla quale noi stessi apparteniamo).
La forma arcaica dell’Homo sapiens potrebbe essere comparsa circa mezzo milione di anni fa ed essere derivata da un
gruppo dell’Homo erectus, col quale sembra avere molto in comune.

Homo sapiens Neanderthalensis


Circa 300.000 anni fa andò sviluppandosi l’Homo sapiens Neanderthalensis
così detto perché i primi fossili vennero scoperti nella valle di Neander, presso
Dusseldorf (Germania). Le sue caratteristiche fondamentali sono: capacità
cranica tra i 1300 – 1600 cm³, fronte sfuggente, faccia alta e larga, mandibola
senza mento, altezza tra metri 1,58 e 1,71.
Tuttavia, dato che questa sottospecie appare diffusa in una vasta area tra
l’Europa e l’Asia centrale, è possibile rilevare molte differenze tra i vari gruppi locali.
Avevano la pelle piuttosto chiara e capelli e peli rossicci. Sembra che ci sarebbe stata una
lunga rivalità tra i neanderthaliani ed i più antichi sapiens sapiens, fino a quando questi ultimi,
più resistenti e forti, non prevalsero definitivamente.

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Homo di Cro-Magnon
Un discorso a parte è rappresentato dall’uomo di Crô-Magnon (il cui primo
ritrovamento è stato fatto nell’omonima località della Dordogna – Francia), ritenuto
in passato una sottospecie estinta dell’homo sapiens .
Questa specie dimostra di sapersi organizzare nella vita quotidiana, condividendo
le mansioni con gli altri, sa lavorare manufatti artigianali di un certo pregio ( con le
pelli cuce , usando l’ago, i propri abiti, spesso adornati con monili e collane).
Complessivamente mostrano caratteri molto simili all’uomo moderno.

Homo Sapiens-Sapiens
L’homo sapiens-sapiens, la sottospecie alla quale noi stessi
apparteniamo, sarebbe dunque il risultato, anch’esso transitorio,
di un lunghissimo processo evolutivo, i cui resti fossili
testimonierebbero, per altro, un’origine non lontana, tra i 50.000
e 35.000 anni fa.
Vivono organizzati in gruppi familiari, sono sedentari e per riparo
oltre alle grotte usano anche capanne. Si dedicano sistematicamente alla caccia e alla
pesca lungo i corsi d’acqua ove preferibilmente risiedono. Ciò consente
un’alimentazione più ricca e varia, che determina un incremento demografico. Riescono
abilmente ad accendere il fuoco, si specializzano nella lavorazione delle armi e degli
utensili. Grande importanza assume il culto della sepoltura dei morti nonché i diversi riti
propiziatori, ritenuti magici, che precedevano importanti eventi della comunità.

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SEZ. 3: RICOSTRUZIONE ARCHEOLOGICA E CULTURALE

L’ERA NEOZOICA
Dal punto di vista geologico, noi viviamo nell’era Neozoica (dal greco “nèos” nuovo e “zòon”
vivente) o Quaternaria, più esattamente nel periodo denominato Olocene. L’inizio di questa era
si colloca circa 1,8 milioni di anni fa e coincide perfettamente con la comparsa del primo vero
ominide, l’Homo habilis, assieme a moltissime nuove specie animali, in parte ancora esistenti.
Le condizioni climatico-ambientali del Quaternario, perciò, sono quelle nelle quali l’uomo si è
evoluto producendo culture e civiltà, realizzate nel corso della sua evoluzione.
Durante il Quaternario, le condizioni climatiche sono state caratterizzate da periodi freddi, in cui le temperature medie
sono scese di 6°- 8º centigradi e periodi intermedi di ristabilimento dei valori normali. Durante i periodi freddi, i ghiacciai
e le calotte polari si estendevano, si abbassava il livello medio del mare, si verificavano sprofondamenti e sollevamenti
della superficie terrestre a causa del peso del ghiaccio sui continenti mentre, in alcune zone, aumentava enormemente
la piovosità. Ovunque mutava sensibilmente la distribuzione della fauna e della flora. Situazioni opposte si verificavano
nei periodi di riassestamento della temperatura.
A causa di tutto ciò, questi periodi di alternanza di caldo e di freddo vengono definiti glaciali, interglaciali o post-glaciali

L’ETÀ DELLA PIETRA


La Preistoria, secondo le più recenti conoscenze archeologiche e paleantropologiche, ha inizio quando l’uomo riesce a
produrre, con un atto di intelligenza, il suo primo e semplice manufatto. Ciò avvenne circa 1,8 milioni di anni fa, nella
valle di Olduvai (Africa sud-orientale), quando l’Homo habilis cominciò a scheggiare da un solo lato un ciottolo, ottenendo
una lama affilata e tagliente, efficace sia come arma con la quale difendersi o cacciare, sia come strumento per tagliare
o raschiare (ad esempio il grasso o i peli dalle pelli degli animali uccisi).
Aveva inizio così, l’Età della Pietra, destinata a durare centinaia di migliaia di anni, fino a quando l’uomo non trovò il
sistema di forgiare i metalli per farne degli strumenti ancora più efficaci.

PERIODI E DURATE
L’archeologia divide la Preistoria in quattro macro-periodi: Paleolitico, Mesolitico, Neolitico ed Età dei metalli.
Questi, a loro volta, vengono suddivisi in ulteriori sottoperiodi e separati, in qualche caso, da fasi di transizione (come,
ad esempio, il cosiddetto calcolitico).

PALEOLITICO
Col termine Paleolitico (dal greco palaiòs, antico, e lithos, pietra) s’intende la «Antica età della pietra», facendo riferimento
alla primitiva tecnica della scheggiatura per costruire gli utensili litici (lo si è definito anche come «Età della pietra
scheggiata»), o di altri materiali deperibili, come ad esempio corna ed ossa di animali.
La necessità di procacciarsi il cibo o gli inevitabili cambiamenti climatici sfavorevoli costringevano l’uomo primitivo al
nomadismo. Gli insediamenti, quindi, potevano essere relativamente fissi, stagionali o semplicemente occasionali, a
seconda delle circostanze.

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CULTO DEI MORTI


Con l’homo sapiens-sapiens il culto dei morti si fa più ricco e complesso. Il defunto può essere sepolto in diverse
posizioni, ma sembra prevalere quella “rannicchiata”, sulla quale sono state formulate diverse ipotesi interpretative, tra
le quali prevale quella di voler riprodurre la posizione fetale, cioè quella del bambino nel grembo materno.
Ulteriori elementi sembrano confermare l’esistenza di una concezione che univa la morte alla vita, come il costume assai
diffuso di cospargere di ocra rossa i cadaveri o le ossa dei defunti, quello di porre vicino ad essi utensili ed ornamenti, il
culto dei teschi, ecc..

Sepoltura tripla di Crô-Magnon - Grotta dei Fanciulli ai Balzi Rossi Sepoltura di una vecchia e di un giovane

LA NASCITA DELL’ARTE
Nascono in questo periodo l’artigianato artistico e l’arte, attività legate a funzioni magico-religiose, ma anche estetiche,
rivelando la natura intellettuale degli uomini che le hanno realizzati. Tra gli oggetti ornamentali si segnalano collane,
bracciali, pettorali, cavigliere, fatti con conchiglie e denti forati, tenuti assieme da fibre di origine vegetale o animale. A
volte gli strumenti di pietra, di corno, di osso, tendono a trasformarsi in figure. Compaiono statuine, come le cosiddette
Veneri, figure femminili con marcata accentuazione dei caratteri sessuali e materni, connesse all’idea della fecondità.
Incisioni rupestri e pitture parietali nelle caverne rappresentano invece scene di caccia, riti individuali e collettivi, eventi
particolari, simboli per noi di non sempre facile interpretazione.

Venere di Predmosti Scene dalle grotte di Lascaux e Niaux

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LINGUAGGIO, STRATEGIE DI CACCIA E USO DEL FUOCO


Sembra del tutto plausibile credere che fin da questo periodo sia andato formandosi il linguaggio, destinato ovviamente
a diffondersi e differenziarsi a mano a mano che i gruppi
si separavano e si allontanavano, dando vita ad ulteriori piccole comunità.
Durante le battute di caccia l’Homo Sapiens-Sapiens usava complesse strategie che prevedevano l’uso di trappole, ma
anche del fuoco, utilizzato in particolare per impaurire gli animali di maggiori dimensioni. L’uso del fuoco fu di vitale
importanza così non solo per riscaldarsi in un periodo di freddo intenso, ma servì anche per illuminare i luoghi chiusi nei
quali ci si riparava, per lo svolgimento della vita quotidiana nei suoi molteplici aspetti (vita comunitaria ed attività
economiche più incisive, con il conseguente sviluppo del linguaggio, cottura del cibo, difesa dai predatori ecc.).

LESSICO
Nomadismo: spostamento di individui o gruppi umani in territori favorevoli alle proprie esigenze di vita.
Manufatto litico: oggetto di pietra lavorato a mano

IL MESOLITICO
Il periodo detto Mesolitico (dal greco “mèsos”, mediano e “lithos”, pietra), significa «età di mezzo della pietra», coincide
in buona parte con la lunga fase di passaggio dall’ultima glaciazione, quella di Würm, al cosiddetto post-glaciale. Il suo
inizio risale a circa 14.000 anni fa, 12.000 anni prima della nascita di Cristo, mentre la conclusione varia da zona a zona,
a partire da almeno 8.500 anni a.C. Esso ebbe una durata brevissima rispetto al Paleolitico e fu senz’altro una fase di
transizione tra due età dalle caratteristiche assai diverse.
Ora l’uomo è capace non solo di procacciarsi il cibo, ma ne diviene anche produttore. Il cambiamento climatico determinò
il progressivo venir meno della fauna e della flora alle quali gli uomini del Paleolitico superiore si erano abituati, destando
in loro una profonda preoccupazione per l’avvenire. Tutto questo emerge con grande evidenza nelle rappresentazioni
artistiche, che, come sappiamo, avevano soprattutto una funzione magica, destinata a favorire la caccia. Per far fronte
alla nuova situazione, gli uomini del mesolitico integrarono anzitutto la pesca alle precedenti attività economiche. Infatti
si stabilirono preferibilmente vicino a zone fluviali, costruendo prime forme di abitazioni su palafitte.
Con perizia riuscirono a realizzare le prime imbarcazioni ricavate dalla lavorazione dei tronchi di alberi con utensili
appropriati, quali ad esempio affilate asce. Inoltre andarono sperimentando le prime forme di allevamento e pastorizia
(capre e pecore in particolare). Le donne invece, attraverso la costante osservazione della natura, iniziarono a carpire e
a sperimentare il segreto della riproduzione delle piante (orzo e grano selvatico).
Gli utensili in questo periodo sono ricavati da svariati materiali e ciò che maggiormente colpisce sono le loro piccolissime
dimensioni (aghi, bulini, punteruoli…), segno di un grande perfezionamento tecnico artigianale.

LESSICO
Palafitta: abitazione costruita su una piattaforma di legno, sostenuta da pali conficcati nel terreno, specialmente
vicino a paludi, fiumi e laghi.

IL NEOLITICO
Il termine Neolitico (dal greco “nèos”, nuovo, e “lithos”, pietra), inteso come «nuova età della pietra»,
fu dato dagli studiosi per segnalare un’importante novità nella lavorazione degli utensili litici, che ora
venivano levigati, anziché semplicemente scheggiati. È stato definito anche «età della pietra levigata»,
sebbene molti degli utensili continuassero ad essere semplicemente scheggiati, anche se con tecnica
molto più raffinata che in passato.
In questo periodo, fase conclusiva della Preistoria, l’organizzazione sociale ed economica, nonché
lo stile di vita, furono completamente modificati : l’uomo da raccoglitore e cacciatore nomade o
seminomade si era trasformato in agricoltore ed allevatore più o meno sedentario, da procacciatore
era divenuto anche produttore del cibo di cui aveva bisogno per vivere. Gli individui iniziarono a riunirsi
in gruppi sempre più numerosi e a realizzare insediamenti più grandi, dando origine ai primi villaggi. Tali cambiamenti
furono così significativi da indurre gli studiosi a parlare di “Rivoluzione Neolitica”.

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DURATA E PERIODIZZAZIONE DEL NEOLITICO


La durata dell’età Neolitica varia da
zona a zona, perché, così come
l’inizio, anche la fine risulta precoce
in alcune aree ed assai tardiva in
altre.
Durante questo periodo si
svilupparono e perfezionarono
nuove tecniche relative alla
lavorazione dell’argilla, della
ceramica, dando vita ad una varietà
di suppellettili (vasi, ciotole, anfore...)
per contenere o conservare il cibo. Nasce anche l’attività della
filatura e della tessitura , lavori svolti quasi sempre all’interno della
comunità e per i bisogni della stessa.

PASSAGGIO DAL NEOLITICO ALL’ETÀ DEI METALLI


Questa fase avvenne gradualmente e con tempi diversi nei diversi Paesi. Solo in parte possiamo registrare una
coincidenza tra l’avvento dei metalli e l’inizio della Storia: abbastanza vero per il Vicino Oriente e l’Egitto, meno vero per
l’Europa e per molte altre regioni.
La transizione seguì più o meno questo percorso:
a.uso occasionale del rame per costruire utensili (fine IV inizi III Millennio a.C.), che per le caratteristiche del materiale,
non risultavano sempre vantaggiosi rispetto a quelli di pietra;
b.uso non ancora definitivo del bronzo (inizi III Millennio a.C.), – lega di rame e stagno, molto efficace e destinata a
sostituire completamente gli utensili in pietra;
c.Età del bronzo (III-II millennio a.C.), caratterizzata dalla diffusione dell’uso del bronzo come materiale per costruire armi
ed utensili vari, mentre decade quasi completamente l’uso della pietra;
d.Età del ferro (fine del II millennio – inizi del I millennio a.C.), caratterizzata dalla diffusione del ferro per la costruzione di
armi, molto più resistenti ed efficaci, ma anche per la produzione di molti e svariati utensili.

Durante questa età si assiste ad un radicale cambiamento sociale: l’uomo stringe rapporti commerciali con altri Paesi e
nella commercializzazione dei propri manufatti, inevitabilmente viene a contatto con nuovi popoli, con i quali interagisce
in uno scambio anche culturale che allarga e modifica la sua visione di vita.

LABORATORIO: PREISTORIA

1) Sulla linea del tempo disponi in ordine cronologico, indicando anche le date, i seguenti eventi:
età mesolitica / comparsa della scrittura / età paleolitica/ età neolitica/ morte di Gesù

a.C.------------------------------------------------------------------------------------0---------------d.C.

2) In quale continente sono stati ritrovati i resti fossili dell’Austrolopithecus Afarensis?

3) In quale località europea furono scoperti i primi fossili riguardanti l’Homo di Neanderthal?

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Storia Antica - primo anno

4) Segna con una crocetta se le affermazioni sono vere o false:

a) Il primo uomo in grado di usare il fuoco fu l’Homo sapiens-sapiens V F

b) La Preistoria ha inizio quando l’uomo riesce a produrre semplici manufatti V F

c) L’archeologia divide la Preistoria in quattro macro-periodi V F

d) Durante l’età Neolitica, gli utensili non venivano levigati, ma scheggiati V F

e) L’Homo sapiens-sapiens non praticava il culto dei morti V F

5) Collega ad ogni termine, la definizione corretta

1) Palafitta a) esplosione che avrebbe determinato la formazione dell’Universo.

2) Nomadismo b) spostamento da un luogo all’altro.

3) Big-Bang c) mammiferi che si adattarono alla vita arboricola nella foresta pluviale

4) Primati d) abitazione costruita su una piattaforma di legno,sostenuta da pali nel


terreno vicino ai corsi d’acqua.

6) Illustra con brevi testi ( max 5 righe) i caratteri fondamentali delle seguenti età:

1) Paleolitica
2) Mesolitica
3) Neolitica

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Storia Antica - primo anno

U.d.A. 2
EGITTO E VICINO ORIENTE

INTRODUZIONE GENERALE
Come avevamo visto nella precedente
UdA, il trapasso dalla preistoria alla storia
si ebbe,tr a la seconda metà del IV e gli
inizi del III millennio a.C., anzitutto
nell’area compresa tra l’Africa del nord-
est, il Mediterraneo orientale e l’Asia
occidentale.
Dopo il periodo pluviale, che aveva
caratterizzato quest’area durante l’ultima
éra glaciale, quella di Würm, iniziò un
processo di desertificazione che costrinse
i gruppi umani, composti ormai
esclusivamente da sapiens-sapiens, a
concentrarsi nei luoghi dove c’erano
enormi riserve d’acqua, in particolare
presso le rive dei grandi fiumi.
Qui loro potevano trovare non solo il prezioso liquido (lo stesso corpo umano è composto per oltre il 70% di acqua) ma
anche piante ed animali di cui nutrirsi con la raccolta, la caccia e la pesca.
La possibilità di trovare tali cose in
luoghi determinati favorì la
sedentarizzazione e, col tempo, la
scoperta della riproduzione del cibo
attraverso le tecniche
dell’agricoltura e dell’allevamento.
Inoltre, gli uomini impararono ad
aggregarsi in gruppi sempre più
numerosi e a realizzare
insediamenti più grandi. Dalle
famiglie si passò alle tribù e poi alle
comunità urbane; dalle singole
capanne si passò ai villaggi e poi
alle prime città.
In ogni campo dell’attività umana si
manifestava una progressiva
specializzazione: nell’agricoltura,
nell’allevamento e nella pastorizia,
nell’artigianato e nell’arte, ecc. La produzione di ogni cosa, dai cereali agli utensili da lavoro, dalla ceramica alla costruzione
degli edifici, s’incrementava sotto l’aspetto quantitativo e si migliorava sotto il profilo della qualità. Era tutto un fiorire di
nuove scoperte e invenzioni.
Parallelamente, si sviluppava in tutte le sue forme il linguaggio, fondamentale strumento di comunicazione tra gli individui
e i gruppi. Esso doveva servire a indicare persone, animali, cose, azioni e relazioni connesse alla vita quotidiana. Perciò,
non solo cose concrete, ma anche astratte; non solo presenti, ma anche passate o future. Da strumento di
comunicazione, quindi, il linguaggio si trasformò anche in strumento del pensiero, capace di rappresentare attraverso
simboli, le parole, ogni aspetto della realtà esperienziale e immaginativa.

Il passaggio successivo, inevitabilmente, venne rappresentato dall’invenzione della scrittura. Oltre ai simboli linguistici
nacquero quelli numerici e, con essi, le prime operazioni matematiche, tutte cose necessarie per la registrazione, la
contabilità e i calcoli.

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Storia Antica - primo anno

Con l’ingrandirsi delle comunità, divenne sempre più articolata la divisione delle funzioni, del lavoro e delle attività
economiche.
Questo determinò un loro progressivo arricchimento,
ma anche una sempre più marcata divisione sociale in
classi, sulla base del potere e della ricchezza. Queste
differenze sociali era ovvio si manifestassero non solo
nella quantità di ricchezze immobili o mobili possedute
(terre, edifici, oro, argento, ecc.), ma anche nel lusso:
vestiti di tessuti pregiati e colorati, monili e gioielli, case
ampie e adorne. La domanda di questi beni, perciò, ne
stimolava l’offerta sia interna, fin dove essa poteva
giungere, sia esterna, laddove essa poteva essere
intercettata.
Il compito di mediare tra l’una (la domanda) e l’altra
(l’offerta) venne assunto dai mercanti, già presenti nella
LE VIE COMMERCIALI società, ma che da ora acquisirono un ruolo
TRA L’EGITTO ED IL VICINO ORIENTE particolarmente importante sotto il profilo economico
e, in prosieguo di tempo, anche finanziario.
Questi, infatti, si arricchirono enormemente e col tempo accumularono una tale ricchezza mobile da sentire la necessità
d’investirla a sua volta per realizzare ulteriori profitti.
Nacque così l’economia finanziaria. I mercanti svolsero una grandissima funzione nel
processo di civilizzazione, in quanto col commercio a distanza resero possibile la
conoscenza e l’interscambio culturale, oltre che economico, tra popoli diversi. Senza
di loro, questo processo sarebbe stato molto più lento e difficile.
Tale scambio avveniva in modo diretto, col baratto, cioè merce in cambio di altra merce.
Tuttavia è proprio grazie all’esperienza dei mercanti che nacque la moneta, come
mezzo capace di sostituire il ben più difficoltoso e limitante baratto.
Attribuendo un valore, reale o nominale, ad un oggetto specifico garantito da uno Stato,
ma semplice e leggero come la moneta, si poteva con esso acquistare qualsiasi cosa
d’equivalente valore.
Certo, non si giunse presto a tale soluzione, ma la strada venne aperta proprio dalle precoci sperimentazioni dei mercanti
e fiorì anch’essa nel corso del I millennio a.C.
In sostanza, ciò che avvenne tra la seconda metà del IV e gli inizi del III millennio a.C. nell’area considerata, fu che, in un
arco di tempo incredibilmente breve, rispetto ai lentissimi tempi della preistoria, le innovazioni prodotte in un luogo si
trasmisero in tutto il suo spazio, ed oltre, provocandone reazioni dialettiche che generarono un circolo virtuoso
stravolgente.
L’uomo, da specie animale che occupava alcune nicchie dei vari ecosistemi terrestri, si avviò a diventare il signore della
terra ed il protagonista della Storia.

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Storia Antica - primo anno

Definito così il contesto territoriale ed i caratteri fondamentali delle origini del processo storico, accingiamoci a determinare
l’ambito cronologico del quale parleremo, che risulta compreso tra la seconda metà del IV millennio a.C. ed il 331 a.C.,
anno in cui Alessandro Magno conquistò l’Impero Persiano, sconfiggendo definitivamente Dario III a Gaugamela.
È un periodo di ben tremila anni, molto lungo dal punto di vista storico, se consideriamo che la Storia, come noi la
definiamo (dalla nascita della scrittura ai giorni nostri), si aggira intorno ai cinquemila anni. In questo periodo è ovvio che
i soggetti collettivi (gruppi umani, popoli e nazioni) siano stati molti, interagendo gli uni con gli altri e succedendosi
diacronicamente. In tale complessità è facile perdere sia il filo della narrazione sia quello della comprensione, perciò serve
fare delle scelte semplificative che consentano di raccontare il tutto in estrema sintesi, cogliendone solo gli aspetti
essenziali. In questa direzione, può essere d’aiuto il lavoro di un grande studioso italiano della materia, Sabatino Moscati,
che in una sua opera magistrale propone la seguente scansione del succedersi logico e cronologico dei principali soggetti
collettivi coinvolti:

Sumeri
PROTAGONISTI MESOPOTAMIA
Babilonesi ed Assiri
(dalla fine del IV millennio in avanti)
EGITTO Egiziani

ANATOLIA Hittiti

MESOPOTAMIA Nord-est Hurriti


CATALIZZATORI
SIRIA - PALESTINA Cananei (i più antichi abitatori)
(dal II Millennio)
SIRIA occidentale Aramei

PALESTINA Ebrei

SINTESI (I millennio a.C.) PERSIA Persiani

Questa suddivisione della materia può essere molto utile ai fini pratici di cui abbiamo detto, ma occorre non considerarla
rigidamente, altrimenti potrebbe prestarsi ad equivoci ed errori. Solo alla fine dello studio della presente UdA, apparirà
del tutto chiaro il senso di questa schematizzazione.

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Storia Antica - primo anno

LA MESOPOTAMIA
DALLE CITTÀ-STATO AI PRIMI IMPERI (3500-1600 A.C)

IL TERRITORIO
Gli antichi Greci chiamavano Mesopotamia quel territorio
del Vicino Oriente (corrispondente all’Iraq più parte della
Sira a Nord) delimitata dai fiumi Tigri, ad Est, ed Eufrate,
ad Ovest. Il nome dell’area infatti significa proprio “terra in
mezzo ai fiumi” (da mesos, che significa in mezzo, e
potamòs, che significa fiume). Essa costituisce la zona
orientale della Mezzaluna fertile, comprendente anche
Egitto ed Anatolia.
Fino al 10.000 a.C. la regione era ricoperta da foreste e
vaste praterie e poteva beneficiare di abbondanti piogge.
Vi abitavano gruppi di cacciatori seminomadi, i cui resti
sono stati rinvenuti in caverne. Successivamente il clima
divenne arido, costringendo gli uomini a fissare i loro
insediamenti lungo il corso del Tigri e dell’Eufrate fino alla
zona della bassa Mesopotamia, dove si trova la foce dei due fiumi, che si riversano nel Golfo Persico.
La bassa Mesopotamia è una nicchia di vaste dimensioni, ma ha un territorio scarsamente ospitale, se non viene
adeguatamente attrezzato. Il Tigri e l’Eufrate, con le loro periodiche alluvioni, nella stagione di piena rendono acquitrinoso
il paesaggio, caratterizzandolo con acque ristagnanti e terreni troppo impregnati. Inoltre la zona è molto lontana da
territori che producono materie prime (metalli, pietre dure, legname), utili anche per la costruzione di attrezzi. Viceversa,
se opportunamente attrezzata, la bassa Mesopotamia offre enormi vantaggi, in quanto il terreno, quando viene ben
drenato, consente un rendimento molto alto della cerealicoltura e i fiumi possono costituire una via di collegamento per
gli scambi delle merci. Per questo la colonizzazione dei nuovi territori, dove sorsero villaggi di agricoltori, indusse le
antiche popolazioni mesopotamiche ad effettuare opere locali di intervento sull’ambiente: le acque dei fiumi
incominciarono ad essere incanalate, per poter irrigare anche le terre più aride e sabbiose e drenare quelle paludose;
vennero inoltre selezionate nuove specie di piante alimentari: la palma, il grano e l’orzo e si incominciarono a lavorare i
metalli.
Con il passare del tempo, le innovazioni tecniche ed il progressivo controllo
dell’uomo sull’ambiente, consentirono l’aumento della rendita agricola, in
grado anche di produrre eccedenze.
Nel territorio mesopotamico si sviluppò così la cultura Ubaid (5.300- 4.000
a.C), una cultura protostorica, che si estese fino al sud dell’Anatolia. Ma il
vero e proprio sviluppo della zona iniziò, intorno al 3.000 a.C., quando nel
territorio si affermò la civiltà sumera, a cui si deve anche l’invenzione della
prima forma di scrittura, la cosiddetta scrittura cuneiforme, che diede
l’avvio alla storia dell’umanità.
Da questo momento la civiltà mesopotamica rimase indipendente fino al
550 a.C., quando fu assoggettata dai Persiani. La sua storia si snoda
quindi per un periodo di circa duemilacinquecento anni, contraddistinto
dall’avvicendamento di differenti popolazioni che, tuttavia, almeno dal
punto di vista culturale, costituirono un insieme complessivamente
unitario.

LESSICO
Mezzaluna fertile: questa regione storica viene spesso indicata come la "culla della civiltà", per l’importanza che
ha avuto nello sviluppo della storia umana dal Neolitico all'Età del Bronzo e del Ferro. Fu infatti nelle valli fertili dei
quattro grandi fiumi del territorio (Nilo, Giordano, Tigri ed Eufrate) che si svilupparono le prime civiltà dell'Antichità.

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Storia Antica - primo anno

I SUMERI E LA RIVOLUZIONE URBANA


La terra di origine dei Sumeri è ancora sconosciuta; è certo però che non erano una popolazione di stirpe semitica.
Forse provenivano dai monti Zagros dell’altopiano iranico o dalle regioni occidentali dell’India. Non è neppure sicuro che
il loro arrivo in Mesopotamia sia stato il risultato di un fenomeno migratorio massiccio precisamente databile e non
piuttosto una lenta e progressiva infiltrazione ed integrazione in un territorio dove già esistevano popolazioni che, come
abbiamo detto, avevano raggiunto un discreto sviluppo organizzativo. Sappiamo però che proprio i Sumeri, a partire dal
IV millennio a.C., trasformarono il piccolo centro di Uruk, sulle rive meridionali dell’Eufrate, in una vera e propria città,
iniziando così quel fondamentale fenomeno storico definito rivoluzione urbana, che non solo portò alla nascita di molte
altre città, ma causò mutamenti davvero rivoluzionari anche in ambito sociale e politico.
La rivoluzione urbana fu innanzitutto resa possibile dal continuo
aumento della produttività agricola, già avviata in epoca pre-sumerica,
che assicurò alla popolazione una continua disponibilità di eccedenze
alimentari. Grazie ad essa non tutti gli abitanti del territorio erano
costretti a dedicarsi al lavoro nei campi per poter provvedere al loro
sostentamento ed alcuni di loro poterono così intraprendere mansioni
più specialistiche (funzionari, mercanti, artigiani), andando a vivere
proprio nelle città, mentre nei villaggi e nelle campagne continuarono
a risiedere e a lavorare i produttori di alimenti. I primi, attraverso un
sistema di distribuzione centrale che avremo modo di illustrare,
davano agli altri il cibo; i secondi garantivano agli agricoltori servizi e
manufatti.
La città diede anche origine allo Stato, inteso come organizzazione
che controlla stabilmente un territorio, con la relativa stratificazione
socio-economica.
Il primo periodo sumerico (2.900- 2750 a.C.) vide sorgere e
prosperare come unico centro la città di Uruk; successivamente SUMERIA
vennero fondate altre città, con potenzialità e dimensioni equivalenti LE PRINCIPALI CITTA’
e spesso in rapporto competitivo fra loro: Ur, Eridu, Lagash, Umma, Nippur, Kish furono le più importanti.
Le organizzazioni cittadine si fecero carico anche dello scavo e della gestione dei canali, effettuando opere ben più
complesse delle prime sistemazioni idriche, che erano locali e di modesto impiego tecnico.
I Sumeri diedero origine ad una costellazione di città-stato, talvolta in guerra fra loro, talvolta unite da alleanze. Durante
il governo di re forti ed autorevoli il territorio riuscì a raggiungere una certa compattezza politica, come avvenne nel
periodo di Lugalzaggisi, re di Uruk, che verso il 2.460 a.C. riuscì a conquistare le città di Ur, Lagash, Larsa, Umma,
Nippur, l’Elam e la Siria, fondando un vero e proprio regno sumerico. Con questo sovrano per la prima volta si manifestò
una concezione politica di più ampio respiro, ormai improntata all’idea di un vasto impero, riunito sotto un unico scettro
che governava i popoli della Mesopotamia e quelli della zona siriaca.

LESSICO
Stirpe semitica: si intendono tutti quei popoli che parlano, o hanno parlato, lingue collegate al ceppo linguistico
semitico (tra questi Arabi, Ebrei, Cananeo-Fenici, Cartaginesi)

IL GOVERNO DELLE CITTA’


Non è da escludere che all’inizio la sovranità fosse detenuta da
un’assemblea di cittadini, chiamata a decidere su questioni riguardanti
la pace e la guerra. La successiva evoluzione politica portò però
all’affermazione di re.
Ogni città aveva un dio protettore ed i sovrani venivano ritenuti gli
intermediari fra la divinità e gli uomini.
Per questo il potere si configurò sempre in modo teocratico ed
anche le loro azioni di governo rispondevano spesso a finalità Stendardo di ur - Faccia della Pace
religiose, volte a garantire la protezione del dio sulla città.

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Storia Antica - primo anno

I re, infatti, erano promotori della costruzioni di templi,


come anche delle numerose opere di canalizzazione,
indubbiamente utili per contenere le violenze delle
piene e per l’irrigazione, ma concepite anche per dare
prosperità al popolo che la divinità proteggeva. Ai re
spettava anche il compito di organizzare la difesa da
attacchi esterni.
Poli decisionali delle città sumere erano il tempio ed il
palazzo reale. Il primo, costruito a forma di piramide a
Stendardo di ur - Faccia della Guerra gradinate (ziggurat) era innanzitutto la casa del dio e
la sede di attività relative al culto. L’altro era la casa del re. Entrambi avevano anche funzione economica, in quanto
comprendevano ampi magazzini, dove venivano accumulate le eccedenze agricole, e botteghe artigiane.
La proprietà privata era quasi inesistente e tutte le risorse erano amministrate dai sacerdoti del tempio e dai funzionari
reali; essi assegnavano ai contadini le terre da lavorare,
organizzavano, registravano e distribuivano le eccedenze al resto
delle popolazione. I prodotti della terra venivano infatti portati al
tempio, dove gli amministratori, laici e religiosi, li dividevano in
base alle esigenze delle varie componenti della società
(professionisti, guerrieri, artigiani e contadini). Lo stesso accadeva ZIGGURAT DI UR
per i prodotti lavorati, dalle armi agli utensili.
La base dell’economia era costituita dalla coltivazione di cereali, orzo soprattutto, e palme da datteri; importante anche
l’allevamento, che forniva la materia prima per l’unica manifattura praticata su ampia scala: quella tessile. Secondaria la
pesca.

LESSICO
Teocratico: Concezione per cui il potere di un sovrano è strettamente connesso con quello divino o perché
concesso dalla divinità al sovrano o perché il sovrano è egli stesso un dio.

LA STRUTTURA SOCIALE
La struttura sociale sumerica era di tipo
piramidale, non però costituita da caste
chiuse; era perciò possibile migliorare la
propria condizione sociale.
Oltre agli amministratori del re ed ai
sacerdoti, la classe dirigente comprendeva
gli ufficiali dell’esercito e gli scribi, depositari
della pratica della scrittura, fondamentale
per permettere un efficiente funzionamento
di un tale apparato redistributivo accentrato.
Il resto della popolazione era costituito dai
lavoratori (artigiani, contadini, professionisti,
mercanti), considerati uomini liberi. Gli
schiavi occupavano il posto più basso della
piramide. Potevano diventare schiavi i
prigionieri di guerra, gli indebitati, coloro che
erano stati venduti dai genitori o chi aveva
recato danno ad altri e non era in grado di
PIRAMIDE SOCIALE SUMERICA risarcire. Non si ha notizia di maltrattamenti
verso gli schiavi e i loro figli nascevano liberi.
Le donne sumeriche godevano di una sostanziale parità rispetto agli uomini. Non erano rari i casi di donne al vertice
dell’ordinamento sacerdotale del tempio e le fonti confermano che, in caso di morte del marito, la moglie ne subentrava
nei diritti, compreso quello di vendita dei figli.

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Storia Antica - primo anno

I SUMERI INVENTANO LA SCRITTURA


Furono i Sumeri ad ideare e ad utilizzare la prima forma di scrittura,
le cui testimonianze più antiche risalgono alla fine del IV millennio
a.C. La sua invenzione è da attribuirsi a necessità contabili, in
quanto era necessario registrare le entrate e le uscite dei prodotti
che affluivano nei magazzini del tempio e del palazzo. Per questo si
pensò di ideare dei segni pittografici, ossia dei disegni schematici,
che rappresentavano un determinato prodotto. Il frumento, per
esempio, veniva indicato con una serie di spighe. Tale tipo di grafia
elementare aveva però una serie di limiti, in quanto non permetteva
di esprimere concetti astratti e non prevedeva segni che
rappresentavano i predicati. Con il tempo si passò quindi ad una
scrittura fonetica, utilizzando segni convenzionali (sillabogrammi) che
indicavano le sillabe delle parole.
I segni venivano incisi su tavolette di argilla, utilizzando la punta affilata di una cannuccia; assomigliavano alla forma di
un chiodo o cuneo, per questo la scrittura sumerica viene chiamata cuneiforme.
Con l'avvento delle popolazioni semitiche, agli inizi del II millennio a.C., ed il conseguente tramonto della civiltà sumerica,
la scrittura cuneiforme fu appresa e utilizzata anche dai Babilonesi e dagli Assiri.
Rispetto alle attuali scritture alfabetiche, quella sumerica era molto più complessa da apprendere, divenne perciò
patrimonio di una precisa classe professionale: quella degli scribi. In origine essi erano addetti alla registrazione contabile
del tempio, in seguito vennero anche utilizzati per assolvere ad altri scopi pratici utili alla comunità: scrivere atti giuridici
o contratti, redigere lettere, diramare ordini, calcolare opere di ingegneria. Presso i Sumeri esistevano scuole in cui gli
aspiranti scribi imparavano a leggere e a scrivere ed il loro corso di studi durava per circa vent’anni. Con il passar del
tempo esse incominciarono ad essere frequentate anche da sacerdoti, funzionari statali, medici ed amministratori, in
quanto per tutti loro la conoscenza della scrittura divenne un requisito fondamentale per poter esercitare la propria
professione.
I Sumeri parlavano una lingua differente rispetto a quella degli altri popoli che si insediarono in Mesopotamia ed è stato
possibile comprenderla grazie ad iscrizioni bilingue scritte in sumerico e in babilonese. Con l’avvicendamento nella zona
di altre civiltà, l’antico sumerico non venne più parlato, ma continuò ad essere utilizzato per la redazione di alcuni testi
scritti, in quanto era ritenuto la lingua della scienza e della cultura. Si verificò così un fenomeno linguistico del tutto
analogo all’uso del latino in età medievale in molti territori del continente europeo. Ciò, fra l’altro, è un’ulteriore conferma
del fatto che i popoli mesopotamici ritrovavano nella cultura sumerica le radici della loro civiltà.

ACCADI, GUTEI E LA RINASCITA NEOSUMERICA


Questo regno unificato cadde intorno al 2370 a.C. con l’arrivo degli Accadi, un popolo di origine
semitica che si era insediato nella parte centrale della Mesopotamia, costituendo un regno con
capitale Akkad.
Fondatore dell’impero accadico fu re Sargon, che dopo aver conquistato il territorio sumerico
governato da Lugalzzagisi, promosse una serie di altre campagne militari, costruendo un impero
che si estendeva dalla Siria al Golfo Persico e dal Mar Rosso alle alture della Persia.
Nella storia orientale si affermava così un tipo di ideologia imperiale destinato ad avere fortuna
anche nei successivi avvicendamenti che contraddistinsero la zona.
Essa si basava sul principio che il compito storico di un sovrano forte e potente fosse quello di
porre sotto il suo dominio tutti i popoli circostanti.
La dinastia di Akkad tenne il controllo della Mesopotamia per quasi due secoli, poi i territori
vennero conquistati dai Gutei, una popolazione nomade e selvaggia che proveniva dall’altopiano RE SARGON I
DI AKKAD
iranico.
E’ probabile che il loro dominio fosse maggiormente accentrato nella Mesopotamia centrale, più vicina alla loro zona di
provenienza, mentre le città sumeriche del sud riuscirono a recuperare la loro indipendenza, dando origine ad un nuovo
periodo di splendore definito neosumerico.
In quest’ultima fase si distinse la città di Ur, che con la sua III dinastia, fondata dal Re Ur-Nammu, riuscì temporaneamente
a riottenere il controllo di tutta la Mesopotamia, garantendo alla zona uno straordinario sviluppo culturale ed economico.

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Storia Antica - primo anno

I monarchi di Ur, a differenza degli Accadi che avevano lascito ampie autonomie ai territori
conquistati, costituirono un impero accentrato diviso in province, ognuna della quali era affidata
ad un governatore di nomina regia.
Il secondo periodo della civiltà sumerica fu però relativamente breve, in quanto intorno al 2.000
a.C. la Mesopotamia cadde nuovamente sotto il controllo dei Semiti. I nuovi conquistatori erano
gli Amorrei, provenienti dalla Siria. Erano tribù di nomadi bellicosi, con un livello culturale assai
inferiore rispetto a quello dei popoli mesopotamici, come ci conferma anche la loro descrizione
in un mito sumerico:
- L’amorreo che scava tartufi ai piedi dei monti
- Che non piega le ginocchia
- Che mangia carne cruda
- Che durante la vita non ha casa che dopo la morte non ha sepoltura.
STELE DI UR-NAMMU Il loro arrivo portò a definitivo compimento la fusione delle genti sumeriche con i Semiti, da cui
Fondatore della dinastia
di UR ebbe origine la splendida civiltà babilonese.

IL PRIMO IMPERO BABILONESE


Dopo la conquista amorrea, la regione venne travagliata da guerre, poiché i nuovi dominatori non furono in grado di
organizzare un regno centralizzato, favorendo la rinascita delle varie città che, approfittando della debolezza della
monarchia, iniziarono a combattersi per imporre la propria egemonia. In Mesopotamia nacquero così molti regni, che si
affermavano e soccombevano in tempi brevi. Fra questi c’era anche quello fondato presso la città di Babilonia. Nel XVIII
secolo a. C., durante il regno del re Hammurabi, esso divenne una delle maggiori potenze dell’antico Oriente.
Dopo un primo periodo di pace, Hammurabi iniziò una risoluta politica di conquista, che gli consentì di estendere il suo
dominio su tutta la valle del Tigri e su parte di quella dell’Eufrate. Babilonia divenne il centro politico e culturale della
Mesopotamia; il suo dio protettore, Marduk, cominciò ad essere adorato in tutta la regione. Hammurabi si dedicò con
straordinario impegno all’amministrazione del suo impero, eliminando definitivamente ogni velleità indipendentistica delle
antiche città-stato. I centri urbani divennero semplici capoluoghi di provincia e sedi amministrative di un Paese che
politicamente costituiva una compagine unitaria. Il sovrano nominava personalmente i governatori delle città, i quali erano
tenuti a riferire direttamente al re sul loro operato. È infatti giunta sino a noi la vasta corrispondenza di Hammurabi, che
tramite continue lettere prendeva conoscenza e si intrometteva direttamente negli affari dei suoi stessi governatori.
Il periodo di Hammurabi segnò dunque il rafforzamento della posizione dello Stato e la centralizzazione politica operata
dal sovrano andò a discapito anche di alcuni poteri che fino a quel momento erano esercitati dai templi; i giudici templari
vennero infatti sostituiti da giudici del re ed ai templi si tolse il possesso delle terre, che divennero proprietà del palazzo,
il quale le distribuiva poi ai suoi dipendenti (soldati e funzionari).
L’economia passò dunque sotto il controllo del sovrano, riprendendo così l’antica impostazione sumerica dello Stato
quale principale detentore delle risorse e regolatore della vita produttiva e sociale. Tale impostazione, dettata anche dalla
necessità di controllare le acque e di ampliare le opere di canalizzazione, si era infatti notevolmente allentata dopo il
crollo dell’impero di Ur, quando la generale situazione di anarchia aveva permesso ai privati e alla potente casta
sacerdotale di impadronirsi e di gestire le risorse.
Ma l’impero di Babilonia iniziò a subire un progressivo processo di decadenza già subito dopo la morte del grande
sovrano; il suo successore Samsuiluna dovette affrontare un tentativo di invasione da parte dei Cassiti, una bellicosa
popolazione proveniente dai monti iranici, che successivamente sarebbe riuscita a stabilirsi in Mesopotamia. Di questa
situazione di debolezza approfittarono alcune città meridionali che, unendosi in leghe, tentarono di porre fine al dominio
di Babilonia. Nel 1595 a.C. Babilonia venne saccheggiata dagli Hittiti, una popolazione che aveva dato vita ad un vasto
impero nella penisola anatolica. Dopo aver messo a ferro e fuoco la città, gli Hittiti si ritirarono, aprendo la strada alla
conquista dei Cassiti, che detennero il dominio della Mesopotamia fino al XII secolo a.C., quando vennero conquistati
dagli Assiri.

IL CODICE DI HAMMURABI
Il nome di Hammurabi è legato anche ad un famoso codice, in passato ritenuto la prima raccolta di disposizioni legislative
scritte della storia; oggi si sa che ve ne furono di più antichi, poiché sempre in area mesopotamica sono stati ritrovati
frammenti di codici risalenti a tre secoli prima del regno di Hammurabi.

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La stele del codice, alta più di due metri, conservata al museo del Louvre di Parigi, é in diorite nera ed il testo è scritto
in carattere cuneiforme. Si ritiene che fosse esposta a Sippar nel tempio di Shamash, dio del Sole e della giustizia; o
forse a Babilonia. Venne però ritrovata a Susa nel 1902, probabilmente giunta lì come bottino di guerra dopo una
conquista.
Il codice di Hammurabi si differenzia da quelli moderni, in quanto non è una
vera e propria raccolta di leggi, ma piuttosto di sentenze eterogenee che il re
indicava per regolare controversie di varia natura, riguardanti moltissime
situazioni dell’umana convivenza: la famiglia, il commercio, la proprietà,
l’amministrazione, il diritto penale.
Il testo del codice si apre con un prologo e si conclude con un epilogo.
Dall’epilogo e dal prologo si capisce che uno dei principali intenti del codice
era di natura propagandistica, cioè volto a dimostrare quanto fosse
giustamente governato l’impero babilonese sotto Hammurabi. Il sovrano infatti
si presenta come re prescelto dagli dei per garantire la giustizia, la prosperità
del Paese, il benessere del popolo e la difesa del debole dall’oppressione del
forte. Il fatto che la stele fosse eretta in un tempio, e quindi fosse pubblicamente
consultabile, riveste una straordinaria importanza, in quanto dimostra che essa
doveva costituire un punto di riferimento a cui tutti dovevano richiamarsi. Per
la prima volta nella storia dell’umanità i comportamenti sanzionabili venivano
portati a conoscenza dei sudditi, in modo che essi avessero la possibilità di
rapportare la propria condotta alle leggi del sovrano, evitando i comportamenti
che la legge sanzionava oppure scegliendo di attuarli, ma nella consapevolezza
di poter incorrere in pene. L’esposizione pubblica del codice affermava pertanto
il principio della conoscibilità della legge, alla base della moderna legislazione. Codice di Hammurabi
Il codice è fonte preziosa anche perché offre un affresco completo sulla società
ai tempi di Hammurabi. Da esso apprendiamo che tre erano le classi sociali: quella dei liberi, quella dei semiliberi e quella
degli schiavi. L’ultima categoria non pone alcun problema di identificazione, indicando individui appartenenti ad un’altra
persona, che esercitava su di loro poteri assoluti, compreso quello della vita. Si acquisivano come bottino di guerra o
attraverso l’acquisto in Paesi stranieri. I Mesopotamici non potevano diventare schiavi, esisteva però l’asservimento per
debiti anche per lunghi periodi, che tuttavia non toglieva agli individui alcuni loro diritti di cittadini mesopotamici.La
distinzione fra liberi e semiliberi risulta invece più complessa e ha dato luogo a diverse interpretazioni. La differenza
fondamentale che li contraddistingueva è sostanzialmente economica, perché i semiliberi, a differenza dei liberi, non
erano detentori di propri mezzi di produzione, quindi dipendevano dallo Stato per il loro sostentamento e per questo
godevano di un prestigio minore rispetto agli altri.
In campo penale compare la legge del taglione (occhio per occhio dente per dente), probabilmente di origine amorrea, poiché
le pene del periodo sumerico ed accadico si richiamavano invece al principio del risarcimento pecuniario. In base ad essa chi
subiva un’ offesa poteva restituire all’offensore un danno uguale rispetto a quello subito, ma la perfetta corrispondenza fra
l’entità dell’ offesa e quella della vendetta era autorizzata tra individui appartenenti alla stessa classe. Se, ad esempio, una
persona di un ceto inferiore veniva privata di un occhio da un libero, non poteva accecare un occhio dell’offensore, come
invece sarebbe stato permesso fra individui liberi, ma doveva accontentarsi di un risarcimento pecuniario.
Il codice aboliva le vendette private, in vigore invece presso altre civiltà, ed è questo un altro aspetto di “modernità”
della stele ritrovata a Susa. Lo Stato infatti subentrava all’individuo per punire l’ingiustizia, mettendo fine alle faide.
Molte punizioni del codice risultano particolarmente violente e la stessa pena di morte veniva prevista con una certa
facilità, si ha tuttavia l’impressione che tutto ciò fosse più che altro concepito come un deterrente.
Le sanzioni non prevedevano la valutazione della responsabilità personale e pertanto punivano con la stessa pena chi
aveva ucciso intenzionalmente e chi involontariamente. Così perciò doveva essere ucciso l’architetto costruttore di una
casa che era successivamente crollata, causando la morte di chi l’abitava.

LESSICO
Conoscibilità della legge: con questa espressione si intende che lo Stato deve dare ai cittadini la possibilità di
venire a conoscenza delle leggi, in modo che essi sappiano a cosa sono assoggettati.
Faide: lotta privata fra individui, famiglie e gruppi rivali, alimentata da vendette o ritorsioni.

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Storia Antica - primo anno

LA RELIGIONE DEI SUMERI E DEI BABILONESI


Presso i Sumeri la religione non era solo una forma di devozione, ma
rivestiva anche un ruolo fondamentale nell’organizzazione politica e sociale.
Si è visto infatti che il potere politico ed economico veniva esercitato in nome
del dio protettore, che variava in ogni città-stato. A lui erano innalzati i
caratteristici templi a gradoni, detti ziqqurat, e una numerosa e potente
casta sacerdotale provvedeva al suo culto.
Oltre alle differenti divinità cittadine, la religione sumerica si configurava
come un politeismo naturistico, da cui dipendeva anche la fertilità della
terra, essenziale per garantire la prosperità della popolazione. La triade
cosmica, alla quale era attribuita anche l’origine del mondo, era composta
da Anu, dio del cielo, Enlil, signore del vento e delle tempeste, ed Enki, la
divinità della terra. Era adorata anche la triade degli astri: la luna (Nanna), il
sole (Utu) e la stella Venere (Innin) . Le divinità si configuravano con
caratteristiche antropomorfiche: sembianze umane, vincoli di parentela,
passioni, diversificazioni di sesso. Solo l’immortalità e l’assoluta potenza li
contraddistingueva rispetto all’umanità.
Quando ai Sumeri subentrarono i Babilonesi, nel pantheon si verificò un
significativo cambiamento. Ciò avvenne soprattutto durante l’epoca di
Hammurabi e la svolta teologica rifletteva la nuova situazione politica,
caratterizzata dall’unificazione del Paese, che tolse ogni importanza di
governo alle città-stato. Assunse infatti un ruolo centrale il dio Marduk,
protettore di Babilonia, e le singole divinità cittadine persero la loro
importanza. Questa trasformazione religiosa ribadiva il primato assoluto ed
accentratore della città di Babilonia, che era riuscita ad imporre il suo potere
su tutta l’antica terra di Sumer. Fra gli altri dei assunsero importanza quelli
delle genti amorree, fra cui: Shamash, dio del sole e della giustizia e Isthar,
dea della luna e della fertilità.
Sumeri e Babilonesi credevano che il mondo fosse popolato da demoni:
alcuni buoni proteggevano i raccolti, gli uomini e i templi; altri malvagi erano
ritenuti la causa di paure e di sofferenze. Si riteneva che essi fossero spiriti
di defunti inquieti, che vagavano nelle tenebre e nei deserti. Per cercare di
contenere i loro influssi negativi l’unica possibilità erano gli scongiuri e le arti
magiche praticate dai sacerdoti.
Per interpretare il futuro e la volontà degli dei i sacerdoti sumerici e
babilonesi praticavano la divinazione, spesso basata sull’esame del fegato degli animali. Ci sono pervenute numerose
riproduzioni sumeriche di fegati realizzati con l’argilla, divisi in parti ed annotati con scritte per spiegare il significato di
ciascuna.
Soprattutto presso i Babilonesi tale pratica contribuì alla fioritura dell’astronomia, poiché il movimento degli astri, i loro
incontri, le loro posizioni al momento della nascita di un individuo erano ritenuti elementi fondamentali per la lettura del
futuro. In cima ai templi funzionavano veri e propri osservatori, in cui gli astronomi registravano il corso degli astri,
riuscendo pure a predire le eclissi. E così l’astronomia si congiungeva indissolubilmente con l’astrologia.
A differenza di quanto avvenne in Egitto, per le civiltà mesopotamiche l’oltretomba non rivestiva un ruolo fondamentale,
né veniva considerato in modo positivo. Era infatti un luogo dominato dalla tristezza, dove dimoravano infelici parvenze
di vita. Solo l’esistenza terrena era ritenuta la dimensione migliore per gli uomini, come conferma anche il mito di
Gilgamesh.

LESSICO
Politeismo naturistico: religione in cui si adorano molte divinità che sono personificazioni di elementi e forze della
natura
Pantheon: con questo termine nell’antica Roma si chiamava il tempio dedicato a tutti gli dei (da pan: tutto e theòs:
dio). Il termine si usa anche per indicare l’insieme delle varie divinità di una religione politeista.

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Storia Antica - primo anno

LABORATORIO

1) Rispondi alle seguenti domande:


- Illustra il rapporto che esiste fra sviluppo dell’agricoltura e rivoluzione urbana.
- Quali funzioni rivestiva il tempio nelle città sumere?
- Come è nata e come si è evoluta la scrittura?
- Cosa avvenne con la rinascita neosumerica?
- Per quale motivo le conquiste del re Sargon segnarono un rilevante cambiamento politico nei territori del Vicino Oriente?
- Istituisci un confronto tra la religione dei Sumeri e quella dei Babilonesi, mettendone in evidenza analogie e differenze.
- Quali interventi consentirono ad Hammurabi di rafforzare il suo potere e di governare la Mesopotamia in modo
centralizzato?

2) Attribuisci ad ogni civiltà le informazioni corrette. Attenzione: ci sono degli intrusi.

CIVILTA’ INFORMAZIONI

SUMERI’

ACCADI

BABILONESI

1) Vennero sconfitti dai Gutei.


2) Permettevano agli schiavi di partecipare alla vita politica.
3) Presso di loro era pressoché inesistente la proprietà privata
4) Sconfissero re Lugalzzagisi
5) Adoravano il dio Marduk
6) Deportavano i popoli conquistati
7) Fondarono la città di Uruk
8) Conquistarono l’Egitto
9) Vennero sconfitti dai Cassiti
10) Nei loro tempi si trovavano anche magazzini per la raccolta dei prodotti agricoli.
11) Un loro re tolse le terre ai templi
12) Nella loro società le donne non vivevano segregate
13) I nobili erano i proprietari delle terre

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Storia Antica - primo anno

3) Indica se le seguenti affermazioni sono vere o false e riscrivi correttamente quelle sbagliate

a) Fra i Sumeri solo i sacerdoti sapevano scrivere, per registrare i prodotti portati al tempio V F

b) Nel periodo amorreo si completò la fusione fra Sumeri e Semiti V F

c) Il codice di Hammurabi riconosceva l’uguaglianza V F

d) Con i re della dinastia di Ur si verificò un periodo di decadenza V F

e) Il re sumero era anche intermediario del dio Marduk V F

d) Per molti secoli i Sumeri dominarono tutta la Mesopotamia con un potere accentrato V F

4) Spiega il significato dei seguenti termini ed espressioni


Mezzaluna fertile ...........................................................................................................................................................
Scriba ...........................................................................................................................................................................
Pittogramma .................................................................................................................................................................
Ziqqurat ........................................................................................................................................................................
Rivoluzione urbana .......................................................................................................................................................
Cosmogonia .................................................................................................................................................................

5) Metti in ordine cronologico i seguenti fatti:


- Gli Amorrei conquistano la Mesopotamia.
- Regno di Lugalzzagisi.
- Rinascita neosumerica.
- Sargon fonda l’impero accadico.
- I Gutei conquistano parte della Mesopotamia.
- I Sumeri iniziano la rivoluzione urbana.
- Regno di Hammurabi.

6) Attività di ricerca e approfondimento


Confronta il concetto di Giustizia che emerge dagli articoli del codice di Hammurabi con quello sancito dalla nostra
legislazione.

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Storia Antica - primo anno

L’ ANTICO EGITTO

GEOGRAFIA ED AMBIENTE DELL’EGITTO


L’Egitto si colloca nell’estrema area nord-orientale del continente africano e comprende
anche un lembo di terra asiatica, la penisoletta del Sinai.
In Egitto l’ambiente è caratterizzato, fondamentalmente, dalla compresenza del deserto
sahariano e del Nilo, cioè della manifestazione più eclatante dell’aridità sulla terra con uno
dei più grandi corsi d’acqua che esistano al mondo.
Ciò genera uno stridente contrasto ambientale, tra
un’area tremendamente ostile alla vita ed una fascia
talmente favorevole ad essa da pullularne.
L’ecosistema egiziano non è rimasto sempre lo stesso
nel corso della storia, perché ha subito una serie di
modifiche dovute sia a cause naturali sia all’intervento umano.
Il dato essenziale dell’ambiente egiziano si evince dalla famosa affermazione che
Erodoto scrisse circa venticinque secoli fa: «L’Egitto è un dono del Nilo». Infatti, il Nilo
porta l’acqua, nell’arido deserto, rendendo possibile l’esistenza di numerosissime
specie animali e vegetali.
Ogni anno, da giugno a settembre, il Nilo straripa lentamente; poi, di
nuovo lentamente, si ritrae nel suo letto, lasciando sul terreno
asciutto una fertilissima fanghiglia nera, detta limo, derivante dal
dilavamento delle terre vulcaniche etiopiche. In questo terreno
fecondo, l’uomo può seminare e raccogliere nelle stagioni successive
a quella dell’inondazione, ottenendo almeno un raccolto l’anno lungo
la valle ed anche tre raccolti l’anno nel Delta.

CRONOLOGIA
Il quadro cronologico di riferimento per lo studio della Civiltà egizia risale proprio ad un antico sacerdote egiziano,
Manetone, vissuto tra la fine del IV e la prima metà del III secolo a.C., che scrisse una storia dell’Egitto in greco.
Purtroppo essa andò persa ed oggi è ricostruibile solo in parte grazie agli stralci, più o meno manipolati, presenti in
alcune opere di autori successivi. Ovviamente, vi si riscontrano molti errori, ma gli studi moderni ne hanno confermato
la generale validità, sicché quasi tutti gli egittologi hanno deciso di continuare a servirsene, sia pure con le modifiche e
le correzioni rese possibili dalle scoperte.
Tra queste ultime, un posto di primissimo piano per la definizione cronologica è occupato dalle “Liste dei re”: la Pietra di
Palermo, il Canone dei Re (o Papiro dei Re), la Tavola di Abido, la Tavola di Saqqara, la Tavola di Karnak (cfr.
approfondimenti).
Mettendo assieme la cronologia proposta da Manetone con i dati ricavati dai vari ambiti degli studi moderni, emerge la
seguente ripartizione cronologica:
CRONOLOGIA
PERIODI DINASTIE ANNI
PROTODINASTICO 0 - II 3500-2850 a.C.
ANTICO REGNO III - VI 2850-2181
PRIMO PERIODO INTERMEDIO VII - X 2181-2133 a.C.
MEDIO REGNO XI - XII 2133-1786 a.C.
SECONDO PERIODO INTERMEDIO XIII - XVII 786-1570 a.C.
NUOVO REGNO XVIII - XX 1570-1070 a.C.
ETÀ TARDA XXI - XXX 1070-341 a.C.
Prima dominazione persiana 525-404 a.C.
Seconda dominazione persiana 341-332 a.C.
Epoca ellenistica 332-304 a.C.
Dinastia tolemaica 304-30 a.C.
Annessione all’Impero Romano Dal 30 a.C.

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Storia Antica - primo anno

PRINCIPALI VICENDE STORICHE


Dopo la fase di popolazione del territorio, avvenuta nel periodo tardo preistorico, in
cui la popolazione si concentrò sulle rive del Nilo e nella zona del Delta, cominciò il
processo di unificazione del territorio in Stati regionali, detti nomoi, che, a loro volta,
si riunirono in due Regni: l’Alto Egitto (nella parte meridionale) e il Basso Egitto (nella
zona del Delta).
Per molto tempo è stato identificato con il faraone Menes il processo di unificazione
del Basso e Alto Egitto in un unico regno. In realtà non abbiamo certezza su qual sia
il primo faraone e su quando l’unificazione si sia realmente conclusa.
Nel periodo dell’Antico Regno la capitale viene posta a Menfi, alla fine della
lunghissima valle del Nilo ed all’inizio del delta, in una posizione da cui sarebbe stato
molto più facile avere il controllo delle Due Terre, il Basso e l’Alto Egitto. In questa
fase della storia egizia si verifica il progressivo accentramento del potere politico ed Province del Basso Egitto
amministrativo nelle mani del faraone, monarca assoluto, considerato un dio vivente
che si concretizza nella costruzione delle grandi piramidi che sono rimaste come testimonianza della grandezza di questa
civiltà.
Tra l’Antico e il Medio Regno c’è una fase di crisi, detta Primo periodo Intermedio, caratterizzato da guerre civili, tensioni
sociali, recessione economica e incursioni di beduini, soprattutto nella zona del Delta.
Nel Medio Regno ripresero le attività produttive e venne riorganizzato l’apparato burocratico-amministrativo dello Stato,
dopo il periodo di crisi. Non vi fu una vera e propria politica espansionistica, ma venne riportata la pace all’interno e si
fecero delle campagne, non solo per assicurare i confini, ma anche per riprendere lo sfruttamento delle miniere che si
trovavano nelle regioni circostanti e per garantirne il flusso commerciale.
I faraoni della XII dinastia continuarono a ridurre il potere dei nomarchi, accentrando nelle proprie mani il potere, ben coadiuvati
da un apparato burocratico ed amministrativo efficientissimo, al quale, appena sotto al faraone, faceva capo il Visir.
Tra il 1786 e il 1575 una nuova crisi investe il Paese, che viene definita secondo periodo intermedio, caratterizzata da
un nuovo indebolimento del potere centrale di cui non conosciamo bene le cause.
In questo contesto, circa mezzo secolo dopo l’inizio della crisi, si inserisce la prima grande invasione straniera subita
dall’Egitto, di cui parlano le fonti storiche e di cui abbiamo sicuri riscontri archeologici. Ad invadere l’Egitto furono gli
Hyksos, termine che in egiziano significa “re pastori”.
Secondo il racconto di Manetone le popolazioni asiatiche si sarebbero riversate violentemente in Egitto, incapace di
difendersi, e dopo essersi comportate crudelmente avrebbero imposto tributi all’intero Paese. E, invece, più probabile
che si sia trattato di una infiltrazione lenta e progressiva e che gli invasori abbiano cercato di convivere pacificamente
con la popolazione indigena.
Agli Hyksos si suole attribuire l’introduzione in Egitto dell’uso del cavallo, del carro da combattimento, delle innovazioni
tecniche nel bronzo e nella tessitura, di un nuovo tipo di fortificazione. Non c’è, però una concordanza assoluta tra gli
studiosi.
Nel 1575 a.C. si completò il processo di liberazione dalla dominazione degli Hyksos ed ebbe inizio il Nuovo Regno.
Il Nuovo Regno rappresenta il periodo di massimo splendore dell’Antico Egitto, dopo l’opera di riunificazione operata da
Ahmose I.
E’ anche il periodo in cui l’Egitto raggiunge la sua massima
espansione, arrivando a comprendere un’area che andava dalla
Nubia fino al fiume Eufrate.
Centro della realtà politica e religiosa continua a essere Tebe,
sede del culto del dio Amon e del suoi sacerdoti il cui potere
aumenta progressivamente con l’aumentare della ricchezza del
Paese.
Tutta la prima parte del Nuovo Regno è caratterizzata da un
periodo di splendore economico e culturale e di stabilità, ma con
il faraone Amenothep IV si verifica una delle crisi interne, di
carattere religioso e politico, più discusse e controverse della
storia dell’Egitto e dell’antichità. Egli, infatti, impose il culto del
dio Aton (sole) come unica divinità, cambiando nome (prese il
Amenothep IV e Neferti sotto la protezione del dio Aton

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nome di Akhenaton, che significa Aton è soddisfatto) e fondò una nuova capitale (Akhetaton, che significa l’orizzonte di
Aton), togliendo il potere a Tebe e trasferendovisi insieme e alla moglie Nefertiti.
Alcuni storici hanno visto in questa rivoluzione la prima forma di monoteismo della storia, che il faraone impose al Paese,
scatenando la reazione dei sacerdoti tebani che, alla sua morte, lo dichiararono “eretico”, ne cancellarono persino il
nome e riportarono la capitale a Tebe.
La seconda grande crisi del Nuovo Regno fu invece una crisi esterna: si
presentò mentre governava Ramses II il Grande. Questi, come i suoi due
predecessori, fu soprattutto un combattente e dovette arginare il potente
esercito degli Hittiti che stava espandendosi dall’Asia minore verso sud,
minacciando i confini dell’Egitto. L’esercito egizio riuscì a
fermare gli avversari a Qadesh (1274 a.C.), anche se in realtà si trattò di una
battaglia che si concluse sostanzialmente senza vinti nè vincitori, tuttavia
riuscì a fermare l’avanzata
hittita.
Altri attacchi furono
effettuati dai cosiddetti
“popoli del mare”, come li
chiamavano appunto gli
Amenothep IV e Neferti
Egizi, popoli che
provenivano dalle coste del Mediterraneo, che furono fermati da
Ramses III, ultimo grande sovrano dell’Egitto. Da quel momento,
nonostante la vittoria iniziò un periodo di progressiva decadenza del
Paese che non riuscì più a recuperare l’antico splendore. Ramses 2ˆ

LA SOCIETA’ EGIZIA
Come in tutte le civiltà fluviali l’attività economica di base anche in Egitto era rappresentata dall’agricoltura, soprattutto
dalla produzione di cereali, particolarmente fiorente grazie alla fertilità del territorio, legata alle piene del Nilo e al limo
depositato dalle acque quando si ritiravano.
Il ritmo delle piene del Nilo scandiva anche le altre attività del regno e ne determinava la successione: durante il periodo
in cui le acque ricoprivano la maggior parte del territorio si svolgevano i grandiosi lavori di costruzione per ordine del
faraone, che venivano ricompensati con le eccedenze di prodotti date in tributo; durante le altre stagioni si coltivavano i
campi. Solo la regolare successione delle stagioni e delle piene del fiume consentiva la vita e il benessere di questa
popolazione e il conseguente sviluppo della sua fiorente civiltà. Era la dea Maat, la dea della giustizia, a garantire questa
regolarità e, quindi, la vita in Egitto.
La struttura sociale egizia, come quella sumerica, ha carattere piramidale: al vertice il faraone, di stirpe divina, che ha il
compito di conservare e garantire l’armonia che governa il mondo naturale e, quindi, anche la società umana. Se il
faraone fallisse in questo suo compito la regolare successione delle stagioni e delle piene del Nilo che garantivano la vita
in Egitto sarebbero venute meno. Il faraone è, quindi, superiore, in quanto dio, a ogni essere umano e deve sottostare
solo a Maat, ma la sua responsabilità è enorme.
Sotto al faraone stanno i sacerdoti, che conservano e curano il culto delle riverse divinità, collaborando così al
mantenimento dell’armonia e della giustizia. Ancora più in basso si trovano i funzionari, l’insieme di coloro che
garantiscono che l’ordine sia mantenuto al’interno dello stato. Successivamente abbiamo gli scribi, che padroneggiano
tutte le forme di scrittura, ne custodiscono e trasmettono la conoscenza, in apposite scuole nei templi, e, attraverso le
iscrizioni, che siano riportare su papiro o sui grandi monumenti, documentano tutte le attività dello stato. Al di sotto nella
scala gerarchica troviamo i soldati, gli artigiani e mercanti, i contadini e, infine, gli schiavi.

IL CULTO DEI MORTI


Nel guardare la documentazione archeologica dell’Antico Egitto, colpisce il fatto che la gran parte del materiale disponibile
deriva dall’ambito funerario, spingendo a credere che gli egiziani avessero più cura per la morte che per la vita. In questa
opinione c’è un errore di prospettiva, indotta dalla natura dei ritrovamenti. Anzitutto dobbiamo considerare che mentre
le necropoli sorgevano ai margini del deserto, in luoghi che continuano ad essere per lo più isolati, i villaggi e le città
antiche sono rimasti sepolti sotto i centri urbani che si sono susseguiti nei secoli.

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Storia Antica - primo anno

È molto più facile, perciò, trovare tombe piuttosto che case, suppellettili funerarie piuttosto che arredi domestici. In
secondo luogo, e questo è ancora più importante, la cura dedicata alla morte era un disperato tentativo di perpetuare
la vita terrena nell’oltretomba, e ciò rivela uno straordinario attaccamento alla vita. Insomma, gli egiziani curavano tanto
la morte proprio perché amavano straordinariamente la vita, e cercavano in tutti i modi di perpetuarla anche nell’aldilà.
Inoltre, considerando che la vita era con ogni evidenza caduca e peritura, mentre la vita oltre la morte s’immaginava
eterna ed incorruttibile, si facevano tombe di pietra, capaci di sfidare i secoli ed i millenni, contro case di fango e canne,
facilmente deperibili. Il culto dei morti, insomma, nasceva dal desiderio di eternare la vita e, perciò, si dedicava la massima
cura per la conservazione del corpo e la costruzione di una confortevole dimora dell’aldilà.
L’idea di conservare il corpo potrebbe essere nata, in epoca
antichissima, dalla scoperta che i cadaveri di persone morte nel
deserto si essiccavano e, in queste condizioni, potevano conservarsi
per lunghissimo tempo.
Da qui la soluzione di mummificare il corpo per conservarlo, cioè di
disidratarlo in modo che i tessuti rimangano “fissati”, con la pelle che
acquisisce la consistenza del cuoio o della pergamena, aderendo
bene alle ossa e conservando abbastanza bene i tratti della persona.
Dai procedimenti più primitivi si passò a quelli più sofisticati, fino a
giungere alla tecnica più raffinata che ci viene così narrata ne’ “Le
Storie” da Erodoto (2.86):
«C’è gente che attende a questo lavoro e che professa quest’arte.
[…] I clienti si mettono d’accordo
per un prezzo e si ritirano.
Nell’fficina restano gli artigiani e,
se si tratta del tipo
Mummia di SETI I
d’imbalsamazione più accurata, vi
attendono come segue.
Estraggono anzitutto con un ferro ricurvo il cervello dalle narici – in parte così, in parte
introducendovi dei farmachi -. Poi con una pietra etiopica tagliente praticano un’incisione
all’inguine; tirano fuori senz’altro tutti gl’intestini; trattili fuori, li nettano per bene con vino
di palma, e li tornano a pulire con polvere di aromi. Quindi riempiono il ventre di pura
mirra tritata, di cannella e di altri aromi, tranne l’incenso, e richiudono cucendo. Dopo
salano il corpo immergendolo nel salnitro per settanta giorni: non devono lasciarlo nel
sale per un periodo più lungo. Trascorsi i settanta giorni lavano il morto e, spalmandolo
di gomma – che gli egiziani usano in genere invece della colla -, avvolgono il corpo con
fasce tagliate in tela di bisso. Quindi i parenti ritirano la mummia, fanno fare una scultura
di legno in forma umana, e v’includono il morto. Ve lo richiudono e lo tengono
gelosamente in una camera funeraria ponendolo ritto contro la parete». Sarcofago in legno inciso e dipinto
Questa narrazione di Erodoto è ancora oggi abbastanza utile per descrivere la mummificazione, anche se lo stesso
storico greco ne descrive altre due tipologie meno accurate e costoso e se, di contro, possiamo immaginare dei processi
ancora più sofisticati per gli uomini di altissimo rango e per i faraoni.
Interessanti sono i numerosissimi oggetti di cui la tradizione magico-religiosa egiziana era fornitissima e che spesso
venivano messi nelle tombe e tra le bende del
defunto. Ricordiamo anzitutto i quattro vasi
canopici nei quali venivano messe le viscere dei
defunti. I coperchi di questi vasi rappresentavano
le teste dei quattro figli di Horo: Hamset (umana),
per il fegato; Hapi (scimmia), per i polmoni;
Qebeshenuf (falco), per gli intestini; Duamutef
(sciacallo), per lo stomaco. Vi erano poi
moltissimi amuleti: Ankh (vita), Occhio di Horo
(prosperità e salute), pilastro Djed (stabilità),
scarabeo (rinascita) ecc.

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Storia Antica - primo anno

Un discorso a parte merita il corredo funebre la cui


testimonianza più eclatante è quella del faraone
Tutankhamon, la cui tomba inviolata venne scoperta
dall’egittologo Howard Carter nel 1922, destando per la
sua ricchezza uno stupore così grande che ancora oggi
non accenna a diminuire.
Non meno grandiose furono le tombe, come le piramidi
dell’Antico Regno o quelle scavate nella roccia della Valle
dei Re e della Valle delle Regine, nei pressi di Tebe, risalenti
al Nuovo Regno. A tutte queste costruzioni erano associati
templi non meno grandiosi ed artisticamente raffinati.
C’è poi da considerare la letteratura funebre: dai Testi delle
Dal tesoro di Tutankhamon Piramidi, delle dinastie V e VI, ai Testi dei Sarcofagi del Amuleti Egizi
Medio Regno al Libro dei Morti del Nuovo Regno. Si tratta
di testi magico-religiosi destinati ad accompagnare il defunto nel mondo dell’aldilà per aiutarlo ad affrontare tutti i pericoli
e le insidie del viaggio e giungere sano e salvo alla meta finale: il cielo con le stelle e col dio sole Râ per il faraone, i Campi
di Ialu per gli uomini comuni, corrispettivo egiziano del nostro paradiso.

Testi delle Piramidi Testi dei Sarcofagi Libro dei Morti

LA RELIGIONE EGIZIA
Per capire la religione egizia, conviene risalire alle sue origini,
quando gruppi di cacciatori nomadi o seminomadi andarono ad
insediarsi lungo le rive del Nilo. Ciascuno di essi portava con sé
le proprie divinità (animali, naturali o astrali che fossero), con
relativi culti, riti e credenze. Man mano che questi gruppi
andavano unificandosi e costituivano entità sociali e territoriali
sempre più grandi, anche le divinità venivano giustapposte le
une alle altre. In seguito si cominciò a sentire la necessità di
umanizzarle, senza far perdere loro alcuni tratti animali
(generalmente la testa), trasformandoli in ibridi e collegandole le
une alle altre, come avveniva per gli stessi gruppi di fedeli.
Nacquero così coppie, triadi, famiglie e genealogie divine.
Queste, a loro volta, s’inserirono in complesse cosmogonie,
teogonie e cosmologie, elaborate dalle scuole sacerdotali che
andavano formandosi nei maggiori centri urbani, che divenivano così importanti luoghi di culto: Iunu (Eliopoli), Menfi,
Abido ecc. Il più importante di questi centri, nell’Antico Regno, fu Eliopoli.
Qui nove divinità (Enneade) erano coinvolte nella cosmogonia (origine del cosmo) e teogonia (origine degli dei) elaborata
dal clero locale. Atum, il dormiente (poi assimilato al dio sole Râ, in Atum-râ), emerse dal caos liquido, Nun. Egli
autogenerò la prima coppia divina, Shu (l’aria) e Tefnut (l’umidità), la quale generò la seconda coppia divina: Geb, il dio
terra, e Nut, la dea cielo.
Questi erano però congiunti in un amplesso amoroso, sicché Shu (l’aria) s’interpose tra loro separandoli. A questo punto
essi generarono altre due coppie di dei: Osiride ed Iside, Seth e Nefty.

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A queste ultime quattro divinità si legò il culto agrario-funerario di


Osiride, divinità adorata nella città santa di Abido. Il mito di
Osiride, narrava che egli, primogenito di Geb e Nut, era stato il
primo Re dell’Egitto. Però suo fratello Seth, geloso di ciò, ordì una
congiura contro di lui e lo uccise, facendone poi a pezzi il corpo.
Questi pezzi vennero da lui dispersi lungo tutto il Paese. Iside,
sorella e moglie di Osiride, ne pianse a lungo la morte, ma poi,
con l’aiuto della sorella Nefty, a sua volta moglie di Seth, andò
per tutto l’Egitto alla ricerca dei pezzi del marito. Dopo averli
ritrovati, li ricompattò con delle bende di lino, facendone la prima
mummia, alla quale diede tramite la magia, di cui ella era esperta.
KHEPRY RÂ-HERAKHTE ATUM Ciò fatto, sempre tramite le sue arti magiche, fece sì che Osiride
le facesse concepire un figlio, il dio falco Horus.
Quando lo partorì, lo fece crescere nutrendolo e
tenendolo nascosto a Seth, finché non crebbe
abbastanza da combattere contro lo zio e
detronizzarlo. Così egli divenne il dio vivente,
mentre suo padre Osiride divenne il dio dei morti.
Con l’unificazione e l’affermazione del potere
faraonico, quest’ultimo si configurò subito come
Shu separa Geb da Nut teocratico: il sovrano stesso era un dio sia da
vivo sia da morto. A questo scopo servirono
perfettamente la teologia eliopolitana e la mitologia di Osiride. Il faraone, in quanto Horus
era genealogicamente legato al dio Râ, e da morto veniva osirizzato, cioè assimilato ad
Osiride. A lui, perciò, si tributavano culti sia nella vita terrena sia in quella oltremondana
ed egli era un dio per l’eternità. Il suo compito fondamentale era quello di garantire la
Maat, l’ordine universale rappresentato da una dea che portava sulla testa una piuma.
Fin quando l’ordine regnava sulla terra, gli uomini di qualsiasi condizione potevano
trascorrere una vita serena e sicura, godendo dei beni che la generosa terra d’Egitto
offriva alla collettività ed a ciascun componente di essa; anche il più umile, a patto che
Enneade Eliopolitana
anch’egli si conformasse allo spirito della Maat. L’ordine, infatti, era anche giustizia, e chi
viveva secondo la Maat era un uomo giusto, mentre chi la violava era un malvagio, passibile di punizione umana e divina.
Alla religione, quindi, si collegava anche la morale, con la una concezione tipicamente conservatrice del bene come
ordine e del male come caos.
Ovviamente, accanto alle divinità, cosmogonie, e teologie citate ce ne furono molte altre, ma quanto abbiamo detto può
essere sufficiente a farci capire alcuni caratteri fondamentali della religione egizia. Essa fu capace d’includere divinità
assai diverse tra loro per caratteristiche e provenienza, trasformandole secondo le opportunità e le esigenze. In ciò
consiste il suo sincretismo, che di fatto ne determinò quella caratteristica tolleranza religiosa che le consentì una durata
plurimillenaria.

TRIADE DIVINA Iside allatta Dea MAAT


Iside Horus Osiride il piccolo Horus

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U.d.A. 3
I GRANDI IMPERI ASIATICI
Hittiti, Assiri, il secondo impero Babilonese e i Persiani (1600-500 a.C.)

IL NUOVO ORIZZONTE INTERNAZIONALE


A partire dalla metà del secondo millennio l’antica storia
del Vicino Oriente conobbe un cambiamento significativo.
Fino a quell’epoca infatti essa era fondamentalmente
incentrata sulla presenza e l’azione di due grandi potenze:
l’Egitto e la Mesopotamia. I popoli che abitavano nelle
regioni tutt’intorno avevano partecipato piuttosto
passivamente all’affermazione delle grandi civiltà fluviali.
Da quel momento invece la situazione internazionale
incominciò a trasformarsi: le genti delle montagne ,
stanziate nel nord-est di questa area orientale, costituirono
solidi regni, che si posero in competizione con le civiltà
delle valli fluviali.
Tre furono i popoli dei monti che riuscirono a costituire forti
Stati nei territori dell’Asia Occidentale: i Cassiti che, come
abbiamo visto nel precedente capitolo, conquistarono il primo impero babilonese e lo dominarono per quattro secoli, gli
Hurriti che fondarono il Regno dei Mitanni nella Mesopotamia del nord e gli Hittiti, che governavano parte dell’Anatolia.
Li accomunava un aspetto, in quanto in tutti questi popoli erano presenti
elementi indoeuropei, riscontrabili nella loro lingua, come nel caso degli
Hittiti, nella componente sociale, perché era indoeuropea la classe
nobiliare sia degli Hittiti che degli Hurriti, oppure nella presenza di alcune
divinità indoeuropee, così come ci dimostra il pantheon dei Cassiti.
La classe dominante di questi popoli dei monti era la nobiltà guerriera, che
deteneva i mezzi per il successo militare: il carro a due ruote ed il cavallo.
Dopo ogni conquista i nobili si dividevano le terre, su cui esercitavano ampi
poteri politici. Fra gli aristocratici veniva eletto il re.
I nuovi popoli assorbirono molti aspetti della più evoluta civiltà
mesopotamica: l’accadico divenne la lingua da loro utilizzata nelle
ambascerie, si servirono della scrittura cuneiforme, iniziarono a venerare
alcune divinità babilonesi e tramandarono i grandi testi letterari di quella
grande civiltà, fra cui il poema del Gilgamesh.

LESSICO
Indoeuropei: parlando di indoeuropei non si allude ad un gruppo
razziale, etnicamente distinto dagli altri, ma semplicemente ad un
gruppo legato da un certo tipo di linguaggio. Gli studiosi ritengono che
tra il V e il III millennio a.C. alcuni popoli, che parlavano questa lingua,
stanziati in un’area comprese fra le steppe asiatiche ed il mar Nero,
con migrazioni successive si insediarono nel continente euroasiatico,
stabilendosi sui territori fra l’Indo e l’Atlantico (cfr. lettura di
approfondimento).
Accadico: era una lingua semitica parlata nell'antica Mesopotamia dai
Babilonesi e poi dagli Assiri.

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GLI HITTITI

IL TERRITORIO ANATOLICO E LE SUE RISORSE


La penisola anatolica, detta anche Asia Minore, è l’estrema propaggine
occidentale del continente asiatico. E’ bagnata dal mar Nero a nord, dal
mar di Marmara a nord-ovest, dall’Egeo a ovest e dal Mediterraneo a sud.
Il territorio è quasi interamente costituto da un altopiano, sui 1000 metri di
altezza. La favorevole posizione geografica fin dall’antichità ha fatto sì che
l’Asia Minore costituisse un punto di contatto fra il Mediterraneo e l’Oriente
asiatico.

L’ambiente naturale dell’Anatolia era ben diverso rispetto a quello della Mesopotamia, con i suoi campi attraversati da
canali che consentivano un’agricoltura molto produttiva. Nel paesaggio anatolico, prevalentemente montano, vi erano
ampissime zone boscose, talvolta inaccessibili, mentre le città e le coltivazioni erano concentrate nelle vallate.
L’abbondanza di boschi costituì sicuramente una caratteristica vantaggiosa: gli Hittiti infatti ebbero legname in
abbondanza, che invece le altre civiltà fluviali dovettero procurarsi lontano.
Lo stesso valeva anche per alcuni metalli, fra cui il rame, l’argento e il ferro, che gli Hittiti
impararono a lavorare e di cui il territorio era ricco.
La configurazione geografica era adatta anche per l’allevamento ovino e caprino, molto
praticato. Tutto ciò aveva dato origine ad un’economia prevalentemente agro-pastorale ed
estrattiva.

L’ARRIVO DEGLI HITTITI


Non si sa quando gli Hittiti giunsero in Anatolia, né il luogo della loro provenienza. Erano nomadi che parlavano una
lingua indoeuropea e si imposero come dominatori sulla popolazione locale, organizzata in villaggi gli uni indipendenti
dagli altri e talvolta in guerra fra loro. Non si sa neppure se il loro predominio fu causato da un vero e proprio fenomeno

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improvviso di conquista e non piuttosto da una lenta e


progressiva penetrazione che si protrasse nel tempo. Ben
presto però si fusero con le genti indigene, da cui appresero
alcuni elementi culturali della Mezzaluna fertile. Possediamo
infatti documenti redatti da mercanti assiri che attestano
contatti, dovuti a scambi commerciali, fra i popoli
mesopotamici e le popolazione che abitavano l’Anatolia prima
dell’arrivo degli Hittiti.
Erano un popolo guerriero, con un’ aristocrazia votata al
mestiere delle armi e raccolta in un’assemblea; il titolo di re era
elettivo e alle origini ciò diede spesso origine a congiure e
disordini ogni volta che si doveva scegliere un nuovo sovrano. Per questo nel XVI secolo a.C. la carica fu resa ereditaria.
Il monarca era soprattutto un capo militare ed il suo potere era limitato in modo sensibile dall’assemblea dei nobili. La
sua regalità era ben diversa sia rispetto al faraone egiziano (considerato figlio di un dio), sia rispetto ai monarchi
mesopotamici (ritenuti rappresentanti del dio sulla terra). Si può dire quindi che gli Hittiti concepissero il potere del sovrano
in modo più “laico” rispetto ad altri popoli orientali.

L’ IMPERO HITTITA
In un primo momento gli Hittiti erano frazionati in numerose
città-stato; solo a partire dal 1800 iniziò il processo di
unificazione e di formazione di un grande regno.
Con Hattusili I (XVII sec.
a.C.), il primo re di cui si
hanno notizie certe, venne
fondata la capitale Hattusa
e si diede avvio al
fenomeno espansionistico,
occupando alcune città
della Siria.
Il successore Mursili I
continuò le conquiste:
distrusse Aleppo, si
HATTUSA
impadronì di Ebla e Bogazkale (gia Bogazkôy), L’imponente capitale degli Hittiti
saccheggiò Babilonia,
aprendo la strada alla conquista dei Cassiti. La morte di Murshil l determinò un periodo
SUPPLILILIUMA
di lotte interne per la successione al trono e l’impero gradualmente si sgretolò,
Busto di una statua di suppiluliuma (I
o II?) da Kunulua riducendosi entro i confini della parte centrale dell’Anatolia.
La potenza Hittiti si risollevò, intorno al 1380, con la salita al trono di Suppiluliuma,
che fortificò la capitale fino a renderla inespugnabile ed intraprese una vittoriosa
campagna militare contro il regno dei Mitanni, dominato dagli Hurriti. Con i vinti però
egli preferì utilizzare la diplomazia, facendo del regno uno Stato autonomo suo
vassallo. Strinse anche un’alleanza con il re di Babilonia, sposandone la figlia. Tutte
queste strategie, volte a cercare alleati e non solo nemici in area medio- orientale,
erano determinate anche dalla necessità di contrastare la potenza assira. Si mosse
poi alla conquista delle città siriane, conquistando Aleppo ed alcuni centri urbani del
nord della Siria.
Con Suppiluliuma ed il suo successore Mursili II l’impero degli Hittiti raggiunse la sua
massima espansione, ma quando Mursili II morì e gli successe il figlio Muwatalli
esplose un conflitto con l’Egitto per il dominio della Siria. Lo scontro avvenne nel 1297
a.C. a Qadesh, sul fiume Oronte, durante il regno del potente faraone Ramesse II .
La battaglia fu violenta e la sua vittoria consentì agli Hittiti di conservare le loro posizioni
in Siria, ma furono indeboliti dalle enormi perdite subite durante lo scontro.
MUWATALLI

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Storia Antica - primo anno

Successivamente l’impero venne devastato da contese dinastiche interne e


dall’insurrezione di stati vassalli, che favorirono la sua distruzione da parte dei “
popoli del mare”, provenienti dall’Egeo. Hattusa fu distrutta e intorno al 1200 il
dominio Hittita cessò di esistere.

Trattato tra Mursili II


e Talmi-Sarruma di Aleppo

L’ORGANIZZAZIONE POLITICA SOCIALE E MILITARE


Più che un impero accentrato, quello degli Hittiti può essere considerato una grande federazione di popoli che da loro
venivano guidati. Ogni volta che conquistavano un nuovo territorio imponevano infatti alla popolazione tributi e l’impegno
di fornire aiuti militari, ma lasciavano sul trono il sovrano locale, così come dimostrano numerosi trattati di questo genere
in nostro possesso. Altrettanto frequenti erano le ambascerie e lo scambio di lettere e doni a monarchi stranieri, che
testimoniano un’innegabile attitudine per la diplomazia e per il diritto internazionale. Spesso le alleanze con popoli di altri
territori erano ratificate da matrimoni dinastici; il grande Suppiluliuma, per esempio, fece sposare ad uno dei suoi figli la
vedova del faraone Tutankamon.
La costituzione del vasto impero fu resa possibile grazie ad un potente esercito, la cui efficienza era costituita da una
fanteria ben addestrata e dall’uso del carro. Quest’ultimo non fu uno strumento militare utilizzato solo dagli Hittiti, ma
prima del loro arrivo ci si serviva di carri trainati da asini, mentre quello hittita usava il cavallo; era inoltre su due ruote e
non su quattro come i precedenti, molto leggero e quindi più maneggevole e veloce. Su di esso in genere prendevano
posto due combattenti: un auriga per condurlo e un arciere per colpire i nemici . Alcuni carri riuscivano a trasportare
anche tre persone, consentendo così maggiore disponibilità di uomini nei combattimenti ravvicinati.
Lo sviluppo della cavalleria ebbe anche fondamentali conseguenze dal punto di vista sociale. L’acquisto di un carro e
dei cavalli aveva infatti costi molto elevati; era pertanto prerogativa della nobiltà, che fece delle guerra la propria
professione. Questa bellicosa aristocrazia si metteva al servizio del re per combattere le numerose guerre di conquista
e in cambio veniva ricompensata con la cessione di grandi estensioni terra, coltivate da servi.
La società hittita si configurò quindi come una sorta di società feudale e la casta dei guerrieri di professione costituì
anche la classe dirigente dello Stato. Questo scambio di collaborazione veniva ratificato da un giuramento di fedeltà,
con cui i nobili offrivano il loro aiuto militare al sovrano e in cambio ricevevano le terre, su cui esercitavano mansioni
amministrative. Tale modello monarchico era molto diverso da quello assoluto delle popolazioni mesopotamiche e degli
Egiziani e la differenza è attribuibile anche alla diversità del territorio su cui fiorirono le civiltà. Nelle zone fluviali infatti era
fondamentale la presenza di una forte autorità politica centrale, che provvedesse anche all’organizzazione delle opere
pubbliche idriche, necessarie per rendere produttiva l’agricoltura dei Paesi. Gli Hittiti invece governavano sulla montuosa
Anatolia, dove le comunicazioni fra una zona e l’altra risultavano spesso difficoltose. Il territorio era quindi più adatto ad
un’organizzazione politica decentrata.
Al di sotto del re e degli aristocratici vi erano i cittadini liberi e gli schiavi. La stragrande massa della popolazione rimase
dedita all’agricoltura e all’allevamento, estranea ad ogni partecipazione politica e con l’unica funzione di pagare i tributi
al sovrano. Non particolarmente rilevante era la presenza dei mercanti, perché l’impero hittita fondò la sua superiorità
sulla grandezza militare e non fu in grado di dominare i commerci internazionali.

LESSICO
Società feudale: con tale espressione si intende quella struttura sociale in cui i nobili godono di un’ampia
autonomia nei confronti del sovrano e sono legati a lui da un rapporto personale e da un giuramento di fedeltà.
Per compensare i nobili dei loro servigi, per lo più a carattere militare, il re concede loro un territorio, detto feudo.

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Storia Antica - primo anno

DOCUMENTI

IL TESTAMENTO DI HATTUSILI I
Il testamento di re Hattusili I è una fonte interessante. Esso infatti dà informazioni riguardo al problema della
successione monarchica prima che il titolo diventasse ereditario, poiché l’approssimarsi della morte di un sovrano
dava spesso luogo a discordie e congiure, anche nell’ambito della stessa famiglia regale. Hattusili infatti lamenta
che nessuno dei suoi più stretti congiunti gli ha obbedito, per cui vuole che sia Mursili il suo successore. Dalle
parole del re emerge anche un altro aspetto degno di nota. Il sovrano infatti si raccomanda all’assemblea dei
nobili, affinché accetti di riconoscere la successione del suo prescelto. Si evince quindi che il monarca hittita non
poteva imporre in modo assoluto la propria volontà, ma era ritenuto, e lui stesso si considerava, un potente fra
gli altri potenti del regno, un capo i cui poteri potevano essere condizionati dall’assemblea nobiliare.
Ecco, io mi sono ammalato. Io vi avevo presentato il giovane Labarna (1) come colui che dovrà sedere sul trono;
io, il re, l’ho chiamato mio figlio. l’ho abbracciato, l’ho esaltato, mi sono curato senza posa di lui. Egli, tuttavia, si
è mostrato un giovane indegno a guardarsi: non ha versato lacrime, non ha mostrato compassione, è freddo e
senza cuore. Allora io, il re, l’ho chiamato e l’ho fatto venire al mio capezzale. Dunque, non si può più continuare
a tenere un nipote per figlio! Alle parole del re non ha dato ascolto: ma a quelle di sua madre ha dato ben ascolto,
quel serpente! Fratelli e sorelle gli riportavano male parole e quelle le ascoltava. Ma io, il re, l’ho saputo, ed allora
ho contrapposto la lotta alla lotta. Ora basta! Egli non è più figlio. Allora sua madre ha muggito come un bue:
“Hanno lacerato il grembo della mia carne viva! Lo hanno annientato e tu lo ucciderai!” Ma io, il re, gli ho forse
fatto qualcosa di male? Non l’ho forse fatto sacerdote? Sempre l’ho onorato, pensando al suo bene. Egli però
non ha mai seguito con amore la volontà del re. Come potrebbe, procedendo secondo il suo volere, portare
amore a Khattusha? (2) Ecco, Mursili è ora mio figlio! Lui dovete riconoscere. Lui porre sul trono. A lui la divinità ha
posto ricchi doni nel cuore. Nell’ora della guerra o dell’insurrezione siate al suo fianco, o miei servitori, e voi, o
capi dei cittadini! Finora, nessuno della mia famiglia ha obbedito alla mia volontà. Ma tu, o Mursili, tu che sei mio
figlio, obbedisci! Segui le parole di tuo padre.

Sabatino Moscati, Antichi imperi d’Oriente, Milano, Il Saggiatore, 1963, p.164

NOTE
(1)
Labarna: era il nipote prediletto del re
(2)
Khattusha: si intende la città di Hattusa, capitale dell’impero.

QUESTIONARIO
1) Anche dalle parole di Hattusili si comprende che la successione monarchica non ereditaria spesso dava luogo a
instabilità. Spiega come emerge ciò dal documento proposto.
2) Nella fonte risulta chiaro che il re incarica sceglieva il successore, ma la ratifica definitiva della sua scelta dipendeva
da altro. Spiega da chi e chiarisci che conseguenze aveva sulla concezione della regalità questo tipo di
successione.

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Storia Antica - primo anno

GLI ASSIRI

L’AFFERMAZIONE DEGLI ASSIRI


Verso la fine del II millennio a.C. scomparve l’impero hittita e venne
meno la pressione dei popoli del mare nell’Egeo in area mediorientale.
Anche l’Egitto, unica potenza ad aver loro resistito, incominciò a dare
segni di declino. La Babilonia cassita – trattata nel capitolo 2 - era a
sua volta in decadenza e fu poi conquistata dagli
Assiri.
Si verificò quindi una nuova era nella storia
dell’antico Oriente, poiché al crollo delle forze
tradizionali che per secoli si erano imposte
sull’area, subentrò la potenza degli Assiri, un
popolo di origine semita che abitava le terre poco
fertili dell’Alto Tigri.
Da lì, essi si imposero rapidamente sulla regione mesopotamica e, procedendo di conquista in
conquista, costituirono un vasto dominio destinato a durare per cinque secoli.
Pur essendo rimasti ai margini delle vicende storiche, gli Assiri avevano subito l’influenza della
superiore civiltà sumerico- babilonese, che avevano in parte assimilato senza però arricchirla di apporti
originali.
Abilissimi e feroci guerrieri, erano temuti per la loro violenza e per il loro spirito di sterminio, praticato
anche in nome del dio Assur, che portava il nome della loro più antica capitale. ASSUR

L’IMPERO ASSIRO
Il primo fondatore della potenza assira fu il re
Tiglatpileser I (XII secolo a.C.), che conquistò
parte dell’Anatolia e pose fine all’indipendenza
di Babilonia, deportando la maggior parte degli
abitanti e rendendo lo Stato babilonese suo
vassallo.
La politica espansionistica, contraddistinta da
massacri, decapitazioni, deportazioni,
scuoiamenti, mutilazioni, impalamenti, continuò
anche con i suoi successori. Con spietata
ferocia, così come dimostrano le loro cronache
di guerra, gli Assiri si imposero sulla Siria, la
Fenicia e la Palestina.
L’espansionismo raggiunse il suo culmine tra
l’800 ed il 650 a.C. . Re Sargon II (VIII secolo
a.C.) sottomise il regno di Giuda (la parte
meridionale dello Stato ebraico in Palestina); il
SARAGON II SENNACHERIB
suo successore Sennacherib rase al suolo
Babilonia, che successivamente venne ricostruita e posta sotto il suo diretto dominio;
Assurbanipal (VII a.C.), ultimo grande re assiro, mosse guerra all’Egitto e lo conquistò
temporaneamente, poiché nel 655 a.C. il faraone Psammetico I riuscì a liberare il suo Paese
dall’oppressione straniera.
Con queste conquiste tutte le principali civiltà dell’antico Oriente si trovarono a far parte di
un unico organismo politico.
Il regno di Assurbanipal segnò l’ultimo momento di splendore degli Assiri. Il sovrano, amante
dell’arte e delle lettere, fece di Ninive la città più ricca e splendida dell’Oriente, costruendovi
un’ immensa reggia con una ricchissima biblioteca, dove raccolse i testi della letteratura
mondiale.
ASSURBANIPAL

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Storia Antica - primo anno

Alla sua morte (629 a. C.) l’impero cadde in un’irreversibile situazione di crisi, che nel giro di pochi anni ne decretò la
fine. Debolezza interna, innanzi tutto, perché a corte scoppiarono una serie di rivolte di cui poco si sa, ma anche ribellioni
anti-assire in molti territori da loro dominati. Incominciò Babilonia, che dopo essersi ribellata si alleò con i Medi, un popolo
dell’altopiano iranico, e con altri Stati. La lega mosse guerra agli Assiri, che vennero sconfitti dopo aver resistito
strenuamente. Nel 612 a.C la splendida Ninive venne espugnata e rasa al suolo: degli Assiri e del loro impero non rimase
nulla.

Le mura della città di Ninive

LE RAGIONI DEL SUCCESSO E DELLA DISFATTA DEGLI ASSIRI


Strumento della potenza assira fu l’esercito, al punto che l’immagine più appropriata
del loro impero è quella di una “macchina militare”, che diffuse terrore e distruzione.
Il numero delle spedizioni belliche condotte è impressionante e costò alla
popolazione assira un impegno molto oneroso e continuo, poiché tutti gli uomini
adatti alle armi erano obbligati a partecipare alle guerre. L’esercito era fanaticamente
fedele al re, che in genere conduceva le varie campagne militari. L’esercito
comprendeva grandi masse di cavalleria (i soldati montavano direttamente a cavallo
armati di archi, in modo da essere più veloci e agili), carri da combattimento e una
fanteria numerosa, attrezzata con macchine da guerra per gli assedi.
Le conquiste si caratterizzavano per le
massicce distruzioni, che divennero sempre più devastanti a partire dall’ottavo
secolo a.C. Distruzioni di mura e palazzi, devastazioni delle colture agricole,
dispersione della classe dirigente ed artigiana, deportazioni, abolizione di
qualsiasi attività culturale di stampo locale, che portava alla scomparsa delle
forme artistiche e religiose dei territori conquistati.
L’antico Oriente era stato un mondo ricco e vario, dal punto di vista economico
come dal punto di vista culturale, fatto di etnie diverse con le loro differenti
tradizioni e le loro espressioni artistiche, ma ciò venne d’un tratto impoverito e
reso omogeneo dalla conquista assira.
Il sistema militare imponeva la mobilitazione permanente della popolazione
dell’impero e privava l’economia di quasi tutta la forza lavoro; per questo si
ricorse alle deportazioni di massa dei popoli soggiogati. I deportati erano poi
utilizzati per la coltivazione dei campi, per le attività artigianali e per realizzare
grandi opere pubbliche (canali d’irrigazione e fortificazioni ). Le deportazioni
erano anche utili per stroncare le identità nazionali ed eventuali desideri di
rivolta. Per questo si attuò un sistema di deportazioni incrociate da un territorio
all’altro dell’impero, che non solo causava disagio nei deportati, costretti a
vivere in terre nuove e fra genti sconosciute, ma provocava malcontenti anche
fra gli abitanti del posto, che si sentivano colonizzati dai nuovi arrivati,
considerati un ulteriore strumento dell’oppressione imperiale.

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Storia Antica - primo anno

Le regioni conquistate erano tenute in pugno da governatori scelti dal sovrano e ogni forma di resistenza veniva repressa
con la più totale crudeltà. Così una cronaca del tempo descrive lo sterminio voluto da un sovrano contro una città ribelle:
“Davanti alla porta della città innalzai un monticello di terra, scorticai tutti i capi dei ribelli e disposi le loro pelli lì sopra;
alcuni li seppellii vivi, altri li impalai. Molti prigionieri li bruciai, molti li presi vivi: ad alcuni tagliai le mani e le dita, ad altri il
naso e le orecchie, ad altri cavai gli occhi. Feci un mucchio dei vivi ed un mucchio dei morti; legai le loro teste ai pali,
tutto intorno alla città. Bruciai col fuoco i loro figli e figlie. Distrussi e devastai la città, la bruciai col fuoco, la annientai
completamente”.
L’esercito ed il continuo stato di guerra gravavano pesantemente anche sull’economia della popolazione, che era
costretta a versare onerosi contributi per poterli mantenere.
Per molto tempo questa superiorità militare fu un’arma vincente, ma aveva in sé anche le cause che portarono al
repentino crollo dell’impero. Innanzitutto l’assoluta priorità delle esigenze militari aveva impedito lo sviluppo di un’efficiente
burocrazia, fondamentale per poter governare a lungo un dominio tanto vasto. Né tantomeno gli Assiri riuscirono a
costituirsi una rete di alleati e un sistema di relazioni internazionali basato sulla diplomazia, come invece avevano fatto
gli Hittiti, animati com’erano da un assoluto e violento spirito di sopraffazione Odiati e isolati dai popoli vicini e da quelli
conquistati, erano temuti solo per la feroce potenza, ma quando la loro superiorità militare incominciò ad affievolirsi le
genti sottomesse capirono di non poter essere più punite per il loro tradimento; si volsero perciò tutte in massa contro
gli Assiri, sfogando le frustrazioni subite nei secoli precedenti. Si costituì così una vasta coalizione anti-assira, che in
breve tempo li spazzò via dalla storia, insieme al loro impero.

DOCUMENTI

CONQUISTA E DEPORTAZIONI
Nel passo tratto dagli annali del re Sargon II è descritta la conquista della città di Asdod, in Palestina. Il testi rivela
anche uno degli aspetti più ricorrenti del dominio assiro: le deportazioni di massa dei popoli vinti.

Azuri, re di Asdod, aveva progettato di non dare più tributi ed aveva inviato messaggi contro l’Assiria ai re suoi
vicini. A seguito del male da lui commesso, io gli tolsi il governo del popolo del suo paese e nominai Akhimiti, suo
fratello minore, loro re. Ma gli Hittiti, che progettano sempre misfatti, odiarono il suo regno ed elevarono al potere
su di loro un greco che, senz’alcun diritto al trono, non ebbe rispetto per la mia autorità, proprio come loro. Acceso
d’ira, non mi fermai a riunire tutta la massa del mio esercito né a preparare il campo, ma mossi contro Asdod con
quei soli guerrieri che, anche in zone pacificate, non lasciano mai il mio fianco. Questo greco, però, seppe da
lontano dell’avanzare della mia spedizione e fuggì in Egitto, al confine dell’Etiopia, né poté essere scoperto. Io
assediai e conquistai le città di Asdod, Gat, Asdudimmu, dichiarai bottino i suoi dei, sua moglie, i suoi figli, tutti i
possedimenti ed i tesori del suo palazzo, come pure gli abitanti del suo paese. Riorganizzai quelle città e vi stabilii
della gente delle regioni orientali, che avevo io stesso conquistato. Posi un mio ufficiale a governarli e li dichiarai
cittadini assiri.
Sabatino Moscati, Antichi imperi d’Oriente, Milano, Il Saggiatore, 1963, p.72

QUESTIONARIO
1) Riferendoti a quanto hai studiato, spiega per quali motivi gli Assiri praticavano la deportazione delle popolazioni
conquistate.
2) Per quale motivo re Sargon II decide di conquistare la città di Asdod?

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IL SECONDO IMPERO BABILONESE

Il crollo degli Assiri, consentì la nascita del secondo impero babilonese, che durò meno di un secolo e conobbe un
periodo di grandissimo splendore con il re Nabucodonosor ( 604- 562 a.C.). Sotto di lui Babilonia tornò ad essere una
magnifica e potente capitale, fortificata da re con possenti mura, abbellita di palazzi, adornata con i famosi giardini pensili,
che gli antichi celebravano come una delle sette meraviglie del mondo.
Nabucodonosor non si dedicò solo ad opere di pace. Anch’egli infatti fu impegnato in una serie di guerre ed imprese di
conquista . Si scontrò con gli Egiziani, per il controllo della Siria e riuscì a batterli, imponendo il dominio babilonese in
Egitto ed anche in Palestina. Qui l’unico Stato che tentò di ribellarsi fu il regno di Giuda; il re allora decise di saccheggiare
Gerusalemme, deportando a Babilonia gran parte della popolazione e il regno ebreo finì di esistere ( 586 a.C.).
Con i suoi successori, spesso deboli e condizionati dalla casta sacerdotale che tendeva a prevaricare il potere dei sovrani,
l’impero cadde in una progressiva decadenza e di ciò ne approfittarono i Persiani, una popolazione indoeuropea
proveniente dall’altopiano iranico. Guidati dal loro re Ciro II nel 539 a.C. espugnarono Babilonia ed imposero il loro
dominio su tutta la regione. La conquista segnò la definitiva conclusione della storia degli imperi mesopotamici. L’intera
regione entrò in un batter d’occhio e senza violenza a far parte del grande impero multinazionale dei Persiani, che
assimilarono e diffusero la ricca eredità culturale di Babilonia nelle varie zone del mondo da loro conquistate.

LESSICO
Le sette meraviglie del mondo antico: sono opere architettoniche, sculture ed edifici che i Greci ed i Romani
ritenevano fra le più belle e straordinarie dell'intera umanità. Esse annoveravano: la piramide di Cheope a Giza, i
giardini pensili di Babilonia, il colosso di Rodi, il faro di Alessandria, il mausoleo di Alicarnasso, il tempio di Artemide
ad Efeso, la statua di Zeus ad Olimpia.

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I PERSIANI

IL TERRITORIO E LE SUE RISORSE


La culla della civiltà persiana fu l’altopiano iranico, una
vasta regione arida ed in parte desertica, posta ad est
della Mesopotamia, oggi corrispondente all’Iran.
L’altopiano è delimitato da due catene montuose: quella
dell’Elburz a nord e i monti Zagros a sud-est. Qualche
pianura, non particolarmente estesa, si trova a nord, lungo
le rive del mar Caspio, e a sud, lungo la costa del Golfo
Persico e del Golfo di Oman.
Una sufficiente disponibilità di acqua e’garantita
soprattutto dai fiumi, la cui modesta portata viene
alimentata da piogge invernali e dallo scioglimento delle
nevi delle montagne durante la primavera.
Il clima, prevalentemente arido, nell’antichità aveva favorito
soprattutto lo sviluppo della pastorizia, mentre l’agricoltura
poteva essere praticata quasi esclusivamente nelle
pianure litoranee ed era per lo più basata sulla coltivazione
del riso e dei cereali. Un certo sviluppo aveva invece la
pesca nel mare e nei fiumi.

LA FORMAZIONE DELL’ IMPERO PERSIANO


Qui, nel corso del II millenio a.C., si erano stanziate alcune popolazioni indoeuropee, fra cui quella dei Medi a nord, in
prossimità del mar Caspio, e quella dei Persiani a sud-est. Per secoli i Medi avevano esercitato una sorta di supremazia
sul resto della zona, distinguendosi anche in importanti imprese militari, come la conquista dell’impero Assiro (612 a.C.),
portata a termine in alleanza con i Babilonesi.
I Persiani erano tenuti in una condizione di assoggettamento, costretti a pagare ai Medi onerosi tributi per poter mantenere
la loro libertà.
La situazione mutò quando nel 558 a.C. divenne loro re
Ciro II, discendente della dinastia degli Achemenidi. Dopo
aver vinto i Medi (550 a.C.) ed essersi proclamato Gran
Re di entrambi i popoli, Ciro iniziò una serie di vittoriose
campagne di espansione. Conquistò il regno di Lidia (547
a.C.), situato nell’odierna Turchia e le città greche della
Ionia (in Asia Minore), riuscendo così ad assicurarsi il
controllo dei porti e dei traffici marittimi nel Mediterraneo
orientale .
Si spinse poi fino alle steppe asiatiche dell’Asia centrale,
per consolidare ad est i confini del suo impero,
assoggettando la Battriana, una parte dell’attuale
Afghanistan, ed alcune zone dell’India Occidentale.
L’Impero Persiano al tempo degli Achemenidi

Nel 539 a.C., con la conquista di Babilonia, divenne sovrano del’impero


mesopotamico, assicurandosi il dominio anche sull’area siro-palestinese.
Alla fama di conquistatore affiancava quella di magnanimità: nessun re vinto venne
ucciso, le città dei nemici non furono distrutte, i culti locali rispettati. Dopo aver
espugnato Babilonia, il re persiano permise agli Ebrei, che lì vivevano in schiavitù,
di ritornare in Palestina e di ricostruire il tempio di Gerusalemme.
Nel modo di rapportarsi con i popoli conquistati, sia Ciro che i suoi successori
mantennero un atteggiamento ben diverso rispetto a quello degli Assiri, che
basavano il loro potere sull’eliminazione dei regni precedenti, di cui radevano al
Tomba di Ciro il Grande a Pasargade

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Storia Antica - primo anno

suolo le città e deportavano la popolazione. I sovrani persiani invece preferirono sempre presentarsi come eredi delle
regalità locali, proponendo una concezione dell’impero universale che assorbiva, assimilava e riformulava, ma non
distruggeva, i centri conquistati. In tal modo essi riuscirono spesso ad ottenere la benevolenza dei vinti, garantendo per
lungo tempo stabilità interna e benessere al grande impero che avevano costruito. Ciro il Grande morì nel 529 a.C.; il
suo corpo fu trasportato a Pasargade, l’antica capitale persiana, dove venne tumulato in un mausoleo che tutto’oggi ne
custodisce le spoglie.

I SUCCESSORI DI CIRO
A Ciro il Grande successe il figlio Cambise (529-522 a.C.), che a sua volta continuò
l’opera d’espansione, conquistando l’Egitto nel 525 a. C.
Cambise morì del 522 a.C., forse vittima di una congiura di corte. Per breve tempo
l’impero conobbe una serie di disordini per la successione al trono, finché la nobiltà
persiana decise di assegnare la corona a Dario (522 – 486 a.C.), appartenente ad un
ramo collaterale degli Achemenidi. Egli si impegnò a dare un’efficiente organizzazione
Cambise cattura il Faraone amministrativa al suo vastissimo impero multietnico, che si estendeva su di una
Psammetico superficie di circa cinque milioni di chilometri quadrati e contava cinquanta milioni di
(Immagine tratta da un sigillo)
abitanti circa. Anche Dario continuò le imprese di conquista, annettendo ad ovest la
Tracia ( nell’estrema punta sud-orientale della penisola Balcanica) ed alcune isole
dell’Egeo; ad est si impadronì della valle dell’Indo. Fallì invece nel tentativo di assoggettare le città-stato della Grecia (
cfr. La prima guerra persiana, cap.....).
A Dario seguì il figlio Serse, che riprese il contrasto con le città greche, ma fu a sua volta sconfitto (cfr seconda guerra
persiana, cap....). Il sovrano morì assassinato (465 a.C.) e la corona passò al figlio Artaserse, il cui regno durò più di
quaranta anni e fu contraddistinto da un periodo di pace, perché il sovrano non intraprese alcuna conquista.
Dopo di lui iniziò il declino del
grande impero, indebolito anche
da congiure per la successione al
potere. Ciò favorì la conquista di
Alessandro Magno avvenuta nel
330 a.C.. Si concludeva così
l’esperienza straordinaria
dell’impero persiano, che per più
di due secoli aveva garantito
l’unione di tutti i popoli di quello
che è passato alla storia come il
Vicino Oriente Antico.

Serse I Dario I

L’ORGANIZZAZIONE DELL’IMPERO PERSIANO


L’impero persiano non fu solo una grande entità politica, ma anche un efficiente modello di organizzazione statale. Fu
Dario l’artefice della sistemazione amministrativa del vastissimo dominio e la sua opera diede origine ad un impero
plurinazionale che, pur salvaguardando e mantenendo sostanzialmente distinte le varie zone conquistate, le collegò
attraverso rapporti politici, commerciali, diplomatici, militari. L’impero, sempre nel rispetto di una certa autonomia locale,
non costituì però una compagine poco controllata dal sovrano, poiché tutte le sue riforme amministrative si
preoccuparono di dare al territorio un’organizzazione centralizzata, per non favorire spinte centrifughe ed indipendentiste
nei vari territori. Il potere centrale garantiva inoltre alle varie zone, anche quelle più periferiche, l’erogazione di sevizi: la
sicurezza, il rispetto delle leggi, la civiltà, la costruzione di strade e di infrastrutture agricole, quali per esempio opere di
irrigazione,
Il vastissimo dominio fu diviso in 20 satrapie, la cui amministrazione era affidata ad un satrapo, un governatore scelto dal
sovrano e che godeva della sua fiducia..A lui spettava anche il compito di riscuotere i tributi e reclutare le truppe per
l’esercito imperiale.

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Storia Antica - primo anno

Il Gran Re ne controllava regolarmente l’operato, inviando nelle varie satrapie dei suoi ispettori itineranti, non a caso
chiamati “gli occhi del re”.
E’ pur vero, però, che questo sistema amministrativo funzionò in modo esemplare finché al potere ci furono sovrani
autorevoli ed amati come Dario e alcuni dei suoi immediati successori. In seguito i satrapi iniziarono a manifestare velleità
indipendentiste, che portarono alla decadenza dell’impero e facilitarono la conquista di Alessandro Magno.
Ogni satrapia doveva versare tributi e doni, ossia prodotti locali come cavalli e legnami, ma non risulta che il prelievo
fiscale dello Stato fosse particolarmente esoso.
Per favorire la coesione e il controllo dell’immenso territorio, venne realizzato un efficiente sistema di comunicazioni,
attraverso la costruzione di strade, le cosiddette vie regie.. La più famosa era la Strada Imperiale, lunga 2400 chilometri,
che collegava la capitale Susa con la città di Sardi, in Asia Minore, attraversando l’Anatolia, l’Armenia e la Media. Lungo
il suo percorso sorgevano caravanserragli, per dare ricovero a viaggiatori e mercanti, presidi di sicurezza e stazioni per
il cambio dei cavalli. Per un pedone, che poteva tranquillamente transitavi senza il timore di brutti incontri, l’intero tragitto
durava poco più di tre mesi.
Venne anche promossa l’unificazione ponderale e si diffuse la moneta, che da poco aveva fatto la sua comparsa in
Lidia.
Il darico in oro o in argento divenne la moneta ufficiale dell’impero; all’inizio nacque per esigenze
amministrative (pagamento dei tributi) e militari (pagamento delle truppe), ma ben presto assunse
anche usi commerciali.
Sempre per soddisfare l’esigenza di controllo del territorio, durante il regno di Dario fu approntato un
razionale sistema di posta reale a cavallo, in modo che l’imperatore potesse celermente essere
informato su quanto accadeva anche nelle zone più remote dei suoi domini. Lo storico greco Erodoto
Moneta persiana racconta che una lettera impiegava solo sette giorni da Susa all’Egeo;
Darico
con il precedente sistema, che affidava la posta alle carovane, ne
sarebbero occorsi 90.
Venne anche messo a punto un espediente per le comunicazioni urgenti. Le notizie
venivano trasmesse da torri di segnalazione, con un sistema di segnali luminosi sul tipo
dell’alfabeto Morse, poiché i guardiani delle torri coprivano a intervalli prestabiliti una
fiamma. In Persia le torri di segnalazione vennero utilizzate fino al sec. XIX, per poi essere
sostituite dal telegrafo elettrico.
La saggezza di Dario si espresse anche in una vasta attività legislativa, sempre ispirata a
principi di umanità, volti alla difesa dei deboli e dei poveri.“Verrà osservata la mia legge,
che il povero non subisca ingiustizie dal ricco”. Così si legge su una pietra della tomba
rupestre di Dario, nei pressi di Persepoli. Tomba di Dario Persepolis

LESSICO
Caravanserragli: edifici costruiti per dare servizi e ospitalità ai viaggiatori che attraversavano le zone desertiche
dell’Asia. Erano costituiti da un ampio cortile, cinto da un porticato.
Unificazione ponderale: unificazione dei pesi e delle misure.
Alfabeto Morse: e’ un sistema che si avvale di un codice ad intermittenza per trasmettere lettere, numeri e
punteggiatura. Fu inventato dallo statunitense Samuel Finley Morse nel 1836 e venne utilizzato per la telegrafia e
per la radiotelegrafia.

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Storia Antica - primo anno

LA RELIGIONE DEI PERSIANI: IL MAZDEISMO


Il pensiero dell’antica Persia trovò una delle sue massime espressioni nell’elaborazione di una religione monoteista: il
mazdeismo. Essa, per la sua profondità spirituale e morale, prevale su molti altri culti politeisti del tempo ed ha influenzato
alcuni principi teologici delle successive religioni, fra cui il Cristianesimo e l’Islamismo.
Alle origini della loro storia i Persiani adoravano molteplici divinità che rappresentavano alcune forze della natura, fra cui:
Mitra, (il sole), Atar (il fuoco), Vayu (il vento).
Probabilmente fra il VII ed il VI secolo a.C. iniziò la predicazione del profeta Zarathustra, noto
ai Greci con il nome di Zoroastro. La sua biografia è avvolta nella leggenda; forse nacque verso
il 630 a.C. in Battriana, da una nobile famiglia di pastori e da qui iniziò a diffondere il suo credo:
il Mazdeismo. Si racconta anche che Zarathustra ottenne la protezione di un potente principe,
che alcuni storici identificano con Istaspe, padre di Dario.
Forse Ciro, ma sicuramente Dario, furono mazdeisti e tale religione divenne poi centrale nel
mondo iranico, al punto da sopravvivere anche dopo la fine degli Achemenidi.
I principi dell’antico Mazdeismo sono contenuti nel libro sacro dell’Avesta, costituito da parti
diverse per contenuto e che furono scritte in epoche differenti. Il nucleo più antico è la Ghota,
composta da 17 inni, che con buone probabilità risalgono allo
stesso Zarathustra. Il resto fu redatto in età successive dai Magi,
appartenenti ad una potente casta sacerdotale.
Il pensiero religioso del profeta parte da una premessa rigorosamente
monoteista, poiché afferma che esiste una sola divinità, Ahura Mazda,
Zarathustra Avesta
principio unico del Bene e creatore del mondo.
Ahura Mazda possiede precise entità al suo servizio, che non sono divinità a sé stanti, ma attributi dell’unico dio. Esse
sono: il Buon pensiero, la Verità, la Sovranità, la Docilità, l’Integrità e l’Immortalità. Queste entità esprimono una profonda
esigenza morale, facendo delle rettitudine e della giustizia dei fondamentali cardini anche nella vita sociale.
Ad Ahura Mazda tenta di opporsi Angra Mainyu, lo spirito del
Male, che opera aiutato da una schiera di demoni. Il mondo
terreno vede la continua opposizione dualistica fra Bene e
Male e gli uomini sono chiamati a scegliere se rimane schiavi
di Angra Mainyu, attraverso il peccato, o se aspirare alla via
della perfezione morale, scegliendo per Ahura Mazda.
Per portare l’umanità sulla via del Bene, Ahura Mazda ha
inviato sulla terra il suo profeta Zarathustra e continuerà ad
inviare ogni millennio un nuovo salvatore. Questo aspetto
legato alla profezia di un salvatore, fece pensare ai primi
cristiani che Zarathustra avesse profetizzato l’avvento di Ahura Mazda
Gesù e ciò spiega anche il motivo per cui nei Vangeli si narra
che i magi, seguendo la cometa, portarono doni e adorarono il bambino nato nella capanna di Betlemme.
L’eterna lotta fra Bene e Male si concluderà nel giorno del giudizio universale, quanto i morti resusciteranno dalle tombe
e davanti a dio risponderanno della loro vita. Chi avrà accettato il messaggio di Zarathustra otterrà in premio la vita eterna
in Paradiso, regno di Ahura Mazda, per gli altri ci sarà la condanna nei tormenti dell’Inferno.
Ci si trova dunque di fronte ad una religione etica, in cui gli uomini sono chiamati nella vita terrena
ad operare e scegliere per il Bene, aspetto teologico ribadito anche da altre successive religioni
monoteiste, quali il Cristianesimo e l’Islamismo.
A lungo si è discusso sulle reciproche influenze fra il Mazdeismo e l’Ebraismo, chiedendosi se
Zarathustra abbia elaborato qualcosa di nuovo rispetto gli insegnamenti dell’Antico Testamento, tanto
più che il predicatore persiano visse dopo Mosè e i profeti ebraici Elia e Geremia. Sicuramente
l’aspetto meno originale del suo pensiero è il monoteismo, in cui già gli Ebrei credevano. Molti studiosi
di storia delle religioni concordano invece sul fatto che Zarathustra fu il primo a predicare il tema della
giustizia compensatrice nell’Aldilà, che dà in premio ai buoni il Paradiso e condanna i malvagi
all’Inferno. Prima di Zarathustra gli Ebrei credevano in una visione più terrena della punizione divina.
I peccatori infatti espiavano le loro colpe con punizioni che Jhavè mandava loro nell’Aldiqua.

Angra Mainyu

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Storia Antica - primo anno

Non è da escludere, dunque che, riguardo a questo aspetto, gli Ebrei abbiano subito l’influenza del profeta persiano,
forse conoscendo il suo credo quando Ciro conquistò Babilonia e li liberò dalla schiavitù.

LESSICO
Mazdeismo: il nome deriva da Ahura Madza, il dio di questa religione monoteista. Il credo si può chiamare anche
Zoroastrismo, riprendendo l’appellativo greco di Zarathustra.
Magi: sacerdoti del culto di Zoroastro, esperti anche di astrologia. I Re Magi della tradizione cristiana erano
probabilmente dei sacerdoti zoroastriani.
Religione etica: religione che predica valori morali.
Giustizia compensatrice: giustizia divina secondo cui il Bene deve essere ricompensato con il bene e il Male punito
con il male.

Le principali città dei Persiani


Ai tempi di Dario la capitale era Susa. Lì il sovrano amava risiedere e solo d’estate talvolta si trasferiva ad Ecbatana,
l’antica capitale dei Medi. Non visse mai a Pasargade, la capitale fondata da Ciro, non lontano dal luogo dove
aveva sconfitto i Medi e dove Ciro venne sepolto.
Susa era una città popolosa e cosmopolita; per renderla ancora più bella Dario chiamò i migliori architetti
dell’impero, che vi eressero suntuosi palazzi.
Nel 520 a. C. il Gran Re volle la costruzione di un’altra meravigliosa città: Persepoli, la cui edificazione venne
terminata sotto il regno del figlio Serse.
Benché fosse una città superba e splendida, con il maestoso palazzo reale dell’Apadana, di cui si possono
ancora ammirare le rovine, Dario non vi trasferì mai stabilmente la corte. Pare che fosse stata pensata solo per
scopi celebrativi, lì infatti venivano incoronati i sovrani e lì erano sepolti. Il sovrano inoltre vi accoglieva nel fasto
le delegazioni dei territori a lui sottomessi, fra un lusso e una solennità destinati a stupire. Persepoli venne
incendiata da Alessandro Magno nel IV secolo a.C.

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Storia Antica - primo anno

LABORATORIO

1) Rispondi alle seguenti domande:


- Perché gli Hittiti potenziarono la diplomazia?
- Quali erano le caratteristiche che distinguevano un sovrano hittita da un sovrano babilonese?
- Quali ragioni stavano alla base del militarismo assiro?
- Metti a confronto i comportamenti che Assiri e Persiani tennero verso i vinti.
- Per quali ragioni crollò il dominio assiro?
- Presenta le direttrici dell’espansionismo di Ciro.
- Presenta tutte le caratteristiche che conosci del secondo impero babilonese.
- In che modi e con quali strumenti Dario riuscì a controllare e a rendere unitario il suo vastissimo impero?
- Presenta le caratteristiche più innovative del mazdeismo.

2) Attribuisci ad ogni civiltà le informazioni corrette. Attenzione: ci sono degli intrusi.

CIVILTA’ INFORMAZIONI

HITTITI

ASSIRI

PERSIANI

1) Sargon II conquistò il regno di Guida


2) Scrissero il primo codice di leggi
3) Conquistarono la Lidia
4) Deportarono la popolazione di Babilonia
5) Intrattenevano fiorenti commerci con i Greci
6) Permisero agli Ebrei di ricostruire il tempio di Gerusalemme
7) Vennero sconfitti dai popoli del mare
8) La loro capitale Ninive fu rasa al suolo
9) Rimasero sempre organizzati con un sistema di città-stato
10) Vennero conquistati da Alessandro Magno
11) Erano una popolazione che parlava una lingua indoeuropea
12) Prima di affermarsi nel Vicino Oriente erano insediati nell’area dell’alto Tigri
13) Non effettuarono alcuna conquista
14) Il re veniva eletto da un’assemblea di nobili
15) La loro prima capitale fu Pasargarde
16) Furono sconfitti in due guerre dai Greci.

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Storia Antica - primo anno

3) Indica se le seguenti affermazioni sono vere o false e riscrivi correttamente quelle sbagliate

a) Giunti sull’altopiano iranico, per molti secoli i Persiani dominarono i Medi V F

b) Gli Hittiti costituirono un impero accentrato V F

c) I Persiani erano una popolazione indoeuropea V F

d) Gli Assiri erano l’unico popolo del Vicino Oriente che praticava le deportazioni V F

e) Ninive fu la più antica capitale degli Assiri V F

f) Il persiano Nabucodonosor ordinò il saccheggiò del tempio di Gerusalemme V F

g) Il mazdeismo fu fondato da Zoroastro V F

h) Gli Hittiti furono fra i primi popoli ad usare il carro coi cavalli V F

i) Le satrapie dovevano versare onerosi tributi al sovrano persiano V F

l) Gli Assiri furono conquistati dai popoli del mare V F

m) Gli Hittiti combatterono a Qadesh contro gli Egizi V F

n) Ciro coniò la prima moneta dell’impero persiano V F

4) Spiega il significato dei seguenti termini ed espressioni


Satrapo ..........................................................................................................................................................................
Deportazione .................................................................................................................................................................
Darico ............................................................................................................................................................................
Magi ...............................................................................................................................................................................
Popolo indoeuropeo ......................................................................................................................................................

Attività di ricerca e approfondimento


Come hai appreso da questa unità, gli Hittiti furono il primo popolo antico a coltivare rapporti diplomatici coi Paesi vicini.
Svolgi un’attività di ricerca sull’importanza della diplomazia nei rapporti internazionali, soffermandoti ad analizzare alcuni
casi sia della storia passata che di quella contemporanea.

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DOCUMENTI

LA FINE DELLA SCHIAVITU’ DEGLI EBREI A BABILONIA


Nel primo libro di Esdra, che fa parte dell’Antico Testamento, è ricordato l’editto con cui Ciro nel 539 a.C. liberò
gli Ebrei dalla schiavitù a Babilonia, consentendo loro di ritornare in Palestina e di riedificare il tempio di
Gerusalemme. Vi si sottolinea anche la liberalità del sovrano persiano, che consegnò agli Ebrei tutti i tesori che il
re babilonese Nabucodonosor aveva sottratto al tempio, al momento della conquista.

L’anno primo di Ciro, re dei Persiani, per adempiere la parola del Signore pronunziata per bocca di Geremia, il
Signore eccitò lo spirito di Ciro, re dei Persiani, il quale fece pubblicare a voce e per iscritto, in tutto il suo regno,
questo editto: “ Così dice Ciro re dei Persiani. Il Signore Dio del cielo mi ha dato tutti i regni delle terra, e m’ha
comandato d’edificargli una casa in Gerusalemme, che è in Giudea. Chi fra di voi appartiene al suo popolo? Il
suo Dio sia con lui; ascenda pure a Gerusalemme nella Giudea, a edificare la casa del Signore Dio d’Israele, il Dio
che è in Gerusalemme. Tutti quelli che rimangono, dovunque dimorino, gli uomini del posto li aiutino con argento,
oro, beni e bestiami, oltre le offerte volontarie a ricostruire il tempio di Dio che è in Gerusalemme.”
Allora i capi delle famiglie di Giuda e di Beniamino, i sacerdoti, i leviti, e tutti quelli a cui Dio eccitò lo spirito, si
mossero per andare a edificare il tempio del Signore in Gerusalemme. E tutti quelli che erano all’intorno aiutarono
la loro opera con vasi d’argento, d’oro, e beni e bestiame e suppellettili, oltre le offerte in bestiame.
Di più, il re Ciro mise fuori i vasi del tempio del Signore, che Nabucodonosor aveva portato via da Gerusalemme
e posti nel tempio del suo dio. Ciro re dei Persiani li trasse fuori per mezzo di Mitridate, figlio di Gazabar, e li contò
Sassabasar principe di Giudea. Eccone il numero: trenta coppe d’oro, mille coppe d’argento, ventinove coltelli,
trenta tazze d’oro, quattrocento dieci tazze d’argento di second’ordine e mille altri vasi. In tutto i vasi d’oro e
d’argento erano cinquemila quattrocento. Sassabar li riportò tutti con quelli della trasmigrazione che salivano da
Babilonia a Gerusalemme.
La Bibbia, primo libro di Esdra, 1-11, trad. di Eusebio Tintori, Edizioni Paoline, Alba, 1945

QUESTIONARIO
1) Istituisci un confronto fra il comportamento di Nabucodonosor e quello di Ciro nei confronti degli Ebrei.
2) Questa testimonianza tratta dalla Bibbia propone un’interpretazione religiosa della generosità di Ciro. Spiega
perché.

L’EDIFICAZIONE DEL PALAZZO DI SUSA


Il seguente testo compare su un’iscrizione commemorativa che ricorda la costruzione del palazzo reale a Susa,
voluto da Dario Come tutti i palazzi degli achemenidi, anche questo fu costruito con materiali provenienti da ogni
parte dell’impero. Ciascun popolo infatti contribuiva all’edificazione delle residenze regie, offrendo il meglio di
quanto possedeva.
Il testo conferma anche la grande devozione di Dario per Ahura Mazda. Il sovrano fu infatti un fervente seguace
del Mazdeismo.

Un grande dio è Ahura Mazda, che creò questa terra, che creò quel cielo, che creò l’uomo, che creò la felicità
per l’uomo, che fece Dario re, unico re di molti, un unico signore di molti, un unico signore. Io sono il re Dario, il
Re dei Re, re dei paesi, re in questa terra, figlio di Istaspe, l’Achemenide. Parla il re Dario: Ahura Mazda, il più
grande degli dei, egli mi creò re, egli mi conferì questo regno, grande, dai buoni cavalli, dagli uomini bravi. Per
volere di Ahura Mazda mio padre Istaspe e Arsame, mio nonno, erano ambedue in vita quando Ahura Mazda mi
fece in questa terra. Questo fu il desiderio di Ahura Mazda: egli mi scelse come unico uomo in tutta la terra e mi
fece re. Io venero Ahura Mazda, Ahura Mazda mi portò aiuto. Ciò che era deciso da me, questo egli compiva per
me. Ciò che io ho fatto, tutto ho fatto con il volere di Ahura Mazda.
Questo palazzo che io edificai a Susa, la decorazione fu portata da lontano. Il suolo fu scavato giù fino a che
giunsi alla roccia nella terra. Quando lo scavo fu fatto, allora fu riversato il pietrame, in parte alto quaranta cubiti,
in parte alto venti cubiti. Su questo pietrame venne costruito il palazzo.
E che la pietra fu scavata e il pietrame fu accumulato e i mattoni furono battuti sopra, il popolo di Babilonia fece
questo. Il legno di cedro, questo – c’è una montagna di nome Libano - da lì fu portato. Il popolo assiro lo portò
a Babilonia; da Babilonia i Cari e gli Ioni lo portarono a Susa. Il legno di Yaka fu portato da Gandara e dalla
Carmania. L’oro fu portato da Sardi e dalla Battriana, e qui fu lavorato. Le pietre colorate, lapislazzuli e corniola,
che furono lavorate qui, furono portate dalla Sogdiana. Le pietre colorate turchesi, queste furono portate dalla
Chorasmia e furono lavorate qui. L’argento e l’ebano furono portati dall’Egitto. La decorazione, con cui il muro fu

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Storia Antica - primo anno

adornato, fu portata dalla Ionia. L’avorio, che fu lavorato qui, fu portato dalla Nubia, dall’India e dall’Arachosia. Le
colonne di pietra, che furono lavorate qui - c’è un luogo di nome Abiradu nell’Elam – da lì furono portate. Gli
scalpellini, che lavoravano la pietra, questi erano Ioni Sardiani e Egiziani. Gli uomini, che lavoravano i mattoni,
questi erano Babilonesi. Gli uomini che decoravano il muro, questi erano Medi e Egiziani. Parla il re Dario. A Susa
una cosa molto bella fu pensata, una cosa molto bella fu. Me protegga Ahura Mazda e mio padre Istaspe e il mio
paese.
A.Pagliaro, Letteratura della Persia preislamica, Nuova Accademia, Milano, 1960

QUESTIONARIO
1) La fonte offre una chiara idea della vastità del dominio persiano. Da cosa si evince ciò?
2) Chiarisci il motivo per cui tale documento fornisce anche notizie importanti sulla religione al tempo di Dario.

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U.d.A. 4
IL MEDIO ORIENTE

I FENICI

IL NOME
Tanto il nome del popolo, Fenici, quanto quello del territorio, Fenicia, derivano da due parole greche, rispettivamente
Phoinikes e Phoinikee. In greco il termine Phoinix indicava il “rosso porpora”, quindi il nome assegnato al popolo ed alla
regione risulta chiaramente collegato a questo colore. Anche i Micenei (pre-greci) sembra li chiamassero in modo simile,
mentre da fonti bibliche ed epigrafiche risulta che i Fenici si chiamassero Cananei e Canaan era il nome che davano alla
loro terra. Dai testi si è potuto evincere il fatto che anche in accadico la parola kinakhkhu indicasse il colore rosso porpora,
per cui si può legittimamente supporre che Canaan fosse il nome autoctono e significasse “rosso”, forse dal colore che
solevano dare alle vesti, per le quali andavano famosi in tutta l’area mediterranea, e che poi il termine sia stato trasferito
e tradotto da altri popoli.

LE ORIGINI
Le origini della civiltà fenicia si possono far risalire alla fine del XIII secolo
a.C., quando grossi spostamenti di popoli sconvolsero l’assetto etnico
precedente, comprimendo le popolazioni preesistenti della costa orientale
del Mediterraneo approssimativamente nella regione dell’attuale Libano.
Ciò provocò l’unificazione culturale di quelle genti ed una loro proiezione
verso il mare, indotti dallo scarso territorio arabile della zona costiera e
dall’abbondanza dell’ottimo legname (il famoso cedro del Libano) di cui
erano prospere le foreste delle vicine montagne.

L’ORGANIZZAZIONE POLITICO-ECONOMICA
Anche la nazione fenicia, come già altri popoli, si organizzò in Città Stato, quasi certamente per la presenza di montagne
che ne rendevano discontinuo il territorio. Presto, a capo si pose un re, Signore della città, coadiuvato da un consiglio
di notabili.
La ricchezza di queste città risiedeva in alcuni prodotti tipici e nelle straordinarie capacità commerciali del popolo. Tra i
primi, vanno annoverati il legname e la porpora di cui abbiamo parlato, nonché il vetro, che alcuni specialisti erano capaci
di produrre attraverso la lavorazione della sabbia. Artigianato e commercio erano, quindi, le principali attività economiche
dei Fenici, mentre l’agricoltura era in secondo piano. Da ottimi marinai, quali erano, ovviamente non disdegnarono
l’esercizio occasionale della pirateria. Il dominio del mare e le esigenze commerciali spinsero i Fenici, come avremo modo
di vedere, a fondare colonie lungo tutte le coste del Mediterraneo, in particolare nel Nord Africa, in Sicilia e Sardegna e
nella penisola Iberica, divenendo un importante veicolo di civilizzazione, soprattutto per l’occidente.

LA STORIA
Intorno al 1200 a.C. l’invasione dei Popoli del
Mare distrusse molte città della costa siro-
palestinese, mentre l’invasione assira spingeva
i popoli dell’area (Cananei) a comprimersi
proprio su quella costa e le grandi città qui
situate furono costrette a pagare tributi ai re
assiri. Il dominio assiro sulle città fenicie
continuò fino al VII secolo. Solo nel 617 a.C.,
infatti, con la caduta dell’Impero assiro, la
presa di quest’ultimo sulle città della Fenicia si
Espansione Fenicia nel mediterraneo
allentò, fino a scomparire con la definitiva
vittoria dei Medi sugli Assiri.
Il periodo di autonomia e libertà, però, fu di breve durata, perché il re babilonese Nabucodonosor attaccò nuovamente
le città fenicie e ne ebbe la meglio, sottomettendole e riprendendo una dura politica di sfruttamento e repressione.

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Storia Antica - primo anno

Solo con la vittoria definitiva dei Persiani la Fenicia si riprese, sebbene ridotta a satrapia, perché le sue città pacificate e
sottomesse ad un moderato tributo poterono nuovamente rifiorire. I Fenici, perciò, collaborarono con i Persiani, fornendo
l’apporto della loro formidabile flotta contro gli egiziani e contro i greci.
Quando, però, il re persiano Cambise chiese la flotta per conquistare Cartagine, la più fiorente colonia fenicia sulla costa
del Nord Africa (nei pressi dell’odierna Tunisi), le città fenicie si opposero, dando prova del loro forte legame con le
proprie colonie (l’episodio è narrato da Erodoto).
Il livellamento determinato dalla cultura ellenistica in tutta l’area del Mediterraneo orientale, causò la perdita di molti
caratteri distintivi della civiltà fenicia. Tuttavia le città continuarono a rimanere divise e non formarono mai delle vere e
proprie leghe, nonostante sentissero di far parte di un ambito culturale comune.

LA RELIGIONE
Esistono, per la religione fenicia, fonti indirette, come Filone di Biblo, e fonti dirette, come le testimonianze archeologiche
trovate in territorio fenicio o coloniale o anche altrove. Non è tuttavia facile ricostruire esattamente la religione di questo
popolo.
Possiamo dire che si adoravano delle triadi divine, che rappresentavano soprattutto delle forze o degli elementi naturali
amati o temuti. A Biblo erano El, Baalat e Adonis. A Biblo esistevano poi altre divinità, molte delle quali di origine straniera,
dato che questa città intratteneva rapporti commerciali con molti paesi. A Sidone la triade era composta da Baal, Astarte
ed Eshmùn, dove Baal è la trasposizione maschile di Baalat, Astarte è il nome della dea madre, ed Eshmùn è l’equivalente
di Adonis. A Tiro, invece, si adorava una sola divinità, Melqart, il cui nome significava “Re della città”.
Come luoghi di culto si preferivano le montagne, dove si trovavano acque o alberi o pietre che si ritenevano sacre.
A Biblo si adorava un fiume detto adonis, che ogni anno si colorava di rosso, e perciò veniva collegato col mito
dell’omonimo dio. Nei santuari si adoravano alcune pietre coniche dette Betili, nome che significava «Dimora del dio», le
quali venivano posti sugli altari. Analoga funzione aveva l’ashêrâh una piccola colonna votiva probabilmente di legno.
I templi erano semplici recinti al centro dei quali era un Betilo o una cappella con dentro un Betilo. Di fronte ad essi stava
un altare per i sacrifici. Generalmente, a completare il tutto c’era una fonte o un bacino sacro e un boschetto. Vi dovevano
essere, però, anche edifici sacri coperti, come sembra dimostrato da alcune fonti.
Addetti al culto, vi erano sacerdoti e sacerdotesse. Nel tempio di Astarte era praticata, perfino, la prostituzione sacra.
Generalmente si facevano sacrifici animali e libazioni, alcune fonti riferiscono anche la pratica di sacrifici umani.

L’ARTE
I Fenici non furono dei grandi costruttori, perciò non si distinsero nelle opere monumentali. Si ritiene fossero dei bravi
architetti, infatti Salomone decise di rivolgersi a loro per edificare il Tempio di Gerusalemme. Possiamo quindi credere che,
accanto a quei templi all’aperto di cui abbiamo parlato, ce ne fossero anche di coperti, com’è dimostrato dall’effigie di
una moneta romana che ne rappresenta uno di Biblo.
Nelle opere architettoniche appaiono evidentissime le influenze straniere, soprattutto egizie. Particolari erano le tombe,
alle quali si accedeva attraverso un pozzo verticale sulla cui parete veniva scavata la cripta vera e propria. Per quel che
riguarda le case, ne costruivano di molto alte, forse fino a sei piani.
Ben altra importanza e diffusione ebbe, invece, l’artigianato artistico, che produceva oggetti facili da commerciare, come
statuine di bronzo, avorio lavorato a tutto tondo o in rilievo, coppe e piatti in oro, argento o bronzo, sigilli etc. Tutti questi
oggetti assorbono l’iconografia tradizionale del Vicino Oriente e dell’Egitto ed, in particolare tra l’VIII ed il VII secolo a.C.,
la trasmettono in tutto il mondo mediterraneo, determinando quel fenomeno artistico che è stato giustamente definito
dagli studiosi “Periodo Orientalizzante”.
In passato, questa espansione dei canoni artistici orientali era apparsa come una prova che, in questo periodo, ci fosse
stata una migrazione di genti provenienti dal mediterraneo Orientale verso le coste del Mediterraneo Occidentale.
Tale prova venne presa a sostegno soprattutto per la tesi della venuta degli Etruschi dalla Lidia, fondata anzitutto su un
racconto di Erodoto. Vedremo più avanti come tale tesi sia da rigettare, ma qui ci basta constatare come l’arte
orientalizzante, diffusasi soprattutto attraverso il commercio fenicio e greco, non abbia nulla a che vedere con una
migrazione di popoli.
Tutt’al più è possibile credere che alcuni artigiani orientali si siano trasferiti in occidente, portandovi le loro conoscenze,
ma questa ipotesi plausibile è tutt’altro che necessaria per spiegare il fenomeno dell’Orientalizzante, che si spiega invece
perfettamente come effetto del commercio.

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Storia Antica - primo anno

ECONOMIA E COMMERCIO
Avevamo già detto quanto fossero richiesti il pregiatissimo legno delle foreste libanesi, i tessuti che i fenici coloravano in
varie tonalità di rosso (ma anche in altri colori), i molteplici prodotti dell’artigianato artistico, soprattutto in materiali pregiati
(oro, argento, bronzo, avorio ecc.), il vetro di cui avevano perfezionato la tecnica di lavorazione, realizzando anche quello
trasparente, che era un’assoluta novità. Anche i prodotti agricoli, oli, balsami ed unguenti venivano commerciati da
Fenici.
Tuttavia, a rendere possibile la commercializzazione di tutti questi prodotti erano le capacità nautiche dei Fenici. In genere
si trattava di navigazione sottocosta (cabotaggio), che avveniva di giorno, mentre di notte i marinai andavano a rifugiarsi
in qualche posto sicuro sulla terraferma. Di tanto in tanto, però, i fenici si avventurarono anche in mare aperto e, dopo
aver acquisito la conoscenza di quasi tutte le rotte del Mediterraneo, giunsero ad avventurarsi oltre lo Stretto di Gibilterra.
Tra il VI ed il V secolo a.C., il grande navigatore Annone sembra sia giunto fin sotto il Golfo di Guinea, mentre Imilcone,
circumnavigando la Penisola Iberica, giunse sulle coste delle isole britanniche.
In questo contesto s’inserisce la fondazione delle colonie. Disseminate un po’ ovunque sulle rotte marittime del
mediterraneo ed oltre. Alcune di queste ebbero dimensioni e po tenza tale da poter competere con quelle della
madrepatria, ma la più grande ed importante fu Cartagine, sorta sulla costa prospiciente alla Sicilia (dove erano sorte
importanti colonie cartaginesi), nei pressi dell’odierna Tunisi. Essa costituì nel Mediterraneo Occidentale un impero
potentissimo, contro il quale Roma dovette affrontare, come vedremo più avanti, una sfida mortale, conclusasi nel 146
a.C. con la totale distruzione della città.

L’ALFABETO
Tra tutti i meriti attribuiti ai fenici, c’è anche quello di essere stati gli inventori dell’alfabeto. Anche questo, probabilmente,
non è del tutto vero, ma ai fenici va il merito di aver trasformato i segni monolitteri egiziani, semplificandoli ulteriormente
e trasformandoli in uno strumento semplice e flessibile, che ne rese a portata di tutti l’apprendimento e l’utilizzazione.
Già ad Ugarit, però, si era operata una simile trasformazione, sicché ai fenici va forse il merito di aver proseguito su
questa strada ed aver poi diffuso l’alfabeto in tutto il Mediterraneo, attraverso le stesse vie del loro commercio.

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Storia Antica - primo anno

GLI EBREI

ORIGINALITÀ D’ISRAELE: “IL POPOLO DI DIO”


Ciò che caratterizza gli Ebrei e li rende unici rispetto a tutti gli altri popoli che abbiamo fin qui studiato è la loro religione,
che coinvolge profondamente non solo tutti gli aspetti della vita individuale, sociale e politica di questo popolo, ma anche
la sua storia. Infatti gli Ebrei credono in un solo Dio (monoteismo), spirituale ed irrappresentabile, creatore e signore
dell’intero universo e di tutto ciò che in esso si trova, compreso l’uomo, che è stato fatto a sua immagine e somiglianza,
in quanto dotato di spirito divino, e perciò posto al centro del creato.

LA STORIA BIBLICA DELL’ANTICO TESTAMENTO

MICHELANGELO BUONARROTI “La caccia dell’Eden” (cappella Sisitna, Musei Vaticani - Roma)

Dio è per gli uomini, quindi, un padre benevolo ed amorevole, ma anche un giudice severo e vendicativo quando deviano
dalla strada che Egli ha tracciato per loro. Tutto questo è narrato in un testo sacro, la Bibbia, in quella parte di essa che
viene oggi denominata “Antico Testamento”. L’inizio è composto da cinque libri (Pentateuco), che narrano le vicende
della creazione e della più antica storia dell’uomo. Secondo questi racconti, già dopo la creazione, il primo uomo, Adamo,
che era stato posto nel “Paradiso terrestre” (l’Eden) assieme alla sua donna, Eva, aveva peccato nutrendosi dell’unico
frutto che gli era stato proibito di mangiare (Peccato originale). Per questo Dio lo cacciò dall’Eden, condannandolo ad
una vita dolorosa e mortale sulla terra.
In seguito, i discendenti di Adamo si erano corrotti a tal punto che Dio mandò un enorme diluvio per distruggerli (Diluvio
Universale), salvandone solo uno con la sua famiglia, Noè, al quale diede anche l’incarico di costruire un’arca in cui dare
rifugio ad una coppia di ciascuna specie di animali, che avrebbero poi ripopolato la terra.
In altre occasioni gli uomini trasgredirono al volere di Dio e furono da Lui prontamente e gravemente puniti (Sodoma e
Gomorra, Torre di Babele ecc.). Nella Bibbia, perciò, la storia è narrata fin dall’inizio come determinata dalle vicende della
relazione subordinata dell’uomo con Dio, dal quale tutto deriva e dipende.
L’episodio centrale della storia dell’Antico Testamento è però costituito dal patto che un discendente di Adamo, Abram,
uomo ispirato dalla fede, stabilì con Dio. Egli abitava ad Ur, nel sud della Mesopotamia, quando Dio gli apparve e gli
disse di andare verso una terra che gli avrebbe indicato. Giunto a Canaan, Dio gli rivelò che quella era la Terra Promessa
e gliela diede in eredità, rinnovando il suo patto. Cambiò il nome di Abram in Abramo, che significa “Padre di una
moltitudine”, perché da lui sarebbero discese molte nazioni, ma per queste ultime impose che avrebbero dovuto adorarlo
ed osservare tutte le Sue leggi.
Più tardi, un suo discendente, Giuseppe, a causa di una carestia portò il suo popolo in Egitto. Qui, però, gli Ebrei vennero
poi terribilmente sfruttati. In effetti, anche alcune fonti egiziane parlano di gruppi di immigrati asiatici, i Khabiru (gli ebrei?),
che venivano impiegati in vari lavori, soprattutto edili.
Conseguenza di questo sfruttamento, sarebbe stato l’Esodo, avvenuto per volere di Dio per mezzo di Mosè, che riuscì
a liberare il popolo d’Israele e a ricondurlo, dopo un lungo e difficile viaggio, nella terra di Canaan.

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Storia Antica - primo anno

Esodo degli Ebrei dall’Egitto

La menzione delle città alla cui costruzione gli ebrei sarebbero stati impiegati, Pitom e Ramesses, permette di assegnare
la loro permanenza in Egitto e, quindi, il loro esodo, al tempo di Ramses II o del figlio di questi, Merenptah,verso la fine
del XIII sec. a.C.. Durante il viaggio, presso il Monte Sinai Mosè avrebbe ricevuto da Dio i “Dieci Comandamenti”, cioè le
leggi fondamentali per il popolo d’Israele.
Mosè, per volere di Dio, non giunse nella terra di Canaan, in Palestina, la cui conquista sarebbe stata opera di Giosuè.
Egli vi avrebbe fatto irruzione da est, passando il fiume Giordano presso Gerico, ed avrebbe conquistato in breve l’intero
Paese. Infine, il territorio sarebbe stato suddiviso tra le dodici tribù di cui era composto Israele.

DALLA NARRAZIONE BIBLICA ALLA STORIA


Compito dello storico moderno, però, è di distinguere quanto ci sia di
vero tra le righe della narrazione biblica ed è interessante scoprire come,
all’interno di una trasposizione mitica e leggendaria, ci siano tantissime
realtà storiche, confermate da molte altre fonti: archeologiche,
epigrafiche, letterarie ecc.
Per gli studiosi moderni, la storia d’Israele inizia con lo stanziamento degli
Ebrei in Palestina e la formazione della Lega sacrale delle dodici tribù (tra
la fine del XIII ed il XII sec. a.C.), unite dal culto del Dio Yahweh.
Centro della Lega sacra era il santuario che custodiva l’Arca Santa (una
cassa fatta costruire da Mosè per ordine di Dio al fine di custodire,
soprattutto, le tavole della Legge), la quale tuttavia subì degli
spostamenti, fin quando il re Salomone non costruì il Tempio di
Gerusalemme.
Il periodo compreso tra lo stanziamento in Palestina e l’inizio della
monarchia è detto dei giudici, in quanto a capo della Lega veniva eletto
un “Giudice”, scelto da una delle tribù che la componevano
I rapporti con i vicini cananei furono vari e non sempre ostili. Si ebbero
però spesso dei contrasti e delle guerre, che terminarono a volte con la
conquista delle città cananee da parte degli israeliti, a volte
semplicemente con la vittoria non decisiva di una delle parti.
Nel 1000 a.C. Israele si dà una costituzione monarchica, in un periodo
di forti tensioni con i Filistei, eleggendo per acclamazione popolare il
primo re: Saul, cui successero Davide e Salomone.
Appena salito sul trono, Salomone (961-922 a.C.) eliminò i suoi avversari
politici e rafforzò la monarchia attraverso una saggia politica interna ed
un’estensione territoriale del Regno. Ebbe buoni rapporti con la città
fenicia Tiro, dei cui architetti ed artigiani si servì per la costruzione del
famoso Tempio di Gerusalemme.

Il david di Michelangelo

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Storia Antica - primo anno

Dopo la morte di Salomone, avvenuta nel


922 a.C., gli successe il figlio Roboamo,
ma il Regno d’Israele non lo riconobbe ed
anzi gli contrappose come proprio sovrano
Geroboamo, alto funzionario di Salomone.
Fino al 587 a.C., i due regni svolsero quindi
una politica separata, che solo in qualche
caso, per effetto di un comune pericolo
esterno, ebbe dei riavvicinamenti.
Il problema maggiore fu costituito dagli
Assiri: che invasero il Regno d’Israele e lo
ridussero a loro Provincia, deportandone
gran parte della popolazione nell’alta
Mesopotamia e nella Media.
Successivamente Israele fu attaccata
dall’impero babilonese il cui sovrano,
Nabucodonosor II, assediò Gerusalemme
e la espugnò nel 598 a.C., arrivando a
incendiare il Tempio di Salomone e a
deportare le classi più elevate della città
(Cattività babilonese).

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Storia Antica - primo anno

U.d.A. 5
LA GRECIA

LA CIVILTÀ MINOICA
Le prime civiltà che si svilupparono lungo il corso
del Tigri , dell'Eufrate e del Nilo (V-IV millennio a.C),
nell'area geografica che gli storici hanno definito
"Mezzaluna fertile", poterono affermarsi grazie alla
capacità, tutta umana, di sfruttare la vicinanza
dell'acqua e di avviare così un'economia basata
sull'agricoltura irrigua. Furono le stesse condizioni
climatiche e la particolare morfologia del territorio,
quindi, a determinare la vocazione "agricola" di quei
gruppi umani.
Anche per comprendere la peculiarità della civiltà
cretese o minoica (l'aggettivo che le attribuì
l'archeologo inglese Evans, il primo a scoprirla, dal
nome del mitico sovrano dell'isola, Minosse), è
importante partire dall'ambiente naturale in cui essa
ebbe origine e si sviluppò. Creta (che deve il suo nome alla presenza di una grande quantità di creta nel suo territorio,
con la quale i suoi antichi abitatori hanno fabbricato moltissimo vasellame), è una grande isola situata al centro del
Mediterraneo orientale. Essa chiude a sud il bacino del mar Egeo, costellato dalle isole Cicladi, ed è pressoché
equidistante dalle coste del Peloponneso, da quelle asiatiche e dal Nord Africa, e grazie a venti e correnti favorevoli è
facilmente raggiungibile dagli abitanti di queste regioni. Una posizione molto vantaggiosa che ha favorito gli scambi
commerciali e culturali in tutto il bacino del Mediterraneo orientale e reso possibile la sua affermazione di grande potenza
marittima tra il 2000 e il 1400 a.C.
L'isola, abitata fin dal Neolitico da gruppi umani di
origine sicuramente diversa da quella dei greci,
come testimoniano la lingua, i tratti somatici e il
colore più scuro della pelle, oggi si presenta molto
meno verde a causa di un lunghissimo processo
di disboscamento, ma un tempo era ricca di
vegetazione e le sue scarse, ma fertili pianure,
consentivano la coltivazione della vite, dell'olivo,
di diversi alberi da frutto e dei cereali (orzo, miglio,
grano). Era, inoltre, praticato l'allevamento degli
ovini, che fornivano un'abbondante produzione di
lana, e dei maiali.
Creta è prevalentemente montuosa, alcune cime
superano i 2000 metri di altezza e un tempo i
suoi boschi fornivano il legname con cui gli antichi cretesi costruirono le imbarcazioni di una flotta in grado di assicurare
un'intensissima e florida attività economica basata sul commercio marittimo.
La civiltà minoica fiorì all'incirca tra il 3000 e il 1400 a.C.. Gli studiosi hanno diviso la sua storia in tre periodi, corrispondenti
grosso modo alle diverse epoche in cui sono stati edificati i suoi palazzi, veri e propri centri direzionali della vita politica,
economica e sociale dell'isola:
Prepalaziale (3000-2000 a.C.), corrispondente all'epoca in cui i cretesi
diventarono esperti nella lavorazione dei metalli.
Palaziale (1900-1700 a.C.), coincidente con un'epoca di grande splendore
e ricchezza per l'isola.
Neopalaziale (1700-1400 a.C.) epoca in cui i palazzi furono ricostruiti in seguito
ad una catastrofe naturale, più belli e maestosi di prima, e la civiltà rifiorì.
Monte IDA

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Storia Antica - primo anno

I PALAZZI: IL CUORE POLITICO, ECONOMICO E RELIGIOSO


Nelle zone orientale e meridionale dell'isola erano sorti e si andavano sempre più
sviluppando importanti centri, prossimi alle miniere di rame, ai depositi di argilla, ai porti
naturali d'imbarco per l'Egitto e per l'Asia minore. Nei tre centri urbani principali, Cnosso,
Festo, Mallia, vere e proprie capitali di regni territoriali che non costituirono mai un regno
unitario , sorsero i primi palazzi monumentali su aree molto vaste (Cnosso copriva
circa due ettari). Essi erano il fulcro della vita politica, economica, sociale e religiosa di
tutto il territorio circostante. Costruiti a terrazze digradanti, comprendevano la residenza
del re, i luoghi di culto, le sale per i giochi e gli spettacoli, i magazzini per la raccolta di
viveri e per la custodia dei tributi in natura o in metalli preziosi , le officine per lavorare la
ceramica, l'oro e l'argento, i laborat