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Fonte

A differenza degli avanzi, che all'origine sono delle tracce involontarie del passato, le
fonti sono, in senso stretto, le tracce volontariamente predisposte dalle società umane
per conservare i ricordi. Il progresso del metodo storico e della storiografia ha
ampliato la loro sfera, che in senso più ampio comprende tutti i documenti di cui può
servirsi lo storico. Con riferimento alla trasmissione nel tempo di queste tracce, esse
sono designate talora come tradizione (tedesco Überlieferung). Per comodità pratica
le fonti si distinguono di solito in orali, scritte, figurate, alle quali si sono più
recentemente aggiunte le immagini cinematografiche e televisive, i nastri e i dischi
magnetici. Originali o derivati, ufficiali o riservati, le fonti e i monumenti (tedesco
Denkmäler) scaturiscono da uno sguardo delle società verso l'avvenire: va compreso e
ricostruito perciò il loro processo di formazione, localizzazione, modificazione
(tradizione storica), non solo come momento dell' interpretazione nella ricerca
(accanto alla critica di autenticità e attendibilità) ma anche come importante
espressione del rapporto delle società con il passato.

fonti, attendibilità delle


Se un documento è riconosciuto autentico, se è considerato testimonianza storica e
attestazione di realtà, lo storico cerca di comprenderne l'attendibilità, il valore come
fonte (critica interna). Al momento filologico segue quindi il momento interpretativo.
Si esamina il contenuto del documento, si ricercano le sue proprie fonti, si
distinguono gli elementi da attribuire alla mentalità generale dell'epoca da quelli
dovuti all'impronta individuale dell'autore. S ricerca il motivo della formazione del
documento e si valuta l'interesse specifico dell'autore del documento nei confronti
della realtà cui si riferisce. Il controllo di attendibilità stabilisce l'efficacia
dimostrativa e probatoria delle singole tracce: in qualche modo corrisponde
all'indagine del giudice istruttore, o anche all'interrogatorio dei testimoni da parte del
pubblico ministero. Ma, a differenza che nel processo giudiziario, una testimonianza
del passato può essere inattendibile e nel tempo stesso di grande utilità. I documenti
parlano infatti con molte voci, e l'Istoria del concilio tridentino di Paolo Sarpi, per
esempio, benché non sempre attendibile, è tuttavia fonte fondamentale per
comprendere la lotta di Venezia contro la curia pontificia. Il trattamento informatico
di serie intere di documenti pone al controllo di attendibilità problemi nuovi. Tale
controllo si trasferisce, in un certo senso, dal singolo documento alla serie nel suo
insieme e poi da questa al modello interpretativo dello storico.

fonti, autenticità delle Il controllo di autenticità delle fonti è il momento filologico


della ricerca (critica esterna). Esso mira ad accertare se un documento sia stato
realmente emanato dall'autorità da cui appare emanato. Nel caso di un documento
scritto, a un controllo formale sulla materia, sulla scrittura, sulle formule impiegate,
sullo stile, e all'indagine sui modi di formazione (il tempo, il luogo, l'autore, la natura
di originale o di copia) segue un esame interno del contenuto, che ne verifichi la
coerenza complessiva, e un confronto con altri documenti sicuramente autentici. Il
controllo di autenticità può essere talora anche parziale e tende a scoprire interventi di
interpolazione su un documento autentico. Esso esige competenze tecniche, assai
varie in ragione dei diversi tipi di documento, che consentano di scoprire la
falsificazione.
fonti, critica delle Detta anche critica esterna, nella tradizione metodologica
inaugurata da J. Mabillon costituisce una delle operazioni fondamentali compiute
dallo storico. Intesa per lo più in rapporto ai documenti scritti, nei manuali di
metodologia storica, dalla scuola di Tubinga fino alle opere classiche di J.G. Droysen
o di C.V. Langlois e C. Seignobos, viene collocata logicamente fra l' euristica, o
ricerca delle fonti, e la loro interpretazione, detta talora critica interna. Nella critica in
senso stretto si distingue quella volta ad accertare l'autenticità del documento da
quella che ne stabilisce l'attendibilità. Più analiticamente si distingue spesso fra critica
di restituzione e critica di provenienza che, seguendo la trasmissione o "tradizione"
del testo, devono condurre a ricostruire l'originale a partire dalle varie copie e versioni
esistenti. Obiettivo ideale dell'esercizio della critica è quello di scoprire i falsari puri e
semplici e quelle falsificazioni più sottili che consistono nell'interpolazione e
nelplagio. Mentre l'ossessione dei falsari ha prodotto la degenerazione denominata
ipercritica, l'identificazione dell'opera dello storico con la critica e, in sostanza, con la
buona edizione di un testo (tipica della storiografia positivista ed erudita della seconda
metà del XIX secolo) è stata all'origine del profondo ripensamento operato in vario
modo sia dallo storicismo che dai filoni culturali confluiti nella prima serie delle
"Annales".

fonti demografiche napoleoniche Le rilevazioni demografiche compiute negli stati


italiani fino al XVIII secolo risultarono per lo più disorganiche e approssimative nella
raccolta dei dati e con prevalente carattere locale. Fu solo agli inizi del XIX secolo,
con l'occupazione francese di gran parte del territorio italiano, che iniziò una radicale
trasformazione delle strutture statuali che investì anche i metodi di rilevazione. Il
periodo francese fu anche quello del passaggio dalla sfera ecclesiastica a quella civile
della responsabilità della rilevazione degli eventi demografici. Va tuttavia notato che
l'efficacia delle riforme amministrative introdotte dai francesi si manifestò in modo
diverso all'interno degli stati italiani, anche in relazione alla diversa durata delle
nuove amministrazioni. Con l'ordinamento napoleonico si consolidò, comunque,
quella organizzazione dei servizi statistici pubblici che divenne una delle principali
caratteristiche della struttura amministrativa dei paesi moderni. Ciò che distinse
nettamente le rilevazioni del periodo napoleonico dalle precedenti fu la loro
sistematicità e la loro estensione anche ai fenomeni economici e sociali. Da allora il
motivo che indusse a effettuare le rilevazioni non fu più solo, o prevalentemente, di
tipo fiscale o religioso, ma anche direttamente conoscitivo. Tra i provvedimenti più
rilevanti sono da ricordare l'istituzione dei ruoli di popolazione e dei registri di stato
civile. Nel periodo antecedente all'impianto del ruolo generale della popolazione i dati
demografici sulla popolazione furono ancora raccolti dai parroci o da altri funzionari
ecclesiastici e costituirono la base per successivi provvedimenti di riordinamento
territoriale e di formazione delle unità amministrative. In questa ottica assunse rilievo
il decreto dell'8 giugno 1805 che riportò in appendice l'elenco dei comuni in cui era
suddiviso il Regno d'Italia con l'indicazione della rispettiva popolazione. Quest'ultimo
dato fornì la spinta per realizzare un programma di progressiva aggregazione delle
unità territoriali fino a formare delle circoscrizioni che, rimaste quasi invariate nel
tempo, costituiscono in larga parte gli odierni comuni amministrativi. Ma fu
sicuramente il già citato ruolo generale della popolazione, che costituì l'archetipo della
moderna anagrafe, a rappresentare la novità più significativa. La sua documentazione
di impianto, conservata in diversi archivi locali (solo a Milano, però, l'anagrafe fu poi
aggiornata con continuità per tutto il periodo della Restaurazione), costituisce una
delle fonti più significative per la storia della statistica.
fonti letterarie Le fonti narrative interessano lo storico non soltanto per quello che
narrano, ma per il modo in cui lo narrano, in quanto riflettono il modo di pensare del
tempo in cui furono scritte, gli orientamenti culturali, ideali, politici dell'autore e del
suo mondo. Le opere letterarie, più o meno dotte, ne sono un esempio evidente: la
chanson de geste, la Divina commedia, il Decamerone, gli opuscoli polemici che
accompagnano la lotta per le investiture, i pamphlet al tempo della ri voluzione
francese, i romanzi neoclassici o romantici rappresentano la società a loro
contemporanea; scrittori come Goldoni, Balzac, Sthendal, Cechov, Mann, Shaw ne
hanno deliberatamente fatto l'oggetto dei loro lavori. Per lo storico dell'età medievale
interessanti sono le cosiddette leggende storiche, racconti che attribuiscono a
personaggi storici parole e azioni immaginarie, che arricchiscono di particolari
fantastici episodi storicamente avvenuti, che interpretano monumenti, istituzioni,
costumi di vita integrando con la fantasia la deficienza di informazioni. Tra le fonti
narrative dell'età moderna, accanto alla letteratura di tipo memorialistico, vanno
ricordati i diari e i racconti di viaggio. Opere come il Viaggio in Italia di Goethe, o
racconti e ricordi anche meno notevoli da un punto di vista letterario, possono essere
buone testimonianze storiche. Per quel che riguarda poi lo studio del XIX e del XX
secolo le opere letterarie diventano strumenti di primaria importanza. In particolare i
romanzi sono quasi esclusivamente dedicati alla descrizione attenta, meticolosa della
società nelle sue diverse componenti, sotto tutti gli aspetti, in tutte le circostanze
private e pubbliche, negli avvenimenti quotidiani di ogni genere. Fu nell'Ottocento
che si affermò come forma narrativa il romanzo storico, la cui originaria fortuna è
legata all'opera dello scrittore W. Scott. Per le sue caratteristiche intrinseche e per
l'uso che ne venne fatto il romanzo storico assolse a una duplice funzione: da un lato
di evasione dal presente verso epoche, specialmente il Medioevo, per diversi motivi
mitizzate dal romanticismo come momenti ideali della storia umana; dall'altro di
attualizzazione del passato, di utilizzo di episodi e momenti particolarmente
significativi della storia in funzione patriottica.

orale, storiaSettore della moderna storiografia che utilizza sistematicamente le fonti


orali (interviste, testimonianze, storie di vita). L'interesse per questa metodologia
muove dal superamento dei pregiudizi della storiografia del XIX secolo, disposta a
concedere un statuto di scientificità esclusivamente all'uso di fonti scritte, relegando
quelle orali alle "società senza scrittura" (il mondo extraeuropeo da un lato, le classi
popolari dall'altro). Il riferimento ai mondi senza scrittura chiarisce immediatamente
uno dei riferimenti centrali di questo metodo di ricerca: l'interesse per la vita
quotidiana, in particolar modo quella dei settori sociali tradizionalmente esclusi dalla
narrazione storica. La storia orale moderna si sviluppò dapprima negli Usa negli anni
Trenta del Novecento, presentandosi da subito sotto un duplice aspetto: il primo
riduce le fonti orali alle testimonianze di uomini politici importanti, e quindi confina
la storia orale nel campo di quella politica, con un'accentuazione agiografica; il
secondo focalizza invece l'attenzione sull'uso delle fonti orali per ricostruire la vita
quotidiana, in particolar modo delle classi subalterne, puntando quindi a un
superamento della storia politica. Dall'inizio degli anni Settanta la storia orale si
diffuse in Gran Bretagna, in Italia e nel Canada parallelamente alla storia sociale. La
storia orale ha contribuito al profondo rinnovamento della storiografia occidentale
degli anni Settanta soprattutto favorendo il confronto continuo con gli strumenti
propri di altre discipline (la sociologia, l'etnologia, gli studi sul folclore). Questo
importante ruolo di rinnovamento non può però cancellare il rischio insito nell'uso
delle fonti orali: quello di favorire un elegiaco senso di nostalgia nei confronti di un
mondo che scompare con una rapidità impensabile e che il racconto tramandato
ripropone in tutta la sua ambiguità.
L. Passerini (a c. di), Storia orale. Vita quotidiana e cultura materiale delle classi
subalterne, Rosenberg & Sellier, Torino 1978; P. Thompson, The Edwardians. The
Remaking of British Society, Routledge, Londra 1973; P. Joutard, Le voci del passato,
Sei, Torino 1987.

fotografia I tipi di testimonianza offerti dalla tecnica moderna (fotografia,


cinematografia e documentazione sonora) sono per lo storico fonti di notevole
efficacia. L'immagine fotografica fissa un aspetto (fotografie di monumenti
architettonici, di zone archeologiche, di opere d'arte), un istante della realtà (fotografie
di superstiti dei campi di sterminio) e molto spesso mette in grado l'osservatore di
cogliere il passaggio tra un vecchio e un nuovo modo di vivere. La fotografia ha un
ruolo determinante nel sistema dell'informazione e della comunicazione, dal
giornalismo alla pubblicità. Nella lettura delle fotografie lo storico deve porre molta
attenzione: procedere all'identificazione dell'autore o dello studio fotografico da cui è
stata prodotta onde collocarla nel tempo, definirne l'ambito di provenienza e verificare
la sua autenticità. Un fotomontaggio, per esempio, può creare la falsa attestazione di
un fatto mai avvenuto. Per la qualificazione delle fotografie è necessario ricorrere a
quella che si definisce documentazione di corredo: didascalie, indicazioni sull'oggetto
o sull'uso di determinate immagini. Tale materiale è in genere conservato negli archivi
degli studi fotografici. Fotografie, comunque possono trovarsi all'interno di archivi
tradizionali unite ad altri documenti, in archivi specializzati o in archivi privati.

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