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STORIA DEL MONDO CONTEMPORANEO  STORIA DEL 900

DEFINIZIONE DI STORIA: non è solo la disciplina che si chiama “storia”, ma anche la letteratura,
l'arte, ecc… una quantità di discipline presenti nei nostri percorsi scolastici che cominciano con il
termine storia;

Cosa si intende con storia? Due cose fondamentali e diverse e storia


1)intendiamo fatti e avvenimenti del passato, dei quali restano tracce (perché quelli di cui non
restano tracce, non vuol dire che non siano accaduti, ma non abbiamo nessun modo per sapere
che sono accaduti)

2)secondo significato del termine: qualsiasi narrazione di questi fatti avvenuti in passato (fatti di
ordine politico, militare, economico, sociale ma anche culturale, come ad esempio l’invenzione
della stampa a caratteri mobili di Gutemberg)

(quello è un fatto del passato di tipo culturale, non solo culturale anche di storia della tecnologia)

Questa narrazione dei fatti del passato può essere di due tipi:

A) qualsiasi racconto fatto da chiunque di fatti del passato (vedremo che questa è una delle
complicazioni della storia contemporanea e che si riferisce a epoche recenti, tanto che
chiunque, qualsiasi testimone di un fatto può raccontare una versione di quel fatto)

Qual è la differenza tra queste storie (questi racconti sul passato che chiunque può fare) e quello
che fanno gli storici dentro le aule dell’università, a scuola o quando fanno ricerche?

Dovrebbero fare questo racconto in un modo un po' diverso, (non si tratta di un lavoro scientifico)
però comunque un metodo di indagine sul passato, che parte dalle testimonianze, dalle fonti che
si hanno su quel passato e che prova ad andare un po’ oltre rispetto al semplice racconto di un di
un fatto o di un episodio.
con quale obiettivo? Accertare che questi fatti sono veramente accaduti, e soprattutto stabilire le
possibili connessioni tra questi fatti.

Non useremo il termine “cause”, ma cercheremo di stabilire delle connessioni tra i fatti

Cos'è un fatto storico? dipende da cosa io sto studiando e qual è la mia interpretazione
eventualmente di quel processo; ovvero una cosa può essere un fatto storico
(ad esempio: il consumo di carne in Italia, dal secondo dopoguerra a oggi)

Se si trova una notizia di questo genere sul giornale, questa notizia è un fatto storico o può
diventare un fatto storico? Dipende, cioè se io sto facendo una storia dell'alimentazione in Italia,
dal secondo dopoguerra, in avanti e sto studiando (per esempio) l'economia italiana, il modo in cui
funziona la produzione  può essere un fatto storico, però lo devo mettere in relazione con tutta
una serie di altri e di altri fatti, che vado a ricostruire facendo delle ricerche, andando a verificare,
ecc…
Perché studiare storia? Ci sono state nel passato motivazioni diverse per cui si studiava il
correttore, che derivano dal fatto che si vedeva la storia in un certo modo.
“La storia era per gli Antichi maestra di vita” perché?

perché gli antichi avevano un’idea del tempo circolare; siccome nulla cambia e sostanzialmente il
tempo è un cerchio chiuso in cui tutto si può ripetere, allora io imparo dal passato; se imparo dagli
errori del passato, potrò evitare di ripeterli.

Questa idea viene meno a partire dal 700, in particolare dalla fine del 700, quando non si pensa
più che la storia si ripeta, perché succedono una serie di cose e (in particolare le rivoluzioni: la
rivoluzione americana, che porta all’indipendenza coloniale; la rivoluzione francese, e prima c'è un
movimento culturale/intellettuale, l’illuminismo, e settando che cambia la percezione del passato
e anche del futuro)

Quindi cambia l'idea del tempo, la percezione di esso e si pensa che il futuro sarà molto diverso dal
passato e, per quasi tutti, sarà migliore del passato. Quindi non solo ci sarà un cambiamento, e la
storia non si ripete più, ma essa va in una direzione del progresso.

Questa idea, della storia come progresso, entra in crisi; ci sono tanti momenti di crisi: 1)con la
prima guerra mondiale, tutto quel cambiamento, tutta la trasformazione che era frutto della prima
e della seconda rivoluzione industriale, finisce in un conflitto che provoca 10 milioni di morti, tanto
militari quanto i civili; quindi l'idea di un progresso, di una storia che va in una certa direzione
mondo  cambia questa idea del tempo e quindi si comincia a pensare che il progresso sia finito e
che questa nuova relazione con il futuro sia un po' in crisi, però se è in crisi la relazione con il
futuro, è in crisi anche la relazione col passato, in che senso? Nel senso che non si vede più una
direzione della storia, quindi la storia non è più vista come la premessa del futuro di progresso;

la relazione col passato dipende anche dalla nostra visione del futuro, perché il nostro presente (se
ci pensiamo) è la storia che studieranno gil studenti che saranno qua tra 20 anni, per cui se io non
credo più nel futuro, mi entra in crisi anche la relazione col passato, e il problema del nostro
presente è che si tratta di un presente caratterizzato da un andamento incessante o da comunque
abbiamo la percezione che tutto cambi incessantemente, per cui sembrano rotti (in un certo
senso) i vincoli con il futuro, perché non si capisce quale sarà il futuro |

 questa indeterminatezza rispetto al futuro (basta pensare semplicemente alla pandemia che è
scoppiata l'anno scorso: durante il primo lockdown, si è arrivati ad avere centinaia, migliaia di
aerei, parcheggiati nelle piste di atterraggio e ripartenza degli aeroporti, non sapendo più dove
metterli, perché non era mai stato concepita l'idea che ci potessero essere centinaia di aerei fermi,
quando, normalmente, erano sempre in volo)

 imprevedibilità e del nostro presente; in passato non era imprevedibile, però si pensava che
fosse prevedibile;
Quindi, se sembra difficile trovare il nostro presente, molto complesso e indecifrabile, per quanto
riguarda le visioni sul futuro, sarà dunque sempre più difficile trovare senso alla storia, cosa serve
studiarla? Bisogna provare a pensare alla storia in funzione del nostro presente, cioè come uno
strumento.
Noi la studiamo a partire da domande che sono il nostro presente e cerchiamo di usarla per capire
meglio il nostro presente e cercheremo di vedere se nel passato effettivamente come se fosse un
albero il nostro presente e ci sono le radici sotto, di capire se alcune di queste radici hanno a che
fare con quello che succede oggi.

cosa molto importante è quella che è più difficile da capire è il fatto  che la storia si mostra il
carattere aperto delle vicende umane. È la cosa più difficile capire perché? perché sappiamo che è
scoppiata la Prima Guerra Mondiale; e la cosa più difficile da capire, è che poteva non scoppiare la
prima guerra mondiale, e così poteva non andare al potere ridere; è una cosa più difficile, è capire
che i processi storici non sono inevitabili (per esempio, parlando della Prima Guerra Mondiale,
vi è tutta una serie di processi che, in effetti, rendevano molto difficile che non ci fosse nessun
conflitto e di quelle proporzioni)

L'altra parola  il mondo. La storia del mondo, in inglese “World History”, molto praticata nei
campus americani; è una prospettiva sullo studio della storia, che sarebbe uno dei sistemi che
sono stati inventati per rendere interessante lo studio la storia nel mondo contemporaneo.

Il mondo contemporaneo, ci appare straordinariamente interconnesso, dal punto di vista


culturale, dal punto di vista economico e da tantissimi altri punti di vista

Il cambiamento tecnologico e la diffusione delle tecnologie, in campo delle comunicazioni, hanno


connesso il mondo, quindi l'idea di studiare le cose che han connesso il mondo, che tenevano
assieme il mondo anche al di là dei confini degli stati nazionali, anche nel passato, è una delle
strategie e che sono state adottate per studiare il passato, a partire dalle problematiche del
presente (quindi trovare un interesse anche nel passato)

SERGE GRUSINSKY  signore francese, di origine polacca

ha cercato di offrire una prospettiva, agli stoici e allo studio della storia, guardando al mondo
globalizzato;

Esempio: come funzionava il commercio internazionale nell’800. Non è qualcosa di


completamente nuovo, perché studiare le interconnessioni o le relazioni di tipo culturale, e non
culturale, tra le diverse parti del mondo è qualcosa che esisteva già alle origini della storiografia,
quando Erodoto (e Tucidide = due padri fondatori della storiografia) ha utilizzato proprio questa
prospettiva;
Erodoto e Tucidide  sono i padri diciamo fondatori della storiografia, di due grandi filoni di essa:
quella che è più attenta diciamo alla politica, alle istituzioni e quindi pensa che la storia, in un certo
senso, la faccia chi ci governa e chi dirige i paesi, e chi invece come Erodoto ha prestato più
attenzione agli altri quelli culturali e delle relazioni.
Jacques Le Goff: grande storico francese; uno degli storici che invece di studiare la guerra, a lui ha
interessato studiare quello che c'è dentro al frigorifero delle persone.
Noi possiamo pensare che non c’entri assolutamente nulla con la storia ma, in realtà, c'entra
perché dentro al frigorifero delle persone, ci sono, per esempio, dei prodotti che ci dicono
qualcosa di come funziona il commercio in quei paesi (al passato)
E cosa voleva dire questo storico? Che dentro il frigorifero delle persone ci possono essere tante
cose interessanti per la storia, ma per la storia di che cosa? Della vita delle persone, che è una
parte della storia!

La penultima parola: STORIOGRAFIA

Abbiamo detto che storia ha due significati: sono i fatti accaduti nel passato e quelle con tracce, ed
e sono i racconti di questi fatti che sono di due tipi: sono i racconti non professionali (quelli non
fatti dagli storici, ma fatti da persone che si recano negli archivi per trovare informazione, studiare
le fonti di quello che a loro interessa) e i racconti professionali (quelli fatti dagli storici)

Perché la storia non può mai essere separata dalla storiografia? Perché, nel momento in cui io
cerco di raccontare una storia, sto (in un certo senso) facendo storiografia, anche se non la faccio
professionalmente. Se non storiografia, sto facendo un racconto sul passato e in questo senso si
può dire che i fatti non esistono fino a quando qualcuno non li racconta;
!!! però attenzione non è che infatti non esistono  stiamo arrivando a dire che, in un certo senso,
i fatti non esistono fino a quando qualcuno non li racconta e non stabilisce delle relazioni dai fatti
che le permettono di dare un senso a quei fatti, un senso nella prospettiva di tale persona, a
partire dalle domande di quella persona!

Ad esempio  il consumo della carne in Italia, non ha un senso, se io sto studiando la seconda
guerra mondiale; se sto studiando la seconda guerra mondiale dal punto di vista militare, il
consumo di carne in Italia nel 1943, non è rilevante; MA se sto studiando la storia della seconda
guerra mondiale, dal punto di vista di come le persone vivevano durante la seconda guerra
mondiale, mi diventa rilevante (se scopro che, per esempio, che le persone avevano a disposizione
invece che 2000 calorie al giorno, che sarebbero quelle necessarie, ne avevano 500, questo fatto
mi diventa rilevante per capire le conseguenze del conflitto nella vita delle persone)

storiografia  “mostra come i fatti sono poco oggettivi, passibili di diverse interpretazioni, poco
esplicativi fuori dalla sequenza in cui lo storico li seleziona e li organizza”

Questo non vuol dire che qualsiasi racconto e qualsiasi interpretazione del passato è legittima (nel
senso che io posso dire quello che voglio sul passato) però devo poterlo sostenere sulla base delle
tracce e delle fonti del passato. Se io faccio un'affermazione sul passato, che non è confermata da
nessuna fonte, bisognerebbe andare ad accertare se, in questo caso, i fatti sono veramente
accaduti e stabilire poi delle connessioni plausibili.

Quali sono le connessioni plausibili? Dipende dalla capacità dello storico di creare queste
connessioni a partire dal rintracciare i documenti, eccetera, eccetera e anche dall'intuizione delle
possibili relazioni tra i diversi fatti, che costruiscano un senso e una interpretazione.

Il punto chiave è sempre avere delle domande, con cui la persona vada in archivio perché, a
seconda delle domande che la persona ha, essa costruirà poi un determinato tipo di relazioni;
(Ad esempio, se la mia domanda è: “L'esercito italiano era ben armato o mal armato?” magari
potrò usare una delle lettere di soldati italiani che combattevano in Grecia e che scrivevano a casa
e, quella lettera mi diventerà una fonte che mi permette di dire che l’esercito italiano era mal
armato, e ovviamente dovrò avere altre testimonianze)
Prendiamo con la stessa lettera: un soldato italiano che scrive a casa dalla Grecia e se io vado in
archivio con domanda: “Quali erano i livelli di alfabetizzazione di un soldato italiano, che veniva
dalle classi popolari, durante la seconda guerra mondiale?”

In questo caso, la lettera mi interesserà se il soldato, per esempio, scrive “ho” con l'h o senza h;

 e quindi, quella stessa lettera, che stava in archivio, mi diventa una fonte per un certo tipo di
storia, se ho un certo tipo di domanda;

Quella lettera, in sé, è una fonte? Dipende da cosa sto cercando, dipende da quali sono le
domande; senza di esse, quella fonte non dice niente!

Ultima parola: CONTEMPORANEO  storia del 900; e

La Prima Guerra Mondiale quando comincia? Comincia nel 1914

La Storia Contemporanea è più vicina a noi nel tempo e quindi il racconto “professionale” degli
storici sul contemporaneo, si mescola con i ricordi delle persone, dei testimoni;
Quindi, una delle problematiche della storia contemporanea è che abbiamo tantissime fonti di
tanti tipi, le quali complicano quindi la selezione e l'organizzazione attorno a delle domande
(quindi il tentativo di cercare un organizzazione e un’interpretazione del passato)
 la sovrabbondanza di fonti

Frase di un grande storico e filosofo italiano, che si chiamava Benedetto Croce “Tutta la storia è
storia contemporanea”
 Benedetto croce voleva farci riflettere cioè sull’intreccio tra il presente e il passato, in
particolare sul lavoro dello storico che interroga le fonti e il passato, a partire dalle domande,
quindi a partire da dove siamo oggi noi, che studiamo il passato.
Non ci possiamo spogliare del nostro presente e studiare il passato, prescindendo da quello che
sta accadendo, perché tante delle nostre domande, il fatto che andiamo a cercare determinate
cose nel passato, nelle fonti e non altre, che facciamo una determinata ricerca e non un’altra,
dipende dal tempo in cui siamo situati, perché quelle stesse domande non esisterebbero se non ci
fosse una determinata problematica nel nostro presente.

Durante gli ultimi anni della 1°Guerra Mondiale, a causa della penuria alimentare e di una
situazione economica molto difficile, scoppia l'epidemia della spagnola, un'epidemia fuori
controllo, che colpisce tutta l'Europa che viene denominata “epidemia spagnola”;

Perché vengono mostrati gli articoli e le immagini dell’epidemia spagnola? Perché, nel momento in
cui è scoppiata una pandemia, siamo andati a vedere nel passato cosa era stato fatto durante le
diverse pandemie  quindi, siamo andati a interrogare il periodo della prima guerra mondiale che
normalmente si studia (si tratta di un esempio banale di come si va a porre diverse domande al
passato, nel momento in cui il nostro presente ci detta quelle stesse domande)
Ultimo discorso: è quello delle periodizzazioni;

La prima guerra mondiale è l'inizio della storia contemporanea? È l'inizio della storia del 900? Un
grande storico inglese, che si chiamava Eric Hobsbawn ha scritto un libro molto noto “Il secolo
breve”, che è una storia del 900 e che comincia nel 1917, con lo scoppio della rivoluzione russa, e
perché? Perché nell’interpretazione di Hobsbawn il senso del 900, quindi il senso della
contemporaneità, era dato dalla Rivoluzione Russa e dai suoi effetti.

 questo vuol dire che sono possibili diversi inizi della contemporaneità o del 900, a seconda
dell'interpretazione dello storico e di quello che quest’ultimo deve argomentare e sostenere, sulla
base e appunto delle sue ricerche.

Ovvero, per dire che la storia contemporanea comincia con la prima guerra mondiale o
cominciamo la rivoluzione russa, devo cercare di dimostrare che, effettivamente, quell’evento è
l'inizio di qualcosa di nuovo;

Secondo Hobsbawn, la rivoluzione russa è l'inizio di un mondo nuovo, perché tutto il mondo
successivo alla rivoluzione russa sarà condizionato, non solo in occidente, da quello che era
successo in Russia, e vedremo che in tutta Europa, dopo la rivoluzione del 1917 (la rivoluzione
d'ottobre) comincia a circolare una frase: fare come in Russia e non solo in Europa ma, in tutto il in
Asia, in America Latina, in Africa  sorgeranno movimenti di ispirazione marxista, che volevano
fare la rivoluzione come in Russia e, la seconda metà del 900, sarà caratterizzata dalla guerra
fredda, cioè dallo scontro tra il mondo comunista (quello che faceva riferimento all’unione
sovietica, nata dalla rivoluzione russa) e il mondo occidentale;

Parlando di periodizzazioni, ad esempio  in Polonia, la periodizzazione della storia


contemporanea, sarà diversa da quella che c’è in Italia.

Tempo fa, in Italia, c'era una materia che si chiamava “storia del Risorgimento” ed essa è la storia
del processo di unificazione nazionale.
La Polonia è stata divisa e spartita durante diverse fasi della sua storia e, sicuramente, la
periodizzazione della storia della Polonia, sarà diversa da quella della storia italiana.
Quindi anche le periodizzazioni sono dei punti di vista che, nel caso dello studio la storia, ogni
stato ha organizzato lo studio della storia da un punto di vista nazionale.
La storia è stata a lungo la giustificazione stessa della nazione: la sua principale finalità era
sostenere il racconto.

Per “contemporaneo” intendiamo il mondo in cui già ci vengono dati i comportamenti e linguaggi
che formano il nostro modo di vivere, quindi possiamo domandarci: “Quand'è che comincia
questo mondo? Quand'è che comincia la contemporaneità?”

Tempo fa la contemporaneità cominciava con la Rivoluzione Francese.


E perché di nuovo queste diverse interpretazioni? Dipende da cosa noi andiamo a osservare e
diciamo che, le due grandi interpretazioni riguardanti l’inizio della contemporaneità (cioè quando
comincia il nostro mondo) ci sono due tipologie di periodizzazioni: 1) quelle tradizionali sono
periodizzazioni lunghe; quindi, si tende a far risalire molto indietro l’inizio della contemporaneità,
in particolare a due eventi: la rivoluzione industriale o la rivoluzione francese, e ci sono invece
2)periodizzazioni corte, che puntano piuttosto sugli ultimi 50 anni e sono interpretazioni possibili.

Abbiamo detto che, tempo fa, la contemporaneità cominciava con la fine della Rivoluzione
Francese  Perché? Qual era la motivazione alla base di questa periodizzazione’
Il fatto che, con la Rivoluzione Francese, nascono una serie di idee (da quella di cittadinanza, poi la
democrazia, a quella dello Stato nazione) che poi segnano una stagione che è ancora la nostra,
perché l'idea di cittadinanza nasce durante la rivoluzione francese (e, in quel senso, le idee della
rivoluzione francese sono contemporanee a noi, perché sono valide ancora per noi)

Lo stesso si può dire, con grande fondamento, della rivoluzione industriale, come inizio della
contemporaneità  che ci sia una struttura molto grande tra tutto quello che c'è prima della
rivoluzione industriale, e tutto quello che c'é (sapendo che la rivoluzione industriale è un processo
che dura decenn)

Questo studioso, che si chiama Douglas North, ha immaginato un aneddoto: di trasportare con la
macchina del tempo, un contadino della Grecia antica (della Grecia di Erodoto) nel mondo
europeo, nella campagna (mettiamo della Sardegna) prima della rivoluzione industriale, quindi nel
1600. Secondo North, questo contadino non si sarebbe trovato tanto spiazzato, catapultato in
avanti di quasi 2000 anni, e perché non si sarebbe trovato spiazzato? Perché nel mondo
Pre industriale, cioè come si viveva nelle campagne del 1600 e quanto si viveva, quindi
l'aspettativa di vita, non era aumentata tanto rispetto quasi 2000 anni prima. Se questo contadino
l'avessimo messo nell’Inghilterra, a Birmingham, dopo la rivoluzione industriale, quest’ultimo non
sarebbe più riuscito a capirci niente, perché il modo di vita della società industriale, organizzato in
una fabbrica, in un certo tipo di lavoro, e completamente diverso dal mondo preindustriale.

In questo senso, quello che succede dalla rivoluzione industriale in avanti, è la nostra
contemporaneità, perché ha trasformato i modi di vita;

Inoltre, ci sono paesi in cui la rivoluzione industriale non c'è stata, e che quindi sono rimasti a una
vita preindustriale, caratterizzata da dei ritmi e da tutta una serie di elementi di vita,
profondamente diversi da quelli della vita industriale;
Ad esempio, ancora adesso, se noi andiamo a vedere i parametri dell’aspettativa di vita dei paesi
che non hanno conosciuto la rivoluzione industriale  sono completamente diverse;

In Italia, c'è un’aspettativa di vita di 85 anni delle donne, e di 82/83 per gli uomini;
in Africa, l'aspettativa di vita (in tanti paesi dell'africa subsahariana) non supera i 50 anni

 Questa profonda trasformazione della demografia è uno degli effetti della rivoluzione
industriale, perché la rivoluzione industriale ha permesso di produrre molto di più, quindi di
sfamare molta più gente;
Altre possibili periodizzazioni nel corso del 900: vi sono tutti possibili processi che si danno nel
corso del ‘900 e che ci parlano della contemporaneità;
Non ci sono fratture nette nella storia (cioè non è che nel 1914 finisce un mondo e ne comincia un
altro) ma, da quale punto di vista? Dal punto di vista delle persone!
Importante: i cambiamenti si danno sempre diluiti nel tempo. Ovvero, se noi guardiamo alle
trasformazioni, dal punto di vista dei costumi, del modo di pensare delle persone, la storia va
molto lenta, ma non solo  spesso anche si hanno dei ritorni all'indietro;

Ulteriore complicazione: è data dal fatto che non c'è propriamente una sola contemporaneità;
 scoppia la Prima Guerra Mondiale e, dal punto di vista militare, cambia tutto.
Con questa guerra viene sconvolto il mondo però, tutta una serie di altre cose, non cambiano.

La quotidianità delle persone, in un certo senso, per molti, anche nel ‘900, resta fuori da questo
tipo di avvenimenti, non solo perché tante persone non si interessano di cosa succede nella vita
pubblica!

 Quindi coesistenza di tempi storici diversi: la quotidianità delle persone che non cambia, anche
sotto lo strato superficiale e come se  immagine delle onde del mare e, sotto, il mare che è
completamente calmo.
Abbiamo le onde, che sono gli eventi che noi studiamo nel manuale, ma ricordiamoci sempre che
sotto c’è il mare profondo, e in quel mare profondo, magari c’è un moto ondoso sotterraneo, però
è comunque molto più lento; in cambiamenti sono molto più lenti.

“Diverse contemporaneità” o “diversi modi di vivere nella contemporaneità”

 questo è un ulteriore complicazione.


Che cosa vuol dire “diverse contemporaneità” o “diversi modi di vivere nella contemporaneità”?

Vuol dire che, il permanere della contemporaneità, di residui di comportamento, modi di pensare
che noi potremmo pensare legati in passato, li troviamo si in persone che usano le tecnologie più
avanzate, che però sono anche in un'altra epoca (l'epoca della superstizione)

Un concetto che si può anche spiegare in un altro modo, il fatto che anche il concetto della
modernizzazione, quindi che fino agli anni ‘60 si credeva che le persone, con l’avvento della
rivoluzione industriale si emancipavano completamente da queste visioni, ma anche dal rapporto
con la tradizione, dal rapporto con la religione e, si è dimostrato invece che non è esattamente
così.
 il percorso è frammentato; quindi, tutta una serie di concetti vanno problematizzati; lo stesso
concetto di modernizzazione, l'idea che noi contemporanei che siamo molto moderni, va un po'
articolata e resa più complessa.

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