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STORIA CONTEMPORANEA - I

Di cosa parliamo oggi?


Oggi cercheremo di sviluppare due temi principali. Cercheremo di capire cos’è la
storia contemporanea, cosa intendiamo quando parliamo di storia contemporanea e
quando inizia soprattutto; poi cercheremo di capire gli orizzonti spaziali e come è
cambiata nel corso del tempo.

Secondo un celebre aforisma (=motto) di Benedetto Croce, che era un intellettuale


italiano vissuto durante i fascismo (inizio ‘900), si dice che ogni storia è storia
contemporanea perché per quanto siano lontani i fatti di cui si occupa la storia essa è
sempre legata ai bisogni della situazione presente (in altre parole → ogni storia è
storia contemporanea perché la storia nasce dai dubbi e dagli interrogativi che
nascono nel presente nel quale vive lo storico stesso → è naturale guardare al passato
con la sensibilità del presente); tuttavia è necessario fare una distinzione e avere
consapevolezza della differenza tra ciò che appartiene a noi e al nostro tempo che va
ad ispirare per certi versi il nostro giudizio sul passato e ciò che è il passato stesso.
Cosa si intende con questo che è appena stato detto? Si intende dire che attualizzare il
passato è un’operazione scorretta che porta all’anacronismo.

Cosa si intende con anacronismo?


Si intende andare a collocare dei fatti storici in un’epoca sbagliata, o andiamo ad
attribuire a dell’epoca storiche problemi che appartengono ad un altro periodo
(es. parlare di nazioni durante l’epoca moderna: come vedremo lo stato nazione anche
il nazionalismo si diffonde nel corso dell’800 quindi parlare dell’esistenza di nazione
nel corso del ‘500 o ‘600 è anacronismo; es parlare di borghesia prima della
rivoluzione industriale)
Dobbiamo distinguere il fatto che la storia è sempre sollecitata dal presente, da
domande legate al presente, inoltre dobbiamo evitare che il nostro sguardo vada a
deformare quella che era la realtà fissata.
Noi possiamo dire che sempre lo storico che si occupa di storia antica, moderna,
medievale, contemporanea guarda sempre al passato con lo sguardo e l’animo dei
contemporanei.

Cosa è quindi la storia contemporanea se tutte le storie comunque nascono da delle


domande e sono situate nell’epoca contemporanea?
La storia contemporanea per definizione si occupa del tempo presente però
l’espressione “storia contemporanea” può essere considerata come un ossimoro.

Perché parlare di storia contemporanea è un ossimoro?


Perché se noi parliamo di contemporaneo non ci riferiamo ad una cosa passata e
se parliamo di storia non è una cosa contemporanea.
Definizione storia contemporanea, perché nasce la storia contemporanea e qual è il
punto che noi andiamo ad identificare come inizio della storia contemporanea.
La definizione di storia contemporanea per certi versi è una definizione residuale,
cioè è la storia che si è fatta e si fa dopo che è finita la storia moderna.

La storiografia da tempo ha definitivo le tre partizioni classiche della storia:


1. Epoca antica → va dalla civiltà egizia fino alla caduta dell’Impero Romano
d’Occidente (476 d.C.)
2. Medioevo → va dal 476 d.C. fino all’epoca delle esplorazioni geografiche
(1492)
3. Epoca moderna→ va dall’epoca delle esplorazioni geografiche a fine del XV
secolo (1492) e finisce con l’inizio della storia contemporanea (1789,
Rivoluzione francese)

[Di fatto l’età contemporanea è quell’epoca residuale che coinvolge, per certi versi,
tempi attuali e che si colloca alla fine dell’epoca moderna, perché chiaramente era
impossibile pensare che noi nella nostra attualità continuassimo a vivere e a
condividere alcuni elementi di quella che era l’epoca moderna iniziata nel 1492 con
la scoperta delle Americhe.]

Per certi versi l’epoca contemporanea descrive e discute quelli che sono i problemi,
le radici e le premesse del presente.
Ma se noi vediamo l’epoca contemporanea come l’epoca del tempo presente allora
quando inizia?

Quali sono i confini cronologici (periodizzazione) di un’epoca che fa riferimento alla


nostra attualità?
Gli storici sono molto divisi fra loro; se noi intendiamo la storia contemporanea come
l’epoca presente per alcuni storici essa inizia nel 2001 con il crollo delle torri
gemelle. Secondo altri l’epoca contemporanea nasce nel 1945, dopo la fine della
Seconda guerra Mondiale; per altri al 1885 con il Congresso di Berlino, per altri
addirittura la primavera dei popoli o la Rivoluzione francese.
La storia contemporanea per noi inizia con la Rivoluzione francese nel 1789.

Cosa si intende con periodizzazione?


Significa suddividere il tempo e delineare per certi versi anche il susseguirsi di
diverse epoche ma soprattutto si tratta di attribuire a questi archi di tempo un
significato completamente diverso.

Il problema della periodizzazione non riguarda solo la storia contemporanea, anche


per altre fasi storiche l’inizio e la fine sono elementi fissati in modo ingiustificato e
prendono come punto di inizio fine degli elementi scelti a posteriori.
[Ad esempio, se facciamo riferimento all’epoca antica l’Impero romano d’Occidente
era in crisi già prima del 476 d.C. mentre l’Impero romano d’Oriente sopravvisse ben
più a lungo del 476 d.C.; allo stesso modo il medioevo non finì appena Cristoforo
Colombo toccò il suolo delle Americhe essendo noto che per certi versi il declino del
medioevo era già iniziato prima, ma per altri versi alcuni degli elementi dell’epoca
medievale rimasero in vigore anche in seguito].

Di fatto quello di cui bisogna a essere consapevoli è che nessuna epoca storica è
composta da elementi che possiamo considerare omogenei (es. se rimaniamo all’età
antica, fra l’età dei faraoni e quella augustea della Roma classica ci sono molte
differenze, anche se si parla di epoca antica; es. alto medioevo prima dell’anno 1000
oppure se si parla di 1200 o 1300 d.C. le condizioni di vita erano diverse).

Perciò ogni periodizzazione, quindi, è convenzionale e strumentale; non esiste mai


una linea di confine netta tra un’epoca e un’altra e ciascun blocco periodico, per
certi versi, racchiude al suo interno elementi disomogenei.
Il problema della periodizzazione ha sempre caratterizzato il mestiere dello storico,
tanto che gli storici si sono sempre chiesti quali siano le periodizzazioni che possono
essere utilizzate.

Per esempio, alla fine del ‘700 si cominciò a utilizzare il concetto di secolo come
portatore di emblema cdi una connotazione epocale (es. si diceva che certe persone
vivevano nella civiltà del ‘700; inoltre si comincio a dire che l’800 era il secolo
borghese, oppure il secolo delle nazioni, oppure del progresso).

Nessuna legge della storia impone che il primo anno di ogni secolo coincida con
alcuni elementi critici dell’evoluzione umana e dei cambiamenti rispetto all’anno
precedente.
In latino, ad esempio, il termine secolo ricava di più un’epoca piuttosto che un
intervallo di cento anni.
Quando gli storici parlano di partizioni riguardo i secoli, si riferiscono in realtà a
secoli che hanno una durata variabile, infatti: per epoca contemporanea che va a
ricoprire l’800 e il ‘900 gli storici in realtà parlano di “lungo ‘800”, cioè l’800
secondo gli storici non si conclude con il 1900, perché di fatto era difficile per gli
storici vedere un passaggio drastico tra 1899 e 1900.
Gli storici, infatti, considerano che il “lungo ‘800” nasca con la rivoluzione francese
nel 1789 e finisca nel 1914 con l’inizio della Prima guerra Mondiale.
Di conseguenza quello che viene dopo, cioè il ‘900, inizia con lo scoppio della prima
guerra mondiale, e per questo alcuni storici, nella definizione soprattutto di Eric
Hobsbawm, parlano di “secolo breve”.
Di fatto la storia contemporanea si va a dividere in un “lungo 800” e in un “secolo
breve”.

Questo ci dice che le partizioni secolari che non sono adattate e non hanno un
significato preciso hanno pochissimo senso, anche se in alcuni casi, queste partizioni
arbitrarie, come quelle dei secoli e dei millenni, hanno una rilevanza storica.
Perché si dice che le partizioni millenarie hanno una rilevanza storica?
Nel passaggio all’anno 1000 si erano creati una serie di movimenti millenaristici
che temevano la fine del mondo; allo stesso modo quando è iniziato l’anno 2000 si
era creato il cosiddetto millenium-bug e si temeva che tutti i sistemi tecnologici
sarebbero andati i default e avrebbero creato un caos informatico.
Quindi dobbiamo considerare che dal punto di vista degli storici i secoli come
periodo di 100, raramente possono avere un significato pregnante; tuttavia, dobbiamo
considerare che i passaggi di secoli e millenni sono eventi che hanno un significato
tra le persone che vivono in quel contesto specifico.

Quindi le periodizzazioni, le partizioni e le divisioni del tempo sono significative


solamente quando gli storici vanno ad attribuirci un significato a queste fasi; quindi,
la partizione e la divisione del passato è un’operazione che costituisce un passaggio
fondamentale nel tentativo di comprendere, studiare e spiegare la storia.
Quindi questo, per concludere, è il modo in cu gli storici cercano di dare un senso al
fluire degli eventi; si tratta cioè di andare ad individuare quelli che sono i caratteri
che distinguono un’epoca storica da un’altra.

Trattandosi però di un’operazione arbitraria e convenzionale dobbiamo tenere in


considerazione che si basa sempre su un punto di vista che può essere sempre
contraddetto nel momento in cui un altro storico va ad abbracciare un altro
punto di vista.

Le caratteristiche centrali di ogni periodizzazione sono che essa è:


- schematica: perché non sempre un evento inizia o termina in un momento o
anno specifico;
- convenzionale: perché le date individuate come inizio e fine di un’epoca hanno
un valore simbolico e vanno a semplificare dei processi che sono molto più
complicati e spesso non sono lineari;
- arbitraria: perché è un’operazione soggettiva che è compiuta dagli studiosi in
base al punto di vista e gli interessi dello studioso stesso.
Però la periodizzazione è anche significativa perché la storia cerca di dare un ordine
e senso al passato.

Quali sono quindi le novità che hanno caratterizzato l’epoca contemporanea, quali
eventi segnano l’inizio?
Noi dobbiamo considerare che nel momento in cui vengono scelti degli eventi
periodizzanti ci sono due tipologie di eventi periodizzanti: da un lato degli eventi
che sono facilmente percepibili nella loro individualità perché segnano in modo
immediato il vissuto delle persone (es. guerra o rivoluzione→ grandi cambiamenti
che sono percepiti come tali anche dalle stesse persone che vivevano in quel
contesto); altri eventi però non sono identificabili nel tempo ed è difficili trovare
un prima e un dopo ma possono determinare grandi cambiamenti (es. scoperte
scientifiche e tecnologiche→ trasporto ferroviario ha cambiato il mondo, ma il giorno
dopo che fu usata la prima locomotiva non cambiò nulla).

È più facile quindi andare a costruire delle periodizzazioni basandosi sulla prima
tipologia di eventi perché cominciano con una frattura e di fatto vengono usati in
modo più facile per spiegare i grandi cambiamenti.

Nella storia contemporanea chiaramente l’evento rottura è costituito dalla


rivoluzione francese, tantoché andò a proclamare e definire tutto quello che era
esistito prima del 1789 come “ancien régime” (= termine utilizzato dai rivoluzionari
francesi per riferirsi al sistema di governo che aveva preceduto la rivoluzione), quindi
l’idea di frattura era ben evidente anche ai contemporanei.
Di fatto questo è un evento importante perché le idee che si affermarono dopo il 1789
divennero dominanti nella sfera pubblica (es. sovranità popolare, diritti dell’uomo,
decisioni basate su un sistema costituzionale e rappresentativo) si andarono a
diffondere tanto da diventare un punto di riferimento nei sistemi politici anche attuali;
la modalità di fare politica che si andò a sviluppare con la rivoluzione francese è il
modo di fare politica oggi.

Ogni periodizzazione è arbitraria perché viene scelto solamente un punto di vista,


ma se noi invece ampliamo lo sguardo dall’aspetto politico legato alla rivoluzione
francese e facciamo riferimento ad un contesto più ampio, per esempio il contesto
legato alla società e all’economia, le trasformazioni che hanno sancito l’inizio
dell’età contemporanea fanno parte della seconda tipologia di eventi, perché non si
verificò nessuna frattura, ma solamente un processo; questo viene identificato con i
fenomeni economici e scoiali legati alle rivoluzioni industriali.

Le rivoluzioni industriali, di cui la prima viene collocata tra il 1760 e il 1830, quando
ci furono le prime scoperte come quelle tecnologiche legate al settore tessile o la
macchina a vapore, allora nessuno ebbe la percezione che una nuova epoca fosse
iniziata, ma le trasformazioni furono identificate come tale solamente in un momento
successivo quando avevano raggiunto un determinato livello di diffusione e sviluppo.
Nessuno nega che questo ha stravolto le modalità di produzione, introducendo il
sistema capitalistico ed industriale, e allo stesso modo sono andate a cambiare la
composizione sociale e la modalità di vita delle persone (es. sistema di fabbrica,
urbanizzazione, nascita classi sociale). In questo caso però non è possibile
individuare una data specifica.

Se noi andiamo a scegliere questa doppia periodizzazione che tenga assieme elementi
politici con economici e sociali possiamo dice che il momento di passaggio tra il
mondo moderno e quello contemporaneo è una lunga fase di transizione che va
grossomodo dalla fine del XVIII secolo fino ad oggi.
Quali sono gli eventi che vanno a determinare l’inizio dell’epoca contemporanea?
Sul piano politico la rivoluzione francese con il cambiamento di governo che
rispecchia quella che è l’attuale politica, mentre dal punto di vista sociale ed
economico la rivoluzione industriale tramite il rinnovamento del sistema di fabbrica
e l’utilizzo del nuovo sistema economico capitalistico.
Tutti questi elementi hanno comunque un punto di vista eurocentrico.

Definizione inizio epoca contemporanea elaborata nel 2022 dalla società degli storici
contemporaneisti italiani e che è stata accettata dall’università della ricerca:
Gruppo disciplinare Storia Contemporanea comprende l’attività scientifica e
didattico–formativa in tutti i campi che riguardano la storia del periodo che va dalle
grandi trasformazioni e rivoluzioni politiche, economiche, sociali e culturali, in
senso lato, del tardo XVIII secolo al tempo presente.

Parlare di 1815 vuol dire portare l’attenzione al congresso di Vienna e quindi il


momento in cui quelle che erano allora le grandi potenze dell’Europa hanno deciso
di spartirsi i territori.

La rivoluzione francese viene identificata come l’evento che da avvio alla storia
contemporanea in Francia, come Italia e Germania, perché il dominio francese
andò ad introdurre una serie di novità dal punto di vista politico e soprattutto andò a
favorire la diffusione del nazionalismo che andarono ad incidere anche la storia
nazionale di questi due paesi.

In Inghilterra la rivoluzione francese non rappresenta un evento teorizzante, perché


già nel corso del ‘600 c’era un ordinamento parlamentare. Fu nel corso del ‘600, tra il
1688 e il 1689 con la rivoluzione inglese, quando avvenne un cambiamento di
regime, che avvenne in modo pacifico, e andò ad introdurre una visione alternativa al
cambiamento politico che invece in Francia e altri paesi d’Europa venne introdotto
dalla rivoluzione francese.
Le cesure della periodizzazione hanno caratteristiche che sono legate strettamente ai
caratteri delle realtà storiche che studieremo e questo si riflette anche nel modo in
cui vengono chiamate le epoche stesse.

[Per esempio, nella cultura storica inglese o americana la categoria della storia
moderna viene utilizzata per definire il periodo che va fino alla guerra fredda (1947).
Questo vuol dire che nel mondo anglosassone non si parla di “contemporary
history” per parlare del periodo tra ‘800 e ‘900 ma si parla di “modern history” e la
differenza sta che nel periodo dal XV secolo al XVIII secolo parlano di “early
modern history”; quindi continuano ad attribuire la categoria di moderno a quella
che è la nostra storia contemporanea e quella che è la nostra storia moderna la
chiamano “early modern history”.]
Anche nella tradizione stereografica tedesca le nozioni storiche si basano su alcune
gradazioni dell’aggettivo “neu” (=nuovo) che viene combinato con “zeit” (=tempo),
cioè l’epoca moderna in Germania si chiama “neu zeit” e l’epoca contemporanea si
chiama “noiest zeit” (=periodo più nuovo), quindi quando si parla di storia
contemporanea un altro concetto, oltre all’arbitrarietà, da considerare è il rapporto
con gli elementi della modernità.

Quando, in Italia, si cominciò a fare storia dell’epoca contemporanea?


Quando nacque come settore autonomo di studi?
Tra la fine dell’800 e inizio del ‘900 furono triplicati alcuni manuali che
cominciarono a parlare di storia contemporanea dell’Italia, che nacque
strettamente legata al Risorgimento e quando vennero pubblicata i primi manuali di
storia contemporanea si pensava che essa coincidesse con la storia del movimento
nazional-patriottico italiano; fu appunto negli anni 30 che la storia del risorgimento
andò ad assumere uno statuto disciplinare con le prime cattedre universitarie dedicate
alla storia del risorgimento.
Inizialmente non c’era un nome specifico per identificare la storia contemporanea in
Italia, ma si parlava di storia di risorgimento che andava a seguire l’epoca moderna
che andava a finire con la rivoluzione francese. Solamente nel 1950 si cominciò a
parlare, anche del punto di vista universitario e non solo nei manuali, di storia
contemporanea.
Nel 1961 venne introdotta in Italia la prima cattedra di storia contemporanea,
attribuita a Giovanni Spadolini.
[La prima donna che ha ricoperto una cattedra in Italia di storia contemporanea è
stata negli anni 90.]

Quali sono le caratteristiche dell’epoca contemporanea?


Se noi abbiamo scelto come simboli di rottura la rivoluzione francese e quella
industriale vuol dire che cerchiamo di attribuire all’epoca contemporanea alcuni
elementi particolari, che ci permettono di riconoscerla come differente da altre
epoche.
Le caratteristiche peculiari dell’età contemporanea sono:
- industrializzazione
- società di massa
- mondializzazione
- interconnessione fra le diverse parti del pianeta
- affermazione dell’idea di nazione degli stati nazionali

Tutti questi processi sono il prodotto di fenomeni più antichi (processi culturali,
politici, economici, sociali e geopolitici) che durante l’epoca contemporanea hanno
seguito un’accelerazione tale da generare dei fenomeni nuovi e diversi dal passato,
sia dal punto di vista qualitativo che quantitativo.
Un’altra delle caratteristiche dell’epoca contemporanea è l’accelerazione del tempo e
riduzione dello spazio.
Attualmente queste caratteristiche sono ancora parte della nostra società e del nostro
presente?
All’indomani della caduta della caduta del muro e quindi la fine della guerra fredda e
dell’Unione Sovietica, si era andata a diffondere l’idea della fine della storia che era
caratterizzata cioè della vittoria del modello di vita occidentale e dalla vittoria
dell’economia di mercato, con il contemporaneo abbandono dei grandi conflitti
teologici che avevano caratterizzato il ’900.
La storia possiamo dire che, tragicamente, si è presa dalle vinci su questa
interpretazione perché gli anni che sono seguiti alla fine della guerra fredda sono stati
caratterizzati da una crescente instabilità nazionale e sono culminati in una crisi
economica.
Queste tendenze di fatto sono state complicate dal forzamento del processo di
globalizzazione che ha investito tutti gli aspetti della vita umana e lo sviluppo, ad
esempio, dell’automazione o dell’intelligenza artificiale, che per certi aspetti è una
vera e propria rivoluzione che si è diffusa in tutto il mondo e ha fatto mettere
addirittura in discussione il lavoro umano, per certi versi è strettamente collegata a
quelle che sono le trasformazioni dal punto di vista tecnologico, economico e sociale
che sono partite con la rivoluzione industriale.

Allo stesso modo se noi pensiamo a quello che è il rilievo dell’interconnessione della
mondializzazione anche attraverso la diffusione della rete internet quale possiamo
acquisire le informazioni in ogni parte del pianeta in pochi secondi e questo è
possibile e ha potenziato l’esistenza di una società di massa strettamente connessa.
(es. guerra in Ucraina, attentati terroristici del 7 ottobre).
[molti conflitti vanno a mettere in discussione i confini territoriali nelle varie
nazioni].

Quali sono gli elementi che vanno a caratterizzare questi conflitti recentissimi?
Sono ancora legati alle idee della nazione dello stato nazione: si tratta di conflitti che
continuano a mettere in discussione in confini territoriali e l’esistenza di stati-nazione
(Ucraina di cui Putin ha dubitato, ma anche l’esistenza di una nazione palestinese e
l’esistenza di una nazione israeliana), si tratta quindi degli stessi temi legati
all’esistenza degli stati nazione che hanno cominciato a caratterizzare l’epoca
contemporanea.
Quelli che sono gli elementi che hanno caratterizzato l’epoca contemporanea sono
elementi che continuano a caratterizzare il nostro mondo, e andare a capirne le origini
e le modalità è uno dei compiti dello storico.

Quali sono le caratteristiche dal punto di vista spaziale dell’età contemporanea?


Il nostro pianeta chiaramente non è cambiato durante quest’epoca, quello che è
cambiato è sia la conoscenza del pianeta sia l’interconnessione e i legami che
esistevano nei diversi paesi.
[Ad esempio, nell’epoca medievale non si sapeva che l’America esistesse, come nella
stessa epoca l’Africa non aveva nessuna rilevanza dal punto di vista dell’Europa se
non per i paesi che si affacciavano nella zona del mediterraneo].

Nell’epoca contemporanea il mondo aveva uno scenario complesso strettamente


interconnesso, già dalla rivoluzione francese ebbe delle conseguenze nelle colonie
dell’America centrale, tanto da portare nel 1807 alla creazione del primo stato libero
creato da schiavi (Repubblica di Haiti).

Uno degli eventi periodizzanti dell’età contemporanea fino dalla sua origine ebbe una
portata globale, allo stesso modo, la stessa idea di nazione si andò a diffondere
dall’Europea già nell’820 c’è la formazione dei primi stati-nazione dell’America
meridionale e dopo la colonizzazione la forma dello stato nazione è andato
caratterizzare anche gli ex territori imperiali con la creazione di più di 200 stati
nazione che oggi sono riconosciuti.

Seconda grande caratteristica, anche a livello di idea di modello di cui si parlava


prima, è l’idea che l’epoca contemporanea sia legata all’ideologia del progresso.
Si tratta cioè di un’epoca della quale c’era l’idea di una civiltà che andava a difendere
la modernità, il potere e il progresso, anche se come storici parlare di modernità o
progresso è sempre un problema.

Perché parlare di progresso o modernità è un problema? Cosa implica parlare di


progresso?
Parlare di progresso e modernità implica un miglioramento.
Bisogna sempre stare attente perché implica l’idea che ci siano una serie di fasi
storiche che vadano da una situazione più arretrata ad una situazione di sviluppo, di
evoluzione, di progresso e di miglioramento.
Si tratta cioè di un’interpretazione della storia che è una visione teleologica, quasi
come se un percorso storico implicasse necessariamente un’evoluzione o un
miglioramento; noi storici non dobbiamo attribuire un giudizio a ciò che studiamo,
dobbiamo solamente dare un senso.

Ideologia del progresso è una delle caratteristiche dell’epoca contemporanee, perché


le persone, soprattutto nell’800 pensavano fosse possibile uno sviluppo della civiltà
totale, continuo, ma noi come storici dobbiamo stare attenti a quello che tocchiamo.

1750→ prima dell’inizio dell’età


contemporanea
Una parte del resto del mondo era sotto
l’influenza delle potenze europee.
Secondo gli storici con la guerra dei sette
anni (maggio 1756) iniziò il processo di
globalizzazione.
[Guerra dei sette anni considerato il primo conflitto europeo con una dimensione
globale]
[Il passaggio che si vede tra la prima e la seconda mappa è radicale].

1914→ i paesi europei avevano accresciuto il


loro controllo sul resto del mondo.
Con l’età imperiale che si era diffusa da fine
‘800 la maggior parte del mondo, con alcune
eccezioni (Cina, USA, paesi dell’America
latina), erano controllati e dominati dalle
potenze europee.

[Da meta del 700 fino al 1914 possiamo affermare dal punto di vista del controllo si
era affermata la potenza e il controllo da parte degli stati europei].

1945→ con la sconfitta dell’Europa nella


seconda guerra mondiale, escludendo
Francia e Gram Bretagna.
La seconda guerra mondiale andò a sancire
la retrocessione dell’Europa dal centro alla
“periferia” del pianeta.
Nei decenni successivi si vede che i grandi
imperi con quello francese, britannico,
portoghese e del Belgio, andarono a perdere
i territori che conquistavano.

[Di fatto gli orizzonti dell’Europa cambiarono drasticamente nel corso dell’età
contemporanea, vedendo allo stesso l’affermazione su scala globale dell’Europa ma
anche il declino completo].

Quali sono le carattersitiche che potremmo definire nell’attualità?


Ci sono delle potenze che vanno a dominare il mondo?
Cina, Stati Uniti, Russia, India (dal punto di vista demografico ha superato la Cina).
Israele, Russia, Stati Uniti, Francia hanno il controllo delle armi atomiche.

Dopo la caduta del muro di Berlino (1989) si è creata una pluralità di centri di
potere e quindi la situazione è molto più complicata.
Una delle conseguenze del processo di globalizzazione è che gli spazi sono
complicati ulteriormente e quindi non c’è più un unico centro di potere, sono
molteplici e quindi è molto più difficile reggere la situazione.

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