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Di Jacques Le Goff
nelle nostre edizioni:
Ha inoltre curato:
L’uomo medievale
(con Cesare de Seta)
La città e le mura
Il Medioevo
raccontato da
Jacques Le Goff
con la collaborazione di
Jean-Louis Schlegel
Editori Laterza
Titolo dell’edizione originale
Le Moyen Âge expliqué aux enfants
VII
Il Medioevo
raccontato da
Jacques Le Goff
Capitolo I
Il Medioevo
QUANTO È DURATO?
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Giustissimo: nel V secolo dopo Cristo si verificarono in-
fatti altri cambiamenti della massima importanza. Innanzi-
tutto, a partire dal IV secolo, erano iniziate le «grandi in-
vasioni» da parte dei popoli che i Romani chiamavano
«barbari». Provenienti dapprima dal Nord (popoli germa-
nici e dell’Europa settentrionale) e dall’Ovest (Celti), giun-
sero in seguito dall’Est (Ungheresi e popoli slavi). La pa-
rola «invasione» ci spinge ad immaginare orde barbare che
dilagavano devastando tutto ciò che incontravano. In
realtà, si trattava piuttosto di popolazioni che si spostava-
no pacificamente per insediarsi più a sud. Pensate ai Vi-
chinghi: avrete sicuramente visto delle immagini che li ri-
traggono mentre sbarcano sulle coste normanne per sac-
cheggiare e devastare l’interno del paese. Di fatto, si trat-
tava con ogni probabilità di mercanti venuti dal Nord per
scopi commerciali, alcuni dei quali hanno scelto alla fine di
insediarsi tra le genti cristiane.
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prende tre persone (Padre, Figlio e Spirito Santo). Gli stes-
si barbari si fanno allora battezzare per diventare cristiani:
in Francia il convertito più famoso è un re franco di cui
avrete forse sentito parlare, Clodoveo (circa 500 dopo Cri-
sto). Leggenda vuole che sia diventato cristiano per le pres-
sioni della moglie, Clotilde.
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nascimento»; inoltre, nei programmi scolastici, come ve-
drete presto, questa data rappresenta l’inizio dell’età detta
«moderna». Ma per alcuni storici, e io tra questi, il Me-
dioevo è durato in realtà sino alla fine del Settecento.
Perché?
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IL MEDIOEVO «BUONO»
E QUELLO «CATTIVO»
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moderna che inizia con il Rinascimento, parola anch’essa
particolarmente indicativa: l’Antichità «rinasce» a partire
dal XV-XVI secolo, come se il Medioevo fosse stato una
parentesi!
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Io direi: il Medioevo non è quell’età dell’oro che alcuni ro-
mantici hanno voluto immaginare, ma neppure, nonostan-
te le sue manchevolezze e gli aspetti che ci ripugnano,
quell’epoca oscurantista e tetra di cui gli umanisti e gli il-
luministi hanno voluto diffondere l’immagine. Occorre
considerarlo nel suo insieme. Rispetto all’Antichità, è un
periodo che su diversi punti fa registrare progressi e svi-
luppi, e ve lo mostrerò. Certamente il Medioevo «cattivo»
esiste: i signori opprimevano i contadini, la Chiesa era in-
tollerante e sottoponeva gli spiriti indipendenti (quelli che
venivano chiamati «eretici») ai rigori dell’Inquisizione,
quest’ultima praticava la tortura e faceva morire i ribelli sui
roghi... Le carestie erano frequenti e i poveri numerosi:
inoltre si aveva paura, una paura irrazionale, ad esempio
del mare, delle foreste... e del diavolo. Ma oggi, di paure ne
abbiamo ancora di più, talune più terrificanti (ad esempio
la paura degli extraterrestri, e quella, molto concreta, del-
la bomba atomica).
Eppure c’è anche il «bel» Medioevo, tuttora presente
nello stupore provato in specie dai più giovani: di fronte ai
cavalieri, ai castelli, alle cattedrali, all’arte romanica e goti-
ca, al colore (delle vetrate ad esempio) e alla festa. Inoltre,
si dimentica troppo spesso che nel Medioevo le donne, pur
continuando ad avere una collocazione inferiore rispetto a
quella degli uomini, hanno acquisito, o conquistato, un
rango più adeguato e di maggior prestigio: un rango che in
quanto donne non avevano mai avuto prima, neppure
nell’Atene dell’Antichità. E poi, ma ne riparleremo sicura-
mente, il Medioevo è il momento in cui nasce l’Europa.
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Ha appena detto: l’Europa...
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pi consistenti e diversificati a seconda dei vari paesi, dan-
do origine al gruppo delle «lingue romanze»: francese, ita-
liano, spagnolo, portoghese, ma anche, lo si dimentica
spesso, il rumeno.
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mare la propria autonomia, definitiva solo a partire dall’XI
secolo.
I rapporti tra cristianesimo occidentale romano e cristia-
nesimo orientale bizantino furono improntati a freddezza,
e divennero in seguito di aperta ostilità. Nel 1204 i cristiani
romani diretti alla Crociata contro i musulmani d’Oriente
conquistarono e saccheggiarono Costantinopoli.
Capitolo II
I cavalieri, la dama
e la Madonna
I CAVALIERI
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Il suo utilizzo all’epoca della cavalleria, per combattere, è
nuovo e unico.
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chi bene equipaggiati che possono valersi di aiutanti, la cui
presenza «fa colpo», e cavalieri poveri che hanno un equi-
paggiamento più modesto e non possono contare su alcun
seguito.
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Anche nei tornei?
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Perché allora i tornei sono in seguito scomparsi?
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Sì, questa ed altre forme di caccia facevano parte delle lo-
ro attività. Ma dedicavano il loro tempo anche a visitare le
terre di cui erano proprietari, a compiere pellegrinaggi, a
organizzare feste, ad assistere a spettacoli di trovatori o di
trovieri, di giullari, ad ascoltare musica... Tutto sommato si
dividevano tra il combattimento e la pace, ma indubbia-
mente erano più appassionati al primo, probabilmente
perché pensavano che la vita sulla terra fosse una lotta per
conquistarsi la vita eterna. Oggi si ritiene che la Chiesa ab-
bia organizzato le Crociate in Terrasanta, almeno in parte,
per tenere occupati i cavalieri.
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del V secolo di cui non sappiamo praticamente nulla e che
tuttavia diventa il più straordinario eroe del Medioevo:
Artù, re dei Bretoni della Gran Bretagna. Attorno a lui
l’immaginazione dei narratori ha tessuto una storia che
avrebbe conosciuto un grandissimo successo: quella dei
dodici cavalieri della Tavola Rotonda. Il fascino da essa
esercitato sugli uomini e le donne del Medioevo trova una
delle sue ragioni nella assoluta eguaglianza tra i cavalieri,
condizione espressa da un’idea molto semplice: essi pren-
dono posto ad una «tavola rotonda», dove siedono gli uni
accanto agli altri senza che esista tra loro la benché mini-
ma gerarchia. In compenso, questi cavalieri sono in com-
petizione per realizzare quella che per un cavaliere medie-
vale è l’azione più grande o l’impresa più prestigiosa:
adempiere la promessa legata al proprio impegno di fron-
te a Dio.
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incredibile ma che si desidera dal più profondo dell’animo.
Molti ancor oggi ambirebbero essere cavalieri della Tavo-
la Rotonda incaricati di ritrovare questo oggetto misterio-
so chiamato Santo Graal.
LA DAMA E LA MADONNA
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conti vi fossero donne reali, che in essi i personaggi cor-
rispondessero a dame vere. Nelle storie narrate nei ro-
manzi, ogni cavaliere ha la sua dama, che... raramente è la
sua sposa.
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Quindi la «dama» delle leggende cavalleresche ha comunque
un’influenza nella vita di tutti i giorni.
Cos’è la devozione?
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di una simile importanza di Maria, è importante compren-
dere quanto segue: nel corso del Medioevo, la cavalleria ac-
quista sempre più distintamente qualcosa di sacro, di reli-
gioso. Si diventa cavaliere tramite una sorta di «sacramen-
to», vale a dire attraverso una cerimonia religiosa e dei se-
gni religiosi. Per diventare cavaliere è necessario l’inter-
vento della Chiesa e dei suoi rappresentanti, vescovi, sa-
cerdoti e monaci – di cui parleremo più avanti. È dunque
nel corso di una cerimonia, la «vestizione», che il cavaliere
si impegna davanti a Dio, a suo figlio Gesù, alla Madonna
e ai santi.
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Abbiamo finora menzionato cavalieri «buoni»: Ivanhoe,
Parsifal, Lancillotto. Si sono tramandati i nomi di cavalieri
«cattivi»?
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cattedrale accresce il prestigio di Dio per il tramite del suo
principale rappresentante, il vescovo. Quest’ultimo è a ca-
po di un territorio religioso chiamato «diocesi», la cui su-
perficie corrisponde più o meno a quella di una provincia
odierna; nella città dove abita, la sua chiesa, la «casa di
Dio» dove si reca per pregare, predicare e celebrare le di-
verse funzioni religiose, prende il nome di «cattedrale».
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religioni si facevano concorrenza anche attraverso l’archi-
tettura della loro «casa di Dio». Ricordo che l’islam, la re-
ligione musulmana, è stata fondata all’inizio del VII seco-
lo (nel 622) dal profeta Maometto (oggi si preferisce spes-
so chiamarlo Muhammad), e dunque la sua origine è qua-
si contemporanea a quella del Medioevo. Ma ne riparlere-
mo in seguito.
I CASTELLI
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Eppure si ha l’impressione che la maggior parte dei castelli,
tanto in buono stato che in rovina, si trovino in campagna.
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di rifugio per il signore e i suoi numerosi familiari ma che
serva anche quale deposito per le armi e le provviste: da qui
la comparsa del torrione. In seguito, quando il castello vie-
ne costruito in pietra, abitazioni e provviste sono difese tra-
mite mura spesse, fossati, ponti levatoi, caditoie, cioè aper-
ture attraverso le quali era possibile gettare proiettili, pie-
tre e altri materiali sugli assalitori per impedir loro di fare
brecce nelle mura o di scalarle. Il castello è diventato una
vera fortezza, molto difficile da conquistare.
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Ma allora, a che si deve il fatto che da un certo momento in
poi non si sono più costruiti castelli, e perché per molti di es-
si non vediamo altro che rovine?
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no, e la sala del camino, sono il simbolo della famiglia, luo-
go di incontri, di parole scambiate, di giochi. Poiché
l’alimentazione ha grande importanza, la cucina è spesso
una stanza molto grande (per capirlo, a Parigi, visitate le
cucine del Louvre, sotto la Conciergerie). Nel Medioevo,
le persone tenevano per quanto possibile a vivere decente-
mente, e dunque nei castelli vi erano autentiche latrine
(toilette).
LE CATTEDRALI
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cattedrale, che è la casa del vescovo, rappresentante di Dio,
operano stabilmente dignitari religiosi chiamati «canoni-
ci», i quali costituiscono il collegio episcopale, il consiglio
del vescovo: al mattino, al mezzogiorno e alla sera essi can-
tano l’«officio» – in termini semplici lodano Dio, il vero
proprietario dei luoghi. Adempiono questo «officio» – è
una parola che viene dal latino e che significa «occupazio-
ne», «lavoro» – nel coro della cattedrale. Se visitate una
cattedrale, quasi sempre non potrà sfuggirvi la grandezza
del coro e anche gli scanni (sedili in legno dotati di schie-
nale, talvolta riccamente intagliati) dove sedevano i cano-
nici per cantare l’officio.
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Sì, esse servivano anche quale luogo di riunione, vi si tene-
vano assemblee, venivano utilizzate per le feste... Ma ricor-
do che nel Medioevo esistevano già sale di riunione comu-
nali: per riunirsi non si era obbligati ad andare in chiesa.
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Lei ha detto che la scultura di cui vediamo esempi nelle cat-
tedrali ha subìto una forte evoluzione...
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l’idea che la loro realizzazione implicasse dei segreti. Ma
questa idea è nata molto più tardi, nel Settecento, all’in-
terno di corporazioni (o associazioni) più o meno segrete
chiamate «massoneria», che facevano risalire la loro origi-
ne ai costruttori delle cattedrali. È invece vero che un cer-
to numero di cattedrali contiene un disegno che raffigura
un percorso segreto, alla maniera di un «labirinto», e che
all’inizio esso disorienta il visitatore (ad esempio è così a
Chartres).
E chi pagava?
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operai. È questo il motivo per cui molte cattedrali sono ri-
maste incompiute. Quella di Narbonne, ad esempio, o
quella di Colonia, in Germania (terminata solo
nell’Ottocento). Ma l’esempio più celebre è quello di Sie-
na.
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I CHIERICI: «SECOLARI» E «REGOLARI»
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Chi ha questa «vocazione» chiede al vescovo di essere ac-
cettato come chierico. In seguito, apprende le pratiche re-
ligiose e devozionali. Coloro che sono destinati a divenire
sacerdoti passano attraverso una serie di «investiture»
sempre più elevate. L’ultima è un sacramento, l’ordine (il
sacerdozio), che fa del religioso un chierico di rango supe-
riore, autorizzato a somministrare i sacramenti (ossia a bat-
tezzare, a confessare e a celebrare la messa) e a predicare.
Al di sopra del sacerdote vi è il vescovo.
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Ma ci sono vari tipi di monaci...
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avanti) e il desiderio di convertire con la forza i pagani sti-
molarono la nascita di ordini militari, di cui i principali fu-
rono, a sud e a ovest i templari e gli ospitalieri, e a est i ca-
valieri teutonici. Se ne ebbero anche in Spagna.
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Vi sono innanzitutto coloro che occupano la posizione
più elevata, e di cui abbiamo già parlato: i cavalieri. Ad es-
si possono essere attribuiti due nomi o titoli. Da una parte
li si può chiamare «signori», perché le terre che possiedo-
no, da cui ricavano redditi dalla produzione agricola e ca-
noni (vale a dire somme di denaro) dai contadini, sono de-
nominate «signorie». Dall’altra ricevono il titolo di «nobi-
li», derivato dall’Antichità, cosa che li pone all’interno di
un corpo sociale superiore, la nobiltà, la quale domina su
tutti coloro che non ne fanno parte, i plebei.
Al di sotto dei signori trovate tutto il popolo dei non no-
bili, in generale contadini. Sino al XII secolo i contadini non
erano veramente liberi, e li si indicava col nome di «servi»,
parola che viene dal latino servus, «schiavo». I servi, tutta-
via, non sono paragonabili agli schiavi dell’Antichità: il ser-
vaggio era meno duro della schiavitù alla quale era sottopo-
sta la maggior parte dei contadini dell’Antichità, e i servi po-
tevano sposarsi e costituire una famiglia legale, cosa che non
accadeva in alcun modo all’antico schiavo. A partire dall’XI
secolo i signori accordarono sempre più spesso la libertà ai
servi: da un lato, infatti, questi ultimi la pretendevano in
cambio del loro lavoro; dall’altro, i signori, che avevano bi-
sogno di nuovi proventi a causa delle accresciute esigenze
economiche, non avrebbero potuto ottenerli se avessero
mantenuto i servi nella loro condizione di «servitù». Per
parte loro, i contadini desideravano anche avere una mag-
giore indipendenza per spostarsi e svolgere occupazioni
che richiedevano la loro presenza altrove (ad esempio per
rendere coltivabili dei terreni, in particolare quelli ricoper-
ti di foreste, o vendere i loro prodotti nelle fiere).
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Ricordo infine che si è signori o servi per nascita. Ma un
signore può «affrancare», rendere libero, un servo.
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COMMERCIANTI, FIERE E VIAGGIATORI
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biare» il vostro denaro. (Ancora qualche anno fa, prima
dell’introduzione dell’euro – la nostra moneta europea –
era così ogni volta che si attraversava un confine di Stato.)
Nel Medioevo, in uno stesso paese, a seconda dei luoghi,
circolavano monete molto diverse, e per questo motivo una
delle attività delle fiere era il cambio delle monete, con per-
sone specializzate e particolarmente abili nel commercio
del denaro. Ebbene, alla fine del Medioevo, certuni di que-
sti cambiavalute, più fortunati o furbi degli altri, divente-
ranno «banchieri». E perché li si è chiamati così? Perché
commerciavano le monete su banchi di legno! Almeno
all’inizio, perché ovviamente avrebbero ben presto trasfe-
rito la loro attività in edifici che costituiranno le future
banche.
Il numero molto grande di monete presenti nel Medioe-
vo ha contribuito a frenare, con ogni probabilità, lo svi-
luppo economico.
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so in cammino, sia per cambiare di signoria o di città (per-
ché pensavano di avvantaggiarsene, di vivere meglio, ecc.),
sia per raggiungere le fiere, sia per recarsi nei luoghi di pel-
legrinaggio.
Uomini e donne sono «itineranti», si spostano. E questo
è vero tanto per i chierici quanto per i laici, anche se i mo-
naci e le suore restano maggiormente confinati nei loro
monasteri. Dirò di più: tanto più si spostano in quanto la
religione cristiana insegnava ai fedeli che l’uomo sulla ter-
ra è un viaggiatore (in latino: homo viator), un uomo in
cammino. E mai questa idea è stata più vera che nel Me-
dioevo.
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estremamente diversa per ricchi e poveri, signori e servi. Le
carestie, che spesso colpivano le città, non erano rare nem-
meno nelle campagne, anch’esse non estranee alla povertà.
Le carestie diminuirono nel XIII secolo, per riprendere
però in quello successivo. Nutrire gli affamati e i poveri di-
venne d’altronde uno dei comandamenti della Chiesa: era
un dovere innanzitutto per i chierici, ma anche per i signo-
ri ed i ricchi e, non dimentichiamolo, per i re. È soprattutto
nel campo dell’alimentazione, in risposta alla fame, che il
Medioevo si è impegnato a estendere la carità e la solida-
rietà. Quanto alla parola latina caritas, i chierici ne hanno
sottolineato il significato tradizionale, che è «amore».
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sce un potere di guarigione). Diciamolo pure: nelle regioni
non cristiane, gli uomini e le donne che forniscono questi
trattamenti sono considerati stregoni e streghe. In terra cri-
stiana la stregoneria era vietata (ne diremo ancora qualcosa
più avanti), ma c’erano dei «guaritori» cristiani i quali ave-
vano ricevuto da Dio non un potere – in ogni caso non uffi-
cialmente –, ma un sapere. Le persone più ricche – signori e
borghesi – venivano curate il più delle volte da medici ebrei,
perché tra questo popolo si era tramandata una medicina
più scientifica, che derivava dall’Antichità.
Anche in questo caso, è sempre a partire dal Duecento
che la medicina fece grandi progressi, mentre all’università
si iniziò a impartirne l’insegnamento. Si ebbe una facoltà
di medicina anche a Parigi, ma la più importante università
medievale, per quanto riguarda l’insegnamento della me-
dicina, fu Montpellier.
E gli ospedali?
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Sino al Trecento una malattia molto diffusa e particolar-
mente temuta era la lebbra. Per i lebbrosi, nelle città, si
costruiscono ospedali specializzati, i «lebbrosari», posti
sotto la protezione di Maria Maddalena, da cui il nome di
«quartier de la Madeleine» (a Parigi e a Lille, per esem-
pio). Ma poiché si riteneva che la lebbra fosse contagiosa,
i lebbrosi che si recavano all’esterno dovevano agitare uno
strumento dal suono particolare, la raganella. A seguito
dei miglioramenti introdotti nell’alimentazione e nella cu-
ra della pelle, la lebbra nel Trecento scomparve quasi del
tutto.
Invece si propagò una terribile epidemia di una malattia
fortemente contagiosa, la «peste nera». Venuta dall’Orien-
te, dalla Crimea (a settentrione del Mar Nero), essa fu por-
tata da alcuni marinai genovesi e si diffuse in quasi tutta la
cristianità, con ritorni irregolari ma assai frequenti. La pri-
ma grande epidemia, nel 1348-1349, sorprese i cristiani,
costando la vita a intere famiglie e conventi. Poi si cerca-
rono dei rimedi, facendo soprattutto ricorso alla messa in
quarantena dei contagiati e all’isolamento di quanti erano
venuti in contatto con i malati. Nelle città, la popolazione
dovette sottostare a particolari regolamenti emanati per
impedire il contagio.
La cattiva alimentazione comportava frequenti epidemie
di dissenteria, spesso mortali, soprattutto per i neonati e i
bambini molto piccoli. Avrete forse sentito dire che san
Luigi è morto di peste di fronte a Tunisi nel 1270. È falso:
è morto di dissenteria (o di tifo).
Capitolo V
I potenti
I RE
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Come si diventava re?
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Qual è la differenza tra gli imperatori e i re?
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possedere una visione veramente europea: Carlo Magno fu
soprattutto un patriota franco, le cui prospettive non an-
davano molto al di là del «paese dei Franchi» e delle sue
conquiste. Ma siamo giusti: fu un grande protettore delle
arti e delle lettere, seppe circondarsi di studiosi prove-
nienti da ogni angolo della cristianità favorendo inoltre la
formazione degli alti funzionari che lo servivano... Sapete
che alla fine dell’Ottocento, quando venne istituita la scuo-
la pubblica e obbligatoria, se ne fece risalire l’origine a Car-
lo Magno? Ovviamente è soltanto una leggenda.
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tessero aiutarli a costruire lo Stato regio, monarchico, che
è all’origine di quel supremo potere pubblico che ancor
oggi chiamiamo «Stato». Nel Medioevo, nello Stato anco-
ra in fase di gestazione, i re erano prima di tutto delle «per-
sonalità» prestigiose circondate da consiglieri: è il caso di
Ferdinando IV il Grande di Castiglia (1035-1065), Luigi
VII in Francia (1137-1180), Enrico II in Inghilterra (1154-
1189). A partire dal Duecento si ebbero anche diverse as-
semblee che i re consultavano, ad esempio per le questio-
ni relative alle finanze e alla giustizia. Ma un governo con
dei ministri e un’«amministrazione» estesa a tutto il regno
è un’immagine che non corrisponde alla realtà dell’epoca.
Governavano realmente?
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ogni guerra, in primavera. L’esercito comprendeva da un
lato soldati dipendenti dal re e provenienti dal demanio
reale, dall’altro mercenari, vale a dire stranieri ai quali il re
pagava il «soldo». Ma nelle grandi occasioni i re comanda-
vano un esercito che possiamo chiamare «nazionale», com-
posto di soldati arruolati in tutto il regno. È quanto fece
all’inizio del Duecento il re di Francia Filippo Augusto, in
occasione della battaglia di Bouvines, nel 1214. È soltanto
nel Quattrocento che i re di Francia organizzarono un
esercito permanente.
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capitale: alla fine dell’XI secolo scelsero Toledo, riconqui-
stata sui musulmani. È solamente nel Cinquecento che la
capitale venne fissata a Madrid.
In Italia non si può parlare di una capitale unica fino
all’Ottocento, perché lo Stato italiano è nato molto tardi.
Non si ebbe una capitale neppure in Germania, ma a par-
tire dal XII secolo i principi tedeschi eleggevano l’impera-
tore a Francoforte sul Meno.
IL PAPA E L’IMPERATORE
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peratori, in particolare riguardo alla nomina dei vescovi.
Ma questi conflitti hanno spesso costituito nient’altro che
ordinate rappresentazioni teatrali sul palcoscenico della
storia. La vera storia, quella che influiva realmente
sull’evoluzione della società, si svolgeva piuttosto dietro la
scena e nel profondo: nelle monarchie, nelle signorie, nel-
le città. Dopo la morte dell’imperatore Enrico VII a Pisa,
nel 1313, l’influenza dell’imperatore non si estese oltre la
Germania. I papi erano eletti da un collegio di cardinali (in
occasione del «conclave»), nominati dai loro predecessori.
Gli imperatori, per parte loro, erano eletti da particolari
principi tedeschi, i «principi elettori».
Capitolo VI
La religione
e l’unità dell’Europa
LA CRISTIANITÀ
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Chiesa (il potere detto «spirituale») e i capi laici (il potere
detto «temporale»), dunque tra il papa da una parte, e gli
imperatori e i re dall’altra.
Essa deriva dal Vangelo, libro sacro dei cristiani, nel qua-
le Gesù prescrive di dare a Dio ciò che gli spetta e a Cesa-
re, vale a dire ai capi laici, ciò che invece spetta loro (il go-
verno del paese, l’esercito, le tasse, ecc.). Questa distinzio-
ne impedirà ai cristiani d’Europa di accordare tutti i pote-
ri a Dio e di vivere in quella che si chiama una «teocrazia»
(i paesi nei quali comanda Dio), e permetterà loro, a parti-
re dall’Ottocento, d’istituire le democrazie (nelle quali il
potere deriva dal popolo).
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COME ESSERE UN «BUON» CRISTIANO?
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dell’istruzione religiosa impartita ai ragazzi in occasione
del «catechismo». Riguardo in particolare alle colpe o ai
peccati, vorrei sottolineare che a partire dal Duecento un
sacramento acquistò un’importanza del tutto particolare:
la confessione dei propri peccati. Almeno una volta l’anno
il cristiano li confessava a un sacerdote, rappresentante di
Dio e, salvo casi eccezionali (vale a dire se il peccato sem-
brava troppo grande), il penitente riceveva alla fine della
confessione l’assoluzione, vale a dire la remissione dei pec-
cati commessi. Il fine proposto ai cristiani dalla Chiesa era
la salvezza, ovvero la vita eterna in paradiso dischiusa dal-
la remissione dei peccati.
Tuttavia, le persone che morivano senza essersi confes-
sate o che avevano commesso peccati abominevoli e im-
perdonabili, in occasione del Giudizio Universale sareb-
bero state respinte da Dio nell’inferno, e lì torturate da Sa-
tana e dai demoni.
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do va detto anche che egli è una delle figure dominanti di
questo periodo.
Sì, c’è. A partire dalla fine del XII secolo la Chiesa istituì un
luogo di attesa, relativamente al periodo che intercorre tra
la morte individuale ed il Giudizio Universale, per i cristia-
ni che prima di morire non si erano del tutto «purgati» dei
loro peccati. In questo spazio venivano definitivamente
«mondati» tramite pene particolari, simili per qualche ver-
so a quelle dell’inferno, mentre la loro liberazione poteva
essere anticipata grazie alle preghiere, alle elemosine e alle
messe offerte dai loro parenti e amici rimasti sulla terra e
grazie alla Chiesa. Questo luogo fu chiamato «purgatorio».
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L’altra grande forma di devozione, di cui abbiamo già
parlato, è il culto tributato alla madre di Dio, la Vergine Ma-
ria, che la fede cristiana si è rappresentata come nata senza
essere macchiata dal peccato originale – diversamente dun-
que da tutte le donne e tutti gli uomini – e direttamente
ascesa al cielo dopo la morte. Maria era oggetto di preghie-
re frequenti e appassionate. I fedeli erano convinti che se el-
la fosse intervenuta a favore di un peccatore o di un malato
sarebbe stata molto ascoltata dal suo figliolo Gesù. È que-
sto il motivo per il quale si può persino affermare che venne
promossa dal popolo cristiano a una sorta di rango divino.
Ufficialmente, tuttavia, la Chiesa non approvava l’idea che
Maria potesse essere una «quarta persona» della Trinità
(senza offesa per nessuno, questo ricorda un po’ i «tre mo-
schettieri» che in realtà erano quattro...).
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Le tre feste più importanti erano Natale, Pasqua e la Pen-
tecoste. Ma riguardo all’insieme delle manifestazioni reli-
giose la Chiesa era particolarmente esigente. C’era l’obbli-
go di andare a messa almeno la domenica, come pure oc-
correva rispettare il riposo domenicale. (Per gli ebrei il
giorno di riposo è il sabato, perché la Bibbia dice che quel
giorno, il settimo giorno, Dio si è riposato dopo aver crea-
to il mondo e l’uomo. Per i musulmani è il venerdì, ma ce
n’erano molto pochi al di fuori della Spagna e del Porto-
gallo. I cristiani, in ricordo della resurrezione del Cristo av-
venuta di domenica, hanno spostato questo «riposo del
settimo giorno» alla domenica; e la domenica, dunque, è in
realtà il primo giorno della settimana.)
Altro obbligo imposto ai cristiani era, in certuni periodi,
il digiuno (o almeno il mangiar poco) e l’astinenza (ci si
astiene dal mangiare la carne): il venerdì, in ricordo della
morte terrena del Cristo sulla croce, nel periodo di qua-
ranta giorni che precede la Pasqua e che si chiama tempo
di «quaresima», come anche in alcuni altri giorni. Diciamo
che, nell’insieme, la celebrazione delle feste religiose, con
partecipazione alla liturgia (vale a dire alle funzioni, ceri-
monie e preghiere organizzate dalla Chiesa) era più o me-
no obbligatoria.
ERETICI ED EBREI
E se si disobbediva?
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me, che andavano confessate, e per le quali poteva darsi la
scomunica – di cui abbiamo già parlato – potevano essere
tolte se ci si pentiva di averle commesse. Le altre disobbe-
dienze venivano severamente condannate e represse dalla
Chiesa, spesso con l’aiuto del potere laico.
Questi disobbedienti venivano chiamati «eretici», e nel
Medioevo furono i grandi avversari interni della cristianità.
Nel Duecento la Chiesa, per perseguirli e giudicarli, istituì
degli speciali tribunali, dando vita all’«Inquisizione». Co-
loro i quali venivano condannati da questi tribunali erano
rimessi al «braccio secolare», vale a dire alla «polizia» del
potere laico, che eseguiva la sentenza: la prigione a vita o
la morte sul rogo.
66
Nel Medioevo anche gli ebrei erano perseguitati?
67
l’ostia (vale a dire di insudiciare un’ostia consacrata, dive-
nuta il corpo di Cristo) o di uccidere i bambini cristiani
(crimine di infanticidio). Ne derivarono massacri colletti-
vi, «pogrom», dovuti soprattutto alla gente del popolo,
perché i re e anche i papi, pur limitandone la libertà e
il potere, tesero piuttosto a proteggere gli ebrei. Erano lo-
ro vietati la coltivazione della terra e l’esercizio di diversi
mestieri, e ciò li spinse a diventare prestatori di denaro e
banchieri, la qual cosa non fece che accrescere l’ostilità nu-
trita dai cristiani nei loro riguardi.
LE CROCIATE
68
gelo era una religione pacifica. Tra i primi cristiani, molti fu-
rono perseguitati dai Romani perché rifiutavano di andare
in guerra. Ma divenendo cristiani, i barbari introdussero nel
cristianesimo i loro costumi guerrieri. Si ritenne che la fede
potesse, e dovesse talvolta, essere imposta non con la mis-
sione o la predicazione, ma con la forza. Vi fu anche l’esem-
pio dei musulmani, conquistatori della Spagna nel IX seco-
lo, ai quali il Corano insegnava, in alcuni versetti, che la con-
versione poteva far ricorso alla guerra: era il principio del
jihad («guerra santa») militare. A partire dall’XI secolo
l’Europa cristiana si convertì anch’essa alla guerra religiosa.
69
gio e conquista, i quali tuttavia, per molti crociati, finirono
per fondersi.
70
Capitolo VII
L’immaginario religioso
del Medioevo
71
ANGELI E DEMONI
Si riferisce ai santi?
No, perché i santi che stanno in cielo sono tutti dei giusti e
rimangono uomini o donne. Sto parlando invece degli an-
geli buoni e cattivi. Come racconta la Bibbia, all’inizio dei
tempi, quando Dio creò il cielo e la terra e i primi esseri
umani, Adamo ed Eva, era attorniato da servitori assoluta-
mente puri, gli angeli, la cui purezza era simboleggiata dal-
la veste di un bianco sfolgorante. In seguito, così come gli
uomini caddero nel peccato (peccato che viene chiamato
«originale»), una parte degli angeli, guidata dal più lumino-
so di essi, Lucifero («che reca la luce») si ribellò a Dio. Da
quel momento, il cielo fu abitato da angeli buoni e da de-
moni cattivi. Si riteneva che angeli e demoni (chiamati an-
che diavoli) scendessero spesso sulla terra. I primi venivano
ad aiutare gli uomini a combattere il peccato, e Dio aveva as-
segnato a ogni cristiano un angelo specificamente preposto
alla sua protezione: l’angelo custode. C’è da dire che tra gli
angeli buoni rimasti in cielo alcuni, come i «Troni», le «Do-
minazioni» e le «Potestà», erano superiori agli altri; vi era-
no anche «arcangeli», come Michele, Gabriele e Raffaele. I
teologi, ossia gli studiosi specialisti della religione cristiana
e delle cose divine, stabilirono una classificazione gerarchi-
ca tra gli angeli, la quale a sua volta divenne un modello per
le gerarchie e il rango tra gli uomini sulla terra. Il capo dei
demoni, chiamato Satana, viene mostrato nel Vangelo men-
tre tenta lo stesso Gesù per farlo cadere nel peccato. Nel
Medioevo, Satana viene chiamato il «Diavolo».
72
Qual era il ruolo dei demoni?
73
più terreno. Anche la natura poteva far paura, in partico-
lare le foreste ed i mari.
SANTE E SANTI
74
Sì, ma i loro miracoli manifestavano innanzitutto la poten-
za di Dio, capace anche di andare contro le leggi della na-
tura. Ricordo che per i cristiani del Medioevo (e ancora og-
gi), è Dio stesso che ha creato la natura e istituito le sue leg-
gi: per tale ragione, si pensava, egli limitava numero e fre-
quenza dei miracoli. Ma avete ragione: si poteva facilmen-
te dimenticare Dio e vedere soprattutto la potenza dei san-
ti. Per affermare risolutamente che è Dio a fare i miracoli
e a fissarne il numero, la Chiesa decise dunque, nel Due-
cento, che santi e sante potevano compiere miracoli solo
dopo la morte, cosa che li differenziava dagli stregoni pa-
gani. All’inizio localizzò i miracoli nei pressi della loro tom-
ba, ma in seguito, li «delocalizzò»: i santi, se Dio accoglie-
va le preghiere di coloro che li invocavano, erano capaci di
compiere miracoli ovunque.
75
IL MERAVIGLIOSO CRISTIANO
76
stra domanda, per molti aspetti l’immaginario pagano so-
pravvisse, in particolare quando assumeva forme capaci di
affascinare. In questo senso, ad esempio, l’universo medie-
vale rimase popolato di mostri, in particolare di mostri ala-
ti, i draghi. D’altra parte, accanto ai santi, il popolo cri-
stiano del Medioevo continuò a venerare donne dotate di
speciali poteri soprannaturali e spesso notevoli per la loro
bellezza: sono le fate, come Melusina o Viviana. I nani e i
giganti facevano anch’essi una forte impressione, e poteva-
no essere buoni (il nano Oberon, il gigante san Cristoforo)
o cattivi.
77
tribuirono al liocorno dei poteri posti in relazione con il
Cristo: divenne il simbolo di una donna che sfuggiva ai cac-
ciatori, una specie di vergine mezza pagana e mezza cri-
stiana. Nel museo di Cluny a Parigi si vede un arazzo del
Quattrocento in cui una bellissima donna accoglie un lio-
corno. Lo si chiama, appropriatamente, l’arazzo della «da-
ma col liocorno».
Capitolo VIII
La cultura
79
LE ARTI E LE LETTERE
80
La musica?
81
ne che il più grande scrittore e poeta del Medioevo sia sta-
to Dante Alighieri, che all’inizio del Trecento scrisse un
grande poema epico, la Divina Commedia, tutto in volga-
re, cioè direttamente in italiano. Esso racconta il viaggio
dell’autore guidato da un grande poeta dell’Antichità ro-
mana, Virgilio, attraverso l’aldilà: inferno, purgatorio, pa-
radiso, dove l’amante defunta del poeta, Beatrice, suben-
tra a Virgilio come guida.
E il teatro?
IL SAPERE E L’INSEGNAMENTO
82
peri di base, le tre arti dette «liberali» (chiamate anche tri-
vium, le «tre vie»): grammatica, retorica e dialettica; se-
guivano poi le quattro scienze superiori (quadrivium, le
«quattro vie»): aritmetica, geometria, musica e astrono-
mia.
83
gli europei ripresero dagli arabi l’uso del numero zero, la
cui introduzione si deve all’India, cosa che cambiò, facili-
tandole di molto, le procedure di calcolo.
84
Montpellier (che non faceva ancora parte del regno di
Francia). Nel Duecento verrà elaborato un nuovo metodo
dottrinario e di studio che riuscirà a ottenere risultati com-
parabili a quelli della filosofia greca: la «Scolastica», i cui
grandissimi maestri furono il tedesco Alberto Magno e gli
italiani Bonaventura e Tommaso d’Aquino.
LA FESTA
Sì, molto. Tanto per gli uomini che per le donne la festa co-
stituiva un avvenimento importante. E questo era dovuto
sia alle antiche tradizioni pagane (essenzialmente contadi-
85
ne) che erano sopravvissute o si erano rinnovate, sia alla li-
turgia cristiana. Il Medioevo ha visto così la comparsa di
una festa contadina destinata in seguito ad un grande suc-
cesso, anche se più o meno combattuta dalla Chiesa: il car-
nevale. Nelle descrizioni della vita quotidiana che sono
giunte sino a noi compare allora l’idea di un forte contra-
sto tra le feste considerate pagane, particolarmente vivaci,
e quelle della liturgia cristiana, che spesso evocano la pas-
sione del Cristo. Se ne ha un esempio, tra gli altri, nel Com-
battimento tra Carnevale e Quaresima, titolo di un famoso
quadro del Cinquecento del pittore fiammingo Bruegel.
Ma grandi feste cristiane come il Natale o la Pasqua erano
egualmente molto gioiose.
86
la durata di parecchi giorni: ad esempio la Settimana San-
ta a Siviglia, in Spagna, o, in Francia, i pardons della Bre-
tagna.
Conclusione
La nascita dell’Europa
89
delle arti, delle istituzioni (ad esempio le università), so-
prattutto nelle città, o ancora per quanto riguarda le con-
quiste del pensiero. La filosofia chiamata «Scolastica» ha
raggiunto vette altissime di sapere. Abbiamo anche visto si-
no a qual punto il Medioevo abbia creato «luoghi
d’incontro» commerciali e festivi (fiere, mercati, feste) che
contribuiscono ancor oggi ad organizzare la nostra vita.
LA NASCITA DELL’EUROPA
90
della civiltà hanno un ruolo, una missione nell’insieme del-
lo sviluppo storico, si può affermare che la missione del
Medioevo è stata quella di far nascere, di «generare» l’Eu-
ropa. È nostro compito, oggi, il consolidarla e completar-
la; il Medioevo ha trasmesso all’Europa un movimento di
unità e di diversità insieme, un movimento dal quale pos-
siamo ancora trarre ispirazione.
Non è un caso se il termine «Europa», che appare di ra-
do negli scritti del Medioevo, compaia alla metà del Quat-
trocento nel titolo di un trattato scritto da papa Pio II. A
questo riguardo il Quattrocento può essere considerato
come l’epoca di un primo compiersi del Medioevo.
IL MEDIOEVO:
INCONTRARE NELLO STESSO TEMPO
L’ALTRO E SE STESSI
91
Cronologia essenziale
del Medioevo
93
800: Carlo Magno incoronato imperatore a Roma.
842-843: il trattato di Verdun divide l’impero di Carlo Magno: è
«l’atto di nascita» della Francia e della Germania. Nell’842 il
giuramento di Strasburgo utilizza per la prima volta le lingue
«volgari» (francese e tedesco al posto del latino).
850 ca.: avvio dei grandi disboscamenti. Utilizzo dell’aratro a
settentrione della Loira.
910: fondazione dell’abbazia di Cluny (monaci cluniacensi).
962: Ottone il Grande di Sassonia è incoronato imperatore. Fon-
dazione del Sacro Romano Impero di nazione germanica.
966: battesimo del duca polacco Mieszko.
972: fondazione del vescovado di Praga.
985: battesimo del capo ungherese Vajk (santo Stefano). Batte-
simo del principe Vladimiro di Kiev ad opera di cristiani or-
todossi bizantini.
987: inizio della dinastia capetingia (Ugo Capeto).
1016-1035: Knud (Canuto) il Grande, re di Danimarca ed In-
ghilterra.
1023: ad Orléans vengono bruciati i primi eretici (il re Roberto
il Pio lo dispone su richiesta della Chiesa).
1032-1033: grande carestia in Occidente.
1035 ca.: costruzione di un ponte in pietra ad Albi.
1054: rottura tra Roma (Chiesa d’Occidente) e Costantinopoli
(Chiesa d’Oriente).
1066: Guglielmo il Conquistatore re d’Inghilterra.
1081: comparsa di «consigli» borghesi a Pisa.
1085: presa di Toledo da parte di Alfonso VI di Castiglia.
1086: prima menzione di un mulino a pestelli in Normandia
(Saint-Wandrille).
1095: prima Crociata; ondata antisemita.
1098: fondazione dell’abbazia di Cîteaux (monaci cistercensi).
94
1100 ca.; avvio del prosciugamento delle paludi delle Fiandre
(polder).
Fine dell’XI secolo: il diritto inizia ad attirare studenti a Bolo-
gna. Riforma detta «gregoriana», varata da papa Gregorio
VII (impone, tra l’altro, il celibato dei chierici).
XII secolo: nell’architettura delle chiese si passa dallo stile ro-
manico allo stile chiamato (molto più tardi) «gotico».
1122: Suger, abate di Saint-Denis (arte della vetrata, arte gotica).
1141: Pietro il Venerabile, abate di Cluny, fa tradurre il Corano
in latino.
1153: morte di san Bernardo, il più famoso dei monaci di Cî-
teaux.
1209-1229: la Chiesa e i francesi del Settentrione contro gli ere-
tici del Meridione: crociata contro gli albigesi (catari).
1210 e 1215: fondazione degli ordini mendicanti, francescano e
domenicano, da parte di san Francesco e san Domenico.
1214: battaglia di Bouvines (Filippo Augusto).
1215: la Chiesa regolamenta il matrimonio e la confessione e pre-
dispone misure contro gli ebrei e gli eretici.
1216: morte del papa Innocenzo III, che rivendicava la superio-
rità del papa sui re e gli imperatori.
1229-1231: sciopero all’Università di Parigi.
1231: il papa vara l’Inquisizione.
1242: prima descrizione di un timone di poppa (mobile e a pop-
pavia della barca).
1248: presa di Siviglia ad opera dei castigliani.
1253: fondazione di un collegio per studenti di teologia indigenti
ad opera del canonico Roberto di Sorbon, all’Università di
Parigi (la futura Sorbona).
Secoli XII-XIV: costruzione delle cattedrali (Notre-Dame di Pa-
rigi, Chartres, Reims, Amiens, poi Strasburgo, Colonia...).
Metà del XIII secolo: la filosofia e la teologia scolastiche al loro
95
apice (Alberto Magno, Bonaventura, Tommaso d’Aquino).
Prestigio del diritto all’Università di Bologna e della teologia
all’Università di Parigi.
1268: primo mulino per fabbricare la carta a Fabriano.
1270: morte di san Luigi; fine dell’ottava ed ultima Crociata.
1284: crollo delle volte della cattedrale di Beauvais (48 metri di
altezza).
1291: caduta di San Giovanni d’Acri, ultimo bastione cristiano
in Palestina.
1300: prima menzione certa degli occhiali (in precedenza gli stu-
diosi si servivano di un pezzetto di quarzo).
1307-1321: Dante Alighieri scrive in italiano la Divina Comme-
dia.
1309-1377: i papi ad Avignone.
1321: massacro dei lebbrosi e degli ebrei accusati di avvelenare
i pozzi.
1347-1348: inizio delle grandi epidemie di peste nera (sino al
1720).
1374 e 1375: morte dei primi «umanisti» italiani, Petrarca e Boc-
caccio. Inizio del giudizio negativo sul «Medioevo», sulla
Scolastica e sull’arte medievale.
1378: inizio del Grande Scisma.
1394: gli ebrei vengono espulsi definitivamente dalla Francia.
1397: Danimarca, Norvegia e Svezia formano l’unione di Kal-
mar.
1415: Jan Hus viene bruciato come eretico al concilio di Co-
stanza.
1420-1436: Brunelleschi costruisce la cupola del Duomo di Fi-
renze, prima grande opera architettonica del Rinascimento.
1431: Giovanna d’Arco viene arsa sul rogo per eresia a Rouen.
1450: invenzione della stampa da parte di Gutenberg a Magon-
za.
96
1453: fine della Guerra dei Cent’anni tra Francia ed Inghilterra.
Presa di Costantinopoli ad opera dei turchi.
1455: comparsa della prima Bibbia a stampa.
1458-1464: pontificato di papa Pio II, propugnatore
dell’Europa.
1469: matrimonio dei «Re Cattolici» Isabella di Castiglia e Fer-
dinando d’Aragona.
1472: Botticelli dipinge la Primavera, opera del Rinascimento, a
Firenze.
1492: scoperta del «Nuovo Mondo» ad opera di Cristoforo Co-
lombo, espulsione degli ebrei dalla Spagna e fine della pre-
senza musulmana in Andalusia (conquista di Granada e uni-
ficazione della Spagna).
1494: con il trattato di Tordesillas, la Spagna ed il Portogallo si
dividono il mondo sotto l’egida del papa Alessandro VI Bor-
gia.
L’autore
I. Il Medioevo 3
V. I potenti 51
VIII. La cultura 79
L’autore 99
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