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Università “Ovidius” di Constanta

Facoltà di Lettere
Letteratura Italiana
Lect. Dr. Crăciun Daniela

Poeti minori della


Scuola Siciliana:
Guido delle Colonne

Todor Prundar Elena Alexandra


Gruppo: Inglese- Italiano
Ioanno, IIo semestre
Poeti minori della scuola Siciliana: Guido delle Colonne
Nella prima metà del XIII secolo, alla corte di Federico II di Svevia, un gruppo di rimatori
(circa venticinque), provenienti anche da regioni del centro e del nord Italia, diedero vita alla
cosiddetta Scuola Siciliana. Rispetto al modello provenzale, nella scuola siciliana cambia la
figura del poeta, questo, infatti non è più un cavaliere povero, né un giullare, ma quasi sempre
un borghese con mansioni amministrative o giuridiche a corte, che si dedica alla poesia per
diletto. Il tema principale resta l’amore, l’attività poetica essendo vista come un divertimento,
come evasione e anche come distrazione dagli impegni politici e burocratici. I poeti
assumono come lingua poetica il volgare siciliano di cui costruiscono lessico e sintassi
prendendo a modello le due lingue più prestigiose del tempo: il latino e la lingua d’oc. Le
strutture metriche sono tre: canzone, canzonetta e sonetto. Tra i poeti più importanti ci
furono: Jacopo da Lentini, Pier della Vigna, Rinaldo D’Aquino e Guido delle Colonne.
Guido delle Colonne, nacque probabilmente a Messina nei primi decenni del sec.
XIII. Di lui sappiamo soltanto che fu giudice a Messina. La sua attività di pubblico
funzionario è documentata tra il 1243 e il 1280 da quindici atti ufficiali, sette dei quali con
sottoscrizione autografa, in cui il cognome compare per la prima volta come "de
Columpnulis", forse forma originaria del nome, se non si vuole pensare ad uno sdoppiamento
fra il "magister Guido de Columpnulis iudex" che compare nei primi due documenti noti, del
marzo e del giugno 1243, e il "Guido de Columpnulis iudex" che compare in tutti gli altri
documenti. Resta che il giudice Guido "de Columpnulis" in una testimonianza del 1271-72
dichiara di aver esercitato funzioni di giudice a Messina per più di venticinque anni, cioè
almeno dal 1246, ciò porta la sua nascita intorno al 1210-1220.
È considerato dagli storici della letteratura italiana uno dei pionieri della poesia
siciliana, Guido delle Colonne ci ha lasciato una piccola ma significativa produzione poetica;
il tema principale trattato nelle sue canzoni e quello dell’amore che, per la maggior parte
delle volte non e ricambiato dall’altra persona. Si ritrova ad un alto livello in quello che
riguarda il linguaggio ma anche l’uso di imagini metaforiche e altri metodi stilistici. La sua
bibliografia è composta da cinque canzoni: “La mia gran pena e lo gravoso affanno1”,
“Gioiosamente canto2”, “La mia vita è forte e dura3”, “Amor che lungiamente m’ai
menato4”, “Ancor che l’aigua per lo foco lassi5”.
Alcuni studiosi gli attribuiscono un’opera in latino, la Historia destructionis Troiae
(“Storia della distruzione di Troia”), composta sul modello del Roman de Troie del francese
Benoît de Sainte-Maure. Autore della Historia è un Guido Delle Colonne giudice messinese
(risulta dal prologo: "per me iudiceni Guidonem de Columpnis messanensem"), che dichiara
di aver cominciato l'opera sua nel 1272, di averla interrotta nello stesso anno dopo la morte
dell'arcivescovo Matteo de Porto, a cui era dedicata, e di averla ripresa e terminata in soli tre
mesi nel 1287. L'Historia, è composta da un prologo, trentaquattro libri e un epilogo. L'unica
edizione moderna disponibile dell'opera è quella curata dal Griffin, che ha recensito
novantaquattro dei, centotrentasei manoscritti che ne - formano la tradizione, basando tuttavia
il suo testo solo su cinque manoscritti datati, il più antico dei quali è del 1334 e il più recente
del 1353. La ricchezza della tradizione manoscritta attesta un notevole successo dell'Historia
(così come le numerose traduzioni dell'opera sia in italiano sia in area romanza e germanica),
singolare in un periodo in cui si traduceva generalmente dal latino al volgare e non viceversa.
Gioiosamente canto è una canzone di cinque strofe, ciascuna delle quali è composta
da dodici versi. La fronte di ciascuna strofa è formata da due piedi di quattro settenari, rimati
secondo lo schema abbc abbc; la sirma è composta da due volte, ciascuna delle quali è
costituita da un distico di endecasillabi a rima baciata. La rima chiave (la rima tra l’ultimo
verso della fronte e il primo della sirma), è interna al primo endecasillabo della sirma.
Gioiosamente canto Io canto gioiosamente
e vivo in allegranza, e vivo in allegria,
ca per la vostr’ amanza, perché grazie al vostro amore,
madonna, gran gioio sento. o mia signora, provo una grande gioia.
S’eo travagliai cotanto, E se per tanto tempo ho sofferto,
or aggio riposanza: ora finalmente ho pace (riposanza: riposo)
ben aia disianza sia perciò benedetto il desiderio amoroso
che vene a compimento, che giunge ad avere soddisfazione,
perché tutta la sofferenza patita
ca tutto mal talento – torna in gioi,
precedentemente si trasforma in piacere,
e poi arriva sempre (quandunqua)
quandunqua l’allegranza ven dipoi; l’allegria.

und’eo m’allegro di grande ardimento: perciò io mi rallegro di aver a lungo bruciato


intensamente (di desiderio amoroso):
perché alla fine arriva un giorno (il giorno
della soddisfazione amorosa) che ne vale più
un giorno vene, che val più di cento.
di cento (ossia “che vale più di cento giorni
di sofferenza”).

supera di gran lunga (in bellezza) le rose ed i


Ben passa rose e fiore fiori

la vostra fresca cera, La vostra carnagione fresca,


lucente più che spera; luminosa più di una stella;
e la bocca aulitosa e la (vostra) bocca profumata
più rende aulente aulore emette un odore più profumato
che non fa d’una fera di quanto non faccia un animale feroce
c’ha nome la pantera, he si chiama “pantera”
che‘n India nasce ed usa. che nasce ed è comune in India
Sovr’ogn’agua, amorosa – donna, sete Voi, o donna amorosa, siete
fontana che m’ha tolta ognunqua sete, una fonte che mi ha tolto ogni sorta di sete,
più di qualsiasi altra acqua, per la qual cosa
per ch’eo son vostro più leale e fino
io, nei vostri confronti
sono un servitore più leale e sincero di
che non è al suo signore l’assessino. quanto non lo sia un assassino nei confronti
del suo signore
Come fontana piena, Come una fonte che trabocca,
che spande tutta quanta, e spande la sua acqua tutt’intorno,
così lo meo cor canta, allo stesso modo il mio cuore canta,
sì fortemente abonda a tal punto è colmo
della gran gioi che mena, della grande gioia che prova,
per voi, madonna, spanta, ed è grazie a voi, o mia signora,
che trabocca, perché di certo (la gioia) è
che certamente è tanta,
tanta
non ha dove s’asconda. che non ha dove nascondersi
Ed io sono gioioso più di un uccello tra la
E’ più c’augello in fronda – so’ gioioso,
vegetazione,
e bene posso cantar più amoroso e di certo posso cantare più amorosamente
che non canta già mai null’altro amante di quanto canti qualsiasi altro amante,
uso di bene amare oltrapassante. anche se capace di amare moltissimo.
Ben mi deggio allegrare Mi devo senz’altro rallegrare
d’Amore che ‘mprimamente del fatto che in origine Amore
restrinse la mia mente abbia indotto la mia anima
ad amarvi, o nobile donna;
l’amar voi donna fina;
ma più deggio laudare ma più ancora devo lodare voi,
voi, donna caunoscente, o donna saggia,
donde lo meo cor sente grazie alla quale il mio cuore prova
lo gioi che mai non fina. una gioia che non ha mai fine.
Perché, anche nel caso in cui tutta Messina
Ca se tutta Messina – fosse mia,
fosse mia,
senza di voi, mia signora, ai miei occhi non
senza voi, donna, nente mi saria:
avrebbe alcun valore:
quando con voi al sol mi sto, avvenente, quando sosto al sole insieme a voi, o bella,
ogni altra gioia mi appare insignificante.
ogn’altra gioi mi pare che sia nente.
La vostra gran bieltate La vostra grande bellezza
m’ha fatto, donna, amare, mi ha spinto ad amare, mia signora,
e lo vostro ben fare il vostro nobile comportamento
e mi ha reso un poeta:
m’ha fatto cantadore:
ca, s’eo canto la state, perché, se io canto l’estate,
quando la fiore apare, quando appaiono i fiori,
non poria ubriare non potrei dimenticare (ubriare: obliare
di cantar la freddore. di cantare anche quando viene il freddo
Èquesta la condizione nella quale mi
Così mi tene Amore – corgaudente,
mantiene Amore,
vale a dire con il cuore gioioso, perché voi
ché voi siete la mia donna valente.
siete la mia nobile signora.
Allegria e divertimento non vengono mai
Sollazzo e gioco mai non vene mino:
meno:
così v’adoro como servo e ‘nchino. per cui io vi adoro e mi inchino dinanzi a voi
come un vostro servitore.

Bibliografia:
 V. Jacomuzzi, M.R. Milani, A. Novajra, F.R. Sauro, Trame e temi, SEI Editrice, 2011.
(formato pdf)
 Romano Luperini, Pietro Castaldi, Lidia Marchiani e Franco Marchese. G.B, LA
SCRITTURA E L’INTERPRETAZIONE, Palombo editore
 PAGANO ANGELO, LA SCUOLA POETICA SICILIANA, Balogh & Co.,
Szombathely, 2007
 Beatrice Panebianco, Mario Gineprini, Simona Seminara, LetterAutori: Percorsi ed
esperienze letterarie. La letteratura delle origini, Zanichelli editore, Bologna, 2013
 http://www.treccani.it/enciclopedia/guido-delle-colonne_(Dizionario-Biografico)/-
19.05.2019 ore 22:05
 Asor Rosa Alberto, Storia e antologia della letteratura italiana. La poesia del
Duecento e Dante a cura di Roberto Antonelli, La Nuova Italia Editrice, Firenze.
 https://www.huk-parafrasi-e-commenti.it/parafrasi-gioiosamente-canto/ 19.05.2019
ore 21.32

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