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Perché Julien Sorel impazzisce per Napoleone?

Anche Moretti ne parla Julien Sorel ha degli ideali che


sono puramente ispirati alla politica di Napoleone: lui ha una foto che porta sempre con sé di Napoleone.
Quindi, Julien Sorel nasconde il suo essere perché, ovviamente, dichiararsi come sostenitore di Napoleone
nel periodo storico in cui si trovavano (la Restaurazione) è azzardato dimostrare i propri ideali/principi
napoleonici quando, in realtà, era un uomo molto disprezzato da molte persone. Dunque, questa cosa di
Napoleone è importante perché lui dà gli ideali a Julien Sorel di mostrarsi per quello che è, perché
quest’ultimo al di fuori dimostra essere un altro Julien Sorel, non è lui. Però, esistono 2 categorie di
persone:

1. Nel primo caso, o si abbracciano i propri ideali e, quindi, ci si estranea dalla società – infatti, c’è un
personaggio Altamira de Il Rosso e il Nero e un altro de La Certosa di Parma: questi personaggi
abbracciano e mostrano i propri ideali ma ciò che fa Stendhal è quello di metterli ai margini della
vicenda perché vivono in un’epoca che ha superato gli ideali che loro hanno e, dunque, non
hanno spazio.
2. Mentre, chi invece riesce ad abbracciare quello che la società sta imponendo in quel momento – e,
quindi, gli ideali di quella società – può scalare le gerarchie sociali: infatti, Julien Sorel diventare
rettore e arriva addirittura quasi a sposare una marchesa/nobile, la mette incinta, etc.

Quindi, possiamo dire che Julien ha sempre represso i suoi ideali che erano gli stessi di Napoleone.

Paragone tra Julien che rientra nella stanza e Lucien che esce per affrontare la società. Soluzione nel
Parvenir di Moretti

MORETTI

Nella prima parte possiamo vedere che dopo aver letto il Meister se si legge il Il Rosso e Il Nero si è colpiti
da quanto sia mutata la storia del romanzo di formazione in 30 anni. Questo accade perché il
Bildungsroman finisce proprio nell’arco di 30 anni: il nuovo modello di romanzo abbandona l’Inghilterra e
la Germania per fissarsi in Francia e in Russia per fissarsi con Puškin e Stendhal. Ciò che succede è che i
giovani non recano più in viaggio per fare esperienze ma lo fanno per conquistare una donna o per
ottenere una posizione di rilievo all’interno della società.

Il tempo del conflitto è passato: gli eroi dei nuovi romanzi si troveranno stretti tra l’accettare il mondo
della Restaurazione e la fedeltà di ideali sconfitti il giovane – con i romanzi di Stendhal – si trova davanti
a una scelta: mi adeguo alla società o abbraccio i miei ideali (che sono ideali che fanno parte del passato)?
Infatti, Moretti ci dice che il Generale Napoleone è semplicemente l’ideale passato che non permette al
giovane di vivere nella società. Dunque, c’è proprio un conflitto: gli interessi reali entrano in conflitto con
gli interessi ideali cosa succede allora? Io ho un interesse reale: voglio conquistare una donna ma
questo entra in contrasto con l’ideale che ho al mio interno. È un ideale che non mi permette di avere una
visione pura e a 360°.

Una delle novità de Il rosso e La Certosa è la compresenza di biografia fantastica e storia politica  si
parla anche di una certa biografia del personaggio che si va a mischiare con la storia politica: infatti,
Stendhal ne ha parlato ampliamente – nei due romanzi sopra citati – della situazione politica di quel
periodo in Francia. Anche perché, possiamo notare che i personaggi di Stendhal sono lo specchio degli
ideali che lui stesso ha avuto: lui è stato un promotore della politica di Napoleone; infatti, lavorava proprio
grazie al Generale. Però, una volta caduto l’Impero di Napoleone, anche l’autore è andato in rovina.
Quindi, possiamo notare come Stendhal trasporta i suoi ideali nei romanzi.
Al pari del Meister, Julien Sorel e Fabrice del Dongo sentono di non poter essere quello che vorrebbero
al pari del Meister, i personaggi di Julien e Fabrice non possono essere quello che vorrebbero e quindi c’è
sempre quel divario tra le aspirazioni soggettive e le possibilità oggettive: io aspiro ad una cosa mia
soggettiva ma le possibilità che il mondo mi dà sono oggettive. Per esempio, aspiro a diventare presidente
d’Italia ma le possibilità sono 1 su un miliardo.

Se per il Meister il problema consisteva nell’essere nato borghese – e, dunque, nel ceto sbagliato – per
Julien e Fabrice il problema consiste nell’essere nati nell’epoca sbagliata qui ritorna sempre il conflitto
con il passato. Nel Wilhelm Meister si dice che non si può raggiungere ciò che si vuole perché si è nati
borghesi, non si è ricchi. Quindi, non si può raggiungere quella posizione tanto bramata.

Invece, in Julien e Fabrice il problema è un altro: vivono in un’epoca sbagliata e per questo motivo non
possono raggiungere ciò che vogliono. Il Wilhelm Meister è stato scritto nel ‘700, quando ancora non si
era affermata l’ipotesi capitalistica e quando ancora non si era affermata la borghesia come è successo,
invece, nell’epoca di Stendhal.

Dunque, in un certo senso ci troviamo in una situazione dove per il Wilhelm Meister se sei borghese non
puoi fare nulla; mentre, invece, per Julien Sorel e Fabrice del Dongo il problema è l’essere nati in epoca
sbagliata.

Inoltre, possiamo fare una differenza tra autonomia individuale e integrazione sociale:

1. Autonomia individuale io mi muovo per i miei ideali ma resto ai margini della scena;
2. Integrazione sociale lascio i miei ideali per abbracciare quelli della società e si va avanti.

Quindi, il romanzo di Julien Sorel ha inizio quando lui smette di parlare di Napoleone; quello di Fabrice del
Dongo, invece, termina quando accetta le regole del gioco dei gesuiti napoletani. Ciò, ovviamente, fa
pensare che i personaggi abbandonino degli ideali ma, in realtà, è solo un abbandono illusorio. Succede
che si va a creare una sfera spirituale – che è diversa dalla sfera fisica – dove i personaggi di Stendhal
vanno a coltivare quello che è il loro ideale. Infatti, gli ideali di Julien e Fabrice continuano a fermentare:
loro – anche se ormai hanno abbracciato quello che la società gli impone – vogliono effettivamente
portare avanti quegli ideali romantici – o, comunque, napoleonici – che avevano al loro interno. Di
conseguenza, si va a creare una lotta tra il Julien Sorel interiore e quello esteriore: viene mostrato quello
esterno ma, in realtà, lui all’interno è tutta un’altra persona.

Questo è ciò che si può dire paragonando Julien Sorel a Fabrice del Dongo.

il Trasformismo consistere nel tradire certi valori per raggiungere il successo.

Il tradimento si compie a metà perché gli ideali politici verranno sempre tenuti nascosti, ossia non li
abbandonano mai.

Ad esempio Julien Sorel va in panico perché ha paura che venga scoperto il ritratto di Napoleone, questo
fa capire che il Julien nascosto è migliore di quello palese, perché in qualche modo è rimasto fedele a quei
valori. Ciò non significa che nascondere certi valori equivale a eliminarli: anzi, si ritiene che la reclusione li
renda ancora più forti.

Ci troviamo agli antipodi del Bildungsroman, perché il suo nocciolo era l’identità che era perfettamente
visibile, il personaggio è sofferente perché non vuole essere come il padre e cerca di andare via, con il
Rosso e il Nero invece siamo all’opposto.

Mentre nel Bildungsroman la persona si doveva mostrare per com’è, nel romanzo di Stendhal si nasconde
quello che è realmente perché altrimenti nella società non esisterebbe.
Ci troviamo ad un principio dove la continuità tra interno ed esterno si spezza, perché l’interno dice una
cosa mentre l’esterno ne manifesta un’altra.

Ma come fanno due facce opposte a convivere nel protagonista? Il personaggio possiede una duplicità,
una sorta di psiche doppia ed è grazie a ciò che riesce convivere.

I valori esterni e i valori interni non presentano alcun compromesso, il personaggio si trova costantemente
a battagliare tra quello che vuole e quello che invece deve fare, perché ci troviamo in una condizione di
duplicità dove ci sono gli ideali nascosti e l’esteriorità che si palesa.

Concezione dell’io-> Nel Bildungsroman l’io è fondamentale manca però nei personaggi di Stendhal.

La psicologia ha riconosciuto l’esistenza del fenomeno che stiamo discutendo e vi ha visto un modo
d’essere di una qualche importanza per la personalità moderna? La risposta è affermativa per via di tre
tesi:

1)Il Bovarismo di de Gaultier-> Facendo l’esempio di Madame Bovary, essa è un intellettuale, ma in realtà
fa abuso di libri spazzatura, semplicemente lei legge e s’impersonifica in quello che lei legge, infatti per
mantenere la sua andatura da altolocata lei s’indebita e poi si uccide. Si crea quindi questo connubio tra
ciò che una persona è e ciò che una persona vuole essere.

2)Mannoni-> Mannoni si chiede se è possibile avere questa vita immaginaria dove il protagonista è
l’ideale però all’esterno manifestare tutt’altro…per Mannoni ciò è possibile grazie ad un meccanismo
psichico che depressurizza tutto ciò che aliena l’ideale e ti permette di vivere la tua vita nel tuo piccolo
mondo come tu vorresti. È come il concetto di una persona che vive sulle nuvole. Julien Sorel infatti vive
nella sua concezione del suo ideale e tutto ciò gli è esterno a questo ideale a lui non gli interessa, cerca di
estraniarlo.

3)Concetto della malafede di Sartre-> “Fai ciò che ti dico ma non fare ciò che faccio” (modo di dire). Si
basa su un concetto di morale professata e morale praticata.

Come abbiamo detto, essendo che la maturità non esiste e la gioventù viene processata solo come un
passaggio dall’età del bambino all’età dell’adulto , la gioventù è l’età degli ideali, si devono mostrare, si
devono professare, non possono essere tenuti all’oscuro essi però hanno un limite, il giovane all’interno
del romanzo deve morire per poter mostrarsi fedeli ai loro ideali, altrimenti si raggiungerebbe la maturità
dove questi ideali vengono annientati.

Il narratore non ha una visione positiva della storia, i giovani muoiono ad un certo punto perché sanno
che i loro ideali non potranno essere processati. Non c’è quindi quella visione illuministica e romantica di
una vita che può portare a qualcosa di migliore, per il narratore la realtà è immodificabile e quindi non c’è
possibilità di scampo.

Nei testi di Stendhal e Puskin c’è una sdoppiamento della percezione del testo , non offrono una base
solida di giudizio ma un testo ambiguo e ironico. All’interno del romanzo di Stendhal infatti ci sono
talmente tanti punti di vista e salti bruschi che sdoppia la percezione del testo, che sembra di star
leggendo due testi completamente diversi, per poi casomai nella pagina successiva ritornare al testo
principale. Con questa tecnica ci troviamo al realismo narrativo.-> Offre talmente tanti punti di vista che
diventa quello l’elemento fondamentale, infatti è anche una tecnica da padroneggiare dal lettore perché
se esso non riesce potrebbe perdersi all’interno del romanzo.

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