Sei sulla pagina 1di 2

La città multietnica nel mondo mediterraneo

porti, cantieri, minoranze


Trade hub e residential segregation in Adriatico orientale: ebrei a Ragusa (Dubrovnik) e a
Spalato (Split) nel XVII secolo (Benedetto Ligorio)
La denominazione di ghetto ebbe origine a Venezia perché l’area corrispondeva al ‘ghetto nuovo’ una
fonderia veneziana in disuso, il sostantivo ebbe un tale successo da designare per tutta l’Età moderna,
l’area circoscritta con mura e cancelli dove risiedevano gli ebrei. Un modello, che da Venezia, Ragusa,
Ancona e Roma, si diffuse progressivamente nell’Italia centrale e settentrionale, fino a Spalato (ottobre
1776) in una via nelle immediate vicinanze del Palazzo di Diocleziano.

● ghetto di Ragusa, istituito il 25 ottobre 1546 dal consiglio dei Rogati della Repubblica, presenta un’affinità
strutturale e sociale con quello preesistente di Venezia (fondato il 29 marzo 1516) e quelli dello stato della
Chiesa (istituiti nel 14 luglio 1555)  dato lo scarso spazio a disposizione, si configurava come una
particolare distopia urbanistica verticale. Ciononostante presentava una serie di peculiarità e unicità: per gli
immobili affittati agli ebrei non era presente lo stesso modello dello ‘jus chazakah’ (Roma, Venezia, Ancona)
infatti non si trattava di proprietà private dei cristiani, ma appartenenti allo stato, i cui contratti di locazione
avevano una scadenza prestabilita e standardizzata di un quinquennio ed i canoni seguivano le oscillazioni
di mercato come per le altre; la delibera dei Rogati del 1546 regolamentava il pagamento di canoni di
locazione per gli immobili del ghetto, un’imposta pro capite mensile di mezzo ducato per i residenti e una
tassa mensile di 2 grossi per ogni balla introdotta nel ghetto. Dunque, il ghetto di Ragusa era concepito
come area preposta a ospitare mercanti sefarditi e prevedeva un’elevata mobilità dei suoi residenti.
Complessivamente il ghetto del 1546 era costituito da 10 unità immobiliari, tra abitazioni e magazzini a cui
si aggiungevano 3 botteghe: una originariamente adibita a deposito delle candele, l’altra fu locata al
cristiano Iacopo Galimberto per un canone di 3 ducati e una 3° era una stalla che probabilmente versava in
stato d’abbandono.
A fronte dell’incremento della presenza ebraica, il 16 giugno 1571 un nuovo decreto del consiglio dei
Rogati, accentuò il carattere marcatamente mercantile della comunità. Il Senato decretò che tutti gli ebrei
che non si occupavano di commercio e che non possedevano merci abbandonassero la città entro 8 giorni.
I canoni d’affitto furono tutti trascritti nel registro del demanio ovvero il volume ‘Case del Comune de
Ragusi e terreni e affitti’ contenuti nel ‘Cathasticum’. Le proprietà demaniali del comune erano divise
idealmente in 2 parti corrispondenti alle 2 metà della città attraversata dalla ‘Piazza’. Il 1° lato, quello
occidentale, ‘guarda verso levante e verso la loggia’; il 2°, quello orientale, ‘guarda verso pellago appresso
la Sponsa mediante via commune’.
Si verificò nel ghetto una riduzione del canone in contrasto col generale aumento dei prezzi degli immobili.
L’interconnessione economica fra ebrei e cristiani si manifestava anche attraverso mutua fideiussione tra i 2
gruppi nel mercato di locazione, sebbene in maniera meno marcata in confronto al mondo finanziario e a
quello commerciale.
I membri della comunità che fungevano da perni del sistema di fideiussione erano David Miranda, David
Cohen e Raphael Cohen.
Gli ebrei ricoprirono un ruolo centrale nella competizione commerciale tra la Repubblica di San Biagio e la
Serenissima. Questa puntava a battere la concorrenza di Ragusa e Ancona istituendo a Spalato un proprio
scalo mercantile, che nelle intenzioni del Senato avrebbe dovuto scardinare l’egemonia mercantile ragusea
nei Balcani e al contempo ridimensionare il ruolo dei porti dell’adriatico occidentale legati a Ragusa: la rete
portuale pugliese e il porto d’Ancona. La paternità dell’audace idea che prevedeva di mutare la politica
estera di Venezia nei confronti dell’Impero ottomano era di un ebreo ponentino: Daniel Rodriguez. Questi
aveva proposto il progetto nel 1573 ma dovette attendere l’88 perché questo venisse preso sul serio. Dal
1590 Daniel fu nominato console (una sorta di procuratore) mercantile degli ebrei ponentini e levantini 
l’operazione di Venezia puntava a insidiare la posizione di netto vantaggio dei ragusei nei mercati a Sofia,
Belgrado e soprattutto Sarajevo.
Inoltre, Daniel ottenne la possibilità di far risiedere liberamente a Spalato i sefarditi, uno dei pochi gruppi
etnici specializzati nel commercio e competitivi coi mercati ragusei (nel ‘600 giunsero 19 famiglie, tra cui
anche alcune che vivevano a Ragusa).
●La concorrenza di Spalato costrinse la Repubblica di San Biagio ad adottare provvedimenti a tutela dei
propri commerci. La risposta dell’asse Ragusa-Ancona non si fece attendere: Ragusa costruì un nuovo bazar
per i mercanti ottomani; anche lo Stato della Chiesa si organizzò per tutelare la sua più importante città
mercantile: Clemente VIII concesse la libertà di commercio ad Ancona a tutti gli operatori, inclusi gli ebrei
levantini, ed esentò dai dazi tutte le merci che giungevano nella città delle Marche senza aver sostato
presso altro porto (ciò danneggiava gli interesse veneziani)
1617 vi fu il tentativo da parte di Venezia di estendere il blocco navale che coinvolgeva il litorale adriatico
orientale anche a Ragusa, sfruttando l’occasione della guerra che vedeva la Serenissima scontrarsi con gli
austriaci per la questione degli uscocchi.
Dall’analisi comparativa dei modelli insediativi ebraici a Ragusa e Spalato tra fine XVI e inizio XVII emerge
che i sefarditi costruirono ampi network mercantili inter-adriatici attraverso i quali prodotti manifatturieri e
generi di lusso (pelli, spezie, sete) giungevano ai porti dello Stato della Chiesa e della Repubblica di Venezia
La presenza e mobilità ebraica incisero sul tessuto urbano delle due città: a Spalato attraverso la
costruzione dello scalo mercantile e la libertà residenziale per coloro che avrebbero deciso di stabilirvisi e a
Ragusa attraverso la formale segregazione.

Potrebbero piacerti anche