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Racine – Bajazet

Riassunto
L'azione di si svolge a Costantinopoli, alla corte del Sultano Amurat. Quest'ultimo si trova in guerra
a Babilonia e non appare mai sulla scena - unità di luogo costringe - anche se è il motore a
distanza, il die crudele e onnipotente che regola in anticipo la sorte di coloro che lo tradiscono.
Amurat tiene prigioniero suo fratello Bajazet, temendo che prenda il potere. Spinta dal suo
desiderio di potere, la favorita Roxane sogna di vedere Bajazet, di cui è follemente innamorata,
diventare sultano e si allea con il visir Acomat, che complotta per destituire Amurat. Quando
scopre che Bajazet ama segretamente Atalide, la gelosia infuriata di Roxane scoppia. Gli
avvenimenti si precipitano: Bajazet è sgozzato per ordine di Roxane; la rivolta di Acomat scoppia
nel palazzo; secondo disposizioni segrete di Amurat, Roxane stessa è uccisa da Orcan, che sarà a
sua volta assassinato dagli uomini del visir. Atalide, disperata, rifiuta di salvarsi in fuga e si suicida.
Introduzione a cura di Vincenzo De Santis
Bajazet è una tragedia in cinque atti di Jean Racine (La Ferté-Milon, 22 dicembre 1639 – Parigi, 21
aprile 1699), scritta nel 1672 ed allestita per la prima volta a Parigi il 5 gennaio dello stesso anno
all'Hôtel de Bourgogne.
Accolto calorosamente dal pubblico nel 1672, Bajazet è ad oggi tra le opere meno rappresentate di
Racine. Difatti, la pièce scompare dal cartellone circa due mesi dopo la prima. Al momento della
creazione della tragedia, Racine è già un autore affermato. L’interesse suscitato da Bajazet nei
contemporanei appare legato maggiormente all’ambientazione orientale. Come sottolinea
Forestier, anche se i soggetti turchi erano diventati più rari sulle scene già a partire dagli anni della
Fronda, l’argomento era nuovamente di moda grazie all’attualità politica, in cui Luigi XIV stava
attuando una politica di alleanza con l’Oriente. Tuttavia, è proprio la resa sulla scena del soggetto
orientale a diventare oggetto di critica, e Corneille la commentò sottolineando la poca conformità
di Bajazet allo stile e al linguaggio contemporaneo, distante dagli usi e costumi del serraglio.
Sevigné, che aveva a lungo atteso la prima dello spettacolo, sembra apprezzarne poco il testo e ne
attribuisce tutto il successo all’attrice Champmeslé.
Le osservazioni di Corneille non sono voci isolate: sia Voltaire sia Ranieri de’ Calzabigi biasimano la
mancata aderenza di Bajazet agli usi orientali. Nel corso dell’800, quando il pubblico è più sensibili
alla scelta di scenografie adatte al soggetto rappresentato, la Comédie utilizza per Bajazet vari
décors, nel tentativo di compensare con la pompa dello spettacolo la pretesa freddezza
dell’Oriente raciniano.
I difetti su cui insiste la critica si fondano tuttavia su una visione più complessa dell’Oriente. Per il
pubblico parigino del 600 l’immagine del Turco era legata a una tradizione di opere che ne
ritraevano principalmente la crudeltà, l’incapacità di sottrarsi alla passione e la gelosia.
La moda turca, prosegue negli anni 40. Osman, della tragedia di Tristan l’Hermite, personaggio
storico realmente esistito, è il fratello maggiore di Bajazet e Amurat nella tragedia di Racine.
Questo pone Bajazet in continuità col dramma. In Osman, la figlia del muftì perde la ragione
diventando vittima di una passione accecante per il sultano, che si trasforma in furia vendicativa
dopo il rifiuto: questo costituì un modello per Roxane.
Benché Racine alluda ad altri testi, la caratterizzazione dei personaggi e l’impostazione
drammaturgica seguono l’estetica tragica classica verso cui la materia turca è filtrata. Applicando
l’assunto aristotelico, secondo cui la tragedia ha maggior effetto se l’omicidio è fatto in famiglia,
Racine ripropone lo schema dei fratelli nemici che aveva segnato il suo ingresso sulla scena tragica.
L’adesione alle 3 unità corrisponde in Bajazet a una riflessione sulla drammaturgia classica che si
fonda sulla scelta di uno spazio particolare, il serraglio. Nella 1° scena della tragedia Osmin
domanda al visir Acomat per quali ragioni sia loro permesso l’accesso al cuore dell’harem. La
risposta di Acomat è evasiva: di fatto, entrare nell’harem è diventato possibile perché una vera e
propria rivoluzione è alle porte, i cui primi movimenti hanno sconvolto l’ordine sociale. L’unità di
luogo esagera il conflitto tragico, ed è proprio in questa chiusura che si manifesta tutta la
potenzialità dell’immaginario secentesco del serraglio.
Costruire il serraglio: dalla novella alla tragedia
Nell’ultima lettera delle Lettres persanes di Montesquieu, Roxane prossima al suicidio rivela al
lontano Usbek la sua responsabilità della sommossa che ha portato al rovesciamento dell’ordine
che vigeva prima della sua partenza. In entrambe le opere, le donne hanno ottenuto il potere da
un uomo assente, potere che sono disposte a investire in una rivoluzione per sconvolgere gli
equilibri dell’harem, e quindi dello Stato, spinte dal desiderio erotico che corrisponde ad un
bisogno di emancipazione.
Il legame tra i 2 testi è costituito prima di tutto dal serraglio, cui l’opera di Racine ha conferito le
caratteristiche di un luogo claustrofobico adatto alle rappresentazioni delle passioni. L’importanza
del luogo è data anche dall’allestimento della prima: l’Hotel de Bourgogne propone per Bajazet un
“sallon à la turque” che permette allo spettatore di proiettarsi visivamente nello spazio orientale
dell’harem, luogo proibito per definizione, distante geograficamente e culturalmente.
L’azione messa in scena in Bajazet non è tratta dalla storia antica, ma da eventi recenti che la
distanza geografica permette di accogliere in una tragedia. Racine giustifica nella Préface il ricorso
ad un soggetto recente adducendo all’autorità di Tacito ed Eschilo. La doppia autorità allegata da
Racine permette il ricorso a un evento di cronaca estera avvenuto recentemente. Fatti così vicini
come la morte di Bayazid erano poco noti al pubblico.
La tragedia classica trae ispirazione dalla mitologia o dalla Storia: se l’esempio greco autorizza la
scelta del personaggio e la distanza geografica, occorre certificare gli eventi. La veridicità della
trama è uno dei pochi aspetti su cui insiste Racine.
Donneau de Visé, oltre a criticare la scarsa adesione ai costumi turchi, aveva messo in dubbio
l’autenticità della storia. Come sottolinea Racine, non vi era testimonianza della vicenda nei libri di
storia coevi, ma la testimonianza oculare divenne fondamentale per difendersi dalle accuse: il
valore riconosciuto dell’ambasciatore Cézy garantiva che quanto raccontato non era frutto della
fantasia, ma un avvenimento reale di cui Racine si era limitato a modificare alcune circostanze.
Eppure, la critica non si ferma dal riconoscere in Bajazet un’aria romanzesca.
Nel 1657 Jean Regnault de Segrais pubblica il secondo tomo delle sue Nouvelles françaises ou Les
divertissements de la princesse Aurélie. I due tomi della raccolta comprendono 6 novelle e sono
inseriti in una cornice narrativa. La principessa Aurélie accoglie un gruppo di amiche nel suo
castello, dove vengono raccontate 6 storie esemplari. Dietro alle narratrici delle novelle e alla
principessa si celano personalità illustri dell’epoca.
La produzione di Segrais segna un passaggio fondamentale per la narrativa in prosa. Con il suo
programma teorico enunciato nella cornice ma spesso disatteso dalle novelle, Segrais denuncia i
limiti della narrativa contemporanea, con nuovi temi e forme.
L’ultima novella della raccolta, Floridon, è ispirata ad un aneddoto che l’ambasciatore di
Costantinopoli era solito raccontare a corte: quello degli amori infedeli della sultana Roxane e il
principe Bajazet, la cui morte avvenne per mano di suo fratello, sultano nel serraglio. La novella di
Segrais sviluppa gli aneddoti a cui Racine afferma di essersi ispirato, narrati a corte da Cézy. Le
tante somiglianze tra le due opere hanno mostrato come l’opera di Segrais sia stata la fonte
principale usata da Racine. Nel 600 i concetti di originalità e invenzione sono anche legati
all’imitazione, ma ciò che spinge Racine a omettere la fonte è lo scarso credito di cui godeva la
prosa, considerata come un genere subalterno.
In assenza di opere storiche, Racine attinge alla finzione in prosa, ma seleziona tra le fonti quella in
cui la trama politica appare legata all’intreccio amoroso.
Altra fonte è il trattato di Ricaut Histoire de l’état présent de l’Empire Ottoman, che l’autore evoca
nella prima prefazione non titolata come fonte principale delle conoscenze sui costumi turchi. Il
serraglio è presentato come un luogo di inganni politici, tradimenti, e come uno spazio chiuso. La
rappresentazione di questo cliché culturale appare in modo più evidente nella novella di Segrais,
genere meno vincolato dalle bienséances (decenza).
Durante l’assenza del figlio Amurat, sua madre Roxane regge l’impero con grazia e giustizia,
mentre l’altro figlio, Ibrahim, non viene considerato perché demente. Roxane, bellissima, è una
regnante matura e dotata di un raziocinio che le garantisce numerosi appoggi sia all’interno che
all’esterno del serraglio. Bajazet vive prigioniero del palazzo ed è il fratello di padre di Amurat, che
gli ha risparmiato la vita in virtù della loro amicizia. Con la partenza di Amurat, gli incontri
involontari tra Bajazet e Roxane aumentano fino a quando Roxane gli confessa la sua passione. I
due intraprendono una relazione segreta per evitare che, per paura di un colpo di stato, Amurat
decidesse di sacrificare il fratello per conservare l’impero. Roxane condivide il segreto con
Floridon, una schiava, che anch’essa cade al fascino di Bajazet fino a intraprendere una relazione
alle spalle di Roxane. Quando Roxane lo scopre si sente tradita da chi ama di più al mondo ma,
anche se inizialmente presa dalla gelosia, il suo raziocinio la porta al perdono e acconsente di
condividere l’amore di Bajazet con Floridon. Venuta a sapere che i 2 si incontrano più del dovuto,
Roxane decide di porre fine alla vita di Bajazet. Col tempo, però, si riappacifica con Floridon e ama
anche il figlio che ha avuto con Bajazet.
Nonostante le tante similitudini, Racine modifica elementi fondamentali della trama, senza però
cambiare il nucleo centrale dello scioglimento che è la morte del principe. Racine, in effetti, si
concentra sulla fase finale della storia di Bajazet tralasciando gli altri personaggi, condensando gli
eventi nelle 24h che precedono la morte di Bajazet: la tragedia inizia poco prima che Roxane
scopra gli amori segreti tra Bajazet e Atalide. Tuttavia, le premesse che portano alla morte del
protagonista sono diverse perché Racine cambia anche il rapporto che si stabilisce tra i personaggi
nella sua tragedia.
Nella biografia del padre, Louis Racine rievoca una delle letture preferite del padre, Le Etiopiche di
Eliodoro. Louis Racine parla anche di un progetto abbandonato di una tragedia tratta da Eliodoro.
Se si tiene conto di questa testimonianza, si capisce che Racine scartò l’idea a causa del carattere
troppo romanzesco delle Etiopiche, cosa che spiega anche il motivo dell’omissione della fonte di
Segrais. La dispersività della trama rendeva Le Etiopiche un testo non adatto alla trasposizione
drammatica. Per la stesura di Bajazet, però, i rapporti tra i personaggi nelle Etiopiche costituiscono
un canovaccio per il nuovo triangolo amoroso che Racine presenta nella tragedia.
Il tema della prigionia del principe sembra fare allusione ai racconti letterari della vita di Bayazid I.
Ecco che Le Grand Tamerlan et Bajazet di Jean de Magnon (1648) diventa un’ulteriore fonte per
Racine.
Tramite la fonte greca, Racine elimina il motivo dell’incesto presente in Segrais e fa di Roxane la
schiava preferita di Amurat, elevata al ruolo di sultana in sua assenza. Alcune delle caratteristiche
di Floridon vengono trasferite in Roxane, molto diversa dalla Roxane di Segrais. Roxane non
consuma il rapporto con Bajazet e diventa un personaggio vittima di una passione gelosa e mai
contraccambiata che la acceca, diventando la causa della sua morte e di tutti i personaggi.
A Roxane si oppone la nobiltà della rivale Atalide, legata a Bajazet da un amore reciproco
dall’infanzia e reso lecito dall’approvazione della madre del principe. In questo modo, Roxane e
Atalide diventano due personaggi speculari.
Ambizione e gelosia diventano le forze che agiscono su Roxane, forze alle quali non sa opporre
resistenza. Tramite la trasformazione dei poli del triangolo amoroso, Racine eleva l’avventura della
novella a conflitto tragico.
La seduzione di Roxane si configura in Floridon come la scelta consapevole, la strategia di un
pretendente al trono. Bajazet non esita a ingannare Roxane per ottenerne i favori, come non si fa
scrupoli nel tradirla. Nel Segrais, Bajazet è mosso da ambizione e libido, caratteristiche attenuate
nel Bajazet di Racine, in cui il giovane non pare mosso da un reale desiderio di potere.
Rispetto all’ordine che vige nella Costantinopoli di Segrais, Racine mette in scena una corte che si
appresta ad affrontare e reprimere un colpo di Stato, in questo modo la trama politica e quella
amorosa hanno un rapporto più complesso. Oltre ad assolvere Bajazet dal tradimento, Racine fa in
modo che la seduzione della sultana sia l’effetto delle manovre di un altro personaggio, il visir
Acomat, e non una strategia messa in atto dal principe. Acomat è uno dei personaggi più
enigmatici della tragedia ed è anche quello più cambiato rispetto alla versione segresiana: nella
novella Acomat è un eunuco a cui Bajazet chiede consiglio in merito alla strategia amorosa da
seguire con Roxane. Acomat spinge Bajazet a fingersi un innamorato incerto permettendo a
Roxane una debole resistenza. I consigli di Acomat appaiono nella novella mossi solo dalla sua
fedeltà al principe e il suo ruolo risulta marginale. In Racine, invece, Acomat è il gran visir, rimasto
a palazzo invece di seguire il suo sultano in campo di battaglia.
Racine trasforma Acomat da personaggio marginale a personaggio chiave nella sua tragedia: è
proprio lui che tenta di sconvolgere l’equilibrio della corte. Acomat è immune all’amore e resta
fuori dall’intrigo amoroso, sarà proprio questo a garantirgli la vita, tanto che Roland Barthes lo ha
ipotizzato come totalmente estraneo alla tragedia. Acomat, cosciente della minaccia che incombe
su di lui, chiede la mano di Atalide non per amore ma per proteggersi, legittimando la sua
esistenza con un matrimonio nobile. Acomat è fuori dalla trama amorosa ma è anche la chiave che
scatena la tragedia, perché è lui che si trova all’origine della passione di Roxane per Bajazet.
Presentato in Segrais come un eunuco nero, Acomat diventa in Racine un eunuco bianco: trattati
alla stregua degli animali, gli eunuchi neri erano le guardie delle concubine e subivano
un’evirazione completa, mentre gli eunuchi bianchi erano destinati a incarichi di tipo politico.
Acomat si trova a palazzo perché ha subito un torto, il sovrano ha tentato di estrometterlo dal
governo. Quindi, tradendo Amurat, agisce nel campo del lecito perché la sua ribellione attenta ad
un potere tirannico e ingiusto. Si comporta quasi come un honnete homme che punta alla
conservazione del potere politico dal quale è stato ingiustamente destituito. L’assenza della
passione è ciò che gli garantisce la sopravvivenza alla fine della tragedia.
Racine, dunque, in Bajazet intreccia il tema della gelosia furiosa a quello del dispotismo orientale.
La rappresentazione di altre forme di governo, che tendono a generare disordini, serve a mostrare
gli sconvolgimenti politici che possono generarsi quando i requisiti dell’assolutismo non vengono
rispettati.
Trasformare il genere tragico: la struttura e il verso
Leo Spitzer inscrive la lingua di Racine in una sorta di estetica della riluttanza, caratterizzata da una
serie di costanti che costituiscono un tratto pertinente della sua lingua. Secondo Charles Péguy, lo
stile sublime e la geometria degli intrecci costituirebbero un insieme di variazioni sullo stesso
tema, una sorta di continua riscrittura della stessa tragedia. Quanto dice Péguy, però, può essere
messo in discussione alla luce di Bajazet, in cui alla trama contorta corrisponde il ricorso a un
linguaggio meno “puro” dovuto alla scelta di un soggetto contemporaneo e distante dall’universo
del classicismo greco-romano. L’estetica frantumata e la struttura irregolare di Bajazet convivono
con la linearità del classicismo francese, facendone una variante importante.
I meandri del serraglio
Forestier definisce la struttura della tragedia una “pièce hachée” (composita, macinata), visto il
gran numero di scene e la loro particolare distribuzione all’interno dell’opera. Al numero delle
scene corrisponde l’alternarsi delle entrate e uscite dei personaggi nelle scene stesse, che è indice
della permanenza degli attori sul palcoscenico. Il corpus tragico di Racine, per quanto riguarda il
numero delle scene, subisce nel tempo una lieve tendenza all’incremento, che comprende Bajazet.
In Bajazet vi sono valori asimmetrici: il primo atto, di sole 4 scene, è il più denso dell’opera. Il
quinto atto, molto più breve del primo, è formato da ben 12 scene. Bajazet sembra, quindi, già in
partenza essere un caso limite, un fenomeno di asimmetria in un teatro tendenzialmente
simmetrico.
Forestier analizza la struttura della tragedia ed evidenzia una progressiva accelerazione che
culmina nella frammentazione del 5° atto. L’insieme del macrotesto raciniano mostra, però, che
l’accelerazione ritmica è una costante in Racine. È anche vero, però, che in Bajazet dopo un
assestamento parziale, l’andamento riprende il suo moto accelerativo.
Il 1° atto in Bajazet segue la tradizione del teatro classico: concepisce le prime scene della tragedia
come una sorta di exposition. Nella 1° scena il visir espone l’antefatto, presentando in primo luogo
l’incontro tra Roxane e Bajazet e vantandosi del merito di aver operato in favore del loro
innamoramento. Partendo da questo falso assunto, Acomat “scrive” una sorta di pièce autonoma,
in cui finale sarebbe determinato dalle sue convinzioni in merito alle sorti della guerra e alla
relazione tra Roxane e Bajazet. Questa sua visione, però, non troverà riscontro nella realtà. Il visir
è estraneo alle dinamiche amorose e questo gli impedisce di intuire l’esito della situazione da lui
stesso iniziata. La 2° scena vede ancora una volta il visir che spinge Roxane a favorire l’ascesa al
trono di Bajazet. In questa scena ci sono 6 personaggi ma parlano solo 2, anche questa immobilità
accentua la lentezza dell’atto. Nella 3° scena la logica di Roxane si oppone a quella di Acomat.
Roxane dà una seconda versione dell’antefatto: mette Bajazet di fronte ad una scelta, il trono o la
morte. Se nelle prime 2 scene la storia sembrava predeterminata, nella terza scena il colloquio tra
Roxane e Atalide dà una nuova versione della storia. Atalide, però, dà al lettore un dato
fondamentale: l’amore di Roxane non è corrisposto, in quanto Atalide stessa nasconde a Roxane
l’amore che ha con Bajazet. Con la rivelazione di questo malinteso ha inizio la tragedia.
Alla lunghezza del 1° atto si contrappone la concentrazione delle scene del 5° atto. L’asimmetria
complessiva della pièce si riflette anche nella struttura interna dell’atto, creando effetti di aritmia.
La 1° scena è costituita dal monologo di Atalide prigioniera, ormai certa dell’imminente morte di
Bajazet, attende sue notizie. Nella 2° scena Roxane allontana Atalide. Questo rapido cambio di
scena costituisce la prima aritmia. Nella 3° scena Roxane appare lacerata dalla gelosia: decide di
far morire Bajazet, ma la sua vista glielo impedisce. Nella 4° scena, infatti, dà un’ultima possibilità
di salvezza al principe che, ancora una volta, preferisce la morte. Alla fine della scena, però,
Roxane pronuncia la fine di Bajazet con il suo “Sortez”, che decreta l’uscita di scena del
protagonista. La 5° scena ha funzione di raccordo, mentre la 6° scena presenta la confessione della
disperata Atalide: si offre in sacrificio di Bajazet per placare l’ira di Roxane che, però, non accetta
decidendo di unire gli amanti con la morte. Nella 7° scena, Zatime informa Roxane della rivolta
comandata da Acomat e la sultana esce di scena. L’8° e la 9° scena vedono Zatime sotto le
pressioni da Atalide e Acomat. La schiava, però, resta fedele a Roxane e non ne rivela le intenzioni.
Da questa scena in poi l’accelerazione porta al culmine della tragedia, con la morte di tutti i
personaggi principali: Zaire annuncia la morte di Roxane per mano di Orcano, emissario di Amurat.
Zatime scompare di scena perché senza Roxane non ha motivo di vivere. Osmin conferma
l’omicidio di Roxane e annuncia quello di Orcano per mano dei fedeli di Acomat. All’insaputa di
tutti, Bajazet è già morto per ordini del sultano. Solo per Acomat l’uscita dal serraglio non è
sinonimo di morte. Il visir si allontana dal palazzo e raggiunge i vascelli offrendo ad Atalide la
salvezza, che non accetta. Nella scena finale, Atalide non sopporta la condanna di una vita senza il
suo amato e si suicida. Gli ultimi versi, poi, fanno pensare anche alla morte di Zaire.
La trama del 5° atto risulta ricca di eventi: in sole 3 scene tutti i protagonisti perdono la vita.
L’accelerazione che viaggia lungo la tragedia è solo una corsa inutile verso il punto di partenza. Allo
spazio del serraglio corrisponde una bolla dove il tempo si annulla e i personaggi si dibattono
inutilmente. Anche i tentativi di Acomat di cambiare il corso degli eventi risultano vani, in visione
di un determinismo cristiano di stampo giansenista.
La vista e il desiderio
In Bajazet il verbo voir e le sue forme flesse presentano un totale di 95 occorrenze. A queste
occorrenze si aggiungono i composti, derivati, antonimi e affini quali vue, entrevoir, object, ecc. In
questo caso, non è tanto la quantità ad assumere rilevanza, ma il livello qualitativo dato che, lungo
tutta la tragedia, l’oggetto del verbo voir è quasi esclusivamente Bajazet. Tale uso è legato alla
particolare trama della tragedia e al ruolo che Bajazet assume rispetto agli altri personaggi. L’eroe
sarebbe potuto andare incontro a un duplice destino: la morte o la prigionia. In un primo
momento, Amurat opta per la seconda scelta. L’imprigionamento del principe ha essenzialmente
una doppia conseguenza: da un lato non può vedere [Racine sembra tener conto dell’etimologia
del nome Roxane, che in persiano significa fonte, finestra di luce, proprio questo esporsi alla luce
sarà la fine del principe], dall’altro non può neppure essere visto. Il personaggio passa quindi dalla
cecità alla vista, dall’invisibilità alla visibilità, perché viene esposto allo sguardo di Roxane e del
pubblico. Questa esposizione sarà la fine di Bajazet: vedere la luce significa uscire dal serraglio e
ciò è sinonimo di morte. Al contrario, l’assente Amurat conserverà la vita in virtù della sua
invisibilità e il terribile Orcan sarà giustiziato da coloro che lo hanno visto.
La prima occorrenza del termine vue compare già nella 1° scena del 1° atto.
Una peculiarità della lingua di Acomat è che lui tende a costruzioni articolate, anche in casi in cui
non si rivela una scelta dettata da esigenze drammatiche. Nella sua sintassi è possibile intravedere
il correlativo linguistico dei raggiri, dei détours, che il visir mette in atto nel tentativo di arrivare al
colpo di Stato. Alla costruzione sintattica articolata fa eco una serie di scelte linguistiche
complesse, come il gioco di antitesi sul mostrare e nascondere. Il gioco linguistico che Racine crea
tra il nascondere e il mostrare corrisponde all’artificio del visir che espone progressivamente
Bajazet alla vista di Roxane, eccitando i suoi sensi e generando in lei un desiderio univoco. Questa
è una caratteristica che accomuna Roxane e Atalide. Entrambe hanno bisogno di vedere il principe,
un bisogno che diventa vitale per Atalide, quando sa che Bajazet sta per morire.
Il lemma “aimable” ha in Bajazet una frequenza di 4 occorrenze, la più alta tra tutte le tragedie
profane di Racine. Come accade per voir, anche aimable è sempre riferito a Bajazet diventando
quasi un suo epiteto. Con Bajazet si assiste a un’inversione di polarità, dove l’eroe assume le
connotazioni della fanciulla virtuosa e degna di amore, verso cui si dirige la passione di un altro
personaggio. Come sottolinea Alberto Beretta Anguissola, sia Hippolyte che Bajazet esercitano una
potente e involontaria forza seduttiva che risulta un aspetto fondamentale per lo sviluppo della
trama. A questo spostamento della polarità non corrisponde, però, una devirilizzazione del
personaggio: l’attrazione che esercita sugli altri è legata a un fascino virile.
A seguito dei disordini scatenati dalla falsa notizia della morte di Amurat, Roxane riesce finalmente
a vedere Bajazet. Racine moltiplica gli sguardi tra loro come un gioco di specchi: è Acomat che
vede e al contempo mostra al lettore/spettatore il primo incontro di Roxane e Bajazet.
Nel récit della morte di Bajazet, il verbo voir compare in co-occorrenza al lemma “objet”,
completando il processo di reificazione (concretezza) del protagonista. Il resoconto della morte di
Bajazet, di cui si fa carico Osmin, si compone di due sequenze e un explicit. Nella seconda
sequenza, la scelta del “était mort”, smorza l’idea della morte. Bajazet è attorniato “de morts et de
mourants” poiché è già un’ombra sul punto di accedere all’oltretomba, ma è anche realmente
circondato dai cadaveri dei nemici che ha sconfitto.
La fine gloriosa di Bajazet, che coincide con una sorta di suicidio-rivolta, sembra rievocare la morte
del giudice Sansone molto più che nella scena della novella di Segrais: in Floridon, la morte di
Bajazet è molto più sbrigativa e non eroica. L’associazione al personaggio biblico conferisce alla
morte di Bajazet un valore esemplare. All’etica giansenista nel teatro raciniano, si aggiunge un
insieme di allusioni bibliche che segnerebbero una vera e propria invasione del sacro. Il richiamo a
Sansone, come alla decapitazione di Battista nella lettera di Amurat a Roxane, sono giustificabili in
virtù di questa tendenza alla nobilitazione del linguaggio della tragedia grazie al riferimento sacro.
Trasformare l’alessandrino tragico
Discordanza e semiconcordanza si rivelano una caratteristica peculiare della struttura metrica di
Bajazet. Questi due livelli di discordanza corrispondono a una minore rigidità nella cesura tra i due
emistichi dell’alessandrino e a un più alto grado di libertà nelle costruzioni sintattiche.
Un particolare uso della punteggiatura permette a Racine di decostruire e ricostruire la sintassi
dell’alessandrino, conferendo al verso una maggiore espressività e rendendolo veicolo della
passione e dell’irrazionale. Non a caso, le libertà che Racine si concede a livello sintattico
coincidono spesso con i passi in cui pathos risulta maggiore, come l’annuncio della morte certa di
Bajazet. La frammentazione del discorso tragico costituisce una peculiarità stilistica di Racine, ma
raggiunge in Bajazet il suo grado massimo. Nelle scene di pathos Racine tende a mascherare e a
nascondere la struttura metrica, senza però cancellarla, in un gioco che avvicina la lingua poetica
alla prosa. La particolare struttura delle scene coincide con una destrutturazione. Dispositivi
stilistici di questo tipo annunciano le prodezze metriche dell’alessandrino teatrale hugoliano. Tali
pratiche sono tipiche di una tragedia in cui la lingua si rivela più performativa che poetica. Racine
opera nella sintassi dell’alessandrino una rottura con la tradizione precedente. Con Bajazet, in cui
la versificazione si avvicina in alcuni punti alla prosa fino a sfiorare il parlato spontaneo, Racine
porta all’estremo la ricerca del naturel. In Bajazet la decostruzione e frammentazione del verso
non corrispondono a un’estetica del disordine, ma a una formulazione di nuovo ordine, frutto di
una riflessione sul genere tragico. La presunta impurità nell’opera è l’esito di una sperimentazione.
Come osserva Christian Biet, ciascuna delle tragedie di Racine costituisce un esperimento e la sua
opera si rivela l’esempio di un teatro in continua trasformazione.
Dalla spiegazione del professore: De Santis cerca di dimostrare ed innova già fortemente, l’uso
della scrittura tragica nel rapporto, molto più dinamico, che si instaura tra metrica e sintassi,
quindi cercando appunto un rapporto dinamico tra metrica e sintassi anticipa alcune innovazioni
del verso, del teatro romantico, in particolare del teatro di Ugo come vedremo, Ugo è molto più
audace di Racine e diciamo, anche se Ugo scrive anche lui in versi alessandrini, facendo in qualche
modo violenza all’alessandrino tradizionale.
Ugo invece cerca di frantumare l’alessandrino classico, lo rendo più movimentato, più difficile da
leggere e pronunciare, che vedremo poi … e Racine, in qualche modo anticipa alcune di queste
caratteristiche. Allora vediamo, vi faccio vedere una foto di quel passo dell’introduzione di De
Santis, dove sono riportati questi versi … Vedete che utilizza delle parentesi tonde e quadre per
analizzare dal punto di vista metrico questi versi che abbiamo letto la volta scorsa. Naturalmente
bisogna fare qualche premessa prima di entrare nell’analisi. Innanzitutto De Santis sulla base di
studi precedenti, distingue due tipi di frasi: le frasi stilistiche e grammaticali:
La “frase stilistica” è una frastica isolata da un segno di punteggiatura forte, ad esempio il “punto
“. Quindi diciamo una frase stilistica è, se vogliamo, l’intero periodo che sta tra due punti;
Le “frasi grammaticali”, sono unità frastiche in genere più piccole, generate dalla presenza di un
verbo principale. All’interno di una frase stilistica si possono avere più frasi grammaticali.
Questo è un primo livello di analisi. C’è un altro tipo di distinzione che De Santis fa, egli distingue,
per quanto riguarda il rapporto tra metro e sintassi tra: frasi concordanti, frasi non concordanti e
frasi semi concordanti. La frase concordante è una frase in cui c’è una piena corrispondenza tra
metro e sintassi, essi coincidono perfettamente. Quindi diciamo che è concordante una frase
composta da sei sillabe nel caso dell’emistichio, da dodici sillabe un verso, oppure da multipli di
dodici sillabe. Questo vuol dire che quando diciamo che in un autore prevalgono le frasi
concordanti significa che lui cerca una perfetta corrispondenza tra metrica e sintassi, quindi cerca
anche una regolarità ritmica. Abbiamo poi l’estremo opposto e cioè le frasi non concordanti.
Naturalmente è il contrario: un’assenza di corrispondenza tra metro e sintassi. Sono praticamente
le frasi che si estendono su porzioni diverse e che sono diverse sia dall’emistichio che dal verso.
Frase non concordante è quando l’autore cerca una scrittura più dinamica, anticonvenzionale dal
punto di vista del ritmo. Il terzo caso è quello delle frasi semi concordanti. Quindi è una via di
mezzo e vi anticipo che questa è la soluzione prediletta da Racine secondo de Santis, non è la
concordanza perfetta, non è nemmeno la non concordanza assoluta ma è una via di mezzo che
comunque genera in qualche modo una tensione tra metro e sintassi. C’è una sorta di movimento
interno della frase che tende a scavalcare i limiti del verso. Quindi la sintassi è mossa e dinamica,
c’è una ricerca di una maggiore dinamicità che è anche una maggiore tragicità se vogliamo.

Lezioni professore
Lezione 11
Invece in Bajazet abbiamo una tragedia molto cruenta e molto diversa.
L’opera è un unicum nel percorso di Racine, non nel teatro del 600. C’è una particolarità che la
rende un caso isolato e lo stesso Racine lo mette in evidenza nel suo avant-propos.
La tragedia si svolge in Oriente ed è l’unica tragedia di ambientazione orientale e moderna di
Racine. E questo è una particolarità su cui lo stesso Racine si base nella prefazione. Si base su una
vicenda storica realmente avvenuta, poco più di 30 anni prima della prima rappresentazione,
quindi sono eventi recentissimi rispetto quanto succede solitamente con la tragedia perché
appunta solitamente la tragedia mette in evidenza la storia antica, qui invece siamo in
ambientazione più moderna avvenuta negli anni 30 del 600. In questo periodo il pubblico francese
è interessato all’oriente, in particolare all’Oriente turco, quindi sono vicende che si svolgono a
Bisanzio nel centro del potere dell’impero Ottomano. Siamo nell’oriente turco che rappresenta per
i francesi dell’epoca l’alterità, l’altro. C’è un’attualità politica perché Luigi XIV era interessato per
ragioni politiche all’impero turco, due anni prima della rappresentazione di Bajazet ci fu l’invio di
un’ambasceria dell’impero turco a Parigi che fece molto scalpore per l’abbigliamento di questi
personaggi che suscitavano grande interesse. Il tema orientale era un tema alla moda. Lo stesso
Molière nel “Bourgeois gentilhomme” mette in scena una sorta di fantasia turca e poi c’è un filone
minoritario per quanto esistente di tragedie soprattutto nella prima metà del 600 di
ambientazione turca, in particolare vari autori che furono citati da Vincenzo de Santis
nell’introduzione dell’edizione che vi ho consigliato di Bajazet però c’è un po’ uno stereotipo a cui
Racine si ricollega del moro crudele, del turco crudele. Il moro crudele fa pensare chi conosce il
teatro soprattutto, Otello di Shakespeare che uccide Desdemona, feroce e violento. C’è un po’ uno
stereotipo del moro crudele, certe caratteristiche tornano in Racine non tanto nei personaggi
principali quanto nei personaggi secondari.
Racine, su questa scelta di ambientare la tragedia nell’Oriente moderno, dice che solitamente la
tragedia è legata ad eventi antichi che l’antichità conferisce ad una vicenda una sorta di aura di
magnificenza. Ci sentiamo di fronte a personaggi che appartengono ad un tempo/un’epoca
passata, in qualche modo c’è rispetto, un’aura di magnificenza appunto che qui manca per via
della vicinanza temporale ma è compensata da una lontananza spaziale cioè gli eventi sono
comunque lontani da noi, non lontani nel tempo ma lontani nello spazio. I personaggi
appartengono ad un altro mondo lontano per i francesi dell’epoca. Dunque questa lontananza
spaziale permette di compensare questa vicinanza temporale, rappresentando sempre una realtà
altra. All’origine di questa pièce c’è un evento storico e cioè l’assassinio avvenuto nel 1635 da
parte del sultano Murad IV del fratello Beyazit. I sultani avevano la tendenza di uccidere i fratelli
per evitare che ereditasse il trono e prendessero il loro posto, dato che le congiure di palazzo
erano frequenti. Questo episodio è realmente avvenuto su cui Racine dice di avere delle info di
prima mano, di aver consultato delle fonti riservate, i dispacci che l’ambasciatore di Bisanzio
avrebbe inviato al re di Francia, Racine avrebbe sentito parlare di queste vicende. Racine non
prende semplicemente una vicenda storica e la trasforma. C’è un testo letterario che già prima di
Racine si ispira a queste vicende trasformandole, aggiungendo molti elementi di fantasia. Questo
testo letterario è una novella, non un testo di teatro, scritto da un autore oggi poco noto che si
chiama Segrais Floridon, pubblicata nel 1657 in una raccolta di novelle. Racine però non ne parla
anche se è evidente che questa è la sua fonte principale e Segrais aveva aggiunto tutta la vicenda
amorosa, le rivalità amorose che sono sostanzialmente inventate che non hanno una base storica.
Racine non la cita, possiamo fare delle ipotesi:
- è un testo moderno, non un testo antico, dotato di minore prestigio.
- vuole valorizzare il fatto che sono vicende storiche realmente avvenute e la novella è un testo
letterario, contiene elementi di finzione.
Già lì abbiamo il nucleo principale delle vicende: amore tra Bajazet e la sultana Roxanne. La
sultana nella novella è la madre del sultano. Ci sono alcune differenze e poi c’è la rivalità tra la
sultana e un personaggio femminile, Floridon, che in Racine diventerà Atalide, cambierà nome e
gran parte dei suoi connotati. C’è una seconda fonte letteraria di cui De Santis parla ed è ancora
più nascosta, un episodio tratto da un romanzo antico, greco: Le etiopiche di Eliodoro. Racine
avrebbe preso alcuni elementi contaminando con la novella di Segrais perché in effetti riorganizza i
rapporti tra i personaggi, molte cose cambiano. Racine parte da alcune fonti che sono già fonti
letterario. È molto importante una volta ancora il luogo dove si svolge la vicenda narrata, la
cosiddetta unità di luogo che Corneille aveva chiaramente difficoltà a rispettare perché lui si deve
faticosamente adattare a queste regole che gli vengono imposte, invece il teatro di Racine si
adatta perfettamente alle regole, e diciamo che ha una forte importanza simbolica l’unità di luogo.
La vicenda si svolge nel serraglio di Bisanzio. Montesquieu si rifà a Racine, a Bajazet. Ci sono dei
richiami, il personaggio femminile si chiama Roxanne. Il serraglio, in termini generali, è la
residenza dei sultani nel mondo islamico. Più precisamente è quella parte dell’edificio del palazzo
imperiale dove risiedono le donne, le concubine e le mogli del sultano che sono sorvegliati da dei
personaggi che torneranno anche nel romanzo di Montesquieu che sono gli eunuchi. C’è tutto un
immaginario che gravita intorno al serraglio che in Racine è pieno di senso, di connotazioni
simboliche perché il serraglio rappresenta il centro del potere, da lì che partono le decisioni
dell’autorità, le emanazioni del sultano. Ma è anche un luogo legato all’erotismo, alle passioni
esacerbate, politiche ed erotiche. C’è una doppia valenza del luogo, politica e amorosa/erotica. Il
serraglio è estremamente denso dal punto di vista simbolico.
Altra caratteristica che si nota è il luogo labirintico che contiene i détournés (letteralmente delle
scorciatoie, avvolgimenti) pieno di minacce dove il pericolo si può concretizzare è un luogo chiuso
e inaccessibile. Il sultano non permette a nessuno l’ingresso, vuole avere il controllo totale sul
serraglio, sulle proprie mogli. Chi entra senza autorizzazione è condannata a morte
immediatamente (ciò è ricordata nella prima scena). Allo stesso tempo, è anche un po’ una
contraddizione su cui consiste la prima scena. Questa accessibilità è momentaneamente sospesa
all’inizio della tragedia perché il sultano è lontano da Bisanzio, sta partecipando ad una vicenda
militare e quindi le leggi del serraglio sono momentaneamente sospese. C’è una situazione di
disordine momentaneo che consente la cospirazione, di accedere ad un luogo che è tabù, che non
è accessibile normalmente. Non solo per l’assenza del sultano ma perché si prepara una congiura
contro il sultano. Da un momento all’altro l’ordine politico rischia di essere rovesciato da questa
congiura guidata dal Grande Visir che si serve di Roxanne e Bajazet.
Lezione 12
In Bajazet abbiamo una tragedia più tipica perché “le dénouement est sanglant”, lo scioglimento è
cruento con la morte di tutti i principali personaggi. Questo è un segno di un’aderenza maggiore al
paradigma più tipico della tragedia.
Corneille, invece, prediligeva di solito più le tragedie che si concludevano bene con la salvezza
dell’eroe, del personaggio principale, come avviene anche nel Cid.
I personaggi della tragedia sono personaggi in qualche modo giganteschi agli occhi del pubblico
proprio perché sono distanti. C’è questo effetto di straniamento.
Il Serraglio, come luogo, viene presentato con duplice connotazione: potere, politica da una parte
ed erotismo dall’altra.
Un luogo labirintico, normalmente inaccessibile però questa inaccessibilità è temporaneamente
sospesa per via dell’assenza del sultano che è lontano e anche per il fatto che si prepara una
congiura contro Amurat, il sultano.
Momentaneamente, contro ogni consuetudine, i personaggi possono incontrarsi nel Serraglio che
è un luogo quasi di prigionia ed è effettivamente un luogo di prigionia per il personaggio di Bajazet.
È molto importante questo perché Racine eredita i principi della drammaturgia classica da
Corneille e da autori precedenti e li applica senza alcuna difficoltà (le unità di tempo, di luogo) ma
dà a loro un particolare significato.
L’unità di luogo in Racine non è semplicemente una regola che va rispettata perché lo dice
Aristotele ma è invece carica di significati simbolici.
L’unità di luogo significa che sia i personaggi che il pubblico (se vogliamo) sono chiusi in un luogo
unico, stretto, di morte da cui i personaggi cercano di uscire senza mai riuscirci.
Questa è la connotazione simbolica che normalmente Racine dà all’unità di luogo, ma che in
Bajazet è particolarmente evidente proprio perché il luogo è il Serraglio, che è un luogo chiuso,
quasi di prigionia sia per le donne che vi sono rinchiuse e sia per prigionieri come Bajazet che non
è libero ma è di fatto prigioniero del sultano.
Questa è una tipica scena di exposition. È una scena molto lunga, come spesso capita nelle scene
di exposition (scena con funziona informativa, dove di solito si trovano i récits, cioè delle
narrazioni per informare il pubblico degli eventi passati).
Di solito, quindi, le scene iniziali (e questo è il caso) sono abbastanza lunghe e statiche perché si
parla molto e si racconta. Però la cosa deve essere anche verosimile perché non è che uno arriva,
incontra un suo amico e si mette a raccontargli delle cose senza motivo.
Chiaramente deve essere giustificato il ricorso al récit, ci deve essere uno scarto di informazioni:
un personaggio che è più informato dell’altro e l’altro che chiede informazioni.
Qui, nella I scena del I atto, i due personaggi in scena sono:
- Acomat, il visir (si trova nel Serraglio per sostituire il sultano, Amurat, che si trovava
lontano da Bisanzio) (quindi è un personaggio essenzialmente legato alla sfera politica).
- Osmin, il confidente di Acomat, quindi personaggio secondario.
I due personaggi si incontrato all’inizio dell’opera – come spesso avviene proprio perché si tratta di
giustificare questi récits, questo passaggio di informazioni – dopo essere stati separati.
Sono stati separati perché Acomat si trovava a Bisanzio negli ultimi tempi, mentre Osmin era stato
mandato proprio da Acomat all’accampamento del sultano per avere informazioni sull’esito della
guerra. Fin dall’inizio vengono evocati 2 luoghi:
- Primo luogo è il Serraglio stesso con cui si identifica lo spazio scenico. Lo spazio scenico si
immagina essere un luogo all’ingresso del Serraglio. Siamo comunque all’interno del
Serraglio.
- Mentre il secondo luogo evocato è Babilonia, lontana da Bisanzio, perché si sta svolgendo lì
una guerra tra l’esercito ottomano e i persiani. Il sultano è andato ad assediare la città di
Babilonia.
Ci sono questi due poli geografici: il Serraglio di Bisanzio da una parte e dall’altra l’accampamento
“le camps” di Amurat.
Sono due luoghi geograficamente distanti ma strettamente correlati nella tragedia perché tutto ciò
che accade a Babilonia è importante in funzione degli eventi a Bisanzio. Quindi, periodicamente i
personaggi sono informati di ciò che sta accadendo a Babilonia.
A Babilonia accade che il sultano sta assediando la città e sta per aver luogo una grande battaglia
che sarà la battaglia decisiva tra Ottomani e Persiani.
Osmin informa Acomat della guerra che dovrà avere luogo, anche se, data la lontananza tra
Babilonia e Bisanzio, nel frattempo che Osmin ritornava, la battaglia si era già svolta.
Di ciò che accade nell’accampamento si viene a sapere anche altro: un corpo scelto dell’esercito,
ossia i “janissaire”, fedele ad Acomat, sarebbe rimasto fedele al sultano qualcosa avesse vinto, in
caso contrario si sarebbero ribellati appoggiando la congiura.
Acomat invece a Bisanzio sta preparando una congiura, perché sa che il sultano ormai non si fida
più di lui, lo guarda con sospetto e quindi da un momento all’altro lo farà fuori.
La trama politica è abbastanza complessa che è tipica della tragedia, il famoso “enjeu politique”.
Acomat spera che questa congiura venga portata avanti appoggiandosi al fratellastro del sultano
che si chiama Bajazet che Amurat tiene prigioniero, temendo che voglia sostituirlo e che
addirittura ha già condannato a morte. Il messo che il sultano ha inviato per uccidere Bajazet è
stato fatto sparire da Roxane.
Per portare avanti la congiura non basta solo Bajazet, perché è prigioniero e debole, ma ci vuole
l’appoggio della concubina preferita del sultano, cioè Roxane.
Roxane, all’assenza del sultano, è stata elevata a sultana, cioè a colei che nel Serraglio ha autorità
e pieni poteri. Sotto la spinta di Acomat, si innamora di Bajazet, senza averlo mai visto, ed è pronta
ad appoggiare la congiura.
Il serraglio, da luogo chiuso e inaccessibile, diventa accessibile a causa di una falsa voce fatta
circolare da Acomat, quella della morte del sultano in battaglia, per permettere a Roxane e Bajazet
di potersi incontrare (le spie non sorvegliavano più il serraglio perché si sentivano minacciati).
Nella prima scena tutto sembra avviato verso una soluzione positiva. Nel giorno in cui si apre la
vicenda) Roxane e Bajazet, secondo i piani di Acomat, si devono dichiarare, ossia Bajazet deve
rendere pubblica la sua decisione di aspirare al trono e Roxane lo deve appoggiare (ci deve essere
questa sorta di pubblica dichiarazione) e Acomat (il gran visir) appoggerà militarmente la congiura.
Tutto sembra filare liscio, ma Acomat nella I scena non viene informato di un unico problema (che
si scoprirà dopo) ossia che Bajazet è innamorato di un’altra donna che appartiene alla famiglia
reale, si chiama Atalide, nipote del padre di Amurat. Atalide, però, anch’essendo imparentata col
sultano non ha alcun potere, ed è di conseguenza sottoposta al potere della sultana Roxane e ne è
la confidente.
Roxane ha fatto di Atalide la sua confidente, colei che conosce tutto ciò che pensa e dice, ma che
comunque non sospetta nulla. Qui abbiamo già tutti i dati già l’ostacolo, la situazione che è
potenzialmente tragica, ossia se Roxane venisse a scoprire (scoprendolo poi in seguito) che Bajazet
non la ricambia, e che addirittura è innamorato della sua confidente, non lo appoggerebbe più
condannandolo a morte.
Su Bajazet sin dall’inizio grava il rischio di morte. Amurat lo ha già condannato a morte, ha inviato
un messo, ma Roxane l’ha fatto sparire per non far uccidere Bajazet, però abbiamo Roxane, donna
che ha potere di vita o di morte sull'uomo che ama e cerca di ottenere da Bajazet quello che lui
non vuole darle, ossia la promessa del matrimonio. Questa è la situazione che si delinea all’inizio
della tragedia.
Sempre nella prima scena scopriamo che Atalide è stata promessa in sposa da Roxane ad Acomat,
come ricompensa per il servizio che Acomat le sta rendendo. Acomat è molto contento del
matrimonio, ma non perché innamorato di Atalide, bensì perché in questo modo si assicura la
sopravvivenza (tramite il legame con un membro della famiglia reale).
- Viene rispettata l’unità di luogo: viene evocato anche uno spazio lontano, ma attraverso dei
récits, veniamo a sapere di ciò che accade a Babilonia nel corso della pièce;
- È presente l’unità di tempo: tutto si svolge regolarmente in una giornata, in 24 ore, ma è la
giornata decisiva, poiché sappiamo fin dall’inizio che è la giornata in cui Roxane si deve
dichiarare a favore di Bajazet, viene detto da Acomat nel corso della prima scena “j'espère
qu’aujourd’hui Bajazet se déclare et Roxane avec lui” (=spero che oggi Bajazet si dichiari e
Roxane con lui). Tutta la tragedia è giocata sull’attesa di questo evento, di questa
dichiarazione, di questa congiura che però non arriva mai, quindi c’è un elemento di
suspense e anche la necessità di fare presto, di affrettarsi perché il sultano da un momento
all'altro può tornare. Nella seconda scena, ad esempio, Acomat chiede alla sultana di
affrettarsi, “déclarons-nous, madame” e poi “hâtons-nous”, ma allo stesso tempo l’azione
si rallenta drammaticamente perché Roxane si rende conto che Bajazet ha delle resistenze.
Leggeremo un passo della prima scena che è un récit perché Acomat deve raccontare a Osmin ciò
che è accaduto a Bisanzio (Osmin già gli ha raccontato ciò che è successo a Babilonia). Acomat
crede l’amore tra Roxane e Bajazet sia reciproco, quindi racconta la nascita dell’amore tra i due
poiché Acomat è direttamente responsabile di ciò: è lui che ha parlato di Bajazet a Roxane, è lui
che con strategia deliberata l’ha spinta ad interessarsi a Bajazet, è lui che l’ha spinta ad
innamorarsi di Bajazet. Questa è una tipica scena di innamoramento, la “scène de première vue”
cioè la scena della prima vista / del primo incontro tra due che si innamorano immediatamente, o
meglio Roxane si innamora (la scena dell’innamoramento è tipica del teatro di Marivaux). Qui cioè
è raccontato da un testimone interessato, Acomat. Acomat è un personaggio tutto sbilanciato sul
versante politico, è il vero stratega della situazione, della congiura, è l’unico che ha la mente
fredda e lucida perché, a differenza degli altri, è l’unico a non esser innamorato. È un personaggio
abbastanza tipico e frequente, ossia quello del consigliere machiavellico, del consigliere politico
molto lucido, astuto, ma a differenza di altri consiglieri machiavellici non è un personaggio ignobile
o negativo, è un personaggio anzi sinceramente legato a Bajazet e a Roxane, ma vuole
naturalmente assicurare la propria salvezza, la propria vita e evitare di fare una brutta fine, però
prova anche una sincera ammirazione per Bajazet.
Questo lo dice nei versi 177 e seguenti: Voudrais-tu qu'à mon âge je fisse de l’amour la vile
apprentissage -> quando Osmin gli chiede “siete innamorato di Atalide?”, lui risponde “no, vorresti
forse che alla mia età facessi dell’amore il vile apprendistato” = che alla mia età conoscessi l’amore
per la prima volta, poiché Acomat è un personaggio di età più avanzata rispetto agli altri, quindi a
lui interessa piuttosto garantire la propria sopravvivenza. Però è il personaggio che tiene insieme
la vicenda politica. Si vede la strategia di Acomat che fa innamorare letteralmente Roxane di
Bajazet, nei versi 135:
J’entretins la sultane, et cachant mon dessein,
Lui montrai d’Amurat le retour incertain,
Les murmures du champ, la fortune des armes,
Je plaignis Bajazet, je lui vantai ses charmes,
Qui par un soin jaloux dans l'ombre retenus,
Si voisins de ses yeux, leur étaient inconnus.
Que te dirai-je enfin ? La sultane éperdue
N'eut plus d'autre désir que celui de sa vue.
Traduzione: parlai (passé simple - passato remoto) con la sultana, e nascondendo le mie
intenzioni, le mostrai il ritorno incerto di Amurat (=poteva anche non tornare).
Acomat segue qui una vera e propria strategia e elenca alla sultana di tutti i motivi che potrebbero
spingerla ad appoggiare Bajazet anche politicamente. “I mormorii dell’accampamento” (camp=
accampamento) -> l’accampamento è pieno di mormorii/ voci (ciò che Osmin ha potuto ascoltare,
ciò che si dice tra i soldati -> murmures significa che i soldati non sono contenti, hanno dei motivi
di insoddisfazione nei confronti del sultano) “la sorte delle armi” (fortune = sorte che è incerta,
non significa fortuna in positivo) “compiansi Bajazet, le vantai il suo fascino” (Bajazet è bello) Qui
par un soin jaloux dans l'ombre retenus che trattenuto nell’ombra da una preoccupazione gelosa
(Bajazet è bello, questa è una cosa che viene detta più volte.). ‘’Retenus’’ è plurale perché si
riferisce a charmes.
Quindi il sovrano tiene prigioniero Bajazet per una preoccupazione gelosa. Poi, però non è ancora
arrivato il verbo principale che è “leur étaient inconnus’’ Si voisins de ses yeux, leur étaient
inconnus: così vicino ai suoi occhi (di Roxanne) gli era ancora sconosciuto “Leur’’ si riferisce sempre
agli occhi.
Quindi, Acomat sta dicendo che Bajazet, personaggio affascinante, è così vicino a te ma tu non
l’hai visto, questo è il senso. Dunque, i primi tre versi si focalizzano più sull’aspetto politico.
I successivi tre versi si focalizzano sulle insinuazioni di Acomat che in qualche modo inducono
Roxane ad innamorarsi seppure non l’abbia mai visto.
Que te dirai-je enfin ? La sultane éperdue N'eut plus d'autres désirs que celui de sa vue.
Che dirti, la sultana è smarrita (già innamorata quindi) non ebbe altri desideri che quello di
vederlo.
Qui si nota una strategia, l’amore non passa tanto dalla vista (in questo caso) quanto dalla parola
altrui. Quindi, c’è una strategia anche linguistica in qualche modo di Acomat.
Il discorso successivo, che lui ha tenuto a Roxane è un discorso “narrativizzato” (discours
narrativisé), né diretto e né indiretto, ossia fa una sorta di sintesi del suo discorso, argomentando
però in maniera molto ordinata e logica.
Alcune caratteristiche di questi versi: in questi versi c’è già una dialettica interessante che torna in
più punti della tragedia, su cui anche De Santis si sofferma nell’introduzione, tra montrer, cacher,
voir e amaible (nella prefazione di De Santis). Continuiamo a leggere prima di continuare il
commento:
Ma potevano ingannare tanti sguardi gelosi
Gli sguardi gelosi sono all’interno del Serraglio, sguardi che spiano, che sembrano mettere tra di
loro invincibili ostacoli, quindi per incontrarsi nel serraglio normalmente bisogna superare degli
ostacoli. Però Acomat spiega che per un certo periodo il disordine ha regnato nel serraglio perché
a un certo punto è arrivata la notizia falsa della morte di Amurat.
Peut-être il te souvient qu'un récit peu fidèle
De la mort d'Amurat fit courir la nouvelle.
La sultane à ce bruit feignant de s'effrayer,
Par des cris douloureux eut soin de l'appuyer.
Sur la foi de ses pleurs ses esclaves tremblèrent.
150 De l'heureux Bajazet les gardes se troublèrent,
Et les dons achevant d'ébranler leur devoir,
Leurs captifs dans ce trouble osèrent s'entrevoir.
Roxane vit le prince. Elle ne put lui taire
L'ordre dont elle seule était dépositaire.
155 Bajazet est aimable. Il vit que son salut
Dépendait de lui plaire, et bientôt il lui plut.
“Forse, ti ricordi (letteralmente ti ricorda, costruzione impersonale) (récit è un racconto poco
fedele, quindi falso) che un racconto falso della morte di Amurat ha fatto correre la notizia, la
sultana a questa voce/notizia (come rumor in latino che significa voce falsa, che circola;
letteralmente rumore) fingendo di spaventarsi per/con grida dolorose (perché la sultana era
consapevole del fatto che Amurat non era morto ma finge di credere alla voce per in qualche
modo seminare il disordine nel serraglio) ebbe cura di appoggiarla sostenerla (questa notizia).
Sulla fede delle sue lacrime (credendo alle sue lacrime) i suoi schiavi tremarono. Le guardie del
felice (felice perché appunto le cose stavano andando in questo modo) Bajazet si turbarono (tutti
hanno paura e quindi la sorveglianza stretta a cui è sottoposto Bajazet si allenta) e i doni
terminando di scuotere (letteralmente, distoglierli dal loro dovere, continuando a distoglierli - qui
c’è una costruzione sintattica un po’ complessa, questi “dons” non è sintatticamente collegato al
resto, un po’ come l’ablativo assoluto in latino) e mentre i doni finivano di distoglierli dal loro
dovere, i due prigionieri (considerando che Roxane è in qualche modo prigioniera come Bajazet) i
loro prigionieri osarono in quel disordine vedersi/incontrarsi (quindi questo disordine determina la
possibilità per Roxane e Bajazet, Bajazet che è realmente prigioniero e Roxane che anche a suo
modo è prigioniera delle leggi del serraglio permette loro di incontrarsi; e qui c’è l’incontro).
Roxane vide il principe (frase molto breve, emistichio), non poté tacergli l’ordine di cui lei sola era
depositaria (perché Roxane ha ricevuto l’ordine di uccidere Bajazet ma non lo ha fatto, quindi lei
era depositaria sola dell’ordine del sultano).
“Bajazet è amabile/bello, comprese (qui vit vuol dire capire) che la sua salvezza dipendeva dal
piacerle e presto le piacque” e quindi Acomat mette in atto la strategia e Bajazet si adegua e
capisce che in quella situazione la sua unica via di salvezza è piacere alla sultana e quindi accettò di
piacerle).
Questo è il récit centrale, la parte principale, dove appunto si racconta prima la strategia di
Acomat e poi l’incontro tra i due personaggi. L’incontro poi è giocato su uno sguardo, Roxane vede
il principe e questa vista conferma in qualche modo l’innamoramento che era cominciato già
prima semplicemente attraverso le parole di Acomat.
Siamo quindi nella parte iniziale con l’inizio in medias res.
Il resto del primo atto completa l’exposition e abbiamo diciamo chiara la situazione di tutti i
personaggi principali e appunto vediamo gli stessi eventi, del passato, raccontati da tre punti di
vista (da quello di Acomat, Roxane e Atalide).
Com’è costruita strutturalmente questa tragedia? È presente la catena degli amori non corrisposti
che è un tipico schema della tradizione pastorale, che qui Racine riprende da Eliodoro. La catena
degli amori è sviluppata così: Il sultano, Amurat, primo personaggio che non sarà mai presente in
scena, realmente innamora di Roxane, Roxane che a sua volta ama Bajazet che ama Atalide.
L’elemento tragico sta nel fatto che ci sono gli amori non corrisposti, determinando la frustrazione
di chi non è ricambiato. Però la catena amorosa si sovrappone alla catena della soggezione
politica, cioè la persona amata è sempre sottoposta al potere della persona che ama, ma chi ama
ha potere di vita e di morte sulla persona amata. Quindi la vita di Atalide dipende in un certo senso
da Bajazet, anche se Bajazet non ha in realtà potere di vita e di morte su Atalide però quello che
dice o fa Bajazet potrebbe determinare la morte di Atalide, quindi la vita di Atalide dipende da
Bajazet che è sottoposto al potere di Roxane che è sottoposta al potere del sultano.
Questo è uno schema proposto da uno studioso già nominato più volte tra gli specialisti del
teatro del 600 e di Racine che è George Forestier che dice che questa tragedia è costruita sulla
“réversibilité de la dependance” cioè da una parte c’è la catena della soggezione politica per cui
c’è sempre un personaggio che ha potere di vita o morte sulla persona che ama ma d’altra parte
chi è innamorato è sospeso alle decisioni di chi è amato. È una struttura un po’ complessa e di
fatto il personaggio che ha meno potere di tutti in apparenza è Atalide, però in realtà è dalle sue
decisioni che dipenderà tutto il resto. E in effetti Atalide è il personaggio avrà l’ultima parola.
Tutti i personaggi sono prigionieri di un dilemma, quindi ritroviamo questo schema del dilemma
tragico (già presente in Corneille e nel suo caso, tra amore e onore), però in realtà nel caso di
Racine c’è una sorta di fatalità della passione – dice Forestier – che l’induce appunto a
comportamenti irrazionali che poi li portano alla morte e a determinare quella degli altri.
Lezione 13 (tagliata in parte perché già presente nell’edizione consigliata + nella lezione
precedente)
Analisi di Roxane e Atalide: È un personaggio di bassa estrazione sociale che però è arrivata al
massimo del potere, è un personaggio paradossale quindi da tanti punti di vista. Atalide pur
appartenendo alla famiglia del sultano è dotata di poca autorità. Quindi questa tragedia fotografa
una sorta di rovesciamento dei rapporti visti come naturali all’epoca tra personaggi che sono di
estrazione diversa.
I° scena del II atto: è una scena molto importante perché c’è il confronto diretto sulla scena tra
Bajazet e Roxane. Vediamo per la prima volta apparire Bajazet in scena è c’è un incontro-scontro
molto drammatico con Roxane.
Roxane, tipica eroina raciniana, mette Bajazet di fronte ad un ricatto vero e proprio. Si offre di
appoggiare la sua scalata al trono al posto di Amurat e quindi la congiura, a patto che lui la sposi,
che quindi ci sia un matrimonio fin da subito contro le regole tradizionali della monarchia turca (è
fatto molto raro del matrimonio di una donna con un sultano almeno così ci viene presentato nella
tragedia) poiché il sultano preferisce non legarsi in matrimonio a nessuno. Roxane impone a
Bajazet il matrimonio, il ricatto è matrimonio o morte, se lui rifiuta Roxane gli toglierebbe il suo
sostegno e lo abbandonerebbe all’ordine di morte che viene dal sultano. Bajazet mostra molta
freddezza di fronte alla richiesta della sultana e questo determina, alla fine di questa scena, la sua
furia e la decisione provvisoria di non appoggiarlo più e di farlo uccidere, questa è una decisione
presa sul momento da lei su cui poi ritornerà.
I termini di questo riscatto erano già stati formulati molto chiaramente nella III scena del I atto,
quando Roxane parla con la sua confidente Atalide.
Al verso 315, cito Roxane: “Bajazet touche presque au trone des sultans.” “Bajazet tocca quasi,
sfiora quasi, il trono dei sultani”, “Il ne faut plus qu’un pas. Mais c’est où je l’attends.” “Manca solo
un passo ma è lì che lo aspetto”, nel verso 326 dice poi: “Sa perte, ou son salut dépend de sa
réponse.” “La sua perdita, la sua rovina, dipendono dalla sua risposta”.
Fino dall’inizio Roxane è decisa a mettere Bajazet di fronte ad una scelta radicale, con lei o contro
di lei, ma dall’altro lato lei cede durante il corso della tragedia si trova di fronte ad un dilemma,
esita tra l’amore per Bajazet e il desiderio di salvarlo, di aprirgli la strada al trono e la rabbia e la
disperazione nel vedere la freddezza di lui a cui lei non attribuisce ancora una causa precisa.
Roxane sospetta soltanto che non sia innamorato ma poi scoprirà nel corso della tragedia che c’è
una rivale, un’altra donna che è Atalide e questo scatenerà la reazione di gelosia di Roxane.
In qualche modo viene trascinata alla decisione definitiva soltanto nel momento in cui scopre la
gelosia. La gelosia porta ad esercitare una sorta di vendetta cruenta sulla persona amata, abbiamo
il tipico amore raciniano che è una passione devastante che induce a commettere azioni criminali
contro l’oggetto stesso della passione oppure a derogare alla propria unità. Vediamo poi come è
strutturata questa seconda scena. C’è un vero e proprio crescendo, Racine è molto attento alle
sfumature dell’analisi psicologica, cioè a come la passione agisca su di loro in maniera progressiva.
Ci sono una serie di répliques pronunciate da Roxane ed ognuna di questa ha una sfumatura
diversa, pur restando nello stesso tema che è sempre quello del ricatto, la proposta di matrimonio
di Roxane. La prima réplique, molto calma da parte di Roxane, contiene la proposta di matrimonio,
ella è decisa ad aiutarlo ma è il momento in cui anche Bajazet si impegni a sua volta e leghi Roxane
a sé stesso in maniera esplicita. Nella seconda réplique, più breve, manifesta lo stupore della
sultana rispetto alla reazione fredda di Bajazet. Terza réplique, Roxane, di fronte all’obiezione di lui
che dice che i sultani hanno sempre evitato di sposare le loro concubine, argomentando in
maniera ancora molto lucida e razionale, porta degli esempi storici per giustificare la sua proposta:
dice che si è vero che questa è la consuetudine ma in realtà alcuni sultani hanno fatto
diversamente e fa quindi degli esempi. Di fronte all’ulteriore replica di Bajazet che argomenta
contro l’opportunità di un matrimonio in quel momento, Roxane comincia a perdere la pazienza e
abbiamo una prima minaccia da lei formulata ancora in maniera velata, nella réplique successiva
abbiamo poi un’altra minaccia espressa questa volta con furore e in maniera più violenta, infine
nella réplique successiva abbiamo Roxane che prega Bajazet e lo supplica. Di fronte all’ulteriore
replica di Bajazet che argomenta contro l’opportunità di un matrimonio in quel momento, Roxane
comincia a perdere la pazienza e abbiamo una prima minaccia da lei formulata ancora in maniera
velata, nella réplique successiva abbiamo poi un’altra minaccia espressa questa volta con furore e
in maniera più violenta, infine nella réplique successiva abbiamo Roxane che prega Bajazet e lo
supplica.
ATTEGGIAMENTO OPPOSTO
Quindi dalla fierezza, dall’orgoglio che si manifesta nelle minacce, passa all’umiliazione, quindi
all’atteggiamento opposto. Nella settima réplique abbiamo l’affiorare di un sospetto geloso, quindi
l’ipotesi che ci sia un’altra donna e infine nell’ultima réplique abbiamo la decisione di sacrificare
Bajazet. C’è una progressione non molto precisa all’interno della scena, questo per far capire che è
strutturata in maniera immediata. Abbiamo tutte le sfumature, tutti i possibili atteggiamenti cui la
passione amorosa induce Roxane alla persona amata, dalla minaccia, alla supplica, alla
argomentazione più lucida. Quindi progressivamente come se Roxane perdesse il controllo nel
corso di questa scena, inizialmente è perfettamente padrona di sé, fa discorsi perfettamente
strutturati, poi perde il controllo e diventa una “amante furiosa”.
Questi diversi atteggiamenti di Roxane si presentano nello stile delle varie réplique, perché in
alcune c’è ancora un’argomentazione secondo i canoni della retorica dell’epoca, invece nelle
réplique in cui la passione amorosa la travolge, abbiamo esclamazioni. È presente un’altra spia
stilistica, cioè che improvvisamente Roxane passa dal voi, al tu. Molto spesso nella tragedia
classica quando si passa dal voi al tu, vuol dire che emerge un’emotività, una passionalità negativa,
in questo caso è un tu di minaccia, non di affetto.
Allora leggiamo qualche verso, vediamo questa transizione un po’ brusca tra una rèplique e l’altra,
tra i diversi atteggiamenti.
Dal verso 497 in cui Bajazet ha appena pronunciato la sua più lunga réplique, in cui argomenta in
maniera più dettagliata, contro quest’ idea del matrimonio immediato, lui dice che non è il
momento, è un rischio perché non ha ancora il potere necessario per imporre le sue decisioni, a
causa dei pretesti, però sono dei pretesti anche argomentati. Questa è la quarta réplique di
Roxane, quella che contiene la prima minaccia, espressa in maniera calma, per quanto con ironia
aggressiva.
vv. 497
ROXANE
Je vous entends, Seigneur. Je vois mon imprudence.
je vois que rien n’échappe a votre prévoyance.
Vous avez pressenti jusqu’au moindre danger
Ou mon amour trop prompt vous allait engager.
Pour vous, pour votre honneur vous en craignez les suites,
Et je le crois, Seigneur, puisque vous me le dites.
Mais avez- vous prévu, si vous ne m’épousez.
Les périls plus certains ou vous vous exposez ?
Songez- vous que sans moi tout vous devient contraire,
Que c’est a moi surtout qu’il importe de plaire ?
Songez-vous que je tiens les portes du palais,
Que je puis vous l’ouvrir, ou fermer pour jamais,
Que j’ai sur votre vie un empire supreme,
Que vous ne respirez qu’autant que je vous aime ?
Et sans ce même amour qu’offensent vos refus,
Songez – vous, en un mot, que vous ne seriez plus ?
“Capisco Signore, vedo la mia imprudenza -> qui affiora l’ironia aggressiva,
vedo che niente sfugge alla vostra previdenza,
avete previsto perfino il minimo pericolo,
nel quale il mio amore troppo impulsivo vi stava per coinvolgere -> loda ironicamente Bajazet per
la sua estrema previdenza, per aver previsto tutte le consefuenze negative che un matrimonion
avrebbe, Roxane è ancora calma.
per voi e per il vostro onore ne temete le conseguenze,
lo credo signore, dato che voi lo dite.
pero qui passa alla minaccia espressa in maniera ancora calma,
ma avete previsto, se vi sposate, ai pericoli più certi cui vi esponete,
capite che senza di me tutto vi diventa contrario
è soprattutto a me che importa di piacere
è soprattutto me che dovete compiacere,
pensate che io tengo nelle mani le porte del palazzo,
che posso aprirvelo o chiuderlo per sempre, -> qui c’è di nuovo il tema dell’unità di luogo, una
sorta di prigionia dei personaggi,
che ho sulla vostra vita un dominio supremo, che voi non restiate
che in quanto io vi amo -> SOLO L’AMORE DI ROXANE CHE CONSENTE A BAJAZET DI RIMANERE
ANCORA IN VITA.
e senza quell’amore che i vostri rifiuti offendono,
capite in una parola che voi non esisteste più?
Ci troviamo dinanzi ad un discorso molto costruito, per la continua ripetizione di “Songez – vous”
(pensate, capite, riflettete), che punta a imprimere nella testa di Bajazet il rischio cui si sta
esponendo quando non cede alle sue volontà.
Poi c’è questa antitesi molto importante perché Racine ha forti significati simbolici, il serraglio è
una prigione le cui porte si possono aprire o semplicemente chiudere. Bajazet per tutto lo spazio
della tragedia punta a uscire a vedere la luce per iniziare la sua carriera eroica, attraverso l’ascesa
al trono, invece le porte del serraglio per lui non si apriranno mai, quindi l’unità di luogo diventa
una sorta di metafora, una situazione senza via d’uscita per i personaggi. C’è questa immagine
ricorrente della prigionia. Captivitè -> prigionia.
Vediamo velocemente la réplique successiva che ci fa capire l’evoluzione psicologica di Roxane.
Saltiamo la risposta di Bajazet, che ancora una volta esita, punta a prendere tempo e lei risponde -
> passando improvvisamente al tu (cambio del registro linguistico) ->passaggio ad una minaccia
più esplicita, più violenta, al rimprovero più diretto.
ROXANE
Non, je ne veux plus rien.
Ne m'importune plus de tes raisons forcées.
Je vois combien tes voeux sont loin de mes pensées.
Je ne te presse plus, ingrat, d'y consentir.
Rentre dans le néant dont je t'ai fait sortir.
Car enfin qui m'arrête ? Et quelle autre assurance
Demanderais-je encor de son indifférence ?
L'ingrat est-il touché de mes empressements ?
L'amour même entre-t-il dans ses raisonnements ?
Ah ! Je vois tes desseins. Tu crois, quoi que je fasse,
Que mes propres périls t'assurent de ta grâce,
Qu'engagée avec toi par de si forts liens,
Je ne puis séparer tes intérêts des miens.
Mais je m'assure encore aux bontés de ton frère.
Il m'aime, tu le sais. Et malgré sa colère
Dans ton perfide sang je puis tout expier,
Et ta mort suffira pour me justifier.
“No, non voglio più niente, non importunarmi più con le tue argomentazioni forzate,
vedo quanto i tuoi (voeux)desideri sono lontani dai miei pensieri,
non ti spingo più ingrato ad accontentarmi,
rientra nel niente da cui ti ho fatto uscire, -> (Roxane qui insiste sull’indipendenza assoluta di
Bajazet da lei, lui viene dal nulla e da questo nulla lei lo ha fatto uscire, con una scelta che dipende
interamente da lei),
perché insomma chi mi può fermare
e quale altra sicurezza dovrei ancora cercare della sua indifferenza?
Si nota una cascata di domande retoriche, sono tutte domande che presuppongono una risposta
già data. Altra cosa interessante in questi versi, il passaggio dal tu alla terza persona “l’ingrat est-it
touché…”, -> questi continui passaggi di pronome, dalla seconda persona plurale, alla prima
singolare, poi alla terza persona singolare, sono un altro segnale del disordine psichico che domina
Roxane.
L’ingrato è forse scosso dalla mia insistenza?
L’amore entra in qualche modo nei suoi ragionamenti? (altra domanda retorica, no, i suoi
ragionamenti sono tutti lucidi e fretti perché appunto non contengono una briciola di amore).
Ah, vedo i tuoi intenti!
Qui torna di nuovo al Tu e subito dopo dice:
Tu credi che sei cosi freddo perché pensi che io ormai abbia legato il mio destino al tuo
ma posso ancora salvarmi, posso ancora dissociarmi da te
e rientrare in grazia presso il sultano.
Le oscillazioni linguistiche in Roxane ci sono anche in Bajazet che in questa scena è in un
atteggiamento ambiguo, ambivalente, che anche lui è di fronte a un dilemma, da una parte vuole
salvarsi e vuole anche il trono, punta ad un destino eroico, ma non vuole promettere il matrimonio
a Roxane perché legato ad Atalide, il suo atteggiamento è continuamente costretto al non potersi
esprimere fino in fondo con Roxane, aggiungendo anche “perché non posso parlare?”.
Lezione 14
Analizziamo il personaggio di Bajazet, che non compare nel 1° atto ma solo all’inizio del 2°.
Possiamo fare un confronto con il personaggio di Rodrigue del Cid, perché anche Bajazet è un
giocane principe dalla vocazione eroica, ma che non è ancora un eroe realizzato. Sappiamo
soltanto che ha partecipato ad alcune azioni militari sotto la guida di Acomat, che è in qualche
modo stato il suo mentore, la sua guida. Però, mentre Rodrigue nel Cid ha la possibilità attraverso
una serie di “exploit”, una serie di gesta che sappiamo, di assurgere alla fine della piéce allo
statuto di eroe in senso pieno, Bajazet non è nelle stesse condizioni. Non è libero, è prigioniero ed
è sottoposto ad una libertà molto limitata, lui desidera il trono ma per tutta la tragedia,
nonostante la sua aspirazione, nonostante abbia una naturale ambizione politica, come poi tutti i
grandi personaggi raggiungerlo. Lui dice di voler essere all’altezza, lui dice “héros sa race”, degli
eroi della sua razza. Nonostante questo per tutta la tragedia sperano che la possibilità per lui di
accedere allo statuto d’eroe dipende da Roxane, e quindi per tutta la tragedia lui spera che questo
si verifichi ma di fatto non si verificherà mai. Soltanto la sua morte, come vedremo nell’ultimo
atto, sarà una morte eroica, e quindi in qualche modo attraverso la morte diventa a suo modo un
eroe, un po’ come succederà a Hippolyte di “Phèdre”. Anche lui ha l’ambizione ad essere un eroe,
la spinta ad essere degno dei suoi antenati, un po’ come Rodrigue, però tutto sommato in lui
questa spinta è come se fosse meno forte perché lui non è nelle condizioni per farlo, e la sua
condizione eroica è ridotta ad una sorta di eroismo passivo. Non può compiere gesta di alcun tipo,
l’unica cosa che può fare per non tradire i suoi ideali, il codice di comportamento di un eroe è
quello di non tradire la “foi” (che significa “fede” in questo caso ha un significato più preciso, che
non ha a che fare con la religione o con la fede in senso religioso, ma vuole dire dare la parola.
Sarebbe proprio “parola d’onore”, quindi in questo caso non vuole “tradire la sua parola”). Non
vuole quindi tradire la promessa d’amore che ha fatto ad Atalide, quindi non vuole tradire Atalide
e questo è il suo problema per tutto il corso della piéce. Non vuole quindi commettere quella che
lui chiama “perfidie”, una perfidia, nei confronti di Atalide ma nemmeno nei confronti di Roxane.
Questo perché l’eroe nel suo codice di comportamento non deve mentire, che bisogna dire
sempre quello che si pensa, non bisogna comportarsi con ipocrisia perché è un comportamento
vile, basso e non degno di un eroe. E quindi il povero Bajazet è costretto per tutta la tragedia a
muoversi tra questi due imperativi contrari, da una parte non tradire Atalide e restare fedele a lei
e dall’altra non mettere a rischio la vita di Atalide scontrandosi direttamente con Roxane . Il
dilemma appunto è questo, non vuole né sposare Roxane, dare la propria parola e fare la
promessa di matrimonio a Roxane, ma nemmeno scontrarsi apertamente con Roxane, trattarla in
maniera troppo fredda, perché questo avrebbe conseguenze fatali per sé e probabilmente per
Atalide, se Roxane scoprisse che Atalide è la sua rivale. Quindi è costretto nel corso della tragedia
ad avere un atteggiamento ambiguo, e anche abbiamo visto nella scena con Roxane ci sono vari
momenti in cui lui dice “perché non posso parlare?”, in qualche modo è ridotto alla reticenza, ad
essere reticente, per lui la posizione più sgradevole e inaccettabile proprio perché è contraria al
codice di comportamento di un eroe, quindi è ridotto a questa condizione di ambivalenza e
compromesso che invece tenderebbe a non accettare. Questo per quanto riguarda Bajazet,
Roxane invece è per tutta la tragedia anche lei lacerata, anche lei prigioniera di un dilemma. Esita
cioè tra il suo amore per Bajazet e la volontà di salvarlo e portarlo al trono, ma anche la rabbia la
gelosia che prova nei suoi confronti e quindi l’istinto della vendetta. E questa esitazione Roxane la
porterà avanti per tutta la tragedia fino all’ultimo atto, quando prenderà poi la decisione di
consegnare Bajazet alla morte. E poi c’è Atalide, su cui ci focalizziamo in particolare oggi, perché
leggeremo una scena in cui lo scontro non è più tra Roxane e Bajazet ma tra Roxane e Atalide . Le
due di trovano alle prese l’una con l’altra, e Roxane mette alla prova Atalide di cui ormai comincia
a sospettare. Parliamo della terza scena del 4° atto.
Breve introduzione su Atalide, che dice è un po’ l’ultimo anello degli amori non corrisposti, cioè sta
in fondo alla catena (Acomat che ama Roxane che ama Bajazet che ama Atalide), ed è il
personaggio che ha meno potere di tutti sulla carta, perché è anche lei prigioniera del serraglio, è
diventata la confidente di Roxanne ma non ha alcun potere politico, alcuna autorità. Quindi è
apparentemente l’anello debole ma in realtà è il personaggio decisivo e lei stessa lo riconoscerà,
perché è l’ultimo personaggio che prende la parola, per la verità penultimo perché c’è la sua
confidente, ma tra i personaggi principali è l’ultimo che sentiamo parlare nella tragedia. Rimane
viva fino all’ultimo e solo nell’ultima scena, rimasta da sola con la sua confidente, decide di
suicidarsi. Quindi Atalide è il personaggio a cui Racine dà un posto d’onore, alla fine in conclusione
della tragedia. Sono le sue oscillazioni, anche lei è alle prende con un dilemma, anche lei oscilla tra
i due poli di questo dilemma e sono le sue oscillazioni a determinare la fine tragica, l’esito tragico
della vicenda per tutti i personaggi. Il dilemma di Atalide è questo, da una parte, come Roxane,
vuole che Bajazet viva, da una parte quindi fa in modo che Bajazet faccia quello che Roxane gli
chiede e quindi cerchi di essere più convincente e prometta al limite il matrimonio a Roxane.
Apprendiamo la sua storia nella 4° scena del 1° atto quando lei stessa racconta la sua storia, in
particolare la storia del suo amore per Bajazet. Atalide è un personaggio che, tramite Roxane,
viene promessa in sposa ad Acomat come ricompensa dei suoi servigi e Acomat vuole legarsi a lei
perché appartiene alla famiglia reale.
Abbiamo quindi questa situazione un po’ paradossale in cui Atalide che appartiene alla famiglia
imperiale, quindi è più nobile di Roxane, è sottoposta però all’autorità di Roxane. Mentre Roxane è
diventata la sultana per volere di Amurat ma è anche una ex schiava, una concubina, quindi un
personaggio di rango sociale molto basso. C’è quindi una sorta di rovesciamento dell’ordine
naturale delle gerarchie sociali che all’epoca erano invece sentite come molto importanti. Racine
attribuisce quindi al dispotismo ottomano il fatto di produrre queste situazioni paradossali,
innaturali. Un personaggio della famiglia reale sottoposto al potere di una donna che viene dal
nulla. E poi c’è l’amore per Bajazet, il legame di Atalide per Bajazet viene raccontato nella quarta
scena del 1° atto, e anche qui c’è una trasformazione importante perché nella novella Bajazet si
innamora di Floridon dopo aver iniziato una relazione con la sultana. Quindi c’è una posteriorità
del rapporto con Floridon rispetto a quello di Atalide. Quindi questo rende Bajazet un personaggio
sospetto di tradimento in qualche modo, un personaggio meno positivo, meno senza macchia.
Racine invece anticipa, l’amore di Bajazet per Atalide risale non dico all’infanzia ma all’estrema
giovinezza dei due personaggi, è anteriore all’interesse che Roxane invece manifesta per Bajazet.
Quindi Bajazet nell’amare Atalide non fa che rimanere fedele a un amore di gioventù, favorito
dalla madre di Bajazet. Come ho già detto precedentemente, abbiamo questa coppia di giovani
innamorati, una sorta di amore puro, innocente e “pastorale”, insidiato dall’amore più torbido e
colpevole di Roxane. Roxane non lo sa naturalmente, non sa ancora di avere una rivale. L’autorità,
il potere di vita o di morte che Roxane ha su Bajazet fa sì che Bajazet debba fingere di ricambiare
l’amore della sultana e quindi l’amore di Bajazet per Atalide è ridotto al silenzio. Poi però vediamo
apparire a tratti la gelosia di Atalide, che è legato soprattutto al fatto che lei ha un ruolo da
mediatrice tra Bajazet e Roxane. Roxane la sceglie come confidente e per nascondere i suoi
rapporti con Bajazet, manda Atalide a parlare con Bajazet, finché poi non ci sarà un incontro
diretto tra Roxane e Bajazet. Atalide quindi fa in qualche modo da mediatrice e è costretta ogni
volta a convincere la sultana, persuadere la sultana, dell’amore di Bajazet, del fatto che Bajazet
ricambi il suo amore. Quindi è costretta anche lei a mentire, costretta ad utilizzare un artificio,
però lei lo fa naturalmente perché teme per la vita di Bajazet, ed è molto più brava lei a convincere
la sultana dell’amore di Bajazet di quanto non sia Bajazet stesso in quanto è incapace di fingere dei
sentimenti che non prova. Proprio questa posizione di mediatrice espone Atalide ai tormenti della
gelosia e qui ci sono alcune citazioni significative che si potrebbero fare. Verso 685, Atalide sta
parlando con Bajazet.
“Et lorsque quelquefois de ma rivale
heureuse
Je me représentais l’image douloureuse,
Votre mort (pardonnez aux fureurs des
amants)
Ne me paraissait pas le plus grand des
tourments.”
Quindi, tradotto:
“Quando talvolta mi rappresentavo
L’immagine dolorosa della mia rivale felice/fortunata
La vostra morte (perdonate alla follia degli amanti)
Non mi sembrava il più grande dei tormenti.”
In certi momenti, quindi, Atalide confessa e ammette quasi di preferire l’idea della morte di
Bajazet alla prospettiva del matrimonio con Roxane. Abbiamo questa idea Raciniana dell’amore
come malattia, come disordine psichico, che induce a comportamenti irrazionali. La gelosia di
Atalide non è un elemento così aneddotico ma è un elemento fondamentale perché è proprio la
gelosia che determina l’esito tragico della vicenda. E questo attraverso una serie di
capovolgimenti, una serie di “coup de théâtre”, colpi di scena. Vediamo il primo capovolgimento,
abbiamo visto la prima scena dell’atto secondo, dove Bajazet si era mostrato freddo con Roxane di
fronte all’improvvisa richiesta di matrimonio da parte della sultana, e quella scena si era chiusa
con la decisione della sultana di abbandonare Bajazet al suo destino. Poi interviene Atalide che
convince alla fine del secondo atto a dare almeno qualche speranza alla sultana. Bajazet è molto
titubante ma Atalide per convincerlo arriva a minacciare il suicidio, quindi fa di tutto per far
riconciliare Bajazet con la sultana. Bajazet si lascia convincere vedendo la situazione in cui si trova
Atalide e la riconciliazione avviene. Bajazet va a parlare con la sultana che si lascia
immediatamente convincere, torna sui suoi passi e decide di andare avanti con la congiura e con il
rapporto con Bajazet. All’inizio del terzo atto veniamo a sapere che la riconciliazione è già
avvenuta. Sembra che la rivolta verso il sultano sia imminente e destinata al successo. C’è però un
secondo capovolgimento, perché Atalide è incapace di sopportare l’idea del matrimonio di Bajazet
con Roxane e quindi progetta di suicidarsi. Quando incontra Bajazet nel terzo atto, non riesce a
trattenersi dal rimproverarlo per aver fatto ciò che lei stessa aveva ordinato e gli rivela la sua
intenzione di suicidarsi comunque. Quindi l’amore è una forma di malattia, di disordine psichico
che induce a comportamenti contraddittori a continui cambiamenti di atteggiamento. Solo che
Atalide non sa che sta giocando con il fuoco, infatti, appena fa questo discorso a Bajazet lui cambia
idea, parla nuovamente con Roxane e l’intesa tra i due si spezza. Si mostra nuovamente freddo e
ritira la promessa di matrimonio. Quindi quell’attimo di esitazione, di gelosia di Atalide ha
determinato un cambiamento, ha azionato la catena della soggezione politica e quindi ha
modificato la situazione dei personaggi.
Il meccanismo della tragedia è che tutto si deve svolgere nel giro di 24 ore. Arriva un altro inviato
del sultano che conferma la condanna a morte di Bajazet e gli informa anche che il sultano nel
frattempo ha vinto la sua battaglia, ha conquistato Babilonia e sta tornando rapidamente a
Bisanzio, quindi Roxane deve molto rapidamente decidere se continuare ad appoggiare questa
congiura anche se Bajazet probabilmente non le è fedele oppure abbandonare Bajazet al suo
destino e cercare di ottenere il perdono del sultano e quindi Roxane si trova fino all'ultimo in
questo dilemma e nel frattempo il tempo stringe, quindi tutti devono decidere in fretta come
comportarsi. Allora Roxane comincia a sospettare di Atalide e la mette alla prova. (IV atto, scena
III). Qui Roxane utilizza una vera e propria strategia per controllare le reazioni di Atalide di fronte a
una serie di informazioni che Roxane le darà, quindi è una scena decisiva perché Roxane agisce
con molta lucidità, invece Atalide perde il controllo, quindi non è capace di dissimulare le proprie
reazioni emotive a quello che Roxane le sta dicendo quindi questa è una scena fondamentale, alla
fine Atalide sviene e questo
svenimento è chiaramente una confessione solo che Roxane ancora si vuole illudere ma di lì a
poco avrà la prova del fatto che Bajazet e Atalide sono legati tra di loro perché sul corpo di Atalide
svenuta viene trovata
una lettera, una lettera scritta da Bajazet a Atalide in cui Bajazet dice molto chiaramente che
nessuno potrà mai convincerlo a dichiarare a Roxane il proprio amore, perché semplicemente non
lo prova.
Quindi questa scena è una scena decisiva ed è anche una scena tipicamente Raciniana perché
abbiamo un personaggio che sottopone a una sorta di tortura psicologica il suo interlocutore,
spiandone le reazioni. In questa scena Roxane racconta una serie di informazioni in parte vere e in
parte false ad Atalide, e le dà con un crescendo, cioè a mano a mano da queste informazioni.
Prima informazione: Amurat ha vinto la battaglia, già una prima informazione drammatica perché
la sconfitta di Amurat avrebbe significato il successo sicuro della congiura di Bajazet.
Seconda informazione: Amurat sta tornando rapidamente a Bisanzio altra notizia drammatica
Terza informazione: attraverso questo emissario ha mandato una lettera in cui chiede nuovamente
la morte di Bajazet
Quarta informazione: ed è un’informazione falsa, Roxane ha deciso di obbedire, in realtà Roxane
non ha ancora decido però da per sicura la sua decisione di obbedire.
Quinta informazione: ha già dato l'ordine di uccidere Bajazet, anche questa informazione falsa.
Quindi progressivamente Roxane investe Atalide con questa serie di informazioni tutte una più
drammatica dell'altra e vediamo in diretta le reazioni di Atalide, che sono reazioni della persona
che perde il controllo quindi reagisce con domande, con esclamazioni, con degli apartés molto
drammatici.
Cosa è un aparté? Quando un personaggio pronuncia una frase in genere anche breve sussurrata
tra sé e sé che il pubblico capisce ma che l’interlocutore si suppone invece non senta, però sempre
all’interno di un dialogo. Quindi ci sono dei drammatici aparté, ci sono dei tentativi disperati di
Atalide di convincere ancora la sultana a cambiare idea, alla fine c’è lo svenimento, quindi il corpo
stesso di Atalide in qualche modo denuncia la situazione, il disordine emotivo di cui è preda
Roxane. Quindi è una scena di estrema drammaticità.
Come vedete è una scena di répliques molto brevi, una scena
molto drammatica, non ci sono lunghi discorsi fatti dai
personaggi ma uno scambio di informazione molto rapido.
- Signora ho ricevuto delle lettere dall'esercito, siete informata di
tutto ciò che succede?
-> mi hanno detto che è arrivato uno schiavo
dall’accampamento, il resto è un segreto che non mi è noto.
- la fortuna ride ad Amurat, la fortuna è cambiata, e Babilonia è
sottomessa alle sue leggi, quindi alla sua autorità. (prima
informazione)
-> Come signora, Osmin…
voleva dire Osmin non l’ha informata dell’esito della battaglia né che stava arrivando.
Roxane toglie la parola ad Atalide e continua lei la frase:
- No Osmin era male informato e questo schiavo è partito dopo la sua partenza.
Quindi Osmin è partito troppo presto quando ancora la battaglia non aveva avuto luogo, invece
questo schiavo è partito dopo la fine della battaglia.
Qui la reazione di Atalide è espressa da questa esclamazione drammatica
-> che disgrazia!

-Per culmine di disgrazia il sultano che lo invia (lo schiavo) è


partito sulle sue tracce.
Quindi il sultano sta tornando a Bisanzio. (seconda
informazione)
-> Come! Quindi i persiani armati non lo fermano?
- No, signora. Torna a grandi passi verso di noi.
Qui Atalide tenta di dire spingere Roxane ad agire presto in
favore di Bajazet e quindi dice:
-> come vi compatisco, signore! e quanto è necessario
portare a termine prontamente ciò che
volevate fare!
-è tardi per volersi opporre al vincitore.
Qui abbiamo un'altra esclamazione drammatica di Atalide:
-> o ciel!
o il tempo non ha addolcito la sua severità voi vedete tra le mie mani la sua volontà suprema.
Perché il sultano ha mandato una lettera che è immediatamente un ordine, qualsiasi ordine che il
sultano invia deve essere immediatamente eseguito, pena la morte.
-> Che cosa vi scrive? che cosa vi chiede di fare.

-Vedete, leggete voi stessa. Potete


riconoscere la lettera e il sigillo.
-> riconosco la scrittura, la grafia del
crudele Amurat
Qui abbiamo il testo di una lettera
riportato all'interno della tragedia, questa
è la voce del sultano. E legge: “prima che
Babilonia provasse la mia potenza vi ho
fatto recapitare i miei ordini assoluti. Non
voglio dubitare della vostra obbedienza e
credo che ora Bajazet non sia più in vita
(perché il sultano
aveva già dato l’ordine di farlo uccidere ma il portatore di quell’ordine era stato fatto sparire da
Roxane e da Acomat). Lascio babilonia asservita sotto le mie leggi e confermo nel partire il mio
ordine sovrano. Voi se avrete cura della vostra stessa vita mostratevi a me soltanto con la sua
testa in mano.” Quindi Amurat, che corrisponde
allo stereotipo del sultano crudele, sanguinario
vuole che Roxane si presenti a lui con la testa di
Bajazet.
-Hé bien? Dice Roxane
->nascondi le tue lacrime infelice Atalide
Dopo le repliche drammatiche, le domande
incalzanti c'è la parte in cui Atalide cerca
disperatamente di
portare Roxane sulla strada della disobbedienza al
sultano.
->Porta avanti il suo intento patricida. (nel
vocabolario seicentesco significa qualsiasi omicidio
di un parente, di una persona dello stesso sangue,
quindi l’intenzione del sultano di uccidere il
fratellastro Bajazet).
->Ma il sultano pensa di proscrivere un principe senza appoggi, Non conosce l'amore che vi parla
per lui. Che
voi e Bajazet siete una sola anima e che se necessario morirete piuttosto che…
Qui però Atalide viene interrotta da Roxane. Qui Atalide svolge il suo compito abituale cioè quello
di fare da mediatrice e di convincere Roxane dell'amore di Bajazet cercando di appunto essere
persuasiva quando Bajazet non lo è.
- Io Madame vorrei salvarlo non posso odiarlo. Ma…
Questo “ma” suscita subito l’inquietudine di Atalide ->che cosa? che cosa avete deciso?
-Di obbedire.
->Di obbedire!

-E che potrei fare in questo pericolo estremo? È


necessario.
Come! Questo principe amabile… (da qui
l'espressione “amabile” destinato a Bajazet torna, lo
vedevamo già nella prima scena) … che vi ama
(questo naturalmente è un sogno) vedrà finire i suoi
giorni che vi ha destinato
-è necessario e già i miei ordini sono dati
Atalide dice:
->muoio! e poi sviene
e lo svenimento è costatato da Zatime perché qui
non è soltanto un dialogo tra due ma c'è anche la confidente di Roxane che è Zatime e che Roxane
fa partecipare al colloquio proprio per avere un ulteriore testimone delle reazioni di Atalide
Zatime dice:
-cade, e vive solo a malapena.
-Via, conducetela nella stanza contigua. Ma almeno osservate i suoi sguardi, i suoi discorsi. Tutto
ciò che dimostrerà i loro perfidi amori.
Qui finisce la scena, scena piuttosto breve, molto rapida, scena molto drammatica e decisiva
proprio funzione della trama e di lì a poco si confronta con sé stessa di fronte a quello che ha visto
di Atalide.
Nel testo le esclamazioni vengono tradotte come interrogative perché sono delle espressioni a
metà strada tra l’esclamazione e l’interrogazione, al massimo può trattarsi di domande retoriche.
Questa è una scena che non presenta particolari difficoltà dal punto di vista della traduzione, le
frasi sono brevi, sono rapide, c’è un botta e risposta tra le due, però interessa mettere in evidenza
elementi a livello di analisi e utilizzare quello schema caricato nei file:
Primo punto: la localizzazione della scena nella pièce, è importante per capire il ruolo della
scena.
La terza scena del quarto atto appartiene al “denouement” perché l'exposition di solito è il primo
atto il denouement in questo caso è tutto il quinto atto perché è lì che tutti i nodi vengono al
pettine, tutti i nodi si sciolgono con una serie di morti dei vari personaggi. È una scena decisiva
perché si possa arrivare poi al denouement, lo scioglimento tragico perché qui Roxane comincia a
capire la verità, anche se poi leggendo il monologo successivo ancora tenta in qualche modo di
ingannare sé stessa, e sarà soltanto la lettura della lettera scritta da Bajazet ad Atalide che le aprirà
gli occhi definitivamente. E tuttavia siamo ancora in un momento in cui la situazione può cambiare
perché ancora nella scena successiva Roxane sembra decidere di andare avanti lo stesso, di
ignorare la cosa e di dare comunque fiducia a Bajazet e ancora nel quinto atto c’è un momento in
cui Roxane mette Bajazet di fronte a un ultimatum estremo. Quindi siamo ancora in un momento
in cui la situazione può cambiare, quindi non siamo ancora nel denouement.
Secondo punto: spazio scenico, dove si svolge l'azione, come è descritto lo spazio scenico.
Abbiamo detto che vige per questa tragedia la regola dell’unità di luogo e quindi abbiamo già
detto dove si svolge questa pièce, si svolge nel serraglio in un luogo un po' appartato del serraglio,
dove i personaggi si possono incontrare senza dare troppo nell'occhio e questo vale per tutte le
scene non solo per questa, quindi qui non ci sono indicazioni precise sullo spazio scenico perché
quelle che vengono date fin dall'inizio della tragedia valgono poi per tutta la tragedia. Non siamo
in un serraglio, ma siamo in un endroit écarté, per utilizzare un’espressione utilizzata proprio in
una delle scene della tragedia. Endroit écarté significa luogo appartato. Per esempio, nella prima
scena veniamo a sapere che Acomat ci arriva attraverso chemain obscur: una sorta di percorso nel
buio, un luogo appartato all’interno del serraglio. Però c’è un riferimento anche in questa scena,
non allo spazio scenico ma a un altro spazio. Non so se ve ne siete accorti leggendo. Il riferimento
ad un altro spazio ossia l’altra stanza dove viene portata Atalide. C’è un riferimento alla fine alla
chambre prochain, quindi a uno spazio attiguo nel quale è condotta Atalide e in cui avvengono
delle cose che poi saranno riferite successivamente, cioè Atalide svenuta, ha appunto nascosta
sotto la sua veste la lettera di Bajazet che viene trovata e quindi Roxane la leggerà qualche scena
dopo. Anche qui c’è il solito meccanismo dello spazio scenico identificato con una stanza precisa e
poi altri eventi che avvengono in luoghi vicini e che devono essere poi raccontati. Abbiamo
comunque quest’idea del serraglio come spazio labirintico, una molteplicità di stanze, di passaggi,
come abbiamo visto. Come vedete la traccia di analisi, su alcuni punti c’è molto da dire su altri
poco. Siamo all’interno di un codice letterario come quello della tragedia classica che ha alcune
caratteristiche per cui su uno spazio scenico non c’è moltissimo da dire mentre vedremo poi che
per Victor Hugo invece c’è molto da dare sullo spazio scenico. Saremo in un altro codice che è
quello del dramma romantico. E lo stesso vale per la didascalia.
Il terzo punto è il rapporto didascalia-dialogo: funzione delle didascalie.
“elle lit” (Atalide, 1185). C’è un’unica e brevissima didascalia, lei legge, che segnala appunto che in
qualche modo stiamo passando ad un altro regime enunciativo, cioè non sia più nel dialogo ma
siamo nella lettura di una lettera. Però pochissimo, mentre vedremo che in Victor Hugo e anche in
Ionesco le didascalie diventano enormi ed estremamente significative, piene di senso. Capiamo
che è una didascalia perché è scritta in corsivo.
Il quarto punto è il numero d’interlocutori: questo fa capire se abbiamo a che fare con un
monologo, un dialogo a due interlocutori, a più interlocutori.
Qui gli interlocutori sono 3: Roxane, Atalide e Zatime (la confidente). È un dialogo a tre voi, però in
realtà Zatime è un personaggio quasi muto, pronuncia una sola brevissima frase alla fine. È
testimone dello scambio tra Roxane e Atalide (i due interlocutori principali sono loro).
Il quinto punto è la situazione dei personaggi: quali sono i loro obiettivi, i loro interessi, se sono
in conflitto, se hanno gli stessi obiettivi, se s’incontrano per caso o se si cercano.
I personaggi hanno ovviamente interessi in conflitto. C’è da aggiungere qualcosa, che nessuno dei
due personaggi dice fino in fondo quello che pensa. Entrambi indossano una maschera, entrambi
cercano di dissimulare le loro vere intenzioni. E questo ovviamente a teatro succede spesso.
Abbiamo Roxane che finge di aver già preso una decisione per mettere alla prova Atalide e Atalide
che cerca con poco successo per la verità di dissimulare le sue reazioni emotive. Quindi abbiamo
appunto conflitto d’interesse di due personaggi ma anche il fatto che gli interessi/obiettivi dei due
personaggi sono dissimulati. E questo crea una situazione in cui i due personaggi giocano a carte
coperte, cercando di non scoprire le proprie carte, di sottrarsi a uno sguardo inquisitorio.
Il sesto punto, molto importante: la trasmissione dell’informazione.
È una scena in cui abbiamo nuove informazioni, in cui c’è un passaggio d’informazioni tra un
personaggio e un altro, oppure tra i personaggi e il pubblico. In questo caso ci sono nuove
informazioni e bisogna capire se queste sono date da un personaggio a un altro o dai personaggi al
pubblico. Ci sono informazioni che semplicemente passano da un personaggio a un altro e invece
informazioni di cui il pubblico è all’oscuro e che sono date al pubblico. Qui c’è uno scambio
d’informazione tra un personaggio e un altro. Informazioni in parte vere e in parte false. Questa è
una tipica scena informativa se vogliamo. Un personaggio trasmette una serie d’informazioni a un
altro personaggio che è ignaro. Atalide dice fin dall’inizio: “Io non so niente questo inviato del
sultano che notizie ha portato” insomma. In realtà il pubblico, forse voi non avete chiaro la cosa
perché non avete letto le scene precedenti, ma non viene a sapere niente di nuovo in questa
scena. Il pubblico sa già tutto. In qualche modo ha una visione panoramica. Conosce sia i
sentimenti reali di Atalide sia, dispone già delle informazioni che Roxane dà. Sa anche che alcune
di queste informazioni sono false, perché di queste cose già è stato informato nelle scene
precedenti. Il pubblico, in questo caso, può apprezzare la strategia di Roxane proprio perché ha
una visione panoramica e conosce i segreti di entrambi i personaggi.
Il settimo punto è la caratterizzazione dei personaggi: il loro stato d’animo, il loro ethos, come
sono caratterizzati dal punto di vista dei valori di riferimento.
Lo stato d’animo principale dei personaggi viene dissimulato, però abbiamo la freddezza di Roxane
che è capace di mettere in atto una strategia precisa per indagare e scrutare i sentimenti di Atalide
e la disperazione, la trattenuta di Atalide. Tutto questo è molto evidente dal modo in cui i
personaggi si esprimono. Abbiamo visto come parla Atalide attraverso queste esclamazioni,
domande incalzanti, aparté.
L’ottavo punto sono i temi emotivi: se ci sono delle tematiche ricorrenti nella tragedia che
trovano una formulazione anche in questa scena.
Non è facile individuare delle costanti tematiche all’interno di un’opera, bisogna un po’ estrarre
dal testo. Sicuramente c’è un motivo molto importante in questa pièce e più in generale,
importante nel codice letterario appunto del classicismo francese, della tragedia classica. È il
motivo della fretta, della rapidità, del fatto che ci avviciniamo molto rapidamente alla dilution, il
momento in cui la catastrofe sarà inevitabile. Dov’è che appare il motivo della fretta qui? Appare
in più riprese in realtà. Roxane dice che ˂˂Il revient à grands pas˃˃, il sultano torna a grandi passi,
quindi dà l’idea di una corsa contro il tempo. Amurat sta tornando a marce forzate verso Bisanzio.
Poi dirà ˂˂Il est tard de vouloir s’opposer au vainqueur˃˃ ma anche Atalide aveva appena detto
˂˂Et qu’il est nécessaire d’achever promptement ce que vous vouliez faire˃˃.

È necessario agire prontamente, subito. Poi si parla


dell’extrême, ˂˂Et déjà mes ordres sont donnés˃˃,
“I miei ordini sono già stati dati”, quindi qui
abbiamo a più riprese questo tema della fretta,
una sorta di
crescendo di drammaticità.

Il nono punto: il dialogo


Qual è per esempio la lunghezza media delle répliques, come viene ripartita la parola tra i
personaggi, se abbiamo a che fare con delle girate, con delle aparté. Abbiamo a che fare qui con
una ripartizione abbastanza omogenea delle parole tra i personaggi. Le répliques tra Atalide e
Roxane sono abbastanza omogenee dal punto di vista quantitativo, non è che ci sia un
personaggio che parla molto più di un altro. Soltanto Zatime è un personaggio che quasi non parla.
E sono delle répliques molto brevi, proprio perché è una situazione di drammaticità e di fretta.
Bisogna informare rapidamente. Ci sono degli aparté. Per quanto riguarda il registro stilistico, se
una scena è più comica, drammatica, patetica, lirica, non c’è moltissimo da dire, perché lo
vedremo nel dramma romantico che c’è una mescolanza di stili e sarà più interessante confrontare
questo aspetto. Qui il registro stilistico non è particolarmente marcato. Non abbiamo delle figure
retoriche particolarmente evidenti o un linguaggio altrettanto elevato. È una scena soprattutto
incalzante, si tratta di dare informazioni senza tanti giri di parole. Invece c’è da commentare un po’
la metrica e il rapporto tra metro e sintassi. Vi ricordate naturalmente che la tragedia classica ha
sempre caratterizzato una forma metrica. Il verso utilizzato è l’alessandrino con lo schema di rime
baciate, le rimes plates. C’è un punto invece in cui questo schema è alternato, non ci si conforma a
questo schema, ossia nella lettera. Quando all’interno di una tragedia si legge il testo di una
lettera, in genere questo testo adotta una struttura metrica diversa per segnalare che c’è uno
scarto enunciativo. Qui abbiamo a che fare con la lettera, sono due quartine che obbediscono allo
schema delle rimes croisées (rime incrociate, ABAB).
La cosa che invece volevo commentare maggiormente è il rapporto tra metro e sintassi, cioè il
famoso discorso sulla concordanza, non concordanza, semi concordanza. VV. 1171-1174 Come
vedete, in un passo come questo, è un punto dell’introduzione di De Santis che fa un tipo di
analisi, e lo fa per un passo di questa scena. Qui il rapporto tra metro e sintassi è più complesso,
più movimentato, più drammatico, più dinamico che non nei passi che abbiamo visto della prima
scena. Qui i due personaggi dividono il verso in due metà. Il primo emistichio coincide con una
frase di Atalide e il secondo con l’inizio di una frase di Roxane. Apparentemente c’è sempre una
concordanza e una simmetria. In realtà, la frase pronunciata da Atalide termina con puntini di
sospensione. C’è una prima frase grammaticale (Hè quoi, Madame?) seguita da un solo sostantivo,
Atalide non ha tempo di proseguire, la frase viene terminata da Roxane: quindi c’è un passaggio a
livello enunciativo. Poi abbiamo delle frasi molto brevi, pronunciate per esempio da Atalide.
Vedete, ad esempio, il terzo verso in cui il primo emistichio (nella metrica medievale e moderna, la
prima o la seconda metà di un verso divisibile in due (come, per es., l’alessandrino). è diviso in due
parti: la prima metà è una frase di Roxane (C’en est fait) e la seconda è una brevissima frase di
Atalide (Quel revers) e poi ricomincia a parlare Roxane. Abbiamo una sintassi molto frantumata. Il
verso spesso contiene la parola di più personaggi che si parlano addosso in qualche modo. C’è una
successione molto rapida di frasi pronunciata dall’una e dall’altra. All’interno di un unico verso
abbiamo prima Roxane, poi Atalide e poi di nuovo Roxane. L’emistichio è frantumato in due parti.
Qui abbiamo la non concordanza secondo i criteri che abbiamo notato l’altra volta. Vi cito anche
un altro verso significativo, stavolta non più dell’introduzione di De Santis.
È il verso 1200:
Anche questo verso è estremamente frammentato, anche
qui abbiamo prima Roxane che parla, poi c’è Atalide e poi
alla fine di nuovo Roxane. Un unico verso contiene tre
répliques diverse, tre voci diverse. È un verso costruito in
maniera stranissima rispetto a norme abituali, perché
Roxane enuncia solo una parola di una sillaba, Mais, poi c’è
una pausa e Atalide pronuncia due frasi che occupano la
parte centrale del verso e infine un’ultima di parole di solo
due sillabe pronunciata da Roxane. Il verso, quindi, è
strutturato in maniera assolutamente irregolare.
L’alessandrino di solito prevede una pausa, una chiusura a
metà verso che divide nettamente i due emistichi. Qui dove
cade la metà del verso, le prime sei sillabe? Cade dopo
“Avez-vous”. La pausa cade in un punto, dove non c’è
effettivamente una pausa nel discorso. La cesura separa
l’ausiliare vous-avez dal participio résolu, quindi separa due parti di una forma verbale. Se una
pronunciasse l’alessandrino nella maniera tradizionale dovrebbe pronunciarlo così: Mais quoi donc
avez-vous résolu d’obéir? La pausa cade in un punto in cui in qualche modo contraddice la
struttura sintattica e anche il senso.
Qui si possono mettere in evidenza nel modo in cui scrive Racine delle innovazioni molto audaci
per l’epoca, che poi Victor Hugo porterà a limiti estremi nel suo teatro.
Non abbiamo più l’alessandrino tradizionale con questa struttura molto tipica che produce una
sorta di litania, che si presta alla declamazione con il primo emistichio, poi c’è la pausa e poi il
secondo emistichio. Qui abbiamo invece un verso molto più frantumato e che è impossibile
pronunciare in maniera naturale, nella solita lingua tradizionale, perché altrimenti bisognerebbe
pronunciare in un modo che non ha molto senso (Mais quoi donc avez-vous résolu d’obéir?).
Quindi se dobbiamo analizzare la scena, bisogna dire che sono dei versi più frantumati rispetto
all’alessandrino tradizionale. In una scena così drammatica ci sono dei punti in cui non abbiamo
più solo la semi concordanza, ma abbiamo proprio la non concordanza, abbiamo un rapporto tra
metro e sintassi che è molto dinamico e quasi conflittuale. Il metro non corrisponde alla sintassi,
quindi ci sono dei punti in cui prevale la non concordanza e questo sarà tipico per Victor Hugo,
sarà spesso così.
Lezione 15
Fine del quarto atto: La scoperta decisiva da parte della sultana dell'amore ricambiato tra Bajazet e
Atalide, viene progressivamente descritto il modo in cui viene rivelata alla sultana questa
informazione che prima non possedeva. Ci sono in particolare due passaggi di questa scoperta da
parte di Roxanne: dà quattro informazioni ad Athalide, tre vere ed una falsa per verificare le sue
reazioni, ma alla fine Athalide sviene perchè la sultana dirà di voler uccidere Bajazet.Lo
svenimento di Athalide è un avvertimento calzante e viene portata via dalle donne al seguito di
Roxanne la quale può ancora illudersi che Bajazet non ricambi l'amore per Atalide ma
successivamente c'è il ritrovamento della lettera sul corpo di Atalide consegnata poi a Roxanne. A
questo punto Roxanne non può più farsi illusioni. Il pubblico viene a conoscenza del contenuto
della lettera perchè sarà prima Atalide a leggerla e poi una parte della lettera viene letta dalla
Sultana di fronte al pubblico nella quinta scena. Siamo in un momento di svolta, succede qualcosa
di nuovo. Nell'ultima scena del quarto atto di fronte all'ennesimo voltafaccia della sultana messa di
fronte a questa informazione che non possedeva, ha deciso di non sostenere Bajazet, anzi, vuole
ucciderlo, prende la situazione in mano e vuole prendere possesso del serraglio con le armi. Ci
troveremo nel contesto di una rivolta, Acomat e Osman forzano le porte del serraglio, entrano con
una serie di soldati e fanno un ultimo tentativo disperato di salvare Bajazet, contrastando la
volontà della Sultana. Il quinto atto è lo scioglimento della pièce: la serie delle morti dei principali
personaggi che con una sorta di effetto a catena si uccidono nel contesto di una rivolta all'interno
del palazzo. Anche qui la situazione sembra che possa in extremis essere recuperabile, l'esito
tragico non è ancora certo per una serie di motivi: (1) perché Acomat entra nel serraglio cercando
di salvare Bajazet e non è detto che non ci riesca (2) perché Roxanne in fondo non ha ancora preso
la decisione definitiva pur essendo sicura del tradimento di Bajazet e nella scena IV dell'atto V lo
mette di fronte ad un ultimatum ancora una volta proponendogli un matrimonio a patto che ci sia
il supplizio di Atalide. Bajazet rifiuta sdegnato e quindi la sultana lo manda in morte pronunciando
la semplice battuta “SORTEZ”. A quel punto Bajazet esce dallo spazio scenico che in realtà
rappresenta per lui la morte. Fuori da quella stanza ci sono i sicari di Roxanne che sono in realtà
degli eunuchi del serraglio che sono lì pronti ad uccidere Bajazet con la tipica morte data nel
serraglio che sarebbe quella per strangolamento. Abbiamo ancora una volta l'elemento dell'unità
di ruolo delle tragedie classiche del 300, per tutta la tragedia Bajazet aspira ad uscire dal serraglio,
perché per lui l'uscita dal serraglio significa incamminarsi e dare concretezza alle sue ambizioni
eroiche. In realtà per Racine l'uscita tanto desiderata di un personaggio dallo spazio scenico
significa consegnare il personaggio alla morte, come accadrà per Hippolyte di Fedra. Abbiamo
dunque nel quinto atto una situazione in cui c'è ancora un filo di speranza, i personaggi s'illudono
per un breve momento quando ancora Osman e Atalide credono che Bajazet sia ancora vivo, non
sanno in realtà che egli sia già stato consegnato ai sicari di Roxanne. Nel quinto atto ci sono tante
scene, i personaggi entrano ed escono dalla scena, è tutto molto concitato con un crescendo di
drammaticità. Differenza abbastanza tipica nell'atto di exposition.
SCENA 11 (PENULTIMA): è la scena decisiva dove abbiamo raccontato gli eventi e la maggior parte
dei personaggi conosce dalla scena 11 l'esito, la fine di quasi tutti gli altri personaggi.
La scena 11 si svolge nel modo in cui il nodo tragico viene sciolto da tutti i protagonisti, tipica
forma del codice della tragedia classica, tende ad evitare di rappresentare il sangue e la morte
cruenta. Abbiamo un rècit da parte di Osman, aiutante di Acomat che racconta la scena a cui ha
assistito pochi minuti prima, caratteristica tipica del teatro classico, l'azione non viene
rappresentata direttamente ma si fa parola. Osmar racconta che pochi momenti prima ha assistito
alla morte di Roxanne per mano di Orcan, l'inviato del sultano a cui erastato intimato di uccidere
Bajazet. Quando loro arrivano in questa stanza ci si rende conto che Orcan aveva già ucciso
Roxanne secondo il nuovo ordine del Sultano. Osman e Acomat colmi di rabbia uccidono Orcan e si
rendono conto che Bajazet era già stato ucciso. Vedono il suo cadavere circondato da altri corpi
dato che Bajazet essendo un eroe si è saputo difendere dando la morte a tanti suoi avversari.
Per lo spazio scenico valgono le considerazioni generali con alcune considerazioni specifiche,
abbiamo alcuni spazi che non s'identificano con lo spazio scenico tra cui il luogo in cui è stato
ucciso Bajazet e si dice che sia stato ucciso “près de ce lieu”, in riferimento al luogo in cui Bajazet e
Roxanne sono stati uccisi. Poi c'è un altro riferimento ad altri luoghi, alla fine della scena, quando
Acomat dice che ci sono delle navi che lo attendono al porto. Già dal terzo atto sappiamo che
Acomat aveva cominciato a presagire che la rivolta non andasse a buon fine e quindi aveva
preparato delle navi pronte ad accogliere lui e i suoi seguaci da Bisanzio. Acomat quindi si apre una
strada per allontanarsi dal palazzo dove il Sultano arriverà da un momento all'altro. Acomat cerca
la morte eroica, cerca di continuare a combattere contro il sultano anche dopo la morte di Bajazet
ed offre ad Athalide la volontà di seguirlo, cosa che lei rifiuta di fare. La partenza è possibile solo
ad un personaggio come Acomat che non è innamorato, non ha nessun vincolo ai comportamenti
irrazionali che la passione amorosa induce.
Non ci sono didascalie.
Numero degli interlocutori: nell'ultima scena tutti i personaggi vivi dovevano essere presenti sulla
scena, una sorta di scena collettiva. Obbedisce a questa regola la scena 11 nella quale abbiamo
tutti i superstiti, abbiamo Acomat, Osman, Atalide, la confidente di Atalide. Tutti i personaggi
principali devono essere in scena per una sorta di “congedo” al pubblico.
Qui abbiamo tutti i superstiti, il che serve a dare risalto all'ultima scena che è meno tipica nella
quale abbiamo l'ultimo dialogo tra Atalide e la sua confidente. Atalide dopo una specie di
monologo in cui si accusa di tutto inclusa la sorte di Bajazet, decide di darsi la morte. Quindi
Atalide è l'ultimo personaggio che è presente sulla scena e che constata il fallimento, il disastro
che coinvolge tutti i personaggi. Nella scena 11 abbiamo un dialogo a quattro personaggi in cui per
quanto riguarda la distribuzione della parola è soprattutto Osman che parla e che racconta. Gli
altri hanno soltanto delle reazioni a quello che viene detto.
La situazione dei personaggi: qui i personaggi hanno lo stesso obiettivo, son d'accordo tra loro.
Tutti vorrebbero salvare Bajazet e che la congiura abbia buon esito. Cosa che non succederà.
Si crea un paradosso: apparentemente sono vittoriosi, Acomat è ormai padrone del serraglio,
Roxanne è morta, ma in realtà sono in una situazione di impotenza totale perché Bajazet che
doveva essere il capo della rivolta è morto. Scena informativa perché contiene un lungo recit fatto
da Osman, in cui sia il pubblico sia i personaggi ricevono delle informazioni fondamentali. I recit ci
sono spesso all'interno di una tragedia, perchè spesso nell'ultimo atto c'è la tendenza a raccontare
eventi che si son tenuti altrove, talvolta cruenti, che, siccome non vengono rappresentati in scena,
è necessario attuare un récit.
L'informazione passa non solo al pubblico ma anche ad altri personaggi. Osman è un fedele di
Acomat, un fedele di Bajazet e racconta in maniera molto coinvolgente. Gli autori giocano sulla
doppia enunciazione, talvolta il pubblico ne sa di più dei personaggi, altre volte ne sa di meno
oppure ha le stesse informazioni che hanno i personaggi.
E come viene caratterizzato Acomat, è un personaggio che appartiene un po’ al filone, la categoria
dei consiglieri machiavellici, molto lucido, poco interessato ai coinvolgimenti passionali e
emozionali, ma in realtà è un personaggio che soprattutto in questo ultimo atto si caratterizza
anche in maniera eroica. E' un personaggio che è legato, malgrado la sua lucidità politica, a valori
eroici, non cerca solo di salvare se stesso ma si preoccupa molto dei suoi amici fedeli, coloro che si
sono fidati di lui e quindi cerca di portare avanti la lotta anche per loro, quindi è un personaggio
caratterizzato in maniera molto positiva nella tragedia, e Osmin gli somiglia, sono entrambi
disperati e fortemente sconvolti per quello che è successo, ma entrambi sono ancora lucidi e
cercano di portare avanti la loro lotta. E poi c'è Ajase, che è già morto, pero noi attraverso il récit
di Osmin possiamo renderci conto che Bajazet con l'ultimo atto della sua vita, affrontando in
maniera così coraggiosa coloro che tentavano di ucciderlo, in qualche modo è diventato un eroe,
ha potuto realizzare, seppur soltanto in punto di morte, l'ideale eroico che era presente in lui fin
dall'inizio. Scopriamo che è morto nobilmente. Poi invece c'è Orcan, mostro sanguinario.
Qui abbiamo un registro stilistico direi epico-drammatico, abbiamo attraverso il récit di Osmin,
assistiamo indirettamente allo scontro tra Bajazet e i suoi assalitori, Osmin fa un récit
estremamente vivido, in cui mette sotto gli occhi del pubblico una specie di tableau, una specie di
quadro in cui vediamo appunto il pugnale ancora fumante, con cui Orcan ha ucciso Roxane,
vediamo la sua mano cruenta, che mostra la lettera del sultano la mano cruenta di Orcan, e poi
soprattutto vediamo il cadavere di Bajazet circondato appunto dai suoi assalitori.
Leggiamo qualche verso, la seconda metà del racconto di Osmin, dice Osmin : “Son amante en
furie Près de ces lieux, Seigneur, craignant votre secours, Avait au nœud fatal abandonné ses
jours. Moi-même des objets j'ai vu le plus funeste, Et de sa vie en vain j'ai cherché quelque reste,
Bajazet était mort. Nous l'avons rencontré De morts et de mourants noblement entouré, Que
vengeant sa défaite, et cédant sous le nombre, Ce héros a forcés d'accompagner son ombre. Mais
puisque c'en est fait, Seigneur, songeons à nous.”
Quindi la sua amante en furie, l’amante furiosa, resa furiosa dalla passione d’amore, e dalla
gelosia, quindi la sua amante furiosa, “pres de ces lieux”, quindiriferimento al luogo, vicino questi
luoghi, temendo il vostro soccorso, si rivolge ad Acomat quindi temendo il soccorso di Acomat
aveva abbandonato i suoi giorni, cioè i giorni di Bajazet al nodo fatale. Significa che Roxane aveva
abbandonato la vita di Bajazet al nodo fatale, che rimanda allo strangolamento, la modalità della
morte di Bajazet. Questo è un passo particolarmente ricco di figure retoriche, il tono è molto alto,
siamo ad un momento decisivo del compimento della tragedia, quindi “son amant en furie” per
esempio è una perifrasi, non dice Roxane, utilizza questa perifrasi che la caratterizza come la sua
amante furiosa, e poi ci sono altre figure, per esempio aveva abbandonato i suoi giorni al nodo
fatale, i suoi giorni significa la sua vita, e quindi può essere considerato una metonimia, per
indicare appunto la vita di Bajazet con la parola giorni, che non è esattamente la stessa cosa, una
specie di continuità semantica tra i due termini, poi aggiunge “Moi-même des objets j'ai vu le plus
funeste“,“ io stesso ho visto il più funesto di tutti gli spettacoli“; objet non è oggetto
completamente ma è spettacolo, qualcosa che si vede, che lui ha visto.
Quindi “Io stesso ho visto il più funesto di tutti gli spettacoli” qui anche ci sono delle figure, per
esempio vedete una figura perché riguarda l’ordine delle parole; Racine non segue l’ordine
naturale delle parole in francese ma c’è un inversione “Moi-même des objets, j’ai vu les plus
funeste” in realtà sarebbe “Moi-même j’ai vu les plus funeste des objets”, il più funesto degli
spettacoli, “objet” inteso come spettacolo/scena; qui invece vi è un anticipazione di objet che crea
disordine e un effetto di alterazione della sintassi, ma questo sta anche nel verso precedente :
“Avait au nœud fatal abandonné ses jours” dove l’ordine naturale sarebbe : “Avait d’abandonné
ses jours au nœud fatal”. Quindi, io stesso ho visto il più funesto degli spettacoli e “Et de sa vie en
vain j’ai cherché quelque reste” quindi ho cercato invano qualche resto della sua vita, “Bajazet
était mort” Bajazet è già morto. Poi “Nous l’avons rencontré De morts et de mourants noblement
entouré” quindi, noi l’abbiamo incontrato nobilmente circondato di morti e di morenti, “Que
vengeant sa défaite, et cédant sous le nombre, Ce héros a forcés d’accompagner son ombre”
quindi, i morti e i morenti che quell’eroe, cioè Bajazet, vendicando la propria sconfitta e cedendo
soltanto al numero, ha costretto ad accompagnare la sua ombra; significato = l’eroe Bajazet, ormai
diventato eroe a tutti gli effetti, vendicando la propria sconfitta e cedendo soltanto al numero, ha
costretto tutti i suoi assalitori ad accompagnare la sua anima nell’oltretomba, quindi abbiam in un
certo modo anticipato la visione dell’oltretomba dove l’eroe viene accompagnato dai suoi
assalitori; è abbastanza complesso il modo in cui Racine presenta questo spettacolo della morte di
Bajazet, prima Osmin dice Bajazet était mort (Bajazet era morto) e poi soltanto dopo mostra la
scena, ciò che lui e i suoi compagni hanno visto = ultimo atto della vita di Bajazet e ci sono alcune
figure significative, per esempio è molto particolare l’espressione “l’abbiamo incontrato
nobilmente circondato” è un po' strano dire nobilmente circondato, ma nobile è Bajazet ma è
come se l’attributo della noblesse, della nobiltà d’animo è proiettata su questo avverbio
nobilmente riferito ad essere circondato da corpi, questa è una figura Ipallage perché un
determinato attributo non viene riferito direttamente alla persona a cui logicamente si riferisce ma
spostato su qualcos’altro, e qui c’è un uso dell’avverbio nobilmente al posto dell’aggettivo che
normalmente è attribuito a Bajazet. Spiegato semplice = sarebbe bastato dire “Bajazet era morto
nobilmente” invece lui dice “lo abbiamo visto nobilmente circondato”, il senso è chiaro, però
questo avverbio “nobilmente” sarebbe stato più logicamente riferibile ad altri verbi e qui invece
viene spostato sul participio “entouré” a cui logicamente non si riferisce; è come se (un altro
esempio di Ipallage) “Nell’Eneide abbiamo le mura dell’alta Roma” l’aggettivo alta si riferirebbe
logicamente di più a “mura” viene spostato su “Roma”; Quindi qui è particolarmente denso e
lavorato dal punto di vista stilistico, perché il tono si innalza nell’evocazione della morte eroica di
Bajazet, Osmin utilizza tutta una serie di figure retoriche che rendono il racconto particolarmente,
diciamo nobile anche dal punto di vista stilistico.

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