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ISBN 978-88-255-1186-4
DOI 10.4399/97888255118643
pag. 69–82 (dicembre 2017)
Voce e sensi*
F A L
R
Questo articolo discute della centralità del senso nell’agire linguistico
degli umani e della capacità della voce di contribuire a rappresentarlo e
critica l’atteggiamento diffuso secondo il quale tutto ciò che concorre a
determinare il senso, ma non è riconducibile alla doppia articolazione,
sarebbe estraneo alla linguistica.
P
Senso, voce, paralinguistica.
A
This paper is a discussion about the centrality of meaning in hu-
man speech and about the power of the voice in representing it,
and offers some critical points of view that contrast the common
opinion which claims that what is not analysable in terms of double
articulation does not pertain to linguistics.
K
Meaning, voice, paralinguistics.
∗
Dedico questo articolo alla memoria di Roberto Filangieri di Candida, grande
direttore dell’Archivio di Stato di Napoli, di cui l’Accademia Pontaniana, che ha
liberalmente ospitato questo convegno, proseguì l’opera generosa di ricostruzione
dei documenti della cancelleria angioina, distrutti (il settembre , a S. Paolo
Belsito, nell’agro nolano), per brutale e insensata rappresaglia, dalle truppe tedesche
in fuga verso il nord dopo le quattro giornate di Napoli.
Federico Albano Leoni
. Premessa
capire una cosa per un’altra. Ma, anche quando capisce male,
ciò che capisce ha una sua plausibilità o comunque egli cerca di
attribuirgliela. La cosa è in sé banale, ma è anche interessante
perché la situazione dell’ipoacusico anziano in fondo non è
radicalmente diversa da quella in cui si trova il normouden-
te quando c’è del rumore di fondo, o quando è distratto, o
quando non sa bene di che cosa gli stanno parlando, o quando
l’interlocutore parla in fretta o a bassa voce o articolando in
modo poco accurato, insomma quasi sempre. In tutte queste
situazioni l’ascoltatore deve lavorare parecchio per capire.
Nell’osservare la tipologia delle sue incomprensioni Sacks
si rende conto che ciò che lui percepisce (e che tutti noi perce-
piamo) non è una successione lineare di suoni discreti dei quali
qualcuno gli sfugge, ma è una immagine fonica « un suono
complessivo simile, una gestalt acustica » (ivi: ), per usare le
sue parole. Ora questo termine evoca una percezione appunto
gestaltica (più o meno sfocata) e ricorda quindi il Klanggesicht
cioè il volto fonico, la fisionomia acustica di cui parla per esem-
pio Karl Bühler (). L’attività dell’ascoltatore interprete parte
appunto da queste silhouettes delle quali magari si percepisce
bene l’andamento prosodico e meno bene la componente arti-
colata. L’esperienza raccontata da Sacks mostra ciò che dicevo
all’inizio, e cioè la fatica del mettere insieme oggetti di due
ordini diversi (suoni e sensi) ma tutti vaghi e indeterminati.
si collocano lungo questa linea sono, con la sola eccezione di Bühler, attenti alla
negoziazione del senso più che alla forma fonica in cui si manifestano gli enunciati.
Federico Albano Leoni
. C’è una forte analogia tra quanto sto dicendo a proposito della “riduzione”
fonica e il concetto di “ellissi”. Questa è definita come una mancanza (p. es. Beccaria
, s. vv. ellissi e cancellazione; Crystal , passim e p. ; Simone , pp. –
che la chiama « sostituente zero »). L’ellissi è infatti considerata come un dispositivo
che dovrebbe dare conto di manifestazioni linguistiche che mancano di qualche
cosa e che sembrano derogare da un presunto principio universale per cui ogni
enunciato presupporrebbe un soggetto e un predicato (verbale) o una copula e
un predicato nominale. Le sue manifestazioni sono etichettate tradizionalmente
in forme che vanno dall’artifizio del “verbo (o soggetto) sottinteso”, di scolastica
memoria, all’artifizio delle regole di cancellazione della linguistica generativa nella
fase trasformazionale, e in ciò appare la continuità di un punto di vista che si conserva
intatto dai modisti medioevali a Chomsky, passando per Port–Royal. Questo punto
di vista presuppone inoltre che ogni sapere necessario per lo scambio linguistico
tra umani debba passare attraverso una stringa logico–predicativa esplicita. Questa
concezione è stata criticata da Saussure, da Bühler, da Wittgenstein e da Merleau–
Ponty (De Palo : –, –). Infatti, il concetto stesso di “ellissi” non tiene
conto del fatto che ogni prassi comunicativa si realizza per mezzo della integrazione
tra la dimensione simbolica e la dimensione deittica.
Voce e sensi
. Linguistica o paralinguistica?
situazione. Esempi dal latino e dal greco sono in Albano Leoni (); esempi dal
francese sono in Galazzi ().
. In questo filone di ricerca, si intrecciano due ordini di problemi: il primo,
psicologico–cognitivo, verte sulla classificazione delle emozioni in sé (che vengono
distinte in primarie e secondarie) e si interroga sulla loro natura biologico–universale
o culturalmente determinata; il secondo, descrittivo, verte sulla analisi dei correlati
fisici delle emozioni. La bibliografia è ormai molto ricca. Qui mi limito a rinviare al
classico Anolli & Ciceri (), ai lavori di Scherer (, ), alla raccolta di saggi
in Magno Caldognetto ().
Voce e sensi
. Conclusioni
Riferimenti bibliografici
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